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www.aracne-rivista.it Rubriche 2017 – Festina lente 1 Iscritta nel Pubblico Registro della Stampa del Tribunale di Rimini: n° 11 del 24-05-2011 ISSN: 2239-0898 Annamaria Bernucci Dalla parte di Dedalo Festina lente #1 Dalla parte di Dedalo di Annamaria Bernucci I miti allignano profondi nella corteccia del tempo, superano la dimenticanza, il confine tra realtà e immaginario. Come quello di Dedalo, l'inventore, lo scultore, il principe degli architetti e della sua creatura più celebre, il labirinto. Persistenza di una figura simbolica generata e formulata dalla cultura antica che ha radicato un' idea archetipa e universale. Segno iconografico che continua ad ossessionare il mondo delle arti (e dei filosofi e dei semiologi). Ha fatto la sua apparizione nelle cattedrali medievali, esplode nella struttura dei giardini, de-sacralizzato dal clima delle corti, è l'intrico

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AnnamariaBernucci

DallapartediDedalo

Festinalente#1

DallapartediDedalo

diAnnamariaBernucci

Imitiallignanoprofondinellacortecciadel tempo,superano

ladimenticanza,ilconfinetrarealtàeimmaginario.

Come quello di Dedalo, l'inventore, lo scultore, il principe

degli architetti e della sua creatura più celebre, il labirinto.

Persistenzadiunafigurasimbolicagenerataeformulatadalla

culturaanticacheharadicatoun'ideaarchetipaeuniversale.

Segno iconografico che continua ad ossessionare il mondo

delle arti (e dei filosofi e dei semiologi). Ha fatto la sua

apparizionenellecattedralimedievali,esplodenellastruttura

dei giardini, de-sacralizzato dal clima delle corti, è l'intrico

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nella letteraturadiBorges, è l'angosciadi StanleyKubrick in

Shining, è rovello percorribile nelle metropoli e nelle

topografie contemporanee, circuiti illimitati che hanno

smarritoilcentro.

DedalofuacclamatoaCnossomaerastatocacciatodallasua

città. Ha ucciso Telo, suo nipote, affidatogli dalla sorella

Policastaperchègli insegnasse l'artedell'architettura, reodi

superarloper inventivae ingegno;aCnossoaiutaPasifae, la

regina,acongiungersiconiltorobiancoinviatodaPoseidone;

maancheMinosse,ilre,èfigliodiuntoro.

Lastoriasiripete,nellarepulsionediunattotrasgressivoedi

unamoreaberrante,nellapresenzadelMinotauro,dalcorpo

diuomoedallatestaditoro,portatorediunanaturadoppia.

Dedalodovrànuovamenteinventare,persalvarsi,einventalo

stratagemma delle ali per trovare la via di fuga dalla sua

costruzione più insidiosa, al cui interno è trascinato

e rinchiuso per aver troppo prestato il suo ingegno alla

volontà di tanti protagonisti sedotti dall'eros e dal potere.

Il labirinto è in primo luogo architettura della complessità.

È una spirale senza domande, conduce a percorrere giri

concentrici, ad entrare e uscire, a mancare il centro ma

a continuare a desiderarlo. È lo specchio dello strato più

profondoe anticodella nostramente. E del cervello umano

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ne è quasi un calco con le sue spire e condotti.

Il labirinto è uno spazio ambiguo per la sua stessa natura,

rivelandosiincontinuedualità.

Permette e nega l'accesso, protegge ed espone al pericolo,

conserva e favorisce lo spaesamento. Walter Benjamin lo

descrive “monotona erranza” in esso non esiste un centro

unico, lo sguardo è costretto ad abbandonare ogni

prospettivacentrale,conduceallaimpossibilitàdistabilireun

ordinealvisibile.Ilrealesitrasformaingroviglioeinperditadi

certezze, significa abbandono all'inquietudine, all'instabilità,

all'ansia. Tutta l'artedel '900dalle avanguardie hamesso in

scena lo sgretolamento e la dissonanza, la variazione e la

vertigine.

Dedalohacostruitouncomplessosistemaper“ungirovacuo

che imprigiona i passi”e li inganna, un luogo eletto per

l'esitazione nel quale il raggiungimento della meta è

continuamentevariato,spezzato, interrotto,resoreversibile.

Lacondannaall'erranza.

Un '”teatro filosofico” in cui verità e conoscenza sono da

ricercaredentrounastratto,smarrentepercorsochedilapida

energie e che non permette di economizzare sull'arrivo.

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Lapiantadiunlabirintoèunadanzasinuosaèl'improntadi

una spira di serpente sulla sabbia è lo specchio del

movimentodegliastri.

Illabirintocomefiguragraficaèpercepibile,secondoiprincipi

formali, nella fisionomia della sua struttura solo a chi lo

osservi dall'alto. È luogo segregato, isolato, rinchiuso. Un

utero, un grembo della terra proiettato verso la vita.

Il movimento pendolare cui è obbligato chi lo penetra

è ugualmente blindato. L'attraversamento, il moto verso

il centro non significano solo rinuncia all'esistenza passata,

contengono il germe di un nuovo inizio. Al centro hanno

luogo la morte e la rinascita. Il labirinto diventa la

materializzazione di una prova iniziatica traducibile nel

viaggiocheconducealcentro,alluogo(sacro)checondensa

lasperanzadellarinascita,al luogomagicodovesicelebrala

fecondità.

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È nell'area del Mediterraneo che si concentrano i labirinti

antichi,nellaCretaminoicadelsecondomillennioa.C.,primo

esempiodeiquattrocitatinellasuaNaturalisHistoriadaPlinio,

assiemeaquellodi Lemnonell'EgeodelNord,al labirintodi

Meride in Egitto e al labirinto di Porsenna in Italia.

Un'appartenenza comune di cultura che si riflette nella

memoriaremotadiquestespondeediquesteterre.

Pur nella differenza delle forme fisiche (disegno a coppelle

o ad anelli come il labirinto cretese o di impianto speculare

emulticursalerealizzatocontantevieevicoliciechi..)iltratto

che connota ogni labirinto è il principio dell'esplorazione,

ilrichiamoall'attoprimariodellascoperta.Iltracciatodiviene

mano a mano percepibile per chi lo attraversa e lo sfida.

Metaforadellavita.Cisiaffacciaall'incognitonelmomentoin

cui ilpiedevarca la sogliaesiprofila lapluralitàdeipercorsi

edeglismarrimenti.“Beatochi,comeTeseo,potràusciredal

suolabirintopersonaleunavoltapersempre”,lasalvezza,la

viadelritornocheognunodinoianelanellapropriaesistenza

trova eco perpetuo nella impresa dell'eroe che uccide la

creaturadannata,figliadiunpeccatoediunaffrontoaglidei.

E ciò avviene per la mano benigna di Dedalo, ancora una

volta,chearmaAriannadelfilopergarantireilritorno.

Toni Pecoraro tocca con audacia questo simbolo, tempo

e spazio, mistero e inconscio appartengono alla forma del

dedalo. La rappresentazione è fisica e geografica

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e geometrica e eccita lo sguardo verso la vertigine che si

prova ad immaginare i suoi meandri, diviene costruzione

e diviene storia. Il termine labirinto evoca le parole latine

laborintus,chesignificano"lavorointeriore".El'interaprassi

operativadiPecoraroper raggiungeregliesiti limpidissimidi

questi segni incisi racconta di una complessamise-en-scène

ediunaindagineconoscitivadiognidatovisibile.

I labirinti di Pecoraro sono inseriti in una dimensione

atemporale, rappresentanounattraversamentoeunviaggio

(la terrad'origine laTrinacriaèpuntod'arrivoedipartenza,

terra di mito antico appunto), ma si dispongono come un

enigma in una spazialità aperta e distesa, favorendo il

dettaglio come in unamicrografia fiamminga. Caricandosi di

profondità dove i neri delle morsure sono così intensi da

sprofondare e un pulviscolo di luce pare irradi ogni cosa

rappresentata, raccontano di una intima conoscenza del

paesaggiochesiapreediventaunosconfinamentoulteriore.

Variamentefrequentati:

PaolaMastracola,L'amoreprimadinoi,Torino,Einaudi,2016

MarcoMariaSambo,Labirinti,daCnossoaivideogames,Roma,

Castelvecchi2004

WalterBenjamin,IpassagesdiParigi,Torino,Einaudi,2010

UmbertoEco,Dall'alberoallabirinto,Bompiani,2007

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VincenzoTrione,Gliartistidellabirintoeilsecoloindecifrabile,

inCorsera,2012

Labirintiedintorni,incisionidiToniPecoraro,2001

LucillaBurn,Mitigreci,BritishMuseum,Mondadori,1995

AchilleBonitoOliva,Illabirintocomeoperad'arte,inLuoghi

delsilenzioimparziale,Milano,Feltrinelli,1981

HermannKern,Labirinti,Feltrinelli,1981

Immagini

Pag. 1 - BartolomeoVeneto,Ritrattodi gentiluomo (Francois

deLaval)oliosutavola1510

Pag.2-LabirintoVillaPisani,sec.XVIII,Stra

Pag.3-LabirintoBarbarigoValsanzibio,sec.XVII,Galzignano

Pag.4,5,6,7–Labirinth,incisionidiToniPecoraro

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Toni Pecoraro è nato a Favara (Agrigento) nel 1958.

Ha studiato all’Accademia di Belle Arti di Firenze e, nella stessa

città,ha frequentato icorsidi specializzazionegraficadelBisonte.

E’docenteditecnichedell’incisionepressol’AccademiadiBelleArti

diBologna.

Pubblicatonelmesediaprile2017

Annamaria Bernucci svolge attività di storica e critica d’arte. Ha

pubblicato Le fontane di Rimini, acqua da bere, acqua da vedere

(Amir, 1993); Francesco Rosaspina incisor celebre (con P. G. Pasini,

Silvana editoriale, 1995), Viaggi in Romagna, doppio sguardo,

Bernardino Rosaspina (Clueb, 2005), Estrosamente romantico,

Paesaggi e vedute di Romolo Liverani (1809-1872), in Tra realtà e

rappresentazione, il paesaggio romagnolonelle raccoltePiancastelli,

Il Mulino, 2016. Ha indagato aspetti dell’arte in Romagna tra

OttocentoeNovecento,occupandosidi incisione,disegnoestoria

urbana;inparallelosegueartisticontemporanei.Responsabilesino

al 2012 della Galleria Comunale S. Croce di Cattolica, lavora

attualmenteaiMuseiComunalidiRimini.