anno 1, numero ii - 10 dicembre 2018 cerim niale o ggi 2...2018/12/10  · gianfranco giancaterino...

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Anno 1, Numero II - 10 Dicembre 2018 2 Quadrimestrale d’informazione professionale dell’ANCEP ggi Cerim niale O L’OSPITE NAISSANCE ET DÉVELOPPEMENT DU RÉSEAU DE RESSOURCES PROTOCOLAIRES EN FRANCE di Gérard Daems ATTUALITÀ UN CENTENARIO DI MEMORIA E RIFLESSIONE 4 NOVEMBRE 1918 – 2018: STORIA DI UNA DATA MEMORABILE di Mario Proli EDITORIALE IL CERIMONIALISTA 2.0, QUESTIONE DI REPUTAZIONE di Marco Magheri IN PRIMO PIANO “COMPORTARSI E COMUNICARE”. UN SITO DI CERIMONIALE CHE GUARDA AL FUTURO di Leonardo Gambo

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  • Anno 1, Numero II - 10 Dicembre 2018

    2Quadrimestrale d’informazione professionale dell’ANCEP ggiCerim nialeO

    L’OSPITE

    NAISSANCE ET DÉVELOPPEMENT DU RÉSEAU DE RESSOURCES PROTOCOLAIRES EN FRANCE

    di Gérard Daems

    ATTUALITÀ

    UN CENTENARIO DI MEMORIA E RIFLESSIONE

    4 NOVEMBRE 1918 – 2018: STORIA DI UNA DATA MEMORABILE

    di Mario Proli

    EDITORIALE

    IL CERIMONIALISTA 2.0, QUESTIONE DI REPUTAZIONE di Marco Magheri

    IN PRIMO PIANO

    “COMPORTARSI E COMUNICARE”.UN SITO DI CERIMONIALE CHE GUARDA AL FUTURO di Leonardo Gambo

  • AUGURI DEL PRESIDENTE

    Cerimoniale OGGI | 3

    Verso il nuovo anno di Leonardo Gambo

    Un anno è finito e un altro sta per cominciare. È tempo di bilanci, di tirare le fila di quanto si è rea-lizzato e di cominciare ad impostare il lavoro per il futuro. Credo che ANCEP non possa che ritenersi soddisfatta de-gli esiti del lavoro degli ultimi 12 mesi, ricchi di iniziative e di eventi. Le nostre proposte di conferenze, seminari, cor-si di formazione e visite istituzionali in Italia e all’estero hanno registrato un’ottima partecipazione, coinvolgen-do complessivamente centinaia di persone. In questo undicesimo anno di attività, il numero dei nostri soci si è

    mantenuto in costante aumento, così come quello di coloro ai quali è stata ri-lasciata l’attestazione di qualificazione professionale di cerimonialista. Altro risultato di grande rilievo è stato la realizzazione della nostra rivista Ce-rimoniale oggi, unico periodico d’in-formazione professionale sui temi del Cerimoniale e della rappresentanza istituzionale attualmente edito in Italia. Insomma, il 2018 è stato a tutti gli effetti un anno positivo e importante per l’ulte-riore crescita dell’Associazione e per il consolidamento del suo ruolo di punto di riferimento per il mondo dei cerimo-nialisti. Con questo bilancio di attività ci avviciniamo al nuovo anno, per il quale sono già in cantiere altrettanto qualifi-cati e impegnativi progetti, certuni già avviati e dei quali troverete alcune an-ticipazioni nelle pagine di questa rivista.Su di uno in particolare vorrei attirare l’attenzione. Nel 2019 ANCEP sarà chiamata a un appuntamento della massima importanza, il rinnovo delle cariche sociali per le quali si voterà du-rante la XII assemblea programmata per il prossimo 6 aprile a Roma. Un signifi-cativo momento di democrazia, dove si definirà il gruppo dirigente che guiderà ANCEP nel successivo triennio, e dove ognuno potrà partecipare non solo con il proprio voto ma anche proponendo candidature, suggerimenti e idee per valorizzare ulteriormente l’Associazio-ne e soprattutto il suo ruolo di rappre-sentanza e di volano per l’affermazione della professionalità dei cerimonialisti .Concludo formulando ai soci ANCEP e ai nostri lettori i migliori auguri di buone feste, con l’auspicio che il nuovo anno possa portare a tutti i risultati attesi.

    Cerimoniale OGGI | 3

    Anno 1, Numero II – 10 Dicembre 2018

    Registrazione del Tribunale di Bologna n. 8479 del 21 febbraio 2018

    RedazioneVia del Timavo 6/b - 40131 BolognaTel. 3383720930 [email protected]

    Direttore responsabileErnestina Alboresi

    Vice DirettoreGiuseppe Damiano Iannizzotto

    Coordinatore di redazioneMario Proli

    RedazioneLorella Barnaba Giovanni Battista Borgiani Edy CardiniAnna Fosson Leonardo GamboGianfranco GiancaterinoMarco MagheriRoberto Slaviero

    Progetto graficoPrimalinea – Pordenone

    StampaTipolitografia Valbonesi S.n.c. di Assirelli Gianluca, Marco & C.Via Rio Becca, 2/b47121 Forlì – ITALIA

    Tutti i diritti riservati, è vietata la riproduzione anche parziale senza l’autorizzazione dell’editore.

    AUGURI DEL PRESIDENTE Verso il nuovo anno 3EDITORIALE

    Il cerimonialista 2.0, questione di reputazione 4L’OSPITE

    Naissance et développement du Réseau de ressources protocolaires en France 5

    ATTUALITÀ Un centenario di memoria e di riflessione 7

    ATTUALITÀ Il cerimoniale scende in campo. Mondiali di calcio e cerimoniale 9

    ATTUALITÀ Ventaglio 2018 per il Presidente Mattarella 11

    LA FORMAZIONE ANCEP Bilancio di un intenso anno di formazione professionale e personale 12

    LA FORMAZIONE ANCEP 2019: argomenti dei corsi e nuovi progetti 13

    IN PRIMO PIANO “Comportarsi e comunicare”. Un sito di cerimoniale che guarda al futuro 14

    IN PRIMO PIANO Visita di studio al Parlamento europeo e all’Hôtel de Ville di Strasburgo 15

    ATTUALITÀ Cerimoniale territoriale. L’importanza di rappresentare con il dovuto rispetto le proprie Comunità 16

    ATTUALITÀ Il 5 e 6 aprile a Roma la XII Assemblea Nazionale ANCEP 17

    ATTUALITÀ Cronaca del primo evento ANCEP in Romagna 18

    APPROFONDIMENTI Security e safety. Nuove disposizioni per le manifestazioni pubbliche 20

    ATTUALITÀ I cento anni dell’aula di Montecitorio 21DAL TERRITORIO Venezia Giulia 21 APPROFONDIMENTI La semplicità: una meta 22APPROFONDIMENTI Antiretorica della forma 23APPROFONDIMENTI

    L’ufficio in tasca ovvero i rischi del tecnostress 24APPROFONDIMENTI Il buon senso virtuale 25ETICHETTA IN BIBLIOTECA 26

    NOTIZIE IN PILLOLE 27

    ggiCerim nialeOQuadrimestrale d’informazione professionale dell’ANCEP

    INDICE

  • L’OSPITE

    Cerimoniale OGGI | 5 4 | Cerimoniale OGGI

    EDITORIALE

    Naissance et développement du Réseau de ressources protocolaires en Francedi Gérard Daems - Fondateur du Réseau de ressources protocolaires

    Mes fonctions de chef du Pro-tocole au Conseil départe-mental du Nord (Région des Hauts de France), m’ont conduit dès 2005 à côtoyer fréquemment lors des cérémonies publiques que le Conseil ou elles-mêmes y organi-saient, les collègues des 652 com-munes de ce département le plus peuplé de France (2,5 millions d’ha-bitants) après Paris. Très vite il est apparût qu’aucun de ces responsables du Protocole lo-cal, n’entretenait de relations pro-fessionnelles avec son homologue de la collectivité voisine, pourtant distant de quelques kilomètres. Tout juste le connaissait-il ! Chacun restait concentré sur son territoire commu-nal et ne s’intéressait pas à son voisin.Tous admettaient leur sentiment de relatif isolement lors des événements car ceux-ci ayant lieu le plus souvent aux jours et horaires où leurs adminis-tration et services étaient en repos (le midi, le soir, le week-end, les jours fé-riés,..), ils ne pouvaient avoir recours à eux en cas de problèmes nécessi-tant leurs contributions immédiates

    (identification de personnalités non annoncées, mobilisation de moyens techniques complémentaires pour répondre à des circonstances impré-vues ou imprévisibles,…).J’entrepris en 2007 de les recenser et de les réunir le 24 mars 2009 pour les amener à s’identifier puis à échanger sur leurs pratiques et spécialités. Le recours au téléphone mobile s’im-posait dès lors entr’eux afin de leur assurer en « live », une « assistance conseil » réciproque en cas de be-soin.La notion de Réseau prenait alors forme et intéressait les collègues des autres collectivités françaises qui avaient eu connaissance de cette initiative. En premier lieu les chefs de Protocole de la Ville de Paris, du Conseil départemental de l’Isère et de la Ville de Grenoble.Très vite je lui attribuais le nom de « Réseau de ressources protoco-laires » constatant l’inexistence en France d’un tel rassemblement des responsables du Protocole républi-cain.Très vite aussi la nécessité de struc-

    turer ce regroupement identitaire s’imposait. Cette structuration sous la forme associative fut conçue à la veille du premier « séminaire du Ré-seau », que j’organisais au Val Joly (Département du Nord en France) le 10 novembre 2009 et mon homo-logue à la Ville de Paris, M. Emmanuel Spiry accepta une première formula-tion des statuts et les responsabilités de vice-président de l’association naissante.Dès l’origine, l’initiative de création étant issue d’un représentant d’une collectivité territoriale, en l’occur-rence celle du chef du protocole du Nord, et les premiers collègues qui la rejoignirent en étant de même fonctionnaires territoriaux, les statuts furent marqués de cette particularité tout en accueillant les collègues des services de la fonction d’Etat et du Privé. L’aventure du Réseau de ressources protocolaires était lancée. 5 groupes de travail animés par six collègues furent constitués et ali-mentèrent nos premiers séminaires. Les thématiques de ces groupes étaient les suivantes : « un statut pour les chefs de Protocole » pour tenter de répondre à la triste inexis-tence d’un tel statut en France dans la nomenclature territoriale. Une en-quête fut ainsi organisée à l’interne du Réseau et permis les rencontres tant avec les instances accréditées (CSFPT, CNFPT) qu’avec le Ministère. Ce travail est hélas toujours en cours en progressant vers la reconnais-sance de fiches de postes catégo-ries par catégories. La définition des

    Il cerimonialista 2.0, questione di reputazionedi Marco Magheri

    Il personal branding, ossia lo sviluppo delle competenze per misurare e potenziare la propria reputazione individuale, è diventa-to negli anni uno dei filoni più attivi della pubblicistica da self help, fa-cendo la fortuna di molti formatori, più o meno improvvisati, saliti sul carro del “vincitore reputazionale”. È innegabile – tesi sostenuta an-che con il conforto di fior di studi scientifici – che una buona reputa-zione rappresenti la carta vincente nel lavoro, nelle relazioni sociali e in quelle personali. Ingredienti e pilastri di una buona reputazione sono qualità come onestà, puntua-lità, eleganza, rispetto, trasparen-za, capacità di ascolto. Attitudini e pregi che possono appartenere a un singolo ma possono esprimere con nitidezza anche le caratteristi-che di un ente o di una istituzione. Il cerimoniale, da leva della comu-nicazione pubblica, può contri-buire a fare la differenza tra un’isti-tuzione o un ente con una buona reputazione e una pubblica ammi-nistrazione allineata ai più beceri stereotipi.

    “Il diavolo è nei dettagli” recita un adagio. E sappiamo bene che il Maligno non gode propriamente di una reputazione specchiata. Chi si occupa di reputazione pubblica sa quanto ogni elemento, anche quel-lo apparentemente più marginale, diventa determinante nel racconta-re alla comunità un soggetto pub-blico. Gli esempi si sprecano. L’in-vito per un evento partito a ridosso dell’appuntamento, oppure partito nei tempi giusti ma spedito due o tre volte in sequenza (segno che il de-stinatario sia inserito in più mailing list e che pertanto la presenza del destinatario sia auspicata per riem-pire una sedia e non per contribuire con la propria presenza alla riuscita dell’incontro), tanto per citare due rovesci della stessa medaglia.Il cerimonialista del terzo millen-nio, formato e aggiornato, sa che

    – come rifletteva Zygmunt Bauman – viviamo un’esistenza che è con-

    temporaneamente online e offline: mentre siamo in un luogo come persone, i nostri profili social vivo-no una vita parallela, indipendente-mente da quelle che sono le nostre azioni nella realtà non digitale. An-che in questo caso, vale per le per-sone e vale per le aziende, per le or-ganizzazioni più o meno complesse, per le istituzioni. Il cerimonialista 2.0 sa bene – o dovrebbe sapere - che il proprio lavoro contribuisce, nel bene e nel male, alla reputazione del proprio ente. I social e il web sono degli straordinari amplificatori degli scivoloni del cerimoniale; e il cerimoniale, in questa epoca in cui la potenza comunicativa dell’im-magine (ferma o in movimento) ha soverchiato il potere delle parole, è sempre più protagonista della “no-

    tiziabilità” di una istituzione. “Da un grande potere derivano grandi responsabilità” sentenziava Ben Parker al nipote, un giovane Uo-mo-ragno. Il valore strategico della rappresentanza pubblica richiede oggi solide e ulteriori competenze e una nuova assunzione di respon-sabilità da parte del cerimonialista di professione. L’aggiornamento professionale gioca un ruolo deter-minante in una partita nella quale il numero degli improvvisati è sem-pre più numeroso e in cui i decisori pubblici e i rappresentanti istituzio-nali non hanno spesso ben chiaro il valore e il portato di un’attività ceri-moniale e protocollare condotta nel migliore dei modi. Attingendo alle regole auree dello sviluppo di una solida reputazione, la differenza la fa sì la qualità della propria perfor-mance, ma anche la capacità di co-municarla, in maniera continuativa, strutturata, strategica, senza tuttavia scadere nell’invadenza. L’equilibrio e “la giusta distanza” sono altri due elementi che contribuiscono alla strutturazione di una reputazione pubblica di valore. Se ne sono ac-corte anche le aziende che sempre più spesso arruolano cerimonialisti, per allineare l’immagine dell’impre-sa ai cardini dell’espressione di sé e dei propri valori attraverso i simboli e i gesti dell’efficacia comunicativa attraverso la rappresentanza, del

    “decoro” aziendale: in una parola la “reputazione pubblica”.

    Continua a pagina 11

  • ATTUALITÀ

    Cerimoniale OGGI | 7 6 | Cerimoniale OGGI

    L’OSPITE

    Un centenario di memoria e riflessione 4 novembre 1918 – 2018: storia di una data memorabiledi Mario Proli

    Con l’armistizio fra Italia e Au-stria-Ungheria firmato a Villa Giusti il 3 novembre 1918 si concludeva, almeno per il nostro Paese, il primo conflitto mondiale. Gli effetti di quell’atto sarebbero entrati in vigore il giorno seguente mentre le truppe italiane issavano la bandiera tricolore a Trento e Trieste. Fu così che il 4 novembre diventò una data memorabile, destinata a

    essere celebrata fino ad oggi. La guerra era finita e tra il tripudio dei vincitori e lo sconforto degli sconfit-ti cominciavano a scorrere i numeri di una tragedia che aveva determi-nato la morte di 10 milioni di militari e di circa 4 milioni di civili. Un’eca-tombe aggravata dalla diffusione della febbre spagnola che provocò un numero di vittime simile a quello dell’evento bellico.

    fonctions de chef de Protocole reste jusqu’à ce jour hélas, de la seule ap-préciation de la collectivité qui l’em-ploie et ne permet aucun recours.Second groupe de travail : celui d’une formation professionnelle qualifiante des responsables du Pro-tocole. En effet aucune formation qualifiante de ce métier ni aucun di-plôme n’existent au sein de l’Educa-tion Nationale. Le fait de ne pouvoir disposer d’une définition officielle ni des caractéristiques de ces emplois, n’autorise pas la conception d’un cursus de formation. Seules des ses-sions de formation sont organisées par le CNFPT et par une ou deux agences privées, faisant toutes deux appel aux membres du Réseau pour les animer. Ce qui paraît quelque peu singulier. 3 autres groupes de travail perdu-rèrent mais durent se mettre en veille compte tenu des charges profes-sionnelles qui incombaient à leurs animateurs. Ces groupes concer-naient : « le développement des présences de jeunes lors des céré-monies commémoratives, un vrai travail pédagogique de mémoire »,

    - « la création d’un site et d’un forum de discussion sur le Net ». Il est au-jourd’hui repensé ainsi que celui de création d’une « bourse à l’emploi protocolaire ».Ces « mise en veille des groupes de travail » ainsi que l’investissement dans les charges de gestion asso-ciatives, traduisent la difficulté pour les métiers du protocole à s’investir de manière pérenne dans une dy-namique professionnelle collective eu égard à leur relative disponibilité liée à l’actualité et aux cérémonies publiques qui s’y rattachent.Malgré ces impondérables, le Ré-seau de ressources protocolaires se développa grâce à la pugnacité et la détermination de ses dirigeants. Son développement fut marqué par l’organisation de 10 séminaires annuels et autant d’assemblées gé-nérales distinctes qui rassemblèrent à chaque occasion de 70 à plus de 100 collègues au cours de trois jour-nées de travail (conférences, ateliers et tables rondes sur les pratiques protocolaires).

    Ce fut le cas pour les séminaires au Val Joly (2009), Paris (2010), Gre-noble (2011), Bordeaux (2012), Mar-seille (2013), Lille (2014), Strasbourg (2015), Carcassonne (2016), Lyon (2017, Grenoble (2018).Pour les assemblées générales, les lieux emblématiques de la Répu-blique française ou des instances européennes s’imposaient et per-mettaient aux collègues de découvrir ces instances et leur cadre de travail dans des locaux bien souvent inac-cessibles au grand public (le Sénat, l’Assemblée Nationale, le Ministère de l’Intérieur, le Ministère des Affaires étrangères, le Conseil de l’Europe, le Parlement européen, l’OCDE, la Pré-fecture de Police de Paris, l’Hôtel de Ville de Paris, le Petit Palais). Dix ans se sont écoulés. Dix années au cours desquelles l’association s’est agrandie passant à plus de 150 chefs de protocole des instances territoriales les plus diverses (Com-munes, Agglomérations, Départe-ments, Régions,…) mais également des hautes Administrations ou Mi-nistères en France ainsi que des plus hautes Instances européennes ou internationales telles le Conseil de l’Europe et le Parlement européen suivies de l’OCDE, de l’OIF (Organisa-tion Internationale de la Francopho-nie), le Sénat,… tous adhérents fidèles et assidus. Plus de trois cents collègues sympa-thisants s’ajoutent à cet effectif et se présentent aux rassemblements se-lon leurs disponibilités, la charge de travail dans ces métiers du Protocole étant, ainsi que nous le disions, parti-culièrement élevée.Nos amis Belges y furent présents très tôt en la personne d’Eddy Van Den Bussche puis de Yassin Chou-rouhou de l’Etat Fédéral, partenaires très actifs du Réseau.C’est le 26 juin 2017 que nos amis Leonardo GAMBO, Président de l’ANCEP (Italie) et Giovanni BOR-GIANNI nous rejoignirent sur recom-mandations de Yassin CHOUROU-HOU (Belgique). Tous trois apportent aujourd’hui au Réseau, un éclairage et une connaissance approfondie des cérémoniaux protocolaires au-delà de l’Hexagone. Je les remer-

    cie personnellement pour leur étroite contribution à la construction de ce qui pour moi une véritable chaîne d’amitié et de fraternité.Aujourd’hui ce « Réseau de res-sources protocolaires » prend le nom de « Réseau du Protocole » et son Président fondateur transmet après dix ans d’exercice, les clés la présidence à deux collègues actifs qui ont su montrer au-delà de leurs grandes compétences, leur attache-ment aux valeurs républicaines et hu-manistes qui le caractérisent Patricia DETROYAT, Cheffe du Protocole à la Ville de Grenoble ainsi qu’Emmanuel SPIRY, de la Ville de Paris, président désormais au devenir de notre as-sociation, entourés d’une équipe dynamique et d’éminents conseillers tel François BRUNAGEL, Chef du Pro-tocole au Parlement européen (E.R.) C’est au cours S.E. de l’assemblée générale du 31 mai 2018 qui se te-nait au siège de l’UNESCO à Paris, que Monsieur Laurent STEFANINI, Ambassadeur, Délégué permanent de la France auprès de l’UNESCO qui nous accueillait, saluait cette nouvelle co-présidence en présence de nos amis italiens.Avec eux s’ouvre plus que jamais la volonté d’échanges à l’international des pratiques protocolaires pour que respect et humanisme se conjuguent harmonieusement au quotidien.De cette expérience, il ressort néan-moins que créer et développer une chaîne d’amitié dans un milieu pro-fessionnel tel celui du Protocole n’est pas chose aisée et demande beaucoup d’investissement voire de sacrifices. Permettez-moi dès lors un conseil : sacrifier son proche entourage aux plus nobles ambitions profession-nelles n’est pas le meilleur chemin pour y parvenir sereinement. Difficile est le point d’équilibre qu’il appartient à chacun de trouver dans l’échange des pratiques.

    La traduzione del presente articolo sarà pubblicata nel prossimo numero di Cerimoniale Oggi.

    Santa Messa

    sul campo di battaglia

    del Monte Ortigara,

    celebrata dagli alpini

    nel 1917.

  • 8 | Cerimoniale OGGI

    ATTUALITÀ ATTUALITÀ

    Cerimoniale OGGI | 9

    Forze Armate e Unità NazionaleIn questi cento anni la forma del ricordo ha registrato diverse mo-dificazioni. Gli anni successivi al termine del conflitto - connotati da forti tensioni sociali alimentate dalle frustrazioni per la “vittoria mutilata” e dal senso di abbandono patito da molti ex combattenti - trovarono nel 4 novembre un punto di riferimento identitario capace di riconciliare, al-meno per un momento, mondi poli-tici divisi e contrapposti. Memorabi-le fu la cerimonia del 1921 quando, a Roma, avvenne l’inumazione del Milite Ignoto all’Altare della Patria. A cementare l’unità era il rispetto per il dolore patito e un sentimento pa-triottico forgiato sul sacrificio. Negli stessi anni prese avvio l’opera di re-alizzazione di luoghi della memoria nelle città, nei territori di provenien-za dei soldati e, soprattutto, dove si era combattuto. Ci volle tempo pri-ma di vedere la fisionomia struttu-rata di questa trafila del ricordo che, partendo dalle umili lapidi poste sulle facciate delle chiese di cam-pagna, si allungava fino ai grandi Sacrari, come quelli del Monte Grappa e Redipuglia. Una trama fat-ta di memoriali, parchi delle rimem-branze e monumenti che rinnovava quotidianamente l’esempio dei Ca-duti per la Patria. Con l’avvento del fascismo, il patrimonio di simboli e di esperienze fu enfatizzato in chia-ve nazionalista e, attraverso il con-trollo del mondo combattentistico e la propaganda, divenne funziona-le alla politica del consenso e alla spinta militarista. Tale approccio registrò una profonda modifica alla fine del secondo conflitto mondiale in seguito alla caduta del regime mussoliniano e, soprattutto, con la fine della monarchia. A capo delle forze armate non era più un Re ma un Presidente, veniva ripristinata la centralità del Parlamento e compa-riva una Costituzione a far da pun-to di riferimento. Già il 4 novembre 1944, con Roma libera da cinque mesi, i Savoia ancora alla guida del

    Regno e la penisola attraversata dalla linea del fronte, vennero scel-ti un fante, un marinaio, un aviere e un partigiano per rendere omaggio al Milite Ignoto all’Altare della Patria. “Fu quella la prima cerimonia della nuova Italia” ricorderà a sessant’an-ni anni di distanza il Presidente del-la Repubblica Carlo Azeglio Ciampi: “Essa celebrò i valori di un popolo che sentiva di essere Nazione, de-siderava difendere l’integrità della Patria, l’autorità e l’indipendenza delle sue istituzioni. Fu il Presiden-te del Consiglio, Ivanoe Bonomi, a volere quella celebrazione. La volle perché sapeva che soltanto sui va-lori dell’unità nazionale, del Risor-gimento, della tradizione militare si poteva ricostruire l’Italia delle libertà civili”. Giorno di festa nazionale, con chiusura delle scuole e dei luoghi di lavoro, il 4 novembre lo è stato fino al 1976. Da quell’anno si è perso il carattere festivo e, pur continuando cerimonie e manifestazioni, il pas-sare del tempo ne aveva affievolito l’appeal. A risollevarne il valore, al passaggio di millennio, ha pensato il rilancio del Presidente Carlo Aze-glio Ciampi nella configurazione di “Giorno dell’Unità Nazionale - Gior-nata delle Forza Armate”.

    Un Centenario da ricordareNel dicembre 2012 è stata istituita, presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, la Struttura di missione per la commemorazione del Cente-nario della Prima guerra mondiale con l’obiettivo di indirizzare e favo-rire azioni di conservazione della memoria e di riflessione storica. Nell’arco di breve tempo ha pre-so il via una liturgia pubblica pro-seguita, con momenti di intensità alterni, fino alle celebrazioni del 4 novembre 2018 che hanno avuto come apice l’itinerario simbolico tracciato dal Presidente della Re-pubblica Sergio Mattarella, iniziato all’Altare della Patria e culminato con la grande cerimonia di Trieste, passando per il Sacrario di Redipu-

    glia. A tessere un collegamento di forte emozione è stata la pattuglia delle Frecce Tricolore che prima ha colorato il cielo della capitale, poi quello della città giuliana. “La Repubblica - ha affermato il Capo dello Stato nel discorso ufficiale a Trieste - celebra qui la Vittoria e la conclusione di quella guerra, che sancì il pieno compimento del so-gno risorgimentale dell’unità d’Ita-lia, con l’arrivo dell’Audace e della Grecale della nostra Marina e con l’ingresso dell’Esercito a Trento. Lo facciamo con orgoglio legittimo e con passione, senza trascurare la sofferenza e il dolore che hanno segnato quella pagina di storia. Lo facciamo in autentico spirito di amicizia e di collaborazione con i popoli e i governi di quei Paesi i cui eserciti combatterono, con eguale valore e sacrificio, accanto o contro il nostro”. In una cerimonia solenne connotata anche da momenti di rie-vocazione, il Presidente ha espres-so profonda riconoscenza alle For-ze Armate. “La Costituzione Italiana, nata dalla Resistenza - ha affermato - ripudia la guerra come strumento di risoluzione delle controversie, privilegia la pace, la collaborazione internazionale, il rispetto dei diritti umani e delle minoranze. Le nostre Forze Armate sono parte fonda-mentale di questo disegno e sono impegnate per garantire la sicurez-za e la pace in ambito internaziona-le, rafforzando il prestigio dell’Italia nel mondo”. Un’attenzione speciale è quindi rivolta ai giovani: “Quei mo-menti oscuri, il tempo e le sofferen-ze delle due guerre mondiali, a voi ragazzi - coetanei di tanti caduti di allora - sembrano molto lontani; re-moti. Ma rammentate sempre che soltanto il vostro impegno per una memoria, attiva e vigile, del dolore e delle vittime di quei conflitti può consolidare e rendere sempre più irreversibili le scelte di pace, di liber-tà, di serena e rispettosa conviven-za tra le persone e tra i popoli”.

    Si dice “cerimoniale” ma sarebbe più corretto parlare di “cerimo-niali”! Questa disciplina infatti si declina in diversi segmenti, ognuno con proprie regole, caratteristiche, particolarità. E se risulta abbastan-za istintivo abbinare il concetto di cerimoniale agli eventi promossi da istituzioni pubbliche, militari e reli-giose, lo è un po’ meno collegarlo ad altri ambiti, per esempio a quello sportivo. Proprio nel mondo dello sport inve-ce il cerimoniale ha un ruolo di pri-missimo piano ed è costantemente sotto gli occhi di tutti. Spettacoli, manifestazioni e cerimonie, questio-ni organizzative e di sicurezza, pre-cedono l’inizio delle gare, da quelle

    più semplici di livello locale a quelle di portata internazionale come le Olimpiadi o i Campionati mondiali di calcio, e le relative premiazioni finali. Per non parlare del fatto che sono numerosissime le personalità che assistono alle manifestazioni spor-tive, e che proprio per il loro ruolo vanno accolte, seguite e “posizio-nate” in modo idoneo. I momenti di rilievo del cerimoniale sportivo, a seconda degli eventi a cui si riferiscono, si svolgono in ogni parte del pianeta e, attraverso le reti televisive e internet, sono visti in tutto il mondo. Chi lavora in questo settore è raramente in ufficio e, sem-pre con la valigia in mano, si spo-sta continuamente al seguito delle

    varie manifestazioni. Nel 2018 un importante appuntamento ha cat-turato l’interesse di appassionati di tutto il mondo: la finale dei Mondiali di calcio, o Coppa del Mondo FIFA, che si è svolta in Russia nei mesi di giugno e luglio scorsi. Tante partite, tanti eventi, seguiti da milioni di spettatori, anche italiani, nonostante la nostra Nazionale non fosse in gara. A occuparsene da vici-no Gianfranco Giancaterino, socio e Delegato nazionale ANCEP, esper-to di cerimoniale sportivo, al qua-le abbiamo chiesto di raccontarci qualcosa di questa sua straordinaria esperienza.

    D. Il cerimoniale durante i Mondiali di calcio: in cosa consiste il cerimonia-le sportivo FIFA?R. Il cerimoniale FIFA è quell’insieme di regole e norme che regolano le relazioni e l’attività istituzionale del-la Federazione Internazionale che governa il gioco del calcio. Quindi si rivolge sia alle autorità istituzio-nali della Nazione che ha ospitato i Mondiali, nella fattispecie la Russia, sia nei confronti degli altri ospiti di alto rango di altri ambiti dello sport - quali il Presidente del Comitato Olimpico Internazionale o di altre realtà sportive - sia all’interno della FIFA fra Presidente, Vice Presidente, membri del Consiglio e così via.D. Nello specifico quale è stato il tuo ruolo all’interno del cerimoniale dei Mondiali 2018?R. Sono stato l’ufficiale di protocol-

    Il cerimoniale scende in campo

    Mondiali di calcio e cerimoniale L’esperienza di Gianfranco Giancaterino, ufficiale di protocollo del Presidente della FIFA, durante Russia 2018

  • 10 | Cerimoniale OGGI

    ATTUALITÀ ATTUALITÀ

    Cerimoniale OGGI | 11

    lo del Presidente della FIFA. Io, in-sieme ad un’altra collega, Barbara Facchetti, abbiamo preceduto il Presidente in tutte le sue destinazio-ni e, prima del suo arrivo, abbiamo fatto i sopralluoghi in tutti gli stadi in cui sarebbe andato per assistere alle partite al fine di verificare flussi di accesso, ingressi con le vettu-re, le sedute. Coordinandoci con il personale di protocollo stanziale di ciascuno stadio, ci interfacciavamo sempre per rispondere alle specifi-che esigenze del Presidente.D. Capiamo allora che il tuo è stato un ruolo “in itinere”. Come hai po-tuto mantenere la qualità del tuo lavoro nonostante i continui, prati-camente giornalieri spostamenti?R. Sì, la cadenza delle partenze era a giorni alterni. La qualità era quindi data unicamente dalla pianificazio-ne e standardizzazione del servizio e supporto in loco dai colleghi di protocollo e cerimoniale nei vari siti. Ci si interfacciava giorni prima del mio arrivo nella città successiva prendendo accordi con loro, ap-punto per verificare quelli che era-no i prerequisiti, i presupposti stan-dard un po’ in tutti gli stadi e poi, quando arrivavo nella destinazione fissata, affrontavo le questioni più specifiche, come i flussi all’interno dello stadio e cose simili.D. In un periodo così lungo di lavo-ro, saranno accadute tante cose degne di nota. Raccontaci un episo-dio, fra i tanti, che ti ha colpito.R. Tutte le città che hanno ospitato

    i Mondiali si sono contraddistinte per la loro calda accoglienza. Fra queste, sono rimasto particolar-mente colpito da Kazan, la capita-le della Repubblica del Tatarstan all’interno della Federazione Russa. Infatti, pur facendo parte dei territori della Russia, ha mantenuto una for-te connotazione culturale e storica che la contraddistinguono, tanto che il governatore di questa regio-ne si chiama “Presidente” e viene trattato a tutti gli effetti come se fosse il Presidente di una nazione sovrana. E c’è perfino un Primo Mi-nistro all’interno di questo governo regionale. Fatto sta che, a ogni arri-vo del Presidente della FIFA, c’era sempre un’accoglienza istituziona-le fatta dal governo del Tatarstan in aeroporto, con tanto di figuranti in costume che offrivano cibi tipici al Presidente della FIFA e anche all’in-terno dello stadio c’era un’altissima attenzione nei suoi confronti non-ché una costante presenza anche del Presidente del Tatarstan quan-do il Presidente Infantino si trovava lì durante le partite.D. A te che hai fatto della diplomazia parte del tuo mestiere, chiediamo invece di non essere diplomatico: ci dai un feedback sincero di questa esperienza russa?R. È stata un’esperienza sicura-mente unica nel suo genere per-ché parliamo dell’evento sportivo mondiale più importante - assieme alle Olimpiadi - e sappiamo che ogni evento di questa portata ha

    È una giovanissima studentes-sa dell’Accademia di Belle Arti di Bologna, Marianna degli Esposti, l’ideatrice e realizzatrice del ventaglio donato al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in oc-casione della Cerimonia del Venta-glio che si è tenuta a Roma, come tutti gli anni da oltre un secolo, all’i-nizio dell’estate. Questa tradizione, com’è noto, ebbe origine nell’estate del 1893 quando in un’afosa aula parlamentare si sta-va discutendo una legge bancaria. L’allora Presidente della Camera, Giuseppe Zanardelli, si rivolse ai giornalisti dicendo loro che invi-diava il ventaglio con cui potevano rinfrescarsi, e i cronisti decisero di donargliene uno firmato da tutti . Erano altri tempi, ora c’è l’aria condi-zionata e i ventagli non servono più. Ma la tradizione è rimasta, assumen-do un’importante valenza simbolica ed estendendosi poi nel tempo an-che al Senato e al Quirinale. Il Ventaglio 2018 per il Presidente della Repubblica è stato scelto attra-verso un concorso indetto dall’As-sociazione stampa parlamentare in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Roma. Sono stati coin-volti gli studenti di tutte le Accade-

    mie italiane, ciascuna delle quali ha potuto presentare dieci progetti. Interamente realizzato con carta di quotidiani, il ventaglio donato al Capo dello Stato simboleggia l’Eu-ropa legata da un tessuto connetti-vo inestricabile, e individua la stam-pa come elemento fondamentale di questa connessione. “Incontrare i giornalisti della stampa parlamen-tare - ha affermato il Presidente du-rante la cerimonia di donazione del ventaglio - rappresenta un’occa-sione per ribadire l’importanza pri-maria della libertà di informazione. Questa non è un prodotto ma un diritto fondamentale, tutelato dalla Costituzione. L’art. 21 garantisce, con sobria efficacia, determinata, questo diritto, che fornisce sostan-za alla democrazia dei moderni. La libertà d’informazione e i diritti che vi sono collegati - e il sostegno, fun-zionale ad assicurarla in concreto - alimentano il circuito democratico”. “La libera stampa - ha commentato ancora il Presidente rivolgendosi ai giornalisti - è uno degli elementi che contrassegnano l’Europa e co-stituisce un suo grande contributo alla civiltà del mondo. Voi accompa-gnate, narrate, analizzate, criticate le vicende della vita politica e istituzio-nale e, in questo modo, contribuite alla sua qualità e al suo buon livello”.

    una storia a sé, sicuramente per le nazionali che vi partecipano - ed ahimè tutti sappiamo dell’esclusio-ne dell’Italia - ma a renderla partico-lare è stato anche il luogo che l’ha ospitata: la Russia. Devo dire che è stata una felicissima sorpresa sco-prire un’organizzazione davvero impeccabile. E lo dico senza tema di smentita, ma molti colleghi russi precedevano quelle che potevano essere le nostre richieste e le nostre necessità, pronti a trovare la giusta risposta. Quindi non posso che es-sere molto soddisfatto di questo evento. Basti vedere quella che è stata la premiazione finale nono-stante la doccia che ha bagnato tutti negli ultimi minuti. C’era una diffusa sensazione di sana euforia. Erano tutti quanti felici perché l’e-vento era andato molto bene, non c’erano stati problemi di sicurezza e tutte le persone in campo con-cludevano un’esperienza unica e di successo. Il Presidente Infantino coronava il suo primo Mondiale, Il presidente Putin ospitava senza al-cun inghippo un evento di questa portata unica, il Presidente Macron era felicissimo per aver vinto la Cop-pa del Mondo e la Presidente della Croazia era estremamente soddi-sfatta della sua nazionale arrivata in finale sfidando qualunque tipo di previsione di risultato. È stato un felice coronamento cerimoniale per quello che è stato un mondiale me-morabile. Peccato per l’Italia. D. Allora ci vediamo in Qatar nel 2022?R. Ci vediamo in Qatar fra quattro anni. Ma’assalam…a presto!

    Nella pagina precedente

    Gianfranco Giancaterino

    nella Tribuna Autorità al termine

    della premiazione della Coppa del Mondo.

    Qui sopra, Gianfranco Giancaterino

    accoglie la Segretaria Generale della FIFA,

    Fatma Samoura, sul tappeto rosso

    dello Stadio Lužniki per la partita finale

    dei Mondiali a Mosca.

    Il “Ventaglio del Presidente Mattarella”

    è stato presentato l’11 novembre scorso

    al Teatro Laura Betti di Casalecchio (Bologna)

    alla presenza dell’autrice Marianna

    degli Esposti e delle autorità cittadine.

    Foto tratta dalla pagina “Comunicati”

    del sito ufficiale del Quirinale.

    Il cerimonialista 2.0, questione di reputazionedi Marco Magheri

    In questa prospettiva trova pieno diritto di cittadinanza la capacità strategica di chi fa comunicazione attraverso i simboli e l’espressione plastica dell’accoglienza favorendo le relazioni ed elidendo – attraverso codici condivisi – qualsivoglia con-dizionamento valutativo.Peccato che ancora oggi il cerimo-niale venga confuso con il bon ton e con il galateo, laddove quest’ulti-mo è la condizione necessaria per la vita sociale e il primo il linguaggio, scandito da eventi e riti protocollari, attraverso i quali un’ istituzione o un ente esprimono se stessi.Ahimè, il cerimonialista – quando non è immaginato alla stregua di un ingessato censore - è visto e vissuto come “il boss delle cerimonie”. E gli effetti si vedono attraverso i disastri che “boss delle cerimonie pubbli-che” producono talvolta dentro e fuori i confini nazionali. “Ci vuole una vita a creare una buo-na reputazione e un minuto a demo-lirla”.Il lavoro del cerimonialista, insom-ma, contribuisce a dare sostanza al dettato costituzionale espresso dall’articolo 54: “I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina e onore”. Il vero humus del civil ser-vant per coltivare la reputazione di un’istituzione e con essa la fiducia da parte dei cittadini verso la cosa pubblica. E la terra ci insegna quan-to la coltivazione richieda tempe-ranza, metodo, pazienza.

    Ventaglio 2018per il Presidente MattarellaEuropa e libertà di stampa i concetti chiave dell’opera

    Donato come tutti gli anni dall’Associazione Stampa Parlamentare, è stato realizzato da una studentessa di Bologna e recentemente presentato durante una pubblica iniziativa

    Segue da pagina 4

  • LA FORMAZIONE ANCEP

    Cerimoniale OGGI | 13

    «Il percorso formativo di AN-CEP ha radicalmente cam-biato non solo il mio approc-cio professionale al cerimoniale, ma ha cambiato la mia vita, il modo di comunicare, di leggere e interpre-tare i diversi contesti, anche nelle piccole cose e nella sfera privata». Questa è la testimonianza di una nostra Socia che ha raggiunto il traguardo dell’acquisizione dell’At-

    testazione di Qualificazione Pro-fessionale di Cerimonialista. Come lei anche molti altri, che con impe-gno, interesse e assiduità hanno frequentato i corsi di formazione promossi quest’anno dall’Associa-zione e recentemente conclusisi, hanno dimostrato apprezzamenti sotto molteplici punti di vista.2 sessioni, 16 formatori, 18 corsi, 163 presenze: questi i numeri che alla fine del 2018 confermano il trend positivo di crescita in quanti-tà e qualità delle Attività d’aula AN-CEP. Ho il compito - e il piacere - di ripor-tare in queste poche righe un intero anno di incontri, di corsi, di espe-rienze formative e mi permetto di farlo in due vesti: quella di Delega-to Nazionale alla formazione e agli Eventi e quella di Socio, di compa-gno di avventure. Come Responsabile mi sta a cuore innanzitutto ringraziare il Presidente

    Gambo e gli altri Colleghi del Diret-tivo per la fiducia, il supporto, il con-fronto e la collaborazione necessa-ria per adempiere al meglio questa importante missione. Ringrazio e mi complimento con i Docenti e Rela-tori che hanno messo a disposizio-ne di ANCEP il loro sapere e il loro tempo e che con pazienza e dedi-zione hanno contribuito in diversa e massima misura all’arricchimento culturale e umano di chi ha parteci-pato ai corsi. Ringrazio ovviamente i Soci per i loro interventi, lo scambio di esperienza, i consigli, gli apprez-zamenti nonché per la pazienza e il buon spirito - quello giusto degli addetti ai lavori consapevoli che l’inconveniente è sempre alle porte - con cui hanno saputo affrontare i disagi, come il maltempo, le distan-ze, gli scioperi, facendo anche l’im-possibile pur di non mancare a un appuntamento. Anche questo mi fa riflettere sul fatto che per i nostri

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    LA FORMAZIONE ANCEP

    La formazione non è soltanto un modo per arricchire le proprie competenze

    e il proprio curriculum professionale ma, se affrontata e vissuta nel modo giusto,

    anche un’importante esperienza di crescita personale e di conoscenza e relazione

    con colleghi che provengono da altre realtà. ANCEP ha fatto della formazione

    di qualità un punto centrale della propria attività, e anche nell’anno che sta per

    concludersi ha dedicato a questo settore un impegno particolare. Come sono andati

    gli appuntamenti formativi del 2018? Ospitiamo a questo proposito l’esauriente

    riepilogo e le valutazioni del Responsabile Formazione ed Eventi di ANCEP.

    Bilancio di un intenso anno di formazione professionale e personale di Giovanni Battista Borgiani

    Soci seguire un corso ANCEP non sia finalizzato solo a “prendere un pezzo di carta”, ma che altre è più nobili siano le motivazioni: l’auten-tica passione, il desiderio di perfe-zionarsi professionalmente, l’amore per la cura dei particolari che ren-dono eccellente la comunicazione nelle sue forme e dunque eccellenti le relazioni… e questo è bello. Ce n’è tanto bisogno in tutte le circostanze.Lungo sarebbe elencare tutti gli eventi e scendere nel merito di cia-scuno. Vorrei però sottolineare la soddisfazione per il successo dei tre corsi inaugurati quest’anno: quello sulle Componenti Amministrative del Cerimoniale (con i riferimento al Nuovo Codice dei Contratti) ma-gistralmente tenuto dall’Avvocato Elisa Valeriani; il corso di Business Etiquette della dottoressa Tiziana Busato cui è stata dedicata una giornata intera, e il corso di Cerimo-niale Diplomatico realizzato grazie alla professionalità e disponibilità dell’Ambasciatore Giovanni Veltro-ni e del dottor Gian Paolo Arpesella. I partecipanti a questi incontri for-mativi hanno espresso il desiderio di maggiori approfondimenti pre-

    vedendo più ore di lezione. ANCEP farà il possibile per venire incontro a queste e altre esigenze, come l’or-ganizzazione di esercitazioni prati-che e l’introduzione ad esperienze di tirocinio con l’intento e l’auspicio di diffondere sempre più la cultura cerimoniale e la formazione pro-fessionale nel settore. Ovviamente, oltre ai corsi d’aula, come sapete, le occasioni di apprendimento e scambio sono state e saranno an-che altre: seminari, visite di studio, conferenze ed eventi sul territorio nazionale che volutamente non ap-profondisco poiché a riguardo ne è dato ampio spazio nelle pagine di questa rivista, nuovo e ulteriore prezioso strumento di formazione. Concludo invitando coloro che hanno acquisito l’Attestazione di Qualificazione Professionale di Ce-rimonialista a proseguire il percor-so di istruzione e aggiornamento e coloro che sono agli inizi del cam-mino di consultare il sito internet www.cerimoniale.net dove saranno pubblicati gli annunci di nuove ini-ziative nonché, nelle prossime set-timane, il Catalogo dei corsi (prima sessione 2019) che avranno luogo

    tra febbraio e aprile presso il Circolo Ufficiali dell’Esercito Pio IX di Roma e presso la Scuola Militare Teulié di Milano. Sedi prestigiose che, per volontà delle Autorità preposte (che ringrazio per la squisita colla-borazione) hanno aperto le porte alla nostra Associazione. In qualità di Socio, vorrei esprimere il mio vivo apprezzamento e la mia profonda gratitudine nei confron-ti di tutti i Colleghi incontrati nelle diverse occasioni. Apprezzamento nel vedere concretizzata e poter appieno condividere un’altra im-portante finalità di ANCEP: quella di una rete di rapporti e di scambio tra Professionisti. Non si smette mai di imparare e ognuno sì con le espe-rienze e le risposte, ma anche con le domande contribuisce a un auten-tico arricchimento. Arricchimento anche umano poiché in moltissimi casi il rapporto di lavoro è sfociato in rapporto di amicizia. Gratitudine nei confronti di chi, a vari livelli e nei modi più particolari, ha compreso le intenzioni, ha corretto fraternamen-te, ha consigliato e supportato me e per mio tramite, l’Associazione tutta. La nostra Associazione.

    La formazione ANCEP 2019 Gli argomenti dei corsi e i nuovi progetti

    ANCEP sta organizzando il ca-lendario della prossima sessio-ne formativa che avrà luogo tra Roma e Milano nei prossimi mesi di febbraio e marzo 2019. I corsi caratterizzanti, quelli cioè in cui sono illustrate le necessarie competenze del cerimonialista e i fondamenti del cerimoniale, rivolti a chi comincia il percorso formativo promosso dall’Associazione, saran-no dedicati al Cerimoniale e all’eti-chetta; al Cerimoniale di Stato e alle regole fondamentali; al Cerimoniale

    degli Enti Territoriali e al Cerimonia-le Militare. Di carattere più peculiare, ma sempre considerati tra i corsi fon-damentali al fine del conseguimen-to dell’Attestazione di Qualificazione Professionale di Cerimonialista pre-vista dalla Legge 14 gennaio 2013, n. 4, saranno proposti il corso di Ce-rimoniale Militare, quello dedicato alle precedenze e ai piazzamenti e il corso sulla comunicazione istituzio-nale e la reputazione della Pubblica Amministrazione. Gli incontri formativi di specializza-zione, aggiornamento e approfon-dimento saranno due ed entrambi incentrati sull’organizzazione degli eventi protocollari. Dopo il successo dello scorso anno, sarà innanzitutto riproposto il corso su “Inaugurazio-ni, commemorazioni e ricorrenze” cui (nell’accogliere il suggerimento di chi ha partecipato all’edizione

    precedente) sarà dedicata un intera giornata. Infine ANCEP proporrà per la prima volta un’esercitazione prati-ca sull’organizzazione di un evento cerimoniale. Questo appuntamento durerà dal venerdì mattina al primo pomeriggio del giorno successivo e prevedrà una sessione d’imposta-zione, una divisione di competenze tra i partecipanti (limitati ad un nu-mero di 25) l’impiego di strumenti e la realizzazione pratica e di simula-zione di tutte le attività da compiere nella fase organizzativa e di svolgi-mento dell’evento.Ulteriori dettagli in merito a questo nuovo progetto di ANCEP, saran-no pubblicati quanto prima sul sito www.cerimoniale.net insieme al ca-talogo con le date, i programmi dei corsi, i relativi costi e le informazioni logistiche.

  • 14 | Cerimoniale OGGI

    IN PRIMO PIANO IN PRIMO PIANO

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    “Comportarsi e comunicare”Un sito di cerimoniale che guarda al futurowww.ilcerimoniale.it è on line dal 2001 - Appellativi e declinazione al femminile delle cariche pubbliche gli argomenti più ricercati - 150.000 mila visite nel 2017 - Qualche domanda ai curatori Stefano Filippone Thaulero e Marco Consentino

    di Leonardo Gambo

    “Comportarsi e comunicare” è un sito dove, dal 2001 (sul web 17 anni sono tan-ti; l’indirizzo www.ilcerimoniale.it è uno dei “vecchietti” della rete in ita-liano) addetti alla materia, esperti, o semplicemente persone interessate all’argomento possono trovare indi-cazioni, consigli, spunti sul corretto comportamento, istituzionale ma non solo. Le molte centinaia di pagi-ne che lo compongono sono il risul-tato di un’interazione continua con

    il pubblico, e dell’invio quindicinale (“Quando riusciamo”, mi dicono gli autori”) agli iscritti – iscriversi non costa nulla, naturalmente, basta cliccare su un bottone ben visibile in home page – di una newsletter sugli argomenti più diversi, tutti evi-dentemente legati al cerimoniale. Animano il sito Marco Consentino, Presidente del Comitato Scientifico di Ancep, e Stefano Filippone Thau-lero. A spingerli, l’idea di trasmettere l’esperienza accumulata al Cerimo-

    niale del Senato in oltre vent’anni di lavoro. Quali sono i temi che, in tutto questo tempo, sono stati maggiormente affrontati e hanno richiamato più at-tenzione?- Nel 2017 abbiamo avuto 150mila visite, con picchi quotidiani di ol-tre 2000 nei giorni successivi alle elezioni amministrative. La gente cercava suggerimenti per scrive-re un biglietto o un telegramma di congratulazioni ai Sindaci neoeletti, e chissà perché (gli algoritmi di Go-ogle sono davvero misteriosi) i mo-tori di ricerca riportavano per prima una pagina del sito. Peraltro, si tratta di una vecchissima domanda… Co-munque, nei dodici mesi gli articoli più visitati sono quelli che parlano del termine “Eccellenza” (si dà al Vescovo? E al Prefetto?), della decli-nazione al femminile delle cariche pubbliche e degli appellativi corretti per Magistrati e Militari.Analizzando gli utenti del sito si può dire che il cerimoniale riscuote solo l’interesse degli addetti ai lavori, op-pure che è un argomento in grado di attirare anche un pubblico gene-rico?- Abbiamo impiegato molte risorse, negli anni, per capirlo. Più volte la

    struttura del sito è stata modifica-ta (l’ultima revisione è in corso). Ci siamo resi conto che continuare a tenerlo in piedi ha un senso solo se si riesce a raggiunge un pubblico più ampio di quello degli appassio-nati della materia, che com’è noto non sono moltissimi… Insomma, gli argomenti interessano, eppure si fatica ad avere visibilità. Ci stiamo lavorando ancora, perché predicare nel deserto è faticoso e inutile.Per finire, uno sguardo al futuro. Alla luce dell’esperienza fatta attraverso questo ormai storico sito, e natural-mente anche di quella legata alla vostra lunga attività professionale, quale pensate che sarà il futuro del cerimoniale nel nostro Paese?- Chi può dirlo? Troppe volte il ceri-moniale è percepito ed etichettato come vecchio e polveroso, mentre continua a essere indispensabile.

    Ma di certo in parte dipende da noi addetti ai lavori. Dobbiamo impara-re ad adattarci senza perdere cre-dibilità. Sapere le regole del gioco non sempre è sufficiente. Bisogna essere preparati, e consapevoli del nostro sapere. Essere consapevoli ci dà la possibilità di decidere se le regole che abbiamo studiato deb-bano semplicemente essere segui-te o, per le circostanze del momen-to, possano essere interpretate o perfino “cambiate”. Naturalmente, non è che si debba cambiare tanto per farlo. Però quando ci accorgia-mo che le situazioni intorno a noi suggerirebbero soluzioni diverse dai “precedenti” (nostra croce e de-lizia), avere il coraggio di assumerle è parte del nostro dovere. È chiaro però che dobbiamo anche trovare il modo giusto per farlo: se molti ci vedono come dei vecchi parrucco-

    ni quasi inutili, un po’ è perché chi ci guarda sa poco di noi, un po’ per-ché noi non riusciamo a dirgli, anzi a dimostrargli, che non è vero. È chia-ro che, finché continueremo a pro-porre schemi preconfezionati, per-ché si è sempre fatto così, perché c’è un precedente che ci sostiene, a un certo punto il nostro interlocu-tore, non potendo o volendo allon-tanarci, smetterà semplicemente di ascoltarci.

    4 marzo 2019

    Visita di studio al Parlamento europeo e all’Hôtel de Ville di Strasburgo

    Chi si occupa di cerimoniale presso le Istituzioni e gli Enti italiani, o chi organizza eventi anche di caratte-re aziendale, sempre più spesso è chia-mato a pianificare l’accoglienza di dele-gazioni straniere. Paradossalmente, per chi lavora nell’ambiente, è più facile co-noscere le regole e le usanze rituali di qualche angolo remoto (ma sempre più vicino) del nostro Pianeta, piuttosto che conoscere caratteristiche e unicità dei

    meccanismi protocollari che disciplina-no il cerimoniale dell’Unione Europea, dei suoi Rappresentati a diversi livelli, delle Sedi Istituzionali.Per questo motivo l’Associazione Na-zionale Cerimonialisti Enti Pubblici è lie-ta di proporre ai Soci una visita di studio al Parlamento Europeo di Strasburgo, la Capitale d’Europa. Dopo aver approfondito negli anni scor-si i Cerimoniali peculiari delle Istituzioni

    Europee con sede a Bruxelles, lunedì 4 marzo 2019 avremo il privilegio di visita-re la Sede ufficiale dell’Europarlamento accolti e guidati da S.E. l’Ambasciatore François Brunagel, che per molti anni è stato a capo del Servizio del Protocollo. Lo scambio culturale e l’approfondi-mento della materia in ambito interna-zionale saranno arricchiti anche dalla Visita di Studio all’Hôtel de Ville: nell’oc-casione il Capo del Servizio del Proto-collo della Città di Strasburgo, Monsieur Bernard Rohfritsch, illustrerà non solo gli usi della Casa, ma anche le interazio-ni con le tante delegazioni in visita alle diverse Istituzioni cittadine ed europee. Ai Soci che parteciperanno a tale inizia-tiva verranno conferiti Crediti Formativi validi per il conseguimento dell’Attesta-zione di Qualificazione Professionale di Cerimonialista prevista dalla Legge 14 gennaio 2013, n. 4.

  • 16 | Cerimoniale OGGI

    ATTUALITÀ ATTUALITÀ

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    Cerimoniale territoriale L’importanza di rappresentare con il dovuto rispetto le proprie ComunitàIl rispetto della forma e la corretta gestione delle norme di rappresentanza pubblica

    sono la migliore strategia di cui dispone un Comune, anche piccolo, per mostrarsi

    autorevole nei confronti dei propri interlocutori - L’esperienza di Garlasco,

    dove si trova la prima sede ANCEP presso una pubblica istituzione

    di Giuseppe Damiano Iannizzotto

    Il 5 e 6 aprile a Roma la XII Assemblea Nazionale ANCEP

    Tra ANCEP e la Città di Garlasco, in provincia di Pavia, esiste un legame profondo che viene da lontano: prova ne sia che Maria Gra-zia Grioni, Responsabile del Servizio Amministrativo, Affari Generali e Ce-rimoniale del Comune, che di tale rapporto è sempre stata il trait d’u-nion, conserva ancora gelosamente la prima tessera dell’Associazione datata 2007. Negli anni le relazioni si sono via via intensificate fino a portare alla realiz-zazione, presso lo splendido Teatro cittadino garlaschese, di due parte-cipatissime Giornate formative svol-tesi nella primavera 2017 e 2018 e rispettivamente dedicate all’appro-fondimento del galateo istituzionale e all’analisi di un tema del tutto nuo-vo ed innovativo come quello delle problematiche giuridiche e proto-collari legate alla celebrazione dei matrimoni e delle unioni civili. Un rapporto molto solido, dunque, quello tra ANCEP e Garlasco, che, dal 18 aprile scorso, è anche qual-cosa di più: per volontà del Sindaco

    della Città Pietro Francesco Farina, infatti, il Palazzo Municipale di Gar-lasco ospita, dopo Trieste e Ragusa, una delle tre sedi territoriali dell’As-sociazione di cui, ovviamente, Ma-ria Grazia Grioni è referente. “Ho sempre creduto di avere il dovere di svolgere il mio lavoro nel modo istituzionalmente più corretto pos-sibile - racconta Maria Grazia Grioni - ed ecco perché ho iniziato a colti-vare questo interesse per il cerimo-niale che, grazie ad ANCEP, ho po-tuto approfondire fino a giungere al conseguimento dell’Attestazione di Qualificazione Professionale. Riten-go, infatti, che il rispetto della forma e una corretta gestione delle norme di rappresentanza pubblica costitu-iscano la migliore strategia che un Comune anche piccolo come il no-stro ha a disposizione per mostrarsi autorevole nei confronti dei propri interlocutori e per mettere in campo eventi in grado di coniugare solenni-tà e oculatezza nelle spese”. “La collaborazione con il Comune di Garlasco è per ANCEP davvero una grande soddisfazione - precisa il Pre-sidente Nazionale Leonardo Gambo - perché la nostra Associazione è nata proprio per mettersi a servizio dei territori e per diffondere soprat-tutto tra i Comuni e gli Enti locali la cultura del cerimoniale e le compe-

    tenze professionali necessarie. La nostra sede territoriale di Garlasco è poi la prima che viene istituita all’in-terno di un palazzo istituzionale e questo non può che riempirci d’or-goglio e farci avvertire ancora di più un grande senso di responsabilità e di vicinanza verso questa realtà che si è rivelata un vero e proprio labo-ratorio di idee, proposte e partecipa-zione”. “Nonostante tanti anni di esperienza in vari contesti politici e istituzionali - ribadisce il Sindaco Pietro France-sco Farina - constato quotidiana-mente quanto importante sia il ceri-moniale in tutte le sue articolazioni per adempiere adeguatamente il mandato ricevuto e per rappresen-tare con il dovuto rispetto la propria comunità. ANCEP è un’importan-te realtà associativa e, proprio per questo, sono particolarmente lieto di poter avere a Garlasco una delle sue sedi territoriali che è subito di-ventata anche un osservatorio ed un centro di supporto e consulenza per altre Amministrazioni. Insomma, un’ottima occasione di visibilità, che, grazie ad ANCEP e all’impegno della signora Grioni, del nostro Segretario Comunale dott.ssa Maria Lucia Por-ta e della dipendente Paola Trussi, sta consentendo a Garlasco di farsi apprezzare pure a livello nazionale”.

    ANCEP è lieta di comunicare che la XII Assemblea Nazio-nale dell’Associazione si svol-gerà a Roma il 5 e 6 aprile 2019. Come di consueto nella prima gior-nata, venerdì 5 aprile, si alterneran-no momenti formativi, di approfon-dimento e d’incontro con importanti interlocutori istituzionali ai quali farà seguito un elegante pranzo sociale. Il giorno successivo sarà dedicato ai lavori assembleari nel corso dei quali avranno luogo la relazione del Presidente Nazionale sullo stato dell’Associazione e la presentazio-ne con relativa votazione dei bilanci consuntivo e di previsione. Ampio spazio verrà pure dedicato al dibat-tito e agli interventi dei Soci. Poiché l’Assemblea Nazionale rappresenta il momento più importante e solen-ne della vita di ANCEP, sarà anche l’occasione per conferire ufficial-mente le Attestazioni di Qualificazio-ne Professionale di Cerimonialista ai Soci che avranno completato con profitto il loro percorso formativo. Come prevede lo Statuto, inoltre, si dovrà anche procedere al rinnovo delle cariche associative per il pros-simo triennio.

    Il programma dettagliato dell’e-vento sarà reso noto quanto prima con le relative modalità di parteci-pazione, ma già si preannuncia un weekend di grande fascino e stra-ordinario interesse da vivere nella Capitale insieme a colleghi ed amici all’interno di cornici istituzionali mol-to prestigiose. “Stiamo già lavoran-do con grande impegno all’organiz-zazione della prossima Assemblea - ha dichiarato il Presidente Leonar-do Gambo - nel corso della quale

    dovremo tirare le somme del tanto lavoro svolto con successo in que-sti anni e tracciare la rotta per l’avve-nire, che sono certo vedrà la nostra Associazione affermarsi sempre di più come protagonista nel campo della promozione della cultura del cerimoniale sia sul piano nazionale che europeo”.

    Immagini dell’Assemblea ANCEP 2018.

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    ATTUALITÀ ATTUALITÀ

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    In Romagna, terra dell’accoglien-za e del “Buon vivere”, cerimo-niale e convivialità sono stati al centro di due iniziative che si sono svolte il 27 e 28 settembre scorsi e che hanno coinvolto tanti parteci-

    panti appositamente giunti per l’im-portante occasione da tutta Italia. Durante il primo incontro è stato presentato presso al Palazzo Co-munale di Forlì il primo numero del quadrimestrale di informazione pro-

    fessionale Cerimoniale Oggi, corag-giosa avventura editoriale che pro-segue e sviluppa il progetto avviato anni fa da ANCEP con la Newsletter per i soci. I lavori sono stati aperti dall’intervento del Sindaco Davide

    Cronaca del primo evento ANCEP in Romagna Cerimoniale e convivialità sulle tracce di Pellegrino Artusi di Livia Gazzoni

    A Forlì presentazione del primo numero della rivista Cerimoniale Oggi e a Forlimpopoli Seminario su “Le forme del gusto: fra tradizione e innovazione”

    Drei che ha accolto e dato il ben-venuto all’Associazione dei Ceri-monialisti italiani, sottolineandone l’importanza per la diffusione della conoscenza delle corrette moda-lità di svolgimento delle funzioni di rappresentanza istituzionale da parte degli Enti. Sono poi interve-nuti il Vicepresidente Nazionale ANCEP Roberto Slaviero, il Direttore Responsabile di Cerimoniale Oggi Ernestina Alboresi e il Responsabi-le degli Eventi e della Formazione dell’Associazione Giovanni Batti-sta Borgiani. L’incontro è stato co-ordinato da Mario Proli, Delegato Nazionale ANCEP e Responsabile Stampa ed Eventi Istituzionali del Comune di Forlì.Unanime è stato il riconoscimento dell’importanza della rivista - l’uni-ca in Italia interamente dedicata ai temi del cerimoniale e del proto-collo - come punto di riferimento e strumento di dialogo per i Soci di ANCEP, ma anche come mezzo per dare all’Associazione e alle sue attività maggiore visibilità verso l’e-sterno.Il giorno successivo i lavori sono proseguiti a Forlimpopoli, città na-

    tale del famoso scrittore e “fisiologo del gusto” Pellegrino Artusi, autore del celebre libro di ricette La scien-za in cucina e l’arte di mangiar bene.All’insegna del buon cibo quale strumento di accoglienza e convi-vialità per eccellenza, i partecipanti hanno potuto visitare le strutture di Casa Artusi, centro di cultura ga-stronomica di livello internazionale, in un percorso fatto di antiche tra-dizioni e saggezza tramandata per generazioni condite con un’abbon-dante dose di genialità culinaria.La figura di Pellegrino Artusi e il suo importante ruolo nella cultura non solo gastronomica italiana sono stati ricordati da Laila Tentoni di Casa Artusi, che ne ha illustrato la storia “fra protocollo, buone manie-re e rispetto”. Successivamente è intervenuta anche Monica Fantini, ideatrice e coordinatrice dell’espe-rienza della “Settimana del Buon Vivere”, appuntamento che la Ro-magna dedica alle buone pratiche, alle intuizioni e alle azioni di promo-zione del territorio. Il tema del pomeriggio è stato quel-lo delle “Regole della tavola nella storia e del valore del convivio per

    il consolidamento delle relazioni”, affrontato dalla scrittrice e nota gior-nalista Barbara Rochi della Rocca attraverso un’intrigante rivisitazione delle nostre tradizioni a tavola, che ha illuminato i presenti sulle miriadi di preziose sfaccettature che ca-ratterizzano, o almeno dovrebbero caratterizzare, i momenti di con-vivialità. Può, infatti, divenire fon-damentale in determinati contesti soprattutto istituzionali, focalizzare l’attenzione sui molti messaggi che le regole della tavola sono in grado di veicolare e attraverso i quali tra-smettere informazioni che vanno molto oltre quello del semplice gu-sto.La giornata si è conclusa con un gradito assaggio di quella ricchez-za culinaria che tanto era stata decantata durante i vari interventi seminariali, in quel clima di serena amicizia e “gustosa” condivisione che sempre caratterizza gli incontri formativi ANCEP.

    Fotografia di Enrico Salvucci

    Momenti della presentazione a Forlì

    della rivista Cerimoniale Oggi.

    Fotografie di Fotogiornale Sabatini Giorgio

  • ATTUALITÀ

    Cerimoniale OGGI | 21 20 | Cerimoniale OGGI

    APPROFONDIMENTI

    Security e safety Dal Ministero dell’Interno nuove disposizioni per le manifestazioni pubbliche di Giuseppe Damiano Iannizzotto

    Lo scorso 18 luglio l’Ufficio di Gabinetto del Ministero dell’In-terno ha emanato la circolare n. 11001/1/110/(10) che, sebbe-ne non contenga norme di natura protocollare, appare comunque di grande interesse sia per gli uffici pubblici che per i soggetti privati chiamati ad occuparsi di cerimo-niale e grandi eventi soprattutto in ambito comunale, dal momento che contiene specifiche direttive concernenti “Modelli organizzativi e procedurali per garantire alti livelli di sicurezza in occasione di manife-stazioni pubbliche”. Tali disposizioni - si legge nel testo - sono finalizzate, in particolare, a “consentire l’indi-viduazione di più efficaci strategie operative a salvaguardia dell’inco-lumità e della sicurezza dei parteci-panti a pubbliche manifestazioni ed eventi di pubblico spettacolo”. Le prescrizioni di natura più tecnica sono invece contenute nelle “Linee guida per l’individuazione delle mi-sure di contenimento del rischio in manifestazioni pubbliche con pecu-liari condizioni di criticità” allegate al

    testo della circolare in sostituzione di quelle emanate il 28 luglio 2017. Numerosi gli aspetti organizzativi e gestionali presi in esame dal te-sto delle Linee guida: dai requisiti di accesso all’area di svolgimento dell’evento che dovrà, per esem-pio, avere una larghezza minima di tre metri e mezzo per garantire il passaggio dei mezzi di soccorso, alla capienza della suddetta area e ai percorsi di accesso e deflusso da parte del pubblico, passando per le misure antincendio e l’eventuale delimitazione in settori del luogo di svolgimento della manifestazione da realizzarsi secondo precisi para-metri di sicurezza. Molta attenzione dev’essere, inoltre, sempre prestata all’elaborazione di un preciso piano di gestione delle situazioni di emer-genza che sia in grado di prevedere le azioni da mettere in atto e le relati-ve procedure operative da adottare da parte di tutti i soggetti preposti anche nel caso di “manifestazioni storiche caratterizzate da peculiari criticità”. Si tratta, insomma, di una materia particolarmente delicata e

    complessa che dovrà necessaria-mente essere oggetto in futuro di ulteriori approfondimenti anche da parte di ANCEP che si propone in tal senso di mettere in campo eventi formativi dedicati. L’auspicio com-plessivo, infatti, è che attraverso una maggiore consapevolezza delle singole responsabilità ed una più ri-gorosa applicazione delle norme di security e safety adesso previste, si possa evitare in futuro il ripetersi di tragedie come quella accaduta la sera del 3 giugno 2017 a piazza San Carlo a Torino dove, proprio a cau-sa di una cattiva gestione di questi aspetti, ci furono una vittima e più di millecinquecento feriti in quella che sarebbe dovuta essere solo una se-rata di festa e di sport per la finale di Champions League tra Juventus e Real Madrid. Fu proprio a seguito della fortissima ondata di sdegno suscitata nell’o-pinione pubblica da tali incredibili e drammatici fatti, che il Ministero dell’Interno emanò dopo poche settimane le prime Linee guida in materia che, “sulla base del moni-toraggio degli esiti applicativi e del confronto con gli enti esponenziali delle realtà territoriali”, sono state aggiornate a distanza di un anno con la nuova circolare ministeriale del 18 luglio scorso.

    I cento anni dell’Aula di Montecitorio

    La prima seduta della Camera dei Deputati si tenne, nella nuo-va Aula di palazzo Montecitorio appena realizzata, un secolo fa, pre-cisamente il 20 novembre del 1918. Presiedeva l’allora Presidente della Camera Giuseppe Marcora e la riu-nione, alla quale intervenne anche il Presidente del Consiglio Vittorio Emanuele Orlando, fu anche l’occa-sione per celebrare solennemente

    la fine della Prima Guerra Mondiale.A cento anni di distanza il 20 no-vembre scorso, alle ore 11, l’Aula ha ricordato quegli eventi con una ce-rimonia aperta dal Presidente della Camera, Roberto Fico, alla presen-za del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.Inoltre presso la Sala della Regi-na è stata allestita la mostra “La nuova Aula della Camera dei de-putati. Il progetto di Ernesto Basile per Montecitorio”. Realizzata dal-la Camera in collaborazione con l’Archivio Basile e l’Università di Palermo, la mostra - aperta fino al 25 gennaio - espone un ricco ma-teriale documentario, anche ine-dito, sul percorso che condusse al conferimento all’architetto Basile

    dell’incarico di progettare la nuova Aula e sulla definizione del proget-to e sui lavori di realizzazione delle opere. L’esposizione è suddivisa in cinque sezioni concernenti rispetti-vamente la questione della nuova Aula dopo il trasferimento a Roma della Capitale d’Italia; l’ampliamen-to di palazzo Montecitorio e la rea-lizzazione dell’Aula; i contenuti e le particolarità del progetto dell’Aula; il Liberty degli arredi Basile per l’in-tero palazzo Montecitorio; l’opera architettonica di Ernesto Basile nel complesso della sua attività in varie città italiane.

    La nostra regione, che è nata nel 1963 e che è stata battez-zata “Friuli Venezia Giulia” con capoluogo Trieste, è una realtà consolidata; essa presenta varie di-versità e particolarità che non con-dizionano, ma anzi favoriscono, la sua vocazione europea. È opinione diffusa tuttavia che si

    parli sempre più di Friuli omettendo il temine Venezia Giulia, che rischia così di essere sempre meno usato. In effetti tale omissione è molto fre-quente sui media ed in tanti discorsi politici o pseudo culturali. La nostra regione è nata soprattutto per le peculiarità delle province di Trieste e Gorizia drasticamente mu-tilate, dopo la seconda Guerra Mon-diale, di gran parte del loro territorio, oltre che dalla particolare realtà del Friuli. La denominazione Venezia Giulia fu proposta nel 1863 dal glottologo goriziano Graziadio Ascoli per defi-nire la regione, culturalmente omo-genea, corrispondente al Litorale Austriaco che allora faceva parte dell’Impero Asburgico. La Venezia Giulia, annessa al Regno d’Italia dopo la Prima Guerra Mondiale, fu costituita quale Regione del Regno e comprendeva le province di Trie-ste, Gorizia, Pola e Fiume. Il Friuli ebbe un diverso percorso storico: scomparso il Patriarcato di Aquileia, divenne territorio della Repubblica

    Veneta nel 1420 e da allora rimase sempre parte integrante del Veneto che, nel 1866, entrò a far parte del Regno d’Italia. Gli eventi della se-conda Guerra Mondiale mutilarono le province di Trieste e Gorizia, ma portarono anche alla completa per-dita delle province di Pola e Fiume. In conclusione, mi sembra dove-roso non trascurare ma conserva-re e valorizzare il termine Venezia Giulia, che si può ben riferire ad un importante territorio oggi ridotto per estensione, ma omogeneo per storia, cultura e idioma. A parte ciò mi sembra ingeneroso dimenticarlo per quello che rappresenta nella nostra storia e per la memoria che rievoca di territori non più parte del-lo Stato Italiano. Essi furono abitati da una popolazione a maggioranza latina/italiana per più di 2000 anni. Il futuro dei popoli si costruisce an-che sulla loro memoria e mi auguro che i politici, gli uomini di cultura e i media ne vogliano tenere conto.

    Un momento delle Celebrazioni per i cento

    anni dalla prima seduta della Camera

    dei deputati nella nuova Aula.

    Cerimonia di apertura di Expo 2015 Milano

    all’Open Air Theatre, il 1° maggio 2015.

    Foto di Cesco 82, Wikimedia Commons

    DAL TERRITORIO

    Riceviamo e volentieri pubblichiamo il contributo di Enzo Gentilcore, Presidente del Circolo Amici del Dialetto triestino,su un importante aspetto della storia della regione Friuli Venezia Giulia.

    Venezia Giuliadi Ezio Gentilcore

  • 22 | Cerimoniale OGGI

    APPROFONDIMENTI APPROFONDIMENTI

    Cerimoniale OGGI | 23

    La semplicità: una meta Una breve riflessione al confine tra sostanza e forma

    di Manuela Coassin e Romeo Pignat

    Gentili Soci dell’ANCEP, Vi ringraziamo per aver condivi-so con noi l’esperienza di Ceri-moniale Oggi, in un clima di serenità e di reciproco rispetto professionale. Far nascere un periodico è un atto di fede verso un futuro ancora im-pregnato di ritualità e di durata: non poco, in un’epoca in cui tutto si con-suma in tempo reale. Cerimoniale Oggi, ne siamo con-vinti, vuole resistere e lasciare un segno, portando la profondità della Vostra professione, antica quanto l’Uomo. “Cerimonia” deriva dal vocabolo la-tino-etrusco “caerimonia”: “venera-zione, culto, pratica religiosa”. “Praticare”, “coltivare”, “venerare” sono verbi che incorporano imma-gini di costanza, attenzione ai detta-gli, rispetto, anche al di là della loro accezione religiosa. Sono atti che evocano un’idea di pregnante pre-cisione, una geometria di significati, dove ogni gesto dice esattamente qualcosa, legandosi agli altri. La forma è sostanza, come ha scritto Leonardo Gambo nell’editoriale del primo numero, è verità nota non sol-tanto ai cerimonialisti. Il matematico

    aspira a un linguaggio “necessario e sufficiente”. L’architetto ha fede nella sezione aurea. Il grafico sa che la comunicazione vive di bilancia-menti, di priorità visive e, dunque, di rapporti formali. Tuttavia molti di noi sono poco propensi a riconoscere l’utilità e la sostanzialità della forma, fuori dalle proprie esperienze di vita e competenze di lavoro. Difficile, con questi pregiudizi, comprende-re l’attualità e l’importanza di una professione come quella di Voi ceri-monialisti, in un’epoca di globalizza-zione sregolata, con rapporti allegra-mente compromessi da ignoranze e fraintendimenti culturali: una stretta di mano al posto di un inchino o un abito del colore giusto nel posto sbagliato, sono almeno un pessimo inizio. Purtroppo i molti gaffeur del-la politica italiana non insegnano e continuiamo a sottovalutare con superficialità il valore sostanziale dell’etichetta, decisivo soprattutto nelle relazioni istituzionali o nel bu-siness internazionale. A metà degli anni novanta, quando cominciò a esplodere il fenomeno Internet, fino allora relegato in una stretta cerchia di “iniziati”, si sentiva parlare spesso di “netiquette”, di un codice di com-portamento che avrebbe dovuto regolare i rapporti e la democrazia tra internauti. Di questa sacrosanta aspirazione all’etichetta online si è persa subito traccia e, col senno di poi, abbiamo visto come siamo an-dati a finire.Consapevoli, dunque, che il valore di un lavoro debba essere difeso in ogni campo con le armi della forma, ci siamo affidati agli strumenti della grafica classica, per conferire uno

    stile e una personalità alla Vostra rivi-sta: una scelta che non vuole rinun-ciare alla modernità, convinti che una giovane pubblicazione possa esprimere al meglio la sua freschez-za proprio in una cornice di limpida (e inossidabile) classicità. Nell’impostazione di Cerimoniale Oggi, ci siamo, così, lasciati guidare da principi essenziali come chiarez-za e priorità: la stessa parola “elegan-za” – derivante dal latino “eligĕre”, “scegliere” – presuppone la chiarez-za e le priorità che sono alla base di ogni scelta. Poche e semplici regole: titoli, sottotitoli, didascalie; accurata ricerca iconografica e fotografie a tema, accompagnate da descrizioni funzionali; spazi organizzati in rubri-che per rendere subito comprensibi-le la natura dei contenuti; immagine coordinata, con colori guida; qual-che tocco di grazia, come i capilet-tera, senza troppi fronzoli. Una rivista ha un solo scopo: essere letta. La grafica e la comunicazione visiva, nei limiti del possibile, devono es-sere ancillari a questo scopo. Non bisogna stupire con inutili effetti spe-ciali. Bisogna far leggere. Una nota citazione del pubblicitario Giancarlo Livraghi recita: “Quando parlava Eschine gli Ateniesi diceva-no: ‘Senti come parla bene.’ Quando parlava Demostene gli Ateniesi dice-vano: ‘Uniamoci contro Filippo’. Noi siamo della scuola di Demostene.” Anche noi, nel nostro piccolo, aspi-riamo a esserlo, pur sapendo che questa scuola impone l’uso dello strumento più complicato: la sempli-cità. Come anche Voi sapete, la sem-plicità non è un punto di partenza, è bensì un punto di arrivo.

    Monsignor Della Casa intito-lava Il Galateo o dei Costu-mi un manuale che propo-neva consigli per condurre una vita armonica e sobria. Ma dove sono finiti i buoni costumi? Dove quel-la intramontabile condotta civile quotidiana che si basa sul rispetto per gli altri? L’educazione è rimasta un pregio di pochi, mentre in molti fanno appello alla considerazione per i propri simili solo quando il loro piccolo ego ne è interessato, solo quando si sentono vittime di ingiu-stificate discriminazioni.E così, trascurando l’attenzione per le regole più elementari dei rapporti interpersonali, ci stiamo assuefa-cendo alla disarmonia dei modi e della moda corrente. L’impiega-ta che entra in ufficio alle otto del mattino barcollando su tacco do-dici, lo studente che indossando i jeans, rigorosamente strappati dal ginocchio in su, si disseta bevendo dalla bottiglia e i commessi che si rivolgono ai clienti utilizzando il “tu”, sono solo banali esempi quotidiani di questo generale trend di disaffe-zione per le buone maniere.Meno banale, credo, la foto pubbli-cata dalla figlia dell’onorevole Aldo Moro che lo immortala in spiaggia nel periodo estivo, vestito in giacca e cravatta, nel ferreo convincimen-to di rappresentare la Repubblica Italiana sempre con decoro. Un ri-tratto a prima vista anacronistico, soprattutto se comparato con quel-lo dei moderni detentori di cariche istituzionali, gongolanti nel postare sui loro profili social outfit casual, linguaggi scurrili, espressioni ris-sose alla ricerca di una supposta complicità con l’elettorato o, meglio ancora, con l’ambigua quanto fon-damentale “frangia di indecisi”. Nul-la di male se chi viene investito per la prima volta di un ruolo di rappre-sentanza pubblica non conosce le

    sfumature protocollari, ma sottova-lutarle diventa una colpa, ignorarle arroganza.Recentemente anche l’onorevole Vittorio Sgarbi ha dichiarato che il decadimento della forma nelle isti-tuzioni non giova alle stesse. In un articolo del 5 settembre 2018 pub-blicato su Il Giornale, egli racconta una sua telefonata al centralino di un Ministero in cui, dopo essersi presentato, l’operatore ha risposto: “dica” al posto del consueto e più appropriato “buongiorno onorevo-le” o “professore”. Se il rispetto delle regole di ceri-moniale nella sfera pubblica non è facoltativo e la loro violazione com-porta conseguenze nel giudizio negativo che viene attribuito all’isti-tuzione o alla carica in questione, sarebbe opportuno che le pubbli-che Amministrazioni si avvalessero di quegli uffici preposti a tali funzio-ni, considerandoli come leve fonda-mentali e punti di riferimento per la promozione dell’Ente stesso, pro-prio come le imprese utilizzano stra-tegicamente le leve del marketing e gli strumenti di comunicazione.Allo stesso modo, nella sfera indi-viduale, impartire i primi rudimenti del galateo fin dall’età scolare è necessario e urgente, perché fami-liarizzare con la cortesia ingentili-sce il quotidiano comportamento e promuove uno sano benessere. Esempi, giochi, esercizi potrebbe-ro essere oggetto di una disciplina scolastica e/o di corsi online. Bam-bini e ragazzi comprenderebbero così l’importanza della gentilezza o di un sorriso: per loro sarebbe un punto di forza da tramandare, per la scuola un successo, per la società una vittoria.Per i nostri discendenti il garbo e la gentilezza rischiano invece di trasformarsi in una nuova forma di analfabetismo. Ormai, eccezion fat-

    ta per le cerimonie militari, si è diffu-sa la mancata attenzione alla forma, segno tangibile di degrado cultura-le cui, ritengo, debba porsi rimedio. Dedicare maggiore attenzione all’e-ducazione, sia essa riferita alle istitu-zioni – cerimoniale – sia essa riferita alla persona – galateo – penso sia un buon punto di partenza per un morigerato risanamento civile e so-ciale. Ciascuna carica pubblica è te-nuta a seguire e rispettare le regole di forma istituzionali se vuole essere riconosciuta come autorità; ciascun individuo, d’altro canto, non ha che da giovare nel seguire le più comu-ni e basilari regole di buona educa-zione.Forma e sostanza, è noto, non sono entità separate, né gerarchi-camente ordinate, ma si corrobo-rano a vicenda, di modo che l’una conferisce senso all’altra. Non a caso era Nelson Mandela – uomo d’indiscussa “sostanza” – a recitare “L’educazione è l’arma più poten-te che si può usare per cambiare il mondo”.

    Antiretorica della formadi Rossella Parrinello

    Roma, 3 maggio 1977.

    Da sinistra: stretta di mano tra il segretario

    generale del Partito Comunista Italiano,

    Enrico Berlinguer, e il presidente

    della Democrazia Cristiana, Aldo Moro.

    Altri tempi…

    Archivio Storico LaPresse, Wikimedia Commons.

    In occasione della presentazione a Forlì del primo numero di Cerimoniale Oggi, è pervenuto dallo studio Primalinea, che cura la grafica della rivista, uno stimolante commento, ricco d’interessanti considerazioni, che volentieri pubblichiamo.

  • 24 | Cerimoniale OGGI

    APPROFONDIMENTI APPROFONDIMENTI

    Cerimoniale OGGI | 25

    L’ufficio in tasca ovvero i rischi del tecnostressdi Ernestina Alboresi

    È venerdì sera, la settimana lavo-rativa appena terminata vi ha lasciato stanchi e desiderosi di buttare alle spalle gli impegni e i relativi pensieri per un paio di giorni. State per sedervi a tavola quando un trillo del telefono vi avvisa che è arrivata una mail. Che fare, aprirla o no? Ignorarla potrebbe farvi ap-parire poco interessati ai problemi dell’ufficio e allora decidete di leg-gerla, e poi di rispondere. Questo dà il via ad una serie di successive richieste, e relative risposte, che si protraggono per tutto il weekend. Il lunedì mattina, alla ripresa del la-voro, avete l’impressione di essere sempre stati in ufficio, di non avere mai “staccato”, e iniziate la settima-na stanchi e innervositi.Una situazione di fantasia? Mica tanto.La tecnologia ha inciso profonda-mente sul modo di lavorare. Fino a qualche anno fa questo avveniva quasi esclusivamente in ufficio, tut-to veniva sospeso di sera e nei gior-ni festivi. Oggi non è più così. Non

    ci sono domeniche, festività o orari notturni che tengano, grazie ad in-ternet tutti noi, attraverso gli smar-tphone, abbiamo costantemente l’ufficio in tasca, e siamo perenne-mente raggiungibili e contattabili da chiunque disponga del nostro indirizzo e-mail o del nostro numero di cellulare. È davvero necessario rispondere alle mail a mezzanotte o essere perennemente connessi per dimostrare attaccamento al lavoro ed efficienza?In realtà non staccare mai del tutto è negativo, provoca il cosiddetto tecnostress, fa male alle persone e a lungo andare danneggia la pro-duttività di enti ed aziende.Per scongiurare questo rischio, per esempio, nel 2016 in Francia è sta-ta approvata una legge che impone di non usare le mail aziendali fuori dall’orario di lavoro.Probabilmente quest’iniziativa d’Ol-tralpe non è sufficiente a risolvere il problema: al ritorno in ufficio infatti la corrispondenza da esaminare tutta in una volta sarà molta, e an-

    che il sovraccarico può risultare dannoso. La legge è servita però a ufficializzare il fatto che troppa tec-nologia e troppe informazioni fanno male. Ricevere e rispondere continua-mente alle mail (ed eventualmente anche a messaggi su altri strumen-ti) impedisce infatti al cervello di staccare la spina e di vivere piena-mente il tempo libero, favorendo stress e ansia. Inoltre, non è neppure consono alle buone regole di comportamento. In ambito cerimoniale infatti si sugge-risce che è sempre meglio, a meno che non ci si trovi di fronte a vere e importanti emergenze, evitare di telefonare, scrivere o contattare in qualunque modo le persone in ora-rio extra lavorativo. Se questo avvie-ne, sempre appunto che non si tratti di una vera e grave emergenza, chi è contattato può senza troppi scru-poli evitare di rispondere, riman-dando tutto a momenti ed orari più consoni.

    Q uando si parla di social web ad alcune persone si accappona la pelle.Eppure, oggi tutti sappiamo cosa significhi o, quotidianamente, sen-tiamo qualcuno dire “L’ho visto su Facebook”.Ci si divide, come spesso accade, in due fazioni distinte: chi non ne vuole assolutamente sapere e chi invece passa buona parte delle sue giornate a scrollare la timeline (controllare i post dei nostri amici) per informarsi sulle vite altrui.Io sono per l’uso consapevole degli strumenti.La scelta di non essere presenti non è assolutamente messa in discussio-ne, fortunatamente la decisione è ancora la nostra.Se però abbiamo preso la via della presenza online è opportuno conoscere almeno le regole base, semplici riflessioni che, troppo spesso, diamo per scontate.Quando postiamo (termine tecnico del pubblicare qualcosa online) faccia-mo attenzione a:• Il nostro atteggiamento. Se siamo delusi, stanchi, arrabbiati tendiamo

    ad approcciare il web come valvola di sfogo. Prendiamoci un attimo per rileggere e chiediamoci se ci è utile che quella foto o testo vengano pubblicati.

    • Ricordate sempre chi siete. I nostri post dicono chi siamo tanto quanto la nostra quotidianità, ma la percezione che ne abbiamo è distaccata. Per cui, anche se stiamo postando dal bordo piscina, vi consiglio di evi-tare foto in costume da bagno, a meno che non siate campioni di nuoto.

    • Visualizzatevi alla scrivania e chiedetevi: “davvero in ufficio mi alzerei in piedi per raccontare a voce alta questa cosa?”. Con molta probabilità quel post lo archivierete tra le cose che è bene rimangano nel vostro intimo.

    • Evitate le foto di bambini, ed invitate i vostri amici che pubblicano come non ci fosse un domani immagini di figli e nipoti, a toglierle dal web. Sono pericolose! È bello ricevere complimenti e like, ma stiamo mettendo a disposizione di persone senza scrupoli foto e informazioni. Facciamo gli adulti e tuteliamo i nostri bambini.

    Potreste pensare che l’autocensura cui v’invito è in controtendenza con l’attualità, invece l’unica ragione è ricordare che tutti noi teniamo alla no-

    Il buonsenso virtuale di Romina Folco

    stra reputazione, e la reputazione online (web reputation per stare al passo) ha lo stesso valore.Chiediamoci semplicemente:• È utile • Può servire a qualcuno• È positivo

    Se rispondiamo sì anche ad una sola di queste domande possiamo cliccare INVIO.Conoscere tecnicamente le basi degli strumenti che utilizziamo è in-dispensabile.Un buon controllo delle impostazio-ni della privacy ci potrà permettere di blindare il nostro profilo di modo che possano accedervi solo coloro che realmente ci interessano.Sarà tempo speso bene quello tra-scorso a leggere con attenzione tutte le impostazioni che permetto-no di gestire il nostro profilo e fare le scelte in linea con il nostro pen-siero.Questo non significa che poi pos-siamo abbassare la guardia, dovre-mo sempre porre attenzione alle richieste di amicizia.Di principio, se abbiamo deciso di blindare il profilo dovremmo accet-tare solo chi effettivamente cono-sciamo: parenti ed amici stretti. Ma il social serve anche a conoscere persone nuove, e ci sono anche belle persone. Per cui, quando arri-va una richiesta di amicizia, è buona cosa verificare gli amici in comune, ai quali si potranno chiedere infor-mazioni su chi ci ha contattato. Pos-siamo mandare un messaggio e chiedere la ragione della richiesta. Possiamo decidere che non ci inte-ressa e, semplicemente, eliminare la notifica. D’altronde, se decidete di tenere chiusa la porta di casa non è saggio far entrare chiunque suo-ni il campanello senza accertarvi di chi si tratta.

  • NOTIZIE IN PILLOLE

    Cerimoniale OGGI | 27 26 | Cerimoniale OGGI

    ETICHETTA IN BIBLIOTECA

    Il galateo istituzionale. Quando la forma è sostanzadi Massimo Sgrelli - De Felice Edizioni

    Il galateo dell’amore di Barbara Ronchi della Rocca - Edizioni Vallardi

    Il libro Il galateo istituzionale. Quando la forma è sostanza, il cui sottotitolo è “Il comportamento formale nelle istituzioni e nelle aziende”, è stato pubblicato nel 2017 e propone attualissimi sug-gerimenti e consigli per un corretto comportamento istituzion