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Locarnese il comune Anno IV - N. 7 - Dicembre 2005 Luigi Pedrazzini: al voto per il 2008 Idee tante, opere poche 4 19 Luigi Snozzi: il futuro è sul Piano 22 A cura di FRANCESCO DEL PRIORE Si progetta la nuova città Si progetta la nuova città ©fotofestival / Pedrazzini

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Locarneseil comune

Anno IV - N. 7 - Dicembre 2005

Luigi Pedrazzini:al voto per il 2008

Idee tante,opere poche4

19Luigi Snozzi: il futuro è sul Piano22

A cura di FRANCESCO DEL PRIORE

Si progettala nuova

cittàSi progetta

la nuova

città©fotofestival / Pedrazzini

1Comune Ticino

Sommario

Perché e come aggregarsirivista a cura del Dipartimento cantonale delle istituzioni

il comune

13Tre presidentiper una cittàCome Merlini, Bacchetta-Cattorie Bertoli intendono operare perpromuovere l’aggregazione

19Non si può piùperdere tempoLuigi Pedrazzini: “Dobbiamocercare di andare in votazioneconsultiva per inizio 2008”

16L’oro BNS perle aggregazioniCarla Speziali: “Non sarebbeuna spesa ma un investimentoa favore dell’intero Ticino”

27Il Comunedeve cambiareVa adeguato alle dimensionidelle città effettive per soddisfarele esigenze delle comunità

3 L’attrattivaè in caloLa capacità locarnese di attirareaziende ed imprenditori è al disotto della media nazionale

3Comune Ticino

il cammino fatto

La capacità del Locarnese di attirareimprenditori e aziende è sotto la me-dia nazionale. In una classifica riferitaalle 110 principali regioni economi-

che della Svizzera, il Locarnese si situa al65° posto, preceduto dal Mendrisiotto(53°) e dal Luganese (39°). Il confronto ènegativo anche per quanto concerne il va-lore aggiunto prodotto: il Mendrisiotto e ilBellinzonese con un quinto della popola-zione cantonale producono un quinto delvalore aggiunto ticinese, mentre il Locar-nese, che conta pure un quinto degli abi-tanti del Cantone, produce meno di un se-sto del valore aggiunto; inarrivabile il Luga-nese che col 42% della popolazione pro-duce il 51% del valore aggiunto totale

ticinese. I dati provengono dallo studio del-la dottoressa Sara Carnazzi Weber, editopochi mesi or sono dal Credit Suisse, inti-tolato “Lugano e il Ticino urbano – Struttu-ra e prospettive”. Uno studio che non soloconferma il netto primato economico lu-ganese ma anche come il nostro Cantonestia già chiaramente marciando verso ilmodello monocentrico (Lugano motore,gli altri centri semplici satelliti). E ciò non èneppure nell’interesse della città ceresiana,alla quale sarebbero molto più utili validipartner che tre periferie istituzionalmentefrazionate e perciò incapaci di valorizzareal meglio le loro risorse in un discorso dipromozione dell’intero Cantone. È tuttaviaimmaginabile che Lugano, per mantenersi

competitiva e fungere da locomotiva pertutto il Ticino nella sempre più agguerritaconcorrenza tra le regioni d’Europa, nonpotrà attendere troppo a lungo una tra-sformazione delle periferie in partner. Piut-tosto che non sfruttare risorse della Regio-ne Ticino ubicate negli altri agglomerati delCantone, in mancanza di partner all’altez-za, la Lugano economica tenderà a cercar-ne la diretta gestione. Oggi infatti il Ticinourbano (ovvero quello formato dai quattroagglomerati cantonali) è in grado di com-petere, ma lo deve per oltre la metà all’u-nico suo agglomerato unito, cioè a quelloceresiano. I dati dello studio ne sono l’en-nesima e aggiornata conferma: il Luga-nese conta infatti il 42% della popolazio-ne, il 46% dell’occupazione, il 51% delvalore aggiunto e il 44% del reddito del-le economie domestiche dell’intero Tici-no. Non solo: Lugano è la nona città sviz-zera e nella creazione di valore aggiuntopro capite si situa al terzo posto dietroZurigo e Ginevra.La capacità di attrazione economica, de-nominata “qualità della localizzazione”, èbasata su fattori quali l’abbondante dispo-nibilità di forze lavoro qualificate, infra-strutture, spazi per uffici e commerci, livel-lo di istruzione, grado di accessibilità, one-re fiscale e così via. È possibile combinarlacon la “valutazione settoriale” – un valoredeterminato dalla combinazione di cresci-ta, redditività e situazione concorren-ziale – per determinare il potenziale diaumento del valore aggiunto di una de-terminata area. Ebbene, il Locarneseesce male dal confronto. Esso vede in-fatti il Luganese in testa, seguito dalMendrisiotto, poi dal Bellinzonese (inleggero attivo per “valutazione setto-riale”, in negativo per “qualità della lo-calizzazione”) ed infine, dal Locarnese(in negativo per entrambi i parametri).Eppure i potenziali ci sono, come aveva di-mostrato lo studio dell’Istituto di ricercheeconomiche presentato su “il Comune”del settembre 2003: si va dalla specializza-zione in alcuni rami economici innovativialla rigenerazione del corpo e dello spirito.Ma per valorizzare queste risorse, si leggein quel documento, serve “una convintavolontà di cambiare, rimettendo in discus-sione logiche acquisite”. E primario tra icambiamenti il superamento della fram-mentazione istituzionale, ossia “la creazio-ne di un agglomerato urbano in grado dicostruire una leadership che oggi manca esembra costituire uno dei problemi strate-gici più importanti del Locarnese”.

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4

il cammino fatto

Comune Ticino 5Comune Ticino

il cammino fatto

5Comune Ticino

Idee tante, realizzazioni poche, e comun-que con gran dispendio di energie: que-sto il giudizio sul Locarnese espresso nel-lo studio “I Comuni oggi”. Un giudizio

che trae le sue origini dall’analisi della re-gione urbana e dall’osservazione della suaevoluzione. Quale la causa per cui il Locar-nese progetta molto ma non con costrui-sce in proporzione? “La mancanza diun’entità forte”, risponde chiaramente lostudio.

Economia regionalein stagnazioneL’area urbana considerata è quella da Bris-sago a Minusio più le Terre di Pedemonte eIntragna, vale a dire complessivamente 13Comuni nei quali vivono 42mila abitanticon un maggior numero di anziani e unminor numero di giovani rispetto alla me-dia cantonale; la quota di stranieri è parti-colarmente elevata a Locarno (35% dei re-sidenti); la popolazione cresce meno ri-spetto al decennio precedente ed è local-mente governata da ben 75 municipali e367 consiglieri comunali. L’economia della regione considerata è ba-sata per tre quarti sul terziario (servizi), perl’altro quarto sul secondario (industria) esta conoscendo “una certa stagnazione”.Dall’analisi si rileva come “Locarno rappre-senta per la regione un bacino di posti dilavoro determinante”. Ciò significa che unindebolimento del Comune-centro, e dun-que della sua attrattiva imprenditoriale,causerebbe una diminuzione degli impie-ghi offerti e si ripercuoterebbe così anchesui Comuni che l’attorniano, cominciandoda Minusio che è “il maggior fruitore di la-voro all’esterno del Comune”.La dotazione delle infrastrutture di base ègeneralmente buona ovunque, differenzesi notano invece per quanto concerne il

rapporto tra dimensione dell’amministra-zione e numero degli abitanti: a Locarno viè un dipendente comunale ogni 57 resi-denti, ad Ascona ogni 73, a Brissago ogni76, a Muralto ogni 84, mentre a Minusione troviamo uno ogni 121 abitanti e a Lo-sone addirittura uno ogni 233. Anche con-siderando che certi Comuni devono inrealtà fornire servizi a un bacino d’utenzamolto più vasto rispetto alla popolazioneresidente, la differenza tra Locarno, Asco-na, Brissago e Muralto da una parte, Mi-nusio e soprattutto Losone dall’altra rima-ne significativa.Dall’analisi emergono poi i crescenti divarifinanziari tra enti pubblici con una tenden-za nell’insieme al peggioramento; l’attivoruolo dei patriziati; le numerose e svariateforme di collaborazione intercomunale; leforti differenze in termini di investimentipubblici pro-capite, con Locarno che haspeso molto e Losone quasi nulla.Infine vediamo le carte in mano alla regio-ne e le sfide aperte più importanti: tra le

prime – comunque già presentate nell’am-bito di “Monitoreg” – si citano il Festival in-ternazionale del film, il marchio turistico diqualità e la disponibilità di aree strategiche(foce della Maggia, terreni sul Piano di Ma-gadino); tra le seconde troviamo la neces-sità di allacciamenti stradali e ferroviari, la

formalizzazione di strutture di sviluppocoordinato e soprattutto la capacità di at-tuare i progetti. E siamo così tornati al di-scorso iniziale. Affrontiamolo.

Progetti tantiCon progettualità non si fa riferimento so-lo alle classiche opere pubbliche, ma anchealla “capacità dei Comuni di diventare in-terlocutore preferenziale per tutte le operecapaci di rendere effettiva la pianificazionestrategica e lo sviluppo di un’area”. Comesi diceva, “il Locarnese non manca di pro-gettualità, anzi si è distinto sia per la quan-tità e il valore economico dei progetti pre-sentati, sia per la qualità delle opere”: anon andare sono la quantità di tempo edenergie necessarie a concretizzare e il rap-porto tra il pensato e il realmente fatto. Siaper quanto concerne gli oggetti più evi-denti (per esempio un vero palazzo deicongressi), sia per lo sviluppo pianificatorio(per esempio mancanza di coordinamentoe collaborazione strategica tra le aree indu-striali di Losone e Locarno).“Manca – si rileva nello studio – un ap-proccio strutturato all’elaborazione e allapresentazione dei progetti. Privati o singoliComuni lanciano molte idee, spesso a livel-lo informale, che poi però stentano a ma-turare e a trovare il canale e la forma ido-nea per concretizzarsi, in particolare se sitratta di progetti che non possono essererealizzati unicamente dal proponente”. Ne

deriva che “importanti e specifici punti diforza del Locarnese non vengono adegua-tamente sfruttati”, ad esempio il Festivaldel film che – secondo gli autori dell’anali-si – potrebbe “essere ‘commercializzato’più intensamente nel corso di tutto l’annocon eventi collaterali e congiunti (conve-gni, manifestazioni, formazione,…)”.

Realizzazioni pocheLa causa di questo deficit realizzativo? Nel-l’attuale frammentata situazione istituzio-nale “i meccanismi organizzativi e i metodidecisionali appaiono complessi e non stan-dardizzati”. In parole povere significa cheserve “molto in termini di impegno, deter-minazione e coordinamento, con evidentiripercussioni negative su tempi, costi ed ef-fettiva realizzazione dei progetti”. L’esem-pio più significativo è quello del Centrobalneare regionale: solo per arrivare alla vi-gilia dei lavori – nonostante l’impegno deipromotori – ha consumato una decina dianni di tempo, bruciato energie e chiama-to in causa circa mezzo migliaio di politicitra municipali e consiglieri comunali! E ilmedesimo rischio, nonostante la regione sisia unita nella rivendicazione vincente e alivello di studi si stia impegnando al massi-mo, lo corre il Museo del territorio. Insomma, “la mancanza di un’entità forte,capace di promuovere, progettare e con-cludere autonomamente si fa sentire ne-gativamente per lo sviluppo futuro dell’in-

tera area e per sfruttare al meglio le suepotenzialità (natura, turismo, industria…).Si è così sviluppata un’infruttuosa “compe-titività” interna che porta i Comuni a dop-piare progetti già promossi da altri e senzareali benefici aggiuntivi alla regione”.Non solo: i proponenti che hanno buonimezzi finanziari – anche per aggirare l’o-stacolo dei tempi lunghi e delle mille di-scussioni tra vari Comuni – attuano pro-getti “basati prevalentemente sulle analisie sulle disponibilità economiche del singo-lo Comune, commisurandoli evidentemen-te alle potenzialità e necessità del singolo enon dell’intera area”. Il riferimento esplici-to, in questo caso, è “il progettato centrocongressuale regionale che potrebbe cor-rere questo rischio, qualora la sua realizza-zione non venisse coordinata a livello re-gionale”.Sia pure vantaggiosa rispetto ai consorzi eai loro farraginosi meccanismi, la formulacon la quale si sono portati avanti i mag-giori progetti, ovvero quella di una società

anonima, crea il problema della “giusta”rappresentanza e partecipazione, tant’èche “in vari casi ci si è bloccati sulla que-stione della costituzione degli organi socia-li, rallentando la realizzazione del proget-to”. E soprattutto “il demandare alcunicompiti tipici e strategici della pubblicaamministrazione a forme organizzative al-ternative, quali le società anonime, signifi-ca implicitamente delegare competenze eresponsabilità”. La soluzione sta in un entelocale più forte, dove tutti sono democrati-camente rappresentati, in grado di operarein modo rapido ed efficiente per passaredalle idee (molte) ai fatti (pochi una voltascomparso il motore finanziario della Kur-saal). E quella dell’ente locale forte è purela risposta a tutta una serie di significativedomande aperte. Basti citarne due: “Perquanto tempo l’area disunita riuscirà asopportare le pressioni portate dall’evolu-zione dell’economia (turismo, industria,traffico,…) e dai fattori esterni (Nuova Lu-gano, concorrenza delle regioni italiane li-mitrofe)?. Il Locarnese che sovente si sente“emarginato” dalle grandi scelte politichecantonali (vedi trasporti e vie di comunica-zione) potrà veramente permettersi di pre-sentarsi disaggregato di fronte alle sfidedel futuro in un contesto cantonale in for-te evoluzione?”.Comprendere questi interrogativi significacomprendere la necessità di aggregarsi. Ve-diamo dunque gli scenari che sono statisottoposti ad analisi preliminare.

Serve

forteun’entità

Immagine virtualedel futuro Centroregionale balneareal Lido di Locarnodegli architettiFranco e Paolo Moro

““L’indebolimentodel Comune-centrosi ripercuoteanche sui Comuniche l’attorniano

““Il Locarnesenon potrà restaredisaggregatoper vincerele sfide del futuro

7Comune Ticino

il cammino fatto

7Comune Ticino

Due gli scenari di aggre-gazione urbana esami-nati nello studio preli-minare: il primo preve-

de la costituzione di due Comu-ni, l’uno sulla sponda destradella Maggia, l’altro sulla sini-stra; il secondo propone un soloComune a cavallo del fiume. Inentrambi i casi restano escluse leTerre di Pedemonte e Intragna,che pure facevano parte delcomparto di analisi preliminare,perché quest’area “non appareinserita direttamente nel sistemadel polo urbano e al contempoha già vissuto l’esperienza (nonriuscita) di un progetto di aggre-gazione”. Va aggiunto, per Intra-gna, che è ora in valutazione unprogetto di aggregazione conBorgnone e Palagnedra.L’agglomerato locarnese, secon-do la definizione dell’Ufficio sviz-zero di statistica (UST), compren-de anche altri Comuni che nonsono stati considerati in questoprimo esame: quelli della bassaVallemaggia (Avegno, Aurigenoe Lodano) perché coinvolti in al-tri progetti (Avegno con Gorde-vio, mentre Aurigeno e Lodanosono già entrati nel nuovo Co-

mune di Maggia), Magadinoperché incluso nell’aggregazionedel Gambarogno per la quale si èdi recente dato avvio allo studiodefinitivo, nonché i Comuni delPiano di Magadino Tenero-Con-tra, Gordola e Cugnasco. Questiultimi non erano stati considera-ti dato che si stava portandoavanti il progetto, poi caduto invotazione consultiva, di GrandeVerzasca. In occasione dello stu-dio definitivo sull’aggregazioneurbana le cose dovrebbero peròcambiare: Tenero ha già chiestodi esservi incluso e logica vuoleche la stessa cosa avvenga perGordola e Cugnasco. Tutto ciò nulla toglie comunqueall’analisi preliminare poiché – al-lo stato attuale delle cose – è im-probabile che si possa procederedirettamente a un’aggregazioneda Brissago (stranamente noncompreso dall’UST nell’agglo-merato di Locarno, ma comun-que oggetto di questa verificapreliminare) a Cugnasco. Vedia-mo dunque caratteristiche, puntidi forza e potenziali rischi deidue scenari di aggregazione ur-bana sottoposti ad analisi preli-minare.

La Maggia separa

L'ANALISI preliminare ha considerato anche la possibi-lità che si resti allo statu quo: un’opzione negativa, per-ché significa solo il declino della regione. Esistono vie dimezzo tra il nulla e l’aggregazione? Ne sono state se-gnalate brevemente quattro. Eccole:11..LL''AAGGGGLLOOMMEERRAATTOO -- Si tratta di un’aggregazione

selettiva, nata nel Canton Friborgo, che istituisceuna sorta di livello istituzionale intermedio tra ilCantone e i Comuni dell’agglomerato, con propriorgani, obiettivi, metodi di funzionamento e di fi-nanziamento.

22..““CCOOMMUUNNIITTÀÀ--OOBBIIEETTTTIIVVOO”” -- Allo studio nel Can-ton Zurigo: è una forma di collaborazione tra piùComuni finalizzata a determinati scopi.

33..CCOOOORRDDIINNAAMMEENNTTOO LLOOCCAALLEE -- Costituzione di un’i-stituzione cappello per determinati compiti e proget-ti, un po’ sul modello reale di ciò che fu la Kursaal oteorico della famosa holding. Oppure un Convivio deisindaci istituzionalizzato e potenziato.

44..TTAASSSSAA RREEGGIIOONNAALLEE-- Allo scopo di costituire un fon-do per progetti regionali ogni Comune dovrebbe ver-sare un pro capite o una quota del proprio gettitocantonale. Non è definito l’organo che gestirebbe ilfondo.

Si tratta di “soluzioni” delle quali già s’è parlato mol-to e che sembrano complicare invece di semplificare.In ogni caso, nello studio si afferma: “Nessuna diqueste forme intermedie pare in grado di risponderein modo efficiente alle necessità attuali e future deiComuni della regione”.

NNeessssuunnaa aaggggrreeggaazziioonnee::““ssoolluuzziioonnii”” ppaarrzziiaallii??

o unisce?

Brissago

Ronco

Ascona

Losone

Locarno

Brione

Minusio

Muralto

Orselina

Intragna

CaviglianoTegna

Verscio

Brissago

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Verscio

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il cammino fatto

Comune Ticino 9Comune Ticino

il cammino fatto

9Comune Ticino

COME mostra chiaramente la cartina,si tratta del classico scenario che vededa un lato l’unione dei quattroComuni di sponda destra dellaMaggia, dall’altro dei cinque disponda sinistra.

FFOORRZZEE11.. Viene mantenuta una concorrenza

costruttiva tra i due poli.

22.. Le non eccessive dimensionigarantiscono la dovuta attenzionealle problematiche locali.

33.. È facile il trasferimento dicompetenze e servizi all’internodegli ex Comuni verso i due nuovienti con conseguenterazionalizzazione e risparmio.

44.. In tutti i Comuni di sponda destrail partito di maggioranza è lostesso: non vi sono dunqueostacoli partitici.

55.. Il nuovo Comune di sponda destrasarà finanziariamente forte con unfavorevole moltiplicatore fiscale ealta capacità di investimento, tantopiù che entrambi i patriziati fortidella regione sono ubicati inquest’area.

66.. Col bi-polo si semplifica di molto ilcoordinamento tra i Comunidell’agglomerato a condizione chei due nuovi enti collaborinointensamente.

RRIISSCCHHII11.. Questo scenario potrebbe portare

a un rafforzamento dei due centriprincipali invece che di tutta laregione: s’impone dunqueun’operazione ben pianificata,coordinata e poggiante sullamassima chiarezza e correttezza.

22.. La concorrenza tra i due poli diAscona e Locarno invece di esserecostruttiva potrebbe essere

negativa, con i due poli concentratisui rispettivi interessi e non suquelli regionali (rischio didoppioni): la risposta sta in undiscorso di collaborazione tra i duenuovi Comuni.

33.. Vi è un ostacolo partiticoall’aggregazione di sponda sinistra,poiché in due Comuni prevale unpartito diverso da quello dimaggioranza relativa negli altri tre.

44.. Il Comune di sponda sinistrasarebbe finanziariamente meno

forte di quello di sponda destra (ilche imporrebbe un discorso diperequazione). Inoltre – salvo unintervento del Cantone –inizialmente sarebbe necessarioaumentare il moltiplicatored’imposta di parte degli ex Comunidell’area di sponda sinistra dellaMaggia.

55.. La forza politica del Locarnesecrescerebbe di molto, ma nonsarebbe ancora pari a quella deglialtri agglomerati formati o informazione.

SI TRATTA dell’aggregazione a cavallodella Maggia dei quattro Comuni disponda destra con i cinque di spondasinistra.

FFOORRZZEE11.. Si costituisce un forte polo di

riferimento così il Locarnese potràritagliarsi un importante spazio nelcontesto cantonale quale centroturistico e culturale. Aumentachiaramente anche il suo pesopolitico e dunque la forzacontrattuale nei confronti delloStato.

22.. Sono facilitate la pianificazione e larealizzazione di investimenti, operee politiche di sviluppo calibrati infunzione di tutta l’area.

33.. Si elimina l’attuale frammentazioneistituzionale che – oltre a frenareprogetti, creare doppioni esprecare risorse – impedisce dipresentarsi come partner valido neiconfronti delle vicine aree italiane,sia per collaborazioni sia perfronteggiarne la concorrenza (peresempio nel turismo).

44.. Si realizzano economie di scala neiservizi (e dunque si riducono lespese e di conseguenza le imposte)creando centri di competenzaspecifici.

55.. Nasce un Comunefinanziariamente sano edequilibrato, il che è determinanteper tutti nonostante alcuni attualiComuni benestanti facciano faticaa “riconoscere che la loro fortuna èdirettamente legata alla situazionedelle aree circostanti”. Bastiricordare che Locarno dà lavoro a3000 persone che risiedono neglialtri 8 Comuni: se la Città perdeforza, perde impieghi e diconseguenza diminuiscono leentrate nei Comuni dove risiede chilavora a Locarno.

sscceennaarriioo 11

BI-POLO

SSppoonnddaa ddeessttrraa SSppoonnddaa ssiinniissttrraaCCoommuunnii Ascona, Brissago, Brione, Locarno,

Losone, Ronco Minusio, Muralto,Orselina

Superficie totale (ettari) 3’270 3’165

Popolazione legale 13’606 25’048

Popolazione votante 9’092 15’661

Numero di persone occupate 8’055 12’992

Amministratori locali 151 179

Gettito fiscale (CHF 1’000) 55’973 75’887

NNuuoovvaa LLooccaarrnnooCCoommuunnii Ascona, Brione, Brissago,

Locarno, Losone, Ronco,Minusio, Muralto, Orselina

Superficie totale (ettari) 6’885

Popolazione legale 38’654

Popolazione votante 24’753

Numero di persone occupate 21’047

Amministratori locali 330

Gettito fiscale (CHF 1’000) 131’850

sscceennaarriioo 22

RRIISSCCHHII11.. La diminuzione del numero di persone

direttamente impegnate nella gestionepolitica potrebbe dare l’impressione diun minore coinvolgimento diretto.

22.. Va affrontato il pericolo di perdereconsolidate competenze gestionalilocali: la soluzione, come a Lugano,potrebbe stare nell’istituzione diCommissioni di quartiere.

33.. La gestione di un Comune così granderichiede un Municipio molto qualificatoche dedichi una parte considerevole delproprio tempo all’amministrazionecomunale.

66.. Attualmente per governarequesti 9 Comuni servono 55municipali e 275 Consigliericomunali: al di là dellasproporzione tra numero dipolitici e abitanti (conconseguente lentezza nelledecisioni, continua ricerca dicompromessi, spreco di energie,tempo e soldi), ciò rende arduala ricerca di persone qualificateper amministrare l’agglomerato.

77.. Potranno essere potenziati diversiservizi comunali e creati cosiddetticentri di eccellenza sul pianoamministrativo.

COMUNE UNICO

la strada da fare

11Comune Ticino

“Non è stato per nulla facile,ma ce l’abbiamo fatta.Ora il Cantone nomineràuna Commissione compo-

sta da rappresentanti dei Comuni inte-ressati: eseguirà uno studio che per-metterà alla popolazione di pronunciar-si con cognizione di causa pro o controuna o più aggregazioni urbane”. Così illosonese Giorgio Ghiringhelli, che alungo con altri si è impegnato per giun-gere a questo risultato. Il cammino è stato laborioso. Partendodalla dichiarazione del Consigliere diStato Pedrazzini sull’importanza che larichiesta di un progetto di aggregazione“venga dalla base”, nel 2003 Ghirin-ghelli avviò una raccolta di firme tra gliaventi diritto di voto nei 4 Comuni delCircolo delle Isole: allo scopo fu costitui-to un comitato presieduto da Luca Rea-lini. “Già allora avremmo voluto allarga-re l’azione ai Comuni di sponda sinistra

della Maggia, ma il tutto si sarebbecomplicato oltremodo. In ogni caso sia-mo più che favorevoli a un’analisi che siestenda attraverso diversi scenari daBrissago a Cugnasco, Mergoscia inclu-sa”. Un processo simile, con un comita-to presieduto da Ivan Schmidt e Ghirin-ghelli a fare da coordinatore tra le dueiniziative, ha poi avuto luogo nei 5 Co-muni di sponda destra. Complessiva-mente le due petizioni han totalizzato3'100 firme, ossia più del 10% dei citta-dini in tutti i Comuni salvo Ascona. Èpure sorto un Comitato interpartitico asostegno dell’aggregazione (vedi allepagine 13-15) e la Città di Locarno,dando seguito all’auspicio espresso daipromotori delle due petizioni, ha chie-sto uno studio da Brissago a Cugnasco.Infine lo scorso 26 settembre il GranConsiglio – accogliendo quasi all’unani-mità un ricorso di Ghiringhelli contro ladecisione governativa di non dar segui-

meta

Giorgio Ghiringhelli,promotore dellaraccolta delle firmeper lo studio dellafusione nel Circolodelle Isole

Scorcio del Circolodelle Isole

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la strada da fare

13Comune Ticino

la strada da fare

13Comune Ticino

to alla petizione del Circolo delle Isole –ha de facto approvato lo studio dell’ag-gregazione urbana (vedi intervista a Pe-drazzini alle pagine 19-21).Un cammino lungo, che ha permesso aGhiringhelli di tastare da vicino il polsoalla popolazione. “Mi hanno colpito duecose. Primo: la fatica compiuta per rac-cogliere le firme a Locarno, cioè nel Co-mune dove autorità e partiti sono a favo-re di un’aggregazione. Disinteresse civi-co? Secondo: è vero che parecchie per-sone non hanno capito che si firmava“solo” per uno studio e non per la fusio-ne, ma è anche vero che in diversi si so-no detti contrari proprio allo studio. Èuna mentalità che mi preoccupa quelladi chi non vuole neppure che ci si infor-mi su un tema prima di decidere”. Oraperò è fatta ed è tempo – auspica Ghi-ringhelli – “di sospendere i dibattiti proe contro le fusioni, perché in attesa delprogetto concreto, non portano ele-menti nuovi e potrebbero favorire un ir-rigidimento delle posizioni. Le discus-sioni andranno riprese sulla base dei ri-sultati dello studio”.Ma perché porsi il 2012 come obiettivoper l’aggregazione, come indicato dal

Comitato interpartitico? Non è troppo inlà, visti i ritmi dell’economia? “È unobiettivo pragmatico, anche se io avreipuntato al 2009. Come tempi ci starem-mo, basterebbe ritardare le elezioni loca-li di un anno nei Comuni toccati dallostudio, cosa del resto già avvenuta nel2004 in relazione ad altri progetti di ag-gregazione”.In ogni caso il Locarnese è abituato a tempilunghi… “Un tasto dolente! Proprio perchédiviso, questo agglomerato non riesce aconcludere, o lo fa in tempi lunghissimi econ grande dispendio di energie, progettiregionali per la popolazione e l’economia.Si pensi alla copertura della Siberia, al cen-tro congressuale, a quello balneare, alla si-stemazione di Piazza Grande, alla passerel-

la sulla Maggia, alla tenda di Botta,…Non sto dicendo che con un solo Munici-pio e Consiglio comunale tutti i progettisarebbero approvati, qualcuno sicura-mente verrebbe a cadere. Ma in modo ra-pido, senza perdere prima anni per met-tere d’accordo 10 Comuni, e poi scoprireche è stato tutto inutile come accadutoper la passerella sulla Maggia”.“L’aggregazione permetterebbe inoltre dieliminare disparità di trattamento socialetra i vari Comuni, di uniformare regola-menti, di risparmiare nell’amministrazio-ne (solo questo vale 5 punti di moltiplica-tore); garantirebbe complementarità eco-nomica perché la Nuova Locarno si base-rebbe su settori diversi, dall’industria alturismo, per cui se ne va male uno, gli al-tri compensano. Anche il moltiplicatored’imposta sarebbe stabile: la partenza diuno o due forti contribuenti non mute-rebbe più radicalmente la situazione fi-nanziaria di un Comune. Infine una piani-ficazione corrispondente all’agglomeratoè più efficace: permette di ubicare l’operagiusta nel posto giusto. È ora di smetteredi guardare questa città sempre e solo colmicroscopio; si usi anche il binocolo cheoffre la strategica visione d’assieme”.

È ora di smetteredi guardare questa città solo col microscopio!

““ Uniti

Nel febbraio di quest’anno si ècostituito per iniziativa di Gio-vanni Merlini un Comitato inter-partitico formato dallo stesso

Merlini, presidente del Partito liberale ra-dicale ticinese, da Fabio Bacchetta-Catto-ri, presidente del Partito popolare demo-cratico, da Manuele Bertoli, presidentedel Partito socialista, nonché da ClaudioSuter, presidente della regione Locarnesee Vallemaggia. Questo comitato ha ap-poggiato la raccolta di firme per uno stu-dio dell’aggregazione nei cinque Comunidi sponda sinistra della Maggia, ponen-dosi quale obiettivo minimo l’unione diquesti enti entro il 2012. Prossimamente sarà avviato dal Cantoneun progetto di aggregazione urbana sullabase di tre scenari (sponda sinistra dellaMaggia, sponda destra, tutti i Comuni daBrissago a Cugnasco). Quali dunque icompiti del Comitato all’interno dei parti-ti, ai vari livelli istituzionali e nei confrontidella popolazione, che probabilmente en-tro il 2008 sarà chiamata a pronunciarsisu una o più proposte concrete di unionetra Comuni? Lo abbiamo chiesto ai trepresidenti, tutti domiciliati nel Locarnese.

GIOVANNIMERLINI (PLRT)

Cosa intende fare per l’aggregazioneurbana?Di recente il Gran Consiglio ha preso unadecisione storica per il Locarnese, sancen-do in pratica l’obbligo per il Governo diprocedere allo studio dell’aggregazione ur-bana. Durante questa fase di analisi, riatti-veremo le conferenze dei sindaci – un or-ganismo distrettuale previsto dal nostrostatuto – e riuniremo sia il Comitato inter-partitico sia il gruppo intercomunale PLR,che abbiamo istituito alla fine dell’estatedopo aver convocato tutti i nostri munici-

pali e consiglieri comunali in un forum.Questo gruppo è formato da persone chesi impegneranno in un’opera di sensibiliz-zazione sull’aggregazione. Vogliamo cosìiniziare a capire che tipo di resistenze diprincipio esistono ancora. Ultimato lo stu-dio, la discussione sarà più concreta perchési potranno dibattere gli eventuali elemen-ti problematici dei vari scenari.Già ora un ostacolo è evidente: quellofiscale. Una risposta può arrivare gra-zie ai proventi della vendita dell’orodella Banca nazionale?Lo sapremo meglio dopo il dibattito parla-mentare sull’ammortamento straordinariodi 280 milioni di franchi sul debito pubbli-co grazie ai proventi della vendita dell’oro.Se il Gran Consiglio, come propone lamaggioranza, approverà l’ammortamentostraordinario, il Governo sarà più propensoa far suo l’auspicio della Gestione di soste-nere le aggregazioni comunali e la promo-zione dell’occupazione giovanile sulla basedi progetti credibili, seri e ben fondati. Inogni caso, al di là della questione dell’oro,di fronte a proposte valide i mezzi dovran-no essere trovati.È evidente che un progetto di aggregazio-

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Anche le manifestazioni beneficerannodell’aggregazione

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un quadro completo di tutte le possibiliopzioni, a breve, medio e lungo termi-ne. Spetterà poi ai cittadini e ai politicidecidere in merito, al momento oppor-tuno.Il Consigliere di Stato Luigi Pedraz-zini vorrebbe andare in votazioneconsultiva prima delle elezioni loca-li del 2008: il 2012 per insediare ilnuovo Comune non è tardivo?Effettivamente la votazione consultivadovrebbe venire organizzata prima del-le elezioni comunali del 2008. La datadel 2012, ipotizzata per la Nuova Locar-no, è un obiettivo da porsi per prepara-re al meglio una così importante e stori-ca riforma istituzionale locale, regionalee cantonale.

MANUELEBERTOLI (PS)

Aggregazione: a che punto siamo?È sicuramente positivo che ci sia statoun primo atto formale cantonale, la de-cisione quasi unanime di fine settembredel Gran Consiglio sul Circolo delle Iso-le, che de facto ha avviato il progetto-

studio di aggregazione dando seguitoalle istanze popolari. Se aspettavamoche agissero i Municipi, avremmo attesoa lungo… È infatti lì che sta il grossodelle resistenze di tipo politico-partiticoal processo di aggregazione. Ora alme-no questo ostacolo è stato by-passato.Naturalmente il mio compito è più faci-le di quelli dei miei omologhi del PLRT edel PPD, perché il PS non detiene in nes-suno dei Comuni urbani la maggioranzarelativa; Merlini e Bacchetta-Cattori de-vono confrontarsi con situazioni onesta-mente più delicate e difficili, che richie-dono maggior coraggio. Ma bisognaagire perché complessivamente tutti ecinque i Comuni di sponda sinistra dellaMaggia trarranno vantaggio dall’aggre-gazione.Primo ostacolo superato: non nemancano tuttavia altri.Sì. Il grande problema è dato dalla si-tuazione finanziaria di Locarno e dun-que dalla differenza di moltiplicatored’imposta tra la Città e i Comuni chel’attorniano. Questo l’ostacolo maggio-re: è con esso che bisognerà confron-tarsi in caso di votazione popolare con-sultiva.Cosa può fare il Cantone?Tre cose. La prima è fornire consulenza,informazione e sostegno: sono azioniche hanno il loro peso perché la cono-scenza del quadro è fondamentale perprogetti come questi, ma non sono mi-sure che abbassano l’ostacolo delle im-poste diverse. La seconda è imporre del-le regole. Faccio un esempio, senza conquesto sottintendere ch’io sia favorevo-le a ciò: attraverso una modifica dellaLegge organica comunale (LOC) si può

stabilire che all’interno degli agglome-rati il moltiplicatore non è più deciso daisingoli Municipi ma determinato secon-do altre modalità. Non è una modificafacile perché si tratterebbe di creare si-tuazioni speciali, ma non è nemmenouna misura impossibile perché la leggeè cantonale e qui si tratta di promuove-re un progetto di interesse cantonale. Èuna misura praticabile dal profilo finan-ziario perché le regole costano poco,ma sicuramente estremamente impe-gnativa dal profilo politico. Terza possi-bilità: stanziare un significativo contri-buto per ridurre il divario finanziario traLocarno e gli altri Comuni. La secondae la terza misura potrebbero esserecombinate: lo Stato concede aiuti fi-nanziari a condizione che siano applica-te determinate regole con lo scopo diarrivare poi all’aggregazione, che elimi-na il problema alla radice. È nell’ambitodi queste opzioni che bisogna lavorare:tutto il resto rischia di essere solo ungran bla-bla. Parla sempre di aggregazione a cin-que: non crede alla Grande Locarno?In questo campo il meglio rischia di es-sere nemico del bene. Più realistico par-tire con un progetto già pendente piut-tosto che stare a chiedersi quale sia lacosa migliore, anche se verosimilmentenel medio-lungo termine bisognerà arri-vare alla Grande Locarno. L’abbiamo giàvisto in altri casi: a una prima unione nesono seguite altre in un processo a tap-pe. È successo con Lugano, penso cheavverrà anche nelle valli. Si tratta dun-que di porsi a mano a mano traguardipossibili.Inoltre un’unione a cinque permettereb-be a Locarno di lasciar andare le Gerredi Sotto con Cugnasco e Gerra Verzascain un contesto più logico dal profilo del-la ripartizione territoriale. Poi in un se-condo tempo l’eventuale Grande Locar-no integrerebbe il “Comune Nuovo”. A proposito di traguardi: il 2012 nonè un po’ troppo lontano?“Sì, ma questa è la base per l’accordoche ha permesso la costituzione del Co-mitato interpartitico. Il caso di Luganoha dimostrato che se si vuole si può an-dare piuttosto in fretta: non esistonoostacoli tecnici ad un’aggregazione nel2008. Dunque se non si riesce ad avan-zare più in fretta è perché ci sono osta-coli di altro tipo, legati a situazioni loca-li di predominanza politica non facili dasciogliere.

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la strada da fare

Comune Ticino 15Comune Ticino

la strada da fare

15Comune Ticino

ne nel Locarnese potrà essere realizzatosolo se, tra l’altro, si riuscirà a garantire unmoltiplicatore d’imposta interessante,neutralizzando le attuali differenze. Ciòha un costo non indifferente, che va peròconsiderato come un investimento lungi-mirante nello sviluppo competitivo dellanostra regione e nella valorizzazione del-le sue numerose risorse da mettere me-glio in rete.2012: una scadenza non vicinissima…Sì, ma questa data è stata fissata ancheguardando al calendario del rinnovo deipoteri locali: ponendo come limite il2012, si dà il tempo a coloro che sarannoeletti o confermati nel 2008 di collabora-re al progetto di aggregazione. Inoltreabbiamo tenuto conto delle proceduredemocratiche, notoriamente piuttostolaboriose visto che, a progetto ultimato,andranno coinvolti diversi livelli decisio-nali (i Municipi, poi i Consigli comunali,quindi la popolazione in votazione con-sultiva ed infine il Gran Consiglio). Il2012 è dunque un termine che può sem-brare lontano ma che alla fine probabil-mente si rivelerà piuttosto realistico.Nei cinque Comuni di sponda sinistravi sono maggioranze partitiche diver-se. Un problema? Inutile nascondersi dietro ad un dito: l’o-stacolo esiste. È pure per questo motivoche nell’iniziativa ho subito coinvolto an-che il presidente del Ppd, partito che evi-dentemente ha pure un importante ruo-lo nella creazione del consenso. A Mural-to in particolare, ma anche negli altriquattro Comuni dove condivide respon-sabilità municipali.Ha sorpreso la difficoltà di raccoglie-re firme per lo studio proprio a Lo-carno…I locarnesi devono capire che una NuovaLocarno non significa “solo” razionalizza-zione gestionale e valorizzazione delle ri-sorse, ma anche rafforzamento economi-co, politico, sociale e culturale dell’agglo-merato. È cosa essenziale per esempio perconservare il Festival del film, per accelera-re la costruzione del raccordo autostradaleA13-A2, per affrontare le chiusure degli al-berghi, per mantenere un’industria high-tech d’eccellenza con i suoi qualificati postidi lavoro, per fungere realmente da poloturistico oltre che culturale e formativo(Monte Verità, Museo del territorio, Altascuola pedagogica,…), per concretizzareprogetti come il Centro balneare o l’auto-silo di Piazza Castello (qui lo si attende daquasi dieci anni, a Lugano si è iniziato do-

po ed è già sorto). Gli abitanti di Locarnodevono capire che il loro Comune ha unenorme potenziale ancora non sfruttato:sta dunque a loro per primi mostrare piùentusiasmo. Ogni giorno che perdiamo èun giorno di troppo.

FABIOBACCHETTA-CATTORI (PPD)

Quali i suoi prossimi passi per unirei Comuni locarnesi?Il primo consiste nel promuovere gli studidi aggregazione richiesti dalla popolazio-ne locarnese: quello della sponda sinistrae quello della sponda destra, ampliando-li a quello da Brissago a Cugnasco. Il se-condo nel consultare tutti i cittadini lo-carnesi in merito a uno o più scenari diaggregazione. Il terzo nel procedere, sedel caso, a una o più aggregazioni. Nel frattempo appare opportuno pro-muovere migliori e maggiori sinergie tra idiversi Comuni dell’agglomerato locar-nese. Questo in vista di realizzare al piùpresto una serie di importanti progetti,quali il nuovo Centro balneare regionale,il Museo del territorio, il raccordo auto-stradale A13-A2 sul Piano, il potenzia-mento infrastrutturale del Festival delfilm, il rilancio turistico e culturale, non-ché la ripresa industriale e il rafforzamen-to del terziario nel Locarnese.Come operare per ridurre le resi-stenze legate a maggioranze parti-tiche a livello locale? Quando negli anni Novanta, il Consi-gliere di Stato Alex Pedrazzini presentòil progetto finalizzato a promuovere nelnostro Cantone le aggregazioni comu-nali, le resistenze furono molte, in tuttoil Ticino. Anno dopo anno, alle resisten-ze è subentrato l’impegno, ovunque,da Airolo a Chiasso. Oggi, Luigi Pedraz-zini dirige il cantiere delle aggregazioni,delle quali diverse sono divenute realtà,

nelle zone di montagna e in quelle ur-bane. I politici, nell’interesse di tutti icittadini, sono chiamati ad avere visionie a concretizzarle, giorno dopo giorno.Anche se inizialmente debbono affron-tare resistenze e conflitti.Dagli anni Novanta, noi operiamo an-che in vista di un rafforzamento dei Co-muni e quindi, se necessario, sostenen-do le aggregazioni. Siamo dunquepronti a dare il nostro contributo anchenel Locarnese, come già accaduto altro-ve in Ticino, coinvolgendo in particola-re i nostri sindaci, municipali e consi-glieri comunali. Personalmente, adesempio, sono consigliere comunale aMinusio. Differenze di moltiplicatore d’impo-sta: quali possibilità per lo Stato dieliminare, ridurre questo ostacolo?In questi anni, il Cantone dovrà valutarese non istituire anche nuovi strumenti dipolitica regionale, specie negli agglo-merati urbani. Tra questi potrebbe rien-trare anche l’ipotesi di un moltiplicatored’imposta regionale. O almeno quella didestinare una parte del gettito fiscalecomunale a progetti d’importanza re-gionale. Dicasi altrettanto per altri am-biti, quali quello del piano regolatore,dei trasporti, delle infrastrutture sovra-comunali.Lo studio-progetto prevederà piùscenari. Lei sembra puntare soprat-tutto su quello maggiore…Personalmente reputo opportuno che,oltre agli studi di aggregazione dellasponda destra e di quella sinistra, se neeffettui anche uno che comprenda tut-to l’agglomerato locarnese, da Brissagoa Cugnasco. Questo in modo da avere

Tutti assiemeper i grandi concerti

Tre presidentidi partitoall’operaper rafforzarel’agglomeratolocarnese

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la strada da fare

Comune Ticino 17Comune Ticino

la strada da fare

Comune Ticino

L’Associazione Comuni urbani tici-nesi, all’inizio della scorsa estate,ha proposto al Governo di utiliz-zare parte dei proventi del ricava-

to della vendita delle riserve auree dellaBanca nazionale svizzera (BNS) per il pro-cesso delle aggregazioni. La questione èstata a lungo dibattuta in sede gestionalesia in riferimento al Preventivo 2006 sia almessaggio governativo che prevede di de-stinare 280 milioni dell’oro per un ammor-tamento straordinario, ciò che permetteràdi liberare risorse grazie a minori ammorta-menti ordinari negli anni seguenti. Ed è so-stanzialmente questa la strada che alla fineha coalizzato la maggioranza.Al di là delle modalità, la questione base èil perché della proposta e come mai è statada più parti definita un investimento a fa-vore di tutto il Ticino. Lo abbiamo chiesto aCarla Speziali, che dell’ACUTI è la presi-dente.L’ACUTI aveva chiesto al Cantone,tramite l’utilizzo di una parte deiproventi della vendita dell’oro dellaBanca nazionale, di sostenere il can-

tiere delle aggregazioni. Perché?I proventi della vendita delle riserve aureedella Banca Nazionale – spiega la presiden-te dell’Associazione, Carla Speziali – sonostati versati per un terzo alla Confederazio-ne e per i rimanenti due terzi ai Cantoni. Lacopertura aurea della nostra moneta e leriserve in oro sono state possibili grazie allavoro, ai risparmi e ai contributi delle cit-tadine e dei cittadini dei Comuni. È quindinormale, direi politicamente corretto, cheparte dell’oro venga utilizzato, direttamen-te o quantomeno indirettamente, in favo-re dei Comuni, che costituiscono pur sem-pre la cellula primaria del nostro sistemaistituzionale e che in questi ultimi anni sisono visti accollare una serie di nuovi one-ri che, sommati alla riduzione delle risorsefiscali, ne hanno pregiudicato la solidità fi-nanziaria. L’obiettivo della creazione – mediante l’ag-gregazione, di Comuni più forti in grado diaffrontare e sostenere le proprie spese ed ipropri investimenti in modo indipendente–, merita secondo l’ACUTI uno sforzo qua-lificato da parte dell’Autorità cantonale. Si

tratta certamente di un investimento di ri-lancio produttivo e opportuno, perché èsolo in questo modo che si potrà cercare dirisolvere molte delle difficoltà che gravanooggi in particolare, ma non solo, sui Co-muni urbani ticinesi e che impediscono lo-ro di poter avere quel necessario sviluppo equella sufficiente forza finanziaria indi-spensabili per svolgere in modo adeguato icompiti che la Costituzione federale equella cantonale gli riconoscono e che licontraddistinguono quali enti autonomi. Anche nell’ottica di un’adeguata revisionedella ripartizione delle competenze e deglioneri finanziari tra Cantone e Comuni, ap-pare fondamentale poter giungere in tem-pi ragionevoli ad un rafforzamento gene-ralizzato dell’ente comunale.Ma perché questo sostegno, che ser-virebbe in primo luogo ad appianarele differenze di moltiplicatore negliagglomerati tra i centri e le periferie,sarebbe nell’interesse dell’interoCantone?Con il rilancio dei Comuni urbani, che co-stituiscono il cuore degli agglomerati, e

con il rafforzamento in genere dell’istitutocomunale, sarà possibile creare le indi-spensabili premesse per uno sviluppo ar-monioso del Cantone, secondo il modellodi regione policentrica indicato nel Pianodirettore e ripreso con decisione negli at-tuali lavori di revisione. In altre parole, segli agglomerati urbani si sviluppano eproducono ricchezza, anche il resto delCantone, ed in particolare le valli, hannoricadute positive. Al contrario se l’agglo-merato urbano si impoverisce, perde lacapacità di realizzare investimenti pro-duttivi e infrastrutturali di carattere re-gionale: anche la periferia dunque ne ri-sente negativamente.Sarebbe perciò estremamente riduttivo ri-tenere che i proventi della vendita dell’orodella Banca nazionale servirebbero unica-mente a ridurre le differenze di moltiplica-tore tra i centri e i Comuni limitrofi del me-desimo agglomerato urbano. In realtàquesti denari serviranno a favorire il pro-cesso aggregativo, eliminando uno degliostacoli principali. I dislivelli finanziari tra ivari enti locali, in particolare tra il polo e i

Comuni della cintura (differenze di molti-plicatore e di debito pubblico) vengono in-fatti spesso considerati quale ostacoloprincipale all’aggregazione. Questo è il ri-sultato delle dinamiche di agglomeratodescritte sia nei documenti federali sia inquelli cantonali concernenti la politica de-gli agglomerati, che penalizza una catego-ria importante dei Comuni ticinesi.Un progetto aggregativo, seppur coerentee politicamente convincente, potrebbe es-sere respinto dai cittadini principalmenteper la paura emotiva di un possibile au-mento di moltiplicatore; tutti sanno infattiche in molte occasioni gli aspetti emozio-nali del momento possono prevalere sulle

motivazioni concrete e a lungo termine.Il contributo straordinario messo a disposi-zione servirebbe pertanto a finanziare l’in-sieme del progetto di aggregazione, quin-di a creare infrastrutture, cercare nuovi in-sediamenti, creare collegamenti rapidi,aiutare lo sviluppo economico ecologica-mente sostenibile. La proposta dell’ACUTI parla di un in-vestimento produttivo: perché l’ab-bassamento del debito pubblico accu-mulato dai Comuni urbani avrebbequesto carattere?L’investimento è produttivo proprio perchénon ha per scopo unico e primario l’abbas-samento del debito pubblico. L’ACUTI ritiene che questa impostazionecostituisca un investimento produttivopoiché attraverso la creazione di Comunipiù forti e capaci di meglio affrontare lesfide del futuro, anche grazie ad una rior-ganizzazione che permetterebbe certa-mente una migliore allocazione delle risor-se disponibili, i Comuni avranno i mezziper migliorare la loro attrattiva economicae turistica, garantire le prestazioni sociali ela sicurezza e favorire la politica culturale.Si tratterebbe dunque, a non averne dub-bio, di un investimento di natura qualifica-ta, di un’operazione di rilancio in grado diprocurare un futuro vantaggio a tutta lacollettività. L’attribuzione di una percentuale del pro-vento della vendita dell’oro agli aiuti finan-ziari destinati a favorire i processi di aggre-gazione comunale (ex art. 19 Laggr.)avrebbe costituito un segnale concreto edimportante da parte del Cantone a favoredi un processo, quello delle aggregazioni,dalla cui riuscita dipenderà sostanzialmen-te il rilancio degli agglomerati e il rafforza-mento delle strutture comunali nelle zoneperiferiche, e quindi il futuro del CantoneTicino. Ora la strada indicata dalla maggio-ranza è quella indiretta, cioè l’uso a favoredi progetti seri di aggregazione di partedelle risorse che si libereranno a gestionecorrente grazie all’ammortamento straor-dinario di 280 milioni di franchi. Ciò checonta è che in ogni caso l’importo messo adisposizione del cantiere delle aggregazio-ni sia consistente, e con questo intendo di-verse decine di milioni di franchi, altrimen-ti sarà impossibile costituire Comuni cheabbiano una sufficiente massa critica e for-za finanziaria per far fronte agli investi-menti del futuro e, anche, per sopportarela revisione degli oneri in corso tra Canto-ne e Comuni. E il Cantone, di questo, nonpuò non tener conto.

Carla Speziali,presidente dell’ACUTI

Non una spesa,ma un produttivoinvestimentoper la collettività

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19Comune Ticino

la strada da fare

“Non si trattasolo di uniredei Comunima di far nascereuna nuovarealtà urbana”

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Cittàdi FRANCESCO DEL PRIORE

“Prima delle elezioni comunali del 2008 nel Locarne-se occorre sapere se la strada dell’aggregazioneurbana è praticabile o no: significa ultimare i pro-getti e cercare di giungere a una votazione consul-

tiva entro quella data. Il perdurare dell’attuale situazione di stal-lo ha solo conseguenze negative. Per tutti”. Sono parole del Di-rettore del Dipartimento delle Istituzioni, Luigi Pedrazzini. Loabbiamo incontrato per conoscere le prossime mosse del Can-tone alla luce dell’importante decisione parlamentare di fine disettembre, quando de facto il Gran Consiglio – dando seguitoalle istanze popolari – ha incaricato il Governo di procedere allanomina della commissione di studio per l’aggregazione urbananel Locarnese.Come si sta procedendo?I miei servizi stanno preparandomi un progetto da sottoporre alGoverno. Lo studio comprenderà più scenari. Da un lato vi sonoinfatti due precise richieste – la prima di valutare l’aggregazionedei quattro Comuni del Circolo delle Isole, la seconda dei cinqueComuni di sponda destra Maggia –, dall’altro pensiamo che con-giuntamente debba essere analizzato anche lo scenario-base,quello da Brissago a Cugnasco (come esplicitamente chiesto dallaCittà di Locarno). Si dovrà anche decidere sulla richiesta di Mergo-scia di essere inclusa nello studio, dato che quel Comune – com-prensibilmente – non è più in grado di essere autosufficiente. Sot-tolineo un altro elemento: considerata la posta in palio e la tipolo-gia del comprensorio, lo studio dovrà essere fatto in modo moltopiù completo e multidisciplinare rispetto ai normali progetti di ag-gregazione. Qui non si tratta solo di unire dei Comuni, ma di farnascere una nuova realtà urbana: un’aggregazione nel Locarneseha possibilità di successo solo se porta alla nascita di una nuovacittà. Evidentemente spetterà poi alla popolazione, se favorevole

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Il Consiglieredi Stato LuigiPedrazzini,direttore delDipartimentodelle istituzioni

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Strada da fare

Comune Ticino 21Comune Ticino

la strada da fare

all’aggregazione, stabilire quali Comunifaranno parte di questa nuova città. Fer-mo restando che rimarrà aperto il di-scorso di trovare politiche unitarie pertutto l’agglomerato urbano, politicheche ruotino attorno a una città forte.Il Governo nominerà la commissio-ne di studio: chi ne farà parte? È ancora presto per rispondere con pre-cisione. Da una parte la Commissionedovrà contare su un numero di personeche non ne pregiudichi l’operatività,dall’altra dovrà essere effettivamenterappresentativa della realtà consideratanei progetti.Vi è poi un significativo salto di qualitàda fare, e ne stiamo discutendo: datal’importanza del progetto, il discorso alivello cantonale non dovrà coinvolgeresoltanto il Dipartimento delle Istituzioni,ma almeno anche altri due dipartimen-ti, segnatamente quello del Territorio equello delle Finanze ed Economia. Sitratta infatti di portare avanti ancheuna riorganizzazione territoriale e di va-lutare le risorse finanziarie necessarieper poter procedere.Un salto di qualità che si sta già po-nendo in atto per il Mendrisiotto…Esatto, e così si dovrà fare per Bellinzo-nese e Locarnese. Infatti nei comprenso-ri territoriali urbani – come ho segnalatoin Governo al mio collega Marco Borra-dori – l’aggregazione va di pari passocon la riorganizzazione territoriale, colnuovo Piano direttore. Se non altro si de-ve chiarire cosa è un agglomerato in ter-mini territoriali, per poi, come Cantone,influenzarne le scelte affinché siano uni-tarie. Dobbiamo essere consapevoli che– se le aggregazioni urbane saranno ac-colte – sorgeranno sì nuovi Comuni più vasti e forti ma i cui con-fini assai probabilmente non corrisponderanno alla totalità dei ri-spettivi agglomerati. Tuttavia è fondamentale che le scelte di unagglomerato siano valide per tutto il suo insieme. È ipotizzabile in proposito modificare la Legge organicacomunale, in particolare intervenendo sulla regolamenta-zione fiscale?È un’ipotesi da considerare. Le nuove città che vogliamo crearetramite le aggregazioni sono fondamentali perché fungerannoda motori di sviluppo. Tuttavia, nella misura in cui non corrispon-deranno ai rispettivi interi agglomerati, bisognerà trovare mezzidi perequazione finanziaria interni agli agglomerati, così da per-mettere alle nuove città di svolgere il loro ruolo trainante. È un di-scorso di ridistribuzione delle ricchezze sicuramente immaginabi-le, da attuare comunque senza appiattire la politica fiscale deiComuni, affinché rimanga un elemento di attrattiva per lo svi-luppo economico.Almeno per sostenere gli investimenti regionali bisognerà peròentrare nel merito del tema: se infatti è pensabile che una nuova

città debba far fronte da sola alle sue spesedi gestione, non lo è che gli investimenti abeneficio dell’agglomerato avvengano sen-za la partecipazione di tutti gli altri Comuni. Quale il pensiero del Governo sull’utiliz-zo per le aggregazioni di parte dei pro-venti della vendita dell’oro della Bancanazionale?Il Governo ritiene che i progetti di aggrega-zione negli agglomerati debbano avere unavalenza strategica, debbano ricondursi a unavisione di sviluppo del Cantone equilibrata,che non si sostenga soltanto sul pilastro Lu-gano ma anche su altri punti forti. Le aggre-

gazioni urbane dovranno inoltre portare alla creazione di realipunti di riferimento per le valli. Se per il Locarnese sarà così, allora i mezzi per sostenere l’aggre-gazione dovranno essere reperiti al di là del discorso dell’oro del-la BNS, perché rientreranno nei compiti prioritari per il futuro delCantone. Se un progetto ha questa importanza strategica, i sol-di si devono trovare: si tratta di un investimento che a lungo ter-mine ha una positiva ricaduta sull’intero Ticino.Quando la conclusione del progetto di aggregazione?È una previsione molto difficile da fare oggi. Tuttavia prima del2008 dobbiamo almeno essere in grado di capire se è praticabilela via di una nuova città (e in tal caso potremo fissare un calen-dario più preciso) o se invece dobbiamo cercare altre strade per-ché la popolazione si oppone in modo massiccio al processo ag-gregativo. Va quindi fatto ogni sforzo per presentare possibili so-luzioni ed eventualmente andare in votazione consultiva entroquesta legislatura. Bisogna evitare di rinviare troppo le decisioni:l’odierno stallo pregiudica lo sviluppo dell’agglomerato. Nonescludiamo di utilizzare anche la via di sondaggi mirati a livello di

popolazione. Non daultimo per renderla ilpiù possibile partecipedel progetto prima delvoto finale.Il Cantone sostiene ilmodello del Ticino arete: perché “scarta-re” il modello mono-centrico?Non si deve assolutiz-zare: voler rafforzare erilanciare gli agglome-rati del Locarnese, delBellinzonese e delMendrisiotto non si-gnifica voler abbassareil Luganese, che rico-nosciamo chiaramentecome il motore dell’e-conomia cantonale. La“Nuova Locarno” nonsarebbe comunque ingrado di competerecon Lugano (e nem-meno avrebbe questoscopo) ma sarebbe si-

curamente in grado di sviluppare meglio le potenzialità propriedel Locarnese, dunque di offrire al Cantone una crescita maggio-re e più equilibrata. E soprattutto sarebbe più attrezzata per con-tribuire alla gestione del territorio, che è la principale necessitàdel Ticino.Un ostacolo da affrontare è quello partitico derivante daldesiderio di preservare maggioranze acquisite a livello co-munale. La sua opinione?È un ostacolo che non mi scandalizza: è possibile che sul pianolocale i partiti nelle loro riflessioni tengano anche conto di quel-la che potrà essere la loro debolezza/forza all’indomani di un’u-nione di Comuni. Tuttavia il partito che rifiutasse l’aggregazio-ne, pensando con ciò di garantirsi una lunga esistenza, farebbeprobabilmente male i suoi calcoli. Non dobbiamo però nemme-no ritenere che chi dice no all’aggregazione lo faccia necessaria-mente per calcoli di “cadreghino”, può darsi che creda nell’at-tuale sistema localistico: in tal caso si tratta di convincerlo che iprocessi di aggregazione nelle aree urbane non peggiorano (an-zi!) la qualità dei servizi. Del resto l’unione dei Comuni non ri-solve immediatamente tutti i problemi, non è la panacea: si trat-terà perciò di trovare le modalità per coniugare il rafforzamentoattraverso l’aggregazione col rispetto delle aspettative locali. Ha sorpreso la fatica nel raccogliere le firme per uno stu-dio dell’aggregazione nel Comune di Locarno: disinteres-se civico?No. Il cittadino si appassiona per progetti concreti che gli per-mettano di vedere plasticamente cosa significa andare in unacerta direzione. Ebbene, l’abitante di Locarno non ha ancora a di-sposizione ciò, il discorso di aggregazione è teorico. Per questo èmolto importante attraverso gli studi di aggregazione arrivare amodelli concreti, in grado dunque di coinvolgere gli abitanti. Alcuni Comuni ricchi paiono non rendersi conto di quantoanche il loro futuro sia legato alla crescita di tutto l’agglo-

merato e del suo centro, e tendono perciò a privilegiare lavia solitaria.Nel Locarnese esiste oggettivamente ancora qualche difficoltà acapire che le sorti delle comunità locali sono legate tra loro mol-to più di quanto si voglia credere. E quindi si pensa che le debo-lezze altrui non diverranno le proprie. Invece le debolezze oggiemergenti in modo più evidente a Locarno stanno diventando ledebolezze di tutta la regione e finiranno col ripercuotersi pure suquei Comuni che – grazie anche ai loro amministratori – oggistanno meglio. È un po’ miope disinteressarsi dei problemi del vi-cino quando esso appartiene al nostro stesso agglomerato.Un esempio: abbiamo assistito a diverse chiusure di alberghicon la conseguente perdita di posti-letto. Ebbene, se non c’èuna risposta regionale si rischia col tempo di perdere la ne-cessaria capacità ricettiva per manifestazioni, dal Festival del

film a JazzAscona,da Moon andStars ad altri even-ti. Ascona sta pia-nificando un cen-tro multiuso, ma senel Locarnese vie-ne a mancare unastruttura alberghie-ra ampia e variatain grado di acco-gliere congressisti eospiti, orchestre espettatori, le con-seguenze arrive-ranno a toccare an-che Ascona.Si impone dun-que un’opera di

sensibilizzazione: utili i gruppi organizzatisi per racco-gliere le firme e il Comitato interpartitico?Sì, lo sono. Aiutano a smuovere le acque, a promuovere una ri-flessione, ad avviare degli studi, come effettivamente avvenuto.È tuttavia importante che nella fase successiva, dove ci si con-fronterà su progetti concreti, anche le autorità costituite reagi-scano e si assumano le proprie responsabilità nel processo dinascita di una nuova città.È dura scuotere il Locarnese…Qualche volta sogno di invitare tutti i miei concittadini in unviaggio sopra il Ticino per mostrar loro cosa è accaduto nellastoria recente in termini di spostamento della ricchezza e di po-sti di lavoro all’interno del Cantone; per far vedere come inizia-tive, vivacità civile e culturale appaiono molto forti nell’AltoMendrisiotto e nel Luganese. Forse, da questa prospettiva im-maginaria, si renderebbero conto di ciò che quotidianamentefaticano a capire, cioè che il Locarnese sta oggettivamente per-dendo posizioni. La situazione non è ancora drammatica, rima-niamo una regione di grande attrattiva con strutture abbastan-za valide, ma il tempo per reagire si sta assottigliando. Se in 2-4 anni non riusciamo a darci una mossa, i contraccolpi si faran-no sentire. D’accordo, uno potrebbe anche dire “mi va benissimo un Lo-carnese dormitorio”, “mi va benissimo che la nostra regione ri-manga al palo”, ma qualche preoccupazione deve pur sorgere.Se non per noi stessi, per le generazioni future.

Prima del 2008dobbiamo saperese si può farela nuova città(votazioneconsultiva) o sedobbiamo cercarealtre strade

““Oltre allo scenario del Circolo delle Isolee a quello dei cinque Comuni di spondadestra della Maggia, si studierà anchelo scenario da Brissago a Cugnasco

Un’aggregazioneurbana deve averevalenza strategica:in tal casoil Cantone i soldili deve trovare

““

li? “Il progetto adottato da Berna e ac-cettato dal Ticino è sbagliato. Lo affer-mo anche se lo ha elaborato un miogrande amico, l’architetto Lio Galfetti”.Perché è sbagliato? “Perché taglia tra-sversalmente il Piano di Magadino indue all’altezza del Monte Ceneri. I bina-ri della linea veloce saranno posati sulterritorio e gli svincoli per le altre lineeferroviarie saranno sopraelevati, crean-do un groviglio di binari. Questi inter-venti impediranno di fatto lo sviluppoarmonico di quella città di cui parlavoprima. Si creeranno così due poli, unolocarnese e uno bellinzonese, con ilgrosso rischio di uno sviluppo disordi-nato, così come è avvenuto sul Pian Fa-loppia”. E allora? “Secondo me la lineaveloce deve essere sopraelevata e pog-giare su pilastri, così da non tagliare indue quello spazio e da permettere unosviluppo equilibrato della nuova città”.Ma non è ormai troppo tardi per fare

questi discorsi? I giochi mi sembranoormai fatti. “Non è mai troppo tardi.Finché non si è costruito si può semprecambiare un progetto. Questa mia vi-sione delle cose l’ho sottoposta ancheal Consigliere federale Moritz Leuen-berger, ma per il momento non è suc-cesso niente. Mi meraviglio comunqueche sul Piano di Magadino si stia gio-cando il futuro del Ticino e nessuno neparli. Né i politici, né i mass media. Inquesto Cantone si discute di tutto, madi questo problema fondamentale nes-suno parla”.Si discute però di dove progettare lastazione ticinese dell’AlpTransit. “Cer-to. Niente è ancora deciso. Ma natural-

mente il posto più giusto è sul Piano diMagadino, perché lì è più facile realiz-zare le connessioni con le linee regiona-li. Questo conferma ancora una voltacome il futuro del Ticino si giochi pro-prio su questa zona”.Un’ultima domanda provocatoria. Mase la nuova città che lei prevede e chevede già germogliare non dovesse sor-gere? “Può darsi che io mi sbagli suitempi di sviluppo. Ma ciò che conta ènon mettere ostacoli affinché un terri-torio si possa sviluppare in modo equili-brato e armonioso. Noi architetti dob-biamo sempre creare i presupposti pernon ostacolare evoluzioni magari anchemolto lontane”.

di GIÒ REZZONICO

Gli architetti urbanisti, soprat-tutto se di fama mondialecome Luigi Snozzi, sonoproiettati nel futuro. Guarda-

no lontano, dove i nostri occhi non san-no vedere. Interessante, dunque, senti-re il loro parere sul futuro della città.Tra un viaggio e l’altro – è invitato a te-nere conferenze in tutto il mondo – egli impegni di insegnamento a Mendri-sio e ad Alghero in Sardegna, siamo riu-sciti ad incontrare Luigi Snozzi in unodei suoi rari soggiorni a Locarno. È l’ar-chitetto che oltre vent’anni fa avevaprogettato la sistemazione di PiazzaGrande. Un progetto ancora attualissi-mo, ma finora non realizzato. E noi, ineffetti, ci aspettavamo che ci parlassedell’agglomerato attuale con il suo ba-ricentro appunto in Piazza Grande. In-vece no. Snozzi ci spiazza immediata-

mente. “Il futuro del Ticino e del Sopra-ceneri in particolare – sentenzia – sigioca sul Piano di Magadino. Volutonell’Ottocento con una grande intuizio-ne di Carlo Cattaneo affinché diventas-se il granaio del Ticino, oggi il Piano diMagadino sta cambiando destinazione.Ospita industrie, centri d’acquisto, stainsomma diventando una zona urbaniz-zata, un’esternazione delle città. Sì, usoil plurale, perché gli agglomerati di Lo-carno e Bellinzona stanno già inconsa-pevolmente confrontandosi sul Piano.Certo, i politici non se ne sono ancoraresi conto e forse nemmeno alcuni ur-banisti, ma sul Piano sta sorgendo lanuova città del Ticino. Fra cento anni ilCantone avrà la sua nuova città sul Pia-no di Magadino”. E l’agricoltura? “Cisarà probabilmente posto anche perquella, perché diventerà sempre piùtecnologica. Vede – prosegue l’architet-to – le città si creano da sole. A volte

senza che nessuno se ne accorga. Com-pito dell’urbanista è di prevedere suquali territori si possono espandere. Gliagglomerati di Locarno e Bellinzona sidevono appropriare del Piano. Gli urba-nisti devono fare in modo di non intral-ciare questo sviluppo e anzi di favorirloaffinché avvenga in modo equilibrato.Nel caso specifico valorizzando peresempio il parco fluviale del fiume Tici-no: una zona splendida!”. Abbiamo tutti sotto gli occhi ciò che èavvenuto a sud di Lugano, nel Pian Fa-loppia, dove sono sorti centri di acqui-sto, commerci, industrie in modo sel-vaggio, senza un piano urbanistico, edora non si sa più come ordinare quelterritorio in preda al caos del traffico.“Sul Piano di Magadino – prosegueSnozzi – non si possono fare errori diquesto genere, perché il futuro del Tici-no si gioca lì con la presenza dell’Alp-Transit. E qui sorgono i problemi”. Qua-

22

i traguardi

Comune Ticino 23Comune Ticino

i traguardi

Sul Piano di

AlpTransit

AutostradaStazione

Ferrovia regionale

AlpTransit

AutostradaStazione

Ferrovia regionale

LLuuiiggii SSnnoozzzzii,,aarrcchhiitteettttoo

Bellinzonae Locarno

si congiungerannocreando così

il nuovo centrodel Sopraceneri

““

del futuroMagadino la città

AlpTransit a livello del terreno AlpTransit su viadotto

25Comune Ticino

i traguardi

di ANGELO ROSSI

IComuni svizzeri con iloro comprensori sono,nella maggioranza deicasi, un’eredità della ci-

viltà agricola, quando, dalprofilo alimentare, le fa-miglie erano autosuffi-cienti e la mobilità profes-sionale (anche laddove vi-geva la transumanza) sirealizzava all’interno deiconfini comunali. In altreparole, i Comuni di alloraerano non solo un’unitàpolitica, ma anche eco-nomica. Tassavano quelloche producevano e spen-devano del loro.Oggi le cose sono cambia-te, perché, in particolareattorno ai centri cittadini,la mobilità professionale èforte. Nei Comuni subur-bani, anche in quelli dell’agglomerato di Locarno,non è raro di incontrare situazioni nelle quali la quo-ta dei pendolari in uscita supera largamente il 50%

della popolazione attiva occu-pata del Comune. Dove vannoa lavorare queste persone? Lafrazione maggiore dei pendo-lari in uscita va di sicuro a la-vorare nel centro dell’agglo-merato. Il centro dell’agglo-merato urbano moderno deveessere considerato come unagrande azienda di colloca-mento per la sua popolazioneattiva, ma anche per i lavora-tori dei Comuni dell’agglome-rato. Dal profilo del mercatodel lavoro, quindi, i Comunisuburbani dipendono forte-mente dal centro.Aggiungeremo che, di solito, ipendolari in uscita dai Comunisuburbani verso il centro ap-partengono alle fasce di reddi-to alte e quindi sono contri-buenti estremamente interes-santi. Come dimostra il profiloqui riprodotto, la conseguen-

za della mobilità professionale nell’agglomerato èun moltiplicatore alto per il centro e moltiplicatorimolto bassi per i Comuni che gli sono adiacenti.

Può l’agglomeratovivere senza

la città?

LL’’eeccoonnoommiissttaaAAnnggeelloo RRoossssii

I Comunisuburbanidipendonodal centro:non si può“cancellarlo”

Traguardi

27Comune Ticino

i traguardi

“La città effettiva esiste, maè priva di un suo gover-no, dunque della possibi-lità di adeguarsi ai cam-

biamenti, vincendo le sfide che si presen-tano e cogliendo le opportunità sul tap-peto. Ciò si ripercuote negativamentesulla collettività in termini di posti di lavo-ro, aiuti sociali, mobilità, offerte di sva-go… insomma tutte cose che toccano di-rettamente gli abitanti”. È Mauro De Lorenzi, capo della Sezioneenti locali del Cantone, a parlare, e aquesta affermazione giunge attraversoun significativo percorso storico-sociale.Così come da questa affermazione arrivaa una chiara conclusione: si deve dotarela città effettiva di un’organizzazione isti-tuzionale in grado di rispondere alle esi-genze della sua collettività o questa pa-gherà un prezzo elevato perché “oggistiamo vivendo sulle riserve, ma questenon dureranno a lungo: i cambiamentieconomici e sociali sono già in atto, e so-no veloci”. Ciò significa che “il Comune

deve tornare al servizio della crescita del-la collettività”, e per farlo “deve coincide-re con le dimensioni della città effettiva”. Per chiarire il concetto occorre partire dal-l’evoluzione storica, anzi dall’evoluzione ingenerale. De Lorenzi cita Darwin: ‘Non è laspecie più forte che sopravvive, nemmenoquella più intelligente, bensì quella più ri-cettiva al cambiamento, che sa adattarsimeglio’. Cosa significa sul piano sociale?

“Che in tutte le comunità – spiega il capodella Sezione enti locali – vi sono una lea-dership riconosciuta, gerarchie e classi so-ciali, che si organizzano per rispondere aibisogni collettivi, per gestire rischi e oppor-tunità del territorio della comunità. Sonobisogni che mutano secondo il momentostorico: per esempio i patriziati sono natiper rispondere alle esigenze di un’econo-mia di sopravvivenza prettamente agrico-la. Se manca questa organizzazione allabase, un’entità è destinata inevitabilmentea sfasciarsi: la storia lo ha mostrato più vol-te, basti pensare a quanto avvenuto all’im-pero di Carlo Magno alla sua morte. Vice-versa, chi ha in mano l’organizzazione èdestinato a crescere, come successo inRussia: è stato il principe moscovita Ivan I,cui i mongoli avevano delegato l’esazionedei tributi, ad assumere il controllo propriograzie alla “rete fiscale” e a subentrare aimongoli dando via al regno degli zar”.Queste istituzioni, per sopravvivere, devo-no adattarsi al cambiamento. “Nel tardomedioevo, ad esempio, sotto la spinta da-

Sopravvivecambiare

Se il reddito dei contribuenti, invece diessere tassato nel Comune di domicilio,fosse tassato nel Comune di lavoro, disicuro Locarno avrebbe il moltiplicatorepiù basso.Nella letteratura economica questa si-tuazione viene definita come l’ipotesidello sfruttamento del centro dell’agglo-merato da parte dei Comuni suburbani.In un certo senso questi ultimi sono dei

parassiti del centro a livello di entrate fi-scali. Ma forse lo sono anche a livello dispesa, perché per molte funzioni possonousufruire dei servizi e delle infrastrutturedel centro cittadino. Per il fatto che l’of-ferta di infrastrutture e servizi del centro èlarga, questi Comuni sono portati, perquanto concerne funzioni come l’ordinepubblico, l’istruzione, la cultura, i tra-sporti pubblici, a spendere meno per abi-

tante di quello che deve spendere la città.Se Locarno, per un concorso di circostanzenegative che speriamo non intervengamai, dovesse sparire dalla Subregione del-la sponda destra, la posizione economica efinanziaria dei Comuni suburbani, in parti-colare di quelli che sono adiacenti allacittà, peggiorerebbe, e di molto! L’aggre-gazione dei Comuni adiacenti alla città facessare questo fenomeno di sfruttamento.

10095908580757065605550

Brissago Ronco s/A Ascona Losone Orselina Locarno Muralto Brione s/M Minusio

Moltiplicatori politici nella Sub-regione Sponda destra (2004)

A sinistra, Palazzo Marcacci;qui sotto, Mauro De Lorenzi,capo della sezione enti locali

chi sa

La città-regioneesiste ma nonha un governoper rispondereai bisognidegli abitanti

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i traguardi

ta da una nuova classesociale, la borghesiamercantile, si crea il bi-sogno di centri di merca-to ben funzionanti: diconseguenza nascono leCittà-Stato, che permet-tono di soddisfare que-sta nuova esigenza. Insostanza ci devono esse-re delle spinte nelle co-munità che rispondonoa quelli che sono i biso-gni e gli obiettivi del mo-mento”.Oggi la spinta economica determinanteviene dalle aree urbane, dove si concentra-no popolazione e posti di lavoro; le città,“che stanno vivendo una specie di rinasci-mento”, fungono da polo delle rispettiveregioni, facendone i attuali motori d’Euro-pa: la Catalogna con Barcellona, la Lom-bardia con Milano, la Baviera con Monaco,l’altopiano svizzero con Zurigo e Basilea…Quanto al Ticino “si sta spaccando in due:da un lato il Luganese, dall’altro tutto il re-stante territorio. La chiarissima spinta allalocalizzazione economica attorno al Cere-sio (vedi Carnazzi Weber a pagina 3) insé è positiva, perché Lugano – come altriha detto – è in grado di agganciare il Ti-cino al mondo e di permettergli di con-frontarsi con le altre regioni, ma pone ilproblema dell’irrinunciabile valorizzazio-ne di tutte le altre aree del Cantone, lecui risorse non possono essere sprecate acausa del frazionamento istituzionale.Inoltre così gli altri agglomerati non pos-sono nemmeno fungere da partner perla città ceresiana in un processo di cresci-ta del quale il Ticino abbisogna per te-nersi alla pari nell’Europa delle regioni”.Diversi i motivi all’origine della mancanzadi capacità delle collettività nell’adeguarei Comuni alle nuove necessità. Il principa-le, afferma De Lorenzi, va cercato nellastoria. “A differenza dei patriziati o diistituzioni simili, il Comune politico tici-nese non è nato dalla spinta popolareperché servisse come strumento per isuoi bisogni, ma è stato calato dall’altoda Napoleone nel 1803 attraverso l’Attodi Mediazione”. La controprova sta an-che nel fatto che questa istituzione nonaveva neppure i soldi per finanziare i ser-vizi della propria collettività: non esistevainfatti l’imposta sul reddito. Per restare aLocarno, come scrive lo storico RodolfoHuber, ‘il Comune gestiva i capitali comeuna banca… votata al fallimento: infatti

gli investimenti per le infrastrutture pub-bliche non davano un reddito diretto purfavorendo in modo importante il benes-sere generale della comunità’. Le cosemuteranno solo in seguito agli effettidella nuova Costituzione federale del1848, e in particolare col varo nel 1855della Legge d’imposta cantonale. “L’avervissuto secoli quale baliaggio e il fattoche il Comune politico sia stato impostodall’alto – riprende De Lorenzi – ha impe-dito il sorgere di un legame culturaleemozionale tra la popolazione e questaistituzione (sempre intesa come strutturaamministrativo-politica, non come loca-lità: in tal senso il legame c’è, è forte enessuno lo mette in discussione)”. Qualela conseguenza? Che la collettività nonha compreso che il Comune politico è ilsuo strumento operativo, ed è “cosìmancata la spinta al cambiamento, laspinta ad adattare lo strumento alle nuo-ve realtà”.Queste nuove realtà sono gli agglomera-ti. “Tutti noi viviamo già le città effettivee le rispettive regioni, ogni giorno cimuoviamo al loro interno oltrepassando

più volte i confini giu-risdizionali comunali:abito ad Ascona, lavo-ro a Locarno, vado alcinema a Muralto,faccio acquisti a Loso-ne, ho gli amici a Mi-nusio,…”. La popola-zione è consapevoledella sua appartenen-za alla città effettiva,“ma non lo è dellamancanza di un go-verno di questa città esoprattutto di come

senza di esso non si possono fronteggia-re le necessità della comunità stessa”. Eciò, “esaurite le riserve sulle quali stiamovivendo, implica declino, perché tutta l’e-conomia delle entrate oggi è cantonale oregionale, non comunale; le aziende nonsi insediano nel Comune “X” perché essofa una determinata politica di promozio-ne, ma nella regione “y” perché essa of-fre determinate risorse che ha saputocorredare con elementi di attrazione: di-sponibilità di forza lavoro qualificata, as-si di mobilità, centri di competenza, cari-co fiscale non eccessivo, presenza di for-nitori…”. In mancanza di un un’organizzazione uni-ca, le città non sono in grado di promuo-vere progetti regionali <in tempi accettabi-li e senza un enorme dispendio di risorse,di affrontare problemi complessi quali iltraffico, di far valere le proprie esigenze, didifendersi di fronte alla chiusura di ufficipostali, alla scomparsa del personale dallestazioni, alle centralizzazioni... E non sonoin grado di generare risorse indispensabiliper dotarsi di quei servizi sociali che il Can-tone non riesce più a garantire proprio per-ché gli mancano le entrate a causa dellanon valorizzazione di molte delle risorse re-gionali ticinesi.“A che serve il Comune? A una logica po-litica a se stante, a rapporti di potere, o a ri-spondere alle esigenze di farmi arrivare allavoro in tempi ragionevoli, di farmi respi-rare aria pulita, di creare occupazionescambi risorse, di mantenere un livello disocialità e di qualità di vita? Questi sono gliobiettivi, e sono tutti fuori della portatadell’80% dei Comuni attuali”. La risposta aquesto stato di cose è chiara, conclude DeLorenzi: “Il Comune deve farsi protagoni-sta, deve tornare al servizio della crescitadella comunità, deve cioè essere strumen-to di governo delle città effettive. E per far-lo deve assumerne le dimensioni”. (fdp)

Il Comuneè lo strumentodella comunitàma se non vieneadeguatonon le permettedi crescere

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