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Antropologia - Antropologia - Lezione 10^ Lezione 10^ Capitolo I Storia di una ricerca: l’antropologia nella Bibbia e nella Tradizione Gaudium et Spes e oltre… Gaudium et Spes e oltre…

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Antropologia - Lezione 10^Antropologia - Lezione 10^Capitolo I

Storia di una ricerca:

l’antropologia nella Bibbia

e nella Tradizione

Gaudium et Spes e oltre…Gaudium et Spes e oltre…

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Gesù è al vertice delle aspirazioni umane, è il termine delle nostre speranze e delle nostre preghiere, è il punto focale dei desideri della storia e della civiltà, è cioè il Messia, il centro

dell'umanità, Colui che dà un senso agli avvenimenti umani, Colui che dà un valore alle

azioni umane, Colui che forma la gioia e la pienezza dei desideri di tutti i cuori, il vero uomo, il tipo di perfezione, di bellezza, di

santità, posto da Dio per impersonare il vero modello, il vero concetto di uomo, il fratello di tutti, l’amico insostituibile, l’uomo degno d’ogni

fiducia e d’ogni amore: è il Cristo-uomo.

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E nello stesso tempo Gesù è la sorgente d’ogni nostra vera fortuna, è la luce per cui la stanza del mondo prende proporzioni, forma, bellezza ed ombra; è la

parola che tutto definisce, tutto spiega, tutto classifica, tutto redime; è il principio della nostra vita spirituale e morale, dice che cosa si deve fare e dà

la forza, la grazia, per farlo; riverbera la sua immagine, anzi la sua presenza in ogni anima che si fa specchio per accogliere il suo raggio di verità e di vita, che cioè crede in Lui e accoglie il suo contatto

sacramentale; è il Cristo-Dio, il Maestro, il Salvatore, la Vita... «Cristo è necessario»; «Cristo è

sufficiente»; «Cristo è la vera e sola religione, Cristo è la sicura rivelazione di Dio, Cristo è il solo ponte fra noi e l’oceano di vita che è la Divinità, la Trinità santissima, per cui, volere o no, siamo stati creati e

a cui siamo destinati»(Papa Paolo VI)

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ConclusioniConclusionisu su

Gaudium et Gaudium et SpesSpes

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È indicato, in linea di principio, il criterio ermeneutico su cui impostare una antropologia cristiana: il punto di partenza cristologico = Cristo chiave di lettura dell’umano

si impone come il riferimento imprescindibile per la teologia postconciliare: l’antropologia qui presentata ha il suo fondamento e il suo culmine nella cristologia

il contributo del concilio non è nei vari brevi sviluppi tematici, ma dal principio base enunciato in GS 22GS 22

con la definizione del nesso antropologia-cristologia si ha ormai l’architrave su cui strutturare armonicamente e in forma sistematica il discorso cristiano sull’uomo

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Per F.G. BrambillaF.G. Brambilla è l’esito del rinnovamento biblico e dello sviluppo filosofico del sec. XX che hanno condotto alla «dissoluzione del trattato» e perciò al ripensamento

col punto di partenza scritturistico = non si poteva trattare solo di ripensare alcuni temi alla luce della Parola di Dio, bensì di riscoprire il senso stesso della rivelazionerivelazione:

non è prima di tutto un deposito di verità, definizioni, dogmi, ma l’autocomunicazione di l’autocomunicazione di Dio nella storiaDio nella storia

impone di chiarire i due poli entro cui si svolge il dialogodialogo salvifico: Gesù CristoGesù Cristo è vertice dell’autocomunicazione divina e l’uomol’uomo è il suo destinatario = Gesù Cristo diventa il senso dell’uomo, la rivelazione dell’uomo.

conclusione di questa revisione radicale = fare l’antropologia secondo la rivelazione (e non a partire da un concetto previo di natura) significa elaborare l’antropologia secondo la cristologia

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Risultato di questa scelta è l’affermazione chiara dell’unica vocazione divina di ogni uomo.

ma l’ambiguità del mancato riferimento cristologico sin dalla creazione comporta una non del tutto chiara non del tutto chiara interpretazione di tale vocazione alla interpretazione di tale vocazione alla figliolanzafigliolanza in in LuiLui.

• Giustamente LadariaLadaria ha messo in luce la dinamica della rivelazione attraverso la quale si giunge alla verità dell’uomo: Gesù è il rivelatore del PadrePadre, dunque, di se stesso come il FiglioFiglio. Coerentemente rivela anche la verità dell’uomo quale figliofiglio. Tuttavia, tale logica emerge, forse, più a posteriori. Il testo oscilla ancora tra questa formulazione – più insinuata che esplicitata – e una definizione “generica”, di vocazione “divinadivina”…non è ancora detta “vocazione filialefiliale”!

Cristo ci fa conoscere che noi stessi siamo fatti per Dio. Ma ciò non definisce ancora la “forma filiale” del rapporto a cui siamo chiamati.

Prova ne è il fatto che normalmente si definisca l’uomo quale imago Deiimago Dei, ma senzasenza alcuna relazione a CristoCristo.

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Il limite di GS è l’impressione di compromessocompromesso insita nel testo. Si vedono, infatti, incongruenze ed accostamenti tra le dichiarazioni di principio e le declinazioni contenutistiche:

si parla dell’unica vocazione divina, ma solo in alcuni accenni si esplicita il suo contenuto “cristologico” (?)

si ribadisce il riferimento dell’uomo a Cristo, ma raramente se ne esplicita il legame sin dalla creazione (perché si è incarnata proprio la Seconda Persona e non…?)

Il dato si può comprendere alla luce della vivacità del dibattito conciliare preoccupato di non entrare in dispute di scuola

perciò, si elabora una linea di mediazione, in cui si ritrova ancora molto delle posizioni precedenti

proprio per la sua natura di testo “di compromesso”“di compromesso” fra posizioni diverse e, all’opposto, per la lucida chiarezza con cui ha dichiarato il principio ermeneutico nel principio ermeneutico nel cristocentrismocristocentrismo, si comprende la pluralità di posizioni su cui si svilupperà l’antropologia teologica postconciliare.

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LadariaLadaria fa notare che rimane aperto il problema del rapporto natura/grazia

Alcuni Padri chiedevano un approfondimento di questo tema e domandavano che si superasse chiaramente la distinzione tra ordine naturale e ordine soprannaturale, passando alla creazione dell’uomo in Cristo, con un passaggio forse troppo repentino.

Altri volevano ribadire la doppia visione dell’uomo nei termini di natura e nei termini di grazia.

Il Concilio evita di entrare direttamente in questa discussione, forse per evitare di perdersi nelle secche della discussione sul motivo dell’incarnazione.

Si doveva inoltre evitare un cristocentrismo radicale, per non chiudersi al dialogo col mondo contemporaneo.

Inoltre c’era il desiderio ben chiaro che l’ordine della creazione mantenesse la propria autonomia.

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Esistono negli atti conciliari le tracce di proposte di formulazioniproposte di formulazioni interessanti che non sono poi confluite nel testo, ma che indicano la tendenza di alcuni padri conciliari:

“l’ordine della creazione include l’ordine della redenzione” (Atti, vol. IV/I 461). Questo testo rischiava però di offuscare l’idea di autonomia dell’ordine della creazione.

Oppure: “Dire uomo è già evocare Cristo”. O ancora: “Cristo perfetta immagine del

Dio invisibile a immagine del quale noi siamo stati creati” (Atti vol. IV/II - cfr. Ireneo e Tertulliano).

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Tra i limiti più rilevanti, va sottolineato:

il recupero del riferimento recupero del riferimento cristologico sino alla protologiacristologico sino alla protologia non viene attuato. Nonostante LadariaLadaria cerca di ritrovarne i possibili agganciritrovarne i possibili agganci (persino nelle note), occorre constatare che non appare non appare una tesi chiara e convintauna tesi chiara e convinta in quel momento. Tutt’al più si potrà riconoscerla come insinuatainsinuata.

In ogni caso, il concilio non la pregiudica, anzi, semmai, la linea di riflessione che la linea di riflessione che ha prospettatoha prospettato – ossia il primato cristologico – la suggerisce come feconda.

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Un’accusa che è stata mossa a questo numero della GS riguarda la pneumatologiapneumatologia:

sarebbe stato necessario un ricorso più abbondante alle testimonianze dell’azione dello Spirito.

Ci sembra che quest’accusa sia ingiusta poiché lo Spirito Santo ha in questo lo Spirito Santo ha in questo numero tutta la centralità che numero tutta la centralità che meritamerita.

Anzi, qui si apre la riflessione sulla grazia.

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• Se questi sono gli esiti a cui conduce lo studio della GS, rimane ampiamente giustificata la sua importanza per l’antropologia teologica.

• Ladaria cerca poi di allargare il discorso anche agli altri documenti conciliari:

AG 8 che richiama la tesi di fondo, dell’unica vocazione rivelata in Cristo

e NA 5 che parla della filiazione e della fraternità. La constatazione, però, rimane che anche in questi «non si va al di là della GS»

si può trarre la conclusione che, con il Concilio Vaticano II, l’antropologia teologica ha trovato un punto di non ritorno: il principio cristocentrico. Al di là, però, dell’indicazione di principio, rimane un compito da attuare, ancora nuovo.

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In definitiva, il dato che dobbiamo raccogliere è la coscienza che il Concilio Vaticano IIConcilio Vaticano II

ha effettivamente posto le condizioni necessarie per impostare impostare cristianamente un’antropologia cristianamente un’antropologia teologicateologica.

Il contributo si pone non tanto a livello dei contenuti, quanto piuttosto per la novità del metodo.

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un suggerimento di BrambillaBrambilla:

Guardare un po’ Guardare un po’ “oltre” GS“oltre” GS:

l’Antropologia Cristiana l’Antropologia Cristiana nel “complesso” del nel “complesso” del Concilio Vaticano IIConcilio Vaticano II

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Ladaria ci ha permesso di raccogliere analiticamente la ricchezza di GSGS per l’antropologia teologica

Brambilla all’opposto, insiste per un’attenzione più ampia alla dottrina conciliare.

a livello generale condivide con G. Colombo una sorta di compromesso nell’antropologia emergente dal testo, poiché

«nonostante la positiva esclusione della teologia dei due ordini, ripropone, senza superarla, l’antropologia dei manuali» = creazione e incarnazione ???

con G. Alberigo, condivide che la GSGS ha deboli legami con il resto dei documenti conciliari e, soprattutto, con la Scrittura. Queste duedue paiono essere le ragioni radicaliragioni radicali dell’insufficienza antropologica cui si è rimasti.

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Di qui la conclusione di F.G. Brambilla, che ne ricava pure un’indicazione positiva:

«A mio avviso, proprio nel carattere irrelato della teologia della GS rispetto ai poli principali del concilio si trova la ragione prossima della insufficiente maturazione a cui è arrivata l’antropologia teologica della costituzione.

Ma da ciò deriva anche una indicazione metodica per il rinnovamento della stessa antropologia teologica, la quale non può ripensarsi se non raccogliendo la lezione globale dell’insegnamento conciliare, in particolare quello della DV circa il carattere salvifico della rivelazione, la sua forma cristologica, la sua declinazione storica».

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Brambilla non si ferma all’analisi di un documento.

Gli esiti emersi confermano la bontà di questa scelta:

• per quanto sia vero che GSGS costituisce il testo con maggior riferimento alla tematica antropologica, tuttavia, ha fornito un contributo fornito un contributo solo parzialesolo parziale

• invece, un documento quale DVDV non è preoccupato direttamente di tematiche antropologiche, ma fornisce il fondamento al rinnovamento generale della teologia stessa e, conseguentemente, costituisce l’apporto fondamentalel’apporto fondamentale per un ripensamento unitario anche dell’antropologia teologica.

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DV, infatti, mettendo nuovamente a tema il concetto di RivelazioneRivelazione postula e fonda il rinnovamento del metodo teologico stesso.

Il discorso teologico, infatti, si deve ripensare

continuamente come «intelligenza critica della rivelazione»

dunque, un nuovo modo di concepire la rivelazione provoca coerentemente un rinnovamento della teologia stessa.

Questo è l’esito del processo di «superamento dell’antropologia manualistica preconciliare».

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Più precisamente

la metodologia della teologia postconciliare si pensa a partire dalla rivelazione e non primariamente a partire dal magistero = la la rivelazione diventa così il principio istitutivo rivelazione diventa così il principio istitutivo della comprensione della realtà dal punto della comprensione della realtà dal punto di vista cristiano di vista cristiano = il dogma sotto la PdD

Poiché, però, la Rivelazione non è altro che Cristo stesso, si impone come prioritario e centrale il riferimento a Gesù Cristo: la cristologia, in quanto “principio”“principio” e “centro”“centro” della rivelazione cristiana, costituisce la formaforma e il criteriocriterio ermeneutico per la comprensione cristiana di tutta la realtà:

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Dio è il Padre di Gesù = De DeoDe Deo

capo del Corpo = De EcclesiaDe Ecclesia

immagine dell’uomo = AntropologiaAntropologia

CristoCristo èè dona la vita divina = De GratiaDe Gratia

futuro dell’uomo = escatologiaescatologia

norma dell’umano = moralemorale

il complesso movimento di rinnovamento della teologia in se stessa pone le basi per basi per l’impostazione dellal’impostazione della moderna antropologia moderna antropologia teologica teologica

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La tesi della strutturazione cristocentrica dell’antropologia teologica

l’antropologia deve essere ricostruita assumendo la cristologia come “principio” e “forma” del discorso cristiano sull’uomo, perché l’antropologia teologica è l’antropologia della rivelazione (e non della natura) e la rivelazione propriamente detta è Gesù Cristo

nel preciso senso che l’umano cristologico (in quanto è l’umanità singolare dell’evento di Gesù) è la forma e il principio e, dunque, il criterio ermeneutico dell’umano antropologico.

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BrambillaBrambilla propone di declinare la tesi in quattro tappe:

identificare il senso cristiano il senso cristiano dell’uomodell’uomo nel rapporto costitutivo all’evento singolare di Gesù di Nazareth, così che i due termini del rapporto non siano dati e compresi previamente al rapporto medesimo

semplicemente detto: si parte da Cristo si parte da Cristo per comprendere l’uomoper comprendere l’uomo

attenzione critica a possibili visioni antropologiche pre-costituite a pre-costituite a prescindere da Cristoprescindere da Cristo

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porre in relazione costitutiva i singoli temi antropologici con il riferimento cristologico

gli argomenti trattati (grazia, creazione, peccato, giustificazione, compimento escatologico…) non devono essere in qualche modo presupposti e non determinati dalla forma cristologica

si intende evitare il rischio di assumere acriticamente una trattazione “filosofica”, anziché teologica

infatti, se Gesù Cristo dice la verità piena e definitiva dell’uomo, occorre che si dia un recupero integrale del riflesso di Cristo sulla comprensione di tutto l’uomo.

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Il riferimento cristologico dovrà in-formare lo stesso progetto generale:

questo dovrà porsi come criterio sintetico ed unitario

dallo sviluppo di questa convinzione dipende l’esito e – prima ancora – la ristrutturazione dell’antropologia teologica.

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Evitare una duplice riduzione del riferimento cristologico:

1) anzitutto, nella tendenziale riduzione alla redenzione

2) dall’altro, la riduzione critico-negativa (amartiocentrica), come se la cristologia non fosse in grado di dire nulla di positivo sull’uomo.

Tale strutturazione dell’antropologia teologica attorno al principio cristocentrico è stata esplicitata da F.G. Brambilla e costituisce l’indice del nostro Corso.

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Il dopo Concilio Il dopo Concilio

Vaticano IIVaticano II

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GS 22GS 22 ha indicato il nodo fondamentale dell’antropologia teologica: il nesso cristologia-antropologia

ma non lo ha svolto, consegnandolo come compito da attuare alla teologia del dopoconciliodopoconcilio

questo ha dato origine ad una pluralità di pluralità di sviluppisviluppi che, in vario modo, hanno cercato di realizzare questa esigenza

uno sguardo all’indice di alcuni trattati metterà in luce i differenti schemidifferenti schemi utilizzati per trattare l’antropologia teologica.

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Alcuni ricalcano il tradizionale De GratiaDe Gratia, come ad es.

E. SchillebeeckxE. Schillebeeckx, Il Cristo. La storia di una nuova prassi, Brescia Queriniana 1977.

Altri riconducono il discorso sull’uomo interamente alla protologiaprotologia:

G.G. GozzelinoGozzelino, Il mistero dell’uomo in Cristo. Saggio di protologia, Leumann, LDC, 1991, che riprende tutti gli argomenti del De Deo creante et De Deo creante et elevanteelevante, anche la questione degli angeli.

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I più, però, ricalcano il modello di FlickFlick ed

AlszeghyAlszeghy che – forse per primi – raccolgono il materiale tradizionale sparso nei vari trattati, cercando

• di dare una visione unitaria e armonica dell’antropologia

• e recuperando il riferimento cristologico.

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FlickFlick e AlszeghyAlszeghy

La materia resta così suddivisa in due sezioni:

L’uomo sotto il segno di AdamoL’uomo sotto il segno di Adamo

parte 1: l’uomo creatura di Dio p. 2: l’uomo immagine di Diop. 3: l’uomo alienato per il peccato

e poi L’uomo sotto il segno di CristoL’uomo sotto il segno di Cristo

p. 4: in Cristo (incorporazione salvifica)p. 5: per Cristo (azione della grazia) p. 6: verso Cristo (escatologia).

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A questo modello, si ispirano ad es.:

I. SannaI. Sanna

Parte Prima. Ogni uomo è Adamo:

- creazione del mondo- dell’uomo- l’uomo immagine di Dio- l’uomo nella condizione di peccato. Parte Seconda: Ogni uomo è Cristo: la

Grazia- parte storica: estensione e modalità della

chiamata alla grazia (predestinazione)- effetti della grazia- dinamismo della chiamata- l’uomo destinato alla vita eterna.

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e lo stesso L. LadariaL. Ladaria

Tre i capitoli del suo volume:

I.I. L’uomo e il mondo come L’uomo e il mondo come creaturecreature di Diodi Dio

II.II. L’uomo L’uomo chiamato all’amiciziachiamato all’amicizia con con Dio e Dio e peccatorepeccatore

III.III. L’uomo nella L’uomo nella graziagrazia di Dio di Dio..

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I meriti di queste impostazioni:

trovano unitàunità i contenuti sinora dispersi in vari trattati

continuità con la tradizionetradizione col rinnovamento conciliare recuperano il

riferimento a Cristoriferimento a Cristo si segue l’ordine cronologicol’ordine cronologico della storia storia

della salvezzadella salvezza, così come si dà a conoscere all’esperienza umana e come la Scrittura la presenta (l’ordo historiae)

il concilio ha stimolato il recupero della storicità, contro ogni descrizione “astratta” dell’umano

sempre in riferimento al Vaticano II, il cristocentrismo appare già nella prima creazione, ma emerge soprattutto nella nuova creazione.

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I limiti di queste impostazioni:l’effettiva centralità di Cristo pare più più

dichiarata che non effettivadichiarata che non effettiva più che per una “revisione tematica”“revisione tematica”, il

cristocentrismo dovrebbe funzionare come architravearchitrave dell’impianto teologico

il riferimento a Cristo non intende essere un “contenuto in più”, un’informazione aggiuntiva ad argomenti previamente dati, ma come criterio ermeneutico dell’antropologia

questa è l’indicazione del concilio, che non si è impegnato tanto a rivedere i “temi” dell’antropologia, quanto piuttosto ad indicarne il metodo ed il criterio.

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E la nostra E la nostra impostazioneimpostazione

??

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Di fronte al lento travaglio che ha visto nascere l’antropologia teologica optiamo per il modello proposto ed elaborato da alcuni teologi della facoltà di Milano: G. Colombo, L. G. Colombo, L. Serenthà, F.G. Brambilla Serenthà, F.G. Brambilla e G. Colzani G. Colzani

questo schema si caratterizza per la scelta del punto di partenza: occorre iniziare con il piano di Dio sull’uomo, ossia parlando dell’uomo come elevato alla vita di grazia, e non tanto dalla sua creazione

la creazione non è che la conseguenza di questo progetto originario, di cui è il primo passo d’attuazione.

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Si ottiene, in sostanza, un’inversione dell’ordine tradizionale, poiché:

si muove dal piano di Dio sull’uomo, ossia della sua elevazione all’ordine soprannaturale (la Grazia)

per arrivare poi alla creazione ed al senso della storia.

Con chiarezza di L. SerenthàL. Serenthà sintetizza il criterio fondamentale:

«il nesso logico dovrebbe predominare su quello cronologico e, in questo senso, iniziare pertanto dalla teologia della

grazia».

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Esemplificando, potremmo dire che se “storicamente” si è rivelata così la verità sull’uomo – ossia nel distendersi del tempo: prima la creazione, poi il peccato, quindi la redenzione di Cristo -, ciò non può esser elevato ad affermazione di principio: “è così”.

Non è corretto sovradeterminare l’ordine storico a criterio interpretativo della realtà.

Anzi, una volta conosciuto Cristo quale compimento pieno e definitivo della rivelazione, non si vede perché si debba ripercorrere ancora tutto l’itinerario precedente per arrivare a Lui (?!)

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l’ordine cronologico della storia della salvezza

protologia redenzione

escatologia 1° Adamo1° Adamo incarnazione (Adamo

definitivo) (creazione)

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l’ordine logico (il punto di partenza cristologico) deve predominare sull’ordine cronologico.

CristoCristo

protologia redenzione escatologia

creazione incarnazione ricapitolazione del 1° Adamo1° Adamo del 2° Adamo Adamo definitivo2° Adamo Adamo definitivo

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Un’occhiata Un’occhiata all’Indice del nostro all’Indice del nostro corso…corso…

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Nell’ottica di questa proposta, strettamente cristocentrica, lo schema essenziale del trattato di antropologia può esser ricondotto a tre tappe:

La predestinazionepredestinazioneLa tesi fondante e fondamentale della

antropologia teologica è identificata in questa cifra biblica e teologicacifra biblica e teologica, in quanto ritenuta capace di raccogliere la ricchezza dei significati che definiscono il piano originario di Dio: l’uomo si comprende nella chiamata / predestinazione ad essere e vivere in Gesù Cristo: “predestinati ad essere conformi all’immagine del Figlio” (Rm 8,28)

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Il secondo momento intende declinare le le strutture della libertà creatastrutture della libertà creata:

Dio attua il suo piano creando una libertà corporea nel mondo

nella differenza per la comunione di uomo-donna

nella chiamata all’incorporazione (= la grazia)

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La terza tappa, invece, indagherà la

vicenda storica della libertà vicenda storica della libertà creatacreata, ossia il concreto sviluppo storico del progetto di Dio:

il dono originario della grazia (lo Stato Originario dell’uomo)

e il peccato come sua perdita (il Peccato Originale e la sua continua efflorescenza in una storia di peccato)

il cammino della giustificazione del peccatore (il dinamismo della grazia).

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Si intuisce coerentemente il motivo per cui l’antropologia teologica è strettamente legata anche all’escatologiaescatologia, che costituisce il momento finale di questo sviluppo storico:

il compimento definitivo dell’uomo in Cristo, ossia la realizzazione piena del piano divino

dall’eschaton agli eschata la figura di MariaMaria, poi, non è che l’attuazione

esemplare dell’umano cristiano (connessione con la marialogia)

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Tesi fondamentale della Predestinazione:

Figli nel Figlio per grazia

Momento sistematico I (= strutture della libertà creata)

L’uomo: libertà creata

La relazione uomo-creazione

La libertà sessuata: differenza nella/per la comunione

La grazia. L’incorporazione a Cristo: realizzazione della comunione

Momento sistematico II

(= vicenda storica della libertà creata)

Lo Stato Originale

La complicità in Adamo: il Peccato Originale

Ri-fare il discorso a partire da:

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Capitolo II

La verità dell’Antropologia cristiana:

la partecipazione degli uomini alla

PredestinazionePredestinazione di Cristo

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Lo svolgimento di questo capitolo Lo svolgimento di questo capitolo fondamentale si articolerà in tre fondamentale si articolerà in tre tappetappe::

La PredestinazionePredestinazione come mistero del destino soprannaturale dell’uomo: è la tesi tesi fondamentalefondamentale

La predestinazione nella storia della fedestoria della fede due capitoli che riteniamo significativi:

la testimonianza biblicala testimonianza biblica: di cui approfondiamo due momenti: l’elezione nell’ATAT e la predestinazione in PaoloPaolo

le controversie storichele controversie storiche: Agostino e la scia di discussioni che ha suscitato

Ripresa sintetica della ricchezza e dei problemi che la tradizionetradizione cristiana consegna, alla luce delle nuove istanzenuove istanze teologiche e culturali.

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La PredestinazionePredestinazione come mistero del destino soprannaturale dell’uomo

enunciazione della tesienunciazione della tesi:

Dio Padre ha predestinato, con volontà gratuita e infallibilmente efficace, tutti gli uomini a

divenire figli nel Figlio suo Gesù Cristo, per opera dello Spirito Santo (G. ColzaniG. Colzani)

L’uomo è chiamato per grazia, per favore divino, alla filiazione divina, a partecipare

nello Spirito Santo di quella relazione filiale che è propria di Gesù (L. LadariaL. Ladaria)

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AttenzioneAttenzione:

È la “tesi fondativa” dell’ATh e lo sfondo per tutte le singole questioni

non è né la “prima” del trattato né una questione meramente introduttiva per passare ad altri concetti più importanti

è il vero centrovero centro dove è raccolto e anticipato tutto il discorso cristiano sull’uomo.

Questo “è il fondamento al quale dobbiamo stare perennemente attaccati e sul quale soltanto il carattere cristiano della persona è posto al sicuro” (G.Colzani) (G.Colzani)

la verità dell’umano: l’uomo è voluto da Dio l’uomo è voluto da Dio come figlio adottivo, in Gesù, tramite il come figlio adottivo, in Gesù, tramite il Suo SpiritoSuo Spirito.

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I nodi fondamentali contenuti I nodi fondamentali contenuti nella tesi sintetica:nella tesi sintetica:

Il nesso cristologia-antropologia: Il nesso cristologia-antropologia: originario e costitutivooriginario e costitutivo

L’unità della storia della salvezzaL’unità della storia della salvezza

La verità dell’uomo: figlio!La verità dell’uomo: figlio!

La dimensione trinitariaLa dimensione trinitaria

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Il nesso cristologia-antropologia: originario e costitutivo

l’uomo si l’uomo si comprende pienamente solo comprende pienamente solo in Cristoin Cristo poiché è stato poiché è stato creato a sua immagine, a immagine di Cristo. .

trascurato - o talora “dimenticato” - dalla trascurato - o talora “dimenticato” - dalla tradizione teologica, soprattutto moderna, tradizione teologica, soprattutto moderna, questo era un dato questo era un dato pacifico per la Bibbia e la pacifico per la Bibbia e la tradizione patristicatradizione patristica..

Prima viene il Figlio, poi l’uomoPrima viene il Figlio, poi l’uomo. . Prima viene il Figlio, Prima viene il Figlio, l’Imago Deil’Imago Dei, poi la , poi la

creatura, creatura, imago Christiimago Christi..L’uomo è l’immagine dell’L’uomo è l’immagine dell’IImmagine di Diommagine di Dio

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L’unità della storia della salvezza Se Cristo è l’origine del piano di Dio e questo piano si

attua nella storia, si ricava l’unitarietà della storia della salvezza attorno a Cristo: Egli ne è il Redentore e, più ancora, il compimento escatologico, proprio perché è il fondamento della storia.

protologiaprotologia escatologiaescatologia

CristoCristo Il cristocentrismo fornisce unità e coerenza internaunità e coerenza interna

alla visione della storia, escludendo a priori il dualismodualismo del modello amartiocentrico (creazione e redenzione).

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• C’è un solo ordine storicoordine storico realmente

esistente, quello “cristologicocristologico”

• ossia quello fondato su Gesù Cristo che ne è il

principio di coesione internoprincipio di coesione interno

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Melitone di Sardi - II sec.Melitone di Sardi - II sec. CristoCristo è colui che molto ebbe a sopportare

nella persona di moltinella persona di molti. Egli è colui che fu ucciso nella persona di AbeleAbele, legato in IsaccoIsacco, esiliato in GiacobbeGiacobbe, venduto in GiuseppeGiuseppe, esposto in MosèMosè, immolato

nell’agnelloagnello, perseguitato in DavideDavide, vilipeso nei profetiprofeti. Questi è colui che ha fatto il cielo e la terra, che all’inizio plasmò l’uomo, che nella Legge e nei profeti fu annunciato, nella

Vergine incarnato, sopra un legno fu appeso, nella terra seppellito, e dai morti

risuscitato, ascese nell’alto dei cieli, siede alla destra del Padre e ha il potere di giudicare e salvare tutte le cose; lui,

mediante il quale il Padre ha sempre mediante il quale il Padre ha sempre operato dall’origine e per tutti i secolioperato dall’origine e per tutti i secoli.

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Per questo egli venne a noiPer questo egli venne a noi; per questo da incorporeo che era si tessé un corpo

della nostra natura. Apparso come agnello, rimase pastore; tenuto in conto

di servoservo, non perse la sua dignità di FiglioFiglio; era portato da Maria, mentre era

rivestito del Padre suo; calpestava la terra e riempiva il cielo; si mostrava

bambino, ma non abbandonò l’eternità; apparve povero, ma non si spogliò delle

sue ricchezze; bisognoso di cibo, non smise di nutrire il mondo; rivestì la forma di servo, ma non mutò la forma del Padre.

Egli era tutto. Stava innanzi a Pilato, mentre era assiso con il Padre; era fissato

al legno e sosteneva l’universo.

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Questa visione unitaria conferma la volontà salvifica universale di Dio: poiché non esiste né un altro ordine, né un’altra volontà!

Cristo è il filo che cuce insieme le diverse parti della creazione e della storia,

ed è la realtàrealtà (veritasveritas) di cui la NaturaNatura e e

l’Antico Testamentol’Antico Testamento sono figure figure (anticipatricianticipatrici).

È la lettura tipologicalettura tipologica della storia:

Dall’Albero di vita alla croce: dal legno al legno e da Eden a Sion, da Sion alla

santa Chiesa e dalla Chiesa al Regno

(Efrem SiroEfrem Siro)

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In ultima analisi, l’ordine del mondo è l’ordine cristiano e viceversa l’ordine cristiano è l’ordine del mondo. Ogni ordine diverso dall’ordine cristiano non riflette l’ordine autenticol’ordine autentico del mondo… è da rilevare che nell’espressione “ordine cristiano” l’aggettivo prevale sul sostantivo. “Cristiano”, che deriva ovviamente da Gesù Cristo, non è quindi da intendere come la modificamodifica di un ordine sostanzialmente precostituito: non preesiste un ordine che poi il cristianesimo sopraggiunge a modificare e vivacizzare come tinteggiatura in azzurro o in rosa; ma l’ordine si costituisce precisamente in quanto cristiano, cioè nel riferimento diretto a Gesù Cristo; è Gesù Cristo a fondare l’ordine cristiano, perché Gesù Cristo è il “principio” del mondo (G. Colombo)

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La verità dell’uomo: figlio!La verità dell’uomo: figlio! la Predestinazione precisa già

cristologicamente la natura del rapporto fondante ed originario dell’uomo con Dio

il punto di partenza cristologico impone di vedere l’uomo, sin dall’inizio, dentro il piano divino, in rapporto a Gesù Cristo, non considerato “genericamente” nella sua “natura”.

Non ha consistenza, pertanto, la possibilità stessa di un “duplice ordine” di realtà (naturale e soprannaturale) né una visione “astratta” dell’uomo

si recupera in questo modo il «soprannaturale concreto» (F.G. Brambilla), che è l’unico ordine voluto da Dio, quello incentrato su Gesincentrato su Gesùù CristoCristo, cioè l’ordine della predestinazione

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Il rapporto dell’uomo con Dio è plasmato secondo la forma Christi:

non si tratta di una semplice relazione da creatura a Creatore

neppure quella di un qualsiasi partner all’interno di un patto di amicizia: l’uomo non è creato e, poi (in un ipotetico “secondo” momento), chiamato, “elevato” ad un rapporto di amicizia particolare con Dio

neppure è sufficiente dire che è genericamente chiamato alla divinizzazione, a “diventare come dio”

bensì alla cristificazionecristificazione, ad essere “figlio adottivo”

più precisamente Dio vuole stabilire la relazione di Paternità con tutti nel Figlio per lo Spirito Santo: questo è il piano di Dio.

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Qui si dischiude sinteticamente il contenutocontenuto della tesidella tesi: la predestinazione non è genericamente la chiamata dell’uomo alla comunione con Dio, ma questa si rivela cristianamente come relazione filiale.

La filiazione, dunque, è il carattere proprio, specifico del rapporto cristiano con Dio, il Padre di Gesù:

«Il tema della filiazione... esprime la modalità cristiana della

divinizzazione: il cristiano partecipa della vita divina a modo di figlio, poiché riceve in sé la presenza dello Spirito di

Cristo, che è il Figlio di Dio» (L. Serenthà).

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La figura storicafigura storica della filiazione

Predestinati secondo l’Immagine del Figlio

Piano dell’eternità

Piano della attuazione storica

Per diventare con-formi all’Immagine del Figlio

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La dimensione trinitariaLa dimensione trinitaria È evidente, in tutto questo, anche l’originaria

dimensione trinitaria del piano salvifico:

• precisare il contenuto filialecontenuto filiale (e non «gene-rico») del rapporto di comunione con Dio, signi-fica affermare la relazione con ciascuna persona trinitaria:

• una relazione di paternità-filialità con l’AbbàAbbà• una relazione di fraternità-imitazione con GesùGesù

primogenito di molti fratelli• una relazione di inabitazione-docilità con lo

SpiritoSpirito che è l’artefice della comunicazione di questa relazione filialerelazione filiale.

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La predestinazione nella storia della fedestoria della fede

Momento biblico: Momento biblico: ElezioneElezione

PredestinazionePredestinazione

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Perché iniziare dalla Sacra Scrittura?Perché iniziare dalla Sacra Scrittura? impossibile dare all’uomo una risposta al di fuori della

storia della salvezza non cadere in teorizzazioni o formulazioni

“astratte” sulla volontà divina, fermandosi invece alla storia, all’evento Cristo

Per esprimere il progetto di Dio e la sua volontàprogetto di Dio e la sua volontà:la teologiateologia usa il termine tecnico di predestinazione la BibbiaBibbia usa una terminologia varia: eleggere,

predestinare, riconoscere, chiamare.

QuattroQuattro linee di studio possibili: il tema dell’elezione nell’Antico Testamento, del regno nei sinottici, del mistero in Paolo e della verità in Giovanni.

Noi?Noi? La categoria di Alleanza/Elezione per l’AT e quella di Predestinazione per il NT, in particolare per Paolo

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L’AT. L’elezione del popolo il libro del DeuteronomioDeuteronomio da forma compiuta al

tema dell’elezione; in particolare il passo di Dt 7,6-16

l’elezione diviene l’elemento costitutivo stesso del popolo di Israele.

6 Tu infatti sei un popolopopolo consacrato al Signore tuo Dio; il Signore tuo Dio ti ha sceltoscelto per essere il suo popolo privilegiatoprivilegiato fra tutti i popoli che sono sulla terra.

7 Il Signore si è legato a voi e vi ha scelti, non non perché siete più numerosiperché siete più numerosi di tutti gli altri popoli - siete infatti il più piccolo di tutti i popoli -,

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8 ma perché il Signore vi amaperché il Signore vi ama e perché ha voluto mantenere il giuramento fatto ai vostri padri, il Signore vi ha fatti uscire con mano potente e vi ha riscattati liberandovi dalla condizione servile, dalla mano del faraone, re di Egitto.

9 Riconoscete dunque che il Signore vostro Dio è Dio, il Dio fedele, che mantiene la sua alleanza e benevolenzaalleanza e benevolenza per mille generazioni, con coloro che l’amano e osservano i suoi comandamenti…

16 non servire i loro dei, perché ciò è una trappola per tetrappola per te”.

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Sottolineiamo i seguenti elementi:

a)a) La terminologiaLa terminologia: bacharbachar = eleggereeleggere (NT = ekleghestai)

Vuol dire separare: per il Dt Jahvè separa Israele dagli altri popoli, affinché sia un popolo santo, che appartiene a Jahvé.

Dio ha destinato Israele a ciò, e senza ragionesenza ragione.

L’elezione è dovuta soltanto all’amore e alla fedeltà di Dio ...

Nell’uso religioso di bacharbachar l’accento viene posto sulla grazia come motivo dell’elezione.

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b) Il soggettosoggetto dell’elezione: il Signore tuo Dio (v.6.7): Dio è sempre il soggetto di tutte le azioni.

c) Il destinatariodestinatario: il popolo (v.6).

Aspetto fondamentale e costitutivo dell’elezione è la dimensione comunitaria dell’elezione: il destinatario (sia nell’AT che nel NT) è il popolo, non un singolo.

Anche nel caso delle vocazioni dei singoli (patriarchi - profeti) va ricompresa nell’insieme dell’elezione del popolo; sono personalità corporative

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d) Lo scopoLo scopo: l’elezione è relazione personale. Il contenuto di tale chiamata è un patto di Alleanza tra Dio e Israele: è una scelta che genera un legame interpersonale, al punto da poter essere definito come un rapporto di “appartenenza”.

“Il Signore si è legato a noi per essere il suo popolo privilegiato” (v. 6);

similmente si ricordi la formula sintetica dell’Alleanza dell’AT: “Io sono il Signore tuo Dio e tu sei il mio popolo”.

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La chiamata ha un finefine ben preciso: creare un legame di speciale appartenenza tra Dio e questo popolo, al punto tale che questo tratto lo separi, lo distingua da tutti gli altri popoli.

L’elezione (bachar) consiste nel fatto che Dio separa il popolo affinché sia santo (riservato per Lui) come Lui è Santo: lo rende simile a sé, e crea un legame con il popolo (cf Dt 14,2).

Non si tratta ancora dell’intimità filiale dischiusa da Gesù, ma si entra già in una relazione personale, amorosa, e non puramente in un legame giuridico.

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e) Il motivoIl motivo: l’elezione è amore gratuito

v. 7 in negativo = “non perché siete più numerosi”: non per motivi di merito o di qualità morali/soggettive

v. 8 in positivo = “ma perché il Signore vi ama”.

Il motivo, il fondamento e la ragione ultima di questa elezione: l’amore libero e gratuito di Dio.

Immotivato e preveniente: tutto ciò che qualifica la Grazia. Il carattere principale di tale rapporto è la gratuità: dunque, l’Amore.

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Si insiste sulla convinzione che non esiste alcuna ragione per l’elezione. Solo la benevolenza divina, in se stessa e non qualche prerogativa particolare di Israele.

Nell’uso religioso di bachar, l’accento viene posto sulla grazia come motivo dell’elezione: il popolo d’Israele non ha nei confronti di Dio alcun valore proprio, per amore del quale Dio lo avrebbe eletto.

Per questo l’elezione parla di Dio, è rivelazione del Volto di Dio.

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f) Elezione e provanella conclusione emerge un avvertimento: ciò è

una trappola per te (v. 16) la possibilità della defezione rimane “reale”

anche per il popolo dell’Alleanza il richiamo costante alla fedeltà indica la

possibilità tragica di perdere il dono (v. 16): l’elezione avviene in mezzo alla tentazione, ha il carattere della lotta

sia per le minacce esterne sia per la possibilità reale della propria infedeltà.

Ciò richiama costantemente la comunità da ogni falsa securitas, in quanto la tentazione è costante e impone la lotta per rimanere fedeli.

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g) Universalismo?

Va denunciato un limite significativo nella presentazione dell’elezione nel Dt: è una visione ancora particolaristica, ristretta al solo Israele, mentre dovrà aprirsi ad un orizzonte universale!

Anche se una risposta definitiva si avrà solo nel NT, già nell’AT si trovano ampliamenti significativi, in cui si riconosce il ruolo di Israele per la salvezza del mondo intero: Is 42,1-4.5-9: 49,7s; Mal 1,11 Sof 2,11; 3,9.

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Conclusione su Deut e AT

Si chiarisce che la via per comprendere l’uomol’uomo quale oggetto dell’agire oggetto dell’agire salvifico di Diosalvifico di Dio occorre muovere dal progetto di Alleanza da parte di Dio, di cui l’Elezione sottolinea in particolare il il carattere «gratuito» carattere «gratuito»

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La predestinazione in La predestinazione in Paolo: il mysterion Paolo: il mysterion

divino divino

in Gesù Cristoin Gesù Cristo

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Passaggio: dall’AT al NTPassaggio: dall’AT al NTDall’esperienza Dall’esperienza storicastorica del popolo del popolo

d’Israeled’Israele, il NT risale al disegno precedente la creazionecreazione del mondodel mondo (Ef 1,4), il piano eternoil piano eterno (Ef 3,11; 2Tm 1,9).

Si assiste, così, alla presa di coscienza dell’universalizzazioneuniversalizzazione del progetto di Dio e al riconoscimento che l’esperienza riconoscimento che l’esperienza storica vissuta dal popolo di Israele è storica vissuta dal popolo di Israele è segno della segno della volontà eternavolontà eterna di Dio di Dio.

C’è una duplice “estensione”una duplice “estensione” nella visione del piano divinodel piano divino: un’estensione nello un’estensione nello spaziospazio - poiché è “per tutti”, è universale - e nel temponel tempo - in quanto è “da sempre”.

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il NT opera la piena rivelazione di tale progetto manifestandone il carattere cristologicocristologico: il piano di Alleanza/elezione di Dio ha il suo centro il suo centro nell’opera e nella persona stessa di Gesù nell’opera e nella persona stessa di Gesù CristoCristo

la dottrina dell’elezioneelezione, infatti, pur iniziata e fondata nell’AT ha il suo pieno svolgimento in Gesùha il suo pieno svolgimento in Gesù: Lui ne è la rivelazione definitiva e, conseguentemente, il criterio interpretativo: la scelta della grazia di Dio è elezione della comunità del nuovo Israele solosolo in quanto essa è elezione in Gesù Cristoelezione in Gesù Cristo

per questo, per comprendere l’uomol’uomo quale oggetto oggetto dell’agire salvifico di Diodell’agire salvifico di Dio è necessario muovere dalla comprensione del progetto eterno di Dio in progetto eterno di Dio in CristoCristo.

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I Sinottici approfondiscono il progetto di progetto di DioDio nella predicazione di Gesù sul RegnoRegno, mentre Giovanni lo esprime con la categoria di veritàverità

Ma è Paolo ad aver condotto ampiamente questa riflessione (Rom e Ef) e, soprattutto, ad essere stato il punto di riferimento del dibattito storico (Agostino - Agostino - CalvinoCalvino) relativo alla predestinazionepredestinazione. Per questo s’impone come oggetto

privilegiato di studio.

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La teologia paolina della predestinazione predestinazione

Il Mysterion divinoIl Mysterion divino: il piano di Dio: il piano di Dio

Romani 8,28-30Romani 8,28-30:: la catena aureala catena aurea

Ef 1,3-14Ef 1,3-14:: la figliolanza adottivala figliolanza adottiva

Colossesi 1,26-28Colossesi 1,26-28:: la creazione in la creazione in CristoCristo

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Il Mysterion = il piano divinoIl Mysterion = il piano divino

Paolo approfondisce il disegno salvifico di Dio nelle riflessioni sul mysterion, ossia il mistero eterno mistero eterno della Sua volontàdella Sua volontà (Ef 1,9), che si è rivelato in che si è rivelato in CristoCristo.

Testi di riferimentoTesti di riferimento sono: Rom 16,25; 1Cor 2,7; Ef 1,9. 3,3; 4,9; 6,19; Col 1,26.

Qui Paolo ritrova la verità dell’uomoverità dell’uomo ed il suo suo legame con Cristolegame con Cristo.

Testi di riferimentoTesti di riferimento per l’antropologia per l’antropologia paolinapaolina: Rom 8,28-30, Ef 1,9-10 (v.9); 3,3-6 (3 e 5); Col 1,26-28 che declinano progressivamente la

teologia della predestinazione per teologia della predestinazione per PaoloPaolo. .

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Ef 3 presenta il mysterionmysterion divino in questa dialettica di nascondimento-nascondimento-rivelazionerivelazione:

A me…è concesso di mettere in lucemettere in luce qual è il disegno contenuto nel mistero, mistero, nascostonascosto da secoli in Dio, creatore

dell’universo. In tal modo, per mezzo della Chiesa, è manifestata ora ai Principati e alle Potenze dei cieli la multiforme sapienza di

Dio, secondo il progetto eternoil progetto eterno che egli ha attuato in Cristoattuato in Cristo Gesù nostro Signore (3,8-

13)

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il il misteromistero della della volontà divinavolontà divina (Ef 1,9) (Ef 1,9) nonnon è più qualcosa di è più qualcosa di segreto e nascostosegreto e nascosto

Il termine mistero, biblicamente inteso, nonnon equivale minimamente a qualcosa di “misterioso”, oscuro o incomprensibile“misterioso”, oscuro o incomprensibile. Non ha affatto un’accezione “intellettualistica”

indica il indica il disegno eternodisegno eterno di Dio, ormai di Dio, ormai dis-dis-velato e conosciutovelato e conosciuto: : inin Gesù Cristo. Anzi, Gesù Cristo. Anzi, pare pare identificarsiidentificarsi con Cristocon Cristo stesso - stesso - secondo l’accezione di Col. secondo l’accezione di Col. In Lui la volontàvolontà salvifica di Dio si è manifestatamanifestata, si è fatta conoscere e dunque, non è più né “oscura” né manipolabile/equivocabile. Per questo, alla luce del mysterionmysterion possiamo cogliere cogliere definitivamente chi sia l’uomodefinitivamente chi sia l’uomo..

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Il contenuto del piano divino: la Il contenuto del piano divino: la predestinazionepredestinazione

Il contenuto di tale misteromistero – il progetto di salvezza - è declinato da Paolo nella tesi della tesi della predestinazionepredestinazione, la quale, a sua volta si specifica nella filiazione in Cristofiliazione in Cristo.

I testi di Ef 1,3-14 e 2,1-10, Rm 8,28-30 presentano il mistero divino come elezione in Cristo di

tutta l’umanità prima ancora della creazione del prima ancora della creazione del mondomondo, come predestinazione in Cristopredestinazione in Cristo di tutta

l’umanità ad essere figlia di Dio, come offerta offerta abbondante della grazia meritata dal sangue di Cristoabbondante della grazia meritata dal sangue di Cristo

per la nostra redenzione. Non solo in questa comunione sono vinte le dinamiche di divisionevinte le dinamiche di divisione ma, in essa, è preannunciato e anticipato il compimentocompimento della

storia umana: la riconciliazione, l’assunzione in Dioriconciliazione, l’assunzione in Dio (G. ColzaniG. Colzani)

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Romani 8,28-30: la catena aureaRomani 8,28-30: la catena aurea

28 Del resto, noi sappiamo che tutto 28 Del resto, noi sappiamo che tutto concorre al bene di coloro che amano concorre al bene di coloro che amano Dio, che sono stati chiamati secondo il Dio, che sono stati chiamati secondo il suo suo disegnodisegno [ [prothesisprothesis]. ].

29 Poiché quelli che egli da sempre ha 29 Poiché quelli che egli da sempre ha conosciuto li ha anche conosciuto li ha anche predestinatipredestinati [[proorisenproorisen] a essere conformi ] a essere conformi all’immagine del Figlio suo, perché all’immagine del Figlio suo, perché egli sia il primogenito tra molti fratelli. egli sia il primogenito tra molti fratelli.

30 Quelli poi che ha 30 Quelli poi che ha predestinatipredestinati li ha li ha anche anche chiamatichiamati; quelli che ha ; quelli che ha chiamati li ha anche chiamati li ha anche giustificatigiustificati; ; quelli che ha giustificati li ha anche quelli che ha giustificati li ha anche glorificatiglorificati”.”.