“una comunità che programma”...1 marzo 2013 , ore 9.30-14.00 sala auditorium via aldo moro 18...
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Ciclo di incontri OFFICINA DEL WELFARE
1 marzo 2013 , ore 9.30-14.00
SALA Auditorium via aldo moro 18
“Una comunità che programma”
9.30
Apertura lavori e inquadramento tematiche
Maura Forni, Responsabile Servizio Coordinamento Politiche Sociali Regione Emilia Romagna
Costruire partecipazione nel tempo della vulnerabilità”
Gino Mazzoli - studio Praxis Reggio Emilia
10.30
Esperienze territoriali sui temi della programmazione in ottica partecipata
L’esperienza del Piano Strategico Metropolitano
Daniela Oliva, IRS
Il piano strategico 20e20 -
Francesco R. Frieri e Carla Golfieri, Unione dei Comuni della Bassa Romagna
Pratiche partecipate nei piani di zona per la salute e il benessere sociale
Simone Bandini e Fausta Martino, Comune di Forlì
Percorso di co-progettazione partecipata
Massimo Bosso, Comune di Casalecchio di Reno
Il Piano strategico welfare
Isabella Menichini, Comune di Parma
…intervento Terzo Settore….
Luca De Poli
Dibattito
12.30
Integrazione delle politiche regionali
La riorganizzazione del sistema sanitario regionale e i riflessi sull’area sociale
Tiziano Carradori, Direttore Generale Sanità e Politiche Sociali Regione Emilia-Romagna
13.00
Proposte di azione
L’esperienza del Community Lab. Dalle linee guida alla sperimentazione 2013.
Vincenza Pellegrino, SISSA
13.30
Sintesi sui punti da inserire nell’agenda per le politiche di welfare
Maura Forni
Sarà presente Teresa Marzocchi, Assessore Politiche Sociali, Regione Emilia-Romagna
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PROGRAMMARE IN MODO PARTECIPATO
NEL TEMPO DELLA VULNERABILITÀ
Bologna, 1 marzo 2013
Gino Mazzoli(Studio Praxis)
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“C'è un trionfo di stendardidove termina il doloree dopo centomila ore
non c'è un minuto di più”
Ivano Fossati(da “L’angelo e la pazienza”)
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DISCONTINUITÀPER
TRACIMAZIONE
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Cambia l’oggetto di lavoro dei servizi
(= la società)
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Novità 1
Cultura bulimicae
nuova vulnerabilità diffusa
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Le sofferenze bancariefonte : Unioncamere Emilia-Romagna
AUMENTO INDEBITAMENTO DELLE FAMIGLIE E DELLE IMPRESE EMILIANE NEL PERIODO DIC 2007-FEBB 2010
Provincia Totale Famiglie Imprese
Reggio Emilia + 174% + 121% + 190%
Modena + 60% + 51% + 62%
Piacenza + 40% + 68% +35%
Bologna + 46% + 27% + 53%
Emilia Romagna + 40% +43% + 40%
Italia + 30% + 26% + 32%Fonte: Unioncamere Emilia Romagna
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Aumento UTENTI DEI SERVIZI PSICHIATRICI TERRITORIALI in provincia di Reggio Emilia
1990: 5612011: 7.800Nel 1985 i servizi contavano in carico 254 utenti di cui 110 uomini e 144 donne.
1990 1995 2005 2010
Fonte: Dipartimento salute mentale AUSL Reggio Emilia
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DEPRESSIONE: basso continuo della nostra società
- È la malattia più diffusa in occidente dagli anni ’70
- Nell’ultimo anno il 27% degli europei ha sofferto di un disturbo psichico
- Gli psicofarmaci sono i farmaci piùvenduti
- Aumento esponenziale degli utenti dei servizi psichiatrici
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CHI SONO I VULNERABILI?- Ceto medio impoverito
- Casa, lavoro, titolo di studio
- Tendenza a vivere al disopra delle proprie possibilità (indebitamento)
- Povertà di reti familiari e sociali
- Fatica ad arrivare a fine mese prima del 2009
- Impoverimento per eventi “naturali”
- Vergogna a chiedere aiuto
- Senza il “fisico” per reggere la povertà
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VULNERABILI
BUON VECCHIOCETO POPOLARE
NUOVOCETO POPOLARE
IMMIGRATO
COSTRUTTORIDI COESIONE
MARGINALI
RISORSE CULTURALI ED ECONOMICHE
RISORSEDI RETE
+
+
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IERI (fino al 1980)
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OGGI
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UNA NUOVA MAPPA DEI DISAGI
IERI “normalità” devianza
conclamata
OGGI “normalità” disagio invisibile devianza conclamata
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situazione al 31.12.09 degli anziani non autosufficienti gestiti dal pubblico e dalle
badanti nella di città di reggio emilia
Anziani assistiti da badanti(regolari e irregolari) in città
3500 (stima)Fonte: Provincia di Reggio Emilia, Progetto Madreperla
Anziani in Case protette Centri diurni
Assistenza Domiciliariea Reggio Emilia città
1550Fonte: Servizi Sociali, Comune di Reggio Emilia
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PISTE DI LAVORO
1. Andare oltre i target2. Andare verso3. Ri-orientare lo stile di vita (crisi
come opportunità)4. Lavorare su oggetti non
stigmatizzanti5. dall’ “io” al “noi”
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COSTRUIRE OPPORTUNITÀDI AGGANCIO
• Bilancio familiare (ad es.: come spendere meno sulle bollette)
• Come fare la spesa• Educazione dei figli• Vaccinazioni• Il parco di quartiere• Illuminazione e sicurezza
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Occuparsi dei vulnerabili non significa dimenticare i
marginali
Anzi vuol dire creare le condizioni per una comunità
più ospitale
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Non ‘più soldi’,ma ‘più tempo’
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Se aumenta l’articolazione e la diffusione del disagio saltano i
confini netti tra
Agio / disagio
Prevenzione / Intervento
Colloquio individuale / Cena di quartiere
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UNA ‘PRESA IN CARICO’ DI GRUPPO
Non solo per prevenire, curare, contenere, ma anche per
generare progetti e collaboratori
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(FARE + PENSARE) x DURARE
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Un welfare partecipato non ènecessariamente più costoso, anzi
Non privare i cittadini del diritto di costruire nuovo spazio pubblico
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IL WELFARE A UN PUNTO DI NON RITORNO
O si riprogetta insieme ai cittadini o rischia di diventare un servizio di
nicchia
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Novità 2
Cittadini informati con attese illimitate verso le
istituzionie col ricorso in tasca
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Pista di lavoro
6. Ricostruire il consenso verso l’azione
dei Servizi
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UNA VISUALIZZAZIONE POLITICA “ISTITUITI” VULNERABILI MARGINALI - Sono la maggioranza (2/3) - NOI / VOI - Ronde e risorse carsiche
-giunte EE.LL -tecnici di EE.LL e ASL ieri -partiti - imprenditori -sindacati -terzo settore oggi
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Novità 3
+ Problemi ( n. e complessità)
- Risorse finanziarie
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Piste di lavoro
7. GENERARE RISORSE
(Cercare collaboratori, non solo utenti)
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Novità 4
Evaporazione dei
legami sociali
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IERI
P.A.
SINDACATI
TERZO SETTORE
PARTITI
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OGGI
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UNO SCHEMA IN CRISI
SERVIZIO PUBBLICO•
TERZO SETTORE•
CITTADINI
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ATTUALIZZARE LA COSTITUZIONEart. 2
La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia come
nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità.
art. 118Stato, Regioni, Città metropolitane, Province e Comuni favoriscono l'autonoma iniziativa dei
cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio
di sussidiarietà
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sussidiarietàe
ruolo di regia del pubblico
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IL RUOLO DELLE ISTITUZIONI
Accompagnare la crescita di nuove esperienze finchè non siano in grado di camminare con le loro gambe (monitorando- con una blanda supervisione- eventuali
dinamiche entropiche
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Lo Stato è la parte del corpo politico
‘specializzata’ negli interessi del tutto
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Calo del consenso verso le istituzioni (servizi)
Necessità di una riprogettazione partecipata
Un nodo strategico che non può essere scaricato solo sui servizi
Welfare come opportunità per arricchire la democrazia
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Due rischi opposti nel welfare
DEREGULATION (eccesso di fiducia nell’autoregolazione della
società civile)
GESTIONE DELLA DECADENZA (in nicchie accreditate e certificata)
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Una difficile, ma ineludibileterza via
Generare nuove risorse corresponsabilizzando cittadini e forze della società civile
Co-costruire il mercato sociale
Le istituzioni pubbliche come broker di territorio
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Piste di lavoro
8. Ri-allestire il sociale
9. Farsi soglia , re-includere
10. Una nuova presa in carico di comunità
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Nuovi indicatori di valutazione della qualità dei progetti
- Quanto sei “soglia” ? Quanto sei capace di includere chi non chiede, ma ha bisogno?
- Quanto persone hai attivato? Quali nuove risorse (partner) hai generato?
- Quali nuovi servizi/risposte hai allestito?
- Che sistemi di governance hai messo a punto?
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NECESSITÀ DI NUOVE COMPETENZESocial talking cure: convivialità allestitaAscoltare in contesti informaliAllestire contesti convivialiCondurre gruppi di progettazione e riflessionePensare dentro al fareCondurre gruppi molto numerosiVisibilizzare i prodotti realizzatiAllestire un’organizzazione temporanea
complessa
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Un cambiamento culturalenon semplice, ma ineludibile
Sempre meno Sempre più- Attesa dell’utente in un luogo
- Dissimmetria tra operatore e utente
- Procedure definite e standardizzate
- Lavoro esclusivo coi singoli
- Attivazione, ricerca dell’incontro
- Co-costruzione delle risposte con gli utenti
- Sperimentazione / invenzione ad hoc
- Lavoro con gruppi /attori sociali/ comunità
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3 stagioni della partecipazione
- Incorporata nei servizi (anni 70-80)
- Per la qualità dei servizi (anni 80-90)
- Necessaria per ricostruire con-senso verso il lavoro dei servizi (anni 2000)
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Non una partecipazione qualsiasi
Tra illuminismo paternalista e assemblearismo confuso
Partecipazione incrementale
Piccoli gruppi • massa criticaTessuto istituente
Durata
Costruzione di nuovi corpi intermedi
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La democrazia incrementale
Un tessuto istituente che cresce perché coltivato con tenacia a riflessività
- Laboratori partecipati- Che producono azioni co-decise (anche nuovi
servizi)
- Piccoli gruppi che lavorano per 12-24 mesi minimo
- Rete di questi laboratori fino raggiungere una massa critica in grado di diventare un interlocutore per l’innovazione
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Le ricadute sulla programmazione/1
- Utilizzare dati provenienti da codici culturali inusuali per il sociale (finanza, economia, ordine pubblico, …)
- Coinvolgere nei processi di programmazione attori provenienti da questi codici culturali inusuali
- Destinare risorse-tempo per generare nuove risorse con la comunità
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Le ricadute sulla programmazione/2
Prevedere l’attivazione di laboratori partecipati non come attività marginali, ma come investimenti centrali per
- Costruire nuovi servizi a costi ridotti- Ricavare dati per la programmazione generale
Includendo rappresentanti di queste esperienze nei dispositivi di governance dei pdz
Valorizzando la dimensione economica dei prodotti sociali realizzati
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Laboratori partecipaticome
- Oltre i target
- Durata (minimo 12 mesi)
- Accompagnamento riflessivo
- Allestimento di dispositivi di governance locale- a porte girevoli
- connettori di differenze
- luoghi di riferimento affettivo simbolico-affettivi
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Piste di lavoro
11. Il welfare come leva dello sviluppo locale
accompagnare la nascita e la crescita di sinergie relazionali significa produrre
valore economico
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WELFARE E DEMOCRAZIA:UN DESTINO COMUNE
RIALLESTIRE IL SOCIALE- la democrazia chiede di lavorare a partire
da oggetti quotidiani tipici del welfare
- il welfare chiede processi partecipati tipici della democrazia
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Non ho favole da raccontarti. Ma sono qui con te.
È difficile, lo so. Ma il futuro vorrei costruirlo con te a partire dalla gestione dei
problemi che ci attraversano.Sono per qualcosa , prima che
contro
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Offi cina del Welfareun’agenda per le politiche di welfare del futuro
Una comunità che programma
1 marzo 2013
SCENARI DI PROGRAMMAZIONE
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Decreto delegato n. 3 «assistenza scolastica e musei e biblioteche di Enti locali»Decreto delegato n. 4«assistenza sanitaria e ospedaliera»
1971
1977D.P.R. n. 616/1977(art. 25) Sancisce il principio per cui è il Comune il soggetto di riferimento per quanto attiene la gestione dei servizi sociali (art. 11) Alla Regione è pienamente riconosciuto un ruolo programmatorio e di coordinamento
anni Settanta
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Il D.P.R. è però lacunoso nell’individuazione
degli ambiti operativi del ruolo regionale L’unico riferimento preciso è la determinazione degli
‘ambiti territoriali adeguati alla gestione dei servizi sociali
e sanitari’ (art. 25, comma 2)Anche le funzioni di trasferimento fi nanziario ed i margini
di discrezionalità collegati non sono propriamente defi niti
anni Settanta
Non c’è un’esplicita defi nizione di ciò che spetta al livello di governo regionale
Il Comune è il vero motore dello sviluppo dei servizi sociali
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La programmazione regionale è orientata allo sviluppo economico…
fi ne anni Settanta
«Aver dato vita, fi n dal 1977, a forme di coordinamento fra la Regione ed il sistema delle Autonomie locali ha rappresentato un serio contributo al rilancio dell’idea di una programmazione nazionale-regionale. Purtroppo la programmazione nazionale non è decollata. Possiamo però constatare che l’Emilia-Romagna è l’unica regione d’Italia il cui quadro programmatico generale ed il piano poliennale 1979-81 sono stati precisati ed operano in collaborazione ed in stretto rapporto con i piani poliennali 1979-81 dei Comuni»
dai documenti dell’epoca:
…ma vi è già la consapevolezza della stretta correlazione tra sviluppo e sistema dei servizi sociali
«La presenza programmata dei Comuni introduce così elementi di direzione e correzione dello sviluppo, sia con interventi specifi camente economici, ma anche di ordine sociale e civile, poiché un reale sviluppo dimostra una sua validità se è equilibrato e determina una crescita della società nel suo complesso»
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«Gli investimenti dei piani poliennali degli Enti locali e della Regione sono stati prioritariamente orientati verso i settori:
1. dell’ambiente (difesa del suolo, depuratori, opere fognarie, ecc.) 2. edilizia (impianti scolastici, recupero dei centri storici, edilizia rurale, interventi integrativi del piano decennale della cassa)3. strutture e servizi sociali (anziani, handicappati, consultori. strutture comunitarie)
Si tratta di scelte che intervengono in modo qualifi cato sui nuovi problemi posti dalla stessa crescita economica e sociale di questi anni»
anni Ottanta
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anni Ottanta
«redistribuzione territoriale a favore delle aree meno favorite»
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anni NovantaIl ruolo regionale si può defi nire attraverso tre modalità:
imprenditore di policy: capacità di recepire stimoli e domande sociali dai territori, intesi come insieme di cittadini e come attori istituzionali, formulando politiche e soluzioni a problemimediatore di innovazioni: capacità di recepire normativamente le innovazioni dei territori promuovendole e diffondendole presso altri Enti localisupervisore passivo: scarsa capacità della regione di agire sui processi innovativi operati a livello locale. La produzione normativa regionale si confi gura come un recepimento di pratiche già ampiamente sperimentate dai territori
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U. Ascoli, E. Pavolini, Le politiche sociali della Regione Emilia-Romagna, febbraio 2011
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L’azione di Programmazione della Regione si confi gura come un rapporto reticolare (Scharpf, 1993), un processo di tipo ‘argomentativo’ e ‘discorsivo’ «coalizione di discorso» (Singer, 1993)
La coerenza della programmazione sociale regionale del periodo dipende dalla congruenza e dalla fi losofi a di “regolazione” sottesa alle singole politiche sociali di settore (anziani, minori, disabili, ecc.)
Con l’applicazione della L. 285/97 “Disposizioni per la promozione di diritti e di opportunità per l’infanzia e l’adolescenza” si ha un primo banco di prova di una programmazione integrata regionale
anni Novanta
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La legge 328/00 prevedeva:Piano sociale nazionalePiano sociale regionalePiani di zona
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dal Duemila ad oggi
La scelta regionale è stata:Piano sociale nazionale
Piani sperimentali di zona 2002-2004Primo triennio (a regime) dei Piani di zona 2005-2008
Piano sociale e sanitario regionale 2008-2010Piani di zona distrettuali per la salute e il benessere sociale 2009-2011
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L.R. 2/2003
La cassetta dei nuovi attrezzi per il welfare regionalee territoriale.Nuovi strumenti integratidi programmazione territoriale,monitoraggio e valutazione
I Piani di zona distrettuali per la salute e il benessere sociale 2009-2011:una prima analisi dell’integrazione della programmazione nei documenti e nei processi
Febbraio 2010
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elaborazione di un documento con i nuovi indirizzi di ambito sociale e sanitario e OFFICINA DEL WELFARE2013
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“PERCORSO DI CO-PROGETTAZIONE
PARTECIPATA ”Distretto Casalecchio di Reno
con il sostegno della L.R. n. 3/2010 Regione Emilia-Romagna
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IL PROGETTO
• Finanziamento regionale ex L.R. 3/2010
• Durata: 6 mesi (14 dicembre – 13 giugno)
• Invitati: tutti i soggetti organizzati del territorio (con attenzione alle pari opportunità)
• Obiettivo: attivare il contesto, accendere micce
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LA CONTINUITA’
In linea con le conclusioni del percorso Come costruiamo InSieme il futuro del
welfare nel Distretto di Casalecchio di Reno :
3 filoni progettuali:• la ri-progettazione di spazi di solidarietà comunitaria declinata in
vari contesti:• Condominio solidale/Co-housing/Assistente familiare di
condominio• Famiglie accoglienti e famiglie affidatarie• Botteghe solidali per l’inclusione - aziende solidali
• il sostegno alla famiglia nel suo ruolo di cura declinato sottoforma di:• Dimissioni protette• Assistenti familiari nella rete dei Servizi
• l’attenzione a progetti relativi all’ambito occupazionale giovaniledeclinata, per esempio, attraverso percorsi scuola-lavoro per la riscoperta di mestieri, per il sostegno all’imprenditoria giovanile, …
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LE ISTANZE RICEVUTE
1. per l'integrazione dei Servizi a favore dell'inclusione sociale delle persone disabili
2. per il condominio solidale a Zola Predosa 3. per la sperimentazione del co-housing sociale 4. per l'accoglienza negli spazi culturali metropolitani 5. per gli interventi a favore di adolescenti 6. per un centro risorse territoriale 7. per un condominio solidale a Sasso Marconi 8. per l'orto giardino a Monte San Pietro
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LA GOVERNANCE PROGETTUALE
Cabina di regia
Tavolo di negoziazione
Gruppo di formazione
Assemblea
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LA GOVERNANCE PROGETTUALE
� Assemblea: luogo in cui tutti gli attori (attenzione alla differenza di genere, di abilità, di età, di lingua e di cultura; gruppi consiliari di opposizione) sono messi in comunicazione per ottenere una rappresentazione completa delle posizioni, degli interessi e dei bisogni su una data questione. Approva un documento conclusivo al termine del percorso.
� Tavolo di negoziazione: luogo in cui, dato il dibattito assembleare, si giunge ad una mediazione degli interessi , ricercando posizioni comuni e accordi. Elabora un quadro delle posizioni in merito alle istanze. Fa sintesi degli esiti del percorso in un documento conclusivo da sottoporre all’approvazione da parte dell’assemblea.
� Gruppo di formazione: max 25 persone (partecipanti interni: dirigenti/responsabili dei Comuni, referenti di AUSL e ASC, operatori dei Servizi sociali e sanitari; partecipanti esterni: appartenenti a cooperative e associazioni e/o cittadini); formazione in situazione, formazione laboratoriale, strategie di “costruzione di collaboratori ed attivazione di risorse”.
� Cabina di regia interistituzionale: gruppo di monitoraggio e controllo composto da UdP, ASC, AUSL, rappresentanza degli amministratori, che si occupa della regia progettuale ed organizzativa.
� Comitato di Pilotaggio: composto da delegati rappresentativi del tavolo di negoziazione; verifica il rispetto dei tempi, delle azioni previste, dell’applicazione del metodo e del rispetto del principio di imparzialità dei conduttori, nonché la congruenza degli effetti del processo sugli atti amministrativi concernenti il processo. Organo facoltativo
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COME PROSEGUIAMO
Assemblea pubblica preliminare informativa (05/12/12)
Assemblea pubblica (01/03/13)
Formazione – 4 incontri
Tavolo di negoziazione e Assemblea
Gruppi di lavoro e Laboratori nei contesti di vita
Tavolo di negoziazione e Assemblea
Assemblea finale
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Bologna, 1 marzo 2013
Il Piano Strategico Metropolitano di Bologna
Daniela Oliva
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Cos’è un Piano strategico
• La costruzione di un futuro di lungo termine (10/20 anni) sulla base di:– Una vision ( molte vision da far convergere)– Una storia (da consolidare / da abbandonare)– Condizioni di contesto (che la rendono plausibile /
che richiedono un cambiamento radicale)– Di bisogni immaginati (previsti, latenti)– Di opportunità (o di vincoli)
NON E’ UN PROCESSO DI PROGRAMMAZIONE (scenario di breve-medio termine, che
risponde a bisogni espressi)
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Perché il PSM
• Una nuova Amministrazione Comunale (dopo alcune vicissitudini e un commissariamento)
• Imminente riassetto istituzionale (Cittàmetropolitana)
• Un contesto socio-economico fortemente critico• Necessità di “far ripartire i motori” e riacquistare
una dimensione di eccellenza e di qualitàprogressivamente appannata nel corso degli anni.
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Gli elementi innovativi
• Dimensione metropolitana• Assenza di grandi eventi propulsori• Assenza di finanziamenti dedicati• Processo fortemente partecipativo
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…perché così
• Necessità di riprendere processi partecipativi distintivi della nostra realtà e poco valorizzati nell’ultimo decennio
• Necessità di condividere nuovi modelli (vi vita, di servizi, di governance, di vision)
• Necessità di armonizzare Città e Comuni della provincia nella condivisione di questi nuovi modelli secondo una logica metropolitana
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¸ IL RINASCIMENTO DELLE MANIFATTURE: INNOVAZIONE, CREATIVIT• E TALENTI¸ BOLOGNA METROPOLI INTELLIGENTE: INTERNAZIONALE, SEMPLICE E ATTRATTIVA¸ VALORIZZAZIONE INTEGRATA DELLE RISORSE NATURALI E PAESAGGISTICHE¸ IL BINARIO DELL’INNOVAZIONE¸ BOLOGNA CITT• COMPATTA¸̧ RIRI--ABITARE BOLOGNA METROPOLITANAABITARE BOLOGNA METROPOLITANA¸ LA VALLE DELL’ARTE E DELLA SCIENZA¸ CINTURA AGRICOLA¸ PROMOZIONE DELLA CULTURA TECNICO-SCIENTIFICA E PROFESSIONALE¸ LA CITT• DEL CONTEMPORANEO: RICOMPOSIZIONI E CONTAMINAZIONI CULTURALI¸̧ CIVISMO RESPONSABILECIVISMO RESPONSABILE¸̧ BAMBINI E BAMBINE DI NUOVA GENERAZIONEBAMBINI E BAMBINE DI NUOVA GENERAZIONE¸̧ RIPENSARE I SERVIZI ALLA PERSONARIPENSARE I SERVIZI ALLA PERSONA¸̧ FORMARE E SOSTENERE IL LAVORO PER TUTTIFORMARE E SOSTENERE IL LAVORO PER TUTTI¸̧ VIVERE BENE INSIEMEVIVERE BENE INSIEME
| TAVOLO BENESSERE E COESIONE SOCIALE 8
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PROGRAMMI STRATEGICIPROGRAMMI STRATEGICI LINEE DLINEE D’’AZIONEAZIONE GRUPPI DI LAVOROGRUPPI DI LAVORO
IL RINASCIMENTO DELLE MANIFATTURE: INNOVAZIONE,
CREATIVIT• E TALENTI
A. Promozione delle filiere manifatturiere a livello internazionale/forum internazionale, scenari globaliB . L’educazione tecnica, motore del trasferimento della conoscenza e dell’innovazione C. Joint research labs e le filiere manifatturiere innovativeD. La finanza per la manifattura e i talentiE. Promozione e strumenti per le imprese innovative e creative
1. Il rinascimento delle manifatture
BOLOGNA METROPOLI INTELLIGENTE:
INTERNAZIONALE, SEMPLICE E ATTRATTIVA
A. Le infrastrutture per l’agenda digitale metropolitanaB. La piattaforma metropolitana condivisa bo 3.0 C. Il distretto delle ICTD. Economia e tecnologia della saluteE. Semplificazione e nuove forme di governoF. Agenzie metropolitane G. Attrattivit• internazionale
2. Il backbone della Smart City
3. Innovazione e salute
4. Semplificazione ed efficienza
5. Attrattivit€ internazionale
VALORIZZAZIONE INTEGRATA DELLE RISORSE NATURALI E
PAESAGGISTICHE
A. Turismo, valorizzazione del patrimonio e marketing urbanoB. Le filiere dell'agricoltura
6. Turismo, valorizzazione del patrimonio e marketing urbano
IL BINARIO DELL’INNOVAZIONE
A. Linea SFM 6B . AeroportoC . TecnopoloD. FieraE. CAABF. Progetti di riqualificazione quartiere Bolognina
7. Il binario dell’innovazione
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PROGRAMMI STRATEGICIPROGRAMMI STRATEGICI LINEE DLINEE D’’AZIONEAZIONE GRUPPI DI LAVOROGRUPPI DI LAVORO
BOLOGNA CITT• COMPATTA E SOSTENIBILE
A . Patto metropolitano sul consumo di suoloB . Modello economico di rigenerazione urbanaC . Riqualificazione per usi temporaneiD . Riqualificazione urbanaE . Recupero identitario urbanoF . Efficientamento energeticoG . Energia delle biomasseH . Mobilit• sostenibile
8. Patto metropolitano sul consumo di suolo
9. Rigenerazione urbana e housing sociale
10. Green Economy
11. Trasporti e mobilit€
RI-ABITARE BOLOGNA METROPOLITANA
A. Piano casa metropolitanoB. Centro storicoC. Spazi pubblici attrattiviD. Mobilit• sostenibileE. Housing socialeF. Accoglienza studenti universitari
12. Vivibilit€ e qualit€ urbana
LA VALLE DELL’ARTE E DELLA SCIENZA
A. Art-Science CenterB. Futurshow stationC. Museo MarconiD. Auditorium Renzo PianoE. Potenziamento del sistema di trasporto pubblico F. Recupero cartiere di MarzabottoG. La via del Reno
13. La valle dell’arte e della scienza
CINTURA AGRICOLA
A . Parco Agricolo MetropolitanoB . Parco citt• campagnaC . Bosco urbano Reno-Galliera D . Paesaggio agricolo di pianuraE . Progetto collinaF . Valorizzazione del sistema dei canali
14. Agricoltura metropolitana
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PROGRAMMI STRATEGICIPROGRAMMI STRATEGICI LINEE DLINEE D’’AZIONEAZIONE GRUPPI DI LAVOROGRUPPI DI LAVORO
PROMOZIONE DELLA CULTURA TECNICO-SCIENTIFICA E
PROFESSIONALE
A. Diffusione della cultura tecnico-scientifica e professionale B . Innovazione della filiera di istruzione e formazione tecnica e professionale C . Potenziamento dell’orientamento e della riuscita scolastica
15. Formare le persone
LA CITT• DEL CONTEMPORANEO: RICOMPOSIZIONI E
CONTAMINAZIONI CULTURALI
A. Il ContemporaneoB. Sistema delle Biblioteche (B.1) e Sistema dei Musei (B.2)C . Le case fertili della culturaD . Filiere e coordinamentiE. Welfare culturale
16. Il Contemporaneo
17. Sistema delle biblioteche e dei musei
18. Welfare culturale
CIVISMO RESPONSABILE
A. La cura dell’ambiente, dei luoghi comuni e delle relazioniB . L’educazione al civismo nelle scuole, per le nuove generazioni e per tutti i cittadiniC. L’educazione ai consumi responsabili e a stili di vita sostenibili
19. La cura dell’ambiente, dei luoghi e delle relazioni
20. L’educazione ai consumi responsabili e a stili di vita sostenibili
BAMBINI E BAMBINE DI NUOVA GENERAZIONE
A. Promozione dell’infanziaB. Scuole e servizi equi e di qualit•C. L’educazione diffusa
21. Scuole e servizi equi e di qualit€
22. L’educazione diffusa
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PROGRAMMI STRATEGICIPROGRAMMI STRATEGICI LINEE DLINEE D’’AZIONEAZIONE GRUPPI DI LAVOROGRUPPI DI LAVORO
RIPENSARE I SERVIZI ALLA PERSONA
A. Un’offerta evoluta di Servizi sanitariB. Servizi sociali dinamici e funzionaliC. Servizi di prevenzione su ambiti specifici
23. Servizi socio-sanitari dinamici e funzionali
24. Il benessere dei lavoratori
FORMARE E SOSTENERE IL LAVORO PER TUTTI
A. Giovani al lavoroB. Contrasto alla disoccupazioneC. Un sostegno alla nuova imprenditorialit•D. Il benessere dei lavoratori
25. Giovani al lavoro
26. Contrasto alla disoccupazione
VIVERE BENE INSIEMEA. Sistema informativi per una
societ• del futuroB. Processi decisionali inclusivi
27. Sistema informativi per una societ€ del futuro
28. Processi decisionali inclusivi
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PER UN WELFARE CONDIVISO: Vogliamo esserci
Pronto Intervento Sociale Metropolitano
Welfare aziendale
Cronicità in movimento:corretti stili di vita
Integrazione socio-s
anitaria
Sostegno ai minori stranieri non
accompagnatiAssistenza di prossimità
Fondazione per il w
elfare
Memo
ry Box
per il
lutto p
erinata
le Sportello unico dei servizi sociali integratiBanca delle ore per servizi di assistenza
Assistenza domiciliare
multi target
Nuovi p
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à verso
un
welfare
integrat
o
ASP Metropolitana
Fondazione di Comunità
Progettazione partecipata per
lo sviluppo del volontariato
Prevenzione delle dipendenze
Riorganizza
zione
dell’access
o ai
servizi
Proteggiamo i nostri anziani
Sviluppo del pensiero creativo
nella terza età
Nuovi modelli giuridic
i
e organizzativi dei
serviziFondo mutualistico
per il welfareGestione associata
dei servizi
Arte e scienza per
la medicina
rigenerativa
Servizi per l’infanzia
-
PER PROGETTARE IL FUTURO: Vogliamo sapere, capire e decidere
Sense Factory
sistema inform
ativo
sull’area metro
politana
URBES Nuovi indicatori per la misura
del benessere in ambito metropolitano Siste
mi inform
ativi
per l’inno
vazione d
el
welfare
Percorsi di conoscenza intergenerazionali
Politiche partecipateper i giovani
Nuova informazione
per nuove povertà
I luoghi della memoria riflettere sul passato per
progettare il futuro
Osservatorio metropolitano per misurare i bisogni
Sistemi informativi per la
programmazione, il
monitoraggio e la valutazi
one
dei servizi al cittadino
Nuovi luoghi e nuove
forme di partecipazione
Partecipazione politica
dei nuovi cittadini
Metodologie partecipative per integrare aree urbane e rurali
-
PER SOSTENERE IL FUTURO: Ripartiamo dal lavoro
Prestiti bancari per le nuove generazioni
Servizio Civile Volontario
Percorsi sperime
ntali
di occupazione g
iovanile
e responsabilità
Sociale di
Impresa
Microcredito
Percorsi di attivazione per giovani NEET
Sportello Integrazione
e Autonomia per Migranti
Strumenti di supporto alla famiglia Percorsi virtuosi di
inserimento sociale per persone in difficoltàDiversity
Management
Un Patto per il lavoro e lo sviluppo
Verso un Centro
metropolitano per il lavoro
Sportello Unico del Lavoro
Un nuovo Sportello Lavoro
Servizi Sociali e servizi per il Lavoro in rete
Disability Manager
Proget
to Inclu
sione
Donna
Percorsi di
riqualificaz
ione
e ricollocaz
ione dei
lavoratori
-
GRUPPI DI LAVOROGRUPPI DI LAVORO CLUSTERCLUSTER
SERVIZI SOCIO-SANITARI DINAMICI E FUNZIONALI
Riorganizzazione e gestione dei servizi socio-sanitari
servizi sanitari
servizi sociali
progetti molto specifici
Servizi per la Terza Et€
IL BENESSERE DEI LAVORATORI
GIOVANI AL LAVORO
CONTRASTO ALLA DISOCCUPAZIONE Riorganizzazione degli sportelli Lavoro progetti molto specifici
SISTEMI INFORMATIVI PER UNA SOCIET• DEL FUTURO
Osservatori/Indicatori sul benessere
Azioni di contrasto alla esclusione sociale
PROCESSIDECISIONALI INCLUSIVI
-
Il ruolo dei Gruppi di lavoro
• Discussione collettiva sulle proposte emerse
• Progettazione (riprogettazione / selezione) di interventi esemplari (prototipi) che possano essere di modello e ancora validi tra 10/20 anni
• Identificazione delle forme di finanziamento e della sostenibilità futura
-
PSM e programmazione
Anche se l’output sono progetti:• Il PSM non è un processo di programmazione,
ma di costruzione di una visione strategica• Non deve, necessariamente, essere coerente la
programmazione in corso• Non deve, necessariamente, prevedere elementi
di continuità con il presente e il futuro di breve-medio termine
• Il PSM deve poter modificare, se necessario, la programmazione di breve-medio termine
-
Piani di Zona e PSMper la salute e il benessere sociale
• I progetti istituzionali• I progetti delle organizzazioni e dei cittadini organizzati
Il rapporto non è tra PSM e programmazione, ma tra programmazione e PSM
La coerenza con la programmazione sarà valutata ex-post (quanto, dove e come la visione strategica ci costringe a cambiare la programmazione in essere)
-
I possibili elementi di discontinuità
• Città metropolitana (omogeneità di offerta, aggregazione, diverso rapporto con il privato, ruolo delle imprese…)
• Risorse calanti o stabili (mantenere il livello e la qualità delle prestazioni con modelli di erogazione e gestione diversi)
• Accesso a canali di finanziamento non tradizionali (risorse comunitarie che hanno vincoli specifici )
• Richiesta di partecipazione nella progettazione delle politiche (non solo condivisione di decisioni prese)
-
Il Servizio Sanitario della Regione Emilia Romagna
UniversalitàUguaglianzaCopertura globale con portabilità dei dirittiGratuità al consumoFinanziamento pubblicoEnfasi sulla prevenzione e sulla partecipazioneCentralità della persona - ResponsivitàGoverno ClinicoIntegrazione a reteEfficienza
Governance– Partnership
– Cooperazione
Pianificazione– Integrazione– Capacità di risposta– Qualità
L.R. 29/2004
PSSR 2008 -2010
ÿuniforme nelle garanzieÿ il sistema decisionale di governo e di gestioneÿ i livelli di assistenzaÿ il sistema di finanziamento delle aziendeÿ gli indirizzi sull’assetto organizzativo essenzialeÿ le principali modalità di funzionamento
ÿ aziendale nell’organizzazione e nella gestione dei servizi
SERVIZIO SANITARIO REGIONALEDirezione Generale Sanità e Politiche Sociali
rMonopsonico alimentato dalla tassazione generalerPolitica dei servizi orientata dalla politica per la saluterFinanziamento delle aziende USL a quota capitaria pesatarSistema pubblico allargato, regolato da autorizzazione, accreditamento, accordi-contratti di forniturarIntegrazione nella programmazione e nella produzione dei servizirgoverno della domanda e della produzione rsubordinazione della produzione alla committenza
Il Servizio Sanitario della Regione Emilia Romagna
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-
La Struttura del Servizio Sanitario Regionale
1 Assessorato Salute1 Assessorato Politiche Sociali
11 Conferenza Sociale e Sanitaria Territoriale
38 Comitato di Distretto
Direzione Generale Sanitàe Politiche Sociali
Direzione Generale Sanitàe Politiche Sociali
Aziende Sanitarie11 Azienda Unità Sanitaria Locale1 Azienda Ospedaliera4 Azienda Ospedaliero-Universitaria1 IRCCS (+ 3)
Aziende Sanitarie11 Azienda Unità Sanitaria Locale1 Azienda Ospedaliera4 Azienda Ospedaliero-Universitaria1 IRCCS (+ 3)
Assistenza Distrettuale38 Distretti Sanitari
Assistenza Distrettuale38 Distretti Sanitari
Assistenza Ospedaliera54 Ospedali
Assistenza Ospedaliera54 Ospedali
11 Dipartimenti di SanitàPubblica
11 Dipartimenti di SanitàPubblica
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MMGPLS
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-
SERVIZIO SANITARIO REGIONALEDirezione Generale Sanità e Politiche Sociali
SERVIZIO SANITARIO REGIONALEDirezione Generale Sanità e Politiche Sociali
-
SERVIZIO SANITARIO REGIONALEDirezione Generale Sanità e Politiche Sociali
Perché rivedere l’organizzazione del SSR?
SERVIZIO SANITARIO REGIONALEDirezione Generale Sanità e Politiche Sociali
-
Il Servizio SanitarioIl Servizio Sanitarioun sistema organizzato con molteplici finalitun sistema organizzato con molteplici finalitààin trasformazionein trasformazionealtamente professionalizzatoaltamente professionalizzatocomplesso e paradossalecomplesso e paradossale
EdificiPiattaforma tecnologicaRisorse finanziarieSistema informativo
Struttura Fisica
manager
Struttura Simbolica SpecificaValoriRappresentazioni
professionisti personale di assistenzaProcesso
Contesto
Bisogni e problemi di salute della popolazione
Servizi
Struttura OrganizzativaLeggiRegole allocative e di funzionamento
Logica del mercato
Logica politica - democratica
Logica professionaleLogica manageriale
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10
Allargamento degli ambiti di applicazione strategie diagnostico - terapeutiche
Valori, Aspettative della popolazione e medicalizzazione della società
Aumento e sofisticazione della domanda e del consumo di prestazioniTransizione demografica
Prevalenza malattie cronico- degenerative, fragilità
Innovazione e sviluppo tecnologico
Sicurezza del sistema di produzione e del prodotto
Vincoli di spesa Sostenibilità economica
Aumento del disagio e delle diseguaglianze sociali ed economiche
Responsività
Accessibilità - Prossimità
Efficienza Efficacia
Un Contesto complesso e sottoposto a tensioni contrastantiUn Contesto complesso e sottoposto a tensioni contrastanti
Qualità
Responsabilità
equità efficienzalibertà
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-
Sostenibilità?
Eccesso di spesa?rispetto agli altri Paesi indipendentemente dal sistema?rispetto a Paesi con sistema riconducibile allo stesso modello base?rispetto a Pesi con sistema di altro modello?rispetto alle risorse rese disponibili?
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Spendiamo troppo?
-
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La spesa è fuori controllo?
Finanziamento post legge stabilità 2013
Finanziamento post spending review 2012 Finanziamento post manovre 191/2009, 122/2010, 220/2010, 111/2011
Finanziamento atteso da accordo Stato-Regioni, patto per la salute 2010-2012
-0,6 mld €
-1,7 mld €
-2,9 mld €-6,0 mld €
-8,5 mld €
- 0,9 mld €- 1,8 mld €
- 2,0 mld €
- 0,6 mld €- 1 mld €
20102010 20112011 20122012 20132013 20142014
106.164 mld €
108.603 mld €
111.544 mld €
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Eppure..
-
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Tuttavia il problema della sostenibilità economico finanziaria del SSN non deve e non può essere evitato
Trend della spesa sanitaria totale e del PIL
2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011
The european house-ambrosetti su dati Corte dei Conti e FMI 2012
100
120,4
128,8
135,8 136,4
145,3
147,4150,4 149,5
129,7127,5
124,7
129,0126,8
121,5117,2
114,0109,6106,3
28,028,0
26,726,7
27,227,2
22,222,2
74,974,9
108,9108,9
110,5110,5
112,0112,0
Crescita medi
a annua 2,9%
Crescita
media an
nua 5,5%
2,4%
0,7%
2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011
Spesa Sanitaria Privata: 2001 – 2011 2,3%
Spesa Sanitaria Pubblica:2001 – 2011 4,1%
97,1
136,1 137,2140,0
16
Responsività generaleCapacità di rispondere alle attese della popolazione, al modo in cui le persone
auspicano di essere trattata dagli erogatori
Rispetto della persona Attenzione al beneficiario
Rispetto della dignità della personaRiservatezza sulla salute della personaAutonomia e possibilità di decidere sulla propria salute Rapidità nella presa in carico
Ambiente di cura confortevoleAccesso alla rete di cura socialeScelta dell’erogatore
Public's satisfaction with availability of quality health care, 2008 OECD statistics contact: [email protected]
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-
Fonte: Gallup. In OECD Countries, Universal Healthcare Gets High Marks. August 20, 2009.OCDE. Confiance à l’égard des instituciones sociales. 2011.
Fiducia
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Malattia CronicaPresenza di un substrato organico, psicologico o cognitivoPresenza superiore a tre mesiRipercussioni percepite sulla vita quotidiana
limitazioni funzionalidipendenza farmacologica, tecnologica,.bisogno di assistenza
SeveritàImportanza per la mobilità, lo stato cognitivo, sensorialeProfilo evolutivoDurata ed età di inizio, età della persona malata
stato di bisogno di lunga durata, tendenzialmente lungo quanto la vita della personainvalidità di vario grado da cause non reversibili
schemi abituali di gestione del caso clinico sostituiti dalla gestione quotidiana della malattia, con contatti ripetuti o continuativi con i servizi
impegno dell’interessato e dei prossimi ad apprendere nuovi stili di vita
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-
Le Malattie CronicheLa rilevanza
Indagine Multiscopo, ISTAT 201238,6% dichiara di avere almeno una malattia cronica8,7% età < 15 anni64,3% età 65-74 anni86,1% età > 75 anni
Nella popolazione della Provincia di RA con età > 18 anni il 43% presenta almeno una malattia cronicacon età > 64 anni Il 79% “
2010
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Ipertensione
Artrite
Cardiopatia
Diabete
Patologia oculare
Condizione singolaCondizione singola + 1Condizione singola + 2Condizione singola + 3Condizione singola + 4
Le Malattie CronicheLa comorbilità
Indagine Multiscopo, ISTAT 201220.4% dichiara di avere almeno due malattie croniche8,7% età < 15 anni64,3% età 65-74 anni86,1% età > 75 anni
Tra gli over 18 con malattiail il 40% ne presenta due o più
0 patologie57%
1 patologia25%
2 patologie13%
3 patologia4%
>3 patologie1%
Numero Patologie Croniche Soggetti %
0 patologie 174.475 57% 1 patologia 78.376 25% 2 patologie 39.060 13% 3 patologie 12.893 4% >3 patologie 3.003 1% Totale 307.807 100%
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-
% negli assistiti
% dei costi
Cure palliative e case management
Persone in fine vita
Persone con malattia conica
Persone a rischio di malattia cronica
Persone in buona salute
Disease management
Lifestyle programs
Promozione della salute –wellness programs
64
15
20
110
55
20
15Boston Consulting GroupRipartizione degli assicurati con un programma di DM
NHS. Il 30% della popolazione ha dichiarato di soffrire di una malattia cronica, ad esso si associa
il 52% delle consultazioni generalisticheil 65% delle prestazioni specialistiche
ambulatorialiil 72% delle giornate di degenza
Il trattamento e le cure ai malati cronici rappresenta il 69% delle spese totali
2008, rapporto Rasing the profile of long term condition care. Departement of health
NHS. Il 30% della popolazione ha dichiarato di soffrire di una malattia cronica, ad esso si associa
il 52% delle consultazioni generalisticheil 65% delle prestazioni specialistiche
ambulatorialiil 72% delle giornate di degenza
Il trattamento e le cure ai malati cronici rappresenta il 69% delle spese totali
2008, rapporto Rasing the profile of long term condition care. Departement of health
Le persone che richiedono la gran parte dei servizi hanno problemi sanitari di tipo cronico, che nell’anziano sono spesso plurimi e
concomitanti, segnati da episodi acuti che quando si manifestano in un contesto di isolamento sociale e di difficoltà economiche,
amplificano le loro conseguenze e aumentano il ricorso ai servizi
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Malattie Croniche e Fragilità EQUILIBRIOEQUILIBRIO PRECARIOPRECARIO della propria condizione di vita, che aumenta la vulnerabilità di fronte a RICHIESTERICHIESTEAMBIENTALIAMBIENTALI o modificazioni dello stato PERSONALEPERSONALE, esponendo al rischio di PROGRESSIONEPROGRESSIONE verso la NONNONAUTOSUFFICIENZAAUTOSUFFICIENZA
Fattori della fragilitFattori della fragilitàà
5,8% 5,8% popolazione > 18 annipopolazione > 18 anni18,9% > 65 anni e 18,9% > 65 anni e 32,1% > 75 anni32,1% > 75 anni
Rapporti di rischio rispetto alla classe D6 (=1)
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-
indicatore sintetico dello stato di salute, basato sul rischio standardizzato di effettuare un ricovero in urgenza (proxi di un bisogno di salute non derogabile nel tempo) per l’anno a venire
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L’ospedale è, e sarà sempre più, confrontato con problemi acuti
presentati da pazienti complessi e fragili
5,8% popolazione > 18 anni 5,8% popolazione > 18 anni 18,9% > 65 anni e 18,9% > 65 anni e 32,1% > 75 anni32,1% > 75 anni
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-
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1991Progetto Harvard Medical Practice Study. New England Journal of Medicine
30.000 casi ospedalieri dello stato di New York• Il 4% presentava complicanze dovute ai trattamenti che prolungavano la degenza, generare disabilità o morte.•I 2/3 delle complicanze erano dovute ad errori involontari dei medici
Rapporto To err is human (Institute of Medicine (USA)
• dal 2,9 al 3,7% dei ricoverati interessati da un evento avverso che nel 6,6% determinava il decesso• Il 53% degli eventi era evitabile• In proiezione gli eventi avversi rappresentavano l’ottava causa di morte e determinavano un costo di circa 29 miliardi di $
oltre 74.000 pazienti, 8 ricerche in diversi paesi ( USA,Australia, UK, NZ Canada,..)• il 9,2% subisce danni iatrogeni• Il 43% dei questi danni sono prevenibili • Il 56,3% di questi danni non hanno conseguenze particolarmente serie
Quality and Safety in Health CareBritish Medical Journal
2000
2008
25
Da «Il rischio è di dare i numeri», Il sole 24ORE Sanità Aprile 2011di Andrea Soccetti Risk manager Ao Riuniti Ancona Presidente Sihrma
Quadro sinottico della
letteratura
L’errore in medicina
Malattia cronica, coomorbilità, multimorbilità, fragilitàEvoluzione del sistema tecnicoNuovi trattamentiTrasferimento dell’assistenza dai luoghi istituzionali ai servizi ambulatoriali o domiciliari
Transito della persona tra due o più servizi, ripetuto nel tempo
Moltiplicazione dei professionisti che intervengono sulla stessapersona, nello stesso luogo o in luoghi diversi.
Craks
I difetti dellI difetti dell’’assistenza fanno essenzialmente riferimento alla assistenza fanno essenzialmente riferimento alla continuitcontinuitàà delle cure ed in particolare alla gestione delle delle cure ed in particolare alla gestione delle
interfacce tra i diversi momenti assistenziali che caratterizzaninterfacce tra i diversi momenti assistenziali che caratterizzano le o le traiettorie della persona malata: dal domicilio alltraiettorie della persona malata: dal domicilio all ’’ospedale, ospedale,
dalldall’’ospedale al domicilio o ad altra struttura di proseguimento ospedale al domicilio o ad altra struttura di proseguimento delle cure.delle cure.
Difficoltà crescente ad assicurare il collegamento di una molteplicità di elementi in un percorso di cura
Gaps
Drop - out
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-
Abbiamo da risolvere problemi di salute rispetto ai quali nessuno singolarmente, di
quanti sono chiamati ad intervenire, possiede tutte le risorse, le competenze e l’autorevolezza sufficiente a fornire una
risposta adeguata
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una popolazione eterogenea
In buona salute o con malattia cronica che non causa disabilità
Gestione ottimale dei fattori di rischio
Con malattie che accelerano la perdita fisiologica e generano instabilità clinica
Presa in carico per evitare incapacità, ospedalizzazione, istituzionalizzazione
Con incapacità funzionali e bisogni complessi, grandi utilizzatori delle diverse componenti dei servizi
Integrazione e coordinamento, intersettorialità
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-
Migliorare la qualità e la sicurezza dei servizi
Rispondere alla pressione dei vincoli economici migliorando l’efficienza e la sostenibilitàinnovando nell’organizzazione e nel funzionamento, promuovendo l’appropriatezza.
Motivare il capitale umano.
difendere il sistema universalistico e contrastare l’effetto delle manovre di austerità, e la visione che le ispira, significa
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Non dobbiamo riprodurre la situazione esistente (ancorché migliorata), ma trovare condizioni favorenti
l’innovazione e capaci di generare importanti cambiamenti per mantenere un sistema fondato sui
suoi fondamentali pilastri e al contempo trasformarlo per renderlo adeguabile nel tempo ai cambiamenti del
contesto.
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-
Il maggior difetto che scontiamo, nelle politiche quanto nei servizi, non è tanto di conoscenza o di
strumenti quanto, piuttosto, di mancata trasformazione dovuta al difetto di applicazione
concreta di ciò che già conosciamo
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Appropriatezza
-
Le evidenze sullLe evidenze sull’’efficacia dellefficacia dell’’integrazione, orizzontale e verticale, sono integrazione, orizzontale e verticale, sono sempre pisempre piùù conclusive ed evidenziano che a determinate condizioni, il conclusive ed evidenziano che a determinate condizioni, il
coordinamento e lcoordinamento e l’’integrazione hanno un impatto favorevole integrazione hanno un impatto favorevole sullsull’’utilizzazione dei servizi, sui costi, sulla qualitutilizzazione dei servizi, sui costi, sulla qualitàà delle cure, sulla delle cure, sulla
soddisfazione e sugli effetti sulla salutesoddisfazione e sugli effetti sulla salute
I cambiamenti nel delivery system design possono migliorare i processi e i risultati di cura
33
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-
IntegrazioneIntegrazione.Parola chiave, piena di valore a cui dare sensoParola chiave, piena di valore a cui dare senso
v rendere completo, più valido, più efficace, . . . v inserire un elemento/un’azione in un ambiente/processo/ contesto in modo che ne diventi
parte organicav completarsi in modo da diventare un tutto completov attivare interdipendenze tra parti diverse di un sistema organizzato al fine di raggiungere gli
obiettivi e le finalità auspicatev coordinare le attività di più elementi necessari a un funzionamento armonico
Modo attraverso il quale le società sperano di controllare le tensioni e le contraddizioni che sonoall’origine dei malfunzionamenti dei loro sistemi sanitari – ovvero: frammentazione, uso inadeguato
delle competenze, iniquità d’accesso, … -
interdipendenza
cooperazione
coordinamento
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Condivisione
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Integrare i servizi significa imboccare la strada della pratica cooperativa e interdisciplinare, dove si modifica radicalmente una situazione dove medicina del territorio
e medicina ospedaliera si ignorano piuttosto che collaborare (Mordelet)
Integrazione: perché?
– migliorare la gestione delle risorse– condividere pratiche efficaci e virtuose– condividere conoscenze– mettere in comune expertises e competenze– superare confini, separazioni tra settori– assicurare il futuro– acquisire potere, influenza– acquisire appoggio, supporto reciproco
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36
-
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un sistema sanitario senza muri, con una struttura che favorisca il decentramento, la presa in carico
tempestiva, continua e globale del bisogno delle persone, che supporti e promuova la cooperazione, che incoraggi l’innovazione.
Un sistema sempre meno diviso, segmentato e frammentato dotato di una struttura che gli permetta di riorganizzarsi in
permanenza
37
H
H
una rete di servizi integrati
Stato di salute
Malattie croniche complesse
Malattie croniche semplici
Persone senza malattia cronica
Cure
Assistenza interdisciplinare intensiva
Autocura e monitoraggio sistematico
Popolazione GeneralePrevenzione -Promozione
Pers
one
con
mal
attia
Continuità nei servizi
Accessibilità
Continuità
Globalità
problema chiaro, a basso contenuto di incertezza, che richiede un intervento preciso, circoscritto nel tempo e nello spazio che richiede la disponibilità puntuale di una definita competenza
il problema richiede l’intervento simultaneo di organizzazioni e di soggetti diversi. Ognuno di coloro che intervengono deve considerare l’intervento degli altri.
problema altamente complesso o concomitante ad altri problemi, con alto livello di incertezza evolutiva
Intensità dell’integrazione
SpecializzazioneComplessitàCasistica Rara e ComplessaGamma ServiziSofisticazione Sistema Tecnico
Presa in caricoContinuità Ospedale-TerritorioAccessibilitàCasistica ad alta prevalenza/incidenza
400.000
1.000.000
80.000
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-
Cure centrate sulla persona (person oriented)Servizi organizzati in base ai destinatari/beneficiari
Cure integrateCoordinamento delle cureAppropriatezzaRicorso all’uso della cybersaluteComunicazione chiara ed affidabile, comodità, Rispetto, Empatia e comprensione, tempoContinuitàStabilitàEquità
Prendono diverse forme ma il principio di base resta quello di offrire una diversità di cure in funzione della persona e non della malattia
Vantaggi (McMurchy, 2009)Cure erogate in tempo opportunoCure preventive adeguateMaggiore probabilità di individuare il problemaMeno esami diagnostici e prescrizioni di farmaciDiagnosi più preciseMinori costiMinor ricorso all’urgenza e all’ospedale
Le equipes interprofessionali migliorano i risultati per i pazienti, i professionisti e l’organizzazione.(Barrett, Curran, Glynn e Godwin 2007)
sono i bisogni delle persone a determinare i metodi di lavoro e
l’insieme dei meccanismi interni di gestione.
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Approccio integrato nell’assistenza primaria
Agire su
ÿ Organizzazione dei serviziÿ Supporto all’autogestioneÿ Supporto alla decisione clinicaÿ Sviluppo del sistema informativoÿ Uso delle risorse della comunità
per generare equipes di cure primarie proattive e organizzate in modo da interagire con pazienti informati e attivi
40
Organizzare una coerenza duratura nel tempo tra
Sistema di valoriSistema clinicoGoverno
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-
.
Ruoli e Responsabilitàprofessionali
Sfruttare il potenziale delle ICT Sfruttare il potenziale delle ICT
TelemedicinaTelemedicinaTelexpertiseTelexpertiseTelediagnosiTelediagnosiHome careHome careTelepatologiaTelepatologia
per sviluppare un adeguato sistema di per sviluppare un adeguato sistema di presa in caricopresa in carico
Patient focused carePatient focused careCriteri di invioCriteri di invioReferente del caso/PivotReferente del caso/PivotSecondo parereSecondo parere
IntensitIntensitàà di curedi cure
SERVIZIO SANITARIO REGIONALEDirezione Generale Sanità e Politiche Sociali
L’ospedale deve:1.Adattarsi all’ambiente esterno e integrare le proprie attività interne(integrate internally). 2.Aprirsi all’integrazione con l’esterno nelle cure e nei servizi in un continuum intra e inter ospedaliero. Mintzberg
per Assicurare un soddisfacente livello di Assicurare un soddisfacente livello di
disponibilitdisponibilitàà di competenze allineate allo stato delle di competenze allineate allo stato delle conoscenzeconoscenze
disponibilitdisponibilitàà di tecnologie adeguate di tecnologie adeguate
efficienza defficienza d’’uso delle risorseuso delle risorse
minimizzazione di rischio per il pazienteminimizzazione di rischio per il paziente
massima contribuzione ai risultati di salutemassima contribuzione ai risultati di salute
reattivitreattivitàà ai bisogni e alle esigenze della persona e della ai bisogni e alle esigenze della persona e della collettivitcollettivitàà
integrazione e coordinamento tra servizi per assicurare integrazione e coordinamento tra servizi per assicurare continuitcontinuitàà e globalite globalitàà della presa in caricodella presa in carico
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-
dimensioni di struttura che consentano adeguate economie di scaldimensioni di struttura che consentano adeguate economie di scala e di gammaa e di gamma
un volume di attivitun volume di attivitàà adeguato per ottenere i migliori risultati sanitari e per garanadeguato per ottenere i migliori risultati sanitari e per garantire tire il mantenimento e lo sviluppo della competenza clinicail mantenimento e lo sviluppo della competenza clinica
una adeguata saturazione delle tecnologie sofisticate e costose una adeguata saturazione delle tecnologie sofisticate e costose prima di procedere prima di procedere alla loro duplicazione, eventualmente decentrata alla loro duplicazione, eventualmente decentrata
sviluppare modalitsviluppare modalitàà organizzative di tipo inclusivo fondate sulla condivisione di organizzative di tipo inclusivo fondate sulla condivisione di risorse risorse (piattaforme tecnologiche ed assistenziali)(piattaforme tecnologiche ed assistenziali)
concentrare la produzione di attivitconcentrare la produzione di attivitàà la cui localizzazione non influenza direttamente la cui localizzazione non influenza direttamente la qualitla qualitàà delldell’’assistenza alla persona (funzioni amministrative generali, funziassistenza alla persona (funzioni amministrative generali, funzioni oni tecnicotecnico--logistiche, funzioni sanitarie intermedie la cui concentrazione logistiche, funzioni sanitarie intermedie la cui concentrazione consegue consegue miglioramenti qualitativi, economie di scala e di gamma miglioramenti qualitativi, economie di scala e di gamma (integrazione verticale ed (integrazione verticale ed orizzontale)orizzontale)
Un livello soddisfacente di performance ospedaliera Un livello soddisfacente di performance ospedaliera
SERVIZIO SANITARIO REGIONALEDirezione Generale Sanità e Politiche Sociali
SERVIZIO SANITARIO REGIONALEDirezione Generale Sanità e Politiche Sociali
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Stabilimenti ospedalieri trasformabili in strutture territoriali intermedie
Stabilimenti ospedalieri di base
Stabilimenti ospedalieri di I° - II° livelloAziende Ospedaliere
Case di Cura Accreditate
Ridefinire il senso del termine ospedalela varietà di contenuto e di attività che caratterizza ciò che è accomunato sotto
la locuzione di stabilimento ospedaliero è tale da fare emergere, come unici elementi comuni, il ricovero in struttura con assistenza medica ed
infermieristica.
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SERVIZIO SANITARIO REGIONALEDirezione Generale Sanità e Politiche Sociali
Centri Locali di Assistenza PrimariaStrutture territoriali intermedie
Ospedale distrettuale di base Ospedale poli specialistico con funzioni/attività di II° livello Ospedale poli specialistico con funzioni/attività di III° livello
Una rete ospedaliera con base (maglia) distrettuale, verticalmente integrata
Enfasi sull’innovazione organizzativa
una prospettiva più ampia che includa≠ la riconsiderazione del ruolo tra i diversi protagonisti e quelli che questi intrattengono con le tecniche e i dispositivi di intervento.
≠ la continua capacità di rinnovamento che rimetta costantemente in gioco la dinamica organizzativa: ruoli, responsabilità e interazioni. Che trova sostanza nell’interrogarsi continuamente sulle pratiche e sui modi di fare.
Attenzione ai processi interni di strutturazione e ai modi di relazione tra i diversi protagonisti impegnati nei processi di produzione dell’assistenza.
Evitare di limitare l’azione a tentativi di accomodamento che cercano di minimizzare gli effetti sulla distribuzione dei privilegi esistenti, e raramente evolvono verso migliori
risultati
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Assicurare il commitment di sistema
Sviluppare una cultura e una pratica professionale interdisciplinare e person oriented
Sviluppare la cultura organizzativa e gestionale
Allineare gli strumenti agli obiettivi
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MacroMesomicro
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Superare la compartimentazione, generare sinergie Dare senso all’azione e tenere il filo conduttore
Dare fiducia, motivare e responsabilizzare le equipes
liberare le energiecreare sistemi organizzativi efficaci nel generare e trattare idee nuove e assicurarne la messa in opera
Ascolto degli utentiPartecipazione internaTrarre profitto dalle nuove tecnologieSviluppare cooperazione
sfruttare le fonti di innovazione
una profonda evoluzione del ruolo manageriale e dei dirigenti
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(modificato da: World Health Organisation, 1998. Health Promotion Glossary. Geneva:
WHO/HPR/HEP/98.1)
Il paradosso del cambiamento:
quando è necessario prende tempo,quando diventa inevitabile è tardi.
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IDEE E PROPOSTE PER LA PROGRAMMAZIONE SOCIALE E SANITARIA 2012-2014
IL PERCORSO DELL'ASSOCIAZIONISMO, DELLA COOPERAZIONE E DEL VOLONTARIATO
DELLA PROVINCIA DI BOLOGNA2010 - 2011
TAVOLO DI CONFRONTO CON IL TERZO SETTORE – CTSS Provincia di Bologna
TAVOLO DI CONFRONTO CON ILTAVOLO DI CONFRONTO CON IL TERZO TERZO SETTORESETTORE –– CTSS Provincia di BolognaCTSS Provincia di Bologna
Comitato Paritetico
Provinciale del Volontariato
CTSS Conferenza territoriale sociale e sanitaria di Bologna CTSS Conferenza territoriale sociale e sanitaria di Bologna
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GRUPPI TEMATICI PER LA PROGRAMMAZIONE SOCIALE GRUPPI TEMATICI PER LA PROGRAMMAZIONE SOCIALE E SANITARIA 2012 E SANITARIA 2012 -- 20142014
Il CONTESTO
TAVOLO DI CONFRONTO CON IL TERZO SETTORE CTSSTAVOLO DI CONFRONTO CON IL TERZO SETTORE CTSSTAVOLO DI CONFRONTO CON IL TERZO SETTORE CTSS
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GRUPPI TEMATICI PER LA PROGRAMMAZIONE SOCIALE GRUPPI TEMATICI PER LA PROGRAMMAZIONE SOCIALE E SANITARIA 2012 E SANITARIA 2012 -- 20142014
IL CONTESTOPer quanto attiene il confronto con il Terzo settore, a seguito degli incontri realizzati dalla CTSS
per la condivisione del presente Atto di indirizzo si è concordato di istituire un tavolo di Tavolo di confronto con il terzo settore che, come previsto dalle disposizioni normative e regolamentari regionali (Art. 20 L.R. 2/2003 e DGR 1682/2008 Linee
Guida per la partecipazione del Terzo Settore ai processi diprogrammazione previsti dal Piano regionale sociale e sanitario 2008-2010), dovrà essere
istituito dall’Ufficio di presidenza della CTSS.E’ stato altresì condiviso che tale tavolo di confronto con il terzo settore divenga sede
permanente di confronto nelle fasi di programmazione, realizzazione e valutazione dei risultati in un’ottica di corresponsabilizzazione dei soggetti del terzo settore.
Il tavolo di confronto permanente con il terzo settore sarà composto dal Presidente della CTSS, da rappresentanti degli Enti locali, da un rappresentante dell’AUSL e da
rappresentanti del Comitato Paritetico del Volontariato, del Forum provinciale del Terzo Settore, delle Centrali Cooperative e del Centro Servizi del Volontariato.
Tratto dallTratto dall’’Atto di indirizzo e coordinamento triennale 2009 Atto di indirizzo e coordinamento triennale 2009 –– 2011 2011 CTSS Provincia di BolognaCTSS Provincia di Bologna
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TAVOLO DI CONFRONTO CON IL TERZO SETTORE CTSSTAVOLO DI CONFRONTO CON IL TERZO SETTORE CTSSTAVOLO DI CONFRONTO CON IL TERZO SETTORE CTSS
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GRUPPI TEMATICI PER LA PROGRAMMAZIONE SOCIALE GRUPPI TEMATICI PER LA PROGRAMMAZIONE SOCIALE E SANITARIA 2012 E SANITARIA 2012 -- 20142014
Il PERCORSO
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GRUPPI TEMATICI PER LA PROGRAMMAZIONE SOCIALE GRUPPI TEMATICI PER LA PROGRAMMAZIONE SOCIALE E SANITARIA 2012 E SANITARIA 2012 -- 20142014
Il PERCORSO DEI GRUPPI TEMATICI
1. Costituzione gruppi tematici omogenei e compositi2. Percorso di lavoro: Dicembre 2010 – Dicembre 20113. Individuare le priorità su alcuni temi del welfare provinciale
su cui concentrare la riflessione attraverso un percorso di coinvolgimento attivo del terzo settore nell'identificazione delle criticità, nella raccolta dei bisogni e nella formulazione di proposte a supporto della programmazione socio-sanitaria provinciale.
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GRUPPI TEMATICI PER LA PROGRAMMAZIONE SOCIALE GRUPPI TEMATICI PER LA PROGRAMMAZIONE SOCIALE E SANITARIA 2012 E SANITARIA 2012 -- 20142014
Il PERCORSO DEI GRUPPI TEMATICI
4. Portare dei contributi concreti alla prossima programmazionesociale e sanitaria della Provincia di Bologna.
5. dar avvio ad una modalità di lavoro condivisa tra cooperazione sociale, promozione socie e volontariato al fine di dar vita a esempi di buone pratiche di integrazione tra diversi attori del terzo settore.
6. Orientare il contributo del terzo settore verso la programmazione e non solo verso la progettazione
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GRUPPI TEMATICI PER LA PROGRAMMAZIONE SOCIALE GRUPPI TEMATICI PER LA PROGRAMMAZIONE SOCIALE E SANITARIA 2012 E SANITARIA 2012 -- 20142014
GLI OBIETTIVI
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OBIETTIVI DEL PERCORSO DEI GRUPPI TEMATICI
1. Contributo del terzo settore alla programmazione provinciale
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GRUPPI TEMATICI PER LA PROGRAMMAZIONE SOCIALE GRUPPI TEMATICI PER LA PROGRAMMAZIONE SOCIALE E SANITARIA 2012 E SANITARIA 2012 -- 20142014
OBIETTIVI DEL PERCORSO DEI GRUPPI TEMATICI
2. Sviluppare una riflessione sui servizi a livello complessivo
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OBIETTIVI DEL PERCORSO DEI GRUPPI TEMATICI
3. Promuovere una riflessione tematica e una riflessione del ruolo del Terzo
Settore nei servizi
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GRUPPI TEMATICI PER LA PROGRAMMAZIONE SOCIALE GRUPPI TEMATICI PER LA PROGRAMMAZIONE SOCIALE E SANITARIA 2012 E SANITARIA 2012 -- 20142014
OBIETTIVI DEL PERCORSO DEI GRUPPI TEMATICI
4. Crescita del ruolo del Terzo Settore e acquisizione di consapevolezza e di responsabilità da parte del no profit
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GRUPPI TEMATICI PER LA PROGRAMMAZIONE SOCIALE GRUPPI TEMATICI PER LA PROGRAMMAZIONE SOCIALE E SANITARIA 2012 E SANITARIA 2012 -- 20142014
OBIETTIVI DEL PERCORSO DEI GRUPPI TEMATICI
5. Esperimento per coniugare in termini più operativi i principi della sussidiarietà, della partecipazione in
un contesto di sistema
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GRUPPI TEMATICI PER LA PROGRAMMAZIONE SOCIALE GRUPPI TEMATICI PER LA PROGRAMMAZIONE SOCIALE E SANITARIA 2012 E SANITARIA 2012 -- 20142014
OBIETTIVI DEL PERCORSO DEI GRUPPI TEMATICI
6. Configurazione di una rete “possibile”
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TAVOLO DI CONFRONTO CON IL TERZO SETTORE – CTSS Provincia di Bologna
TAVOLO DI CONFRONTO CON ILTAVOLO DI CONFRONTO CON IL TERZO TERZO SETTORESETTORE –– CTSS Provincia di BolognaCTSS Provincia di Bologna
Comitato Paritetico
Provinciale del Volontariato
I CINQUE GRUPPI TEMATICICoesione sociale – Referente: Gabriella OlianiGabriella Oliani
Anziani – Referente: Gianni Dal MonteGianni Dal MonteSalute mentale e disabilità – Referente: Danilo RasiaDanilo Rasia
Politiche educative – Referente: Oreste De PietroOreste De PietroPrevenzione – Referente: Francesco CostanziniFrancesco Costanzini
Coordinamento dei gruppiCoordinamento dei gruppi: : Antonella Lazzari e Luca De PaoliAntonella Lazzari e Luca De Paoli
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GRUPPI TEMATICI PER LA PROGRAMMAZIONE SOCIALE GRUPPI TEMATICI PER LA PROGRAMMAZIONE SOCIALE E SANITARIA 2012 E SANITARIA 2012 -- 20142014
CARATTERISTICHEDEI GRUPPI TEMATICI
In un contesto tematico scelto e condiviso vi partecipano insieme Volontariato, Associazionismo,
Cooperazione sociale, Organizzazioni non Governative, Fondazioni e altri
soggetti del Terzo Settore.
TAVOLO DI CONFRONTO CON IL TERZO SETTORE CTSSTAVOLO DI CONFRONTO CON IL TERZO SETTORE CTSSTAVOLO DI CONFRONTO CON IL TERZO SETTORE CTSS
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GRUPPI TEMATICI PER LA PROGRAMMAZIONE SOCIALE GRUPPI TEMATICI PER LA PROGRAMMAZIONE SOCIALE E SANITARIA 2012 E SANITARIA 2012 -- 20142014
CARATTERISTICHEDEI GRUPPI TEMATICI
I gruppi tematici sono composti da esperti provenienti dal mondo del volontariato, della promozione sociale, della
cooperazione sociale e in generale del terzo settore o indicati dal referente di gruppo. Viene assicurata una composizione omogenea. L’individuazione e l’indicazione degli esperti è
assegnata alle rappresentanze del Terzo Settore del Tavolo di Confronto.
Lo scopo di questi gruppi tematici è quello di elaborare un documento che, attraverso un confronto e una validazione
assembleare, costituirà il contributo del terzo settore.
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GRUPPI TEMATICI PER LA PROGRAMMAZIONE SOCIALE GRUPPI TEMATICI PER LA PROGRAMMAZIONE SOCIALE E SANITARIA 2012 E SANITARIA 2012 -- 20142014
I CINQUE GRUPPI TEMATICI
* I nominativi sono stati indicati dalle rappresentanze del terzo settore del Tavolo di confronto
TAVOLO DI CONFRONTO CON IL TERZO SETTORE CTSSTAVOLO DI CONFRONTO CON IL TERZO SETTORE CTSSTAVOLO DI CONFRONTO CON IL TERZO SETTORE CTSS
Gruppo tematico Partecipanti* Volontariato Promozione SocialeCoop.
Sociale ENP
Coesione sociale 10 2 4 3 1
Salute mentale e disabilità 12 6 4 2 /
Politiche educative 12 4 3 4 1
Anziani 9 4 3 2 /
Prevenzione 5 2 2 1 /
TOTALE 48 17 16 12 2
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GRUPPI TEMATICI PER LA PROGRAMMAZIONE SOCIALE GRUPPI TEMATICI PER LA PROGRAMMAZIONE SOCIALE E SANITARIA 2012 E SANITARIA 2012 -- 20142014
LE TAPPE DI LAVORO
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LE QUATTRO TAPPE DI LAVORO
In un primo incontro ( dal 10 al 17 dicembre 2010 ) vengono stabiliti o modificati o aggiunti i sottotemi e le modalità di lavoro del gruppo ed a impostare
i temi da trattare
TAVOLO DI CONFRONTO CON IL TERZO SETTORE CTSSTAVOLO DI CONFRONTO CON IL TERZO SETTORE CTSSTAVOLO DI CONFRONTO CON IL TERZO SETTORE CTSS
Sono stati individuati i seguenti sottotemi:
1LA PERSONA ANZIANA: UNA RISORSA
2 L'AUTONOMIA
3 LA SOLITUDINE
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LE QUATTRO TAPPE DI LAVORO
In un secondo incontro (dal 17 al 26 gennaio 2011) si procede al lavoro di raccolta dei punti di forza, delle criticità, dei bisogni e delle proposte in vista dell'incontro assembleare
TAVOLO DI CONFRONTO CON IL TERZO SETTORE CTSSTAVOLO DI CONFRONTO CON IL TERZO SETTORE CTSSTAVOLO DI CONFRONTO CON IL TERZO SETTORE CTSS
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GRUPPI TEMATICI PER LA PROGRAMMAZIONE SOCIALE GRUPPI TEMATICI PER LA PROGRAMMAZIONE SOCIALE E SANITARIA 2012 E SANITARIA 2012 -- 20142014
LE QUATTRO TAPPE DI LAVORO
Nell'incontro assembleare si convocano le organizzazioni del terzo settore del territorio per la condivisione e il loro contributo sulla base del prodotto dei
gruppi di esperti.
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LE QUATTRO TAPPE DI LAVORO
In un terzo incontro si mette a sistema il lavoro svolto nelle sessioni
precedenti e si elabora un documento conclusivo
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L’ARTICOLAZIONE DEGLI INCONTRI E I SOTTOTEMI
TAVOLO DI CONFRONTO CON IL TERZO SETTORE CTSSTAVOLO DI CONFRONTO CON IL TERZO SETTORE CTSSTAVOLO DI CONFRONTO CON IL TERZO SETTORE CTSS
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ARTICOLAZIONE DEGLI INCONTRI
1. Presentazione motivazione, obiettivi e contesto2. Stabilire e validare 3-4 sottotemi scelti dal gruppo3. Individuazione dei bisogni, criticità e punti di forza
intendendo con questo termine i servizi valutati irrinunciabili
4. Individuazione di punti di miglioramento o eventuale formulazione di proposte sulla base anche del confronto con le altre associazioni in assemblea
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GRUPPI TEMATICI PER LA PROGRAMMAZIONE SOCIALE GRUPPI TEMATICI PER LA PROGRAMMAZIONE SOCIALE E SANITARIA 2012 E SANITARIA 2012 -- 20142014
TAVOLO DI CONFRONTO CON IL TERZO SETTORE CTSSTAVOLO DI CONFRONTO CON IL TERZO SETTORE CTSSTAVOLO DI CONFRONTO CON IL TERZO SETTORE CTSS
Criticità - Individuare secondo la propria esperienza e secondo i propri ambiti di competenza e attività quali sono le criticità che si rilevano sul territorio, sia per quanto riguarda i servizi offerti in materia sia in tema di risposte che i servizi sono in grado di dare.
Bisogni - Individuare secondo la propria esperienza e secondo i propri ambiti di competenza e attività quali sono i bisogni che si rilevano sul territorio o che non vengono rilevati o che trovano una risposta parziale o inefficace
Punti di Forza - Individuare secondo la propria esperienza e secondo i propri ambiti di competenza e attività quali sono i punti di forza del sistema, ovvero i livelli di risposta oggi da salvaguardare perché produttivi di risposte a beneficio della comunità.
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GRUPPI TEMATICI PER LA PROGRAMMAZIONE SOCIALE GRUPPI TEMATICI PER LA PROGRAMMAZIONE SOCIALE E SANITARIA 2012 E SANITARIA 2012 -- 20142014
LE POTENZIALITA’INNOVATIVE
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GRUPPI TEMATICI PER LA PROGRAMMAZIONE SOCIALE GRUPPI TEMATICI PER LA PROGRAMMAZIONE SOCIALE E SANITARIA 2012 E SANITARIA 2012 -- 20142014
UNA ESPERIENZA INNOVATIVA
- Maggiore corresponsabilizzazione del terzo settore- Rendere effettiva la partecipazione- Favorire i contatti con il territorio
- Messa in relazione di esperienze diverse e creazione di punti di contatto
- Individuazione di tematiche trasversali- Superamento del concetto di rigida settorializzazione
- Bisogni uguali ma che necessitano di risposte con modalità e caratteristiche diverse nei diversi territori
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GRUPPI TEMATICI PER LA PROGRAMMAZIONE SOCIALE GRUPPI TEMATICI PER LA PROGRAMMAZIONE SOCIALE E SANITARIA 2012 E SANITARIA 2012 -- 20142014
QUALE CONNESSIONE CON I PROCESSI ZONALI
- Il percorso è stato condiviso e presentato all’interno della CTSS agli uffici di piano e con i sindaci capi distretto per una operazione di diffusione nei territori
- Il percorso partecipativo è una buona prassi all’interno del percorso formativo sui piani di zona progettato e realizzato grazie alla collaborazione tra amministrazione provinciale e centro servizi del volontariato della provincia di Bologna
- E’ stato adottato con delibera di giunta provinciale n. 194/12 “Piani di zona per la salute e il benessere sociale. Approvazione del "Programma provinciale a sostegno delle politiche sociali e Progetti sovrazonali Anno 2012“
- Presentazione del percorso all’interno della Conferenza dei Presidenti di quartiere del Comune di Bologna
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I PUNTI DI PARTENZA E GLI OBIETTIVI
• Utilizzare “naturalmente” gli strumenti previsti dalle normative regionali: forse una vera piccola rivoluzione, dimostrando che il percorso partecipativo esiste già e soprattutto che è possibile praticarlo e produrre delle azioni e degli effetti anche operativi
• Favorire cultura e percorsi di collaborazione anche non necessariamente formali o formalizzabili
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TAVOLO DI CONFRONTO TERZO SETTORE CTSS
GRUPPI TEMATICI PER LA PROGRAMMAZIONE SOCIALE E SANITARIA 2011 - 2014
Gruppo marrone: AREA ANZIANI (aggiornato contributo 14.06.11)
Marco Matassa Coop Cadiai Cooperazione sociale
Ada Poli Coop ADA Cooperazione sociale
Paola Paltretti UISP Bologna Promozione sociale
Fabio Cavicchi Ass. Don G. Fornasini Promozione sociale
Maria Luisa Stanzani Andare a Veglia Volontariato
Luigi Pasquali Auser Bologna Volontariato
Lucia Pieratelli Ancescao Bologna Promozione sociale
Maria Leggieri Ama.amarcord Volontariato
Gianni Dal MonteGianni Dal Monte Coordinatore
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TAVOLO DI CONFRONTO TERZO SETTORE CTSS
GRUPPI TEMATICI PER LA PROGRAMMAZIONE SOCIALE E SANITARIA 2011 - 2014
Gruppo marrone: AREA ANZIANI
I SOTTOTEMII SOTTOTEMI
Area AnzianiArea Anziani
La persona anziana: una risorsa
L’autonomia
La solitudine
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TAVOLO DI CONFRONTO TERZO SETTORE CTSS
GRUPPI TEMATICI PER LA PROGRAMMAZIONE SOCIALE E SANITARIA 2011 - 2014
Gruppo marrone: AREA ANZIANI
SOTTOTEMA: la persona anziana una risorsa
CR
ITICITA’
1. Errata percezione generalizzata a livello di comunità dell'anziano come persona fragile e bisognosa di accudimento.
2. Mancato riconoscimento culturale e sociale del ruolo dell'anziano.
BISOG
NI
1. Occorre fare sentire l'anziano partecipe alla società, riconoscerne il valore sociale.
2. Occorrono servizi all’altezza delle necessità, maggiormente accessibili e con un approccio meno burocratico.
3. Occorre operare per riprodurre anche in contesti urbani situazioni di comunità e potenziare reti di vicinato, amicali, ecc.
PUN
TI DI FO
RZA
1. L'anziano è un attore sociale altamente produttivo in quanto: soggetto di aiuto alla famiglia, soggetto della società portatore di saperi e di competenze, elemento di forte coesione sociale, libero da altri impegni.
2. L'anziano è anche attore di solidarietà socialeattraverso la partecipazione a forme organizzate della società civile (Associazione di promozione sociale, organizzazioni di volontariato, organizzazioni sindacali).
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TAVOLO DI CONFRONTO TERZO SETTORE CTSS
GRUPPI TEMATICI PER LA PROGRAMMAZIONE SOCIALE E SANITARIA 2011 - 2014
Gruppo marrone: AREA ANZIANI
SOTTOTEMA: la persona anziana una risorsa
PRO
POSTE
1. Misurare/Dare visibilità agli studi sul PIL prodotto dagli anziani (vedasi ricerca IRES CGIL) ed agli studi sul PIF volto a misurare il “benessere” prodotto dagli anziani in tutti i campi(ambiente, scuola, famiglia, soggetti terzi, ecc)
2. Gli anziani con il loro essere Cittadini Attivi Solidali danno esempio positivo e “politico” di una terza e quarta età felice.
3. Stimolare la partecipazione dell’anziano nei campi dove si sente più preparato e quindi con minore stress.
4. Prom