apuane: escavazione sostenibile? intervento di mauro chessa

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1 Mauro Chessa, geologo – Rete dei comitati per la difesa del territorio Firenze 8 novembre 2014 Rete dei Comitati per la Difesa del Territorio LE APUANE PATRIMONIO DEL MONDO Apuane: escavazione sostenibile?

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1Mauro Chessa, geologo – Rete dei comitati per la difesa del territorio

Firenze 8 novembre 2014

Rete dei Comitati per la Difesa del Territorio

LE APUANE PATRIMONIO DEL MONDO

A p u a n e : e s c a v a z i o n e s o s t e n i b i l e ?

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Secondo il Progetto Marmi Alpi Apuane (Centro di GeoTecnologie dell’Università di Siena), l’area è interessata da 662 ravaneti e 785 cave attive, inattive o abbandonate; quelle dettagliate con una scheda ed individuabili con un toponimo sono 566, nei comuni di Careggine (4), Carrara (175), Casola in Lunigiana (5), Fivizzano (18), Massa (105), Minucciano (41), Molazzana (7), Montignoso (3), Pietrasanta (11), Serravezza (61), Stazzema (96), Vagli di Sotto (40).Oggi il numero di cave attive nelle principali aree estrattive (Carrara, Massa, Lunigiana, Garfagnana e Versilia) è di 143, di cui 100 nel bacino di Carrara.

La quantità di materiale è enorme: dalle cave escono soprattutto detriti, è consentito, in ragione della particolare qualità che deve avere la pietra ornamentale, che il 75% del materiale estratto sia di scarto (Elaborato 2 del P.R.A.E.R.).Le Apuane soffrono di una cava ogni 3 chilometri quadrati e nel comune di Carrara si tocca la sorprendente densità di 7 cave per chilometro quadrato.

• Cave, milioni di tonnellate

Mauro Chessa – Rete dei comitati per la difesa del territorio

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Secondo il Progetto Marmi Alpi Apuane la produzione di marmo in blocchi negli ultimi anni si è attestata attorno alle 1.400.000 t/anno.La Camera di Commercio di Massa-Carrara informa che nel 2013, nelle sole cave di Carrara, erano state estratte poco più di 927.000 tonnellate di blocchi, il 6,4% in più rispetto al 2012. Secondo la stessa fonte se ai blocchi sommiamo gli altri prodotti, possiamo osservare che complessivamente il materiale estratto sfiora i 4.000.000 di tonnellate (dato riferito a Massa-Carrara e non a tutto il comparto marmifero)La Omya, ditta specializzata nella produzione del carbonato di calcio, nel 2006 stimava che venivano prodotti 2,5 milioni di tonnellate solo di scaglie di marmo bianco, quelle più appetibili.Se diamo uno sguardo al passato, secondo le elaborazioni della Camera di commercio Massa-Carrara su dati della Regione Toscana, dal 1950 ad oggi sono state estratte più di 50 milioni di tonnellate di marmo in blocchi. Lo ‘scarto’ quindi sarebbe non meno di 100 milioni di tonnellate. Si tratta di volumi, e di interessi, colossali.

• Cave, milioni di tonnellate

1ml ton = 370.000 mc = una colonna ininterrotta di 2.740 autobus lunga 37 Km

Mauro Chessa – Rete dei comitati per la difesa del territorio

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Il Piano Regionale di Azione Ambientale della Regione Toscana (PRAA 2004 - 2006) descrive la situazione delle Apuane e, a proposito dell’attività estrattiva, dice che «ha un impatto negativo sugli acquiferi per l’inquinamento delle acque superficiali e profonde derivanti dalla lavorazione del marmo, per la dispersione delle polveri nell’atmosfera, per l’inquinamento e i disagi dovuti all’intensità dei trasporti su strada dei materiali estratti e per la modifica irreversibile della morfologia dei luoghi e talvolta anche dei profili delle montagne più elevate e significative», ed ancora «Sotto il profilo del dissesto idrogeologico i ravaneti, in particolare quelli recenti, rappresentano aree a forte rischio».

• Cave e ambiente

Studio della Regione e dell’Università di Pisa (Discariche di cava e instabilità dei versanti: valutazione preliminare di alcuni fattori significativi nel bacino marmifero di Carrara), rileva che il 23/9/2003 un evento pluviometrico di particolare intensità provocò 500 dissesti nel bacino marmifero, molti dei quali mobilizzarono grandi quantitativi di materiale sciolto accumulato nei ravaneti più recenti: «Relativamente all’abitato di Carrara, si è verificata l’esondazione del principale collettore idrico dei bacini marmiferi, il Torrente Carrione, dovuta essenzialmente all’ingente sovralluvionamento causato dall’immissione in alveo di abbondanti quantità di materiale detritico proveniente sia dalle frane superficiali, sia e soprattutto dalla mobilizzazione dei ravaneti».

Non è affatto trascurabile, in considerazione dei drammatici eventi alluvionali degli ultimi anni, l’individuazione del «Rischio di esondazione imputabile anche all’eccessivo sollevamento degli alvei a causa dell’apporto di detriti derivanti dall’attività di escavazione e monte.»Lo studio conclude osservando che «Il materiale scartato continua ad essere riversato in maniera incontrollata nei ripidi versanti; i ravaneti invadono nella grande maggioranza dei casi gli alvei dei torrenti; le strade di arroccamento vengono realizzate mirando più agli aspetti logistici dell’attività estrattiva, che a quelli della stabilità dei versanti; infine, la ricoltivazione degli stessi ravaneti comporta spesso un’asportazione del materiale dal basso, con destabilizzazione degli ammassi detritici.». L’evento del 2003 causò ingenti danni, numerose abitazioni ed aziende furono allagate e una persona perse la vita.Mauro Chessa – Rete dei comitati per la difesa del territorio

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• Cave e ambiente«I ravaneti tuttavia rappresentano oggi anche una delle principali fonti di dissesto idrogeologico che insistono sulle aree estrattive e su alcuni centri abitati. Negli ultimi anni, infatti, molti ravaneti sono stati interessati da fenomeni di frana rappresentati in prevalenza da trasporti in massa di materiale detritico»Università di Siena, Centro di Geotecnologie - Progetto Marmi Alpi Apuane – Relazione finale

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Valle Arnetola (foto Elia Pegollo)

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• Cave e ambiente

Mauro Chessa – Rete dei comitati per la difesa del territorio

Miseglia, imponenti accumuli detritici artificiali (foto Andrea Ribollini )

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• Cave e ambiente«I ravaneti tuttavia rappresentano oggi anche una delle principali fonti di dissesto idrogeologico che insistono sulle aree estrattive e su alcuni centri abitati. Negli ultimi anni, infatti, molti ravaneti sono stati interessati da fenomeni di frana rappresentati in prevalenza da trasporti in massa di materiale detritico»Università di Siena, Centro di Geotecnologie - Progetto Marmi Alpi Apuane – Relazione finale

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strada ai Ponti di Vara (foto Andrea Ribollini )

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• Cave e ambiente

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Canale di Colonnata, senza canale, sostituito dalla strada (foto Andrea Ribollini )

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• Cave e ambiente

Mauro Chessa – Rete dei comitati per la difesa del territorio

Dal rapporto di perizia dei CTU nell'inchiesta successiva all'alluvione del 2003 (dott. Geol. Alfonso Bellini, Ing. Pietro Misurale):

«Il quesito proposto richiede se l'evento alluvionale sulla città di Carrara da parte del suo torrente sia stato condizionato, nell'entità dello straripamento e dei danni, da opere dell'uomo. La risposta, alla luce, delle indagini, non può che essere affermativa.»

«Nel bacino del Carrione sono presenti settori costituiti da detriti derivanti e/o connessi con l'attività estrattiva del marmo che formano abnorme contributo di materiali solidi hanno provocato straripamenti e danni. Le attività estrattive rappresentano un elemento determinante nella connotazione dell'evento alluvionale.»

Furono indagati per omicidio colposo e omissione di atti d'ufficio 2 sindaci, 10 dirigenti comunali, 2 dirigenti del Genio Civile, 32 industriali del marmo.Nessuno è stato condannato perché il processo si è aperto 8 anni dopo il disastro e 20 giorni prima che il reato cadesse in prescrizione

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• Cave e ambiente

Mauro Chessa – Rete dei comitati per la difesa del territorio

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C’è poi il problema della marmettola: dal 1982 ne è stata vietata la dispersione e sono stati in parte rimossi gli accumuli, ma secondo il Piano Regionale di Azione Ambientale della Regione Toscana «Il fenomeno tuttavia è ancora preoccupante in quanto si hanno importanti apporti di marmettola nei corsi d’acqua dai ravaneti e verosimilmente anche dagli accumuli formatisi negli anni all’interno delle cavità carsiche.»Ma non solo le acque superficiali sono messe a repentaglio dalle attività estrattive, sempre il PRAA segnala che «Le sorgenti che servono le aree urbane considerate sono situate in larga parte nella fascia apuana a ridosso delle aree destinate all’attività estrattiva e per questa ragione presentano problematiche di inquinamento essenzialmente di due tipi:- eccessiva presenza di solidi sospesi (marmettola);- presenza di idrocarburi (in particolare olii esausti delle macchine di lavorazione delle cave).»

• Cave e ambiente

Mauro Chessa – Rete dei comitati per la difesa del territorio

Buca di Equi – martedì 21 ottobre 2014 (foto Paolo Vaira)

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• Cave e ambiente

Mauro Chessa – Rete dei comitati per la difesa del territorio

Fiume Frigido all'altezza di Borgo del Ponte – Massa, venerdì 17 ottobre 2014 (foto Elia Pegollo)

Lo smaltimento del fango di depurazione delle acque (detto localmente marmettola) come rifiuto è ancora una eccezione, nonostante il fatto che sulle autorizzazioni sia quasi sempre indicato che la marmettola deve essere raccolta e smaltita. Gigliola Ciacchini, responsabile del Dipartimento ARPAT di Massa Carrara, in occasione del convegno svoltosi a Campiglia Marittima il 7/12/2013

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Oltre alle acque ne fa le spese anche l’inestimabile patrimonio speleologico; lo studio eseguito da ARPAT e Università di Firenze (Lo stato delle acque dell’Antro del Corchia in relazione alla vulnerabilità degli acquiferi carsici - 2002) individua analiticamente come l’attività estrattiva è la principale causa di inquinamento del notissimo sistema carsico.

• Cave e ambiente

Un più esteso studio del CNR - Istituto di Geoscienze e Georisorse di Pisa, commissionato dall’AMIA (2000-2002), ha scientificamente dimostrato il collegamento tra le aree occupate dalle attività estrattive e la torbidità che interessa le acque ipogee.

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Torrente Carriona – Carrara, domenica 19 ottobre 2014 (foto Paolo Vaira)

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Ma non solo marmettola ...

• Cave e ambiente

Mauro Chessa – Rete dei comitati per la difesa del territorio

Il Maggiolone di Arni(foto Elisa Maltagliati)

Ruspa abbandonata – cava Formignacola(foto Elisa Maltagliati)

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• Cave e ambiente

Mauro Chessa – Rete dei comitati per la difesa del territorio

(foto Paolo Marchi)

La gestione dei rifiuti è critica, normalmente si trovano rifiuti abbandonati in cave dismesse, senza che nessuno abbia provveduto a far attuare i piani di ripristino, almeno nella parte minima dell’allontanamento dei rifiuti presenti. Gigliola Ciacchini, responsabile del Dipartimento ARPAT di Massa Carrara, in occasione del convegno svoltosi a Campiglia Marittima il 7/12/2013

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• Cave e ambiente - paesaggio

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• Cave e ambiente - parco

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• Cave e ambiente - parco

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• Cave e ambiente - parco

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• Cave e ambiente - parco

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• Cave e ambiente - parco

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• Cave e soldi

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• Cave e illegalità

Mauro Chessa – Rete dei comitati per la difesa del territorio

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• Cave e illegalità

Mauro Chessa – Rete dei comitati per la difesa del territorio

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• Cave e illegalità

Mauro Chessa – Rete dei comitati per la difesa del territorio

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• Cave e … futuro

Mauro Chessa – Rete dei comitati per la difesa del territorio

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• Cave e … futuro

Mauro Chessa – Rete dei comitati per la difesa del territorio

28Mauro Chessa – Rete dei comitati per la difesa del territorio

• Apuane e futuro ! M. Grondilice, M. Contrario, M. Cavallo(foto di Nicola Vivoli)

Procinto (foto Maurizio Pini)