arezzo sport 90

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13 10 FEBBRAIO 2012 in copertina Adriano Nicchi epoca sportiva attuale è caratteriz- zata da discipline che hanno snatu- rato la propria essenza per divenire con il passare del tempo arredamenti “da salotto”, allontanandosi da que- gli ideali genuini che nel corso degli anni hanno contribuito a farle entrare nel cuore di molti ap- passionati. Poi ci sono quegli sport che brillano per la loro sincerità dura e cruda, che se vissuti in prima persona possono diventare non solo un sem- plice passatempo o un’occasione per curare il proprio corpo, ma una vera e propria esperien- za formativa per crescere e conoscere la pro- pria personalità, le proprie possibilità, le proprie paure. Uno di questi sport è senza dubbio la boxe: uno sport proveniente dagli ambienti suburba- ni, proveniente dalla strada e che le strade tut- tora le svuota, riempiendo le palestre e dando speranza a chi vuole reagire, riscattarsi. Perché la boxe è fame, la boxe è sacrificio. L’ continua a pag. 14 Vendi su Ebay? Vieni da noi! località Montecchio Vesponi, Castiglion Fiorentino (Arezzo) 0575/1786102 [email protected] via Guadagnoli 37 0575/302676

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L'inserto sportivo de "Il Settimanale di Arezzo" n. 90, in edicola gratuitamente da Venerdì 10 Febbraio 2012! Corri a prendere la tua copia!!!

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Page 1: Arezzo Sport 90

1310 FEBBRAIO 2012

in copertina

AdrianoNicchi

epoca sportiva attuale è caratteriz-zata da discipline che hanno snatu-rato la propria essenza per divenire con il passare del tempo arredamenti “da salotto”, allontanandosi da que-

gli ideali genuini che nel corso degli anni hanno contribuito a farle entrare nel cuore di molti ap-passionati.

Poi ci sono quegli sport che brillano per la loro sincerità dura e cruda, che se vissuti in prima persona possono diventare non solo un sem-plice passatempo o un’occasione per curare il proprio corpo, ma una vera e propria esperien-za formativa per crescere e conoscere la pro-pria personalità, le proprie possibilità, le proprie paure.

Uno di questi sport è senza dubbio la boxe: uno sport proveniente dagli ambienti suburba-ni, proveniente dalla strada e che le strade tut-tora le svuota, riempiendo le palestre e dando speranza a chi vuole reagire, riscattarsi. Perché la boxe è fame, la boxe è sacrificio.

L’

continua a pag. 14

Vendi su Ebay?Vieni da noi!

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Vesponi,Castiglion Fiorentino

(Arezzo)0575/1786102

[email protected] Guadagnoli 370575/302676

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14 10 FEBBRAIO 2012

Così ci siamo permessi di fare un breve viaggio all’interno della “nobile arte”, grazie alla guida di Aldo Nicchi, fratello di Adriano, che con grande passione ci ha svelato perché questo sport riesce ad attirare a sé così tanti appassionati, come abbiamo visto in oc-casione del trionfo di Adriano Nicchi avvenuto poche settimane fa al Palazzetto dello Sport di Arezzo.

«Uno sport a cui si avvicinano ragazzi con qualche rivalsa nei confronti della vita e che si trasforma in un esperienza formativa, dando alle persone degli stimoli per crescere e degli obbiettivi da raggiungere. Per questo, nonostante l’incidente che ha stroncato la mia carriera, non ho abbandonato il ring continuando a lavora-re come tecnico: per la soddisfazione che ho nel vedere crescere i miei ragazzi».

Uno sport che aiuta i giovani a costruirsi una propria personalità con grande disciplina e nel rispetto dei valori fondamentali dello sport. Perché gli sport di contatto «sono quelli più formativi, dove il sudore, il sacrificio, il confronto diretto contribuiscono a scolpire il carattere dell’atleta e soprattutto dell’uomo».

Parole chiare che si scontrano con coloro che tendono a liqui-d a r e t r o p p o f a c i l -mente questo sport apostrofandolo come “vio-lento”, uno sport che ti coinvolge, ti attrae a sé per la sua vena istintiva, quasi a volerci ricordare la componente animale presente in ognuno di noi.

«L’agonismo fatto di colpi incassati serve an-che a questo, a reprimere la violenza attraverso la disciplina che aiuta i ragazzi a conoscersi e a gestirsi», per questo la boxe non è solo “botte e graffi” ma è prima di tutto un’opportunità.

L’aria che si respira all’interno della palestra è calda e pregna di sudore, di quello vero che sa di sacrificio e voglia di superarsi. I sacchi, i guanti, il ring filtrano un intenso profumo di amicizia: «La boxe è anche socializzazione, è incontro, attra-verso uno sport fortemente legato alle sensazioni e alle emozioni».

Quelle stesse emozioni che ci ha regalato Adriano lo scorso 27 gennaio, conquistando an-cora una volta la cintura di campione italiano.

In una serata in cui tutti noi, durante l’incon-tro con Salvemini, ci siamo sentiti per qualche minuto “Adriano Nicchi”, vuoi per trascinare il “nostro” atleta verso l’impresa, vuoi perché tra-scinati nel ring dal fascino unico di questo sport, che ci insegna che in alcuni momenti per crearsi o mantenersi un’opportunità, la vita “va presa a pugni”.

Aldo Nicchi: il fascino della boxeUn breve viaggio all’interno di uno sport che è prima di tutto, per tanti ragazzi, un’occasione di riscatto e di crescita di Omero Ortaggi[continua da pag. 13]

Santi Nicchi accompagna il figlio al match (foto © Uffici Stampa EGV)

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on è certo questo uno sport per deboli di cuore. Natura e adrenalina: un connubio dall’alto tasso di spettacolarità e diverti-mento. È questo il downhill, uno sport su due ruote che premia le doti spericolate

del biker e la sua abilità nel controllare il mezzo. Uno sport che sta prendendo sempre più piede in Italia, ma ancora considerato una disciplina di nicchia, per fuori di testa. Tale pratica sportiva si svolge su impervi declivi, seguendo alle volte i percorsi sciistici, che in estate vengono chiusi, e calamitando appassionati da tutta la penisola. Il downhill può essere svolto sia a cronometro individuale, su tracciati di differente difficoltà e lunghezza, oppure praticato come free ride [corsa libera, ndr], un connotato meno race [di gara, ndr] e più divertente. Il lato folle è sicuramen-te presente e va maneggiato con cautela, perché nonostante le varie protezioni, che fungono da vera e propria corazza, l’alta velocità (si raggiungono an-che gli 80 chilometri orari!) e gli ostacoli di cui i per-corsi sono costellati (radici e sassi) sono elementi che aumentano il pericolo. Ne è cosciente Pietro Bonetti, il “veterano” (seppur giovanissimo, campione Uisp nel 2007, campione europeo Uisp nel 2008, campione to-scano nel 2007 e 2008 e una stagione nelle gare di Federazione al Nord) di questa inusuale ma quanto mai fresca e frizzante disciplina.

«Pratico questo sport da otto anni circa e l’esperienza mi ha fatto capire che la dime-stichezza coi propri limiti è una consapevo-lezza che va ricreata e acquisita a ogni pe-dalata. Ma la sensazione di libertà e la forte componente adrenalinica, mi regala emozioni cui io e chiunque le provi non potrà facilmente rinunciare». Oggi ad Arezzo sono pochi a praticare il downhill in maniera agonistica: Federico Bizzelli, Francesco Papaveri e Marcello Semolini sono i tre moschettieri del pedale, mentre Bonetti – il pioniere e istruttore – è il loro D’Artagnan. Lo scopo principale è lo sviluppo e l’evoluzione di questa disciplina e la creazione di un nuovo team (oggi “Cicli Errepì”). «Vogliamo portare ad Arezzo la cultura di questo sport. Avviare un’ope-rativa azione di educazione che dia luogo a una cul-tura sportiva intesa come fattore di benessere fisico, socializzazione positiva, concezione di se stessi e at-tenzione e sensibilità verso le problematiche ambien-tali». In più le lezioni sono gratuite, «per far sì che vi possiate appassionare a questo tipo di brivido». I luo-ghi per praticarlo nelle vicinanze di Arezzo si trovano nelle suggestive pendici di Poti, Lignano, Scopetone. Circuiti semplici, lontani da quelli tecnici del vero e proprio downhill. Un fascino che sicuramente farà breccia nel vostro animo, a stretto contatto con la natura, nella continua sfida tra uomo e i propri limiti.

A TUTTA VELOCITÀ TRA SENTIERI E DIRUPI Il downhill tra natura, amici e il proprio lato folle

N

PASTICCERIA

LE MURA

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1510 FEBBRAIO 2012

di Giacomo Belli

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16 10 FEBBRAIO 2012

DOGA’S BARAl Doga’s vi aspettiamo per l’aperitivo... dalle 18.30!

Dopo non dite che non lo sapevate!

Selezioni di vini da “sbornia”… e altro! loc. Madonna di Mezzastrada… dopo l’Olmo

orrei di-m o s t r a r e che anche le donne sono in

grado di giocare a ho-ckey». Aurora esclamò questa frase in un assola-to pomeriggio riminese, meravigliata dai successi raggiunti in tutta Italia dall’Arezzo Hockey.

Da quel momento sono passati due anni, un lun-go periodo in cui la socie-tà aretina ha visto nasce-

re e consolidarsi ben tre squadre giovanili: l’Under 15, un piccolo gruppo di Under 10 e soprattutto l’Under 13. «La squadra Under 13 – spiega la presidente Paola Salvi, – è com-posta da 17 ragazzi e, tra questi, ben 10 sono donne: figure esili e aggraziate che, vesten-do accessori puzzolenti, pesanti e antiesteti-ci, hanno deciso di fare uno sport che per-mette loro di volare, indossando dei semplici pattini».

Matilde Fardelli, Alice Gialli, il capita-no Aurora Mafucci, Martina Marchesan,

Maura Messeri, Margherita Nocenti, Eleonora Refi, Caterina Rossi, Elena Rossi e Noemi Sciadini, un gruppo di ragazze determinate e coraggiose, costituiscono il blocco femmi-nile della squadra; insieme a loro c’è la componente maschile composta da Giovanni Borri, Lorenzo Borri, Leonardo Buoncompagni, Manfredi Grigolo, Giovanni Micheli, Edoardo Mattesini e Duccio Prelazzi, ragazzi orgogliosi di giocare in questa squadra e di difendere i colori dell’hockey aretino. Da due stagioni la squadra disputa il campionato interregionale Toscana-Lazio, e dopo tante difficoltà e sconfitte negli ultimi mesi stanno arrivando le pri-me grandi gioie, portate dalle “storiche” vittorie con il Latina e con il Velletri. Al termine di Arezzo-Velletri, disputata in una fredda domenica di gennaio, l’intero palasport si è emozio-nato per le lacrime dei ragazzi che, al fischio finale dell’arbitro, sono corsi verso l’allenatore e si sono liberati in un abbraccio collettivo. «Per due anni abbiamo sempre ripetuto che l’importante non era vincere ma crescere, continuare a giocare e migliorarsi: i risultati sa-rebbero arrivati con il tempo – conclude Salvi. – Ora questi giovani Leoni hanno assaggiato il bel sapore della vittoria e il magnifico gusto che ti lascia in bocca: è doveroso ringraziarli per averci fatto esultare e per l’impegno e la dedizione che hanno sempre dimostrato». Alla fine del girone di andata l’Under 13 è seconda in classifica, a una sola lunghezza dalla capolista, e può dunque sognare di spiccare il volo. Aurora ha dimostrato di aver ragione: anche le donne possono giocare a hockey!

«Anche le donne possono giocare a hockey»la straordinaria lezione dell’Under 13 dei Lions Hockey

«V

di Marco Cavini

l’Under 13 del Lions Hockey vittoriosa contro il Velletri

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opo la pau-sa natalizia le squadre aretine di calcio fem-minile hanno

ripreso la loro attività a pieno regime, riportando a casa più di una vittoria e continuando il loro per-corso in gran forma. Che il calcio non sia soltanto un sport da uomini è or-mai evidente, ma vedere la grinta di cui le rappre-sentanti aretine si arma-no quando si trovano di fronte a un pallone è sempre una grande soddisfazione per tutti coloro che le seguono sia dal punto di vista tecnico che per passione personale.

Per le calciatrici di Arezzo le va-canze sono finite il 15 gennaio quan-do si è disputata la quarta giorna-ta di Coppa Toscana, che ha visto l’Arezzo Calcio Femminile pareggia-re con il San Giusto Le Bagnese, e la Stella Azzurra, finalmente aggressiva al punto giusto, trionfare sul Ponte a Greve con un meritato 3-1. Subito dopo questo giro di boa, il 22 gennaio si sono riaperte le danze del campionato regionale di Serie C.

Qui, per due domeniche consecutive, abbiamo assistito al gioco di una Stella Azzurra un po’ sottoto-no, che è stata battuta sia dalla capolista, il Valdarno CF, che dalle giocatrici labroniche del Femminile Livorno. Una menzione particolare va invece alle colleghe dell’Arezzo Calcio che, sebbene non siano riuscite a battere il Pisa nella nona giornata di campionato, a causa di una difesa facile da penetrare, si sono distinte nel Derby con le concittadine Free Sisters, ottenendo la vittoria con 4-3. Una partita suggestiva e particolarmente sentita, giocata in notturna, ha visto così l’Arezzo tornare a vince-re con un risultato in bilico fino all’ultimo minuto. Ottimo il lavoro di Ilaria Lucarini, autrice del terzo gol, e della Ronchetti, che ha inaugurato la sua prima partita da titolare mettendo a segno ben tre reti.

Infine, un plauso particolare va alle giovani at-lete della scuola calcio della Stella Azzurra, che continuano a mettersi in discussione riportando sorprendenti risultati. Basti pensare alla schiaccian-te vittoria delle Esordienti che, durante un’amiche-vole con il Livorno, hanno lasciato gli avversari a bocca aperta con un netto 6-1; e alle Pulcine che hanno partecipato a testa alta alla Festa Regionale del Calcio Femminile a Coverciano, un appuntamento che riuniva tutte le scuole calcio femminili della Toscana, impegnandole in un tor-neo interno senza esclusione di colpi. Le piccolissi-me della Stella Azzurra hanno primeggiato in tutti e quattro gli incontri previsti, tanto che il diretto-re sportivo Omar Neri ha dichiarato fieramente: «Abituate a sfidare maschi, quando si trovano contro altre femmine riescono a macinare un bel gioco e a centrare risultati eccezionali».

Non resta dunque che investire sul futuro!

10 FEBBRAIO 2012 17

Stagione al femminile: anno nuovo, un nuovo inizioRiparte il campionato di Serie C, ma a macinare successi sono le nuove leve

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Ilaria Lucarini

di Elettra Fiorini

la prima squadra della Stella Azzurra

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18 10 FEBBRAIO 2012

partite in una sola stagione: se non è record, poco ci manca. A disputarle sono stati gli Aquilotti 2001 del Minibasket “Nova Verta” della Scuola Basket Arezzo, che nella scor-sa stagione, tra campionati e tornei, sono scesi in campo per ben 63 volte: un numero enorme di gare che ha permesso ai bambini di unirsi, di formare un gruppo compatto e di sentirsi squadra, ma soprattutto di giocare e appassionarsi alla pallacanestro. «Gli Aquilotti

hanno disputato un numero di gare impressionante – afferma Michele Roggi, istruttore della squadra in-sieme a Lorenzo Guccione. – 63 partite possono sembrare tante, ma i bambini hanno risposto benissimo, affrontandole con gioia e con entusiasmo: hanno giocato e si sono divertiti, due ingredienti che hanno permesso loro di unirsi e di sentirsi “squadra”. Si tratta di un gruppo eccezionale, che segue attentamente, si impegna e partecipa attivamente a tutte le iniziative della società; uno dei segreti di questa squadra è anche l’importante appoggio dei genitori che credono nel nostro progetto e sostengono la nostra attività».

L’impegno degli Aquilotti, un gruppo di 17 bambini del 2001, sta continuando anche in questa stagione in un campionato competitivo provinciale e in tanti altri tornei: l’ultimo è stato, a fine dicembre, il Torneo

“Calviani” di Terranuova, una manifestazione a cui hanno partecipato le squadre di alcune del-le più importanti società d’Italia, dalla Mens Sana Siena alla Virtus Bologna,

e in cui la Sba è arrivata al 7° posto. Tutte queste gare non sono disputate per vincere, ma per permettere ai bambini di crescere e di giocare.

«Gioco e divertimento rimangono i pilastri della nostra attività – conclu-de Roggi. – L’obiettivo non è il risultato ma la crescita del singolo bambino. Uno dei nostri motti è “la tattica per un giorno, la tecnica per tutta la vita”: negli Aquilotti lavoriamo perché ognuno impari a conoscere il proprio corpo e a padroneggiare i fondamentali della pallaca-nestro (palleggio, tiro e soprattutto gestione dello spazio). Solo quando avremo raggiunto questi obiettivi potremo iniziare ad accennare un po’ di tattica».

63

Roster Aquilotti 2001

Riccardo AmerighiElia BaracchiFrancesco BenassaiRiccardo CatalaniFabio CincinelliDuccio CrociMatteo FascettoNiccolò FratiAmerigo GiommettiAndrea IodiceRocco LettiniGiacomo NicchiMarco PaisRiccardo PelaTommaso SbranaMattia TacconiMatteo Tersillo

Aquilotti 2001, la squadra da record del minibasket della Sba

S

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rendere confidenza con l’ambiente acquatico e imparare a nuotare: sono questi i due obiettivi che animano l’attività della scuola nuoto per bambini e ragazzi tra i 3 e i 16 anni della Chimera Nuoto. La società aretina ha progettato la propria scuola nuoto come un percorso progressivo e continuativo, che vede il bambino di 3 anni cono-scere l’ambiente acquatico nella vasca piccola, per poi spostarsi

nell’acqua alta dove acquisisce le competenze del vero nuotatore. «L’obiettivo della scuola nuoto – spiega il direttore tecnico Marco Magara, – è di trasformare le caratteristiche motorie terrestri in caratteristiche motorie acquatiche, insegnando all’atleta a muo-versi e a sentirsi a proprio agio anche nell’acqua. I corsi prevedono due allenamenti settimanali, di 50 minuti, completamente in acqua e senza alcun esercizio o riscalda-mento esterno: il nuoto non è traumatico e l’unico modo per imparare a nuotare è stare il più possibile in piscina».

Per i bambini da 3 a 5 anni, la Chimera Nuoto organizza i Laboratori Acquatici, un’attività che, svolgendosi nella piscina piccola e in quella media, prevede una programmazione didattica propedeutica all’insegnamento del nuoto. I Laboratori propon-gono la scoperta dell’ambiente acquatico mediante il gioco imitativo e simbolico, singolo e di gruppo, in circuiti fuori e dentro l’acqua e con l’uso di materiale didattico specifico.

“Se cado in acqua non affogo” è il principale insegnamento che i laboratori cercano di passare ai bambini, per sviluppare un sere-no approccio all’acqua: in piscina il bambino è autonomo, sta bene, si diverte e si sente sicuro.

L’istruttore è un compagno di giochi, capace di divertire e rassicurare ma anche di abituare i bambini all’ambiente ac-quatico e di trasferire loro le prime esperienze natatorie.

La scuola nuoto per ragazzi interessa invece una fascia d’età che va dai 6 ai 16 anni. L’attività diventa più sistematica con l’obiettivo di fare dell’atleta un vero e proprio nuota-tore, insegnandogli l’avanzamento, il galleggiamento, il proiettile, la respi-razione e i 6 stili.

L’attività, svolta interamente nella vasca grande, viene portata avanti per livelli, fornendo ai ragazzi anche alcune tecniche proprie del nuota-tore (le virate, gli arrivi, le partenze, qualche elemento del salvamen-to…).

I corsi si svolgono all’interno del Centro Sport Chimera (viale Gramsci 7): per iscrizioni e informazioni, rivol-gersi alla segreteria del palazzetto del nuoto o visitare il sito www.centrosportchi-mera.com.

1910 FEBBRAIO 2012

PStar bene in acqua e imparare a nuotare

al Centro Sport Chimera corsi di nuoto da 3 a 16 anni

di 3 anni cono-oi spostarsire.

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20 10 FEBBRAIO 2012

cco come lo sport, in questo caso il calcio, può aiutarti a superare avvenimenti che sembrano insuperabili. Ecco come un ragazzo di 19 anni, nonostante il dramma, deci-de di andare avanti, di continuare a vivere e affrontare la realtà senza scappare nel buio della solitudine. Filippo Marraghini è alto circa 190 centimetri e ha un fisico impo-

nente, sembra il classico tipo con cui non faresti mai a botte in discoteca e che non vorresti mai incontrare da solo, alle due di notte, in un vicolo di via Oberdan.

In realtà sotto tutta quella massa di muscoli imponenti c’è l’anima di un ragazzo gentile, simpatico e semplice, un “gigante buono” che porta in sé i segni lasciati dalla scomparsa

prematura del padre.Filippo, come ti senti adesso, a distanza di qualche

mese dalla morte di tuo padre?«Adesso mi sento molto meglio, ma è una cosa che non sparirà mai».Il calcio ti sta aiutando a superare il dolore? «Assolutamente sì, tantissimo. Il calcio è la mia vita, non riesco a ve-

dere la mia vita senza il calcio, è la mia passione».In che modo?«Il calcio può sembrare uno sport stupido, perché ci sono 22 gioca-

tori che corrono e prendono a calci un pallone tentando in tutti i modi di spedirlo in rete, ma per me non è così. Questo sport ti insegna a non arrenderti mai, ti insegna il gioco di squadra e soprattutto ti sgombra la mente. Quando scendi in campo la tua vita resta fuori, pensi solo a divertirti e i problemi non esistono».

Tu non ti arrendi mai, ma tanti ragazzi dopo un dramma del ge-nere si sono arresi: cosa vuoi dirgli?

« Q u a n d o morì mio pa-dre, cinque giorni dopo avevo la pre-parazione con il Subbiano e il mister mi chie-

se se volevo aggregarmi ai miei compagni. Venivo da una stagione in Serie D con l’Atletico Arezzo, società di cui ho difeso i colori per cinque stagioni, ma al Subbiano ho detto subito “sì”, senza indugio: non volevo aspettare, volevo subito iniziare la mia nuova stagione. I primi momenti possono sembrare insuperabili, ma con gli amici, lo sport e l’affetto dei tuoi cari puoi ripartire. Non esiste un segreto o un trucco per uscirne, so solo che nella vita non ti è permesso di fermarti: devi reagire».

Quali sono i tuoi obiettivi adesso?«Spero di raggiungere la

salvezza con il Subbiano e di continuare il mio lavoro. Voglio una vita semplice, senza navigare nell’oro. Dopo questa esperienza ho capito che la vita è impor-tante e non si può buttare via».

Edi Nicola Laschi

“Ho perso mio padre, ma il calcio mi ha aiutato”Filippo Marraghini, l’erede di Ranocchia

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