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////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////// a È STATO GENTILMENTE OFFERTO DA QUESTO NUMERO DELLA RIVISTA Costituita ed operante dal 1944 interior designing

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E' in uscita la rivista di Ottobre con interessanti articoli sul condominio e l'edilizia. www.arpe.roma.it www.romaedilizia.it

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Page 1: ARPE - Associazione Romana della Proprietà Edilizia

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a

È STATO GENTILMENTE OFFERTO DA

QUESTO NUMERO DELLA RIVISTA

Costituita ed operante dal 1944

interior designing

Page 2: ARPE - Associazione Romana della Proprietà Edilizia

PRONTO INTERVENTO CON PIATTAFORME AEREE

2675/43/01 Gruppo BNP PARIBASORGANIZZAZIONE CON SISTEMA DI GESTIONE DELLA QUALITA CERTIFICATO ISO 9001 : 2008

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RESTAURI EDILIRistrutturazioni e manutenzioni stabiliRifacimento frontalini balconi e cornicioniOpere di impermeabilizzazioneSostituzione e riparazione grondaie pluvialiPratiche occupazione suolo pubblico e certificazioni di cessato pericoloSopralluoghi e preventivi gratuitiPagamenti agevolati

RESTAURI EDILISTRUMENTI, MACCHINARI E ATTREZZATURESEMPRE ALL’AVANGUARDIA

Agevolazioni

per i soci ARPE

Page 3: ARPE - Associazione Romana della Proprietà Edilizia

Settantacinque anni fa Frank Lloyd Wright tocca-va l’apice poetico della sua architettura con Fallingwa-ter o Casa Kaufmann, dal nome del suo committente, a Bear Run (nella Pennsylvania occidentale, USA), da ascriversi nel ristretto ambito dei massimi capolavori dell’architettura del secolo passato e comunque vetta altissima di libertà creativa. Quest’opera si colloca sul punto di arrivo di un lentissimo percorso millenario, attraverso il quale l’architettura ha conquistato la ma-teria, poi il volume tangibile, quindi, vincendo atavici terrori, ha scoperto lo spazio, dapprima separandolo dal mondo esterno, per poi aprirlo al paesaggio, in-

fine integrando edificio e natura «come elementi di un campo magnetico generale» (Bruno Zevi). Lo sce-nario delle terrazze e della totale interpenetrazione ambientale configura un’assoluta appartenenza della costruzione al luogo. Non c’è più una facciata, né si può fare un ragionamento in termini di volume perché qui è travalicato ogni limite della stessa quar-ta dimensione. L’idea dimensionale della concezione spaziale moderna è quella della scala umana. Quella del Modulor di Le Corbusier e dello stesso Wright, che rendeva parametrate le sue abitazioni all’altezza di una persona normale.

IN COPERTINA: IL GENIO DI FRANK LLOYD WRIGHT IN FALLINGWATER

Segue a pag. 50

SOMMARIO Ottobre 2014

4 ■ EditorialeL’Italia tra recessione e deflazione

6■ Catastrofi naturaliQuando piove il Paese è a rischio di Giuseppe Sappa

9■ Gestione del territorioIl pericolo idrogeologico in Italiadi Paolo Clemente

10■ È il settore più in crisiLa realtà del comparto costruzioni di Marcello Cruciani

13 ■ Il decreto sblocca-Italia.Mancano i fondi per le grandi operedi Guglielmo Quagliarotti

14 ■ Intervista al Presidente dellaCommissione Finanze della Camera Le tasse falcidieranno la tredicesima

16 ■ L’impatto della crisi sul commercioI consumi sono ai livelli di 30 anni fadi Marzio Fianese

18 ■ EconomiaAttività illegali e formazione del PILdi Sergio Menicucci

20 ■ Governo del territorioVerso una nuova legge urbanisticadi Pietro Samperi

22 ■ Accelera il trend negativoLa congiuntura nel mercato immobiliaredi Gianni Guerrieri

25 ■ FiscoMod. F24: nuove regole per pagaredi Alessandro Caneba

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27 ■ Il ruolo debole di Lady Pesc,Federica MogheriniDominata dai rigoristi la Commissione Ue

29 ■ IL PUNTOSanità allo sbando

30 ■ Intervista all’ex presidente di Roma metropolitanePalombi: è strategica la metro a Piazza Venezia

32 ■ Inchiesta sui problemi della Capitale (2)Roma in ostaggio degli imbrattatori

36 ■ La protesta di ARPE-FEDERPROPRIETÀPetizione contro le tasse sulla casaUn successo la raccolta delle firme

39 ■ GIURISPRUDENZAdi Mauro Mascarucci

40 ■ Diritto all’abitazioneLa Cassazione blocca i pignoramenti Equitaliadi Mauro Mascarucci

42 ■ CondominioL’amministratore ritorna sui banchi di scuoladi Alberto Celeste

44 ■ LIBRI

45 ■ Emergono le prime criticità della riformaPignorabilità del conto corrente “condominiale”

48 ■ Per i contratti di immobili ad uso non abitativoLiberalizzate le locazioni oltre 150 mila euro/annodi Giovanni Bardanzellu

49■ SCADENZARIO

50 ■ TABELLE ISTAT

Direttore editoriale: Massimo Anderson • Direttore responsabile: Giuseppe Magno • Amministrazione: Via San Nicola da Tolenti no, 21 - 00187 Roma • Tel.: 06485611 (r.a.) • Fax: 064746062 - [email protected] • Editrice: ARPE - Via San Nicola da Tolentino, 21 - 00187 - Roma • Stampa: ARTI GRAFICHE POMEZIA - Roma • Via Vaccareccia, 57 - 00040 - Pomezia (Roma)Contiene I.P. Autorizzazione - Tribunale di Roma n. 4740 del 19/7/1955 • Periodicità mensile - Spedizione in abbonamento postale 45% art. 2 c. 20/b L. 662/96 - Filiale di Roma - 2003 © Tutti i diritti riservati. È consentita la riproduzione di articoli, citando la fonte. Tiratura 19.990 copie - Finito di stampare nel mese di Ottobre 2014

Concessionariaper la pubblicità:tel.: 06.84.19.226www.team83.it

- ASCENSORI pag 12

- RISTRUTTURAZIONEE NOLEGGIOpag 24pag 26

- PRONTO INTERVENTOE VIDEOISPEZIONEpag 34

LE TROVI ANCHE SU:www.romaedilizia.itwww.arpe.roma.it

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4 la PROPRIETÀ edilizia • Ottobre 2014

ditorialeeScrive, il “Sole 24 Ore”, in prima pagina: “Disoc-

cupazione giovanile record al 44,2 %. Recessione e deflazione: l’Italia rimane bloccata. Il Pil giù anche per il III trimestre.” Rincara la dose il ministro Pa-

doan: “Quadro molto deteriorato”. L’Istat conferma : “Sarà ancora stagnazione e quindi bisogna agire”. “Servono decisio-ni anche dolorose” dichiara Squinzi (Confindustria).

L’Italia è nella doppia morsa: deflazione e recessione. A luglio-agosto i prezzi erano nuovamente in calo, una re-cessione che ha causato una disoccupazione al 13 %; men-tre la deflazione, a causa della debolezza della domanda dei beni e servizi indispensabili, ha frenato la spesa dei consumatori e delle imprese.

E’ crollata la fiducia, per il presente e per il futuro, quindi la conseguenza è quella di rimandare gli acqui-sti confidando in tempi migliori. Anche perché il ceto-medio italiano avverte un continuo restringimento delle sue condizioni di vita: non risparmia più; un quarto delle famiglie non riesce a pagare le quote del condominio, del mutuo della casa o della macchina.

Per di più sul diffici-le cammino dell’Italia verso la crescita pesa-no, anche, le incertezze della grande malata: l’Europa.

La Germania sem-bra in fase di rallenta-mento, ma grazie alle passate riforme ha po-tuto evitare che la bar-ca europea affondasse. I problemi maggiori si pongono per i Paesi che hanno bassa crescita e alta disoc-cupazione, come l’Italia, la Francia, la Spagna, la Grecia.

Complessivamente il gap tra la Germania ed il resto dell’Eurozona , si allarga in tutti i campi e l’Italia in meri-to al pil perde anche nel confronto con gli altri paesi Pigs (nella media 2000-2015 l’Irlanda presenta un + 35 %, la Spagna + 21,6 [avendo questa abbattuto il gravame fisca-le]la Grecia +5,2 %, il Portogallo +3,7 % e l’Italia appena +1,4%).

C’è una questione di domanda che va stimolata, anche se manca una ricetta unica.

Dinnanzi alla crisi Hollande si ribella: “La Francia non rispetterà i vincoli”. Lagarde (Fondo monetario interna-zionale) ha sottolineato: “La ripresa è piena di rischi, oltre che essere di difficile soluzione”. Renzi, subito dopo, imita la Francia pur avendo una situazione economica diversa. A pochi giorni di distanza da queste “coraggiose” affermazio-ni si sono riuniti a Milano i rappresentanti della Comunità

Europea: erano presenti Merkel, Hollande e ovviamente Renzi, solita “passerella” di dichiarazioni “caramellose” ma non sono mancati, durante l’intervento di Renzi, i rituali sorrisetti ironici tra Merkel, Hollande e Barroso.

Era l’Europa del bla bla, delle speranze tradite nelle idee e nelle speranze dei popoli. La maestra (Merkel), non tenendo conto delle sopracitate richieste di Hollande e Renzi, ha ribadito, agli alunni che occorre rispettare gli impegni sottoscritti (in un passato remoto) per portare avanti il rigore con politica delle riforme; fatte queste si potrà parlare di deroghe.

I rischi sono ancora molto elevati per la ristrettezza del credito, per il blocco delle costruzioni, per il difficile rientro dai deficit pubblici, per le incertezze nella politica monetaria.

Per permettere alle banche di fare credito alle imprese ed alle famiglie dell’Eurozona, la Bce ha deciso che per due anni saranno erogati agli istituti di credito circa 1.000 miliardi, con rifinanziamenti a lungo termine, al tasso dello 0,05%. Ammonisce Draghi: “L’alleggerimento quan-

titativo non basta. Occor-rono le riforme strutturali.” Sarà opportuno controllare che, questa volta, gli isti-tuti di credito rispettino le decisioni della Bce e quei fondi vadano alle famiglie e alle imprese non, come per il passato, alla speculazione bancaria.

A due mesi dalla fine dell’anno tra tasse, defla-zione, condizionamenti

europei provvedimenti e tasse, jobs act, legge di stabilità, decreti legge di attuazione in attesa di conversione, dise-gni di legge sparsi nei meandri della Camera e del Senato (non ancora abolito come per le province - dopo 6 mesi di dibattiti parlamentari). Sono molti gli adempimenti del Governo andati oltre il tempo massimo e i soliti annun-ci sono soggetti a scontri politici nell’interno della stessa maggioranza. Estremismo, mediazione, cammino incerto e confusionario; per il governo Renzi i tempi stringono. Ci sono almeno una decina di leggi che condizionano la vita politica: riforma istituzionale, riforma della giusti-zia, della scuola, del fisco (troppe tasse soprattutto sulla casa), del mercato del lavoro (sta spaccando i partiti della sinistra che votano una fiducia al governo per una delega nella quale non si comprende se il totem dell’art. 18 sia stato abolito o meno) anche la riforma della pubblica am-ministrazione, con i sindacati sul piede di guerra; la tanto attesa riforma elettorale si farà? Saranno necessarie raf-

L’Italia trarecessione e deflazione

di Massimo Anderson,Presidente Nazionale di FEDERPROPRIETÀ

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5la PROPRIETÀ edilizia • Ottobre 2014

fiche di voti di fiducia per andare avanti oppure si rinvia ancora? E’ tutta una corsa di annunci e retromarce, sfide e scommesse. Le riforme, infatti, come chiedono l’Europa e Draghi, vanno fatte e non solo annunciate. “Basta slogan” ha mandato a dire la Conferenza episcopale italiana.

Resta da capire perché un Paese come l’Italia abbia potuto imboccare la strada sbagliata con decine e decine di aziende di livello mondiale sparite dal firmamento in-dustriale.

Tante le cause, prima fra tutte, una cultura “antilibe-rale”. In Piemonte continuano le azioni di guerriglia NO-TAV, a Milano si parla di occupare le fabbriche, legislato-ri, magistrati e sindacati hanno imprigionato le imprese in un’eccessiva rete di norme (lacci e laccioli diceva Carli) che ne hanno impedito lo sviluppo. Alcuni imprenditori italiani hanno vissuto grazie agli appalti pubblici ed alle sovvenzioni dello Stato (leggi anche FIAT) spesso senza rischiare in proprio. Questo “antiliberalismo” ha impedi-to negli anni ‘80-‘90 la modernizzazione dell’Italia. Altra causa la riluttanza dei capitali stranieri ad investire in Ita-lia dove trovano una giustizia lenta, una burocrazia farra-ginosa, una professionalità tecnica carente (dopo l’accan-tonamento delle scuole tecniche), con una legislazione del lavoro poco flessibile e poco attenta alle esigenze dei mercati che andavano sempre più globalizzandosi.

Per concludere, parliamo anche dei nostri problemi. Quello che non tollerano milioni di italiani è che la

casa sia diventata un bancomat per pagare gli errori della politica. L’ingiustizia che si commette è quella di far paga-re le tasse sull’abitazione nella quale viviamo, ma che non fornisce reddito.

Abbiamo – come FEDERPROPRIETA’ – ripetuta-mente documentato che l’incidenza della fiscalità sulla casa, in antitesi a quanto afferma il governo, è superiore a quella della media mondiale.

Abbiamo evidenziato la patrimoniale occulta di oltre 1.000 miliardi di euro determinata dalla riduzione del va-lore degli immobili.

Abbiamo denunciato – in tutte le sedi istituzionali - che la TASI è una patrimoniale permanente caricata sulle spalle dei tartassati proprietari di casa.

Abbiamo chiesto agli italiani – con successo – una fir-ma di adesione per: yy una politica che dica basta all’aumento delle tasse sulle

abitazioni (siamo il paese nel mondo che impone le im-poste più alte sulla casa);

yy la necessità di un’unica imposizione per quanto riguar-da la casa (no a Tasi, Tari, etc. ma tassa unica) e sempli-ficazione con regolamentazione unica per la tassazione locale;

yy la possibilità per i contribuenti di dilazionare i paga-

menti quantomeno in rate trimestrali senza interessi;yy la riforma del catasto sia realizzata con invarianza del

gettito fiscale;yy riduzione della tassazione diretta con diminuzione del-

le aliquote Irpef per tutti, e copertura del gettito mino-re intensificando la lotta all’evasione fiscale.

I proprietari di casa nel 2011 pagavano tasse per 9 mi-liardi, oggi: 26 miliardi!

P.S. Dopo tre anni si ripete il vergognoso dramma di Genova devastata dal nubifragio. Una sciagura che si doveva evitare, ma così non è stato per responsabili-tà della burocrazia e della politica. Gli unici interventi tempestivi quelli dei cittadini, seguiti dall’Esercito. Renzi a Firenze. Questa è l’Italia della svolta “rivolu-zionaria” del governo dei ragazzi della via Pal.

La nostra solidarietà ai cittadini di Genova è since-ra, anche perché Federproprietà in più sedi si è battuta per una costante gestione e manutenzione del territo-rio, affinché drammi di tale portata non debbano ri-petersi.

UNA VITTORIA DI ARPE-FEDERPROPRIETÀ

Renzi: «Sulla casa tassa unica nel 2015»

Primo successo da parte delle migliaia di cittadini che, rispondendo all’appello di ARPE-FEDERPRO-PRIETA’, hanno firmato presso i banchetti organiz-zati in diverse piazze per chiedere chiarezza sulla im-posizione fiscale riguardante la casa. Uno dei punti da sottoscrivere – come ha sottolineato il Presidente di FEDERPROPRIETA’ Massimo Anderson – era proprio la richiesta di una tassa unica sulle abitazioni.Il Presidente del Consiglio Renzi, ospite della tra-smissione televisiva “Quinta Colonna”, ha assicurato che già dal 2015 si farà ordine su quello che lui stesso ha definito: “Il caos delle tasse comunali”. Dal pros-simo anno – ha concluso Renzi – “faremo un mec-canismo per cui i Comuni avranno la possibilità di una tassa locale di cui sarà responsabile il Sindaco. Ma una sola tassa, non 47 mascherate”.Lo prendiamo in parola sperando che non si tratti dei soliti annunci ad effetto, guarda caso proprio in vista della scadenza della TASI del 16 ottobre. Chiediamo inoltre che venga recepita anche la richiesta di rateiz-zazione trimestrale della tassa stessa, questo anche di fronte all’attuale disagio economico in cui si dibatto-no i proprietari di casa.

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6 la PROPRIETÀ edilizia • Ottobre 2014

Il 18 novembre 2013, in Sardegna, la perturbazione “Cleopatra” produce, in 24 ore, la pioggia che in media si registra in sei mesi.

L’esondazione di fiumi, torrenti e ca-nali di smaltimento per le acque pio-vane, dove i detriti si sono accumulati facendo fuoriuscire l’acqua, provoca l’allagamento in molti quartieri di Ol-bia, dove le acque giungono ai piani alti delle abitazioni, e 18 persone per-dono la vita. Il 19 gennaio 2014, a Mo-dena, l’esondazione del fiume Secchia, con rottura dell’argine destro nella frazione di San Matteo, provoca una vittima. Il 3 maggio 2014 le precipita-zioni insistenti su terreni già saturi per precedenti eventi meteorologici, nelle zone di Senigallia e Chiaravalle nelle Marche comportano la morte di 3 per-sone. Il 2 agosto 2014, a Refrontolo, in Veneto, un violentissimo nubifragio provoca 4 perdite umane. Il 6 settem-bre 2014, a Peschici, in Puglia, cado-no in pochi giorni da 300 a 500 mm di pioggia, provocando un’alluvione e la conseguente morte di due persone. Con quanto avvenuto nei giorni scorsi a Genova il bilancio degli ultimi do-dici mesi registra quasi trenta perdite umane a causa di eventi meteorologici eccezionali che aggravano il dissesto idrogeologico del Paese. Se estendia-mo lo stesso conto agli ultimi venti anni, ci accorgiamo che l’Italia detiene

il poco invidiabile record in Europa di morti per effetto di precipitazioni me-teorologiche estreme. Nell’analizzare questi eventi, che, sempre più spesso, affliggono il terri-torio italiano, spesso si pecca di luci-dità – comprensibile di fronte ai lutti, ma anche alle perdite materiali, spesso ingenti – non aiuta a valutare razional-mente la situazione e a definire una strategia per limitare i danni. Fra le opinioni espresse da autorevo-li commentatori, si stenta, infatti, a trovare le considerazioni di base che potrebbero definire correttamente i fenomeni cui assistiamo. In primo luo-go l’Italia è un paese geologicamente recente, ben lungi dall’aver raggiunto una propria stabilità. Perciò il parago-ne di quanto avviene in Italia può esse-re fatto con il Giappone oppure con la Nuova Zelanda. Tuttavia il Giappone, essendo storicamente affetto da una sismicità molto elevata, ha imparato, a proprie spese, anche a difendersi dal pericolo idrogeologico, che costituisce una calamità meno gravosa rispetto al terremoto. Dal canto suo, la Nuova Zelanda ha una densità abitativa molto più bassa rispetto all’Italia, che con i suoi 60 milioni di abitanti, su un ter-ritorio di circa 300 mila kmq, è una delle nazioni più densamente popolate nel mondo. Il combinato disposto dei due fattori, appena menzionati, com-

porta che un decimo del nostro Paese è esposto a elevato rischio idrogeolo-gico e che ben l’82% dei comuni è in-teressato da tali fenomeni. Allo stesso tempo nelle comuni valutazioni degli ultimi anni trova poco spazio, anche nelle iniziative politiche di Governo, un qualunque riferimento al cambia-mento climatico in atto. Spesso ci si trova a discutere sul fatto che piova di più o di meno, dimenti-cando che, ai fini dei fenomeni di dis-sesto idrogeologico, riveste un’impor-tanza rilevante la distribuzione degli eventi meteorologici, nel senso che se in un mese l’altezza di pioggia precipi-tata, è uguale alla media degli ultimi anni, ma avviene tutta in un giorno, le conseguenze dannose possono es-sere catastrofiche. Tutto ciò non deve essere, ovviamente, un’attenuante ri-spetto alle gravissime responsabilità che emergono dall’analisi degli eventi degli ultimi mesi, ed anche degli ulti-mi anni.

Negli USA allarmi meteoin tempo reale per internet

Per ricorrere a elementi di confronto, più o meno impropri, può essere utile ricordare che negli Stati Uniti d’Ame-rica, che si estendono per oltre 9 milio-ni di chilometri quadri ed hanno una popolazione di quasi 300 milioni di

CATASTROFI NATURALI

Quando piove il Paese è a rischio Un decimo del territorio nazionale si trova esposto alle conseguenze del dissesto idrogeologico che ci affligge; l’82 per cento delle Ammini-strazioni comunali è alle prese con esondazioni, più o meno gravi, di corsi d’acqua

di Giuseppe Sappa – Associato di Geologia, Università “La Sapienza” di Roma

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7la PROPRIETÀ edilizia • Ottobre 2014

abitanti, esiste un’istituzione governa-tiva, la Federal Emergency Management Agency (FEMA), che fornisce in tem-po reale, su Internet, lo stato di evolu-zione e i possibili effetti sul territorio di qualunque evento meteorologico. Tuttavia, se si prescinde da una corret-ta definizione del quadro di riferimen-to, ogni valutazione, ogni opinione espressa, difficilmente possono essere orientate ad una corretta impostazio-ne di una politica risolutrice. D’altro canto la situazione complessi-va del nostro Paese sembra essere così compromessa, sotto questo punto di vista, che è difficile chiamare in cau-sa, singolarmente, diverse categorie sociali ed economiche, o diverse isti-tuzioni, pensando di giungere effetti-

vamente alla soluzione del problema. È evidente che ogni soggetto coinvol-to nella gestione della difesa del suolo ha responsabilità oggettive e rilevanti, ma pensare di poter avviare a soluzio-ne il problema individuando dei col-pevoli da esporre al pubblico ludibrio, rischia di condannare il nostro Paese a un’eterna ripetizione di esperienze molto negative. Sarebbe invece prefe-ribile prendere atto che una politica di gestione del territorio e di difesa del suolo è fallita. Se la Protezione Civile, che è la nostra istituzione più simile alla FEMA degli USA, si occupa del trasferimento della Costa Concordia dall’isola del Giglio a Genova e poi ac-cadono eventi tragici come quelli degli ultimi giorni, qualcosa evidentemente non sta funzionando. Se ogni volta che il Governo o l’Unione Europea stanziano risorse finanziarie per affrontare il rischio idrogeologico nel nostro Paese, anziché concentrarsi sulle opere strategicamente importan-ti, che ormai storicamente si conosco-no, si preferisce disperdere quei fondi in mille interventi per soddisfare le pur legittime piccole esigenze di tan-te Amministrazioni comunali, non ci si può stupire che le situazioni cri-tiche torneranno a provocare danni come avviene oggi a Genova, con il ripetersi degli eventi del 2011. Se per ogni gara di appalto aggiudicata per la sistemazione di una porzione di terri-torio c’è un ricorso giudiziario pronto a bloccarne l’esecutività, ritardando la realizzazione delle opere progettate,

è molto probabile che le aree esposte a rischio idrogeologico non si ridur-ranno mai. Né di questo si può dare responsabilità alla Magistratura chia-mata ad applicare le leggi vigenti. Per superare questa sostanziale im-passe occorre immaginare un diverso sistema di gestione della materia, che prenda atto che il semplice ricorso agli stanziamenti pubblici non ha funzio-nato e non ha inciso sulla cultura del nostro Paese. In primo luogo sarebbe necessario insistere (e per far questo non occorrono grandi investimenti) sulla cultura della prevenzione. In se-condo luogo sarebbe necessario veri-ficare quanti Comuni si siano dotati, come previsto dalla normativa vigen-te, di un efficace piano di protezione civile, che significa, oggi, essere in grado di comunicare, in tempo reale, ai cittadini l’avvicinarsi di eventi me-teorologici eccezionali, e fornire loro tutte le indicazioni necessarie per non rischiare la propria vita (e, dove possi-bile, mettere in salvo i propri averi).

Istituzione di un'assicurazione obbligatoria

D’altro lato sarebbe auspicabile che le risorse finanziarie per la difesa del suo-lo provengano non solo dallo Stato, ma da entità private, come banche o assi-curazioni, chiamate a coprire il rischio di chi decide di costruire, o continuare a gestire, manufatti a uso residenziale o commerciale in aree esposte a peri-coli idrogeologici, e non dallo Stato, come peraltro proposto da studi spe-cifici di autorevoli istituzioni (vedi anche il disegno di legge 26.6.2013, n.881, ripresentato al Senato ed elabo-rato da ARPE-FEDERPROPRIETÀ, ENEA, UCITecnici, Ordine degli Ingegneri della Provincia di Roma, URIA). In questo modo si spezzereb-be l’attuale catena di responsabilità che ha condotto allo stato di pericolo da dissesto idrogeologico in cui si tro-va (e rischia di continuare a trovarsi) il nostro Paese.

Nelle foto gli “Angeli del fango” in azione a Genova

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8 la PROPRIETÀ edilizia • Ottobre 2014

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9la PROPRIETÀ edilizia • Ottobre 2014

Il pericoloidrogeologico in Italia

GESTIONE DEL TERRITORIO

La mitigazione del rischio idro-geologico nel territorio è un obiettivo primario e va per-seguito predisponendo stru-

menti specifici di supporto alle politi-che di pianificazione urbanistica e alla definizione di piani di protezione civile comunali e regionali in relazione al pe-ricolo di frana.Negli ultimi anni numerosi sono sta-ti i fenomeni franosi e alluvionali sul territorio nazionale che hanno deter-minato danneggiamenti a strutture e infrastrutture. Tra le diverse tipologie di frana, le colate rapide sono potenzial-mente il fenomeno più gravoso in ter-mini di pericolosità e rischio associato e richiedono un particolare livello di at-tenzione perché a esse vanno imputate, infatti, la quasi totalità delle vittime di eventi franosi recenti avvenuti sul ter-ritorio nazionale: Langhe (1994), Ver-silia (1996), Sarno (1998), Cervinara (1999), Piemonte-Valle d’Aosta (2000), Soverato (2000), Ischia (2006), Mes-sina (2007-2011), Liguria (2011), per ricordare solo gli eventi più recenti. Sebbene interessino prevalentemente le coltri pedogenetiche e si sviluppino lungo superfici di distacco piuttosto su-perficiali, esse sono caratterizzate da un elevato potenziale distruttivo.Con riferimento alle colate rapide, il processo metodologico che porta alla definizione delle condizioni della pe-ricolosità è basato su tre fasi comple-mentari e propedeutiche: identifica-zione della suscettibilità (pericolosità spaziale), dell’intensità e delle soglie d’innesco. La definizione della suscettibilità si

basa sulla catalogazione degli even-ti avvenuti in passato e dei parametri della franosità responsabili dell’attiva-zione dei dissesti. Sulla base di questi dati sono sviluppati modelli predittivi che, tramite spazializzazione di tali pa-rametri e successiva elaborazione GIS, consentono di attribuire al territorio diversi livelli di propensione a essere interessati da colate rapide, distinguen-do le aree d’innesco, transito e recapito. Attraverso rilievi di campagna, osser-vazione di foto aeree ed elaborazioni GIS sono stimati i volumi mobilizzabili dalle colate rapide, asportati sia nelle nicchie delle aree d’innesco, sia lungo l’area di trasporto. Sulla base di funzio-ni empiriche di carattere generale viene stimata la velocità del materiale mobi-lizzato e, attraverso la raccolta di misu-re su fenomeni avvenuti in tempi recen-ti, vengono messe a punto funzioni sito-

Impianti termici: linee guida per le ispezioniUn regolamento con le linee guida per gli accertamenti e le ispezioni sugli impianti termici degli edifici. Il documento predisposto nei giorni scorsi da ENEA ha l'obiettivo di di-ventare un punto di riferimento per

enti locali e autorità competenti. Al suo interno sono contenute indicazioni sugli aspetti procedurali che s’instaurano tra utenti e autorità competente, quali le cadenze delle trasmissioni dei rapporti di efficienza energetica, le cadenze delle ispezioni, le modalità comportamentali e gli obblighi dei re-sponsabili degli impianti termici e degli ispettori. Inoltre, alle Regioni è sug-gerita una possibile struttura delle tariffe, sia per la trasmissione dei rapporti di controllo di efficienza energetica che per le ispezioni.

di Paolo Clemente – Dr. Ing. PhD *

specifiche caratteristiche dell’area di studio. Volumi e velocità sono utilizzati per la stima dell’intensità e dell’energia sviluppata dai fenomeni potenziali.Attraverso l’analisi storica degli eventi avvenuti nell’area, l’analisi di dati plu-viometrici e l’uso di strumentazione di monitoraggio specifica (pluviometri e sonde FDR) viene effettuata la stima delle soglie di innesco pluviometriche e relative allo stato di saturazione del suolo. Tale informazione costituisce un dato indispensabile per la predisposi-zione di efficaci sistemi di allerta rapida ad uso delle attività di protezione civile.La questione geologica e ingegneristica si intreccia con quella politica. Spesso, anche se non sempre, la pericolosità idrogeologica è resa più gravosa da im-propri interventi dell’uomo. È, pertanto, necessario un coordina-mento tra le varie istituzioni interes-sate (Ministeri, Regioni e Comuni) che porti a un’oculata gestione del ter-ritorio sia con riferimento a eventuali nuove espansioni urbane sia per la re-alizzazione delle infrastrutture viarie e ferroviarie nonché nella localizzazione degli impianti industriali. È anche in-dispensabile una regolamentazione na-zionale che imponga criteri stringenti che le amministrazioni locali devono scrupolosamente seguire al fine di evi-tare comportamenti significativamente diversi nelle varie aree del paese. * Responsabile prevenzione rischi natu-rali e mitigazione effetti, ENEA.

Negli ultimi anni si sono moltiplicati in Italia i fenomeni franosie alluvionali

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10 la PROPRIETÀ edilizia • Ottobre 2014

Come promesso prima della pausa estiva all’indoma-ni della ripresa autunnale, puntuale è giunto il decreto

legge del Governo con il quale s’inten-de riavviare il sistema paese e in par-ticolare il comparto delle costruzioni che più di altri ha subito i colpi della crisi.I giudizi politici, ma anche tecnici sul decreto-legge 12.09.2014, n.133 non sono stati dei più teneri perché sicura-mente era lecito aspettarsi di più sia in termini di semplificazione normativa, magari a tempo e in via sperimentale,

ma soprattutto in termini di risorse finanziarie concentrate in prevalenza sull’edilizia scolastica e sul dissesto idrogeologico. Per entrambe le tipo-logie, il fabbisogno finanziario è ben maggiore di quanto il decreto-legge mette a disposizione ed è difficilmente pensabile che si possa far ricorso a for-me di cofinanziamento private vista la natura degli interventi. E allora, vista la situazione disastrosa di immobili e ter-ritorio, forse non rimane che augurarsi un autunno siccitoso.Ma se da un lato le risorse pubbliche sono poche, dall’altro non si può non

rilevare una certa tendenza normativa, in più di una disposizione del decreto legge n. 133, verso un sistema indu-striale ben strutturato o comunque forte. Basti pensare alle norme riguar-danti le concessionarie autostradali, a quelle sulle società d’investimento immobiliare, alla deroga dalla legge or-dinaria per i contratti di locazione per le grandi strutture di vendita (v. Bar-danzellu a pag. 48), nonché alla norma-tiva che s’intende varare per le opere di urbanizzazioni anche in questo caso dedicate alle tipologie d’intervento di grandi dimensioni.Indubbiamente una scelta di campo ben poco bilanciata con le disposizio-ni di natura urbanistica contenute nel decreto e che invece possono avere un impatto ben più efficace per la ripresa dell’attività attraverso il coinvolgimen-to delle famiglie e delle piccole impre-se. Certamente segnali importanti ve ne sono, ma in un momento di crisi e d’incertezza come quello attuale pen-sare che un soggetto privato possa in-vestire in una casa per l’affitto a fronte di un recupero, nell’arco di otto anni, del venti per cento del prezzo di ac-quisto è una disposizione sì positiva, ma da accompagnare, soprattutto ora, con altre disposizioni. Basti pensare al ripristino di un’aliquota fiscale ridot-ta modello ex ICI per chi loca a cano-

È IL SETTORE PIÙ IN CRISI

La realtàdel compartocostruzioniDal Governo indicazioni di buona volontà in materia urbanistica ci sarebbero, ma alla prova dei fatti sembra essere mancato il coraggio. Tra l’altro se non interverranno modifiche nella fase di conversione, la manutenzione straordinaria rimarrà assoggettata al pagamento degli oneri di urbanizzazione

di Marcello Cruciani

Legge di stabilità e provvedimenti arretrati

La legge di stabilità, che una volta si chiamava Finanziaria, è il provvedi-mento principale di bilancio che contiene ogni anno la manovra economica del governo.L’ultima approvata il 15 ottobre 2013 dal Consiglio dei Ministri ha impiega-to circa due mesi tra Camera e Senato per ottenere il via definitivo. Fu pub-blicata, infatti, il 27 dicembre sulla Gazzetta Ufficiale come legge n. 147/13: si componeva di un solo articolo ma di ben 749 commi.Un “ libro” di centinaia di pagine scritto in maniera incomprensibile, che pochi politici hanno letto. Altro paradosso: il rinvio a 117 provvedimenti di attuazione per molti dei quali non è previsto il termine entro il quale devono essere emanati; la conclusione è stata che il governo Monti ne ha lasciati sul campo 463, per 150 dei quali i termini erano scaduti. Il Governo Letta ne ha lasciati inevasi altri 272.

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11la PROPRIETÀ edilizia • Ottobre 2014

ne concordato o convenzionato, alla necessità di assicurare la certezza al proprietario dell’immobile di rientrar-ne in possesso alla fine del periodo di locazione obbligatoria. In particolare, quest’ultimo aspetto, a costo zero in termini di copertura, è essenziale per un privato investitore forse di più della redditività. In ogni caso nella partita del ritorno degli investimenti dei sog-getti privati verso il settore immobilia-re e dell’abitazione in primis un ruolo essenziale è quello della certezza delle regole e tra di esse quelle in materia di tributi negli anni. Tornando al decreto n. 133 le indica-zioni “di buona volontà” in materia urbanistica ci sarebbero, ma alla prova dei fatti avrebbero avuto necessità, per così dire, di un maggiore coraggio. Ba-sti pensare alla possibilità di frazionare o accorpare le unità immobiliari attra-verso procedure semplificate basate sulla comunicazione del proprietario al pari della manutenzione straordina-ria, salvo poi non essersi accorti che, con la formulazione impiegata e se non interverranno modifiche nella fase di conversione in legge, la manutenzione straordinaria è ora assoggettata al pa-gamento degli oneri di urbanizzazio-ne! Quando si dice la semplificazione, ma non il bilancio dei Comuni si spera che si sia trattato di un mero errore ma-teriale altrimenti sarà il colpo di grazia per il settore delle costruzioni che ulti-mamente ha evidenziato segni positivi solo per gli interventi di manutenzione.Semplificazione anche per la manu-tenzione straordinaria ora assogget-tata alla dichiarazione del tecnico che non vi sono coinvolgimenti delle parti strutturali dell’edificio e sono confor-mi agli strumenti urbanistici. Particolare degno di rilievo, che va nella direzione della semplificazione, è quello attraverso cui alla comunicazio-ne è riconosciuta validità automatica ai fini della variazione catastale.Certamente parlare oggi di modifiche al testo unico dell’edilizia dopo che quasi in contemporanea con la pre-sentazione del decreto-legge n. 133 è scaduto il termine per la consultazione pubblica sul testo della proposta per il governo del territorio approntata dal

Ministro delle infrastrutture, mentre in Parlamento sono in esame numerosi disegni di legge sul medesimo tema ol-tre a quello ben noto e sempre del Go-verno sul consumo del suolo agricolo qualche dubbio è lecito averlo e spera-re di poterlo risolvere in senso positivo magari nel giro di qualche mese. Infatti, nel decreto-legge vi sono di-sposizioni, opportune, finalizzate alla ristrutturazione urbanistica ed edilizia effettuata anche nelle aree industriali dismesse non solo attraverso forme di compensazione, ma anche con il ricor-so al permesso di costruire in deroga un po’ com’era stato previsto nel de-creto n. 70/11 e sicuramente con meno “equivoci” normativi di allora.E poi ancora la possibilità di attuare gli interventi nelle convenzioni urbanisti-che attraverso stralci funzionali, fatto questo particolarmente interessante visto il momento di crisi. Infine, sempre per citare alcune del-le disposizioni di maggiore interesse, come non citare il reiterato tentativo di intervenire sulle procedure rela-tive a immobili sottoposti a vincolo paesaggistico stabilendo che i termi-ni di validità dei nullaosta, pareri ecc. decorrono dalla data di adozione del provvedimento finale della conferen-

za dei servizi, nonché la possibilità per l’Amministrazione di procedere co-munque nel caso il sovrintendente non abbia fornito il relativo parere. Così come è interessante l’introduzio-ne della norma civilistica dell’acquisto di un’abitazione attraverso un contrat-to di locazione soggetto alla trascrizio-ne obbligatoria del contratto di cui un primo assaggio improprio si era avuto con il decreto legge n.47/2014.In un’ottica di mercato, ma finalizzata agli interventi di una certa entità, vi è poi la possibilità di derogare alla ormai datata legge n. 392/1978 per le loca-zioni a uso diverso dall’abitazione sia in termini di durata contrattuale che, ad esempio, d’indennità per la perdita dell’avviamento commerciale: impor-tante sì ma perché solo per le grandi proprietà? Se deregulation deve essere lo sia per tutti perché ad averne neces-sità, vista la mobilità del mercato, sono proprio le locazioni “normali” e non solo quelle “extra large”!Insomma le speranze per “qualcosa” di più stimolante per la ripresa del settore delle costruzioni c’erano, ma ora non rimane che attendere la conversione in legge sperando in un miglioramen-to affinché il decreto Sblocca-Italia sia veramente tale.

RISORSE IDRICHEGestione del Distretto dell’Appennino centrale

L’Autorità di bacino del fiume Tevere ha promosso larghe forme di parte-cipazione, invitando tra l’altro le associazioni ambientaliste riconosciute a esprimersi su una serie di punti posti a fondamento della pianificazione di Distretto, in particolare relativi alla gestione della risorsa idrica, in vista dei previsti aggiornamenti. Il questionario proposto ha riguardato: a) la governance ovvero la migliore organizzazione istituzionale per consegui-re l’obiettivo fissato; b) gli “impatti” ovvero gli ostacoli fondamentali che occorre superare per conseguire l’obiettivo fissato; c) le “ risorse” (finan-ziarie, strumentali e umane) ovvero tutto ciò che occorre per conseguire l’obiettivo fissato; d) la “ sostenibilità” dell’uso dell’acqua ovvero le miglio-ri condizioni per usarla responsabilmente; e) la “soluzione” ovvero come approcciare la soluzione. I partecipanti hanno peraltro manifestato di ap-prezzare particolarmente il documento di sintesi non tecnica approntato dall’Autorità proprio a beneficio dei portatori d’interesse.Alle varie riunioni conclusesi il 22 settembre u.s. ha partecipato il prof. Gabriele Troilo in rappresentanza di FEDERPROPRIETÀ nella specifica qualità di associazione ambientalista.

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Il piano sblocca-cantieri, pre-disposto dal Governo che do-vrebbe rilanciare l’economia, in diversi casi rischia di fare la

fine della legge obiettivo del 2001: un flop clamoroso. La mappa delle gran-di opere prevede una spesa di quattro miliardi in dodici mesi, ma secondo il presidente dell’ANCE Buzzetti, avreb-bero una copertura finanziaria, di soli due miliardi e mezzo. Già, perché la tanto sbandierata “rivoluzione” che do-veva sbloccare l’Italia si è già ridotta, per mancanza di fondi (ma basterebbe eliminare le Regioni per recuperare un fiume di denaro), ad appena una boc-cata d’ossigeno giusto per assicurare la continuità dei cantieri. E sul balletto delle cifre non sono mancati gli errori. In pratica, mentre il sogno della ripre-sa economica svanisce sotto l’incalza-re dei dati negativi congiunturali e lo stesso Ministro dell’economia Pado-an è costretto ad ammettere (dopo le spietate analisi dell’Ocse e della stessa Confindustria) che nel 2014 il PIL avrà un segno negativo, se andiamo ad ana-lizzare bene i conti del provvedimento vediamo che a fine agosto le risorse di-sponibili ammontavano (nonostante il pressing di Draghi sul rilancio degli in-vestimenti) a 1,2 miliardi del Fondo re-voche per vecchie infrastrutture rima-ste sulla carta e 2,5 miliardi del Fondo sviluppo coesione mai utilizzati sul quale pendono non poche incertezze.

Così, mentre tutta la stampa econo-mica è in fervida attesa del New Deal europeo da 1.000 miliardi e della po-

litica espansiva di Draghi, il Cantiere Italia si ritrova ancora a fare i conti con una spremitura di tasse e balzelli senza eguali, una disoccupazione (soprattut-to giovanile) record, un’illegalità diffu-sa. Per non parlare dei costi economici (e sociali se solo si pensa all’aumento delle mafie d’importazione) degli sbar-chi illegali sul nostro territorio. A fron-te di tutta questa “zavorra” che affonda sempre di più il Belpaese, i fondi previ-sti dal Governo si stanno rivelando in-sufficienti per fare ripartire la locomo-tiva economica con l’edilizia al primo posto. Anche i 43 miliardi annunciati a suo tempo dal Governo si sono rive-lati una gigantesca bufala poiché erano state inserite alcune opere infrastrut-turali già finanziate (ma da sbloccare) che sono state subito quantificate in 30 miliardi quando in realtà ne potevano valere solo 12 considerando la loro pro-iezione come lavori cantierabili delle opere in un arco temporale di 5-6-8-10 anni. Entrando nel merito, sul piatto degli investimenti (sempre a voler pec-care di ottimismo), dovrebbe essere inserito il piano contro il dissesto idro-geologico, recuperando un miliardo da revoche di opere mai partite, e un pro-getto di depurazione da 1,6 miliardi mai decollato.

Se prendiamo in esame il pacchetto degli interventi previsti dallo Sblocca Italia, vediamo che il documento pun-ta sulla ripresa delle grandi e piccole opere più colpite dalla lunga crisi e sul-le prospezioni petrolifere, a proposito delle quali viene da chiedersi sommes-

samente se la compatibilità con un Pa-ese che vive di turismo è stata oppor-tunamente valutata. In buona sostanza si tratta di una serie d’interventi che dovrebbero non sanare ma certo con-trastare una crisi che ci ha portato ad avere, non senza una dose di vergogna (se si pensa ai vitalizi e agli sprechi del-le Regioni) ad avere la più bassa cre-scita del PIL d’Europa. In ogni caso, vediamo che 600 milioni sono desti-nati all’avvio o al completamento dei cantieri più piccoli la cui importanza è stata segnalata dai sindaci; la fetta più grossa (3,2 miliardi) dovrebbe an-dare a progetti più grandi come l’Alta Velocità Napoli-Bari. I finanziamenti, si assicura, sono vincolati alle opere cantierabili “subito”, con data d’inizio lavori tra il 2014 e il 2017. Se dovesse-ro insorgere i classici “lacci e laccioli” della burocrazia in grado di rallentare i processi di assegnazione degli appalti, i fondi saranno dirottati su altre opere. La certezza dei lavori, dei tempi ma so-prattutto dei costi delle opere, dovreb-bero costituire una priorità assoluta dopo le esperienze ormai a tutti note della Salerno-Reggio Calabria, la TAV Torino-Lione, Mose, il Ponte di Messi-na i cui cantieri sono stati bloccati da scandali, attentati, comitati dei “no”, ri-corsi al TAR, beghe politiche e così via.

Le altre misure di Sblocca Italia prevedono la semplificazione per i pic-coli interventi edilizi come le ristruttu-razioni per le quali basterà una comuni-cazione al Comune e crediti d’imposta come gli incentivi per lo sviluppo della rete a banda larga, Un ruolo importan-te, secondo Palazzo Chigi, sarà assicu-rato dalla Cassa depositi e prestiti che potrà godere della garanzia dello Stato sulla concessione di prestiti alle piccole e medie industrie. Un capitolo a par-te riguarda la legge n. 90 che obbliga il monitoraggio finanziario delle grandi opere, imponendo di vigilare sui con-ti correnti delle imprese appaltatrici e subappaltatrici coinvolte nella realiz-zazione d’infrastrutture strategiche e insediamenti produttivi.

Il progetto, che coinvolge il mini-stero degli Interni e il Consorzio CBI, consentirà di verificare eventuali infil-trazioni mafiose.

IL DECRETO SBLOCCA-ITALIA

Mancano i fondi per le grandi opereI finanziamenti si stanno rivelando insufficienti per fare ripartire la locomotiva economica

di Guglielmo Quagliarotti

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14 la PROPRIETÀ edilizia • Ottobre 2014

D- Perché tanto accanimento fi-scale sulla casa?

R- È la solita logica perversa che ha purtroppo accomunato gli ultimi Go-verni: colpire i cittadini per fare getti-to. E quindi nel mirino degli Esecutivi (da Monti a Letta a Renzi) sono en-trati la casa e il risparmio. Da liberale, ritengo tutto questo non solo ingiusto ma anche insensato: come pensano di far ripartire i consumi e la doman-da interna se saccheggiano in questo modo famiglie e imprese?

D- Il premier Matteo Renzi scari-ca la responsabilità sui due Gover-ni precedenti: quello Monti del 2012 e quello Letta-Alfano. C’è il rischio di ripetere oggi con la Tasi l’errore che commise la maggio-ranza di Monti con l’IMU?

R- In tutte le sue uscite pubbliche, Matteo Renzi ha abilmente cercato di allontanare da sé le responsabilità a proposito della tassa sulla casa. Pur-troppo per lui, non è così, per almeno tre ragioni:

1. appena arrivato al Governo, all’i-nizio del 2014, Renzi ha subito confermato la Tasi, che era sta-ta rimessa da Letta-Alfano nel-la legge di stabilità di fine 2013 (dopo che invece, nell’estate del 2013, Forza Italia era riuscita a far abolire l’IMU prima casa dal Governo Letta-Uno);

2. Renzi ha addirittura aumentato l’aliquota di un altro 0,8 per mil-le;

3. la sua maggioranza respinse la scorsa primavera i miei emen-damenti per toglierla sulla pri-ma casa, in coincidenza con la

conversione parlamentare del decreto Salva Roma (all’inizio di aprile).

Quindi, non solo siamo in presenza di un errore politico marchiano, ma ogni tentativo di Renzi di sottrarsi alle sue responsabilità s’infrange contro il muro dei fatti e contro una facilissima ricostruzione di come sono davvero andate le cose.

D- Siamo in presenza di una pa-trimoniale?

R- Certo, e di una patrimoniale odio-sa per altre due ragioni. Primo: le maggiori tasse sugli immobili hanno determinato un fortissimo depaupe-ramento del patrimonio immobiliare. Secondo: tra ottobre e dicembre la stangata sulle famiglie italiane colpi-rà buona parte delle tredicesime, che risulteranno “vanificate” dalla tassa sulla casa: quindi, altro che ripresa dei consumi … E più si approfondisce l’a-nalisi più il quadro si fa grave. In base alla prima proiezione che siamo riu-sciti a svolgere (con i dati disponibili a metà settembre: e che naturalmente aggiorneremo giorno dopo giorno, correggendo quello che ci sarà even-tualmente da correggere in base agli ultimi Comuni che hanno reso note

INTERVISTA AL PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE FINANZE DELLA CAMERA

Le tassefalcidierannola tredicesima

On.Daniele Capezzone

La logica degli ultimi Governi è quella di colpire i cittadini per au-mentare il gettito. La Tasi è un 'autentica odiosa patrimoniale che fra ottobre e dicembre darà una stangata alle famiglie italiane

La beffa della Tasi: in un Comune su due la tassa sui servizi indivisibili sarà più cara della vecchia IMU, abolita nel 2013 per la prima casa. In più è stata introdotta la Tari, tassa sui rifiuti che sostituisce la Tares. Da alcuni studi dei CAF il costo complessivo sarà più salato dell’IMU nel 2012. Che cosa è successo? Il caos totale con i Comuni che hanno applicato aliquote diverse e la confusione delle date di pagamento da cosa e da chi è dipeso? Cerchiamo di fare chiarezza con il Presidente della Commissione Finanze della Camera Daniele Capezzone.

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15la PROPRIETÀ edilizia • Ottobre 2014

le aliquote effettivamente prescelte), il gettito della Tasi sulla prima casa rischia fortemente di essere superio-re a quello dell’IMU di Monti 2012. Quindi, non solo ci sarà una stangata rispetto al 2013, quando gli italiani - di fatto - non pagarono sulla prima casa, grazie all’azione di Forza Italia; ma può perfino accadere che si pareg-gi o si superi il livello del 2012, quan-do il gettito prima casa si attestò sui 4 miliardi di euro.

D-Non è stato un errore consen-tire che ognuno degli 8.057 Co-muni italiani decidesse autono-mamente, senza alcun coordina-mento né da parte del Governo né da parte dell’ANCI, l’entità delle aliquote, l’utilizzazione e la quantità di detrazioni e dedu-zioni?

R- Non c’è dubbio. Il Governo si è voluto “nascondere”, lasciando fare ai Sindaci il lavoro sporco verso i cit-tadini. Peraltro, con la Tasi saranno molto penalizzati gli immobili con rendite catastali medio-basse (A4 e A3), le famiglie con figli e coloro che vivono in città che avevano un’IMU prima casa bassa (questo perché le detrazioni sono opzionali e molto più basse). Questa condizione dipende dal “fattore detrazioni” e dalla no tax area del 2012. L’IMU, a differenza della Tasi, prevedeva sconti automati-ci per la prima casa (200 euro di fran-chigia e 50 euro per ogni figlio con-vivente fino al 26esimo anno di età), sconti che con la Tasi sono stati can-cellati. Questo comporterà che quasi cinque milioni di case popolari, esen-tate nel 2012 dall’IMU, pagheranno, invece, la Tasi. La Tasi, quindi, è una tassa fortemente regressiva (inciden-do negativamente su rendite basse e famiglie con figli) poiché le detrazioni o non sono previste o sono molto più basse rispetto all’IMU 2012.

D-I Comuni che hanno fissato le aliquote Tasi entro la scadenza definitiva del 18 settembre sono

stati 7.405 mentre altri 600 circa non hanno voluto o potuto deli-berare. È il risultato di una pessi-ma gestione amministrativa?

R- È il risultato di un caos che si è vo-luto creare. E non si dica che questo è federalismo. Questo è un “federali-smo cozze e vongole”, basato sull’in-controllata e ingestibile molteplicità delle ipotesi, sul palleggio di respon-sabilità tra Roma e gli enti locali, e con tutti i costi a carico dei contribuenti. D- Con l’IMU c’era una detrazio-ne fissa di 200 euro, più 50 per ogni figlio a carico. Perché i sin-daci sono stati lasciati liberi di scegliere potendo applicare una maggiorazione dello 0,8 per mil-le per applicare le detrazioni? Da alcuni dati risulta che soltanto il 36% dei Comuni ha previsto uno sconto ma legato a paletti più strani. E dove non sono previste detrazioni non si creano spere-quazioni tra cittadini?

R - Quanto alle detrazioni, come sottolineavo poco fa, i Comuni pur-troppo non sono tenuti a dimostrare che tutto il gettito incassato dallo 0,8

per mille aggiuntivo sia destinato in-tegralmente agli sconti per famiglie, anziani, giovani coppie, famiglie di-sagiate; a conferma di ciò, il Governo e la maggioranza si sono sfortunata-mente opposti a un mio emendamen-to volto a vincolare integralmente la quota aggiuntiva alle detrazioni.

D- Se la Tasi è una tassa che do-vrebbe essere il corrispettivo di un servizio a carico di chi ne usu-fruisce cosa c’entrano i proprie-tari che affittano?

R- Appunto: in realtà è una patrimo-niale. E peraltro, il coinvolgimento incrociato di proprietari e inquilini determina ulteriore caos burocratico. Gli inquilini, infatti, non sanno asso-lutamente come pagare e quanto pa-gare. A ciò si aggiunga che le scadenze tra i vari Comuni sono tutte diverse secondo la data in cui è stata delibera-ta l’aliquota. Individuare poi l’aliquo-ta del proprio Comune a volte è com-plicatissimo (a Milano la delibera di definizione delle aliquote/detrazioni è di 63 pagine). Sulla carta si parlava di semplificazione, nei fatti emerge che il cittadino sarà ancora una volta schiacciato dalla predominante buro-crazia. S.M.

Valore etico ed economico della casa

Il valore delle case costituisce non solo il senso della ricchezza di un pae-se ma anche le sue aspettative. L’acquisto di un immobile comporta nel-la stragrande maggioranza dei casi la scelta di indebitarsi per molti anni. Anzi dalle analisi del fenomeno il tempo dei mutui si è allungato intorno ai 30 anni, un termine certamente lungo, quasi una vita, per una giovane coppia. Tempo lunghissimo anche se paragonato agli orizzonti di politica aziendale e di strategie industriali.E i prezzi? Negli anni vanno in due direzioni: su e giù, secondo l’anda-mento del mercato e della ricchezza della popolazione. La proprietà della casa, tuttavia, ha rappresentato, sempre in Italia, un’ancora di sicurezza per l’oggi e il domani.L’attesa della ripresa fino al 2007 e lo spartiacque del 2008 con il falli-mento della banca americana Lehman Brothers (la grande crisi dei mutui subprime con l’illusione che creando strumenti finanziari molto sofisticati si potessero azzerare i rischi che un debitore non saldasse il debito immo-biliare) hanno intaccato il principio della proprietà della casa come bene-rifugio.

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16 la PROPRIETÀ edilizia • Ottobre 2014

I consumi sono ai livelli di 30 anni fa

L’Italia è in piena recessione: i redditi delle famiglie e i con-sumi sono tornati ai livelli di trent’anni fa; tutti gli indicato-

ri internazionali e gli studi interni sono concordi nel tracciare un quadro lette-ralmente disastroso della nostra econo-mia. Al punto che non è stato nemme-no sufficiente il semestre di presidenza italiana nell’Unione europea per evitare le bacchettate del nuovo Commissario europeo all’economia, il lituano Jyrki Katainen.Siamo il fanalino di coda tra i Paesi più industrializzati, gli unici tra i cosiddetti “Grandi” a chiudere il 2014 con un se-gno negativo, e perfino per il 2015 l’Oc-se prevede una crescita del PIL di uno striminzito 0,1 per cento. A confermare questo trend molto preoccupante è an-che un recentissimo studio degli econo-misti di Confindustria secondo i quali, però, la crescita nel 2015 si attesterà al +0,5 per cento.Sono altre le preoccupazioni di chi deve arrivare alla fine del mese con stipendi che hanno progressivamente perduto gran parte del potere d’acquisto. L’ulti-mo allarme è stato lanciato, qualche set-timana fa, dall’Ufficio studi di Confcom-mercio: i redditi delle famiglie italiane, nel 2014, sono fermi ai livelli di ventotto anni fa. Nel 1986 il reddito pro capite era di 17.200 euro, poco meno di quello del 2014 (17.400 euro). Situazione negati-va anche per quanto riguarda il prodotto

interno lordo e i consumi che tornano ai valori del 1997. Gli italiani hanno perso, in otto anni, circa 2.600 euro di reddito a testa. Nel 2013 il reddito disponibile reale pro capite è sceso, rispetto al 2007, del 13,1%, pari a un ammontare di 2.590 euro a testa.Secondo il Rapporto sui consumi della Confcommercio, nel 2013 la spesa delle famiglie ha registrato una flessione del 2,5% (il 7,6% negli ultimi otto anni). A pesare è in particolare la contrazione dei consumi per i beni, che sono fermi da oltre un ventennio. Viceversa, le spese obbligate, destinate ai consumi di beni e servizi necessari, dalla casa ai carburan-ti, dalle spese sanitarie all’assicurazione, sono cresciute ai massimi livelli. A rile-varlo è la nota di aggiornamento dello stesso Rapporto. Il trend crescente delle spese “incomprimibili” sale al 41% sul totale dei consumi, venti anni fa era al 32,3 per cento. Mentre crolla l’acquisto di beni commercializzabili passato dal 51,4% del 1992 al 39% del 2014, è in progressivo aumento la parte dei consu-mi destinati ai servizi commercializzabili che nel 2014 raggiunge il 20 per cento. Tra le spese obbligate, in poco più di venti anni, crescono significativamente quella per l’abitazione, passata dal 17,1% al 23,9% e per l’acquisto dei carburanti e dei servizi per la gestione dei mezzi di trasporto. Di contro, tra i commercia-lizzabili si conferma il progressivo ridi-mensionamento della spesa per generi

Fermi anche i redditi. A proposito del buono fiscale di 80 euro, Confcommercio rileva che la crescita delle imposte immobiliari costituisce un nuovo ostacolo al dispiegarsi degli effetti benefici dell’iniziativa del Governo

di Marzio Fianese

alimentari, comprese le bevande, feno-meno che ha caratterizzato anche altri segmenti di consumo considerati “ma-turi” quali l’abbigliamento e le calzature, i mobili, e le autovetture. Tra il 1992 e il 2014 i prezzi dei beni e dei servizi ob-bligati sono più che raddoppiati, a fronte di un aumento molto più contenuto dei beni e servizi commercializzabili. Me-diamente e in ciascun anno tra il 1992 e il 2014 le dinamiche di prezzo degli obbligati sono state superiori (circa il 63%) a quelle osservate per l’area dei commercializzabili, poiché molte delle spese obbligate sono offerte su mercati scarsamente concorrenziali.Queste cifre fanno a pugni con gli auspi-cati effetti degli 80 euro in più in busta paga per decine di migliaia di lavoratori dipendenti a reddito medio-basso; un provvedimento che è stato un vero e proprio cavallo di battaglia del governo Renzi, secondo il quale ci sarebbe do-vuta essere una ripresa dei consumi. In-vece, come rileva la Nota di aggiorna-mento del rapporto dell’Ufficio studi di Confcommercio, «la crescita di altre imposte come quelle immobiliari e la stessa incertezza sull’entità, sui tempi e sulle modalità di pagamento dei suddet-ti tributi, costituiscono nuovi ostacoli a un pieno dispiegarsi dei potenziali effetti benefici della parziale, se non del tutto apparente, riduzione del carico fiscale per un gruppo di contribuenti». In pa-role povere, il risultato derivante dagli

L’IMPATTO DELLA CRISI SUL COMMERCIO

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80 euro in più in busta paga sembra ab-bia migliorato il “sentiment” dei consu-matori tra marzo e maggio, producendo però solo modesti effetti sui comporta-menti di spesa tra aprile e luglio.L’allarme della Confcommercio è rilan-ciato anche dalle associazioni di difesa degli utenti e dei consumatori. «I dati diffusi da Confcommercio confermano in pieno quanto denunciamo da anni: la grave perdita del potere di acquisto delle famiglie e il conseguente calo dei consumi, persino di quelli più necessa-ri», sottolineano Federconsumatori e Adusbef in una nota. Molto critici anche i numeri: secondo quanto recentemen-te rilevato dall’Osservatorio nazionale Federconsumatori, infatti, il potere di acquisto delle famiglie dal 2008 a oggi è diminuito di ben il 13,4%, mentre la spending review delle famiglie, sempre da tale data, ha raggiunto la cifra impres-sionante di 2.967 euro.«In questo grave contesto – rilevano ancora le due associazioni – desta par-ticolare preoccupazione l’andamento registrato dalla spesa relativa ad alcuni settori chiave come l’alimentare e la sa-lute. Secondo le nostre analisi, dal 2008, i consumi nel settore alimentare hanno registrato una contrazione del -10,4%. Percentuale che equivale a una caduta della spesa delle famiglie in questo set-tore chiave di oltre 14,2 miliardi di euro. Ancora più drammatico l’andamento re-gistrato nel settore della salute, che dal 2008 ha registrato una caduta del 23,1%. Questo vuol dire che, negli ultimi sei anni, le famiglie hanno ridotto le proprie spese nel settore sanitario di quasi un quarto. Dei dati gravissimi, che dimo-strano chiaramente come le condizioni delle famiglie abbiano raggiunto ormai livelli drammatici. Per questo – dichia-rano Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti – torniamo a chiedere al Governo delle misure di rilancio immediate. Di fronte ad un taglio così pesante su settori vita-li come l’alimentazione e la salute non è più possibile rimandare gli interventi necessari che invochiamo da tempo. Il primo passo in tal senso è l’avvio di un piano straordinario per il lavoro (desti-nato in particolare ai giovani) in grado di creare reddito e rimettere in moto la domanda interna. Un’operazione indi-

spensabile se si vuole far ripartire l’eco-nomia e spezzare con decisione la grave spirale depressiva che affligge da anni il nostro Paese».Le stesse preoccupazioni delle associa-zioni dei consumatori sono espresse anche dai rappresentanti degli impren-ditori. Il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi ha dichiarato: «Ho più volte parlato di situazione drammatica, di un Paese sfiduciato e distratto o, peg-gio, quasi disinteressato al destino delle sue imprese - ha spiegato Squinzi -. Ma non ho mai parlato di rassegnazione da parte nostra». L’Italia ha potenzialità produttive molto significative nono-stante la crisi economica abbia messo in

sofferenza le imprese, come ha ricordato il leader degli industriali. «La domanda vera, quasi esiziale – ha proseguito – non è l’analisi della situazione ma come fac-ciamo a moltiplicarle, come facciamo a farle crescere e come facciamo a ren-derle finanziariamente più solide. Una parte sostanziale della nostra crisi – ha concluso il presidente di Confindustria – sta nelle domande sbagliate che ci fac-ciamo, che preludono a risposte che ci conducono fuori strada. Ci interroghia-mo continuamente sugli errori commes-si in passato e mentre viaggiamo rivolti al passato rischiamo di non vedere le opportunità davanti a noi e gli ostacoli che si frappongono tra noi e la crescita».

Nel 1984 si bloccò la scala mobile

La notte di San Valentino di trenta anni fa (14 febbraio 1984) un decreto del Governo Craxi (primo socialista a Palazzo Chigi) bloccò la scala mo-bile [strumento economico di politica dei salari – ufficialmente indennità di contingenza – volto ad adeguare automaticamente i salari all'inflazione e all'aumento del costo della vita secondo un indice dei prezzi al consumo, ndr]. Anche allora l’Italia politica e sindacale si divise. La sinistra spaccata, il sindacato in crisi, soprattutto la CGIL divisa tra maggioranza (il segreta-rio era Luciano Lama) e minoranza allora guidata dal socialista Guglielmo Epifani.Secondo le stime della Banca d’Italia il PIL viaggiava a +3,4%, l’inflazione al 10,7, la disoccupazione al 7,9, il rapporto deficit/PIL all’11,4 ma quello de-bito/PIL era al 74,4% e non al 132 come oggi, con la disoccupazione al 12,8.Anche allora sindacati, imprese, esponenti politici discutevano e si confron-tavano duramente. Per ripercorrere quelle tappe è uscito da poco il volume «S. Valentino. Così la scala mobile divise l’Italia» di Giorgio Benvenuto e Antonio Maglie per la Fondazione Bruno Buozzi.Pezzi di storia con le vicende dell’adeguamento automatico del costo del-la vita e salari sulla base dell’accordo-compromesso del 1975 tra Luciano Lama e Giovanni Agnelli allora presidente della Confindustria e padrone della Fiat.L’anno dopo si svolse il referendum voluto dal PCI di Enrico Berlinguer per abrogare quel decreto che fu sonoramente bocciato.Erano gli anni dell’esplosione dell’inflazione a doppia cifra innescata dalla scala mobile, delle fratture interne alla Federazione unitaria CGIL-CISL-UIL che si trascinò la fine della Federazione dei metalmeccanici, della trat-tativa Fiat, della guerra mai sanata tra Psi al governo e Pci senza il quale non si poteva governare, ma diviso al suo interno tra ortodossi marxisti e miglioristi che facevano capo a Giorgio Napoletano.I temi economici in discussione in quegli anni sono quelli di oggi. Analiz-zando le tante storie contenute nel libro del sindacalista dell’UIL, un esper-to del diritto del lavoro e di sindacalismo ha osservato: «L’Italia, pur attra-versando mille tempeste, è rimasta immobile».

Ludovica Amisano

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18 la PROPRIETÀ edilizia • Ottobre 2014

La revisione contabile del pro-dotto interno lordo per il triennio 2011-13 (per circa 59 miliardi l’anno) con l’inseri-

mento delle attività illegali e delle spese di ricerca e sviluppo ha fatto fare all’Ita-lia un passo in avanti, numericamente, sul piano della ricchezza prodotta e del deficit.Qualcuno ha voluto vedere nel nuovo dato un assist al governo Renzi alle prese con la legge di Stabilità e i vincoli euro-pei. È così? In via di principio non c’è da fare alcun affidamento sulla portata economica delle attività illegali che sono molto volatili. È una realtà virtuale basa-

ta sull’illegalità.Per il nuovo calcolo del PIL viene, co-munque, a mente il sonetto di Trilussa “La statistica” dove c’entra la percentua-le. Di fatto il componimento di Carlo Alberto Camillo Salustri (Trilussa) af-ferma che se qualcuno mangia due polli l’anno e qualcun altro nessuno, la media dice che hanno mangiato un pollo a te-sta, anche se nella realtà uno non l’ha per niente mangiato. Trilussa anticipava con la satira un tema che è diventato at-tuale con la diffusione dell’informazione statistica per fini politici, economici, cul-turali, religiosi, sportivi. Spesso il nume-ro statistico, sosteneva Darrell Huff nel

suo libro «Mentire con le statistiche» può essere interpretato in diversi modi secondo i dati correlati.Accogliendo le nuove metodologie sta-bilite dall’ue, l’Istat ha rivalutato il pro-dotto interno lordo italiano del 2011 per circa 59 miliardi di euro, pari al +3,7 per cento. E altrettanto ha fatto per il 2012 e il 2013 con un PIL più alto di altri cin-quantanove miliardi circa.Inserendo nel conteggio i proventi dello spaccio di droga (10,5 miliardi), della prostituzione (3,5 mld), del contrab-bando di sigarette (2 mld) e dell’indot-to della criminalità l’economia, che gli esperti chiamano “non osservata”, cre-sce di molto: si tratta del 12,4% del PIL o addirittura del 27% secondo l’Ocse se riferita a tutte le attività illegali.Ma non è finita qui. La seconda novità riguarda il calcolo del deficit sempre se-condo le nuove regole europee. L’Istat non conteggerà più come passività gli swap, derivati utilizzati dal Tesoro per coprire i rischi delle oscillazioni dei cam-bi o dei tassi d’interesse. I derivati sono strumenti volatili per eccellenza e quindi non dovrebbero rientrare nei dati stati-stici perché un anno possono esserci e l’altro no.Con questa manovra l’Italia è più ricca sulla carta, avrebbe un tasso di crescita sconosciuto dagli anni Sessanta e rispet-terebbe i parametri europei a partire dal rapporto deficit/PIL entro il 3% fissato a Maastricht. Non solo. Con questo ri-calcolo il Tesoro risparmierebbe 1,8 per il 2011, 2,2 per il 2012 e tre miliardi per il 2013.Conti a posto sul piano contabile. Ma

ECONOMIA

Attività illegalie formazione del PILdi Sergio Menicucci

L’Italia dice addio all’assegnoTra i principali strumenti di pagamento, l’assegno va scomparendo sia in Eu-ropa sia in Italia. Secondo la BCE nel 2013 meno del 5% di tutti i pagamenti diversi dal contante sono stati fatti con assegno. In Italia si è toccato il 5,7% dal 41,6 del 1999.Si sta quindi registrando una rivoluzione culturale con l’abbandono dell’anti-co e costoso mezzo di pagamento che si ritiene inventato dai banchieri fioren-tini e veneziani a metà del 1400.Le norme che regolano l’utilizzo degli assegni derivano dalla convenzione di Ginevra del 1931 e impongono la presentazione fisica del pezzo di carta per ogni tappa della sua lavorazione, finendo di mano in mano con una semplice girata nel dietro del rettangolo di carta.L’addio all’assegno si sta verificando anche perché non adatto al sistema unico europeo dopo l’adozione della moneta comune. Aumenta progressivamente il numero di transazioni senza contante (100 miliardi nel 2013) con prefe-renza da parte dei 508 milioni di cittadini Ue delle carte di credito che sono salite a circa 760 milioni. Crescono anche i pagamenti elettronici (online) a causa degli oneri bancari in aumento e alla crisi che ha costretto molti piccoli esercizi commerciali a chiudere.

L.A.

Il giro d’affari delle mafie ammonterebbe a 170 miliardi di euro l’anno

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la realtà? Inserendo le attività illegali nel conteggio del PIL si ha una realtà virtuale. Di fronte ai dubbi sollevati da queste in-novazioni, all’Istat sono corsi ai ripari parlando di un “impatto limitato” e che il nuovo sistema dipende dal cosiddetto “Sec 2010” che ha sostituito il “Sec 95” sulla base del Regolamen-to UE 549/13 pubblicato il 26 giugno 2013 e messo in atto tra Eurostat e gli uffici nazionali di statistica dei ventotto paesi membri.Cosa nostra, camorra, ’ndrangheta ringraziano una statistica del PIL nazionale che tiene conto dei proventi derivanti dal commercio di droga, prostituzione e di tutti i patrimoni di provenienza illecita gestiti dalle cosche. Sull’argomento è in-tervenuto il segretario dell’associazione Magistrati Maurizio Carbone che ha detto: «Lo Stato non può da un lato dire che la mafia distrugge l’economia e dall’altro riconoscere i presunti proventi come meritevoli di dare un contributo alla ricchezza del paese. Che messaggio diamo ai ragazzi? Quanto vale allora a livello economico la criminalità? Secondo la Cgia di Mestre il giro d’affari illegale raggiunge quota 170 miliardi l’anno, come l’intero PIL del Lazio.Questo si riferisce solo ai quattro maggiori business illegali: droga, prostituzione, traffico d’armi, contrabbando di sigaret-te e contraffazione di marchi. Sono escluse rapine, estorsioni, usura. Anche se molti di questi denari sono riciclati e reinseriti in attività lecite.Il “nero” criminale entra così nel circuito della buona finanza.Facendo riferimento alla testimonianza dell’allora vicediret-tore generale della Banca d’Italia Anna Maria Tarantola (oggi presidente della RAI) rilasciata il 6 giugno 2012 alla Commis-sione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno della mafia «la potenza economica delle organizzazioni criminali, secondo sti-me Istat del 2008, e il valore prodotto nell’area del sommerso economico, è compreso tra un minimo di 255 e un massimo di 275 miliardi l’anno (tra il 16,3 e al 17,3% del PIL)».L’allora dirigente della Banca centrale si affrettò a precisare che «le cifre costituiscono una sottostima del fenomeno». Senza il “nero”, criminale o no, l’Italia sarebbe un altro paese? Sarebbe più facile risolvere i problemi e la crisi a partire dalla riduzione delle tasse? Non bastano evidentemente gli sforzi della Guar-dia di Finanza che sta recuperando circa 10-12 miliardi l’anno di tasse evase.Uno studio del Censis del 2009 su un campione di 800 impren-ditori operanti nelle regioni dell’Obiettivo 1 (il Mezzogiorno) riscontrava che il 60% degli imprenditori intervistati dichiarava di subire condizionamenti da parte della criminalità con effetti negativi sul fatturato.In un’altra indagine (su 11.479 imprese) un imprenditore su quattro dichiarava di essere stato vittima di almeno un reato: furto, vandalismi, truffa, rapina, intimidazioni, minacce, con-cussione, estorsione.Ancora da uno studio di Bankitalia, su 515 mila relazioni ban-ca-imprese riferito a 839 istituti di credito e 170 mila imprese, le aziende del Sud (dove ci sono alti livelli di criminalità) pa-gano tassi d’interesse maggiori di circa 30 punti base rispetto a quelli che pagano le imprese attive nel Nord dove il problema è meno acuto.

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20 la PROPRIETÀ edilizia • Ottobre 2014

Verso una nuova legge urbanistica

GOVERNO DEL TERRITORIO

Il Ministro per le Infrastrutture e i Trasporti, Maurizio Lupi, il 24 luglio u.s. ha presentato un disegno di legge urbanisti-

ca che si autodefinisce «Principi in materia di politiche pubbliche terri-toriali e trasformazione urbana», a significare che trattasi di contenuti e contributi fondamentali per una nuova legge piuttosto che di una bozza di articolato di una vera e pro-pria, esaustiva legge urbanistica, che appare ancora prematura, soprattut-to nel riconoscere i motivi sociali ed economici che sono alla base delle novità in materia. Non è ancora neppure chiaro se ci si avvii verso un “testo unico”, come sarebbe augurabile, o un ennesi-mo provvedimento inteso soltanto

a modificare e integrare numerose leggi vigenti, mantenendo - e pro-babilmente complicando ancora - la confusione esistente al riguardo. Va inoltre considerato che l’imminente modifica del titolo V della Costitu-zione modificherà quasi certamente la ripartizione dei poteri fra Stato e Regioni, riguardanti la materia urba-nistica.Le osservazioni e proposte di Feder-proprietà, inviate al Ministero il 15 settembre u.s., pur nei ristretti limi-ti di tempo concessi, nel cuore delle ferie estive, hanno messo in eviden-za i punti condivisibili del disegno di legge ed espresso riserve su altri, ritenuti pericolosi perché tali da va-nificare anche la residua disciplina urbanistica attuale, soprattutto a

danno dei valori del patrimonio cul-turale e ambientale del nostro Paese. Il C.d.L. ha anzitutto il merito di avviare e pubblicizzare le prime pro-poste per la formazione di una nuo-va legge urbanistica. Nel merito dei contenuti, gli aspetti positivi sono l’estensione a temi tradizionalmente estranei alla materia, come gli inter-venti infrastrutturali indispensabili per la riuscita degli strumenti di pia-nificazione e l’introduzione di una nuova fiscalità immobiliare, intesa a considerare l’edilizia non più tanto un investimento finanziario, fonte di reddito, quanto, almeno nel caso di uso proprio, un bene socialmente di prima necessità. Il d.d.l. cerca, ma ancora con scarsi risultati, di snelli-re le procedure relative alle varie fasi dei processi urbanistici ed edilizi. Gli aspetti che hanno destato le maggiori riserve sono contenuti nei seguenti articoli:

6. Dotazioni territoriali es-senziali. L’affidamento alle Regioni della definizione del-le loro dimensioni preoccupa, considerato anche che i valori minimi stabiliti dalla legge sta-tale nel 1968 sono forse l’uni-

Lo scorso 15 settembre FEDERPROPRIETÀ e UCITecnici han-no presentato al Ministero per le infrastrutture e i trasporti le pro-prie osservazioni sul disegno di legge in materia di politiche pub-bliche territoriali e di trasformazione urbana

di Pietro Samperi - UrbanistaSan Pietro e Prati, mappa storica dalla Gui-da Rossa TCI del 1925

Trasformare un albergo in appartamenti si può

Sono quattro le categorie di destinazione urbanistica previste dal decreto Sblocca-Italia del 12.9.2014: residenziale e turistico-ricettiva, produttiva-direzionale, commerciale e rurale. Le semplificazioni riguardano il cam-bio di destinazione d’uso. Nello specifico, il nuovo articolo 23.ter stabi-lisce che il cambiamento è sempre possibile all’interno della stessa cate-goria funzionale, salvo che le norme regionali non dicano diversamente. Ciò significa che un albergo può, senza grossi problemi, diventare appar-tamento. E ancora, un fabbricato rurale può trasformarsi in commerciale.

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21la PROPRIETÀ edilizia • Ottobre 2014

co importante contenuto della legislazione attuale ancora ri-spettato.

11. Compensazioni. Si tratta di un metodo che consente di togliere alla pianificazione ogni effetto, rimettendo, con pro-cedure assai equivoche, scelte urbanistiche fondamentali alla mercé di interessi esclusiva-mente speculativi.

12. Trasferibilità e commer-cializzazione dei diritti edifi-catori. Non appare, in genere, corretto questo modo di inten-dere il patrimonio edilizio ur-bano e le regole che dovrebbero prevederlo, applicando quelle tipiche di un mercato che non è quello orto-frutticolo, ma al quale sono strettamente legati immagine e funzioni dell’habi-tat urbano, al di là delle regole attuali.

13. Premialità. Sono previsti “premi” che modificano, senza motivi o verifiche di sosteni-bilità urbanistica, immagine e funzioni degli insediamenti edilizi, cui si disconosce ogni ruolo di carattere urbanistico.

14. Accordi urbanistici. Pos-sono anche essere condivisibili, ma a condizione che rispettino gli strumenti urbanistici.

18. Edilizia residenziale so-ciale. Sono positive le defini-zioni e gli interventi previsti a favore di questa edilizia, ma proprio ciò rende meno accet-tabile il perdurare del silenzio sull’edilizia economica e popo-lare, che è diversa e non può essere identificata con quella sociale.

Infine, vanno sottolineati alcuni aspetti che determinano un grande interesse, legato più in generale alla materia urbanistica, da parte di Fe-derproprietà, in particolare circa i contenuti di una nuova legge relativi alla circostanza che le componenti della proprietà edilizia sono profon-

damente mutate nel corso degli ulti-mi decenni e, con esse, i meccanismi e i protagonisti della produzione e del mercato dell’edilizia, soprattutto residenziale. Questi ultimi non saranno più solo i costruttori tradizionali, con relati-vi metodi e modalità, ma, in misura crescente, anche i proprietari del pa-trimonio attuale, oggetto di rinnovi e ristrutturazioni, fino a demolizioni e ristrutturazioni, legati alla doman-da del mercato di nuove tipologie e dimensioni delle unità abitative. Con l’occasione, si spera che ciò sia un’occasione anche per accertare i necessari requisiti di sicurezza rela-tivi alla stabilità nei confronti delle strutture portanti, nonché dei feno-meni sismici e idro-geologici. È esaltato il ruolo (purché reale) dei

costruttori, ridefinendo i rapporti con la committenza, soprattutto at-traverso gli organi dell’associazioni-smo, i quali dovranno recuperare le conseguenze della polverizzazione della nuova proprietà edilizia, costi-tuita oggi da quell’80% delle fami-glie italiane proprietarie del proprio alloggio e, talvolta, anche del proprio luogo di lavoro. Inoltre, sarà opportuno trovare, at-traverso la stessa legge urbanistica, nuove forme di intervento pubblico, che l’attuale d.d.l. individua proprio nell’estensione dei contenuti a temi non strettamente urbanistici. Assume un aspetto positivo la pos-sibilità di affrontare in un quadro unico i problemi di carattere urbani-stico, facilitandone e migliorandone le soluzioni.

Attualità del fascicolo del fabbricato

In occasione della notizia dell’impugnativa, da parte della Presidenza del Consiglio, della legge della Regione Puglia 20.5.2014 n. 27, contenente di-sposizioni urgenti in materia di prevenzione del rischio e sicurezza delle costruzioni e istituzione del fascicolo del fabbricato, il presidente di Con-fedilizia, nell’attribuirsi il merito di tale atto, ha espresso gioia e ricono-scenza verso il Governo; ha mancato, però, di dire che, com’è nella natura della giurisdizione della Corte costituzionale nella materia dei rapporti fra Stato e Regioni, tra i motivi addotti nel ricorso, non ve è uno che riguardi il fascicolo del fabbricato in sé, considerato come atto (certo da fare bene) a garantire la sicurezza degli edifici. C’è allora da chiedersi perché il Go-verno, che sotto il profilo della legittimità ha forse ragione (in pendenza delle modifiche al titolo V della parte II della Costituzione ora all’esame del Parlamento), non prende l’iniziativa per renderlo obbligatorio come da più parti istituzioni e operatori richiedono, magari prendendo lo spunto dai disegni di legge giacenti in Parlamento, primo tra tutti quello presen-tato al Senato già nella XVI legislatura e ripresentato nell’attuale (n. 881), frutto dell’iniziativa di FEDERPROPRIETÀ, ENEA, URIA, UCITecnici e Ordine degli ingegneri, con una visione complessiva dei problemi a par-tire dalla necessità di un’assicurazione obbligatoria di tutti gli edifici, dal momento che nessuno contesta come prioritaria l’esigenza della sicurezza delle persone che vi abitano o lavorano.A tal proposito è significativo che, muovendo dalle regole di cui alle norme UNI8289 e UNI8290, il settore degli operatori immobiliari ripropone, come garanzia dell’assoluta trasparenza del relativo mercato, uno stru-mento complessivo di approfondita conoscenza, corretta programmazio-ne e consapevole gestione di tutti i patrimoni piccoli e grandi (un fascicolo del fabbricato, appunto, fatto bene!).

G.T.

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22 la PROPRIETÀ edilizia • Ottobre 2014

La congiunturanel mercatoimmobiliare

ACCELERA IL TREND NEGATIVO

La nota congiunturale sul II trimestre 2014, pubblicata dall’Agenzia delle entrate a settembre, mostra nuo-

vamente un segno negativo nelle variazioni tendenziali del numero di unità immobiliari compravendute. Infatti, il II trimestre 2014 rispetto a quello dell’anno precedente segna complessivamente un -3,6%, rispetto al +1,6% del I trimestre.Il segno negativo compare nuova-mente in tutti i comparti immobilia-ri (residenziale, commerciale, terzia-rio, pertinenze e altro), ad eccezione del produttivo. Come si è detto a commento dei dati riguardanti il primo trimestre «con-siderato che per tutti i trimestri del

2013 i tassi tendenziali hanno subito una decelerazione del trend nega-tivo, il fatto che si fosse giunti a un punto di svolta nel ciclo immobilia-re, dal lato delle quantità scambiate, era tra gli scenari possibili. Nondi-meno, tale segnale non consente al-cuna sicurezza sugli sviluppi futuri. In effetti, da un lato i segnali del ciclo economico mostrano con tutta evi-denza ancora incertezze sul sentiero futuro e sull’entità della ripresa (e ciò come abbiamo sempre rimarcato è alla base della mancanza di domanda sul mercato immobiliare); dall’altro, il dato del I trimestre 2014 e per con-verso quello dell’ultimo trimestre 2013 sono influenzati da un effetto fiscale». A quest’ultimo riguardo,

di Gianni Guerrieri

Nonostante la predominanza di numeri negativi, tra i dati c’è qualche ragione di ottimismo: i capoluoghi di provincia hanno invertito il ciclo e stanno aumentando le compravendite da ben quattro trimestri. Nel II/2014 si è registrato un +1,8 per cento

infatti, si deve considerare che es-sendo entrate in vigore 1° gennaio 2014 nuove tariffe per l’imposta di registro, più vantaggiose per il con-tribuente, ciò ha prodotto uno slitta-mento al primo trimestre del 2014 di parte dei rogiti dall’ultimo trimestre del 2013, provocando un eccesso di variazione negativa nel quarto tri-mestre 2013 e, al contrario, positiva nel primo trimestre 2014.Nella tabella 1 si riportano le varia-zioni tendenziali relative agli ultimi cinque trimestri. È abbastanza evi-dente che confrontando il tenden-ziale del II trimestre del 2014 con quello del III trimestre 2013 (non influenzato dall’effetto fiscale) per-dura la decelerazione del ciclo nega-tivo, che non riesce a tramutarsi in un segnale positivo. La cautela con cui commentammo i dati positivi del primo trimestre 2014 era quindi più che giustificata.Tra l’altro, anche il dato positivo mo-strato dal comparto “produttivo” va valutato con circospezione, poiché si tratta di un numero di quantità scambiate davvero esigua (2.443 unità immobiliari). In questi casi, anche poche compravendite posso-no determinare tassi di variazione elevati.D’altra parte le previsioni sullo sce-nario macroeconomico per il prossi-mo futuro, formulate a inizio d’anno, sono sensibilmente mutate in peg-gio, mostrando il perdurare di condi-zioni recessive. Infatti, le variazioni del PIL trimestrale sono negative e si assiste a un processo deflattivo con variazioni nulle o negative dei prez-zi al consumo. Inevitabilmente ciò si riflette sul mercato immobiliare, mantenendo contenuta la domanda d’immobili e provocando nuove fles-sioni nei prezzi nominali per unità di superfici degli immobili.Tuttavia, tra i dati può essere scovata qualche ragione di ottimismo. Premesso che il ciclo immobiliare

Tabella 1: variazioni tendenziali del numero di unità immobiliari compravenduteFonte: OMI-Agenzia delle entrate

Comparto II Trim 12-13 III Trim 12-13 IV Trim 12-13 I Trim 13-14 II Trim 13-14

Residenziale -9,2% -5,1% -8,0% 4,1% -1,0%

Terziario -10,6% -11,7% -12,4% -10,3% -6,9%

Commerciale -2,6% -8,1% -9,7% 4,7% -5,1%

Produttivo -6,5% -9,4% -8,8% -0,8% 10,3%

Pertinenze -7,5% -6,6% -7,4% -0,1% -5,1%

Altro -3,7% -10,4% -5,7% -1,4% -8,5%

Totale -7,6% -6,6% -7,5% 1,6% -3,6%

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23la PROPRIETÀ edilizia • Ottobre 2014

delle abitazioni, dal punto di vista territoriale, mostra storicamente una sfasatura temporale tra grandi e medi centri abitati (Comuni capo-luogo di provincia) e restanti Comu-ni, e dato il peso rilevante del mer-cato residenziale rispetto al totale (le abitazioni sono il 46% del totale delle unità compravendute e si arriva a circa l’82% considerando anche le pertinenze - box, cantine, magazzini, ecc.), è evidente che l’andamento di questo comparto dà il segno com-plessivo al mercato.Al riguardo, soffermando l’attenzio-ne sul mercato residenziale, si osser-va (v. tabella 2) non solo che gli an-damenti delle compravendite sono più sostenuti nei capoluoghi rispetto ai Comuni del resto della provincia, ma soprattutto che se depurassimo i dati del IV trimestre 2013 e del pri-mo trimestre 2014 dagli effetti fisca-li, scopriremmo che i capoluoghi di provincia hanno invertito il ciclo e stanno probabilmente aumentando le compravendite di abitazioni da ben quattro trimestri, anche se a rit-mi contenuti. Il mercato nei capoluo-ghi ha iniziato quindi a recuperare e nel II trimestre 2014 segna un +1,8%.Perdura la crisi nei Comuni di minor dimensione e, come emerge nelle statistiche dell’Agenzia delle entrate, la crisi del mercato abitativo rimane ancora, soprattutto al Sud, dove an-che i Comuni capoluoghi segnano un trend negativo.Questa rappresentazione è ulterior-mente rafforzata dall’evidenza di ciò che accade nelle metropoli più gran-di: il complesso delle otto maggiori città registra, infatti, segna una di-namica più accentuata con un +3,8% (v. tabella 3). Milano e Roma segna-no rispettivamente +6,9% e +3,9%, Palermo +7% e Genova, Bologna e Firenze incrementi superiori al 10%. Solo Torino e Napoli registrano an-cora un segno negativo.Presumibilmente si sta risveglian-

do la domanda di abitazioni a causa principalmente di due fattori: la ri-duzione dei prezzi nominali e una migliore condizione di accesso al credito rispetto ai trimestri prece-denti.Questi due fattori dovrebbero per-manere anche in prospettiva, soprat-tutto per quanto riguarda l’accesso al credito, date le politiche monetarie espansive decise recentemente dalla BCE. È quindi presumibile un con-solidamento del trend positivo per quel che riguarda l’acquisto di abita-zioni nei capoluoghi.Per quanto riguarda i Comuni non capoluoghi di provincia non vi sono studi specifici che abbiano quantifi-cato il lag temporale che separa i due cicli immobiliari (città capoluogo da una parte e gli altri Comuni dall’al-tra). Come mero dato di osservazione empirica si può ritenere che sia non inferiore ai dodici mesi. Ciò signifi-ca che tra la metà e la fine del 2015 le tendenze in atto potrebbero portare anche i Comuni più piccoli a vedere

finalmente un segnale positivo.Si deve considerare, peraltro, che su molti piccoli centri, specie quelli a vo-cazione turistica o comunque quelli per i quali l’acquisto della seconda casa ha una certa incidenza, un pos-sibile freno può derivare dall’incre-mento del costo d’uso dell’abitazione indotta dalla tassazione locale sugli immobili (IMU e Tasi). Tal effetto dipende tuttavia dai valori assoluti della tassazione e dalle scelte di poli-tica tributaria locale nella fissazione delle aliquote.Per quanto riguarda il settore non residenziale, il rallentamento delle attività economiche, soprattutto del terziario e del commerciale (com’è noto, i consumi al dettaglio conti-nuano a segnare un andamento non positivo), è alla base della notevole riduzione della domanda di acquisti. Su questo versante solo un’attendibi-le ripresa dell’economia può innesca-re una nuova domanda di spazi im-mobiliari destinati allo svolgimento delle relative attività.

Tabella 2: tassi tendenziali trimestrali mercato residenzialeFonte: OMI-Agenzia delle entrate

Tabella 3: tassi tendenziali trimestrali residenziale nelle 8 città più grandiFonte: OMI-Agenzia delle entrate

var%III Trim11-12

var% IV Trim 11-12

var% I Trim 12-13

var% II Trim 12-13

var% III Trim 12-13

var% IV Trim 12-13

var% I Trim 13-14

var% II Trim 13-14

Capoluoghi -26,3% -28,8% -10,7% -6,3% 0,4% -8,4% 8,8% 1,8%

Non Capoluoghi -27,0% -31,3% -15,7% -10,6% -7,6% -7,7% 1,7% -2,4%

Totale -26,8% -30,5% -14,1% -9,2% -5,1% -8,0% 4,1% -1,0%

CITTA` var% IV Trim 12-13 var% I Trim 13-14 var% II Trim 13-14

Roma -10,7% 21,4% 3,9%

Milano 12,8% 3,4% 6,9%

Torino -13,6% 10,8% -5,5%

Genova -5,3% 25,3% 10,3%

Napoli -42,8% -25,2% -6,3%

Palermo -8,5% -1,0% 7,0%

Bologna -0,1% 29,2% 10,8&

Firenze 12,7% 9,7% 12,6%

Totale città -8,3% 10,2% 3,8%

Page 24: ARPE - Associazione Romana della Proprietà Edilizia

24 la PROPRIETÀ edilizia • Ottobre 2014

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Page 25: ARPE - Associazione Romana della Proprietà Edilizia

25la PROPRIETÀ edilizia • Ottobre 2014

Mod. F24:nuove regoleper pagare

FISCO

Dall’inizio di ottobre vi-gono nuove regole per il pagamento del modello F24, che si applicano a

pagamenti superiori ai mille euro o a quelli che utilizzano crediti d’impo-sta in compensazione; in questi casi si dovrà effettuare il pagamento solo in via telematica, tramite i servizi te-lematici delle Entrate (F24 web, F24 online e F24 cumulativo) o telematici delle banche o delle poste. In questi due casi è eliminata la pratica di re-carsi fisicamente in banca o in negli uffici postati per effettuare il paga-mento con i modelli F24 cartacei. A continuazione si riassumono le relati-ve norme.L’articolo 11, comma 2, del d.l. n. 66/2014 ha esteso alle persone fisiche, non titolari di partita IVA, l’obbligo dell’invio telematico già previsto dal 1° gennaio 2007, per i soli soggetti IVA.A decorrere dal 1° ottobre 2014, fermi restando i limiti già previsti da altre disposizioni vigenti in materia per i titolari di partita IVA, i versamenti tramite modelli F24, sono eseguiti:

a) esclusivamente mediante i ser-vizi telematici messi a dispo-sizione dall’Agenzia delle entrate, nel caso in cui, per effetto delle compensazioni effettuate, il saldo

finale sia di importo pari a zero; b) esclusivamente mediante i servi-

zi telematici messi a disposizio-ne dall’Agenzia delle entrate e da-gli intermediari della riscossione convenzionati con la stessa, nel caso in cui siano effettuate delle compensazioni e il saldo finale sia di importo positivo;

c) esclusivamente mediante i ser-vizi telematici messi a dispo-sizione dall’Agenzia delle entrate e dagli intermediari della riscos-sione convenzionati con la stessa, nel caso in cui il saldo finale sia di importo superiore a mille euro.

Con la circolare n. 27 del 19 settembre 2014 l Agenzia delle entrate chiarisce le modalità di presentazione delle de-leghe di pagamento F24 a decorrere dal 1° ottobre 2014.

Per effetto delle disposizioni normati-ve introdotte, si legge nella circolare, a decorrere dal 1° ottobre 2014: i modelli F24 a saldo zero potran-

no essere presentati esclusiva-mente tramite i servizi telematici messi a disposizione dall’Agenzia delle entrate: direttamente dal contribuente, attraverso i canali telematici Fisconline o Entratel tramite un intermediario abilitato

i modelli F24 contenenti crediti

Dal 1° ottobre c.a., per i pagamenti superiori a 1.000 euro e per quelli che utilizzano crediti d'imposta in compensazione si dovrà usare esclusivamente la via telematica

di Alessandro Caneba

utilizzati in compensazione, con saldo finale maggiore di zero, op-pure i modelli F24 con saldo su-periore a 1.000,00 euro potranno essere presentati esclusivamente per via telematica: mediante i servizi telematici messi a dispo-sizione dall’Agenzia delle entra-te mediante i servizi di internet banking messi a disposizione da-gli intermediari della riscossione convenzionati con l Agenzia

La stessa Circolare n. 27 descrive inol-tre altri casi in cui è ancora possibile pagare con F24 cartaceo presso ban-che, poste Italiane e agenti della ri-scossione:

F24 precompilati dall’ente im-positore, per evitare complica-zioni per i contribuenti e possi-bili errori nella compilazione dei modelli F24, i contribuenti che utilizzano deleghe di pagamento precompilate, inviate dagli enti impositori (ad esempio Agenzia delle entrate, Comuni, etc.), con saldo finale superiore a 1.000,00 euro, possono presentare detti modelli in formato cartaceo pres-so gli sportelli degli intermediari della riscossione convenzionati con l’Agenzia, a condizione che non siano indicati crediti in com-pensazione;

Versamenti rateali in corso, te-nuto conto che per numerosi con-tribuenti non titolari di partita IVA, alla data di entrata in vigore della disposizione in commento (1° ottobre 2014), sono in corso, per il corrente anno, versamenti rateali di tributi, contributi e altre entrate tramite modello F24 car-taceo, sarà possibile continuare a effettuare i versamenti delle rate successive utilizzando la medesi-ma modalità, fino al 31 dicembre 2014, anche per importi superiori a 1.000,00 euro e/o utilizzando crediti in compensazione, oppu-re se il saldo del modello è pari a zero.

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27la PROPRIETÀ edilizia • Ottobre 2014

Dominata dairigoristi laCommissione Ue

IL RUOLO DEBOLE DI LADY PESC, FEDERICA MOGHERINI

Divisioni, contrasti, mis-sili dialettici e di sbar-ramento nei confronti di alcuni Commissari;

pronunciamenti da parte dei france-si a non attenersi alle regole scritte a Maastricht sul rapporto al 3% del de-ficit/PIL; patto di stabilità indigesto al governo italiano e al premier Mat-teo Renzi; mal di pancia euroscettico del premier inglese Cameron: questo è lo stato dell’Unione (europea).Il percorso della nuova Commissio-ne e dell’Europarlamento di Stra-sburgo è accidentato. Ci sono alcuni Paesi nel mirino? E cosa succederà se la Francia, come ha annunciato il premier Manuel Valls, non rispetterà il tetto Ue sul deficit e se l’Italia non otterrà maggiore flessibilità?L’autunno di Bruxelles e Strasburgo sarà tempestoso, con un fitto calen-dario d’incontri fino a quello del 18 e 19 dicembre quando, nella capitale belga, si riunirà il Consiglio europeo con i Capi di Stato e di Governo.La svolta in Europa ancora non c’è. Da novembre diventa operativa la nuova squadra della Commissione presieduta dal lussemburghese Jean-Claude Juncker; i presidenti dell’Eu-roparlamento Martin Schulz e del Consiglio europeo Donald Tusk si sono già insediati. Si chiariscono, così, i volti di uomini e donne nei prossimi tre anni guide-ranno la Comunità che ha davanti a sé problemi economici e politici di rilevante portata e soprattutto la ne-cessità di tracciare un ruolo preciso

dell’Ue nella politica internaziona-le, particolarmente riguardo ai tan-ti conflitti che vanno dallo scontro Mosca-Kiev, alla minaccia dei terro-risti dell’Isis. Tra i temi più impor-tanti c’è il negoziato con gli USA su molti dossier delicati, come le risorse energetiche e la concorrenza in cam-po tecnico-scientifico. La scelta dei 28 membri della nuova Commissione risente degli equilibri nati dall’esito delle elezioni europee del maggio 2014 quando vinsero i Popolari spinti dal rullo compresso-re di Angela Merkel, distanziando i Socialisti di cui fa parte anche il Pd.La guida della Commissione è an-data così a Juncker, un personaggio della vecchia guardia di Bruxelles, il quale si è ritrovato sette membri di precedenti Commissioni tra cui i “ri-goristi” dei paesi del Nord: il finlan-dese Jyrki Katainen, l’olandese Frans Timmermans, primo vicepresidente, l’inglese Jonathan Hill e la danese Margrethe Vestager.Un mix politico ed anche di genere, per la presenza di 9 donne. Analiz-zando la composizione e gli incari-chi si ha la sensazione che la squadra Juncker non si discosterà molto dalla linea tracciata dalla Commissione guidata da Josè Barroso. La novità è che i Commissari forme-ranno gruppi di lavoro sui progetti (ci sono quattro leader di project-te-am) come l’economia che è stata as-segnata al socialista francese Pierre Moscovici annoverato tra i più sensi-bili alla flessibilità anche per via della

delicata situazione della Francia. Per lui crescita e occupazione sono le priorità ma lo sono temi come il la-voro di competenza di Katainen che è anche vicepresidente e conosciuto come ultra-rigorista cui si aggiunge l’inglese Hill commissario alla stabi-lità finanziaria e ai mercati. Sempre in materia di lavoro e di problemi sociali ci sono gli incarichi degli al-tri vicepresidenti: la bulgara Krista-lina Georgieva (bilancio e le risorse umane), la slovena Alenka Bratušek (unione energetica), il lettone Valdis Dombrovski (euro e dialogo socia-le), l’estone Andrus Ansip (mercato unico digitale), la danese Margrethe Vestager (concorrenza), la tedesca Marianne Thyssen (lavoro), la polac-ca Elżbieta Bieńkowska (mercato in-terno e PMI), l’irlandese Phil Hogan (agricoltura), il greco Dimitris Avra-mopoulos (immigrazione).L’Italia, nella squadra composta da 15 popolari, 8 socialisti, 5 liberali, è rappresentata da Federica Mogheri-ni, vicepresidente e Alto rappresen-tante dell’Unione per la politica este-ra (Lady Pesc). Fortemente voluta dal premier Renzi lascerà la Farnesina dopo il voto di Strasburgo sulla nuo-va Commissione.Nel braccio di ferro sulle nomine com’è andata? Si vedrà nei prossi-mi mesi quale sarà la strada che im-boccherà la Commissione davanti ai molti dossier aperti a partire da quel-lo sulla disoccupazione, argomento dibattuto alla Conferenza di Milano su iniziativa del Governo italiano. L’economista Lorenzo Bini Smaghi, che è stato nell’Esecutivo della Bce prima di Draghi, si è chiesto se in una Commissione all’interno della quale si decide a maggioranza, sia stata la mossa migliore per difendere gli in-teressi del nostro Paese battersi tan-to per avere Lady Pesc, che per sua natura parteciperà molto raramente alle riunioni che si tengono settima-nalmente a Bruxelles, dove si deci-deranno dossier importanti come il Patto di stabilità. (smen)

La scelta dei componenti risente degli equilibri nati dall'esito delle elezioni europe di maggio

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Page 29: ARPE - Associazione Romana della Proprietà Edilizia

29la PROPRIETÀ edilizia • Ottobre 2014

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IL PUNTOSanità allo sbando

SERVIZI ai SOCIGLI UFFICI DELL’ASSOCIAZIONE SONO APERTI:dal lunedì al giovedì 9:00-13:00 e 15:00-18:00; venerdì 9:00-13:00Via S. Nicola da Tolentino, 21 - 00187 Roma - Tel. 06.48.56.11

• SERVIZI OPERATIVI CAFDal lunedì al giovedì: 9:30 - 12:30 e 15:00 - 18:30;venerdì: 9:30 - 12:30CONTRATTI DI LOCAZIONEASSISTENZA E INFORMAZIONILunedì dalle 15:30 alle 18:30; Venerdì dalle 10:00 alle 13:00 STIPULA Mercoledì dalle 9:00 alle 13:00e dalle 15:00 alle 18:00Solo per appuntamentoREDAZIONE TABELLE MILLESIMALILunedì dalle 10:00 alle 13:00;Giovedì dalle 10:00 alle 13:00e dalle 15:30 - 18:30COMPILAZIONE E PRESENTAZIONE MOD. 770Dal lunedì al mercoledì dalle 9:30alle 12:30 e dalle 15:00 alle 18:30;Giovedì e Venerdì dalle 9:30 alle 12:30ELABORAZIONE BUSTE PAGHEMartedì e giovedì dalle 9:00 alle 13:00; dal lunedì al giovedì dalle 15:00 alle 18.30• CONSULENZE

LEGALE GENERALEDal lunedì al venerdì dalle 10:00 alle 13:00; dal lunedì al giovedì dalle 15:30 alle 18:30LEGALE GENERALE, DIRITTO AMMINISTRATIVO E PENALEMartedì dalle 10:00 alle 13:00LEGALE: EQUITALIA-GERITTutti i martedì dalle 10:00 alle 13:00DIRITTO DI FAMIGLIATutti i giovedì dalle 10:00 alle 13:00CATASTO ED ESTIMOLunedì dalle 10:00 alle 13:00;giovedì dalle 15:30 alle 18:30DIRITTO DEL LAVORO (COLF E BADANTI)Giovedì e venerdì dalle 10:00 alle 13:00

REGIME SANZIONATORIO AMMINISTRATIVO (CONTRAVVENZIONI ELEVATE DAI COMUNI)Martedì dalle 10:00 alle 13:00CASACONSUMDIRITTI DEI CONSUMATORIIl primo giovedì del mese dalle 15:30 alle 18.30NOTARILE (COMPRESE COOP EDILIZIE)1° e 3° mercoledì di ogni mesedalle 11:00 alle 13:00DIRITTO DEL LAVORO(PORTIERI)Lunedì dalle 10:00 alle 13:00Giovedì dalle 15:30 alle 18:30IMPIANTISTICA, SICUREZZA E PREVENZIONE INCENDImercoledì dalle 10:00 alle 13:30e dalle 15:30 alle 18:30;Giovedì dalle 10:00 alle 13:00URBANISTICA, EDILIZIAlunedì dalle 10:00 alle 13:00;mercoledì dalle 10:00 alle 13:30e dalle 15:30 alle 18:30;giovedì dalle 15:30 alle 18:30;DIRITTO TRIBUTARIOmartedì e venerdì dalle 11:00 alle 13:00; martedì dalle 15:30 alle 18:30; giovedì dalle 10:00alle 13:00GESTIONE ENERGETICA E AMBIENTALEMercoledì dalle 10:00 alle 13:30e dalle 15:30 alle 18:30Giovedì dalle 10:00 alle 13:00MANUTENZIONE ORDINARIA E STRAORDINARIASu appuntamentoNUOVORISTRUTTURAZIONI,PROGETTAZIONE ED ESECUZIONEIng. F. BalistrieriSolo su appuntamento

Sembrava quasi incredibile che un malato contas-se in maniera diversa a seconda se il suo ricovero avvenisse in Sicilia piuttosto che in Trentino Alto Adige, ma la cosa non meravigliava più se si pensa che soltanto a Roma vi è un costo più che dop-pio a seconda se parliamo di una persona dimessa dall'Azienda ospedaliera San Camillo-Forlanini (euro 5.667,47) oppure dal Policlinico Gemelli (2.754 euro). Eppure è proprio così: negli ospe-dali capitolini la spesa per le prestazioni sanitarie varia anche di parecchio. Ancora più incredibile è pensare che cambi anche la spesa per la pulizia rapportata al numero dei posti letto.Al policlinico Umberto I la spesa è di 10.439 euro l'anno, al San Giovanni 9.328, mentre la media nazionale è di 7.957 euro.La cosa sorprendente è come per il personale sani-tario, invece, la spesa dell'Umberto I è di 154.211 euro a posto letto contro una media nazionale di 163.548.Non si capiscono poi le differenze evidenti fra prestazioni erogate nel loro complesso e i finan-ziamenti ottenuti dalla Regione. Basti dire che, nel 2006, il San Camillo-Forlanini di fronte ad una spesa per prestazioni sanitarie pari a 245 milioni di euro ha ricevuto dalla Regione 405 milioni e 521 mila euro; il San Giovanni di fronte ad una spesa di 146 milioni ne ha ottenuti 244 mentre il Gemelli con un costo di produzione di 339 milio-ni ha avuto dalla Regione, come del resto prevede il regolamento, la stessa cifra che corrisponde alle prestazioni fornite.Una differenza di trattamento che non si com-prende anche perché, ad esempio, mentre al Ge-melli si ha una media di 57 malati dimessi per ogni posto letto, al San Camillo si ha una media di 42 pazienti ogni posto letto.Tutto questo accade in una città come Roma dove un complesso di eccellenza quale il “Santa Lucia”, considerato tra i migliori in Italia per il recupero dei soggetti colpiti da ictus o da gravi impedimen-ti fisici legati a traumi automobilistici o di qualsia-si altra natura, è sempre a rischio chiusura per gli enormi ritardi con cui ottiene i rimborsi sanitari dovutigli dalla Regione Lazio.Ma ha senz'altro ragione il direttore di cardiologia di Tor Vergata, prof. Francesco Romeo, quando afferma che «se le stesse prestazioni sono pagate agli ospedali in maniera diversa significa solo una cosa: che la nostra sanità é allo sbando».

Allo scopo di venire incontro alle esigenze dei soci, si è ritenuto opportuno istituire tre delegazioni nelle quali sarà svolta la consueta attività di consulenza legale-amministrativa.Le consulenze vanno prenotate telefonicamente.• Zona Centro: Studio avv. Giovanni Bardanzellu - Via Banco di S. Spirito n. 48, Roma - tel. 06/68805294 - 06/68806232 - I mercoledì dalle 15:00 alle 17:00;• Zona Trionfale, Medaglie d’Oro, Balduina: Studio avv. Giuseppe BonuraVia Cipro n. 12, Roma - tel. 06/39720228 - I lunedì dalle 15:00 alle 17:00;• Zona Prati - Delle Vittorie: Studio avv. Giuseppe Magno - Via Nicotera n. 29, Roma - tel. 06/32111063 - 06/32111066 – I martedì dalle 15:00 alle 17:00;• Mentana: Studio avv. Daniela D'Artibale - Via Reatina n. 7a - Mentanatel. 06/94363127 - I lunedì e mercoledì dalle 16:30 alle 19:30;• Ariccia: Studio dott. Lucio Maselli - Via Innocenzo XII (loc. Fontana di Papa) - tel. 06/39743161 - cel. 333 7563279.

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30 la PROPRIETÀ edilizia • Ottobre 2014

Palombi: «È strategica la metro a Piazza Venezia»Appare illogico che si rinunci al finanziamento statale di 300 milioni facendo terminare la linea C ai Fori Imperiali, senza raggiungere il vero centro della Città; costruire una stazione di testa al Colosseo non sarebbe più semplice né più economico

La realizzazione della linea C della metropolitana, con tutte le relative polemiche che riempiono le cronache dei giornali, in particolare per quanto riguarda il tratto che dovrebbe congiungere il Colosseo con Piazza Venezia, è al centro di due interrogazioni, rivolte al sindaco Marino e al presidente della Regione Zingaretti dai consiglieri Giovanni Quarzo e Luca Gramazio (Forza Italia). È vero che il finanziamento previsto per tale tratto (300 milioni), già assicurato recentemente, considerati anche i problemi di natura archeologica non sarebbe più sufficiente e occorrerebbe più del doppio di quanto stanziato? E che la spesa per la stazione di Piazza Venezia sarebbe in ogni caso destinata a lievitare perché la stessa dovrebbe svolgere a lungo funzioni di capolinea? Sono domande che abbiamo rivolto all’ingegner Massimo Palombi, fino a poco tempo fa presidente di Roma Metropolitane. «La questione del prolungamento della linea C a piazza Venezia e più in generale la possibilità di realizzare il collegamento almeno fino a piazzale Clodio – spiega Palombi – non hanno provocato quel dibattito pubblico che argomenti di tale rilevanza avrebbero sicuramente meritato. Da noi succede sempre più spesso che interlocutori anche competenti si dilettano a discutere di questioni già decise e non intervengono tempestivamente quando le decisioni si devono ancora prendere. È il caso di coloro che propongono un diverso percorso da San Giovanni verso il centro della città

o addirittura chiedono di non proseguire oltre San Giovanni. Probabilmente costoro dimenticano che per il tratto fino ai Fori Imperiali è stato approvato il progetto definitivo, con tutte le necessarie e quasi mai tempestive autorizzazioni, è stato concesso il finanziamento necessario e soprattutto è stato firmato il contratto di affidamento dei lavori che sono iniziati da più di un anno, come ben sanno i cittadini di via Sannio, delle strade vicine a porta Metronia e i turisti che visitano il Colosseo e i Fori Imperiali, visto che i romani non passano più da quelle parti da quando, anche per le esigenze del cantiere dei Fori Imperiali, è stato vietato il traffico privato ed è stata realizzata la cosiddetta pedonalizzazione. Il tratto Fori Imperiali-Piazza Venezia – continua l’ex presidente di Roma Metropolitane – non ha ancora visto approvato il relativo progetto definitivo e la questione dell’importo dei lavori si definisce soltanto una volta prese le relative decisioni strategiche da parte di Roma Capitale

che, contrariamente a quanto anche voci autorevoli ritengono comodo far credere, ha sempre finora giustamente esercitato il suo ruolo d’indirizzo e direzione. Quindi, venendo alla sua domanda, se è facile dire che 300 milioni non saranno sufficienti ad arrivare a Piazza Venezia, prima di definire quanti ne saranno necessari bisognerebbe stabilire se Roma Capitale ritiene oggi di prendere la pesantissima decisione di rinunciare al completamento almeno fino a piazzale Clodio. Mantenere la previsione originaria potrebbe consentire di evitare di realizzare l’inversione di marcia a piazza Venezia tenendo presente che allo stato il tronchetto d’inversione è previsto in corrispondenza di via Sannio e che il possibile scambio a piazza Venezia con il tram 8 e con i bus di superficie non richiederà nel tratto una frequenza elevata».«Analogo ragionamento – continua Palombi – potrebbe essere fatto nel caso Roma Capitale decidesse di concludere la linea C a piazza Venezia. Credo sia improbabile che Roma Capitale decida di rinunciare al finanziamento statale di 300 milioni formalizzando la conclusione della metro C ai Fori Imperiali come chiede qualcuno. Come si comprende facilmente da queste brevi note Roma Metropolitane potrà anche nel prossimo futuro continuare a fornire tutti gli elementi necessari a prendere le decisioni che soltanto Roma Capitale può prendere».È vero che una stazione di testa in una posizione così centrale, senza l'incrocio con un'altra linea, è contraria ai criteri fondamentali di una rete metropolitana, mentre ciò

INTERVISTA ALL’EX PRESIDENTE DI ROMA METROPOLITANE

Metro C e Corte dei conti

L’annoso problema della metro C, di cui abbiamo scritto più volte su queste pagine, è entrato nel mirino della Corte dei conti. Mentre si deve ancora decidere se sia logico che la stazione fi-nale sia a Piazza Venezia, senza raggiungere San Pietro o piaz-zale Clodio, la Corte dei conti ha aperto ben tre fascicoli pun-tando sul danno erariale (circa 360 milioni di euro) causato dai ritardi e dall’omissione di con-trolli previsti per legge.

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31la PROPRIETÀ edilizia • Ottobre 2014

non accadrebbe se incrociasse la linea B al Colosseo?«Per quanto riguarda i ragionamenti trasportistici relativi all'efficienza di una linea metropolitana è opportuno ricordare che il giudizio deve riguardare il progetto integrale. Anche in questo caso si possono legittimamente criticare alcuni incomprensibili ripensamenti progettuali, come quello di abbandonare la scelta della stazione di testa a Tor Vergata a favore della soluzione che ha realizzato, dopo il GRA, il tracciato della linea C sovrapponendolo perfettamente alla ferrovia concessa Roma-Pantano appena ristrutturata. Ma, come ho accennato prima, sono considerazioni di valore accademico o storico ma inutili dal punto di vista pratico. In un sistema di metropolitane a rete – osserva l’ex presidente – sono importanti sia la localizzazione delle stazioni di testa sia gli scambi di una linea con le altre. Ora, com’è noto, ancora oggi a Roma abbiamo due linee che s’incrociano soltanto alla stazione Termini. La linea C è la prima opportunità di realizzare delle utili corrispondenze con le altre due metropolitane e con le linee regionali delle Ferrovie. Infatti, è previsto lo scambio della C con la Ferrovia regionale a Pigneto, che sarà efficiente quando le Ferrovie decideranno di realizzare la nuova stazione, con la linea A a San Giovanni (e l'aver dovuto abbassare di molto la quota dell’omonima stazione della C per la presenza di una grande piscina di epoca romana è forse la causa principale dei ritardi e la più rilevante ed emblematica questione in grado di rappresentare le difficoltà di realizzare le grandi opere tenendo conto delle attuali prerogative delle Sovrintendenze archeologiche, come ha ben capito il presidente del Consiglio Renzi) e con la linea B al Colosseo. Questi sono gli scambi relativi a quanto già realizzato o finanziato. Realizzare una stazione di testa al Colosseo, in conclusione, non mi sembra più semplice ed economico rispetto a Piazza Venezia, tenendo presente che le due soluzioni, sia come stazioni di testa sia come semplici stazioni, hanno analogo valore trasportistico, anzi Piazza Venezia è certamente in grado di aggiungere il

valore della destinazione, il collegamento con il tram 8 e con numerose linee di autobus. Né mi sembra un buon motivo per rinunciare fin d'ora a raggiungere con la C il vero centro di Roma». Ingegner Palombi, si è sprecato tempo?«Per Roma Capitale le decisioni relative alle questioni che ho elencato non sono più rinviabili. Il tempo trascorso a discutere inutilmente sull’opportunità di mantenere o no una società come Roma Metropolitane per riuscire a costruire le metropolitane a Roma, come

se ci fossero delle soluzioni alternative, andava impiegato a decidere il da farsi anche rispetto ai corridoi della mobilità Eur-Tor Pagnotta ed Eur-Tor de' Cenci, pesantemente condizionati da opere a carico di privati particolarmente lenti a realizzarle, e per decidere come e se realizzare il prolungamento Rebibbia-Casal Monastero della linea B, complicato dall’indisponibilità delle aree fabbricabili comunali indispensabili per finanziare l'opera».

Sandro Forte

Anche a Roma crollano i consumil crollo dei consumi a livello nazionale si è fatto sentire – e non poteva essere diversamente – anche nella Capitale. Il commercio di vicinato a Roma nell’ultimo trimestre ha registrato un nuovo calo dei consumi dello 0,2% (-1,5% dall’inizio dell’anno), dovuto principalmente alla contrazione della capacità di spesa delle famiglie. Basti pensare che dall’inizio della crisi a oggi nel Lazio il reddito reale disponibile pro capite è sceso di 11 punti percentuali. A Roma le diminuzioni dei consumi più sensibili hanno interessato i pasti in casa e fuori casa (-4,5%) e in particolare l’alimenta-zione domestica (-3,6%), i viaggi e le vacanze (-3,2%) e la cura del sé e la salute (-3,5%), al cui interno si è registrata la netta flessione della spesa per abbigliamento e calzature (-5,6%). Il settore dei servizi è quello che ha resistito meglio alla crisi tanto che possiamo parlare di una terziarizzazio-ne dei consumi, cioè, com’è stata definita, di una virata strutturale della domanda verso i servizi.Nel 2013 la spesa in servizi ha raggiunto il record del 55% dei consumi, in linea con quanto avvenuto a livello nazionale. Conseguenza diretta di questa situazione è il saldo negativo nel periodo gennaio-maggio 2014 tra le imprese iscritte e quelle cessate nel Lazio di oltre 5.200 unità, in aumen-to rispetto al 2013 quando era stato di circa 4.400, con una variazione dei consumi media annua pro capite, dal 2008 al 2013, del -2,2%, secondo i rilevamenti di Confcommercio Roma. Sono numeri che ci raccontano di un’economia in sofferenza, di un abbassamento sensibile negli ultimi 7-8 anni della qualità della vita dei cittadini. I romani sono stati costretti a ri-nunciare non solo ai beni primari come l’alimentazione o l’abbigliamento, ma addirittura alle cure mediche. È evidente che la questione non è solo economica ma anche e soprattutto sociale. È quanto fa notare il presidente della Confcommercio di Roma e del Lazio, Rosario Cerra: «L’inflazione a Roma come nel resto d’Italia è arrivata ai minimi storici; a livello territo-riale le imprese sono doppiamente penalizzate: dal peso delle tasse nazio-nali e locali che insieme gravano sull’utile annuo di un’impresa per circa il 76%. È evidente che occorre rimettere in moto il mercato attraverso inve-stimenti, incentivi, politiche di sviluppo, progetti di rete. Per far ripartire l’economia di Roma dobbiamo superare interessi di parte e corporativismi e mettere in campo azioni condivise fra chi ogni giorno produce ricchezza per il territorio e le istituzioni, partendo dall’abbattimento delle tasse e da nuove strategie di sviluppo».

M.F.

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32 la PROPRIETÀ edilizia • Ottobre 2014

Roma in ostaggiodegli imbrattatoriTra muri a perdere concessi in “comodato” ai writer, costose ripuliture di facciate e varie iniziative private in difesa del decoro urbano, nella lotta al degrado la Città continua a soccombere

Si è detto che il film racconta la Roma del degrado, serva delle feste, della cafoneria e del cattivo gusto: mi permet-

to di dire, come cittadino di Roma, che questa interpretazione è limitata e miope». È quanto ha affermato Carlo Verdone intervenendo in Campidoglio in occasione della consegna della cit-tadinanza onoraria di Roma, da parte del Sindaco Marino, al regista Paolo Sorrentino, vincitore del premio Oscar per «La grande bellezza». Per Verdone «Sorrentino ha affondato lo sguardo nello spirito inesauribile di una città in cui non esistono solo scritte sui muri, buchi sulle strade, parcheggi abusivi, traffico congestionato, rifiuti per stra-da. Sorrentino ci mostra il potenziale maestoso che questa città conserva». È vero però che il degrado in cui ver-sa la Capitale è fatto anche di scritte sui muri, buchi sulle strade, parcheggi abusivi, traffico congestionato, rifiuti

per strada, che sono sotto gli occhi di tutti. Cominciamo dunque dalle scrit-te sui muri.I muri di Roma sono tappezzati di scritte, frasi romantiche, colorate e in-corniciate da cuori rossi, a volte dichia-razioni d’amore. Ma non solo, perché abbondano anche le scritte politiche e sportive, sfottò, minacce, offese, frasi incomprensibili e misteriose, magari anche divertenti. Le scritte coprono i muri, le saracinesche dei negozi, i cas-sonetti, le pensiline delle fermate degli autobus, gli autobus stessi. Si trovano vicino agli uffici postali o alle agenzie bancarie, persino, a caratteri cubitali, sotto i cavalcavia delle tangenziali o sull’asfalto. E da questo scempio non sono esclusi i monumenti e le opere artistiche. Insomma, non c’è spazio pubblico che non possa essere riempi-to, colorato, verniciato, “taggato” con una frase. Ma, al di là della curiosità e del sorriso che talvolta destano que-

ste scritte in chi le legge, gli “autori”, i cosiddetti “poeti da marciapiede”, i tifosi e gli ultrà il più delle volte of-fensivi e sgrammaticati, non tengono conto che in questo modo deturpano, oltraggiano le tante bellezze artistiche della Capitale e che il Comune spende centinaia di migliaia di euro l’anno per ripulirli. Ma cosa spinge i giovani a imbrattare un muro? Ecco alcune risposte a un sondaggio effettuato fra i ragazzi del liceo scientifico Farnesina. Federico, 17 anni: «Perché molti di noi sono innamorati in silenzio, sono insicuri e non hanno il coraggio di guardare negli occhi una ragazza e dichiararsi. E preferiscono esprimere il loro amo-re così». Marco, 18 anni: «Ma no, è puro esibizionismo! La scritta è un modo di mettersi in mostra di fronte ai compagni e di fronte a tutti quelli che la leggono … Un atto di bullismo ...». Martina, 17 anni: «A me hanno scritto

INCHIESTA SUI PROBLEMI DELLA CAPITALE (2)

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33la PROPRIETÀ edilizia • Ottobre 2014

davanti casa: Sei la mia dea! E hanno siglato con un cuore le iniziali. Un ge-sto che mi ha dato molto fastidio per-ché, tra l’altro, questo ragazzo neanche mi piace, così due giorni dopo ho pre-gato alcuni miei amici di cancellare la scritta». Secondo un recente reporta-ge fotografico del blog «Romafaschifo.com», la qualità di queste scritte è se-conda soltanto alla qualità delle stesse. Sciatte come lo sono i simboli con cui sembrano sfidarsi bande di perdigior-no.Il predecessore del Sindaco attuale, Gianni Alemanno, stipulò nell’otto-bre del 2010 una sorta di tregua con due associazioni di writer (Walls e 21 grammi), autorizzandole a usare, li-beramente (una sorta di comodato), 76 muri o parti di manufatti pubblici. L’idea era di responsabilizzare i wri-ter romani, dar loro una possibilità di visibilità e tamponare, entro i limiti, il fenomeno dei graffiti. La domanda che tutti si fecero fu: basterà tutto ciò a frenare il dilagante vandalismo sui muri? «Probabilmente – disse Andrea Messori, presidente di Walls – i “muri legali” non basteranno, ma servono a dare un’opportunità di scelta chiara. Tutti avranno a disposizione spazi e ognuno a quel punto sarà responsabile delle sue scelte». Il seguito, purtroppo, è sotto gli occhi di tutti. D’altra parte per la maggior parte dei writer è pro-prio l’infrangere le regole una delle caratteristiche del movimento “Urban writing”. Il senso è questo: più il graf-fito è difficile o rischioso da realizzare, più aumenta la fama di chi l’ha realiz-zato nell’universo dei graffitari.Non sono tanto i graffiti artistici, quan-to le anonime scritte tipo «Paola ti amo», o «Marco, sempre insieme», a dare quella brutta sensazione di città degradata. E per quelli non c’è muro legale che tenga, serve solo fare pulizia. Alemanno all’epoca disse che se si fos-sero messe tutte le scritte di Roma in fila su un muro alto un metro e mezzo, si sarebbero sommati 90 chilometri di graffiti.Nel 2010 nacque “Retake Roma”, su iniziativa di Rebecca Spitzmiller, do-cente di Diritto comparato all’Univer-sità Roma Tre. Si voleva combattere il vandalismo nelle aree urbane. Nel

2011 “Retake Roma” fu partner del progetto “Rock your School”, una scuola di manutenzione civica dei beni comuni. «Retake Roma è un movi-mento dal basso – spiegò Spitzmiller – senza alcuna struttura gerarchica e or-ganizzazioni istituzionali. Il concetto può essere espresso con il termine em-powerment, che rappresenta un proces-so di crescita. Il movimento è nato con lo scopo di ristabilire il decoro urbano, con il sostegno della fondazione Giu-seppe Garibaldi. Numerose sono le ini-ziative intraprese. In particolar modo, in occasione della ricorrenza della Giornata della terra, tramite l’amba-sciata americana abbiamo organizzato diversi «Clean Up Day». Varie inizia-tive si sono svolte a Trastevere, a ponte Milvio e anche sulla Cassia. Una volta siamo stati contattati dai condomini di

un palazzo situato vicino alla stazione Metro Laurentina, che avevano visto uno spot in tv. Tramite l’autofinanzia-mento dei condomini siamo riusciti a riqualificare l’ambiente, con l’azione di un grande artista “retaker”, Alessandro Sabong, che ha lavorato per circa tre settimane. I risultati raggiunti sono stati ottenuti soprattutto grazie alla creazione di movimenti simili, in par-ticolare il Movimento antigraffiti di Milano. I giovani devono comprende-re che le loro azioni possono avere un grandissimo effetto. Chi pensa di avere un grande talento artistico da esprime-re, ci contatti direttamente e potrà aiu-tarci a lottare contro il degrado».Un esempio tra i giovani che hanno utilizzato la loro arte per riqualificare importanti spazi urbani è quello di Pa-

vel, writer milanese. In un «Clean Up Day» Pavel si è messo dalla parte dei cittadini e degli attivisti dei comitati antigraffiti, coprendo le scritte che im-brattavano i muri della città. Il giova-ne artista si è voluto esporre per porre un freno all’imperversare di scritte dei giovani graffitari: «L’unico modo per disincentivarle è ripulirle continua-mente». Pavel ritiene che gli artisti di quartiere dovrebbero poter pro-porre bozze di disegni da concordare con i residenti e gli amministratori di zona. A Milano le sue idee hanno tro-vato l’appoggio di associazioni e comi-tati ad hoc, come l’Associazione nazio-nale antigraffiti e «Milano Muri Puli-ti», grazie ai quali sono state rimosse oltre 350 scritte. A Roma, a seguito di una mozione avanzata dal Municipio VIII, le commissioni Cultura e Scuo-la stanno preparando un regolamen-to dettagliato che legalizzi e valorizzi l’arte di strada. Dopo il protocollo del-l’”Urban Act” del 2010, firmato da Ale-manno, questa volta il Comune pensa a un documento più strutturato, atto ad arginare il fenomeno del vandali-smo e intenzionato a fissare le regole di una forma espressiva sempre più dif-fusa. Questo regolamento servirà per indirizzare le scelte dei 15 Municipi capitolini, fornendo le linee guida per la destinazione e l’utilizzo delle aree più degradate ai vari street artist che ne faranno richiesta o che saranno sele-zionati. Il documento regolerà anche il recupero d’interi edifici, imbrattati da scritte illegali, o in disuso, che saranno destinati a nuovi utilizzi, mediante la collaborazione di artisti e curatori. Il tutto collegato attraverso la creazione di circuiti turistici in grado di riquali-ficare le periferie e che prevedano una guida che indichi precisamente tutte le opere d’arte urbana realizzate nella Capitale. Il presidente della commissione Cul-tura, Michela Di Biase, concordando con la proposta del Municipio VIII, ha spiegato: «Per quanto riguarda la ri-qualificazione degli spazi attraverso la Street Art si potrebbe pensare anche a percorsi artistici legati a un tema. Per esempio, visto che si celebra il bimille-nario di Augusto, sarebbe interessante far sì che questo evento diventi un filo

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34 la PROPRIETÀ edilizia • Ottobre 2014

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conduttore delle opere. Si tratta di un riconoscimento della Street Art come forma d’arte contemporanea». Quindi tra le varie idee c’è anche quella di de-dicare le opere d’arte ai diversi eventi storico-culturali che Roma si troverà a celebrare. C’è poi la proposta di inse-rire la Street Art nella formazione sco-lastica, così da educare i giovani stu-denti alla legalità, stimolandone allo stesso tempo la creatività. «I percorsi dovranno essere pensati sulla base del livello scolastico – ha spiegato la presi-dente della Commissione scuola, Va-leria Baglio – e si potrà pensare anche a realizzare insieme agli artisti opere che possano abbellire i loro istituti». L’obiettivo è evidentemente quello di valorizzare questa nuova forma d’arte all’interno di un percorso di legittimi-tà e non più di vandalismo.A ben vedere si tratterà quindi di un documento senza precedenti, che for-nirà un riconoscimento tanto atteso quanto temuto per l’arte di strada. Te-muto perché, al momento, non è dato sapere fino a che punto si spingeranno le limitazioni e, soprattutto, cosa s’in-

tenda esattamente per “vandalismo”.Ma come si cancellano le scritte sui muri? Occorrono spazzola, guanti e solvente: basta un po’ di olio di gomito per rendere migliori le facciate dei no-stri palazzi. Grazie all’aiuto di un sem-plice sgrassatore per forni, si può ren-dere migliore l’aspetto delle mura di mattoni e travertino dell’edificio e far sparire i brutti graffiti che lo ricopro-no. Il procedimento è elementare: si spruzza, protetti da guanti di gomma, mascherina e occhiali antinfortunisti-ci, una piccola quantità di uno sgras-satore per forni (reperibile nei super-mercati), si lascia agire per qualche mi-nuto, e poi si strofina con una spazzola metallica. È fondamentale, prima che tutto asciughi, portare via lo sporco con un panno, affinché non si formi-no né aloni né chiazze. Per le superfici verniciate la cosa migliore è ricoprire con la vernice. Il trucco è adoperare un colore che sia il più possibile uguale all’originale, altrimenti si ottiene un “effetto macchia”, come quello che si vede su molti muri deturpati. Da non dimenticare, infine, che il Co-

mune di Roma ha istituito un Coordi-namento iniziative per la prevenzione del degrado urbano, le cui funzioni sono di «coordinamento generale del-la struttura nonché di attuazione dei piani e dei programmi generali e del-le priorità strategiche e funzionali; un coordinamento e supporto ammini-strativo e di programmazione alle atti-vità e alla progettazione e programma-zione di iniziative finalizzate a preve-nire e scoraggiare situazioni urbane di degrado e/o d’isolamento che possano favorire l’insorgenza di fenomeni cri-minosi; la pianificazione e il coordina-mento degli interventi integrati di si-curezza urbana per la riqualificazione del territorio e alla verifica della loro concreta attuazione; la promozione e la realizzazione dei progetti di sicurez-za partecipata volti al miglioramento della sicurezza urbana collegati all’at-tuazione degli obiettivi programmati-ci del Sindaco o a particolari criticità emergenti; la realizzazione di campa-gne di sensibilizzazione concernenti i temi della tutela del decoro e della qualità urbana». F.S.

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36 la PROPRIETÀ edilizia • Ottobre 2014

La protestadi ARPE-FEDERPROPRIETÀ

Petizione contro le tasse sulla casaPARLA MASSIMO ANDERSON IN DIFESA DEI PROPRIETARI

Abbiamo scelto e pubblichiamo qui di seguito due articoli usciti sulla stampa nazionale in occasio-ne della prima giornata di raccolta firme organizzata da ARPE-FEDERPROPRIETÀ in difesa degli interessi dei proprietari immobiliari che sono i più tartassati in Europa. L’adesione massiccia dei cittadini romani è la dimostrazione di quanto sia giusta l’iniziativa intrapresa

Mancano ormai pochi giorni al fatidico 16 ottobre data in cui si pagherà la prima rata

della Tasi in quei Comuni che han-no deciso l’aliquota da applicare en-tro il 10 di settembre. Il saldo finale sarà versato entro il 16 dicembre.A pagare, come al solito, il ceto me-dio italiano che si troverà a far fronte a un autunno in cui si moltiplicano le imposte sulla casa, vero e proprio salvadanaio per gli ultimi gover-ni succedutisi alla guida del Paese. Proprio per questo abbiamo chiesto al presidente di ARPE-FEDER-PROPRIETÀ, Massimo Anderson, quali iniziative intenda prendere in difesa degli interessi dei proprietari d’immobili che rappresentano oltre l’80% del Paese.

R. In soli tre anni l’imposizione fiscale sul-la casa è passata dai 9 miliardi di euro del 2011 ai circa 26 miliardi di quest’an-no. Non ci si rende conto come quello che era un sogno per tutti gli italiani: “Avere casa”, stia diventando un incubo per chi, dopo avere fatto tanti sacrifici, si trova

adesso a dover combattere una battaglia quotidiana per conservare il proprio bene e non doverlo svendere per fare fronte alle continue richieste di uno Stato che spreca e divora i beni dei suoi figli. Ed è proprio per questo che ARPE- FEDERPRO-PRIETÀ ha deciso di intraprendere delle azioni per informare i cittadini di quan-to li aspetta dal punto fiscale nei prossi-mi mesi e poter creare un fronte comune in difesa di quelle categorie che, proprio in quanto oneste, rispettose delle leggi e perché la casa é un bene che non si può certamente nascondere, sono i pii facilmente colpiti alle vessazioni del Governo.A questo si aggiunga che la prossima ope-razione di riordino del sistema di aggior-namento dei registri catastali corre il ri-schio di tramutarsi nell’ennesima manovra contro i proprietari di abitazione che sareb-bero sottoposti a un nuovo aggravamento della contribuzione fiscale. Contro questa possibilità già da tempo si é schierata FEDERPROPRIETÀ che, nel mese di luglio, é stata ricevuta presso la Commissione Finanze e Tesoro del Se-nato dove ha sottolineato come, pur com-prendendo la necessità di perequare i valori catastali, sia necessario che venga assolu-

tamente garantita l’invariabilità del gettito fiscale, cosa per altro prevista dalla legge, assicurando un tetto massimo all’incremen-to impositivo. Quello che è certo è che c’è diffidenza sulle promesse. Il ceto medio-basso vede i propri risparmi volatilizzati nel pagare tasse sulla casa, sulla luce, sul gas, sulla benzina, sulle assicurazioni, sul riclassamento etc. Solo tasse. Si risparmia di più, sempre di più. Gli italiani non hanno certezze, sono sfiduciati e non sono sufficienti per dare iniezioni di fiducia le rituali declamazioni renziane. La pensione si è trasformata in un “am-mortizzatore sociale” consentendo spesso la sopravvivenza non solo dell’avente diritto, ma anche ai figli disoccupati o cassainte-grati.

D. Qual è la situazione a Roma?R. Insieme a Milano è uno dei capoluoghi di Regione in cui i cittadini pagheranno di più visto che nella Capitale il Sinda-co Marino ha scelto un’aliquota del 2,46 mentre Pisapia a Milano è arrivato addi-rittura al 2,5. Non si può certo credere che lo abbiano fatto per difendere gli interessi dei meno abbienti. È anche per questo che,

RASSEGNA STAMPA

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37la PROPRIETÀ edilizia • Ottobre 2014

in tutta Italia, il mercato immobiliare si è dimezzato rispetto al 2007. Da 800 mila case vendute a poco più di 400 mila con una sensibile diminuzione del valore degli immobili.

D. Come intendete muovervi in difesa delle categorie che rappre-sentate?R. Abbiamo deciso di intraprendere un’azione capillare tramite il nostro sito nazionale e quelli provinciali e una con-temporanea raccolta di firme che inizierà domani (oggi n.d.r.) a Roma dalle 10:00 alle 18:00 in piazza Tuscolo, piazza Son-

nino, via Tuscolana 821, e che proseguirà sabato 4 ottobre in piazza Cola di Rien-zo, via Appia Nuova (altezza Coin), viale Europa 99, e sabato 11 ottobre a piazza Euclide, piazza Vescovio, piazza dei Ra-vennati (Lido di Ostia).Il tutto si trasformerà in una petizione na-zionale da sottoporre al Governo. I punti fondamentali sui quali si chiede l’adesione sono:una politica che dica basta al

rincaro delle tasse sulle abitazio-ni (siamo il paese nel mondo che impone le imposte più alte sulla casa);

la necessità di un’unica impo-sizione per quanto riguarda la casa (no a Tasi, Tari, ma tassa unica) e semplificazione con rego-lamentazione unica per la tassa-zione locale;

la possibilità per i contribuenti di dilazionare i pagamenti quan-tomeno in rate trimestrali senza interessi;

riduzione della tassazione diret-ta con diminuzione delle aliquote Irpef per tutti, e copertura del gettito minore intensificando la lotta all’evasione fiscale.

Grande affluenza e inte-resse da parte dei cit-tadini romani presso i banchetti organizzati

dall’ARPE- FEDERPROPRIETÀ per raccogliere le firme in difesa dei diritti dei proprietari di casa.Le adesioni, raccolte in gran copia a piazza Tuscolo, piazza Sonnino e via Tuscolana, si trasformeranno in una petizione nazionale da sotto-porre al Governo.I punti fondamentali sui quali è sta-ta chiesta l’adesione sono:una politica che dica basta

al rincaro delle tasse sulle abitazioni (siamo il Paese nel mondo che impone le imposte più alte sulla casa);

la necessità di un’unica im-posizione per quanto ri-guarda la casa (no a Tasi, Tari, ma tassa unica) e sem-plificazione con regolamen-tazione unica per la tassa-zione locale;

la possibilità per i contri-buenti di dilazionare i paga-menti quantomeno in rate trimestrali senza interessi;

riduzione della tassazione diretta con diminuzione delle aliquote Irpef per tut-ti, e copertura del gettito minore intensificando la lotta all’evasione fiscale.

La raccolta di firme proseguirà nei giorni di sabato 4 ottobre dal-le 10:00 alle 18:00 in piazza Cola di Rienzo, via Appia Nuova (altezza Coin) e viale Europa 99, e saba-to 11 ottobre, con lo stesso orario a piazza Euclide, piazza Vescovio e piazza dei Ravennati (Lido di Ostia).

Un successo la raccolta delle firme

Page 38: ARPE - Associazione Romana della Proprietà Edilizia

Polizza

il lavoro è unDIRITTOproteggerlo una

CONQUISTA

A) RIMBORSO INDENNITÀ GIORNALIERAMALATTIA DEL PORTIERE

ENTITA DELLA PRESTAZIONE Euro 33,00 dal 4° al 20° giorno di malattia - Euro 39,00 dal 21° al 180° giorno di malattiaLa prestazione viene corrisposta una volta ogni 365 giorni.DOCUMENTI NECESSARI

del dipendente e del datore di lavoro

caso di ricovero ospedaliero

pagamento delle indennità di cui chiede il rimborso • Copia degli ultimi 6 modelli F24 riportanti il versamento contri

-butivo effettuato alla Portiercassa ( Mod F24 con causale contri-

buto PORT sezione INPS)• Nei casi di Infortuni ( esclusi infortuni sul lavoro) occorre il verbale di pronto soccorso nonché idonea documentazione dalla quale risultino le modalità dell’evento

B) ASSEGNO PER LA NASCITA DI UN FIGLIO

ENTITA DELLA PRESTAZIONE Euro 500, 00 per ciascun natoDOCUMENTI NECESSARI

• Copia degli ultimi 6 modelli F24 riportanti il versamento contri-butivo effettuato alla Portiercassa ( Mod F24 con causale contri-

buto PORT sezione INPS)

C) CONTRIBUTO PER IL DECESSO DEL PORTIERE

ENTITA DELLA PRESTAZIONE Euro 300, 00DOCUMENTI NECESSARI

• Copia degli ultimi 6 modelli F24 riportanti il versamento contri-butivo effettuato alla Portiercassa ( Mod F24 con causale contributo PORT sezione INPS)

D) RIMBORSO SPESE MEDICHE PER I LAVORATORICON ETÀ SUPERIORE AI 40 ANNI

ENTITA DELLA PRESTAZIONE Euro 200, 00DOCUMENTI NECESSARI• Copia delle fatture relative alle prestazionimediche• Copia degli ultimi 6 modelli F24 riportanti

• Certificato stato di famiglia

il versamento contributivo effettuato alla Portiercassa(Mod F24 con causale contributo PORT sezione INPS)

E) BORSA DI STUDIO ISCRIZIONEI° ANNO UNIVERSITÀ

ENTITA DELLA PRESTAZIONE Euro 600, 00DOCUMENTI NECESSARI• Copia dei versamenti relativi alla 1° e 2° rata universitaria

• Copia degli ultimi 6 modelli F24 riportanti il versamento contri-butivo effettuato alla Portiercassa ( Mod F24 con causale contri-buto PORT sezione INPS)

F) BORSA DI STUDIO CON VOTAZIONE 100/100 PER 5° ANNO SCUOLA MEDIA

ENTITA DELLA PRESTAZIONE Euro 1000, 00DOCUMENTI NECESSARI

• Copia degli ultimi 6 modelli F24 ripor tanti il versamento contri--

butivo effettuato alla Portiercassa ( Mod F24 con causale contributo PORT sezione INPS)

ENTITA DELLA PRESTAZIONE Euro 2000,00 per coniuge disabile

DOCUMENTI NECESSARI

• Copia degli ultimi 6 modelli F24 ripor tanti il versamento contri-butivo effettuato alla Portiercassa ( Mod F24 con causale contri-

buto PORT sezione INPS)

Prestazioni aumentate a favore degli aderenti al Contratto di LavoroFEDERPROPRIETÀ - ARPE - UPPICONFAPPI - CONFSAL

PORTIERCASSAVia Barberini, 29 - 00187 Romatel. 06.48.56.11 (r.a.) - 06.42.01.22.94fax 06.42.00.42.36

(estendibile al nucleo famigliare)

• Certificato di diploma

• Consegna documenti entro il 28/2

• Certificato rilasciato dall’INPS che attesti l’invalidità del disabile

SUPERIORE

G) CONTRIBUTO PER FAMIGLIE IN CUI E PRESENTE UN DIVERSAMENTE ABILE CON PERCENTUALE MAGGIORE O UGUALE AL 65%

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39la PROPRIETÀ edilizia • Ottobre 2014

1) Tutti i condomini concorrono alle spese delle terrazze a livello, anche se sono di uso esclusivo

La Corte di cassazione con la sentenza 25 agosto 2014, n. 18164, è tornata a occu-parsi della ripartizione delle spese in ma-teria condominiale, ribadendo principi già affermati dalla costante giurispruden-za e rigettando il ricorso di un condomi-no condannato in appello a partecipare al risarcimento dei danni e alle spese per i lavori da eseguire ai sensi dell'art. 1126 c.c., a causa delle infiltrazioni d'acqua provenienti dal soprastante terrazzo a livello di pertinenza e proprietà esclusiva del condomino convenuto.Al pari del lastrico solare anche per le ter-razze a livello, attribuite in uso esclusivo, tutti i condomini devono concorrere al pagamento delle spese necessarie per la riparazione o la ricostruzione, in ragione dell'utilità che gli altri alloggi sottostanti possono trarre dalla terrazza stessa. Condividendo le statuizioni della Corte d'appello, i giudici di legittimità hanno chiarito, che, poiché il lastrico solare dell'edificio, e dunque la terrazza a livello allo stesso equiparata, svolge la funzione di copertura del fabbricato, anche se ap-partiene in proprietà superficiaria o se è attribuito in uso esclusivo a uno dei con-domini, all'obbligo di provvedere alla sua riparazione o alla sua ricostruzione sono tenuti tutti i condomini, in concorso con il proprietario superficiario o con il tito-lare del diritto di uso esclusivo. Inoltre, degli eventuali danni cagionati agli ap-partamenti sottostanti (come, nel caso di specie, per le infiltrazioni d'acqua), a causa della cattiva manutenzione, «ri-spondono tutti gli obbligati, inadem-pienti alla funzione di conservazione,

secondo le proporzioni stabilite dall'art. 1126 c.c.».

2) Il singolo condomino può eseguire opere che non comportano modifiche sostanziali del bene comune senza il consenso dell'assemblea

Secondo la Cassazione civile, sezione seconda, sentenza 31 luglio 2014, n. 17945, il singolo condomino, al fine di apportare migliorie alla propria unità abitativa, può operare modifiche su parti comuni anche senza l'assenso degli altri comproprietari.Si riafferma il principio di diritto se-condo cui il condomino può apportare, senza bisogno del consenso degli altri partecipanti alla comunione, tutte le modifiche che gli consentono di trarre dal bene comune una particolare utilità aggiuntiva rispetto a quella goduta dagli altri condomini. Se la miglioria non pro-voca lesione all'altrui diritto di godimen-to del bene comune, allora è integrata l'ipotesi di utilizzo di poteri di legittimo godimento del bene, intrinseco nel fatto stesso del dominio.Nel caso in esame, il proprietario della singola unità abitativa, al fine di poter più agevolmente accedere ai locali, aveva co-struito un cancello utilizzando una parte del cortile comune sul quale dava il suo appartamento. La suprema Corte, nell'applicare il prin-cipio di cui sopra, conferma come sia lecito procedere anche all'apertura di un varco di accesso a una proprietà esclusi-va dal cortile condominiale, purché ciò non impedisca agli altri condomini di continuare a utilizzare il cortile come in precedenza. Inoltre, la costruzione di tale passaggio

non provoca la costituzione di una ser-vitù di passaggio, la quale, al contrario, richiederebbe il consenso di tutti i con-domini.

3) Come dividere la bolletta se mancano i contatori

Secondo la Corte di cassazione civile, se-zione seconda, sentenza 1 agosto 2014, n. 17557, in assenza di regolamento con-dominiale (il quale detta le modalità di riparto delle spese comuni) e di appositi contatori dei consumi istallati nei singo-li appartamenti, è illegittima la delibera condominale che statuisce come criterio di riparto delle spese condominiali – nel caso di specie, la bolletta dell'acqua –la presenza o meno dell'inquilino nel pro-prio appartamento e non, come riporta l'art. 1123 c.c., quello proporzionale all'estensione abitativa. Nel caso di specie alcuni condomini contestavano la legittimità della delibera poi annullata lamentando che le spese comuni dell'acqua sarebbero state fatte indebitamente ricadere solo su alcuni comproprietari e non su altri, scriminati per la sola circostanza di aver dimostrato di essere stati assenti dall'appartamento per l'intera durata della fornitura.Nella sentenza si afferma che in tema di condominio, fatta salva la diversa di-sciplina convenzionale, la ripartizione delle spese della bolletta dell'acqua, in mancanza di contatori di sottrazione in-stallati in ogni singola unità immobiliare, va effettuata in base ai valori millesimali delle singole proprietà, sicché è irragio-nevole la delibera assembleare, assunta a maggioranza, che esenti al contempo dalla contribuzione i condomini i cui ap-partamenti siano rimasti vuoti nel corso dell'anno.

di Mauro Mascarucci - Avvocato, consulente

GIURISPRUDENZA

Polizza

il lavoro è unDIRITTOproteggerlo una

CONQUISTA

A) RIMBORSO INDENNITÀ GIORNALIERAMALATTIA DEL PORTIERE

ENTITA DELLA PRESTAZIONE Euro 33,00 dal 4° al 20° giorno di malattia - Euro 39,00 dal 21° al 180° giorno di malattiaLa prestazione viene corrisposta una volta ogni 365 giorni.DOCUMENTI NECESSARI

del dipendente e del datore di lavoro

caso di ricovero ospedaliero

pagamento delle indennità di cui chiede il rimborso • Copia degli ultimi 6 modelli F24 riportanti il versamento contri

-butivo effettuato alla Portiercassa ( Mod F24 con causale contri-

buto PORT sezione INPS)• Nei casi di Infortuni ( esclusi infortuni sul lavoro) occorre il verbale di pronto soccorso nonché idonea documentazione dalla quale risultino le modalità dell’evento

B) ASSEGNO PER LA NASCITA DI UN FIGLIO

ENTITA DELLA PRESTAZIONE Euro 500, 00 per ciascun natoDOCUMENTI NECESSARI

• Copia degli ultimi 6 modelli F24 riportanti il versamento contri-butivo effettuato alla Portiercassa ( Mod F24 con causale contri-

buto PORT sezione INPS)

C) CONTRIBUTO PER IL DECESSO DEL PORTIERE

ENTITA DELLA PRESTAZIONE Euro 300, 00DOCUMENTI NECESSARI

• Copia degli ultimi 6 modelli F24 riportanti il versamento contri-butivo effettuato alla Portiercassa ( Mod F24 con causale contributo PORT sezione INPS)

D) RIMBORSO SPESE MEDICHE PER I LAVORATORICON ETÀ SUPERIORE AI 40 ANNI

ENTITA DELLA PRESTAZIONE Euro 200, 00DOCUMENTI NECESSARI• Copia delle fatture relative alle prestazionimediche• Copia degli ultimi 6 modelli F24 riportanti

• Certificato stato di famiglia

il versamento contributivo effettuato alla Portiercassa(Mod F24 con causale contributo PORT sezione INPS)

E) BORSA DI STUDIO ISCRIZIONEI° ANNO UNIVERSITÀ

ENTITA DELLA PRESTAZIONE Euro 600, 00DOCUMENTI NECESSARI• Copia dei versamenti relativi alla 1° e 2° rata universitaria

• Copia degli ultimi 6 modelli F24 riportanti il versamento contri-butivo effettuato alla Portiercassa ( Mod F24 con causale contri-buto PORT sezione INPS)

F) BORSA DI STUDIO CON VOTAZIONE 100/100 PER 5° ANNO SCUOLA MEDIA

ENTITA DELLA PRESTAZIONE Euro 1000, 00DOCUMENTI NECESSARI

• Copia degli ultimi 6 modelli F24 ripor tanti il versamento contri--

butivo effettuato alla Portiercassa ( Mod F24 con causale contributo PORT sezione INPS)

ENTITA DELLA PRESTAZIONE Euro 2000,00 per coniuge disabile

DOCUMENTI NECESSARI

• Copia degli ultimi 6 modelli F24 ripor tanti il versamento contri-butivo effettuato alla Portiercassa ( Mod F24 con causale contri-

buto PORT sezione INPS)

Prestazioni aumentate a favore degli aderenti al Contratto di LavoroFEDERPROPRIETÀ - ARPE - UPPICONFAPPI - CONFSAL

PORTIERCASSAVia Barberini, 29 - 00187 Romatel. 06.48.56.11 (r.a.) - 06.42.01.22.94fax 06.42.00.42.36

(estendibile al nucleo famigliare)

• Certificato di diploma

• Consegna documenti entro il 28/2

• Certificato rilasciato dall’INPS che attesti l’invalidità del disabile

SUPERIORE

G) CONTRIBUTO PER FAMIGLIE IN CUI E PRESENTE UN DIVERSAMENTE ABILE CON PERCENTUALE MAGGIORE O UGUALE AL 65%

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40 la PROPRIETÀ edilizia • Ottobre 2014

La Cassazione blocca i pignoramenti Equitalia

DIRITTO ALL’ABITAZIONE

Il diritto all’abitazione è tutelato anche dall’Unione Europea. Se sono state inserite nel contrat-to clausole abusive di garanzia

sull’immobile, l’ipoteca è nulla e il pi-gnoramento (come la successiva ven-dita all’asta) va bloccato.È quanto si evince dalla decisione della Corte di giustizia europea, 10 settem-bre 2014 n. C-34/13, con la quale i giu-dici dell’Unione tornano ad affrontare il tema delle clausole abusive nei con-tratti dei consumatori, con particolare riferimento ai contratti di credito al consumo che prevedono la costituzio-ne, a favore della banca o finanziaria, di un diritto di garanzia sull’immobile di abitazione del cliente.Nell’affermare i principi anzidetti, la Corte UE richiama anzitutto l’art. 38 della Carta che dispone la garanzia di un livello elevato di protezione dei

consumatori nelle politiche dell’Unio-ne, e l’art. 47, inerente al diritto a una tutela giurisdizionale effettiva. Tali precetti costituiscono principi-guida per la corretta attuazione della diretti-va 93/13/CEE in tema di clausole abu-sive e tutela dei consumatori.La Corte ha sottolineato l’importanza, per il giudice competente, di emanare provvedimenti provvisori atti a so-spendere un procedimento illegittimo di esecuzione ipotecaria o di bloccarlo, quando la concessione di tali provvedi-menti è necessaria per garantire l’effet-tività della tutela voluta dalla direttiva 93/13. Nell’Unione, il diritto all’abita-zione è fondamentale e inviolabile ed è garantito dall’articolo 7 della Carta. Il giudice di ciascuno Stato membro ha il dovere di prendere in considerazione tale diritto nell’attuazione della diret-tiva 93/13.

Sempre nell’ambito della tutela del di-ritto di proprietà sulla prima casa, con la sentenza 12.9.14, n. 19270, la Corte di cassazione ha stabilito che Equitalia non potrà più pignorare la prima casa e che tale norma è applicabile a tutti i procedimenti, compresi quelli avviati prima dell’entrata in vigore del decre-to del fare.Il d.l. n. 69/2013, noto come il de-creto del fare, con l’art. 52, rubricato «Riscossione mediante ruolo», ha ap-portato delle importanti modifiche al D.P.R. n.602/1973.Circa gli artt. 76 (espropriazione im-mobiliare) e 77 (iscrizione d’ipoteca), del succitato D.P.R., s’individuano, in particolare, queste novità:

all’agente della riscossione è ini-bita la possibilità di procedere a esecuzione forzata sulla prima e unica casa di abitazione in cui il debitore risiede anagraficamente, a fronte di debiti iscritti a ruolo, a eccezione dei casi in cui l’immo-bile sia di lusso o comunque clas-sificato nelle categorie catastali A/8 e A/9 (ville e castelli);

il limite del credito complessivo necessario per procedere a esecu-zione forzata per le abitazioni non prima casa o di lusso e delle succi-tate categorie catastali è elevato a 120 mila euro;

è fatta salva, però, la possibilità di iscrivere ipoteca anche sotto tali soglie e anche sulle prime case, solo a fini cautelari e per la tutela dei crediti iscritti a ruolo laddove l’esecuzione fosse avviata da terzi;

di Mauro Mascarucci - Avvocato, consulente

La norma è applicabile a tutti i procedimenti riguardanti le prime case, compresi quelli avviati prima dell'entrata in vigore del decreto del fare

Stop alle clausole vessatoriedi alcune agenzie immobiliari

L'Autorità garante della concorrenza e del mercato ha individuato alcune clausole vessatorie nei modelli contrattuali utilizzati da otto agenzie im-mobiliari per la mediazione inerente affitto e vendita di immobili. L'Anti-trust ha giudicato vessatorie sette clausole, fra cui quelle sul rinnovo tacito dell'incarico in esclusiva; quelle che prevedono termini eccessivamente brevi per la comunicazione della disdetta dell'incarico di mediazione; le clausole che limitano le azioni del consumatore in caso di inadempienza del professionista; e ancora quelle che stabiliscono, qualora si verifichino controversie, come sede del tribunale competente un luogo diverso dalla residenza o il domicilio del consumatore. Le agenzie coinvolte hanno ac-cettato di modificare i modelli contrattuali contestati.

Page 41: ARPE - Associazione Romana della Proprietà Edilizia

41la PROPRIETÀ edilizia • Ottobre 2014

inoltre, è stabilito che l’espropria-zione possa essere avviata solo nel momento in cui sia stata preven-tivamente iscritta l’ipoteca ex art. 77 del D.P.R. n. 602/73 e siano decorsi sei mesi dall’iscrizione senza che il debito sia stato estin-to.

La Corte di cassazione, nella succitata sentenza, ha rilevato che la lettera a) del novellato art. 76 non preveda un’i-potesi d’impignorabilità.La lettera della legge, secondo gli Ermellini, non sancisce che l’unico immobile di proprietà del debitore adibito a sua abitazione sia “impigno-rabile” ovvero non assoggettabile a espropriazione, infatti, «non appare rivolta a dettare una disciplina pecu-liare del bene, in sé considerato, ma piuttosto a regolare l’azione esecutiva dell’agente della riscossione […]».Ne consegue che la norma che impe-disce a Equitalia l’espropriazione della prima casa è applicabile a tutti i proce-dimenti di esecuzione in corso, anche se posti in essere in un momento pre-cedente all’emanazione del novellato art. 76.Il primo comma dell’art. 76 è stato sostituito dall’art. 52, comma 1, lett. g), del d.l. 21 giugno 2013 n. 69, con-vertito, con modificazioni, dalla legge 9 agosto 2013 n. 98, con la seguente previsione:«Ferma la facoltà di intervento ai sensi del codice di procedura civile, l’agente della riscossione: a) non dà corso all’e-spropriazione se l’unico immobile di proprietà del debitore, con esclusione delle abitazioni di lusso aventi le carat-teristiche individuate dal decreto del Ministro per lavori pubblici 2 agosto 1969, pubblicato nella G.U. 27 agosto 1969, n. 218, e comunque dei fabbrica-ti classificati nelle categorie catastali A/8 e A19, è adibito ad uso abitativo e lo stesso vi risiede anagraficamente; b) nei casi diversi da quello di cui alla let-tera a), può procedere all’espropriazio-ne immobiliare se l’importo comples-sivo del credito per cui procede supera centoventimila euro. L’espropriazione può essere avviata se è stata iscritta l’ipoteca di cui all’articolo 77 e sono

decorsi almeno sei mesi dall’iscrizione senza che il debito sia stato estinto».Dal momento che la norma disciplina il processo esecutivo esattoriale im-mobiliare, e non introduce un’ipotesi d’impignorabilità “sopravvenuta” del suo oggetto, la mancanza di una dispo-sizione transitoria comporta che debba essere applicato il principio per il quale nel caso di successione di leggi proces-suali nel tempo, ove il legislatore non abbia diversamente disposto, in osse-quio alla regola generale di cui all’art. 11 delle preleggi, la nuova norma disci-plina non solo i processi iniziati dopo la sua entrata in vigore ma anche i sin-goli atti, a essa successivamente com-piuti, di processi iniziati prima della sua entrata in vigore, quand’anche la nuova disciplina sia più rigorosa per le parti rispetto a quella vigente all’e-poca di introduzione del giudizio (così Cass. n. 3688/11).L’art. 76, comma primo, lett. a) del D.P.R. n. 602/1973 va quindi imme-diatamente applicato con riferimento agli atti da compiersi nei processi ese-cutivi pendenti per impulso dell’agen-te della riscossione. Ne segue che que-sto può proseguire i procedimenti ese-cutivi esattoriali già pendenti soltanto se detta condizione della sua azione esecutiva sia tuttora sussistente. In mancanza, dovranno trarsi le dovute

conseguenze dalla sopravvenuta situa-zione d’improcedibilità.Va perciò affermato che, in tema di espropriazione immobiliare esatto-riale, qualora sia stato eseguito il pi-gnoramento immobiliare mediante la trascrizione e la notificazione dell’av-viso di vendita ai sensi dell’art. 78 del D.P.R. 29 settembre 1973, n. 602, e il processo sia ancora pendente alla data del 21 agosto 2013 (di entrata in vigore dell’art. 52, comma 1, lett. g), del d.l. n. 69/2013, convertito, con modifica-zioni, dalla legge 9 agosto 2013 n. 98, ai sensi dell’art. 86 del decreto legge n. 69/2013, pubblicato sulla Gazzet-ta Ufficiale n. 194 Suppl. Ord. del 20 agosto 2013), l’azione esecutiva non può più proseguire e la trascrizione del pignoramento va cancellata, su ordine del giudice dell’esecuzione o per ini-ziativa dell’agente della riscossione, se l’espropriazione ha ad oggetto l’unico immobile di proprietà del debitore, che non sia bene di lusso e sia destina-to ad abitazione del debitore, il quale ivi abbia la propria residenza anagra-fica.In caso di sopravvenuta improcedibi-lità del processo esecutivo, ciò com-porta la cessazione della materia del contendere sull’opposizione all’esecu-zione concernente la pignorabilità del bene.

Page 42: ARPE - Associazione Romana della Proprietà Edilizia

42 la PROPRIETÀ edilizia • Ottobre 2014

L’amministratore ritorna sui banchi di scuola

CONDOMINIO

Finalmente, è stata colmata (con decorrenza dal 9 otto-bre 2014) la lacuna concer-nente la formazione degli

amministratori di condominio: da un lato, la legge n. 220/2012 aveva con-templato stringenti requisiti di ono-rabilità/professionalità per lo svolgi-mento di tale incarico, ma, dall’altro, non aveva previsto chi potesse rico-prire la carica di docente, chi orga-nizzasse il corso, che struttura e du-rata dovesse avere quest’ultimo, quali materie si dovessero insegnare, e via dicendo.In particolare, il novello art. 71-bis disp. att. c.c., alla lett. g, richiedeva, tra gli altri requisiti, che i futuri am-ministratori dovevano aver «frequen-tato un corso di formazione iniziale» ed aver svolto «attività di formazione periodica», in materia di amministra-zione condominiale, ma era rimasto silente in ordine ai soggetti preposti all’organizzazione e gestione di tale attività didattica.

L'amministratore-condominorimane escluso dall'obbligo

Per fortuna, ci ha pensato il decreto-legge 23 dicembre 2013 n. 145 - re-cante «Interventi urgenti di avvio del piano “Destinazione Italia”, per il contenimento delle tariffe elettriche e del gas, per la riduzione dei premi RC-auto, per l'internazionalizzazione, lo sviluppo e la digitalizzazione delle imprese, nonché misure per la realiz-zazione di opere pubbliche ed EXPO

2015» (convertito, per quel che qui interessa senza modificazioni, dal-la legge 21 febbraio 2014 n. 9) - e, in particolare, l’art. 1 che ha introdotto, al comma 9, la seguente integrazio-ne: «a) con regolamento del Mini-stro della giustizia, emanato ai sensi dell’art. 17, co. 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400, sono determinati i re-quisiti necessari per esercitare l’attivi-tà di formazione degli amministratori di condominio nonché i criteri, i con-tenuti e le modalità di svolgimento dei corsi della formazione iniziale e perio-dica prevista dall’art. 71-bis, co. 1, lett. g, disp. att. c.c., come modificato dalla legge n. 220/2012».Rimane, purtroppo, confermato il comma 2 dell’art. 71 disp. att. c.c., il quale stabilisce che si possa prescin-dere dall’obbligo di formazione pre-ventivo/periodico, contemplato nella suddetta lettera g), allorché si è in presenza di un amministratore «no-minato tra i condomini dello stabi-le»; invero, l’aver esentato, in questa

ipotesi, il soggetto di cui sopra dalla preparazione professionale si spiega poco, anche nei condominii di non modeste dimensioni, perché la quali-tà di amministratore c.d. interno non deve tralasciare tutte quelle esigenze di professionalità e di responsabiliz-zazione così avvertite dal citato art. 71-bis disp. att. c.c.Ha trovato, altresì, conferma la previ-sione (di valenza transitoria) dell’ulti-mo comma del citato art. 71, laddove prescinde dai requisiti del titolo di studio e della formazione, ma solo ini-ziale, coloro che abbiano svolto attivi-tà di amministrazione di condominio «per almeno un anno, nell’arco dei tre anni precedenti alla data di entrata in vigore della presente disposizione», ossia nel periodo giugno 2010/giugno 2013; ciò si giustifica per consentire un passaggio indolore dal precedente al nuovo regime, premiando segna-tamente chi già operava “nel campo”, ancorché non fosse in possesso del prescritto titolo di studio e non aves-

Stabiliti i requisiti necessari per chi dovrà esercitare l’attività d’insegnamento. Il corso di formazione iniziale durerà 72 ore, mentre gli aggiornamenti obbligatori annuali saranno di almeno 15 ore

di Alberto Celeste - Magistrato

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se svolto attività formativa iniziale, mentre é rimasto l’obbligo di aggior-namento periodico, volto quasi a col-mare il deficit di formazione iniziale.In particolare, il regolamento – appro-vato con decreto del Ministro della giustizia 13.08.2014 n. 140 e pubbli-cato nella G.U. n. 222 del 24 settem-bre 2014 – si occupa del c.d. pacchet-to formativo, superando quel vuoto legislativo della riforma la quale, pur prevedendo la formazione obbliga-toria degli amministratori (iniziale e periodica) non recava alcun rinvio a una fonte normativa secondaria che individuasse i “paletti”, cioè sia i re-quisiti che dovevano essere posseduti per esercitare l’attività di formazione/aggiornamento, sia i criteri e le moda-lità di svolgimento dei corsi.

Non ci saranno albi,né registri e controlli

In quest’ottica, vengono stabiliti, in modo omogeneo su tutto il territorio nazionale, gli standard per lo svol-gimento della formazione multidi-sciplinare dell’amministratore (con correlato esame finale obbligatorio), aspetto, quest’ultimo, molto impor-tante e delicato per l’intera realtà con-dominiale.In proposito, stante il carattere impe-rativo di tale previsione, si ritiene che la preparazione giuridico/tecnico/contabile del nuovo amministratore,

come anche la sua periodica formazio-ne, costituiscano un indubbio presup-posto per il corretto e proficuo adem-pimento del relativo mandato gesto-rio, il cui espletamento risponde ad esigenze generali che travalicano gli stretti confini della compagine con-dominiale, sicché la previsione di cui all’art. 71-bis, co. 1, disp. att. c.c., an-che se non richiamata espressamente dall’art. 1138, co. 4, c.c. o dall’art. 72 disp. att. c.c., è insuscettibile di deroga a livello assembleare, anche all’unani-mità dei partecipanti del condominio, riguardo al possesso dei requisiti con-dizionanti la possibilità di “svolgere l’incarico di amministratore”.Mette punto evidenziare che, con il decreto n. 140, non si è ritenuto op-portuno introdurre registri ad hoc dei formatori e dei responsabili scienti-fici, né uno specifico sistema di con-trolli da parte del Ministero della giu-stizia sui corsi di formazione, nonché sul possesso dei requisiti da parte dei formatori e dei responsabili scientifi-ci, per un verso, perché la normativa primaria di riferimento, cui con tale decreto si dà attuazione, non aveva previsto alcuna previsione in merito ad eventuali albi, registri e controlli, e, per altro verso, perché tali incom-benti, anche se eseguiti a campione, avrebbero fatto gravare a carico della medesima Amministrazione ulteriori oneri in termini di tempo, organizza-zione e personale amministrativo da

mettere a disposizione per l’espleta-mento delle suddette attività. Nello specifico, il suddetto regola-mento individua le finalità della for-mazione e dell’aggiornamento: in particolare, tali attività devono per-seguire gli obiettivi di «migliorare e perfezionare la competenza tecnica, scientifica e giuridica in materia di amministrazione condominiale e di sicurezza degli edifici, promuovere il più possibile l’aggiornamento delle competenze appena indicate in ragio-ne dell’evoluzione normativa, giuri-sprudenziale, scientifica e dell’inno-vazione tecnologica, accrescere lo stu-dio e l’approfondimento individuale quali presupposti per un esercizio professionale di qualità».Rileva, in questa sede, analizzare l’art. 5, il quale prevede lo svolgimento ed i contenuti dell’attività di formazione e di aggiornamento (non appannaggio esclusivo delle associazioni di catego-ria).Segnatamente, il corso di “formazio-ne iniziale” si svolge secondo un pro-gramma didattico - predisposto dal responsabile scientifico - della durata di almeno 72 ore ed articolato, nella misura di 1/3 della sua durata effet-tiva, secondo moduli che prevedono “esercitazioni pratiche”. Gli obblighi formativi di “aggiorna-mento” hanno, invece, una cadenza annuale ed una durata di almeno 15 ore, riguardando elementi in materia di amministrazione condominiale - come sopra delineati - in relazione alla «evoluzione normativa, giuri-sprudenziale e alla risoluzione di casi teorico-pratici».Si prescrive che l’inizio di ciascun corso, le modalità di svolgimento, i nominativi dei formatori e dei respon-sabili scientifici sono comunicati al Ministero della giustizia non oltre la data di inizio del corso, tramite PEC, all’indirizzo di posta elettronica che sarà tempestivamente indicato sul sito dello stesso Ministero.Nello specifico, il suddetto corso deve contenere «moduli didattici attinenti

A NOVEMBREINIZIA IL

XXX CORSO DI FORMAZIONEPER AMMINISTRATORI DI CONDOMINIO

Al termine del ciclo formativo sarà rilasciato un attestatocosì come previsto dalla legge n. 220/2012

PER PRENOTAZIONI E INFORMAZIONITel: 06485611, fax: 064746062

Via San Nicola da Tolentino 21 – 00187 Roma

unione nazionaleesperti diritto immobiliare

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44 la PROPRIETÀ edilizia • Ottobre 2014

le materie di interesse dell’ammini-stratore”, quali: a) l’amministrazione condominiale, con particolare riguar-do ai compiti ed ai poteri dell’ammi-nistratore; b) la sicurezza degli edifici, con particolare riguardo ai requisiti di staticità e di risparmio energetico, ai sistemi di riscaldamento e di condi-zionamento, agli impianti idrici, elet-trici ed agli ascensori e montacarichi, alla verifica della manutenzione delle parti comuni degli edifici ed alla pre-venzione incendi; c) le problematiche in tema di spazi comuni, regolamenti condominiali, ripartizione dei costi in relazione alle tabelle millesimali; d) i diritti reali, con particolare riguardo al condominio degli edifici ed alla proprietà edilizia; e) la normativa ur-banistica, con particolare riguardo ai regolamenti edilizi, alla legislazione speciale delle zone territoriali di inte-resse per l’esercizio della professione ed alle disposizioni sulle barriere ar-chitettoniche; f) i contratti, in parti-colare quello d’appalto ed il contratto di lavoro subordinato; g) le tecniche di risoluzione dei conflitti; h) l’utiliz-zo degli strumenti informatici; i) la contabilità.Al riguardo, possono muoversi “a cal-do” i seguenti rilievi critici.La lett. a, ossia «l’amministrazione condominiale, con particolare riguar-do ai compiti ed ai poteri dell’ammi-nistratore», si rivela oltremodo gene-rica, comprendendo in buona sostan-za tutte le altre.La lett. b ha ad oggetto “la sicurezza degli edifici”, e poi ci dovrebbero es-sere delle sottocategorie - «con parti-colare riguardo a …» - che tali talvol-ta non sono (ad esempio, il risparmio energetico).La lett. c parla di «spazi comuni» e di «ripartizione dei costi» che costitui-sce una terminologia atecnica, peral-tro senza occuparsi, rispettivamente, delle interferenze con le proprietà esclusive e delle procedure di riscos-sione dei contributi condominiali.La lett. d menziona i «diritti reali» (figura amplissima), «con particola-re riguardo al condominio» (che do-

vrebbe essere oggetto l’unico oggetto del corso) e «alla proprietà edilizia» (ignorandosi sotto quale profilo).La lett. e accomuna istituti genera-li («normativa urbanistica») con aspetti del singolo edificio («barriere architettoniche»), facendo riferimen-to ad una (non meglio precisata) «le-gislazione speciale delle zone territo-riale di interesse della professione». La lett. f si preoccupa della contrat-tualistica, prestando la giusta atten-zione all’appalto, ma dimenticandosi del contratto di locazione, di sommi-nistrazione, d’opera, di assicurazione, ecc.La lett. g concerne le «tecniche di risoluzione dei conflitti», con chiaro rimando alle ADR, ma tace sulla me-diazione e su qualsiasi problematica afferente alle controversie (in primis, l’impugnativa della delibera).La lett. h riguarda «l’utilizzo degli strumenti informatici», cui sarebbe da aggiungere il sito internet del con-dominio, ossia strumenti usati dal professionista non solo per i suoi in-teressi, ma anche per quelli della col-lettività.La lett. i, infine, si prende cura della “contabilità”, forse sotto l’aspetto del bilancio, ma si scorda dei profili fiscali e tributari (amministratore come so-stituto d’imposta e pagatore di tasse).Peraltro, il regolamento de quo non affronta affatto, tra le materie “giuri-diche”, l’assemblea, le innovazioni, il contenzioso, ecc., mentre, tra quelle “tecniche”, risulta assolutamente si-lente in materia di privacy, videosor-veglianza, impianti radiotelevisivi e di produzione di energia, e quant’al-tro. Su quest’ultimo punto, tuttavia - come correttamente evidenziato dal Sottosegretario del Ministero della giustizia - le materie di cui sopra, «an-che se non esaustive, rappresentano il contenuto minimo obbligatorio dei corsi di formazione, nel senso che il programma formativo dovrà comun-que ricomprenderli, salvo poi preve-dere anche contenuti ulteriori perché funzionali alla completa formazione dell’amministratore condominiale».

Albanese S. – Donzi R. – Locazioni e cedolare secca – Maggioli, 2014 - € 29

L’agile pubblicazione è desti-nata prioritariamente ai pro-prietari che intendono affittare immobili a destinazione sia abi-tativa che commerciale e, costi-tuendo in buona sostanza una guida, risulta comprensiva di una parte di approfondimento giuridico-fiscale corredata da tabelle esplicative ed esempi di carattere pratico, con formule e modulistica per atti, contratti e fatture riprodotti nell’allegato cd-rom.Ampio spazio è dedicato alla locazione di abitazioni per le quali il proprietario intende giovarsi del regime fiscale del-la cedolare secca, compreso il calcolo sulla convenienza di esso, ma, come risulta evidente dall’elenco dei capitoli, anche ad una serie di problemi relativi sia a nuove o rivisitate forme di negoziazione sia a materie col-laterali e alle connesse misure tributarie ed agevolative.In conclusione, può dirsi che il panorama offerto ai proprietari dagli autori, di comprovata pro-fessionalità ed esperienza e già noti ai nostri lettori, è di sicuro interesse ai fini di un soddisfa-cente orientamento attraverso il dipanarsi di una non facile matassa di norme spesso poco perspicue e di atti cervellotici da esse derivati e regolati, che purtroppo denotano una insuf-ficiente conoscenza ed atten-zione ai diritti dei contribuenti.

LIBRI

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Pignorabilità del contocorrente condominiale

EMERGONO LE PRIME CRITICITÀ DELLA RIFORMA

È trascorso appena un anno da quando (18 giugno 2013) è entrata in vigore la legge n. 220/2012, cono-

sciuta come la riforma della normati-va condominiale, che già si mostrano rilevanti criticità operative, per la cui soluzione viene sollecitata la giuri-sprudenza, in attesa di nuovo inter-vento del patrio legislatore.Quest’ultimo ne aveva individuato alcune e ha cercato di porvi rimedio: ci si riferisce all’art. 1, comma 9, del c.d. decreto legge destinazione Italia n. 145/2013, convertito in legge n. 9/2014, che ha colmato evidenti lacu-ne (formazione degli amministrato-ri), ha chiarito la portata di determi-nati precetti (sicurezza delle parti comuni), ha agevolato certe prassi contrattuali (fondo per la manuten-zione straordinaria) e ha puntualiz-zato alcuni incombenti (sanzioni alle infrazioni regolamentari).A prescindere dal risultato ottenuto, il legislatore non è potuto intervenire ovviamente su tutta la materia con-dominiale, già notevolmente emen-data da poco, sicché si aspetta la ri-sposta da parte dei giudici, che, viste le lungaggini dei processi civili, risul-ta finora affidata a provvedimenti in camera di consiglio, misure cautelari e ordinanze in sede di opposizione (salvo il procedimento sommario di cognizione ex art. 702-bis ss. c.p.c., è difficile, infatti, che si registrino sen-tenze a conclusione di un giudizio ordinario di cognizione, tanto meno in sede di legittimità).

Stando ai provvedimenti editi, forse il dibattito più vivace è da rinvenirsi in ordine alla problematica della pi-gnorabilità o meno del conto corren-te intestato al condominio, e, al ri-guardo, le pronunce dei giudici di merito sembrano mettere parzial-mente in discussione principi in ma-teria condominiale che si davano per scontati, specie per l’autorevole fonte di provenienza.La problematica de qua sconta, a monte, l’irrisolta configurazione del-la natura giuridica del condominio, conseguendone, a cascata, incertezze esegetiche che disorientano soprat-tutto gli operatori pratici, segnata-mente i terzi creditori del condomi-nio (si pensi all’appaltatore che ha eseguito i lavori di impermeabilizza-zione del lastrico solare o il rifaci-mento della facciata, il fornitore di utenze, l’impresa delle pulizie, l’av-vocato difensore, ecc.). Il disposto normativo da cui prende-re le mosse è il riformato art. 1129 c.c. il quale, al comma 7, obbliga «l’amministratore a far transitare le somme ricevute a qualunque titolo dai condomini o da terzi, nonché quelle a qualsiasi titolo erogate per conto del condominio, su uno speci-fico conto corrente, postale o banca-rio, intestato al condominio», ag-giungendo – forse pleonasticamente – che «ciascun condomino, per il tra-mite dell’amministratore, può chie-dere di prendere visione ed estrarre copia, a proprie spese, della rendi-contazione periodica» del conto cor-

rente condominiale.La situazione si complica alla luce del nuovo disposto dell’art. 63, comma 2, disp. att. c.c., secondo cui «i credi-tori non possono agire nei confronti degli obbligati in regola con i paga-menti, se non dopo l’escussione degli altri condomini»; il capoverso prece-dente, dopo aver confermato, nell’àmbito interno, che l’ammini-stratore deve riscuotere i contributi condominiali avvalendosi anche del decreto ingiuntivo immediatamente esecutivo, contempla, sul versante esterno, l’obbligo dello stesso ammi-nistratore di «comunicare ai credito-ri non ancora soddisfatti che lo inter-pellino i dati dei condomini morosi».Quest’ultimo perverso meccanismo di recupero del dovuto nei confronti dei condomini, previa “parcellizza-zione” del credito a seguito dell’affer-mata parziarietà dell’obbligazione del condominio, ha causato una certa appetibilità del conto corrente inte-stato al condominio da parte dei terzi insoddisfatti, fino ad ora scoraggiati dal fatto che il titolo ottenuto (in via ordinaria o monitoria) nei confronti del condominio doveva essere azio-nato esecutivamente nei confronti del singolo partecipante.In altri termini, anziché intraprende-re la lunga e faticosa strada dell’e-scussione dei condomini morosi e, in seconda battuta, di quelli solventi, ma sempre correlando il quantum azionabile in via esecutiva alla cara-tura millesimale di appartenenza, non è sembrato vero per il terzo cre-

La giurisprudenza di merito è ora prevalentemente orientata a ritenere che il creditore del condominio possa pignorare direttamente il conto corrente, senza previa escussione dei condomini morosi

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ditore poter aggredire (tutto e sùbi-to) questa sorta di “patrimonio” del condominio debitore.A fronte delle legittime rimostranze di quest’ultimo, sono intervenuti i giudici dell’opposizione all’esecuzio-ne – discutendosi, appunto, del “di-ritto della parte istante a procedere ad esecuzione forzata” o/e della “pi-gnorabilità dei beni” ai sensi, rispet-tivamente, dell’art. 615, comma 1 e 2, c.p.c. – affermando, per la maggior parte, il principio dell’aggredibilità in toto del conto bancario condomi-niale.Anche se trattasi di delibazioni som-marie proprie delle sospensive di cui all’art. 624 c.p.c., per ritenere la pi-gnorabilità del conto corrente condo-miniale sono state espressamente di-sattese le eccezioni dell’opponente condominio volte, da un lato, a ri-marcare il decisum delle Sezioni Uni-te n. 9148/2008, e, dall’altro, ad evi-denziare le nuove modalità di recu-pero forzoso del credito come deline-ate dalla Riforma.A questo punto, appare utile passare in rassegna qualche decisione, ricor-dando che siamo in presenza di un pignoramento presso terzi, ossia il fornitore, l’appaltatore, il sommini-strante, ecc. intendono pignorare, presso l’istituto bancario (debitor de-bitoris), il credito avente ad oggetto la restituzione del denaro depositato sul conto corrente. Il Tribunale di Milano, con l’ordi-nanza del 27 maggio 2014, fonda il suo convincimento su due rilievi.In primo luogo, si opina che il conto corrente debba considerarsi “autono-mo” rispetto al patrimonio dei con-domini, in forza del citato art. 1129, comma 7, c.c.; invero, la Riforma ob-bliga «l’amministratore a far transi-tare le somme ricevute a qualunque titolo dai condomini o da terzi, non-ché quelle di qualsiasi titolo erogate per conto del condominio, su uno specifico conto corrente, postale o bancario, intestato al condominio», tanto che lo stesso art. 1129, al com-ma 12, n. 4), precisa che costituisce

grave irregolarità «la gestione secon-do modalità che possono generare possibilità di confusione tra il patri-monio del condominio e il patrimo-nio personale dell’amministratore o di altri condomini», facendo esplici-to riferimento alla nozione di «patri-monio del condominio», in modo da tenerlo separato da quello dell’ammi-nistratore e dei singoli condomini; ne consegue l’obbligatorietà dell’aper-tura di conto corrente del condomi-nio, le cui somme, che sullo stesso confluiscono, costituiscono patrimo-nio autonomo del condominio.In secondo luogo, il tribunale del ca-poluogo lombardo ha spiegato che tutti i contributi versati dai parteci-panti si “confondono” con le altre somme già ivi esistenti, andando per-ciò ad integrare quel saldo che è ad immediata disposizione del “corren-tista condominio”, secondo l’art. 1852 c.c., senza che mantenga alcun rilievo lo specifico titolo dell’annota-zione a credito, né la provenienza del-la provvista dall’uno o dall’altro con-domino; da ciò deriva che il credito pignorato è il credito alla restituzio-ne delle medesime somme deposita-te, il quale trova causa, appunto, nel rapporto di conto corrente, rimanen-do del tutto prive di significato le ra-gioni per le quali le singole rimesse siano state effettuate, come la prove-nienza delle stesse dall’uno o dall’al-tro condomino.La conclusione è, pertanto, nel senso che il pignoramento del saldo del conto corrente condominiale, da par-te del terzo creditore, è volto a soddi-sfare in via esecutiva la sola obbliga-zione per l’intero gravante sull’am-ministratore, e «non interferisce con il meccanismo del beneficio di escus-sione ex art. 63, comma 2, disp. att. c.c., il quale è posto a presidio unica-mente dei distinti obblighi pro quota spettanti ai singoli».Sulla stessa lunghezza d’onda, si pone il Tribunale di Reggio Emilia, con l’ordinanza del 16 maggio 2014, la quale, pur prendendo atto che sia dif-fusa in giurisprudenza la tesi dell’as-

senza in capo al condominio di qua-lunque soggettività e/o autonomia patrimoniale e la ricostruzione di esso in termini di mero “ente di ge-stione”, ritiene che, nelle ipotesi in cui la gestione è effettiva, il condomi-nio si atteggi quale «centro autono-mo di imputazione di posizioni giuri-diche».Invero, qualora venga costituito un patrimonio – nella specie, un conto corrente – intestato formalmente all’ente di gestione, si realizza una (sia pur embrionale) autonomia pa-trimoniale derivante proprio dalle attività di gestione che, per ciò solo, determina l’imputazione della titola-rità di essi in capo esclusivamente al condominio; in altri termini, atteso che le somme esistenti su tale conto sono formalmente intestate all’ente di gestione, che ne può disporre solo sulla base delle delibere dell’assem-blea, le stesse devono ritenersi conse-guentemente sottratte alla disponibi-lità dei singoli condomini, per cui si realizza la coincidenza tra soggetto debitore (condominio) e titolare del patrimonio aggredito (conto corren-te).Da questa constatazione, il magistra-to emiliano fa derivare la conseguen-za che il condominio è un centro di imputazione distinto dai suoi parte-cipanti e, siccome questo centro di imputazione ha un proprio organo decisionale (l’assemblea) che è com-petente a destinare le somme versate dai condomini, ne discende che, una volta effettuato il versamento, le som-me escono fuori dalla disponibilità dei singoli, i quali, di fatto, non pos-sono pretenderne la restituzione; sul-le somme presenti nel conto, viene impresso un “vincolo di destinazio-ne” che determina un’elisione del le-game giuridico tra i singoli ed il con-dominio.All’obiezione secondo cui ora esiste l’obbligo di preventiva e infruttuosa escussione dei condomini morosi, si ribatte che l’art. 63, comma 2, disp. att. c.c. non esclude che il creditore, prima ancora di agire contro i moro-

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si, possa provare a soddisfare le pro-prie pretese creditorie contro il con-dominio, il quale è soggetto diverso rispetto ai condomini diligenti e ai condomini morosi; solo qualora tali fondi non siano presenti, allora il cre-ditore del condominio ha titolo per il recupero del proprio credito nei con-fronti di singoli, pro quota, salvo il rispetto del beneficium excussionis stabilito a favore dei condomini “vir-tuosi”.Sostanzialmente conforme si rivela-no le ordinanze del Tribunale di Bre-scia del 30 maggio 2014 e del 1° ago-sto 2014 (quest’ultima emessa in sede di reclamo), mentre analoga conclu-sione viene raggiunta dal Tribunale di Catania, con il provvedimento del 26 maggio 2014, il quale, però, fonda la sua soluzione essenzialmente sui principi generali vigenti in materia di ripartizione dell’onere della prova, perché rigetta l’opposizione del con-dominio sul presupposto che «sareb-be spettato all’amministratore forni-re la prova documentale che, sul con-to corrente condominiale, non vi sia-no somme di pertinenza dei condo-mini morosi, allegando, ad esempio, copia del registro di contabilità con-dominiale (art. 1130, n. 7, c.c.) e degli estratti conto della banca ove è in es-sere il rapporto di conto corrente (art. 1129, comma 7, c.c.)».Unica voce fuori dal coro – a quanto consta – risulta l’ordinanza del Tri-bunale di Pescara del 18 dicembre 2013, la quale, sulla base del nuovo disposto dell’art. 63, comma 2, disp. att. c.c., evidenzia lapidariamente che il creditore procedente «non ha documentato, e neppure dedotto, di aver preventivamente escusso i con-domini morosi, né di aver richiesto i relativi nominativi all’amministrato-re», sicché è inammissibile il pigno-ramento del conto corrente.A ben vedere, in difetto ancora di una qualsiasi personalità giuridica auto-noma in capo al condominio, le som-me giacenti sul conto corrente “con-dominiale” sono sempre riferibili ai singoli condomini; qualora le stesse

siano state versate dai condomini di-ligenti – e ciò succede il più delle vol-te – la riscossione coattiva del conto verrebbe attuata in violazione della condizione posta dall’art. 63, comma 2, disp. att. c.c., ossia l’obbligatoria preventiva escussione dello specifico condomino moroso; in parole pove-re, pignorare tout court il conto cor-

rente condominiale significa aggre-dire il patrimonio dei singoli parteci-panti, ivi compresi – soprattutto se non esclusivamente – quello dei con-domini “in regola con i pagamenti”, i quali potrebbero essere costretti a “scucire” ulteriori quattrini per sop-perire agli ammanchi di cassa.

A. C.

CostumeLa vera riforma della scuola

Si è parlato molto di scuola, dopo che il capo del Governo, Matteo Renzi, ha annunciato l’avvio dell’ennesima riforma che, a suo dire, si dovrebbe configurare come completamente diversa dalle tante che l’hanno preceduta, più risolutiva, quasi rivoluzionaria.Premesso che in una situazione di grave crisi economica è del tutto corretto investire sull’istruzione, occorre tuttavia capire se questa ri-forma sia realmente capace di incidere in maniera significativa e so-stanziale sulla qualità di un sistema educativo che mostra, e non da ora, evidenti segnali di declino.Le indicazioni del Ministro della pubblica istruzione, Stefania Gian-nini, sulle linee della riforma che prevede il superamento a livello strutturale del problema del precariato, la meritocrazia, il confronto costruttivo tra scuola pubblica e paritaria, il rafforzamento di materie come la lingua straniera e la matematica, maggiore spazio a musica e storia dell’arte, sono in linea di principio condivisibili.Il nodo principale rimane tuttavia la qualità degli insegnanti e del loro operato. Questa è la questione cruciale senza la cui soluzione qualsiasi riforma è un mero riassetto burocratico. Gli studenti richiedono do-centi competenti e appassionati della loro materia: un insegnamento che si esaurisca in una mera ripetizione dei contenuti dei manuali spe-gne sul nascere qualsiasi interesse da parte degli studenti che rischiano oltretutto di perdere l’occasione di individuare le loro vere e più pro-fonde passioni e attitudini. Un buon insegnante deve necessariamente avere padronanza assoluta della materia che tratta: questo è molto più importante anche dell’informatizzazione della scuola.Vi sono certamente nelle nostre scuole insegnanti che rispondono ai sopraelencati requisiti, ve ne sono però purtroppo anche molti inade-guati.Le ragioni sono molteplici: la perdita di prestigio sociale e professiona-le della categoria, la scarsa retribuzione, il problema del diffuso pre-cariato, un sistema di reclutamento che non consente di selezionare i candidati più competenti (si pensi ai quiz). D’altra parte è necessario un cambio di rotta culturale che coinvolga anche le famiglie: occorre far passare e inculcare il messaggio secondo cui il frequentare una scuola non serve a strappare un diploma, ma a cogliere l’occasione di migliorare come individui, sotto il profilo cultu-rale e quindi umano. Maria Giulia Stagni

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48 la PROPRIETÀ edilizia • Ottobre 2014

Liberalizzate le locazioni oltre 150 mila euro/anno

PER I CONTRATTI DI IMMOBILI AD USO NON ABITATIVO

Tra le varie novità introdotte dal d.l. 12.9.14, n. 133 (c.d. Sblocca Italia), particola-re interesse suscita quella

contenuta nell’art. 18, che liberalizza il mercato dei nuovi contratti di loca-zione di immobili ad uso non abitativo con canoni superiori a 150 mila euro.Detta disposizione introduce un altro comma (il terzo e ultimo) all’art. 79 della legge n. 392/1978 (c.d. dell’equo canone), stabilendo che, nei contratti di locazione di immobili ad uso diver-so dall’abitazione (compresi quelli a destinazione alberghiera), per i quali sia convenuto un canone superiore a 150 mila euro annui, le parti hanno facoltà di concordare termini e condi-zioni in deroga alle disposizioni della legge citata, senza incappare nella nul-lità delle pattuizioni sancita dal citato art. 79.Com’è noto, questa norma, tra le poche rimaste in vigore della legge dell’equo canone – sia pure limita-tamente alle locazioni non abitative – commina la nullità di ogni patto contrattuale diretto ad attribuire al locatore comunque un vantaggio in contrasto con quanto tassativamente previsto dalla legge 392 e consente al conduttore di far valere giudizial-mente l’eventuale patto nullo che egli subisca fino a sei mesi dopo il rilascio dell’immobile.Per spiegare la rilevanza della nuova disposizione del d.l. Sblocca Italia, ricordiamo che la legge dell’equo ca-none pone una serie di limitazioni alla libera disponibilità delle parti nella stipula del contratto di locazione ad uso diverso dall’abitazione, discipli-nando in maniera tassativa elementi essenziali del contratto medesimo e imponendo la durata e l’obbligo di rin-

novazione dopo la prima scadenza, il divieto di aumento del canone – libe-ramente determinato dalle parti all’at-to della formazione del contratto, ma poi immodificabile fino alla scadenza (salvo aggiornamento Istat) –, le san-zioni a carico del locatore che, ottenu-ta la disponibilità dell’immobile per sua “necessità”, non lo adibisca all’uso per il quale ha agito, la prelazione in favore del conduttore in caso di vendi-ta o di nuova locazione, ecc. E sancendo, appunto nell’art. 79, la facoltà del conduttore di far valere la nullità dei patti in deroga e, nell’ipo-tesi d’illegittimo aumento del cano-ne, di ripetere dal locatore le somme pagate in più. Orbene, oggi, sia pure limitatamente ai contratti con canone superiore a 150 mila euro annui, quel-la normativa è modificata, perché l’art. 18 citato prevede che le parti siano libere di concordare termini e condi-zioni in deroga alle disposizioni della legge 392/78, senza che dette deroghe siano considerate come “vantaggi” a

favore del locatore e soggiacciano alla sanzione di nullità di cui all’art. 79.Per questi contratti, quindi, le parti potranno prevedere ogni clausola in piena autonomia, ripristinando quella libertà contrattuale che la legge dell’e-quo canone aveva fortemente limitato anche per le locazioni ad uso diverso dall’abitazione.È un primo passo, oggi ancora limi-tato ai “grandi contratti” – è bene sottolineare che per i contratti con canone sotto i 150 mila euro annui, le disposizioni vincolistiche della legge n. 392/78 restano ancora in vigore, così come la conseguente nullità dei patti stipulati in violazione di esse – per superare quella normativa che la stessa relazione tecnica del Governo al decreto Sblocca Italia ha spiegato aver reso «meno appetibili gli investi-menti nel mercato italiano rispetto ai mercati esteri» e «posto un freno allo sviluppo del mercato delle locazioni commerciali e degli immobili ad uso turistico».

di Giovanni Bardanzellu - Avvocato

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49la PROPRIETÀ edilizia • Ottobre 2014

Gio

vedì

16

Gio

vedì

30

Scadenzario Ottobre 2014GIORNO PRINCIPALI ADEMPIMENTI

Chi: Amministratore soggetto IVAChe cosa: Versamento IVA relativa al mese di settembre Come: Modello F24 tramite home banking, in via telematica tramite intermediari abilitati oppure con il servizio fisco online dell’Agenzia delle entrate.Codice tributo: 6009 IVA mensile

Chi: Condominio.Che cosa: Versamento dei contributi INPS dovuti sulle retribuzioni dei dipendenti e sui compensi corrisposti nel mese precedente ai soggetti tenuti all'iscrizione nell'apposita sezione gestione separata INPSCome: Modello F24 tramite home banking, in via telematica tramite intermediari abilitati oppure con il servizio fisco online dell’Agenzia delle entrate.Codice tributo: DM10 - Versamenti relativi a modelli DM10/2C10 - Versamenti per i collaboratori coordinati e continuativi già iscritti ad altra forma pensionistica obbligatoriaCXX - Versamenti per i collaboratori coordinati e continuativi privi di altra copertura previdenziale, con contribu-zione comprensiva di aliquota pensionistica e di aliquota assistenziale

Chi: Condominio e amministratore soggetto IVAChe cosa: Versamento ritenute alla fonte su redditi di lavoro dipendente, assimilati, lavoro autonomo, provvigioni, corrisposti nel mese precedente e sui corrispettivi corrisposti dai condomini per prestazioni relative a contratti di appalto di opere o servizi effettuate nell'esercizio di impresa.Come: Modello F24 tramite home banking, in via telematica tramite intermediari abilitati oppure con il servizio fisco online dell’Agenzia delle entrate.Codice tributo: 1001 redditi di lavoro dipendente1004 redditi assimilati a quelli di lavoro dipendente1019 corrispettivi su contratti d’appalto a soggetti Irpef1020 corrispettivi su contratti d’appalto a soggetti Ires1038 provvigioni1040 redditi di lavoro autonomo

Chi: Proprietari di beni immobili o titolari di diritti reali di godimento sugli stessi e i possessori (affittuari e utilizza-tori)Che cosa: Versamento dell'acconto Tasi per il 2014Come: utilizzando il Modello F24 con modalità telematiche per i titolari di partita IVA, e per gli importi superiori a mille euro, ovvero, modello F24 presso banche, agenzie postali, agenti della riscossione o con modalità telematiche per i non titolari di partita IVA e per gli importi inferiori a mille euro. Dovranno versare la Tasi entro il 16 ottobre 2014 tutti i contribuenti che possiedono o utilizzano immobili situati nei Comuni che non hanno pubblicato sul sito delle Finanze www.finanze.it le delibere Tasi entro la fine dello scorso mese di maggio, e che lo hanno fatto entro lo scorso 18 settembre 2014. Chi ha già versato l'acconto Tasi, sulla base delle delibere comunali pubblicate alla fine di maggio, non deve versare nulla entro il 16 ottobre 2014, ma dovrà versare il conguaglio entro il prossimo 16 dicembre 2014.I Comuni avrebbero potuto, infatti, deliberare le aliquote Tasi entro il prossimo lo 10 settembre al fine di ottenerne la pubblicazione sul sito delle Finanze entro il 18 settembre 2014.Nel caso in cui non sia stata pubblicata la delibera entro quest'ultimo termine, i contribuenti sono tenuti a versare l'imposta in un'unica soluzione, entro il 16 dicembre 2014, con l'aliquota base dell'1 per mille. Per pagare la Tasi i codici tributo da inserire nel modello F24 sono:- "3958" per l'abitazione principale e relative pertinenze- "3961" per gli altri fabbricati- "3959" per i fabbricati rurali ad uso strumentale- "3960" per le aree edificabili

Chi: Condominio, privatiChe cosa: Versamento imposta di registro sui contratti di locazione nuovi o rinnovati tacitamente con decorrenza 01/10/2014 di cui non si è optato per la cedolare seccaCome: Modello F23 presso banche, agenzie postali o concessionariCodice tributo: 107T-Imposta di registro per contratti di locazione fabbricati - intero periodo108T-Imposta di registro per affitto fondi rustici112T-Imposta di registro per contratti di locazione fabbricati-annualità successive114T-Imposta di registro per proroghe (contratti di locazione e affitti)115T-Imposta di registro per contratti di locazione fabbricati - prima annualità

N.B. Per le imposte dovute da Unico è possibile utilizzare il pagamento rateale; per le scadenze delle singole rate si rinvia al sito dell’Agenzia delle entrate.

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50 la PROPRIETÀ edilizia • Ottobre 2014

IN COPERTINA: IL GENIO DI FRANK LLOYD WRIGHT IN FALLINGWATER (continua da pag.3)

«a» «c» «d» «e» «f» «g» «h» «i» «l» «m»

Mese Tfr maturato fino alperiodo compreso tra

AUMENTI PREZZI AL CONSUMO OPERAI E IMPIEGATI Tasso fisso1,5%

Totale«f»+«g»coefficiente di rivaluta-

zione

Coefficientedi

rivalutazioneprogressivo

Montante mese

Indice ISTAT Diff. Incidenza % 75% di «e»

«b»

Nel prospetto che segue sono riportate le variazioni percentuali, annuali e biennali, dell’indice Istat, da valere per gli aggiornamenti dei canoni locatizi.

COEFFICIENTI MENSILI PER LA RIVALUTAZIONE DEL TFR

2014 - Da computare su quanto risultava accantonato al 31-12-2013 a titolo di TFR

meseAgosto

2012 2013 2014Rispetto al

2011Rispetto al

2010Rispetto al

2012Rispetto al

2011Rispetto al

2013Rispetto al

2012V.% tot. = 3,1V. 75% = 2,325

V.% tot. = 5,9V. 75% = 4,425

V.% tot. = 1,1V. 75% = 0,825

V.% tot. = 4,3V. 75% = 3,225

V.% tot. = 0,1V. 75% = 0,075

V.% tot. = 1V. 75% = 0,750

Montanteprogres-

sivo

LUGLIO 15-7 14-8 107,3 0,1 0,186741 0,140056 0,875 0,015056 312,025687 1,01008562 4,11987456

AGOSTO 15-8 14-9 107,5 0,4 0,373483 0,280112 1,000 1,280112 313,042047 1,01280112 4,13042047

PUBBLICATE NELLA GAZZETTA UFFICIALE A NORMA DELL’ART. 81 DELLA LEGGE 27 LUGLIO 1978, N. 392

Fallingwater (conosciuta in Italia come Casa sulla cascata) è dunque un punto di arrivo per giungere al quale è stato seguìto un lungo percorso evolutivo dello spazio architettonico: i romani sono stati forse i primi a possedere una coscienza degli spazi interni, avevano come base una dimensione monumentale espressa nella magnificenza delle terme e delle basi-liche, negli immensi spazi coperti con grandi volte a botte, a crociera e a cupola che oggi noi ammiriamo stupiti. La tarda romanità ritmò spazi più complessi, mentre i bizantini portarono a compimento l’evoluzione della copertura a cupola su grandi ambienti a pianta quadrata. Nel periodo romanico il sistema delle volte coinvolse le forme planimetriche con l’uso di contrafforti, che il gotico elaborò in una drammatica metrica ascensionale portata alle estreme conseguenze. Il rinascimento reintrodusse nei nuovi sistemi costruttivi gli aurei rapporti della tradizione greco-romana, ma fu il barocco a dare ai volumi un dinamismo tendente a incorporare gli spazi esterni. Oggi, dunque, l’unità di misura dello spazio architettonico non è più di natura strettamente fisica, ma umana.

La Casa sulla cascata è grande anche perché in essa l’architetto ha usato una perfetta sobrietà decorativa che fino allora sembrava inconsueta per lui, avvicinandosi maggiormente all’estetica delle superfici terse e astratte, in contrasto con gli elementi verticali murari di pietra naturale, rustici e grezzi.

r. m.

N.B Si ricorda che per l’aggiornamento del canone si deve far riferimento all’indice Istat del mese precedente la decorrenza del contratto. Per esigenze di spazio,in questo riassunto non appare la tabella relativa agli indici del costo della vita; per tale tabella, così come per la consultazione di quelle arretrate relative all’indice dei prezzi al consumo e ai coefficienti mensili per la rivalutazione del TFR, gli interessati potranno chiedere telefonicamente dati e chiarimenti agli uffici dell’ARPE o prendere visione direttamente dei relativi dati sul sito Internet:

www.arpe.roma.it

Tramite MAV - Il MAV fornito dall’INPS non comprende il versa-mento ad Ebilcoba. Per ottenere il rimborso della malattia della Colf e/o Badante e tutti gli altri importanti vantaggi il datore di lavoro deve riprodurre ogni trimestre un nuovo MAV dal sito internet www.inps in-serendo il codice E1 applicando la seguente procedura:

1) servizi on line: per tipologia di utente; cittadino.2) pagamento contributi lavoratori domestici: pagamento di un sin-

golo o più rapporti di lavoro; inserimento del codice fiscale del dato-re di lavoro e del codice di rapporto di lavoro; cliccare su “modifica”; inserire nel campo “c.org” il codice E1; inserire l’importo risultante dalla moltiplicazione di € 0,03 per le ore lavorate nel trimestre.

3) conferma la modifica.

METODI DI PAGAMENTO ALTERNATIVI

Online sul sito www.inps.it - Selezionare nel campo “codice organizza-zione” il codice “E1” ed inserire l’importo risultante dalla moltiplicazio-ne di € 0,03 per le ore lavorate nel trimestre. Con Home Banking - Se si dispone del servizio di Banca via internet, accedere alla sezione “conto on line” >pagamenti > contributi INPS se-lezionando nel campo cod. org E1” ed inserire l’importo risultante dalla moltiplicazione di € 0,03 per le ore lavorate nel trimestre. Presso le tabaccherie “Reti amiche” - È necessario fornire i dati rela-tivi ai contributi previdenziali INPS, ed inserire nel campo cod. org E1 l’importo risultante dalla moltiplicazione di € 0,03 per le ore lavorate nel trimestre.

Colf e badanti: come pagare i contributi

N. B. Non si deve assolutamente versare il contributo a Ebilcoba congiuntamente ai versamenti previdenziali INPS, ma è necessario distin-guere i due importi nelle due caselle altrimenti non è possibile ottenere i vantaggi del nostro contratto.

Page 51: ARPE - Associazione Romana della Proprietà Edilizia

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