art 33 n.11-12 impaginato+cop - edizioni conoscenza · implementare i diritti, le tutele e la...

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Editoriale 1/Le riforme e le chiacchiere Nuovi leader e vecchie politiche DOMENICO P ANTALEO 2/ Lo scrigno A CURA DI LOREDANA FASCIO LO Mercurio 3/Se passate da Tor Sapienza ERMANNO DETTI Politica e sindacato 4/L’apparente invisibilità del lavoro Meno diritti per uscire dalla crisi? MASSIMO MARI 6/Lavoro, uguaglianza, dignità La tutela va estesa e non cancellata. Articolo 18 e Statuto 8/La buona scuola da tagliare e ritagliare La legge di stabilità 2015 ARMANDO CATALANO 11/L’università senza fondo La legge di stabilità 2015 RENATO COMANDUCCI 13/Il lavoro al centro delle riforme Sbloccare i contratti pubblici ANNA MARIA SANTORO 17/A proposito di consenso RSU nel pubblico impiego. Una grande prova di democrazia MAURIZIO LEMBO I sistemi della conoscenza 20/Luogo magico di conoscenza Biblioteche scolastiche DONATELLA LOMBELLO 23/Il libro di carta nella scuola di oggi Biblioteche scolastiche LAURA CAPOGNA 26/Una riforma di tutti Una legge di iniziativa popolare per la scuola GIOVANNI COCCHI, BRUNO MORETTO Studi e Ricerche 29/Dispersione scolastica. Triste primato italiano Dati I STAT 2013 DANIELA P IETRIPAOLI 29/Boati e fumo denso sul mare Il vesuvio e la guerra ELENA CUBELLIS, ALDO MARTURANO Letture e letterature 36/L’inventore della fiaba moderna La scomparsa di Marcello Argilli ERMANNO DETTI Tempi moderni/ Il giorno della memoria 40/Il legno storto dell’umanità La metafisica della violenza DAVID BALDINI 42/Quando il mondo si rovesciò 28 maggio 1974 - Brescia, Piazza della Loggia A CURA DELLA FLC DI BRESCIA 46/Auschwitz oggi tra turismo e memoria Sul luogo-simbolo della Shoah 70 anni dopo DARIO RICCI Tempi moderni 50/Da “Addio alle armi” a “Orizzonti di gloria” Il cinema della Grande guerra dagli anni ’70 a oggi ALESSANDRO D’ALOISIO 54/ Georg Trakl, poeta troppo profetico I protagonisti /Nel centenario della scomparsa A CURA DI ORIOLO 55/ ’O calannario nun ’o date retta La specola e il tempo/ Eduardo 30 anni dopo la morte AMADIGI DI GAULA Cultura e società 56/Aree urbane in transizione Sociologia del territorio ANITA GARRANI 58/Impegno e responsabilità verso un’arte di alto profilo Film La Scultura al Montreal World Film Festival A CURA DI MARCO FIORAMANTI Articolo 33 mensile promosso dalla FLC Cgil anno VI n. 11-12 -2014. Autorizzazione del Tribunale di Roma n. 488 del 7/12/2004 - Valore Scuola coop. a r.l. - via Leopoldo Serra, 31/37 - 00153 Roma - Tel. 06.5813173 - Fax 06.5813118 - www.edizioniconoscenza.it - [email protected] - Abbonamento annuale: euro 65,00 - estero euro 129,00 - Per gli iscritti FLC CGIL euro 50,00 - sconti per RSU - una copia euro 8,00 - Versamento su c/cp n. 63611008 - intestato a Valore Scuola coop. a r.l. oppure bonifico bancario Direttore responsabile: Ermanno Detti - Direzione: Renato Comanducci, Anna Maria Villari - Layout, impaginazione, copertina: Marco Fioramanti - In redazione: Alberto Alberti, David Baldini, Paolo Cardoni, Loredana Fasciolo, Marco Fioramanti, Marilena Menicucci, Paolo Serreri - Stampa: Tipolitografia CSR, via di Pietralata, 157 - Roma - Hanno collaborato a questo numero: Amadigi di Gaula, Laura Capogna, Giovanni Carbone, Armando Catalano, Giovanni Cocchi, Renato Comanducci, Elena Cubellis, Alessandro D’Aloisio,Vincenza Fanizza, FLC Brescia, Anita Garrani, Enzo Grossi, Maurizio Lembo, Donatella Lom- bello, Massimo Mari, Aldo Marturano, Bruno Moretto, Oriolo, Domenico Pantaleo, Pino Patroncini, Daniela Pietripaoli, Dario Ricci, Anna Maria Santoro. Articolo 33 Mensile per chi lavora nella scuola, nell’università, nella ricerca, nella formazione 60/Il benessere dell’individuo e del pianeta Nutrizione e salute ENZO GROSSI 63/ Didier, bambino soldato Clandestini , da giallo d’appendice online a libro A CURA DI MARCO FIORAMANTI 64/Contaminazione e libertà Una piccola città, una grande sfida culturale GIOVANNI CARBONE 66/Il cervello, il suo sviluppo, il suo potenziamento I progressi delle neuroscienze INTERVISTA AD ALBERTO OLIVERIO DI ERMANNO DETTI Cinema 70/La storia di un’anima Il giovane favoloso, film di Mario Martone VINCENZA FANIZZA 71/ L’esilio dell’Aquila Un docu-film su Napoleone all’Elba VINCENZA FANIZZA Farsi e disfarsi dell’avanguardia 72/Arte relazionale come valore terapeutico Mandra Cerrone MARCO FIORAMANTI 75/Bianco Nagual Anna Di Fusco MARCO FIORAMANTI Libri 77/Per la scuola di tutti Sulla storia della scuola PINO PATRONCINI 76/Un guerriero impeccabile William Burroughs, a cura di Fiorella Iacono MARCO FIORAMANTI 78/Il sindacalista detective per caso Un libro, un personaggio, un’intervista impossibile ANNA VILLARI E TOM JOAD Recensioni 80/Schede A CURA DI ANITA GARRANI L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento SOMMARIO

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L'arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento

Editoriale1/Le riforme e le chiacchiereNuovi leader e vecchie politicheDOMENICO PANTALEO

2/ Lo scrignoA CURA DI LOREDANA FASCIOLO

Mercurio3/Se passate da Tor SapienzaERMANNO DETTI

Politica e sindacato4/L’apparente invisibilità del lavoroMeno diritti per uscire dalla crisi?MASSIMO MARI

6/Lavoro, uguaglianza, dignitàLa tutela va estesa e non cancellata. Articolo 18 e Statuto

8/La buona scuola da tagliare e ritagliareLa legge di stabilità 2015ARMANDO CATALANO

11/L’università senza fondoLa legge di stabilità 2015RENATO COMANDUCCI

13/Il lavoro al centro delle riformeSbloccare i contratti pubbliciANNA MARIA SANTORO

17/A proposito di consensoRSU nel pubblico impiego. Una grande prova di democraziaMAURIZIO LEMBO

I sistemi della conoscenza20/Luogo magico di conoscenzaBiblioteche scolasticheDONATELLA LOMBELLO

23/Il libro di carta nella scuola di oggiBiblioteche scolasticheLAURA CAPOGNA

26/Una riforma di tuttiUna legge di iniziativa popolare per la scuolaGIOVANNI COCCHI, BRUNO MORETTO

Studi e Ricerche29/Dispersione scolastica. Triste primato italianoDati ISTAT 2013DANIELA PIETRIPAOLI

29/Boati e fumo denso sul mareIl vesuvio e la guerraELENA CUBELLIS, ALDO MARTURANO

Letture e letterature36/L’inventore della fiaba modernaLa scomparsa di Marcello ArgilliERMANNO DETTI

Tempi moderni/Il giorno della memoria40/Il legno storto dell’umanitàLa metafisica della violenzaDAVID BALDINI

42/Quando il mondo si rovesciò28 maggio 1974 - Brescia, Piazza della LoggiaA CURA DELLA FLC DI BRESCIA

46/Auschwitz oggi tra turismo e memoriaSul luogo-simbolo della Shoah 70 anni dopo DARIO RICCI

Tempi moderni50/Da “Addio alle armi” a “Orizzonti di gloria”Il cinema della Grande guerra dagli anni ’70 a oggiALESSANDRO D’ALOISIO

54/ Georg Trakl, poeta troppo profeticoI protagonisti/Nel centenario della scomparsaA CURA DI ORIOLO

55/ ’O calannario nun ’o date rettaLa specola e il tempo/ Eduardo 30 anni dopo la morteAMADIGI DI GAULA

Cultura e società56/Aree urbane in transizioneSociologia del territorioANITA GARRANI

58/Impegno e responsabilità verso un’arte di alto profiloFilm La Scultura al Montreal World Film FestivalA CURA DI MARCO FIORAMANTI

Articolo 33 mensile promosso dalla FLC Cgil anno VI n. 11-12 -2014. Autorizzazione del Tribunale di Roma n. 488 del 7/12/2004 - Valore Scuola coop. a r.l. - via Leopoldo Serra, 31/37 - 00153 Roma - Tel. 06.5813173 - Fax 06.5813118 - www.edizioniconoscenza.it - [email protected] - Abbonamento annuale: euro 65,00 - estero euro 129,00 - Per gli iscritti FLC CGIL euro 50,00 - sconti perRSU - una copia euro 8,00 - Versamento su c/cp n. 63611008 - intestato a Valore Scuola coop. a r.l. oppure bonifico bancario Direttore responsabile: Ermanno Detti - Direzione: Renato Comanducci, Anna Maria Villari - Layout, impaginazione, copertina: Marco Fioramanti - In redazione: Alberto Alberti, David Baldini, Paolo Cardoni, Loredana Fasciolo, MarcoFioramanti, Marilena Menicucci, Paolo Serreri - Stampa: Tipolitografia CSR, via di Pietralata, 157 - Roma - Hanno collaborato a questo numero: Amadigi di Gaula, Laura Capogna, GiovanniCarbone, Armando Catalano, Giovanni Cocchi, Renato Comanducci, Elena Cubellis, Alessandro D’Aloisio, Vincenza Fanizza, FLC Brescia, Anita Garrani, Enzo Grossi, Maurizio Lembo, Donatella Lom-bello, Massimo Mari, Aldo Marturano, Bruno Moretto, Oriolo, Domenico Pantaleo, Pino Patroncini, Daniela Pietripaoli, Dario Ricci, Anna Maria Santoro.

Articolo33 Mensile per chi lavora nella scuola, nell’università, nella ricerca, nella formazione

60/Il benessere dell’individuo e del pianetaNutrizione e saluteENZO GROSSI

63/ Didier, bambino soldatoClandestini, da giallo d’appendice online a libroA CURA DI MARCO FIORAMANTI

64/Contaminazione e libertàUna piccola città, una grande sfida culturaleGIOVANNI CARBONE

66/Il cervello, il suo sviluppo,il suo potenziamentoI progressi delle neuroscienzeINTERVISTA AD ALBERTO OLIVERIO DI ERMANNO DETTI

Cinema70/La storia di un’animaIl giovane favoloso, film di Mario MartoneVINCENZA FANIZZA

71/ L’esilio dell’AquilaUn docu-film su Napoleone all’ElbaVINCENZA FANIZZA

Farsi e disfarsi dell’avanguardia72/Arte relazionale come valore terapeuticoMandra CerroneMARCO FIORAMANTI

75/Bianco NagualAnna Di FuscoMARCO FIORAMANTI

Libri77/Per la scuola di tuttiSulla storia della scuolaPINO PATRONCINI

76/Un guerriero impeccabileWilliam Burroughs, a cura di Fiorella IaconoMARCO FIORAMANTI

78/Il sindacalista detective per casoUn libro, un personaggio, un’intervista impossibileANNA VILLARI E TOM JOAD

Recensioni80/SchedeA CURA DI ANITA GARRANI

L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento

SOMMARIO

www.edizioniconoscenza.it

ché nascono dalla realtà quotidiana ene rappresentano le emergenze. La FLCCGIL intende allargare il fronte delle al-leanze e costruire vaste coalizioni so-ciali tra lavoratori della conoscenza,studenti, precari e movimenti per affer-mare il nesso inscindibile tra un diversomodello di sviluppo e diritto allo studio,al lavoro e al reddito.Il contratto, lo spieghiamo anche nel-

l’articolo a pag. 13 e sgg., è la cosa piùimportante, è lo strumento per ridiscu-tere i carichi di lavoro, per garantire pa-rità di diritti e salari tra precari e “stabili”,per contrattare i regimi degli orari, le mo-dalità di valorizzazione professionale, leforme e le finalità della valutazione. È lostrumento più flessibile e più condivisoper farlo. Disciplinare il lavoro per leggeè operazione arretrata, autoritaria, in-gabbia il lavoro in una rete burocratica erigida. Altro che modernità. Una riformadella scuola ambiziosa come quella de-scritta dal piano del governo non si fa acosto zero. I 3 miliardi promessi sonouna goccia nel mare, quando si auspicauna scuola piena di computer e labora-tori, dove la multimedialità innova la di-dattica, un inserimento di nuove disci-pline, un potenziamento delle lingue stra-niere… Questo comporta investimenti ininnovazione e formazione e aggiorna-mento professionale. Ma anche qui i fattismentiscono la demagogia: la formazio-ne in servizio del personale della scuolasubisce un taglio del 60%. È quanto ilMIUR mette sul piatto dei risparmi, ri-mangiandosi buona parte dei 10 milionistanziati dall’ex ministro Carrozza. Meno chiacchere, meno hashtag e più

disponibilità all’ascolto e al confronto.Questo ci aspetteremmo da un governoche volesse davvero cambiare.

Editoriale

UN AUTUNNO DI SCIOPERI E MANI-FESTAZIONI. È INEVITABILE QUAN-DO DI FRONTE HAI UN GOVERNOAUTORITARIO E ARROGANTE. CHEPER DI PIÙ È ANCHE IL PIÙ IM-

PORTANTE DATORE DI LAVORO, QUELLO CHE

DOVREBBE DARE IL BUON ESEMPIO DI RELAZIO-NI CORRETTE CON I PROPRI DIPENDENTI E LE

LORO RAPPRESENTANZE. MA RENZI CONCEPI-SCE IL LAVORO COME UNA MERCE, SPOGLIATODI DIRITTI, AUTONOMIA E LIBERTÀ. DA FATTOREDI EMANICIPAZIONE UMANA E SOCIALE È RIDOT-TO A UN PURO FATTORE DI COSTO E PIEGATO

AL POTERE UNILATERALE DELLE IMPRESE O

DELLA DIRIGENZA NEI SETTORI PUBBLICI.

Il Presidente del Consiglio, così sol-lecito a coinvolgere l’opposizione nellastesura della riforma elettorale, è, alcontrario, incredibilmente sprezzantequando si tratta di confrontarsi con isindacati che pure rappresentano mi-lioni di persone. È convinto davveroMatteo Renzi che la continua esibizionemuscolare faccia bene al paese? Le ragioni della mobilitazione dei la-

voratori sono tante e le abbiamo pre-sentate in tutte le forme, insieme amolte proposte, tutte utili e tutte fatti-bili. Tanto che alcune sono state inse-rite dentro il piano per la buona scuola.E devo dire che sono le uniche cosebuone di quella proposta che sa moltodi spot pubblicitario privo di visione stra-tegica e di risorse. Come risulta anchedalla consultazione che abbiamo con-dotto sul nostro sito. Anche nei com-parti della conoscenza si vogliono im-porre competizione individuale, controllogerarchico e restringimento degli spazidi democrazia piegando i saperi agli in-teressi del mercato e delle imprese.

Le riforme e le chiacchiere

L’ultima provocazione è l’ennesimoblocco dei contratti pubblici. Nei settoridella conoscenza i contratti sono sca-duti il 31 dicembre 2009. Da allora nonsolo non ci sono stati aumenti di retri-buzioni (come è noto, molto basse), masi è tentato continuamente di bloccareanche gli scatti di anzianità e la contrat-tazione decentrata che consentivano in-crementi salariali, progressioni di carrie-ra e valorizzazione professionale.Nella scuola, nell’università, nella ri-

cerca c’è un’emergenza salariale chenon è stata compensata dai famosi 80euro. Il rinnovo del contratto è una prio-

1ARTICOLO 33 | N.11-12, 2014

Nuovi leader e vecchie politiche

Domenico Pantaleo

rità. Ma non si tratta solo di retribuzioni.È lo strumento migliore per leggere il la-voro che cambia e per dare gambe allenecessarie riforme di cui, soprattuttonella scuola, c’è bisogno. Bisogna ri-partire dal valore del lavoro per miglio-rare la qualità del sistema dell’i-struzione e della ricerca. Dunque va can-cellata la precarietà nelle scuole pubbli-che e private, nelle università, nellaricerca, nella formazione professionale.Le nostre priorità, quelle che abbiamoportato alle manifestazioni del 25 otto-bre e dell’8 novembre e allo scioperodel 12 dicembre, le abbiamo illustrate econsegnate anche alla ministra Gian-nini. Le leggerà? Ce lo auguriamo per-

www.edizioniconoscenza.it 4

Meno diritti per uscire dalla crisi?

Politica e sindacato

VECCHIE E NUOVE FORME DI

SFRUTTAMENTO ANCHE NELLE

SCUOLE PRIVATE, SIA RELI-GIOSE CHE LAICHE. IL TENTA-TIVO DI AGGIRARE I VINCOLI

NORMATIVI E RETRIBUTIVI DEI

TRADIZIONALI CCNL DI CATE-GORIA E QUINDI DI ABBASSARE

AL MINIMO TUTELE E DIRITTI.QUESTA È L’UNICA “STRATE-GIA” UTILIZZATA PER USCIRE

DALLA CRISI

L’apparente invisibilità del lavoro

massimo mari

formazione e dell’educazione privata. unmondo fatto di persone in carne e ossadove si combinano, in una pericolosa mi-scela, vecchie e nuove forme di sfrutta-mento e di auto-sfruttamento.

l’apparente invisibilità del lavoro nonè altro che l’espressione fenomenicadella reale generazione di plusvalore intutte le sfere del mondo lavorativo, so-prattutto laddove trova un humus giuri-dico, legislativo, sociale ed economicofavorevole.

È un mondo in cui la cultura della con-trattazione si è affacciata solo in anni re-centi e con non poche contraddizioni, alpunto che l’iscrizione a un sindacatocome la cgil può di per sé ancora oggimettere in discussione il posto di lavoro.

in questa galassia, che va dagli asilonido alle università non statali passandoper tutta l’area curriculare, l’azione e lapratica sindacale ha per certi versi con-notati dal sapore antico che ci riporta aglialbori del movimento sindacale italianocon tutte le difficoltà, le contraddizioni ei problemi connessi nel costruire, sinda-calmente parlando, quel senso di appar-tenenza a una soggettività collettivaattraverso cui affermare e difendere lacultura del diritto e la pratica della de-mocrazia a partire dal posto di lavoro.

con il suo congresso costitutivo la Flccgil ha voluto rilanciare la sua azione e ilsuo impegno non solo per contrastarel’avanzare della precarietà e di un’illega-lità diffusa nel lavoro ma per rafforzare eimplementare i diritti, le tutele e la di-gnità lavorativa di oltre 150 mila lavora-trici e lavoratori per anni trascurati dal

Non ci troviamo a Praga nel Pe-rioDo Della SUA PRIMAVERA eDella successiva invasione Del-l’unione sovietica, ma nell’ita-lia Devastata Dalla crisi e Dalla

recessione, Dove il lavoro traDizionale e isuoi Diritti stanno subenDo una ProFonDametamorFosi tale Da PreFigurarne una NUO-VA MORFOLOGIA, tutta tesa, in nome DellacomPetitività e Della Flessibilità, aD abbas-sare i Diritti e le tutele Del lavoro attraver-so l’amPliamento Della Precarizzazione eDella DisoccuPazione Per riFormulare NUOVIraPPorti tra caPitale/stato/lavoro, tutti aFavore Del caPitale.

Morfologia degli attuali lavori

cosicché il lavoro stabile, tipico dellafase tayloriano-fordista, modellato dallacontrattazione e regolamentazione, vie-ne sempre più sostituito con i più diver-sificati modi di informalità come il lavoroatipico nelle sue molteplici espres- sioni,i lavori terziarizzati, il “cooperativismo”,l’“impreditorismo”, e il “lavoro volonta-rio”. Questa nuova morfologia del lavoroamplia a dismisura l’universo del cosid-detto lavoro invisibilizzato, e contempo-raneamente potenzia nuovi meccanismigeneratori di valore, utilizzando nuovi evecchi meccanismi di intensificazionedel lavoro.

Dentro questo processo multitenden-ziale è invischiato, tra gli altri, anche ilpersonale che lavora in quel compositoe variegato mondo dell’istruzione, della

ARTICOLO 33

dibattito culturale, sociale e sindacaleperché ancora oggi troppo oscurato daimposizioni ideologiche precostituite edesuete. condizione questa per imporreun servizio di qualità, per rimuoverequelle discrasie ancora presenti nella le-gislazione di riferimento nonostante l’av-vento della legge di parità e per rico-struire quella filiera della conoscenza in-dispensabile per una società più giusta,più democratica, più inclusiva.

in questi ultimi anni, soprattutto in con-comitanza con l’amplificarsi della crisi,sulle condizioni di vita e di lavoro di oltrecentosettantamila lavoratrici e lavoratori– in forza a vario titolo nelle scuole pri-vate italiane – si sono abbattuti preoc-cupanti e pericolosissimi fenomeni dideregulation, di dumping contrattuale econtributivo, di lavoro sottopagato e irre-golare tanto da portare la scuola non sta-tale e lo stesso sistema di istruzioneverso una inaccettabile deriva.

Strategie ricattatorie

Per via del ricatto occupazionale econ il pretesto di ridurre il costo del la-voro, pena la chiusura dell’attività e i li-cenziamenti, i datori di lavoro hannoimposto e impongono unilateralmentecontratti di prossimità, cambio di riferi-mento contrattuale, contratti di collabo-razione a progetto con o senza partitaiva, riduzioni unilaterali di salario, ester-nalizzazioni, cessioni d’azienda o dirami d’azienda, ricorso a contratti di sot-totutela e altre forme di flessibilità dellavoro finalizzate solo ad addossaretutto il peso della crisi sulle spalle deilavoratori e mantenere così inalterati iprofitti. si tratta di variabili del lavoroprecario e sommerso, tinteggiato conuna parvenza di legalità, che nei fattirappresenta il tentativo di aggirare i vin-coli normativi e retributivi dei tradizio-nali ccnl di categoria sottoscritti dai tresindacati confederali della scuola equindi abbassare al minimo tutele e di-ritti. non solo! tali fenomeni si sono ri-

Meno diritti per uscire dalla crisi?

5 www.edizioniconoscenza.itN.11-12, 2014

percossi in maniera negativa anche inquelle realtà scolastiche più sane mi-nandone la qualità e ridimensionan-done l’efficienza quando non sonostate costrette a uscire di scena.

in un decennio la scuola paritaria èstata fortemente ridimensionata atte-standosi ai livelli più bassi della suastoria repubblicana. se si esclude lascuola dell’infanzia, che copre circa il

30% della popolazione scolastica pervia di una sua storia peculiare, lescuole non statali paritarie accolgonorispettivamente il 6,9% nella primaria,il 3,9% nella media e il 4,9% nella su-periore della popolazione scolasticadei rispettivi ordini di studio. altro chesorti progressive!

nelle articolazioni produttive più de-boli e più esposte al ricatto del mercato– come appunto la scuola non statale– gli effetti di quel lungo e travagliatoprocesso di frammentazione del lavoroavviato dai governi di centro destra conil D.lgs 368/2001, con la legge 30 eproseguiti fino agli ultimi interventi le-gislativi, compreso il Jobs act renziano,si coniugano con la crisi economicacontribuendo in maniera significativa adestabilizzare il lavoro tradizionale,mettendo in seria discussione la cen-tralità del contratto collettivo nazionalee il suo valore universalistico e solida-ristico e il ruolo del sindacalismo con-federale.

secondo un nostro screening a li-vello nazionale il ricorso al contratto atempo indeterminato è decisamente in

calo e copre non più del 50% degli ad-detti con una presenza diffusissima dipart-time; mentre crescono i contrattia termine e ancor di più i contratti ati-pici articolati nelle varie forme della pa-rasubordinazione nonostante i timididivieti legislativi.

non c’è da meravigliarsi, quindi, chele condizioni di vita e di lavoro di questopersonale siano drammaticamente peg-giorate tanto da farci dire che ci troviamodi fronte, nella migliore ipotesi, al lavoropovero dove – se va bene – le retribu-zioni si attestano al di sotto dei mille euromensili, per non parlare degli altri diritti.

alle tradizionali incertezze, alle vec-chie contraddizioni e alle antiche di-scrasie se ne sono aggiunte delle nuo-ve e più preoccupanti per il futuro la-vorativo di queste lavoratrici e lavora-tori, reso oltretutto ancora più incertodalla ridotta capacità della scuola pub-blica di assorbire personale docente.

nonostante la presenza radicata deicontratti collettivi, in un sistema dalletutele deboli (dimensione aziendale,assenza di ammortizzatori sociali ordi-nari, basso tasso di sindacalizzazione,sacche diffuse di lavoro nero e irrego-lare, presenza di contratti di sottotu-tela, ricatto occupazionale...) è preval-sa da parte degli enti gestori la logica,tutta padronale, di far ricadere i costidella crisi direttamente sul costo del la-voro, quindi sui lavoratori.

Piuttosto che elevare e ampliare laqualità dell’offerta formativa per ren-dere più competitive le imprese, si èpuntato sulla concorrenza a ribasso in-dividuando nella drastica riduzione delcosto del lavoro la strategia per usciredalla crisi.

a ben guardare qui come in altri set-tori dell’economia la politica neoliberi-sta di puntare alla competitività aribasso, favorita dalla generazione diuna massiccia forza lavoro eccedenta-ria, ha trovato la sua più perversa ap-plicazione.

va comunque sottolineato che le di-namiche messe in essere dagli enti ge-

Politica e sindacato

stori, sia religiosi che laici, si sonoorientate tendenzialmente, benché inmaniera articolata, su una duplice di-rezione.

Da un lato (scuole religiose) le ri-strutturazioni si sono mosse e si muo-vono prevalentemente, seppure conpunte accentuate di forzatura, dentrole maglie larghe consentite dall’attualenormativa del lavoro riconducibili, co-munque, nell’alveo del lavoro subordi-nato (contratti di solidarietà, esterna-lizzazioni di parte dei servizi e trasfor-mazioni aziendali); dall’altro, nelle co-siddette scuole laiche, tali processi diristrutturazione aziendale si sonoorientati nella direzione di uno sman-tellamento del lavoro subordinato avantaggio del lavoro autonomo e para-subordinato mettendo in seria discus-sione la stessa presenza dei ccnl e dellavoro stabile.

6www.edizioniconoscenza.it ARTICOLO 33

Come uscirne?

le organizzazioni sindacali dellascuola proprio per arginare questa derivahanno messo in campo, laddove pre-senti, tutte quelle iniziative possibili a so-stegno dell’occupazione e a tutela deicontratti di riferimento. contratti di soli-darietà difensivi di tipo b, ricorso allacassa integrazione e mobilità in derogasono stati gli interventi più gettonati. in-terventi da politica sindacale difensivatesa appunto a difendere, per quantopossibile, la disoccupazione e il lavoro.ogni giorno che passa però la situazionediventa più drammatica non solo per i la-voratori del comparto ma per tutti quelliche operano nei settori produttivi privi diinterventi incisivi di sostegno al reddito eall’occupazione. Da qui la reiterata ri-chiesta della cgil di un riordino degli am-mortizzatori sociali in chiave universali-stica per combattere la crisi e sostenere

reddito e occupazione per poter, seppurtemporaneamente, frenare la diffusionedella precarietà e della disoccupazione.il Piano del lavoro lanciato dalla ccnl nel2013 per uscire dalla crisi, riassumibilenello slogan Produzione di lavoro amezzo di lavoro era ed è il tentativo di in-dicare una strada ben diversa da quellaimboccata dai governi italiani in questiultimi quattro anni.

Quella proposta è stata largamenteignorata dal governo dimenticando cheè parzialmente mutuata dalla politicaeconomica di obama che sta produ-cendo in quel paese alcuni effetti posi-tivi sia sulla ripresa economica esoprattutto sulla lotta alla disoccupa-zione. si è voluto invece imboccare unavia diversa e difficile, tutta legata a unabattaglia ideologica intorno all’articolo18 dello statuto dei lavoratori dimenti-cando volutamente che “il mercato dellavoro non si riforma quando c’è reces-

Meno diritti per uscire dalla crisi?

Politica e sindacato

Lavoro, uguagLianza, dignità: La tuteLa va estesa e non canceLLata

articoLo 18 e statuto

All’indomani della legge delega sul mercato del lavoro èricominciata da parte dei soliti noti la campagna liberi-sta per l’abrogazione dell’articolo 18 dello Statuto dei

lavoratori. A loro dire quella norma, che prevede la reintegranel caso di licenziamento senza giusta causa e senza giustificatomotivo, va superata perché è vecchia (sic!) e perché, in tutti que-sti anni, ha imbrigliato il nostro sistema economico e produttivoimpedendogli di rinnovarsi, di rafforzarsi, di essere più compe-titivo sui mercati e ha scoraggiato gli investitori stranieri.

A questi signori hanno fatto eco altri soggetti, figli dell’ultimagenerazione della politica riconducibili soprattutto all’area so-cial-liberista della sinistra nostrana, che non si sono limitati a spo-sare la vecchia tesi berlusconiana-sacconiana, ma l’hannori-condita, nel segno del più tradizionale trasformismo tipico dellastoria politica italiana, aggiungendo un’ulteriore argomenta-zione: la fine della reintegra significa, paradossalmente, la fine dipresunti privilegi per alcuni e il ripristino dei diritti uguali per tutti.Abbassandoli. Tutti insieme, con l’appoggio della fanfara dei massmedia hanno intonato l’avvento di una nuova crociata con ilmotto Gott mit uns! Ovviamente il buon Dio non c’entra un ficosecco! E allora è partita la campagna e la caccia all’untore, reo divoler non solo mantenere, ma allargare le garanzie elevandole a tutto il mondo del lavoro.

Una blasfemia simile, capeggiata dalla CGIL, va combattuta erepressa in ogni luogo e in ogni dove perché nemica dichiaratadel Principe e de lo suo volere. Se qualcuno tentenna, chiede chia-rezza, si interroga sul perché, l’accusa è semplice: non solo seicomplice dell’eresia ma sei un fottuto vetero comunista ovvero unconservatore che ostacola l’avvento del benessere, della pro-sperità, della crescita, dell’occupazione e che vuole mantenereun privilegio a danno di chi non ce lo ha.

La cosa più triste di questa italica vicenda non è solo rappre-sentata dagli incalliti neoliberisti ma dai neo-assertori della fine dellareintegra che vogliono far credere a chi lavora che la scomparsadi questa norma è un bene per tutti i lavoratori perché pone finea un presunto privilegio di chissà quale casta. Tutto questo è tri-ste perché genera incertezza, sgomento e confusione, ma so-prattutto perché questi eruditi signori, utilizzando argomentazionistrumentali, negano la storia e in particolare quella del movi-mento operaio. Qualcuno potrebbe interpretare questa mia af-fermazione come nostalgica e quindi conservatrice.

Ci si dimentica invece (volutamente o per ignoranza?) cheprima dello Statuto dei lavoratori del 1970, preceduto dallalegge 604 del 1966, in Italia si poteva tranquillamente licenziaresenza giusta causa e giustificato motivo e senza che ci fossero tu-tele per il lavoratore ingiustamente colpito dal datore di lavorocon il provvedimento di risoluzione del rapporto di lavoro.Quello che viene oggi riproposto e presentato come moder-nità non è altro che un ritorno al passato. A quei tempi nellagrande fabbrica dettava legge l’impostazione autoritaria vallet-

sione, ma quando c’è crescita” come haosservato il premio nobel Joseph sti-glitz. l’attuale proposta governativa diriordino del mercato del lavoro a dueanni dalla riforma Fornero appare contutta evidenza strumentale e giustificatasolo da ragioni politiche e di manteni-mento del potere considerato in chiavemachiavellica.

se si vuole davvero rilanciare la cre-scita e l’occupazione ci vogliono inter-venti di politica economica di ben altranatura. Prendere poi a pretesto l’as-sunto che l’assenza di investitori stra-nieri in italia sarebbe impedita dal-l’articolo 18 e che per favorire l’occupa-zione sarebbe necessario abbassare atutti i lavoratori diritti e tutele fonda-mentali non ci pare essere una ricettaadeguata per uscire dalla crisi e per ri-lanciare i consumi. ritornare poi ad unmercato del lavoro ancora più disartico-lato, più frammentato, più flessibile e

con meno tutele significa non solo far tor-nare indietro le lancette della storia macondannare ancora di più milioni di lavo-ratori, soprattutto giovani, alla precariz-zazione e alla parcellizzazione. bastipensare agli ultimi due decenni di poli-tica economica italiana dove la diminu-zione implicita ed esplicita del costo dellavoro ha spinto le imprese a frenare gliinvestimenti e a puntare sulle rendite fi-nanziarie.

nel bene e nel male il “renzismo”, in-teso come malattia infantile del liberi-smo, rischia di portarci sempre più versouna trasformazione morfologica pro-fonda del lavoro sempre più assogget-tata al capitale e al profitto tanto da fargliassumere quei tratti essenziali tipici diquelle realtà produttive dalle tutele de-boli. lo spaccato fin qui analizzato, seb-bene riferito – in questa circostanza – alsegmento specifico del comparto del-l’istruzione e dell’educazione privata, è

paradigmatico perché testimonia la pre-senza del reale tentativo di un radicalemutamento del lavoro la cui fenomeno-logia è comune e riscontrabile in quasitutti i settori produttivi del lavoro in italiae non solo nel terziario tradizionale.

simili tendenze rappresentano e sem-pre più rappresenteranno, se non scon-fitte adeguatamente, le scaturigini di unfuturo del lavoro sempre più tipizzato edi una società tutta centralizzata sul ca-pitale e la sua valorizzazione. oggi piùche nel passato per superare la preca-rietà e spezzare questa inarrestabile tra-sformazione morfologica del lavorooccorre ripartire dai diritti e dalle tutelearricchendo e non cancellando la legge300. e questo non è un vecchio totemcome qualcuno sofisticamente vorrebbefar credere ma la via maestra per darefuturo al lavoro e alla buona occupa-zione con particolare riguardo a quellagiovanile.

7 www.edizioniconoscenza.itN.11-12, 2014

Politica e sindacatoMeno diritti per uscire dalla crisi?

tiana e in tutti gli altri luoghi di lavoro era il padrone delle ferrieredi turno a decidere la sorte lavorativa dei propri dipendenti.

I termini utilizzati volutamente arcaici, però rendono moltochiaro il concetto di dominio nel lavoro, che si tratti di una fab-brica, di un ufficio, di una scuola, di un ospedale o di un cantiere.Siamo ben consapevoli che oggi la morfologia del lavoro sta tra-sformandosi rapidamente e che i nuovi modelli di accumula-zione di capitale passano anche, e soprattutto, per altre formedi lavoro invisibilizzato (COCOPrO, false partite IvA, tempi deter-minati, esternalizzazioni, appalti, subappalti, somministrazione,contratti di sottotutela, contratti di prossimità ecc.) connotateda una diffusa precarizzazione, da una frammentazione delle ti-pologie contrattuali e da forme nuove di sfruttamento. Feno-meni che attraversano tutti i luoghi del lavoro a prescindere dalnumero dei lavoratori, stabili e non stabili. Altro che rigidità delmercato del lavoro italiano! La legislazione del lavoro in Italia èla più flessibile d’Europa!

È evidente che dietro questa crociata c’è ben altro! C’è il di-segno strategico perverso di sostenere a tutto campo la cre-scita esponenziale del saggio del profitto per una nuovaaccumulazione di capitale destinata alla tecno-finanza, che passamediante la riduzione delle tutele e dei diritti ridisegnando lanuova morfologia del lavoro all’insegna della precarietà e dellosfruttamento. Ecco perché, di fatto e di diritto, i novelli livellatori,in nome di uno pseudo egualitarismo, vogliono estendere a tuttoil lavoro la possibilità di licenziare impunemente senza che leimprese e i datori di lavoro siano soggetti al vincolo della tutela

reale, addirittura andando oltre la già pesante controriformaFornero che come è noto ha introdotto il licenziamento permotivi economici.

Nella logica di tale disegno c’è, inoltre, un aspetto che non puòné essere sottaciuto né sottovalutato. Qui non ci si limita solo aridurre diritti e tutele dei lavoratori, con il ridimensionamentodello Statuto dei lavoratori si vuole colpire anche il sindacato allaradice mettendo in seria discussione il suo ruolo di rappresen-tanza sociale e confederale. Ovvero la forma sindacato costruitaproprio sulla base di quel pilastro giuridico del nostro ordina-mento che è appunto la legge 300 del 1970 annichilendone com-piti, funzioni e agibilità politica. Si vuole, in ultima analisi, relegaree imbrigliare il sindacato, e in particolar modo la CGIL, nell’alveodi un nuovo neocorporativismo inaccettabile perché segnerebbela fine dell’autonomia sindacale e la subordinazione al potere po-litico. È stato più volte sottolineato, anche da insigni economi-sti, non certo annoverabili tra i neo-comunisti, che in una fase dicrisi economica e di recessione il lavoro ha bisogno di più tutelee di più diritti. Proprio per questo va rilanciato in materia di le-gislazione sul lavoro un nuovo welfare che partendo dallo Sta-tuto dei lavoratori ridisegni nuovi e più inclusivi diritti nel lavoro,al lavoro e per il lavoro, valevoli per tutti e riponendo al centroil lavoratore inteso come citoyen e non come suddito, indipen-dentemente da dove lavora, come lavora e per chi lavora. Que-sto schema di sviluppo non può non prescindere dal ricono-scimento universale della tutela reale come principio effettivo diuguaglianza e dignità per chi lavora. (M.M.)

8www.edizioniconoscenza.it ARTICOLO 33

La legge di stabilità 2015

Politica e sindacato

CHIACCHERE, CINGUETTII,MARKETING. ECCO A COSA

SI RIDUCE L’AFFASCINANTEPROPOSTA DEL GOVERNO

SULLA BUONA SCUOLA. UNA CONSULTAZIONE ON LINE

CHE NON AVRÀ ALCUN PESO,PERCHÉ LA LEGGE DI STABI-LITÀ HA GIÀ DECISO

PER UNA SCUOLA

DECISAMENTE CATTIVA

La buona scuolada tagliare e ritagliare

armanDo catalano

compagine governativa (non tutte, vistala presenza della pattuglia alfaniana).

Nuovi governi, vecchie politiche

e invece, scopriamo che dopo 8 mi-liardi e passa sottratti alla scuola, dopo130 mila circa di tagli agli organici do-centi e ata, dopo essere passati attra-verso il mancato finanziamento per ilfunzionamento ordinario negli anni2010 e 2011 (quello che serve per com-prare la carta di fotocopia e gli stracciper pulire) costringendo le famiglie acontribuire di tasca propria per man-dare avanti la scuola, invece, dicevamo,scopriamo che “c’è ancora grasso checola” anche nella scuola.

e allora, ecco che nel disegno di leggedi stabilità 2015 varata dal governo, siricomincia, in realtà si prosegue, con al-tri tagli. macroscopico è quello che ri-guarda ancora il personale amministra-tivo, tecnico e ausiliario (ata). secondola legge di stabilità, sarebbero 2.020 leunità di personale da sacrificare. nonbastavano i 47.500 posti tagliati da ber-lusconi. arrivano ora quelle di renzi. sa-ranno riviste le tabelle di determi-nazione dell’organico ata fino a raggiun-gere il risparmio messo in cantiere.

già oggi le scuole, aumentate di di-mensioni, oppresse da innumerevoli in-combenze, vessate da incessanti mole-stie burocratiche, sono in estrema diffi-coltà. ancor di più lo saranno con que-sta misura.

Liberisti Di ogni coloritura e in-tensità hanno un creDo che li ac-comuna: lo stato e il settore Pub-blico in generale sono una Pallaal PieDe Per i sistemi economici e

Per le economie “sane”; Per Questo ognisolDo sottratto allo stato È un avanzamen-to verso la libertà Piena Dell’inDiviDuo eDella società.

naturalmente, studiosi economisti epolitici potrebbero riempire libri sulle va-rie gradazioni di liberismo che si sonomanifestate nel nostro paese da due otre decenni a questa parte. lasciamo allettore di giudicare quale gradazione diliberismo attribuire al governo attualecapeggiato da matteo renzi in relazioneai suoi provvedimenti sulla scuola con-tenuti nella legge di stabilità 2015.Forse può aiutare nel giudizio una sua“veloce” espressione (non ricordiamose per tweet) circa le risorse da sottrarreallo stato: nella pubblica amministra-zione “c’è ancora grasso che cola”.

ora, dato che questo governo avevafatto professione di attenzione e soste-gno alla scuola pubblica, non avremmoimmaginato di assistere alla stanca ri-tualità dei tagli che a ogni autunno sipresenta come il fenomeno naturale de-gli alberi spogli e delle foglie che ca-dono. non lo avremmo immaginatoperché, chissà!, avevamo capito che,anche per l’attuale governo, la scuola“era all’osso” dopo le cure berlusco-niane e gelminiane; cure che, quandofurono varate, furono fieramente avver-sate dalle forze che sorreggono l’attuale

ma altri provvedimenti sono destinatia peggiorare la qualità dell’offerta for-mativa. in modo particolare ciò che ri-guarda le supplenze. non si potrannopiù conferire supplenze ai docenti per ilprimo giorno di assenza, e ciò sarà pe-nalizzante soprattutto per la scuola ele-mentare dove invece è necessario nonlasciare le classi scoperte fin dal primogiorno.

a peggiorare le condizioni lavorative,e dunque anche il servizio, contribuiràpoi il divieto di chiamare i supplenti diassistenti amministrativi nelle scuolecon più di tre unità di personale; i labo-ratori rimarranno sguarniti di addettiladdove si verifichi l’assenza di un assi-stente tecnico perché in nessun caso sipotrà conferire una supplenza per sop-perire all’assenza, e infine, qualora siassenti un collaboratore scolastico, nonsi potrà chiamare un supplente per iprimi sette giorni. in questi casi si ricor-rerà, per pagare il personale che si do-vrà sobbarcare il lavoro degli assenti, alfondo per le ore eccedenti. Finora talefondo era riservato ai docenti e venivaesaurito, essendo assai scarso, in menche non si dica. Dovendo far fronte an-che alla copertura delle assenze delpersonale ata, non è difficile prevedereche i fondi non basteranno mai, mentreil lavoro sarà svolto lo stesso, come

spesso accade, per senso di responsa-bilità dei lavoratori (e senza corrispettivoeconomico).

ancora. molte occasioni di lavoro sfu-meranno per migliaia di supplenti an-che per altri provvedimenti contenutinella legge: i coordinatori esonerati osemiesonerati di educazione fisica cheprima erano uno per ogni provincia,adesso saranno uno per regione; sa-ranno tagliati 200 distacchi docenti eata per enti e associazioni culturali enon saranno concessi distacchi per al-tre amministrazioni. insomma, come di-cevamo, tanti e tanti posti di supplentiche andranno in fumo.

La disorganizzazione è servita

un altro taglio, molto doloroso, meritadi essere ricordato per la sua valenzaculturale e organizzativa: i docenti chesostituiscono il dirigente scolastico incaso di sua assenza o impedimento nonpotranno più fruire di un esonero o se-miesonero dall’insegnamento. Finora siconsentiva il semiesonero nelle scuolemedio-grandi o l’esonero in quelle gran-dissime. ora non più: indipendente-mente dalla grandezza della scuola

(numero di classi) il vicepreside dovràtenersi tutte le classi e contempora-neamente svolgere le delicate funzionidi rappresentante vicario del preside incaso di assenza di quest’ultimo. ven-gono i brividi a pensare all’innumere-vole casistica di disfunzioni che ciòpotrà determinare. non possiamo pro-prio pensare che la scuola che verràsarà una “buona scuola”.

altri fondi, e tutti finora finalizzati aprogetti di qualità, subiranno poderosesforbiciate: pensiamo ai 30 milioni dieuro che verranno sottratti al fondo peril sostegno all’autonomia scolastica e ai10 milioni di euro che verranno sottrattial fondo per il recupero degli alunni indifficoltà e dei debiti scolastici nelle me-die superiori.

e invece, è bene rimarcarlo, allescuole private viene confermato il fi-nanziamento degli anni passati.

Questi interventi “a perdere” sullascuola statale troverebbero lenimento egiustificazione nel piano di assunzionidi 150 mila docenti in tre anni, pure pre-visto nel DDl.

Dubitiamo molto di questo ragiona-mento. il piano di assunzioni, infatti,trova giustificazione in una ragione suapropria: occorre porre fine allo scandalodell’esercito di supplenti che viene ali-mentato per mancanza di svolgimentodi regolari concorsi allungando le gra-duatorie degli aspiranti e tenendo unnumero enorme di personale nell’incer-tezza e nel disagio professionale. la sta-bilizzazione del personale precario èuna necessità della scuola italiana chenon può marciare spedita se ogni annole classi sono sottoposte al carosello de-gli insegnanti (supplenti che al terminedell’incarico lasciano la cattedra e simettono in attesa di essere chiamatiladdove si libera il posto). Peraltro,l’unione europea ha messo sotto ac-cusa l’italia per l’abuso perpetrato adanno dei lavoratori nel momento in cuili assume anche per più di 36 mesisenza stabilizzarli come prevede la nor-mativa comunitaria.

9 www.edizioniconoscenza.itN.11-12, 2014

La legge di stabilità 2015

Politica e sindacato

La legge di stabilità 2015

Politica e sindacato

Ancora un blocco del contratto

Dulcis in fundo, il contratto non si rin-nova. la legge di stabilità blocca di nuovo(e siamo alla sesta volta, dal 2010) lacontrattazione nei settori pubblici ancheper il 2015. anche la scuola viene ovvia-mente coinvolta e il personale continuaad accumulare enormi perdite del potered’acquisto. la Flc cgil ha calcolato cheammontano a ben 7.757 euro le sommeperdute, in media, dai lavoratori dellascuola per il mancato rinnovo del con-

tratto (l’ultimo contratto nazionale sotto-scritto risale al 2007).

a fronte di quanto abbiamo finora il-lustrato, lasciamo ai lettori il compito dirispondere alle domande che seguono.

uno degli slogan che, complice lagrancassa mediatica prona al potereper vocazione, il governo ha usato di piùin questi mesi è stato “il governo cam-bia verso”.

Pensando agli anni di berlusconi e aigoverni monti e letta, vi pare che, nellascuola, con la sua legge di stabilità,renzi stia effettivamente “cambiandoverso”?

uno dei documenti più vistosamentepropagandati dal governo in questi ul-timi tempi è “la buona scuola”. vi pareche una scuola che viene privata di ul-teriori risorse, che dovrà fare a meno difatto della figura del vicepreside, cheviene ostacolata nel chiamare i sup-plenti, una scuola a cui vengono sot-tratte altre unità di personale, potràessere davvero “buona”? e ancora: vi-sto che il Presidente del consiglio in ca-rica sostiene che una sinistra che noncambia si chiama destra, come sichiama chi, predicando il cambiamento,fa le stesse cose della destra?

10www.edizioniconoscenza.it ARTICOLO 33 | N.11-12, 2014

FAI LA SCUOLA GIUSTA

Campagna nazionaledella FLC Cgil

per la riformadell’istruzione pubblica

Per saperne di piùwww.flcgil.it

#FAILASCUOLA GIUSTA

11ARTICOLO 33 | N.11-12, 2014 www.edizioniconoscenza.it

La legge di stabilità 2015

Politica e sindacato

RENZI NON CAMBIA VERSO

ALLE POLITICHE NEI SETTORI

DELLA CONOSCENZA. RESTANO TUTTE LE STORTURE

DELLA LEGGE 240/10, I TAGLIAL DIRITTO ALLO STUDIO

E AL FONDO ORDINARIO

DI FINANZIAMENTO.IL BLOCCO DEL CONTRATTO,L’AUMENTO DEI CARICHI

DI LAVORO, LA PRECARIETÀ

renato comanDucci

Al contrario, le ragioni della crisi nonsono da ricercare in un eccesso dispesa pubblica, semmai nel fatto cheabbiamo ripiegato su una politica dideflazione salariale e aumento deicontratti precari, con la compressionedel costo del lavoro piuttosto che au-mentare la produttività puntando su in-vestimenti diretti in istruzione, ricercae innovazione tecnologica. Negli ultimi anni si è assistito a una

costante crescita dei carichi di lavoro.In particolare la cosiddetta riformaGelmini e i suoi circa 50 decreti appli-cativi hanno burocratizzato il lavoro, lohanno reso più complesso e farragi-noso, hanno cioè complicato anzichésemplificare.

Il lavoro umiliato

Nonostante questo il personale atempo indeterminato delle universitàè costantemente e progressivamentediminuito, in analogia a quanto avve-nuto sul versante docente.Quindi, maggior carico di lavoro, ma

nessun incremento salariale o ricono-scimento professionale anche a causadella impossibilità di progressioni eco-nomiche sia orizzontali che verticali.La bozza di legge di stabilità, nel pro-

lungare di un anno il blocco dei con-tratti nazionali e delle progressionieconomiche dei docenti universitari,produce una perdita di migliaia e mi-gliaia di euro che si trascinerà per tuttigli anni a venire, con un danno molto

IL GOVERNO, NEL PRESENTARE IL DISE-GNO DI LEGGE DI STABILITÀ 2015, HAESPLICITAMENTE PARLATO DELL’AVVIODI UNA SVOLTA, DI UN CAMBIO DI PAS-SO PER IL PAESE. SE GUARDIAMO PE-

RÒ ALLE NORME CHE RIGUARDANO IL MON-DO DEL LAVORO PUBBLICO E IN PARTICOLA-RE QUELLO DELL’UNIVERSITÀ E DELLA RI-CERCA NON SCORGIAMO NESSUNO DI QUE-STI SEGNI. IN ITALIA, IN PARTICOLARE, LASPESA PER CITTADINO RISULTA NOTEVOL-MENTE INFERIORE A QUELLA DEI NOSTRI VI-CINI DI FRANCIA E GERMANIA E BEN AL DI

SOTTO DELLA MEDIA EUROPEA.

La svolta che non c’è

Il reiterato blocco della contratta-zione nazionale, oltre a mortificare leaspirazioni dei lavoratori, non con-sente di adeguare l’amministrazionepubblica alle modifiche dell’organiz-zazione del lavoro avvenute dal 2009a oggi.Il lavoro di milioni di dipendenti pub-

blici, e tra questi delle lavoratrici e deilavoratori delle università, viene mor-tificato e umiliato negandone l’ap-porto che dà alla collettività. È cosìche si giustifica e si cerca di legitti-mare il processo di riduzione costantedella spesa pubblica anche attraversoil blocco della contrattazione collettiva,la riduzione dei salari e la riduzionecontinua delle opportunità di assun-zione che si traduce poi nel licenzia-mento di chi lavora con un contratto atempo determinato.

L’università senza fondo

pesante anche sulle future pensionigià falcidiate dalla riforma Fornero.Ma oltre al blocco dei contratti na-

zionali c’è di più! Il Finanziamento ordinario alle uni-

versità (FFO) è formalmente incremen-tato di 150 milioni di euro per l’annoprossimo, ma nel 2015 era già previ-sta, per effetto dei tagli di Tremonti,una riduzione di 170 milioni di euro.Quindi siamo a meno 20 milioni perl’anno prossimo!Inoltre, i 150 milioni sono stanziati

sulla quota premiale e questo contri-buisce ad accentuare il divario tra ate-nei anziché intervenire a sostegno delsistema nel suo insieme. Complessi-vamente il Fondo di Finanziamento Or-dinario ha subito un taglio, in soli 5anni, di un miliardo di euro.In realtà è stato proprio il blocco

delle retribuzioni a consentire alle uni-versità di sopravvivere ai tagli del fi-nanziamento pubblico. Ma che Paeseè quello che vuole sopravvivere senzainvestire in ricerca e innovazione, pa-gando meno i propri dipendenti, deru-bandoli del loro futuro e scommet-tendo solo sulla competizione con glistati meno sviluppati?E poi c’è il taglio, lineare e consoli-

dato, di ulteriori 66 milioni in due annisugli acquisti di beni e servizi. Questotaglio creerà nuove difficoltà alle uni-versità che dovranno ridurre le già in-sufficienti risorse a disposizione. Riguardo al reclutamento dei do-

centi la legge di stabilità risponde alfallimento della “tenure track all’ita-liana” con la cancellazione del vincoloche lega il reclutamento di professoridi prima fascia al numero di ricercatoria tempo determinato “di tipo B”. Sitratta di un intervento che solo in mi-nima parte colma le esigenze degliatenei di programmare con maggioreefficacia il reclutamento di professoriordinari e risponde alle aspettative deitanti abilitati a professore ordinario. Inassenza di risorse, gli interventi previ-sti permetteranno qualche passaggio

La legge di stabilità 2015

Politica e sindacato

12www.edizioniconoscenza.it ARTICOLO 33 | N.11-12, 2014

in più, ma al prezzo di azzerare defini-tivamente l’accesso dei giovani nelleposizioni più stabili “con tenure”.Gli atenei sono infatti incentivati a re-

clutare ricercatori a tempo determinatocon ampi obblighi didattici ma senzaalcuna garanzia di stabilizzazione.Viene sancita la definitiva precarizza-zione della figura del ricercatore, tra-sformata in un docente universitario atermine. Per quale ragione, del resto,reclutare un professore universitariose si possono avere ricercatori a con-tratto triennale rinnovabile con glistessi, o anche superiori, carichi di-dattici dei professori, ma una retribu-zione di molto inferiore?A dispetto di quanto si vuole far cre-

dere, questo intervento non permettealcun incremento nelle posizioni da ri-cercatore a tempo determinato: glieventuali effetti del recupero dei puntiorganico sono dilazionati nel tempo esono comunque vincolati alla disponi-bilità e alle esigenze degli atenei. Que-sta norma non offre alcuna opportu-nità né ai ricercatori di “tipo A” che ter-mineranno i loro contratti nei prossimianni – che non hanno garanzia di rin-novo o di assunzione in una posizionestabile – né ai tantissimi assegnisti icui contratti sono in scadenza e chenon possono più essere rinnovati. Oc-corre allora in primis che questi con-tratti siano prorogati in attesa dimettere mano a una riscrittura com-plessiva delle modalità di reclutamentoe accesso alla carriera universitaria.Va preso atto del fallimento della ri-

forma Gelmini e, prima che sia troppotardi, si devono riscrivere le norme daessa discendenti che si sono rivelate,come del resto la FLC aveva ampia-mente previsto, sbagliate e dannose.

Studiare non è più un diritto

Fa da cornice alla situazione univer-sitaria la condizione studentesca.

Anche il 2013 si è chiuso con uncalo nelle immatricolazioni. Il numero di chi accede a un titolo di

studio universitario colloca l’Italia al34° posto su 36 Paesi considerati. Intermini assoluti, nella fascia di età 30-34 anni, solo il 19% possiede un di-ploma di laurea, contro una mediaeuropea del 30%. Per spesa cumulativa per studente

per tutto il corso degli studi, l’Italia èal 16° posto su 25 Paesi considerati.In particolare, già nel 2008, il costototale per laureato, in Italia è inferioredel 31% rispetto a quello medio euro-peo. La spesa per il diritto allo studioha subìto l’andamento contrario a ognidichiarazione di principio: il fondo na-zionale disponibile per finanziare leborse di studio tra gli anni 2009-2011è stato ridotto e ciò ha comportatouna diminuzione degli studenti chehanno usufruito della borsa dall’84%al 75% degli aventi diritto. Gli immatri-colati sono scesi in dieci anni di circail 17%. Questo calo è peraltro un fe-nomeno che riguarda tutto il territorionazionale e, salvo limitate eccezioni,la gran parte degli atenei. La risposta del Governo, di concerto

con le Regioni, è invece quella di in-serire anche il fondo integrativo sta-tale per il diritto allo studio entro ivincoli del patto di stabilità rendendopossibile l’utilizzo di queste risorseper fini connessi ai piani di rientro deibilanci. L’ennesimo attacco al dirittoallo studio! Non si individua nell’agire governa-

tivo l’intenzione di “cambiare verso”.Non si offrono soluzioni strutturali perl’università italiana, ma si fanno soloproclami. Si cambi davvero, a partire dalla mo-

difica della Legge 240, prendendo attodel suo fallimento e coinvolgendo leparti sociali e l’intera comunità uni-versitaria in una proposta di cambia-mento che abbia al centro l’idea diuna università di massa e di qualità estrumento di crescita collettiva perl’intero Paese.

Sbloccare i contratti pubblici

Politica e sindacato

LA FLC CGIL STA PREPA-RANDO LE PIATTAFORME PER

I RINNOVI CONTRATTUALI NEI

SETTORI DELLA CONOSCENZA,NONOSTANTE IL BLOCCO

ANNUNCIATO DAL GOVERNO.IL VALORE DEL CONTRATTOPER LEGGERE I CAMBIAMENTI

CHE STANNO INTERESSANDO

LA SCUOLA E PER INTERPRE-TARE I NUOVI BISOGNI. PERCHÉ LA FLESSIBILITÀOFFERTA DALLO STRUMENTO

CONTRATTUALE È PIÙ EFFI-CACE DELLA RIGIDA REGOLA-ZIONE PER LEGGE DEL LAVORO

Il lavoro al centro delle riforme

anna maria santoro

voro, nei tribunali, attraverso le rsu, so-stenendosi con un capillare lavoro di in-formazione. a ogni proposta del governoabbiamo risposto prontamente con lenostre analisi e con le nostre contro-proposte, ma senza rinunciare, ove eranecessario, allo scontro. ultime inizia-tive in ordine di tempo: la manifesta-zione del 25 ottobre sul lavoro e adifesa dell’art. 18 dello statuto dei la-voratori; la consegna a renzi, insiemeagli altri sindacati scuola, il 30 ottobredi oltre 300.000 firme raccolte nellacampagna #sbloccacontratto; la grandemanifestazione unitaria sul lavoro pub-blico dell’8 novembre; lo sciopero gene-rale del 12 dicembre.

Per anni le altre organizzazioni sinda-cali hanno accettato la sospensione delcontratto. solo di recente, di fronte al-l’ennesimo rinvio premuti dalla lorostessa base, hanno dovuto riallinearsialla posizione del nostro sindacato.

Un laboratorio di idee e proposte

in tutti questi anni la cgil non ha eser-citato solo l’opposizione al governo maè stato il maggior laboratorio in cui si ècontinuato a cercare le soluzioni orga-nizzative, amministrative e didattichepiù idonee a realizzare una scuola alpasso con i tempi.

il rinnovo del contratto non ci troveràdisarmati, abbiamo lavorato in profon-dità su tanti aspetti che ci hanno con-sentito di elaborare un’idea di scuola di

Dal 2007 i lavoratori Pubbli-ci, Per scelta Dei governi chesi sono avvicenDati, non han-no avuto il rinnovo Del con-tratto. È giunto il temPo Di

Fare un bilancio. i governi, oltre a Diminui-re il Potere D’acQuisto Dei lavoratori, PersoPPerire al vuoto organizzativo Dovuto al-la mancanza Del rinnovo Dei contratti,hanno emanato una serie Di norme sul Pia-no gestionale, amministrativo e giuriDicoche hanno comPlicato straorDinariamentela stessa Funzionalità Delle Pubbliche am-ministrazioni.

in attesa di una ripresa economicasempre annunciata e mai sopravvenutae di un debito pubblico che ha conti-nuato a salire si è blandito i lavoratorifacendogli credere che il rinnovo delcontratto sarebbe stato prossimo. l’ul-timo atto di questa vicenda è l’enne-simo rinvio del contratto da parte delgoverno renzi, con, al suo posto, un’in-dennità di vacanza contrattuale (ivc)fino al 2018. in definitiva il contrattosembra sfumare all’orizzonte e procra-stinato sine die.

Lo scippo del contratto e l’opposizione della CGIL

la sola forza sociale che ha tenuto te-sta a questa situazione è stata la cgil,che si è opposta con tutte le sue forze aquesto scippo continuato a danno deilavoratori. e lo ha fatto in tutti i modipossibili: nelle piazze, nei luoghi di la-

13 www.edizioniconoscenza.itARTICOLO 33 | N.11-12, 2014

qualità secondo i principi costituzionali.Questa elaborazione ha trovato sintesinel documento “il cantiere scuola” chesi può leggere su sito della Flc.

gli elementi fondanti della nostra pro-posta vanno dagli investimenti finan-ziari fino all’allargamento dell’offertaformativa, all’innovazione didattica finoalla governance e all’inclusione del si-stema. in estrema sintesi sono:

- un piano di finanziamenti pubblici di17 miliardi di euro;

- innalzamento dell’obbligo scolasticoa 18 anni;

- investimento in età pre-scolare tra-mite la generalizzazione della scuoladell’infanzia;

- didattica laboratoriale e inclusiva;- orientamento e apprendimento per-

manente per tutto l’arco della vita;- sostegno alla disabilità;- flessibilità dei curricoli; - attenzione alle aree svantaggiate (in

particolare del mezzogiorno); - collegialità e partecipazione;- apertura al territorio;- governo del sistema fondato sull’au-

tonomia; - riqualificazione del lavoro di tutto il

personale della scuola attraverso la for-mazione e l’aggiornamento, la revisionedei profili, il reclutamento e l’organicofunzionale, l’aumento delle retribuzioni

14www.edizioniconoscenza.it ARTICOLO 33

attraverso il rinnovo del contratto e il ri-lancio della contrattazione decentrata.

una volta tracciata la nostra visionedella scuola si possono riformulare levarie professionalità: quella docente,quella ata, quella dirigente e affrontaree risolvere la questione del precariato.

Le professioni della scuola

I docentila nostra proposta è coerente con

l’idea di scuola appena descritta. vo-gliamo che vengano riconosciuti sia l’an-zianità (l’inquadramento per fasce vamantenuto), che significa esperienza pro-fessionale maturata sul campo, sia l’im-pegno personale. non ci piace unascuola con insegnanti di serie a e inse-gnanti di serie b. la nostra proposta va-lorizza al massimo livello tutta la docenzaattraverso una formazione obbligatoria le-gata alla responsabilità della funzione. etuttavia vuole dare a quei docenti che in-tendono profondersi in un maggiore im-pegno di lavoro l’opportunità di farlo afronte di un maggior riconoscimento sa-lariale. in definitiva comprende tutti glielementi utili per qualificare la figura deldocente, compresi anzianità e impegni

quantificabili. gli elementi da prendere in conside-

razione per valorizzare la professionedocente sono i seguenti:

- contesto in cui si opera (aree a ri-schio, alta presenza di stranieri o gruppidi svantaggiati);

- situazioni di rilevante complessità(its, rapporti con altri soggetti del terri-torio);

- qualità del lavoro didattico e labora-toriale;

- produzione di materiali didattici e co-struzione di percorsi didattici; realizza-zione di progetti di particolare valore econnotati da innovazione e ricerca sulversante della didattica e della valuta-zione;

- formazione oltre la quota obbligato-ria;

- lavoro in team e funzioni di coordi-namento pedagogico e organizzativo.

Questi elementi possono essereespressi anche in tre piste di lavoro cosìriassumibili.

1. valorizzazione professionale legataall’impegno orario e agli incarichi ag-giuntivi (orario di lavoro potenziato).

2. Valorizzazione del lavoro d’aula. sitratta di un impegno aggiuntivo coe-rente con il sistema di lavoro coopera-tivo e a rete da legare a attività appro-vate dal collegio. Proponiamo di indivi-duare una griglia di crediti, secondo cri-teri definiti nella contrattazione nazio-nale integrativa, che tenga insime espe-rienza, formazione, produzione di mate-riale didattico e valutativo, pubblicazionidi carattere didattico, attuazione di unadidattica innovativa e laboratoriale, ela-borazione e realizzazione di specificiprogetti, altro.

3. Valorizzazione del contesto lavora-tivo. Pensiamo a situazioni di disagiocome le aree a rischio e a forte pro-cesso migratorio, le piccole isole, le si-tuazioni a forte complessità organizza-tiva.

sull’orario è necessaria un’opera-zione di ricodificazione e configurazionenel contratto in modo da far emergere

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15 www.edizioniconoscenza.itN.11-12, 2014

tutto quel lavoro che il docente svolgequotidianamente – ad esempio la cor-rezione dei compiti e la preparazionedelle lezioni – che non viene mai presoin considerazione. Portare a traspa-renza l’orario sommerso è una que-stione cruciale per rispondere in modoserio e documentato all’accusa falsa,ma ricorrente, che i docenti italiani ab-biamo un orario settimanale inferiore ailoro colleghi degli altri Paesi europei. Daun punto di vista didattico è emersa daidocenti la richiesta di individuare unospazio orario per facilitare la collegialitànella programmazione specie per mate-rie similari.

infine, la formazione in servizio deverappresentare, un obbligo per l’ammini-strazione, un dovere per l’insegnante inmodo da diventare il fondamento su cuiincentrare lo sviluppo professionale del-l’intera vita lavorativa. Principio che valeanche per dirigenti e ata.

Il personale ATA

all’interno della visione di scuola cheabbiamo descritto all’inizio, il contrattodeve affrontare anche le difficoltà e deidisagi che vive oggi il settore ata: nuovimodelli organizzativi, organici, revisionedei profili, formazione, flessibilità oraria,partecipazione al progetto di scuola.

le diverse professioni presenti nellascuola devono dialogare tra loro, nellerispettive specificità ma con pari dignità

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e obiettivi comuni. l’offerta formativa non riguarda solo la

didattica, ma coinvolge e chiama incausa l’organizzazione complessivadella scuola e tutte le componenti del-l’istituto.

Per questo, secondo noi, il personaleata deve essere presente nelle com-missioni PoF, in quelle per la sicurezza,per i viaggi di istruzione, nei momentiin cui si discutono i piani educativi pergli alunni con disabilità, nella program-mazione dei laboratori, nell’adesionead attività finanziate da esterni, e intutti i momenti fondamentali per co-struire il progetto di scuola, facendoneoggetto di condivisione nella contratta-zione d’istituto.

I precarila parola inclusività corrisponde per

noi all’equiparazione, nei diritti e nel trat-tamento, del personale precario al per-sonale a tempo indeterminato. ilcontratto è lo strumento per ricomporre,includere funzioni e prestazioni e per in-calzare verso nuovi diritti.

È ingiusto che un neo assunto debbaaspettare almeno 11 anni prima di ve-dersi riconosciuto un avanzamento sti-pendiale. ricordiamo che per un lavorostabile e per una retribuzione giusta laFlc è stata promotrice di una lungacampagna di ricorsi che sono finiti allacorte del lussemburgo.

il contratto si deve fare carico di ogni

forma di lavoro prestato nei settori dellaconoscenza.

La dirigenzaanche i dirigenti sono senza contratto.

al tempo stesso subiscono un’ingerenzacontinua nel loro lavoro da parte deicentri ministeriali e perfino degli enti lo-cali. tutti si sentono in diritto di dare in-dicazioni sul loro modo di operare.anche questa figura ha subito decurta-zioni salariali immotivate, a fronte di unaumento dei carichi di lavoro e, soprat-tutto, di responsabilità. basti pensare alfolle piano di dimensionamento dellarete scolastica che, in meno di quattroanni, ha ridotto la dirigenza del 25%.tanto che molte scuole pur essendo au-tonome non hanno un dirigente inpianta stabile. i dirigenti sono continua-mente costretti a disattendere al loro la-voro di guida didattica per assolvere apastoie burocratiche a interventi nor-mativi e organizzativi che, pensati per ilresto della Pa, sono spesso inapplicabilinella scuola.

l’amministrazione non offre alcunsupporto al loro lavoro, ritenendoli fun-zionari addetti solo alla gestione e al-l’organizzazione e senza tener contodella loro funzione di educatori. e peròmantiene il divario retributivo con le al-tre dirigenze statali. un divario che vacolmato. È infine urgente trovare unasoluzione alla inaccettabile differenzafra dirigenti assunti con diverse proce-dure concorsuali.

L’importanza del contratto

il contratto nazionale è l’unico stru-mento al servizio del lavoro che può ga-rantire in tutto il Paese una egualeerogazione del servizio scolastico eun’eguale tutela dei lavoratori.

la contrattazione nazionale deve de-finire con nettezza le materie attribuiteai vari ambiti territoriali, escludendo chesulla stessa materia possano pronun-

16www.edizioniconoscenza.it ARTICOLO 33 | N.11-12, 2014

ciarsi più livelli contrattuali. la contrattazione integrativa va

estesa e rafforzata cancellando norme(leggi brunetta) che hanno solo creatoproblemi e innescato conflittualità. È ne-cessario ripristinare un quadro di regolecerte, con maggiori vincoli per le con-troparti sulle prestazioni lavorative (ora-rio, retribuzioni, diritti sindacali), sullatempistica in relazione al piano delle at-tività. in definitiva, la contrattazione in-tegrativa di istituto va legata di più alladidattica e alla qualità dell’offerta for-mativa.

ma il valore del contratto non è limi-tato solo alla rivendicazione economicao alla semplice funzionalità organizza-tiva e produttiva.

il sindacato sa che il contratto signi-fica molto di più perchè investe tantiaspetti – quello politico, culturale, civile,etico –, la stessa concezione del lavoro,del lavoratore e della sua persona.

la cgil ha avuto coscienza di questointreccio di significati più di ogni altro.

È necessario riuscire a comunicarecon chiarezza cosa significhi il contrattonella nostra concezione. la scelta deigoverni di non rinnovare i contratti pub-blici non è solo questione di risorse (su-bito disponibili per misure di forteimpatto mediatico), ma fa parte di unastrategia ben precisa – cancellazionedel contratto nazionale, controlli unila-terali su orario e lavoro, riduzione deglispazi di democrazia – che noi abbiamoil dovere di svelare agli occhi dell’interacollettività.

il contratto è, in primo luogo, il rico-noscimento del valore della personache lavora. È lo strumento identitarionon solo del lavoratore ma della stessasocietà che lo riconosce nel suo ruoloprofessionale. È dunque strumento, aun tempo, di identità personale e so-ciale che si esprime nella forma giuri-dica che regola il rapporto fra il datoredi lavoro e il lavoratore.

Per questa sua funzione regolatoriadei rapporti all’interno dell’intero corposociale, diventa anche strumento di ri-

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composizione sociale, perché tuttoquello che concerne l’identità e l’affer-mazione della persona nel lavoro dà si-curezza all’intero corpo sociale, allentao addirittura elimina le tensioni e fa sen-tire ognuno al proprio posto nell’ambitodella società.

in questo senso ha anche un valorecivile in quanto dà appartenenza, ha va-lore giuridico in quanto consente al la-voratore di sapere il suo ruolo di frontealla legge, ha valore culturale in quantostimola il riconoscimento del valore pro-positivo del lavoro per il miglioramentodella stessa società.

ma infine e soprattutto ha un valorepolitico, in quanto il contratto in una de-mocrazia è la massima espressione digiustizia sociale che si concretizza nellaforma giuridica dell’accordo fra datoredi lavoro e lavoratore. la politica, presada interessi e affari di parti, ha feritoquesto equilibrio.

in questi anni si è scavato un solcosempre più profondo che ha laceratol’intera società, diviso i lavoratori, di-sperso i riferimenti identitari del corposociale, aumentato il clima di sospetto,di diffidenza, di separazione e fram-mentazione.

il bisogno di giustizia, di unità, di soli-darietà, di interezza del corpo sociale,come avvertiamo provenire dalle richie-ste degli stessi lavoratori è il valore eticodel contratto.

Cosa fare

oggi la situazione è resa molto com-plicata dalla crisi che ha aggravatol’emergenza salariale. il pubblico im-piego e i lavoratori dei nostri settori sonoin molti casi al limite della soglia di po-vertà. il senso civico, l’abnegazione el’impegno personale di tanti docenti, di-rigenti, amministrativi, tecnici e collabo-ratori non sono più sufficienti agarantire alla scuola pubblica la suapiena efficienza.

È stato dimostrato che in cinque annidi mancato rinnovo dei contratti i do-centi hanno subito una perdita media di7.700 euro a persona (per i dirigentiscolastici 14.700). come dice l’ocse c’èuna relazione tra retribuzione econo-mica e produttività.

le categorie del pubblico impiego nonpossono restare più a lungo senza con-tratto di lavoro se si vuole aumentarneanche la produttività. il contratto è lostrumento più idoneo per adeguare laprestazione lavorativa ai nuovi bisognidella scuola (bisogni educativi speciali,multiculturalità, informatica, demateria-lizzazione).

un contratto rinnovato è sicuramentedi stimolo per intraprendere attività dicompletamento che stanno diventandosempre più importanti agli occhi dellefamiglie, come ad esempio il recuperodell’abbandono scolastico che neces-sita di impegno e risorse. risultati an-che in questo campo si ottengono inprimo luogo tramite il contratto.

il governo rinvia, ma la Flc sta defi-nendo le piattaforme contrattuali: è lasfida della modernità e dell’efficacia apolitiche vecchie che non sanno leggerei cambiamenti.

la nostra è una navigazione controcorrente, ne siamo consapevoli ma pen-siamo che sia la cosa più giusta e utile.e molte volte abbiamo dimostrato di sa-per navigare con perizia anche nellaburrasca.

17 www.edizioniconoscenza.itARTICOLO 33 | N.11-12, 2014

RSU nel pubblico impiego. Una grande prova di democrazia

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DAL 5 AL 6 MARZO 2015 OLTRE 3 MILIONI DI LAVORA-TORI PUBBLICI VOTERANNO

PER ELEGGERE LE

RAPPRESENTANZE SINDACALIUNITARIE. UNA SFIDA CONTROLA SFIDUCIA. LA PARTECIPAZIONE CONTROL’AUTORITARISMO. IL RUOLO DELLE RSUNELLA CGIL

A proposito di consenso

maurizio lembo

Il sindacato riconosciuto

le rsu rappresentano parte fonda-mentale della nostra organizzazione,parte integrante degli organismi diri-genti della Flc cgil. sin da quando an-cora eravamo cgil scuola e snur,abbiamo sempre sostenuto il valore del-la rappresentanza nei luoghi di lavoro,democraticamente eletta a suffragiouniversale, mentre altre organizzazionihanno spesso frapposto ostacoli, te-mendo evidentemente il confronto elet-torale.

ricordiamo che anche l’ultima ele-zione è avvenuta dopo tre anni dipausa, per l’ostruzionismo delle altre or-ganizzazioni sindacali, formalizzato poida un provvedimento di rinvio ad hocdell’allora ministro brunetta.

È anche per questa coerenza che laFlc, con un terzo dei voti complessivi, èprima in tutti i comparti della cono-scenza. e nell’ultima elezione ha incre-mentato il consenso diventando ovun-que anche l’organizzazione più rappre-sentativa (media fra voti e deleghe deilavoratori).

Estendere la rappresentanza

ora la battaglia si sposta per esten-dere la partecipazione anche ai lavora-tori precari, ormai centinaia di migliaiain tutto il pubblico impiego.

nelle scuole ci sono docenti con die-ci, quindici anni di precariato alle spal-

Le elezioni Per il rinnovo Delle raP-Presentanze sinDacali nei luoghi Dilavoro coinvolgeranno Quasi 3 mi-lioni e mezzo Di lavoratori, un Quin-to circa Degli occuPati in italia: so-

no tanti e il loro voto sarà un termometro

attenDibile Del consenso verso i sinDacati.

nel 2012 ha votato l’80% degli aventidiritto, una percentuale che fa impalli-dire quelle sempre più in calo delle ele-zioni amministrative e politiche. Quandosi parla, spesso a sproposito, dei livellidi fiducia verso la rappresentanza so-ciale, bisognerebbe confrontarsi anchecon questi numeri.

il linguaggio degli slogan, della dema-gogia, dell’attacco strumentale verso icorpi intermedi è solo funzionale a unuso autoritario della politica, al culto delleader. la cultura del sindacato confe-derale è invece quella della condivi-sione, dell’interesse generale, dell’at-tenzione ai bisogni individuali per farneoggetto delle tutele collettive.

le rsu sono un anello indispensabiledi questa catena sociale, sono espres-sione di tutti i lavoratori, iscritti e non aisindacati, li rappresentano nel loroluogo di lavoro e sono linfa del con-senso per il sindacato, danno forza alleazioni contrattuali e di tutela collettiva.sono il cuore di una democrazia del la-voro e nel lavoro che nell’ultimo decen-nio si è tentato in tutti i modi discardinare, restringendone il campod’azione a favore di una gestione auto-ritaria e burocratica che ha dimostratotutta la sua inefficienza e inefficacia.

www.edizioniconoscenza.it 18 ARTICOLO 33

le, nella ricerca ricercatori precari sonospesso a capo di progetti di livello in-ternazionale, nelle università ricerca-tori precari spesso consentono losvolgimento di lezioni, esercitazioni,esami, oltre i loro compiti: sarebbe dav-vero singolare continuare a escluderlidal diritto alla rappresentanza e a es-sere eletti nelle rsu.

altro che difendere i garantiti controgli altri. Per noi l’uguaglianza non è alribasso, ma al rialzo. È così che ci hainsegnato la storia dell’emancipazionedei più deboli.

il comitato direttivo nazionale dellaFlc ha di recente approvato una deli-bera che ha nel cuore delle proposteun’ulteriore e significativa valorizza-zione delle rsu e dei delegati nei luoghidi lavoro. non è enfasi definirla una ri-voluzione copernicana per un’organiz-

RSU nel pubblico impiego. Una grande prova di democrazia

zazione, la cgil, che spesso fa fatica arinnovare cultura e pratica sindacale an-cora troppo “legata” e burocratica.

I luoghi di lavoro e il territorio

il principio che ci ha ispirato è quellodi rovesciare la piramide, spostare at-tenzione, ruolo politico, risorse, inizia-tive verso il territorio. territorio intesocome spazio ampio, non solo luoghi dilavoro quindi, includendo così giovani,precari, lavoratori in formazione chenon hanno riferimenti stabili, perché in-stabile è la loro condizione di vita e dilavoro. Quindi, rsu integrate con ilcorpo dell’organizzazione, parte di queicoordinamenti territoriali di base cheandremo a costituire nei prossimi mesi

in ogni regione.È un appuntamento importante, quel-

lo di marzo 2015. la campagna spessostrumentale (ma che non ci esenta dauna sana autocritica), che ha dipinto isindacati come un freno per il pro-gresso, organizzazioni che tutelano sologarantiti e pensionati, lontani dallenuove generazioni, potrà essere smen-tita se riusciremo a dimostrare il con-trario: se riusciremo a motivare verso ilvoto, se riaccenderemo interesse e vo-glia di partecipare, spenti dalla disillu-sione di troppe promesse non man-tenute sui temi della conoscenza, se tor-nerà la voglia di mettersi in gioco perriaffermare il valore della rappresen-tanza.

siamo già in campo per questa nuovasfida, abbiamo forza e passione per vin-cerla, ancora una volta.

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PROPOSTE www.edizioniconoscenza.it

Per diventare bravi insegnanti occorre costruirsi un bagaglio di conoscenze. Naturalmente bisogna conoscere bene lapropria materia o l'insieme delle discipline che si andranno a insegnare. Ma bisogna conoscere anche le tecniche didat-tiche e la pedagogia, perché i docenti hanno a che fare con bambini e ragazzi che si stanno formando anche come per-sone. E bisogna conoscere anche il funzionamento della istituzione scolastica, che è una comunità complessa conproblemi organizzativi, gestionali e amministrativi, a cui lavorano diverse figure professionali, tutte utili e necessarie perrealizzare le finalità educative. A questa complessità si ispirano i titoli proposti da Edizioni Conoscenza.

Dalla lussuria, Dalle cortigiane,Dalle oDalische, Dalle Dee Del-l’olimPo e Da maria maDDalena

Fino a korinne nel caPolavorocinematograFico Di mauro John caPece, ilritratto Delle Prostitute Diventa ancora

Più eccezionale...

la scultura, un film di mauro John ca-pece, è stato presentato al world Film Fe-stival of montreal lunedì 25 agosto. il filmè ambientato nell’italia contemporanea;lo stile registico di capece riflette scintil-lante leggiadria, semplicità, con un pro-fumo minimalista ed essenzialista, puressendo costantemente sofisticato/diclasse. non solo quello, la sua bravuracinematografica vi trafiggerà attraversoun ingegnoso utilizzo della camera, lapresenza di momenti di satire e memo-rabili performance sullo schermo.

Questo segna indiscutibilmente unrisveglio del colosso cinematograficoitaliano.

Durante una delle sue interviste perThe Gazette, capece è andato avanti adire che “i ricchi hanno bisogno dell’arteper vivere e gli artisti hanno bisogno didenaro per vivere, quindi è una sorta discambio. l’escort nel film impara a co-noscere l’arte e la spiritualità dallo scul-tore. e lo scultore apprende dalla escort

il modo per fare soldi col sesso”(brendankelly 2014). la prima cosa che mi ha col-pito dopo aver visto La Scultura è stata lagiustapposizione tra le due figure (arti-sta-prostituta): da un lato mosè (adrienliss), che affronta la difficoltà di pagarele scadenze dell’affitto e dall’altro ko-rinne (corinna coroneo) alla ricerca diuna crescita spirituale. l’unione di talielementi opposti non solo riaffrontano ilconflitto intrinseco nel cinema tra l’arte ela commercialità, ma richiamano allamemoria il binomio drammaturgo-fem-me fatale che disintegra la storia d’amo-

Quando la prostituzione/la professione più antica del mon-do, la scultura/la storia dell’arte nelle sue forme più classi-che e il cinema/la settima Arte si fondono, il linguaggio del-la poesia diventa possibile. Un film di Mauro John Capece

Film La scultura al Montreal World Film Festival

Cultura e società

a cura di marco Fioramanti

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FILM ITALIANO SELEZIONATO AL WORLDFILM FESTIVAL DI MONTREAL, la scultu-ra, SCRITTO DA MAURO JOHN CAPECE ECORINNA CORONEO, ESPRIME L’ISTANZA SO-CIALE CHE IN ARTE CHI SI PROSTITUISCE HAVITA BREVE. ATTRAVERSO L’ARTICOLO DIA.A. FAROUKH, PUBBLICATO SU MONTREEL- X E INEDITO IN ITALIANO, IL FILM VIENEANALIZZATO E MESSO IN RELAZIONE CON ilDisPrezzo DI JEAN-PAUL GODARD. (M.F.)

Le Méprise (il Disprezzo), 1963 (Brigitte Bardot)

La scultura, 2014 (Corinna Coroneo)

Impegno e responsabilità verso un’arte di alto profilo

un'eccellenza artistica che “sta ottenendocommercializzazione e sta portando allamorte del loro autentico talento” (kalpittandon 2012).

ciò è ulteriormente manifesto nel lorocomportamento emblematico da prosti-tute da “sotto il tavolo”. Per dirla chiara-mente, il loro individualismo si brucianella commercializzazione come risul-tato del loro comportamento variabile,che sembra funzionare nello stesso mo-do, a seconda di come essi scolpisconoo scrivono.

a un altro livello, La Scultura può essereconsiderato come l’ingresso di capecenella società dei registi d’autore che in-clude ma non si limita a truffaut, godard,Fellini, antonioni, bergman, teshigahara,buñuel e innumerevoli altri. Questa pelli-cola d’autore capeceiana, non è soltantorivoluzionaria e sovversiva in una certamisura, ma anche sfida e diverte per lasua ardita violazione delle convenzioni.vale a dire, proprio come andrej tarkov-skij, capece impregna il suo cinema conun elemento di poesia. se il linguaggiodella poesia nel cinema, secondo bill ni-chols, era informale in antonioni, era ele-giaco in bertolucci, era formale in Fellini,ed era realista in visconti (bill nichols1976), in capece è certamente tecnico,proprio come in godard. (a.a. Faroukh, Montreel -X, The MontrealCinematic Experience, 2014)

La scuLtura (THE SCULPTURE)

venue: Montreal World Film Festivaldirector: Mauro John Capece

production company: Evoquecast: Corinna Coroneo, Adrien Liss,

Pierpaolo Capovilla, Flavio Sciolè, Gabrielle Silvestrini, Kyrham

screenwriters: Mauro John Capece, Corinna Coroneo

director of photography: Marco Fracassaeditor: Francesca Pasquaretta

Music: India Czajkowska

http://montreelx.tumblr.com/post/100339213673/when-prostitution-the-oldest-profession-in-the-world

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Film La scultura al Montreal World Film Festival

Cultura e società

mento verso il lucro mette la loro arte,la spiritualità e l’amore in pericolo. sequesto è vero, korinne si riferisce a ca-mille in termini di sesso e di denaro, daun punto di vista socio-culturale, cheloro entrambe palesano, il loro valorecome donne è equiparato all’aspetto ealle funzioni sessuali del loro corpo,(alba m. szymanski, lauren b. moffitt,e erika r. carr 2011). Per prendere inprestito la frase di capece, entrambi ifilm, “ riguardano l’arte contemporaneae la prostituzione dell’arte”, secondo lui,“la prostituzione non è solo sessuale,ma può anche essere una questione dicervello”, questo descrive meglio i gestivoluttuosi incorporati nei movimenti delcorpo e le espressioni facciali della cop-pia femminile, korinne e camille attra-verso entrambi i film.

Proprio come il salasso finanziariospinge alla prostituzione Paul, così le dif-ficoltà monetarie dei suoi clienti d’elite,che sono rimasti senza soldi, e il risvegliodi una denuncia culturale dell’arte por-tano anche mosè alla prostituzione.

Per quanto bizzarro possa sembrare,mosè fa shopping per comprare i tacchialti, un abito di pelle borchiata, una par-rucca e si prostituisce in strada comeuna vera e propria ‘baldracca’.

sia come sia, non c’è dubbio che que-sta trasformazione simbolica, che mosè(lo scultore) e Paul (il drammaturgo) ese-guono, è dovuta in gran parte alla vitti-mizzazione di un cambio di mentalitànell’arte e alla loro comune disgraziaeconomica. nelle parole di capece, que-sto processo “è un po’ come quello delloscultore che cambia il materiale su cuista lavorando”. vorrei anche dire che nelcaso di Paolo, egli raggiunge questa de-voluzione quando inizia la riscrittura del-la sceneggiatura di un nuovo adatta-mento dell’odissea di omero. Per dirla inuna frase, mosè e Paolo sono le duefacce della stessa medaglia di commer-cializzazione dell’arte. entrambi i perso-naggi sono perseguitati da quelle pro-blematiche che riguardano il complessolegame tra il successo e le potenzialità di

re nel Disprezzo di godard. ma, guardacaso, quest’ultimo si basa sul conflitto diPaul (michel Piccoli), l’artista che evi-dentemente trova il modo di fare soldivendendo il suo talento per l’acquisto diun monolocale per sua moglie nel cuoredi roma, interpretata dalla divina camille(brigitte bardot). tale solecismo, ovvia-mente, potrebbe comportare una perditadel suo status iniziale così come della fi-ducia e del rispetto della sua coniuge. Daun certo punto di vista le prolungatescene cariche di erotismo di camillesono deliberatamente necessarie ed es-senziali per la loro eterea sensualità.

come i vecchi cliché, il sesso vende el’utilizzo di tali sequenze è mirato a in-

nalzare il profilo del film. la differenza èche la traiettoria narrativa de La Scul-tura inizia con le vite dei due protagoni-sti, moses e korinne, che si scontranoin una vicenda, mentre nel Disprezzo, illoro rapporto matrimoniale della coppiacamille-Paul è già deteriorato e li haportati a restare distanti l’uno dall’altra

metaforicamente parlando, così comela vita di mosè è contesa tra due forzeattrattive opposte, anche nella vita diPaul, si ravvisa la medesima tensione,nel senso che la loro tendenza verso lacommercializzazione come un orienta-

59N.11-12, 2014

Le Méprise (il Disprezzo), 1963 (Michel Piccoli)

La scultura, 2014