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ottobre 2012

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Il giornale di Facoltà di RDS Scienze Politiche

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ottobre 2012

Questo mese su www.ricominciodaglistudenti.it

Giurisprudenza: gli studenti incontrano Antonio Ingroia

In un’aula magna gremita lo scorso 3 otto-bre si è tenuto presso la facoltà di Giuris-prudenza di Roma Tre l’incontro col Procu-ratore Aggiunto della Repubblica Anonio Ingroia, la Coordinatrice nazionale di “Libera” e la dott.ssa Rita Mattei del TG2.“Incontrare il dottor Ingroia è stata un’esperienza importante -afferma Al-berto Belloni, coordinatore di Ricomin-cio dagli Studenti Giurisprudenza- ab-biamo condotto un’analisi profonda del fenomeno mafioso e delle sue nuove forme di radicamento, grazie all’apporto della sua esperienza sul campo e grazie al prezioso contributo di Gabriella Stramaccioni, che ci ha raccontato uno spaccato della realtà mafiosa, sol-lecitata dalle domande di Rita Mattei che ha moderato l’incontro metten-do in risalto tutti i punti di interesse.” continua su www.ricominciodaglistudenti.it

Borse di studio: Pronti all’azione legaleDopo aver diffidato la Regione a pagare la seconda rata delle borse di studio dell’a.a. 2011/2012, i disservizi continuano a pro-trarsi. Laziodisu, infatti, ha annunciato agli studenti che erogherà i fondi solo a partire dal 15 ottobre prossimo, lasciando ancora per giorni senza fonti di sosten-tamento migliaia di studenti nel Lazio.

Ricomincio dagli Studenti ha dunque deciso di proseguire la propria azione legale nei confronti dell’ente per il di-ritto allo studio. Anche se Laziodisu rassicura che il pagamento avverrà a breve, siamo stanchi dei continui ritar-di che ormai puntualmente ogni anno affliggono la stabilità economica dei borsisti: vogliamo mettere la parola “fine” a questa situazione inaccettabile.

Per questo motivo abbiamo dato mandato al nostro legale, avvocato Michele Bonetti, di raccogliere le procure degli studenti borsisti disposti a citare in gi-udizio l’A.DI.S.U., intimando il pagamento non solo della rata, ma anche degli in-teressi maturati e, nei singoli casi che eventualmente lo consentano, del danno derivato dal ritardo. L’assistenza legale che abbiamo messo a disposizione dei borsisti sarà totalmente pro bono, con lo scopo di raccogliere quante più cit-azioni (singole e collettive) e decreti ingiuntivi possibili, in modo tale da creare, in caso di accoglimento, un precedente giuridico che imponga a Laziodisu la

Erasmus, contrordine: tutti a casa«Nel Paese dei ciechi, l’uomo con un solo occhio è il re». Questa frase di Erasmo da Rotterdam, umanista e teologo olandese del XV sec, sem-bra quanto mai appropriata per de-scrivere il momento che l’Italia e l’Europa stanno attraversando e far risaltare il nodo di contraddizioni in cui la politica europea si sta avvitando.

Pochi giorni fa è infatti stata lanciata una nuova “bomba” sui destini già così in-certi e precari dei tanti giovani europei che si affacciano sul mondo del lavoro: il progetto Erasmus, che proprio quest’anno celebra il suo 25esimo anniversario, sta per subire una forte battuta d’arresto a causa della mancanza di fondi. Si par-la di un buco di circa 400 milioni di euro. A dare l’allarme è stato l’eurodeputato conservatore francese Alain Lamassoure, che presiede la Commissione di bi-lancio del Parlamento europeo, il quale ha affermato che i tagli hanno già in-teressato il Fondo sociale europeo e ora potrebbero investire tutta una serie di progetti finalizzati a sostenere lavoro, ricerca, innovazione e formazione.

Il programma Erasmus nasce nel 1987 per opera della Comunità Europea e gra-zie all’associazione studentesca Egee, oggi Aeege, sotto l’auspicio e l’appoggio del presidente francese François Mitterrand. Da quella data ad oggi il succes-so dell’iniziativa è cresciuto senza sosta...continua su www.ricominciodaglistudenti.it

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R i c o m i n c i o d a g l i S t u d e n t im a r c e l l o m o i @ g m a i l . c o m

La bomba di Nethanyahudi Leone Radiconcini

“C’è un solo modo per prevenire pacificamente che l’Iran abbia la bom-ba atomica, e questo è porre una chiara linea rossa sul suo programma di nu-clearizzazione”. Così il premier israeli-ano ha esordito sul tema, che si è ovvi-amente prospettato come il più caldo, dell’attuale crisi medio-orientale tra i due paesi, di fronte all’Assemblea gen-erale delle Nazioni Unite. In seguito egli ha estratto un grafico raffigurante una bomba stilizzata, sulla quale ha mostrato il livello al quale Teheran è arrivata nel programma di creazione della nuova arma. Il significato è ab-bastanza esplicito, Israele non per-metterà il superamento di questa lin-ea rossa a costo di entrare in guerra.La situazione si prospetta sempre più problematica, tra un governo semidit-tatoriale e fascista come quello di Ah-madinejad da un lato e uno instabile e preoccupato per il caos che lo cir-conda dall’altro. Cosa ci si può aspet-tare da una situazione così insicura? Sembra abbastanza improbabile che Obama voglia spalleggiare un’azione offensiva di Israele. È probabile, quindi, che Israele farà attenzione a prendere gli USA nel momento in cui non potranno reagire attivamente, cioè durante le elezioni, in modo tale che Obama non possa dedicarsi alla

questione mediorientale con le ener-gie necessarie per salvare il salvabile.Oltre alla questione politico-dip-lomatica, ve n’è però un’altra più pratica. Innanzitutto, se Israele non avrà l’appoggio degli Usa, che fornis-cono i rifornimenti in volo agli aerei dello stato ebraico, ci sarà bisogno dell’appoggio di altre unità già pre-senti sul territorio: sembra abbastan-za probabile che tale aiuto possa es-sere fornito dai curdi (presenti nella zona nord-occidentale dell’Iran e sparsi anche in Siria, Iraq e Turchia), i quali, grazie al controllo esercitato sulla propria regione, potrebbero of-frire a Israele basi e rifornimenti per gli attacchi alle zone nevralgiche della preparazione missilistica iraniana. Ma l’accordo con i curdi potrebbe portare a problemi con la Turchia, che invece è sempre stata la parte del mondo ara-bo più pronta al dialogo con Tel Aviv.In tutto questo c’è sempre il problema dell’instabilità generale in cui versa il medio oriente. La maggior parte dei governi arabi non sarebbe in re-altà contraria ad un attacco all’Iran, viste le divergenze religiose (essendo l’Iran sciita) ed etniche (gli iraniani non sono una popolazione araba ma indoeuropea) che dividono questo paese dagli altri; l’unica eccezione è ravvisabile in Siria, dove però la guer-

ra civile non permette nessun inseri-mento del governo in politiche che non siano “interne”( se interno si può definire il bombardamento aereo delle periferie di Damasco). Anche l’Iraq, dalla caduta di Saddam, ha visto la ripresa del potere degli sciiti, che nel paese rappresentano la maggioranza, ma nonostante questo gli ayatol-lah iraqeni, vista la perdita di potere che hanno subito una volta diventato Khomeini capo spirituale ma anche politico degli sciiti e di qui anche i suoi successori, non vedrebbero male una perdita di potere dell’Iran.Non bisogna però con questo credere che l’azione israeliana sarebbe per questo spalleggiata, anzi, vi sarebbe comunque una condanna da parte dei paesi della zona, poiché si trat-ta comunque di un attacco ad uno stato musulmano effettuato da uno

che non lo è: viste le ultime riv-olte appare abbastanza chiaro che i le frange integraliste non rima-rranno con le mani in mano, ma anzi riusciranno sempre ad otte-nere quei consensi derivati dall’odio anti-occidentale ed anti-israeliano.E’ difficile riuscire a capire se ques-ta guerra ci sarà o meno. Sembra improbabile, ma con personaggi senza molti scrupoli al potere la paura di una catastrofe è sempre di-etro l’angolo. Rimane comunque il fatto che qualunque cosa succeda, che la bomba sia realizzata o meno, l’instabilità di quella parte del mondo a noi così vicina e lontana che è il me-dio oriente, ne verrà accentuata ed i paesi che per ora sono riusciti a bar-camenarsi nella gran tempesta rischi-ano di essere risucchiati anche loro in un vortice di precarietà e violenza.

Secondo ipotesi la trattativa tra stato italiano e criminalità organizzata comincia nel 92’/’93, in pieno peri-odo stragista. La corte di Cassazi-one a Roma conferma le condanne definitive per i Boss di Cosanostra tra cui diversi ergastoli, le sentenze sono emanate in contumacia E’ il 30 gennaio del ‘92: seguono bombe a Roma, Milano e Firenze. La ma-fia vuole una cosa sola, l’abolizione del 41bis e la scarcerazione dei suoi uomini; la strategia di destabilizzazi-one dello stato italiano è evidente, ma sul Quirinale le voci sono sussurri. Mannino, ministro della DC, confida al maresciallo Guazzelli :“Ora o uc-cidono me o uccidono Lima”, e infatti l’europarlamentare DC Lima muore a Mondello il 12 marzo di quell’anno. La polizia sa, la DIA in primis, ma per il

presidente del consiglio Andreotti non è necessario che la popolazione civile venga coinvolta, tant’è che all’accorato appello del ministro dell’interno Vincenzo Scotti di fronte alla Com-missione Affari Costituzionali del Senato egli replica: “E’ una patacca”.La mafia invece insiste, il 4 Aprile muore sulla strada Agrigento-Porto Empedocle il maresciallo Guazzelli, stavolta però sono un mitragliatore e 2 fucili a pompa a ucciderlo; il gov-erno Andreotti non regge, cade a fine Aprile, ma Mannino prosegue la sua attività: mantiene i rapporti con le alte cariche della polizia del ROS e del SISDE (sembra infatti che questi siano i canali migliori per comunicare con i grandi capi), Riina, Ciancmino, e Provenzano. Ma non basta: il 23 mag-gio il magistrato Falcone, la moglie e la loro scorta sono fatti saltare in aria con un’autobomba, è la strage di Ca-paci. Scalfaro diviene presidente della repubblica due giorni dopo scalzando Andreotti. Borsellino prende in mano il maxi-processo, mentre il capitano del Ros De Donno chiede al figlio di Ciancimino di incontrare il padre: la base per le trattative è stata stesa.E il momento del famoso “Papello” una lista di richieste stilata da Totò Riina e gli altri boss. Ciancimino e De Donno diventano il canale pref-

Una storia sbagliatadi Leonardo Zingaretti

erenziale di comunicazione tra po-litica e mafia, vengono informati il ministro della giustizia Martelli e lo stesso Borsellino. Il 13 luglio del ‘92 il papello viene consegnato alle forze dell’ordine, ma le richieste al suo in-terno sono assurde: revisione della sentenza del maxi-processo, annulla-mento del decreto legge 41 bis, revi-sione del reato di associazione mafio-sa e altri. La trattativa si interrompe e le conseguenze le pagherà il magistra-to: Borsellino muore nell’esplosione di un’autobomba il 19 luglio del ‘92, as-sieme a lui cinque uomini della scorta.Le trattative ripartono, i ROS voglio-no Riina, Don Vito Ciancimino promette di svelare il nascondiglio ma viene preceduto da Provenza-no. Scattano le manette per il Don e viene catturato l’autista di Riina, ma ad eseguire l’arresto non sarà un normale ufficiale dell’arma, bensì Francesco Delfino, personaggio mis-terioso coinvolto nella strage di pi-azza della Loggia e condannato per truffa aggravata nel caso Soffiantini.Nel Gennaio del 93’ Riina viene arr-estato nel suo covo, che per giorni e giorni non verrà perquisito. Quando verrà fatto la villa sarà trovata com-pletamente vuota. Ma la mafia non si ferma, scoppia una bomba a Roma in via Fauro, un’altra a Firenze in via dei Georgofili e a Palermo, dove ci sa-ranno cinque vittime. Nasce intanto Forza Italia; la Dia sospetta che la trat-

tativa con la mafia sia ancora in corso.Nel 94’ Forza Italia vince le polit-iche a sorpresa, pentiti di mafia af-fermano che Marcello Dell’Utri ab-bia stabilito un nuovo contatto con gli ambienti mafiosi. E’ Provenzano ora il capo indiscusso di Cosanostra, e i parlamentari di FI propongono degli sconti di pena per i cosiddetti pentiti di mafia, il boss dei boss fa la sua ultima apparizione in pub-blico in un colloquio con il collabo-ratore di giustizia Luigi Ilardo, che poi morirà assassinato il 10 mag-gio 1996 prima di una deposizione.Il 2004 è l’anno fondamentale: Riina parla al processo, la trattativa viene allo scoperto. Due anni dopo, in con-comitanza con la vittoria della sinis-tra alle politiche, Provenzano viene arrestato vicino a Corleone. Cade il muro del silenzio, il figlio di Cian-cimino rilascia ai media informazioni riguardo l’attività del padre e il rap-porto con i ROS, e anche il famoso killer Spatuzza si costituisce. Di-rigenti e politici che per dieci anni hanno taciuto cominciano a parlare. L’inchiesta arriva fino ai giorni nos-tri. Per quanto le procure di Palermo e Caltanissetta chiudano il caso evi-denziando le pesanti responsabilità di alcuni elementi che a oggi siedono in Parlamento, ad oggi i non esistono provvedimenti contro quella classe politica che ha condotto le trattative.

Tira aria di tempesta a Via dell’Umiltà; e non è data (almeno in parte) dal susseguirsi di scandali tra supereroi de noantri e feste dal sapore di epica: la questione è più grave ed è insita nel processo di formazione del PdL stesso.Difatti il PdL è il frutto di un’unione mai compiuta, di un’amalgama mai ri-uscita veramente tra i liberali ex Forza Italia e gli ex di Alleanza Nazionale.Il primo segno del fallimento del pro-getto è il tradimento politico del cofon-datore Fini il quale, dopo l’ennesima divergenza col padre politico del Pdl Silvio Berlusconi lascia il partito e ne fonda uno proprio; questo fallimento è culminato nella caduta del gov-erno presieduto da Berlusconi stesso.Ma solo ultimamente i movimenti tellurici all’interno del PdL sem-brano mettere in pericolo la so-pravvivenza del partito: le chiac-chierate esponenti pdielline elette senza alcun pas-sato politico come Minetti & com-pany, l’appoggio al governo Monti, lo scandalo Lazio-gate che ha come

esponente di spicco Fiorito ed infine lo scontro intestino tra fazioni per le candidature in Sicilia con l’esclusione di Carolina Varchi e la conseguente dura presa di posizione di Alemanno.Proprio quest’ultimo ha annunciato da poco di volersi candidare alle pros-sime comunali non direttamente col PdL ma attraverso delle liste civiche federate con il PdL stesso, adducendo come motivo l’immagine attuale del partito, decisamente malvista dopo gli sprechi folli del Laziogate men-tre si chiede al popolo italiano di subire manovre “lacrime e sangue”.Intanto le elezioni politiche si av-vicinano e non si sa ancora chi sarà il candidato premier del partito, la selezione è varia e sempre soggetta all’interrogativo: Berlusconi si rican-dida o no? Ha davvero rinunciato de-

PdL: ritorno al passato?di Gualtiero Cappelletti

finitivamente a proporsi come leader?La bagarre per divenire il candidato per le prossime elezioni è appena iniziata: la Santanchè si è subito di-chiarata interessata a concorrere (e non sarebbe la prima volta che tenta di candidarsi a premier), l’attuale se-gretario Angelino Alfano, dall’alto della sua posizione, quasi sicuramente competerà. Un altro nome su cui pun-tare favorito dall’età anagrafica unita all’esperienza e alla militanza (la mili-tanza vera, quella di sezione) è quello di Giorgia Meloni, ma dati i suoi na-tali potrebbe essere impiegata per la corsa per niente facile alla regione Lazio; inoltre potrebbero presentarsi vari outsider come Galan e La Rus-sa, per arrivare a nomi mirabolanti come Carfagna, Brambilla e CaldoroA tutti questi nomi si aggiungono (come se non bastassero quelli già citati) nomi esterni al PdL come il patron della Ferrari Montezemolo e l’ex alleato Casini, che potrebbe partecipare a delle eventuali pri-marie di coalizione, per non par-lare di una candidatura dell’attuale premier tecnico Mario Monti.Nel frattempo si fa strada l’idea tra gli ex AN di costituire un nuovo par-tito che sia la continuazione ideale di Alleanza Nazionale. questo nuovo soggetto politico vedrà la luce il di-ciassette novembre, quando gli stessi ex missini scenderanno in piazza a Milano. Tale soggetto politico non

sarà frutto di una netta scissione nata da una divergenza insanabile di-ventata scontro, come nel caso della scissione finiana, ma è un ritorno alle origini che si lega al riconoscere la fondazione del PdL come una ac-cozzaglia di esperienze politiche di-verse (e sopratutto aventi capisaldi ed ideali assai diversi) e una mossa politicamente miope, al limite del fallimentare (anche perché pen-sare agli eredi di Rauti ed Almirante spalla a spalla agli ex democris-tiani nel Partito Popolare Europeo fa alquanto rabbrividire). Il nuovo movimento sarà in una posizione di alleanza con il partito che nascerà dalle ceneri del PdL, un partito liber-ista erede spirituale di Forza Italia.Vada come vada, l’esperienza del PdL ha rappresentato il fallimento nella costruzione di una coalizione di cen-trodestra, dove si è cercato di far con-vivere all’interno dello stesso movi-mento democristiani ed ex missini, liberali ed ex socialisti: un accozzaglia che non ha giovato né alle varie com-ponenti dell’ormai defunto partito né tanto meno al Paese, che si ritrova a non avere uno schieramento di cen-trodestra coeso ed abile a governare.Ai posteri l’ardua sentenza...

La sveglia del fuori sede non è fissa ma flessibile: la mia è il camion dell’Ama che passa a svuotare i cassonetti sotto alla finestra della camera. Facendo una media ponderata di quattro anni di osservazioni sul campo ho capito che l’orario standard è quello delle otto meno un quarto, ma può subire vari-azioni a seconda del bar in cui il con-ducente decide di fare colazione (se è quello prima dei cassonetti, la sveglia può arrivare anche alle nove e mezza, se è quello dopo potrebbe capitare anche di doversi svegliare alle sette meno un quarto). Mercoledì la sveglia è capitata alle otto e mezza. Non presto, ma nemmeno troppo tardi. Mi alzo tranquillo, ma non troppo. Tro-vo il bagno occupato, quindi opto per un caffè. Caffè finito. Rimango spaparanzato sul divano e at-tendo. Si libera il bagno ed ecco l’amara sorpresa: il mio coinquilino non ha fat-to le pulizie il giorno prima durante il suo turno. Il pavimento sembra quello dello spogliatoio dell’Atletico Palus-tre, visto che il mio coinquilino ha pure l’abitudine di utilizzare le scarpe al posto delle ciabatte. Mi inoltro nella fanghiglia fino alla doccia, apro l’acqua aspettando il getto rovente ma l’acqua è gelata perché nel frattempo la mia coin-

quilina sta lavando i piatti. Esco. Mi asciugo. Mi deodoro. Mi vesto. Mi profumo. Al termine della vestizione, penso che non sarebbe affatto male mettermi la camicia bianca che ho lavato il giorno prima piuttosto che la solita maglietta. Mi dirigo verso lo stendino. La cami-cia, che secondo i miei calcoli doveva essere quasi asciutta, con quel poco di umidità residua perfetto per rendere la stiratura una semplice formalità e non una lotta all’ultimo sangue contro le maniche sgualcite, è sepolta da un muc-chio di panni gocciolanti che qualcuno ha lasciato lì prima di uscire. La guardo, con lo stesso sguardo che Giovanni in “Così è la vita” rivolge alla sua macchina rigata. La dissotterro dal cumulo, la ap-pendo ordinatamente su una gruccia, mi rimetto la maglietta ed esco. Non faccio in tempo a scendere le scale che ricevo un messaggio dal padrone di casa. Odio i messaggi del padrone di casa. Quello diceva semplicemente: “Passo lunedì”, che ai più non sembr-erà poi così minaccioso. Traducendo dall’italiano al padronese forse si cap-iscono meglio i termini della minaccia: “Non passo da sei mesi, quindi la parte in nero dell’affitto che non è compresa nel contratto e che mi consegni a mano per non lasciare tracce con bonifici e operazioni bancarie è arrivata a toccare

Una mattinata da fuori sededi Marcello Moi

quota duemila euro: aggiungendo le tre bollette di gas, luce e conguaglio del riscaldamento, e togliendo l’armadio e le sedie che hai comprato tu e che ti devo rimborsare perché sono di mia compe-tenza, fanno duemilatrecentoventisei euro. Fammeli trovare lunedì quando arrivo, possibilmente in banconote di grosso taglio.”Faccio due conti. Me ne mancano due-cento. Che fare? Viale Marconi è a due passi e vendere il proprio corpo potrebbe essere una soluzione (ma ne dovrei guadagnare trecento per ammortizzare la spesa per una parrucca e delle calze a rete), ma opto per metodi meno cruenti. Che al momento non conosco, ma arriver-anno. Arrivo all’università e saluto. “’Mazza Marcè, ma te e gli abbinamenti siete proprio due estranei… ma come cazzo te vesti? ‘Na camicia ogni tanto no?”“*****************” (risposta censurata

per rispetto delle principali norma-tive vigenti in materia di diffamazione, calunnia e per sensibilità verso i lettori cattolici).“Nte se po dì proprio niente oh….stai calmo…”Prima di pranzo, l’ultima goccia: chia-mata di mamma.“Come stai?”. Anche qui, la traduzione dall’italiano al mammiano aiuta la comprensione: “Stai mangiando o stai morendo di fame? Stai fumando? Sei riuscito a us-cire dal tunnel dell’eroina? Ti servono dei soldi? Mi levo il pane dalla bocca per mantenerti, ma mettendo una pic-cola ipoteca sulla casa e vendendo la macchina potrei darti una cinquantina di euro in più questo mese”.“Ciao mamma… tutto bene, non ti pre-occupare… no non mi drogo… no non mi servono soldi”, rispondo sconsolato, dirigendomi rapido verso il sexy shop di via Giustiniano Imperatore, dove potrò trovare parrucche e calze a rete a buon mercato.

Dopo aver invano chiesto il pagamento delle borse di studio, il sindacato studentesco “Ricomincio dagli Studenti” avvia l’azione legale per numerosi studenti borsistiDa mesi ormai migliaia di studenti a Roma e nel Lazio attendono con indeb-ito ritardo il pagamento della seconda rata delle borse di studio universitarie.“Ricomincio dagli Studenti”, sindacato universitario romano, dopo molti incontri infruttuosi e dopo aver inviato una diffida tram-ite l’avv.to Bonetti a Laziodisu, ha intrapreso ufficialmente le vie legali.Abbiamo messo a disposizione dei borsisti un servizio di assistenza legale gra-tuita, raccogliendo le numerose procure degli studenti, con lo scopo di avvi-are contro Laziodisu una serie di atti di citazione e ricorsi per decreto ingiutivo.Il nostro obiettivo non è soltanto quello di ottenere un pagamento imme-diato di quanto dovuto: chiederemo che l’ente regionale risarcisca gli stu-denti anche degli interessi maturati dal ritardo e degli eventuali danni subiti.I ricorrenti, infatti, spesso fuori sede privi di un supporto economico da parte delle proprie famiglie, facevano affidamento sulla somma che spettava loro in qualità di vincitori della borsa di studio per far fronte ai pagamenti delle tasse universitarie e all’acquisto dei libri e del materiale didattico, nonché dei beni di prima necessità.L’ente regionale nella mancata erogazione ha mostrato un comportamento neg-ligente e imprudente, che ha determinato un danno in capo agli studenti, sp-esso costretti a cercare un lavoro pur di riuscire a fronteggiare le proprie spese.E’ nostra intenzione porre fine a questa insostenibile situazione di ritar-do e incertezza, che da anni ormai affligge gli studenti: crediamo che at-traverso un’azione legale concreta potremo scongiurare eventuali disguidi per gli anni futuri, chiudendo questo capitolo buio per il diritto allo studio.

Note legali

Il bando di concorso di Laziodisu rappresenta una vera e propria offerta al pub-blico: ne deriva l’obbligo per l’ente di comportarsi con correttezza e secondo buo-na fede, nell’attuazione del concorso, così come nell’adempimento di ogni ob-bligazione contrattuale; parallelamente, per gli studenti è sorto un diritto che deve essere tutelato nelle forme riconosciute della responsabilità contrattuale.Inoltre, se Laziodisu avesse mostrato un comportamento corretto nel rispetto della sca-denza per l’erogazione delle borse di studio, molti ricorrenti oggi non sarebbero stati cos-tretti a sottrarre tempo allo studio per cercare occupazioni part-time per sostenere le spese.Ne consegue dunque, che nel caso di specie, ricorrono tut-ti gli elementi tipici per l’attribuzione di una forma di responsabil-ità extracontrattuale, ovvero il danno ingiusto subito dai giovani studenti.

Borse di studio: gli studenti citano in giudizio LAZIODISU di Ricomincio dagli Studenti