ascolto e narrazione

53
Sara Montani ASCOLTO E NARRAZIONE . Jean Guitton

Upload: sara-montani

Post on 29-Jun-2015

398 views

Category:

Education


2 download

TRANSCRIPT

Page 1: Ascolto e narrazione

Sara MontaniASCOLTO E NARRAZIONE

.

Jean Guitton

Page 2: Ascolto e narrazione

“Io ho scritto ed ho dipinto. E quando penso di paragonare questi due linguaggi mi sembra che la scrittura sia parola, mentre la pittura è silenzio.Credo che il silenzio di un piccolo spazio colorato esprima meglio del testo scritto ciò che non posso né dire né sapere, perché il segreto è nascosto nel

profondo di me stesso.”

Jean Guitton

Page 3: Ascolto e narrazione

La struttura del libro narra del vissuto di Sara Montani. Vuole essere un diario quasi

intimo che lei stessa compone.

Attraverso suoi brevi pensieri e riflessioni riguardanti periodi diversi, che spesso si

rincorrono, vengono presentate opere realizzate dal 1970 al 2010, selezionate per

differenti tecniche con la prerogativa di essere di formato quadrato, assolutamente

entro i cm.70x70.

Le accompagnano citazioni di James Ensor, Jean Guitton, Wassilj Kandinskji,

Tadeusz Kantor e Edmondo De Amicis, anche queste ritrovate dall’autrice sottoforma

di appunti nelle sue agende di anni vari.

Il testo introduttivo è di Sergio Spadaro.

Eccomi, 2005. Tecnica mista, cm 6,5x6,5

Page 4: Ascolto e narrazione

Quando tutto sarà contaminato, 1970. Smalti su cartone, cm23x23

All'orizzonte, 2005. Tecnica mista, cm 6,5x7,5

Al quadrato, che ha percorsocon me parte del viaggio,chiedo a prestito la formaper fare un punto.

Page 5: Ascolto e narrazione

Il mio posto, 2005. Collografia e matite, cm 7x7

La Vita che si porge calma e infuocata con burrasche e vento (da Blixen La mia Afica ,2006).Tecnica mista su carta intelata, cm 22x22

Page 6: Ascolto e narrazione

La vita che si porge, 2005. Tecnica mista su carta intelata, cm 25,5x25,5

All'alba, 2005. Tecnica mista, cm 7x7

Page 7: Ascolto e narrazione

Aquiloni

“Spinto dai venti spesso contrari ho navigato verso i paesi straordinari dello stupore.Ne ho ricavato le delizie di orizzonti popolati di segni evanescenti.”

1) James Ensor

Page 8: Ascolto e narrazione

È una nuvola bianca, 2005. Tecnica mista su carta intelata, cm 20x20

Il silenzio ha in sé tutto, 2007. Acrilico e pastello su tavola, cm 20x20

1

Con uno spicchio di mela, a quattro anni, mi sono affacciata al “mondo dell’arte” facendo un ghirigoro, bellissimo e profumato, su tutto il perimetro dei muri della casa nuova, mentre i miei genitori erano intenti al trasloco. Ricordo ancora il piacere e la soddisfazione. Dalla curiosità e dall’interesse dello sperimentare è nata la passione. È nata dal fare, dal piacere di vedere prendere forma, dalle mie idee e dal mio lavoro, con un pensiero progettuale, qualcosa che prima non c’era. E poi è lì, esiste solo per mia volontà, ha fatto appello alle mie conoscenze e al mio sentire, lo guardo, mi guarda, osservo, ascolto, interroga la mia mente e nello stesso tempo anche il mio sentire. (Tratto dall’agenda personale del 1996)

Page 9: Ascolto e narrazione

Omaggio a Satie. Quiete e moto, 2009. Matite e impronta su carta intelata

Omaggio a Satie. Gnossienne, 2009. Tecnica mista su carta intelata, cm 50x50

Omaggio a Satie. Assenza, 2009. Matite e impronta su carta intelata, cm50x50

Page 10: Ascolto e narrazione

Luce e Buio Presenza e Assenza Gioia e DoloreVicinanza e Lontananza

2 Emozione, materia, grande gioia del colore, profumo: questo è per me la realtà. Mi attrae incredibilmente sollecitare la mia e altrui creatività, l'avere fiducia nel caso, nella nuova esperienza come anche stare in bilico tra sogno e realtà o sconfinare… Devo andare oltre ciò che vedo.Non voglio accontentarmi della realtà delle cose, ma indagare a fondo ogni aspetto della vita: cerco quindi di individuare quello che sta oltre l’apparenza, nel tentativo di ricevere e trasmettere emozioni; se la realtà non è autentica che lo siano le emozioni di chi guarda e di chi si esprime!Ecco allora perché evocare, attraverso la riscoperta della materia, del gesto e della vibrazione del colore, sensazioni e memorie. (Tratto dall’agenda personale del 1993).

Avocado,1968. Smalto su carta, cm 17x17

Porpora, 1968. Smalto su carta, cm 17x17

Page 11: Ascolto e narrazione

Bordaux, 1968. Smalto su carta, cm 17x17

Cenere, 1968. Smalto su carta, cm 17x17

Relazione e Separazione Nascita e Morte Quiete e Moto Veglia e SonnoGiorno e Ombra e Notte.

Prima il buio e poi la luce.Dal silenzio alla parola.E nell’ombra la creazione.

Page 12: Ascolto e narrazione

3 Inizio il lavoro seguendo un larvato progetto, l’idea piano piano cerca di acquisire una forma, senza ricorrere a una rappresentazione simbolica e tutto prende via via consistenza e magari si modifica strada facendo con la definizione di forme nuove, contenuti, trasparenze, lucentezze improvvise, rilievi, profili che rievocano sensazioni, emozioni, memorie di giochi o scoperte infantili.Lavoro con frenesia per vedere concretizzata l’idea. Ho febbre di fare, un irreprimibile bisogno di cercare (a volte nemmeno so cosa), di sapere, di trovare. L’ansia è tale da trattenere il fiato, non chiudo o ripongo i colori e gli strumenti e mi innervosisco se al bisogno non li trovo subito o se suona il telefono, se vengo distratta. E’ un intimo e continuo interrogarsi, un profondo cercare e cercarsi, è un dialogo con l’idea, con la materia, con il colore.La concentrazione deve essere assoluta: per vincere la sfida, per goderne della riuscita, per soffrire irritata del mancato risultato. Poi… le immagini sedimentate nella memoria sono lì. Hanno preso consistenza e significato. Gli spunti di partenza si sono annullati travolti da un magma luminoso di colori. Il tormento iniziale diventa ora osservazione e riflessione. (Tratto dall’agenda personale del 1990)

Ai piedi del Gong, 2005. Acrilico e pastello su carta intelata, cm 20x20

Vicino al sole, 2007. Acrilico e matite su carta intelata, cm 20x20

Page 13: Ascolto e narrazione

Né principio né fine, 2005. Acrilico e pastello su tavola, cm 20x20

La gioia significa grazie al dolore.La quiete si apprezza per l’esserci dell’azione.Ma è la zona intermedia che tutto svela.A poco… a poco.

Macigno, 2006. Tecnica mista, Collezione Gabriele Cappelletti, cm 21x21

Page 14: Ascolto e narrazione

Nel profondo, 2004. Olio su carta, cm 25x25

4

Luce, 2006. Tecnica mista su tavola, cm 23x22 Hanno dato un’impronta indelebile alla mia formazione e al mio fare di oggi diversi insegnanti, artisti riconosciuti, al Liceo Artistico e all’Accademia di Belle Arti di Brera nel corso di Scenografia: artisti come Luisa Spinatelli, Glauco Baruzzi, Carlo Paganini, Pino Spinelli, Tito B. Varisco, … Bellini, Lorenzo Pepe, Giò Pomodoro, Raffaele De Grada, Guido Ballo. Ma ho imparato anche da Diego, Chiara, Houssein, Monica, Aisha, Andrea… bambini e ragazzi a cui si diceva facessi scuola, dai quali sono certa di aver ricevuto moltissimo. E poi ci sono diversi altri artisti del 900, come Klee, Kandinski, Nolde, Ensor, Spoerri, Louise Bourgeois, Maria Lai…. da Duchamp ho imparato il concetto, l'idea come l'aspetto più importante dell'opera, così nel mio lavoro appaiono “cose”, metafore e contenuti forti. Ma ho un debito notevole anche con Malevich, verso il suo “mondo senza oggetti”. Scriveva così: “L’oggetto in sé non ha senso… le idee della mente cosciente sono inutili” e “la supremazia del sentimento puro”. Il “Quadrato bianco su fondo bianco” (1918) è stata una rivelazione. Allora, e non nel tempo, mi accorgo ora, io ho iniziato ad amare la non figurazione, che poi, a fasi alterne, ho anche accolto!

Page 15: Ascolto e narrazione

La forma quadrata nel trascorrere degli anni, ha assunto il ruolo di segno, invece l’oggetto, abbandonato o usato, è servito per guardarmi dentro: il sentire, l’ascolto di sé, il rapporto col sociale hanno prevalso sul descrivere naturalistico.Poi c’è l’artista preferito, più di tutti, sempre ce n’è uno: è quello che, di volta in volta, sa stuzzicare la mia curiosità, l’interesse o la voglia di mettermi al lavoro. Quello che fa vibrare le mie corde.

Ragnatela, 2002. Incisione a cera molle su rame, mm 500x500

Luce uno, 2010. Incisione a cera molle su rame, due lastre, mm 500x500

Page 16: Ascolto e narrazione

Luce due, 2010. Incisione a cera molle su rame, due lastre, mm 500x500

Luce tre, 2010. Incisione a cera molle su rame, due lastre, mm 500x500

Luce quattro, 2010. Incisione a cera molle su rame, due lastre, mm 500x500

Page 17: Ascolto e narrazione

Luce e buio non sono separatiSi incontrano,Si esaltano.Significano perché contrari.

Medusa. Ceramolle su rame, mm 500x500

Medusa e ragnatela, 2010. Ceramolle su rame, due lastre, mm 500x500

5

Non ho una tecnica preferita. Non voglio averla! A seconda del progetto a cui lavoro scelgo il mezzo espressivo che maggiormente è adatto a quel tipo di lavoro. Considero quello che è più adeguato e funzionale a tradurre il mio pensiero. A volte sono le chine e gli acquerelli, o i pastelli, le stoffe, le carte, le sabbie, le colle, gli acrilici, a volte la materia, come il gesso, la resina, lo stucco, o la creta e poi decidere se passare alla costosa fusione. Altre volte, e negli ultimi anni ha prevalso, mi avvalgo dell’incisione calcografica, ma non intesa quale mezzo seriale: incisione come linguaggio a sé stante, completo e autonomo. L’intento in questo caso è quello di voler dare all’incisione il valore di linguaggio espressivo che ebbe in origine.

Page 18: Ascolto e narrazione

Mille percorsi d’incontro…Si cercano per poter vivere in modo autonomo.

6 “Prosegui sempre dritto, sempre leggendo i nomi delle vie in tutti i quartieri, finirai per incontrare quella che cerchi”.Edmondo De Amicis. Cuore.(Annotazione in copertina dell’agenda 1987)

“Le strade servono così le macchine fanno le curve”.Martina 4 anni, durante il laboratorio di incisione nella Scuola dell’Infanzia di San Donato Milanese.(Annotazione del 6 febbraio 2006)

A dialogo, 2000. China, collage olio, cm 20x20

E' ancora guerra, 2005. Monoprint, cm 25x25

Page 19: Ascolto e narrazione

Girotondo, 1999. Gouache e collage

Percorsi, 2007. Monoprint, cm 40x40

Trovarsi è ansia costante.

Page 20: Ascolto e narrazione

7

Chiuso in sacchi, 2005. Tecnica mista su carta intelata, cm 20x20

Nella nebbiolina grigia, 2007. Tecnica mista su carta intelata, cm 20x20

Non io scelgo il soggetto del mio lavoro. E’ lui che viene da me.Si intrufola nella mia testa piano piano e poi ad un certo punto devo per forza ascoltarlo e fare. All’inizio non so mai bene cosa, ma improvvisamente nel corso del lavoro, tutto si svela. E mi accorgo che lo sapevo bene anche prima.“…Del resto, accade sempre così.Solo dopo anni comprendiamo che il nostro fare"spontaneo","individuale",era dettatoda una forza Superiore,dalla NECESSITÀ,

Page 21: Ascolto e narrazione

ed è di questa che voglio parlare.” Tadeusz Kantor si dichiara in questo modo nel suo testo “La mia opera. Il mio viaggio” edito da Federico Motta nel Giugno 1981.

Per filo e per segno, 2000. Acquaforte e ceramolle, prova colore, mm 240x240

Omaggio a Satie. Segnali, 2010. Tecnica mista su carta intelata, cm 50x50

Ma i segnali non sono solitari.

Page 22: Ascolto e narrazione

8

Corde, 2007. Tecnca mista, cm 25x25

Entrando, 2005. Tecnica mista su carta intelata, cm 22x22

Page 23: Ascolto e narrazione

Nuvole, 2007. Monoprint su tela, cm 30x30

Mi chiedo e chiedo: chi è l'artista?Qual è il suo ruolo oggi?Io sono portata a valutare, riflettere, ad analizzare ciò che sento e a dare nel lavoro un’interpretazione, una mia visione.Cartesio considera l’intuizione come un perno della creatività, dell'apprendimento, io associo anche l’emozione, il sentire sensibile, il percepire, l’ascoltare il bisbiglio.Sono convinta che valga la pena di sentire il silenzio, di ascoltare ed ascoltarsi.Forse l’artista sperimenta il mondo e la vita in maniera diversa? Certamente si sente profondamente coinvolto: io sono fortemente motivata e impressionata dalle esperienze. E aspiro a trovare significati ad avvenimenti individuali, interpretandoli quali immagini di una verità universale.

Intuizioni e sensazionisi legano universali insieme.

Dialogano.

Page 24: Ascolto e narrazione

9

Eros, 1997. Tecnica mista su tavola, cm 34,8x34,8

Africa, 2006. Tecnica mista su tavola, cm 26x22

Le esperienze più varie, di teatro come di pittura, scultura, incisione e fotografia evidenziano da sempre il fare sperimentale del mio lavoro: anche nell’insegnamento sono stati il dipingere, la scenografia e la regia che hanno dato voce al mio essere più profondo con l’utilizzo di ogni possibile mezzo espressivo. Nelle tele appaiono a volte reminiscenze fossili o rielaborazioni di reperti, quali testimoni di una ricerca non solo semantica ma anche escatologica. Il sogno e la fantasia volano, la materia viene piegata alla volontà di narrare. E non m’ importa quale sia la materia, cerco e conta l'emozione.

Page 25: Ascolto e narrazione

Rincorsa, 1999. Acrilico, cm 70x70

Silenzio e rumoreSilenzio e brusio e rumore

Il silenzio è stipato di mistero.Contrario al frastuono, al rumore prepotente.

Il brusio appiana tutto, rende tutto uguale.Livella.

10

Riferimenti, 2006. Tecnica mista, cm 30x30

Page 26: Ascolto e narrazione

Da sempre nel lavoro, d’artista e didattico, ho ritenuto fondamentale saper coniugare le conoscenze culturali e tecniche con una continua ricerca di ciò che il rapporto con il nuovo può generare. La tela bianca, la tavola, il cartone o qualsiasi altro supporto, sono un piacere straordinario e una sfida. Bisogna spingere fuori dalla tela ciò che è secondario; sconfinare… andare dalla realtà al sogno, dalla realtà all'emotività; riuscire a stare in bilico tra realtà ed evocazione. Bisogna suggerire, sussurrare, più che dire, perché l'osservatore possa concludere. (Tratto dall’agenda personale del 1996).

Il mio intento più caparbio è stato ed è ininterrottamente, quello di stuzzicare e sostenere il valore della creatività. Che è di tutti.

Penso al ruolo dell’arte nella quotidianità essere capace di trasformare l’esistenza. Penso all’Arte come realtà che sa dare significato alla vita, capace di stabilire un rapporto invisibile e forte e ravvicinato con i compagni di viaggio, di avventura, con i quali condivide confronti, emozioni e alleanze.

Coraggio di vita, 2007. Tecnica mista su carta intelata, cm 20x20

Page 27: Ascolto e narrazione

Fata Morgana, 2006. Tecnica mista su carta intelata, cm 20x20

Rumore e caos.Niente solitudineNiente comunicazione.

Siamo confusione generale.

Il pensiero cerca di farsi strada.

11

Sott'acqua, 1996. Tecnica mista su tavola, cm 25x25

Page 28: Ascolto e narrazione

Acqua, 1996. Tecnica mista su tavola, cm 25x25

Sott'acqua, 2007. Tecnica mista su carta intelata, cm 30x30

Page 29: Ascolto e narrazione

Fondo marino, 2007. Monoprint su carta cotone, cm 30x30

Anche Kandinskij sente il pensiero agitarsi dentro di sé e continuo il bisogno di comunicare agli altri. Nelle citazioni, del 1912, riferite al "Problema delle Forme" da "Il Cavaliere Azzurro" così si esprime:"I nuovi valori che hanno tolto di mezzo le vecchie barriere formano continuamente nuove barriere. Ciò dimostra che, in fondo, non è importante il nuovo valore, ma lo spirito che in esso si è rivelato e la libertà che è necessaria perché si riveli […](La forma è il mezzo con cui la rivelazione si manifesta.)[…] La forma è sempre temporale e cioè relativa perché non è altro che il mezzo contingente, il mezzo necessario per la rivelazione odierna. […][…] La forma è l'espressione esterna del contenuto interno.Per questo non dovremmo fare una divinità della forma. E dovremmo lottare per essa nella misura in cui può servire come tramite espressivo della risonanza interiore...Per ogni artista (artista produttore e non "ricettivo") il proprio mezzo espressivo (= forma) è il migliore in quanto incarna nel migliore dei modi il messaggio che egli è impegnato ad annunciare...[…] Essendo la forma solo un'espressione del contenuto ed essendo il contenuto diverso nei diversi artisti, è evidente che possono esserci contemporaneamente forme diverse tutte egualmente buone.La necessità crea la forma. […]Nella forma si riflette così lo spirito del singolo artista.La forma reca il marchio della personalità.[…] E come non si deve cercare la salvezza nella forma di un singolo artista, così non la si deve cercare nella forma di un gruppo. Per ogni gruppo la propria forma è la migliore in quanto incarna il messaggio che il gruppo stesso è impegnato ad annunciare. Ma non se ne deve dedurre che questa forma sia o debba essere per tutti la migliore. Anche qui deve regnare una libertà totale e si deve concedere validità considerando giusta (= artistica) ogni forma che sia espressione esterna di un contenuto interno.Quando ci si comporta diversamente non si serve più lo Spirito libero (raggio bianco), ma la barriera pietrificata (mano nera)...[…] A un determinato momento le necessità maturano. Ossia lo Spirito creativo I (che possiamo chiamare anche spirito astratto) riesce ad aprirsi un passaggio dapprima in un'anima, poi nelle anime, suscitando una nostalgia, un impulso interiore. Quando le condizioni necessarie alla maturazione di una precisa forma si sono avverate, l'impulso interiore diventa tanto forte da creare un nuovo valore nello spirito umano, un valore che incomincia a vivere nella coscienza o nell'inconscio dell'uomo. Da quell'istante, consapevolmente o inconsapevolmente l'uomo si mette a cercare una forma materiale per il nuovo valore che vive in lui in forma spirituale".A questo punto Kandinskij indica "la ricerca nella Positività, la Creatività, il Bene: il raggio bianco che feconda..."(Kandinskij, "Il Cavaliere Azzurro" De Donato, Bari. 1967)(Tratto dall’agenda personale del 1999)

Tempo esperienzaTempo il vissutoTempo valore

Arricchirsi di senso

Page 30: Ascolto e narrazione

12

Impavido, 2006. Tecnica mista

In anni di lavoro appassionato, ritengo di aver tanto agognato e oggi raggiunto, una libertà mentale che mi dà sollievo: una libertà dalle regole, dai canoni tradizionali che la Scuola consegna come bagaglio di partenza, come certezze sulle quali costruire, ma che spesso tendono a formalizzare e codificare la vita.Questa libertà mi concede, soddisfatta e compiaciuta, di manipolare fra loro materiali anche inusuali ed eterogenei; mi consente approcci inconsueti ai mezzi espressivi e incessanti percorsi di ricerca. Il rumore della quotidianità.Il suono della natura.La propria silente interiorità.

Parlano all’anima.

Page 31: Ascolto e narrazione

13

Nel blu, 1999. Acquaforte su zinco, mm 300x300 È fondamentale trasmettere la conoscenza delle tecniche espressive tradizionali per scoprire con piacere che dagli allievi vengono utilizzate in modo diverso, nuovo e personale. Questo compito mi sono assunta scegliendo di insegnare. Fuori dagli schemi classici vive l’autenticità dell’io. Regole e tecniche possedute, abbandonate e inventate di nuovo e rielaborate autonomamente, aiutano a raccontare e raccontarsi. A capirsi. Ravvisare il piacere e la soddisfazione negli occhi di chi lo scopre, lavorando gomito a gomito, è vera fonte di energia.Non m’importano forma e linguaggio, ma la fiamma sempre viva.

Ascolto, 2007. Tecnica mista su tela, cm 40x40

Page 32: Ascolto e narrazione

Una recita silenziosa, 2007. Tecnica mista e colori calcografici su tela, cm 40x40

Nel silenzio. Non ha inizio. E non c’è fine.Mi sorprende.Il silenzio non ha frettanon aspetta nulla,ha in sé tutto.

Mi assorda.

14

Nei ricordi, 2005. Tecnica mista su carta intelata, cm 25,5x25,5

Page 33: Ascolto e narrazione

Eppure esiste, 2005. Tecnica mista su carta intelata, cm 22x22

Città, 2005. Tecnica mista su carta intelata, cm 25x25

Procedendo nella ricerca calcografica, ho raggiunto la consapevolezza che le tecniche incisorie ma anche l’uso del torchio litografico da riporto, quali testimonianza di una tecnica antica, dalle svariate opportunità inventive, siano una continua azione reciproca tra tradizione e innovazione. Ho deciso di soffermarmi, di indagare, cercando ovunque.

Page 34: Ascolto e narrazione

Omaggio a Satie. Vorrei volando, 2008. Tecnica mista su carta intelata, cm 50x50

silenzio non è visibileeppure esiste. È inafferrabile,ma lo sento concretamente.

Si impone.È tra parola e parola.

15

Sembianze, 2002. Elaborazione digitale, cm50x50

Page 35: Ascolto e narrazione

Prima veste, 2002. Ceramole su zinco e collage, cm50x50

Arianna, 2010. Ceramolle su rame, mm 500x500

Poi… improvvisamente non mi è più interessata la pittura. Inutile riprodurre cose, immagini, luoghi. Di continuo osservavo ciò che mi stava attorno, mi stupivano gli oggetti veri, gli oggetti della vita quotidiana, e infine ecco: ho trovato! Ho capito! Erano i vestiti che mi interessavano. Quelli vecchi, inutilizzati. Dismessi. Non loro però volevo, inseguivo caparbiamente la storia che ancora mi potevano raccontare.

Decido così di recuperarne l’immagine, in formato reale, con il torchio calcografico. Diventeranno questi le mie matrici.Le impronte di abiti attivano i ricordi, la memoria. La vita c’è, è lì, davanti a me. Viene ad essere esaltata e sottolineata proprio per la assoluta mancanza di vita degli abiti. Anche agende e libri vecchi possono divenire una macchina della memoria.(Agenda 1999)

Page 36: Ascolto e narrazione

Totem,1999. Mosaico, cm 92x20,5

Totem, particolare, 1999. Mosaico, cm 92x20,5

In altre opere vivono gli oggetti: conchiglie, bottoni, legni, brandelli di tessuti, impronte, vestiti… Non sono “cose”, sono le idee, i pensieri a cui rimandano gli oggetti stessi, le loro ombre, il vissuto loro e mio.Sono domande. Una ricerca: “dove si comincia” e “dove si finisce”. Sono testimonianze del passato che vogliono dar voce a quanto altrimenti andrebbe disperso, dimenticato, specie se di modesto valore. Forse l’unica opportunità di salvezza dall’abbandono.Il tempo è una forza che non accompagna sulla via del declino e del disfacimento, ma conduce all’arricchimento e alla meditazione.

Lucciole, 2008. Tecnica mista su tela, cm 40x40

Page 37: Ascolto e narrazione

Bosco, 2008. Tecnica mista, cm 40x40

Nel silenzio afferro nel modo più chiaro la mia unicità.

16

Page 38: Ascolto e narrazione

Omaggio a Satie. Gnossienne n1, 2009. Tecnica mista monoprint e pastello su carta cotone intelata, cm 50x50

Omaggio a Satie. Gnossienne n1, variazione, 2009. Tecnica mista, monoprint e pastello su carta cotone intelata, cm 50x50

Da qualche tempo mi succede una cosa nuova. Quando mi trovo sola nel mio studio, intenta a lavorare, non cerco più la compagnia di un sottofondo musicale: così ero solita fare, forse per un'abitudine conseguita sin dai tempi di Scenografia, a Brera.Ho sempre amato il rumore, la conversazione, stare tra le persone, le loro voci ed i loro movimenti, ed ora, sempre di più, mi accorgo di amare il silenzio. Anche quando insegnavo Educazione artistica le idee, per il lavoro dei ragazzi come anche per il mio, nascevano da spontanee e lunghe chiacchierate corali, dove ognuno, adulto o ragazzo, entrava con vigore ed entusiasmo per manifestare il proprio pensiero. Ora che ho lasciato l'insegnamento e quindi sono più libera di organizzare il mio tempo, ora che finalmente posso ascoltare in piena libertà ciò che preferisco, la consueta compagnia musicale mi disturba, mi distrae. Perché? Amo la musica, l'ho ascoltata, utilizzata in moltissime attività, didattiche e non, come elemento portante o di completamento al

Page 39: Ascolto e narrazione

linguaggio pittorico e teatrale, ma ora, con sorpresa e piacere, scopro di avere bisogno anche di silenzi. Un bisogno ugualmente urgente quanto quello di comunicare, di confrontarmi continuamente con l'altro, un bisogno di silenzio che non avevo mai sentito così necessario e che avverto di grande utilità al mio lavoro.Nel silenzio il mio pensiero segue indisturbato il suo corso: la conversazione si svolge tra il mio io, le mie esperienze e i miei conflitti e medito, seguendo il filo del piacere o del dolore che mi procura ciò che sto dipingendo. Ascolto, in trepida attesa, le emozioni di quelle immagini che emergono, poco a poco dalla memoria, che si disvelano, che all'inizio sono solo un mistero non chiarito, ma che alla fine, rese più vibranti dalla luce, dal colore, dalla materia, diventano evocazioni: piccoli universi, dove tutto viene scomposto e ricomposto con la verità del vissuto, una misteriosa atmosfera di colori e toni omogenei dove la realtà ha qualcosa di così concreto, e nello stesso tempo così vago. (Tratto dall’agenda personale del1993)

Mondo del silenzioMondo della parolaMondo dell’immagine.

Dove il senso?

Nella prima luce del giorno, 2005. Monotipo su carta intelata, cm 25x25

Page 40: Ascolto e narrazione

The treugth the colour, 200?. Tecnica mista su carta intelata, cm 20x20

Lo spazio, 2006. Tecnica mista su tavola, cm 20,5x25

Da lontano, 2005. Tecnica mista su carta intelata, cm 20x20

Page 41: Ascolto e narrazione

17

Ricordo Satie, 2010. Tecnica mista su carta cotone intelata, cm 50x50 La regola è indispensabile. Ovunque. Sempre. Per cominciare. Come la regola della realizzazione della matrice e della successiva stampa al torchio calcografico: può diventare, attraverso interventi di volta in volta nuovi e diversi, trasgressione e originalità, può essere l’opportunità di conferire all’immagine una vita nuova, autonoma, è un'immagine originale e irripetibile. È un unicum.(Tratto dall’agenda personale del 2007).

L’immagine tace. E tacendo parla.

L’immagine è silenzio visibile.

Silenzio e immagine e parola.

Page 42: Ascolto e narrazione

18

Omaggio a Satie. Gnossienne n 4, 2010. Tecnica mista su carta cotone intelata, cm 50x50

Omaggio a Satie. Gnossienne n 4, 2010. Monoprint, tenica mista su carta cotone, cm 50x50

Page 43: Ascolto e narrazione

Omaggio a Satie. Gnossienne n 4, 2010. Monoprint, tenica mista su carta cotone, cm 50x50

Omaggio a Satie. Gnossienne n1, variazione rosa, 2009. Tecnica mista su carta intelata, cm 50x50

Omaggio a Satie. Gnossienne n1 variazione n4, 2009. Tecnica mista su carta intelata, cm 50x50

“1971.Vent'anni. Voglio fare l’insegnante e essere un’artista. Sarò l'artista-educatore che lavora e progetta con ragazzi-allievi-artisti, trasmettendo loro la mia esperienza, ma con i quali soprattutto farò... Non so cosa. Ma sicuramente sarà qualcosa di appassionante”.Ed è proprio valsa la pena fare un lungo cammino, passando attraverso la mia formazione personale e il voler essere caparbiamente madre-insegnante-artista per giungere a riflettere su cosa significhi far incontrare, proprio a tutti, possibilità di positive nuove scoperte, animare speranze, aspettative, fervori ed entusiasmi.A tutti. A tutti coloro che hanno voglia e piacere di cimentarsi, di scoprire… a coloro che sanno rimettersi in gioco, con entusiasmo e difficoltà, vorrei lasciare in eredità la passione, la capacità di non mollare mai, anche quando l’imprevisto, l’errore annientano il lavoro. A me stessa dico

Page 44: Ascolto e narrazione

“capiscilo … è lo stimolo nuovo che farà unico il pezzo, non lo trascurare…”. Soprattutto l’incisione lo consente. Vorrei contagiare la certezza che la creatività è parte della vita, non solo peculiarità degli artisti. E che ci consente di saperci vivi.

Abbracci di ventoVorrei volandoSegni sospesiFughe di soleAranci di biancoSopore d’amore.

Vorrei Volando Mari d’incanto.

Era l'aria, 2005. Tecnica mista su carta intelata, cm 25x25

I giovani germogli lucenti, 2007. Acrilico e pastello su tavola, cm 20x20

Page 45: Ascolto e narrazione

19

Oh che bel castello, 1998. Tecnica mista e collage, cm 50x50

Mani di luna. Linoleografia, stampa su due fogli positivo e negativo, cm 25x25

L’arte è… me lo spiegano Marta Alberti, Monica Barbieri, Carlotta Camerano, Elena Dimuccio, quattro bimbe dai 7 ai 9 anni, che hanno lavorato con frequenza settimanale costante nel mio studio fin da piccole, sperimentando vari linguaggi espressivi ( pittura, collage, manipolazione, incisione ecc.).Nell’agenda personale del 1997 trovo quanto segue. “Oggi decidono, di loro iniziativa, di parlare di arte. Non capisco il perché e ne rimango parecchio stupita: mai abbiamo fatto di questi discorsi. Ma stabiliscono testardamente che mi avrebbero spiegato che cosa è l’arte. E mi fanno sedere per ascoltare. Dopo un avvio pacato vengo letteralmente assalita: inattendibile l’entusiasmo e l’impegno e la passione che hanno messo vociando contemporaneamente, con ritmo incalzante, con una valanga di parole e gesti e movimento, per farmi capire l’Arte.L’esperienza laboratoriale consueta, spontaneamente, si è tramutata in necessità di argomentare sul significato di quel che si va facendo. Il passaggio al fare si mostra immediato e prende la forma di una cartella contenente incisioni: ognuno, con una punta, avrebbe inciso incide una lastra e poi sul foglio stampato, scritto scrive a matita il suo pensiero. Incredibile ancora la dinamica dei fatti, la velocità d’esecuzione del lavoro, la gioia negli occhi e la soddisfazione di tutti. Disorientata, stupefatta, al termine del lavoro non mi resta che constatare di non aver fatto niente. Solo facilitato le necessità pratiche.” Arte è sapere, conoscere, pensare e disegnare…

Page 46: Ascolto e narrazione

Arte è qualsiasi cosa che cerchi di fare bene, arte è disegnare con piacere.Arte è l’impegno di una persona.Arte è la fantasia su un foglio bianco.

È il testo, quasi impensabile, contenuto nella cartella di incisioni dal titolo “Arte è...”. Le lastre di zinco sono state incise con la tecnica della puntasecca e stampate dalle bambine nell’Ottobre 2000.

20

Domino01 …come quando …ma questa è arte?Domino01 …come quando è il gioco dell’Arte. Domino01… come quando l’Arte è in giocoDomino01… come quando il Gioco è Vita! Domino01 …come quando …qual è il ruolo dell’arte? Domino01 …come quando esce dai confiniDomino01 …come quando cambia l’esistenzaDomino01 …come quando ride la Vita.

Domino01 …come quando Arte è pretesto Domino01 …come quando chissà chi ho di fianco?Domino01 …come quando cambiamo le Regole!Domino01 …come quando …Noi divisi e uniti!

Domino01 …come quando non c’è più FrontieraDomino01 …come quando tutto è sorprese e meraviglia.Domino01 …come quando questo è perché.

Se il gioco diventa un elemento necessario per sviluppare ambiti di creatività, l’arte sa rimettere in discussione le regole costituite e si pone come voce critica energica all’interno del sistema.Domino01 raccoglie quindi queste preziose eredità: le fa sue e le rielabora con opere che raccontano di sorprese e meraviglia e imprevisti, dove il singolo artista, pur nell’autonomia

Page 47: Ascolto e narrazione

dell’io, si guarda a fianco, si rimette in gioco, nell’intento di giungere al noi, con un’opera che si evolve senza limiti o frontiere.

Domino 01 è l’Arte in gioco o il gioco dell’Arte o forse anche è il Gioco come Vita? Perché la vita di ogni artista è spesso caratterizzata dal confronto e dal rapporto più o meno stretto con altri artisti! Quindi artisti diversi, divisi e uniti, sullo stesso piano, nello stesso gioco-opera d’arte globale.

Domino01, di sghimbescio, affronta anche il tema del gioco nell’arte. Consente di ripensare al ruolo dell’arte nella quotidianità, capace di trasformare l’esistenza. Dell’arte, ne sono convinta, come realtà che sa dare significato alla vita e stabilire un rapporto invisibile e forte e ravvicinato con alcuni compagni di viaggio. Nella vita il gioco assume un’importanza fondamentale e diviene esso stesso, elemento in cui si concretizzano emotività e creatività e immaginazione.Proprio il gioco, nel primo decennio del 1900, con la nascita del movimento futurista, del dadaismo, del surrealismo conquista un ruolo significativo nell’arte contemporanea.Il gioco aiuta a superare le regole della rappresentazione naturalistica e simbolica per cui l’esperienza artistica assume diverse forme e giunge al fruitore con modalità nuove, quella del gesto, dell’interazione, dell'happening e della performance.

Ecco quindi che il gioco con differenti sfaccettature e modalità partecipa all’arte del Novecento, accogliendo anche gli elementi di casualità e provvisorietà, accettando i fatti dell’inconscio e della fantasia, elementi questi che si ritrovano al medesimo livello nell’attività ludica.

L’arte pare presa a pretesto per giocare, osservare, sperimentare, reimpostare regole. Sono esperienze forti: per affrontarle occorrono quindi compagni di avventura con i quali condividere confronti, emozioni e alleanze.

( dal catalogo domino01 per la Galleria San Carlo, Milano 2011)

Page 48: Ascolto e narrazione

21

Attesa, 2006. Tecnica mista su tavola, cm 26x26

Sentiero antico.

Avanzi.smunto rosa e grigio e azzurro

colore della memoriapesante passo del tempo affonda la pietra

acciottolatotratturocibo e vitastupore e conquista.

solchi e cammino e viaggio di sempre.

Page 49: Ascolto e narrazione

Preparati all'imprevisto e abituati all'inaspettato, 2008. Carta intelata, cm 30x30

Memoria, 2007. Monoprint su carta cotone, cm 30x30

Quel che resta, 2007. Tecnica mista su tela, cm 30x30

Page 50: Ascolto e narrazione

Con il metodo di non avere un metodo, le immagini impresse dal torchio si ripetono, come giorno dopo giorno fa la vita. Immagine dopo immagine, foglio dopo foglio, quasi ossessivamente, nascono. Si diversificano l’uno dall’altro attraverso interventi unici sulla matrice: si esalta intenzionalmente la diversità che li connota e li differenzia dal multiplo. Ogni giorno è un altro giorno.Oggi questa necessità dell’operare, che è scelta consapevole, assurge a ruolo di metodo e contemporaneamente lo respinge. Il lavoro, capita, bandisca il pennello per privilegiare il torchio. Sì, il torchio perché ha in sé quella speciale fascinazione che mi consente di considerare la magia del caso. Il torchio, come gioco d’azzardo, accetta la sfida e la rimanda, modifica, nega o esalta, l’intervento creativo, mi costringe ogni volta a ricominciare la partita per vincere la sfida. Il torchio appassionato, che dà voce alla regola e nello stesso tempo alla mia creatività e all’immaginazione, in un intimo, silenzioso, continuo, ininterrotto e disorientante colloquio-incontro.

BuioSilenzioMistero SegretoPensieroRicercaScopertaSupportoTracciaVerità?Luce.

Ascolto e narrazione.

Sara Montani

Page 51: Ascolto e narrazione

TECNICA E MUSICALITÀ DI SARA MONTANI

Sergio Spadaro Chi conosce già l’arte di Sara Montani sa che per circa un ventennio il suo lavoro si era snodato come dice lei stessa – “attraverso il recupero, con impronte, di oggetti o situazioni personali, che diventano una metafora”. L’impronta lasciata dagli oggetti (bavaglino, camicina, cravatta, reggiseno, reggicalze, camicetta) sulla lastra di rame o di zinco, e poi stampata, era perciò fondamentale. Che poi la matrice venisse variata e utilizzata più volte, cambiando via via l’inchiostratura o intervenendo in altri modi (monoprint o monostampa), oppure venisse dipinta e trasferita sulla carta un’unica volta (monotype o monotipo) non aveva importanza: la diversità del procedimento tecnico tendeva sempre allo stesso risultato, realizzare un unicum. Nell’uno e nell’altro caso la Montani comunque rientrava nel solco più tipico dell’arte novecentesca, che attraverso lo scavo nell’interiorità e nella soggettività, aveva via via visto scomparire l’oggetto della realtà fenomenica e naturalistica. Fino ad arrivare all’astrazione e all’Informale. Tuttavia nella Montani l’oggetto sussisteva ancora come traccia, o ricordo. Le impronte da esso lasciate sul foglio di stampa rinviavano a un’esistenza trascorsa, che però diventava autre, appartenente a una realtà della fantasia e della creazione poetica diversa da quella naturalistica di quando l’oggetto era in uso.

Ma il lavoro creativo della Montani non era limitato soltanto all’uso del torchio. Le stanze del suo studio erano zeppe di dipinti via via accumulati e realizzati sulla tela e con gli olî, oppure attraverso tecniche miste con china e collage. Dipinti che adesso ha deciso di tirar fuori e che si caratterizzano attraverso la costrizione – alla stregua dei mistici – di “contenersi” in formati quadrati (si va dal 7x7, al 20x20 al 70x70). D’altra parte non era già l’ascesi pitagorica che vedeva nel “quattro il solido”? E non era sempre Pitagora che tendeva ad espiare dalle “carceri” corporee e vedeva nella musica un mezzo affinché l’anima risalisse verso gli spazi sconfinati? E, si sa, la musica e il silenzio sono tutt’uno, o quasi. Dice al riguardo la pianista francese Hèléne Grimaud (che ha suonato al Conservatorio di Milano il 1° dicembre 2010): “La musica è l’estensione del silenzio. Senza silenzio sarebbe solo rumore. Ti aiuta a fare ordine, a mettere in moto lo spirito, a ritrovare l’equilibrio e le relazioni con gli altri”. Esattamente quello che fa la Montani con le sue immagini informali nei “quadrati” che presenta: gli accostamenti e le combinazioni dei suoi colori cercano sempre accordi musicali o dalla musica interiore sono guidati.

Ovviamente, ci sono tanti modi di esercitare lo spirito, di stimolare il proprio inconscio a liberare la recondita musicalità. Uno di questi può anche essere quello di far aggallare le sensazioni già

Page 52: Ascolto e narrazione

stimolate dalla lettura di particolari testi letterari. Nella Montani ciò avviene attraverso le sensazioni suscitate dalla lettura de La mia Africa di Karen Blixen, cioé – come in alcuni di questi “quadrati” – attraverso la trasposizione in immagini sognate ed oniriche. La Montani dichiara inoltre che, nella sua ricerca di accordi cromatici, è stata anche guidata dall’ascolto della musica di Erik Satie. E qui è difficile stabilire se la Montani si riferisca più al primo Satie, com’è noto influenzato dal misticismo teosofico medievale, oppure al Satie modernista, quello in combutta con Picasso, Cocteau e Diaghilev o, extrema ratio, a quello del balletto Parade (1917) che risente un po’ delle contemporanee esperienze dadaiste. Comunque sia, molto più semplicemente, dev’essere l’effetto giocoso e scherzoso di un certo Satie che la influenza.In tale direzione vanno forse interpretati i segni grafici spiraleggianti che tagliano verticalmente alcuni di questi “quadrati” e che, sotto un certo aspetto, richiamano la fase delle “impronte” e delle “tracce” che ha contrassegnato la sua ricerca.

Conseguente al tecnicismo che caratterizza l’arte della Montani è infine l’uso del mosaico (quine vengono presentati due molto belli), nel quale la musicalità interiore va vista in certe alter-nanze cromatiche delle tessere, che a volte spezzano, ma sempre confluiscono nell’armonia compositiva generale. Perché – come dice Andrea Pinotti – “il venir meno della rappresentazione figurativa e del riconoscimento del referente in molta arte contemporanea cosiddetta astratta può essere considerato come l’ultimo capitolo e l’estrema provincia nella storia della concezione della visibilità dell’invisibile”.��

Milano, novembre 2010

In Estetica della pittura, Il Mulino, BO, 2007, p.191

Page 53: Ascolto e narrazione

Sara Montani è nata a Milano: si è formata al Liceo Artistico e alla Accademia di Belle Arti di Brera nel corso di Scenografia. Dal 1970 al 1991 ha insegnato materie artistiche.Lasciato l’ insegnamento ha continuato a svolgere attività di formazione, occupandosi in particolare del mondo giovanile.

Dal 1970 espone in numerose mostre personali e rassegne, in Italia e all’estero, conseguendo premi e segnalazioni. Tra questi il Premio Arte Mondadori nel 1994. Nel 2011 è invitata al Padiglione Italia di Torino per la 54a Biennale di Venezia.

Dal 1998 è direttore artistico dell’Associazione Boccafogli: nel 1999 idea il progetto formativo di incisione calcografica e stampa, tutt’ora attivo con La Stamperia B come Bottega nella scuola primaria di via Brunacci a Milano. Nel 2012 per avvicinare l’arte e gli artisti ai bambini dà vita alla Galleria delle Lavagne, uno spazio espositivo attivo all’interno della scuola primaria Cesare Battisti di Milano.

Nella sua ricerca artistica privilegia presentare percorsi tematici, utilizzando tecniche espressive varie, dalla pittura alla fotografia, all’incisione, alla scultura e alle installazioni. La sua intera carriera è connotata dall’incessante ricerca sperimentale. Nelle sue opere mira ad avvalersi del medium ideale, più funzionale per esprimere contenuti e definire progetti, sia che appartengano al mondo dei segni, della fantasia o del reale o siano, indifferentemente, a due o a tre dimensioni.

[…] La poetica di Sara si radica in una fiducia nel lavoro collettivo e pluridisciplinare che è la diretta eredità di esperienze importanti, come scenografa e come insegnante. Quindi la pratica simultanea della pittura, della scultura e dell’incisione non si risolve in un vuoto eclettismo ma si traduce in immagini ricche di tracce e rimandi, in uno scambio reciproco di materie e processi. (S. Fontana).[…] Per la Montani il processo non si chiude nell’unità della singola opera, ma travalica il confine in un diluvio di domande che il percorso artistico evidenzia attraverso una ricerca curiosa e sollecita nelle pieghe della materia che, abilmente manipolata, è in grado di rivelare risposte.(C. De Carli).[ … ] Negli anni l’artista ha adottato il “monotipo” e la “monostampa”: soprattutto la seconda, che prevede il riutilizzo della medesima matrice diversamente inchiostrata a ogni passaggio del torchio, permettendo la realizzazione di “varianti” cromatiche al singolo esito che possono andare dalla differenza minima fra esito e esito alla quasi irriconoscibilità fra le prove. (A.Veca).

Non abbandona mai, nel trascorrere degli anni, l'attività di curatela di molte manifestazioni, mostre ed eventi a carattere socio-culturale.Sue opere sono presenti in diverse collezioni private, pubbliche e istituzioni museali in Italia, Francia, Belgio, Romania, Svizzera, Germania, Giappone, Stati Uniti, Polonia.

Foto di Claudio Comito