aspettative albergatori lago di garda · ambito territoriale unico interregionale per servizio...

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ASPETTATIVE ALBERGATORI LAGO DI GARDA Abbassamento livelli delle acque I livelli massimi devono essere abbassati alla luce dei cambiamenti climatici, per evitare l'erosione delle spiagge e la necessità di una continua manutenzione delle rive. Va cambiata la legge risalente agli anni ’60 che regola tali livelli. Occorre tenere conto anche delle esigenze turistiche del Lago di Garda, che cinquant’anni fa non erano così rilevanti come ora, e non solamente delle necessità di irrigare i campi, a valle, e di produrre energia elettrica, a monte. Rifacimento collettore e depuratore Il nostro Lago ha urgente e assoluto bisogno di infrastrutture eco compatibili, prima fra tutte un nuovo collettore e un nuovo depuratore. La politica e le istituzioni devono farsi carico di garantire i finanziamenti necessari a realizzare quest’opera vitale per il futuro turistico e non solo del Garda. Se dovesse accadere un incidente con sversamento a lago di liquami, quanti anni dovranno passare prima di tornare ad avere una qualità dell’acqua come quella attuale e quanti soldi serviranno per ricostruire l’immagine turistica compromessa dal danno subito? Ambito territoriale unico interregionale per servizio idrico integrato E’ essenziale avere un unico sistema idrico di gestione del ciclo dell’acqua (acquedotto, depuratore, fognature) condiviso tra tutti i Comuni del Garda e le tre regioni: Veneto, Lombardia, Trentino. Le mancanze di uno finiscono inevitabilmente per arrecare danni anche agli altri, l’acqua non ha confini. Stop definitivo per tutto l’anno al transito dei Tir sulla Gardesana Di fatto c’è già, non si capisce perché non possa diventare permanente senza costringere gli enti a ripetere periodicamente le richieste con inutile spreco di tempo e risorse pubbliche. Viabilità La viabilità su Garda è un film già visto: code sempre più lunghe, smog, caos, rumori, scarsità di parcheggi, pericoli di ogni genere. Una cosa è certa e chiara a tutti, la vecchia gardesana non basta più! Politici, amministratori, comitati e cittadini devono uscire dall’ipocrisia per trovare una soluzione a questo annoso problema. Potenziamento Piano estivo trasporti pubblici La mobilità va potenziata durante la stagione turistica, sia sulle vie d’acqua (Navigarda) sia via terra tutt’intorno al lago di Garda (ATV). Mantenimento presidi pronto soccorso e ospedalieri Ai nostri cittadini e milioni di turisti che frequentano il Garda e il suo entroterra vanno garantiti salute e sicurezza, possibili sono mantenendo in efficienza i presidi di Malcesine, Caprino e Peschiera. Potenziamento servizio vigilanza estiva Avere ordine e sicurezza in un ambiente tranquillo e protetto, oltreché un diritto, è indispensabile per l’offerta e l’espansione dell’ospitalità. Il “Patto per la sicurezza del Garda” va mantenuto e possibilmente ulteriormente rafforzato. Raccolta puntuale rifiuti Attualmente il servizio è operativo in fase sperimentale limitatamente agli hotel dell’alto Lago (progetto pilota), va esteso a tutte le utenze dell’intero comprensorio gardesano. Solo così si potranno ottenere risparmi di scala e una maggiore salvaguardia ambientale derivanti, dall’ottimizzazione del servizio e dal riciclo dei rifiuti.

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ASPETTATIVE ALBERGATORI LAGO DI GARDA

Abbassamento livelli delle acque I livelli massimi devono essere abbassati alla luce dei cambiamenti climatici, per evitare l'erosione delle spiagge e la necessità di una continua manutenzione delle rive. Va cambiata la legge risalente agli anni ’60 che regola tali livelli. Occorre tenere conto anche delle esigenze turistiche del Lago di Garda, che cinquant’anni fa non erano così rilevanti come ora, e non solamente delle necessità di irrigare i campi, a valle, e di produrre energia elettrica, a monte.

Rifacimento collettore e depuratore Il nostro Lago ha urgente e assoluto bisogno di infrastrutture eco compatibili, prima fra tutte un nuovo collettore e un nuovo depuratore. La politica e le istituzioni devono farsi carico di garantire i finanziamenti necessari a realizzare quest’opera vitale per il futuro turistico e non solo del Garda. Se dovesse accadere un incidente con sversamento a lago di liquami, quanti anni dovranno passare prima di tornare ad avere una qualità dell’acqua come quella attuale e quanti soldi serviranno per ricostruire l’immagine turistica compromessa dal danno subito?

Ambito territoriale unico interregionale per servizio idrico integrato E’ essenziale avere un unico sistema idrico di gestione del ciclo dell’acqua (acquedotto, depuratore, fognature) condiviso tra tutti i Comuni del Garda e le tre regioni: Veneto, Lombardia, Trentino. Le mancanze di uno finiscono inevitabilmente per arrecare danni anche agli altri, l’acqua non ha confini.

Stop definitivo per tutto l’anno al transito dei Tir sulla Gardesana Di fatto c’è già, non si capisce perché non possa diventare permanente senza costringere gli enti a ripetere periodicamente le richieste con inutile spreco di tempo e risorse pubbliche.

Viabilità La viabilità su Garda è un film già visto: code sempre più lunghe, smog, caos, rumori, scarsità di parcheggi, pericoli di ogni genere. Una cosa è certa e chiara a tutti, la vecchia gardesana non basta più! Politici, amministratori, comitati e cittadini devono uscire dall’ipocrisia per trovare una soluzione a questo annoso problema.

Potenziamento Piano estivo trasporti pubblici La mobilità va potenziata durante la stagione turistica, sia sulle vie d’acqua (Navigarda) sia via terra tutt’intorno al lago di Garda (ATV).

Mantenimento presidi pronto soccorso e ospedalieri Ai nostri cittadini e milioni di turisti che frequentano il Garda e il suo entroterra vanno garantiti salute e sicurezza, possibili sono mantenendo in efficienza i presidi di Malcesine, Caprino e Peschiera.

Potenziamento servizio vigilanza estiva Avere ordine e sicurezza in un ambiente tranquillo e protetto, oltreché un diritto, è indispensabile per l’offerta e l’espansione dell’ospitalità. Il “Patto per la sicurezza del Garda” va mantenuto e possibilmente ulteriormente rafforzato.

Raccolta puntuale rifiuti Attualmente il servizio è operativo in fase sperimentale limitatamente agli hotel dell’alto Lago (progetto pilota), va esteso a tutte le utenze dell’intero comprensorio gardesano. Solo così si potranno ottenere risparmi di scala e una maggiore salvaguardia ambientale derivanti, dall’ottimizzazione del servizio e dal riciclo dei rifiuti.

Sostegno all’Aeroporto L’Aeroporto Catullo, inserito nel sistema Aeroporti del Garda, è strategico per portare nuovi flussi turistici nel nostro comprensorio, quindi deve poter contare sul supporto economico e infrastrutturale da parte delle istituzioni a tutti i livelli.

Internet veloce Occorre favorire l’arrivo della fibra ottica sul Garda, per permettere l’accesso a servizi innovativi e di scambiare dati ad altissima velocità tra una moltitudine di utenti: un servizio di cui anche il turismo ha assoluto bisogno per la propria clientela sempre più connessa.

Freno a nuove strutture turistico-ricettive Occorre privilegiare le ristrutturazioni e le riqualificazioni degli insediamenti ricettivi esistenti piuttosto che nuove strutture. Già oggi sul mercato c’è troppa offerta ricettiva e la progressiva riduzione dell’occupazione media camere e della marginalità rischia di estromettere tante imprese esistenti. Federalberghi Garda Veneto Garda, aprile/maggio 2015

Per una politica regionale del Turismo

Documento programmatico di Confturismo Veneto

per la Decima Legislatura Regionale

2015 - 2020

I

PRESENTAZIONE DI CONFTURISMO VENETO

Confturismo Veneto è una organizzazione imprenditoriale che riunisce le cinque maggiori categorie di settore in area Confcommercio Veneto: alberghi (Federalberghi Veneto), campeggi (Faita Veneto), agenzie di viaggio (Fiavet Veneto), pubblici esercizi (Fipe Veneto) e stabilimenti balneari (Unionmare Veneto), per un totale di circa 17 mila imprese. La Confederazione è caratterizzata dal concetto di “squadra”, intesa come unità di intenti, superamento degli individualismi, per dare maggiore forza a quella che è la prima economia del Veneto. Obiettivo principale: poter tracciare assieme alle forze istituzionali la strada verso un turismo più maturo, colmare il divario tra la dimensione economica e quella politica del settore turistico veneto e incidere con determinazione sulle scelte politiche regionali per diventare l’interlocutore unitario delle diverse istituzioni che hanno competenza sul turismo. Prima a costituirsi in Italia, Confturismo Veneto ha fatto da apripista alle confederazioni regionali che sono nate successivamente in tutto il territorio nazionale e che riuniscono le maggiori imprese del settore turistico, con un rilancio avvenuto il 28 novembre del 2000. Sotto la spinta propulsiva del suo attuale presidente, Marco Michielli, la Confederazione ha continuato ad imporsi nel panorama regionale e nazionale. Confturismo Veneto promuove lo sviluppo di un turismo sostenibile non in contrasto con i delicati equilibri ambientali, crede fortemente nell’alleanza tra cultura e turismo, promuove la valorizzazione dei sistemi turistici come fattore di sviluppo dell’intera economia locale, promuove lo sviluppo della cultura del servizio e dell’orientamento al cliente favorendo la crescita professionale ed imprenditoriale di chi opera nel turismo, rappresenta in tutte le sedi regionali le Federazioni aderenti, assiste le singole Federazioni nei problemi che investono interessi comuni alla categoria e concerta con gli associati una politica tendente a valorizzare le risorse turistiche della Regione, ad incrementare il movimento turistico, a promuovere tutte quelle iniziative atte a creare i presupposti per una costante qualificazione del settore turismo. Confturismo Veneto conta inoltre numerose presenze incisive nelle fiere, nei convegni e nelle conferenze organizzate sui temi del turismo, organizzando a sua volta incontri di approfondimento e convegni su temi di attualità per il settore. CONFTURISMO VENETO Presidente: Marco Michielli Coordinatore: Nicola Sartorello

Via Don Tosatto, 59 30174 Venezia-Mestre Tel. 041 961320 Fax. 041 982897 E-mail: [email protected]

II

FEDERAZIONI ADERENTI A CONFTURISMO VENETO FAITA FEDERCAMPING VENETO Presidente: Maurizio Vianello Segretario: Giorgio Godeas

Via Fausta, 406 30013 Cavallino-Treporti Tel. 041 5371024 Fax. 041 5371106 E-mail: [email protected]

Rappresenta i complessi turistico-ricettivi dell’aria aperta del Veneto. Sono soci Faita Veneto 125 imprese, con oltre il 90% della ricettività del settore. Scopi dell’associazione sono la tutela degli interessi dei campeggi e di villaggio turistico, nonché la promozione, la diffusione e lo sviluppo di questo tipo di ricettività. La Faita svolge anche attività di informazione e assistenza dei soci. A livello locale sono attive alcune associazioni di soci Faita: Assocamping Cavallino Treporti, Jesolo Campings, AssoGardaCamping e Cisa Camping (Chioggia). FEDERALBERGHI VENETO Presidente: Marco Michielli Direttore: Nicola Sartorello

Via Don Tosatto, 59 30174 Venezia-Mestre Tel. 041 974830 Fax. 041 982897 E-mail: [email protected]

È un’organizzazione imprenditoriale di livello regionale, direttamente collegata a Federalberghi nazionale. Riunisce le 18 Associazioni Albergatori territoriali di Abano-Montegrotto Terme, Belluno, Bibione, Caorle, Cortina D’Ampezzo, Eraclea, Garda Veneto, Jesolo, Padova, UCTS Venezia, Portogruaro, Rovigo, San Donà di Piave, Sottomarina, Treviso, Venezia, Verona, Vicenza, associando attraverso queste realtà organizzative oltre 2.500 aziende alberghiere nel Veneto. FIAVET VENETO Presidente: Antonio Scipioni

Via Sorio, 89 35141 Padova Tel. 049 8722387 Fax 049 8735675 E-mail: [email protected]

Federata alla Fiavet nazionale, svolge attività di tutela sindacale, come pure di assistenza nella formazione e nel reperimento di finanziamenti per le imprese dei viaggio e turismo. Nel Veneto, riunisce sotto la sua sigla circa 250 agenzie di viaggio. Ha costituito un centro studi collegato con diverse Università italiane ed estere per analizzare e prevedere le future evoluzioni del mercato.

III

FIPE VENETO Presidente: Erminio Alajmo Segretario: Angelo Luni

Via Savelli, 28 35129 Padova Tel. 049 7817222 Fax 049 7817229 E-mail: [email protected]

Costituita nel 1968 grazie all’impegno del commendator Antonio Rosa Salva, rappresenta le categorie dei pubblici esercizi (ristoranti, trattorie, enoteche, gelaterie, pasticcerie, bar, pub, sale da ballo, discoteche, sale giochi) per un totale di oltre 14 mila imprese. Il Comitato Regionale Veneto esamina e decide in merito ai vari problemi che interessano le categorie tutelate. Esprime pareri, promuove iniziative, stimola e coordina lo sviluppo organizzativo. UNIONMARE VENETO Presidente: Leonardo Ranieri Segretario: Luciano Serafini

Via Cassiopea, 33 30015 Sottomarina Tel. 041 4965691 Fax 041 2434582 E-mail: [email protected]

È un’organizzazione di livello regionale, direttamente collegata al Sindacato Italiano Balneare (SIB) e riunisce consorzi di gestori di stabilimenti balneari e singole imprese, per un totale di circa 70 aziende aderenti. Tra le sue finalità c’è quella di assicurare lo sviluppo, il coordinamento, l’organizzazione, la difesa di ogni attività imprenditoriale turistico-balneare-ricreativa svolta in regime di concessione del pubblico demanio marittimo.

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Decima Legislatura Regionale DOCUMENTO PROGRAMMATICO

PER UNA POLITICA REGIONALE DEL TURISMO

LO SCENARIO GENERALE Sull’avvio della conclusione tecnica della fase di recessione, il periodo 2015-2020 deve comprendere gli anni del ritorno alla crescita. Ma potrebbe trattarsi di una crescita modesta e fragile. L’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico stima un incremento del PIL del nostro Paese pari allo 0,4% nel 2015 e all’1,3% nel 2016. È comunque ancora uno scenario di difficile transizione, in cui la crisi morde ancora il tessuto dell’economia reale. Recuperare le posizioni del pre-crisi non sarà, comunque, agevole e richiederà tempo. Lento e faticoso sarà soprattutto il riassorbimento della disoccupazione, anche se deboli segnali positivi si vedono all’orizzonte. Sempre secondo l’Ocse, dopo il segno meno degli ultimi tre anni, l’occupazione migliora lievemente con +0,1% nel 2015 e +0,4% nel 2016. Per accelerare la dinamica del ritorno alla crescita, occorre, allora, fare tesoro della “lezione” principale della crisi, e questo significa soprattutto impegno per il rafforzamento della capacità competitiva di quel sistema di impresa diffusa, che costituisce la struttura portante dei processi di sviluppo territoriale. Le piccole e medie imprese turistiche – protagoniste dello sviluppo territoriale – hanno infatti la necessità, oggi più che mai, di un contesto di regole e di politiche, e certo anche di ragionevoli risorse, che ne sostengano, a qualsiasi livello dimensionale, competitività e produttività. Che ne sostengano crescita qualitativa e dimensionale, anche attraverso aggregazioni di gruppo e relazioni di distretto, di filiera e di rete. Nel 2015 l’Italia sarà sulla ribalta mondiale in occasione del grande evento di EXPO. Il patrimonio culturale e paesaggistico italiano costituirà un asset strategico determinante per il successo dell’Esposizione Universale e l’auspicio è che questo appuntamento universale sia trampolino di rilancio anche per l’economia veneta. Proprio in considerazione del ruolo, del rilievo dei compiti istituzionali delle Regioni nella Costituzione formale e materiale del Paese, il nostro auspicio, la nostra richiesta fondamentale è allora che la prossima legislatura regionale sia occasione per fare avanzare, in ciascuna area territoriale e nel Paese nel suo complesso, buone scelte riformatrici, che meritano di essere definite e poste in opera con la più ampia convergenza istituzionale, politica e sociale.

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LO SCENARIO TURISTICO Nel 2013, su ultimi dati completi disponibili Istat e Regione Veneto da noi rielaborati, il turismo ha generato in Italia un movimento di quasi 103,9 milioni di turisti per oltre 376,7 milioni di presenze. Il Veneto, con circa 16 milioni di arrivi e oltre 61,5 milioni di notti, concentra rispettivamente il 15,3% e il 16,3% del movimento turistico italiano, mantenendo il primato tra le regioni turistiche italiane. In particolare il Veneto – grazie al crescente interesse da parte dei visitatori esteri – rappresenta la prima destinazione turistica della penisola per quota di flusso straniero incoming, totalizzando rispettivamente il 20,8% e il 22,1% di arrivi e presenze internazionali. Considerando la distribuzione territoriale della domanda, oltre il 51% ed il 55% rispettivamente di arrivi e presenze si concentrano nella provincia di Venezia (forte della presenza di Venezia e delle località balneari), seguita dalla provincia di Verona che attrae il 23% dei flussi regionali, e dalla provincia di Padova con una concentrazione di arrivi e presenze pari rispettivamente al 9,5% e 7,5% del movimento turistico complessivo veneto.

TOTALE

Quote % anno 2013 su tot Veneto

Arrivi Presenze % Arrivi % Presenze

Verona 3.695.038 14.094.314 23,1% 22,9%

Vicenza 643.772 1.853.805 4,0% 3,0%

Belluno 845.794 3.987.658 5,3% 6,5%

Treviso 767.750 1.581.430 4,8% 2,6%

Venezia 8.240.596 33.938.624 51,6% 55,2%

Padova 1.521.794 4.596.931 9,5% 7,5%

Rovigo 270.228 1.480.519 1,7% 2,4%

Totale 15.984.972 61.533.281 100% 100%

Fonte: rielaborazioni Confturismo Veneto su dati Regione Veneto (anno 2013)

Osservando, invece, i principali comprensori del Veneto, sono le città d’arte a concentrare circa la metà degli arrivi regionali (52,8%), seguite dalle località balneari (23,3%) e da quelle lacuali (13,9%). Analizzando la situazione dalla prospettiva della quota presenze, si evidenzia un’inversione di tendenza tra località balneari e città d’arte, motivata da una permanenza pro-capite mediamente più lunga per le vacanze al mare (40,3% delle presenze totali venete) e da soggiorni più frequenti ma più brevi nelle città d’arte (29,7% delle notti complessive).

TOTALE

Quote % anno 2013 su tot Veneto

Arrivi Presenze % Arrivi % Presenze

Mare 3.727.235 24.805.496 23,3% 40,3%

Città d'arte 8.445.287 18.249.771 52,8% 29,7%

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Lago 2.216.134 11.039.250 13,9% 17,9%

Montagna 953.681 4.570.883 6,0% 7,4%

Terme 642.635 2.867.881 4,0% 4,7%

Totale 15.984.972 61.533.281 100% 100%

Fonte: rielaborazioni Confturismo Veneto su dati Regione Veneto (anno 2013)

Per quanto riguarda, invece, la valenza economica del turismo in Veneto, i dati più completi ed aggiornati sono quelli riportati dal Rapporto Statistico 2013 della Regione Veneto, e rivelano che l’economia turistica genera complessivamente nella Regione 11 miliardi di euro di fatturato, rappresentando di fatto:

l’ 8,2% del PIL regionale (tenendo conto degli effetti moltiplicatori diretti, indiretti e indotti);

il 13% dei consumi interni;

il 16% dell’occupazione regionale (370 mila unità di lavoro);

l’11,3% della spesa turistica totale in Italia (11 mld su 97,1 mld di euro);

il 16% della spesa internazionale in Italia (4,9 mld su 30,9 mld di euro);

il 9,2% della spesa domestica in Italia (6,1 mld su 66,2 mld di euro). In particolare, la spesa turistica internazionale rappresenta il 44,5% di tutta la spesa turistica veneta (4,9 mld su 11 mld di euro), mentre quella domestica costituisce il 20,8% (2,3 mld su 11 mld di euro). Dati parziali più aggiornati diffusi in merito, fanno riferimento ai primi otto mesi dell’anno 2013 (fonte: Piano Turistico Annuale 2014, Regione Veneto - Allegato A alla DGR n. 703 del 13 maggio 2014) e rivelano che la spesa turistica complessiva generata all’interno dei confini regionali ha subito una generale contrazione del 4,3%. Tale calo va ricercato in una flessione generalizzata della spesa per consumi sia dei visitatori stranieri che – rispetto allo stesso periodo 2012 – è diminuita del 4,8% passando da 3,6 miliardi a 3,5 miliardi di euro, sia della spesa del turismo domestico (-3,9%). A questo ultimo proposito i dati Enit riferiscono una generale soddisfazione da parte dei tour operator stranieri relativamente alle vendite verso l’Italia per la stagione estiva 2013, registrando aumenti in quasi tutti i principali mercati, eccetto un freno nelle prenotazioni solo da parte di Austria e Spagna.

Come espresso, inoltre, dal PEA 2013 (DGR n. 586 del 3 maggio 2013), l’economia del settore turistico è in realtà trasversale e va ad incidere su altri settori della produzione e dei servizi quali la ristorazione, i trasporti, i servizi culturali e sportivi e altro ancora. In media infatti, più di un quinto della spesa (il 22,5% ), si concentra nei beni non caratteristici del settore turistico (dai prodotti alimentari, ai souvenir, all’abbigliamento, ai carburanti, ecc.).

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Al fine di dare una rappresentazione dell’importanza del settore, si stanno ponendo le basi per la costruzione del primo Conto Satellite del Turismo della Regione Veneto, frutto di una Convenzione siglata nel 2010 tra il Dipartimento per lo Sviluppo e la Competitività del Turismo e l’Istat. Il progetto è stato realizzato da un gruppo di lavoro di cui fanno parte, oltre ai due soggetti firmatari della Convenzione, la Banca d’Italia, l’Università di Messina, il CISET e l’Osservatorio Nazionale del Turismo. COMPETITIVITÀ E POLITICHE DI SETTORE Le caratteristiche proprie del comparto turistico, la sua trasversalità rispetto agli altri comparti economici e i suoi effetti incrementali rispetto agli andamenti economici territoriali, i nuovi orientamenti emergenti sui mercati, pongono al centro della riflessione la necessità di un apporto integrato delle tematiche legate al settore, che superi un modello di “competenze strette”. Occorre, in sostanza, passare da una visione di “comparto turismo” ad una più ampia di “sistema turismo”. La produzione normativa e le modalità di esercizio delle competenze delle Regioni e delle amministrazioni locali sono una variabile fondamentale rispetto allo sviluppo del turismo nel territorio ed al conseguente incremento degli investimenti imprenditoriali e delle relative ricadute occupazionali. “Sistema Turismo” per il “Sistema Regione”, dunque. Per questi motivi Confturismo Veneto intende proporre alla politica regionale, che sarà chiamata ad affrontare e risolvere i nodi pregressi e quelli futuri del periodo legislativo 2015-2020, un paniere di indicazioni prioritarie per il settore turistico. Un paniere che comunque prende atto degli indirizzi intrapresi dalla politica regionale nella legislatura 2010-2015, per molti aspetti degni di valutazione positiva. In questo ordine di grandezze, Confturismo Veneto intende considerare tali indirizzi e assumerli quale riferimento per il futuro, per il rilancio e miglioramento del posizionamento turistico veneto, posto che Confturismo Veneto è stata chiamata molto spesso a dare il proprio contribuito costruttivo per le finalità intrinseche del settore. Il marketing turistico, l’innovazione tecnologica, le infrastrutture, il capitale umano e la governance di settore – pur esprimendo elementi di estremo rilievo – non completano l’ambito in cui il Confturismo Veneto intende muoversi ed esprimere la propria riflessione integrata, poste le caratteristiche di trasversalità del “Sistema Turismo”. A seguire si offrono ulteriori stimoli di riflessione su temi che identificano il settore Turismo nelle sue manifestazioni politiche, economiche, culturali, ambientali, sociali.

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Temi che si intendono così suddivisi: Il governo regionale del Turismo. Concertazione regionale sul turismo. Bilancio, finanze e tributi. L’imposta di soggiorno. Il fattore credito nel Turismo. Legge n. 11/2013 “Sviluppo e sostenibilità del turismo veneto”. Disciplina delle concessioni demaniali marittime. Urbanistica, pianificazione territoriale. Rilancio dei borghi e dei centri storici. Innovazione e territorio: la dimensione ambientale della sostenibilità. Interventi a tutela del suolo e dell’aria, ciclo integrato dell’acqua. Programmazione dell’energia. Programmazione dei trasporti. Programmazione della formazione professionale e capitale umano. Formazione tecnica superiore e futuro nel turismo. Cultura, giacimenti culturali, tutela del paesaggio, beni ambientali. Cultura, cinema e turismo. La rete museale veneta: fruibilità ed approccio.

A seguire, si propongono nel dettaglio i 18 punti di priorità strategica individuati da Confturismo Veneto.

1. Il governo regionale del turismo

La governance del turismo regionale costituisce un elemento di estrema attualità e rilevanza per il futuro del settore veneto e assume un maggiore rilievo per l’attitudine del settore a fungere da moltiplicatore della realtà economica regionale. È noto che il turismo funge da traino per altri settori economici, e infatti il cosiddetto moltiplicatore leonteviano è alla base di ogni analisi turistica e misura l’effetto indiretto, ossia l’attivazione intersettoriale che si produce a seguito della domanda turistica e che finisce per interessare tutte le attività produttive. Questa capacità economica comporta che il settore turistico debba essere oggetto di politiche attente e consapevoli anche e soprattutto sul piano regionale. L’Assessorato regionale al Turismo esprime la competenza per determinare le politiche di sviluppo, è chiamato a diffondere gli scenari statistici e interviene nel sostegno delle imprese e dei territori laddove se ne ravvisi la necessità. Se il comparto turistico è a ragione uno dei punti di riferimento economici del Veneto, la politica regionale deve perseverare nella piena considerazione del rilievo delle

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imprese del settore, che hanno contribuito in modo determinante a fare del Veneto la prima regione d’Italia in termini turistici. Si segnala un concetto fondamentale nell’affrontare il tema Turismo nel Veneto e in Italia: la storia e la peculiarità dell’impresa ricettiva veneta e italiana ha rappresentato, rappresenta e rappresenterà - anche in futuro - un elemento di forza (e non di debolezza) per lo sviluppo del turismo nel nostro Paese. Grazie a questa storia e a questa peculiarità abbiamo costruito un prodotto “esclusivo” che solo il Paese Italia può ancora vantare. Si tratta del “made in Italy” più invidiato ed imitato in tutto il mondo. In altre parole riteniamo che l’obiettivo principale sia quello di aiutare a crescere dal punto di vista qualitativo le piccole e medie imprese ricettive del nostro Paese. Infatti, diversamente da quanto accade in altri settori produttivi, nel mondo dell’ospitalità le grandi sfide competitive non si potranno mai vincere solo contrapponendo ai colossi turistici internazionali altri colossi turistici nazionali. Faremmo un grave errore strategico se immaginassimo di poter “riprodurre” su scala industriale quell’ospitalità che solo la storia e la peculiarità del patrimonio ricettivo italiano riescono ancora oggi a garantire. Si suggerisce pertanto di riconoscere i meccanismi operativi ed individuare

le tendenze qualitative e quantitative del “fenomeno Turismo”, valutando e proponendo – con la collaborazione dei rappresentanti regionali delle imprese turistiche – opportune strategie di sviluppo per il miglioramento delle posizioni economiche sui mercati nazionale ed internazionale.

A tal fine le imprese devono anche essere messe in condizione di poter disporre di scenari e dati statistici aggiornati e tempestivi dalla Regione. Le imprese turistiche necessitano di esperire proiezioni sui flussi turistici incoming, elaborare previsioni per effettuare investimenti mirati ed attuare specifiche politiche promozionali e di pricing, per migliorare il proprio posizionamento nell’arena competitiva.

Si suggerisce di prendere atto che il prodotto turistico-ricettivo va dunque

sostenuto, incentivato, riqualificato, ma mai “sostituito” con prodotti alternativi. Va anzi difeso da aggressioni operate da forme di concorrenza sleale di prodotti non soggetti alle medesime regole fiscali, contabili, di sicurezza e di operatività sul mercato.

Si evidenzia l’opportunità che l’eligendo Presidente regionale prenda buon

atto del rilievo del settore turistico all’interno della nuova squadra di Giunta regionale, e venga destinata una personalità politica preparata alla gestione regionale del comparto. Si è convinti che sia determinante, soprattutto nel caso complesso del turismo, la capacità di ascolto offerta dalla politica regionale.

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2. Concertazione regionale sul turismo

Si ritiene opportuno assicurare procedure di governo partecipato attraverso l’attivazione di un tavolo di concertazione regionale del turismo, cui siedano i principali attori imprenditoriali regionali. Si ritiene necessario ripristinare una piena e fattiva consultazione sulle politiche turistiche regionali e sugli indirizzi strategici, anche a fronte della situazione di crisi che il settore sta ancora affrontando a seguito di uno stallo macroeconomico diffuso a gran parte dell’Europa. In tal senso si propone, qualora si rendesse opportuna, la costituzione di un’unità di crisi che analizzi costantemente l’evoluzione degli eventi, valutandone la diretta incidenza sul comparto turistico. L'unità dovrà quindi individuare le opportune azioni per sostenere e rinvigorire l’economia turistica della nostra regione. Si chiede, altresì, un periodico confronto con la Regione Veneto in tema di scelte che direttamente coinvolgano, interessino e intersechino la rete produttiva turistica. Si è molto apprezzato lo strumento adottato e presieduto dall’assessore regionale al turismo, di concerto gli assessori regionali interessati, nel corso della legislatura 2010-2015 di costituzione di Tavoli delle Sinergie (Congressuale, Formazione e lavoro, Politiche sanitarie), quali strumenti concertati di supporto, di consultazione e di indicazione alla Giunta regionale delle strategie, delle programmazioni e delle attività relative a ciascun ambito coinvolto.

Si ritiene perciò opportuno che la Regione continui l’esperienza della convocazione dei Tavoli delle Sinergie presieduti dall’assessore regionale al turismo.

Si suggerisce inoltre la realizzazione, almeno a cadenza biennale, di una Conferenza del Turismo (cfr. quella del 2009) dove sia dato spazio, tempo e possibilità, a tutti i soggetti partecipi e contemporaneamente destinatari delle scelte legislative ed amministrative, di collaborare alle determinazioni che, per rappresentanza istituzionale o sindacale, ciascuno è chiamato a rendere operative.

3. Bilancio, finanze e tributi

Il turismo è una grande risorsa, ma la domanda è in continua evoluzione e quindi le risposte devono essere continuamente ridefinite, e ciò può essere realizzato mediante un quadro normativo e di sostegno sempre coerente con l’andamento del mercato e le aspettative degli operatori.

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Se da un lato il Veneto è la regione italiana con il più alto numero di arrivi e presenze in alberghi e in strutture complementari – dato che la scelta del Veneto come destinazione di vacanza ormai da diversi anni fa mantenere il primato tra le regioni turistiche italiane, come risulta confermato anche per il 2012 ultimo anno disponibile a livello nazionale, totalizzando il 15,2% degli arrivi ed il 16,4% di presenze di turisti dell’intera penisola – dall’altro è anche una delle regioni che spende meno per indurre un potenziale turista a soggiornarvi. Al netto delle partite di giro e della sanità, l’incidenza percentuale delle spese per il turismo nel 2007 all’interno del bilancio regionale, secondo il XVI Rapporto sul turismo italiano (ed. 2009) – ultimi dati comparati disponibili – presentava il Veneto al terz’ultimo posto sulle nove regioni e province autonome del Nord.

- Valle D’Aosta 5,53% - Friuli V.Giulia 2,57% - Liguria 2,51% - Trento 2,36% - Piemonte 2,02% - Bolzano 1,10% - Veneto 1,06% - Emilia Romagna 0,44% - Lombardia 0,34%

Pur trattandosi di valori molto contenuti, questi esprimono tuttavia un buon indicatore della propensione di ciascuna amministrazione regionale a spendere per il settore.

Si rende pertanto necessario operare per equilibrare l’intervento regionale a favore del settore Turismo che, oltre a non delocalizzare mai le proprie strutture produttive, rappresenta un valore turistico aggiunto in Veneto oggi stimato nel 5,5%, con esclusione dell’effetto indotto, essendo inoltre la prima regione turistica in Italia. Si valuti inoltre che la stima non tiene in considerazione il fenomeno del sommerso delle attività ricettive, per il quale vige ormai la necessità di interventi finalizzati alla sua emersione.

Questi pochi dati significativi vogliono evidenziare il carattere strategico di un settore le cui caratteristiche, la cui trasversalità rispetto agli altri comparti economici, nonché i nuovi orientamenti emergenti sui mercati, pongono al centro della riflessione con la necessità di un approccio che superi le competenze strette di un Assessorato. Si sottolinea il fattore premiante per l’economia veneta di un’impresa, quale quella turistica, che non delocalizza e non è mai delocalizzabile. Un’impresa che, dinanzi ad un’economia mondiale sempre più internazionalizzata e globalizzata, continua ad investire sul territorio attraendo ricchezza e mantenendo un livello di occupazione che riversa i propri benefici all’interno del sistema Regione.

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In tale prospettiva l'Assessorato al turismo si configura come soggetto propulsore anche nella realizzazione di obiettivi indispensabili per lo sviluppo del settore ed il cui esito spesso dipende, per competenza, da altri Assessorati (infrastrutture, reti di comunicazione, pianificazione territoriale, agricoltura, ambiente, formazione, ecc.). È così infatti che si agisce in una visione che passi dal comparto turismo al "sistema Turismo." Ogni anno la consultazione consiliare sulle disposizioni in materia di tributi regionali evidenzia lo spazio limitato lasciato alle osservazioni, posti i termini della manovra fiscale che le Regioni possono intraprendere in base alle norme vigenti dell’ordinamento. Gli investimenti regionali per il settore turistico hanno lasciato progressivamente il posto a forti misure di contenimento generale della spesa regionale, con applicazione di tagli lineari. Il settore turismo ha visto progressivamente e complessivamente ridurre gli stanziamenti di risorse nel bilancio regionale. Dai dati comparati di bilancio disponibili emerge una flessione che culmina nell’anno 2012. A partire dal 2013 pare ci sia una inversione di tendenza non confermata però dal recente progetto di legge n. 485 “Bilancio di previsione per l’anno 2015” che vede stanziare per il turismo complessivamente 13.898.666,97 euro, poco più di quanto stanziato per il 2012. In sintesi, gli importi in euro a bilancio di previsione del Veneto per la funzione Turismo:

- Anno 2008 53.417.493,82 - Anno 2009 48.157.724,56 - Anno 2010 43.780.376,82 - Anno 2011 20.054.887,13 - Anno 2012 13.772.865,15 - Anno 2013 22.991.385,02 - Anno 2014 29.515.236,54 - Anno 2015 13.898.666,97 (progetto di legge)

Tali misure hanno penalizzato in modo rilevante le imprese turistiche, ben più delle imprese industriali, agricole o artigiane, nella errata considerazione che “il turismo produce e si mantiene da sé, senza necessità di sostegno”. Tale impostazione crea disparità inaccettabili sul fronte economico interno, senza considerare il moltiplicatore di reddito che un settore turistico adeguatamente incentivato può comportare. Il POR FESR 2014-2020, se calibrato con la dovuta attenzione sul fronte dei bandi per le imprese, costituisce lo strumento di maggior rilievo che la Regione può utilizzare nella decima legislatura, quale leva indispensabile per il rilancio e il sostegno delle imprese turistiche venete. Inoltre la mancata attuazione del federalismo fiscale ha contribuito a produrre una situazione di stallo che danneggia soprattutto le Regioni più dinamiche e con una maggiore capacità fiscale, tra le quali il Veneto. La nostra Regione si trova

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costretta, da un lato, a rispettare i vincoli rigorosi del Patto di stabilità interno e, dall’altro, a finanziare i flussi perequativi verso altre regioni.

Si esprime l’auspicio, anche a favore del settore turistico, che la Regione Veneto porti avanti un progetto di federalismo fiscale, garantendo meccanismi di solidarietà regionale e avvicinandosi comunque alla gestione delle Regioni a statuto speciale in materia di risorse economiche. Si esprime inoltre l’auspicio che l’applicazione del POR FESR 2014-2020 corrisponda alle attese delle imprese turistiche, predisponendo assegnazioni di risorse con bandi che siano di beneficio anche per il nostro settore economico.

4. L’imposta di soggiorno

La questione dell’imposta di soggiorno è un punto dolente della politica fiscale locale. L’art. 4 del d.lgs.14 marzo 2011, n. 23 “Disposizioni in materia di federalismo fiscale municipale” prevede, come è noto, che i Comuni capoluogo di provincia, le Unioni di Comuni nonché i Comuni inclusi negli elenchi regionali delle località turistiche o città d’arte possono istituire, con deliberazione del Consiglio, un’imposta di soggiorno a carico di coloro che alloggiano nelle strutture ricettive situate sul proprio territorio, da applicare, secondo criteri di gradualità in proporzione al prezzo, sino a 5 euro per notte di soggiorno. Per quanto concerne gli elenchi regionali delle località turistiche, con l’art. 8 della legge regionale n. 11/2013 il Veneto è considerato territorio interamente turistico, per cui tutti i Comuni veneti possono ipoteticamente adottare l’imposta. La potenziale adozione generalizzata dell’imposta pone cinque ordini di problemi:

una eccessiva considerazione “turistica” di Comuni o di Unioni di Comuni che non hanno alcuna rilevanza né alcun appeal turistico;

l’utilizzo dell’imposta ai fini più disparati, ma soprattutto senza una destinazione realmente turistica e senza averla realmente concordata con le associazioni maggiormente rappresentative dei titolari delle strutture ricettive;

l’adozione comunale di opportune garanzie volte ad assicurare il rispetto del vincolo di destinazione del gettito ed a monitorarne l'effettivo utilizzo;

la burocratica applicazione di appesantimenti amministrativi ai danni delle imprese ricettive, chiamate alla raccolta dell’imposta;

la ritrosia comunale di investire l’imposta per il finanziamento delle organizzazioni di gestione della destinazione, considerato che tali organismi innovativi non sono dotati di proprie risorse ma godono degli interventi economici degli enti che le compongono, tra cui i Comuni stessi.

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Si rende opportuno ripensare l’imposta di soggiorno in una esclusiva logica di “imposta di scopo” (senza limiti temporali di applicabilità), azzerando nel contempo alcuni oneri in capo alle aziende (come la rendicontazione della gestione che dovrebbe, invece, gravare sulla pubblica amministrazione). In attesa di una riforma legislativa nazionale, è necessario che i regolamenti comunali adottino opportune garanzie volte ad assicurare il rispetto del vincolo di destinazione del gettito e a monitorarne l'effettivo utilizzo e che i Comuni veneti interessati, nel determinarne importi e modalità di riscossione, ne esplichino le linee di utilizzo con un bilancio preventivo e ne qualifichino i relativi impegni con bilancio consuntivo. Inoltre, si consideri che, ovunque sia sorta l’organizzazione di gestione della destinazione prevista dalla legge regionale n. 11/2013, i Comuni costituenti e partecipanti si dovranno impegnare a devolvere tutta o parte dell’imposta di soggiorno per la sussistenza dell’organizzazione stessa.

5. Il fattore credito nel turismo

Le PMI del terziario di mercato hanno, nella grande generalità, una struttura finanziaria caratterizzata da sottocapitalizzazione e squilibrio verso l’utilizzo del capitale di debito, spesso a breve termine. Ciò comporta numerose conseguenze negative che vanno dalla ridotta capacità di autofinanziamento, e quindi di investimento, all’eccessiva esposizione verso il settore bancario, dall’elevato costo dei finanziamenti al ridotto ricorso al capitale non bancario per lo sviluppo delle imprese. Pertanto, anche in considerazione dei requisiti imposti sotto il profilo patrimoniale della recente legge quadro del settore e dell’entrata in vigore di “Basilea 3” appare necessario perseguire il rafforzamento del sistema degli organismi di garanzia collettiva fidi (Confidi) e nel suo utilizzo sistematico quale intermediari per la concessione delle agevolazioni regionali alle imprese. In particolare si sottolinea come la loro opera:

1. eserciti un effetto calmiere sul costo dei finanziamenti; 2. alleggerisca l’impegno amministrativo delle strutture regionali, poiché in

gran parte assolto dai Confidi; 3. consenta di realizzare una capillare opera di informazione, consulenza e

assistenza alle imprese.

Si rende urgente e necessario uno stanziamento volto all’integrazione dei fondi rischi delle cooperative di garanzia e consorzi fidi con sede legale nel Veneto, nonché l’adozione di un provvedimento che rivisiti i criteri per l’assegnazione dei contributi in conto capitale ai garanti delle piccole e medie imprese turistiche (art. 46 della legge regionale n. 11/2013). Per dare

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efficacia, effettività e rilevanza all’attuazione di questa misura regionale di rafforzamento del ruolo della garanzia collettiva, é necessario che i contributi siano parametrati all’operatività complessiva degli organismi di garanzia nei confronti delle imprese del settore e non solo a quella svolta a valere sul fondo di rotazione di cui all’art. 45 della legge regionale, che è stata nel più recente periodo sempre più limitata a causa della crisi che ha determinato una forte caduta degli investimenti.

In aggiunta, va evidenziato che attualmente il fondo di rotazione è bloccato per ragioni non meglio comprensibili, e che si rende necessario un urgentissimo intervento di attivazione dell’unica fonte di intervento che le imprese turistiche possono utilizzare per finanziare le seguenti iniziative (legge regionale n. 11/2013, art. 42):

a) la costruzione, la ristrutturazione, l’ampliamento, la riconversione e l’innovazione delle strutture ricettive;

b) l’acquisto e l’installazione di impianti e strumenti tecnologici connessi all’attività d’impresa e finalizzati all’innovazione dei processi organizzativi e dei servizi per gli ospiti, ivi comprese le dotazioni informatiche hardware e software e l’attivazione o l’implementazione di sistemi di prenotazione elettronica;

c) il miglioramento delle condizioni per l’esercizio dell’attività di somministrazione di alimenti e bevande nonché di vendita dei prodotti;

d) il miglioramento delle condizioni di lavoro, l’adeguamento alle norme di sicurezza, il miglioramento delle condizioni igienico-sanitarie;

e) l’acquisizione di impianti e loro pertinenze; f) l’adeguamento degli impianti per l’introduzione di sistemi di controllo

e di gestione della qualità; g) operazioni finanziarie, tra loro alternative, riservate alle piccole e

medie imprese alberghiere e finalizzate alla ricapitalizzazione aziendale, al consolidamento di passività bancarie a breve e al riequilibrio finanziario aziendale.

A ciò si aggiungono interventi per il turismo accessibile (art. 43) e interventi per il turismo sostenibile (art. 44).

Allo stesso modo, si chiede medesima attenzione per l’integrazione dei fondi rischi delle cooperative di garanzia e consorzi fidi che sostengono, secondo la legge regionale n. 1/1999, il sistema dei pubblici esercizi. Essi esprimono infatti ampia valenza per il maggior ruolo assunto dal turismo enogastronomico nel Veneto e per la capacità che sono in grado di esprimere sia in termini di promozione della regione, che di tutela dei valori e delle tradizioni del territorio.

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Si suggerisce infine di mantenere investimenti nel settore volti alla riqualificazione delle strutture esistenti ed in secondo luogo, e solo qualora ne sussistano i presupposti oggettivi, alla costruzione di nuove imprese turistico-ricettive. Quindi maggiori misure di incentivazione e di sostegno a favore delle imprese turistiche che favoriscano l’evoluzione, l’ammodernamento e la razionalizzazione dell’offerta turistica regionale, favorendo l’accesso al credito da parte delle imprese mediante il finanziamento dei fondi di rotazione e di garanzia e controgaranzia, nonché la semplificazione delle pratiche amministrative per le imprese che vi accederanno.

In considerazione del ruolo economico e sociale rivestito dal settore, da tutti riconosciuto come determinante per la nostra regione, si ritiene infine che il Turismo debba meritare, alla pari degli altri settori produttivi, una propria rappresentanza all’interno del Consiglio di amministrazione della Veneto Sviluppo S.p.A., la finanziaria regionale. A tal fine, si chiede alla Regione Veneto di valutare con favore uno sviluppo in tal senso del ruolo assunto dal Turismo veneto.

6. Legge regionale n. 11/2013 “Sviluppo e sostenibilità del turismo veneto”

La legge regionale 14 giugno 2013, n. 11 è intervenuta proponendosi di ridisegnare il settore e di aggiungere chiarezza, tanto per il legislatore quanto per l’operatore, sulla precedente legislazione regionale di settore. L’iter normativo del testo unico è stato lungo e travagliato. Una scommessa che doveva confrontarsi contemporaneamente con le deleghe regionali alle Province, con l’applicazione della legge quadro nazionale, e con la modifica del Titolo V della Costituzione che ha affidato alle Regioni la normazione esclusiva in materia di turismo. La legge regionale n. 11/2013 non costituisce un nuovo testo unico delle leggi regionali del turismo, dacché non si è sostituita integralmente alla precedente legge regionale n. 33/2002, che è rimasta in vigore per alcune sue parti: ad es. la disciplina delle concessioni del demanio marittimo e lacuale e degli stabilimenti balneari, le disposizioni sui direttori tecnici delle agenzie di viaggio nonché delle professioni turistiche. La legge è strumento strategico della politica di settore, in cui l’individuazione degli obiettivi di medio lungo periodo, degli strumenti attuativi e dei ruoli dei soggetti pubblici e privati è affidata alla legge, mentre le scelte operative sono rimesse all’attività amministrativa della Giunta regionale, ciò che consente la regolazione flessibile dei processi. Anche a fronte della legislazione statale successiva, e in particolare della legge Delrio 7 aprile 2014, n. 56 “Disposizioni sulle Città metropolitane, sulle Province, sulle unioni e fusioni di Comuni”, in attesa della riforma del titolo V della Costituzione e delle relative norme di attuazione, le Regioni sarebbero tenute ad adeguare la propria

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legislazione alle disposizioni della legge n. 56/2014 entro dodici mesi dalla data della sua entrata in vigore. Con riferimento al turismo, le questioni potranno riguardare tutte le funzioni poste nel 2013 dalla Regione Veneto in capo alle Province, e per gran parte riportate dalla legislazione regionale precedente, quali ad esempio:

a) lo sviluppo delle attività di promozione turistica dell’area di competenza nell’ambito del territorio regionale;

b) la rilevazione e verifica, nel quadro della legislazione regionale, dei livelli dei servizi offerti dagli operatori turistici;

c) il sostegno di attività di interesse turistico, anche afferenti alle tradizioni locali, favorendo l’integrazione fra le diverse località e fra più prodotti turistici e favorendo l’aggregazione tra enti pubblici e soggetti privati rappresentati collettivamente, al fine di creare organizzazioni di gestione della destinazione turistica.

E soprattutto, potranno concernere i procedimenti di classificazione delle strutture ricettive e le funzioni di vigilanza e di controllo sull’osservanza delle disposizioni relative alle strutture ricettive, queste ultime insieme ai Comuni, sancite dalla legge regionale n. 11/2013. I procedimenti di classificazione e le attività di controllo sul territorio sono elementi di estremo rilievo e delicatezza, che impongono ampia conoscenza del settore turistico ed applicazione super partes. Tutte queste competenze dovrebbero passare ai Comuni, a meno che le Regioni non preferiscano tenerli per sé. È altrettanto vero che le Province hanno finora svolto un ruolo di coordinamento turistico sul territorio, e che la possibile perdita di questo ruolo potrebbe comportare una frammentazione delle funzioni in capo agli enti locali. A ciò si aggiunga la necessità ormai indifferibile – in seno alle funzioni di controllo – di interventi di contrasto dei fenomeni dell’abusivismo e del sommerso, che necessitano di forti azioni antielusive e di verifiche sul territorio. Un primo segnale forte in tal senso è certo costituito dalla classificazione di tutte le strutture turistico-ricettive, che tuttavia temiamo si scontrerà con la scarsità di risorse disponibili per l’attività di controllo in capo alle stesse Province.

Alla Regione si chiede una attenta valutazione ed una calibrata applicazione della legge Delrio, anche alla luce dell’applicazione della legge regionale n. 11/2013 sul turismo e alle sue disposizioni sulla promozione turistica di competenza provinciale, in particolare per la necessità di raccogliere e ottimizzare le risorse pubbliche a disposizione. Tutto ciò al fine di un rafforzamento del posizionamento e della competitività dell’intero sistema

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regionale, con un innalzamento della qualità dell’accoglienza e dell’informazione, secondo indirizzi concertati in un’ottica di sviluppo.

Alla Regione si segnala la necessità di valutare interventi di contrasto dei fenomeni dell’abusivismo e del sommerso relativi alle attività turistiche, sostenendo gli enti locali nella loro attività di controllo.

L’impostazione data alla legge regionale n. 11/2013 ha implicato numerosi interventi amministrativi, pertinenti all’attuazione e all’applicazione delle norme. Qualunque ulteriore modifica o integrazione provvedimentale dovrà essere anticipata da un’attenta concertazione dell’attività deliberativa inerente ai numerosi allegati tecnici, tenendo conto che la stessa delegificazione amministrativa può assumere un significato “strategico” nei confronti delle imprese turistiche. Nello specifico, rileveranno tutti gli aspetti relativi alle classificazioni delle strutture ricettive, alle organizzazioni di gestione delle destinazioni, all’attività di informazione e accoglienza turistica - uffici IAT, ai consorzi di imprese turistiche, ai finanziamenti connessi al rilancio delle imprese, nonché elementi nuovi non ancora chiaramente determinati, quali ad esempio le altezze dei vani di servizio pertinenti alle medesime strutture ricettive. Si aggiunga inoltre la necessità di favorire l’ingegnerizzazione delle agenzie di viaggi e turismo, valutando la fattibilità di due azioni: a) incremento della loro capacità di sviluppare prodotti competitivi nel campo dell’incoming; b) individuazione di un percorso, anche di concerto con le amministrazioni locali, per diminuire il carico burocratico e amministrativo che, con l’alibi di varie autorizzazioni, crea una barriera all’ingresso per le aziende estere emergenti.

Si chiede alla Regione di concertare con la stessa attenzione dedicata alla legge regionale e ai primi provvedimenti attuativi, i futuri interventi deliberativi connessi all’applicazione normativa del turismo, posto che il processo di delegificazione può comportare una semplificazione delle norme e delle loro procedure di attivazione tecnica, ma non escludere allo stesso tempo un incremento delle potenziali difficoltà all’uniformità interpretativa sul territorio e un possibile incremento del contenzioso giurisdizionale amministrativo.

7. Disciplina delle concessioni demaniali marittime

La lunghezza della costa marittima balneabile veneta è dì circa 120 chilometri e i Comuni costieri in cui sono presenti concessioni demaniali marittime a finalità turistico - ricreativa sono dieci: Caorle, Cavallino-Treportì, Chioggia, Eraclea, Jesolo, San Michele al Tagliamento e Venezia, in provincia di Venezia; Porto Tolle, Porto Viro e Rosolina in provincia di Rovigo. I Comuni costieri veneti hanno rilasciato circa 600 concessioni demaniali marittime a finalità turistico-ricreativa e tali concessioni occupano complessivamente nell'arenile veneto una lunghezza di oltre 68 km ed una superficie di oltre 6 milioni di mq.

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La materia delle concessioni demaniali a finalità turistica è assoggettata al rispetto dei principi comunitari in materia di "libertà di stabilimento " ed in particolare alla direttiva 2006/123/CEE del Parlamento europeo e del Consiglio del 12 dicembre 2006 relativa ai servizi nel mercato interno (cosiddetta "direttiva Bolkestein') che si propone di rimuovere gli ostacoli di carattere giuridico e burocratico che impediscono od ostacolano la libertà di stabilimento ed il diritto di prestare servizi all'interno della Comunità da parte degli operatori economici comunitari. A livello regionale, la disciplina ha seguito l'evoluzione della normativa nazionale,vuoi con le specifiche previsioni della legge regionale 4 novembre 2002, n. 33 e successive modifiche ed integrazioni, vuoi con le modifiche da ultimo introdotte con la legge regionale 16 febbraio 2010, n. 13, al fine di conformarsi alla previsione di procedure comparative per il rilascio delle concessioni nel rispetto della direttiva servizi 2006/123/CE. II 30% circa delle concessioni riguarda stabilimenti balneari; il 15% circa riguarda i chioschi e circa il 7% i villaggi turistici e i campeggi; di questi ultimi, quasi 100 sono di medie e grandi dimensioni, con una concentrazione nettamente superiore a quella delle altre regioni italiane e con alcune strutture di livello qualitativo internazionalmente riconosciuto. Vi sono inoltre concessioni che riguardano ristoranti, impianti sportivi, discoteche, noleggi di imbarcazioni, porti turistici, hotel, bar, chioschi, strutture di primo soccorso, negozi, depositi dì attrezzature ed altri impiantì. Complessivamente, i titolari delle concessioni demaniali marittime a finalità turistica corrispondono annualmente allo Stato, proprietario del demanio, oltre 9 milioni di euro di canone. Vi è pertanto necessità di un’urgente disciplina legislativa regionale che

consenta l’ordinato svolgimento della programmazione turistica, garantendo agli operatori turistici la possibilità di programmare le loro attività ed effettuare i necessari investimenti. Il tutto nell’ambito del corretto contemperamento dell’interesse pubblico e dell’interesse dei concessionari, prevedendo una durata congrua rispetto all'investimento e una procedura di selezione imparziale e trasparente, tale da permettere di selezionare la migliore offerta sia dal punto di vista economico, sia dal punto di vista della qualità del servizio erogato.

8. Urbanistica, pianificazione territoriale

Sulla questione urbanistica, è ormai il caso di ripensare fortemente il Veneto. Dagli anni novanta i Comuni italiani stanno autorizzando nuove costruzioni a ritmo vertiginoso e, secondo dati Istat, il record negativo è del Nordest con oltre un miliardo di metri cubi. Secondo il prof. Tiziano Tempesta, ordinario presso il Dipartimento

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Territorio e Sistemi Agroforestali dell’Università di Padova, il Veneto ha registrato questi dati, in merito ai permessi di costruire dal 2001 al 2011:

- Nuovo = 125,0 milioni di mc - Ampliamento = 19,2 milioni di mc - Totale aumento cubature = 144,0 milioni di mc - Aumento popolazione = 325.963 (dal 2001 al 2011 secondo i censimenti) - Ipotesi 150 mc/abitante = case per 961.000 abitanti (oltre 2,9 case per nuovo

abitante...) - Variazione case nel Veneto dal 2001 al 2011 = +17,4% - Variazione popolazione = + 7,2% (453 mc/abitante) - Variazione famiglie = +16,1% (453 mc/famiglia)

Dal 2001 al 2009 sono state rilasciate concessioni edilizie per oltre 111 milioni di metri cubi di fabbricati per il settore secondario (industria e artigianato). L’occupazione nell’industria nello stesso periodo si è ridotta del 6,4%. La ricchezza prodotta dall’industria (VA) si è ridotta del 14,0%. La questione ancora aperta è chi userà i capannoni. Di più, dopo la Lombardia il Veneto è la regione più cementificata con l’11,3% del territorio urbanizzato: il triplo della media europea, pari al 4,3%. Il c.d. Terzo Piano Casa veneto (legge regionale 29 novembre 2013, n. 32 relativa alle “Nuove disposizioni per il sostegno e la riqualificazione del settore edilizio e modifica di leggi regionali in materia urbanistica ed edilizia”) non sembra aver invertito la tendenza al consumo del suolo, anzi tutt’altro. È assodato che il “fare turismo” e il paesaggio urbanizzato sono in stretto contatto interattivo, legati dalla “città ideale” vissuta in termini architettonici e culturali. Da sempre, l’articolazione della realtà turistica ha avuto il pregio e il beneficio di poter godere di questa sinergia, tanto che per l’economia turistica essa può assumere il carattere di un’indispensabile elemento di connotazione qualitativa. Le città d’arte venete, grandi e piccole, esprimono pienamente questa valutazione, in un paesaggio urbano che, dal romanico al contemporaneo, esprime il senso della trasformazione di una civiltà che solo interventi accorti e super partes possono mantenere alla fruizione degli occhi e della mente. Se il patrimonio nel suo insieme va difeso, la valorizzazione contribuisce a renderlo fruibile e “redditizio”, affinché economicamente abbia senso continuare ad investire nella sua conservazione; ricordando tuttavia che secondo la Convenzione Europea del Paesaggio dovranno essere oggetto delle politiche paesaggistiche sia i paesaggi che possono essere considerati eccezionali, sia i paesaggi della vita quotidiana e i paesaggi degradati. La valorizzazione ha tanta più possibilità di successo quanto venga condivisa dalla comunità locale, come orgoglio di appartenenza, amore e

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rispetto per il territorio, che è difficile avere per un territorio svilito ma può sorgere da un progetto condiviso di identità. In questo senso, si ritiene che la volontà di dotare le località di nuovi insediamenti ricettivi debba poggiare le proprie basi su riscontri di oggettiva necessità (sia in eccesso, sia in carenza di strutture ricettive). Si rende necessaria la predisposizione di uno strumento di programmazione che, attraverso una serie di parametri, attribuisca alle amministrazioni locali la responsabilità ed il potere di indirizzare, limitare o addirittura impedire l’insediamento di strutture pseudo turistiche, anzi “antituristiche”, quali sono le seconde case, e quello indiscriminato di nuove strutture ricettive (alberghiere ed extralberghiere), se ritenute non necessarie e quindi deleterie per l’equilibrio dell’intera economia locale. Qualità, tradizione e modello veneto sono vincenti: per questo si ritiene che nel ritorno ad un utilizzo corretto degli spazi paesaggistici e del territorio nel suo insieme il credito edilizio sia strumento che il testo unico delle leggi regionali in materia urbanistica abbia utilmente introdotto nel panorama normativo veneto. In tal senso non può che essere positiva la demolizione di opere incongrue, l’eliminazione degli elementi di degrado, la realizzazione degli interventi di miglioramento della qualità urbana, paesaggistica, architettonica ed ambientale, purché l’eventuale credito edilizio riconosciuto dalla pubblica amministrazione non travalichi la “quantità volumetrica” rimossa e venga condizionato ad un termine di prescrizione per il suo utilizzo, in modo da determinare una certezza economica temporale per l’investitore e un’altrettanta certezza programmatoria per l’ente territoriale.

Prioritario sarà quindi il Piano Territoriale Regionale di Coordinamento come riferimento ideale per il Veneto della Decima Legislatura, laddove si rende ormai necessario intervenire per invertire un orientamento che, fino ad oggi, ha fatto del Veneto la regione in cui, negli ultimi anni, si è edificato mediamente il 40% in più che nelle altre regioni italiane. Sul fronte del concetto di credito edilizio si chiede che esso possa essere inteso, all’interno della pianificazione urbanistica, quale possibilità per l’ente territoriale di mantenere l’assetto ricettivo complessivo sul territorio, consentendo la sostituzione delle strutture ricettive dismesse con un’analoga capacità edificatoria resa a favore di accorpamenti e di ampliamenti delle strutture ricettive esistenti, in vista di una riqualificazione qualitativa delle attività d’impresa e del raggiungimento di un livello ottimale nell'economicità della gestione, o in subordine di nuove strutturazioni ricettive. Ciò introdurrebbe quell’idea di sviluppo stazionario, tanto nell’economia turistica quanto nell’utilizzo del territorio, che comporti una crescita realmente sostenibile in nome di un analogo incremento complessivo sul piano qualitativo dell’offerta ricettiva. In tal modo, ad una continua integrazione dell’organizzazione e dell’offerta turistica veneta

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corrisponderà una migliore tutela immobiliare e paesaggistico-ambientale, non attuandosi peraltro un ulteriore consumo urbanistico di territorio.

9. Rilancio dei borghi e dei centri storici

Tra il 2011 e il 2012, ultimi dati regionali Istat disponibili, il Veneto ha perso più di 8.300 esercizi commerciali al dettaglio (retail). Gli anni 2013 e 2014 non dimostrano purtroppo di avere invertito la tendenza stimata, e questo ci impone di ragionare su quali strumenti e quali obiettivi porsi per il prossimo quinquennio, nel preciso intento di iniziare a lavorare da subito ad un progetto che veda nelle sinergie e nell’integrazione delle aree urbane uno dei punti di forza per il rilancio dei centri e dei borghi del Veneto e della qualità della vita dei cittadini. Spesso infatti si dimentica quanto sia importante il luogo sociale della vita quotidiana, al contrario dei “non luoghi” che non creano né identità, né comunità. Il principio che è utile ricordare è che un luogo ove sia piacevole vivere per i

suoi abitanti, sia anche una meta ricercata dal turismo, proprio per questa sua precipua caratteristica.

Nei prossimi cinque-dieci anni ci si attende un mutamento del settore della vendita retail, con trasformazioni paragonabili a quelle avvenute negli anni sessanta, quando nacquero gli ipermercati. Sono gli stessi comportamenti di consumo a cambiare: da un originario concetto di approvvigionamento, il consumatore è passato attraverso il consumismo, lo shopping e ora si sta avviando a quello dell’esperienza (shopping experience), nella cui dimensione rientrano anche implicazioni sociali che attengono all’entertainment, alla gratificazione, alla cultura, allo shopping tourism. Sono soprattutto le aree centrali dei singoli comuni quelle che si potranno giovare di questo nuovo comportamento negli acquisti perché più facilmente tendono a trasformarsi in “luoghi di relazione commerciale” di elevata qualità dove le relazioni interpersonali coinvolgono molte persone in modo caldo e personalizzato e dove il commercio diventa un fattore fondamentale per le politiche a sostegno dell'attrattività turistica e del miglioramento della qualità di vita, in quanto elemento qualificante dei processi di trasformazione, riconversione e mantenimento del tessuto urbano. Sarà quindi necessario riconoscere chiari e strategici obiettivi di valenza pubblica per favorire azioni che possano contribuire a promuovere la salvaguardia e lo sviluppo socio-economico dell'area dei centri storici delle città. Tali azioni dovranno mirare alla qualificazione e alla rivitalizzazione del suo ambiente e della sua offerta commerciale, turistica, culturale e ricreativa, nel rispetto dei valori paesaggistico-architettonici e del recupero di tradizioni, vocazioni e tipicità locali.

Concordiamo con Confcommercio Veneto nel rendere opportuno fissare a zero il tasso di “consumo del suolo” a fini “produttivi”, orientando il mercato

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al recupero e al riuso delle volumetrie già esistenti, con esclusione di quelle relative ad aree industriali/artigianali dismesse; e al contempo, bilanciare lo sviluppo già attuato dei centri commerciali suburbani con azioni intese alla riqualificazione e al rilancio del commercio di centro città. Il tutto indirizzando e sostenendo la diffusione da parte dei Comuni di strumenti e azioni finalizzati alla riduzione dei costi operativi delle imprese commerciali (fiscalità di vantaggio, canoni di affitto agevolati, incentivi alla nuova imprenditorialità per lo sviluppo di nuovi servizi commerciali per i residenti e per i turisti) che si trovano o si insediano ex-novo nei centri urbani/storici e/o nei borghi minori (rurali/montani).

10. Innovazione e territorio: la dimensione ambientale della sostenibilità

La Comunicazione della Commissione COM (2007) n. 621 avente ad oggetto “Agenda per un turismo sostenibile e competitivo” traccia un quadro d’azione in cui vengono descritte ed incentivate le politiche pubbliche locali e le azioni che agevolino il raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda attraverso: a) una gestione sostenibile delle destinazioni; b) l’integrazione del concetto di “sostenibilità” da parte delle aziende operanti nel settore; c) la sensibilizzazione delle imprese e degli enti pubblici per lo sviluppo del turismo sociale e accessibile; d) la sensibilizzazione dei turisti in merito alla tutela ambientale delle eccellenze turistiche regionali. Tra i diversi strumenti di attuazione dei concetti sottesi dalla sostenibilità, che trovano applicazione diretta nelle organizzazioni e nei prodotti o servizi da queste offerti, l’Unione Europea in particolare promuove già da tempo l’applicazione degli strumenti volontari di eccellenza definiti dai Regolamenti Emas ed Ecolabel. Nello specifico, il regolamento Emas (Reg. CE 1221/2009) riguarda l’adesione volontaria delle organizzazioni a un sistema comunitario di ecogestione e audit, mentre il Regolamento Ecolabel (Reg. CE 66/2010) è relativo all’assegnazione di un marchio di qualità ecologica. I requisiti del Regolamento Emas si applicano alle organizzazioni, pubbliche o private, che abbiano come obiettivo quello di promuovere il miglioramento continuo delle proprie prestazioni ambientali mediante “l’istituzione e l’applicazione di sistemi di gestione ambientale, la valutazione sistematica, obiettiva e periodica delle prestazioni di tali sistemi, l’offerta di informazioni sulle prestazioni ambientali, un dialogo aperto con il pubblico e le altre parti interessate e infine con il coinvolgimento attivo e un’adeguata formazione del personale”. Il sistema comunitario di assegnazione di un marchio di qualità ecologica Ecolabel è invece applicabile a specifici gruppi di prodotti e ai servizi nel settore turistico, ed è finalizzato a promuoverli in quanto “potenzialmente in grado di ridurre gli impatti ambientali negativi rispetto agli altri prodotti dello stesso gruppo, contribuendo così ad

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un uso efficiente delle risorse e a un elevato livello di protezione dell'ambiente. Tale obiettivo è perseguito fornendo ai consumatori orientamenti e informazioni accurate, non ingannevoli e scientificamente fondate”.

L’Europa è la destinazione turistica numero uno a livello mondiale. Il turismo svolge pertanto un ruolo chiave nello sviluppo di molte regioni europee. Un turismo sostenibile garantisce inoltre la valorizzazione del patrimonio culturale e naturale dell'UE. La politica di coesione per il periodo 2007-13 punta a sfruttare appieno il turismo per promuovere l'occupazione e uno sviluppo regionale sostenibile. Alla Regione si chiede di perseverare nell’obiettivo condiviso di trasformare il Veneto in un laboratorio-pilota sulle politiche della sostenibilità e dell’accessibilità, per la crescente consapevolezza del potenziale significato degli impatti ambientali collegabili al settore turistico. Si renderà necessario investire sulla diffusione della conoscibilità dei due strumenti volontari Emas ed Ecolabel e sugli strumenti finanziari a favore delle imprese, posto che l’attrattività di un’area turistica potrà essere determinata anche dalle politiche ambientali che complessivamente verranno attivate.

11. Interventi a tutela del suolo e dell’aria, ciclo integrato dell’acqua

I finanziamenti per il ripascimento dei litorali veneti dopo le mareggiate sono naturalmente di pertinenza del bilancio regionale. Si tratta di una spesa straordinaria che, nella sua necessaria, onerosa ripetitività non risolve adeguatamente il problema. Sono necessari interventi di difesa a mare di carattere strutturale che portino a soluzione definitiva il fenomeno dell’erosione delle spiagge. Con l’approvazione del bilancio regionale 2010 sono stati stanziati 10,5 milioni di euro che sono andati a ripristinare i litorali e saranno inoltre destinati alla costa veneta per interventi di carattere strutturale, anche a titolo sperimentale. La possibilità di sperimentazione permetterà l’individuazione di una strategia tecnologica ed ambientale che possa risolvere una volta per tutte una problematica che crea notevoli danni sia a livello erosivo che a livello economico. Ci si riferisce ad esempio alle reti siliconiche, alle barriere mobili, ai sistemi di drenaggio marino e soprattutto al sistema delle opere soffolte. Le opere soffolte sono scogliere sommerse longitudinali, con andamento parallelo alla linea di riva, proposte per la protezione dei litorali sabbiosi dall’erosione del mare in quanto sono in grado di ridurre, anche considerevolmente, l’attacco del moto ondoso sulla spiaggia, e hanno la caratteristica di non impattare sul paesaggio e sull’ambiente.

Si chiede alla Regione che l’operazione sperimentale segua a breve lo stanziamento di bilancio, anticipando in primo luogo un’attività di

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monitoraggio dei cambiamenti della linea di riva, profondamente influenzati della messa in opera di difese artificiali (attive e passive), e in secondo luogo avendo una chiara visione degli eventuali interventi di difesa che nel tempo si sono succeduti sul territorio e della loro efficacia nella protezione della spiaggia. L’intervento sperimentale dovrà seguire l’analisi dell’operatività strutturale, operando in tempi sufficientemente rapidi e facendo naturalmente salva la stagione balneare estiva.

L’importanza dell’acqua per la vita sta diventando sempre più evidente; è una risorsa che non solo soddisfa i bisogni fondamentali della popolazione ma è anche chiave dello sviluppo sostenendo il benessere attraverso l’agricoltura, la pesca, l’industria e non ultimo il turismo. In Veneto sono presenti numerosi laghi di piccole e grandi dimensioni ma quelli considerati significativi – e quindi monitorati dall’ARPAV – sono complessivamente 10: 6 naturali e 4 artificiali, situati nelle province di Belluno, Treviso e Verona (Lago di Garda). L’utilizzo smodato della risorsa idrica ha comportato il depauperamento del territorio interessato ed in particolare di quelle risorse naturali che sono necessarie per lo svolgimento delle attività turistiche. I laghi che calano di venti metri, ma anche i fiumi prosciugati, nella stagione estiva rappresentano un detrattore turistico ambientale ma anche relativo a tutte le attività che si basano sulla fruizione degli specchi d’acqua a fini sportivi e ludici da parte degli ospiti. Ciò è dovuto a concessioni di prelievo, rilasciate all’Enel per uso idroelettrico e ai consorzi di bonifica della pianura per l’irrigazione delle campagne. Tali concessioni prevedono una disponibilità d’acqua pari a circa 300 milioni di metri cubi l’anno. La disponibilità reale è invece di circa 120 milioni di metri cubi. L’attuale rincorsa allo sfruttamento delle disponibilità idriche è eccessivo per l’ambiente, il paesaggio e la funzione turistico-ricreativa.

È necessario che la Regione assuma l’impegno concreto di ridare dignità al demanio idrico, non riconoscendolo unicamente come canone, ma anche e soprattutto come gestione ed utilizzo di una risorsa a fini ambientali e turistici. Deve definire propri interventi assumendo che le peculiarità del territorio montano e lacuale, in cui l’acqua nel contesto paesaggistico ambientale rappresenta una delle principali e fondamentali risorse, possa essere gestita in modo da esaltare e valorizzare le specificità che rischiano di soccombere sotto interessi considerati – a torto o a ragione – superiori.

12. Programmazione dell’energia

Il tema dell’energia è di importanza capitale per l’economia del Veneto. Il futuro riserva anche alle imprese turistiche la necessità di rivolgersi a fonti rinnovabili e sostenibili. L’obiettivo è quello di creare reti virtuose di produzione energetica che consentano

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l’accumulo di energia anche a favore della comunità (fotovoltaico, energetico). La Germania può insegnare molto su questo fronte: il 16% del fabbisogno elettrico si ottiene con l’energia solare. Così come ha affermato Carlo Rubbia, “il nuovo solare termodinamico ad alta temperatura, l’energia catturata dagli specchi parabolici e immagazzinata da un fluido salino, è la terza via delle fonti rinnovabili. Una fonte pulita, perfettamente competitiva, abbondante e sicura. Basta un quadrato di tre chilometri di lato per ottenere la stessa energia di una centrale nucleare”. Ma energia non significa esclusivamente solare. L’analisi delle necessità in rapporto alla produzione energetica richiede approfondimenti e programmazione in materia di fotovoltaico, geotermico, solare termodinamico, eolico e minieolico, idroelettrico, ciclo combinato a gas, termoelettrico e biomasse. L’aspetto problematico della programmazione energetica è legato anche ai fenomeni estrattivi di idrocarburi gassosi al largo delle coste adriatiche. Fonte di preoccupazione è il fenomeno della “subsidenza antropica”, che si sostanzia in un abbassamento del terreno dovuto a cause connesse ad attività umane, che possono consistere anche in azioni tese al prelevamento di fluidi interstiziali agli strati del suolo, sia esso immerso che emerso. Se esiste il rischio che lo sfruttamento di una risorsa naturale possa trasformarsi in un’operazione di aggressione all’ambiente balneare ed ai beni artistico-monumentali, contrastando apertamente con la loro doverosa conservazione, allora la politica regionale deve perseverare in azioni di contrasto. La coltivazione di giacimenti di idrocarburi nell’Alto Adriatico deve essere perciò vincolata ad analisi rigorose, volte ad escludere nel modo più assoluto ogni pur minimo rischio di subsidenza. Un altro aspetto problematico è certamente legato alla distribuzione e al mantenimento della tensione dell’energia elettrica in alcuni territori particolarmente delicati, quali quelli montani. Al territorio montano non sono applicabili gli stessi parametri che si usano per le aree urbane, in particolare per ovvie motivazioni orografiche. Le stagioni anomale e gli eventi che si sono abbattuti sul territorio montano, con un picco a partire da dicembre 2013, pongono un forte problema di reattività energetica, ma anche di mobilità viaria e sussistenza stessa dei cittadini isolati, nonché di ricadute pesanti sull’economia turistica, già gravata negli ultimi anni da flessione negativa sul fronte degli arrivi e delle presenze complessive.

Sulla questione energetica si chiede alla Regione una precisa riflessione sulle peculiarità e sulla conservazione del territorio e la predisposizione di un preciso Piano energetico regionale, nonché un impegno per un’attenta valutazione sulla sostenibilità dell’estrazione di idrocarburi gassosi su piattaforme marine, mentre si suggerisce una politica verso le energie rinnovabili anche attraverso strumenti finanziari dedicati. Si chiede anche una precisa attenzione verso territori, quale quello montano, che sono stati colpiti nella stagione invernale da cadute di tensione elettrica che li hanno ridotti al buio, danneggiando pesantemente le comunità montane tout court e l’economia turistica locale.

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13. Programmazione dei trasporti

Un progetto sui trasporti nel turismo è impostato su una visione globale delle trasformazioni che il turismo del futuro assumerà sul fronte della fruibilità delle località turistiche. L’indirizzo chiave è: politica complessiva dell’accoglienza e dell’ospitalità. La parola chiave è: territorio-impresa. Territorio-impresa, perché ormai le vie d’accesso sono parte determinante delle ragioni di scelta di un turista, perché le opportunità vanno sviluppate per rispondere ad un viaggiatore che in vacanza desidera sempre di più una molteplicità di attrattive, ed infine, quasi riassuntivo di quanto detto, perché sempre di meno lo sviluppo turistico territoriale vive asetticamente estraneo, in cupole di vetro, e sempre di più – invece – ha gli stessi interessi del territorio e delle altre imprese per quanto riguarda ambiente, sicurezza, infrastrutture, servizi. Su questo fronte molto si può e si deve ancora fare, occorrono nuovi investimenti e soprattutto scelte coraggiose ma necessarie per le infrastrutture, per le grandi opere utili ad una migliore e più sicura circolazione all’interno della nostra regione, su gomma, su ferro, su acqua. Il sistema aeroportuale, la rete stradale, i treni ad alta velocità, i terminal per le navi da crociera e le piste ciclabili sono componenti fondamentali per l’accessibilità sia interna che esterna. Ma soprattutto è indispensabile perseguire l’obiettivo di rendere il Veneto aperto alla piena fruizione turistica internazionale, che sempre di più utilizzerà le grandi linee veloci di percorrenza per raggiungere località sempre più lontane, per cui le località venete potranno subire il “danno” della globalizzazione mondiale dei trasporti e delle mete turistiche. Come è noto, il Veneto è la prima regione turistica d’Italia. Tuttavia il sistema veneto del turismo, che ha imprescindibili relazioni trasversali con gli altri settori economici regionali, rischia di perdere il suo primato a favore di altre regioni se il sistema pubblico, in sinergia con le Organizzazioni regionali di rappresentanza del turismo, non interverrà in un’ottica sinergica di progettualità della fruizione del territorio della nostra regione. L’obiettivo è introdurre il concetto di “Veneto facile”, laddove si rende ormai indispensabile sviluppare accurate riflessioni sulla necessità di infrastrutturare la nostra regione per renderla facilmente percorribile dai cittadini e agilmente fruibile dai turisti, in un’ottica programmatoria di largo raggio. Per quanto riguarda l’apparato viario, le criticità sono i collegamenti con le località turistiche e, in particolare per le città d’arte, lo sviluppo di un sistema-parcheggi e di servizi intrinseci e di connessione con i centri-città. Tuttavia è necessario pensare anche al futuro prossimo e valutare il valore dei trasferimenti aerei, che possono rendere concorrenziali le nostre località qualora connesse ad un sistema regionale di transfer verso le nostre mete turistiche. Una maggiore sinergia ed un più efficace coordinamento tra politiche di sviluppo locale e politiche di sviluppo aeroportuale, risulterebbero pertanto strategici al fine di

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stimolare il tessuto economico regionale. I tre maggiori aeroporti veneti – Antonio Canova di Treviso, Gaio Valerio Catullo di Verona, Marco Polo di Venezia – svolgono un importante ruolo catalizzatore di attività economiche, siano esse turistiche o imprenditoriali tout court. La penetrazione degli aeroporti in nuovi mercati attraverso l’attivazione di nuove rotte può tradursi per l’area in cui sono insiti, e di riverbero per tutta la Regione, in un importante ritorno di immagine, di attrazione di nuove attività economiche e segmenti di domanda, con particolare riferimento a quella business, target dall’elevata capacità di spesa, nonché generatore di un importante effetto moltiplicatore se accompagnato nei viaggi da familiari. Pertanto, successivamente all’individuazione delle potenziali aree verso cui risulterebbe conveniente realizzare degli investimenti volti a creare un ponte diretto con la Regione Veneto, sarebbe possibile per il territorio – agendo di concerto con le aziende aeroportuali – implementare iniziative atte a promuovere la sua immagine all’estero. Iin questo modo gli aeroporti potrebbero divenire un ulteriore volano per lo sviluppo turistico territoriale e per l’innalzamento della competitività dell’area.

Si suggerisce sul piano strategico un network tra gli aeroporti di Venezia, di Verona, di Treviso. Si pensi ad un “piano aeroporti”, per rendere facile giungere nel Veneto, con la creazione di transfer su ruota della Regione Veneto per agevolare il raggiungimento delle località turistiche. Si valuti la fattibilità di una previsione di trasferimenti tra l’aeroporto di Venezia e le spiagge venete con transfer acquei, quali ad esempio hovercraft. Si pensi alla promozione di queste opportunità sui mercati turistici nazionali ed internazionali, in sinergia con l’Assessorato al turismo. Si pensi ad una valutazione programmatica e sinergica dei “piani parcheggi” delle località turistiche, connesse ai relativi servizi e ad un piano omogeneo veneto di segnaletica turistica. Si pensi al valore che questo turismo porterebbe alle imprese, al commercio, ai prodotti artigianali ed enogastronomici, all’ulteriore conoscibilità di una regione naturalmente votata, per tradizioni e cultura, all’accoglienza: “Il Veneto ti aspetta, il Veneto ti porta con sé”.

14. Programmazione della formazione professionale e capitale umano

Nel febbraio 2005 la Commissione Europea ha proposto un rilancio ed un nuovo avvio della strategia di Lisbona, concentrando le attività dell’Unione europea su due focus principali: raggiungere una crescita più intensa e duratura e creare più posti di lavoro e di qualità migliore. Negli ultimi anni si è avuto modo di rilevare sul piano comunitario che il settore turistico ha sempre più una grossa incidenza sull’economia internazionale, costituendo motore di sviluppo locale a livello nazionale, regionale e dei territori marginali in riferimento ai rating settoriali del mercato europeo. È quindi di interesse prioritario focalizzare l’attenzione sulle piccole e medie imprese che si occupano del

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settore turistico ed in particolar modo della promozione e valorizzazione del territorio in un’ottica sistemica. Tra i fattori che determinano il contributo del turismo alla creazione di posti di lavoro, in particolare per le donne e i giovani, emerge l’elevato livello di occupazione a tempo parziale e le condizioni lavorative flessibili. Tale flessibilità dovrebbe essere accompagnata però da misure adeguate, finalizzate a garantire la sicurezza dell’impiego e lo sviluppo delle competenze. Il tema del capitale umano determina in larga misura la competitività delle aziende turistiche, essendo le persone il principale fattore di produzione. Riteniamo le politiche della formazione basilari a qualsiasi logica di crescita negli ambiti di sviluppo socioeconomico. A tal fine, data la complessità del settore turistico e la sua costante evoluzione per mantenere inalterata la competitività territoriale del Veneto, è ancor più fondamentale innescare una concreta sinergia con le istituzioni regionali, affinché sia possibile individuare dei focus specifici di intervento a rivalersi sulle risorse pianificate dal Programma Operativo Regionale.

Spesso tuttavia si rileva la difficoltà di lettura dei mercati nazionali ed internazionali e quindi delle esigenze di professionalità che la competitività richiede alle imprese. Ne consegue la necessità non solo di affinare, potenziare ed integrare gli strumenti di rilevazione dei flussi turistici esistenti, ma anche che la Regione costituisca un Osservatorio Regionale permanente dei fabbisogni formativi del settore turistico.

Tale strumento potrebbe rifarsi a quanto nella scorsa programmazione era previsto per l’adeguamento del sistema della formazione professionale e del sistema dell’istruzione (soggetti/strutture nel campo della formazione). La creazione di tale Osservatorio riprenderebbe l’intenzione della Commissione Europea di definire un Quadro Europeo delle Qualifiche e delle competenze, così da poter condividere con la Regione le intenzioni del POR per la definizione di standard professionali e formativi e certificazione delle competenze. Il POR si esprime in tal senso facendo riferimento alla volontà di implementare le analisi qualitative sul sistema, in modo da agevolare non solo l’efficienza quantitativa ma anche l’efficacia qualitativa degli interventi formativi, valutando oculatamente la capacità degli interventi formativi di favorire l’effettiva messa in pratica delle competenze in ambito professionale. L’individuazione di moduli formativi aggiornati ed innovativi potrà contribuire anche all’adeguamento delle competenze della Pubblica Amministrazione, aprendo un confronto costante con i docenti degli Istituti Professionali del Turismo utile ad informarli sulle esigenze operative degli operatori ed a trasmettere gli opportuni aggiornamenti nel corso del loro lavoro.

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Rilevando le esigenze operative dell’intera filiera, si potrà confrontarle con il reale aggiornamento dei moduli formativi sviluppati negli Istituti Scolastici di vario livello e dagli Enti di formazione, rafforzando le relazioni tra sistema dell’educazione, mondo del lavoro ed enti locali e creando progetti formativi ad hoc che rispondono ad esigenze effettive. Si richiede inoltre un sostegno attivo della Regione Veneto a tutta la filiera di formazione turistica, dalla scuola superiore all’alta formazione universitaria.

15. Formazione tecnica superiore e futuro nel turismo

Il futuro della formazione non potrà peraltro prescindere dall’attività legata alle Fondazioni di Istituti Tecnici Superiori quale via di preparazione ulteriore al diploma superiore e valida alternativa agli studi universitari. L’Istituto Tecnico Superiore per il Turismo, nato il 15 ottobre 2010 a Jesolo e dal 19 novembre 2013 con attività anche a Bardolino, è un’autentica Scuola di Alta Specializzazione con l’obiettivo di formare ottimi professionisti e di predisporne la “cassetta degli attrezzi”, utile a farli operare al meglio nel comparto.

Non si tratta unicamente di creare figure professionali che opereranno coadiuvando la proprietà o la direzione generale nelle attività del settore, contribuendo all’organizzazione dell’azienda in generale. L’obiettivo ultimo è quello di sviluppare una diffusa consapevolezza della complessità del fare impresa, contribuendo ad incrociare le necessità delle aziende con le opportunità formative degli Istituti. Non a caso, il futuro condiviso è anche quello di approcciare il campo esteso della cultura della sicurezza, creando un bagaglio esperienziale dello studente che garantisca una migliore salvaguardia di sé e degli altri, esprimendo al contempo immediata valenza applicativa sul piano professionale. Si tratta di un percorso tecnico complessivo certo all’altezza delle aspettative delle imprese, che vuole vincere una scommessa giocata sull’avvenire. Spetterà ai tecnici preparati dagli Istituti dimostrare poi di avere conoscenze che siano check in per il lavoro in azienda, senza mai dimenticare che solo l’impegno e l’apprendimento continuo on site completano le fondamenta della preparazione di ogni professionista del settore. Alla Regione suggeriamo di continuare a credere ed investire negli Istituti

Tecnici Superiori, come realtà formative degne di essere sostenute, così come in esse credono le organizzazioni imprenditoriali che hanno contributo a farli nascere e che oggi li appoggiano, consapevoli della necessità di formare personale altamente specializzato nel settore dell’hospitality management in grado di svolgere mansioni di livello elevato: sia che si tratti di operare in hotel e ristoranti di classe, resort e camping internazionali, che di centri benessere, strutture ludiche e sportive e parchi tematici.

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16. Cultura, giacimenti culturali, tutela del paesaggio, beni ambientali

La locuzione verbale “fare turismo” ha una consonanza immediata con “cultura”, “paesaggio” e “ambiente”. Da sempre, l’articolazione della realtà turistica ha avuto il pregio e il beneficio di poter godere di questa inestimabile sinergia, tanto che per l’economia turistica essa assume il carattere di un’indispensabile elemento di connotazione qualitativa. Basti pensare che, se dal XVII secolo il Grand Tour esprimeva il perfezionamento formativo dei giovani aristocratici britannici, francesi e tedeschi, avendo come obiettivo finale l’Italia e il suo immenso patrimonio artistico, è altrettanto vero che il territorio percorso raccoglieva immenso stupore agli occhi di ogni viaggiatore. Oggi il Veneto non è più quello che Goethe attraversò nel suo viaggio in Italia, per fortuna ma anche purtroppo. Il nostro Veneto è la regione più antropizzata d’Italia. Se pensiamo che ben il 16% del territorio complessivo veneto è urbanizzato, alla luce del fatto che negli ultimi anni si è edificato mediamente il 40% in più che nelle altre regioni, il dato è impressionante. La logica dello sviluppo tumultuoso ed ingovernato dagli anni ’60 al 2000 che tanto ha dato in ritorno di ricchezza, ma tanto ha consumato e saccheggiato del territorio e della sua anima, deve lasciare il posto ad un’attenta e severa pianificazione del territorio, in un futuro che è già ieri. Queste considerazioni sono pertinenti alla pianificazione paesaggistica, poiché un arduo elemento di riflessione è la gestione dell’identità territoriale. Il 48% del territorio veneto, circa 13.452 chilometri quadrati, sono considerati “Patrimonio Paesaggistico”, con 1.649 siti indicati come esempio di bellezze naturali e altri circa 8.000 come elementi da salvaguardare. Il Piano è un intervento complesso, che richiede precise linee di indirizzo anche nei suoi significati sul piano turistico. In Veneto, come in molti altri luoghi d’Italia, la costruzione del nuovo non può prescindere dalla presenza fisica del passato e ne è strettamente connessa. È un intervento complesso perché deve coniugare gli imperativi dell’economia con le necessità assolute dello sviluppo sostenibile, in linea con un governo oculato del territorio e soprattutto delle sue caratteristiche ambientali e culturali. Se gli elementi di carattere economico costituiscono una necessità cui viene improntato lo sviluppo dell’impresa, l’approccio culturale alle questioni della pianificazione paesaggistica è un’operazione doverosa e ormai indefettibile. Riconoscere importanza alla memoria e all’identità equivale a definire una caratterizzazione del territorio, riappropriandolo ai canoni della cultura della tradizione veneta, tipicizzandolo e ridandogli quella dignità che è orgoglio di appartenenza per chi ci vive, nonché creando desiderio di conoscerlo a chi lo visita. Per tutta la serie di considerazioni già espresse, la tutela paesaggistica costituisce senz’altro una risorsa per la qualità della vita degli abitanti e per l’immagine complessiva dei prodotti “made in Veneto”. Essa realizza anche la via obbligata per un

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turismo che si voglia sviluppare, affrancandosi da un’immagine pericolosamente confondibile o sovrapponibile con altri competitor internazionali. A ciò aggiungiamo la necessità regionale e locale di tutelare, proteggere e sostenere i giacimenti culturali espressi dalle Fondazioni degli Enti Lirici veneti.

Alla Regione perciò chiediamo un utilizzo accorto dell’identità territoriale, orientato alla salvaguardia dell’ambiente e alla cura delle risorse naturali e del paesaggio, che si riflette anche e naturalmente sulla valenza operativa delle imprese venete. Prioritario sarà quindi il Piano Paesaggistico come riferimento ideale per il Veneto della Decima Legislatura, secondo quanto previsto dal Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio. Solo con il Piano Paesaggistico regionale le procedure di autorizzazione agli interventi edificatori dovranno divenire più semplici ma anche più equilibrate, e soprattutto più garantite da una visione omogenea d’insieme, nell’allontanamento del potere decisionale dagli interessi espressi dagli enti locali.

17. Cultura, cinema e turismo

Una riflessione a parte sul piano culturale merita l’attività cinematografica e audiovisiva. Il Veneto dispone della legge 9 ottobre 2009, n. 25 (Interventi regionali per il sistema del cinema e dell’audiovisivo e per la localizzazione delle sale cinematografiche nel Veneto), che all’articolo 6 sancisce che la Regione Veneto crei le condizioni per attrarre in Veneto produzioni cinematografiche ed audiovisive mediante attività di Film Commission. Quanto l’attività cinematografica incida sull’immaginario del viaggiatore è bene espresso dal miglioramento nella posizione strategica della destinazione Sicilia sia sul mercato nazionale che internazionale, anche grazie al “movie tourism” affermatosi prevalentemente nella provincia di Ragusa, dove grazie alla serie televisiva “Il Commissario Montalbano” (coproduzione italo-svedese), il numero dei turisti provenienti dalla Svezia dal 2000 al 2007 è aumentato di oltre cinque volte. Nonostante le numerose ed innovative forme di comunicazione apparse in questi ultimi anni il cinema conserva un ruolo privilegiato grazie alla sua capacità di suggestione nei riguardi dello spettatore, e costituisce sicuramente un elemento strategico per la promozione del Veneto, così come strategica risulta la scelta di favorire lo sviluppo dell’industria audiovisiva. Eppure la Film Commission prevista dalla legge regionale n. 25/2009, che pure esprime in nuce questa consapevolezza anche attraverso il sito web www.venetofilmcommission.it, non pare ad oggi uno strumento così utile per raggiungere gli obiettivi proposti. In parte per i finanziamenti ridotti dedicati a bilancio

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regionale 2014 (ovvero 750.000 euro, quando nel 2010 erano 1.150.000 euro), in parte per la presunta inefficacia di uno strumento che pare a tutt’oggi privo di una forte anima progettuale (11 film dal 2000 al 2015; 82 film dal 1940 al 1999). Sebbene non si rilevino rilevanti differenze sulle azioni di promozione e sostegno del cinema e dell’audiovisivo, la valutazione comparata viene necessariamente fatta sulla Film Commission della vicina Friuli Venezia Giulia, che costituisce un esempio straordinario di strumento di promozione ed incentivazione delle location sul territorio (35 film dal 2000 al 2012; 38 fiction TV dal 2000 al 2011), laddove i dati relativi alle giornate di ripresa, i pernottamenti alberghieri delle troupe e l’indotto generato sono in crescita costante. Uno strumento di promozione legato ad attività di incentivazione e di marketing di cinema, fiction TV, documentari, videoclip e pubblicità, inseriti in un altrettanto capace elemento di attrazione ed impulso quale l’ottimo web http://www.fvgfilmcommission.com. Eppure lo stanziamento del Friuli Venezia Giulia non prevede ampi margini di risorse (la spesa totale per il triennio 2015-2017 è di 1.100.000,00).

Sul piano strategico, e per quanto illustrato sopra, si invita la Regione Veneto ad intervenire in termini economici, funzionali ed intellettuali, posto che in tema di location cinematografiche il Veneto non è secondo ad alcun territorio in Italia, necessitando tuttavia di essere proposto ed incentivato a tutti i livelli produttivi e sui mercati nazionale ed internazionale.

Il cinema può avere un ruolo importante nel promuovere l’immagine del territorio e, quindi, influenzare la scelta turistica. Un’ampia riflessione teorica ha messo in luce come il cinema, in qualità di agente autonomo, è in grado di fornire una rappresentazione originale e suggestiva dei luoghi. Una potenzialità intrinseca che, se affiancata da operazioni di marketing territoriale, possono produrre effetti economici e turistici sul territorio anche di lungo periodo.

18. La rete museale veneta: fruibilità ed approccio

Dai dati forniti dall’Organizzazione Mondiale del Turismo risulta che nel 2006 i viaggi culturali costituivano circa il 40% del totale del turismo mondiale e, secondo le previsioni della stessa Organizzazione, questa tipologia di viaggi subirà un incremento pari al 40% nel 2010. Nel 2008, nei 30 musei italiani più visitati sono transitati quasi 23 milioni di persone: ciò equivale a dire che, tra turisti, escursionisti e residenti, in Italia mediamente 74.000 persone al giorno hanno visitato un museo. Questo è quanto riporta il XVI Rapporto sul Turismo italiano. Eppure quest’ultimo dato non deve ritenersi eccezionale, considerata la densità museale del nostro Paese. Quello che invece è da ritenersi eccezionale è la ridotta

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disponibilità del patrimonio museale di rilievo ad aprirsi ad orari più ampi – in ottica europea, se vogliamo – ai visitatori.

Dalla classifica 2012 stilata nel 2013 da The Art Newspaper sui musei più visitati al mondo, l’Italia pur con i suoi 208 musei statali e 3.409 istituti non statali non compare nella classifica dei primi 10 musei. Eppure abbiamo uno tra i più ricchi patrimoni d’arte al mondo.

1° posto Louvre di Parigi con 9.720.260 ingressi 2° posto Metropolitan Museum di New York con 6.115.881 ingressi 3° posto British Museum di Londra con 5.575.946 ingressi 4° posto Tate Modern di Londra con 5.304.710 ingressi 5° posto National Gallery di Londra con 5.163.902 ingressi 6° posto Musei Vaticani città del Vaticano 5.064.546 ingressi 7° posto National Palace di Taipei 4.360.815 ingressi 8° posto National Gallary di Washington 4.200.000 ingressi 9° posto Centre Pompidou di Parigi 3.800.000 ingressi 10° posto Musee d’Orsay di Parigi 3.600.000 ingressi

E in Italia?

21° posto Galleria degli Uffizi, Firenze con 1.769.217 ingressi 36° posto Palazzo Ducale, Venezia con 1.323.508 ingressi 42° posto Galleria dell’Accademia, Firenze con 1.225.254 ingressi 46° posto Parco del Castello di Miramare, Trieste con 1.189.661ingressi 49° posto Palazzo Reale, Milano con 1.167.744 ingressi 68° posto Palazzo Strozzi, Firenze con 934.563 ingressi 69° posto Parco di Capodimonte, Napoli con 923.706 ingressi 87° posto Palazzo Pitti, Firenze con 742.184 ingressi 93° posto Museo Centrale del Risorgimento, Roma con 698.850 ingressi 94° posto Reggia di Venaria Reale, Venaria con 698.484 ingressi 95° posto Complesso del Vittoriano, Roma con 689.850 ingressi

Esce dalla classifica la Reggia di Caserta, con 531.160 ingressi. Come riportato nel XVI Rapporto sul Turismo italiano, in seguito a una crescente espansione e diversificazione della domanda da un lato e ad una maggiore competizione sul fronte dell’offerta dall’altro, le strutture museali si stanno lentamente adeguando per soddisfare i fruitori sia con una gamma più ampia di attività sia dotandosi di nuovi servizi sia, infine, rendendo più flessibili e diversificate le modalità di accesso. Ma la trasformazione è estremamente lenta e certamente non in linea con l’offerta culturale europea. L’offerta museale deve costruire un “vantaggio competitivo” anche mediante l’attento

monitoraggio dell’apprezzamento dei fruitori (customer satisfaction). Il museo, in

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quanto organizzazione non profit finalizzata alla produzione di servizi socialmente utili e quindi alla gestione caratteristica della conservazione e promozione del patrimonio, deve essere promosso come attore dello sviluppo economico/culturale locale. Occorre modificare il sistema di finanziamento dei luoghi di cultura rendendo l’amministrazione del singolo luogo più responsabile. Il museo è “contenitore” di patrimonio artistico e scientifico “diffusore” di saperi, che contribuiscono al miglioramento culturale dei singoli e della società quindi un’istituzione al servizio della società e del suo sviluppo con finalità culturali senza scopo di lucro senza essere subalterna al perseguimento della redditività economica. Dai musei e dal patrimonio culturale possono derivare benefici per vari settori produttivi, generando per ricaduta un indotto turistico, produttivo e commerciale. Certamente non aiuta al rinsaldarsi e al tramandarsi del sapere il fatto che dal 1 luglio 2014 non possano più entrare gratuitamente nei musei statali e archeologici italiani gli over 65, che avrebbero la possibilità di creare turismo e di avvicinare ai luoghi della cultura le nuove generazioni. Si ricorda che gli over 65 accompagnano spesso i nipoti al museo, fanno nascere buone abitudini e “nutrono” il turismo.

Alla Regione chiediamo quindi un intervento strategico di sistema per contribuire ad ampliare il grado di fruibilità della rete museale veneta statale, regionale o privata, sia per quanto concerne i tempi sia per quanto riguarda le modalità di visita, con un “investimento in cultura” che incrementi l’appeal complessivo del Veneto e la sua qualità nella vita. L’allungamento dell’orario di visita al periodo notturno per i musei più rilevanti diventa ormai una priorità da perseguire e promuovere alla stregua di un approccio culturale innovativo e di una formula integrata di sviluppo culturale, così come una “card museale regionale” definita con tutti i riferimenti necessari, pubblici e privati, costituisce un punto necessario di arrivo per la fruizione sinergica dei poli culturali nel Veneto.

Si tratta anche di rilanciare un sito web dei “musei del veneto”, chiaro, attendibile e facilmente fruibile nella ricerca dei siti espositivi, con traduzione nelle principali lingue straniere. In tal senso, sarà necessario coinvolgere al massimo grado le realtà museali venete, affinché si adoperino per l’integrazione della pagina regionale di ricerca: ciò sarebbe nell’interesse culturale e turistico regionale e, in particolare, costituirebbe un miglioramento della visibilità dei singoli musei, chiamati a promuovere in qualsiasi modo possibile la propria realtà espositiva.