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Assessorato dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana Dipartimento dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana

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Assessorato dei Beni Culturali e dell’Identità SicilianaDipartimento dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana

U.O. III - Museo Archeologico Regionale “Antonino Salinas”

Progetto didattico :“Dal Museo…allo scavo”

anno scolastico 2013-2014

• Partners:

• Plesso Rita Atria• Dirigente Scolastico• Maria Cordone• Scuola Primaria plesso Valverde-Ugdulena• Docenti Tutor • Anna Coglitore• Bianca Guzzetta• Francesca Levito•• Scuola Secondaria di primo grado plesso D’Acquisto – Conservatorio• Docenti Tutor • Irma Carella• Francesco Ferraccini• Maria Valentina Rubino• Maria Grillo•

Direttore Museo SalinasFrancesca SpataforaDirigente U.O. IILucina GandolfoDirigente U.O. IIIPatrizia GrassoFunzionari DirettiviDonatella AlosiAlessandra MerraElena PezziniCostanza PolizziVittoria Schimmenti

•• Liceo Artistico Statale G. Damiani Almeyda• Dirigente Scolastico• Filippo Romano• Docenti Tutor • Ferdinando Alliata• Mario Chiavetta• Diana Costamante• Claudio Gabriele• Franco Lo Coco• Carmelo Lo Curto• Maria Teresa Mascari• Maria Muratore

Vittoria Schimmentie la Collaborazione del Funzionario Direttivo Donatella Metalli del CRICDIstruttori direttivi addetti al restauroAlessandra BarrecaAlessandra CarrubbaEsperti catalogatoriSandra RuvitusoGiuliana SaràCatalogatoriPlacido Di SalvoPatrizia InfantinoIstruttori Direttivi Addetti al Servizio di Tutela e Vigilanza

METODI E TECNICHE DELLA RICERCA ARCHEOLOGICA: DUE ESEMPI DIARCHEOLOGICA: DUE ESEMPI DI

SCAVO URBANO

Il territorio nel quale viviamo è il prodotto di undivenire continuo, nel quale i fenomeni naturalie le attività antropiche coesistono;

esso si modifica in seguito all’azione combinatadi due processi concomitanti di distruzionedi due processi concomitanti di distruzione(erosione) e costruzione (accumulo), ed è ilrisultato dell’alternarsi di momenti difrequentazione e momenti di abbandono.

Ciò determina la formazione dellastratigrafia , la cui lettura descrive ladisposizione degli strati nel terrenosecondo la loro forma e successione nelsecondo la loro forma e successione neltempo ed è oggetto di studio di almeno duediverse ma affini discipline, l’archeologia ela geologia.

Le diverse tappe della metodologia di scavo nella ricerca archeologica scavo nella ricerca archeologica

moderna

Dall’Ottocento alla metà del XX secolo

� carattere arbitrario

� rimozione indiscriminata del terrenoattraverso uno sterrovolto a mettere in luce strutturevolto a mettere in luce strutture

efinalizzato al recupero di oggetti

� distruzione del deposito stratigrafico e conseguente mancanza di interpretazione

Tale forma di sbancamento è il sistemaimpiegato dagli scavatori clandestini,comunemente detti tombaroli, che,contribuiscono alla distruzione di molti sitiarcheologici alla ricerca di oggetti di valore,praticando buchi nel terreno, servendosipraticando buchi nel terreno, servendositalvolta, oltre che di attrezzi tradizionali(piccone, badile…), di appositi strumenti,come il metal detector che, attraversol’emissione di onde elettromagnetiche,rivela la presenza di oggetti metallici.

Questo sistema fu poi sostituito da:

�apertura di trincee parallele ai muri�battute per quote di ribassamento con tagli�battute per quote di ribassamento con tagli

predefiniti effettuati in profonditàorizzontalmente, per es. ogni 20 o 40 cm

�svuotamento delle fosse

Metodo di scavo stratigrafico

Quando? Dagli inizi del NovecentoDove? Ambito anglosassone

Contesti preistorici e protostoriciLentamente, nel corso del XX secolo, ha Lentamente, nel corso del XX secolo, ha trovato applicazione nell’archeologia classica e nelle altre branche dell’archeologia.In Italia primi sondaggi stratigrafici furono effettuati da Giacomo Boni al Foro romano (1901)

Come funziona? Esso esplora il terreno,smontando analiticamente la stratigrafia, insequenza inversa a quella della formazionedegli strati, dal terreno vegetale al terrenosterile naturale

Qual è la finalità? Proporre una ricostruzionestorica delle testimonianze che il depositoarcheologico restituisce, attraverso l’analisidelle relazioni spazio-temporali e culturali

Metodo stratigrafico

come strumento di conoscenza della scienza

dell’antichitàcon

la finalità di ricostruire le forme di vita delle società passate

si fondasul concetto di ricostruzione di un contesto

attraverso l’analisi degli oggetti restituiti dai singoli strati e delle relative strutture

architettoniche

perciò

la raccolta del materiale diventa sistematica e la raccolta del materiale diventa sistematica e non più selettiva come avveniva in precedenza,

quindi si procede alla catalogazione;inoltre si cura il rilievo di ogni struttura,

registrando con attenzione le varie relazioni stratigrafiche

La stratificazione archeologica è il risultato dellasovrapposizione di diverse componenti, definiteunità stratigrafiche , per ciascuna delle quali sicompila una scheda

Sezione stratigrafica da Harris, Principi di stratigrafia archeologica, 1983

Scheda di Unità Stratigrafica (US) elaborata dall’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali (1984)

Per l’analisi della sequenza delle US, nei lororapporti reciproci (sovrapposizione, taglio,riempimento), si costruisce un diagrammachiamato matrix

Sezione e diagramma stratigrafico (Matrix); ogni US è numerata dalla più

recente alla più antica

Lettura della stratigrafia in chiave diacronica (sequenza temporale)

fornisce la cronologia relativa

I cosiddetti <<fossili guida >> I cosiddetti <<fossili guida >> oggetti o tracce

permettono di datare gli strati in termini di cronologia assoluta , in riferimento cioè a fatti

storici documentati

La ricerca si avvale anche di dati forniti da altre discipline:

lettura e interpretazione delle fonti

� scritte (storiche e letterarie)� epigrafiche (studio delle iscrizioni)� numismatiche (studio delle monete)� archivistiche e cartografiche� iconografiche e stilistiche� altro

studio della cultura materialepermette il

riconoscimento delle caratteristiche formali, tecniche e funzionali dei manufatti di uso

comune

ricorso alle discipline scientifiche e alle applicazioni tecnologiche

consente la datazione di reperti organici e di manufatti e

l’elaborazione di dati

Lo scavo archeologico, smontando la stratificazione, la distrugge, rivelandosi

un’operazione “irreversibile”, e perciò irripetibileun’operazione “irreversibile”, e perciò irripetibile

Nei siti pluristratificati, come i contesti urbani a continuità di vita, indagare i livelli più antichi di un insediamento può significare l’eliminazione delle testimonianze materiali relative alle fasi

più recenti

Indispensabile perciò la realizzazione di una attentissima e fedele documentazione di tutto

ciò che si rinviene (raccolta dati, documentazione fotografica, elaborazioni grafiche, selezione campioni per analisi)

ANALISI DATI

SINTESI STORICA

(obiettivo primario della ricerca archeologica)

DIFFUSIONE RISULTATI

PUBBLICAZIONE DIVULGAZIONE

comunità scientifica collettività

tutela del patrimonio culturale

restauro di strutture e manufatti

valorizzazione e fruizione

scavi archeologici urbani

� difficoltà di operare in contesti fortemente antropizzati

� interventi d’emergenza� interventi d’emergenza� esigenze della vita cittadina (rifacimento

pavimentazioni stradali, passaggio dicavi nel sottosuolo, ristrutturazione edificinei centri storici, etc.)

Tre sono gli aspetti che connotano l’archeologia urbana contemporanea

(D. Manacorda)� storico � tecnico-professionale� urbanistico� urbanistico

scavi archeologici in contesti non urbani

programmazione preventiva e sistematica

BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE:

P. Barker, Tecniche dello scavo archeologico, Milano 1981E.C. Harris, Principi di stratigrafia archeologica, Urbino 1983Norme per la redazione della scheda del saggio stratigrafico,

Ministero per i Beni e le Attività Culturali - Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione - Soprintendenza Archeologica di Roma, Roma 1984, a cura di F. Parise Badoni e M. RuggieriGiove (scaricabile in formato PDF dal web)Giove (scaricabile in formato PDF dal web)

A. Carandini, Storie dalla terra. Manuale di scavo archeologico, Torino 1991

D. Manacorda, Lo scavo archeologico, www.treccani.it 2002D. Manacorda, Prima lezione di archeologia, Roma-Bari 2004A. Guidi, I metodi della ricerca archeologica, Roma 2004

DUE CASI DI SCAVO ARCHEOLOGICO URBANO A PALERMO

L’AREA ARCHEOLOGICA DI CASE ROMANE A VILLA BONANNO - PIAZZA DELLA VITTORIAVILLA BONANNO - PIAZZA DELLA VITTORIA

L’AREA ARCHEOLOGICA DELLE FORTIFICAZIONI SOTTO LA SALA DUCA DI MONTALTO A

PALAZZO DEI NORMANNI

Per la riqualificazione dell’area antistante il Palazzodei Normanni, nella Piazza della Vittoria nel 1904 ilMunicipio decise di impiantare nella piazza ungiardino di palme e nel 1905 fu affidata all’arch.Giuseppe Damiani Almeyda la progettazione dellaVilla Bonanno , intitolata al sindaco di Palermo Pietro

Già nel dicembre del 1868 erano stati intrapresilavori di risistemazione dell’area durante i qualiavvenne casualmente la scoperta delle CaseRomane .Romane .

Il Direttore delle Antichità di Sicilia FrancescoSaverio Cavallari, mise in luce il grande mosaicocosiddetto delle Stagioni (Edificio A).

Da: Gabrici, MAL XXVII 1921

Edificio A, Mosaico delle Stagioni

1874 distacco e trasferimento di questo ealtri pavimenti musivi presso il MuseoNazionale di Palermo

1915 ampliamento dello scavo dell’EdificioA e scoperta dei resti della seconda e piùantica domus (Edificio B) e di una piccolanecropoli impiantatasi sulle strutturedell’Edificio A

abbandono dell’area

violento terremoto del 365 d.C.

Sulle strutture romane, che vennero via via spoliate, nel medioevo furono aperti vari pozzi poi colmati e si impiantarono altre costruzioni delle quali oggi restano ben poche tracce.

1591 realizzazione di alcune fosse granarie1591 realizzazione di alcune fosse granarie

L’edizione complessiva dei dati di scavo,pubblicata nel 1921, si deve all’allora Direttoredel Museo Nazionale, l’archeologo EttoreGabrici .

Da: Gabrici, MAL XXVII 1921

I due edifici sono posti parallelamentel’uno all’altro e sono separati da unastrada N/S larga circa m 4

Edificio B fine del II sec . a.C.Edificio A inizi del III sec . d.C.

EDIFICIO B

�Complessa articolazione�Almeno tre fasi di vita�Modifiche e trasformazioni intervenute nel corso del

tempotempo� I peristili erano originariamente due (quello a N,

corrispondente all’attuale area d’ingresso, poi interrato e oggi non più visibile)

�Accesso dal lato S

Palermo, piazza della Vittoria, Case romane, Edificio B, planimetriaDa: A spasso per Panormo, Palermo 2006, p. 38

2000-2001 ripresa scavi peristilio S a cura della dott.ssa Francesca Spatafora, Dirigente Responsabile del Servizio Beni Archeologici della Soprintendenza ai Beni Culturali e Ambientali di Palermo

� Forma trapezoidale (m 11x16)� Estensione ca. 180 mq� Estensione ca. 180 mq� Colonnato dorico (9 sui lati lunghi x 6 sui lati

brevi) a doppio ordine su tre lati, successivamentechiuso con bassi parapetti intonacati e decorati amotivi vegetali dipinti;

� sul quarto lato (N) erano quattro colonne di ordinegigante (cioè con estensione in altezza per più diun piano) fiancheggiate da due pilastri angolari.

Il lato orientale del portico era occupato soltantodall’ambulacro (corridoio);sul lato occidentale si apriva una serie di vaniaccessori;sul lato meridionale era una fontana costituita da unavasca con intonaco di colore azzurro all’interno evasca con intonaco di colore azzurro all’interno edecorata all’esterno con intonaci a motivi vegetalientro una nicchia rivestita di lastre marmoree;tra queste due fontane monumentali ve ne era unaterza più piccola, di forma ottagonale .

Al centro era un pergolato sostenuto da sei pilastri di pietraarenaria , forse un triclinium (sala da pranzo) estivo,all’interno del quale trovava posto una fontana circolareoriginariamente rivestita di lastre marmoree.

Edificio B, peristilio, ipotesi ricostruttiva (elaborazione digitale di S.Fulvio)Da: Palermo. La città punico-romana. Guida breve, Palermo 2004

Sul lato N si aprivano le stanze di rappresentanzaoggi protette da una copertura monumentale moderna(progetto arch. G. Damiani Almeyda).

La più importante è un’esedra , probabilmente un triclinium,

pavimentata con un mosaico , realizzato in opus vermiculatum(tipo di mosaico caratterizzato da tessere lapidee, di forme ecolori diversi e di piccole dimensioni, da 1 a 4 mm, disposte inmaniera simmetrica lungo il contorno delle figure, utilizzato amaniera simmetrica lungo il contorno delle figure, utilizzato apartire dal III sec. a.C.), lasciato in situ,decorato con la Caccia di Alessandro risalente all’impiantooriginario dell’edificio, è databile, come già anticipato, alla fine delII sec. a.C.;esso trova confronto con un altro famosissimo coevo mosaico dianalogo soggetto, la Battaglia di Isso, proveniente dalla Casa delFauno di Pompei, attribuito a uno dei più importanti pittoriellenistici, Filosseno di Eretria.

Edificio B, triclinio, Mosaico della caccia di Alessandro

MOSAICO DELLA CACCIA DI ALESSANDRO

L’opera, lacunosa in più punti, presenta una cornice decorata con festoni di foglie e frutta intervallati da maschere teatrali della tragedia; nella scena centraleè rappresentato un albero spoglio, ai piedi del quale un cinghiale e un cane si affrontano; a sinistra un cavaliere armato di lancia lotta contro un leone; a cavaliere armato di lancia lotta contro un leone; a destra sono rappresentati un altro cavaliere accorre in aiuto del primo, un guerriero persiano in fuga, al di sopra del quale è una figura a cavallo identificata con Alessandro Magno.

particolari della cornice

Edificio B, triclinio, Mosaico della Caccia di Alessandro

particolari dell’emblema

EDIFICIO A

La domus è stata riportata in luce solo parzialmente; la porzione settentrionale infatti è stata, nel corso delle vecchie campagne di scavo, ricoperta e inglobata nel giardino; l’esplorazione di quella meridionale invece si è conclusa solo nel 2001.

Consta di due distinti nuclei:� una zona abitativa con peristilio a N� una area termale a S

Accesso probabilmente da N (odierno c.so Vittorio Emanuele), attraverso un atrio dopo il quale era un vestibolo decorato da un mosaico pavimentale raffigurante Nettuno su quadriga.

Un passaggio delimitato da due colonne corinzie di calcare immetteva in una sequenza longitudinale di tre vani con ricca decorazione musiva, ciascuno separato dal successivo mediante varco fiancheggiato da due colonne: una grande sala rettangolare decorata con un pavimento con il mosaico delle Stagioni , databile ad età severiana, cioè nei primi decenni del III sec. d.C. decenni del III sec. d.C. Il mosaico è caratterizzato da raffigurazioni allegoriche legate alla sfera orfico-dionisiaca, allusive al percorso iniziatico che il seguace delle cosiddette religioni misteriche, diffuse nel mondo romano a fianco della religione ufficiale, doveva compiere, a garanzia della salvezza dopo la morte.

Da: Gabrici, MAL XXVII 1921 Edificio A, Mosaico delle Stagioni

MOSAICO DELLE STAGIONI

Misura m 9,90 x 4,70, è bordato da una cornice a doppia treccia a tre colori (giallo, rosso e verde), suddiviso in 20 pannelli ottagonali separati da 12 medaglioni circolari e a mandorla , questi ultimi racchiudenti raffigurazioni di pesci; tutta la complessa raffigurazione deriva da modelli di origine orientale, forse siriaca; ha subito già in antico, nel IV sec. d.C., un intervento di restauro; i soggetti rappresentati sono figure un intervento di restauro; i soggetti rappresentati sono figure sedute di sapienti (Euripide, Omero, Pitagora), gli amori di Zeus(Satiro con Antiope, Danae e pioggia d’oro, Leda e cigno), personificazioni delle stagioni (ai lati del pannello centrale), emblema sorretto da 4 atlanti, agli angoli busti di divinità(Helios, Nettuno, Ercole, ?), Dioniso e grifone, Europa e toro, Ercole e Pegaso, Nereidi su mostri marini, personificazioni dei venti.

Edificio A, Mosaico delle Stagioni, particolare. Satiro e Antiope

Edificio A, Mosaico delle Stagioni, particolare. Satiro e Antiope

Edificio A, Mosaico delle Stagioni, particolare. Primavera

Edificio A, Mosaico delle Stagioni, particolare. Testa di vento

Edificio A, Mosaico delle Stagioni, particolare. Pesce

Edificio A, Mosaico delle Stagioni, particolare. Dioniso su grifone

Edificio A, vano quadrangolare , mosaico a scacchiera bianco e nero (in situ)

Edificio A, vano rettangolare, mosaico di Orfeo che incanta le belve (“strappato” e trasferito al Museo nel 1874) incorniciato da una larga fascia a motivi vegetali stilizzati

Ai lati della serie di ambienti settentrionali sono altri vani simmetrici con pavimenti a mosaico a motivi decorativi geometrici e floreali. Due ambulacri laterali, originariamente pavimentati in cocciopesto (tipo di rivestimento impermeabile realizzato con calce mista a minuti frammenti di terracotta), conducono all’area del peristilio : esso aveva agli angoli pilastri cuoriformi ed era circondato sui quattro lati da colonne dipinte di rosso (4 ed era circondato sui quattro lati da colonne dipinte di rosso (4 per lato);gli intercolumni (spazi tra le colonne) erano chiusi da bassi muretti; il pavimento, con decorazione a motivi geometrici a tessere bianche, era ribassato rispetto agli ambulacri;al centro era una vasca circolare (parzialmente ricostruita negli anni ’60 del Novecento) in origine esternamente intonacata a fasce blu e rosse ed internamente rivestita in cocciopesto.

Edificio B, peristilio, fontana

Palermo, piazza della Vittoria, Case romane, Edificio A, planimetriaDa: A spasso per Panormo, Palermo 2006, p. 38

Al di là del peristilio si aprono tre ambienti, di cui quellocentrale era un triclinium con pavimento a mosaico amotivi geometrici (del quale si conservano in situ pochiresti)

Due corridoi laterali conducono all’area termale, costituita dadue ambienti maggiori e vani accessori più piccoli:il vano centrale, decorato da un pavimento assai frammentarioa mosaico bianco e nero decorato a pelte (piccoli scudi lunati),era uno spogliatoio (apodyterium);il passaggio al vano successivo era segnato da una soglia conuna decorazione musiva con tre foglie cuoriformi e girali; essouna decorazione musiva con tre foglie cuoriformi e girali; essoaveva un pavimento a mosaico policromo a spina di pesce,contornato da una cornice con treccia a calice; all’angolo SO èun gradino che porta a un vasca con mosaico bianco e paretioriginariamente rivestite da lastre di marmo; un’altra vascadoveva essere collocata nell’angolo opposto; al di sotto diquesto vano era un sistema di canalizzazione; quindi dovevatrattarsi del frigidarium.

Edificio B, area termale, soglia

L’articolazione dei vani e il loro apparatodecorativo (si veda quanto affermato prima sulmosaico delle Stagioni), oltre alla rara presenzadi un’area termale, farebbero escludere che sitratti di una pur ricca domus, quanto piuttosto ètratti di una pur ricca domus, quanto piuttosto èprobabile che ci si trovi in presenza di unaschola, cioè della sede di un’associazionereligiosa forse connessa ad un particolare cultomisterico, quello orfico-dionisiaco.

ALCUNI ESEMPI DI REPERTI RINVENUTI NELL’AREA, DISTINTI PER TIPOLOGIA E NELL’AREA, DISTINTI PER TIPOLOGIA E

CONSERVATI AL MUSEO ARCHEOLOGICO

Resti di decorazioni architettoniche e di pittura parietale

Resti di decorazioni scultoree

Ceramica e lucerne

Terrecotte figurate

BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE

F. S. Cavallari, Relazione sullo stato delle antichità in Sicilia, Palermo 1872G.B. F. Basile, Sull’antico edifizio della Piazza della

Vittoria in Palermo, in Atti dell’Accademia di Scienze Lettere e Arti IV 1874, p. 7 ss.Giornale di Sicilia, 28-29 ottobre 1904A. Salinas, Scoperte di antichità in Piazza Vittoria, in Notizie degli Scavi di Antichità 1904, p. 458E. Gabrici, Ruderi romani scoperti alla Piazza della Vittoria di Palermo, in Monumenti Antichi dei Lincei XXVII, 1921, pp. 181-204I. Tamburello, Rinvenimenti nella necropoli. Lavoro di scavo e restauro in Piazza della Vittoria, in

F. Spatafora, Nuovi dati sulla topografia di Palermo,in Atti delle Quarte Giornate Internazionali di Studi sull’Area Elima (Erice 2000), Pisa 2003, pp. 1183-1184F. Spatafora, Osservazioni preliminari su alcuni mosaici geometrici della Palermo di età imperiale, in Apparati musivi antichi nell’area del Mediterraneo,Atti del I Convegno Internazionale di Studi La materia e i segni della storia (Piazza Armerina 9-13 Aprile 2003), Palermo 2004, p. 237 ss.F. Spatafora, Palermo. La città punico-romana. Guida breve, Palermo 2004F. Spatafora, Da Panormos a Balarm. Nuove ricerche di archeologia urbana, Mostra, Palermo,

di scavo e restauro in Piazza della Vittoria, in Kokalos XIV-XV, 1968-1969, pp. 458-461R. Camerata Scovazzo, Le case romane di piazza della Vittoria a Palermo, Palermo 1992C. A. Di Stefano, Nuove ricerche nell’edificio B di Piazza della Vittoria a Palermo e interventi di restauro del Mosaico della Caccia, in Atti del IV Colloquio AISCOM (Palermo 9-13 settembre 1996), Ravenna 1997, pp. 7-18C. A. Di Stefano, Attività della Soprintendenza per i

Beni Culturali e Ambientali di Palermo, in KokalosXLIII-XLIV, 1997-1998, II, pp. 553-582

Convento della Magione, Palazzo Sclafani 2005, pp. 41-46A spasso per Panormo. Itinerario nella città punico-romana, a cura di F. Spatafora, Palermo 2006F. Spatafora-G. Montali, Palermo: nuovi scavi nell’area di Piazza della Vittoria, in AA.VV., Sicilia Ellenistica, consuetudo italica. Alle origini dell’architettura ellenistica d’occidente, Spoleto 5-7 novembre 2004, a cura di M. Osanna e M. Torelli, Roma 2006, pp. 133-152

Costanza Polizzi

Struttura urbanistica della Palermo punico-romana(da Belvedere 1998)

L’antica città di Palermo sorgeva su una piattaforma calcarenitica lambita a nord dal fiume Papireto e a sud dal fiume Kemonia. I due fiumi sboccavano a est in un vasto porto estuario che ha dato nome alla città; Panormos infatti significa tutto porto e deriva dal greco παν pan=tutto οόρµος ormos=porto.

Tratti di mura conservati (da Spatafora 2004):

1. Via Schioppettieri;

La città punico-romana era circondata da mura di fortificazione. E’ possibile ricostruire il percorso delle fortificazioni urbane antiche grazie alle tracce ancora presenti nella attuale struttura urbanistica e ai tratti conservati sino ai nostri giorni.

2. Rua Formaggi e Complesso di Santa Chiara;

3. Palazzo dei Normanni, Fortificazioni sotto le Sale Duca di Montalto;

4. Corso Alberto Amedeo;

5. Via Candelai e palazzo Lanza di Trabia.

Non è facile datare le fortificazioni di Palermo perché sono state oggetto di numerosi rifacimenti e i tratti conservati presentano caratteristiche differenziate sicché è possibile che siano relativi a fasi differenti. L’unico tratto datato su base archeologica è quello di via Candelai che risulta della metà del III secolo a.C.

Sono state avanzate diverse ipotesi di datazione del primo impianto delle fortificazioni di Palermo. Secondo alcuni studiosi potrebbero risalire alla fine del VI secolo a. C. cioè a un periodo in cui anche altri centri fenici o fenicizzati hanno rafforzato le loro fortificazioni. Secondo altri il più antico sistema hanno rafforzato le loro fortificazioni. Secondo altri il più antico sistema difensivo di Palermo è influenzato da modelli greci, trova confronti con la terza fase delle mura di Mozia ed è pertanto databile al V secolo a.C.

Nel complesso le fortificazioni di Palermo sono un problema “archeologico” ancora aperto che solo nuove ricerche potranno risolvere.

Ma perché si costruivano le mura? E quandosi cominciarono a costruire?

Le mura avevano essenzialmente funzionedifensiva ma erano anche un elementoimportante del paesaggio urbano,delimitavano e definivano lo spazio della cittàseparandolo da quello esterno.

La presenza di fortificazioni di difesa nellecittà fenicie è documentata dallerappresentazioni in alcuni monumenti assiri.Così le mura di Tiro sono raffigurate sulleCosì le mura di Tiro sono raffigurate sulleporte bronzee di Balawat (858-824 a.C.) e suirilievi del tempo di Sennacherib (705-681a.C.).

Le fonti scritte permettono di affermare che lemura di Cartagine furono costruite nel VIsecolo. Anche Mozia, in Sicilia, si dotò dimura nel VI secolo.

IL COMPLESSO

DELLE

FORTIFICAZIONI

DELLE SALE

DUCA DI DUCA DI

MONTALTO E

GLI ALTRI

TRATTI DELLE

MURA URBANE

3 - LE FORTIFICAZIONI DELLE SALE DUCA DI MONTALTO

Palazzo dei Normanni con localizzazione delle Sale Duca di Montalto

(da Camerata Scovazzo 1990)

Nel 1984, durante alcuni lavori effettuati nel Palazzo deiNormanni, al di sotto delle pavimentazioni dei due salonirinascimentali noti come Sale Duca di Montalto, fu portata allaluce parte delle fortificazioni urbane comprendenti una delleporte della città e una postierla. E’ stato possibile riconosceretre fasi costruttive.

I fase - età classica

II fase – IV-III sec. a.C.

III fase – età normanna

Questa concentrazione di strutture difensive si spiegaconsiderando che l’area è stata sempre un limite tra cittàe zona extraurbana e che inoltre, poiché vi era unaporta, era particolarmente esposta agli attacchi e dunquenecessitava di difese adeguate.necessitava di difese adeguate.

Porta

Postierla

Fortificazioni di I fase (età classica) (Da Spatafora 2004)

I fase

II fase

Postierla

Porta

Torre Nord

Torre Sud

Fortificazioni di I fase (età classica)

Nella cortina muraria di prima fase si aprono una porta urbica, fiancheggiatada due torri, e una postierla, fiancheggiata da un torrino.La porta è larga m 5,18, le torri originariamente erano larghe m 9,73, la loroprofondità ed altezza non sono ricostruibili; si conserva meglio la torre nordmentre quella sud è stata in parte spoliata. La postierla, alta m 2 e larga m0,90, è coperta ad arco. Il torrino aggetta m 1,10 e se ne conserva un trattodi m 2,60; presenta sul paramento nord un blocco nel quale sono incisi 29tratti verticali.

I faseII fase

Fortificazioni delle sale Duca di Montalto. Postierla

Postierla = Piccola porta che venivaaperta in luogo nascosto e distante dalleporte principali per assicurare una via di

Fortificazioni di I fase (età classica)Cortina muraria di filari isodomi (da ίσός isòs = uguale δόµος domos = costruzione;filari isodomi = filari di uguale altezza) di calcarenite gialla.I blocchi sono accuratamente squadrati e messi in opera senza malta, per testa e pertaglio, cioè alternativamente nel senso della lunghezza e della larghezza. Lalunghezza dei blocchi varia da m 0,90 a 1,40; il loro spessore da m 0,40 a 0,50;l’altezza è costante: m 0,50. Presentano alcuni accorgimenti tecnici che rivelanol’influsso delle tecniche costruttive dell’architettura greca: l’anathyrosis, l’euthynteria,il bugnato nei blocchi di fondazione.

porte principali per assicurare una via dicomunicazione fra l’interno e l’esterno

della città

Anathyrosis = soluzioneadottata per favorirel'allettamento perfetto deifilari; a questo scopo sisoleva scolpire nei giunti unafascia piana tutto intorno alblocco.

Bugnato = paramentomurario esterno di unedificio, costituito da conciedificio, costituito da concisporgenti lavorati, dettibugne.

Euthynteria = base uniforme, costituita da un piano omogeneo, continuo eregolarizzato di blocchi che coprono la fondazione; di questo filare è resapercepibile solo la piccola sezione sommitale che, anche per il tipo di materialeimpiegato, normalmente di qualità migliore di quello sottostante, prepara ilpassaggio dal piano di calpestio esterno alla struttura visibile dell'edificio(Enciclopedia Treccani voce L’architettura nel mondo greco).

Attrezzi per tagliare lapietra e designazione dellevarie parti di un blocco dipietra (da Adam 1990)

Fortificazioni di I fase (età classica). Torrino, dettaglio (da Camerata Scovazzo 1990)

Porta

I faseII fase

Torre Nord

Torre Sud

II fase

Fortificazioni di II Fase Sono formate da un solo paramento murario addossato alla cinta di I fase. In alcuni casi tra le due strutture si trova un’intercapedine colmata di pietrame di varie dimensioni. La presenza di questo riempimento, che appare ancorato e contenuto da grossi blocchi posti per taglio, indica che la cinta di II fase venne costruita in sistema con la precedente. Dunque, in base alle relazioni di stratigrafia muraria, la cinta di II fase è posteriore a quella di I fase.In questa fase la porta venne ristretta (m 2,50) e coperta ad arco; la postierla fu chiusa.

Fortificazioni di II Fase

Le mura di II fase sono costituite da grossi blocchi di calcarenite grigia porosa e conchiglifera, piuttosto irregolari, messi in opera a secco e rinzeppati con pietrame. L’altezza dei filari varia da m 0,50 a 1,00. I blocchi hanno una lunghezza irregolare e vanno da m 0,50 a 1,80.

Fortificazioni di II fase

(da Camerata Scovazzo 1990)

Fortificazioni di III FaseSono costituite da una cortina muraria che corre parallela alle precedenti edista m 2,90 ca. dalla fortificazione di II fase cui è raccordata da alcuni settimurari che sono stati interpretati come contrafforti. I setti si appoggiano almuro di II fase e pertanto, in base alle relazioni di stratigrafia muraria, la cintadi III fase è successiva a quella di II fase.Quando venne costruita questa cinta la porta urbica era già stata chiusa.

Contrafforte: rinforzo in muratura costruito per aumentare la resistenza di unastruttura.

Fortificazioni di III Fase

La cortina muraria di III fase è spessa m 2,50 circa ed è interamente costruita con blocchetti di medie dimensioni (m 0,30 x 0,40 ca.) cementati tra loro con abbondante malta di calce e disposti in modo da formare filari alti m 0,20.

1 – Tratto di fortificazioni in via Schioppettieri

Le strutture delle fortificazioni, inglobate alla base del convento di Santa Caterina, sono in conci squadrati con evidenti segni di rimaneggiamenti eseguiti in epoche diverse. E’ possibile riconoscere parte di una torre.

2 – Tratto di fortificazioni inglobato nel complesso del convento di Santa Chiara(Rua Formaggi)

Venne in luce dopo i crolli dovuti ai bombardamenti della seconda guerra mondiale. Si conserva per 20 metri. Poggia direttamente sulla roccia che, in corrispondenza, è stata spianata e livellata. Il primo filare di blocchi è realizzato con blocchi posti di taglio. Presenta una muratura regolare con filari isodomi (h m 0,45) e blocchi regolarmente squadrati (m 0,90/2.00 di lunghezza, larghezza m 0,60) messi in opera per testa e per taglio. I blocchi dei filari più bassi sono caratterizzati da anathyrosis e bugnato.

2 - Tratto di fortificazioni inglobato nel complesso del Convento di Santa Chiara (da Spatafora 2009)

All’interno del convento di Santa Chiara, dentro l’ambiente adibito a teatro, una campagna di scavi condotta, nel 2005, dalla Soprintendenza BB.CC., ha messo in luce un tratto di fortificazione: si tratta di un muro dello spessore di m 2,20, costruito in filari isodomi di blocchi messi in opera per testa e per taglio. Le dimensioni dei blocchi oscillano tra m 1,20/1,50 di lunghezza e m 0,50/0,70 di larghezza. L’altezza dei filari è costante e si aggira tra m 0,40 e 0,45. Per ragioni statiche non è stato possibile indagare il muro sino alle fondazioni e dunque datarlo.

2 - Tratto di fortificazioni inglobato nel complesso del Convento di Santa Chiara (da Spatafora 2009)

4 - Tratto di fortificazioni in Corso Alberto Amedeo (da Di Stefano 1998)

E’ il tratto più consistente ed è visibile lungo l’attuale corso Alberto Amedeo, alla base della Caserma della Legione dei Carabinieri. Si conserva per circa m 80 e per un’altezza di m 5. La muratura è caratterizzata da grandi blocchi squadrati di calcarenite (m 1,70 x 0,60) disposti a filari isodomi per testa e per taglio senza uso di malta. Su alcuni blocchi si vedono tracce di un originario bugnato.

5 - Tratto di fortificazioni in via Candelai

Nel 1950 e poi nel 1955 durante i lavori di sbancamento nell’area adiacente all’Hotel Firenze in via Candelai vennero messi in luce, alla base di palazzo Lanza di Trabia, tratti di fortificazioni interpretate come elementi del sistema difensivo antico. C. A. Di Stefano lo descrive come una muraglia, spessa m 4,95 costituita da due cortine di blocchi di calcarenite, squadrati e messi in opera a secco, per testa e per taglio, e da un riempimento di pietrame e terra. La cortina interna, visibile per un tratto di m 11, consta di cinque filari isodomi di blocchi che misurano m 1,10 x 0,50. I tre filari inferiori sono caratterizzati dalla presenza del bugnato e dall’uso della anathyrosis.

(da Di Stefano 1998)

5 - Tratto di fortificazioni in via Candelai, inglobato in palazzo Lanza Trabia

(da Spatafora 2014) Tra il 2008 e il 2010 è stata condotta dalla Soprintendenza BB.CC. un’indagine archeologica entro palazzo Lanza di Trabia, a ridosso del muro visibile in via Candelai ma all’interno della cinta muraria. E’ stato possibile così datare questo tratto di fortificazioni; lo scavo ha infatti dimostrato che il muro di fortificazione è successivo, perché lo taglia e si sovrappone, a un abitato che ebbe vita sino alla metà circa del III secolo a.C. Secondo F. Spatafora le fortificazioni visibili in via Candelai sono, molto probabilmente il frutto del rafforzamento e dell’arretramento della linea fortificata durante la prima guerra punica e prima della presa della città nel 254 a.C.

MA COME COSTRUIVANO GLI ANTICHI ?COME FACEVANO A TRASPORTARE EMETTERE IN OPERA BLOCCHI COSI’GRANDI ?GRANDI ?

Sistemi di trasporto dei blocchi(da Adam 1990)

Sistema per trasportare a valle un blocco

Sistema per trasportare colonne e grandi blocchi

Sistemi di trasporto dei blocchi(da Adam 1990)

Il monolito di Mussolini trainato da 60 buoi. Carrara 1928. Foto Hrand

Trasporto di un blocco su rulli fino al congegno di sollevamento a terra o, sul filare di posa, fino al punto di sistemazione (da Adam 1990)

Macchina per sollevare i blocchi (da Adam 1990)

Ruota per sollevare i blocchi (da Adam 1990)

Sistemi per sollevare i blocchi (da Adam 1990)

Bibliografia:Adam 1990 J.-P. Adam, L’arte di costruire presso i Romani. Materiali e tecniche, Milano 1990

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