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[9:2T] Kai. meta. h`me,raj e]x paralamba,nei o VIhsou/j to.n Pe,tron kai. to.n VIa,kwbon kai. to.n VIwa,nnhn kai. avnafe,rei auvtou.j eivj o;roj uyhlo.n katV ivdi,an mo,noujÅ kai. metemorfw,qh e;mprosqen auvtw/n( E dopo sei giorni, prende con (sé) Yešùac Keyfà’-Petros e Yacaqòv e Yo ihanàn
e li porta su un monte alto, in disparte, (loro) soli.
E fu trasfigurato davanti a loro! ATai !n"x'Ay-ta,w> bqo[]y:-ta,w> sArj.P,-ta, [:WvyE xq;l' ~ymiy" tv,ve yrEx]a;w> ~D"b;l. H:boG" rh;-la, ~aeybiy>w: `~h,ynEy[el. hN<T;v.YIw:
meta. : + A; 1:14; 8:31; 9:2, 31; 10:34; 13:24; 14:1, 28, 70; 16:8, 12, 19; esprime sempre un
rapporto di posterità. Nei passi sottolineati esprime giorni precisi. h`me,raj: 1:9 (pl: notazione cronologica in apertura di racconto), 13 (kai. h=n evn th/| evrh,mw| tessera,konta h`me,raj); 2:1 (diV h`merw/n), 20 (passione); 4:27, 35; 5:5; 6:21; 8:1 (pl).2 (o[ti h;dh h`me,rai trei/j), 31 (kai. meta. trei/j h`me,raj avnasth/nai); 9:2 (meta. h`me,raj e]x), 31 (kai. avpoktanqei.j meta. trei/j h`me,raj avnasth,setai); 10:34 (kai. meta. trei/j h`me,raj avnasth,setai); 13:17 (pl), 19 (pl).20 (pl), 24 (pl),
32 ( Peri. de. th/j h`me,raj evkei,nhj h' th/j w[raj ouvdei.j oi=den( ouvde. oi` a;ggeloi evn ouvranw/| ouvde. o` ui`o,j( eiv mh. o` path,r); 14:1 (meta. du,o h`me,raj: intervallo tra la decisione della morte e la morte), 12 (Kai. th/| prw,th| h`me,ra| tw/n avzu,mwn), 25 (ouv mh. pi,w evk tou/ genh,matoj th/j avmpe,lou e[wj th/j h`me,raj evkei,nhj o[tan auvto. pi,nw kaino.n evn th/| basilei,a| tou/ qeou/), 49 (kaqV h`me,ran), 58 (dia. triw/n h`merw/n); 15:29 (evn trisi.n h`me,raij). e]x: 9:2; Matt 17:1; Luke 4:25; 13:14; John 2:6, 20; 12:1 (sei giorni prima della Pasqua); Acts
11:12; 18:11; 27:37; Jas 5:17; Rev 4:8; 13:18; Gen 16:16; 30:20; 31:41; 46:18, 26; Exod 13:6; 16:26;
20:9, 11; 21:2; 23:10, 12; 24:16; 25:32f, 35; 26:9, 22, 25; 28:10; 31:15, 17; 34:21; 35:2; Lev 12:5; 23:3;
24:6; 25:3. Nel sesto giorno in Gen la creazione di ’Adam: la vigilia del sabato nel quale culmina tutta
la creazione nel riposo e nella conclusione dell’azione divina. Nel settimo giorno! (YHWH agisce
santificando benedicendo e portando a compimento ciò che ha fatto). Anche l’allenza sinaitica in Ex
19-24:9-18 (spec 16): 24:9: kai. avne,bh Mwush/j kai. Aarwn kai. Nadab kai. Abioud kai. ebdomh,konta th/j gerousi,aj Israhl 10 kai. ei=don to.n to,pon ou- eisth,kei evkei/ o qeo.j tou/ Israhl kai. ta. upo. tou.j po,daj auvtou/ w`sei. e;rgon pli,nqou sapfei,rou kai. w[sper ei=doj sterew,matoj tou/ ouvranou/ th/| kaqario,thti 11 kai. tw/n evpile,ktwn tou/ Israhl ouv diefw,nhsen ouvde. ei-j kai. w;fqhsan evn tw/| to,pw| tou/ qeou/ kai. e;fagon kai. e;pion 12 kai. ei=pen ku,rioj pro.j Mwush/n avna,bhqi pro,j me eivj to. o;roj kai. i;sqi evkei/ kai. dw,sw soi ta. puxi,a ta. li,qina to.n no,mon kai. ta.j evntola,j a]j e;graya nomoqeth/sai auvtoi/j 13 kai. avnasta.j Mwush/j kai. VIhsou/j o` paresthkw.j auvtw/| avne,bhsan eivj to. o;roj tou/ qeou/ 14 kai. toi/j presbute,roij ei=pan h`suca,zete auvtou/ e[wj avnastre,ywmen pro.j uma/j kai. ivdou. Aarwn kai. Wr meqV umw/n eva,n tini sumbh/| kri,sij prosporeue,sqwsan auvtoi/j 15 kai. avne,bh Mwush/j kai. VIhsou/j eivj to. o;roj kai. evka,luyen h` nefe,lh to. o;roj 16 kai. kate,bh h` do,xa tou/ qeou/ evpi. to. o;roj to. Sina kai. evka,luyen auvto. h` nefe,lh e]x h`me,raj kai. evka,lesen ku,rioj to.n Mwush/n th/| h`me,ra| th/| ebdo,mh| evk me,sou th/j nefe,lhj 17 to. de. ei=doj th/j do,xhj kuri,ou w`sei. pu/r fle,gon evpi. th/j korufh/j tou/ o;rouj evnanti,on tw/n ui`w/n Israhl 18 kai. eivsh/lqen Mwush/j eivj to. me,son th/j nefe,lhj kai. avne,bh eivj to. o;roj kai. h=n evkei/ evn tw/| o;rei tessara,konta h`me,raj kai. tessara,konta nu,ktaj. Molteplici punti di contatto con la narrazione marciana (to. o;roj, Mwush/j kai. Aarwn kai. Nadab kai. Abioud, ei=don, h` nefe,lh, e]x h`me,raj, th/| h`me,ra| th/| ebdo,mh|). Per sei giorni: il
settimo… Yešùac ha il ruolo di möšè. Donahue-Harrington,239 : questo riferimento di tempo esatto
incuriosisce: o [1] era nella fonte premaricana e Mc distrattamente lo ha lasciato: o [2] è un’allusione
alla teofania in Ex 24:15 ss che möšè ha avuto sei giorni dopo sul Synai; o è [3] un riferiemento
retrospettivo a 8:29; o [4] è un’anticipazione della settimana di passione. Altre indicazioni cronologiche:
all’inizio, una giornata di Yešùac; alla fine l’ultima settimana della sua vita. Qui al centro della
narrazione c’è un’intera settimana. Ciò dà risalto a quello che si narra. L’indicazione cronologica se è
legata alla dichiarazione di Keyfà’-Petros mostra il legame tra la narrazione a partire da 8:27-33
(Lagrange,228: (unica datazione precisa fuori della passione) indicherebbe l’intervallo tra la 8:29
(dichiarazione di Pietro) e la trasfigurazione: eventi che sono al punto culminante della narrazione di
Mc. Pesch,II,119: indica la composizione legata ad un contesto: 8:27 ss). E’ improbabile la connessione
col v 1: lascierebbe perplessi: un certo numero di presenti non morrà prima di aver visto il Regno venire
con potenza; non ci si aspetta che sei giorni dopo alcuni vedranno già un qualcosa che il narratore
identifica in qualche modo con tale venuta (cfr Iersel,268). Légasse,443.450: collega con il v 1: alcuni
talmiydìym vedranno la venuta gloriosa del Regno di YHWH prima dalla morte; essi aspetteranno solo
sei giorni per questa esperienza; indicazione suggerita da Ex 24:16: con tre nominati sale sul monte ove
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vedono la gloria di YHWH; gloria per sei giorni come nube; voce; il settimo giorno parla a möšè dalla
nube. Ma non è escluso che la connessione sia con l’aspetto apocalittico della narrazione ossia con
l’autopresentazione di Yešùac come Figlio dell’uomo. E’ il settimo giorno! Mateos,2,287: confronta le
tre formule simili 8:31; 9:31;10:34 (risurrezione) con 14:1 (a due giorni da Pasqua : rifiuto definitivo di
Yešùac da parte delle autorità e corrisponde a 8:31 kai. avpodokimasqh/nai upo. tw/n presbute,rwn kai. tw/n avrciere,wn kai. tw/n grammate,wn) : combinando queste datazioni: 2 giorni (dalla datazione della morte)
+ 1 giorno della morte (2:20 ‘quel giorno’ vigilia di Pasqua) + 3 giorni dalla morte alla risurrezione = 6
giorni: ossia i giorni che fungono da data alla trasfigurazione; questa pertanto descrive la condizione
del Figlio dell’uomo risorto; inoltre visto che è il sesto giorno della creazione di ’Adam tale condizione
gloriosa rappresenta il punto massimo dell’opera della creazione).
paralamba,nei: 4:36 (sogg talmiydìym); 5:40 (sogg Yešùac ); 7:4 (sogg Yešùac); 9:2 (sogg Yešùac);
10:32 (sogg Yešùac); 14:33 (sogg Yešùac); indicat pres (storico) att 3 s “take, take along”: l’iniziativa è
sua. Mateos,2,281, Donahue-Harrington, 238 : prese.
o VIhsou/j: 1:1, 9, 14, 17, 24f; 2:5, 8, 15, 17, 19; 3:7; 5:6f, 15, 20f, 27, 30, 36; 6:4, 30; 8:27
(nominato Yešùac all’inizio della pericope); 9:2 (lo rinomina in inizio di pericope: le due scene sono
così relazionate), 4.5, 8, 23, 25, 27, 39; 10:5, 14, 18, 21, 23f, 27, 29, 32, 38f, 42, 47, 49ff; 11:6f, 22, 29,
33; 12:17, 24, 29, 34f; 13:2, 5; 14:6, 18, 27, 30, 48, 53, 55, 60, 62, 67, 72; 15:1, 5, 15, 34, 37, 43; 16:6,
8, 19; soggetto è esplicitato nei v 2.4.5.8; non in 9-13.
to.n Pe,tron kai. to.n VIa,kwbon kai. to.n VIwa,nnhn : i primi tre chiamati (1:16-20) e i primi della
lista dei Dodici (3:16-17 tutti e tre con un soprannome che fa immaginare la loro resistenza); sono già
andati con lui in 5:37 (rianimazione della figlia di Giairo: hanno sperimentato al potenza di Yešùac sulla
morte); saranno chiamati alla sua preghiera nell’orto del Gethsemani (14:33). Al loro piccolo gruppo di
(due o) tre testimoni: rivelazione profondissima che poi sarà comunicata a tutti. Légasse,443: il numero
è suggerito da Ex 24:1-9: tre con möšè. Il lettore sale con loro e partecipa della loro rivelazione speciale
attraverso la narrazione. Mateos,2,288: separa dal gruppo questi tre: [1] Pietro = Pietra: soprannome
che fa prevedere la sua resistenza all’autorivelazione di Yešùac come Figlio dell’Uomo sofferente e in
8:33 chiamato ‘satana’; [3] i due Boanarges = i Tuoni / gli autoritari che inseme pretendono di occupare
i primi posti nel regno del Mašìya ih: 10:35; uno dei due Yo ihanàn in 9:38 appare nel passo in cui uno
non dei nostri scaccia i demoni: sono quelli che oppongono maggior resistenza al messagio (non ne
oppongono in 8;34: la folla). Sapendo che questi conivolgono il gruppo (cfr 8:32), vuole convincerli
mediante un’esperienza straordinaria: patire la morte per procurare agli altri la vita e la pienezza, non
significa il fallimento dell’essere umano e del suo progetto di vita, ma al contrario assicura il successo
definitivo dell’esistenza.
kai. avnafe,rei: 9:2; Matt 17:1;Luke 24:51; Heb 7:27; 9:28; 13:15; Jas 2:21 (VAbraa.m o` path.r h`mw/n ouvk evx e;rgwn evdikaiw,qh avnene,gkaj VIsaa.k to.n ui`o.n auvtou/ evpi. to. qusiasth,rionÈ portò sul Monte
Morya); 1 Pet 2:5, 24; indicat pres (storico): portare verso l’alto; apax Mc. Yešùac guida la salita.
Mateos,2,289: da soli non sarebbero capaci di arrivare a tale esperienza. Donahue-Harrington, 238 : e
li condusse su. Mateos,2,281: li fece salire (pres storico = Mc fa capire che nella sua epoca i talmiydìym
continuano ad avere la medesima necessità di un’esperienza che li porti ad accettare il destino del Figlio
dell’uomo). eivj o;roj: 3:13; 5:5, 11; 6:46; 9:2 (< art), 9; 11:1, 23; 13:3, 14; 14:26; Matt 4:8; 5:1, 14; 8:1;
14:23; 15:29; 17:1, 9, 20; 18:12; 21:1, 21; 24:3, 16; 26:30; 28:16 (Wellhausen: il monte sul quale il
Risorto apparirà); Luke 3:5; 4:29; 6:12; 8:32; 9:28, 37; 19:29, 37; 21:21, 37; 22:39; 23:30; John 4:20f;
6:3, 15; 8:1; Acts 1:12; 7:30, 38; 1 Cor 13:2; Gal 4:24f; Heb 8:5; 11:38; 12:20, 22; 2 Pet 1:18 (kai. tau,thn th.n fwnh.n h`mei/j hvkou,samen evx ouvranou/ evnecqei/san su.n auvtw/| o;ntej evn tw/| a`gi,w| o;rei); Rev
6:14ff; 8:8; 14:1; 16:20; 17:9; 21:10; cfr Gen 22:2, 14; …Exod 34:1ff, 29, 32.
uyhlo.n: 9:2; Matt 4:8; 17:1; Luke 16:15; Acts 13:17; Rom 11:20; 12:16; Heb 1:3; 7:26; Rev
21:10, 12: alto, eccelso: un monte anonimo, ma alto, quindi diverso da 3:13; 6;46?; cfr Mateos,2,289.
Simbolicamente: luogo di incontro di esseri soprannaturali e di rivelazione divina. Simbolo della
vicinanza ad YHWH con la storia umana. Senza nominarlo allude e richiama il Sinai ove ebbero luogo
le teofanie a möšè ed ´ëliyyäºhû (Ex 34 ecc). Iersel,269: invece che sulla cartina, cercarlo in Ex 24!
Focant,361.360: luogo simbolico della rivelazione e di teofania. E’ verosimile pensare che si ispiri al
racconto della conclusione della berith antica di Es 24; i parallelismi sono numerosi e significativi: (a)
alta montagna (Ex 24:12-13), (b) sei giorni (Ex 24:16), (c) tre persone ( Ex 24:1.9), (d) nube e voce (Ex
24:15-17); le dissomigliane: (a) Ex 24:17: a tutto il popolo; qui a tre persone; (b) Ex 24:1.9: settanta
anziani di Yisra’el; (c) Ex 24:16: i sei giorni sono il tempo in cui la nube copre il Sinai prima che möšè
sia chiamato e penetrarvi; qui precedono l’inizio del racconto e la nube copre gli astanti solo dopo la
trasfigurazione. La storia è interpretata mediante il ricordo a motivi del Sinai. (Il Tabor è dal IV secolo).
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katV ivdi,an: 4:34; 6:31f; 7:33; 9:2, 28; 13:3; motivo è usato altrove per l’incomprensione. Anche
qui? Mateos,2,289: come in 7:33.
mo,nouj: 4:10; 5:36; 6:8, 47; 9:2, 8 (Yešùac ); il lettore è privilegiato spettatore con i Tre…che
influsicono sugli atri e sono i massimi oppositori…hanno visto in Yešùac il messia (8:30): ma vedono e
non percepiscono. Yešùac ha corretto la loro opinione in 8:31, ma ha fallito: 8:32. Adesso cerca di nuovo
a modificare la loro falsa idea messianica.
Primo momento dell’epifania: condizione divina di Yešùac e la gloria del Figlio dell’uomo.
metemorfw,qh: 9:2 (solo i vestiti e non il corpo); apax Mc; Matt 17:2 (volto); Rom 12:2 (kai. mh. suschmati,zesqe tw/| aivw/ni tou,tw|( avlla. metamorfou/sqe th/| avnakainw,sei tou/ noo.j eivj to. dokima,zein uma/j ti, to. qe,lhma tou/ qeou/( to. avgaqo.n kai. euva,reston kai. te,leion: opposto: ‘adattamento,
conformazione’ cfr Fil 3:21: o]j metaschmati,sei to. sw/ma th/j tapeinw,sewj h`mw/n su,mmorfon tw/| sw,mati th/j do,xhj auvtou/); 2 Cor 3:18; cfr il sost in morfh,: [16:12]; Phil 2:6f ( o]j evn morfh/| qeou/ upa,rcwn ouvc a`rpagmo.n h`gh,sato to. ei=nai i;sa qew/|( 7 avlla. eauto.n evke,nwsen morfh.n dou,lou labw,n( evn omoiw,mati avnqrw,pwn geno,menoj\ kai. sch,mati eureqei.j w`j a;nqrwpoj); indicat aorist pass 3 s metamorfo,omai ‘modificare la forma’ ‘essere tras-figurato o trasformato’ ‘essere cambiato nella forma’; passivo divino
(anche Gundry, 458 in Mateos, 2,282): azione di YHWH su Yešùac che subisce la trasformazione
cambiando aspetto. YHWH rende visibile chi sia Yešùac dandogli per un momento le sembianze di un
celicolo. E tre dei suoi colgono un barlume della sua forma divina.
NAS KJV and he was transfigured TOB NEG LSG FBJ DRB Et il fut transfiguré LND NRV E fu trasfigurato VUL transfiguratus est. Iersel, 269: lo si rileva anche dal modo in cui la voce proveniente dalla nube si
rivolgeva Yešùac come a figlio. Légasse,444: propende per il medio visto che Yešùac ha preso l’iniziativa
nel v 2. Cfr Dan 7:28 (TH) kai. h` morfh, mou hvlloiw,qh evpV evmoi, kai. to. r`h/ma evn th/| kardi,a| mou suneth,rhsa e Ex 34:29: ciò che accade a Yešùac quello che accadde a möšè: Yešùac è presentato come
profeta escatologico nuovo e ultimo möšè. Focant,365: il vb viene accostato a hvge,rqh. Mateos,2,281:
si trasfigurò (Id,289: vuol far loro vedere la sua condizione gloriosa dopo la sua vittoria sulla
morte…come dalla datazione ‘dopo sei giorni’ la scena anticipa la condizione del dopo risorto) LBAse
transfiguró IEP dove si trasfigurò.
e;mprosqen: 2:12; 9:2; Matt 5:16, 24; 6:1f; 7:6; 10:32f; 11:10, 26; 17:2; 18:14; 23:13; 25:32;
26:70; 27:11, 29; Luke 5:19; 7:27; 10:21; 12:8; 14:2; 19:4, 27f; 21:36; John 1:15, 30; 3:28; 10:4; 12:37;
Acts 10:4; 18:17; 2 Cor 5:10; Gal 2:14; Phil 3:13; 1 Thess 1:3; 2:19; 3:9, 13; 1 John 3:19; Rev 4:6;
19:10; 22:8 + G loco pro GB 59: ‘davanti’. Implica la loro visione di Yešùac.
auvtw/n: fenomeno oggettivo al di fuori dei veggenti che diventano testimoni oculari (cfr 1 Pt 1:16 Ouv ga.r sesofisme,noij mu,qoij evxakolouqh,santej evgnwri,samen umi/n th.n tou/ kuri,ou h`mw/n VIhsou/ Cristou/ du,namin kai. parousi,an avllV evpo,ptai genhqe,ntej th/j evkei,nou megaleio,thtoj). Il narratore si
pone dal loro punto di vista tanto che essi dopo aver visto, parlano.
[9:3T] kai. ta. i`ma,tia auvtou/ evge,neto sti,lbonta leuka. li,an( oi-a gnafeu.j evpi. th/j gh/j ouv du,natai ou[twj leuka/naiÅ E le sue vesti divennero splendenti (brillanti), bianche molto (bianchissime)
quali (nessuno) lavandaio su (questa) terra può biancheggiare-candeggiare così. WnyBil.hiw> Wcc.An wyd"g"b.W `~h,AmK. ~ynIb'l. ~ydIg"B. sBek;l. lk;Wy #r<a'B' sbeAK !yae
kai.: esplicativo: il fenomeno di cui sopra è espresso nella sua trascendenza descrivendo i suoi
vestiti.
ta. i`ma,tia: 2:21; 5:27.28, 30 (identificazione di Yešùac con la sua veste; v 31 ti,j mou h[yatoÈ); 6:56; 9:3; 10:50; 11:7f; 13:16; 15:20, 24; Matt 5:40; 9:16, 20f; 14:36; 17:2; 21:7f; 24:18; 26:65; 27:31,
35; Luke 5:36; 6:29; 7:25; 8:27, 44; 19:35f; 22:36; 23:34; John 13:4, 12; 19:2, 5, 23f; Acts 7:58; 9:39;
12:8; 14:14; 16:22; 18:6; 22:20, 23; Heb 1:11f; Jas 5:2; 1 Pet 3:3; Rev 3:4f, 18; 4:4; 16:15; 19:13, 16.
‘vesti, vestiti’: indumenti. Le vesti sono l’espressione della persona ed equivalgono alla sua umanità.
Della persona è ciò che si presenta agli altri. Evoca limitandosi a questo. (Non evoca il volto di Yešùac!
Vedi Ex 34:29.35: ‘Quando möšè scese dal monte Sinai, le due tavole della testimonianza erano in
mano sua, mentre scendeva dal monte, e möšè non sapeva che la pelle del suo viso era raggiante, per
avere parlato con lui. I figli d’ Yisra’el, guardando il volto di möšè, vedevano che la pelle del suo volto
era raggiante. Poi möšè rimetteva il velo sul suo volto, fino a quando entrava a parlare con lui’).
evge,neto: aor esatto.
sti,lbonta: 9:3; 1 Esd 8:56; Ezra 8:27; 1 Macc 6:39; Nah 3:3 (lampeggiare di spade, bagliori di
lance); Ep Jer 1:23; Ezek 21:33; 40:3; Dat. 10:6; ‘brillare’. Apax Mc e NT: ‘splendenti’.
Abbaglianti/luccicanti. Simboleggiano la Gloria celeste.
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leuka.: 9:3; 16:5 (giovane biancovestito: linguaggio apocalittico; Mateos,2,290 nota 14: figura
di Yešùac : legame della trasfigurazione con la risurrezione <o la parusia?>); Matt 5:36; 17:2; 28:3; Luke
9:29; John 4:35; i20:12; Acts 1:10; Rev 1:14; 2:17; 3:4f, 18; 4:4; 6:2, 11; 7:9, 13; 14:14; 19:11, 14;
20:11 ‘bianche’; cfr Dan 7:9. Il bianco abbagliante manifesta la gloria divina.
li,an: 1:35; 6:51; 9:3; 16:2; Matt 2:16; 4:8; 8:28; 27:14; Luke 23:8; 2 Tim 4:15; 2 John 1:4; 3
John 1:3 adv. very (much), exceedingly: valde: superlativo.
oi-a 9:3; 13:19; Matt 24:21; Rom 9:6; 1 Cor 15:48; 2 Cor 10:11; 12:20; Phil 1:30; 1 Thess 1:5; 2
Tim 3:11; Rev 16:18 ‘simile a’. ‘quali’.
gnafeu.j: 9:3; 2 Kgs 18:17; Isa 7:3; 36:2; apax NT; ‘fullo, follatore’ (puliva pelli e tessuti
premendoli e calpestandoli in un bacino pieno di acqua con l’aggiunta di lisciva nitro e potassio).
Candeggiatore. In questa nota Mc indica che si tratta di realtà ultraterrena: dato che nessun follatore
sulla terra può renderle così bianche suggerisce che qui abbia operato YHWH.
evpi. th/j gh/j: 2:10; 4:1, 5, 8, 20, 26, 28, 31b; 6:47, 53; 8:6; 9:3, 20; 13:27, 31; 14:35; 15:33; o
pleonastico o contrasto con l’origine celeste del biancore dei vestiti di Yešùac. Senso universale.
oi-a…ou[twj: 2:7f, 12; 4:26; 7:18; 9:3; 10:43; 13:29; 14:59; 15:39; Zerwich,101: semitismo pleon
resumitur pron relat v 7:25 GB151 ss. Mateos,2,282: plenastico riferito a oi-a. ‘Non è capace di renderle
così bianche’: il suo significato è incluso nel ‘come’ iniziale: grazie al proprio impegno e alla propria
dedizione l’uomo può giungere ad una certa somoglianza con Dio però la completa condizione divina
si deve alla risposta di YHWH a questo atto.
leuka/nai: 9:3; apax Mc; cfr Rev 7:14 (vesti bianche); Lev 13:19; Ps 50:9; Joel 1:7; Isa 1:18 ;
leukai,nw ‘rendere bianco’ più bianche di quelle del giovane di 16:5! Iersel,270: il bianco riflette il
bianco delle vesti-capelli del vegliardo di Dan 7:9. Per un momento vedono il o ui`o.j tou/ avnqrw,pou
vestito della gloria di YHWH. Descrizione di Yešùac nella gloria dei cieli. I talmiydìym davanti a questa
visione non reagiscono! Sembra una realtà post-pasquale: richiama il non descritto incontro con i
discepoli dopo la risurrezione?
Secondo momento dell’epifania: con Yešùac colloquiano möšè ed ´ëliyyäºhû.
[9:4T] kai. w;fqh auvtoi/j VHli,aj su.n Mwu?sei/ kai. h=san sullalou/ntej tw/| VIhsou/Å E fu visto da loro ´ëliyyäºhû con möšè. Ed erano colloquianti con Yešùac!
`[:WvyE-~[i ~yrIB.D:mi ~h,ylea] War>nI hv,mW WhY"liae hNEhiw> kai.: in seguito; la visione si amplia. Nella luce di Yešùac è dato loro di vedere (e noi con loro
vediamo).
w;fqh: 1:10 (ei=den), 16 (ei=den), 19 (ei=den), 44 (imperat pres ); 2:5, 12, 14 (ei=den), 16, 24; 3:34;
4:12; 5:6, 14, 16, 22, 32; 6:33.34 (ei=den), 38, 48ff; 7:2; 8:15 (imperat pres), 24 (indicat pres), 33; 9:1, 4
(apax Mc aor pass), 8f, 14.15, 20, 25, 38; 10:14; 11:13, 20f; 12:15, 28, 34; 13:1, 14, 21, 26 (futuro), 29;
14:62 (futuro), 67, 69; 15:4, 32, 35f, 39; 16:5 (ei=don). 6 (imperat aor).7 (futuro); l’indic aor pass (in Mc
solo qui): oltre 9:4; in Matt 17:3; Luke 1:11 (angeli); 22:43; 24:34 (Risorto); Acts 2:3; 7:2 (apparizione
divina), 26, 30 (apparizione divina); 13:31; 16:9; 26:16; 1 Cor 15:5ff ( quater! Risorto); 1 Tim 3:16;
Rev 11:19; 12:1, 3; il part aor pass in Luke 9:31; Acts 7:35 (YHWH); 9:17 (Risorto): quasi termine
tecnico per le apparizioni del Risorto); cfr LXX nelle teofanie: Gen 12:7; 18:1; Exod 3:2; ‘fu visto’;
Légasse,445: “apparire, rendersi visibile”. Il verbo 3 s per due personaggi fa risaltare la figura di
´ëliyyäºhû. Donahue-Harrington, 238 : E apparve loro. Mateos,2,281: Apparve loro (Id,282: farsi
vedere, apparire: una realtà nascosta si rende palese). Senza caratteri gloriosi.
auvtoi/j: i beneficiari dell’evento messo in essere da chi appare: i Tre.
VHli,aj: 6:15 (a;lloi de. e;legon o[ti VHli,aj evsti,n\ a;lloi de. e;legon o[ti profh,thj w`j ei-j tw/n profhtw/n); 8:28 (oi de. ei=pan auvtw/| le,gontej Îo[tiÐ VIwa,nnhn to.n baptisth,n( kai. a;lloi( VHli,an( a;lloi de. o[ti ei-j tw/n profhtw/n); 9:4f, 11ff; 15:35f; Matt 11:14; 16:14; 17:3f, 10ff; 27:47, 49; Luke 1:17;
4:25f; 9:8, 19, 30, 33; John 1:21, 25; Rom 11:2; Jas 5:17. Nominato per primo, sembrerebbe avere un
posto di privilegio (vedi 9:11-13 il precursore del Mašìyaih secondo Mal 3:1.23) ; 2 Re 2:1-18: “assunto
in cielo”; l’ordine non sarebbe cronologico; ma torna in seconda posizione in bocca a Keyfà’-Petros.
Yešùac non è ´ëliyyäºhû!
su.n: 2:26; 4:10 (su.n toi/j dw,deka); 8:34 ; 9:4; 15:27, 32; Donahue-Harrington,240 : cita un autore
per il quale su.n indica nella persona così introdotta come il personaggio principale. Mateos,2,282: su.n pone in primo piano il personaggio da essa preceduto: möšè; Id 291: il personaggio principale è möšè:
gli scritti dei Profeti erano ritenuti un commento alla Torah mosaica. Così anche Lagrange,229.
´ëliyyäºhû è menzionato per primo, ma non indica un rango superiore poiché arriva con möšè che
continua ad essere il personaggio principale.
5
Mwu?sei/: 1:44 (kai. prose,negke peri. tou/ kaqarismou/ sou a] prose,taxen Mwu?sh/j( eivj martu,rion auvtoi/j); 7:10 (Mwu?sh/j ga.r ei=pen\ ti,ma to.n pate,ra sou kai. th.n mhte,ra sou( kai,\ o kakologw/n pate,ra h' mhte,ra qana,tw| teleuta,tw); 9:4.5; 10:3.4 (frustra il piano di YHWH evpe,treyen Mwu?sh/j bibli,on avpostasi,ou gra,yai kai. avpolu/saiÅ 5 o de. VIhsou/j ei=pen auvtoi/j\ pro.j th.n sklhrokardi,an umw/n e;grayen umi/n th.n evntolh.n tau,thn); 12:19 (levirato), 26 (roveto ardente); Matt 8:4; 17:3f; 19:7f; 22:24; 23:2;
Luke 2:22; 5:14; 9:30, 33; 16:29, 31; 20:28, 37; 24:27, 44;… Per la sua morte TM: Dt 34:5: fu sepolto
da YHWH in luogo ignoto; …figura del profeta escatologico secondo Dt 18:15-18. Ma Focant,361: non
presenta Yešùac come nuovo möšè. La sua morte in Dt 34:5. [L’ordine möšè ed ´ëliyyäºhû in Mt e
Lc]. I due fungono da testimoni.
sullalou/ntej: 9:4; apax Mc; Matt 17:3; Luke 4:36; 9:30; 22:4; Acts 25:12; Ex 33:9.11; 34:29 ;
Exod 34:35 (allude a questo passo: kai. ei=don oi ui`oi. Israhl to. pro,swpon Mwush/ o[ti dedo,xastai kai. perie,qhken Mwush/j ka,lumma evpi. to. pro,swpon eautou/ e[wj a'n eivse,lqh| sullalei/n auvtw/|: toglie il velo
per parlare con YHWH); Prov 6:22; Isa 7:6; Jer 18:20; ambedue, con; forma perifrastica. E’ in evidenza
la loro presenza. Donahue-Harrington, 238 : e conversavano con. Mateos,2,281: stavano discorrendo
con Yešùac (Id,291: le due figure sono ambivalenti: möšè che fece uscire il popolo dall’Egitto, fu
legislatore [1:44…] che lo costituì in quanto popolo, fondatore delle istituzioni e annunciatore della
venuta del Profeta (Dt 18:15); e nello stesso tempo provocò la morte dei primogeniti egiziani, di israeliti
idololatri (Ex 32:15ss), di Core/Datam/Abiram che si erano a lui ribellati (Num 16:22ss); ´ëliyyäºhû che
rappresenta i profeti dell’attesa messianica e che hanno intuito la salvezza universale, è stato anche
fuoco (Sir 48:1-9), ha ucciso sacerdoti di Baal (1 Re 18:20-40) e gli inviati del re (2 Re 1:9-12). Su
möšè si può fondare la rùaih nazionalistica, su ´ëliyyäºhû il riformismo per mezzo della violenza. In Ex
34:35 möšè riceve istruzioni da YHWH per comunicarle al popolo; qui ´ëliyyäºhû e möšè stanno
ricevendo istruzioni da Yešùac che prende il posto di YHWH stesso. Dato che solo möšè conversava
con YHWH si capisce il secondo posto di ´ëliyyäºhû. Ambedue devono imparare da Yešùac (Yešùac
definisce la validità del passato) non sono assoluti, ma subordinati alla realtà di Yešùac (vedi pp 292-
93).
tw/| VIhsou/: D 2:15; 9:4f; 11:33. Così si distingue da ambedue; confuta 6:14-16 e 8:28. Yešùac non
è ´ëliyyäºhû né un profeta come gli altri. Eguaglianza colloquiale dei tre personaggi; non dice di che
parlino; non si suppone neppure che i tre testimoni ascoltino quello che dicono. Ad essi poi non è rivolta
parola. Mateos,2,292: il TNK non trasmette un messaggio ai talmiydìym se non per mezzo di Yešùac. I
due sono orientati/convergenti verso di lui.
Interruzione di Pietro: incomprensione.
[9:5T] kai. avpokriqei.j o` Pe,troj le,gei tw/| VIhsou/( ~Rabbi,( kalo,n evstin h`ma/j w-de ei=nai( kai. poih,swmen trei/j skhna,j( soi. mi,an kai. Mwu?sei/ mi,an kai. VHli,a| mi,anÅ E reagendo Keyfà’-Petros dice a Yešùac:
Rabbì, è bello (buono) che noi siamo qui!
E potremmo fare tre tende-capanne: per te, una, e per möšè, una, e per ´ëliyyäºhû una!
[:WvyE-la, rm,aYOw: sArj.P, ![;Y:w: hPo tb,v,l' Wnl' bAj yBir: `WhY"liael. tx;a;w> hv,mol. tx;a; ^l. tx;a; tAKsu vl{v' aN"-hf,[]n:
kai. avpokriqei.j : 3:33; 6:37; 7:28; 8:4, 29; 9:5f, 17, 19; 10:3, 24, 51; 11:14, 22, 29f, 33; 12:28f,
34f; 14:40, 48, 60f; 15:2, 4f, 9, 12; Zerwich,102: respondeo incipio loqui ; YLT WEB RWB NKJ NAS KJV
answered DRB répondant LUO antwortete ma IEP prendendo la parola FBJ prenant la parole RSV NRS NIV NIB NET
NAU said NJB spoke NLT exclaimed BFC dit ; Standaert,II,490: non ‘rispondere’ ma ‘reagire’; g part grafico.
Mateos,2,281: Reagì (Id,283: quando non è preceduto da una domanda ma da un avvenimento significa
‘reagire’). Donahue-Harrington, 238 : Prendendo la parola.
le,gei: presente storico; a nome degli altri due. Resta il primo testimone. Donahue-Harrington,
238, Focant,359: disse. Mateos,2,281: Reagì…dicendo (pres stor pleonastico; Id,295 suggerisce che
nell’epoca di Mc si continua a interpretare in modo erroneo il messianesimo di Yešùac).
tw/| VIhsou/: rivolge la parola solo a lui. Non partecipa alla conversazione, ma la interrompe, come
per commentare sperando che Yešùac accetti la sua proposta. ~Rabbi,: 9:5 (Pietro); 11:21 (Pietro); 14:45 (Giuda); Matt 23:7f; 26:25, 49; John 1:38, 49; 3:2, 26;
4:31; 6:25; 9:2; 11:8; cfr 10:51. ‘Mio signore, mio superiore’; legame col Yešùac storico. Donahue-
Harrington, 240: ai tempi di Mc (70 EV) probabilmente non era ancora usato come termine tecnico per
il maestro giudaico (per cui è termine di gentilezza e di rispetto anziché nel senso di ‘maestro’ che ha
assunto in seguito), lo è diventato poco dopo; cfr Mt 23. Focant,362: riporta il racconto sulla terra. Il
6
modo con cui interpella Yešùac con questo titolo ordinario indica una distanza e forte contrasto rispetto
alla conversazione di Yešùac con le due figure eminenti dell’ebraismo, morte da secoli. Davanti alla
maestà gloriosa, usa un termine quotidiano e forse con connotazione politica dal contesto. Usato da
Pietro (caratterizzato da ostinazione stanica in 8:33 e da rinnegamento) e da Giuda (caratterizzato da
tradimento). Mateos,2,293 nota 24: Mc non lo considera sinonimo di ‘Maestro’ 4:38 titolo che Yešùac
adotta per se stesso; appellativo che si usava con gli scribi che insegnavano attenendosi alla tradizione
degli antichi (7:5): vedendolo con möšè e con ´ëliyyäºhû Pietro crede che Yešùac non si allontani dal
TNK interpretato secondo la tradizione. Id,295: sia questo appellativo che la sua proposta sono sulla
stessa linea e definiscono la posizione del discepolo/gruppo come aveva fatto nella dichiarazione di
8:29: proietta la propria ideologia su Yešùac fondendo il suo messianesimo con quello dell’aspettativa
popolare (8:33); la proposta dà per scontato che Yešùac faccia proprio il messianesimo nazionalistico
(l’epifania non gli è servita per correggere la propria errata ideologia; nonostante il rifiuto in 8:33
continua il suo convincimento: desidera che Yešùac associ alla propria missione möšè e con
´ëliyyäºhû): Pietro ha visto, ma non ha percepito (cfr 4:12): avrebbe dovuto associare trasfigurazione e
risurrezione del Figlio dell’Uomo dopo la sua morte (8:31), ma non lo ha fatto: resta nell’idea degli
uomini (8:33): Yešùac è per lui il Mašìya ih nazionalistico appoggiato sulla Torah ed i Profeti; e l’essere
divino di Yešùac lo interpreta come potere divino del Mašìya ih e considera questo come lo stadio iniziale
l’inizio del cammino del trionfo messianico.
kalo,n: 4:8, 20; 7:27; 9:5, 42f, 45, 47, 50; 14:6, 21; ‘bello’ vantaggioso, favorevole. Posizione
predicativa. Il perché non è detto. Donahue-Harrington, 240 : forse (come sembra suggerire Mc) è una
maldestra e sciocca osservazione da parte di Pietro. Esprime gioia immensa, ma senza comprensione.
Fa infatti una proposta non valida per i due esseri ormai celesti… a meno che non voglia bloccare Yešùac
nella gloria impedendogli la passione. h`ma/j: per noi: i tre (o anche gli altri due apparsi?). Soggetto delle proposizione: si prestano al
loro servizio.
w-de: 6:3; 8:4; 9:1, 5; 11:3; 13:2, 21; 14:32, 34; 16:6; ‘qui’, adesso.
ei=nai : = rimanere. E per il futuro:
kai.: conseguentemente perché possa durare… ‘quindi’ bruscamente progetta:
poih,swmen 1:3, 17; 2:23ff; 3:4, 8, 12, 14, 16, 35; 4:32; 5:19f, 32; 6:5, 21, 30; 7:12f, 37; 9:5, 13,
39; 10:6, 17, 35f, 51; 11:3, 5, 17, 28f, 33; 12:9; 14:7ff; 15:1, 7f, 12, 14f; cong aor att 1 pl (deliberativo-
permissivo: di proposta). Zerwich,102: cong esortativo: kai.…melius convenit, si cong intelligitur ut
interrogatio deliberativa: GB 319. Coinvolge anche gli altri due. Il verbo sta per “erigere, innalzare”
con attività manuale collaborativa. Mateos,2,281: potremmo fare.
trei/j: 8:2, 31; 9:5, 31; 10:34; 14:58; 15:29;
skhna,j: 9:5 (tenda); Matt 17:4; Luke 9:33; 16:9; Acts 7:43f; 15:16; Heb 8:2, 5; 9:2f, 6, 8, 11, 21;
11:9; 13:10; Rev 13:6; 15:5; 21:3, Zerwich,102: tabernaculum (ex ramis): ‘capanne’. Vedi Lev 23:39
ss (non è chiaro il riferimento alla festa). In eb tAKsu. Mateos, 2, 294: allude alla festa che aveva evidente
carattere messianico nazionalistico: questo carattere suggerisce che Pietro associa la trasfigurazione alla
condizione di Mašìya ih di Yešùac. Standaert,II,493: il riferimento intenzionale alla festa delle Capanne
è praticamente insignificante. Pietro stabilisce una sua gerarchia: segue l’ordine del v 3 ma invertendolo
e möšè passa al primo posto (come aveva anche là pur menzionato al secondo). Vorrebbe rendere
stabile la conversazione dei tre, ma li divide in tre capanne separate. La sua azione impedirebbe la loro
conversazione! La reazione dal cielo è porre tutti sotto una stessa nube…
mi,an: li pone poi tutti e tre sullo stesso piano, cancellando la convergenza / dipendenza dei due
verso Yešùac. Cambiando la situazione venutasi a creare, egli li coordina secondo la sua ideologia.
Mateos,2,294: le tre tende indicano la validità / indipendenza dei tre e della funzione di ciascuno:
Mašìya ih, Torah e ´ëliyyäºhû il grande riformatore. Così Pietro esprime ancora la sua idea di Mašìya ih
(8:29.33) che segue i paradigmi del TNK. Per lui il TNK ha validità in sé e non trova in Yešùac la chiave
della sua interpretazione: möšè ed ëliyyäºhû sono attuali e definitivi come lo stesso Yešùac : continuano
ad occupare la posizione di sempre: così implicitamente Pietro nega la novità del messaggio di Yešùac
che dovrebbe adattarsi agli antichi modelli).
Il narratore interviene a commentare:
[9:6T] ouv ga.r h;|dei ti, avpokriqh/|( e;kfoboi ga.r evge,nontoÅ Non sapeva infatti che rispondere. Infatti erano diventati spaventati/terrorizzati. `dx;p'w" ht'm'yae ~h,yle[] hl'p.n" yKi rBed:L.-hm; [d:y"-al{ aWh yKi
ga.r: bis: casuale.
7
h;|dei :1:24, 34; 2:10; 4:13, 27; 5:33; 6:20; 9:6 ( qui è la gloria che supera quello che si può dire);
10:19, 38, 42; 11:33; 12:14f, 24; 13:32.33, 35; 14:40 (stessa formula: qui è la sofferenza che supera
quello che si può dire kai. pa,lin evlqw.n eu-ren auvtou.j kaqeu,dontaj( h=san ga.r auvtw/n oi` ovfqalmoi. katabaruno,menoi( kai. ouvk h;|deisan ti, avpokriqw/sin auvtw/|: Focant,363 cita Dufour: Pt non capisce (non
riesce a capire) il mistero di trasfigurato più di quanto capisca quello della sua umiliazione al
Gethsemani), 68, 71 : indicat pluperfect att 3 s da oi=da.
ti, avpokriqh/: v 5 si riferisce alle parole appena profferite. Zerwich,102 cong aor deliberativo
GB 243: non ‘quid his verbis dixerit’ sed ‘ quid in his adiunctis dicendum sit’. Focant,366; Légasse,448:
non sapeva cosa dire, non : non sapeva quello che diceva. Mateos,2,281: come reagire (Id,283: cfr v 5:
cong deliberativo in discorso indiretto) .
e;kfoboi: 9:6; Heb. 12:21 LXX Deut 9:19 (kai. e;kfobo,j eivmi dia. th.n ovrgh.n kai. to.n qumo,n o[ti parwxu,nqh ku,rioj evfV umi/n evxoleqreu/sai uma/j kai. eivsh,kousen ku,rioj evmou/ kai. evn tw/| kairw/| tou,tw|); 1 Macc 13:2 (terrore peruna minaccia verso il popolo): apax Mc; agg N m pl ‘ex-territus’; “frightened,
terrified”; cfr fo,boj: 4:41; il il verbo in 4:41; 5:15, 33, 36; 6:20, 50; 9:32; 10:32; 11:18, 32; 12:12; 16:8.
Qui usa un composto con valore intensivo. Donahue-Harrington,240: il loro spavento è prima di tutto
timore e rispetto per i portentosi atti di YHWH nella persona; non puro terrore o paura delle lesioni o
della morte. Standaert, II,492 sulla paura il vocabolario di Mc è il più ricco del NT. Vedi 16:8 (spiega
il silenzio delle donne: spavento davanti alla tomba vuota ed alla proclamazione che è risorto). Qui in
coda pone il motivo della paura (raccontata a posteriori): la paura impedisce loro di comprendere…e fa
avanzare proposte incongrue. Qui la paura è legata all’incomprensione dell’evento. Mateos,2,296: con
la poposta delle capanne vuole ingraziarsi e correggere i suoi precedenti errori mettendosi al servizio
dei tre per evitare la collera. Il loro terrore deriva dalla sensazione di minaccia: i talmiydìym si sentono
minacciati da ciò cui stanno assistendo e per tutti Pietro cerca il modo di schivare il pericolo (il timore
non è per la presenza del divino poiché non lo proveranno quando apparirà la nube); e rivolgendosi a
Yešùac mostra che vede in lui la minaccia (temono che la sua forza divina sia loro sfavorevole e forse
mortale), avendo posto sullo stesso loro piano di möšè ed ´ëliyyäºhû attribuiscono alla loro posizione
intransigente verso i traditori disobbedienti e ribelli; temono che sia loro ostile dato che poco prima
Pietro lo ha rimproverato opponendosi al suo piano e lo ha chiamato satana /il nemico (8:33); ed i suoi
due alleati hanno punito infedeli e falsi profeti. L’epifania che è dimostrazione di amore per loro, essi
la colorano di intransigenza e di vendetta (cfr 4:41 paura dopo che essi lo avevano rimproverato); ha
cercato di persuaderli con la parola (8:31-9:1, ma essi sono sordi) ora con l’esperienza (9:2 ss, ma essi
sono ciechi): ha fallito; ed essi ora prendono la potenza del Figlio dell’Uomo come una minaccia; la
gloria e la potenza per loro annunciano il trionfo terreno del Mašìya ih e la sconfitta dei loro nemici.
evge,nonto : indicat aor medio 3 pl: Zerwich, 102: facti erant GB 214. Già da tempo… La sua
reazione/risposta all’evento è ispirata dalla paura: non è una buona idea!
Il narratore interviene per dire che la proposta di Keyfà’-Petros è inadeguata alla situazione
richiamando il motivo dell’incomprensione dei talmiydìym. Focant,362: avanza una proposta tanto
incongrua; questa proposta è legata all’incomprensione della visione. Beatitudine ed incomprensione
insieme alla paura (v 6) coesistono.
Terzo momento: Yešùac è presentato dal Padre come Figlio del suo amore. E’ il momento
culminante atteso da 8:27ss.
[9:7T] kai. evge,neto nefe,lh evpiskia,zousa auvtoi/j( kai. evge,neto fwnh. evk th/j nefe,lhj( Ou-to,j evstin o ui`o,j mou o` avgaphto,j( avkou,ete auvtou/Å E venne una nube ombreggiante per loro.
E venne una voce da quella nube:
Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo! ~h,yle[] %k;s' !n"[' hNEhiw> `!W[m'v.Ti wyl'ae ydIydIy> ynIB. hz< rmoale !n"['h,-!mi aceyO lAqw>
kai. : forse avversativo: infatti ciò che segue presuppone il rifiuto della proposta di Pietro (che
voleva mantenere al piano terreno sotto tende i tre, aspettando il regno messianico instaurato).
Gungry,460 in Mateos, 2,298 nota 41. evge,neto: 1:4 (evge,neto), 9 (Kai. evge,neto), 11 (kai. fwnh. evge,neto); 2:23 (Kai. evge,neto auvto.n), 27;
4:4 (kai. evge,neto evn tw/| spei,rein), 10 (Kai. o[te evge,neto kata. mo,naj), 22, 39 (kai. evge,neto galh,nh mega,lh); 5:16; 6:14; 9:3 (evge,neto), 7 (bis kai. evge,neto nefe,lh evpiskia,zousa auvtoi/j( kai. evge,neto fwnh. evk th/j nefe,lhj), 26 (kai. evge,neto w`sei. nekro,j(); 11:19; 12:11; 15:33 (Kai. genome,nhj w[raj e[kthj sko,toj evge,neto evfV); il duplice kai. evge,neto sottolinea il duplice evento visivo ed uditivo. Il secondo è interno al
8
primo (evk th/j nefe,lhj ). Tono solenne. Sobrio. E fu. Mateos,2,281: Sopraggiunse (Id,283: in principio
di frase).
nefe,lh: 9:7; 13:26; 14:62; Matt. 17:5; 24:30; 26:64; Lk. 9:34f; 12:54; 21:27; Acts 1:9; 1 Co.
10:1f; 1 Thess. 4:17; Jude 1:12; Rev. 1:7; 10:1; 11:12; 14:14ff. cfr Exod 16:10; 19:9, 13, 16; 24:15.16
(kai. avne,bh Mwush/j kai. VIhsou/j eivj to. o;roj kai. evka,luyen h` nefe,lh to. o;roj 16 kai. kate,bh h` do,xa tou/ qeou/ evpi. to. o;roj to. Sina kai. evka,luyen auvto. h` nefe,lh e]x h`me,raj kai. evka,lesen ku,rioj to.n Mwush/n th/| h`me,ra| th/| e`bdo,mh| evk me,sou th/j nefe,lhj), 18; 33:9f; 34:5; 40:34ff (Tenda/Tabernacolo); Lev 16:2;
Num 11:25;14:14 …1 Kgs 8:10f. La nube nasconde e rivela la presenza divina; essa riposa sul
tabernacolo. Lagrange,230: manifestazione tangibile della presenza divina; prende il posto delle tre
capanne. Donahue-Harrington,240: nella regione dove la vita dipendeva in larga musura dal ciclo
regolare delle piogge da ottobre ad aprile, la nube era un simbolo di vita e di speranza; e dato che YHWH
era ritenuto l’autore della vita e il fondamento della speranza, non è sorprendente che la nube sia
diventata anche un simbolo della presenza divina (cfr Ex 40:34-38 una nube copre la Tenda
dell’adunanza che era piena della gloria di YHWH e 1 Re 8:10-11; cfr Sal 68:5). E’ quindi attributo
della divinità. E’ segno della presenza di YHWH da cui verrà la voce. Così in questo segno della sua
presenza, YHWH entra in scena. La Nube è come Tenda non manufatta che ospita tutti i presenti sul
Monte. (Risulta ora comica l’iniziativa di Pietro di fare tre Tende!). Mateos,2,297: la presenza di
YHWH si manifesta ora in Yešùac.
evpiskia,zousa: 9:7; Matt. 17:5; Lk. 1:35 (per Maria); 9:34; Acts 5:15 (ombra di Pietro); Exod
40:35 (nube che copre la Tenda); Ps 90:4; 139:8; Prov 18:11; apax Mc; part pres f att N f s evpiskia,zw “overshadow; fall upon (of a shadow)”: ob-umbrans: ‘li prende sotto la sua ombra’: copre di un’ombra:
Ex 40:35 (kai. ouvk hvduna,sqh Mwush/j eivselqei/n eivj th.n skhnh.n tou/ marturi,ou o[ti evpeski,azen evpV auvth.n h` nefe,lh kai. do,xhj kuri,ou evplh,sqh h` skhnh,; TM `!K")v.Mih;-ta, aleÞm' hw"ëhy> dAbåk.W !n"+['h, wyl'Þ[' !k:ïv'-yKi(. Prima l’elemento visivo (come in 1:10). Donahue-Harrington,238: che li coprì con la sua ombra.
Mateos,2,283: che li copriva con la sua ombra.
auvtoi/j: dativus commodi: Yešùac ´ëliyyäºhû e möšè; Mateos,2,283: lo mostra la connesione col
v 5 (il 6 è un puro inciso). Gnilka,II,35 copre il glorificato e le due figure celesti (in relazione al v 5)
Ma Pesh,II,124: i talmiydìym: allude al v 6 (anche Grundry). Toglie ai talmiydìym la vista, non
l’esperienza né l’udito (dato che essendo fuori dalla nube sentono la voce uscire da essa). Ecco
l’elemento auditivo (come in 1:11).
fwnh.: 1:3, 11 (battesimo, ‘dai cieli’ (dimora divina permanente), rivolta a lui nella discesa /
dono della la Rùaih la Santa), 26; 5:7; 9:7 (‘dalla nube’ (epifania occasionale come indica il verbo ‘e
venne’) e rivolta ai tre talmiydìym); 15:34, 37; come in 1:11 era rivolta a Yešùac qui è rivolta ai
talmiydìym. Il comando di ascoltare viene direttamente da YHWH rivolto ai talmiydìym. Fornisce loro
l’interpretazione di quanto hanno visto.
Ou-to,j: …2:7 (Ti, ou-toj ou[twj lalei/È blasfhmei/\ ti,j du,natai avfie,nai a`marti,aj eiv mh. ei-j o` qeo,jÈ) ; 3:35 (o]j Îga.rÐ a'n poih,sh| to. qe,lhma tou/ qeou/( ou-toj avdelfo,j mou kai. avdelfh. kai. mh,thr evsti,n);
4: 41 (Ti,j a;ra ou-to,j evstin o[ti kai. o a;nemoj kai. h` qa,lassa upakou,ei auvtw/|È); 6:3 ( ouvc ou-to,j evstin o te,ktwn( o` ui`o.j th/j Mari,aj kai. avdelfo.j VIakw,bou kai. VIwsh/toj kai. VIou,da kai. Si,mwnojÈ), 16 (ou-toj hvge,rqh); 7: 6 (popolo); 9:7; 12:7 (Ou-to,j evstin o klhrono,moj\ deu/te avpoktei,nwmen auvto,n( kai. h`mw/n e;stai h` klhronomi,a), 10 (ouvde. th.n grafh.n tau,thn avne,gnwte( Li,qon o]n avpedoki,masan oi` oivkodomou/ntej( ou-toj evgenh,qh eivj kefalh.n gwni,aj) 13; 14: 69 ; 15:39 (VAlhqw/j ou-toj o` a;nqrwpoj ui`o.j qeou/ h=n); [16:8,
12, 17]; implicito il gesto della sua Mano che è rivolta al Figlio e la sua voce ai talmiydìym. Qualifica
per gli altri (compresi i lettori) colui cui in 1:11 ha detto: Su. ei= o ui`o,j mou o` avgaphto,j( evn soi. euvdo,khsaÅ Esclude da questa qualifica ëliyyäºhû e möšè. Focant,363: ecco finalmente che i tre talmiydìym hanno
la stessa conoscenza del lettore. o ui`o,j: 1:1, 11 (allude al Sal 2:7 detto del re unto v 2 ma sarà figlio/ servo di YHWH); 2:10, 19,
28; 3:11, 17, 28; 5:7; 6:3; 8:31, 38; 9:7, 9, 12, 17, 31; 10:33, 35, 45ff; 12:6, 35, 37; 13:26, 32; 14:21,
41, 61f; 15:39; o avgaphto,j : 1:11 (Su. ei= o ui`o,j mou o avgaphto,j( evn soi. euvdo,khsa (Padre)); 9:7 ( Ou-to,j evstin o` ui`o,j mou o` avgaphto,j( avkou,ete auvtou/). Zerwich,102: (unice) dilectus. Focant,363: in un certo senso il
Padre di ritrae di fronte al Figlio e al legame tra Figlio e talmiydìym: Cuvillier); 12:6; Matt 3:17; 12:18;
17:5; Luke 3:22; 20:13;…Allude a LXX Gen 22:2, 12, 16;…un passo ulteriore lungi dalla dichiarazione
di Keyfà’-Petros e sulla linea del o ui`o.j tou/ avnqrw,pou. Figlio unico di YHWH. Condotto dalla Rùaih
Santa; il suo agire è quello di YHWH. Focant,363: come nel battesimo la parola ‘figlio diletto’ devono
essere prese in senso forte, e non soltanto nel senso di un’intronizzazione messianica. Si ha un titolo
prepaolino con connotazioni diverse da quelle semplicemente messianiche.
9
avkou,ete: 2:1, 17; 3:8, 21; 4:3, 9, 12, 15f, 18, 20, 23, 24, 33; 5:27; 6:2, 11, 14, 16, 20, 29, 55;
7:14, 25, 37; 8:18; 9:7; 10:41, 47; 11:14, 18; 12:28f, 37; 13:7; 14:11, 58, 64; 15:35; 16:11: imperat pres.
Asindeto in relazione consecutiva. Dalla visione all’ascolto di chi ha ricevuto un’autorità nuova ai loro
occhi. A differenza delle parole di Pietro queste la logica divina: 8:33.
auvtou/: la persona e poi le sue parole (8:31.34ss). Cfr Dt 18:15 (profeta annunciato nel Dt come
möšè, profeta escatologico; testo di condanna di chi non ascolta)Å Essi adesso nella narrazione sanno
quello che i lettori sanno da 1:11! Ma Yisra’èl a questo è stato abituato dalla sua storia. Iersel,272:
l’esortazione divina arriva in un momento in cui le relazioni tra i Yešùac ed i Dodici hanno raggiunto un
punto critico. Dopo che i talmiydìym non sono riusciti ripetutamente a capire Yešùac ed il loro portavoce
si è appena ribellato all’insegnamento di Yešùac sulla missione del o ui`o.j tou/ avnqrw,pou che comporta
sofferenza e morte: 8:31-32. Unico Maestro che porta la parola definitiva di YHWH.
Non c’è reazione dei talmiydìym alla voce. Mateos,2,299: non hanno accettato la predizione del
destino del Figlio dell’Uomo in 8:31 e non reagiscono con timore alla parole divine : Mc sottolinea la
mancanza di comprensione da parte dei Tre che continuano convinti del loro ideale messianico che
neppure l’intervento divino è in grado di far cambiare. Interpretano la voce divina come una
riaffermazione delle speranze nazionalistiche che hanno riposto in lui. Id,300: la mancanza di reazione
positiva dei talmiydìym ha fatto vedere che il cambiamento richiesto non s’era realizzato per questo
Yešùac proibisce loro di divulgare quanto hanno visto e che hanno mal interpretato in chiave di potere;
invece di correggere la loro idea messianica, si sono riconfermati in essa e Yešùac non vuole che la
diffondano perché indurrebbe altri al medesimo errore; solo quando la gloria sarà collegata al rifiuto e
morte di lui potranno raccontarlo. La risurrezione si vedrà allora come riabilitazione del morto sulla
croce e il coronamento glorioso della sua dedizione; allora non ci sarà più alcun equivoco.
[9:8T] kai. evxa,pina peribleya,menoi ouvke,ti ouvde,na ei=don avlla. to.n VIhsou/n mo,non meqV eautw/nÅ Ed improvvisamente, avendo guardato (essi) attorno,
non videro più alcuno (altro) se non Yešùac solo con loro. `~T'ai ADb;l. [:WvyE ytil'Wz vyai dA[ War"-al{w> bybiS'mi WjyBihi ~aot.piW
evxa,pina: 9:8; cfr Lev 21:4; Num 4:20; 6:9; 35:22; Josh 11:7; 2 Chr 29:36; 1 Macc 1:30; Ps 63:5;
72:19; Sir 5:7; 11:21; Pss. Sol. 1:2; Isa 48:3; Dan 11:21, 24; apax NT; agg adv. ‘suddenly, unexpectedly
‘impovvisamente, di repente, repentinamente’; cfr evxai,fnhj (13:36; Luke 2:13; 9:39; Acts 9:3; 22:6);
evxauth/j (6:25; Acts 10:33; 11:11; 21:32; 23:30; Phil 2:23) ‘adv. at once, immediately, soon thereafter’;
ordinariamente kai. euvqu.j (1:3, 10, 12, 18, 20f, 23, 28ff, 42f; 2:8, 12; 3:6; 4:5, 15ff, 29; 5:2, 29f, 42;
6:25, 27, 45, 50, 54; 7:25; 8:10; 9:15, 20, 24; 10:52; 11:2f; 14:43, 45, 72; 15:1). Per tutti e tre nello
stesso istante. Mateos,2,281: subito (Id,299: si torna alla situazione precedente all’esperienza);
Donahue-Harrington, 241: brusca interruzione; espressa anche con la seguente doppia negazione.
peribleya,menoi: 3:5 (Yešùac), 34 (Yešùac ); 5:32 (Yešùac); 9:8; 10:23 (Yešùac); 11:11 (Yešùac);
Luke 6:10; part aor ‘dopo aver guardato attorno’: qua e là per cercare i tre : è girare circolarmente gli
occhi come per esaminare ed assicurasi che tutti siano in ascolto. Frequente in Mc per Yešùac.
Focant,359: guardando attorno (a loro), Mateos,2,281 (Id,299: include lo spazio in cui apparivano
möšè ed ´ëliyyäºhû), Donahue-Harrington,238 : guardandosi attorno. Zerwich,102: circum-spicio:
med: ea quae circa me sunt aspicio.
ouvke,ti: 5:3; 7:12; 9:8; 10:8; 12:34; 14:25; 15:5; la visione è conlusa.
ouvde,na 2:21f; 3:27; 5:3f, 37; 6:5; 7:12, 15, 24; 9:8, 29, 39; 10:18, 29; 11:2, 13; 12:14, 34; 13:32;
14:60f; 15:4f; 16:8; non più möšè ed ´ëliyyäºhû.
ei=don: si ritorna al punto di vista dei talmiydìym. Focant,363: stranamente è l’unico momento in
cui viene detto che i talmiydìym vedono in un racconto che mette in gioco tanti elementi visivi. Si
trovano di nuovo nel tempo dell’ascolto e dell’accompagnamento di Yešùac sulla via che conduce alla
croce (e alla risurrezione).
avlla. : eccettuativo cfr 4:22b. Zerwich,102: loco eiv mh,: nisi (aramaismo).
mo,non: enfatico. Mateos,2,283: agg che si riferisce a Yešùac, non avverbio che modifica ei=don.
Inclusione con katV ivdi,an mo,noujÅ meqV: 1:13.14, 20, 29, 36; 2:16, 19, 25; 3:5,6,7, 14; 4:16, 36; 5:18, 24, 37, 40; 6:25, 50; 8:10, 14,
31, 38; 9:2, 8, 31; 10:30, 34; 11:11; 13:24, 26; 14:1, 7, 14, 17f, 20, 28, 33, 43, 48, 54, 62, 67, 70; 15:1,
7, 31; 16:8, 10, 12, 19; + G. Come prima della sua trasfigurazione: il Yešùac che è con loro è quello della
loro conversazione quotidiana. Finisce la voce e la presenza della nube. Mateos,2,300: anche il pericolo
che temevano è scomparso senza che accadesse nulla. Yešùac non li rimprovera per il loro
comportamento. Finito il terrore non reagiscono per quanto sia evidente che ciò che lo ha prodotto era
sbagliato. La rivelazione divina non ha fatto vacillare le loro convinzioni.
10
Questa teofania introduce la parte finale della rivelazione del ministero come rivelazione in
profondità a talmiydìym scelti tra i Dodici della identità di Yešùac comunicata dal Padre (cristofania)
Yešùac è presentato come un misteriosamente parlante con möšè ed ´ëliyyäºhû, inserito nella stessa
economia profetica.
Légasse,442: il racconto ha conosciuto un’esistenza premarciana; è senza paralleli pur
racchiudendo numerosi motivi tradizionali. Attribuibile ad un giudeocristiano. L’assenza di precisa
localizzazione non indica un’origine palestinese e il motivo della metamorfosi rinvia di preferenza
all’ellenismo. Focant, 360: il racconto ha qualcosa di sorprendente per il posto che occupa nella trama
evangelica. …sembra una rottura con il contesto narrativo nel quale è inserita (stile paradossale di Mc).
La gloria non è assente dalla vita di Yešùac anzi si trova nel cuore stesso del ministero segnato dal rifiuto
e dalla sofferenza. La gloria non nega minimamente tale realtà e neppure le pone un termine. Queste
due realtà sono in costante tenzione…la trasfigurazione precede la croce senza abolirla affatto.
Potrebbe essere una presentazione di Yešùac postpasquale?
[9:9T] Kai. katabaino,ntwn auvtw/n evk tou/ o;rouj diestei,lato auvtoi/j i[na mhdeni. a] ei=don dihgh,swntai( eiv mh. o[tan o ui`o.j tou/ avnqrw,pou evk nekrw/n avnasth/|Å E, discendendo essi dal monte, comandò (ordinò) loro di non raccontare a nessuno ciò che avevano visto,
se non dopo che o ui`o.j tou/ avnqrw,pou fosse risuscitato dai morti.
War" rv,a]-ta, vyail. dGEh; yTil.bil. ~t'ao wc;y>w: rh'h'-!mi ~T'd>rIB. yhiy>w: `~ytiMeh;-!mi ~d"a'h'-!B, ~Wqy"-yKi d[;
katabaino,ntwn: 1:10; 3:22; 9:9; 13:15; 15:30, 32; Matt 3:16; 7:25, 27; 8:1; 11:23; 14:29; 17:9;
24:17; 27:40, 42; 28:2; Luke 2:51; 3:22; 6:17; 8:23; 9:54; 10:15, 30f; 17:31; 18:14; 19:5f; 22:44; part
pres att G m p fa katabai,nw. Di durata. Il G assoluto (con valore temporale) è usato spesso in Mc
all’inizio di pericope (5:21;10:17.46; 13:3). Mentre i quattro scendono, Yešùac fa una raccomandazione,
simile a 8:30 ( kai. evpeti,mhsen auvtoi/j i[na mhdeni. le,gwsin peri. auvtou/), collegata con l’evento occorso
sul monte. Donahue-Harrington,241: il legame consente di sondare i rapporti tra imminenza del regno
di YHWH (9:1) la gloria di Yešùac (9:2-8) e le sofferenze del Figlio dell’uomo (9:9-13). Focant,366:
come scendevano. Mateos,2,281: Mentre scendevano (Id,300: dalla sfera divina alla storia; non nomina
più Yešùac). diestei,lato: 5:43 (dopo la rianimazione della figlia di Giario); 7:36 (order, give order); 8:15;
9:9; Matt 16:20; ‘ordinare’. Yešùac prende l’iniziativa. Donahue-Harrington,238 : ordinò loro.
auvtoi/j : Donahue-Harrington,241: ingiunzione al silenzio anomalo, dato che si rivolge solo ai tre
ed è limitata nel tempo (fino alla risurrezione di Yešùac).
mhdeni. : posizione enfatica.
a] ei=don: l’evento precedente riassunto come una visione (videro ma non compresero!)
Zerwich,102: v 8 viderant GB 214.
dihgh,swntai: 5:16; 9:9; Luke 8:39; 9:10; Acts 8:33; 9:27; 12:17; Heb 11:32; tell, relate, describe.
‘raccontare’. Comanda il silenzio su quanto hanno visto (ma non compreso! Quindi per questo: la luce
dalla risurrezione). Come in 5:43:7:36.
eiv mh. : congiunzione + neg: 2:7 (eiv mh. ei-j o` qeo,jÈ), 21 (eiv de. mh,( ai;rei to. plh,rwma avpV auvtou/ to. kaino.n tou/ palaiou/ kai. cei/ron sci,sma gi,netai). 22 (eiv de. mh,), 26 (eiv mh. tou.j i`erei/j( kai. e;dwken kai. toi/j su.n auvtw/| ou=sinÈ); 3:26; 4:23; 5:37 (eiv mh. to.n Pe,tron kai. VIa,kwbon kai. VIwa,nnhn to.n avdelfo.n VIakw,bou); 6:4 (eiv mh. evn th/| patri,di auvtou/ kai. evn toi/j suggeneu/sin auvtou/ kai. evn th/| oivki,a| auvtou/) 5
(eiv mh. ovli,goij avrrw,stoij evpiqei.j ta.j cei/raj evqera,peusen), 8 (eiv mh. r`a,bdon mo,non( mh. a;rton( mh. ph,ran); 8:12, 14 (eiv mh. e[na a;rton ouvk ei=con meqV eautw/n evn tw/| ploi,w|), 34; 9:9 (eiv mh. o[tan o ui`o.j tou/ avnqrw,pou evk nekrw/n avnasth/|), 22. 23, 29 (eiv mh. evn proseuch/|), 35, 42; 10:18 (Ti, me le,geij avgaqo,nÈ ouvdei.j avgaqo.j eiv mh. ei-j o` qeo,j); 11:13 (eu-ren eiv mh. fu,lla), 25; 13:20 (kai. eiv mh. evkolo,bwsen ku,rioj ta.j h`me,raj), 22, 32 (o ui`o,j( eiv mh. o` path,r); 14:21, 29, 35; questo silenzio è condizionato (pone un
limite di tempo): devono mantenerlo fino ad un dato momento, ossia fino alla risurrezione del Figlio
dell’ Uomo dai morti; dato che ora la trasfigurazione è narrata, vuol dire che la risurrezione (e la previa
passione) è già avvenuta. Come lettori siamo infatti nel periodo postpasquale. Ambe (risurrezione /
trasfigurazione) hanno come testimone Pietro che narra la trasfigurazione perché fu teste della
risurrezione (incontro comunque non narrato da Mc).
o[tan: 2:20; 3:11; 4:15f, 29, 31f; 8:38; 9:9; 11:19, 25; 12:23, 25; 13:4, 7, 11, 14, 28f; 14:7, 25;
riguarda il futuro. Mateos,2,281: fino a che (let ‘eccetto quando’ con elissi del verbo).
evk nekrw/n: 6:14 (VIwa,nnhj o` bapti,zwn evgh,gertai evk nekrw/n kai. dia. tou/to evnergou/sin ai` duna,meij evn auvtw/|); 9:9 10, 26; 12:25 (o[tan ga.r evk nekrw/n avnastw/sin ou;te gamou/sin ou;te gami,zontai( avllV eivsi.n w`j a;ggeloi evn toi/j ouvranoi/j). 26.27; Matt 8:22; 10:8; 11:5; 14:2 (Ou-to,j evstin VIwa,nnhj o baptisth,j\ auvto.j hvge,rqh avpo. tw/n nekrw/n kai. dia. tou/to ai` duna,meij evnergou/sin evn auvtw/|); 17:9
11
(Mhdeni. ei;phte to. o[rama e[wj ou- o` ui`o.j tou/ avnqrw,pou evk nekrw/n evgerqh/|); 22:31 ( peri. de. th/j avnasta,sewj tw/n nekrw/n).32; 23:27; 27:64; 28:4, 7; Luke 7:15, 22; 9:7, 60; 15:24, 32; 16:30f; 20:35,
37f; 24:5, 46;…senza articolo. La morte non rientra nei loro calcoli: persistono nell’idea messianica che
escludeva la morte e assicurava il trionfo.
avnasth/|: 1:35; 2:14; 3:26; 5:42; 7:24; 8:31 (Kai. h;rxato dida,skein auvtou.j o[ti dei/ to.n ui`o.n tou/ avnqrw,pou polla. paqei/n kai. avpodokimasqh/nai upo. tw/n presbute,rwn kai. tw/n avrciere,wn kai. tw/n grammate,wn kai. avpoktanqh/nai kai. meta. trei/j h`me,raj avnasth/nai\); 9:9.10, 27, 31 (evdi,dasken ga.r tou.j maqhta.j auvtou/ kai. e;legen auvtoi/j o[ti ~O ui`o.j tou/ avnqrw,pou paradi,dotai eivj cei/raj avnqrw,pwn( kai. avpoktenou/sin auvto,n( kai. avpoktanqei.j meta. trei/j h`me,raj avnasth,setai); 10:1, 34 ( kai. evmpai,xousin auvtw/| kai. evmptu,sousin auvtw/| kai. mastigw,sousin auvto.n kai. avpoktenou/sin( kai. meta. trei/j h`me,raj avnasth,setai); 12:23, 25; 14:57, 60; [16:9]; cong aor att 3 s. Si riferisce ad azione futura. Quando il
vangelo è redatto passata/presente. Focant,367: nella prospettiva di Mc la trasfigurazione costituisce
davvero l’anticipazione annunciata in 9:1 della venuta del regno di YHWH con potenza. Questa
anticipazione non deve essere resa pubblica per ora (i tre quindi non ne devono parlare nemmeno con
gli altri nove).
[9:10T] kai. to.n lo,gon evkra,thsan pro.j eautou.j suzhtou/ntej ti, evstin to. evk nekrw/n avnasth/naiÅ E questo logos (fatto) custodirono (tennero),
(pur) tra loro chiedendosi (insistentemente) che fosse quel: “risorgere dai morti”. `~ytiMeh;-!mi hm'WqT.h; ayhi-hm; ~h,ynEybe Wrq.x.Y:w: ~B'liB. rb'D"h;-ta, Wrm.v' ~hew>
evkra,thsan: 1:31; 3:21; 5:41; 6:17; 7:3f, 8; 9:10, 27; 12:12; 14:1, 44, 46, 49, 51; ‘conservere la
parola’ (nel cuore) ‘mantenere la parola’: qui il silenzio.
to.n lo,gon: questa raccomandazione di Yešùac. Zewich,102: ftr sub infl heb = res. Donahue-
Harrington,241: non è chiaro se si riferisca al fatto della trafigurazione (la cosa) oppure al comando di
mantenere il silenzio dato da Yešùac in 9:9 (‘questa parola’). Mateos,2,281: Essi si attennero a
quest’ordine (Id, 301: dovrebbero ascoltare Yešùac ma gli obbediscono soltanto senza comprendere il
contenuto delle sue parole).Taylor,468: ‘ricordarono e osservarono il precetto’.
pro.j eautou.j: Zerwich,102: apud se; nisi potius ‘inter se’, referendum ad suzhtou/ntej: tra loro
tre. Donahue-Harrington,241: non è neppure chiaro se ‘per sé’ vada con ciò che precede (‘tennero per
sè’) oppure con ciò che segue (‘discutendo tra loro’). Mateos,2,284: deve essere riferito al participio
che segue e non all’aor che precede.
suzhtou/ntej: 1:27; 8:11; 9:10, 14, 16; 12:28; Luke 22:23; 24:15; Acts 6:9; 9:29: part pres (di
durata) ‘chiedersi, domandarsi’: disputentes. Fa da ponte col seguito. Non rinunciano però ad
interrogarsi tra loro. Mateos,2,284: per contesto, valore concessivo.
ti, evstin: presente, dall’interrogativa diretta GB 241: che significhi. to.: def art N n s … evk nekrw/n: 6:14; 9:9f, 26; 12:25ff;
avnasth/nai: B IEP ma intanto si chiedevano tra loro che cosa significasse quel risorgere dai morti.
Mateos,2,284: non si chiedono che cosa voglia dire ‘resuscitare dai morti’ concetto ben noto, ma come
si possa applicare al Figlio dell’uomo (‘quel’). Focant,376: a prima vista la loro perplessità potrebbe
stupire dato che la credenza della risurrezione dei morti era allora diffusa; e si trattava della risurrezione
finale nell’ultimo giorno. Invece la Risurrezione del Figlio dell’uomo Yešùac mentre loro erano ancora
vivi aveva di che sorprenderli (anche se Yešùac ne ha già parlato in 8:31 e Pietro si era allora opposto
all’idea della passione (cfr v 32 anche se non è precisato), ora appare chiaro che neppure la sua
risurrezione era ben compresa dai talmiydìym. In realtà in 8:31 le passione/risurrezione erano
intimamente legate: ciò che i talmiydìym non capiscono è la risurrezione nella prospettiva della croce
(ossia la rivelazione paradossale rappresenata dall’itinerario di Yešùac: la risurrezione infatti indica
indirettamente il passaggio di Yešùac attraverso la morte: la rivelazione non sta né nella potenza senza
la debolezza né nella debolezza senza potenza, ma si trova nel loro paradosso mediano. Si capisce allora
sia il silenzio che il suo limite. Donahue-Harrington,241: dato che anche i farisei (12:18-27) credono
nella risurrezione come evento collettivo ed escatologico, i talmiydìym non ne sentono parlare per la
prima volta; è probabile quindi che si interroghino come fosse possibile che Yešùac come individuo e
prima della fine dei tempi e del giudizio finale, potesse risorgere dai morti.
La lettura ti, evstin o[tan evk nekrw/n avnasth/| con D W… per Focant 366: è una chiarificazione di
una domanda ambigua grazie alla ripetizione della finale del v 9. Ma Standaert,II,497: con D W… ti, evstin o[tan evk nekrw/n avnasth/| ‘pur chiedendosi tra loro quando sarebbe che risusciti dai morti’.
Lagrange, Taylor, Loisy. Ritiene la lezione precedente una correzione di questa formulazione un pò
curiosa. La domanda sarebbe quindi sul “quando” della risurrezione e non tanto ‘ciò che è’ in sé (infatti
12
dopo 8:31 quando ne parla per la prima volta nessuno pone una domanda sul contenuto del termine; per
Lagrange parlare di risurrezione per i talmiydìym non doveva essere una bizzarria incomprensibile).
Anche il contesto immediato è a favore di questo senso, dato che il seguito riguarda l’ordine degli
avvenimenti della fine.
[9:11T] kai. evphrw,twn auvto.n le,gontej( {Oti le,gousin oi` grammatei/j o[ti VHli,an dei/ evlqei/n prw/tonÈ E l’interrogavano dicendo:
Perché gli scribi dicono che prima deve venire ´ëliyyäºhû?
`hn"AvarI aboy" aBo WhY"liae yKi ~yrIp.ASh; Wrm.ayO hZ<-hM'l' rmoale Atao Wla]v.YIw:
Se originariamente 9:11-12 era collegato a 9:1, allora deve avere la forma di un’obiezione
(seguita da una risposta di Yešùac): Kai. e;legen auvtoi/j( (ai talmiydìym): VAmh.n le,gw umi/n (inizio
solenne per una dichiarazione importante) o[ti eivsi,n tinej w-de tw/n e`sthko,twn (9:1; 10:49; 11:5; 13:14:
dei presenti) oi[tinej ouv mh. geu,swntai qana,tou (“gustare la morte” è “morire”: espressione con senso
generale: non morranno) e[wj a'n i;dwsin (sperimenteranno) th.n basilei,an tou/ qeou/ evlhluqui/an evn duna,mei. “Potenza” è parallelo a “gloria” di 13:26 kai. to,te o;yontai to.n ui`o.n tou/ avnqrw,pou evrco,menon evn nefe,laij meta. duna,mewj pollh/j kai. do,xhjÅ La situazione futura, come in 8:38, è la realtà straordinaria
ed unica della Venuta che qui è diventa una realtà imminente/presente. I primi uditori di questo detto
ricevono quindi l’assicurazione che il Regno di YHWH verrà mentre essi sono ancora in vita; ossia che
essi non morranno prima della sua venuta. Il detto esprime la vicinanza del regno di YHWH sotto il
profilo cronologico: è così vicino, che alcuni dei presenti uditori ne vedrà la realizzazione prima di
morire. Il detto primitivo è eco di un’attesa accompagnata da dubbio circa l’avvento del Regno di
YHWH predicato da Yešùac e preparato da Yo ihanàn. Ora in 9:11 ci potrebbe essere un’obiezione a
questa affermazione. La domanda è sulla bocca dei talmiydìym (prima interrogava lui, adesso tocca
loro!).
evphrw,twn: 5:9; 7:5, 17 (with two accusatives ask someone about something); 8:23, 27, 29; 9:11,
16, 21, 28, 32f; 10:2, 10, 17; 11:29; 12:18, 28, 34; 13:3; 14:60f; 15:2, 4, 44; indicat imperf att 3 pl da
evperwta,w ask a question, interrogate. Imperfetto iterativo: domanda insistente: posta diverse volte…Ma
Zerwich,102: imperf non premendum: GB 202. Donahue-Harrington,238: lo interrogarono (Id,241: qui
c’è cambio di argomento (´ëliyyäºhû) rispetto a 9-10 ma il nuovo argomento si rifà a uno dei personaggi
principali (´ëliyyäºhû) di 2-8 e lo mette in relazione alle sofferenze del Figlio dell’Uomo). Mateos,2,281:
fecero questa domanda.
{Oti: 1:15, 34, 37 (per discorso diretto = :), 40; 2:1, 8, 10, 12, 16 (interrogativo: ti, o[ti* what
(is it) that, why? v.l. ouvc o[ti not that, not as if). 17; 3:11, 21f, 28, 30; 4:29, 38, 41; 5:9 (as a
causal conjunction because, since), 23, 28f, 35; 6:4, 14f, 17f, 34f, 49, 55; 7:2, 6, 18ff; 8:2, 4, 16f, 24,
28, 31, 33; 9:1, 11, 13, 25f, 28 (interrogativo), 31, 38, 41; 10:33, 42, 47; 11:17, 23f, 32 (that, introducing
an indirect statement, etc.); 12:6f, 12, 14, 19, 26, 28f, 32, 34f, 43; 13:6, 28ff; 14:14, 18, 21, 25, 27, 30,
58, 69, 71f; 15:10, 39; 16:4, 7, 11, 14: è interrogativo (non dichiarativo): perché? Com’è che?
Zerwich,102: o = : o breviloquio : quid est quod = cur? GB 168.
le,gousin: circa la venuta del Regno di YHWH
oi grammatei/j: 1:22; 2:6, 16; 3:22; 7:1, 5; 8:31; 9:11, 14; 10:33; 11:18, 27; 12:28, 32, 35, 38;
14:1, 43, 53; 15:1, 31; non pongono quindi direttamente la domanda; ricorrono ad un’opinione degli
Scribi. Nota Iersel,273: in realtà questa opinione viene da Mal 3:22 (non esattamente con le stesse
parole); l’autore-narratore non lo sa? O rappresenta volutamente i talmiydìym come personaggi
ignoranti? Ciò sarebbe in sintonia con l’immagine sfavorevole che spesso ne dà. Gli Scribi dicono
quando essi interpretano Mal 3:22 (4:4) kai. ivdou. evgw. avposte,llw umi/n Hlian to.n Qesbi,thn pri.n evlqei/n h`me,ran kuri,ou th.n mega,lhn kai. evpifanh/. o]j avpokatasth,sei kardi,an patro.j pro.j ui`o.n kai. kardi,an avnqrw,pou pro.j to.n plhsi,on auvtou/ mh. e;lqw kai. pata,xw th.n gh/n a;rdhn Ed ecco che vi mando
´ëliyyäºhû il Tibita prima che arrivi il Giorno di YHWH, grande e terribile. Egli restaurerà (TM
ricondurrà) il cuore del padre verso il figlio ed il cuore dell’uomo verso il suo vicino, affinché io non
venga a colpire il paese con lo sterminio!’. Focant,368: su questa base probabilmente gli Scribi
proclamavano l’impossibilità della venuta del regno di YHWH dal momento che, in contraddizione con
l’oracolo di Malachia,´ëliyyäºhû non era ancora venuto. La stessa obiezione non potrebbe quindi esser
valida anche per la resurrezione del Figlio dell’uomo? Interrogano Yešùac attribuendo questa opinione
agli Scribi. Donahue-Harrington, 241 : qui sono visti nella loro veste di interpreti nell’interpretazione
delle Scritture. L’idea che prima viene ´ëliyyäºhû è in Mal LXX 3:23; i talmiydìym vogliono sapere
come il Figlio dell’Uomo possa risorgere dai morti (9:9) dal momento che ´ëliyyäºhû non è ancora
venuto: nel loro scenario escatologico essi prima vedono ´ëliyyäºhû che ritorna e poi la risurrezione
13
generale dei morti nello YOM YHWH. Yešùac non confuta la scenario escatologico dei talmiydìym: lo
accetta e lo interpreta.
VHli,an: 6:15; 8:28; 9:4f, 11ff; 15:35f; per la connessione ´ëliyyäºhû (che viene prima) e
risurrezione Standaert,II.497-8.
dei/ 8:31; 9:11; 13:7, 10, 14; 14:31; è necessario, oportet.
prw/tonÈ: 3:27; 4:28; 6:21; 7:27; 9:11f, 35; 10:31, 44; 12:20, 28f; 13:10; 14:12; 16:9;
Standaert,II,499: questo avverbio di tempo è prezioso per Mc per il quale la storia avanza a tappe e
Yo ihanàn costituisce una tappa nel grande svolgimento finale dei tempi messianici. Prima di che cosa?
Secondo Mal 3:23-24 ´ëliyyäºhû ritornerà sulla terra prima dello YOM YHWH, giorno del giudizio,
ultimo Giorno e riporterà il cuore del padre verso il figlio; cfr 13:24-32. Qui sembra che essi accennino
ad un evento futuro. Standaert,II,499: se l’´ëliyyäºhû che deve venire prima è Yo ihanàn, Yešùac come
colui che viene dopo, è il profeta escatologico, l’altro möšè annunciato per la fine. Focant,368: si
pongono una domanda di ordine cronologico: la risurrezione del Figlio dell’Uomo ha luogo prima o
dopo la venuta di ´ëliyyäºhû? Mateos,2,284: per gli scribi la necessità sarebbe precedente, per il fatto di
essere disegno divino espresso in Mal 3:23.
[9:12T] o de. e;fh auvtoi/j( VHli,aj me.n evlqw.n prw/ton avpokaqista,nei pa,nta\ kai. pw/j ge,graptai evpi. to.n ui`o.n tou/ avnqrw,pou i[na polla. pa,qh| kai. evxoudenhqh/|È Ma Egli diceva loro:
´ëliyyäºhû, venuto prima, mette a posto (restaura/ristabilisce) ogni cosa?!
E (ma) come (allora) è scritto (sul) riguardo o ui`o.j tou/ avnqrw,pou che molto soffrirà e sarà annientato?
lKoh;-ta, byvihew> hn"AvarI aboy" WhY"liae !kea' ~h,ylea] rm,aYOw: `~yYIx; #r<a,me rz"g>nIw> aK'dUm.W hN<[um. tAyh.li !Akn" aWh-~G: !Ke ~d"a'h'-!B, l[; bWtK'v, Amk.W
La sua risposta è in due parti per mostrare che il suo insegnamento non contraddice ciò che
dicono gli Scribi. Accosta in un riferimento comune il destino di ´ëliyyäºhû ed il destino del Figlio
dell’uomo.
o de.: avversativa. e;fh: 9:12, 38; 10:20, 29; 12:24; 14:29; BW indicat aor att 3 s OR indicat imperf att 3 s da fhmi, Donahue-Harrington,238: rispose. Mateos,2,281: Ma egli rispose loro (Yešùac non risponde alla
domanda esponendo la ragione dell’asserzione degli scribi, bensì opponendovi altri testi della Scrittura).
auvtoi/j: gli stessi di 9:1: Kai. e;legen auvtoi/j( VAmh.n le,gw u`mi/n o[ti eivsi,n tinej w-de tw/n e`sthko,twn oi[tinej ouv mh. geu,swntai qana,tou e[wj a'n i;dwsin th.n basilei,an tou/ qeou/ evlhluqui/an evn duna,meiÅ VHli,aj: 6:15; 8:28 (opinioni); 9:4.5, 11.12.13; 15:35.36; Matt 11:14; 16:14; 17:3f, 10ff; 27:47,
49; Luke 1:17; 4:25f; 9:8, 19, 30, 33; John 1:21, 25; Rom 11:2; Jas 5:17. me.n: senza de , (ma usa kai. pw/j) Mateos, 2, 281: E così Elia (Id,284: o avverbio asseverativo
(‘senza dubbio’) o congiunzione concessiva; Reiser,113: ha valore concessivo o restrittivo, però può
implicare contrasto o antitesi); Robertson, 1151 s: come in questo caso, per l’opposizione
dell’affermazione degli scribi con il fatto della sofferenza del Figlio dell’Uomo. evlqw.n: part aor: grafico: venuto prima. Focant,366: venendo prima; Donahue-Harrington,238:
prima viene ´ëliyyäºhû. Mateos,2,281: E così Elia viene primo e restaura ogni cosa!
prw/ton: è parola ponte col v 11: ritorno di ´ëliyyäºhû - Yom YHWH.
avpokaqista,nei: 3:5 (cure); 8:25 (intr. 2 aor. act. be cured); 9:12; Matt. 12:13; 17:11; Lk. 6:10;
Acts 1:6; Heb. 13:19; avpokaqi,sthmi; indicat pres ‘restaurare, ristabilire, stabilisce, istituire di nuovo”:
re-con-stituit: far tornare qualcosa alla sua condizione di origine. (Donahue-Harrington,242: ‘mettere
ogni cosa in ordine e ripristinare le condizioni originarie in attesa della visitazione divina) ; il verbo è
in LXX Mal 3:23 [4:5] o]j avpokatasth,sei kardi,an patro.j pro.j ui`o.n kai. kardi,an avnqrw,pou pro.j to.n plhsi,on auvtou/ mh. e;lqw kai. pata,xw th.n gh/n a;rdhn superamento del divario generazionale; TM byviÛhew> ‘convertire, ritornare’; e Sir 48:10 ( o katagrafei.j evn evlegmoi/j eivj kairou.j kopa,sai ovrgh.n pro. qumou/ evpistre,yai kardi,an patro.j pro.j ui`o.n kai. katasth/sai fula.j Iakwb VUL qui inscriptus es indiciis
temporum et lenis iracundiam Domini conciliare cor patris ad filium et restituere tribus Iacob =
restaurare). [Cf anche Acts 3:21 o]n dei/ ouvrano.n me.n de,xasqai a;cri cro,nwn avpokatasta,sewj pa,ntwn w-n evla,lhsen o` qeo.j dia. sto,matoj tw/n a`gi,wn avpV aivw/noj auvtou/ profhtw/nÅ] Un riferimento a Mal
[LXX 3:24)]senza dirlo. Yešùac riconosce quindi la parziale pertinenza dei discorsi degli Scribi.
pa,nta: tutte le cose (riprende e riassume: padre/figlio; essere umano / suo prossimo) per Mc
‘restaurare tutto’ significa probabilmente che ´ëliyyäºhû deve restituire al popolo la sua unità
(Focant,368)); per Yo ihanàn si ricollega a 1:5? Indica anche la pienezza dei tempi escatologici. Contrasto
14
col verbo evxoudenhqh/|. In Mateos,2,281: E così Elia viene per primo e restaura ogni cosa! (Allora come
sta sctitto…?) Id,303: risponde al dubbio: menziona in primo luogo la dottrina degli scribi basata su
Mal 3:23 chiarendo il ruolo di ´ëliyyäºhû però fa vedere subito che questa credenza si oppone ai testi
del TNK. Si contrappongono due interpretazioni e due testi del TNK: [1] gli scribi sul TNK [ 2] Yešùac
sul TNK. Yešùac nega che ´ëliyyäºhû restaurerà Yisra’el e la prova è che il Figlio dell’Uomo soffrirà
molto verrà disprezzato da parte delle autorità ebraiche. Non fa menzione della morte del Figlio
dell’Uomo, solo della sofferenza e del rifiuto come dal v 9. Basta questo per contrastare gli scribi non
ci sarà trionfo ma disprezzo. Così toglie valore all’attesa messianica dei suoi talmiydìym. Yešùac ricorda
ai talmiydìym che saranno oggetto di persecuzione da pare dei poteri religiosi ebraici: rinunciare a
qualsiasi speranza di potere terreno. Id, 284: Wellhausen, EM.76: interpreta come frase interrogativa.
Id 304: anche Gnilka,II,39: per indicare che Yešùac non accoglie l’opinione degli scribi. WEB RWB KJV Elias verily cometh first, and restoreth all things; NAU NAS Elijah does first come and
restore all things. NET Elijah does indeed come first, and restores all things. NIV NIB To be sure, Elijah
does come first, and restores all things. NJB Elijah is indeed first coming to set everything right again; NRS Elijah is indeed coming first to restore all things. RSV Elijah does come first to restore all things; DRB
En effet, Élie vient premièrement et rétablit toutes choses; TOB Certes, Elie vient d'abord et rétablit tout, EIN Ja, Elija kommt zuerst und stellt alles wieder her.
BFC Élie doit en effet venir d'abord pour tout remettre en ordre. FBJ Oui, Élie doit venir d'abord et
tout remettre en ordre. LND Elia veramente deve venire prima e ristabilire ogni cosa; NRV Elia deve venire
prima e ristabilire ogni cosa; Standaert,II,499: Sì, prima deve venire Elia e rimettere tutto in ordine. (
esprime un concessione: effettivamente Elia venendo prima deve rimettere tutto in ordine; il presente
del vb principale rafforza questo effetto).
VUL Helias cum venerit primo restituet omnia IEPCerto, verrà prima Elia e rimetterà a posto ogni
cosa.
kai. : Zerwich,102: in interrog GB 319.
pw/j : 2:26; 3:23; 4:13, 30; 5:16; 9:12; 10:23f (In exclamations how!); 11:18 (pw/j interrogative
particle how? in what way?); 12:26, 35 (With what right? in what sense?), 41; 14:1, 11;
Standaert,II,500: c’è come una correzione delle prospettive paragonabile a 8:29-31: non è errato dire Su. ei= o` Cristo,j ma bisogna attraversare la sofferenza; qui: certo prima deve venire ´ëliyyäºhû e rimettere
tutto in ordine ma, secondo le Scritture, bisogna attraversare la sofferenza e fare l’esperienza del
disprezzo.
ge,graptai: 1:2; 7:6; 9:12.13; 10:4f; 11:17; 12:19; 14:21, 27; indicat perf pass 3 s da gra,fw; il
perfetto si usa per indicare che si tratta della Scrittura. Duplice riferimento al TNK (anche al v 13): la
vicenda di ´ëliyyäºhû e del Figlio dell’uomo sono unite, accostate in un riferimento comune.
evpi. + acc: 2:14, 21; 3:24ff; 4:5, 16, 20f, 38; 5:21; 6:34, 53; 7:30; 8:2, 25; 9:12.13, 22; 10:11, 16;
11:2, 7, 13; 13:2, 8, 12; 14:48; 15:22, 24, 33, 46; 16:2, 18; Zerwich,102: quasi: adversus.
to.n ui`o.n tou/ avnqrw,pou: Standaert,II,500: questo è il caso più evidente che l’espressione ha in
Mc valore di titolo più che di designazione diretta di sé da parte di Yešùac (Dan 7:14; Ez; LXX Sal 21:7;
Is 53:3). Qui il ‘figlio dell’uomo’ è l’espressione più o meno tecnica per indicare l’uomo messianico.
Perciò ciò che vale per lui vale anche per l’´ëliyyäºhû che deve venire prima. Infatti anche la sofferenza
di questi e il suo rifiuto devono essere interpretati come messiniaci…anche ´ëliyyäºhû ha avuto la sua
parte di sofferenze e di rifiuto (1 Re 19:21). Focant,368: inizia con una domanda circa la sofferenza del
Figlio dell’Uomo in cui effetto consisterà nel sovvertire la figura di ´ëliyyäºhû. Siccome il testo parla
sempre di ´ëliyyäºhû questa frase del Figlio dell’Uomo sembra fuori luogo…Riprendendo l’annuncio
della passione del Figlio dell’Uomo, predispone una cornice interpretativa alla luce della quale bisogna
rileggere la venuta di ´ëliyyäºhû. Il destino del Figlio dell’Uomo e quello di ´ëliyyäºhû vengono quindi
accostati in un riferimento comune.
i[na : Zerwich,102: loco inf da facto futuro (?) GB 287.
polla. : 1:34, 45; 4:2; 5:26; 6:13, 20, 34; 7:13; 8:31 (Kai. h;rxato dida,skein auvtou.j o[ti dei/ to.n ui`o.n tou/ avnqrw,pou polla. paqei/n kai. avpodokimasqh/nai upo. tw/n presbute,rwn kai. tw/n avrciere,wn kai. tw/n grammate,wn kai. avpoktanqh/nai kai. meta. trei/j h`me,raj avnasth/nai); 9:12; 10:22; 12:41; 15:3;
pa,qh|: 5:26; 8:31; 9:12; la sofferenza del Figlio dell’uomo (la teologia della croce) è conforme
alle Scritture.
evxoudenhqh/|È: 9:12; apax Mc; 2 Kgs 19:21; 2 Chr 36:16; 1 Macc 3:14; Sir 31:22, 31; Ezek 21:15;
22:8; cfr evxoude,nwsij (1 Macc 1:39; Ps 30:19; 106:40; 118:22; 122:3f; Song 8:7); evxoude,nhma ( Ps 21:7
LXX evgw. de, eivmi skw,lhx kai. ouvk a;nqrwpoj o;neidoj avnqrw,pou kai. evxoude,nhma laou/ = scherno,
disprezzo). Il verbo è apax NT, ‘essere ritenuto da nulla ouvde,n, disprezzato’. Contrasto con pa,nta di 12a.
15
Senza punto di domanda: IEP Ma come sta scritto del Figlio dell'uomo, egli dovrà soffrire molto
ed essere disprezzato. KJV and how it is written of the Son of man, that he must suffer many things, and
be set at nought. WEB and how it is written concerning the Son of man, that he must suffer many things,
and be set at naught. RWB and how it is written concerning the Son of man, that he must suffer many
things, and be treated with contempt. DRB - et comment il est écrit du fils de l'homme, qu'il souffrira
beaucoup et qu'il sera chargé de mépris. LUO dazu soll des Menschen Sohn viel leiden und verachtet
werden, wie denn geschrieben steht. LND ma come sta scritto del Figlio dell'uomo: Egli dovrà soffrire
molte cose ed essere disprezzato.
ELB Und wie steht über den Sohn des Menschen geschrieben? Daß er vieles leiden und verachtet
werden soll.
Col punto di domanda: NAU NAS And yet how is it written of the Son of Man that He should suffer
many things and be treated with contempt? NET And why is it written that the Son of Man must suffer
many things and be despised? NIB Why then is it written that the Son of Man must suffer much and be
rejected? NIV Why then is it written that the Son of Man must suffer much and be rejected? BFC Mais
pourquoi les Écritures affirment-elles aussi que le Fils de l'homme souffrira beaucoup et qu'on le traitera
avec mépris? FBJ Et comment est-il écrit du Fils de l'homme qu'il doit beaucoup souffrir et être méprisé
? TOB mais alors comment est-il écrit du Fils de l'homme qu'il doit beaucoup souffrir et être méprisé? EIN
Aber warum heißt es dann vom Menschensohn in der Schrift, er werde viel leiden müssen und verachtet
werden? LUT Und wie steht dann geschrieben von dem Menschensohn, daß er viel leiden und verachtet
werden soll? NRV e come mai sta scritto del Figlio dell'uomo che egli deve patire molte cose ed esser
disprezzato?
Donahue-Harrington,238 : ma come sta scritto del Figlio dell’uomo? Che deve soffrire molto ed
essere disprezzato. (Id,242: non esiste alcun testo TNK che si riferisca direttamente alle sofferenze del
Figlio dell’Uomo o del Mašìyaih; ma qui come altrove l’insieme del TNK è preso come indicazione
delle sofferenze di Yešùac (1 Cor 15:3-5): questa seconda parte del v ha l’effetto di ricordare ai
talmiydìym ed ai lettori di Mc che le sofferenze di Yešùac creano un precedente per la pienezza del regno
di YHWH più importante di quanto non lo sia il ritrono di ´ëliyyäºhû.
[9:13T] avlla. le,gw umi/n o[ti kai. VHli,aj evlh,luqen( kai. evpoi,hsan auvtw/| o[sa h;qelon( kaqw.j ge,graptai evpV auvto,nÅ Ma dico a voi che e ´ëliyyäºhû è (già) venuto
e che gli hanno fatto (tutto) quello che hanno voluto, come è scritto di lui. `wyl'[' bWtK'K; ~n"Acr>Ki Ab-Wf[]Y:w: aB' rb'K. WhY"liae-~G: yKi ~k,l' rmeao ynIa] sp,a,
avlla.: 1:44f; 2:17, 22; 3:26f, 29; 4:17, 22; 5:19, 26, 39; 6:9, 52; 7:5, 15, 19, 25; 8:33; 9:8, 13, 22,
37; 10:8, 27, 40, 43, 45; 11:23, 32; 12:14, 25, 27; 13:7, 11, 20, 24; 14:28f, 36, 49; 16:7; avversativa.
Zerwich,102: = age! Agite! Eh bien! Mateos,2,285: rafforza la precedente obiezione alla dottrina degli
scribi ed è indipendente dal me.n precedente (v 12)
le,gw: pres 1 s 2:11; 3:28; 5:41; 8:12; 9:1, 13, 41; 10:15, 29; 11:23f, 33; 12:43; 13:30, 37; 14:9,
18, 25, 30; apertura solenne che sottolinea il seguito. Si riferisce sia ai talmiydìym che ai futuri
destinatari del vangelo. Mateos, 2,285: Vi dico di più. kai. … kai.: enfatico; sottolinea ciò che sta per dire. Mateos, 2,285: non solo ´ëliyyäºhû è già
venuto, ma lo hanno trattato; Standaert,II,500- 501 ‘in realtà …[già]’; col doppio kai. la frase acquista
pathos, uno degli effetti retorici ricercati qando si conclude una sezione (v 17-21) ‘proprio, appunto è
già’ WEB RWB KJV is indeed come NAU NAS has indeed come, NET has certainly come NKJ has also come NLT
has already come YLT also Elijah hath come, BFC est déjà venu DRB qu'aussi Élie est venu, FBJ est bien déjà
venu EIN ist schon gekommen MNT ELB Auch Elia ist gekommen HRD ist schon gekommen NRV è già venuto.
VHli,aj: 6:15; 8:28; 9:4f, 11ff; 15:35f; Matt 11:14; 16:14; 17:3f, 10ff; 27:47, 49; Luke 1:17; 4:25f;
9:8, 19, 30, 33; John 1:21, 25; Rom 11:2; Jas 5:17; 2 Kgs 9:36; 10:10, 17; 1 Esd 9:27; 1 Macc 2:58; Sir
48:1, 4, 12; Mal 3:22; richiama la presentazione di Yo ihanàn (1:4, 6, 9, 14, 19, 29; 2:18; 3:17; 5:37;
6:14, 16ff, 20, 24f; 8:28; 9:2, 38; 10:35, 41; 11:30, 32; 13:3; 14:33) ove si capiva che era ´ëliyyäºhû
l’atteso:1:7-8 kai. evkh,russen le,gwn( :Ercetai o ivscuro,tero,j mou ovpi,sw mou( ou- ouvk eivmi. i`kano.j ku,yaj lu/sai to.n i`ma,nta tw/n upodhma,twn auvtou/Å evgw. evba,ptisa uma/j u[dati( auvto.j de. bapti,sei uma/j evn pneu,mati a`gi,w|Å Zerwich,102: etiam E (sicut Jesus).
evlh,luqen: 1:7, 9, 14, 24, 29, 39f, 45; 2:3, 13, 17f, 20; 3:8, 20, 31; 4:4, 15, 21f; 5:1, 14f, 22f, 26f,
33, 35, 38; 6:1, 29, 31, 48, 53; 7:1, 25, 31; 8:10, 22, 38; 9:1, 11.12.13, 33; 10:1, 14, 30, 45f, 50; 11:9f,
13, 15, 27; 12:9, 14, 18, 42; 13:6, 26, 35f; 14:3, 16f, 32, 37f, 40f, 45, 62, 66; 15:21, 36, 43; 16:1f; indicat
perf att 3 s 9:13; Luke 7:33f; John 3:19; 12:23; 16:32; 17:1; Phil 1:12; ´ëliyyäºhû è già venuto:
quell’annuncio profetico è già realizzato; sotto il nome di ´ëliyyäºhû si riconosce (non è detto
16
esplicitamente; resta implicita ) Yo ihanàn; l’evento Yo ihanàn non è al futuro, ma al passato - presente
(ossia aor: v 12 evlqw.n e perfetto v 13) è cosa già adempiuta. O mostra anche il suo vestito e il suo stile
di vita:1:6 (2 Re 1:8). Egli ha preparato la via di Yešùac. In lui si è compiuto l’annuncio di Malachia.
kai.: enfasi: ancora di più NRV gli hanno anche fatto Standaert,II,501: nel commento: e per di più…
evpoi,hsan: soggetto indeterminato; ma si capisce che si deve trattare di Erode e delle sue donne
che si sono comportati come ´äHäz e ´îzeºbel verso ´ëliyyäºhû: ambedue i nübî´îm corsero il pericolo di
perdere la vita per i maneggi della regina: ´îzeºbel non riuscì (1 Re 19:2.10.14; Focant,371: è stato
zimbello di una volontà arbitraria); Erodiade invece sì. Taylor: He had found his Jezabel in Herodias.
auvtw/| ´ëliyyäºhû = Yo ihanàn. Zerwich,102 loco A: GB 37.
o[sa: non è preciso, ma suggerisce ed indica gli eventi della sua prigionia e passione: 8:27-28.
h;qelon: 1:40f; 3:13; 6:19, 22, 25.26, 48; 7:24; 8:34f; 9:13, 30, 35; 10:35f, 43f, 51; 12:38; 14:7,
12, 36; 15:9, 12; indicat imperf att 3 pl da qe,lw. Zerwich,102 volebant. Il verbo qe,lw è usato nel racconto
dell’uccisione di Yo ihanàn che subisce la passione come colui di cui prepara la venuta: richiama la
digressione: 6:14-29: il gesto irresponsabile di Erodiade che lo ha portato alla morte. Preannuncia la
sorte di Yešùac. Mateos, 2,285: lo hanno trattato a loro arbitrio. Ma, in profonda tensione:
kaqw.j: 1:2; 4:33; 9:13; 11:6; 14:16, 21; 15:8; 16:7; conformemente al piano di YHWH. ge,graptai: 1:2; 7:6; 9:12 (figlio dell’uomo).13 (Yo ihanàn); 10:4f; 11:17; 12:19; 14:21, 27; o nelle
Scritture qui globalmente intese; o in 1 Re 19:1-3 (opposizione tra ´îzeºbel e ´ëliyyäºhû). In parallelo col
v 12.
evpV auvto,n: la missione di ´ëliyyäºhû ora è quella di Yo ihanàn nuovo ´ëliyyäºhû (Mc 6:17-19:
oposizione con Erodiade).
Due versetti di collegamento coll’episodio precedente con la messa in scena di almeno quattro
gruppi. Per un esorcismo che non è un puro esorcismo (Mateos,2,316: sotto questa figura Mc tratta una
questione capitale:la via della soluzione per l’oppressione che sta sopportando il popolo; Id,318:
padre/figlio che si identificano al v 22 entrambi rappresentano il popolo oppresso, Id, 322: è una scena
ideale che descrive soltanto la forza vivificatrice di Yešùac di fronte all’estrema disperazione del
popolo).
[9:14] Kai. evlqo,ntej pro.j tou.j maqhta.j ei=don o;clon polu.n peri. auvtou.j kai. grammatei/j suzhtou/ntaj pro.j auvtou,jÅ E, venuti verso i talmiydìym, videro una folla numerosa attorno a loro;
e (alcuni) degli scribi che discutono con loro. ~t'Abybis br"-~[; War>YIw: ~ydIymil.T;h; ra'v.-la, ~a'boK. yhiy>w: `~h,M'[i ~yxiK.w:t.mi ~yrIp.Asw>.
Kai. evlqo,ntej: part aor pl 7:1; 9:14; 12:14; raccordo con quanto precede: Yešùac e i Tre
talmiydìym che lo hanno accompagnato scendono dal monte e vanno verso gli altri. La lettura al pl
probabilmente è un adattamento alla narrazione della trasfigurazione. Traducono al presente
Focant,371: venendo. Donahue-Harrington, 245 : E arrivando. Leggono al s BYZ GOC Kai. evlqw.n pro.j tou.j maqhta,j( ei=den VUL et veniens ad discipulos suos vidit DBY And when he came to the disciples he
saw KJVAnd when he came to his disciples, he saw DRB Et venant vers les disciples, il vit LND Ritornato
poi dai talmiydìym, vide ; Mateos,2,306: Giunto…vide (Id,307: lettura ben attestata o sostenuta da pro.j tou.j maqhta.j ove l’art indica la totalità).
pro.j tou.j maqhta.j: manca il possessivo. O i lasciati alla base del monte, ossia gli altri Nove
(quindi senza il Maestro! Taylor,312: il racconto non dice siano nove, a meno che l’assenza di auvtou/ non lo supponga). Per Mateos,2,311: senza riferimento alla pericope precedente esprime una totalità:
quindi sono inclusi Pietro/Giacomo/ Yo ihanàn che sono stati con Yešùac sul monte (è come se l’episodio
della trasfigurazione fosse stato un inciso): il gruppo intero: i talmiydìym si trovano nella situazione di
prima. Ma egli non li trova soli: sono interrogati e prima dalla folla (popolo) e poi dagli scribi (dottori
della Torah con grande influenza sul popolo).
ei=don: v 8 indicat aort 3 pl :Yešùac e i Tre (9:2): è il punto di vista dei quattro che scendono.
Alcuni ms hanno il s: per loro è Yešùac che vede i suoi alle prese tra due fuochi di discussione e sono
impacciati! Non rispondono a nessuno! o;clon: 2:4, 13; 3:9, 20 (ÎoÐ o;cloj < art), 32 (< art); 4:1 (bis a: < ; b: art), 36; 5:21 (< art), 24 (<
art), 27, 30f; 6:34 (< art), 45; 7:14, 17, 33; 8:1 (< art). 2 (bis), 6, 34; 9:14 (< art determinativo),15 (art),
17, 25 (< art determinativo); 10:1 (pl < art), 46 (< art); 11:18, 32; 12:12, 37 (Kai. ÎoÐ polu.j o;cloj), 41;
14:43 (< art); 15:8, 11, 15; marcianismo; cfr 6:34: ei=den polu.n o;clon; manca l’articolo che manca
quando la folla è presentata per la prima volta (3:20.32; 4:1a; 5:21.24; 6:34; 8:1; 9:14; 10:46); prende
17
l’articolo quando parla di una folla già menzionata precedentemente (2:4.13 (2:2); 3:9 (3:7-8); 4:1b (cfr
4:1a); 5:27.30.31 (cfr 5:24); ma come trattare il presente v 25?
polu.n: 1:34, 45; 2:2, 15; 3:7f, 10, 12; 4:1f, 5, 33; 5:9f, 21, 23f, 26, 38, 43; 6:2, 13, 20, 23, 31,
33ff; 7:4, 13; 8:1, 31; 9:12, 14, 26; 10:22, 31, 45, 48; 11:8; 12:5, 27, 37, 41, 43; 13:6, 26; 14:24, 56;
15:3, 41; ‘grande, numerosa’. La folla chiede qualcosa ai talmiydìym: è interessata ai talmiydìym.
Situazione postpasqale?
peri. auvtou.j : attorno a loro. La folla fa cerchio attorno al gruppo dei talmiydìym: attende
qualcosa da loro; ma c’è un altro gruppo (che logicamente vien dopo visto l’ordine con cui sono
nominati) che è dei
grammatei/j: 1:22; 2:6 (h=san de, tinej tw/n grammate,wn evkei/ kaqh,menoi kai. dialogizo,menoi evn tai/j kardi,aij auvtw/n: Yešùac li affronta), 16 ( kai. oi grammatei/j tw/n Farisai,wn ivdo,ntej o[ti evsqi,ei meta. tw/n a`martwlw/n kai. telwnw/n e;legon toi/j maqhtai/j auvtou/( {Oti meta. tw/n telwnw/n kai. a`martwlw/n evsqi,eiÈ : anche qui la discussione è con i talmiydìym; Yešùac all’inizio della discussione è
lontano. Problematiche delle assemblee dopo la pasqua?); 3:22 (da Yešùac); 7:1 (Kai. suna,gontai pro.j auvto.n oi Farisai/oi kai, tinej tw/n grammate,wn evlqo,ntej avpo. ~Ierosolu,mwn), 5; 8:31 (associati); 9:11
(la loro opinione è riferita a Y), 14 (pl ; art: indica la categoria in = col v 11); 10:33; 11:18, 27; 12:28,
32, 35, 38; 14:1, 43, 53; 15:1, 31; gli scribi qui come sono apparsi, scompaiono! Non hanno alcun ruolo.
Presenza sfuggevole! Mateos,2,307: tou.j grammatei/j (+ art) col codice D in parallelo con 9:11 oi` grammatei/j: cfr 8:11; l’assenza dell’articolo nella maggior parte dei codici sembra rispondere ad un
criterio storicistico (effetto della tendenza a storicizzare il racconto). Id, 312: …il richiamo agli scribi è
storicamente inverosimile in una regione distante da una città di qualche importanza; inoltre scomapiono
dalla narrazione e non interagiscono con Yešùac ma sono solo in discussione non reciproca con i
talmiydìym; secondo la lettura col codice D con l’art: è indicata una categoria ossia sono gli scribi come
istituzione dottrinale: sono una figura dell’influsso che la loro dottrina esercita sui talmiydìym che non
sanno però controbbattere come mostra il v 11; la dottrina ufficiale delegittima anzi la necessità che
avvertono della restaurazione di Yisra’el; il gruppo dei talmiydìym si trova in difficoltà: di fatto i
talmiydìym non parlano né vengono più menzionati.
suzhtou/ntaj: 1:27; 8:11 (qui sono i Farisei che esigono un segno dal cielo); 9:10, 14 (suzhtou/ntaj pro.j auvtou,j: ricorda la discussione con i Farisei di 8:11) 16 (ti, suzhtei/te pro.j auvtou,jÈ); 12:28; part
pres (di durata); Mateos,2,306 (Id,307: ha come soggetto sia la folla sia gli scribi; Id 312: il testo separa
la folla, nominata per prima dagli scribi; non c’è contatto tra loro; l’una e gli altri sono in contatto solo
coi talmiydìym, contro Gundry,438 (scribi sono parte dalla folla poiché la stanno guidando nella disputa
coi talmiydìym);…il richiamo agli scribi indica che la tematica di questa scena è comune con la
problematica trattata nella discesa dal monte (v 11) ove secondo gli scribi la venuta del Mašìya ih sarebbe
stata preceduta da ´ëliyyäºhû ‘che restaurerà tutto’; sono a confronto diverse opinioni sul modo di
affrontare la situazione del popolo: [1] scribi: la soluzione alla condizione di Yisra’el si deve attendere
solo da YHWH (il suo regno è in un intervento straordinario per liberare miracolosamente Yisra’el
dall’oppressione (la venuta e l’azione di ´ëliyyäºhû), tolta ogni responsabilità degli individui; si
realizzerà solo nel momento che egli dirà dato che è lui che dirige la storia ed è inutile trovare soluzioni
umane; [2] i talmiydìym invece aspirano a un’azione di massa per imporre una riforma delle istituzioni,
che apra la strada a questo regno: sono contrari alla passività degli scribi e dei farisei e favorevoli
all’aspettativa del popolo; però non hanno risposta per la dottrina degli scribi basata sulla Scrittura =
volontà divina; [3] Yešùac ha mostrato ai Tre la falsità dell’opinione degli scribi, però ha posto come
alternativa ad essa la consegna del Figlio dell’Uomo (9:12) ed i talmiydìym non vogliono accettarla. I
talmiydìym dovrebbero delegittimare la dottrina degli scribi proponendo l’alternativa di Yešùac quale
esposta in 6:39-44: libertà e dignità dell’uomo, uguaglianza e solidarietà tra tutti; non aspettare che
YHWH ponga rimedio alla situazione; egli pontenzia l’uomo che deve assumersi la responsabilità della
storia e costruirla.
Donahue-Harrington, 245 : discutevano. Altro elemento di collegamento con ciò che precede.
Sia la folla sia gli scribi discutono coi talmiydìym. Richiama la situazione dell’assemblea postpasquale
quando i gruppi in seno ad Yisra’el erano costretti a rapportarsi ai talmiydìym di Yešùac.
[9:15] kai. euvqu.j pa/j o o;cloj ivdo,ntej auvto.n evxeqambh,qhsan kai. prostre,contej hvspa,zonto auvto,nÅ E subito tutta (quel)la folla, avendolo visto, furono molto meravigliati e, accorrendo, lo salutavano. `~Alv'l. Al-Wla]v.YIw: WcrUY"w: Whm'T' WaT'v.hi Atao ~t'Aar>Ki ~['h'-lk'w>
euvqu.j : 1:3, 10, 12, 18, 20f, 23, 28ff, 42f; 2:8, 12; 3:6; 4:5, 15ff, 29; 5:2, 29f, 42; 6:25, 27, 45, 50,
54; 7:25; 8:10; 9:15, 20, 24; 10:52; 11:2f; 14:43, 45, 72; 15:1; BYZ Kai. euvqe,wj. Standaert,II, 509: in testa
un energico kai. euvqu.j. Qui ha forza narrativa: la folla indistinta reagisce all’arrivo del nuovo gruppetto
conoscendone la guida. Mateos,2,306: Nel vederlo tutta la folla rimase sconcertata; ma subito,
18
accorrendo, si misero a salutarlo (Id,307: collocato per anticipazione emotiva all’inizio della frase ma
il cui antecedente è evxeqambh,qhsan e l’espressione successiva prostre,contej hvspa,zonto auvto,n). pa/j o o;cloj: la folla precedentemente nominata; comprende anche i nove talmiydìym?
ivdo,ntej: participio aor att N m pl cfr 6:54. Concordanza a senso: tutti coloro che formano la folla
vedono con i propri occhi. Il narratore immediatamente ci porta dalla loro parte e li conduce al
protagonista. Focant,371: vedendolo. Donahue-Harrington, 245 : al vederlo. Mateos,2,306: Nel vederlo.
auvto.n Yešùac, indubbiamente già ben conosciuto. Implicita la sua grande fama. Non s’aspetta il
suo arrivo per cui: evxeqambh,qhsan: 9:15; 14:33 (agonia); 16:5.6 (per la confusione e perplessità delle donne); Sir
30:9; indicat aor pass 3 pl evkqambe,omai ‘essere presi da stupore, be greatly surprised or alarmed, be
greatly distressed’ (14:33): il verbo è forte e raro; evk perfettivo; uno dei termini del ricco vocabolario
Mc sul timore. Concordanza a senso. Indica la reazione straordinaria di ciascuno nella folla per Yešùac:
ammirazione certo insolita all’inizio di un storia di miracolo. Si spiega se si considera la situazione
presupposta: compare Yešùac, il famoso esorcista-taumaturgo. In seguito sapremo che c’è anche il
constatato fallimento dei suoi! Focant,371: fu colpita da spavento (per l’entrata in scena del rinomato
esorcista che è Yešùac Pesh,II,87); Donahue-Harrington, 245 : fu presa da meraviglia e corse.
Mateos,2,306: rimase sconcertata; ma subito,…, si misero a salutarlo.
kai.: avversativo. prostre,contej: 10:17 (uomo ricco); partic pres att N m pl prostre,cw “run up”; in movimento;
Mateos, 2, 307: pres che dopo l’aor evxeqambh,qhsan acquista carattere incoativo. hvspa,zonto: 9:15; 15:18 (hail, acclaim) indicat imperf medio o pass deponente 3 pl da avspa,zomai greet, welcome. Imperfetto incoativo e iterativo: la cosa prendeva molto tempo, come si era soliti fare.
Ma il timore non li allontana, ma li avvicina a lui. Timore ed attrazione insieme (stessa descrizione in
At 3:10-11). Mateos,2,314: non appare associato ai suoi talmiydìym né identificato con essi : essi non
stanno con lui ( cfr 3:14)… è possibile incontrarlo al di fuori della cerchia dei talmiydìym, anche se essi
vengono meno, lui resta (la divergenza è apparsa in 6: 34 dove Yešùac dovette correggere quanto essi
avevano insegnato e in 6:45 quando li obbligò ad imbarcarsi per vietare il loro contatto con la folla).
[9:16] kai. evphrw,thsen auvtou,j( Ti, suzhtei/te pro.j auvtou,jÈ E li interrogò: Perché discutete con loro? `~h,M'[i ~yxiK.w:t.mi ~T,a;-hm' ~t'Aa la;v' aWhw>
kai. evphrw,thsen: 5:9; 7:5, 17; 8:23, 27, 29; 9:11, 16, 21, 28, 32f; 10:2, 10, 17; 11:29; 12:18, 28,
34; 13:3; 14:60f; 15:2, 4, 44; indicat aor; Yešùac domanda (senza avere da loro direttamente una risposta;
si verrà a sapere che si tratta dalla loro incapacità a fare un esorcismo: dovranno provedere nella loro
formazione e vedere il modo di procere di Yešùac).
auvtou,j: a senso si riferirebbe alla folla che è appena arrivata; nel 16 è infatti uno della folla che
risponde. Mateos,2,314: Yešùac domanda alla folla, come mostra il fatto che è uno della folla che
risponde (gli scribi scompaiono dalla scena) il motivo della discussione con i talmiydìym. Ma Focant,
379: più verosimile: dicepoli.
Ti,: quid? Cur? Mateos,2,306 : Perché discutevate…(Id,307 dato che il verbo è costruito con peri, per indicare l’oggetto della recerca ti, dovrebbe essere considerato come interrogativo non come
complemento diretto). suzhtei/te : 1:27; 8:11; 9:10 (kai. to.n lo,gon evkra,thsan pro.j eautou.j suzhtou/ntej ti, evstin to. evk nekrw/n avnasth/nai), 14 (Kai. evlqo,ntej pro.j tou.j maqhta.j ei=don o;clon polu.n peri. auvtou.j kai. grammatei/j suzhtou/ntaj pro.j auvtou,j), 16; 12:28; Luke 22:23; 24:15; Acts 6:9; 9:29; indicat pres att 2
pl.
pro.j auvtou,j: per cui Focant,379: più verosimile: si riferisca agli scribi. Mateos,2,314: folla con
i suoi talmiydìym! Donahue-Harrington,246 : non è chiaro nè chi Yešùac voglia interrogare nè chi siano
pro.j auvtou,j: si può immaginare che chieda ai talmiydìym (auvtou,j) di cosa stavano discutendo con gli
scribi (pro.j auvtou,j vedi 9:14); ma dato che nel v 17 è uno dalla folla che risponde è possibile che Yešùac
interroghi la folla. Si riferisce alla situazione del v 14 che riguarda la disputa del popolo ivi presente
insieme agli scribi. Standaert,II,509: la situazione dei talmiydìym di fronte ad un gruppo più grande (la
folla) che si basa sull’autorità degli scribi può avere in Mc una risonanza ecclesiale particolare. I
cristiani, minoritari, con i loro capi di comunità devono essersi sentiti spesso, causa la loro mancanza
di formazione, inferiori agli scribi e messi alle strette da certe domande.
[9:17] kai. avpekri,qh auvtw/| ei-j evk tou/ o;clou( Dida,skale( h;negka to.n ui`o,n mou pro.j se,( e;conta pneu/ma a;lalon\ E (ma?) rispose a lui uno (tra la) dalla folla:
Maestro, ho portato a te mio figlio (che) ha una rùa ih muta.
19
~['h'-!mi dx'a, Atao ![;Y:w: `At[]b;m. ~Leai x:Wr-rv,a] ynIB.-ta, hz<B' ^l. ytiabehe yBir: [9:18] kai. o[pou eva.n auvto.n katala,bh| r`h,ssei auvto,n( kai. avfri,zei kai. tri,zei tou.j ovdo,ntaj kai. xhrai,netai\ kai. ei=pa toi/j maqhtai/j sou i[na auvto. evkba,lwsin( kai. ouvk i;scusanÅ E, dovunque se lo afferra, lo abbatte (prostra);
ed schiuma e digrigna i denti e s’irrigidisce (rimane rigido).
E ho detto ai tuoi talmiydìym che lo scacciassero, ma non ne hanno avuto forza! wyN"viw> AryrI dyrIAy WNp,r>j.yI AB qyzIx]y: t[el.W `Wlkoy" al{w> Avr>g"l. ^yd<ymil.T;-la, rm;aow" AxKo vbey" rv,a]-d[; qrox]y:
kai. avpekri,qh: interviene lui sotto la pressione per l’insuccesso dei talmiydìym! E = Ma? ei-j : equivale all’indefinito ti,j: ‘uno, qualcuno’: Zerwich,102; un uomo; di lui subito si saprà
che è padre; esce dall’anonimato della folla rispondendo alla domanda di Yešùac. Ma né lui né il figlio
hanno un nome proprio. Mateos,2,315: Mc narra la situazione della folla per mezzo di due figure
anonime: il figlio epilettico figura passiva (popolo oppresso/disperato [come in 5:23.35 e 7:26.29
‘figlio’ rappresenta il popolo sottomesso, immaturo, privo di iniziativa a causa della dottrina degli scribi
che promette una salvezza miracolosa in un certo futuro, che rinuncia a qualsiasi sforzo per porre
rimedio alla situazione dei miservoli); il padre, uomo adulto con spirito di iniziativa (rappresenta la
parte del popolo che non si rassegna all’oppressione e cerca una soluzione in Yešùac); la relazione
padre/figlio suggerisce la motivazione del padre: considera propria responsabilità trovare una soluzione
alla sua disgrazia; lo stato del figlio/popolo è grave.
Il padre arriverà ad essere credente ed emergere così oltre che come padre. Risponde lui alla
domanda di Yešùac spinto dal problema dai disceopli non risolto. Mateos, 2,314: è un rappresentante
della folla: ‘uno tra la folla’ che vede in Yešùac una speranza: è disoposto a dare ascolto a Yešùac e ad
apprendere da lui e non gli importa che la sua dottrina non sia ufficiale. La forza che incatena ed atterra
suo figlio è ancora attiva! Inizia così un racconto di esorcismo/guarigione (cfr 1:23-27) cui segue un
pronunciamento di Yešùac . Il racconto ha la stessa estensione del racconto dell’indemoniato di Gerasa
(5:1-10).
Dida,skale: 4:38; 5:35; 9:17, 38; 10:17, 20, 35; 12:14, 19, 32; 13:1; 14:14; = ~Rabbi, 9:5 (qui lo
usa Pietro); 11:21; 14:45; è così che lo considera. Mateos, 2,315: non chimandolo ~Rabbi come fa Pietro
mostra di non seguire la linea della tradizione rabbinica seguita dagli scribi.
h;negka 1:32; 2:3; 4:8; 6:27f; 7:32; 8:22; 9:17, 19f; 11:2, 7; 12:15f; 15:22: (at)tuli/(ad)-duxi.
Essendo impossibilitato a venire da solo; è stato condotto dall’amore paterno! E dalla sua fiducia in
Yešùac.
to.n ui`o,n mou: vedi la relazione padre/figlia in 5:22.34s; e madre/figlia: 7:26.29. pro.j se,: ma, purtroppo ho incontrato i tuoi talmiydìym! Mateos,2,316: pensava che erano uno
con Yešùac; ma essi non hanno avuto nulla da proporre non accettando il destino del Mašìyaih che Yešùac
ha loro esposto in 8:31; 9,12: e la loro impotenza è chiara. Forse evoca anche la problematica
postpasquale dei talmiydìym senza il maestro. Tra poco informa che non c’è diretta e totale continuità
tra maestro e talmiydìym (cfr 9:37!). In seguito oltre alla guarigione si assiterà ad una catechesi che
assicura continuità tra maestro e talmiydìym. Risponde con questo gesto alla problematica richiesta da
Yešùac . pneu/ma : 1:8 ((the Holy) Spirit), 10 (id), 12 (id), 23 (evil spirits), 26, 27 (evil spirits); 2:8 (spirit
as part of the human personality : the representative part of the inner life); 3:11, 29 ((the Holy) Spirit)
30; 5:2, 8, 13; 6:7; 7:25; 8:12 (spirit as part of the human personality : the representative part of the
inner life); 9:17, 20, 25 (bis) (nel cap 9: 4 X); 12:36; 13:11; 14:38;
a;lalon: 7:37 (sordomuto della decapoli); 9:17, 25; Ps 30:19; 37:14; ‘ senza parola / incapace di
parlare’: attribuisce alla rùaih l’effetto che essa provoca; posseduto da un a rùaih muta e anche impura (v
25) ; dai v 18.20.22: si tratta di epilessia (ma il testo non si interessa di medicina. Mc non mostra alcun
interesse particolare per la diagnosi clinica ritiene piuttosto sia una possessione distruttiva). Si tratta
piuttosto quindi di esorcismo (cfr 1:12-13 inizia il ministero con una lotta contro la rùaih del male; qui
dopo la rivelazione come Figlio segue una lotta contro la rùaih malignao) non una semplice storia di
guarigione. Focant,374: precisazione eccezionale dato che in generale sono designati solo come impuri.
Ciò spiega probabilmente perchè questo spirito invalido tra tutti gli spiriti che si confrontano con lui
(1:24.34;3:11;5:7-12) sia l’unico a non parlare. Donahue-Harrington,246 : l’espressione greca implica
che il disturbo di cui soffre il ragazzo sia dovuto alla presenza in lui di una rùaih e che quindi può essere
curata soltanto scacciando la rùaih maligna che lo rende incapace di parlare ed è lui stesso senza parola
(altri parlano: 1:24 e 5:7). Mateos,2,315 (senso figurativo): il figlio/popolo è posseduto da una rùaih
20
muta che gli impedisce di parlare per cui non comunica con gli altri né chiede aiuto: è in un
isolamento/ripiegamento su di sé/ fissazione nelle proprie idee senza ricorrere ad altri; è la figura di una
delusione profonda/ mancanza di speranza che fa pensare al popolo cui nessuno si interessa e pertanto
trova inutile esprimere il proprio dolore.
kai. o[pou: 2:4; 4:5, 15; 5:40; 6:10, 55f; 9:18, 48; 13:14; 14:9, 14; 16:6; “ovunque”: la crisi si
manifesta in qualsiasi luogo; VUL ubicumque KJV wheresoever NKJ wherever BFC n'importe où DRB partout
où TOB n'importe où LND e dovunque; NIB NET NAU NAS whenever IEP NRV quando FBJ Quand. Mateos, 2,308:
Ogni volta (Id,315: in ogni momento ed in ogni luogo è alla mercè della forza maligna che lo possiede:
l’effetto è un attacco di disperazione rappresentato dall’epilessia; è distrutto dalla rabbia repressa che
gli provoca la dottrina che parla dei piani di YHWH non preoccupandosi della sua miseria e necessità).
eva.n : 1:40; 3:24f, 27f; 4:22; 5:28; 6:10, 22f; 7:3f, 11; 8:3, 35, 38; 9:18, 43, 45, 47, 50; 10:12, 30,
35; 11:3, 31; 12:19; 13:11, 21; 14:9, 14, 31; = a'n inizia a descrivere vivacemente la malattia.
katala,bh|: 9:18; John 1:5; 8:3f; 12:35; Acts 4:13; 10:34; 25:25; Rom 9:30; 1 Cor 9:24; Eph 3:18;
Phil 3:12f; 1 Thess 5:4; la rùa ih lo afferra: v 22. Qui la malattia è personificata: ossia toglie le capacità
umane all’ammalato. La afferra in senso ostile; infatti poi lo butta a terra. r`h,ssei: 2:22; 9:18; Matt 7:6; 9:17; Luke 5:37; 9:42; Gal 4:27: Zerwich,103: rumpo, humum
prosterno, huc illuc traho; ‘getta, spinge’ (a terra). Lagrange,239 (senza complemento). Fino a qui
l’azione dell’invasore. Focant,371: lo getta a terra. Mateos,2,306: lo prostra.
Ora le reazioni dell’invasato. avfri,zei: 9:8.20; Zorell,202 ‘spumo’; ‘getta schiuma fuori dalla bocca’. Non potendo parlare…è
privo di parola. La sua bocca è occupata a fare solo questo!
tri,zei: apax NT ; Zorell, 1335: ‘strideo’ (dicitur de sonis quibusdam, ut avicularum timentium,
cicadum canentim, vespertilionum volitantium;.... dens dicitur: transitive) ‘digrigna i denti’. tou.j ovdo,ntaj: 9:18; Matt 5:38; 8:12; 13:42, 50; 22:13; 24:51; 25:30; Luke 13:28; Acts 7:54; Rev
9:8.
xhrai,netai : 3:1 (become dry, dry up, wither). 3 (lv); 4:6 (id); 5:29 (id); 9:18; 11:20f; Matt 13:6;
21:19f; Luke 8:6; John 15:6; Jas 1:11; 1 Pet 1:24; Rev 14:15; 16:12; indicat pres pass 3 s di xhrai,nw become stiff ‘si irrigidisce’ (‘diventare secco o inaridito’). Focant,375: essere secco = rigido ; evoca una
sorte di paralisi. Zerwich, 103: ex-siccatur; pass aresco (quasi suco vitali deficiente).
i[na: marcianismo: verbum dicendi con preposizione non finale. Loco inf GB 288.
evkba,lwsin : 1:12, 34, 39, 43; 3:15, 22f; 5:40; 6:13; 7:26; 9:18, 28, 38, 47; 11:15; 12:8; [16:9,
17]; essendo Yešùac assente … ed avendo dato loro i suoi poteri: 6:13.
i;scusan: 2:17; 5:4; 9:18; 14:37; ‘non hanno potuto’. Non sono stati capaci. Essi hanno esperienza
di esercismi: 3:15. Sono i Nove, quelli non saliti sul monte (o anche gli altri Tre?); implicito riferimento
agli esorcisti cristiani che falliscono esercitando la loro funzione; la loro presenza è più evidente nei vv
20-29. Prepara il suo insegnamento nei v 28-29.
La malattia viene descritta nei particolari quattro volte. Padre
18 kai. o[pou eva.n auvto.n katala,bh| r`h,ssei auvto,n( kai. avfri,zei kai. tri,zei tou.j ovdo,ntaj kai. xhrai,netai\
Mc
20 sunespa,raxen auvto,n( kai. pesw.n evpi. th/j gh/j evkuli,eto avfri,zwnÅ
Padre
22 kai. eivj pu/r auvto.n e;balen kai. eivj u[data i[na avpole,sh| auvto,n\
Mc
26 kai. kra,xaj kai. polla. spara,xaj evxh/lqen\ kai. evge,neto w`sei. nekro,j(
[9:19] o de. avpokriqei.j auvtoi/j le,gei( +W genea. a;pistoj( e[wj po,te pro.j uma/j e;somaiÈ e[wj po,te avne,xomai umw/nÈ fe,rete auvto.n pro,j meÅ Egli allora, rispondendo, dice loro:
O generazione senza-fiducia (fede: incredula)!!
Fino a quando sarò (dovrò stare) tra voi?
Fino a quando dovrò sopportarvi?
Portatelo a me! ~h,ylea] rm,aYOw: ![;Y:w: `hN"he yl;ae Whauybih] ~k,t.a, aF'a, yt;m'-d[; ~k,M'[i hy<h.a, yt;m'-d[; AB !muae al{ rAD yAh
avpokriqei.j : part aor. Focant,371: rispondendo (esplode come una manifestazione d’impazienza
e di stanchezza). Mateos,2,306: reagì dicendo.
le,gei: pres storico. Mateos,2,316: situazione simile persiste nel tempo. Donahue-
Harrington,246 : disse.
21
auvtoi/j: a tutti gli interlocutori: alla folla, agli scribi, certo anche al padre (non solo, essendo pl:
anch’egli è tra la generazione incredula...; ma egli da incredulo diventa credente) ed anche i talmiydìym
lì presenti dopo il loro fallimento. Introduzione solenne (duplice verbo per ‘dire’) frequente in Mc.
Introduce una lamentazione del profeta escatologico deluso che richiama quella di möšè (Num 11:11-
15) e dei profeti (Elia 1 Re 19:4; Ger 15:18; cfr Is 46:4) della sapienza (Pr 1:20 ss) in seno ad un popolo
pesante da portare.
+W: 9:19; Matt 15:28; 17:17; Luke 9:41; 24:25; Acts 1:1; 13:10; 18:14; 27:21; Rom 2:1, 3; 9:20;
11:33; Gal 3:1; 1 Tim 6:11, 20; Jas 2:20; Rev 1:8; 21:6; 22:13; apax Mc : introduce l’apostrofe in modo
enfatico e elevato. Zerwich,103: hell emphasim dicit et commotionem animi GB 24: ‘Oh’.
genea.: 8:12 (Yisra’èl incredulo: rappresentato dai Farisei che chiedono un segno dal cielo che
asseverasse il suo messinesimo nazionalistico), 38 (Yisra’èl incredulo: adultera e peccatrice: non
accoglie il suo messaggio ); 9:19; 13:30; Matt 1:17; 11:16; 12:39, 41f, 45; 16:4; 17:17; 23:36; 24:34;
Luke 1:48, 50; 7:31; 9:41; 11:29ff, 50f; 16:8; 17:25; 21:32; Acts 2:40; 8:33; 13:36; 14:16; 15:21; Eph
3:5, 21; Phil 2:15; Col 1:26; Heb 3:10; ...Deut 32:5 hma,rtosan ouvk auvtw/| te,kna mwmhta, genea. skolia. kai. diestramme,nh LND Ma essi si sono corrotti; non sono suoi figli, a motivo della loro colpa, generazione
contorta (tortuosa) e perversa. Evoca l’indurimento del popolo che stanca il suo Liberatore… Anche il
v 20 o[ti genea. evxestramme,nh (depravata) evsti,n ui`oi, oi-j ouvk e;stin pi,stij evn auvtoi/j. Anche Is 6:11 e
il LXX Sal 77:8. Queste espressioni collocano Yešùac sulla stessa linea di YHWH e dei suoi portavoce
che si scontrano con l’incredulità e la durezza di cuore in maniera esasperante.
a;pistoj: 9:19; Matt. 17:17; Lk. 9:41; 12:46: apax Mc; ‘incredula’; in-fedele: senza fede. Questo
sfogo profetico esasperato di Yešùac è rivolto a tutto il suo popolo: rimprovera la loro mancanza di
fiducia come in 4:40 ai talmiydìym ou;pw e;cete pi,stinÈ ed essi qui sono inclusi. Mateos,2,317 : dato
che il padre li ha menzionati per il loro fallimento: essi, sono i primi destinatari dell’invettiva di Yešùac
che si esaspera vedendo l’inutilità dei suoi sforzi nonostante i quali i talmiydìym non accettano il suo
programma messianico e sono incapaci di collaborare con lui. Il motivo della fede inizia con il suo
contrario, in 20 ss la fede del padre ed infine in 28ss Yešùac ed i talmiydìym discutono in privato: la
forza della preghiera.
e[wj: 6:10 (temporal conjunction till, until), 23, 45 (as long as, while); 9:1, 19 (bis e[wj po,te how
long Mt 17:17; Lk 9:41; Gv 10:24; Rv 6:10); 12:36; 13:19, 27; 14:25 (functions as prep. w. gen.: of
time until, up to), 32, 34, 54 (e[wj e;sw right into); 15:33, 38; ripetizione: due domande retoriche. Non
aspetta risposta. Esprime i sentimenti di un maestro che è stato sistematicamente incompreso (4:49).
Donahue-Harrington,247: qui probabilmente c’è anche un accenno al presentimento di Yešùac
dell’avvicinarsi della sua morte.
po,te: 9:19; 13:4 (adv. when(?)), 33, 35; esprime un limite; di tempo e di sopportazione. ‘Fino a
quando...?’
pro.j uma/j: loco parV h`mi/n: vicinanza.
e;somai: starò: la domanda che è un lamento, contiene implicitamente un riferimento alla sua fine,
alla partenza della morte: è ancora lontana? Arriverà.
avne,xomai 9:19; Matt. 17:17; Lk. 9:41; Acts 18:14; 1 Cor 4:12; 2 Cor 11:1, 4, 19f; Eph 4:2; Col
3:13; 2 Thess 1:4; 2 Tim 4:3; Heb 13:22 ; indicat fut medio 1 s avne,cw impf. mid. avneico,mhn; fut. mid.
avne,xomai; only middle in the NT; as exercising self-restraint and tolerance endure (patiently), put up
with, bear with. Zorell,113: me erectum teneo = sustineo, patienter tollero. Zerwich,103. Yešùac così
reagisce nel lamento di fronte all’a-pistia del popolo.
fe,rete: 1:32; 2:3 (racconto di guarigione); 4:8; 6:27f; 7:32 (racconto di guarigione); 8:22
(racconto di guarigione); 9:17 (dida,skale( h;negka to.n ui`o,n mou pro.j se,( e;conta pneu/ma a;lalon\: azione
previa ad ogni guarigione, ma non porta il malato davanti a Yešùac: la cosa è rimandata al v 20), 19
(riprende il v 17 nel comando di raccordo col v 17). 20 (esecuzione: qui sembra inizi l’azione di
guarigione vera e propria: quando il malato è portato davanti al taumaturgo); 11:2, 7; 12:15f; 15:22;
questa azione da eseguire suppone un momentaneo isolamento del malato lasciato dov’era prima che la
folla si muovese. A chi si rivolge la domanda? Alla folla. Che segue.
pro,j : 1:5, 27, 32f, 40, 45; 2:2.3, 13; 3:7f, 13, 31; 4:1, 41; 5:11, 15, 19, 22; 6:3, 25, 30, 45, 48,
51; 7:1, 25; 8:16; 9:10, 14, 16f, 19f, 34; 10:1, 5, 7, 14, 26, 50; 11:1, 4, 7, 27, 31; 12:2, 4, 6f, 12f, 18;
13:22; 14:4, 10, 49, 53f; 15:31, 43; 16:3; me: A 1:40; 5:7; 6:22f; 7:6f; 8:27, 29, 38; 9:19, 37, 39; 10:14, 18, 36, 47f; 12:15; 14:18, 28, 30f,
42, 48f, 72; 15:34; oltrepassa la sua esasperazione personale ed accetta di guarire il ragazzo, di ridare
pace al padre ed alla famiglia.
[9:20] kai. h;negkan auvto.n pro.j auvto,nÅ kai. ivdw.n auvto.n to. pneu/ma euvqu.j sunespa,raxen auvto,n(
22
kai. pesw.n evpi. th/j gh/j evkuli,eto avfri,zwnÅ E lo portarono a lui.
Ed, avendoLo visto, la rùa ih, subito iniziò ad agitarlo;
e, caduto a terra, si rotolava sbavando. wyn"p'l. Whauybiy>w: `AryrIB. lleGOt.YIw: hc'r>a; lPoYIw: @roj'w> @tox' Atao @Tox.Y:w: x:Wrh' Wha'r" rv,a]k;w>
kai. h;negkan: implicita l’azione del padre che ha appena parlato; è andato a prendere il figlio.
Qui inizia quindi il racconto nel suo genere specifico. Portando il figlio conduce davanti al taumaturgo
anche la rùaih che lo possiede.
auvto.n: il ragazzo. pro.j auvto,n: Yešùac.
kai. ivdw.n: part aor m è accordato a senso al n to. pneu/ma. Dal punto di vista del senso vanno
insieme. Il narratore si sposta dalla parte del malato che vede il taumaturgo; come indica il m; ma
essendo posseduto il soggetto è il n to. pneu/ma. Si potrebbe pensare alla duplicità del posseduto che poco
o a poco di distinguerà dallo rùaih muta che gli impedisce di essere persona. Mateos,2,306: e, appena lo
vide, lo spirito cominciò; Id,317: e appena lo vide lo spirito (lo spirito non sopporta la presenza di Yešùac
e dimostra a lui il potere che ha sul figlio (la situazione giunge ai limiti estremi (interpretando in senso
figurato): il popolo oppresso si oppone con tutte le forze a che lo avvicinino a Yešùac; ha perduto ogni
speranza: teme d’essere vittima di un nuovo inganno); Donahue-Harrington,246 : Alla vista di Yešùac.
auvto.n: Yešùac. to. pneu/ma: che lo tiene prigioniero, (che è nel ragazzo) Lo vede. Il ragazzo Lo vede e la rùaih in
lui. Donahue-Harrington,247: la struttura del v col cambio dei soggetti mette in evidenza il ruolo dello
spirito maligno nello scatenare i sintomi del disturbo del ragazzo.
euvqu.j: 1:3, 10, 12, 18, 20f, 23, 28 (kai. evxh/lqen h` avkoh. auvtou/ euvqu.j pantacou/ eivj o[lhn th.n peri,cwron th/j Galilai,aj).29.20, 42f; 2:8, 12; 3:6 (kai. evxelqo,ntej oi Farisai/oi euvqu.j meta. tw/n ~Hrw|dianw/); 4:5, 15 (euvqu.j e;rcetai o Satana/j).16 (oi] o[tan avkou,swsin to.n lo,gon euvqu.j meta. cara/j lamba,nousin auvto,n).17 (dia. to.n lo,gon euvqu.j skandali,zontai), 29 (euvqu.j avposte,llei to. dre,panon); 5:2
(kai. evxelqo,ntoj auvtou/ evk tou/ ploi,ou euvqu.j uph,nthsen), 29f, 42 (bis; b kai. evxe,sthsan Îeuvqu.jÐ evksta,sei mega,lh|); 6:25 (kai. eivselqou/sa euvqu.j), 27, 45, 50 (o de. euvqu.j evla,lhsen) , 54 (kai. evxelqo,ntwn auvtw/n evk tou/ ploi,ou euvqu.j evpigno,ntej auvto.n); 7:25 (avllV euvqu.j avkou,sasa gunh.); 8:10; 9:15, 20, 24 (euvqu.j kra,xaj o path.r tou/ paidi,ou e;legen\ pisteu,w\ boh,qei mou th/| avpisti,a|); 10:52; 11:2f; 14:43, 45 (kai. evlqw.n euvqu.j), 72; 15:1; c’è fretta… sunespa,raxen: 9:20; Lk. 9:42; apax Mc; indicat aor (incoativo) att 3 s suspara,ssw Zerwich, 103:
con-vulsit, vellendo con-torqueo, spasmo con-vello; “throw into convulsions, throw into a fit” ‘scosse
violentemente’: lo scosse convulsivamente: lo agita in modo convulso: questa è azione della rùaih
davanti a Yešùac verso il bambino. Una cattiva compagnia: sun (prefisso verbale con valore perfettivo-
intesivo)! Vedi il verbo semplice spara,ssw [1:26; 9:26; Luke 9:39]. Focant,372: let ‘fatto a pezzi’, D
legge evta,raxen ‘scosse’ < Matt 2:3; 14:26; Mark 6:50; Luke 1:12; 24:38; John 5:7; 11:33; 12:27; 13:21;
14:1, 27; Acts 15:24; 17:8, 13; Gal 1:7; 5:10; 1 Pet 3:14>. Azione distruttiva verso il ragazzo.
Mateos,2,306: cominciò a scuoterlo.
auvto,n: il ragazzo malato oggetto della rùa ih che lo inabita e lo schiavizza. E mostra un saggio
della sua capacità fondendosi nel ragazzo.
pesw.n: 4:4f, 7f; 5:22 (kai. e;rcetai ei-j tw/n avrcisunagw,gwn( ovno,mati VIa,i?roj( kai. ivdw.n auvto.n pi,ptei pro.j tou.j po,daj auvtou/); 9:20; 13:25; 14:35 (Yešùac stesso); l’effetto dello spirito sul bambino
ammalato. Il sogg è il bambino. Non tiene la posizione eretta tipica degli umani. Mateos,2,306; cadde.
evpi.: + G di direzione. th/j gh/j G 2:10; 4:1, 5, 26, 31; 6:47; 8:6; 9:3, 20; 13:27; 14:35; evkuli,eto: 9:20; Josh 10:18; Jda. 7:13; 1 Sam 14:33; 2 Kgs 9:33; Prov 26:27; Sir 27:27; Amos
2:13; 5:24; Zech 9:16; (cfr 2 Pt 2:22 kulismo,j) ; apax Mc; indicat imperf medio or passive 3 s kuli,omai “roll about” ‘si rotolava’ ‘rotolarsi’. Descrittivo. Qui al passivo. Un movimento sulla terra. Alla fine
della terapia il movimento cessa: sembrerà morto: ma è il contrario!
avfri,zwn: 9:18, 20 part pres (di durata) att N m s avfri,zw: schiumando. Mateos,2,306: spumando.
Elementi per pensare ad un improvviso attacco di epilessia. Cfr Luke 9:39. Dalla bocca non escono
parole, ma prodotti della salivazione. La lingua resta laegata da altri! Non riesce a comunicare in modo
umano! Focant,379: la sintassi complessa del v 20 stranamente coincide con la confusione tra la rùaih
e il ragazzo, tipica della possessione.
[9:21] kai. evphrw,thsen to.n pate,ra auvtou/(
23
Po,soj cro,noj evsti.n w`j tou/to ge,gonen auvtw/|È o de. ei=pen( VEk paidio,qen\ E domandò a suo padre:
Da quanto tempo è che questo è avvenuto a lui?
Egli disse: Dall’infanzia! `wyr"W[n> ymeymi rm,aYOw: hz< AB qb;D" ~Ay hz<yaeme wybia'-ta, la;v.YIw:
[9:22] kai. polla,kij kai. eivj pu/r auvto.n e;balen kai. eivj u[data i[na avpole,sh| auvto,n\ avllV ei; ti du,nh|( boh,qhson h`mi/n splagcnisqei.j evfV h`ma/jÅ E (d anzi) spesso lo ha anche gettato verso il fuoco
e anche verso l’acqua per distruggerlo (ucciderlo).
Ma se qualcosa tu potessi, aiutaci, mosso a compassione per noi! Adybia]h;l. ~yIM;b;W vaeb' AlyPihi tABr: ~ymi['p.W `Wn[eyviAhw> Wnyle[' aN"-hs'Wx rb'D" tAf[]l; ^d>y" lael.-vy< ~ai %a;
kai. Mateos,2,306: Allora. evphrw,thsen: come farebbe un medico. Il soggetto è sottinteso. Inizia il dialogo come in 5:9.
Po,soj : 6:38; 8:5, 19f; 9:21; 15:4; Matt 6:23; 7:11; 10:25; 12:12; 15:34; 16:9f; 27:13; Luke
11:13; 12:24, 28; 15:17; 16:5, 7; Acts 21:20; Rom 11:12, 24; 2 Cor 7:11; Phlm 1:16; Heb 9:14; 10:29:
quanto
cro,noj : 2:19; 9:21; Matt 2:7, 16; 25:19; Luke 1:57; 4:5; 8:27, 29; 18:4; 20:9; 23:8;… Domanda
sul tempo della malattia per conoscerla meglio e debellarla. Il tempo crea infatti assuefazione.
w`j : ‘da dove’ o ‘da quando’.
ge,gonen: indicat perf att 3 s da gi,nomai: gli sta accadendo ciò.
VEk : redundat. Zerwich,103 plenastico. paidio,qen\: 9:21 apax NT ; adv. from childhood ; (cfr 5:6:8:3). Nota il pleonasmo frequente. La
memoria del padre fornisce al taumaturgo dati per capire meglio la malattia. Anche se è vaga: dice che
il fanciullo non è più in bambino. Non ha avuto un’infanzia! E ne indica la difficoltà di cura. Ricorda le
sue ansie passate. Il padre non ha mai parlato col figlio! Mateos,2,318: (interpretazione figurativa) la
risposta indica che il male è antico in Yisra’el; il piano di YHWH è fallito molto presto: la gente umile
è stata sempre sottomessa e disperata…conati di violenza suicida che quasi la distruggono
(fuoco/acqua). Nota: qui non si qualifica lo ‘spirito’ come demonio né il figlio come indemoniato; per
il linguaggio di Mc la differenza tra chi è posseduto da uno spirito e un indemoniato sta nel fatto che
questo manifesta nella vita comune il suo spirito malvagio con segni di violenza fanatica (5:2 ss). Lo
spirito muto impedisce proprio questi segni esteriori infatti questo popolo/figlio non affronta la società
che lo opprime né chiede aiuto ad alcuno; ma la sua disperazione lo porta solo ad autodistruggersi; il
popolo miserabile che alimenta la propria frustrazione e rabbia è convinto di non aver via d’uscita,
desidera la morte; il padre che rappresenta quelli in Yisra’el non hanno perduto la speranza chiede a
Yešùac una soluzione; per quanto abbia fede in lui, non sa fino a dove arriva il suo potere; il fallimento
dei talmiydìym ha minato la sua fiducia (Lagrange 240); non è sicuro che Yešùac possa porvi rimedio
(se puoi)).
kai. polla,kij: 5:4; 9:22; Matt 17:15; John 18:2; Acts 26:11; Rom 1:13; 2 Cor 8:22; 11:23, 26f;
Phil 3:18; 2 Tim 1:16; Heb 6:7; 9:25f; 10:11; ‘frequentemente, spesso’; non sempre, ma occasione data;
comunque spesso. Viene gettato ove (o verso dove?) ogni essere umano troverebbe la morte. Per ora lo
ha lo spinto verso.
pu/r 9:22, 43, 48.49; …verso il fuoco acceso in casa. Un atteggiamento che potrebbe procurare
la morte. Il liberarlo sarà certo farlo vivere! Un vita che non aveva mai vissuto.
e;balen: 2:22; 4:26; 7:27, 30, 33; 9:22, 42, 45, 47; 11:23; 12:41ff; 15:24; violentemente. E’
oggetto della violenza di chi lo possiede.
u[data : 1:8, 10; 9:22, 41; 14:13; pl (forse semitismo ) … raccolta in modo tale che sia un pericolo:
pozzo o cisterna? Gesto sicuramente mortifero. Zerwich,103:pl: de diversis occasionibus.
avpole,sh| : 1:24; 2:22; 3:6; 4:38; 8:35; 9:22, 41; 11:18; 12:9; ‘farlo morire’; Mateos,2,306: per
finirlo. Il malato ha subito la violenza dalla rùa ih della malattia. Lo spingeva alla morte. Il caso
sottoposto al taumaturgo è molto grave! Si capisce anche perché i suoi siano stati incapaci di guarirlo.
avllV: 1:44f; 2:17, 22; 3:26f, 29; 4:17, 22; 5:19, 26, 39; 6:9, 52; 7:5, 15, 19, 25; 8:33; 9:8, 13, 22,
37; 10:8, 27, 40, 43, 45; 11:23, 32; 12:14, 25, 27; 13:7, 11, 20, 24; 14:28f, 36, 49; 16:7; introduce
un’invocazione/domanda: una supplica. Mateso,2,306: non lo traduce.Taylor,475: esortativo.
Focant,376: è una novità perché coi talmiydìym si era mostrato autoritario nel chiedere. Li considerava
detentori di una forza e diceva loro di farne uso in suo favore. Ora parla in tutt’altro modo.
24
ei; 1:11, 24; 2:7, 21f, 26; 3:2, 11, 26; 4:23; 5:37; 6:4f, 8; 8:12, 14, 23, 29, 34; 9:9, 22f, 29, 35,
42; 10:2, 18; 11:13, 25; 12:14, 34; 13:20, 22, 32; 14:21, 29, 35, 61, 70; 15:2, 36, 44 : conjunction
subordinate “if; whether; that; if only, surely; since; se in realtà”: dubitativo!
du,nh|: 1:40, 45; 2:4, 7, 19; 3:20, 23ff; 4:32f; 5:3; 6:5, 19; 7:15, 18, 24; 8:4; 9:3, 22f, 28f, 39;
10:26, 38f; 14:5, 7; 15:31; per i talmiydìym ha usato il verbo ivscu,w: 2:17; 5:4; 9:18; 14:37; Iersel,277:
“Ma se tu poi qualcosa”: potrebbe non esser in grado di farlo!? Questo è il punto saliente del racconto.
Si tatta di vincere la morte! Focant,376: chiedendo aiuto, il padre confessa un’impotenza e si affida a
Yešùac. Dopo l’esperienza vissuta con i talmiydìym non lo fa però senza riserve, non lo fa senza una
certa incertezza ‘se puoi’.
boh,qhson: 9:22, 24; Matt 15:25; Acts 16:9; 21:28; 2 Cor 6:2; Heb 2:18; Rev 12:16 ‘aiutare /
venire in soccorso’.
h`mi/n: me e mio figlio (e mia moglie!): il padre è colpito dalla malattia del figlio; alla fine si tratta
di aiutare tutta la famiglia! Ma per Focant,376: (contro Légasse, II,550-551 per il quale ‘noi’ è solo una
traduzione delicata delle difficoltà della famiglia) indica piuttosto l’apparizione di un binomio padre-
figlio di fronte al binomio spirito-bambino: cita Delorme: il contrasto è netto: da una parte lo ‘spirito
muto’ che cerca di ‘perdere’ il ragazzo e dall’altra il padre, donatore di vita, che parla; di fronte al
binomio che disumanizza il bambino, la relazione padre-figlio rappresenta per il ragazzo l’unica riserva
di vita umana e di accesso alla parola. Smettendo di parlare del figlio come di un terzo usando il ‘noi’
il padre entra nella parola scambiata che ‘chiama, ascolta e cerca di suscitare soggetti responsabili’.
Mateos,2,318: il padre si identifica col figlio confermando in tal modo che entrambi rappresentano il
popolo oppresso.
splagcnisqei.j: 1:41 (ma lv!); 6:34; 8:2; 9:22 (non ha some soggetto Yešùac, ma è una richiesta
rivolta a Yešùac; ed il testo non dice che Yešùac si sia commoso per quanto sia disposto ad aiutare); Matt
9:36; 14:14; 15:32; 18:27; 20:34; Luke 7:13; 10:33; 15:20; Zerwich,103: visceribus moveor, misereor:
‘essere mosso a compassione, provare compassione’: lo mostra agli altri. Usato per profonde emozioni.
Agisci secondo la tua compassione dopo esserti commosso verso di noi. Focant,371: mosso a
compassione per noi. Mateos,2,306: commuoviti per noi.
[9:23] o de. VIhsou/j ei=pen auvtw/|( To. Eiv du,nh|( pa,nta dunata. tw/| pisteu,ontiÅ Yešùac gli disse: Questo: ‘ Se (tu) potessi...’! Tutto (è) possibile a chi ha fiducia! `hf,['yE rb'D"-lK' !ymia]m;l. hT'a' !ymia]h;l. ^d>y" lael.-vy< ~ai [:WvyE wyl'ae rm,aYOw:
o de. : Leggermente avversativo. VIhsou/j: risalto con la ripresa del nome. Testo brusco, provocatorio, in linea col carattere di Mc.
Dichiara ponendo condizioni all’esaudimento:
To. : articolo definito neutro; anafora in quanto indica che si citano parole precedenti; ‘riguardo
a: se tu puoi’. To. usato per citare le parole del padre; alle quali fa un’aggiunta o una critica
rimproverando la sua mancanza di fiducia. Nel contempo riprovera i Dodici.
Eiv du,nh|(: Iersel,277: il lettore avverte una nota di sarcasmo nella sua voce ripetendo le sue parole.
Focant,380: nota di esasperazione ( vedi v 19) resa con un punto esclamativo dalla traduzione. Donahue-
Harrington,247: l’esclamazione dà l’idea di una certa impazienza da parte di Yešùac (9:19)
pa,nta: pl 3:28; 4:11, 34; 5:26; 6:30; 7:19, 23, 37; 9:12, 23; 10:20, 27f; 11:11, 24; 12:44; 13:4,
10, 23, 30; 14:36; 16:8;
dunata.: 9:23; 10:27 (evmble,yaj auvtoi/j o` VIhsou/j le,gei\ para. avnqrw,poij avdu,naton( avllV ouv para. qew/|\ pa,nta ga.r dunata. para. tw/| qew/|); 13:22; 14:35.36 (kai. proelqw.n mikro.n e;pipten evpi. th/j gh/j kai. proshu,ceto i[na eiv dunato,n evstin pare,lqh| avpV auvtou/ h` w[ra( kai. e;legen\ abba o` path,r( pa,nta dunata, soi\ pare,negke to. poth,rion tou/to avpV evmou/\ avllV ouv ti, evgw. qe,lw avlla. ti, su,); tw/| pisteu,onti: 1:15; 5:36; 9:23 ((have confidence). 24, 42; 11:23.24 ( 22 e;cete pi,stin qeou/Å avmh.n le,gw umi/n o[ti o]j a'n ei;ph| tw/| o;rei tou,tw|\ a;rqhti kai. blh,qhti eivj th.n qa,lassan( kai. mh. diakriqh/| evn th/| kardi,a| auvtou/ avlla. pisteu,h| o[ti o] lalei/ gi,netai( e;stai auvtw/|Å dia. tou/to le,gw u`mi/n( pa,nta o[sa proseu,cesqe kai. aivtei/sqe( pisteu,ete o[ti evla,bete( kai. e;stai umi/n), 31; 13:21; 15:32; [16:13.14 (believe,
believe in, be convinced of, give credence to), 16f]; part pres (durata); “a chi ha fiducia”. Donahue-
Harrington,248: nel Padre ma anche probabilmente comporta una fiducia nel vangelo e in lui in qualità
di araldo del vangelo. Mateos,2,319: in questo contesto è avere fiducia nel potere liberatore di Yešùac
accogliendo la sua persona e il suo messaggio.
A chi si riferisce?
Donahue-Harrington,248: detto alquanto ambiguo e non del tutto a proposito. Forse a se stesso,
come riposta al sarcasmo del padre che supplica dopo i fallimenti dei talmiydìym e che quindi esasperato
sospetta che anche Yešùac sia incapace per un caso così complesso di fornire l’aiuto richiesto. E la sua
fiducia si riferisce ad YHWH. E’ ben in contersto con le relazioni di Yešùac col Padre. Focant,376: non
25
fede di Yešùac. Ma Légasse,466: il dialogo nel suo stato attuale e nel contesto generale di Mc esclude
ogni riferimento a Yešùac: nei vangeli Yešùac non è mai soggetto della fede; Iersel,277: in che cosa o in
chi? Il testo non lo dice; ma il padre ha tanta fiducia quanto basta per chiedere aiuto a Yešùac, ma è
possibile che egli non ne abbia avuto abbastanza nei talmiydìym quando scoprì che Yešùac era assente;
anche i talmiydìym: fede troppo scarsa nell’autorità ricevuta da Yešùac in 6:7 o nella loro competenza
personale. Focant,376: l’atto di creder rende tutto possibile per un soggetto; il problema è del recettore.
Gnilka,II,48: Yešùac contrappone la propria fede ai dubbi del padre o vuole spingere il padre ad avere
fede? Le due cose. Yešùac è il modello della fede.
[9:24] euvqu.j kra,xaj o path.r tou/ paidi,ou e;legen( Pisteu,w\ boh,qei mou th/| avpisti,a|Å Subito (immediatamente), avendo gridato, il padre del ragazzo diceva: Credo! Aiuta la mia incredulità!! tA[m'd>Bi rm;aYOw: dl,Y<h; ybia] q[;c.YIw: `ynImoK' hn"Wma/ rs;x]l; h['yviAh ynIdoa] !ymia]m; ynIn>hi
euvqu.j: manca il kai.! L’asindeto mostra l’immediatezza in modo forte. Enfatico. kra,xaj: 3:11; 5:5, 7; 9:24, 26; 10:47f; 11:9; 15:13f; Zerwich, 103: de actione concidente cum
e;legen GB 196. Grida con entusiasmo. Focant,371: gridando. Mateos,2,306 disse gridando.
paidi,ou: 5:39 (f di Giairo).40 (f).41 (f); 7:28 (f della sirofenicia), 30 (f); 9:24, 36f; 10:13ff;
Mateos,2,311: apparente incongruenza con evk paidio,qen (fin da piccolo). Id,319: il testo suggerisce che
la lunga storia di oppressione del popolo non gli ha permesso di maturare: il termine rivela l’immaturità
del ragazzo/popolo. e;legen: indic imperf. Donahue-Harrington,246: rispose.
Pisteu,w: 1:15; 5:36; 9:23.24, 42; 11:23f, 31; 13:21; 15:32; [16:13f, 16f]; “io ho fiducia”! Ora è
implicato lui stesso! Affidamento totale. Il vb è usato in modo assoluto: manca la menzione ad YHWH
o a Yešùac. Ma è a lui che si rivolge. Si appoggia su un Altro. Comprende ed adatta il detto di Yešùac
per sé (nell’opinione che il v precedente sia cristologico). Dalla incredulità all’essere credente. Il credere
concettualmente precede la supplica. Donahue-Harrington,248:il fatto che abbia portato il figlio mostra
una certa fede da parte sua. Mateos,2,306: Fede, ne ho, aiutami in quella che mi manca! (let ‘vieni in
aiuto alla mia mancanza di fede’) Id, 318: se c’è fede tutto è possibile. Segue asindeticamente: molta
tensione. Angosica ed urgenza.
boh,qei: 9:22, 24; Matt 15:25; Acts 16:9; 21:28; 2 Cor 6:2; Heb 2:18; Rev 12:16. Imperat present
att 2 s da bohqe,w come to the aid of, help w. dat. Zerwich,103 : imperat pres: quasi agatur de
continuando auxilio; cfr v 22. Yešùac è visto come colui che aiuta la fiducia del padre che esprime una
preghiera di intercessione.Mateos,2,319: riconosce che la sua fede non è sufficiente. Da solo non può
giungere alla fede totale, ha bisogno dell’aiuto di Yešùac.
mou : enfatico, preposto al sost. Chiede per se stesso: parla da soggetto personale.
th/| avpisti,a|: 6:6; 9:24; [16:14]; Matt 13:58; Rom 3:3; 4:20; 11:20, 23; 1 Tim 1:13; Heb 3:12, 19;
lack of faith, unbelief: per il contesto ‘poca fede’ avendo appena detto ‘credo’: un difetto nel credere.
Mateos,2,311: apparente incongruenza rispetto al verbo pisteu,w. Modello per le assemblee cui Mc
parla. Credenza in divenire: parla da credente. Anche lui viene curato mentre cerca una cura per il figlio!
Iersel,277: esprime fiducia in Yešùac con una delle affermazioni più paradossali, ma anche delle più
commoventi del libro. Donahue-Harrington,248: la sua esitazione contenuta nell’espressione ‘se tu
puoi…’ indica una fede alquanto imperfetta in Yešùac e nel suo potere. Focant,376: quest’uomo diviso
in un unico respiro dice finalmente in verità la sua fede e la sua assenza di fede e implora aiuto.
[9:25] ivdw.n de. o` VIhsou/j o[ti evpisuntre,cei o;cloj( evpeti,mhsen tw/| pneu,mati tw/| avkaqa,rtw| le,gwn auvtw/|( To. a;lalon kai. kwfo.n pneu/ma( evgw. evpita,ssw soi( e;xelqe evx auvtou/ kai. mhke,ti eivse,lqh|j eivj auvto,nÅ Avendo poi visto Yešùac che concorre folla, sgridò la rùa ih immonda dicendole:
Rùaih muta e sorda, io ti ordino:
Esci da lui! E in lui non venire più! rmoale ha'm.Juh; x:WrB. r[;g>YIw: br"w" %Alh' %leho !Amh'h, yKi [:WvyE ar>Y:w: `dA[ aAb-aAbl' @siAT-la; vrExew> ~Leai x:Wr WNM,mi ace ^W>c;m. ynIa]
ivdw.n: cfr 9:14 plurale; il narratore torna al punto di vista di Yešùac. Mateos, 2,306, Donahue-
Harrington,246, Focant,371: vedendo.
de.: leggera avversativa; per un fatto improvviso. o VIhsou/j: riprende il nome del taumaturgo evpisuntre,cei: 9:25 (vb sovracomposto): apax Mc e apax assoluto; indicat pres att 3 s
evpisuntre,cw “gather rapidly, close in”: ‘accorre in’. Verbo forte. Taylor,476; Mateos,2,305: accorrere
(pres storico).
26
o;cloj: 2:4, 13; 3:9, 20, 32; 4:1, 36; 5:21, 24, 27, 30f; 6:34, 45; 7:14, 17, 33; 8:1f, 6, 34; 9:14
(indeterminato). 15, 17, 25 (indeterminato: assenza di art anaforico: quindi diversa dalla prima); 10:1,
46; 11:18, 32; 12:12, 37, 41; 14:43; 15:8, 11, 15; cfr 1:45; vedi anche polloi . (2:2, 15; 5:9; 6:2, 31, 33;
10:31, 48; 11:8; 12:41; 13:6; 14:56). Abbrevia 9:14-15; manca l’articolo: alla folla già adunata (9:15)
se ne aggiunge altra che arriva di corsa. Dà l’impressione che solo adesso si stia radunando folla.
Descrive un assembramento che va crescendo e ricorda quello visto dall’esterno del v 14-15:
prostre,contejÅ Alla precedente folla se ne sta aggiungendo quindi un’altra (evpi)… Il narratore
immagina un nuovo afflusso provocato dal grido del padre. Lagrange,241: la seconda folla è diversa
(senza articolo) dalla prima. Mateos,2,311: è la terza volta che in Mc dopo la folla ebraica appare una
seconda folla che rappresenta i seguaci di Yešùac non provenienti dall’ebraismo e corrisponde a quella
che Yešùac aveva convocato insieme ai talmiydìym in 8:34 (Kai. proskalesa,menoj to.n o;clon su.n toi/j maqhtai/j auvtou/): [1] 3:20 (Kai. e;rcetai eivj oi=kon\ kai. sune,rcetai pa,lin Îo`Ð o;cloj( w[ste mh. du,nasqai auvtou.j mhde. a;rton fagei/n).32 (kai. evka,qhto peri. auvto.n o;cloj( kai. le,gousin auvtw/|\ ivdou. h` mh,thr sou kai. oi avdelfoi, sou Îkai. ai` avdelfai, souÐ e;xw zhtou/si,n se); [2] 5:21 (Kai. diapera,santoj tou/ VIhsou/ Îevn tw/| ploi,w|Ð pa,lin eivj to. pe,ran sunh,cqh o;cloj polu.j evpV auvto,n( kai. h=n para. th.n qa,lassan) 24 b
(kai. avph/lqen metV auvtou/Å kai. hvkolou,qei auvtw/| o;cloj polu.j kai. sune,qlibon auvto,n); [3] 9:14 (Kai. evlqo,ntej pro.j tou.j maqhta.j ei=don o;clon polu.n peri. auvtou.j kai. grammatei/j suzhtou/ntaj pro.j auvtou,j).25 (usa il presente storico evpisuntre,cei: allude all’esistenza all’epoca di Mc di seguaci
incondizionati di Yešùac; come in 7:17.33 Yešùac non coinvolge questi seguaci nelle questioni che
riguardano il popolo ebraico per questo immediatamente e nonosante la sua resistenza libera il
figlio/popolo dal suo cattivo spirito). evpeti,mhsen 1:25 (esorcismo nella sinagoga); 3:12 ( alle folle: kai. polla. evpeti,ma auvtoi/j i[na mh. auvto.n fanero.n poih,swsin: correzione di qualcuno); 4:39 (tempesta); 8:30 (kai. evpeti,mhsen auvtoi/j i[na mhdeni. le,gwsin peri. auvtou/: correzione di qualcuno, 32. (id)33 (id); 9:25; 10:13 (id), 48 (id); ‘minacciò’
Yešùac, so rivolge alla rùa ih: Mateos,2.306: intimò.
tw/| pneu,mati: 1:8, 10, 12, 23, 26.27; 2:8; 3:11, 29f; 5:2, 8, 13; 6:7; 7:25; 8:12; 9:17, 20, 25; 12:36;
13:11; 14:38;
tw/| avkaqa,rtw|: 1:23, 26.27 (sinagoga); 3:11, 30; 5:2 (geraseno), 8, 13; 6:7; 7:25 (sirofenicia);
9:25; connivente con la morte (v 22) contrappoosto alla Rùaih Santa di YHWH che abita in Yešùac. Qui
per la prima volta è chiamato ‘impura’ (non di ordine rituale e neppure morale: sta dalla parte del
maligno). Mateos,2,311 (non usa indemoniato né demonio come in 5:15 ss; 7:26 ss) Id,320:
incompatibile con la Rùaih di YHWH in parallelo con quella della sinagoga (1:23.26.27) quella del
geraseno (5:2.8.13) e quella della figlia della sirofenicia (7:25).
auvtw/|: enfatico; lo chiama usando le sue caratteristiche.
to. a;lalon kai. kwfo.n pneu/ma: art +N = vocativo. Zerwich,103: art: loco vocativi. GB 23.
a;lalon :v 17; 7:37: “muta”, dall’effetto prodotto dalla sua presenza sul piccolo.
kwfo.n: 7:32 (deaf), 37 (deaf); 9:25 (deaf); Matt 9:32f; 11:5; 12:22; 15:30f; Luke 1:22; 7:22;
11:14: adj vocat N s unable to articulate or speak, mute ; with special reference to demonic interference
Mt 9:32 ss; 12:22; Lk 11:14 add. “sorda”: come farà a sentire la voce di Yešùac se non guarito per suo
intervento? Deve sentire per andarsene. Yešùac gli fa sentire il suo ordine. Qui ‘sorda’ è più appropriato
di ‘muta’. Mateos,2,320: questo popolo non si espime e chiede aiuto né ascolta quando qualcuno glielo
offre (cfr 7:37): si isola nella sua depressione suicida e non consente che lo allontanino da essa. Yešùac
infrange questa barriera.
evgw.: pronome usato per Yešùac: 6:50; 9:25; 10:38.39; 11:33; (13:6); 14:36, 58, 62: espressione
solenne: posizione enfatica del pronome. Potenza contro gli ostacoli per la liberazione. Qui impegna la
sua autorità là dove i talmiydìym (non profodamente uniti a lui) non sono riusciti a guarire.
evpita,ssw: 1:27 (kai. toi/j pneu,masi toi/j avkaqa,rtoij evpita,ssei( kai. upakou,ousin auvtw/|); 6:27,
39; 9:25; Lk. 4:36; 8:25, 31; 14:22; Acts 23:2; Phlm. 1:8 ‘ordino/comando’.
soi: D 1:11, 24; 2:11, 18; 4:38; 5:7, 9, 19, 41; 6:18, 22f; 9:5, 25; 10:28, 51; 11:28; 12:14; 14:30f,
36;
e;xelqe: 1:25. 26, 28f, 35, 38, 45; 2:12f; 3:6, 21; 4:3; 5:2, 8, 13, 30; 6:1, 10, 12, 24, 34, 54; 7:29ff;
8:11, 27; 9:25f, 29f; 11:11f; 14:16, 26, 48, 68; 16:8, 20; imperat. evx auvtou/ mhke,ti: 1:45; 2:2; 9:25; 11:14;
eivse,lqh|j: 1:21, 45; 2:1, 26; 3:1, 27; 5:12f, 39; 6:10, 22, 25; 7:17, 24; 8:26; 9:25, 28, 43, 45, 47;
10:15, 23ff; 11:11, 15; 13:15; 14:14; 15:43; 16:5; Mateos,2,306: e non vi rientrare più (Id, 309: cong
aor : l’azione è completamente futura) Id, 320: pare superflua: ma Yešùac sa che la disposizione può
ripetersi: vuole una liberazione duratura e definitiva.
27
eivj auvto,n : ordine supplementare per il futuro; cfr 5:12. Un doppio comando. Un ritorno gli sarà
precluso. E’ la fine della rùaih impura. Cambio irreversibile ottenuto da Yešùac con la parola. E’ l’ultimo
esorcismo del libro. Focant,380: unica evocazione in Mc del timore che ritorni la rùaih nella sua vittima
(ma cfr Mt 12:43-45 e par; Lc 11:24-26).
[9:26] kai. kra,xaj kai. polla. spara,xaj evxh/lqen\ kai. evge,neto w`sei. nekro,j( w[ste tou.j pollou.j le,gein o[ti avpe,qanenÅ E, dopo aver urlato e avendolo scosso molto, uscì.
E divenne come morto, sì da dire tutti (i molti): È morto! aceYEw: APa;B. Avp.n:-ta, @roj.YIw: q[;c.YIw: `[w"g"-yKi Wrm.a' ~yBir:w> tMeK; ra;v.nI r[;N:h;w>
kra,xaj: 3:11; 5:5, 7; 9:24, 26; 10:47f; 11:9; 15:13f; part aor att N m [riferito a n! concordanza a
senso] s “call out, cry out, shout” ; cfr 5:7; Focant,371: gridando; Donahue-Harrington,246: Gridando.
Mateos,2,306: Tra grida e violente convulsioni (Id,321: pneu,ma non esce senza opporre resistenza; la
sua uscita significa prendere le distanze da un lungo passato: v 21 ‘dalla fanciullezza’).
spara,xaj: 1:26 (convulsioni nel posseduto nella sinagoga); 9:26; Luke 9:39; part aor act N m s
da spara,ssw tear, pull to and fro, convulse. Il composto al v al v 20 sunespa,raxen. Donahue-
Harrington,246: squotendolo. Questa agonia precede ciò che sembra una morte. Légasse,468 nota 57:
il maschile si spiega per il fatto che la rùa ih al v 25 un neutro è concepito come un essere personale; vedi
13:14; grido disarticolato di dolore. I due part rafforzano la descrizione della liberazione. Si confonde
il malato con la malattia. Focant,371: scuotendo(lo); Id, 380: con molta finezza Lagrange, 242: la
confusione tra spirito e il giovane è ancora più totale che non al v 20 (kai. ivdw.n auvto.n to. pneu/ma euvqu.j sunespa,raxen auvto,n( kai. pesw.n evpi. th/j gh/j evkuli,eto avfri,zwn), però per lo meno la forme maschili
kra,xaj kai. spara,xaj sono più lontane dal termine pneu,ma (citato anche in Mateos, 2,321, nota 34).
polla. : avverbiale: indica intensità.
evxh/lqen\: 1:25 ( fimw,qhti kai. e;xelqe evx auvtou/).26 (kai. spara,xan auvto.n to. pneu/ma to. avka,qarton kai. fwnh/san fwnh/| mega,lh| evxh/lqen evx auvtou/), 28.29, 35, 38, 45; 2:12f; 3:6, 21; 4:3; 5:2, 8 (e;legen ga.r auvtw/|\ e;xelqe to. pneu/ma to. avka,qarton evk tou/ avnqrw,pou), 13 (kai. evpe,treyen auvtoi/jÅ kai. evxelqo,nta ta. pneu,mata ta. avka,qarta eivsh/lqon eivj tou.j coi,rouj( kai. w[rmhsen h` avge,lh kata. tou/ krhmnou/ eivj th.n qa,lassan( w`j disci,lioi( kai. evpni,gonto evn th/| qala,ssh|), 30; 6:1, 10, 12, 24, 34, 54; 7:29 (kai. ei=pen auvth/|\ dia. tou/ton to.n lo,gon u[page( evxelh,luqen evk th/j qugatro,j sou to. daimo,nion),30 ( kai. avpelqou/sa eivj to.n oi=kon auvth/j eu-ren to. paidi,on beblhme,non evpi. th.n kli,nhn kai. to. daimo,nion evxelhluqo,j).31;
8:11, 27; 9:25 (evgw. evpita,ssw soi( e;xelqe evx auvtou/ kai. mhke,ti eivse,lqh|j eivj auvto,n) 26 (kai. kra,xaj kai. polla. spara,xaj evxh/lqen\ kai. evge,neto w`sei. nekro,j( w[ste tou.j pollou.j le,gein o[ti avpe,qanen), 29 (kai. ei=pen auvtoi/j\ tou/to to. ge,noj evn ouvdeni. du,natai evxelqei/n eiv mh. evn proseuch/|). 30; 11:11f; 14:16, 26,
48, 68; 16:8,[ 20]. Ex-eo.
w`sei. : 9:26; Matt 3:16; 9:36; 14:21; Luke 3:23; 9:14, 28; 22:41, 44, 59; 23:44; 24:11; Acts 1:15;
2:3, 41; 6:15; 10:3; 19:7; Rom 6:13; Heb 1:12; ma non lo era: era solo la fine della crisi epilettica e della
possessione. Questo lo sa il narratore! La rùaih era ostacolo alla vita pienamente umana!
nekro,j: 6:14; 9:9f, 26; 12:25ff; cfr Acts 20:9 (durante una veglia…). ‘come un corpo morto/ un
cadavere’. E’ un sonno. E’ la situazione richiamata dal padre al v 18 (kai. o[pou eva.n auvto.n katala,bh| r`h,ssei auvto,n( kai. avfri,zei kai. tri,zei tou.j ovdo,ntaj kai. xhrai,netai: ridotto in uno stato di rigidità).
Mateos,2,321: spingendo il popolo oppresso a rinnunciare a un risentimento tanto radicato, pare che gli
tolgano la vita. Questa è l’impressione generale: agli occhi di tutti questa rinuncia è stato un suicidio).
Ma è morte apparente: è l’effetto di una fatica come una attraversata nel lago in tempesta…come la
nascita dal fonte battesimale… w[ste 1:27 (kai. evqambh,qhsan a[pantej w[ste suzhtei/n pro.j eautou.j le,gontaj( Ti, evstin tou/toÈ didach. kainh. katV evxousi,an\ kai. toi/j pneu,masi toi/j avkaqa,rtoij evpita,ssei( kai. upakou,ousin auvtw/|), 45; 2:2, 12, 28; 3:10, 20; 4:1, 32, 37; 9:26; 10:8; 15:5: consecutivo. Ma la folla si inganna.
tou.j pollou.j: 1:34, 45; 2:2, 15; 3:7f, 10, 12; 4:1f, 5, 33; 5:9f, 21, 23f, 26, 38, 43; 6:2, 13, 20, 23,
31, 33ff; 7:4, 13; 8:1, 31; 9:12, 14, 26; 10:22, 31, 45, 48; 11:8; 12:5, 27, 37, 41, 43; 13:6, 26; 14:24, 56;
15:3, 41; qui pollou.j si riferisce alla folla. Semitismo: tutti. Forse compresi i dodici?
avpe,qanen: 5:35, 39; 9:26; 12:19ff; 15:44; illusione; lo scetticismo della folla è come il motivo in
9:15 dell’ammirazione, un motivo fuori luogo. Ma sbaglia nella valutazione! Noi seguiamo il narratore
che prosegue. Pesch,II,141,152: “sembra un conclusione corale parodiata, la parodia di una
acclamazione; la folla non constata la riuscita bensì il fallimento”.
[9:27] o de. VIhsou/j krath,saj th/j ceiro.j auvtou/ h;geiren auvto,n( kai. avne,sthÅ Ma Yešùac, presa la sua mano, lo alzò. Ed egli stette in piedi.
28
`~qoY"w: Whmeyqiy>w: Ady"B. qyzIx/h, [:WvyEw> o de.: avversativo VIhsou/j: N 1:9, 14, 17, 25; 2:5, 8, 17, 19; 3:7; 5:20, 30, 36; 6:4; 8:27; 9:2, 23, 25, 27, 39; 10:5,
14, 18, 21, 23f, 27, 29, 32, 38f, 42, 47, 49, 51f; 11:6, 22, 29, 33; 12:17, 24, 29, 34f; 13:2, 5; 14:6, 18,
27, 30, 48, 62, 72; 15:5, 34, 37; 16:8, 19; Yešùac deve intervenire con la sua mano come un sigillo al
cambiamento. Infonde la vita.
krath,saj : 1:31 (kai. proselqw.n h;geiren auvth.n krath,saj th/j ceiro,j\ kai. avfh/ken auvth.n o` pureto,j( kai. dihko,nei auvtoi/j); 3:21; 5:41 (kai. krath,saj th/j ceiro.j tou/ paidi,ou le,gei auvth/|\ taliqa koum( o[ evstin meqermhneuo,menon\ to. kora,sion( soi. le,gw( e;geire: non è morta, ma dorme!); 6:17; 7:3f,
8; 9:10, 27 (o de. VIhsou/j krath,saj th/j ceiro.j auvtou/ h;geiren auvto,n( kai. avne,sth); 12:12; 14:1, 44, 46,
49, 51. Sobrio gesto di potenza e di vicinanza (come ´ëliyyäºhû/Eliseo: 1 Re 17:18-24; 2 Re 4:29-37).
Mano della levatrice…Mateos,2,306: presolo per mano (Id,321: espressione usata in Mc solo quando
l’interessato è ebreo/a: significa il richiamo alla vita).
th/j ceiro.j: 1:31 (mano femminile), 41; 3:1, 3, 5; 5:23, 41 (mano femminile); 6:2, 5; 7:2f, 5, 32;
8:23, 25; 9:27, 31, 43; 10:16; 14:41, 46; 16:18; G part.
h;geiren : 1:31 (kai. proselqw.n h;geiren auvth.n krath,saj th/j ceiro,j\ kai. avfh/ken auvth.n o` pureto,j( kai. dihko,nei auvtoi/j); 2:9, 11f; 3:3; 4:27, 38; 5:41; 6:14, 16; 9:27; 10:49; 12:26; 13:8, 22; 14:28, 42;
16:6,[14] da evgei,rw: ‘lo rialzò’. Evoca l’idea della risurrezione. Focant,371: lo risvegliò. Mateos,2,306:
lo sollevò (Id,321: (senso figurato) lo solleva e gli dà la capacità di stare in piedi; come in 5:41 il popolo
rappresentato dalla figlia di Giairo anche questo era un morto in vita; qui poi non dà istruzioni né al
padre né parla al figlio: indizio del fatto che entrambe le figure rappresentano la folla stessa alla quale
Yešùac ha infuso la speranza nella sua persona e nella sua opera).
kai. avne,sth : 1:35; 2:14; 3:26; 5:42 (della figlia di Giaro); 7:24; 8:31; 9:9f, 27, 31; 10:1, 34;
12:23, 25; 14:57, 60; [16:9 ] ; intransitivo; ‘egli stette in piedi’. Anche questo verbo richiama la
risurrezione. Nuova nascita. Inizio del cammino in postura eretta, umana per il cammino davanti a lui.
Tutti immaginano che ascolterà benissimo la parola e che parlerà lodando YHWH anche se il narratore
non lo dice. Mateos,2,306: ed egli si alzò in piedi (cfr v 26 w`sei. nekro,j). Focant,371: si alzò. Standaert,
II, 515-516: il linguaggio è carico di reminiscenze pasquali e battesimali. La descrizione della terapia
delinea un percorso nel quale il passaggio attraverso la morte per accedere ad una vita liberata dal
dominio del demonio e donata da un atto salvifico di YHWH richiama il percorso pasquale e battesimale
di Yešùac e di ogni credente (NB che Lc elimina ciò che ricorda la morte e risurrezione dell’epilettico).
Lo ricrea alla vita. Il racconto termina senza la reazione dei presenti. Bruscamente, senza finale
trionfale. Il narratore è infatti interessato ai problemi dei talmiydìym che ora tratta, spostandosi in una
casa.
[9:28] kai. eivselqo,ntoj auvtou/ eivj oi=kon oi` maqhtai. auvtou/ katV ivdi,an evphrw,twn auvto,n( {Oti h`mei/j ouvk hvdunh,qhmen evkbalei/n auvto,È E, entrato egli in casa, i suoi talmiydìym in privato gli domandavano:
Perché noi non abbiamo potuto scacciarla? wyd"ymil.T; Atao Wla]v.YIw: ht'y>B;h; AaboB. yhiy>w:
`Avr>g"l. Wnx.n:a] WndEy" ha'c.m' al{ [:WDm; ATai ~D"b;l. ~hew> [9:29] kai. ei=pen auvtoi/j( Tou/to to. ge,noj evn ouvdeni. du,natai evxelqei/n eiv mh. evn proseuch/|Å E disse loro:
Questo genere, in nessun (modo) può essere uscire se non nella ( = con la) preghiera. `~Acb.W hL'pit.Bi-~ai yKi vr"gOy>-al{ hz<K' [r" x:Wr !ymi ~h,ylea] rm,aYOw:
kai. : Mateos,2,323: Quando. eivselqo,ntoj: 5:2.18; 10:17; 11:27; 13:1.3; part aor. Focant,371: e come entrava in una casa.
Standaert,II,516: genitivo ass non proprio classico dato che il soggetto ricompare come possessivo e
come oggetto diretto del verbo principale.
eivj oi=kon: 2:1, 11, 26; 3:20; 5:19, 38; 7:17, 30; 8:3, 26; 9:28; 11:17; Mateos,2,324: con valore
determinato (Id, 324: come in 3:20 ‘casa’ ove stanno solo i talmiydìym e in cui entra Yešùac è
fugurativamente quella dell’Yisra’el messianico costituito da Dodici; per questo in questa casa non è
mai presente l’altro gruppo di seguaci). Mc ora si interessa del fallimento dei Nove (anche dei Tre?) in
una dimensione privata lontano dalla folla. La stessa struttura di 4:10 continuerà nella sezione
successiva.
katV ivdi,an: 4:34; 6:31.32; 7:33; 9:2, 28; 13:3; cfr kata. mo,naj: 4:10; 9:2 (katV ivdi,an mo,nouj); ed
oivki,a in 7:24; 9:33; 10:10). ‘in disparte’. Mateos,2,324: indica incomprensione come nei passi
precedenti in cui appare. Donahue-Harrington,246 : in privato (id, 248: non riescono a capire il motivo
29
del loro insuccesso nel compiere l’esorcismo cosa che Yešùac faceva tanto facilmente e per la quale li
aveva autorizzati a fare altrettanto ).
oi maqhtai. auvtou/: accusati di incapacità da parte del padre del ragazzo : v 18. E consapevoli del
loro fallimento precedente. evphrw,twn: 5:9; 7:5, 17; 8:23, 27, 29; 9:11, 16, 21, 28, 32f; 10:2, 10, 17; 11:29; 12:18, 28, 34;
13:3; 14:60f; 15:2, 4, 44; indicat imperf. Ma Mateos,2,323:gli chiesero. I talmiydìym (pur avendo già
ricevuto risposte in 19 e 23) domandavano con insistenza a Yešùac:
{Oti : = dia. ti,. Tipico di Mc per introdurre una domanda diretta; cfr 2:16; interrogativo nello
stile diretto. Zerwich,222. Non si spiegano la loro incapacità. Stupore senza comprensione che
l’inefficacia dipende dalla loro non comprensione del mistero di Yešùac (non accettano il suo programma
messianico). La loro adesione a Yešùac era insufficiente.
h`mei/j: enfatico; cfr v 16 .18
auvto,: pronome personale A n s. Si riferiscono al loro fallimento di cui al v 18; essi avevano un
fiducia insufficiente nell’autorità di Yešùac; ma ci si riferisce anche alla situazione della chiesa
postpasquale?
kai. ei=pen auvtoi/j: introduzione semplice. Yešùac dichiara. Mateos,2,323: rispose (Id, 325:
risposta non diretta; allude al v 24 alla richiesta del padre che ha ottenuto la liberazione del figlio Yešùac
fa capire che devono ricorrere a lui perché li aiuti a raggiungere la pienezza della fede. Dovranno
chiedere di essere liberati dalla loro mancanza di fede ed allora saranno in grado di liberare gli altri). to. ge,noj: 7:26; 9:29; ( possibile collegamenteo con genea,: 8:12, 38; 9:19 (mancante di fede: w= genea. a;pistoj); 13:30?) ‘genere, tipologia, classe’; ‘specie’ in senso dispregiativo; stabilisce una
distinzione tra rûHôt immonde (alcune sono più difficili da trattere di altre): infatti i talmiydìym hanno
trovato in questa difficoltà.
evn ouvdeni.: “da nessuno” o “con niente”; Zerwich,103: evn strumentale = per GB 89; Iersel,278:
per evidenziare il doppio significato bisognerebbe tradurre: “Questa specie non può essere cacciata da
niente o nessuno se non con la preghiera”, alla quale però Yešùac non ha fatto ricorso! Mateos,2,323: se
non (let ‘con niente se non è’).
du,natai : 1:40, 45; 2:4, 7, 19; 3:20, 23ff; 4:32f; 5:3; 6:5, 19; 7:15, 18, 24; 8:4; 9:3, 22f, 28f, 39;
10:26, 38f; 14:5, 7; 15:31; evxelqei/n:1:25f, 28f, 35, 38, 45; 2:12f; 3:6, 21; 4:3; 5:2, 8, 13, 30; 6:1, 10, 12, 24, 34, 54; 7:29ff;
8:11, 27; 9:25.26, 29.30; 11:11f; 14:16, 26, 48, 68; 16:8, 20; aor perfettico: ‘uscire’: effetto dal cacciare:
essere scacciato; effetto invece della causa. eiv mh. : duplice negazione tipica di Mc. evn proseuch/|: 9:29; 11:17 ( = Is 56:7 LXX); Matt 21:13, 22; Luke 6:12; 19:46; 22:45; preghiera
di richiesta rivolgendosi a YHWH (Gnilka, II,49). Qui a Yešùac in 22.24. Essi non si sono ancora affidati
a Lui. E’ implicito che questa preghiera mancasse nell’azione dei talmiydìym e probabilmente Mc
critica la prassi della chiesa che se ne stava dimenticando (o ricorrendo a pratiche magiche?). Qui
sembra che Mc cerchi di risolvere un problema della sua chiesa. Questo più che un racconto di una
guarigione/miracolo è una catechesi: insegna ai talmiydìym ed al lettore come partecipare a questo
potere vittorioso sulle forze del male. E’ coerente con l’enfasi data da tutto il racconto alla fede che
doveva mancare ai talmiydìym visto il loro fallimento nel cacciare il demonio. Focant,380: è possibile
la pratica dell’esorcismo abbia posto dei problemi nella comunità primitiva e che dietro il fallimento
dei talmiydìym s’intraveda quello degli esorcisti cristiani (Gnilka,II,45-46). Nota che Yešùac non ha
fatto precedere immediatamente la preghiera ed ha affermato che tutto è possibile a colui che crede.
Stupisce quindi la sua risposta. Infine due elementi sono compresenti: il credere ed il pregare. Mateos,
2,323: chiedendolo (let con una petizione). Focant,378: il racconto ha messo in scena due
trasformazioni: quella del ragazzo e quella del padre.
Compendio di viaggio: inizio: 30; arrivo:33 a.
[9:30T] Kavkei/qen evxelqo,ntej pareporeu,onto dia. th/j Galilai,aj( kai. ouvk h;qelen i[na tij gnoi/\ E di là essendo usciti, camminavano attraverso la Gälîl.
E non voleva che alcuno lo sapesse. `vyail. [d:W"hil. ~v' hb'a' al{w> lyliG"b; Wrb.[;Y:w: ~V'mi Wac.YEw:
[9:31T] evdi,dasken ga.r tou.j maqhta.j auvtou/ kai. e;legen auvtoi/j o[ti ~O ui`o.j tou/ avnqrw,pou paradi,dotai eivj cei/raj avnqrw,pwn( kai. avpoktenou/sin auvto,n(
30
kai. avpoktanqei.j meta. trei/j h`me,raj avnasth,setaiÅ Insegnava infatti ai suoi talmiydìym. E diceva loro:
Il Figlio dell’uomo è consegnato in mani d’uomini; e lo uccideranno;
e, (pur essedo stato)ucciso, dopo tre giorni, risorgerà. ~h,ynEp.li ~yfil'w> wyd"ymil.t;l. dMel;l. AT[i vyDIq.hi yKi Whtuymiy> rv,a] ~yvin"a] ydEyBi rgES'yI ~d"a'h'-!B, %yae `yx'w" yviyliV.h; ~AYB; ~Wqy" tm;Wy rv,a] yrEx]a;w>
Kavkei/qen: 9:30 apax Mc; avv contratto da kai, (and) and evkei/qen [6:1a, 10f; 7:24; 10:1a] (from
there); denoting extension of place and from there, and from that place da un punto sul territorio fuori
della Gälîl. O dalla “casa”, nella redazione attuale (v 28; Pesch,II,158); o dalla regione di Cesarea di
Filippo ( 8:27-33; 9:2-13) ove per Mc si sono svolti i fatti, da dove ha inizio il viaggio verso yürûšäläºim;
Lagrange, 243: dalla regione di Cesarea di Filippo. La nota geografica nel v 30 è infatti in relazione al
suo viaggio verso yürûšäläºim. Qui finisce il suo periodo galileano. Segue un’istruzione fatta ai
talmiydìym durante questo viaggio verso yürûšäläºim (come anche la terza istruzione). Frase
programmatica simile a 1:14 (Meta. de. to. paradoqh/nai to.n VIwa,nnhn h=lqen o` VIhsou/j eivj th.n Galilai,an khru,sswn to. euvagge,lion tou/ qeou/) o 7:24 (VEkei/qen de. avnasta.j avph/lqen eivj ta. o[ria Tu,rouÅ Kai. eivselqw.n eivj oivki,an ouvde,na h;qelen gnw/nai( kai. ouvk hvdunh,qh laqei/n\). Taylor,402: la narrazione appare
costruita da Mc sulla base della tradizione.
evxelqo,ntej: 1:25f, 28.29, 35, 38, 45; 2:12f; 3:6, 21; 4:3; 5:2, 8, 13, 30; 6:1, 10, 12, 24, 34, 54;
7:29ff; 8:11, 27; 9:25f, 29.30; 11:11f; 14:16, 26, 48, 68; [16:8, 20]; pl tutti insieme come al v 33 (incl).
Focant,380: uscendo. Donahue-Harrington,251 : Partiti di là.
pareporeu,onto 2:23 (simply go); 9:30 (simply go); 11:20 (pass by); 15:29(pass by) ; Matt 27:39
(pass by); indicat imperf medio o passivo deponent 3 pl da paraporeu,omai go or pass by ‘andavano
camminando lungo /attraverso’ Azione immaginata durare nel tempo. Mateos,2,335: attraversavano
(Id,337: verso S verso Kefar-naihùm). Zerwich,104: praeter-gredior, peragro, permeo (hebr..? da cabar o
praetereo o peragro).
dia. th/j Galilai,aj: 1:9, 14, 16, 28, 39; 3:7; 6:21; 7:31; 9:30; 14:28; 15:41; 16:7; cfr 8:27; verso
yürûšäläºim in modo decisivo dal v 32
kai.: avversativa.
ouvk h;qelen: 1:40f; 3:13; 6:19, 22, 25f, 48; 7:24; 8:34f; 9:13, 30, 35; 10:35f, 43f, 51; 12:38; 14:7,
12, 36; 15:9, 12; indicat imperf 3 s. gnoi/: 4:13 (understand, comprehend); 5:29 (perceive, notice, realize), 43; 6:38 (learn (of),
ascertain, find out); 7:24 (perceive, notice, realize); 8:17; 9:30; 12:12; 13:28f; 15:10, 45 (learn (of),
ascertain, find out); cong aor att 3 s. Cfr 5:43; 7:24; i tentativi di sfuggire le folle sono finora falliti:
1:45; 2:2...!. Il motivo del viaggio in incognito è per l’istruzione dei talmiydìym. Questo motivo va fino
al v 50. Tema redazionale che si deve riferire al fatto storico del suo ritiro per istruire i talmiydìym.
evdi,dasken: 1:21f; 2:13; 4:1f; 6:2, 6, 30, 34; 7:7; 8:31 (per la prima volta insegna ai talmiydìym
dopo la dichiarazione messianica sul suo destino; ma la reazione di Pietro ‘satana’ lo porta ad insistere
sul punto cruciale della sua identità); 9:31 (insegna per la seconda volta ai talmiydìym); 10:1; 11:17;
12:14, 35; 14:49; imperf di durata. Seconda e ultima volta che Yešùac insegna ai talmiydìym. La volontà
di istruirli in privato è andata senza effetto in 3:20; 6:31-34. Adesso non desidera essere interrotto: per
questo il viaggio è in incognito. E’ importante formare il gruppo per la missione in futuro.
L’atteggiamento di Keyfà’-Petros è sufficiente per continuare l’istruzione. Solo Mc chiama questo
istruzione. Ascoltarla è avere un modello da imitare esempio da seguire per il discepolo destinatario.
ga.r: motivo del precedente passare in incognito in Gälîl; vuole insegnare al gruppo di Dodici.
tou.j maqhta.j: i Dodici?
e;legen: imperf: (pleonastico) dottrina esposta in tutti i suoi aspetti lungo il cammino, usando il
cammino... con piena lucidità di Yešùac sulla sua sorte e coraggio; elenca solo i fatti venturi; cfr 8:31:
qui la predizione è la più breve: manca dei/; non richiama il TNK meta. trei/j h`me,raj; omette tutti i
particolari in relazione ai responsabili kai. avpodokimasqh/nai upo. tw/n presbute,rwn kai. tw/n avrciere,wn kai. tw/n grammate,wn [forse è il nucleo più antico delle parole di Yešùac relativa alla sua morte violenta]
o[ti: declarativum.
~O ui`o.j tou/ avnqrw,pou: Mateos,2,338: ha valore di inclusione con Yešùac vengono indicati tutti
quelli che seguono il suo camino.
paradi,dotai: 1:14 (passione del precursore: inf aor passivo); 3:19 (passione: indic aor att: colui
che lo consegnò-tradì; sul piano storico è Giuda); 4:29 (cong aor att; allow, permit); 7:13 (indicat aor
att hand down, pass on, transmit, relate, teach oral or written tradition); 9:31 (usato per la prima volta
31
per la sua passione di Yešùac: indicat pres pas 3 s: passivo divino; Pesch,II.158s: forma passiva riferita
a YHWH; Lagrange,243; Taylor,480; Gnilka,II,54: in linea con 8:31 ‘deve’ alla luce di Is 53:6.12 LXX
(nega il prallelismo Mateos); Focant,381: potrebbe trattarsi di un passivo divino, ma può anche essere
inderminato; id,382: nelle ricorrenze al passivo (1:14; 9:31;10:33;14:21.41) non è sicuro che l’agente
sottinteso sia Dio; Mateos, 2,339: contro l’intepretazione del passivo divino è 3:19 su Giuda: allude
quindi in primo luogo a Giuda (3:19); in secondo a quanto è accaduto a Yo ihanàn; la sua consegna fu
infatti opera di agenti umani: 6:17); 10:33 (passione; agenti umani : bis o[ti VIdou. avnabai,nomen eivj ~Ieroso,luma( kai. o` ui`o.j tou/ avnqrw,pou paradoqh,setai toi/j avrciereu/sin kai. toi/j grammateu/sin( kai. katakrinou/sin auvto.n qana,tw| kai. paradw,sousin auvto.n toi/j e;qnesin ind fut pass 3 s + ind fut att 3 pl
); 13:9 (talmiydìym: ind fut att), 11 (talmiydìym: part pres att hand over, give (over), deliver, give up).
12 (talmiydìym: indi fat att; id); 14:10 (passione: cong aor att).11 (passione: cong aor att), 18 (passione:
ind fut att), 21 (passione: indic pres pass 3 s o[ti o` me.n ui`o.j tou/ avnqrw,pou upa,gei kaqw.j ge,graptai peri. auvtou/( ouvai. de. tw/| avnqrw,pw| evkei,nw| diV ou- o ui`o.j tou/ avnqrw,pou paradi,dotai) richiama
chiaramente Giuda come il soggetto che consegna; Focant,382: anche se si interpreta come passivo
divino, non bisogna tralasciare il ruolo di Giuda), 41 (ind pres pas 3 s h=lqen h` w[ra( ivdou. paradi,dotai o ui`o.j tou/ avnqrw,pou eivj ta.j cei/raj tw/n a`martwlw/n).42 (part pres att N m s ivdou. o paradidou,j me h;ggiken : richiama Giuda), 44 (part pres att N m s); 15:1 (agenti umani che consegnano Yešùac : ind aor
att 3 pl), 10 (ind pluperfect att 3 pl), 15 (agenti umani che consegnano Yešùac: ind aor att 3 s hand over,
give (over), deliver, give up); presente con sfumatura di futuro profetico; (la cosa è certa; cfr Mt 12,22);
Mateos,2,335: pres per futruro ‘consegnare’. Donahue-Harrington, 252: la voce passiva lascia
imprecisata l’identità dell’agente. Sul piano storico : Giuda. L’uso ricorrente alimenta l’idea che è Dio
il vero agente dietro la passione e che ogni cosa si svolge secondo il suo piano. Focant,381: eco di Dan
7:25 (kai. paradoqh,setai pa,nta eivj ta.j cei/raj auvtou/ e[wj kairou/ kai. kairw/n kai. e[wj h`mi,souj kairou/: nelle mani di Antioco IV) più che Is 53.6.12.
eivj cei/raj: 1:31, 41; 3:1, 3, 5; 5:23, 41; 6:2, 5; 7:2f, 5, 32; 8:23, 25; 9:27, 31, 43; 10:16; 14:41
(violenza), 46 (violenza); 16:18; cfr Acts 21:11; 28: 17; Lev 25:26; Deut 1:27; 2 Sam 24:14; 2 Kgs
21:14; 1 Macc 4:30f; Ps 105: 41f; Job 9:24; 16:11; Zech 11:6; Jer 26:24; Dan 7:25; 11:11. Violenza
delle mani che agiranno per la morte. Per mano di criminali (ma non da criminale). avnqrw,pwn: pl 1:17; 3:28; 7:7.8 ( avfe,ntej th.n evntolh.n tou/ qeou/ kratei/te th.n para,dosin tw/n avnqrw,pwn), 21; 8:24 , 27 (ti,na me le,gousin oi a;nqrwpoi ei=naiÈ), 33 ({Upage ovpi,sw mou( Satana/( o[ti ouv fronei/j ta. tou/ qeou/ avlla. ta. tw/n avnqrw,pwn); 9:31 (s e pl ; Zerwich, 104 defectus art non urgendus:
expressio praepositionalis et status constructus BG 136); 10:27; 11:2, 30, 32; 12:14; generico; s 1:23;
2:10, 27f; 3:1, 3, 5; 4:26; 5:2, 8; 7:11, 15, 18, 20, 23; 8:31, 36ff; 9:9, 12, 31; 10:7, 9, 33, 45; 12:1; 13:26,
34; 14:13, 21, 41 (violenza), 62, 71; 15:39; opposizione tra o ui`o.j tou/ avnqrw,pou e avnqrw,pwn.
Mateos,2,335: nelle mani di certi uomini (Id,338: coloro che non conoscono la pienezza dell’ umanità
nè aspirano ad essa; al alcuni di essi il figlio dell’uomo risulta odioso ed adoperano ogni mezzo per
eliminarlo (corrispondono a ‘le fiere’ del deserto 1:13 in mezzo alle quali si trova Yešùac e si
troveranno i suoi; ancora visto che la pienezza dell’uomo è l’amore attivo che non esclude nè individui
nè popoli ed agisce vantaggio della crescita umana [4,11: amore universale di YHWH che vuole
diffondere la vita a tutti senza distinzione di individui o di popoli come in 4;26-29 e 6:34.46; 8:1-9)]
questi uomini sono coloro che sono privi di tale amore e lo aborriscono perchè contrario ai loro ideali e
interessi; sacrificano l’uomo per una ideologia o per il desiderio di lucro o per ragioni religiose o etiche
quelli che dominano e sottomettono sopprimendo la libertà; gli oppressori di ogni specie. Tra questi i
menzionati in 8:31 e come altri. Capi religiosi direttamente implicati nel fare urgenza a Pilato;
Légasse,473: ottica generale e pessimista sulla natura umana presentata come brutale per definizione.
Ma Focant,381: non è sicuro che tale generalizzazione tradisca un pessimismo radicale riguardo alla
natura umana.
avpoktenou/sin: 3:4 (inf aor att); 6:19 (id); 8:31 (inf aor pass); 9:31 (bis) ; 10:34 (ind fut att); 12:5
(avpe,kteinan( kai. pollou.j a;llouj( ou]j me.n de,rontej( ou]j de. avpokte,nnontejÅ ind aor att 3 pl + part pres
att N m pl), 7 ( subjunctive aor att 1 pl) 8 (ind aor att 3 pl) ; 14:1 (cong aor att 3 pl); ind fut att 3 pl +
part aor pass N m s. ‘essi lo uccideranno’... ‘e pur essendo stato ucciso’: insitenza sulla morte per la
duplice occorrenza del verbo. Mateos, 2,335 ‘anche se lo uccideranno’ (in opposizione al vb seguente
acquista valore concessivo): o impersonale o gli ‘uomini’ nelle cui mani è consegnato. Mancano le
informazioni corcostanziali delle altre due : è la forma primitiva delle predizioni ? Nulla sulla croce.
avnasth,setai :1:35; 2:14; 3:26; 5:42; 7:24; 8:31; 9:9f, 27, 31; 10:1, 34; 12:23, 25; 14:57, 60;
16:9; ind fut medio 3 s; formulazione attiva. La morte non ha vittoria. Mateos,2,339: calma la
preoccupazione dei suoi davanti alla morte senza combattimento né gloria : ma questa non è una
sconfitta poiché non mette fine alla vita, ma dà inizio ad un’esistenza gloriosa.
32
Rispetto al primo annuncio: manca menzione della sofferenza, della sua necessità e manca
l’accenno alle autorità del tempio. Stanadert,II,519: struttura marciana: prova (consegnato, ucciso,
messo morte) / vittoria finale. Nella sua semplicità questa formula viene considerata il nocciolo più
antico di tutte le formule nelle quali Yešùac parla del suo destino. Nella sua sobrietà essa è quanto mai
misteriosa specialmente con questo verbo ‘consegnato nelle mani di...’
[9:32T] oi de. hvgno,oun to. r`h/ma( kai. evfobou/nto auvto.n evperwth/saiÅ Essi, però, non capivano questa parola
e avevano paura di interrogarlo. `Atao laov.li War>yYIw: Arb'D>-ta, Wnybihe al{ ~hew>
oi de.: 6: 49; 8: 28; 9: 32, 34; 10:4, 13, 24, 26, 32,37, 39; 11:6; 12:16 (bis); 13: 31; 14:11,55
(sommi sacerdoti), 64; ‘ma essi’. Avvesativa.
hvgno,oun: 9:32; Luke 9:45; Acts 13:27; 17:23; Rom 1:13; 2:4; 6:3; 7:1; 10:3; 11:25; 1 Cor 10:1;
12:1; 14:38; 2 Cor 1:8; 2:11; 6:9; Gal 1:22; 1 Thess 4:13; 1 Tim 1:13; Heb 5:2; 2 Pet 2:12; da avgnoe,w:
apax Mc; imperf . ‘non sapevano’; nel contesto ‘non intendevano / non comprendevano’. Zerwich, 104:
qui: non intelligo. Pesch,II,160: ‘non volevano intendere’. Anche i tre della trasfigurazione non
capiscono e non pongono alcuna domanda. L’effetto di questo secondo annuncio non è il rifiuto
(contestazione) come quello di Keyfà’-Petros in 8:31s, ma l’incomprensione. Come quella è una
reazione inadeguata. Il motivo dell’incomprensione sembra essere redazionale.
to. : anaforico. r`h/ma: 9:32; 14:72; parola, discorso; Mateos,2,335: queste parole; Standaert,II,519: questa
incomprensione dei talmiydìym rende per i lettori questa parola misteriosa ancora più preziosa persino
più intrigante…Cfr 9:9.
kai. evfobou/nto: 4:41; 5:15, 33, 36; 6:20, 50; 9:32; 10:32; 11:18, 32; 12:12; 16:8; cfr 9:6; indicat
imperfetto: non interrogavano per non avere risposte certe.
evperwth/sai: 5:9; 7:5, 17; 8:23, 27, 29; 9:11, 16, 21, 28, 32.33 (evphrw,ta auvtou,j: li interroga lui!);
10:2, 10, 17; 11:29; 12:18, 28, 34 (kai. ouvdei.j ouvke,ti evto,lma auvto.n evperwth/sai); 13:3; 14:60f; 15:2, 4,
44; incapaci di capire la parola, timorosi di interrogare Yeshuac. Ma li interrogherà lui! Non accetta il
silenzio o la paura: continuerà nel suo insegnamento, come dopo ogni annuncio della passione.
Regrediscono sempre di più…
[9:33T a] Kai. h=lqon eivj Kafarnaou,mÅ E vennero in Cafarnao. ~Wxn:-rp;K.-la, WaboY"w:
Kai. h=lqon: Yešùac ed i suoi Dodici alunni.
eivj Kafarnaou,m: 1:21 (inizio attività pubblica; la gente della città vuole fare di lui un capo
politico (1:35-38: kai. eu-ron auvto.n kai. le,gousin auvtw/| o[ti pa,ntej zhtou/si,n se); 2:1 (dopo la
predicazione in Gälîl torna ed espone (Mateos, 2,341) alla folla nella ‘casa’ il proprio messaggio
universalistico che fu accettato e il primo frutto di questa apertura è Levi escluso da Yisra’el ma
chiamato da Yešùac (2:14); in seguito a questa chiamata viene costituta la casa-focolare prima comunità
mista nella quale stavano a tavola con Yešùac sia i talmiydìym (Yisra’el) che gli esattori e i miscredenti
(esclusi dal popolo); 9:33; cfr Matt 4:13; 8:5; 11:23; 17:24; Luke 4:23, 31; 7:1; 10:15; John 2:12; 4:46;
6:17, 24, 59. Una sosta nel viaggio di cui al v 30; la sosta ha lo scopo di fornire il contesto per un
insegnamento poco compatibile con il viaggio. E’ la terza e ultima localizzazione in questo villaggio.
Forse a casa di Pietro (alcuni pensano sia la casa di Yešùac: 2:1.15).
[9:33 T b] kai. evn th/| oivki,a| geno,menoj evphrw,ta auvtou,j( Ti, evn th/| odw/| dielogi,zesqeÈ Ed essendo egli nella casa, domandava loro:
Di che discutevate nella via? `%r<D"B; ~k,ynEybe Wyh' ~yrIb'd>W !yDI-hm; ~t'ao la;v.YIw: tyIB;b; yhiy>w: [9:34 T] oi de. evsiw,pwn\ pro.j avllh,louj ga.r diele,cqhsan evn th/| odw/| ti,j mei,zwnÅ Ma essi tacevano:
tra loro infatti avevano discusso nella via chi (fosse) il più grande. `~h,B' lAdG"h; aWh ymi %r<D<B; ~h,ynEybe Wbr" yKi rb'd" Wn[' al{w>
geno,menoj : part aor : 1:32; 4:17, 35; 6:2, 21, 26, 35, 47; 9:33; 14:17; 15:33, 42; 16:10; m s.
Sostituisce il verbo essere. Non è espresso in nome di Yešùac. Manca anche la parola ‘discepolo’. Essi
33
giungono insieme (h=lqon); ma nella casa è notata solo la sua presenza; i talmiydìym anche se sono lì
gli sono veramente distanti!
evn th/| oivki,a|: 1:29; 2:15; 3:25, 27; 6:4, 10; 7:24; 9:33 (con art); 10:10, 29f; 12:40; 13:15, 34f;
14:3; oi=koj 2:1, 11, 26; 3:20; 5:19, 38; 7:17, 30; 8:3, 26; 9:28; 11:17; luogo schematico per le
conversazioni di Yešùac con i talmiydìym; la stessa casa di 1:29; 2:1 usando il f con art;…casa di Pietro
e di Andrea presso (il suocero e) la suocera di Pietro. Sono gli stessi luoghi di 1:21 ss. Tutto sembra
svolgersi in questa casa per il resto del capitolo 9 fino a 10:1 ove sarà indicata una nuova partenza. Qui
Mc pone insegnamenti con conseguenze comunitarie per i talmiydìym. Mateos,2,345: come in 2:15 ove
era la figura della comunità in cui sono presenti i due gruppi di seguaci; i Talmiydìym e ‘gli esattori e i
miscredenti’.
evphrw,ta : indicat imperfect active 3 s. Mateos,2,343, Donahue-Harrington,251: chiese. Egli
interroga coloro che non osavano interrogarlo. Ironia del narratore.
auvtou,j: rompendo come in 8:27 la consuetudine dei maestri ebrei: Légasse,479
evn th/| odw/| : 1:2f; 2:23; 4:4, 15; 6:8; 8:3, 27; 9:33 (ti, evn th/| odw/|).34 (evn th/| odw/|); 10:17, 32, 46,
52; 11:8; 12:14; che si contrappone a ‘casa’. Richiama la via di Yešùac verso Yerušalàiym. Via che i
talmiydìym dovrebbero fare propria per diventare tali.
Ti, dielogi,zesqeÈ: 2:6 (senso pubblico: negativo: dibattere e discutere animosamente: kai. dialogizo,menoi evn tai/j kardi,aij auvtw/n\), 8 (id: kai. euvqu.j evpignou.j o` VIhsou/j tw/| pneu,mati auvtou/ o[ti ou[twj dialogi,zontai evn eautoi/j le,gei auvtoi/j\ ti, tau/ta dialogi,zesqe evn tai/j kardi,aij umw/nÈ); 8:16
(senso pubblico: negativo: dibattere e discutere animosamente: kai. dielogi,zonto pro.j avllh,louj o[ti a;rtouj ouvk e;cousinÅ).17 (id.: kai. gnou.j le,gei auvtoi/j\ ti, dialogi,zesqe o[ti a;rtouj ouvk e;ceteÈ ou;pw noei/te ouvde. suni,eteÈ pepwrwme,nhn e;cete th.n kardi,an umw/nÈ); 9:33; 11:31 (senso pubblico: negativo:
dibattere e discutere animosamente: kai. dielogi,zonto pro.j eautou.j le,gontej\ eva.n ei;pwmen\ evx ouvranou/( evrei/\ dia. ti, Îou=nÐ ouvk evpisteu,sate auvtw/|È); indicat imperf medio 2 pl. Il verbo è usato anche per
introdurre pensieri interiori di avversari: qualificati negativamente. Anche qui potrebbe essere il caso: i
talmiydìym discutono restando in superficie. La domanda così si colora di un sorriso ironico in contrasto
con quello che ha appena detto loro del Figlio dell’uomo e del suo destino. Essi si preoccupano di loro
stessi, della gerarchia comunitaria! Donahue-Harrington,252: il senso in cui è usato qui e nel v che
segue probabilmente è sufficiente a spiegare l’imbarazzo che i talmiydìym mostrano con il loro silenzio
in 9:34.
oi de.: 6: 49; 8: 28; 9: 32 (non osano interrogarlo), 34 (si vergognano a rispondere); 10:4, 13, 24,
26, 32,37, 39; 11:6; 12:16 (bis); 13: 31; 14:11,55 (sommi sacerdoti), 64; ‘ma essi’.
evsiw,pwn: 3:4 (kai. le,gei auvtoi/j( :Exestin toi/j sa,bbasin avgaqo.n poih/sai h' kakopoih/sai( yuch.n sw/sai h' avpoktei/naiÈ oi` de. evsiw,pwn: qui sono i farisei imbarazzati dall’insegnamento di Yešùac); 4:39;
9:34; 10:48; 14:61; Matt. 20:31; 26:63; Lk. 1:20; 19:40; Acts 18:9; indicat imperf 3 pl : imperfetto che
indica la persistenza pervicace del loro silenzio di colpevoli! Non vogliono dargli l’abbrivio per un
rimprovero. Non osavano interrogarlo al v 32 su l’argomento della passione. Ci aspetteremmo avessero
discusso tra loro di questo… Intuiscono la contraddizione tra il loro discutere e l’insegnamento di
Yešùac: silenzio imbarazzato. Mateos,2,349: i talmiydìym si rifiutano di dialogare con lui; si
attenderebbe una reazione dura di Yešùac; perfino che li mettesse dinnanzi alla scelta di accettare il suo
programma o di abbandonare la sua compagnia. Invece non li rifiuta né li rimprovera, ma li pone davanti
alla possibilità di scegliere di nuovo. E’ una nuova dimostrazione di amore (3:13).
ga.r: (in terza posizione; eccezionale ma regolare: Standaert,II,521) a spiegazione da parte del
narratore che ci risponde al loro posto! Ci informa di che avevano parlato.
pro.j avllh,louj: 4:41 ( kai. e;legon pro.j avllh,louj); 8:16 (kai. dielogi,zonto pro.j avllh,louj o[ti a;rtouj ouvk e;cousin); 9:34; 15:31 (capi dei sacerdoti). In posizione enfatica; era stata un’animata
conversazione/discussione di gruppo. Di essa il maestro aveva certo intuito l’argomento dai probabili
concitati toni della discussione.
diele,cqhsan: 9:34; Acts 17:2, 17; 18:4, 19; 19:8f; 20:7, 9; 24:12, 25; Heb 12:5; Jude 1:9 ; indicat
aor pass 3 pl da diale,gomai discuss, conduct a discussion. GB,214. Focant,383: chiacchierato in
cammino. Forse qualcosa di più di chiacchiere…
mei,zwn: 9:34; 12:31; Matt 11:11; 18:1, 4; 23:11, 17; Luke 7:28; 9:46; 22:24, 26f; John 4:12; 8:53;
13:16; 14:28; 15:20; Rom 9:12; 1 Cor 13:13; 14:5; 1 John 3:20; 4:4; 5:9; comparativo loco superlativi.
GB 112. Un argomento da vergognarsi! E sviluppato seguendo la naturale inclinazione di voler essere
l’uno superiore all’altro! Hanno discusso sull’ordine di preminenza all’interno del loro gruppo. La stessa
mentalità sarà espressa in 10:35ss da due di loro. Donahue-Harrington,253: in una società gerarchica in
cui la posizione e l’onore erano valori molto importanti, l’argomento rappresentava una cosa del tutto
naturale e degna di essere discussa.
34
[9:35T] kai. kaqi,saj evfw,nhsen tou.j dw,deka kai. le,gei auvtoi/j( Ei; tij qe,lei prw/toj ei=nai( e;stai pa,ntwn e;scatoj kai. pa,ntwn dia,konojÅ E, sedutosi, chiamò i Dodici e dice loro:
Se uno vuol essere primo, deve essere (sia) l’ultimo di tutti, e di tutti servo. ~h,ylea] rm,aYOw: rf'['h, ~ynEv.-la, ar"q.YIw: bv,YEw: `~L'kul. trEv'm.W ~L'kul. !Arx]a; tAyh.li wyl'[' !AvarI tAyh.li #pex'h,-ymi
kai. : temporale. Mateso,2,344: Allora. kaqi,saj: 9:35; 10:37 (talmiydìym), 40 (id); 11:2, 7; 12:41 (Yešùac non si siede per insegnare:
l’insegnamento è occasionato dalla vedova: Kai. kaqi,saj kate,nanti tou/ gazofulaki,ou); 14:32
(talmiydìym); [16:19]; part aor grafico di kaqi,zw incoativo di ka,qhmai [2:6, 14; 3:32, 34; 4:1 (solo qui
sta seduto ed insegna; (in nessun’altra occasione in cui Yešùac insegna si dice che lo faccia seduto;
1:21.22…12:35): Kai. pa,lin h;rxato dida,skein para. th.n qa,lassan\ kai. suna,getai pro.j auvto.n o;cloj plei/stoj( w[ste auvto.n eivj ploi/on evmba,nta kaqh/sqai evn th/| qala,ssh|( kai. pa/j o o;cloj pro.j th.n qa,lassan evpi. th/j gh/j h=san); 5:15; 10:46; 12:36; 13:3 (precede un grande discorso: davanti al tempio-Casa);
14:62; 16:5]: “essendosi seduto”; Focant,383: sedendosi. Lagrange,244: è stanco per il cammino.
Donahue-Harrington,253: Grundy,508 in Mateos,2,348 nota 8: è atteggiamento del maestro che
insegna. Gnilka,II,56: ha dubbi tra l’espressione di dignità o la posizione del maestro. Ma Mateos,2,343:
si sedette (Id,345: ma non insegna; Id, 348: si siede perché questa casa è la sua dimora stabile; nota 8 :
Mc non mette in relazione i verbi ‘stare seduto’ o ‘sedersi’ con l’insegnamento bensì con la stabilità o
permanenza); non si siede mai nella ‘casa-abitazione’ (2:1;3:20…; cfr gestualità affine espressa col vb
kata,keimai [ 1:30; 2:4, 15 (giacente a tavola nella casa); 14:3]).
evfw,nhsen:1:26 (produce a sound : call or cry out, speak loudly, say with emphasis); 9:35 ( in
bocca a Yešùac : call to oneself, summon); 10:49 (in bocca a Yešùac call to oneself, summon.
Mateos,2,349 nota 10: figura dei Dodici); 14:30 (produce a sound: crow), 68 (id), 72 (id); 15:35; il
verbo implica una certa intensità di voce (Gundry, 509 in Mateos,2,349 nota12)). Strano, essendo essi
tutti in casa: forse è problema di chi ha autorità…ed è associato all’autorità del maestro ed alla sua
missione di servire. Mateos,2,345: incongruenza narrativa: pur trovandosi nella stessa casa chiama i
Dodici ai quali ha appena finito di porre la domanda; Mc non dice che essi si avvicinano. Id,349: se pur
stando nella stessa casa Yešùac deve chiamarli è perché sono lontani da lui e non si tratta di una distanza
fisica, ma figurata: rappresenta la resistenza dei Dodici ad accettare il destino del Figlio dell’uomo
(9:30-33a); essi dovevano stare con lui 3:14; però di fatto non stanno con lui e Yešùac lo sa; e adesso
ricorda loro ciò che questo significa: la chiamata è un invito a che s’avvicinino a lui ossia a che cambino
di atteggiamento e l’intensità della voce che implica il verbo mostra l’interesse di Yešùac a che lo
ascoltino; non dice se si sono avvicinati dopo essere stati chiamati.
tou.j dw,deka: 3:14, 16; 4:10; 5:25, 42; 6:7, 43; 8:19; 9:35; 10:32; 11:11; 14:10, 17, 20, 43; quelli
chiamati in 3:13 per una missione con poteri eccezionali. In 9: 31 erano talmiydìym: evdi,dasken ga.r tou.j maqhta.j auvtou/. Limita il campo degli uditori. Le cose che vengono dette hanno importanza all’interno
del gruppo dei Dodici e della comunità futura. Insegnamento ufficiale. Erano loro che discutevano chi
fosse il più grande! Mateos,2,348 nota 9: la maggioranza degli autori identifica qui i Dodici con i
talmiydìym; qui al posto della denominazione ‘i talmiydìym’ appare quella dei Dodici (Yisra’el
messianico). Légasse,478 nota 1: il contesto è marciano: la sola esitazione è per 35a un poco maldestra
narrativamente, ma si può comprendere nella mente dell’evangelista.
kai. le,gei: presente storico: parola viva, diretta anche al lettore. Mateos,2,343 (pres storico,
Id,349: con questa tecnica suggerisce come di solito l’attualità per la sua epoca del problema al quale
sui trova di fronte Yešùac). Donahue-Harrington,251, Focant,383: disse. Introduzione molto solenne per
un detto situato nella scena appena descritta (storia di pronunciamento); Pesch, II,166: non usa il verbo
‘insegnare’.
Ei; : 1:11, 24; 2:7, 21f, 26; 3:2, 11, 26; 4:23; 5:37; 6:4f, 8; 8:12, 14, 23, 29, 34 (condizione per
la sequela detta ai discpoli ed alla folla: ei; tij qe,lei ovpi,sw mou avkolouqei/n( avparnhsa,sqw eauto.n kai. avra,tw to.n stauro.n auvtou/ kai. avkolouqei,tw moi); 9:9, 22f, 29, 35 (condizione per la sequela riproposta
ai Dodici: ei; tij qe,lei prw/toj ei=nai( e;stai pa,ntwn e;scatoj kai. pa,ntwn dia,konoj), 42; 10:2, 18; 11:13,
25; 12:14, 34; 13:20, 22, 32; 14:21, 29, 35, 61, 70; 15:2, 36, 44; la vera sequela: 8:34; 9:35.
Mateos,2,349: offre loro una nuova opportunità di operare una scelta.
tij: si quis : chiunque Zerwich,194: (sicut vos vultis) GB 217.
qe,lei: 1:40f; 3:13; 6:19, 22, 25f, 48; 7:24; 8:34 (Ei; tij qe,lei ovpi,sw mou avkolouqei/n( avparnhsa,sqw eauto.n kai. avra,tw to.n stauro.n auvtou/ kai. avkolouqei,tw moi) 35 (o]j ga.r eva.n qe,lh| th.n yuch.n auvtou/ sw/sai avpole,sei auvth,n\ o]j dV a'n avpole,sei th.n yuch.n auvtou/ e[neken evmou/ kai. tou/
35
euvaggeli,ou sw,sei auvth,n); 9:13, 30, 35; 10:35f, 43f, 51; 12:38; 14:7, 12, 36; 15:9, 12. E’ un atto di
volontà interiore.
prw/toj: 3:27 (avv); 4:28 (avv of time or sequence first, in the first place, before, earlier, to begin
with ); 6:21 (i membri dell’alta società galileana first, foremost, most important, most prominent ); 7:27
(avv); 9:11 (avv).12 (avv), 35; 10:31, 44; 12:20 (first, earliest, earlier), 28 (first, foremost, most
important, most prominent). 29; 13:10 (of time or sequence first, in the first place, before, earlier, to
begin with); 14:12; 16:9; di rango o condizione; antitetico a e;scatoj. Pesch,II,166: primo in rango
(contro: ultimo in rango). Vedi me,gaj [1:26; 4:32, 37, 39, 41; 5:7, 11, 42; 9:34; 10:42f; 12:31; 13:2;
14:15; 15:34, 37; 16:4] in opposizione a dia,konoj. e;stai: futuro con valore imperativo Zerwich,104: esto; cfr 10:43.44; 12:30.31.Mateos,2,344 cita
Grundry che gli dà valore di vero e proprio futuro.
pa,ntwn: bis in posizione enfatica; rafforzata; sottolinena l’atteggiamento e la disposizione a
servire che ognuno deve avere. Mateos,2,350: non si riferisce a tutta l’umanità, ma ai membri della
comunità: infatti la discussione tra di loro si riferiva a chi fosse il più grande all’interno del gruppo
stesso e Yešùac sta correggendo questa loro ambizione.
e;scatoj: 9:35; 10:31; 12:6, 22; ‘essere uno che non ha rango, né autorità né privilegi’ polarità
contrapposte; bambini essi stessi? Il linguaggio è paradossale.
kai.: spiega ciò che precede.
dia,konoj: 9:35; 10:43 (avllV o]j a'n qe,lh| me,gaj gene,sqai evn umi/n e;stai umw/n dia,konoj). Il verbo
diakone,w (1:13, 31; 10:45; 15:41). Come colui che sta parlando ( v 31). L’idea di servire a tavola, di
dare o preparare da mangiare (senso originale del verbo) viene pensata presente come in 1:13:31. Siamo
infatti in casa ove questo servizio è facilmente osservabile. Ma designerà anche i compiti comunitari,
non solo di assistenza, ma anche di profezia ed altri doni fino ad arrivare a designare tutto il ministero.
Ambe le parole “ultimo” e “servo” sconvolgono la mentalità gerarchica inculcando nei responsabili
l’inverso di quanto avviene tra i potenti di questo mondo: l’idea è di fissarsi in una situazione di
dipendenza al servizio di tutti (Légasse,480). Il detto non è una risposta diretta alla questione trattata
dai talmiydìym: tende a minare il presupposto sul quale si pone la questione. Donahue-Harrington,253 :
l’aramaico talya’ può significare sia ‘bambino’ che ‘servo’ : alcuni vi scorgono una parola di
collegamento con il ‘servo’ del v 35. Mateos,2,350: ha lo stesso atteggiamento di ‘sta con lui’ si mette
alla testa degli altri e segue Yešùac più da vicino, cfr 8:34 che qui riformula (farsi ultimo è rinnegare se
stesso, condizione che implica la rinuncia a tutte le ambizioni egoistiche).
Un gesto affettuoso ad illustrare le parole sull’accoglienza del mandante nel mandato-piccolo.
Una parabola in atto. Prende il piccolo servo di casa, modello di sequela.
[9:36] kai. labw.n paidi,on e;sthsen auvto. evn me,sw| auvtw/n kai. evnagkalisa,menoj auvto. ei=pen auvtoi/j( E, avendo preso un bambino, lo pose in mezzo a loro.
E, avendolo abbracciato, disse loro: `~h,ylea] rm;a' Al-qB,xi rv,a] yrEx]a;w> ~k'Atb. WhgEyCiY:w: dl,y< xQ;YIw: [9:37] }Oj a'n e]n tw/n toiou,twn paidi,wn de,xhtai evpi. tw/| ovno,mati, mou( evme. de,cetai\ kai. o]j a'n evme. de,chtai( ouvk evme. de,cetai avlla. to.n avpostei,lanta, meÅ Chi accogliesse uno di questi bambini sul mio nome, accoglie me;
e chi accoglie me, non (solo) me accoglie, ma Colui che mi ha mandato! ytiao hz<K' ~ydIl'y>h; dx;a; ymiv.Bi lBeq;m.h; aWh-ymi `yxil.vo ynEP.-~ai yKi ytiao lBeq;m. WNn<yae ytiao lBeq;m.h;w> lBeq;m. aWh
kai. : poi. labw.n: stesso part aor in 6:41; 8:6; 9:36; 14:22f; “avendo preso” per mano (in senso fisico): il
gesto prende forza di parola. Focant,383: prendendo. Donahue-Harrington,253: l’atto simbolico di
Yešùac imprime alla conversazione una svolta rispetto a 9:33-34: dal servitore ai serviti. Il bambino non
era simbolo di innocenza o di assenza di vizi quanto di mancanza di stato sociale e di diritti legali. Era
un ‘non persona’ totalmente dipendente dagli altri per il sostentamento e la protezione; uno non poteva
aspettarsi nessun vantaggio né sociale né materiale dal mostrarsi gentile verso un bambino. Mettendo
un bambino nel mezzo al circolo dei suoi talmiydìym Yešùac intende chiaramente usare questa azione
simbolica per dare una lezione ad essi. Abbracciando poi il bambino Yešùac mostra la sua accettazione
del bambino, socialmente una nullità, come essere degno di rispetto e di cure. Ma va oltre Mateos,
2,345: lo prende senza necessità di chiamarlo (Id,351: come ha fatto con i Dodici (che ha chiamato ad
alta voce v 35) né deve muoversi per prenderlo, il ragazzino pertanto gli sta accanto: ‘sta con lui’. Se la
distanza dei Dodici era figura della differenza del loro atteggiamento da quello di Yešùac, la vicinanza
del ‘ragazzino’ significa il contrario: l’identica attitudine di costui e Yešùac . E’ uno che non conta nella
36
società , è ultimo di tutti, è servo di tutti, come Yešùac, ultimo e servo: è un modo per designare coloro
che seguono da vicino Yešùac poiché hanno rinnegato se stessi (8:34). La sua presenza nella casa indica
che rappresenta un altro gruppo di seguaci che non provengono dall’ebraismo. Questi manifestano
l’adesione a Yešùac e la sequela con l’essere ultimi e servi di tutti a somiglianza di Lui e per questo si
trova nella casa-comunità e vicino a Yešùac. Tuttavia non appartiane a Dodici e quindi rappresenta i
seguaci non israeliti che con la definizione oi` peri. auvto.n su.n toi/j dw,deka (4:10) sono stati contrapposti
ai Dodici e con la definizione ‘folla’ ai talmiydìym (5: 24 b.1; 7:14.17.33;8:34;9:25.28). Con il
ragazzino Yešùac esemplifica il principio che ha appena enunciato. Id,2,352 la ‘folla’ di 8:34 rappresenta
i seguaci non ebrei che qui sono in e]n tw/n toiou,twn paidi,wn (9:37) come ‘ i talmiydìym’ di 8;34 sono
i Dodici di 9:35. I due gruppi sono presenti per la prima volta in 2:15.
paidi,on: 5:39 (bambina dodicenne) .40 (bis).41 (bambina); 7:28 (pl), 30 (bambina); 9:24
(bambino epilettico), 36.37 (pl); 10:13 (pl).14 (pl).15 (avmh.n le,gw umi/n( o]j a'n mh. de,xhtai th.n basilei,an tou/ qeou/ w`j paidi,on( ouv mh. eivse,lqh| eivj auvth,n); n diminutivo di pai/j come il quale designa [1] sia un
bambino che una bambina; ragazzino/a; [2] potrebbe indicare anche un piccolo servo/serva o schiavo/a.
Standaert,II,524: popolare e commovente nello stesso tempo. Penso a un figlio degli abitanti della casa
di Keyfà’-Petros, un piccolo membro della famiglia. Dovrebbe essere un bambino di pochi anni per
essere facilmente gestito, e forse preso in braccio per essere portato o posto nel mezzo. Un piccolo già
familiare a Yešùac. ‘Bambino’ sta per senza importanza, marginale, non considerato dalla
comunità…rappresenta le persone insignificanti della comunità (Gnilka,II,57). Mateos,2,343: il
ragazzino (Id,344: per coerenza col contesto adotta la lettura del codice D che antepone l’articolo
determinativo; il termine in tal modo indica il ‘ragazzino’ che sta a servizio nella casa, il piccolo servo
della casa; Id, 351 nota 21: la variante non è in in K Aland). Mc così non parla di ragazzini in generale,
ma di una certa categoria di questi indicata nel v successive nell’espressione e]n tw/n toiou,twn paidi,wn.
e;sthsen : 3:24ff; 7:9; 9:1, 36; 10:49; 11:5; 13:9, 14; indicat aor att; transitivo; lo pone e si pone
egli stesso con lui al centro del gruppo dei Dodici.
auvto.: in contrasto con auvtw/n che designa i Dodici.
evn me,sw|: 3:3; 6:47; 7:31; 9:36; 14:60; nel seno dei Dodici, nel seno di ogni assemblea.
L’attenzione di tutti ora si è spostata da se stessi sul ‘bambino’ e si concenta sul Maestro.
Mateos,2,352:lo colloca al centro, dato che ha il suo stesso atteggiamento: è un punto di riferimento
essendo il servo di tutti ed è esempio per i Dodici che hanno discusso chi fosse il più grande. auvtw/n : la coppia Yešùac-bambino si contrappone a tutti gli altri. I Dodici da questa coppia
devono imparare. E’ posto davanti a loro perché devono imparare come esempio di discepolato:
l’affermazione di 9:35 (ei; tij qe,lei prw/toj ei=nai( e;stai pa,ntwn e;scatoj kai. pa,ntwn dia,konoj) è
rafforzata dall’azione simbolica del v 36 (kai. labw.n paidi,on e;sthsen auvto. evn me,sw| auvtw/n kai. evnagkalisa,menoj auvto.). evnagkalisa,menoj: 9:36; 10:16 (kai. evnagkalisa,menoj auvta. kateulo,gei tiqei.j ta.j cei/raj evpV auvta,); solo in Mc; part aor medio deponente N m s da evnagkali,zomai take in one’s arms, hug ‘prendere
in braccio (avgka,lh: in ulnas), abbracciare’: avendolo preso tra le sue braccia. Donahue-Harrington,251:
abbracciandolo. Focant,383: e prendendolo in braccio (manifesta tutta l’importanza che gli accorda).
Yešùac cancella l’opposizione adulto-bambino, identificandosi con esso; pone così anche se stesso
insieme al piccolo in mezzo a loro; vedi 10:16 da cui potrebbe pervenire il gesto; il gesto esprime il
verbo “accogliere” del detto successivo. Ora tutti vedono questo bambino che forse precedentemente
non era stato visto da nessuno (come era costume allora). Yešùac ha preso così l’ultimo di una famiglia
e lo ha posto al centro della sua comunità insieme al Figlio dell’uomo. Probabilmente nel Sitz im Leben
Iesu, il testo proponeva ai Dodici l’obbligo di essere come bambini, ossia conformarsi a loro come in
10:15 ( avmh.n le,gw umi/n( o]j a'n mh. de,xhtai th.n basilei,an tou/ qeou/ w`j paidi,on( ouv mh. eivse,lqh| eivj auvth,n) ove essi sono il tipo degli ultimi senza porsi il problema chi sia primo o ultimo che è problema
di chi ha una errata visione della nuova famiglia di Yešùac. Una visione gerarchica del ministero è
contraria a quella del servo Yešùac. I servi della comunità sono così esortati a superare la mentalità
dell’ambiente culturale ostile ai piccoli; al contrario, ad accoglierli e trattarli come il Mašìya ih stesso e
come YHWH. Mateos,2,343: lo abbracciò e disse (Id,345 gesto di identificazione (per amore: vedi il v
37) e affetto; Id, 352.3: Yešùac si identifica con colui che è l’ultimo e servo; si tratta di servire come lui;
il gesto corrisponde alla relazione annunciata da Yešùac con tutto quando realizza il disegno di YHWH:
‘questo è fratello mio, e sorella e madre’ (3:35). L’identità di atteggiamento con Yešùac crea la nuova
consanguineità e la nuova famiglia (3:31-35). Probabilmente una frase che raccomandava di accogliere
il piccolo, è ora elaborata e trasformata in un detto sulla missione per i cui i ‘piccoli’ diventano i
missionari che come Yešùac si presentano come ultimi senza far valere il loro peso di apostoli.
37
ei=pen: spiegando il gesto nella sua duplice polarità: mandante = governatore, mandato =
messaggero; Padre-Yešùac-bambino. I destinatari poco per volta non sono più solo i Dodici, ma
diventano gli uditori del vangelo e i lettori del libro. Dalla casa la prospettiva si apre
all’evengelizzazione ove il mandato rappresenta il mandante. Senza parola d’introduzione o
congiunzione:
}Oj: 1:2; 3:19, 29, 35 (o]j Îga.rÐ a'n poih,sh| to. qe,lhma tou/ qeou/( ou-toj avdelfo,j mou kai. avdelfh. kai. mh,thr evsti,n); 4:9, 25, 31; 5:3; 6:11; 8:35, 38; 9:37, 39ff; 10:11, 15, 29, 43f; 11:23; 13:2; 15:23, 43;
chi, chiunque.
a'n: 3:29, 35; 6:10.11, 56 (with the indicative impf. or aor. to indicate repeated action in past time,
in relative and temporal clauses: o[soi a'n h[yanto auvtou/, evsw,|zonto whoever touched him was cured);
8:35; 9:1, 37 (bis), 41.42; 10:11 (with the subjunctive with temporal clauses e[wj a;n until), 15, .44;
11:23; 12:36; 13:20; 14:44; an adverb incapable of translation by a single English word, denoting that
the action of the verb is dependent on some circumstance or condition; its effect upon the meaning of
its clause varies with the construction.
de,xhtai: 6:11 (kai. o]j a'n to,poj mh. de,xhtai uma/j mhde. avkou,swsin umw/n: nel descrivere l’invio
dei Dodici); 9:37; 10:15; congiuntivo aor medio 3 s da de,comai “accoglie”; anche ‘accogliesse’; aor
effettivo.Zerwich,104: amice admitto et tracto. Mateos,2,354: usato la prima volta nel contesto
dell’invio dei Dodici; il ragazzino pertanto è un inviato di Yešùac come lo sono stati i Dodici e la
denominazione ‘ragazzino’ indica l’atteggiamento che questo seguace mostra nei confronti degli altri. e]n: 2:7 (alone); 4:8, 20; 5:22; 6:15; 8:14 (numeral one), 28; 9:5, 17, 37, 42; 10:8, 17f, 21 (only
one, (a) single), 37; 11:29; 12:6 (for emphasis only one, (a) single), 28f, 32, 42 (equivalent to the
indefinite article a, an); 13:1; 14:10, 18.19 (ei-j kata. ei-j (the second ei-j is an undeclined nominative)
one after the other).20, 37, 43, 47 (equivalent to the indefinite tij someone, anyone; with tij a certain
(one)), 66; 15:6, 27; 16:2; adj card A n s from ei-j. tw/n toiou,twn: 4:33; 6:2 (posizione predicativa); 7:13; 9:37; 10:14; 13:19; con art ed in posizione
attributiva. paidi,wn : pl : 7:28; 9:37; 10:13f; Matt 11:16; 14:21; 15:38; 18:3; 19:13f; Luke 7:32; 11:7; 18:16;
John 21:5; 1 Cor 14:20; Heb 2:13f; 1 John 2:14, 18; ‘uno di questi bambini o un bambino come questi’:
passa a parlare di un gruppo, mentre nel gesto che ha fatto c’era un solo bambino; 6:11; 9:37; 10:15;
nelle sue parole uno stuolo di bambini e bambine si materializza davanti ai lettori del vangelo!
Probabilmente dovevano essere anche loro ordinariamente tra gli uditori di Yešùac insieme ai genitori,
rompendo anche su questo una prassi di isolamento dei fanciulli e il loro deprezzamento. Focant,385:
interpretazione che preferisce: si tratta probabilmente dell’accoglienza che i talmiydìym debbono
riservare ai bambini in situazione di necessità (Pesch, II,106) che rappresentano le persone insignificanti
della comunità (Gnilka,II,57). Questa interpretazione si accorda meglio con il contesto in cui Yešùac sta
raccomandando ai discepoli azioni di diverso tipo. Mateos,2,345: indica che Yešùac non parla di
ragazzini qualsiasi, bensì di quelli rappresentati dal servo. Id 353: è uno tra molti: lo include dentro una
categoria; quella dei ragazzini-servi. L’identificazione di Yešùac con il piccolo servo espressa mediante
l’abbraccio viene esplicitata adesso. Lagrange,245: è stato inviato da Yešùac come Yešùac è stato inviato
dal Padre.
Questo fatto tradisce forse l’elaborazione di Mc: nel detto intende bambini del Mašìya ih debole
come i ministri suoi che devono essere ‘bambini’. Focant,386: in base al seguito che suona come una
consegna missionaria, il termine potrebbe anche indicare un discepolo missionario anche se non c’è
alcun parallelo in queso senso. Uno dei due modi di interpretare il detto: il modo in cui i talmiydìym
accettano di essere ricevuti, con umiltà come dei bambini, senza cercare posti d’onore: chi accoglie un
inviato accoglie chi lo invia. Focant preferisce quella si cui sopra. Donahue-Harrington,253 : nel
pensiero di Yešùac anche la gente apparentemente meno significativa è importante perchè anche ( e
specialmente) loro portano il nome di Yešùac, appartengono a lui.
evpi. tw/| ovno,mati, mou: 3:16f; 5:9, 22; 6:14; 9:37.38.39, 41; 11:9; 13:6 (formula applicata ad
impostori: diffidare!), 13; 14:32; 16:17; Zerwich, 104: meo nomine ie ad honorandum me, cum fide in
me, ad faciendum id quod commendavi. Espressione usata in contesto missionario: il mandato è
delegato-missionario dal Mašìya ih. Questo introduce una qualità indispensabile perché il nome evoca la
persona con la sua influenza, la sua autorità, il suo essere. Il detto diventa così specchio della missione.
Mateos,2,343: come se fosse me stesso (Id,344: indica identificazione con Yešùac ; Id, 353: accogliere
uno di questi ragazzini è accogliere Yešùac stesso. Il riconoscimento del ‘ragazzino’ come uno che
riproduce l’identità di Yešùac (come se fosse me stesso) si deve esattamente alla sua attitudine di ultimo
di tutti e servo di tutti. Nella nota 28: la locuzione modale evpi. tw/| ovno,mati, mou modifica l’azione nel
suo nesso con il termine: un soggetto ‘chi’ accoglie il ‘ragazzino’ per riconoscere in lui il nome = identità
38
di Yešùac e per questo lo accoglie come se fosse Yešùac ; questa identificazione viene esplicitata nella
continuazione della frase ‘accoglie me’.
ouvk evme. : GB, 310: si tratta di un semitismo frequente nelle disgiuntive: si nega il primo membro
della disgiuntiva per mettere in maggior risalto il secondo; il senso ‘non tanto me, quanto, più che me’;
Blass,448,1: negazione relativa e cita 2:17. Mateos,2,343 : più che me, accoglie (Id,353: conferma la
propria identificazione con chi lo ha inviato: per mezzo di Yešùac il seguace che realizza il disegno di
YHWH si identifica anche con il Padre e lo rende presente; appare il centro con cui si verifica l’unione
di YHWH con gli uomini).
evme. 9:37, 42; 14:7; che l’ho inviato; l’inviato rappresenta di chi lo manda: su questa base la
missione apostolica acquista dignità eminente; essi sono i rappresentanti dell’ultimo! Venuto per servire
e non prr essere servito. Légasse,481: a uno dei bambini qui si riferisce e dice ciò che Mt 10:40 dice dei
missionari! L’accoglienza dell’altro permette di accogliere Yešùac stesso.
to.n avpostei,lanta, me: 1:2; 3:14 ( Dodici: kai. evpoi,hsen dw,deka Îou]j kai. avposto,louj wvno,masenÐ i[na w=sin metV auvtou/ kai. i[na avposte,llh| auvtou.j khru,ssein), 31; 4:29 (falce); 5:10; 6:7 (Y due a due),
17, 27; 8:26; 9:37; 11:1, 3; 12:2.3.4.5 6 (e;ti e[na ei=cen ui`o.n avgaphto,n\ avpe,steilen auvto.n e;scaton pro.j auvtou.j le,gwn o[ti evntraph,sontai to.n ui`o,n mou figlio), 13; 13:27; 14:13. Il Padre. Mateos,2,354:
l’atteggiamento di Yešùac è quello di colui che lo ha inviato: per questo accogliere lui significa
accogliere il Padre. Appare questa caratteristica di YHWH: non il Dio che domina l’uomo, bensì sta al
suo servizio; chi si mette al di sopra degli altri, sta fuori dell’ambito di Yešùac e di YHWH stesso.
Donahue-Harrington, 253 : il presupposto del detto è la prassi di mandare propri rappresentanti o
emissari o apostoli = mandati ai quali ci si aspettava venisse riservato il trattamento di rispetto e di
dignità dovuti a colui che inviava.
I dodici non reagiscono alle parole ed ai gesti di Yešùac : davanti all’esempio del paidi,on. Non
lo accetano? Mateos,2,354: la scena contrappone l’atteggiamento dei Dodici (3:13; mantengono ferme
idee di rango e connesse all’idea di un Mašìya ih trionfatore e terreno; 8:33 ouv fronei/j ta. tou/ qeou/ avlla. ta. tw/n avnqrw,pwn) e quello del gruppo di seguaci non israeliti (intende ed accetta le condizioni per la
sequela proposte da Yešùac ai due gruppi 8:34 Kai. proskalesa,menoj to.n o;clon su.n toi/j maqhtai/j auvtou/ ei=pen auvtoi/j\ ei; tij qe,lei ovpi,sw mou avkolouqei/n( avparnhsa,sqw eauto.n kai. avra,tw to.n stauro.n auvtou/ kai. avkolouqei,tw moi) ed adotta il suo stesso atteggiamento di umile servizio; di qui la sua
personificazione nella figura del paidi,on.
Il testo ora indica che avviene accogliendo i predicatori deboli dietro i quali è il Debole stesso e
Colui che lo ha mandato. Una frase che raccomandava di accogliere un piccolo ed in lui tutti gli ultimi,
è qui trasformata a vantaggio dei bambini nella situazione della chiesa primitiva. I bambini sono
raccomandati alla carità comunitaria come lo saranno in 10:13-16. L’insegnamento continua in 10:11
(in “casa”, i talmiydìym:10:10) 14.27.
[9:38] :Efh auvtw/| o` VIwa,nnhj( Dida,skale( ei;dome,n tina evn tw/| ovno,mati, sou evkba,llonta daimo,nia kai. evkwlu,omen auvto,n( o[ti ouvk hvkolou,qei h`mi/nÅ Diceva a lui Yo ihanàn:
Maestro, abbiamo visto uno che, nel tuo Nome, scaccia demòni
e volevamo impedirlo, perché non seguiva noi! vrEg"m. vyai Wnyair" yBir: wyl'ae !n"x'Ay rm,aYOw: `WnyrEx]a; %l;h'-al{ rv,a] yrEx]a; AtL'[uP.mi Atao al'k.NIw: ^m.viB. tA[r" tAxWr [9:39] o de. VIhsou/j ei=pen( Mh. kwlu,ete auvto,nÅ ouvdei.j ga,r evstin o]j poih,sei du,namin evpi. tw/| ovno,mati, mou kai. dunh,setai tacu. kakologh/sai, me\ Ma Yešùac disse:
Non impeditelo!
Nessuno infatti c’è che farà un (atto di) potenza in mio nome,
e che facilmente (velocemente, subito dopo) potrà parlare-male di me. Atao Wal.k.Ti-la; [:WvyE rm,aYOw: `hr"s' yBi-rB,d:y> bWvy" hkow> tAal'p.nI ymiv.bi hf,[o hKo rv,a] vyai !yae yKi [9:40] o]j ga.r ouvk e;stin kaqV h`mw/n( upe.r h`mw/n evstinÅ Chi infatti non è contro di noi, è per noi!! `aWh Wnl' WnyrEc'l. WNn<yae rv,a] vyai yKi
39
:Efh: 9:12, 38; 10:20, 29 (asindeto); 12:24 (asindeto); 14:29; BW indicat aor att 3 s OR indicat
imperf att 3 s da fhmi,. Inizio brusco, senza congiunzione (cfr 10:29;12:24). L’asindeto segnala certo un
legame forte con ciò che precede, ma segna anche un’interruzione: Yo ihanàn prende la parola per
interrompere Yešùac (Lagrange,247), non per commentare il precedente discorso, ma per sviare
l’attenzione introducendo un tema diverso (Mateos,2,357). Il fatto cui Yo ihanàn accenna non è narrato;
è considerata la prassi costante di un esorcista non del gruppo dei Dodici. Yo ihanàn lo introduce
bruscamente.
auvtw/|: D 1:13 (kai. oi` a;ggeloi dihko,noun auvtw/|), 18 (hvkolou,qhsan auvtw/|), 25, 27 (kai. upakou,ousin auvtw/|), 30 (le,gousin auvtw/| peri. auvth/j), 37 ( kai. le,gousin auvtw/| o[ti pa,ntej zhtou/si,n se), 40 (kai. le,gwn auvtw/| o[ti eva.n qe,lh|j du,nasai, me kaqari,sai) 41 , 43f; 2:4 (kai. mh. duna,menoi prosene,gkai auvtw/|), 14 (bis
b hvkolou,qhsen auvtw/|) 15 (h=san ga.r polloi. kai. hvkolou,qoun auvtw/|), 18 (kai. le,gousin auvtw/|), 24 (kai. oi Farisai/oi e;legon auvtw/|), 26; 3:9 (proskarterh/| auvtw/| dia. to.n o;clon) 10 (w[ste evpipi,ptein auvtw/|).11
(prose,pipton auvtw/|), 32 (kai. le,gousin auvtw/|); 4:25, 38 ( kai. le,gousin auvtw/|\ dida,skale( ouv me,lei soi o[ti avpollu,meqaÈ), 41 (kai. h` qa,lassa upakou,ei auvtw/|È); 5:2 (uph,nthsen auvtw/|), 6 (kai. proseku,nhsen auvtw/|), 8.9 (kai. le,gei auvtw/|\), 19.20, 24 (kai. hvkolou,qei auvtw/| o;cloj polu.j kai. sune,qlibon auvto,n), 31
(kai. e;legon auvtw/| oi maqhtai. auvtou/), 33 ( ab e,pesen auvtw/| kai. ei=pen auvtw/| pa/san th.n avlh,qeian); 6:1
(kai. avkolouqou/sin auvtw/| oi maqhtai. auvtou/), 3 ( evskandali,zonto evn auvtw/|), 14 (dia. tou/to evnergou/sin ai` duna,meij evn auvtw/|),19, 30 (kai. avph,ggeilan auvtw/|), 35 (proselqo,ntej auvtw/|), 37 (kai. le,gousin auvtw/|\); 7:28 (h de. avpekri,qh kai. le,gei auvtw/|), 32 (fe,rousin auvtw/|), 34; 8:4 (kai. avpekri,qhsan auvtw/| oi` maqhtai. auvtou/), 11 (kai. h;rxanto suzhtei/n auvtw/|), 19 (le,gousin auvtw/|\ dw,deka) 20 (kai. le,gousin Îauvtw/|Ð\ e`pta,), 22 (fe,rousin auvtw/|). 23, 28 (oi` de. ei=pan auvtw/| le,gontej) ,29 (avpokriqei.j o Pe,troj le,gei auvtw/|\ su. ei= o cristo,j), 32 (evpitima/n auvtw/|); 9:13 , 17 (kai. avpekri,qh auvtw/| ei-j evk tou/ o;clou), 21, 23, 25, 38, 42;
10:13, 18, 20 (o de. e;fh auvtw/|) 21, 28 (:Hrxato le,gein o Pe,troj auvtw/|\), 32 (h;rxato auvtoi/j le,gein ta. me,llonta auvtw/| sumbai,nein), 34 (kai. evmpai,xousin auvtw/| kai. evmptu,sousin auvtw/|). 35 ( Kai. prosporeu,ontai auvtw/| VIa,kwboj kai. VIwa,nnhj oi ui`oi. Zebedai,ou le,gontej auvtw/|\), 37, 39 (oi de. ei=pan auvtw/|\), 48f, 51 (o de. tuflo.j ei=pen auvtw/|) 52 (kai. hvkolou,qei auvtw/| evn th/| odw/|); 11:7, 21 (o Pe,troj le,gei auvtw/|), 23, 28 (kai. e;legon auvtw/|), 31; 12:14 (kai. evlqo,ntej le,gousin auvtw/|\ dida,skale), 16 (oi de. ei=pan auvtw/|\). 17 (kai. evxeqau,mazon evpV auvtw/|), 26, 32 (kai. ei=pen auvtw/| o grammateu,j), 34; 13:1 (le,gei auvtw/| ei-j tw/n maqhtw/n) 2; 14:11. 12 ( le,gousin auvtw/| oi` maqhtai. auvtou/),13, 19 (kai. le,gein auvtw/| ei-j kata. ei-j\ mh,ti evgw,), 21, 29 (o de. Pe,troj e;fh auvtw/|), 40 (ti, avpokriqw/sin auvtw/|), 45 (kai. evlqw.n euvqu.j proselqw.n auvtw/| le,gei) 46 (oi de. evpe,balon ta.j cei/raj auvtw/|). 51 (kai. neani,skoj tij sunhkolou,qei auvtw/|), 54 (kai. o Pe,troj avpo. makro,qen hvkolou,qhsen auvtw/|), 61 (pa,lin o avrciereu.j evphrw,ta auvto.n kai. le,gei auvtw/|\ su. ei= o` cristo.j o` ui`o.j tou/ euvloghtou/È), 65 (evmptu,ein auvtw/| kai. perikalu,ptein auvtou/ to. pro,swpon kai. kolafi,zein auvto.n kai. le,gein auvtw/|\ profh,teuson) 67, 72; 15:2, 17 (peritiqe,asin auvtw/| ple,xantej avka,nqinon ste,fanon), 19 (kai. e;tupton auvtou/ th.n kefalh.n kala,mw| kai. evne,ptuon auvtw/| kai. tiqe,ntej ta. go,nata proseku,noun auvtw/|) , 20 (kai. o[te evne,paixan auvtw/|), 23 (kai. evdi,doun auvtw/|), 27 (su.n auvtw/| staurou/sin), 32 (kai. oi sunestaurwme,noi su.n auvtw/| wvnei,dizon auvto,n), 41 (hvkolou,qoun auvtw/| kai. dihko,noun auvtw/|( kai. a;llai pollai. ai` sunanaba/sai auvtw/| eivj ~Ieroso,luma);
o VIwa,nnhj: 1:19, 29; 3:17 (Boanerghes: figli del tuono kai. evpe,qhken auvtoi/j ovno,maÎtaÐ boanhrge,j( o[ evstin ui`oi. bronth/j); Mateos, 2,357 ossia l’autoritario); 5:37; 9:2, 38 (e qui esprime una reazione
settaria); 10:35 (implica il carattere ambizioso di ambedue i fratelli), 41; 13:3; 14:33. E’ l’unica storia
in Mc (mai in Mt e Lc) in cui Yo ihanàn gioca un ruolo importante, da solo e di sua iniziativa: ha il ruolo
di personaggio che parla, l’unico oltre Keyfà’-Petros che invece lo fa spesso. L’ultima discussione della
sezione ha messo in scena due fratelli, figli di Zebedeo: il passo vi si collega con un effetto di crescendo
nella presentazione dei Boanerghes.
Dida,skale: V 4:38; 9:17, 38; 10:17, 20, 35; 12:14 (ironico), 19 (id), 32; 13:1. Probabile
fondamento storico del titolo nella vita di Yešùac. Apostrofe frequente in Mc specie nei contesti didattici.
Mateos,2,357s: lo chiama così riconoscendolo come Maestro autorevole, ma in realtà non accetta il suo
insegnamento.
ei;dome,n: indicat aor 1 pl 2:12 (evxh/lqen e;mprosqen pa,ntwn( w[ste evxi,stasqai pa,ntaj kai. doxa,zein to.n qeo.n le,gontaj o[ti ou[twj ouvde,pote ei;domen); 9:38; la 1 pl indica che parla a nome del gruppo dei
Dodici, eccezionalmente come loro portavoce (ciò come altrove fa Keyfà’-Petros) e presenta un caso di
loro esperienza che si protrae nel tempo. I Dodici condividono anche la sua azione: evkwlu,omen ‘abbiamo
cercato di impedirglielo’.
tina: deve essere certamente uno esterno al loro gruppo, ma che efficacemente opera (implica
che altri collaborano con Yešùac pur non essendo del gruppo ristretto dei Dodici).
40
evn tw/| ovno,mati, sou: cfr v 37 (o]j a'n e]n tw/n toiou,twn paidi,wn de,xhtai evpi. tw/| ovno,mati, mou( evme. de,cetai parola gancio). Usa il tuo nome nel fare l’esorcismo; riconosce implicitamente l’autorità
terapeutica di Yešùac in una confessione cristologica autentica dato che Yešùac l’accetta. Qui è usata la
preposizione evn come in [16:17 shmei/a de. toi/j pisteu,sasin tau/ta parakolouqh,sei\ evn tw/| ovno,mati, mou daimo,nia evkbalou/sin] mentre in 9:37 usa evpi. che riprenderà nel v 39 evpi. tw/| ovno,mati, mou come in 13:6
(ma con connotazione negativa) polloi. evleu,sontai evpi. tw/| ovno,mati, mou le,gontej o[ti evgw, eivmi( kai. pollou.j planh,sousinÅ E questo ‘strano esorcista’ funziona! Standaert,II,526: piccola variazione
idiomatica senza alcuna grande differenza sul piano semantico. Alcuni in evn vedono una sfumatura
strumentale ed in evpi. quella di fondamento sul quale ci si basa. Taylor intende evpi. del v che segue come
una correzione di evn. Ricorda che Mc ama variare le sue espressioni. Mateos,2,355: invocando il tuo
nome (let ‘in nome tuo’, strumentale; ‘usando / mediante il tuo nome’). Id,360 nota 12: nota la differenza
tra evn cfr 11:9 che ha significato strumentale e che indica che l’azione si realizza mediante
l’invocazionedi /appello ad un nome /persona; e evpi.: 37.39, 13:6 in origine di luogo + D: collocato,
posto su, appoggiato su, e significa sotto l’aspetto figurato ‘occupare il posto di un altro’ (a causa della
somiglianza con lui / manifestare la sua presenza).
evkba,llonta: 1:12, 34, 39, 43; 3:15, 22f; 5:40; 6:13; 7:26; 9:18, 28, 38, 47; 11:15; 12:8; 16:9, 17;
part pres ad indicare qui azione interativa; verbo classico per esorcismi. Mateos,2,355: scacciava.
daimo,nia: 1:34, 39; 3:15, 22; 6:13; 7:26, 29f; 9:38; [16:9, 17]; probabilmente si riferisce al tempo
che segue 6:7-30: i talmiydìym erano andati in missione con la potestà sugli spiriti immondi con il
potere loro conferito da Yešùac; Iersel, 284: per il lettore che ha appena sentito un padre parlare a Yešùac
dell’incapacità dei talmiydìym di liberare suo figlio (9:18 ), la lamentela di Yo ihanàn crea un contrasto
ironico. L’esorcismo riuscito per mano di uno ritenuto da loro incompetente, pone il loro fallimento in
una luce assai sfavorevole! Mateos,2,358: significa liberare dai fanatismi violenti che paralizzano la
persona e impediscono la convivenza umana, restituendo ai posseduti la loro libertà ed autonomia.
evkwlu,omen: 9:38 (hinder, prevent, forbid: impedire/ostacolare (con forza fisica), vietare
(verbalmente), proibire).39 (id: Non impedite!: detta in modo diretto); 10:14 (i talmiydìym impediscono
o rimproverano ‘i bimbi’ di avvicinarsi a Yešùac ); … Num 11:28 (kai. avpokriqei.j VIhsou/j o tou/ Nauh o paresthkw.j Mwush/| o evklekto.j ei=pen ku,rie Mwush/ kw,luson auvtou,j; ricorda Num 11:26-30 ove un
o neani,skoj richiede a möšè di intervenire; si usa lo stesso verbo: Eldad e Medad; ma Taylor non lo
vede come citazione pertinente); indic imperf att 1 pl da kwlu,w: imperfetto di conato; GB,203: informa
del fatto già avvenuto, realizzato pensando di interpretare il pensiero del Maestro. Azione più volte
ripetuta, ma inutilmente, per cui ricorre ora al Maestro stesso. Lo stesso verbo è usato nel v seguente
all’imperat pres att 2 pl: una interdizione diretta a tutto il suo gruppo. Focant,388: ironia narrativa nel
modo di presentare l’atteggiamento dei talmiydìym: il contesto indica come le loro preoccupazioni siano
lontane da Yešùac; hanno appena fallito un tentativo di esorcismo (sono l’illustrazione vivente della
possibilità di essere lontani da Yešùac pur facendo parte del gruppo che lo segue) eppure
contemporaneamente si mostrano intransigenti e sembra loro impossibile che si possa essere per Yešùac
o usare il suo nome senza aderire al suo gruppo. Donahue-Harrington,258: è un’ironia che questo
consiglio di Yešùac sia dato poco dopo la descrizione dell’insuccesso dei talmiydìym di scacciare un
demonio in 9:14-29…critica nei confronti dell’esclusività cristiana. Mateos,2,355: e abbiamo cercato
di impedirglielo.
hvkolou,qei: 1:18 (auvtw/|); 2:14 (moi) 15 (auvtw/|); 3:7; 5:24 (Yešùac); 6:1 (Yešùac); 8:34 (Yešùac);
9:38; 10:21, 28, 32, 52; 11:9; 14:13, 54; 15:41; questa negazione è l’argomento essenziale. Vedi
TCGNT,101. h`mi/n: “noi” = i Dodici (sfumatura in Lc 9:49-50) con Yešùac (6:33)! Contrapposti a Yešùac come
in 9:5.28; 10:28.35.37; 13:4. Forse è l’interpretazione più semplice. Colui non segue la stessa condotta
di vita dei Dodici. Mateos,2,432: i Dodici immaginano di essere identificati con Yešùac mentre in realtà
non accettano il suo programma. Id,358: identificando Yešùac col gruppo dei Dodici esclude la
possibilità di sequela di Yešùac che non comporti anche seguire i Dodici per quanto Yešùac abbia
chiamato a seguire Lui (1:18 etc 8:34). Yo ihanàn esige da ognuno l’identificazione con la posizione dei
Dodici che non sopportano che possano realizzare la missione coloro che non accettano gli ideali
dell’ebraimo che essi condividono. I Dodici vogliono che tutti seguano il gruppo che aspira alla
restaurazione nazionale di Yisra’el; credono che solo mediante l’adesione a essi ed a quello che
rappresentano si può realizzare la salvezza che offre Yešùac .…ma essi stessi non stanno seguendo
Yešùac e per questo non sono stati capaci di scacciare lo spirito muto (9:28). Yoihanàn e i Dodici sono
intolleranti, ma né essi liberano né lo permettono lo facciano altri. …sostengono la superiorità del loro
gruppo che vuole monopolizzare Yešùac (cfr 4:35 ss). Focant,389: questo pronome è strano: nei vangeli
non si parla mai di seguire i talmiydìym, ma soltanto di seguire Yešùac. Non è impossibile che usi
41
un’espressione proveniente dalla pratica ecclesiale ulteriore (Gnilka,II,59-60), ma l’espressione
‘seguirci’ non è attestata nel vocabolario della comunità postpasquale. Donahue-Harrington,254 : forse
possiamo pensare che Yo ihanàn guardi indietro alla missione dei Dodici (6:7-13); ma più probabilmente
questo è un modo sottile di evidenziare l’incapacità di Yo ihanàn di capire che la vera fonte del potere
dei talmiydìym è Yešùac .
Seguono un fomulazione lunga TIS STE SCR BYZ daimo,nia( o]j ouvk avkolouqei/ h`mi/n( kai. evkwlu,omen auvto,n( o[ti ouvk hvkolou,qei h`mi/nÅ Questa lettura è seguita da Lagrange,246; Taylor,845. ‘che non ci
segue, e abbiamo cercato di impedirglielo perchè non ci seguiva’. E’ una eco di situazione postpasquale? Cristiani si adontano che esorcisti (ebrei) non-cristiani
usino il nome di Yešùac per i loro scongiuri? La questione è il dominio del gruppo che vorrebbe escludere
certi individui. Opzione abbastanza settaria. Nella mente di Yo ihanàn il criterio perché uno possa
praticare un esorcismo nel nome di Yešùac è che segua il gruppo dei talmiydìym (‘noi’) per questo hanno
agito impedendo di operare uno estraneo al gruppo. Ma potrebbe anche essere riferita ad una situazione
prepasquale.
Vedi letture secondarie in GNT,161 nota 5.
de.: avversativa (contra): dà subito chiara la posizione di Yešùac: una lezione di tolleranza:
proibisce di proibire.
VIhsou/j egli mostra una posizione contraria a quella dei suoi talmiydìym: li contesta radicalmente
per la loro rigidità: non hanno l’esclusiva del fare il bene né di rappresentarlo! E’ l’atteggiamento di
Yešùac nei confronti di aiutanti/alleati che non sono dei Dodici. Yešùac li accetta e interdice di proibire
il loro agire.
Mh. kwlu,ete : 9:38.39; 10:14; negazione + imperat pres di interruzione o di conato ‘smettete di
impedirglielo’ ‘non cercate di impedirglielo’. Condanna il settarismo dei Dodici espresso dal settarismo
del ‘figlio del Tuono’(3:17): non esiste un monopolio dei Dodici.
ga,r: la motivazione:
ouvdei.j : 2:21f; 3:27; 5:3f, 37; 6:5; 7:12, 15, 24; 9:8, 29, 39; 10:18, 29; 11:2, 13; 12:14, 34; 13:32;
14:60f; 15:4f; 16:8; la sua parola ha una portata universale ‘nessuno che’ e si riferisce a tutti i suoi
seguaci anche se non sono dei Dodici. Yešùac rompe con l’esclusivismo dei Dodici. Anche chi non fa
parte di questo gruppo come l’anonimo esorcista, se agisce con potenza è perchè sta con lui.
Mateos,2,361: i seguaci che non provengono dall’ebraismo non devono adottare le categorie ebraiche
che i Dodici mantengono nonostante l’insegnamento e le avertenze di Yešùac. poih,sei: 1:3, 17; 2:23ff; 3:4, 8, 12, 14, 16, 35; 4:32; 5:19f, 32; 6:5, 21, 30; 7:12f, 37; 9:5, 13, 39;
10:6, 17, 35f, 51; 11:3, 5, 17, 28f, 33; 12:9; 14:7ff; 15:1, 7f, 12, 14f; indicat fut att 3 s: si possono
tradurre con futuri o presenti ‘ agirà con potenza = farà un’azione di potenza, un atto di potenza’.
du,namin: 5:30; 6:2, 5, 14; 9:1, 39; 12:24; 13:25f; 14:62; un esorcismo - miracolo: 6:2 ‘opera di
potenza’ di liberazione, ‘ compie un atto di forza o potenza’ detto solo di Yešùac in 6:5. Qui detto di
questo anonimo indica il cacciare i demoni. La ‘potenza’ con la quale agisce, rivela l’autorità che si ha
trasmessa da Yešùac (cfr 3:15) ed essa promana dalla Rùaih ricevuta da lui ; cfr 1:8; ha autorità come
quella che Yešùac ha dato ai Dodici (3:14-15).
evpi.: vedi sopra (la ripresa cambia la preposizione); basandosi; fondato su ; manifestando la sua
presenza. Mateos,2,360 nota 13 alla fine: l’autorità dell’inviato proviene dalla partecipazione alla Rùaih
che Yešùac diffonde e che assimila a lui.
tw/| ovno,mati, : 3:16f; 5:9, 22; 6:14; 9:37.38.39, 41; 11:9; 13:6, 13; 14:32; [16:17]; il Nome che
opera continuerà ed essere onorato; grande fiducia nella forza del Nome; la sua potenza trascende il
gruppo. Il progetto è sconfiggere il male. Mateos,2,355: ‘come se fossi io stesso’: rende più profondo il
concetto espresso dal discepolo (‘invocando il tuo nome’: atteggiamento di chi prega o supplica); per
Yešùac invece egli agisce come farebbe egli stesso. Id,361 l’espressione ‘come fossi io’ mette in
collegamento la figura dell’anonimo esorcista con quella del ‘ragazzo’ di 9:37 ‘come se fosse me’
mostrando che anche il soggetto dell’attività liberatrice rappresenta i seguaci di Yešùac non provenienti
dall’ebraismo che il ‘ragazzino’ rappresentava nella sua umiltà e servizio che lo identificava con Yešùac;
l’anonimo li rappresenta per la sua attività liberatrice uguale a quella di Yešùac. Chi realizza azioni come
quelle di Yešùac ha una vera adesione a lui poiché la fede/adesione è la condizione per agire in tal modo
(9:23 o de. VIhsou/j ei=pen auvtw/|\ to. eiv du,nh|( pa,nta dunata. tw/| pisteu,onti); la fede/adesione si conferma
grazie alle azioni che consente di realizzare; non può esserci una defezione immediata. 37 o]j a'n e]n tw/n toiou,twn paidi,wn de,xhtai evpi. tw/| ovno,mati, mou( evme. de,cetai\
38 :Efh auvtw/| o VIwa,nnhj\ dida,skale( ei;dome,n tina evn tw/| ovno,mati, sou evkba,llonta daimo,nia kai. evkwlu,omen
39 o de. VIhsou/j ei=pen\ mh. kwlu,ete auvto,nÅ ouvdei.j ga,r evstin o]j poih,sei du,namin evpi. tw/| ovno,mati, mou kai. dunh,setai tacu. kakologh/sai, me\
42
auvto,n( o[ti ouvk hvkolou,qei h`mi/nÅ
kai.: contemporaneamente
dunh,setai: indic fut medio deponent 3 s da du,namai. tacu.: 9:39; Matt 5:25; 28:7f; Luke 15:22; John 11:29; 13:27; 20:4; Acts 17:15; Heb 13:19, 23;
Jas 1:19; Rev 2:16; 3:11; 11:14; 22:7, 12, 20. apax Mc; “facilmente”: subito dopo; sono due
atteggiamenti incompatibili!
kakologh/sai, me\: 7:10 (in una citazione; part pres: condotta contro i genitori); 9:39; Matt 15:4;
Acts 19:9 (esorcisti non cristiani che si servono del nome di Yešùac; nel suo nome invece At 3: 6 s;
19:13: evpecei,rhsan de, tinej kai. tw/n periercome,nwn VIoudai,wn evxorkistw/n ovnoma,zein evpi. tou.j e;contaj ta. pneu,mata ta. ponhra. to. o;noma tou/ kuri,ou VIhsou/ le,gontej( ~Orki,zw uma/j to.n VIhsou/n o]n Pau/loj khru,ssei) ‘oltraggiare, ingiuriare, screditare, diffamare’. Si riferisce alla bestemmia contro la rùa ih
haqòdeš di cui in 3:22.28-30: ossia e poi attribuisce i miei esorcismi a Beelzeboul? Il suo Nome e la sua
autorità non è limitata ai Dodici apostoli; è anche per altri. Focant,390,388: l’atteggiamento descritto
implica che si squalifichi una persona, che la si rifiuti. Verosimilmente = rigetare Yešùac : si tratta del
rifiuto della sua persona. Mateos,2,356: inf aor : l’aor indica un atto di maledizione che esprime rottura:
cancellare l’adesione che si era data a una persona e rinnegarla. Id,361: significa odiarlo: chi ha una tale
adesione a Yešùac non passa facilmente da seguace ad avversario.
o]j: include tutti ebrei e pagani che non si professano seguaci di Yešùac. Affermazione generale
inclusiva. Dopo aver parlato della relazione con la sua persona nel v 39 adesso parla della relazione
anche con i Dodici.
ga.r: epesegetico; ulteriore spiegazione con un fondamento generale o una chiave che permette
di distinguere coloro che non si devono vedere come concorrenti; Mateos,2,355: Cioè.
kaqV + G di persona in senso ostile: 3:6; 5:13; 9:40; 11:25; 14:55ff; con la negazione esprime
una relazione a favore come nello stico seguente.
h`mw/n: comprende anche Yešùac. Mateos,2,361: senza alcuna pretesa di superiorità Yešùac si pone
sul piano dei discepoli e parla di ‘noi’ in contrasto con il desiderio di preminenza da essi mostrato
precedentemente (9:34 oi de. evsiw,pwn\ pro.j avllh,louj ga.r diele,cqhsan evn th/| odw/| ti,j mei,zwn). Id,361,
nota 16: questo ‘noi’ corregge quello del v 38 (dida,skale( ei;dome,n tina evn tw/| ovno,mati, sou evkba,llonta daimo,nia kai. evkwlu,omen auvto,n( o[ti ouvk hvkolou,qei h`mi/n) con cui Yo ihanàn identifica Yešùac con
l’ideologia esclusivista del gruppo; qui invece Yešùac si integra nel gruppo per eliminare ogni
esclusivismo. Afferma insieme che l’interesse per la liberazione di tutti deve essere interesse comune
per lui e per i discepoli. Per cui è alleato del gruppo chiunque lavora a vantaggio degli esseri umani:
Yešùac fa propria ogni azione disinteressata a vantaggio dello sviluppo umano.
upe.r + G: 9:40; 14:24; in opposizione a kaqV : in nostro favore; spirito tollerante in armonia con
il resto; apertura mentale; discernimento; consolazione per i discepoli. Chi si appella a Yešùac è un
alleato anche se non si comporta come noi. Relativismo di ogni appartenenza a un gruppo con una
determinata pratica. E = una espressione inclusiva. La neutralità ha un valore positivo (ma secondo Q è
negativa: Mt 13:30: è esclusiva).
Motivi per chiudere qui questa unità in Focant,388.
Rivolto ai Dodici /ministri, non alla folla. I due vv che seguonmo sono inseparabili in simmetria
a chiasmo con 37 ab. 37 o]j a'n e]n tw/n toiou,twn paidi,wn de,xhtai evpi. tw/| ovno,mati, mou( evme. de,cetai\ kai. o]j a'n evme. de,chtai( ouvk evme. de,cetai avlla. to.n avpostei,lanta, meÅ
41 }Oj ga.r a'n poti,sh| u`ma/j poth,rion u[datoj evn ovno,mati o[ti Cristou/ evste( avmh.n le,gw umi/n o[ti ouv mh. avpole,sh| to.n misqo.n auvtou/Å
42 Kai. o]j a'n skandali,sh| e[na tw/n mikrw/n tou,twn tw/n pisteuo,ntwn Îeivj evme,Ð( kalo,n evstin auvtw/| ma/llon eiv peri,keitai mu,loj ovniko.j peri. to.n tra,chlon auvtou/ kai. be,blhtai eivj th.n qa,lassanÅ
[9:41] }Oj ga.r a'n poti,sh| uma/j poth,rion u[datoj evn ovno,mati o[ti Cristou/ evste( avmh.n le,gw umi/n o[ti ouv mh. avpole,sh| to.n misqo.n auvtou/Å Chi dunque vi farà bere un bicchiere d’acqua nel nome che siete del Mašìya ih,
Amen dico a voi: non perderà la sua ricompensa! x:yviM'h;-l[; WSkoT' rv,a] bq,[e tATv.li ~yIm; sAK ymiv.Bi ~k,l' !t,NOh;-lk'w> `Ark'f. db;ayO-al{ yKi ~k,l' rmeao ynIa] !mea'
ga.r: ulteriore spiegazione; la terza, per cui potrebbe anche continuare la pericope precedente.
Mateos,2,363: Dunque: ga.r causale consecutivo. Continua il tema dell’accoglienza. }Oj … a'n: 3:29 (o]j dV a'n blasfhmh,sh| eivj to. pneu/ma to. a[gion), 35 (o]j Îga.rÐ a'n poih,sh| to. qe,lhma tou/ qeou/( ou-toj avdelfo,j mou kai. avdelfh. kai. mh,thr evsti,n); 8:35 ( o]j ga.r eva.n qe,lh| th.n yuch.n auvtou/ sw/sai avpole,sei auvth,n\ o]j dV a'n avpole,sei th.n yuch.n auvtou/ e[neken evmou/ kai. tou/ euvaggeli,ou
43
sw,sei auvth,n), 38 ( o]j ga.r eva.n evpaiscunqh/| me kai. tou.j evmou.j lo,gouj evn th/| genea/| tau,th| th/| moicali,di kai. a`martwlw/|( kai. o` ui`o.j tou/ avnqrw,pou evpaiscunqh,setai auvto,n( o[tan e;lqh| evn th/| do,xh| tou/ patro.j auvtou/ meta. tw/n avgge,lwn tw/n a`gi,wn); 9:37 (}Oj a'n e]n tw/n toiou,twn paidi,wn de,xhtai evpi. tw/| ovno,mati, mou( evme. de,cetai\ kai. o]j a'n evme. de,chtai( ouvk evme. de,cetai avlla. to.n avpostei,lanta, me), 41 (}Oj ga.r a'n poti,sh| uma/j poth,rion u[datoj evn ovno,mati o[ti Cristou/ evste( avmh.n le,gw umi/n o[ti ouv mh. avpole,sh| to.n misqo.n auvtou/), 42 ( Kai. o]j a'n skandali,sh| e[na tw/n mikrw/n tou,twn tw/n pisteuo,ntwn Îeivj evme,Ð( kalo,n evstin auvtw/| ma/llon eiv peri,keitai mu,loj ovniko.j peri. to.n tra,chlon auvtou/ kai. be,blhtai eivj th.n qa,lassan); 10:11 ( kai. le,gei auvtoi/j( }Oj a'n avpolu,sh| th.n gunai/ka auvtou/ kai. gamh,sh| a;llhn moica/tai evpV auvth,n), 15 (avmh.n le,gw umi/n( o]j a'n mh. de,xhtai th.n basilei,an tou/ qeou/ w`j paidi,on( ouv mh. eivse,lqh| eivj auvth,n), 43 (ouvc ou[twj de, evstin evn umi/n( avllV o]j a'n qe,lh| me,gaj gene,sqai evn umi/n e;stai umw/n dia,konoj) 44 (kai. o]j a'n qe,lh| evn umi/n ei=nai prw/toj e;stai pa,ntwn dou/loj\); 11:23 ( o]j a'n ei;ph| tw/| o;rei tou,tw|( :Arqhti kai. blh,qhti eivj th.n qa,lassan); 14:44 (}On a'n filh,sw auvto,j evstin( krath,sate auvto.n kai. avpa,gete avsfalw/j); v 41 parallelo a 37a, “quicumque”; dal contesto: un non-cristiano: un giudeo o
un pagano; cfr v 37; 3:29. Formulazione molto generale.
poti,sh|: 9:41; 15:36 (dramw.n de, tij Îkai.Ð gemi,saj spo,ggon o;xouj periqei.j kala,mw| evpo,tizen auvto,n le,gwn\ a;fete i;dwmen eiv e;rcetai VHli,aj kaqelei/n auvto,n); Matt 10:42; 25:35, 37, 42; 27:48; Luke
13:15; Rom 12:20; 1 Cor 3:2, 6ff; 12:13; Rev 14:8; congiuntivo aor; Zerwich,104: “facio bibere, poto”:
hominem: 9:41; 15:36; cfr Mt 10,42; verbo causativo + AA. Richiama la gestualità della mano che
accoglie, offrendo un bicchiere d’acqua e invita insistendo a portarlo alla bocca.
uma/j : si rivolge senza distinzione a tutti i talmiydìym; o solo ai dodici? uma/j per loro in 1:17;
6:11; 9:(19), 41; 13:5, 9, 11, 36; 14:28; 16:7. Mateos,2,366: i Dodici. Il gesto riguarda l’accoglienza
della loro persona. Allude a quella dei ‘bambini’ nel v 37.
poth,rion: 7:4; 9:41; 10:38.39 (sofferenza); 14:23, 36 (sofferenza); Matt 10:42 (kai. o]j a'n poti,sh| e[na tw/n mikrw/n tou,twn poth,rion yucrou/ mo,non eivj o;noma maqhtou/( avmh.n le,gw umi/n( ouv mh. avpole,sh| to.n misqo.n auvtou/); 20:22f; 23:25f; 26:27, 39; Luke 11:39; 22:17, 20, 42; John 18:11; 1 Cor 10:16, 21;
11:25ff; Rev 14:10; 16:19; 17:4; 18:6 “calix”: coppa / bicchiere: dato a missionari itineranti.
u[datoj: 1:8 (battesimale), 10 (del Giordano); 9:22 (connotazione distruttiva), 41 (bicchiere);
14:13 (anfora d’acqua per uso domestico); qui uso alimentare: il minimo che si possa fare! Semplice
gesto di solidarietà. Questo gesto non è sprecato! Segno d’accoglienza.
evn ovno,mati o[ti: Zerwich,104: “ideo quia, ea ratione quod”; Focant,397: ‘per il motivo che’ =
per il fatto che: semitismo (Légasse,II,579 n 4); ma Lagrange, 248: origiene greca.
evn ovno,mati: 3:16f; 5:9, 22; 6:14; 9:37.38.39, 41; 11:9; 13:6, 13; 14:32; 16:17; (parola gancio)
critica testuale: + mou: )* C3 W 118.124; tw/| ovno,mati, mou DDQ fam 13 (ex 124) 28.565.700. it Vg:
queste varianti insinuano l’idea della storicità del detto. Il motivo. Per la congettura di Taylor,408:
“poiché siete miei” cfr 8:38. Perché appartenete a me. Mateos,2,363: a motivo che appartenete al
Mašìya ih (a titolo di ) (Id,366: elemento costitutivo del gruppo ciò che li identifica all’esterno: la loro
appartenenza a Lui come Mašìya ih: questo sarà il motivo dell’accoglienza).
Cristou/: senza articolo non si trova mai nei Sinottici né in Atti. E’ come un nome proprio come
è in Paolo (cfr Rom 8,9; 1 Cor 1,12; 3, 23; 2 Cor 10,7) eccetto Rom 9:5: si tratta di espressione ecclesiale.
Contro l’uso di Mc che ha sempre l’articolo, eccetto 1:1; e lv in 1:34 = il Mašìya ih. Qui Mc la mette in
bocca a Yešùac che la sua egli stesso per se stesso, e ciò in contrasto con 8:29. Non solo è poco probabile
che Yešùac abbia usato questa espressione, ma stupisce anche da parte di Mc. Si può credere...che venga
da un copista in quanto anche il testo non è sicuro. Per Schmid, 242: la formula appartiene
all’evangelista Mc come conferma anche il parallelo di Mt. Nineham,257: “because you bear the name
of Christ”; letteral “in the name that you are Christ’s”: frase goffa. Iersel,285: la sbadataggine con cui
il narratore fa parlare Yešùac di se stesso come Mašìya ih contrasta con quanto i Dodici e i lettori hanno
finora incontrato nel libro: probabile aggiunta. Mc ha l’abitudine di aggiungere detti: cfr 2:21ss. 27 ss;
3:27-29; 4:21-25; 7:14-23; 10:10-12. E’ però omesso da Lc ed è meglio situato in Mt 10:42 eivj o;noma maqhtou/ (in quanto discepolo) che secondo Swete,208 “perhaps nearer to the original”. Standaert,II.529:
molto probabilmente questa parola non è una parola autentica di Yešùac. Donahue-Harrington,254:
titolo anomalo nel contesto di un discorso dello stesso Yešùac: potrebbe indicare una situazione dopo la
risurrezione; in 37 è l’accettazione degli altri, in modo speciale le nullità sociali nel nome di Yešùac, qui
riguarda gli estranei che si mostrano gentili verso i discepoli nel nome di Yešùac. Mateos,2,367: Mc usa
il termine < art per svincolarlo dalle connotazioni politiche che esso implicava; Pietro invece l’aveva
usato con l’articolo senza ulteriori determinazioni rinviando all’aspettativa nazionalistica che il popolo
associava con il titolo. Yešùac non appoggia la dichiarazione di Pietro. Aiuteranno i Dodici grazie alla
loro relazione a Yešùac : essi riproducono le caratteristiche di Yešùac e questo vuol dire presentarsi come
ultimo e servo di tutti [sembra che evpi. tw/| ovno,mati, mou e evn ovno,mati o[ti Cristou/ evste siano
44
praticamente equivalenti]; se essi riflettono la figura del Messia/Figlio dell’uomo anch’essi come il
ragazzino saranno portatori della presenza di Yešùac e di colui che lo ha inviato: 9:37 presenza che sarà
ricompensa per chi li accoglie. Ed in Yešùac troveranno YHWH.
avmh.n le,gw umi/n: 3:28; 8:12; 9:1, 41; 10:15, 29; 11:23; 12:43; 13:30; 14:9, 18, 25, 30; [16:8];
dichiarazione molto solenne: espressione in detti rivolti alla comunità.
o[ti ouv mh.: cong aor.Zerwich,104 “certissime non”: GB 309: negazione enfatica; cfr 9:1.
avpole,sh| : 1:24; 2:22; 3:6; 4:38; 8:35; 9:22, 41; 11:18; 12:9; ‘perderà’. to.n misqo.n : 9:41; Matt 5:12, 46; 6:1f, 5, 16; 10:41f; 20:8; Luke 6:23, 35; 10:7; John 4:36; Acts
1:18; Rom 4:4; 1 Cor 3:8, 14; 9:17f; 1 Tim 5:18; Jas 5:4; 2 Pet 2:13, 15; 2 John 1:8; Jude 1:11; Rev
11:18; 22:12; apax Mc; “merces”; Cfr 1:20Å Nel giorno del Giudizio...Quel gesto non è sprecato presso
YHWH che guarda ogni gesto di umanità…Non perde la ricompensa chi fa senza ricerca di ricompensa.
Non dice che cosa né quando nè come.
Questo v si trova in un insieme disarticolato anche se possiede elementi che legano i detti tra di
loro. Questo è tra i meno isolati. Essendo detto in “casa” (9:33) ha anche lo sfondo dell’ospitalità come
elemento di richiamo. Légasse,489: questa frase probabilmente nella fonte di Mc seguiva 9:37 }Oj a'n e]n tw/n toiou,twn paidi,wn de,xhtai evpi. tw/| ovno,mati, mou( evme. de,cetai\ kai. o]j a'n evme. de,chtai( ouvk evme. de,cetai avlla. to.n avpostei,lanta, me; (l’insersione del v 38.39 si ricollega all’espressione evn tw/| ovno,mati, sou / evpi. tw/| ovno,mati, mou); 9:41 }Oj ga.r a'n poti,sh| uma/j poth,rion u[datoj evn ovno,mati o[ti Cristou/ evste( avmh.n le,gw umi/n o[ti ouv mh. avpole,sh| to.n misqo.n auvtou/Å Tutto va sotto la rubrica “piccoli” che si
ritrova al v 42 e richiama il v 36. Riguarda i talmiydìym stessi come mandati da Yešùac. Per Iersel,285
il detto avrebbe il suo posto migliore tra 6:10 kai. e;legen auvtoi/j( {Opou eva.n eivse,lqhte eivj oivki,an( evkei/ me,nete e[wj a'n evxe,lqhte evkei/qenÅ 9:41 }Oj ga.r a'n poti,sh| uma/j poth,rion u[datoj evn ovno,mati o[ti Cristou/ evste( avmh.n le,gw umi/n o[ti ouv mh. avpole,sh| to.n misqo.n auvtou/Å 6:11 kai. o]j a'n to,poj mh. de,xhtai uma/j mhde. avkou,swsin umw/n( evkporeuo,menoi evkei/qen evktina,xate to.n cou/n to.n upoka,tw tw/n podw/n umw/n eivj martu,rion auvtoi/jÅ
Nel v che segue vuole che i minisitri si scostino dal modo di esercitare il governo dall’ambiente
circostante. Ciò che dice riguarda la condotta ad intra verso i singoli membri = piccoli della comunità
Il loghion si esprime con violenza essendo il suo autore indignato per il male fatto verso il ‘piccolo’. A
una regola generale seguono logia rivolti alla persona: raccomandazioni disparate legate in modo blando
con parole-gancio. Donahue-Harrington,258 : detti generali che riguardano l’essere discepoli.
Mateos,2,367: ricorda ai Dodici la lezione data loro nell’episodio del ragazzino: se la ricorderanno
saranno riconosciuti ed accolti com inviati di Lui. Se non la terranno presente il loro comportamento
potrà provocare gravi danni alla comunità.
[9:42] Kai. o]j a'n skandali,sh| e[na tw/n mikrw/n tou,twn tw/n pisteuo,ntwn Îeivj evme,Ð( kalo,n evstin auvtw/| ma/llon eiv peri,keitai mu,loj ovniko.j peri. to.n tra,chlon auvtou/ kai. be,blhtai eivj th.n qa,lassanÅ E se qualcuno avesse scandalizzato uno di questi piccoli, credenti [in me],
meglio sarebbe per lui,
se una macina d’asino fosse posta attorno al suo collo,
e fosse gettato in mare! yBi ~ynIymia]M;h; ~yNIj;Q.h; dx;a; ynEp.li lvok.mi !teNOh;-lk'w> `~Y"B; %l'v.huw> AraW"c;-l[; bk,r<-xl;P, hl,T'yI yKi Al bAj
Kai.: e ( ASV DBY DRA ERV GNV NIB NIV PNT TNT WEB ELO LND VUL Et And) ; poi ( ); avversativa (BCI Però
al qui CSB NKJ NLT But FBJ Mais) ; fortemente avversativa (collegata quindi a ciò che precede): Ma
(Mateos,2,363; ma chi: Id,364: in parallelo con 37 b, N assoluto). Il v deve probabilmente essere inteso
come programmatico rispetto a ciò che segue.
o]j a'n: vedi sopra (caso diametralmente opposto al precedente) qualcuno (dei Dodici!) se
skandali,sh|: 4:17 (kai. ouvk e;cousin r`i,zan evn eautoi/j avlla. pro,skairoi, eivsin( ei=ta genome,nhj qli,yewj h' diwgmou/ dia. to.n lo,gon euvqu.j skandali,zontai: alcuni di quelli che hanno aderito alla parola
del vangelo sono esposti ad occasioni di caduta, e cadono non appena arriva la persecuzione); 6:3 (be
led into sin or repelled by someone, take offense at someone: Yešùac è stato occasione di scadalo =
caduta per i suoi concittadini ); 9:42 (cause to be caught or to fall, i.e. cause to sin—a. someone) 43,
45, 47; 14:27 (la passione di Yešùac sarà occasione di scandalo = di caduta per i suoi discepoli), 29 (id);
(8 X in Mc) Matt 5:29f; 11:6; 13:21, 57; 15:12; 17:27; 18:6, 8f; 24:10; 26:31, 33; Luke 7:23; 17:2; John
6:61; 16:1; 1 Cor 8:13; 2 Cor 11:29; Sir 9:5; 23:8; 32:15; Pss. Sol. 16:7; subj aor att 3 s da skandali,zw:
fa cedere, è occazione di paccato , seduce; ‘dovesse scandalizzare = dovesse far cadere’: in senso
45
figurato nel NT. Con valore di azione ipoteticamente realizzata. Qui “indurre ad apostatare”: far cadere
qualcuno facendogli perdere la fiducia in YHWH. Il sostantivo da cui é ska,ndalon ( Matt 13:41; 16:23;
18:7; Luke 17:1; Rom 9:33; 11:9; 14:13; 16:17; 1 Cor 1:23; Gal 5:11; 1 Pet 2:8; 1 John 2:10; Rev 2:14 :
ostacolo e pietra d’inciampo che fa cadere chi cammina per la strada). Donahue-Harrington, 251 : Chi
scandalizza (Id,255 la trad letterale ‘ scandalizzare’ tradizionale/arcaica non rende bene l’idea che
portrebbe essere espressa più compiutamente con ‘ostacolare’ o ‘porre un impedimento’).
Mateos,2,363: scandalizzerà (Id,368: lo scandalo di cui parla Yešùac è all’interno della comunità;
‘scadalizzare’ è fare in modo che vacilli la fede in Yešùac e l’adesione è sostituita dal dubbio o dallo
scetticismo; concretamente: i Dodici alimentano l’ambizione di grandezza e di preminenza (v 34) ed il
seguace di Yešùac che pensa si trovare nella comunità l’eguaglianza e l’amore espressi mediante il
servizio reciproco, constatando che ciò non esiste, ma che alcuni vogliono mettersi al di sopra e
dominare che per la adesione a Yešùac si sono fatti piccoli (ultimi e servi), restano delusi e finiscono per
abbandonare la comuntà; per cui ‘scandalizzare’ è togliere la vita che Yešùac comunica e scandalizza
chi invece di farsi ultimo cerca di essere superiore agli altri e di dominarli); Focant,393: lo scandalo di
cui si parla riguarda verosimilmente Yešùac ed il vangelo. Nel contesto immediato si spiega col
l’avvertimento di 8:38 o]j ga.r eva.n evpaiscunqh/| me kai. tou.j evmou.j lo,gouj evn th/| genea/| tau,th| th/| moicali,di kai. a`martwlw/|( kai. o` ui`o.j tou/ avnqrw,pou evpaiscunqh,setai auvto,n( o[tan e;lqh| evn th/| do,xh| tou/ patro.j auvtou/ meta. tw/n avgge,lwn tw/n a`gi,wnÅ Lo scandalo di cui si parla qui è quello che riguarda:
e[na: uno. Mateos,2,368 : come membri della comunità di Yešùac (non compresi nei Dodici) i
piccoli sono implicitamente presenti nella scena ‘uno di questi piccoli’ come prima lo era il ragazzino
in 9:36.
tw/n mikrw/n: 4:31 (de rebus: ratione molis Mt 13:32); 9:42; 14:35 (de rebus: brevis via:
aliquantulum progressus Mt 26:39), 70 (de rebus: breve tempus ‘brevi post’ Mt 26:73); 15:40.
Zorell,844 de personis :15:40 ratione staturae; fort.; ratione aetatis (est hebraismus) fort. 15:40; ratione
ethicae cujusdam immaturitatis qua quis etiamnum est animo vel fide debilis necdum firmus ac
roboratus : 9:42; Lc 17:2. Correlativo a mei,zwn del v 34 (adj comparative from me,gaj [1:26; 4:32 (large,
great lit), 37, 39, 41; 5:7 (fig. of measure, intensity), 11 (large, great lit), 42; 9:34; 10:42.43 (fig. of
rank and dignity great, etc.); 12:31; 13:2; 14:15; 15:34, 37 (fig. Loud); 16:4 (large, great lit)] inteso
come superlativo greatest. Donahue-Harrington, 255 : sono i credenti semplici che hanno fiducia in
Yešùac. Pesch,II,180: sono coloro che si fanno piccoli davanti ad YHWH, gli umili che YHWH ha
scelto. Gnilka,II,64: non bambini, ma coloro che sono insignificanti e non privilegiati nella comunità:
la pedita della fede da parte loro può avvenire per il cattivo esempio dei membri socialmente rispettati
e potenti; Radermakers,234: cristiani deboli poveri e poco istruiti in ogni caso trascurati.
Standaert,II,531: non sono necessariamente fratelli della fede instabile o fragile, ma sono ‘piccoli’
perché hanno poco e possono aver bisogno persino di un bicchiere d’acqua (v 41). Sociologicamente
sono ‘piccoli’ agli occhi di Mc perché formano una minoranza che ha conosciuto oppressione e
persecuzioni (4:17; 10:30) e non sono chiamati né a regnare né a dominare, ma a servire: cfr 10:43-45.
Il fatto che possano esser ‘scandalizzati’, essere esposti a ‘occasioni di caduta’ illustra ancora una volta
la situazione contestuale della comunità marciana: numericamente ristretta e sovresposta. La tenazione
poteva essere: [1] fuggire presso i Giudei (in parte protetti dai romani da diritto riconosciuto) o [2]
presso le autorità romane (es. erodiani). Da qui la grande importanza della figura di Giuda come
‘traditore’ nel racconto di Mc. Pesch,II,180: allusione ai tempi di persecuzione. Ma Mateos,2,364: in
parallelo col v 37 o]j a'n e]n tw/n toiou,twn paidi,wn de,xhtai evpi. tw/| ovno,mati, mou( evme. de,cetai: questi
piccoli sono in parallelo col ‘ragazzino’ di 9:37 come rivela la costruzione identica ‘uni di questi
ragazzini’ ‘uno di questi piccoli’; quest’ultima definizione sintetizza tutto il precedentemente detto a
proposito dei ‘ragazzini’: ossia la rinuncia all’ambizione e l’abitudine a servire: sono i seguaci di Yešùac
che non provengono dall’ebraismo (pag 368); non si tratta in realtà di bambini ; il termine ‘piccolo’
indica la volontà di essere l’ultimo di tutti e servo di tutti (9:35) atteggiamento che viene definito come
‘dare l’adesione a Yešùac ’. La nuova denominazione ‘i piccoli’ allude per contrasto alla pretesa espressa
dai Dodici di essere ‘il più grande’ (v 34)…pag 369: diseguaglianza gerarchica. Id,367 nota 5 cita
Gundry, 512 : ‘uno dei piccoli che mi danno la loro adesione’ allude ai ragazzini rappresentanti di quello
che Yešùac mise in mezzo ai Dodici (9:36ss); lo stesso Lagrange,249; Taylor,489.
tou,twn: dimostrativo ridondante; richiama il v 37 o]j a'n e]n tw/n toiou,twn paidi,wn de,xhtai evpi. tw/| ovno,mati, mou( evme. de,cetai\ kai. o]j a'n evme. de,chtai( ouvk evme. de,cetai avlla. to.n avpostei,lanta, meÅ. Riferisce questi piccoli a ciò che precede, più direttamente a coloro che ‘sono di Cristo’ (v 41)
tw/n pisteuo,ntwn: 1:15 (evn + D kai. pisteu,ete evn tw/| euvaggeli,w|: dar credito ad una notizia); 5:36
(ass: confidare in qualcuno da cui ci si attende un beneficio); 9:23 (ass confidare in qualcuno da cui ci
si attende un beneficio) 24 (ass id), 42; 11:23 (o[ti) 24 (o[ti), 31 (D); 13:21 (ass dar credito ad una
notizia); 15:32 (ass dar credito ad una richiesta); [16:13f, 16f]; il part pres in 9:23, 42; Matt 18:6;
46
21:22; John 1:12; 3:15f, 18, 36; 5:24; 6:35, 40, 47, 64; 7:38; 11:25f; 12:44, 46; 14:12; 17:20; 20:31;
Acts 2:44; 5:14; 9:26; 10:43; 13:39; 22:19; 24:14; Rom 1:16; 3:22; 4:5, 11, 24; 9:33; 10:4, 11; 1 Cor
1:21; 14:22; Gal 3:22; Eph 1:19; 1 Thess 1:7; 2:10, 13; 1 Pet 1:8; 2:6f; 1 John 5:1, 5, 10, 13 ; qui tou,twn tw/n pisteuo,ntwn Îeivj evme,Ð: ‘dare l’adesione’ ad una persona.
Îeivj evme,Ð. Questa lettura pisteuo,ntwn Îeivj evme,,Ð che viene da Mt 18:6 è fortemente attestata; ma
la sua assenza in a D e D e il fatto che sia entrata in Mc da Mt, pone in serio dubbio la sua sicurezza.
Questa lezione elimina ogni incertezza: i piccoli sono i membri della comunità cristiana: quindi che
faranno anche parte dell’assemblea dei credenti in lui Risorto. Focant,397: probabile adattamento
postpasquale di un loghion che in origine riguardava solo quelli che credono e cioè quelli che ripongono
la loro fiducia nel vangelo. Mateos, 2,363: che mi danno la loro adesione. TCGNT, 101. Per la lettura
tou,twn tw/n pisteuo,ntwn: Iersel,285: il lettore non può che supporre che dopo 9:36-37 “questi” si
riferisca ai bambini presenti nella casa in cui la scena è ambientata: i piccoli, i quali data la loro
inesperienza e la loro età confidano ancora in tutti. Per lettore essi sono la metafora dei credenti che
sono tentati di rinunciare alla loro fede. Protasi sotto forma di una relativa condizionale con casus
pendens.
Donahue-Harrington, 258 : nega interpretazione sessuale di autori ivi citati che sulla base di
b.Niddah,13b riferirebbe al peccato sessuale su minori. Cfr Mateos,2,369 nota 8.
kalo,n evstin: 42.43.45.47; dal v 42 inizia una serie di kalo,n evstin che termina al v 50. Il positivo
seguito da ma/llon = comparativo: sarebbe meglio per lui questa punizione. Zerwich, 104: expedit ei,
melius est; Standaert,II,532: poco felice. L’apodosi è reale. Mateos,2,364: meglio è; comparativo; uso
modale di evstin ‘sarebbe’.
auvtw/|: responsabilità personale: al responsabile della loro apostasia o del loro cadere sulla via
della sequela; riguarda colui per cui avviene questo scandalo: chi deforma il vangelo di Yešùac con idee
di superiorità in seno alla comunità.
eiv: 2:7, 21f (with other particles eiv de. mh, if not, otherwise), 26; 3:2 (interrogative particle: with
indirect questions whether, if), 26; 4:23; 5:37; 6:4f, 8; 8:12 ( in strong assertions, with the apodosis
omitted eiv has a negative effect (Hebraistic) eiv doqh,setai…shmei/on if a sign shall be given (something
fearful will result), hence a sign will certainly not be given), 14, 23, 34; 9:9, 22f, 29, 35, 42; 10:2, 18;
11:13, 25; 13:20, 22, 32; 14:21, 29, 35; 15:36, 44 (after verbs of emotion that); conditional particle if:
Zerwich,104: condicio ‘realis’ loco expectatae cond irrealis magnam sermoni tribuit vim GB 223.
peri,keitai: 9:42; Luke 17:2; Acts 28:20; Heb 5:2; 12:1; indicat pres pass 3 s da peri,keimai; presente statico; condizionale ‘reale’ al presente. Anticipa la possibilità futura. Zorell,1038: circum-
jaceo, circum-positus sum. Mateos,2,363: gli passassero…e lo buttassero in mare (Id,364: presente
statico e perfetto let ‘se gli hanno passato al collo…e lo gettano’ eiv = o[ti mu,loj 9:42; Matt 18:6; 24:41 (mill); Rev 18:22 (mill); Exod 11:5; Num 11:8; Deut 24:6; Jda.
9:53; 2 Sam 11:21f; Isa 47:2; millstone. ‘ruota/mola di mulino girata da un asino’ per le sue grandi
dimensioni.
ovniko.j: 9:42; Matt 18:6; (cfr o;noj: Matt 21:2, 5, 7; Luke 13:15; John 12:15): d’asino; mossa da
un asino. E’molto più grande che una pietra dei mulini a mano: la certezza dalla velocissima discesa
nelle acque è sicura! Un peso notevole che ha maggior forza di portare in fondo: metafora per mettere
in risalto la serietà dell’ammonimento.
peri. to.n tra,chlon: 9:42; Matt 18:6; Luke 15:20; 17:2; Acts 15:10; 20:37; Rom 16:4. ‘collo’.
L’iperbole brutale della macina attorno al collo, intensifica la gravità del tipo di morte ma soprattuto
dello scandalo precedente. Mette in risalto sia la gravità della trasgressione sia la pena. Esprime la
grande indignazione di Yešùac verso chi causa la caduta degli altri nel loro credere. kai. be,blhtai: 2:22; 4:26; 7:27, 30, 33; 9:22, 42, 45, 47; 11:23; 12:41ff; 15:24; indicat perf pass
3 s. ‘essere gettato’. Sottintesa la presenza di esecutori dalle cui mani chi fa scandali è pensato come
giustamente gettato in acque. Non minaccia di castigo ma la gravità del delitto.
eivj th.n qa,lassan: 1:16; 2:13; 3:7; 4:1, 39, 41; 5:1, 13, 21; 6:47ff; 7:31; 9:42; 11:23; cfr Ap 18:21 Kai. h=ren ei-j a;ggeloj ivscuro.j li,qon w`j mu,linon me,gan kai. e;balen eivj th.n qa,lassan le,gwn( Ou[twj ormh,mati blhqh,setai Babulw.n h` mega,lh po,lij kai. ouv mh. eureqh/| e;tiÅ Non aver alcun posto sulla terra,
ma essere ospite per sempre degli abissi. Per il tipo di pena, vedi G Flavio BJ,14,15,10 (prassi
ordinaria). Mateos,2,363: e lo buttassero.
Forse è un’esortazione ai responsabili delle assemblee? Si tratta di una preoccupazione pastorale
come in Rom 14:1 ss? Focant,393: a essere preso di mira è il danno sociale provocato nella comunità
cristiana. La sua eccezionale gravità è sottolineata dal fatto che, per la persona che se ne rende colpevole
sarebbe preferibile una sorte atroce.
47
Seguono tre frasi simmetriche: in relazione alla mano/piede/occhio. Mateos,2,373: Yešùac
spinge chi lo segue a scelte per dolorose che siano che ne assicurino la fedeltà: ogni attività (mano)
condotta (piede) o aspirazione (occhio) che mira al prestigio o superiorità personale è conduce al
dominio degli altri è viziata nel fondo e deve essere eliminata poichè mette in pericolo la fedeltà al
messaggio. Una triplice esortazione sulla necessità dell’eliminazione di ogni ostacolo pur di entrare
nella vita. Fedeltà ad ogni costo. Focant,393: non soltanto senso individuale (possibile se letti fuori
contesto: tentazioni interiori, psicologiche); collegandoli col v 42 conviene interpretarli su un piano
sociale: atti che fanno torto ai piccoli della comunità destabilizzandola nel suo insieme: che questa sia
la logica del testo lo conferma il v 50 (Kalo.n to. a[laj\ eva.n de. to. a[laj a;nalon ge,nhtai( evn ti,ni auvto. avrtu,seteÈ e;cete evn eautoi/j a[la kai. eivrhneu,ete evn avllh,loij).
[9:43] Kai. eva.n skandali,zh| se h` cei,r sou( avpo,koyon auvth,n\ kalo,n evsti,n se kullo.n eivselqei/n eivj th.n zwh.n h' ta.j du,o cei/raj e;conta avpelqei/n eivj th.n ge,ennan( eivj to. pu/r to. a;sbestonÅ E se ti scandalizzasse la mano tua, tàgliala!
Meglio è per te entarre nella Vita,
piuttosto che, avendo le due mani, andare via verso la geenna, verso il fuoco inestinguibile! ht'ao #Ceq; ^l. lAvk.mil. ^d>y"-~aiw> ~yId:y" yTev. ^l. tAyh.mi dy"-[:Wjq. ~yYIx;h;-la, abol' ^l. bAj `dq'WT ~l'A[-d[; rv,a] vaeh'-la, ~NOhiyGE-la, abol'w> [9:45] kai. eva.n o pou,j sou skandali,zh| se( avpo,koyon auvto,n\ kalo,n evsti,n se eivselqei/n eivj th.n zwh.n cwlo.n h' tou.j du,o po,daj e;conta blhqh/nai eivj th.n ge,ennanÅ E se il tuo piede ti scandalizzasse, tàglialo!
Meglio per te è entrare nella Vita storpio,
piuttosto che, avendo i due piedi, essere gettato nella geenna. Ht'ao #Ceq; ^l. lAvk.mil. ^l.g>r:-~aiw> ~yIl;g>r: yTev. ^l. tAyh.mi lg<r<-[:Wjq. ~yYIx;h;-la, abol' ^l. bAj `hB,k.ti al{ rv,a] vaeh'-la, ~NOhiyGE-la, abol'w> [9:47] kai. eva.n o ovfqalmo,j sou skandali,zh| se( e;kbale auvto,n\ kalo,n se, evstin mono,fqalmon eivselqei/n eivj th.n basilei,an tou/ qeou/ h' du,o ovfqalmou.j e;conta blhqh/nai eivj th.n ge,ennan( E se l’occhio tuo ti scandalizzasse, gettalo (via)!
Meglio per te è entrare nel regno di YHWH con-un-solo-occhio (guercio),
piuttosto che, avendo due occhi, essere gettato nella geenna, Ht'ao rQen: ^l.yvik.T; ^n>y[e-~aiw> tx;a; !yI[;B. ~yhil{a/h' tWkl.m;-la, abol' ^l. bAj `~NOhiyGE-la, %l;v.h'l.W ~yIn:y[e yTev. ^l. tAyh.mi [9:48] o[pou o skw,lhx auvtw/n ouv teleuta/| kai. to. pu/r ouv sbe,nnutaiÅ dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue! `hB,k.ti al{ ~V'aiw> tWmt' al{ ~T'[.l;AT ~v'-rv,a]
Stesso schema per i v 43.45.47. Riguardano parti del corpo che possono indurre al peccato
costituendo un pericolo. Usa immagini molto dure (come il v 42): estirpare in ciascuno ciò che si oppone
al messaggio e provoca danno a coloro che vogliono essergli fedeli.
Kai.: Mateos, 2,363 Dunque (Id,369: Yešùac cambia punto di vista: considera il responsabile dello
scandalo e suppone che ci sono pericoli dai quali un individuo può essere colpito).
skandali,zh|: 4:17; 6:3 (skandali,zesqai e;n tini be led into sin or repelled by someone, take
offense at someone); 9:42 (someone).43 (id), 45 (id), 47(id); 14:27, 29; congiunt pres att 3 s da
skandali,zw cause to be caught or to fall, i.e. cause to sin. Zerwich,105: (de conatu?); Mateos, 2,363:
se ti mette in pericolo (Id,364: iterativo rispetto alla realtà presente; posto all’inizio della frase per enfasi;
qui e nei v 45.47, Id,370: ciò che scandalizza è un atteggiamento opposto a quello di Yešùac ).
se: 1:24, 37; 3:32; 5:7, 19, 31, 34; 9:17, 43, 45, 47; 10:21, 35, 49, 52; 14:31: l’accento sulla
singola persona; responsabilità individuale; la persona poi trascende ogni singolo membro del suo
corpo.
h` cei,r: 1:31 (la Mano di Yešùac prende la mano della suocera di Pietro; la mano di Yešùac
sollevato il sofferente…), 41 (kai. splagcnisqei.j evktei,naj th.n cei/ra auvtou/ h[yato kai. le,gei auvtw/|\ qe,lw( kaqari,sqhti); 3:1, 3, 5; 5:23, 41 (kai. krath,saj th/j ceiro.j tou/ paidi,ou le,gei auvth/|\ taliqa koum( o[ evstin meqermhneuo,menon\ to. kora,sion( soi. le,gw( e;geire); 6:2, 5; 7:2f, 5, 32 ( Kai. fe,rousin auvtw/| kwfo.n kai. mogila,lon kai. parakalou/sin auvto.n i[na evpiqh/| auvtw/| th.n cei/raÅ33 kai. avpolabo,menoj auvto.n
48
avpo. tou/ o;clou katV ivdi,an e;balen tou.j daktu,louj auvtou/ eivj ta. w=ta auvtou/ kai. ptu,saj h[yato th/j glw,sshj auvtou/); 8:23 (kai. evpilabo,menoj th/j ceiro.j tou/ tuflou/ evxh,negken auvto.n e;xw th/j kw,mhj kai. ptu,saj eivj ta. o;mmata auvtou/( evpiqei.j ta.j cei/raj auvtw/| evphrw,ta auvto,n\ ei; ti ble,peijÈ), 25; 9:27 (o de. VIhsou/j krath,saj th/j ceiro.j auvtou/ h;geiren auvto,n( kai. avne,sth), 31, 43; 10:16; 14:41, 46; 16:18;
‘mano/braccio’; senso simbolico. Azione, attività. Questo membro del tuo corpo con il quale comunichi
agendo con l’esterno; in ambito del culto idololatrico: usato per offrire incenso, ecc. Sarebbe la
tentazione del culto idololatrico imposto da un tribunale (nella situazione ecclesiale). La disobbedienza
sarebbe come il privarsene dell’uso con l’amputazione. Pur importante che sia la mano, più importante
è…per cui. Il linguaggio è iperbolico per indicare la gravità di ciò di cui si parla. Donahue-
Harrington,255: dato l’uso antico di membra del corpo come metafora dei rapporti politici /comunitari
è possibile che questi tre detti debbano essere letti in riferimentoa problemi inerenti alla comunità
cristiana (Corpo di Cristo) ed il ricorso alla scomunica per allontanare persona indesiderate: 1 Cor 5:
1-5. Mateos,2,370 se il comportamento fa correre il pericolo di allontanarsi da Yešùac bisogna
modificarlo immediatamante anche se può sembrare una mutilazione della persona.
Donahue-Harrington, 258 : nega interpretazione sessuale di autori ivi citati che sulla base di b.
Niddah,13b riferirebbe al peccato sessuale della masturbazione.
avpo,koyon: 9:43, 45; Jn. 18:10, 26; Acts 27:32; Gal. 5:12; cfr Deut 23:2; 25:12 (v 11 eva.n de. ma,cwntai a;nqrwpoi evpi. to. auvto, a;nqrwpoj meta. tou/ avdelfou/ auvtou/ kai. prose,lqh| gunh. eno.j auvtw/n evxele,sqai to.n a;ndra auvth/j evk ceiro.j tou/ tu,ptontoj auvto.n kai. evktei,nasa th.n cei/ra evpila,bhtai tw/n didu,mwn auvtou/ avpoko,yeij th.n cei/ra auvth/j ouv fei,setai o` ovfqalmo,j sou evpV auvth/|: è un caso eccezionale
in cui si parla di mutilazione della mano); Jda. 1:6f; 5:22; Judg 1:6f; 2 Sam 10:4; Ps 76:9; iperbole
brutale e cruenta; effetto indiretto della persistenza nel nome di Yešùac. Mateos,2,364: tagliatela (Id,370:
esprime la rinuncia e presenta un aspetto estremo del rinnegare se stesso: 8:34). Poteva essere la tortura
inflitta agli avversari. Rimane azione del soggetto in quanto egli non ha ceduto è rimasto fermo. Di
queste crudeltà parla il TNK: Giud 1:6-7 (mani e piedi); 2 Mach 7:4 (estremità).10 (mani); estrazione
occhio o occhi: Gdc 16:21. Tortura di Eleazaro: 2 Mac 6 e dei sette fratelli: 2 Mac 7. Lex talionis: Es
21:24; Dt 19:21; cfr Lv 24:17-21. La cruenta automutilazione è grottesca e orribile come la macina al
collo, ma non andrebbe intesa come realmente tale, ma come effetto dell’interiore resistenza al
tradimento del nome che porta i persecutori alla violenza descritta. Al tempo di Yešùac non era un fatto
comune.
kalo,n evsti,n se: ‘è meglio’ positivo loco comparativi. GB 110. Asindeto enfatico in relazione
causale.
kullo.n : 9:43; Matt. 15:30f; 18:8; apax Mc; ‘monco’ (mutilo di mano) = disabile ( si riferisce
ad un arto anomalo che non può essere usato e per estensione alla persona che ha tale arto); effetto della
mutilazione. Posizione enfatica davanti al verbo.
eivselqei/n: 1:21, 45; 2:1, 26; 3:1, 27; 5:12f, 39; 6:10, 22, 25; 7:17, 24; 8:26; 9:25, 28, 43, 45, 47;
10:15, 23ff; 11:11, 15; 13:15; 14:14; 15:43; 16:5; eivj th.n zwh.n: 9:43, 45; 10:17 ( of the life belonging to God, Christ, and the believer), 30 (id); o
[1] eterna = ricompensa escatologica (Focant,394); nel v 47 = eivj th.n basilei,an tou/ qeou/ (il cui primo
frutto è la comunità di Yešùac che si prolungherà nella fase ultraterrena). La via della Vita. Vittoria del
resistente! O [2] Mateos,2,364: non essendo qualificato con aivw,nion non deve appartenere
esclusivamente al futuro cfr 10:30. Id, 370: equivale ad entrare nella comunità della Rùaih,
concretamente quella di Rùaih nella quale si piò aspirare alla pienezza della vita in questo mondo e in
quello futuro.
h': il comparativo seguito da h' = un semitismo; anche LXX.
avpelqei/n: 1:20, 35, 42; 3:13; 5:17, 20, 24; 6:27, 32, 36f, 46; 7:24, 30; 8:13; 9:43; 10:22; 11:4;
12:12; 14:10, 12, 39; 16:13; con i tuoi piedi, ancora utilizzabili! Mateos,2,364: che andare con entrambe
le mani all’inceneritore (la forma intransitiva può stare al posto di una passiva (essere gettato) come
sinonimo di blhqh/nai ai v 45.47; Id, 371: se si interpreta in forma attiva: ‘andare all’inceneritore’:
significa: l’uomo stesso va verso la propria distruzione, conseguenza logica di un modo di comportarsi
che priva della vita).
eivj th.n ge,ennan: 9:43, 45, 47; Matt. 5:22, 29f; 10:28; 18:9; 23:15, 33; Lk. 12:5 ; Jas. 3:6: =
ebraico: ge-hinnom = abbreviazione di ge ben-hinnom (valle del figlio di Innon 2 Re 23:10); a SW di
yürûšäläºim ove arde fuoco inestinguibile alimentato dalle immondizie; figura del luogo del castigo dei
malvagi: luogo di morte. Sinonimo di luogo di tormenti escatologici. Causa: ricordo dei bimbi immolati
nel Tofet (2 Re 23:10; Ger 19:4-6; 32:34-35; Ger 7:31; 2 Chr 28:3; 33:6). Mateos, 2,363: inceneritore
(Id, 371: come un’immondizia, un inutile scarto). L’opposto è ‘entrare nella vita’.
49
eivj to. pu/r: 9:22, 43, 48 (distrugge l’essere).49 (distrugge l’infedeltà); cfr Matt 3:10ff; 5:22;
7:19; 13:40, 42, 50; 17:15; 18:8f; 25:41; Luke 3:9, 16f; 9:54; 12:49; 17:29; 22:55; John 15:6; Acts
2:3, 19; 7:30; 28:5; Rom 12:20; 1 Cor 3:13, 15; 2 Thess 1:8; Heb 1:7; 10:27; 11:34; 12:18, 29; Jas 3:5f;
5:3; 1 Pet 1:7; 2 Pet 3:7; Jude 1:7, 23; Rev 1:14; 2:18; 3:18; 4:5; 8:5, 7f; 9:17f; 10:1; 11:5; 13:13; 14:10,
18; 15:2; 16:8; 17:16; 18:8; 19:12, 20; 20:9f, 14f; 21:8; forni di terracotta Ger 19:2 ; perchè ivi si
bruciavano i rifiuti. Mateos,2,372, nota 21: in Mc il fuoco nei v 48.49 è distruttore ; in 48 determinato
una infedeltà, distrugge l’essere (figura di cancellazione); in 49 distrugge l’infedeltà in sé e conserva
in tal modo l’essere (salare se stesso).
to. a;sbeston: 9:43; Matt 3:12; Luke 3:17 apax Mc: ‘inestinguibile, che non si spegne’. Fuoco
escatologico e castigo escatologico. La via della morte. Colui che per salvare parti di se stesso perde se
stesso.
I vv 44 e 46 sono add. Dal v 48: omessi dalle edizioni critiche.
o` pou,j: 5:22; 6:11; 7:25; 9:45; 12:36; ‘piede/gamba’. Anteposto al verbo. E’ in relazione al
cammino/sequela in Rùaih. Il pericolo: andare per un cammino che non conduce alla dedizione e al
servizio: quello della gloria mondana del desiderio di trionfo personale legato al disprezzo degli altri, il
rifiutare il carico della croce (8:34).
avpo,koyon: significa: abbandona il cammino traviato. Ed è per la vita!
cwlo.n: 9:45; Matt 11:5; 15:30f; 18:8; 21:14; Luke 7:22; 14:13, 21; John 5:3; Acts 3:2; 8:7; 14:8;
Heb 12:13. Apax Mc. Dopo il verbo; posizione non enfatica ‘zoppo, storpio’. Donahue-Harrington,
251 : con un piede solo.
Donahue-Harrington, 258 : nega interpretazione sessuale di autori ivi citati che sulla base di
b.Niddah,13b riferirebbe al peccato sessuale dell’aulterio.
blhqh/nai: 2:22; 4:26; 7:27, 30, 33; 9:22, 42, 45, 47; 11:23; 12:41ff; 15:24; inf aor pass; dalla
sua Mano, dal suo Soffio? Passivo divino.
o` ovfqalmo,j: 7:22; 8:18, 25; 9:47; 12:11; 14:40; precede il verbo. Rappresenta i desideri e le
aspirazioni guida il cammino è il fondamento dell’agire. O secondo YHWH o secondo gli uomini (8:33).
Mateos,2,372: si applica più diretamente ai Dodici, alludendo al modo di pensare che hanno dimostrato.
e;kbale: 1:12, 34, 39, 43; 3:15, 22f; 5:40; 6:13; 7:26; 9:18, 28, 38, 47; 11:15; 12:8; 16:9, 17;
‘scacciare’ come si scaccia un demone. Varia il verbo dei precedenti detti che era avpo,koyon. Il vb usato
è più consono all’organo colpevole. E’ messo in risalto.
Donahue-Harrington, 258 : nega interpretazione sessuale di autori ivi citati che sulla base di
b.Niddah,13b riferirebbe al peccato sessuale sguardi lussuriosi cfr Mt 5:28-29. Uno degli autori citati
ammette che al tempo di Mc le connotazioni sessuali sono andate perdute.
mono,fqalmon 9:47; Matt 18:9; ‘con un solo occhio, guercio’; posizione enfatica. eivj th.n basilei,an tou/ qeou/. = eivj th.n zwh.n
th.n basilei,an: 1:15 (discesa: impero di YHWH kai. h;ggiken h` basilei,a tou/ qeou/\ metanoei/te kai. pisteu,ete evn tw/| euvaggeli,w|: è vicino: si muove verso l’umanità); 3:24; 4:11, 26 (discesa :impero
di YHWH ou[twj evsti.n h` basilei,a tou/ qeou/ w`j a;nqrwpoj ba,lh| to.n spo,ron evpi. th/j gh/j), 30 (salita);
6:23; 9:1 (discesa : impero di YHWH e[wj a'n i;dwsin th.n basilei,an tou/ qeou/ evlhluqui/an evn duna,mei viene, arriva con Potenza verso l’umanità), 47 (salita: ‘entrare’: concepito come spazio ed implica il
movimento di ascesa verso); 10:14 (discesa impero di YHWH a;fete ta. paidi,a e;rcesqai pro,j me( mh. kwlu,ete auvta,( tw/n ga.r toiou,twn evsti.n h` basilei,a tou/ qeou/: verso individui).15 (discesa avmh.n le,gw umi/n( o]j a'n mh. de,xhtai th.n basilei,an tou/ qeou/ w`j paidi,on( ouv mh. eivse,lqh| eivj auvth,n), 23 (salita
‘entrare’ ricco non può entrare: concepito come spazio ed implica il movimento di ascesa verso pw/j dusko,lwj oi` ta. crh,mata e;contej eivj th.n basilei,an tou/ qeou/ eivseleu,sontai) ).24 (id).25 (id); 11:10;
12:34; 13:8; 14:25; 15:43; Mateos,2,365: qui il regno di YHWH viene concepito come territorio: spazio
di diffusione (così in 9:47; 10:23.24.25; 4.30. Col senso di ‘impero di YHWH’ in 1:15; 9:1;10:14.15;
4:26. Si identifica con ‘la vita’ che nella sua fase terrena si identifica con la comunità di Rùaih.
L’esclusione dal regno a causa di una infedeltà al vangelo che allontana da Rùaih coloro che credono in
lui conduce alla definitiva rovina.
Da LXX Is 66:24 è la seguente aggiunta forse esplicativa di ‘geenna’ per i lettori di Mc che non
conoscono Yerushalàiym.
o[pou: 2:4; 4:5, 15; 5:40; 6:10, 55f; 9:18, 48; 13:14; 14:9, 14; 16:6; Zerwich,105: (utpote) ubi GB
163. o skw,lhx: s collettivo; 9:48 “worm”: cfr Exod 16:20, 24; Deut 28:39; Jdt 16:17 ( VUL vae genti
insurgenti super genus meum Dominus enim omnipotens vindicabit in eis in die iudicii visitabit illos 21
dabit enim ignem et vermes in carnes eorum ut urantur et sentiant usque in sempiternum); 1 Macc 2:62;
2 Macc 9:9; Ps 21:7; Prov 12:4; 25:20; Job 2:9; 7:5; 25:6; Sir 7:17; 10:11; 19:3; Jonah 4:7; Isa 14:11;
50
66:24 (kai. evxeleu,sontai kai. o;yontai ta. kw/la tw/n avnqrw,pwn tw/n parabebhko,twn evn evmoi, o` ga.r skw,lhx auvtw/n ouv teleuth,sei kai. to. pu/r auvtw/n ouv sbesqh,setai [future non si estinguerà] kai. e;sontai eivj o[rasin pa,sh| sarki,; LXE And they shall go forth, and see the carcasses of the men that have
transgressed against me: for their worm shall not die, and heir fire shall not be quenched; and they shall
be a spectacle to all flesh : i cadaveri (degli israeliti rinnegati) sono distrutti o per cremazione (fuoco)
o per putrefazione (vermi); si tratta di una metafora per due forze distruttive persistenti alle quali non si
sfugge! Distruzione totale che impedisce la risurrezione = morte definitiva. La citazione modificata di
Is ultimo v del libro (per i vv 14-24: contesto escatologico della riunificazione di tutto Israel e di tutti i
popoli e alla venuta di cieli nuovi…; è la minaccia definitiva contro quelli che in Israel si sono ribellati
a YHWH e li avverte che tutti i colpevoli andranno incontro ad una punizione eterna). E’ in simbolo di
distruzione.
auvtw/n (?) ouv teleuta/|: 7:10; 9:48; Matt 2:19; 9:18; 15:4; 22:25; Luke 7:2; John 11:39; Acts 2:29; 7:15; Heb
11:22. Indicat pres att 3 s. Zerwich,105: finit (vitam) = moritur.
ouv sbe,nnutai: 9:48; Matt 12:20; 25:8; Eph 6:16; 1 Thess 5:19; Heb 11:34. Citazione da Is 66:24
TM. Immagine escatologica. Persistono.
Dopo aver parlato dello scandalo dei piccoli-deboli (v 42) parla dello scandalo che ognuno
subisce o dai propri istinti (vedi Origene?; interpretazione personale-individuale: automutilazione fisica
o metaforica: Focant,394: interpretazione personale: ognuno faccia ciò che può individualmente per
evitare occasioni di caduta funeste: responsabilità individuale di ognuno nei confronti del corpo sociale
che è la comunità); o meglio (?) dai carnefici in tribunale (Iersel,287). Il tono è sapienziale: “cosa è
meglio”? Ma ha anche particolari crudeli - brutali. Implicita l’esortazione alla decisione attuale per il
regno che qui ha connotazione escatologica chiara; il suo opposto è la geenna. I particolari atroci forse
vanno collocati nel contesto della tortura praticata in antico verso i dissidenti. Anche i cristiani corrono
il pericolo di essere torturati. I detti presuppongono che sia possibile evitare la tortura rinunciando al
nome di Yešùac o bestemmiando Yešùac (vedi 1 Cor 12:3). Il cristiano minacciato di morte non rinuncia
a Yešùac. In un senso indiretto tale persona si taglia le mani, i piedi e si strappa gli occhi anche se di
fatto la mutilazione è inflitta dal carnefice ( Iersel,287).
Il v [44] GNT,162: BYZ o[pou o skw,lhx auvtw/n ouv teleuta/|( kai. to. pu/r ouv sbe,nnutaiÅ Viene da
Is 66:24 ( che si trova al v 48); anche il v [46] BYZ o[pou o skw,lhx auvtw/n ouv teleuta/|( kai. to. pu/r ouv sbe,nnutaiÅ
Quel che segue è posto alla fine di una serie di ammonimenti diversi (9:41-50) raccolti e uniti
per agganci verbali (cfr Ninheam,255: senza connessione reale). Serve da transizione da un soggetto
all’altro (Légasse,489.495; Iersel,287). Potrebbe anche essere un detto sapienziale, un lv'm'; ove si riflette
sull’azione o una cosa (Bultmann: Jesus als Weisheitslehrer: sachlich formuliert).
[9:49] pa/j ga.r puri. a`lisqh,setaiÅ Ognuno infatti con un fuoco sarà salato! `xl'm.y" xl;M,B; !B;r>q'-lk' AmK. @rEC'yI vaeB' ~d"a'-lK' yKi
Testo originale e senso difficile. TCGNT,102. Delle tre lezioni (Pesch,II,183 ss: la tradizione
mmss indica che il detto non veniva compreso) la [1] sembra molto probabilmente originale (GNT,163
nota B).
[1] pa/j ga.r puri. a`lisqh,setai; Metzger,102 GNT,163: pa/j ga.r puri. a`lisqh,setai (“ognuno
infatti con fuoco deve essere salato-sarà salato / dovrà salare se stesso”): ) B L W D fam 1,565, 700 et
alii syssa bo geo arm. Taylor,412 accetta il questo testo breve come Ninheam,255 ss. Mateos,2,373.
[2] kai. pa/sa qusi,a a`li. a`lisqh,setai; D cfr Lev 2:13: ‘Ogni offerta sarà salta col fuoco’.
Probabilmente viene da una nota marginale scribale per notare il legame con Lev. Poi entrata nel testo.
[3] BYZ Pa/j ga.r puri. a`lisqh,setai( kai. pa/sa qusi,a a`li. a`lisqh,setai: ‘Ognuno infatti sarà salto
con il fuoco, ed ogni offerta sarà salta col fuoco’: questa è una combinazione delle prime due. Questa
lezione è spiegata in Zorell, 65: sensus esse videtur: quemlibet (qui vult evadere gehennam 47) necesse
est igne (nempe igne sui abnegationis vel aerumnarum toleratarum, abscissis, si necesse sit, propriis
membris 43-47) saliri Deoque dignus reddi, ut (kai.) in VT omnes victimae jussae sunt sale condiri (Lev
2:13): ut ignem inexstinguibilem evitet, alio eum igne oportet penetrari, nempe eo quo malae animi
affectiones et concupiscentiae purgantur. Implica i due sensi di fuoco [1] quello inestinguibile della
gehenna [2] fuoco della purificazione.
pa/j: ogni persona nella comunità (non si tratta del fuoco della geenna che riguarda solo l’uomo
che causa scandalo) ciascuno: distributivo.
51
ga.r: di collegamento redazionale: esplicativo. Potrebbe essere opera del compilatore. Mateos,
2,363 Ovvero. Id, 365: si riferisce a tutto quello che procede. Lagrange,253.
a`lisqh,setai: 9:49: cfr Matt 5:13; Lev 2:13 (nell’oblazione del grano: kai. pa/n dw/ron qusi,aj umw/n a`li. a`lisqh,setai ouv diapau,sete a[la diaqh,khj kuri,ou avpo. qusiasma,twn umw/n evpi. panto.j dw,rou umw/n prosoi,sete kuri,w| tw/| qew/| umw/n a[laj); Tbs. 6:5; Ezek 16:4; indicat fut pass 3 s; passivo divino;
apax Mc: da ali,zw: “salio, sale condio”: sarà salato. Il futuro sottolinea l’ineluttabile prova del fuoco
che viene. Ma Mateos, 2,373: dovrà salare se stesso: forma medio-passiva con valore medio.
puri.: 9:22 (senso ordinario), 43 ( eivj th.n ge,ennan( eivj to. pu/r to. a;sbeston `perenne fuoco della
geenna), 48 (id).49); > art; dativo strumentale: igne. Nella connessione col v 48: pu/r e puri. e col v 50
a`lisqh,setai con to. a[laj “sale” pu/r del v 48 potrebbe avere senso diverso da pu/r del v 49.
FUOCO ETERNO: nel v 48, nella citazione di Is 66:24 indica il perpetuo tormento in parallelo
con “verme”; ed avrebbe senso di “fuoco” in contesto escatologico. Se così fosse si riferirebbe
all’ULTIMO GIORNO nel quale dal cielo scenderà “fuoco” su tutti coloro che allora saranno ancora
vivi. Questa rappresentazione può essere visualmente sostenuta dall’immagine tradizionale delle stelle
cadenti dal cielo: 13:25 (kai. oi` avste,rej e;sontai evk tou/ ouvranou/ pi,ptontej( kai. ai` duna,meij ai` evn toi/j ouvranoi/j saleuqh,sontai): cfr Gl 2:2-3; 2 Cor 3:12-25; 2 Tes 1:7-8; Mt 3:11-12; Eb 10:27. In quella
situazione “ognuno (= tutti) con fuoco sarà salato”. Come pensare la connessione tra “fuoco” e l’azione
dell’essere salato? Il senso potrebbe essere preso dalla metafora del cospargimento di sale (Sir 43:19;
Ez 43:24) per essere reso fedele. Il fatto di essere salato da YHWH col fuoco si riferirebbe allora alla
prova dell’ULTIMO GIORNO nel quale il fuoco che discenderà su tutti gli umani ancora vivi proverà
la consistenza di fedeltà di tutti. Fuoco distruttore e purificatore che li conserverà o troverà fedeli davanti
a YHWH. Ha qui un senso escatologico di “fuoco” attivamente discendente dai cieli (Focant,398:
escatologico, senza precisare di più).
Focant,395: cita Henderson,52ss: partendo da Lev 2:13 per una trasposizione dall’uso del sale
nei sacrifici rituali al sacrificio di sé in prospettiva escatologica: inviterebbe a scegliere tra fuoco della
geenna e quello del sacrificio di sé. Ma il riferimento non è pertinente al contesto. E nulla indica che
Mc abbia usato Lev. Di fatto il fuoco come simbolo può significare di volta in volta: punizione, zelo, o
purificazione (tutti presenti in TNK e NT). Ora qui non riguarda chiunque e quindi sicuramente non
fuoco della punizione. Qui non è quindi quello della gehenna (v 48).
FUOCO DELLA PURIFICAZIONE. Lagrange,253: fuoco utile, fuoco che purifica: le dure
rinuncie, per quanto dolorose, imposte ai discepoli. Il v 49 ruguarda infatti l’inevitabile condimento
delle prove e sofferenze, la croce. Il senso più ovvio è forse un avvertimento che il discepolo sarà messo
alla prova attraverso la sofferenza tramite la quale la sua perseveranza (di cui il sale è simbolo) verrà
trovata. Donahue-Harrington,256 : (potere purificatore del sale) le immagini molto probabilmente si
riferiscono ad un periodo di prova e di purificazione prima della venuta del regno di YHWH nella sua
pienezza (cfr Mat 6 :13); potrebbe avere qualcosa in comune con Mt 3:11 e = (auvto.j uma/j bapti,sei evn pneu,mati a`gi,w| kai. puri,: vento (più probabilemnte) e fuoco). Mateos,2,365: mancando l’art anaforico
questo fuoco non si identifica con quello inestinguibile citato precedentemente; è piuttosto l’antitesi di
esso. Id, 373: il seguace diventa fedele (‘sala se stesso’) mediante un ‘fuoco’ (che si oppone al
precedente che distrugge proprio l’essere v 48); questo fuoco è figurativamente un elemento di
distruzione che elimina in ogni individuo la cause dell’infedeltà e lo conserva nella fedeltà. E’ metafora
che riassume le prove dolorose alle quali ciascun fedele dovrà sottomettersi per restare fedele a Yešùac
ed al suo vangelo; è autodisciplina, l’esaminarsi e correggersi in ciò che mette in pericolo la propria
adesione a Yešùac. Con questo divinamente donato, ciascuno. Anche Ninheam,255ss: lo riferisce ai
talmiydìym nella situazione di escatologia realizzata; c’è l’idea di purificazione; il senso forse è nella
situazione escatologica introdotta da Yešùac: ognuno dei talmiydìym deve accettare di essere sottoposto
al fuoco della sofferenza e della persecuzione come mezzo della propria purificazione. Questo detto
quindi può essere in questo senso escatologico. Suggerisce il parallelismo “battezzare con rùa ih haqòdeš
e fuoco”. La combinazione della metafora del sale e del fuoco suggerisce l’idea della purificazione: e
non è improbabile che Yešùac significhi che nella situazione escatologica nella quale stanno i suoi
talmiydìym, ognuno sarà tastato e purificato dal fuoco della persecuzione e della sofferenza. Il male
sarà distrutto e il bene preservato. Che sia una parola di sfida sulla sofferenza è la opinione più probabile.
In questa interpretazione si ha anche la risposta della preservazione di questo detto nella comunità
primitiva. Légasse,495: in Mc la salatura viene fatta col fuoco; non si parla di offerte, ma di uomini e
non sono i sacerdoti del tempio che salano, ma YHWH stesso soggetto reale del verbo (come anche nei
verbi nei v 45.47); stando al contesto anteriore (ga.r) il pensiero non fa che prolungare la terribile
evocazione che precede. pa/j = peccatori del v 48: tutti dovranno essere salati col fuoco = dativo
strumentale; introduce a quanto segue ove è presente il simbolismo conservativo del sale: i dannati lungi
52
dall’essere distrutti da esso sussisteranno grazie ad esso per i tormenti eterni (Lagrange,253.254 cui si
oppone Taylor,413). Anche Mateos,2,363: Ovvero, ciascuno dovrà salare se stesso con un fuoco
(Id,365: alisqh,setai forma medio-passiva con valore medio; forse allude a Lev 2:13 (nei sacrifici
simboleggia la fedeltà della brith (Es 30:35; Ez 43:21) ove si parla del sale come mezzo si conservazione
e del fuoco come mezzo di purificazione. Id, 373: il sale che preserva gli alimenti dalla corruzione è
simbolo di durata e di valore; Mc simboleggia con esso la fedeltà al messaggio di Yešùac; tale fedeltà il
seguace la raggiunge (‘salare se stesso’) mediante un ‘fuoco’ ( che si oppone al precedente che distrugge
proprio l’essere v 48), elemento di distruzione figurato che elimina in ogni individuo la cause
dell’infedeltà e conserva nella fedeltà. Il fuoco che sala o conserva è metafora che riassume le prove
dolorose alle quali ciascuno dovrà sottomettersi per restare fedele a Yešùac ed al suo vangelo;
un’autodisciplina esaminarsi e correggersi in ciò che mette in pericolo la propria adesione a Yešùac .
Senza transizione, per chiudere:
[9:50a] Kalo.n to. a[laj\ eva.n de. to. a[laj a;nalon ge,nhtai( evn ti,ni auvto. avrtu,seteÈ Buono, il sale!
Ma se il sale diventa insipido, con che lo condirete? aWh bAj xl;M,h;w> Atao !Qet;l. Wlk.WT hM,B; xl;M,h; ~[;j; gWpy"-~ai %a;
Collegato con parole aggancio a ciò che precede: riprende l’ottica comunitaria di 9: 33-42. In 33
c’è il litigio tra i discepoli sulla loro preminenza: questo è assenza di sale in seno al gruppo degli intimi!
Essi mancano del suo sapore. Ciò è espresso in un lv'm'. Si torna alla vita presente lasciata prospettiva
escatologica.
Primo detto: Kalo.n: 4:8 (good, useful, free from defects, fine), 20 (id); 7:27 (morally good); 9:5 (kalo,n (evstin)
it is good, pleasant, advantageous), 42 (kalo,n evstin auvtw|/ ma/llon it is better for him). 43, 45, 47, 50;
14:6 (morally good, noble, praiseworthy), 21; qui: “utile”. Zorell,58. Mateos,2,374: Buona cosa (visto
che è un elogio è preferibile considerare kalo.n come un superlativo). Elogio generico del sale. Non
dice però espressamente il perché: lo lascia intuire: insostituibile per conservare; o anche per dare gusto.
to. a[laj: 9:50; Matt 5:13 (~Umei/j evste to. a[laj th/j gh/j\ eva.n de. to. a[laj mwranqh/|( evn ti,ni a`lisqh,setaiÈ eivj ouvde.n ivscu,ei e;ti eiv mh. blhqe.n e;xw katapatei/sqai upo. tw/n avnqrw,pwn: parallelo al
secondo detto: ruolo dei discepoli di Y come sale della terra e distributori di sapienza); Luke 14:34;
Col 4:6 (o lo,goj umw/n pa,ntote evn ca,riti( a[lati hvrtume,noj( eivde,nai pw/j dei/ u`ma/j eni. eka,stw| avpokri,nesqai: saggezza ed umorismo; parallelo al secondo detto); lega col verbo che precede; il primo
detto riguarda la chimica del sale. Il secondo, il suo uso alimentare (e conservante). Focant,396: non
facile determinare ciò che simbolizza anche in funzione del resto della frase (o sapienza (Dupont,
Beatitudini: simbolo della sapienza: ciò assicura la pace tra i discepoli), purezza, grazia, ma forse non
bisogna scegliere tra queste possibilità). Mateos,2,375: mezzo per la conservazione che assicura la
persistenza dell’alimento e in modo figurato della vita; simbolo della fedeltà a Yešùac che consente agli
individui e alla comunità di perseverare nel loro vero essere seguaci.
Secondo detto:
eva.n de.: al contrario; Mateos,2,375: potrebbe darsi il caso in cui la comunità non rimanesse fedele
ossia l’adesione s Yešùac fosse formale priva della parte essenziale (sale sciapo; 7:6): questo accadrebbe
se i membri non rispettassero la prima condizione della sequela (8:34) e la sua traduzione sul piano
pratico: essere ultimo e servo di tutti (9:35).
a;nalon: 9:50; ‘insipido, non salato’; apax NT. Zerwich,105: in-sulsum, in.sipidum, sale carens;
in ipso sale: inefficax. Focant,391: dissalato (let senza sale): corre il pericolo di diventare insipido; il
che lo rende del tutto inutile; dal contesto: in senso figurato: potrebbe signifcare una minaccia di
distruzione delle relazioni pacifiche nella comunità. Mateos,2,374: sciapo.
evn: strumentale. GB 89
avrtu,seteÈ 9:50; Luke 14:34 (Kalo.n ou=n to. a[laj\ eva.n de. kai. to. a[laj mwranqh/|( evn ti,ni avrtuqh,setaiÈ); Col 4:6. ‘insaporire’. Indicat fut att 2 pl da avrtu,w. Zerwich, 105: Mateos,2,374: con che
cosa lo salerete? Donahue-Harrington,251 : con che cosa gli darete sapore ? (Id,256: tecnicamente:
non perde mai completamente il suo sapore ma può talmente essere contaminato o diluito che è poi
difficile riconoscerne il sapore: Gb 6:6; Mt 5:13; Lc 14:34-35). Domanda di stile semitico per indicare
qui un’impossibilità assoluta: in nessun modo! Questa frase è tradizionale (vedi paralleli Q). Focant,396:
significa impossibilità per i credenti di trovare la pace fuori della comunità e quindi la necessità di
preservare la pace che si trova in essa. Ciò è confernato dalla ingiunzione che segue. Mc infatti applica
53
in due imperativi. Mateso,2,375: la situazione di tradimento non potrebbe essere risanata; se i seguaci
di Yešùac si accontentano del nome e dell’apparenza non c’è modo di rinnovare un’adesione che non
vuole vedere la propria profonda infedeltà.
Terzo detto:
[9:50 b] e;cete evn eautoi/j a[la kai. eivrhneu,ete evn avllh,loijÅ Abbiate in voi stessi sale! E siate in pace gli uni con gli altri! `wyxia' !ybeW vyai !yBe ~AlV'h;-ta,w> ~k,k.AtB. xl;M,h;-ta, Wrm.vi
e;cete: imperat pres rivolto ai discepoli (specialmente a quelli che hanno un ministero?): a
ciascuno! L’asindeto: accentua la raccomandazione. Mateso,2,375: esortazione rivolta a ciascuno alla
fedeltà. Se ciascuno si mantiene fedele rinunciando alle ambizioni (preminenza e dominio) non ci sarà
motivo di divisione: ci sarà la pace.
evn eautoi/j: o “in voi” o meglio “tra voi”, indicando il gruppo ministeriale. Azione dei soggetti
che si impegnano a ciò: mantenete ‘sale’ in voi stessi. Mateos,2,374: sale è metafora di ‘fedeltà’ che
riguarda ogni individuo per cui la locuzione ha valore individuale distributivo; in contrasto con evn avllh,loij (con valore di relazione: indica la realtà relazionale/reciproca). a[la: enfatico alla fine del primo membro e prepara il secondo. Riguarda l’uso del sale nel
concludere alleanze e nelle offerte di sacrifici; segno di amicizia tra i convitati; amicizia come sale a
vantaggio della convivenza comunitaria; rendendo gustoso il cibo = affabilità nelle relazioni. Il sale si
usa nel pasto: condividerlo così è segno di una ricerca di pace e di amicizia. Focant,398: il pensiero è
armonico coi vv 33-35 al punto che parrebbe costituire un’inclusione per tutte le istruzioni, talvolta
disparate di 9:33-50. Se i discepoli aderiranno all’insegnamento di Yešùac potranno vivere in pace gli
uni con gli altri, invece di litigare a causa di false idee di grandezza che rischiano di farli cadere o di
essere casua di caduta per altri, in particolarte i piccoli. Lattke: condividere il sale dell’amicizia
condividendo la stessa tavola nella pace (traduce ‘Abbiate = condividete sale tra voi e custodite la pace
gli uni con gli altri’).
kai.: = perciò; allo scopo di; Focant,398: due imperativi uniti da kai.: il secondo può essere letto
come l’espressione dello scopo o della conseguenza del primo trattandosi di una costruzione semitica
ben nota. Per cui: abbiate sale in voi stessi e perciò siate in pace gli uni con gli altri. eivrhneu,ete: 9:50; Rom. 12:18; 2 Co. 13:11; 1 Thess. 5:13; apax Mc : ‘abbiate pace’. Zerwich,105:
‘servate pacem!’ ( frt = et ita habebitis) (la consecutio o la finalità dopo l’imperativo suole essere
espressa coordinando un secondo imperativo; cfr 6:31 (ble,peij to.n o;clon sunqli,bonta, se kai. le,geij\ ti,j mou h[yatoÈ). Esortazione per il bene dell’assemblea ‘mantenete pace’.
evn avllh,loij (v 34; “tra voi”). Zerwich,105: inter invicem. L’esortazione non corrisponde a ciò
che ci si aspetterebbe. Esorta positivamente in relazione a 50aa. I talmiydìym che hanno litigato in 33-
35 ( 33 Kai. h=lqon eivj Kafarnaou,mÅ Kai. evn th/| oivki,a| geno,menoj evphrw,ta auvtou,j\ ti, evn th/| o`dw/| dielogi,zesqeÈ 34 oi` de. evsiw,pwn\ pro.j avllh,louj ga.r diele,cqhsan evn th/| o`dw/| ti,j mei,zwnÅ 35 kai. kaqi,saj evfw,nhsen tou.j dw,deka kai. le,gei auvtoi/j\ ei; tij qe,lei prw/toj ei=nai( e;stai pa,ntwn e;scatoj kai. pa,ntwn dia,konoj): così facendo
rischiano di perdere il loro sapore. Vengono esortati a mantenere il “sale”. Focant,398: sul legame sale-
pace: cita Latham che ricorda che At 1:4 (kai. sunalizo,menoj : prendere il sale insieme = condividere il
pasto; raccomanda ai Dodici di prendere i pasti in comune e di vivere in pace gli uni con gli altri: la
discussione avuta per strada (v 33) era fatta per rompere la pace e renderli insipidi). Mateos, 2,376: la
fedeltà di tutti al messaggio manterrà la pace nella comunità dei seguaci.
In questa sezione sono uniti elementi diversi, tenuti insieme da parole-gancio. Il v 50 conclude
tutto ciò che è detto dal v 33: discorso in “casa” tra Yešùac ed i suoi talmiydìym.