atti restauro 2009

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    RESTAURI IN EMILIAROMAGNA

    ATTIVIT DEGLI ISTITUTI MiBAC NEL 2008

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    RESTAURI IN EMILIAROMAGNA

    ATTIVIT DEGLI ISTITUTI MiBAC NEL 2008Atti del Convegno organizzato dalla Direzione Regionaleper i Beni Culturali e Paesaggistici dellEmilia-Romagna

    nellambito del XVI Salone del Restauro edella Conservazione dei Beni Culturali e Ambientali

    (Ferrara, 25-28 marzo 2009)

    a cura diPaola Monari e Andrea Sardo

    Presentazione diCarla Di Francesco

    ATTIDELCONVEGNO

    FERRARA27 MARZO2009

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    RESTAURI IN EMILIAROMAGNAATTIVIT DEGLI ISTITUTI MiBAC NEL 2008

    a cura di Paola Monari e Andrea Sardo

    Direttore editoriale: Roberto Mugavero

    Grafica e impaginazione di Paolo Tassoni

    2009 Minerva Soluzioni Editoriali srl, Bologna

    Propriet artistica e letteraria riservata per tutti i Paesi.

    Ogni riproduzione, anche parziale, vietata.

    ISBN: 978-88-7381-285-2

    M E

    Via Due Ponti, 2 - 40050 Argelato (BO)

    Tel. 051.6630557 - Fax 051.897420

    http://www.minervaedizioni.com

    e-mail: [email protected]

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    I N D I C E

    CARLA DI FRANCESCOPresentazione 5

    FRANCESCA BORIS, MANUELA MATTIOLIIl globo terrestre di Vincenzo Coronelli dellArchivio di Stato di Bologna 9

    ANTONIETTA FOLCHIUn esempio di restauro: larchivio notarile antico di Ferrara 2 3

    GIANLUCA BRASCHIIl restauro del Cabreo AB 265 Terreni appartenti ai Pavolotti di Rimini 3 7

    ANDREA DE PASQUALELe carte nautiche della Biblioteca Palatina di Parma 4 5SILVANA GORRERILe carte nautiche della Biblioteca Palatina di Parma: un piano strategico di restauro 5 3

    CORRADO AZZOLLINI, LUCIANO SERCHIAInediti dal restauro: paesaggi dipinti nel Palazzo del Giardino di Parma 5 7

    GRAZIELLA POLIDORIIl duomo di Modena capolavoro del genio creatore umano. Il restauro del paramento lapideo 6 9

    ANTONELLA RANALDIRestauri della chiesa del SS. Salvatore a Bologna 8 3

    ANDREA CAPELLIIl palazzo ex Enpas a Bologna. Restauro delle superfici esterne 9 9

    GIANFRANCA RAINONEGli altari delle chiese di S. Giuliano a Bologna e di S. Domenico a Budrio 1 1 1

    ANTONELLA RANALDII chiostri di S. Pietro a Reggio Emilia. Note sui restauri 1 2 3

    ELENA DE CECCO, VALTER PIAZZA, CETTY MUSCOLINOLa chiesa dellabbazia di S. Leonardo a Montetiffi, Sogliano al Rubicone 1 4 1

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    MANUELA CATARSI, CRISTINA ANGHINETTI, PATRIZIA RAGGIO, GIOVANNI SIGNANI,BARBARA ZILOCCHIIl recupero strutturale delloratorio di S. Enrico di Calcaiola di Valmozzola 1 5 5

    MARIA GRAZIA MAIOLI, MAURO RICCI, MONICA ZANARDI, CETTY MUSCOLINO,CLAUDIA TEDESCHIIl complesso archeologico in piazza Ferrari a Rimini. Situazione attuale e ipotesi di restauro 1 6 5

    ANTONELLA POMICETTILa Stele delle Spade: aspetti conservativi 1 7 5

    SCHEDE TECNICHE 1 8 3

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    La pubblicazione degli Atti del convegno Restau-ri in Emilia-Romagna: attivit degli Istituti Mi-BAC nel 2008, svoltosi a Ferrara in occasionedel Salone del Restauro 2009, presenta ad unpubblico di esperti, studiosi e conoscitori una

    selezione di interventi tra i numerosi svolti allinterno delle

    attivit istituzionali di Soprintendenze, Archivi di Stato,Biblioteche e Direzione regionale dellEmilia-Romagna nelcorso del 2008. Si tratta di lavori di restauro e conserva-zione che hanno interessato manufatti (chiese, conventi,complessi archeologici, documenti, libri, ecc.) e materiali(dalla carta al lapideo, dallintonaco al legno, dagli affreschial mosaico) tra loro eterogenei e diversi e che, proprio perquesto, costituiscono una significativa esemplificazione diquel lavoro ordinario che la ragione stessa dellesistenzadegli uffici di tutela ed il fondamento della loro attivit.Ciascuno per la propria competenza - archeologi, archi-tetti, archivisti, bibliotecari, restauratori, storici dellarte- ha spiegato, semplicemente, un caso di studio scelto traquelli dei quali si occupato durante lanno. Progetto erealizzazione hanno seguito un percorso metodologico or-mai codificato dalla moderna riflessione sulla teoria e sullaprassi del restauro: una metodologia che parte dall indi-

    viduazione dei valori storico culturali, dalla lettura e dallostudio del manufatto, finalizzati ad acquisire le conoscenzenecessarie sia alla valutazione storico-critica che alle scelteper lintervento pi appropriato e, passando per le inda-

    gini di laboratorio sui materiali e lo studio delle tecnicheesecutive, arriva allindividuazione delle tipologie e dellecause del degrado che rendono necessario lintervento. Unpercorso normalmente seguito, come si comprende leggen-do i singoli contributi, sia quando si tratti di specifici epuntuali problemi di conservazione di materiali cartacei olapidei, come nei casi pi complessi di restauro e migliora-mento strutturale di un grande complesso architettonico, odi approccio alla manutenzione di pavimenti mosaicati inambito archeologico. Una unit di metodo che , davvero,

    P R E S E N T A Z I ON E

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    il linguaggio comune per la conservazione delle diverse for-me in cui si presenta il patrimonio storico e artistico.Restauro e conservazione sono mezzo fondamentale per ilraggiungimento della finalit pi alta della tutela, la tra-smissione alle future generazioni del bene culturale. In unmomento storico in cui il dibattito sulle funzioni e sul fu-

    turo del Ministero sembra ripiegarsi su se stesso, tra con-tinue e contraddittorie riforme organizzative, la Direzio-ne regionale dellEmilia-Romagna ha sentito il bisogno diriunire gli Istituti territoriali del Ministero nella giornataferrarese per tornare a riflettere insieme su questo concettoprimario: infatti la tutela oggi pressoch assente dalle pre-occupazioni generali, si d per scontata, quasi non avessebisogno per essere attuata con effettivi risultati di perso-nale tecnico-scientifico adeguatamente preparato e moti-

    vato e di sufficienti risorse economiche, che invece ne sonolindispensabile nutrimento. Nel recente dibattito sui beniculturali, tutto sbilanciato verso la valorizzazione, questacomplessa attivit definita dal D.Lgs. 42/2004 sembra es-sere interpretata dai pi soprattutto come mostre spettaco-lari, grandi eventi, numero di visitatori eccezionale, ribaltadei media, anzich come atto conclusivo del processo cheinizia con il riconoscimento di valore del bene e si adoperaper la sua conservazione.Proprio in questo difficile momento gli Istituti del Ministe-ro in Emilia-Romagna hanno risposto alla proposta di con-

    vegno della Direzione regionale con grande partecipazione,

    mostrando tra laltro, anche attraverso lattento ascolto deitemi proposti, il bisogno di uno scambio di esperienze edi pi approfondita conoscenza delle tematiche conserva-tive affrontate dai colleghi di altra professionalit: non cdubbio infatti che una delle conseguenze positive della ri-forma organizzativa del MiBAC introdotta con il D.P.R.233/2007 deve essere riconosciuta nel ricongiungimentodi tutti gli Istituti presenti sul territorio allinterno dellaDirezione regionale, e quindi nella rinnovata possibilit diconoscenza tra il settore arti e quello archivi e biblio-

    C D F

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    teche, nella certezza che la discussione nella pluralit deitemi tecnico-scientifici costituisce un arricchimento reci-proco.Il convegno, intenso e serrato nei tempi e nei contenuti, stato un modo semplice per riaffermare la vitalit mai persadei compiti di tutela affidati agli Istituti del territorio, pro-

    prio, e soprattutto, nel 2009, anno in cui si celebra il primocentenario della legge 364/1909, varata dallancor giova-ne Stato italiano dopo anni di dibattito a salvaguardia delsuo immenso patrimonio storico e artistico, un caposaldoi cui principi si sono riversati senza modifica nei successiviprovvedimenti di legge, dalla 1089/1939 al decreto legi-slativo 42/2004, oggi in vigore. Dalle relazioni annuali diRaffaele Faccioli, primo direttore dellUfficio regionale perla conservazione dei monumenti dellEmilia, ai contributiraccolti in questo volume sono passati decenni di lavoro, distudio, di risultati, di crescita di qualit tecnico scientificaa cui purtroppo non ha fatto seguito altrettanta crescitadellAmministrazione.Per questo, a maggior ragione, va un ringraziamento sin-cero per il loro impegno ai soprintendenti, ai direttori diarchivi e biblioteche e a tutto il personale che ha dato il suoapporto alla realizzazione del convegno e del volume che neraccoglie gli Atti.

    Carla Di Francesco

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    LEVICENDECONSERVATIVE

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    u Vincenzo Coronelli (Venezia 1650-1718) si accentrano curiosit e interessied anche una associazione, la Interna-zionale Coronelli, fondata a Vienna

    nel 1952, che si occupa della ricercascientifica sulle antiche rappresentazioni terrestrie celesti. Coronelli, geografo, cartografo, editoree inventore, fu inoltre un religioso e superioredellOrdine francescano dei Frati Minori Con-

    ventuali, teologo del collegio San Bonaventura diRoma e cosmografo della Repubblica di Venezia.Costru i primi globi che rappresentavano la terrae i corpi celesti per il duca di Parma, Ranuccio IIFarnese. In seguito ne costru altri che oggi si tro-

    vano in varie citt dItalia e dEuropa. I pi famo-si sono forse i grandi globi attualmente conservatialla Bibliothque Nationale de France: Coronellisi rec a Parigi a costruirli per Luigi XIV, dal 1681al 1683, su commissione del cardinale DEstres,ambasciatore francese a Roma. Le due sfere de-dicate al re Sole erano coperte in tela, rappresen-tavano uno la terra allora conosciuta e laltro ilcielo al momento della nascita di Luigi, con lecostellazioni dipinte e miniate da Jean-Baptiste

    Corneille; misuravano 3 metri e 80 di diametro epesavano circa 2 tonnellate ciascuna. Erano caveallinterno e, si dice, capaci di sostenere il peso di30 uomini1. La loro prima sede fu il castello diMarly, e poi il Louvre, Versailles, la Villette; orasono esposti, sospesi, allingresso Ovest della sedeFranois Mitterrand della Bibliothque Nationa-

    le, a Tolbiac. Fu forse la loro bellezza a diffondereper tutta Europa la fama di Vincenzo Coronelli,che scrisse varie opere. Pubblic, tra laltro, un

    Atlante Veneto, di cui faceva parte un Libro deiglobi,e una Epitome Cosmografica dove pure de-scrive in maniera dettagliata le tecniche di realiz-

    zazione dei globi e i materiali da utilizzare2

    .In Italia i globi Coronelli si trovano in bibliotechee musei di tutta la penisola. A Venezia, dal settem-bre 2007 al febbraio 2008, si svolta al MuseoCorrer la prima interessante mostra sullargomen-to3, che ha illustrato la nascita dellet doro deiglobi terrestri avviata dalle scoperte scientifichedel secolo XVI e proseguita nel XVII con i graficied editori olandesi. A Bologna i globi Coronel-li erano, a met dellOttocento, almeno sette; e

    varrebbe forse la pena di riallacciare le fila di unracconto lacunoso, ricostruendo lattuale situa-zione delle opere coronelliane bolognesi. Si po-trebbe partire dalla descrizione delle sfere italianetracciata da un professore universitario, MatteoFiorini. Nella sua opera Sfere terrestri e celesti diautore italiano oppure fatte e conservate in Italia,edita dalla Societ Geografica Italiana nel 1899, siparla di due globi alla Biblioteca Comunale, dueallArchivio di Stato, due al Convento dellOsser-

    vanza e uno solo, terrestre, in una libreria privata,la libreria Liuzzi4. I due dellArchivio di Stato, ter-restre e celeste, vengono descritti da Fiorini comegi danneggiati dai traslochi subiti5, mentre anchequelli dellOsservanza sono, dice lautore, in unostato miserando. A tuttoggi, i globi dellOsser-

    vanza e quelli dellArchiginnasio risultano man-

    IL GLOBO TERRESTRE DI V INCENZO CORONELLIDELLARCHIVI O DI STATO DI B OLOGNA

    01.Il globo prima del restauro

    * La prima parte del saggio, sulle vicende conservative delglobo, di Francesca Boris, la seconda, sul restauro, di

    Manuela Mattioli.

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    canti, forse distrutti da bombardamenti, mentrenon si hanno notizie del globo Liuzzi.Trasferimenti rischiosi, intrighi politici, bombar-damenti, vicende conservative al limite del perico-lo si intrecciano anche nellavventura secolare deiglobi di propriet dellArchivio di Stato. Il globoceleste che affiancava il terrestre in seguito fu se-parato dal nostro e viene considerato perduto.

    I due globi, dal diametro di poco superiore almetro, apparivano intatti, ma come due mappa-mondi in cattivo stato6, nel 1877, fra le suppel-lettili conservate nellArchivio Demaniale, pressolantico convento dei Celestini, che raccoglievagli archivi delle Corporazioni religiose soppressenel periodo napoleonico e oltre. Erano quindi unretaggio proveniente dal mondo dei conventi e

    02.Effige del Coronelli

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    delle chiese bolognesi. Da unopera recente7 sta-to supposto, ma senza citare prove documentarie,che il Senato di Bologna avesse ricevuto lomag-gio dei due globi Coronelli dal Senato venezia-no, intorno alla fine del Seicento o allinizio delSettecento, e li avesse poi esposti in una chiesa,Santa Maria dei Servi. In ogni caso, come si

    visto, nella seconda met dellOttocento i globi,

    gi malconci, si trovavano allArchivio Demania-le, nellex convento dei Celestini; quindi moltoprobabile che provenissero da una chiesa. E contutto il materiale archivistico delle Corporazionireligiose confluirono nellappena costituito Ar-chivio di Stato, nella sua prima sede di palazzoGalvani, di fianco allArchiginnasio. Qui vengo-no appunto segnalati nel 1899 da Matteo Fiorini,

    03.Particolare di un cartiglio

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    che nota come soprattutto uno di loro sia statoulteriormente danneggiato dal trasporto. Talicondizioni conservative precarie indussero pro-babilmente la Direzione dellArchivio a ordinareun intervento di restauro nei primi decenni delNovecento, come risultato dalla analisi del glo-bo terrestre nel corso delle indagini attuali: maanche di questa operazione non rimasta tracciadocumentaria.Dalla successiva sede dellArchivio di Stato, dinuovo il convento dei Celestini, i globi dovevano

    ripartire dopo pi di sessantanni, nel novembre1941, per unaltra complessa spedizione, che sa-rebbe stata fatale per il globo celeste. Il ministe-ro dellInterno li reclamava a Roma, per un ina-spettato quanto necessario restauro: si ricordi chelIstituto di Patologia del Libro era stato fondatoda pochi anni, per espressa volont del regime8.La comunicazione era secca: Essendo intenzionedi questo Ministero di provvedere al restauro deidue mappamondi esistenti in codesto Archivio, si

    dispone che i mappamondi stessi siano trasmes-si allArchivio di Stato di Roma9. I globi furonoingabbiati per il trasporto e spediti separatamen-te ai loro sostegni, che li raggiunsero nellapriledel 1942. Nel fascicolo di aprile-giugno 1942 delBollettino del R. Istituto di Patologia del Libro(Anno 4, n.2) il restauro viene gi dato per termi-nato. Nella relazione di quellanno del DirettoredellIstituto, il professor Alfonso Gallo, si preci-sa che il lavoro stato eseguito dal cav. Man-cia dellAmministrazione degli Archivi10. Nel

    cavalier Mancia forse da riconoscere RenatoMancia, che fu dirigente dei Laboratori di ricer-che scientifiche dellAccademia Nazionale del Re-stauro, ed autore di diverse pubblicazioni sullartedel restauro11. Non si parlava per di un ritorno aBologna dei due oggetti restaurati.Gli intenti dovevano essere altri per i globi, i quali(come affermano fonti orali) si vociferava fosserodestinati ad avere sede, una volta pronti, a Palazzo

    Venezia. Si occup della loro sorte in particolare

    04.Interno del globo 05.Immagine del degrado

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    lallora sottosegretario agli Interni Guido BuffariniGuidi, personaggio di spicco della cerchia di Mus-solini e membro del Gran Consiglio del Fascismo,che arriv a separare i due globi portando a Pisa,dove risiedeva la sua famiglia, il forse pi affasci-nante globo celeste. Questo si deduce da una lette-

    ra del Ministero allArchivio del 1950, dove si parladella distruzione del globo celeste sotto i bombar-damenti: Venne a suo tempo sequestrato presso ilmagazzino della ditta Marcacci, di Pisa, ove lave-

    vano depositato i familiari dellex sottosegretariodi Stato Buffarini, ma and poi disgraziatamentedistrutto in Pisa stessa in seguito allincursioneaerea del 31 agosto 194312. Non pare siano statesvolte ulteriori inchieste sulla scomparsa di questobellissimo manufatto, forse appartenente alledi-zione del globo celeste dedicata da Coronelli nel1692-93 al cardinale Pietro Ottoboni, nipote dipapa Alessandro VIII e illustre mecenate; definitacome edizione convessa, cio in cui le costellazionisono rappresentate come osservate dallesterno, e laposizione delle stelle quella dellanno 170013.La stessa lettera del Ministero dellInterno checomunica la perdita del globo celeste indica la so-pravvivenza di quello terrestre, che risultava nel1950 conservato allArchivio di Stato di Roma, e dicui si stava completando il restauro. Ma dovevano

    passare ancora diciassette anni, e le proteste di mol-ti studiosi, perch lArchivio di Bologna riuscissea ottenere la restituzione del globo superstite14, daallora collocato nel corridoio della Direzione, e inseguito allinterno del locale stesso della Direzione.Le condizioni del globo, nonostante o forse pro-prio a causa di operazioni di restauro interrotte eriprese pi volte attraverso il tempo, rimanevanoprecarie, e non sono migliorate nei successivi qua-rantanni. Sul finire del 2007 la necessit urgente di

    un restauro conservativo moderno e di una nuovacollocazione pi adeguata dal punto di vista dellaconservazione hanno indotto la Direzione dellAr-chivio di Stato di concerto con la Soprintendenzaper i Beni storici, artistici ed etnoantropologici diBologna ad affidare il restauro del globo terrestre a

    un laboratorio bolognese di provata esperienza, ea richiedere la sua successiva esposizione presso ilMuseo di Palazzo Poggi, dove gi si trova un glo-bo Coronelli di provenienza privata, e dove potressere meglio ammirato dalla citt a cui fu donatoalcuni secoli fa. LUniversit si dimostrata lieta diaccogliere la proposta. E ora il globo collocato inuna delle sale pi suggestive del Museo, la sala IV,antica sede della biblioteca dellIstituto delle Scien-ze, fra arredi settecenteschi e preziosi volumi che necostituiscono uno sfondo adeguato, in un gioco dirimandi allusivi allambiente illuminista che accol-se la visione del mondo illustrata dalla sfera. Unateca di plexiglass lo racchiude in un microclimacontrollato che consentir di prolungare i beneficidel recente restauro e di assicurare le modalit diuna conservazione preventiva.Il restauro ha consentito di apprezzare in pienogli splendidi cartigli, con tracce di colore fra cuiun rosso pastoso, e lespressivo ritratto dellau-tore. Il globo terrestre di Vincenzo Coronelli,

    restituito alla sua primitiva bellezza dal restauroeseguito con perizia da Manuela Mattioli, con lasua superficie dorata gremita di cartigli e raffi-gurazioni fantasiose di popoli e paesi, insiemeuno sguardo sulla cultura eclettica del Seicen-to e il ritorno alla luce di unopera importantedel patrimonio artistico e scientifico bolognese,di cui si erano in parte perse le tracce, e che hapercorso una lunga storia avventurosa prima ditornare fra noi.

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    ILRESTAURO

    Coronelli definiva se stesso cosmografo, lo pren-diamo ora in esame come ingegnoso costrutto-re di globi. La datazione del globo si pu de-durre dal grande cartiglio posto sotto la NuovaHollanda, dove abbiamo la dedica che celebrail Doge Morosini e ai piedi del putto, la cita-zione dellAtlante Veneto, che il nostro pubblica

    nel 1690. Le lastre per realizzare i fusi dei globidella dimensione di tre piedi e mezzo, venne-ro utilizzate solo fino alla morte dellautore, male stampe dellultima edizione vennero montateanche successivamente. I globi del Coronelli eb-bero molta fortuna e vennero anche copiati. Sene conoscono riproduzioni settecentesche ma-noscritte.

    06.Fase di pulitura

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    I globi sono affascinanti oggetti polimaterici. Pro-blematici in ambito conservativo e con la doppia

    valenza di essere stati usati come strumenti di stu-dio e oggetti di grande prestigio. Nel suo tempoCoronelli sfrutt completamente questa opportu-nit anche dal punto di vista commerciale. Ci

    che differenzia un globo da una carta geografica oda un documento la complessit e la peculiaritdellesecuzione e del montaggio che assembla ma-teriali diversi e richiede diverse competenze.Lattuale restauro ha mostrato chiaramente tuttoquesto. Inoltre ha dato la possibilit di entrareanche materialmente dentro alloggetto, di arric-chire la nostra conoscenza sul modo di operaredellautore. stata indagata la superficie del glo-bo con fluorescenza ultravioletta e riflettografiainfrarossa per acquisire informazioni preliminari.Successivamente utilizzando il frammento rinve-nuto allinterno, privo di sostanze sovrammessenei precedenti restauri, stato possibile eseguirela spettroscopia infrarossa FTIR-ATR e la mi-crospettroscopia Raman, in laboratorio15. Con laspettroscopia si evidenziata la presenza di ossa-lato di calcio. una sostanza inorganica, prodottadalla mineralizzazione di sostanze organiche (par-ticellato atmosferico, patine etc.) esposte allaria.Con la seconda indagine, si definitivamente

    accertata la presenza di gommalacca fortementeossidata, riconosciuta come la vernice originale.

    NOTECOSTRUTTIVE

    Quasi mai coerente e lineare nellesecuzione, Co-ronelli realizza la struttura interna di questo glo-bo in legno, secondo lo schema da lui descritto emaggiormente usato. Di fattura un po grossolana,questa struttura stata rivestita di cartapesta. Man-ca qui la tela sotto la cartapesta, come descritta

    ed stata ritrovata in altri suoi globi. Internamentenotiamo che in pi ci sono delle stecche poste dia-gonalmente, da riferire a interventi di restauro. Lastruttura lignea serviva per creare il guscio, sostene-re lasse centrale ed irrobustire tutto linsieme. Alcontempo era abbastanza leggera per essere traspor-

    tata facilmente. Abbiamo numerato i fusi partendodal primo, il meridiano di Greenwich e una iscri-zione di Coronelli lo rammenta. Alcuni studiosiiniziano la numerazione dal cartiglio dedicatorio alCardinale DEstres ma purtroppo questo cartiglioa noi manca, assieme a tutto il rispettivo fuso nellemisfero Sud. Il fuso n12, emisfero Nord, risultasezionato e montato in due porzioni.

    Vediamo sbordature della colla usata per incolla-re i fusi e tracce degli inconvenienti di montaggio.

    Anche se le carte venivano bagnate si formavanospesso pieghe lungo il margine. Durante il restau-ro queste irregolarit vanno rispettate. Sotto ai fusiabbiamo uno strato a modo di fodera, costituitoda fogli stampati, meno spessi, forse unopera delCoronelli stesso. In altre occasioni ha ripetuto que-sta procedura e ha anche usato pagine di un suodiario16. Le carte poggiano su di un sottile ed irre-golare strato di gesso, che serviva per regolarizzarela superficie della sfera. Coronelli descrisse detta-gliatamente le colle, i colori e le vernici da usare per

    i suoi lavori, anche se poi si adattava ai materialiche trovava in loco e alle possibilit economichedel committenteLa collatura era data sulla carta stampata prima diacquerellarla, per evitare che il colore trapassassele carte. Qui abbiamo poche tracce delle acquerel-lature originali e notiamo che la vernice originale,gommalacca, si meglio ancorata dove c il colo-re. I pigmenti usati sono i consueti: rosso, bruno,ocra, giallo, verde.

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    07.La sfera a restauro concluso

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    Un oggetto curioso, trovato allinterno, potrebberiferirsi alle fasi costruttive. Si tratta di un dischet-to di pergamena manoscritta (molto pi anticadellepoca di Coronelli) tenuto da un laccetto inpelle annodato. Potrebbe trattarsi di una sorta ditirante usato per facilitare alcune operazioni di

    fissaggio. Altrove abbiamo legacci in corda per fis-sare le calotte al resto.Originale il contrappeso, un mattone scavatoai lati per essere legato ad uno dei traversi dellastruttura; restano corde e filo di ferro appesi in unpunto appena sotto allequatore. Non tutti i globidi Coronelli erano forniti di contrappeso.Dopo lattuale restauro, montato nel basamento, ri-mosso il contrappeso, orientabile a piacere. statofermato quindi nella posizione prescelta. Il globo ha

    un meridiano di legno e carta manoscritta recante igradi, dove si innestano in apposite sedi di ottone iperni metallici inseriti nellasse centrale della struttu-ra. Molto belle le carte poste sul circolo dellorizzon-te che evidenziano i segni zodiacali e i mesi.

    STATODICONSERVAZIONE

    Si riscontrano strati di sporcizia, particellato atmo-sferico su tutte le superfici cartacee con maggioreconcentrazione sullemisfero Nord. Abbiamo an-che abrasioni, consunzioni della carta con perditadi leggibilit, causate da manipolazioni, contattocon lanello meridiano e tentativi di pulitura. Stratitenaci e di diverso tipo di colle dei precedenti in-collaggi, soprattutto allequatore ed emisfero Sud;incollaggi eseguiti maldestramente con arricciaturee deformazioni della curvatura della calotta, sfibra-mento della carta resa fragile dalle colle.Residui discontinui e frammentari della vernice ori-

    ginale che sulle carte dellorizzonte molto scuritaed alterata. Le stuccature del precedente restauro,

    eseguite con fibre di carta e colla animale forte, sonoricoperte di carta giapponese debordante. Ci sonoun paio di fenditure dovute a strappo dal materialeoriginale, con conseguente rottura della calotta.I fusi sono in molti punti staccati dal supporto,poich lo strato di gesso sottostante, molto sot-

    tile, si sbriciolato a seguito di traumi e ha per-so elasticit. Distacchi notevoli anche sulle cartedellorizzonte.

    PRECEDENTIINTERVENTIDIRESTAURO

    Restauri individuati e/o documentabili:-Primo quarto del XX secolo in ambito bolognese.-Anni quaranta e sessanta del XX secolo pressolIstituto di patologia del libro di Roma.Sembra ci siano state riparazioni di fratture e

    scollature della carta eseguite precedentementerispetto allintervento dellIstituto di patologiadel libro. Nelle zone periferiche delle lacune edegli incollaggi si notano tracce di colla fortetenacissima e molto scura, diversa da quella uti-lizzata per impastare lo stucco di fibre e collarela carta a fine lavoro. C un vecchio innesto car-taceo manoscritto conservato anche nellultimorestauro romano. Risalenti a un primo restau-ro sono parte degli interventi, difficilmente daquantificare, allinterno del globo. Testimoniatidai frammenti cartacei tardo-ottocenteschi re-periti. Questi sono manoscritti, probabilmentedegli elenchi, riciclati in ambito archivistico perle riparazioni da eseguire allinterno. Infatti al-cuni sono sagomati come le parti della strutturainterna e sarebbero la prova che alcuni pezzi dilegno sono stati rifatti o aggiunti. La cosa pi in-teressante ci che leggiamo su queste carte: ap-

    pare il cognome Ranuzzi, di ambito bolognese.Il mattone venne ancorato meglio alla sua sede.

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    Questo primo importante restauro venne effet-tuato dopo che il Fiorini descrisse questi globigi in pessime condizioni, e forse molti anni pri-ma della sfortunata partenza per Roma durantela guerra, nel 1941. Lautore di questo restauroavrebbe potuto documentarsi visionando la rara

    copia delLibro dei Globi di Coronelli

    gi presen-te allArchiginnasio dal 1907. certo che anche durante il restauro romano sia-no entrati allinterno del globo. Vediamo una ri-parazione fatta in un legno tipo compensato. Al-cuni dei vecchi incollaggi sono stati ripresi poichsotto alle carte riposizionate abbiamo trovato lostesso stucco a base di fibre di cellulosa impiegatonelle grandi lacune. Stesse modalit di restauro letroviamo sulle carte dellorizzonte.

    MATERIALIEMETODI

    Il restauro ha dovuto affrontare ed in parte accetta-re, i danni irreversibili causati non solo dal tempo,ma dalluso e da gravi traumi subiti durante i varispostamenti. Scriteriati e ormai obsoleti interventidi riparazione hanno favorito il degrado. Il criterioscelto stato prettamente conservativo. Si decisodi rispettare alcuni dei precedenti interventi poi-ch la rimozione avrebbe causato ulteriori traumialla struttura e soprattutto alla carta, in molte parti

    abrasa e deteriorata da procedure e colle inadatte. stato necessario entrare allinterno per rimuoverelinedito contrappeso, un mattone, che staccatosi,stava causando danni alla struttura.La pulitura di tutte le superfici cartacee da sporco,vecchie colle e maldestre integrazioni, ha permes-so di recuperare la leggibilit del globo e delloriz-zonte. I residui della vernice originale del globosono stati conservati, rimossi invece sulle cartedellorizzonte dove erano fortemente alterati ed

    anneriti. Sono stati fatti saggi di pulitura prelimi-nari per individuare le sostanze sovrammesse e lemigliori metodologie da usare. Ai gel acquosi pre-scelti sono state addizionate piccole percentuali disostanze basiche. Migliorano leffetto detergentee hanno azione deacidificante. Per alleggerire e

    rimuovere la vernice alterata sulle carte delloriz-zonte, sono stati necessari impacchi con gel al-colico17. In molte parti gli stessi eteri di cellulosain acqua o alcol sono serviti come consolidantee protettivo per la superficie cartacea. Ulterioriresidui di cera e di sporco sono stati alleggeritia secco, cautamente, con lausilio di un bisturi.

    A seconda delle zone sono stati variati i prodottie i materiali per ottenere un migliore risultato. Iresidui di colle, per lo pi nellemisfero Sud, sonostati parzialmente rimossi con acqua calda. Il mi-stero di una persistente patina grigiastra statopoi risolto dalle indagini diagnostiche, che ci han-no anche confortato nella decisione di conservarequasi interamente i residui di vernice originale.

    Alcuni dei precedenti incollaggi sono stati revi-sionati, per ripristinare una migliore curvaturadella superficie, consolidarla e appianare le cartedei fusi. Gli adesivi oggi a disposizione, a differen-za da quelli usati nel passato, sono perfettamentecompatibili con carta e cartapesta e pi facilmen-

    te reversibili nel tempo.Sono state fatte prove di incollaggio per trovare unadesivo compatibile con i vari materiali, che con-solidasse lo strato di gesso e cartapesta e al tempostesso in grado di penetrare bene e di essere iniet-tabile, oltre ad essere tenace, poco igroscopico ereversibile nel tempo. La scelta caduta su unamiscela variabile di beva e di klucel G.18Questaformula in dispersione acquosa, a differenza di al-tre resine acriliche o viniliche garantita reversibi-

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    le nel tempo in solventi polari19. Lintervento si concluso con unintonazione neutra ad acquerellodelle vaste lacune, opportunamente ripristinate.Durante questo restauro sono state fatte dellescelte operative, motivate dalle condizioni critichedelloggetto. Abbiamo usato il criterio rigoroso dinon asportare o modificare nulla di quanto fatto eda Coronelli costruito, fatta eccezione per il con-trappeso, per le motivazioni gi illustrate20. Tutti i

    distacchi di porzioni di carta sono stati effettuatidove gi erano stati rimossi nei precedenti restau-

    ri e solo dove possibile senza ulteriori rischi, permigliorare ladesione o la planarit delle superfici.Nessuna nuova vernice stata applicata poich lateca svolger una buona protezione. stata valutata questa opera di Coronelli nellasua peculiarit di essere una creazione cos etero-genea e in un certo modo unica per la sua storiaconservativa. Molti materiali e vicende si interse-cano, sarebbe un errore pensare di circoscriverne

    latto del restauro nell esclusivo ambito dei ma-teriali cartacei.

    8.Particolare dellorizzonte

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    10 ICPAL,Archivio dellIstituto di Patologia del Libro,Re-lazione del Direttore, 1942. Per le informazioni e la ri-cerca ringrazio Cinzia Pacilli dellIstituto centrale per ilrestauro e la conservazione del patrimonio archivisticoe librario.

    11 R. Mancia, Lesame scientifico delle opere darte e il lororestauro,Milano 1944.

    12 ASBo,Archivio della Direzione, 1950.13 Sul restauro di un globo celeste concavo di Coronelli,

    N. Scianna, Restaurare il cielo. Il restauro del globo celeste

    faentino di Vincenzo Coronelli, Bologna 2007.14 dell8 aprile 1967 la lettera del Ministero dellInterno

    con cui si comunica che Questo Ministeroha dispostoche il mappamondo del Coronelli, inviato a Roma circa

    30 anni or sono per lesecuzione di alcuni restauri, sia resti-tuito a codesto Archivio di Stato, al quale originariamenteapparteneva (ASBo,Archivio della Direzione, 1967).

    15 Si ringraziano la Dott.ssa Rosa Brancaccio del Dipar-timento di Fisica dellUniversit di Bologna e il Dott.Diego Cauzzi della Pinacoteca di Bologna.

    16 Comunicazione verbale del Prof. N. Scianna, che si rin-

    grazia.17 Klucel G.(idrossipropilcellulosa) in acqua distillata, am-

    moniaca, alcol.18 BEVA etilvinilacetato, idrossipropilcellulosa, acqua di-

    stillata.19

    Es. in alcol e acqua.20 depositato assieme agli altri reperti rinvenuti allinter-

    no, presso lArchivio di Stato.

    1 F. Bonoli, Coronelli astronomo ed i globi celesti,in Vin-cenzo Coronelli astronomo e intellettuale, a cura di M. G.Tavoni, Pieve di Cento 1998, pp. 2-12.

    2 F. Bonoli, Vincenzo Coronelli e il globo terrestre Giovanni

    Enriques, Bologna 1991; L. Franco, Vincenzo Coronelli:vita e opere. Aggiornamenti, in Nuncius 1994, pp. 517-541; F. Bonasera, Per una classificazione dei globi celesti diVincenzo Coronelli, in Coelum 1951, pp. 161-164.

    3 Sfere del cielo sfere della terra. Globi celesti e terrestridal XVI al XX secolo Venezia, Museo Correr, 28 settem-bre 2007- 29 febbraio 2008.

    4 M. Fiorini, Sfere terrestri e celesti di autore italiano fatto oconservate in Italia, Roma 1899, p. 474.

    5 Ibidem, p. 352.6 ASBo,Archivio della Direzione,Inventario degli ogget-

    ti mobili che trovansi nellArchivio Demaniale gi esi-stente nellex convento dei Celestini ed ora trasportatonel Palazzo Galvani, dati in consegna, per ordine delMinistero delle Finanze, al Direttore dellArchivio diStato di Bologna, 1877.

    7 F. Nicolini Di Marzio, Vincenzo Coronelli (1650-Vene-zia-1718). Epitome storica veneziana nel culto ambivalente

    della loro identit. Memorie e risonanze, Napoli 2005.8 LIstituto nasce a Roma nel 1938 per iniziativa di Alfon-

    so Gallo, con la finalit di coniugare discipline scienti-fiche e studio storico dei materiali librari.

    9

    ASBo,Archivio della Direzione, 1941. Per la ricerca archi-vistica sul fondo della Direzione in Archivio di Stato, de-

    sidero ringraziare Alessandra Scagliarini e Licia Tonelli.

    ote

    9.Il globo al museo

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    Presso lArchivio di Stato di Ferrarasi conserva il fondo degli Atti deinotai di Ferrara, Codigoro e Co-macchio, e frammenti di atti nota-rili di Argenta, il cui archivio and

    distrutto durante la seconda guerra mondiale.

    costituito da circa 9.000 pezzi tra buste, mazzi,volumi e registri, per un arco cronologico com-preso tra 1334 e il 1907 (Fig. 1). Allinterno delfondo si conserva la serie dei protocolli in cui inotai scrivevano le minute dei loro atti (detteanche imbreviature), da cui si traeva poi lattodefinitivo. Il notaio stabilivano gli Statuti1-doveva indicarvi la data, il luogo del contratto,i nomi dei testimoni e il contenuto del negoziocon tutte le precisazioni formali e sostanziali op-

    portune.Doveva inoltre il notaio porre al principio delsuo protocollo e comporre di sua mano il pro-prio segno di tabellionato e sotto tale segno farseguire la descrizione:questo il libro o il protocollo di me tale, fi-glio del tale, del tale luogo, pubblico e autenticonotaro secondo lautorit apostolica o imperialeo collegiato inscritto nella matricola dei notari

    della citt di Ferrara, contenente in s tutte esingole imbreviature, dei contratti e degli scio-glimenti di contratti e delle ultime volont, dellequali sar incaricato; scritto e descritto e confe-zionato nel millesimo e sotto la tale indizione enei mesi e nei giorni infrascritti(Fig. 2).

    Accanto ai protocolli e da essi distinte, si conser-vano le schede che costituiscono una prima stesu-ra per esteso del contratto o di ciascun istrumen-to. Occorreva infatti, stabilivano gli Statuti, che

    le imbreviature fossero scritte bene e per esteso,ordinatamente e distintamente, parola per paro-la, con tutte le formalit solenni e le clausole op-portune che siano proprie della natura e sostanzadi quel contratto o istrumento. Il notaio tenevaperci un libro o quaderno di schede che dove-

    va provvedere a conservare bene rilegandole ognimillesimo. Anche in questo quaderno il notaiodoveva apporre il segno di tabellionato. Si trat-ta, in altre parole, delle scritture notarili servitedi base alla redazione dellinstrumentumdotato dipublica fides (Fig. 3). Nel fondo notarile si con-servano anche gli indici dei nomi delle parti con-traenti (1613-1816), i repertori e le matricole dei

    UN ESEMPIO DI RESTAURO:

    LARCHIVIO N OTARILE A NTICO DI F ERRARA

    Antonietta Folchi

    01.Archivio di Stato di Ferrara. Atti di Notai 02.Esempi di signum tabellionisdi notai ferraresi

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    notai (Fig. 4) nonch le serie delle copie degli attiregistrati, sec. XIX, di Codigoro e Comacchio.Per quanto riguarda invece Ferrara, in seguito aglieventi della fine della guerra, sono andate distrut-te nel 1945 le copie degli atti versate allufficioestense dei Memoriali (1422-1613) e poi a quellopontificio del Registro (1613-1796), nonch lecopie di atti di epoca napoleonica.Lesercizio del notariato a Ferrara, che com noto,

    risale allordinamento comunale, poi signorile, fudisciplinato negli statuti di Obizzo II, 1287 (li-

    bro II) che furono successivamente adeguati allemutate condizioni politiche attraverso le parzialiriforme del 1320 e 1456 (Borso) e le successiverevisioni fino al 1534, sotto Ercole II, e al 1567,sotto Alfonso II dEste (Fig. 5). I punti di riferi-mento della regolamentazione a Ferrara della pro-fessione notarile, in epoca medioevale e moderna,sono gli statuti del 1287 e quelli del 1534. Nonintervennero infatti sostanziali modifiche nel suc-

    cessivo periodo della Legazione pontificia finoalla Rivoluzione francese.

    03.Schede del notaio Girolamo Bonsignori, 1571

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    04.La matricola dei notai di Ferrara, 1458-1514

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    Il regolamento napoleonico del 17 giugno 1806disciplin organicamente la materia del notariatoe degli archivi notarili nellallora Regno dItalia,fra cui rientrava Ferrara. Furono aboliti i collegie i consigli notarili (poi ricostituiti con la primalegge unitaria sul notariato del 1875); fu istituitoa Ferrara, capoluogo del dipartimento, un archi-

    vio generale notarile e furono creati archivi no-tarili sussidiari a Codigoro e Comacchio, con il

    compito di concentrare tutte le scritture dei notaicessati dallesercizio.

    Per la ricchezza del materiale custodito e le vastis-sime possibilit di utilizzazione delle scritture inogni settore degli studi storici, in campo politicoo economico, per la storia del diritto o per quelladellarte, gli archivi notarili costituiscono, comnoto, fonti insostituibili su tutto il territorio na-zionale. Il fondo notarile ferrarese, che tra i picospicui e indenni da perdite tra quelli conservatipresso lArchivio di Stato, anche uno dei pi

    consultati e ci ha rappresentato un criterio, nonil solo, che ha guidato nella scelta del materiale da

    05.Statuti della citt di Ferrara, 1567 06.Il progetto di restauro

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    07.Rilevamento dello stato generale

    sottoporre allopera di recupero: ha inciso infattilimportanza del fondo, ma anche la constatazio-ne del precario, spesso pessimo, stato di conserva-zione in cui versavano le carte prima dellacqui-sizione da parte dello Stato, in particolare, come

    vedremo, per i danni provocati dallumidit.Pertanto sono stati finanziati dal Ministero per ibeni e le attivit culturali tre interventi conser-

    vativi. Essi sono stati realizzati su progetto delCentro di fotoriproduzione legatoria e restauro diRoma, e hanno riguardato la documentazione piantica e pi danneggiata conducendo in tal modoal recupero di circa 36.000 carte di atti (protocollie schede) dei notai che rogarono a Ferrara tra il1399 e il 1641. Tra di essi figurano quelli che ste-sero atti anche per gli Este, signori di Ferrara finoal 1598, i quali sono di particolare importanzaper le ricerche in loco, in quanto tutto larchiviosegreto estense fu trasferito a Modena quando il

    ducato di Ferrara pass sotto il diretto dominiodella Santa Sede.

    Aggiungo che con il finanziamento dello Statosono stati realizzati anche altri interventi di re-stauro cos sulla serieMappedel Catasto gregoria-noche proseguiranno anche questanno grazie allesomme stanziate dal Ministero nella programma-zione dei lavori pubblici, per un importo di circa

    52.000 euro.I lavori di restauro sono stati affidati a ditte esternee ci ha comportato lo svolgimento di una seriedi adempimenti di natura tecnico-amministrativasvolti dalle due archiviste preposte al Servizio diconservazione dellIstituto. In primo luogo lindi-

    viduazione del materiale da sottoporre al restauro,che presuppone lelaborazione di una mappa ag-giornata dei fondi darchivio in precario stato diconservazione e la determinazione delle priorit di

    intervento. La cartulazione ex novo dei pezzi sele-zionati, quindi la progettazione e linserimentodellintervento nella programmazione triennale deilavori pubblici. Segue lindizione della gara dappal-to che d luogo ad unaltra serie di adempimenti:direzione dei lavori, sopralluoghi in corso dopera,consegna, riconsegna e collaudo finale. Per questeultime operazioni e per la progettazione, ci si av-

    valsi del personale tecnico-scientifico del Centrodi fotoriproduzione legatoria e restauro, con sedea Roma.

    Al centro di tutto il procedimento resta natural-mente il progetto di restauro che spetta allarchi-

    vista e che rappresenta il momento metodologi-co di riconoscimento del bene culturale nellasua consistenza fisica e nella sua duplice valenzaestetica e storica in vista della sua trasmissione alfuturo2.Il restauro, che il momento estremo della conser-

    vazione, si definisce pertanto nel riconoscimentodel valore archeologico del supporto scrittorio,

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    della legatura e di tutte le tracce delle vicende alle

    quali il documento stato sottoposto attraverso isecoli, e nella consapevolezza che la scomposizionedellunit determina la perdita delle informazionistoriche in esso contenute che non potranno maipi essere ricostruite interamente nella loro statusoriginale3.Il progetto assume anche una forte valenza am-ministrativa: le offerte delle ditte invitate alla garadevono essere formulate sulla base del progettomedesimo e ci pone tutti i partecipanti sullostesso piano; inoltre parte integrante del con-tratto per le obbligazioni poste a carico dellap-paltatoreIl progetto sul quale ci soffermeremo riguarda 14pezzi della serie Atti dei notai di Ferrara (1456-1594), per un totale di 8.476 carte. Il progetto stato elaborato dallarchivista Cecilia Prosperi conla collaborazione dei tecnici Silvia Di Franco, Ga-briella Rava e Ciro Di Simone (Fig. 6).

    I documenti erano conservati allinterno di pac-chi in carta paglierina, chiusi con una fettuccia,

    sui quali sono riportati il numero di matricola del

    notaio, il cognome e nome, gli estremi cronologi-ci del protocollo e il numero del pezzo allinternodella serie dei protocolli degli atti rogati dal me-desimo notaio (Fig. 7).

    Allinterno di ogni pacco erano contenuti una seriedi fascicoli e/o volumi raggruppati per anni (dal1456 al 1594). I fascicoli erano a volte conservatiin coprifascicoli di carta-paglia con lindicazione amatita dellanno di appartenenza. A volte erano cu-citi ognuno singolarmente e in questo caso aveva-no una coperta in cartoncino pesto leggero o eranoprivi di coperta. In altri casi ancora i fascicoli eranocuciti insieme con nervi in pelle o con ancoraggiodiretto con o senza tassello in pergamena e avevanocoperte in pergamena floscia o in cartoncino.

    A una rilevazione a campione della solubilit de-gli inchiostri, gli stessi sono risultati stabili, ma iltest stato comunque eseguito sistematicamenteprima di ogni trattamento per via umida.

    I danni maggiormente riscontrati sono stati cau-sati dallumidit e da infiltrazioni dacqua che

    08.Stato di conservazione 09.Stato di conservazione

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    hanno reso i supporti fragili, feltrosi (fenomeno

    per cui le fibre cellulosiche si uniscono tra loro)e gorati fino, talvolta, a scolorire gli inchiostri ea causare la perdita di parti del supporto (Figg.8-10). Sporadicamente si rilevata la presenza dierosione murina e di camminamenti di anobidi.Le carte erano generalmente sporche, soprattuttoin prossimit dei margini che, a causa di un nonidoneo pregresso condizionamento, erano anchesfrangiati e indeboliti. Sono presenti anche taglie lacune, specie sulle prime e sulle ultime carte(Fig. 11).

    Anche le coperte in pergamena erano danneggia-te. Qui vediamo il volume della. 1571 del notaioGirolamo Bonsignori che presenta una copertain pergamena floscia con 3 corregge - di cui unamancante - in cuoio con intreccio in pelle alluma-ta (Fig. 12).Le operazioni preliminari al restauro sono state:1. la cartolazione, ovvero la numerazione progres-

    siva delle carte mediante matita di grafite. Il nu-mero viene posto generalmente in alto a destra sul

    10.Stato di conservazione 11.Stato di conservazione

    rectodella carta. Loperazione di competenza del

    soggetto appaltante;2. la fascicolazione, che consiste nel controllo deifascicoli costituenti il volume da effettuarsi anno-tando su apposito diagramma la composizionedei fascicoli, le particolarit della sequenza dellecarte e leventuale presenza di allegati;3. la documentazione fotografica a campione dellostato di conservazione del pezzo prima del restau-ro con particolare riguardo agli elementi visibiliche lo compongono, legature e danni presenti.Le operazioni di restauro sono state le seguenti:-scucitura da effettuare recidendo, allinterno deifascicoli, i fili di cucitura con bisturi o forbici apunta sottile;-spolveratura da eseguire utilizzando un pennelloa setole morbide;-test di solubilit degli inchiostri nei confronti deiprodotti solventi o soluzioni successivamenteutilizzati, che viene eseguita in pi punti di cia-

    scun pezzo e di norma per ciascun tipo di inchio-stro presente;

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    -lavaggio in acqua deionizzata ad una temperatu-ra massima di 30;-deacidificazione (trattamento a base di sostanzealcaline che neutralizza lacidit e fornisce allecarte una riserva alcalina per preservarle da futureinsorgenze di acidit) per immersione delle car-

    te in soluzione di carbonato di calcio (o,3g/l) eacqua deionizzata, fatta gorgogliare con anidride

    12.Stato di conservazione

    carbonica fino alla trasformazione del carbonatoin bicarbonato;-leafcastingche ha riguardato oltre la met dellecarte.Per leafcastingsi intende una serie di operazionieseguite utilizzando unapparecchiatura costituita

    da una macchina ponitrice di fibre di cellulosa checonsente di risarcire le lacune, suturare le lacera-

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    13.I nuovi contenitori

    -ricomposizione delle carte in fascicoli, ricontrol-lando e rispettando la numerazione e lassemblag-gio degli stessi secondo la sequenza originaria.Per i fascicoli restaurati manualmente, dopo ladeacidificazione, sono state eseguite:a) la ricollatura (operazione di consolidamento e

    rinforzo successiva ai lavaggi);b) lo spianamento per eliminare ondulazioni e ar-ricciamenti;c) il mending, che consiste nel risarcimento ma-nuale della carta, ovvero operazione di restaurodi carta lacera o lacunosa mediante apposizione,con adesivo, di carta giapponese di grammaturaidonea e di tono cromatico adeguato alloriginalee rinforzo dei margini con velo giapponese, che uno speciale tipo di carta fatta a mano, di fibre

    vegetali e con altre caratteristiche che la rendonodurevole e stabile nel tempo;d) velatura parziale o totale ove necessario;e) rifilatura;f) ricomposizione dei fascicoli.La diversit originaria dei tipi di cucitura e legatu-ra delle carte ha comportato una differenziazionedelle tipologie di condizionamento.Passando dagli originari pacchi di carta paglierinaa contenitori rigidi (scatole) si ritenuto di ridur-re al minimo lo spessore totale delle nuove cami-cie utilizzate per separare gli anni allinterno del-lo stesso nucleo. Mentre un cartoncino durevole(0,76mm) stato riservato al condizionamentodei fascicoli di carte sciolte lasciando naturalmen-te i fogli non cuciti (Fig. 13).Precise indicazioni sono state date anche per lacucitura dei fascicoli determinando, per esempio,lo spessore del dorso, fino a 2,5 cm per la cucitura

    diretta dei fascicoli alla coperta in cartone durevo-le e fino ad un numero di tre fascicoli.

    zioni, ricostruire i margini. Sostituisce alcune fasidel tradizionale restauro manuale, reintegrando le

    zone mancanti del documento

    4

    ;-velatura indiretta totale, ovvero operazione diconsolidamento e rinforzo del supporto consisten-te nellapplicazione di un velo giapponese sullasuperficie delle carte. Si proceduto alla velaturadelle carte restaurate dopo leafcastingapplicandoi veli precedentemente collati e posti ad asciugareapplicata su tutta la superficie di una facciata delsupporto (e scegliendo naturalmente, ove possibi-le, quello con minore presenza di testo).

    -rifilatura delle eccedenze di velo e carta giappo-nese nel rispetto dei margini originali;

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    Per gli 8 volumi originariamente con copertain pergamena floscia sono state previste nuovecoperte in pergamena semifloscia con lacci dichiusura e ribattiture fissate con punti in pelleallumata.Per ciascun pezzo stato previsto un contenitoredel tipo a conchiglia in cartone Cagliari, rivesti-

    to esternamente in tela Buckram e internamentein carta barriera (dello spessore di 0, 38 mm).

    La progettazione prende in dettagliato esame ilsingolo manufatto sia esso registro, codice, filza,protocollo, ecc., in ogni sua componente, comepossiamo vedere dalla scheda progetto n. 10delle quattordici predisposte (legatura, nervi,ribattiture, piatti, carte di guardia, dorso, cu-citura, capitello, materiale del capitello, danni

    alle coperte, stato di conservazione delle carte,danni alle carte, danni ai fogli membranacei, in-

    14.Scheda progetto n.10 - Notaio Giacomo Ferrarini, 1543

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    chiostri) (Fig. 14). Una scheda assai complessa earticolata, che tuttavia, stato osservato5, pre-senter sempre delle lacune, perch non tuttopu essere previsto e contemplato.Da ci deriva che il restauro del libro o del do-cumento diventa unoperazione di recupero delpezzo e delle informazioni deducibili dallogget-to attraverso la lettura storica del manufatto e sirealizza, nel migliore dei casi, nel consolidare lestrutture originali riducendo al minimo le opera-zioni invasive6. Trattandosi di un bene che assol-

    ve la propria funzione quando viene consultato,unulteriore finalit che deve perseguire loperadel restauratore quella di restituire un benenuovamente fruibile. Nel difficile equilibrio trale due esigenze, cio rispetto delloriginalit e del-la fruibilit, solo quando risulti indispensabile,

    sono studiate e ammesse minime variazioni ri-spetto alla struttura originaria7.

    A tale regola fondamentale stata improntatalopera di recupero dei protocolli notarili ferraresicome possiamo constatare dalle immagini ante epost restauro di alcuni di essi (Figg. 15-19). auspicabile che lazione di restauro e di salva-guardia del patrimonio documentario custoditonellArchivio di Stato di Ferrara possa contareanche sul contributo di altri enti e istituzionisensibili alla conservazione delle memorie stori-che in unera, qual quella attuale, in cui, se daun lato il cartaceo sta cedendo sempre di pi ilpasso ad altre forme di comunicazione e trasmis-sione delle informazioni - con tutti i pericoli cheluso delle nuove tecnologie comporta quantoa durevolezza delle medesime, dallaltro, senzaunefficace azione di conservazione del patrimo-nio, si rischia di non poter pi leggere neanche

    le testimonianze delle epoche passate per rico-struirne la storia.

    15.Protocollo del notaio Giacomo Ferrarini, 1543 ante restauro 16.Notaio Giacomo Ferrarini, 1543 dopo il restauro

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    17.Schede del notaio Giovanni Battista Codegori 1568-1579

    anterestauro18.Notaio Giovanni Battista Codegori 1568-1579 dopo il

    restauro

    19.Scheda progetto n. 9 - Notaio Marco Bruno Anguilla 1547-1575 dopo il restauro

    U : F

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    4 C. Prosperi, Il restauro dei documenti di archivio. Dizio-narietto dei termini, Roma, 1999.

    5 F. Alloatti, art. cit.6 Ibid.7 E. Tonetti, Il restauro delle carte notarili dellArchivio di

    Stato di Venezia alluvionate nel 1966, in www.archivio-distatodivenezia.it

    1 A. La Rosa, Il notariato ferrarese negli statuti comunali del1287 e del 1534, Ferrara, 1968 (Deputazione provincialeferrarese di storia patria, Atti e memorie, serie III, vol.VIII).

    2 C. Brandi, Teoria del restauro, Torino, 1970.3 F. Alloatti, Restauro: un concetto in evoluzione, in Bi-

    blioteche oggi, a. XXII n.5, 2004.

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    Fin dallinizio, la manifestazione Terranostra. Quattro passi nella storia di Ri-mini, stata pensata come un eventoculturale complesso: complesso per-ch, promosso e ospitato dallArchivio

    di Stato di Rimini, stato, in realt, reso possibile

    dalla determinante e stretta collaborazione dellAs-sociazione Quei de borg ad SantAndrea e del Co-mune di Rimini e dai contributi accordati a diversotitolo dalla Fondazione Cassa di risparmio di Rimi-ni e dallEnte Fiera di Rimini, con il patrocinio delFondo per lAmbiente Italiano, degli Ordini Rimi-nesi degli Ingegneri e degli Architetti, pianificato-ri, paesaggisti e conservatori, e dellIstituto Storicodella Resistenza e della Storia Contemporanea diRimini. Un evento complesso soprattutto perch,

    oltre alla pubblicazione di un libro e del DVD Cerauna volta, a Rimini, la Fornace Fabbri, catalogo fil-mato della mostra a cura di Manuela Fabbri e altri,ha compreso la mostra documentaria Porte aper-te allArchivio di Stato. II territorio della fabbrica dimattoni in Borgo SantAndrea, la proiezione del filmCera una volta, a Rimini, la Fornace Fabbri, una vi-sita guidata alla chiesa di san Bernardino (uno fra imonumenti pi interessanti e probabilmente meno

    conosciuti della citt) e la presentazione della pub-blicazione I Poderi della Ghirlandetta a Rimini: daiMalatesta ai fratelli Davide e Luigi Fabbri, di OresteDelucca nella magnifica cornice della piazzetta SanBernardino, per loccasione sgomberata dalle auto echiusa al traffico, pedonalizzata e ricondotta, graziea un sapiente e scenografico arredo urbano, al suoruolo di punto di incontro e pubblico salotto delrione Montecavallo.

    E proprio da questesperienza ha preso le mosselorganizzazione della mostra documentaria, PorteAperte allArchivio di Stato. II territorio della fabbri-

    ca di mattoni in Borgo SantAndrea, e della relati-va pubblicazione di Oreste Delucca (peraltro gipresente, col suo contributo, nel catalogo filmato).

    Seguendo la propria vocazione, IArchivio di Statoha trascelto dal suo vasto patrimonio documenta-rio i documenti pi adatti a tracciare la storia delterritorio su cui, poi, sorta la Fornace Fabbri:atti notarili del XV e XVI secolo, nonch cabreidel XVIII secolo, sono stati esposti in virt dellaloro importanza storico-documentaria, ma anchecon un occhio alla particolare valenza estetica (in-negabile nel caso dei cabrei settecenteschi). Non a

    caso come gi provveduto per tutte le pergame-ne del Diplomatico Riminese, ora integralmenteriprodotte in formato digitale ad alta definizionee presto disponibili in linea nel Sistema informati-

    vo degli Archivi di Stato (www.archivi-sias.it) sipensa a unacquisizione digitale anche per i cabrei.Il saggio di Oreste Delucca sui Poderi della Ghir-landetta rende conto di questa complessa e puntua-

    IL RES TAURO DEL CABREO AB 265

    TERR ENI AP PARTENENTI AI PAVOLOTTI DI RIM INI

    Gianluca Braschi

    1.Lo stato di conservazione della copertura esterna del Cabreo*Cabreo AB 265, 2r, Saludecio (dopo il restauro)

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    le ricerca documentaria, tracciando la storia di unaspecifica area urbana dal XV secolo ai nostri giorni,unarea bene ricordarlo su cui gi erano pre-senti insediamenti romani, se proprio nel territoriodella fornace stato ritrovato un ritratto bronzeo di

    Agrippina Minore, ora al Metropolitan Museumdi New York. Si profila cos una linea ideale tra ilpassato romano e il presente contemporaneo. Lasuccessione dei vari passaggi di propriet (da quan-do, il 27 luglio 1452, Isotta degli Atti acquista per250 lire un podere di sei tornature e poi, il 21 mag-gio 1471, un altro podere di otto tornature espres-samente citato come Ghirlandetta, fino ai nostri

    giorni) mette in mostra ( proprio il caso di dirlo)un bel pezzo di storia locale, evidenziando, oltrealle confische e agli espropri di epoca napoleonica,i pesanti interventi sul territorio passato e presen-te: la deviazione del fiume Ausa, i vari inserimentiedilizi, i nuovi tracciati viari e la stessa costruzionedella fornace e relativa cava, di cui rimane tracciatuttoggi nel cosiddetto laghetto PEEP.Lidea di abbinare il restauro di un documento tantoimportante quanto finora cos poco consultato come

    il Cabreo AB 265 pi noto come Cabreo del Borgodi santAndreaallesposizione Porte Aperte allArchi-vio di Stato: il territorio della fabbrica di mattoni inBorgo SantAndrea sorta spontaneamente propriodurante le ricerche darchivio che hanno portato ealla mostra e alla pubblicazione di Oreste Delucca.Due erano, infatti, gli obiettivi cui si mirava collal-lestimento della mostra: sviluppare una tematicadi storia locale sia secondo la modalit espositivao, se vogliamo, visuale tipica di una mostra secon-do un percorso che insieme didascalico e narra-tivo sia secondo quella di un saggio storico natoda un lavoro di attento scavo e studio accurato

    delle fonti conservate presso questIstituto. Se dauna parte una mostra documentaria come quellache stata allestita nei locali dellArchivio ren-de visibili, anzi tangibili, i documenti che con lafitta trama delle loro interrelazioni costituisconoconcretamente ogni storia, se non addirittura laStoria, viene presto il momento di trarre le fila diquesta trama e farne una narrazione completa.

    Attraverso lescussione di quelle che sono le seriedocumentarie pi importanti sia per laspetto gra-

    02.Cabreo AB 265, 3r, Dichiarazione dellestensore del ca-

    breo Alessandro Bertolucci, scrivano(dopo il restauro)

    03.Cabreo AB 265, 6v, Santa Giustina e Cabreo AB 265, 7r,

    Saludecio (prima del restauro)

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    fico e visuale sia per quello documentario e di te-stimonianza fra quelle conservate presso lIstituto sisnoda un percorso narrativo che affronta passo perpasso la linea delle successioni di propriet e delledestinazioni duso del podere della Ghirlandetta suicui stata costruita ed ha operato la Fornace e su

    cui in un futuro ormai prossimo saranno costruiti ilPala Congressi e lAuditorium della citt di Rimininel solco di una tradizione che pare non volersi maiestinguere per questo lembo di territorio un tempo.II rispecchiamento puntuale fra la mostra docu-mentaria e la pubblicazione, che da quegli stessidocumenti tratta, ha in primo luogo un intentodidascalico: vuole svelare al pubblico quella chepotremmo definire Iofficina dello storico, gli at-trezzi del mestiere di cui si serve per raccontarele sue storie. sembrato un modo abbastanzaconcreto di mostrare quale sia Iimportanza di un

    Archivio di Stato e, soprattutto, di darne unim-magine pi amichevole e, se possibile, dinamica. sembrato, per tanto, ovvio portare alla luce unreperto cos importante e cos particolarmenteattinente al tema trattato dalla mostra anche inconsiderazione del fatto che il documento nonaveva finora ricevuto lattenzione che gli sarebbespettata sia in virt della sua importanza docu-mentaria sia in virt della sua valenza per cos

    dire estetica condivisa, per altro, dalla grandemaggioranza dei documenti di questo tipo (ca-brei, mappe catastali) del periodo. Sembra su-perfluo rammentare che in archivistica parlare direperti sempre un po fuorviante. Dal punto divista di un archivio i vari documenti sono semprel: solo la ricerca che li porta allattenzione divolta in volta e portare allattenzione di volta involta i documenti prima di tutto e fondamen-talmente unavventura intellettuale.

    Se come si dice niente pi inedito delledito,per quanto vero che il Cabreo da sempre era rego-larmente registrato negli inventari dellArchivio diStato di Rimini (allInventario del Comune di Rimi-ni e delle congregazioni religiose soppressecompilatonel 1865 da G. Corsi deve, infatti, la sua attuale de-

    nominazione), solo col restauro che potuto en-trare a tutti gli effetti fra i documenti normalmenteconsultabili in sala di studio: in un certo senso, diventato, solo cos, pienamente documento.Il documento compare, appunto, negli inventaricon la segnatura AB 265 (che indicava allora unacollocazione fisica) e la dicitura Terreni appartenentiai Pavolotti di Rimininel fondo Corporazioni Reli-

    giose Soppresseed datato 1775 ed relativo allareadellallora Borgo di SantAndrea attualmente par-te del tessuto urbano di Rimini immediatamentea ridosso della restaurata Porta Montanara. I FratiMinimi di san Francesco di Paola (volgarmente,appunto, chiamati Paolotti) hanno lasciato questocabreo dei loro possedimenti in Rimini redatto il 22gennaio 1775. Lestensore Alessandro Bartolucci,primo scrivano dello studio de signori Calindririporta che le sue rilevazioni trattano delle pian-te de terreni di questo venerabile convento di sanFrancesco di Paola, estratte dalle mappe originali() alloccasione del nuovo appasso eseguito dalli

    geometra signori Serafino e Giovanni, fratelli Ca-lindri. La rilevazione , dunque, parte delle grandirilevazioni attuate dal geometra Serafini Calindriper conto del Comune di Rimini che vanno sotto ilnome, appunto, di Catasto Calindripure conservatepresso lArchivio di Stato di Rimini. Il documentoin seguito alle soppressioni napoleoniche del 1813 confluito nel grande fondo collettaneo in via direinventariazione e ordinamento delle CorporazioniReligiose Soppresse.

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    Purtroppo, la consultazione ha subito messo inevidenza il precario stato di conservazione dellostesso, che stato, comunque, riprodotto digi-talmente e messo in mostra. Grazie al finanzia-mento di due sponsor riminesi Tina & Mary eHotel Memory stato possibile restaurarlo. Haprovveduto al restauro integrale del documento ildott. Riccardo Bolognesi della Cooperativa Socia-le Centofiori onlus. importante mettere in evidenza come solo

    grazie alla manifestazione stato possibile con-tattare e interessare gli sponsor e sensibilizzarela cittadinanza sullimportanza dei documenticonservati presso lArchivio di Stato di Rimini e,soprattutto, sullimportanza del loro restauro.Consultato probabilmente per la prima volta inepoca moderna proprio in questoccasione iI vo-lume del Cabreo AB 265si presentava con cucitu-ra salda e coperta non particolarmente deterioratao, comunque, in grado di assolvere la sua funzio-

    ne di protezione delle carte. I piatti della copertarisultavano deformati probabilmente a causa dellaconservazione del volume in un luogo particolar-mente umido. La pelle della coperta era mancantedi varie porzioni di fiore e nel complesso risultavaessere in superficie. Tutti gli angoli avevano persorigidit. La pelle del piatto anteriore presentavauna piccola lacuna centrale provocata da rosura diinsetti cosi come risultava leggermente intaccatoanche il cartone sottostante. La pelle del morso

    nella zona del piede posteriore era fessurata. Man-cavano tutti i lacci in pelle allumata di chiusuradel volume tranne quello anteriore lato testa.Molte carte risultavano essere incollate a causadella solubilizzazione della vernicetta posta a pro-tezione delle mappe colorate, solubilizzazione do-vuta probabilmente alla permanenza del volumein un luogo umido.In particolare, le carte contrassegnate in colla-zione con i numeri 6v-7r con le mappe rispetti-

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    04.Cabreo AB 265, 9r, SantAndrea dellAusa(prima del restauro)

    05.Cabreo AB 265, 2r, Saludecio(prima del restauro)

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    vamente di S. Giustina e di Saludecio presenta-vano entrambe due notevoli strappi dovuti pro-babilmente al tentativo di apertura delle carteincollate.Le carte con i numeri 8v-9r, 10v-11r, 14v-15r,16v-17r, 18v-19r, 22v-23r, 24v-25r, 26v-27r, ri-sultavano incollate.Le carte con le altre mappe presentavano numerosidistacchi provocati presumibilmente dallaperturadelle stesse dopo ladesione anomala della verni-

    cetta. Solo la mappa contrassegnata in collazionecon il numero 48v-49r (Verucchio) si presentavain buone condizioni.Il filo di cucitura era spezzato fra le carte 38v-39r.Sono stati, pertanto, effettuati i seguenti inter-venti.Il distacco delle carte incollate mediante solubi-lizzazione della vernicetta attraverso impacchi dialcol etilico 50% e acqua 50% (lintervento non

    ha potuto eliminare completamente le macchiedovute al precedente assorbimento del pigmentofra le fibre della carta).Nelle carte che presentavano mappe con lacunedi colore dovuto presumibilmente ad una forza-tura in apertura si provveduto al distacco dei

    frammenti dalla pagina opposta con impacchi diacqua e alcol al 50% e successiva riapplicazionenelle rispettive mancanze, utilizzando come ade-sivo la Tylose MH 300p.Dopo avere riposizionato i frammenti nelle zonedi distacco si provveduto a uniformare ad ac-querello le piccole mancanze di colore per le qualinon stato trovato il frammento corrispondente. stata ripristinata la cucitura fra le carte 38v-39r.Il volume stato condizionato con dei pesi e de-

    gli spessori per fargli riassumere la forma origina-ria corretta.

    La coperta in pelle a stata parzialmente distac-cata per permettere: i1 rinsaldo degli angolieffettuato con iniezioni di Tylose MH 300Pal 2% circa;il risarcimento della lacuna nel piatto anterio-re con un frammento di pelle nuova;colorata con anilina ed incollata con TyloseMH 300P al 6% addizionata con 10% di vi-

    navil 59;il risarcimento della rosura nel sottostan-te cartone con stucco di cellulosa in TyloseMH300p al 6%;la riadesione della fessurazione al morso conbrachetta di carta giapponese incollata su teladi cotone adesa con Tylose MH 300P al 6% e10% di vinavil 59;ripristino dei lacci di legatura con pelle allu-mata nuova.

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    06.Cabreo AB 265, 1v, Santa Giustinaparticolare,(prima del restauro)

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    Esternamente sono state incollate con Tylose MH300p al 6% le porzioni di fibre distaccate e dovemancanti stato ristabilita luniformit cromaticacon limitate riprese ad acquerello.Per limitare gli eventuali danni dovuti ad un im-magazzinamento in condizioni climatiche critiche

    si provveduto a montare tra i bifili dipinti, deifogli di carta giapponese da 11gr/mq fissati con3 punti di Tylose MH 300p al 6% che potrannoessere eliminati con estrema facilit.Si optato per questa soluzione in quanto lin-troduzione di fogli di maggiore spessore avrebbefatto aumentare eccessivamente lo spessore delcorpo delle carte con conseguente tensione ano-mala sulla coperta.

    Tutti gli interventi sono stati documentati foto-graficamente.Completato il restauro, il documento stato ri-messo in consultazione ed esposto.Come rientra tra i compiti istituzionali, che ogni

    Archivio di Stato si riserva, quello della conserva-

    zione del documento in quanto bene culturale cosrientra pure quello della sua valorizzazione. Valo-rizzare un documento comunicarlo, ridargli la di-gnit del suo contesto e renderlo fruibile al pubbli-co sia come contenuto e testimonianza materiale diun fatto storico sia come forma, anche estetica, concui il contenuto stesso si manifesta. Ecco perch lostrumento della mostra e delle pubblicazioni cheda questa scaturiscono naturalmente, risultato

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    07.Cabreo AB 265, 1v, Santa Giustina e Cabreo AB 265, 7r, Saludecio (dopo il restauro)

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    particolarmente adatto allillustrazione dellargo-mento e allillustrazione dellIstituto stesso: si va amettere in mostra non solo la Fornace Fabbri attra-verso i documenti che se ne conservano la storia,ma anche lArchivio di Stato stesso.Molte sono le iniziative che, recentemente, lAr-chivio di Stato di Rimini ha potuto mettere in

    cantiere nellambito della valorizzazione e dellatutela del patrimonio documentario che ha inconsegna come la digitalizzazione, appena com-pletata, di tutte le circa 5000 pergamene del co-siddetto Diplomatico Riminese (anche col soste-gno della Fondazione Carim) o col finanzia-mento della Provincia di Rimini delle mappedel Catasto Calindri: due acquisizioni che si speradi potere presto presentare alla cittadinanza con ladovuta risonanza in altre occasioni. Ed proprio

    in considerazione dellimpegno di questArchivionellambito della conservazione digitale che an-che per il Cabreo AB 265 si pensa a una copiadigitale da mettere a disposizione del pubblico sulsito dellArchivio di Stato di Rimini (http://www.archiviodistato.rimini.it).Laugurio certamente quello che - ancora una

    volta grazie alla collaborazione dei vari enti e realtlocali (Comune, Provincia, Regione, FondazioneCarim tanto per fare qualche esempio) in unot-tica di collaborazione e complementarit - questamanifestazione sia soltanto linizio di un dialogofra lArchivio e la Citt di Rimini che si vuolequanto pi serrato e duraturo possibile e che ilrestauro del Cabreo del Borgo di SantAndreasia ilprimo di una lunga serie di documenti restauratie restituiti alla cittadinanza e agli studiosi.

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    08.Cabreo AB 265, 1v, Santa Giustina e Cabreo AB 265, 7r, Saludecio, visione dinsieme (dopo il restauro)

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    LE CARTE NAUTICHE DELL A BIBLI OTECA PALATINA DI PARMA

    Andrea De Pasquale

    Le carte nautiche, disegnate e miniatesu pergamena in fogli sciolti o orga-nizzate su pi unit per formare unatlante, indicando le rotte da seguire ei porti e gli approdi sicuri, rappresen-

    tavano tra Medioevo ed et moderna lo strumentofondamentale per effettuare la navigazione lungo lecoste del Mediterraneo e dei territori europei che siaffacciano sullAtlantico.Contraddistinte dal fatto di non recare, se non ra-ramente, perch inutile, la toponomastica allinter-no delle regioni, la loro precisione si arricch conlavanzare delle scoperte geografiche che portaronoad esplorare lAtlantico e ad individuare il NuovoMondo e arcipelaghi fino a quellepoca ignoti, ea perfezionare la conoscenza delle coste africane.

    Cos, da una primitiva rappresentazione del Medi-terraneo con il posizionamento dei rombi di venti,esse si trasformarono in vere e proprie carte pianecon lindicazione dellEquatore, dei Tropici e dellelatitudini.Le tecniche di produzione, cos come i luoghi, iprincipali porti del Mediterraneo, non mutaronocomunque nel corso dei secoli, cos come rima-se invariato il fatto che la fabbricazione continua concentrarsi nelle mani di pochi individui che

    generalmente tramandavano i saperi di padre infiglio.Tali carte recano spesso elementi decorativi acces-sori, di pressoch nulla utilit per la navigazione,che denotano sia le differenti committenze, sia lamaestria dei cartografi: oltre a cartigli e nastri, spes-so, generalmente dal XVI secolo, si riscontrano, so-prattutto sulle carte sciolte, soggetti religiosi qualiil Crocifisso, la Madonna con Bambino o Santi,e rappresentazioni pi o meno stilizzate o realiste

    di citt, anche localizzate non sul mare, bandieredai vivaci colori, rappresentazioni di sovrani sia eu-ropei, generalmente in trono o appoggiati ad unoscudo con emblemi araldici, sia africani o asiatici,seduti su un cuscino o un tappeto e affiancati datende arabescate, navi di vario genere, animali re-

    ali (elefanti, dromedari, cammelli, leoni, scimmie,ecc.) e mitologici (draghi, unicorni, sirene ecc.),catene montuose e foreste, elementi vari floreali oaltri particolari (teste di putti che soffiano, cornici

    varie).Leccezionale raccolta di portolani della BibliotecaPalatina di Parma, composta da 14 pezzi circoscri-

    vibili cronologicamente tra la seconda met delXIV secolo e poco oltre la met del primo venten-nio del XVII, rappresenta emblematicamente una

    significativa esemplificazione di tale particolareproduzione documentaria.Essa deve la sua costituzione allindefessa opera deiprincipali e pi celebri bibliotecari dellistituzione,il padre teatino Paolo Maria Paciaudi, chiamato aParma dal duca don Filippo per costituire la Biblio-teca, fine bibliografo e figura di eccezionale impor-tanza per la storia della biblioteconomia italiana, e

    Angelo Pezzana, il bibliotecario che contraddistin-se la storia dellistituzione per buona parte del XIXsecolo. merito del primo avere individuato sulmercato antiquario e acquisito il maggior numerodei pezzi (Ms. parm. 1612-1621) (Fig. 1) e di aver-ne disposto linserimento allinterno della raccoltaParmense procedendo pure ad interventi conser-

    vativi. Anche se non disponiamo di informazionispecifiche sugli effettivi canali di acquisizione pertutti i pezzi, ma soltanto per la celebre carta nauti-ca redatta da Francesco e Domenico Pizigano (Ms.

    parm. 1612), datata 1367, che venne donata alpadre Paciaudi nel 1770 dallamico Girolamo Za-netti, professore di diritto a Padova, archeologo e* Il Ms. parm. 1616 prima del restauro (part.)

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    storico veneziano, e per altri non individuabili cin-que pezzi, che fonti darchivio indicano acquistatida Annibale degli Abati Olivieri di Pesaro, insiemeal rotolo greco di San Giovanni Crisostomo (Ms.parm. 1217/2), il 2 gennaio 1769, possiamo a ra-gione pensare che si debba far risalire allintervento

    del Paciaudi lacquisizione dei primi dieci pezzi delfondo sia per le omogenee caratteristiche relati-

    ve al trattamento conservativo e alla modalit dimontaggio subite, sia soprattutto per il fatto cherisultano oggetto di studio da parte sua attraversola redazione di specifiche schede dettagliate descrit-tive e di commento individuate allinterno dei suoimanoscritti.

    Questi materialiinfatti sono stati quasi tutti dispo-sti in cartelle di cartone ricoperto di cuoio marezza-

    01.Il Ms. parm. 1616 prima del restauro

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    to, decorate con i gigli borbonici e con indicazionedi datazione e di numerazione progressiva impressacon numeri romani, per le quali ben evidente lamano del legatore di corte Antoine Louis Lafert.Tale paternit documentata da fonte contabiledel 1768 che indica il pagamento a tale legatore di7. cartelle carte nautiche; quali cartelle ritrouasiora coperte di bazana. Anche la carta dei Pizigano(Ms. parm. 1612) era protetta da cartella con lemedesime caratteristiche ancora nel 1907, ma essaand perduta in anni successivi in concomitanzaad un maldestro intervento di restauro; altra fon-te darchivio indica infatti che, per commissionedel 15 giugno 1771, venne realizzata dal legatoreuna cartella di grandezza di quatro cartoni impe-riale coperta in bazana marmorata, con sfrigi larghidoro bordata dentro e fuori con una inscrizione

    in damaschino e cordoni verde di detta, dentro laquale incolata una famosa antica mapa del mondodonata dal R.do P.dre Paciaudi alla Reale Bibliote-ca. Dellimportanza e della pregevolezza di questimateriali il Paciaudi si gloriava, e a ragione, nella

    Memoria sulla R. Biblioteca di Parma, da lui redattaverosimilmente nel 1770 per difendersi dalle accu-se di mala gestione della Biblioteca da lui diretta,ricordandoli come Tavole nautiche nel capitolosui Manoscritti, con il quale intendeva confutarelaccusa di aver trascurato nella sua politica degliacquisti questo specifico patrimonio.In effetti si tratta di pezzi di straordinaria impor-tanza per la storia della cartografia nautica. in-fatti fondamentale per la cartografia veneziana del

    XV secolo la carta Ms. parm. 1612 caratterizzatada una controversa iscrizione che la indicherebbecompilata il 12 dicembre 1367 da Francesco e Do-menico Pizigano, membri di una quasi sconosciutafamiglia appartenente forse al ceto marinaresco.Due portolani si collocano nel secolo seguente:

    mentre il primo anonimo (Ms. parm. 1621),laltro (Ms. parm. 1613) (Fig. 2), datato al luglio1435, una delle due testimonianze, la pi recen-te, dellattivit di un poco noto cartografo genove-se, Battista Beccari.

    Ancora a produzione della citt ligure si deve attri-buire il Ms. parm. 1614, redatto dal genovese Ve-sconte Maggiolo, attivo tra il 1504 circa e il 1559,capostipite di una delle pi celebri dinastie di car-tografi professionisti originaria di Rapallo, che trail 1511 e il 1516 trasfer temporaneamente la suaattivit a Napoli, allettato da un mercato fiorente edalla presenza di un grande porto.Proprio a questi anni si deve la compilazione delportolano palatino, del 10 marzo 1512, uno dei tresopravvissuti della sua attivit napoletana, interes-sante anche per recare una maldestra cancellatura

    del circolo a matita di piombo, fatto che denota si-curamente limpiego di un lavorante poco esperto.Si colloca invece nellItalia meridionale la realizzazio-ne di due portolani prodotti da Jacopo Russo, unodatato 1540 (Ms. parm. 1615), il secondo invecesenza indicazione cronologica, ma verosimilmentepi tardo (Ms. parm. 1620). Tale cartografo risultaattivo a Messina, altro porto importante e strategicoper le rotte del Mediterraneo, per un arco temporaleamplissimo, dal 1520 al 1588, tanto esteso che inpassato si pure ipotizzata lesistenza di due omo-nimi cartografi, ed noto per aver prodotto cartegeografiche contraddistinte da una ricca toponoma-stica, tanto che si pu ipotizzare che queste fosseronon tanto utilizzate dai marinai, quanto piuttosto dastudiosi come veri e propri atlanti. Sempre allambi-to dellItalia meridionale, messinese in particolare,si deve assegnare pure il portolano, datato 1608(Ms. parm. 1618) di Joan (Giovanni) Oliva, carto-grafo verosimilmente appartenente ad una celebrefamiglia di cartografi di Majorca, attestato conti-

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    nuativamente nella cittsiciliana tra il 1592 e il1599 e quindi ancoratra il 1606 e il 1608, maattivo anche in numero-si altri porti del Medi-terraneo, e distinto dalquasi coevo Joan RiczoOliva, anchegli operan-te a Messina tra il 1590e il 1594. A produzionemajorchese attribuibi-le un altro pezzo, rap-presentante il bacino delMediterraneo e contrad-distinto da prospetti di

    citt tra cui emerge, pergrandezza, Venezia (Ms.parm. 1617), del 1581,siglato da Matteo Griu-sco, cartografo altrimen-ti sconosciuto. Ad areatoscana invece si attri-buisce un atlante di trecarte del 1654, redattoa Livorno da Giovanni

    Battista e Pietro Caval-lini (Ms. parm. 1619),evidentemente padre efiglio, forse opera esclu-siva di Pietro, attestatoda sette atlanti firmati datati tra il 1665 e il 1668,per la mancanza della correzione dellasse del Medi-terraneo, caratteristica costante dellopera del primo,noto cartografo di origine genovese attivo a Livornotra il 1635 e il 1656. Spettacolare per la ricchezza

    della decorazione latlante nautico (Ms. parm.1616) del 1574, siglato dallo sconosciuto Aloisio

    Cesani che si qualificaydruntinus (di Otran-to), ma verosimilmen-te discendente dellafamiglia di cartografi

    veneziani de Cesanisattiva nel XV secolo, ilquale reca, unico casodel lotto della Biblio-teca Palatina, la suaoriginaria coperta inmarocchino rosso conlo stemma impressoin oro della famigliaGonzaga del ramo diprincipi di Molfetta e

    marchesi di Guastalla.Il Frabetti ne aveva at-tribuito lacquisizioneal padre Ireneo Aff,successore del Paciau-di nella direzione del-la Biblioteca (1778-1785) e originario diBusseto, terra nel feu-do dei Gonzaga, ma

    sicura lacquisizionedel pezzo da parte delpadre Paciaudi, forseper tramite dellAffstesso, allepoca sotto-

    bibliotecario, visto che il teatino compil per il pez-zo una scheda descrittiva manoscritta ritrovata trale sue carte. Tale pezzo inoltre di straordinaria im-portanza poich lintervento di restauro ha permessodi ritrovare allinterno della foderatura della coperta

    alcuni disegni originari preparatori dellopera realiz-zati a punta dargento, fatto eccezionale e di estremo

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    interesse per lo studio della fabbricazione di questomateriale. Per la mancanza di fori in corrispondenzadei disegni che implicherebbero lutilizzo della tec-nica dello spolvero, sembra verosimile pensare che iltrasferimento del disegno sulla pergamena sia statoottenuto attraverso una delle tecniche illustrate daBartolomeo Crescenzio nella sua Nautica mediterra-nea, e cio che il foglio disegnato e la pergamena fos-sero stati entrambi tesi in un telaio e che, agevolatidalla vicinanza di una sorgente luminosa, sia statoeffettuato il ricalco per trasparenza. A anni successi-vi alla direzione del Paciaudi, ma se ne ignorano lecircostanze, si collocano le acquisizioni dei portolaniMs. parm. 1622, Ms. parm. 1623, Ms. parm. 1624(di anonimo, della met XV secolo).Il primo invece lunica testimonianza, del 1494,dellattivit di un cartografo veneziano altrimenti

    sconosciuto, attivo alla fine del XV secolo, Giorgiodi Giovanni. Il secondo una produzione genovesedel gi citato cartografo Vesconte Maggiolo, che,per la prima volta, in questa occasione, dell8 luglio1525, si associava a Giovanni [Antonio], verosimil-mente il giovane figlio maggiore, dichiarandonequindi lintenzione a eleggerlo suo successore nellagestione dellattivit.Ben documentato larrivo del portolano Ms.parm. 1624, recante una pregevole coperta incuoio decorato con fregi impressi a secco del XVIsecolo (Ms. parm. 1624). Attraverso la corrispon-denza del bibliotecario Angelo Pezzana, direttoretra il 1804 e il 1862, artefice di notevoli incremen-ti di fondi e materiali bibliografici grazie ai finan-ziamenti ottenuti dalla duchessa Maria Luigia, sisa che esso venne sicuramente acquisito nel 1840dal marchese Francesco Albergati Capacelli diBologna (1728-1804), il quale propose al Pezza-na lacquisto di molte lettere duomini illustri, lepi indiritte al celebre suo avo Francesco Albergati

    (notissimo autore drammatico), e di un portolanodel sec. XV, e di altri manoscritti. Scrivendo ve-rosimilmente al ministro Mistrali per giustificarelacquisto il Pezzana sottolineava che il portolanoche si aggiugnerebbe alla magnifica nostra serie diCarte nautichemanoscritte, molto pregevole, eparmi del principio del Sec. XV., ed sicuramenteanteriore allo scoprimento delle Azzorre, ch niunave n indicata; lE.V. sa che niuna nera conosciutaavanti il 1492. Tuttaltra storia ha invece la pigrande carta nautica posseduta dalla Biblioteca Pa-latina, il portolano del 1561 realizzato da DiogoHomem (Ms. Pal. 0), prolifico cartografo porto-ghese, attivo tra il 1557 e il 1576, figlio di Lopoe fratello di Andr, entrambi cartografi. Noto perla sua vita avventurosa, nel 1544 venne coinvoltoin un omicidio e costretto allesilio in Marocco, da

    cui fugg, dirigendosi in Inghilterra; dopo aver ot-tenuto il perdono dal re del Portogallo nel 1547,continu a lavorare, ma non si sa in quale citt,per mancanza di informazioni sulle carte prodotte,per poi operare a Venezia sicuramente tra il 1568 eil 1576, anche se alcuni studiosi hanno retrodata-to la sua attivit nella Serenissima dal 1557, fattoche consentirebbe di ricomprendere anche il pezzoin questione. La carta pervenne in Biblioteca nel1865, dopo lUnit dItalia, a seguito dellacquisi-zione del fondo Palatino, originariamente proprietpersonale dei duchi di Borbone, caldamente soste-nuta dal bibliotecario del tempo Federico Odorici(1862-1876). Leccezionale raccolta di portolanidella Biblioteca Palatina di Parma stata oggetto distudi importanti fin dal XVIII secolo.Dopo il padre Paciaudi che, come si visto, fu ilprimo ad analizzare tali carte redigendo appositeschede conservate allinterno di una sua raccolta distudi intitolata Illustrazione dei codici della Parmen-se, anche il Pezzana risulta autore di uno studio sul

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    mappamondo dei Pizigano, atto a confutare le ac-cuse del padre Pellegrini di non autenticit, comepure lOdorici, dedic al fondo due saggi nuova-mente relativi ai materiali pi antichi.Successivamente il fondo venne censito da Gusta-vo Uzielli nel 1875 e da Mario Longhena del 1907,in occasione del Congresso tenutosi a Parma dellaSociet geografica della Societ Italiana. A questul-timo si deve pure la redazione di altri tre contributisullargomento.Il contributo pi esaustivo resta comunque quellodel Frabetti del 1978, il quale costitu la base perlinclusione del fondo allinterno di unesposizio-ne pi generale sui fondi cartografici parmensi deisecoli XIV-XIX tenutasi in Biblioteca, in collabo-razione con lArchivio di Stato di Parma, del set-tembre dellanno successivo, dal titolo Il territorio

    rappresentato, in concomitanza con il XV Conve-gno Nazionale di Cartografia. Ancora nel 1992 al-cuni portolani della Biblioteca parteciparono allamostra su Cristoforo Colombo e lapertura degli spazitenutasi a Genova in occasione del quinto centena-rio della scoperta dellAmerica.Da tempo la raccolta non suscitava particolare in-te