bacchin - originarietà e mediazione

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Propongo uno dei primi scritti di G. R. Bacchin. Purtroppo la scansione non è buona, ma ho pensato meglio questa che nulla (se avrò la possibilità di reperire nuovamente il volume, fornirò una scansione migliore)

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  • GIOVANNI ROMANO BACCHIN

    ORIGINARIETA E MEDIAZIONENEL DISCORSO METAFISICO

    EDITORIJANDI SAPI

  • :.TryF 8F.

    PROPRIETA LETTEAIIIA IIERVAI'A

    JANDI SAPI EDITORIRonro, Via Crcscenzio, 62 - Tel. )58.366 - 383.386

    ltl

    AVVERTENZA

    Per rag'ion'i praticke il, presente l,aaoro uiene pwbbl,icato contem-poraneamente ad, al,tri q,uttro laaori, i qual,i rimand,ano, oaiamentr,l'uno al,l'al,tro.

    De|, resto mon sar d,ifi,cil,e rendersi conto che l,'unil d.el, tema aI,'wnit d,el,/,a ricerca fanno d,i essi un corpo solo.

    Tal,i Lauor,i sono l,a prosecuzione sul p,iano teoretico d,etrl,e ricercksaau,iate sul, piano teoretico e stoyico nell,a scwol,a padouana d,i f,l,osof,aper ispirazione e sotto I,a guida d,i Marino Gentile.

    Essi si inscriuono, pertan0, nel, pi ampio contesto d,i riceychae di approtond,imento d,ei temi fond,amental,i d,el,l,a Metafisica classicaed in ta.l,e contesto, qual,i ricercke tuttora aperte, intend,ono presentarsi.

    t

  • 4 Soltanto di alcuni abbiamo preso ,in esatnaalaune opdttioni ; ma gl,i altri sonn stai aagioncche questi ci losseto r.

    Amsror., Metaph., A elattoo, 993 , r5).

    Ce,prror,o IIL < TEMA r

    Somuenro : r. o Sapere di non sapere ). - z. Desiderare di sapere e saperedi desiderare. - 3. Il senso di sapere di domandare. - 4. Indicazionedella portata teoretica della problematicit (sapere di non sapere). -5. Il limite intrinseco del tendere al sapere. - 6. Il limite come impossi-bilita del suo superamento. - 7. La impossibilit, del superamento comeincontraddittoriet dell'essere. - 8. L'incontraddittorieta, dell'essere comemetafisica, - 9. Precisazioni conclusive.

    r. egli pu dirsi uomo n di-vino r (3).

    (r) Pur., Apol. 38 a 5-6.(z) Anrsror., Mataph., A,, g9z b, 16,(3) Cfr. Pr.lr., So;!sa, 216 c,

  • _9q11l19eg9l9gll:l94-:3PiIg-f lfi lps"qf-q.-,..inf atti,elt*g*44_l-"-illusione 4i j-?!gla*g^q-"qg$*p*l$g-F_eps-e_*e*dp*lulcome*mes,s9".J_{"aparel-!9"9|-9$--9g"{l *i. ogni ( sapere > (che
  • mane particolare e, perci, tale da implicare costantemente l'tt uni-versaler ad esso corrispondente (un bisogno, cio, distinto da esso ead esso irriducibile che diciamo, per questo, ).

    Ogni singolo bisogno implica, nella sua irrterezza, il bisogno fonda-mentale : lo implica e come ( aver bisogno ) e come < questo particolarebisogno r ; il < fondamentale r non pu venire ridotto alla < formagenerale > dell'aver bisogno, n alla < fondazione > della singolaritdel bisogno, n alla dell'unit. (concreta) tra forma ecaso particolare, perch sarebbe, altrimenti, forma ancor pi generale,comprensiva e del e del e postulerebbe aI-f infinito una forma sempre pi generale, comprensiva di twtti i possi-bili casi particolari.

    per questa ragione che il'determinabile' con iI metodobisogno lclamo (bisogno, esso stesso < un r determinato bisogno, ma come ( il r biso-gno al quale ogni altro bisogno si rivela essenzial.mente connesso(ordinato), in quanto di esso n bisognoso r e < bisognoso r perch ilsuo sodd.isfacimento eventuale non vale a soddisfare il bisogno fonda-mentale che con esso e con la sua consaputa insufficienza si rivela.

    Il discorso intorno all'aspirazione umana verso il ( sapere ri non ,perci, < tend,ere > al sapere, ma om certo sapere, nel senso in cuil'asserzione intorno alla problematicit. del sapere umano (esperienza) assunzione improblematica ed improblematizzabile (perci piena-mente (,improble-matizzabil,e) d,i < tend,ere > al sapere (problernaticit) non cornmensw-rabile con il, < sapere > cwi si end,e, pena I,a contradd,izione (problema-,ticismo).

    Diciamo, allora, che una ricerca intorno aI < sapere di non sapere )equivarrebbe alla negazione stessa della problematicit, negazione cherestituirebbe la problematicit nel momento stesso in cui pretendessedi giustificarsi.

    Sapere la problematicit (consapevolezza del problema nel, pro-blema) non qualcosa 'oltre' il problema (quale suo 'fondamento'o 'implicazione ' o 'metaproblema') perch sarebbe :u;rl sapete senza.ci cli cui si dice sapere, sarebbe un non sapere.

    Il discorso di Aristotele, che asserzione della costitutiva tendenzartl siqrrrrc, r\ tutto dir riciursi a questa tendenza in atto: iI sapere laT(,

    fondamentale non

    tendenza il tend,ere in atto, il sapere d,i aaer bisogno l,'aaer bisognoin atto ed, quind,i quel, la stessa'pre-serrza ' del desiderare (che diciamo desiderare in atto).

    Se cos, sapere di desiderare non cond,iziona al sapere pi diquanto non lo sia iI semplice desiderare di sapere ; ma necessariouscire da questa prima aporia per la quale si avrebbe un desideraredi sapere non ( consaputo > ed un ( sapere r questo desiderare che Iapresenza stessa del desiderare, perch da ci dipend.e il chiarimentodella portata teoretica di quello che abbiamo detto iI < tema >antico.

    L'asserzione aristotelica owiamente un < sapere r ed un ( sapercminimo l : < sapere l in ogni caso, sia come asserzione intorno alsapere (autooggettivazione, diremmo), sia come asserzione intornoal comportamento < naturale r (essenziale) degli uomini, a meno cliperdere ogni valore ; ed un ( sapere minimo r perch, sotteso ad ogniumano sapere, domanda di ogni altro sapere.

    Ci chiediamo che funzione esso abbia nella ricerca del sapere, ov-vero quale ' sporgenza' abbia la consapevolezza della ricerca (asscr'-zione d.ella problematicit) sulla ricerca stessa.

    Il desiderio di qualcosa esige che si dia in un qual,cke rnoilo comc,( noto r ci che si desidera ; nel caso, come questo, in cui l'oggetto clcldesiderio sia il < sapere >, essendo necessario che si sappia in qual,clurnod,o che cosa ( r il sapere, necessario possedere in qwal,ckc modttci che non si possiede.

    La contraddizione (antinomia immanente alla pretesa riccrcirintorno alla ricerca) evitabile solo chiarendo quel tr in qualche morlo u,solo, cio, se la < nozione r del sapere che si cerca non il stlxlnl rrrsi cerca.

    Ci possibilc solo ncl scnso chc non ci sichir:rl

  • cio, domand.are intorno al sapere che non sia di cui si pu sapere.

    La domanda, sempre determinata, infatti sempre di un parti-colare domandante che non lo stesso rr d.omandare r ; I'asserzionearistotelica non segue, come risposta, alla domanda intorno a che cosasia il sapere, bens ad una domanda che, supponendo < noto r che cosasia il sapere, si ponga intorno a che cosa gli uomini desiderano cp'oer,di sapere.

    Ci sembra che la distinzione hegeliana fra u noto > e ( cono-sciuto > (5) possa ritrovarsi ' originariamente ' nclla nozione tcoreticadel domandare : ( noti r potrebbero dirsi i termini nci quali la domanda formulata, nor ancora < conosciuti r potrcbbcro dirsi i tcrmini chevengono domandati, ( noto >, ci con cui si cercl, non ( conosciuto Dci che si cerca.

    Di questo rapporto fra noto e conosciuto risultcr: chiara l'impli-cazione teoretica nell'approfondimento della assunzione problematicadel filosofare ; ora importa sottolineare la sua imprescindibilit. nelchiarimento della portata teoretica di quel (sapere minimor che il(sapere di non sapere), cio, come si visto, il rr desiderare di sapere r.

    Il (eivcrr) come ideale dell'uomo, come terminedella sua fondamentale tendenza, da una parte esige che la realt stessadcll'uomo sia condizionata tutta da esso (e, perci, che esso sia neces-sariamente < reale >, ed. arlzi pi reale dell'uomo), dall'altra esigeche l'ideale non venga effettivamente raggiunto dall'uomo, perchquesti finch vi < tende r e, quindi, il suo tr ideale > sembracl.oversi porre sempre come < irreale r.

    Sembra profilarsi qui, a proposito del a sapere ) come ci cui costi-trrtivamcnte si tende, la dialettica connessa alla nozione di < valore >,cht\ rr non si impcgna la lotta per l'impossibile, n lo si impegna per iI

    (,;) Si vr.rlrr il \ tr poich < la filosofi.a non ha problemi> (7) essendo essa st

  • Ora, se vero che non esistono problemi se non nel senso delfi,l,osofare, esso vero perch il fil,osofare una sol,a cosa con il, pro-bl,ematzzare (B) e, pertanto, il compito del filosofare non si distinguemai dalla posizione dei suoi problemi.

    Ne viene che la stessa chiarificazione ha carattere problematico,essendo appunto < domanda di chiarczza r o, pi originariamente,< domanda di sapere r. Diciamo che la fi.losofi.a, non potendosi porrecome ( altra r da s (in funzione di n altro r da s) e non potendosisdoppiare come ( funzione di se stessa lr, non pu aaere propriamentecompiti da assolvere (9), n pu porsi come 'compito fondamentale'cui tutti gli altri si riducano pur essendo < altri r rispetto ad essa.

    La filosofia non 'una' domanda, n privilegiata rispetto allealtre tutte, se non nel senso che essa il domandare e che si pone,pertanto, quale consapevolezza del tendere intrinseco all'assolutosapere da parte di ogni singola domanda, intrinseco a tendere r sucui appunto si fonda la possibilitr di qualsiasi ' affermazione'.

    Essa non < fondazione ), se non come consapevolezza del cui essenzialmente connessa.

    Per questo la storia della filosofla , insieme, medesimezza e pro-cessualit: consapevolezza che chiarisce a se stessa, nelle singoledomande, la necessit dell'assoluto sapere ed identit indivenientedell'Assoluto Sapere, necessariamente consapulo in qualsiasi ( sapereparzialen. solo tale necessit dell'Assoluto (che non essa l'Asso-luto) l'improblematizzabile problematicit. in base alla quale, si siaconsapevoli o no, si pu dire che < non esistono problemi d.el,la frlo-sofia, ma nella frlosofia tt.

    Si chiarir ancora, a proposito di < storia della filosofia >, questaprocessuale medesimezza che , appunto, la problematicit ; oraimporta approfondire iJ senso d.i quel Limite ($ r) in cui si rawisaessenzialmente il < fi.losofare r stesso : se la sua afiermazione non una mera constatazione fenomenologica ($ z), in che rapporto essasi trova con l'< esperienza r ?

    L'< esperienza> ch.e r. tutti gli uomini desiderano naturalmente di

    (8) M. GrNrr,a, La problematicit pura, Padova, 1942, e Fil,osofia eUmunesimo, Broscia, 1948.

    (l) Cfr. il nostro Su l'aulenlico nal fllosofaza, Roma, 1963, pag. 12.

    r4

    sapere)) tale in un senso ed a questa rimanda, fondamentalmente, ogni asserzione nel, senso ckeessq non ne il, punto d,i partenza 'Pi' di qwanto non ne sia l,'interosaolgimento.

    Si profila qui la necessit. di riesaminare iI concetto di ' esperienza'onde giustificare (metodologicamente, ch teoreticamente non ci sipu porre alcuna dualit. iniziale onde accedere ad una unifi.cazione,giustificante) l'attributo di a integrale r, attributo che non la specificama piuttosto la esplica. puesto esame, che qui si prospetta, verr,ripreso pi avanti, dopo che sar chiarita la portata di questa< particolare n ed insieme < fondamentale r asserzione.

    Se diciamo che il a desiderare di sapere > situazione impreteribiledell'uomo, che tutti desiderino di sapere significa che nessuno ( sa ) :non ci si trova in possesso del sapere, ma si aspira ad esso e non si< r se non in relazione a quel termine che, non posseduto, ci costi-tuisce come (domandantin con Ia sua assenza che ci fa trovando che noi dipendiamo da esso.

    L'essere < in s > del sapere non , owiamente, il sussistcrc cliun'operazione o la sostanzialitr di un processo, bens l'impossibilit.di ridurre iI r vero r al processo onde si attua il sapere. La distinzionefra noi ed il sapere non comporta la non-immanenza della verit alsapere (ch il sapere sarebbe allora non-sapere), bens l'impossibilit,di ridurre Ia realt processuale del sapere alla ueritA aproccssttalcdella cosa saputa (intesa, cio, come termine indivenientc dclln< ricerca r che divenire).

    (ro) Usiamo di qucsto tcrmino ncl scnso prccisato in l,'Originotltt outraimplesso osporianza-disoorso, loma, r9fi3, Intgg. 2-34,

    15

  • La ricerca (desiderio) non pu mai coincidefe con il sapere, lad-dove il sapere, irr.r".", non pu essere estraneo alla ricerca, ch, altri-menti, la ricerca non sarebbe.

    Il sapere, perci, non pu avere alcuno dei caratteri propri dellaricerca, mentre la ricerca non pu non esibire il carattere propriod.ella verit. : essa non pu essere a falsa > perch, come ricerca, relazione con la veritr e relazione che ci costituisce uramente' Siprecisa cos in quale senso il sapere trascendenle rispetto alla situa-lione impreteribile dell'< uomo >, nel momento stesso in cui tale situa-zione si precisa come tutta < relativa > al sapere'

    n Sapere in s I allora < assoluto sapere ), sapere che non pos-seduto da chi costituito < indigente D, ma che presente nella stessaindigenza, presente, diremmo, nel modo della privazione. La relazioneoo1 il ,rp"i", nella tendenza ad esso, infatti la stessa ind,igenza 1il ,sapere di non sapere' la struttura del desiderio di sapere e nonsoltanto la condizione, d'icevamo al $ r ; ma non come negazionedel sapere, bens, come sua priaazione'

    Privazione in quanto 'insuffrcienza' che limitazione inaccetta-blle,l,imitazione d,i superare nell,'atto stesso in cui si accetta quel l''imiteinsuperabil,e cke la necessit. d'i andare oltre'

    de cerchiamo di sapere perch il sapere in cui siamo ci insuf-ficiente, cio perch it limite che esso ci i,mpone non coincide con ilnostro ( essere ), anche se eSSo costituisCe il nostro < esiStere r. Lasituazione impreteribile allora la necessit (innegabile) di attuarenell'esistere (ia ' realtr' che siamo, I'insufficienzt a noi stessi) laverit che non siamo-

    L'impossibilit. di far coincidee, sefLza negarli entrambi, l'tt esi-stere ) e l'< essere I si rivela nella necessit di porre l'< essere D comea al,or e dell'esistere.

    Se cerchiamo d.i sapere perch non ci possibile accettare dinon sapere ; ora, a a noi stessi i391E!1a nostra' situazio ch se il nostro 'essere 'ffi]ffi i sarebbe, Parad'ossal-mente, suffi.ciente epper non vi sarebbe a domanda n'

    Attribuire al n sapete I (in s) i caratteri della ricerca (essenzial-mente, la processualit) equivale logicamente ad attribuire alla ricercai caratteri della n veritr > (essenzialmente, l'assohiezza) e perci anegare significato ed. al sapere ed alla ricerca'

    Ora, la consapevolezza del domand'are gi I'indagine' comequella aristotelica, sul sapere, ch la ricerca della Metafisica non

    I6

    propriamente ricerca sul sapere se non come risposta al desiderio disapere nei l,imit'i in cui tal'e d,esid'erio consapulo. Sapere di desiderarcdi sapere non il sapere desiderato (S z) e la coscienza di ricercarc fuori ricerca; l'impossibilit di non ricercare semplicemente lanecessit. di ricercare, non mai l'assoluto cke si cerca.

    Ci non comporta che il sapere di ricercare sia a formale )) o ( mera-mente metodologico r rispetto al ricercare stesso, quasi vuoto edindeterminato sapere, ma significa che, coincidendo con la domandacome ( p esenza r del domandante a se stesso, non pu mai uscired.al domandare e, quindi, non pu venire assunta (come Descartesha pur preteso) quale 'verit' : non si tratta di una verit. cui sipervenga, dubitando di tutto, ma si tratta della ' struttura' in cuisolo ha senso ricercare se non si dubita di esso : la coscienza e I'essere,in termini di presenzialit, coincidono fra loro.

    Di questa < presenzialit. r ci siamo occupati a proposito di < espe-rienza integrale r (rr) ; qui svolgiamo l'indicazione teoretica offertacidalla probl,ematicit innegabil,e, colta nella ' situazione impreteribile 'dell'uomo.

    4. Indicaziode d,el,l,a portata teoretica d,el'l'a fuobl'ematicit.Nel paragrafo precedente abbiamo visto in che senso pu dirsi

    che il sapere < trascendente r rispetto alla ricerca di esso. Ora,jntendiamo tracciarci una via per I'approfondimento della portatateoretica della problematicit e troviamo ancora una volta la pro-blematicit nel tentatiao di approfondire l'essenza dei termini ' imma-nenz ' e 'trascendenza ': la ritroviamo come loro intrinseca dsso-I,wzione, in quanto essa si pone, originariamente, al di qua dcllc lrrroriconosciute aporie.

    Diciamo (senza indugiare, per ora, sulla giustificazione di tak:discorso) che immanenza e trascend.enza si reimpl,icano reciprocarnentc(e quindi si problematizzano all'infinito), perch l'immanenza, cssendoprocesso di identificazone, sempre < passaggio r da t altro r in

  • 'r;: e

    ricnza stessa (immanentismo).

    f'9

    Questo discorso verr. pi volte ripreso, nel corso del presentelavoro, proprio perch verra. pi volte < ritrovato r nella impossibi-lit, sempre emergente, di un discorso teoretico che assuma appuntol'esperietrza come ( un r termine e ne problematizzi il rapporto conil

  • ,.sussista nel suo trimite intyinseco, Iimite consistente nella impossibi-

    vertibile nella posizione assoluta del porre se stesso)'Se dunque il possedere , per sua intrinseca relazione al tendere,

    possesso assoluto, diciamo che esso non pensabile (ed un possessod,el,l,'Assolttto o d,el,l,'Incondizionato sarebbe coerentemente

  • siero non pu dubitare di esser(si) pensiero); It,9pscret,ld"ll'oqPttzionR(dubbio)nrileovenonfosseanckecosctenzadefideltitl: t"di s.

    Ma allora la coscienza d.i s non dissolutoria del dubbio (come

    del dubitare (che Ia problematicit)'Ogni affermazione che si pretenda fuori di questo suo radicale

    "orrtto , in verit, fuori di se stessa, mera astrazione' dogma-

    tismo.Poich 'dogmatismo' pretesa Sla' per

    se stessa, risposta ad una domanda, el a defi-nitivo o ed in s concluso, fuori ricerc concettolimite d.ella ricerca, concetto-limite che aero come tale solo a patto'di non essere mai real'e.

    L',essenziale nesso fra coscienza ed autocoscierrza, nesso fra iden-tico e non-identico, anche nesso fra dubbio e certezza. Buesto nesso

    Cartesio pretendeva), ns .g@l!4antein cui questo, radicato nella consapevolez

    22

    (rz) Cfr. L'Or'i'ginario come implesso eao', Cap' III, $ 4'0l

    queste che valgono a restituire dial,etticamente, ovvero ancora concoerenza problematica, la necessit di mantenersi a quel limite cheabbiamo chiamato il < tema r antico e che semplicemente il tt farefilosofia o (S r).

    5. Il, limite intrinseco d,el, tenilere al, sapere-La pregnanzaleoreticadel < sapere di non sapere > si rivela, appunto

    dialetticamente, nell'esame di quelle interpretaziozi di esso che preten-dono di radicalizzare il problema filosofico in una situazione di apo-reticit. insopprimibile (come il problematicismo).

    Lo svelpmento del limite intrinseco del tendere al sapere an-cora L'asswnz,ione crit,ica del del sapere o( posssso r del vero nella ricerca).

    Al termine del nostro esame ricomparirr quella nozione di rt pos-sesso )) che abbiamo esaminata nel paragrafo precedente.

    noto che per l'attua"lismo la radice (ingiustifrcabile) dell'attcg-giamento naturalistico (intellettualismo) in cui il < dato > pretcsoin contrapposizione all'atto (il definito all'atto del definire) lapretesa < spettacolaritr r o mera contemplativita d.el pensiero.

    G. Gentile parlava di < presupposti r o di < realt > pretesa di frontcal pensiero. Di questo atteggiamento si dow riprendere l'esamcin questo nostro lavoro, per le implicanze che esso rivela nel pro-blema della autentica impostazione metafisica e per le nuove formu-lazioni in cui esso ricompare nel pensiero < esistenzialistico > (per esem-pio in Marcel).

    Nella valorizzaziore attuaJistica del pensiero concreto come affcr-maziorte della intrinsecit. (intesa come immanenza) dell'essere Pen-sato al pensiero (pensante), si sa che U. Spirito rileva una intrinsccacontraddizione tra Ia teoria dell'atto come perenne divenire (o perennc< farsi r) e la teoria in quanto definizione che, fissando o immobiliz-zando il divenire come tale, lo trascenderebbe.

    Assunta la nozione di definizione quale pretesa dctcrminiwitlnt'esaustiva del < tutto >, poich la definizione d,c,l' tutto ridurtcblrc r:rttt-traddittoriamente il tutto a parte (di se stcsso), si rivclcrcbbe crttt trltitt-rcnntl'impossibilit di rrclclnirc r c, poiclr unir rir:crcir, clto tlolttttt-clitrc, ricercir tli un say'czc (chc rrrt rt rlcfittirrr u), l'intlcfiltitlvltlr tlnl

  • domandare escluderebbe la definitoriet del sapere ed 7l non saperediverrebbe, per ci stesso, I'impossibilit. di ( sapere ).

    Esaminiamo questa riduzione del tutto a parte di se stesso, ridu-zione che sarebbe I'impossibile risul,tato della definizione.

    puesta riduzione del tutto a parte si awebbe come rid.uzione diluina d,istinzione, la distinzione tra il < definito r ed il criterio onde sicompie ia definizione, quasi riduzione di una contrapposizone, lacontrapposizione tra il < defi,nito n (oggetto) ed iI < definiente, (sog-getto), tra giudicante e realt giudicata.

    Ma, poich nella definizione non possibile assumere concreta-mente I'atto del definire senza anche affermare, almeno implicitamente,tl d,efi,nito, c' da chiedersi se Ia distinzione e l'opposizione di cui soprasiano una cosa sola e se sia effettivamente possibile una n critica,della interna struttura del definire (che riprod.uce l'interna < inten-zionalit > o relazionalit. del domandare) come ( distinzione >, d,opoche sia risultato possibile ed ar,zi necessario operare una critica diesso come < opposizione >.

    Se per Kant l'assurtzione del < criterio r della definizione la stessaposizione originaria del soggetto definiente, Ia d,istinzionB tra iI defi-nito e la definizione da lui inevitabilmente confusa con la contrap-posizione tra soggetto ed oggetto, contrapposizione che Kant appuntonon evita (il fenomenismo di fondo) e non supera (la Cosa in s).

    Ne segue che, una volta affermato iI criterio del definire come imma-nente al definito (operazione caratteristica dell'idealismo postkan-tiano), eliminata la contrapposizione tra soggetto ed oggetto, risul-terebbe eliminata 'ipso lacto la distinzione tra definizione e definito :il definito definirebbe se stesso o risulterebbe affatto indefinibile.

    proprio questa < indef,nibilit > che si presenta di fatto e comeattualismo e come problematicismo. Si rivela qui tutta I'importanzadi un esame della interna < logica r del definire, ma anche la necessitadi precisare il rapporto teoretico parte-tutto (molti-uno), rapporto che gi presente, come si vede, nella situazione radicale d.el doman-dare.

    Se ogni giudizio impiica la presunta definizione del tutto, defini-zione che atteggiarnento intellettualistico, fallendo la possibilit.di < possedele r il tutto, poich iI tutto viene id.entificato (in base allasl;a irrelatiuit) cot I'Assoluto, fallirebbe la possibilit" di < possedere r>1'Assoluto.

    Resterebbe l'< esigenza r dell'Assoluto, la domanda senza la ri-sposta possibile, esigenza che sta a fondamento come < ragione > del

    24

    pensare e, quindi, come problema senza giustificazione, problemaproblematico.La constatazione di (non saperer sarebbe, come esperienza dcrdivenire del pensiero, ra conclusione delra impossibilit di concruderc,ora, la problematicit che qui ci sembra trascurata o fraintesae che, nel senso in cui ci sembra sia stata colta da M. Gentile (r3)nelLa sua originaria parezza, si rivela sortqnto come originario rapporto(che possibilit di un diverso rapporto) e quindi si rilvela strutturatain forza dell'< alterit, (s +), "onrnt" ai aissipare lequivoco che faassoluta la 'ricerca ' e la blocca cos sur nascere, impedendole di esserericerca d,i qaalcosa.

    Se definire , essenzialmente, dire qualcosa d,i qaalcosa,la dualit,che sottende al definire apre la possibili. che il < p-redicato )) non con-venga con il < soggetto ) come a ci di cui appunto n predicato le questa possibil,it di una non-convenienza "ppntrto il n problema ,,. Dicevamo, per questo, che il problema, strutturato di p, ," stessoin terrnini di rralterit., e di < possibilit r, riguarda il pporto tral'identico ed il non-identico, .o-" u se stesso ,r e l,alt (S +) cche, perci, 1'< altro )), senza di cui il problema non sarebbe, ,,on a sua volta termine da problematizzare (cfr. A.pp. II, 56).Mettere in questione l'< altro ,, tentare di u penetrare I l*rtrr,ri come < aspirazione r ad usci,rt,ngere il rr mondo r dell,altro (l,llus-a drammati zzazio\e della imllcrrt:-el del f owrnal,), cos come la ncjr-l'altro (U. Spirito nella sua Vitucome Antore), non sono che la pretesa di negar aarid.it ar girr

  • era intellettualistico per usare di un altro mod,o che < unificarsi ,r,o perdersi con iI < tutto n.

    allora da chiedersi, in omaggio alla sempre aperta problema-ticitr, qtale senso abbia ta < decisione I di unificarsi con il tutto e diunificarsi mediante l'amore.

    Ci che questa decisione comunque suppone il 'trovarsi' inuno stato non aelo d.i cose, tale da spiegare perch si debba ricorrere aqualcosa di

  • che in esso necessariamente < r l'alterit (presunta definizione deltutto o situazione intellettualistica dell'unit spezzata dalla distin-zione tra giudicante e giudicato e tra giudizio e criterio del giudizio),ne seguir. che il giudizio sempre negatiao, poich esso sempre ual,u-tatiuo (, infatti, sempre un dire in base ad un criterio di valutazione,ch ogni giudizio, pretendendo alla determinazione del rapportotra ci che si giudica (il particolare) ed il tutto (cui iI particolare nonpu non appartenere), , in quanto tale, giud,izio d,i ualore.

    r Comprendere un fenomeno (. . .) significa comprendere la neces-sit. e cio vedere l'essenziale legame del molteplice con I'uno. I1 chenaturalmente possibile soltanto se il legame esiste e cio se il nostroricercare presuppone il carattere sistematico o razionale del reale.Perch, se tale carattere fosse escluso, I'indagine non avrebbe senso,venendo a mancare la ragione stessa d.e1i'indagare. Se cerchiamo dicomprend.ere perch ammettiamo implicitamente che ci che reale razionale. . . 11 presupposto della ricerca, dunque, ossia ilpresupposto del nostro sforzo di comprensione che qualsiasi feno-meno abbia la stessa realt positiva del tutto di cui elemento. Ilche vuol dire che la comprensione dovr esprimersi necessariamentein un giudizio di fatto come giudizio di talore positiuo, (rB).

    r Comprendere > significa, insomma, trovare il nesso tra il feno-meno (che si < comprende ,r) e gli altri fenomeni, nesso (o legame)che, in quanto essenziale, rapporto di necessit dei molti tra loro,rapporto dei molti all'uno, di ciascuno al tutto.

    L'uno (o < tutto ,) pu venire allora prospettato : r) come il nesso(essenziale) tra i molti ; z) come ci che trascende i molti ; nel primocaso i molti saranno essenziali all'uno (perch, se i molti non sono,marca la possibilita del nesso) ; nel secondo caso, i molti non sonose l'uno non e, dove i molti effettivamente siano, I'uno non punon essere.

    Che il < ricercare )) presupponga il carattere razionale (sistematico)del reale , in effetti, il < senso r; stesso della ricerca, cio il carattere< relazionale r del particolare (fenomeno essenzialmente relazionantesiad altro e, perci, al tutto), carattere che costitutivo dell'elementostesso perch il particolare t elemento r di wn ttto.

    fl senso della ricerca, il suo tel,os,la sua meta ideale, allora nonla comprensone del tutto, bens la comprensione dell'elemento nel

    28

    (r8) U. Srrnrro, La uita colne a,/no/e, Firenze, 1953, pagg. zz6-227.

    eq

    --:--rqlrltTilmF

    tutto, in base alla innegabile presenza del < tutto )) come prerequisitoal qualcosa cke si cerca (la ricerca sempre di un 'determinato',$ :).

    Se tr comprendere r significa rispettare la relazione parte-tutto, ci'sono per due modi almeno di non rispettare tale relazione : r) negarela relazione al tutto, che < considerare iI fenomeno - dice U, Spirito - come avulso dal tutto r e che equivale ad assolutizzare ilfenomeno ; z) negare il fenomeno come ( distinto > dal tutto, che negare I'esperienza a offerente r i fenomeni stessi, negare la molte-plicit in nome dell'uno (in nome dell'uno che, per altro, non datoma < implicato r dai molti, anche se implicato come ' indipendentc.da essi').

    L'estraneazione del fenomeno significa allora : r) Ia separazionc.del fenomeno dagli altri fenomeni ; z) la separazione del soggettogiudicante dall'oggetto giudicato (epper dagli attri soggetti).Il superamento dell'estraneazione sarebbe il 'recupero ' dell'in-trinseca relazionalit. (intrinseca razionalt) e, poich il giudiziosarebbe essenzialmente estraneante, recupero da ottenersi con la della problematicitlt(non possibile ( negare )) senza peruenire probl,ematicamente allarr negazione rr).

    Se la ricerca innegabile e se la ricerca esige il < particolare r, ilriconoscimento del particolare un giudizio che non comporta ' estra-neazione' e si d.anno, pertanto, giudizi che non sono essenzialmcntc.estraneanti.

    U. Spirito ritiene ctre ogni giud.izio si estranea rispetto ad rr altro l'e che, perci, I'unit" quale sistema razionale (il < tutto >) solo aldi l del giudizio. La ricerca, perch < sforzo r, tensione, tendenzaalla sistemazione, si opporrebbe essenzialmente al possesso.

    da chiedersi : possibile un < tend.ere ) puro, una tend.cnza ,-senza relazione ad un 'indiveniente' ?

    Se, come ricerca dell'assoluto, il senso della riccrca C l'assoluto,I'assoluto C, anche se la riccrca non pu pcrvcnirc allt sut (rlnu-stionc.

  • Il < noto >, nella ricerca di ci che non < conosciuto r, infattiil 'senso' della ricerca e tale che, giustificando la ricerca, non pufungere da 'limitazione' (imposta) di essa.

    Ci che rni muoae al,l,a ricerca Ia nozione clre corneassente e cke non posso non possed,ere come tale.

    L'esperienza con il suo carattere problematico (finitudine, insuffr-cienza) la 'situazioue' che, innegabile e radicale a qualsiasi livello,ingloba anche la spinta a non accettare tale finitudine e tale < insuf-ficienza r, ingloba la spinta ad andare < oltre n la situazione, ad andare< oltre r la situazione problematica (non a negarla, risolvendola inAssoluto o riducendo l'Assoluto ad essa).

    questo che si intende, come pi ampiamente si vedr., quandosi afferma che il < luogo r del principio metafisico l'esperienza oche la r, spinta all'oltre r l'esperienza stessa.

    Se, come dice P. Faggiotto (r9), il < non giudicare r di U. Spiritopresuppone gia un sapere, presuppone una ( metafisica r, da chie-dersi conoe la presuppouga.

    La presuppone come preteso ( possesso rr dell'Assoluto e comerr domanda r deli'Assoluto (presenza nel modo dell'assenza) ?

    Ci sembra che U. Spirito, per la legittima paura di pretendere un( possesso r dell'Assoluto, abbia rifiutato anche ci che gli consentela stessa esperienza del suo rifi.uto, la < presenza , dell'Assoluto nella< indigenza > che ci fa esperienti, presenza che, essendo < operante r,, gi. di per s stessa la necessit.r della risposta, Ir'sicur:ezza'che la risposta < r.

    Una qualsiasi sospensione del giudizio presuppone una metafisica(ed anche una metaflsica della presupposizone ci faceva accorti,mentre Husserl epochizzava, il nostro G. Gentile).

    La necessit di rinunciare al giudizio (sia pure negativo) < affer-mazione r (giudizio positivo) fondata su di una esclusione (giudizionegativo).

    Questa osservazione che il Faggiotto faceva (zo) a proposito diU. Spirito, vale, ci sembra, anche per il rr mondano r di Husserl, chl'afferrnazione della necessit. deII'epoch consegue alla negazione (giu-dizio) del < mondano ) come ' fond.amento ' al giudizio : solo d,opoavere giudicato qualcosa come < mondano r (giudizio negativo) risultapossibile parlare di

  • impossibilitdisuperareillimite(childialettismorispunterebbetutio intero ad eliminare alf infnito tale consapevolezza), bens coz-d,izionata da tale imPossibilit'

    Sappiamo di non sapere, non in base al fatto che un sapere ( asso-luto , d un < assluto ' ,,o" sapere sarebbero contraddittori' ma unSapereassolutoedunassolutononSapererisultanocontraddittorise d,etti del tt sapere di non sapere )'

    da approiondire questo pun o: un sapere assoluto non con-traddittori, cos come non contraddittorio che il problema nonn sia r, ma contraddittorio che un problema sia assoluto sapere od"assoluto non saPere.

    puesta contraddizione , infatti, il preteso swperamento d'el pro-blema in termini di problema : posso and'are t oltre I in quanto ilproblema mi spinge < oltre )), non posso andare < oltre > il problema enegare questa sPinta.

    In questo senso diciamo che sapere la contraddizione non prn'cipio che chiarisce a se stessa l'espe-ienza come ( sapere di non sapere n, in quanto necessit di mante-nersi tale ($ r) nella propria inesauribile attuazione'

    Ed. questo il senso in cui diciamo che il < limite > a l I'impossi-bilit.delsuosuperamentoedevitiamopercididire-siacheilten-tativo di superare il limite essenziale alla posizione del limite (dia-lettismo), s che la consapevolezza del limite principio logico-metafi.sico dato senza il teitatao di superarlo (come pretende ognimetafisica aPrioristica).

    Dicendo, insomma, che iI principio I'impossibilit d'i negarlo'nondiciamochelaunegazionelltentatadelprincipiosiaessenzialealprincipio,nchesia"afermabIelaleprincipio|uoride|tentativo.di negarlo.

    Sivedesubitol,estremaportatadiquestodiscorsoepichiara-mente la si veder a proposit di

  • renzl: tale aftermazione, anzich superamento dello scetticismo(come si pur preteso di fatto) cond'izione intrinsaca alla coerenzadello scetticismo con se stesso.

    Il principio dell'assoluta negazione non pu non essere contrad-dittorio, ch esso si pone come affermaztorrc (contraddittoria) dellacontrad.dittoriet di ogni (e quindi anche della propria) affermazione;affermazione questa che, equivalendo alla sua contraddittoria, pos-sibile solo in quanto negabile e, poich la negazione il suo prin-cipio, negabile in base a se stessa.

    Lo scetticismo , dunque, superabile non in quanto esso ka ins la molla al proprio superamento, ma in quanto esso ( r twttonel, proprio superamento, ch tale ( superamento > contrad.dittorioanche come superamento.

    questo il senso in cui si pu parlare di scetticismo assoluto, coin-volgendo nello scetticismo lo stesso discorso intorno ad. esso : scetti-cismo assoluto in quanto tale da qualsiasi discorso.

    Ci significa che lo scetticismo non < da superare r proprioperch, essend.o esso il proprio superamento, esso non pensabil'e inalcun senso.

    Dove pareva di dover concludere per la necesst di < superare >lo scetticismo e per la possibilit c};re lo scetticismo avesse in s laspinta al proprio superamento, si deve concludere, invece, che essoesce da og possibil,e consid,erazione teoretica.

    Esclusa l'equivalenza teoretica tra affermazione e negazione, biso-gner precisarne chiaramente i limiti.

    Si pu considerare l'afrermazione come negazione della negazionedi se stessa : l'essere come non essere del non essere.

    La negazione , infatti, l'affermazione della negazione negata :il non essere l'essere del non non-essere.

    Affermazione e negazione sono, pertanto, fra loro conaertibili,ma non ,id,entiche l'una all'altra.

    La convertibilit tra aff.ermazione e negazione si dimostra'in baseal,l,a id,entit tra l'essere afiermato e l'essere negato, ch il non-essereha senso solo per l'essere.

    Non che l'affermazione e la negazione siano la stessa cosa, ma1'< essere > iI medesimo e nell'afiermazione e nella negazione : ci chenella negazione varia , dunque, la siawazone di chi < opera l sul-l'essere (essere inconvertibile nell'operazione logica che lo negu).

    Poich la negazione ha senso solo come acrrnazione ncgatt,

    34

    l'essere che ra negazione nega , medesimo essere che l,afiermazionoafferma.ci significa che ogni discorso intorno ar non-essere si riducc ardiscorso intorno a corui che nega : ra vartazione tematica der pensat. dovuta al pensante.Pertanto, mentre. la negazione si pone come rapporto trachi pensae I'essere, I'aftermazione non implica "t..'r' opport" ; ;.;" iden_tit. tra l'essere ed il pensi".o u d"ll,"rsere )).

    ostituiscee questoto, la di-ere suppone l,identit tra colui che

    Ne segue clre l,afermazi ntead, wn l,iuell,o d,iaerso d,al,l,a nzione suppone l,,identit nello stesso 'O?,L'afrermazione.

    Diciamo anora che il senso preciso dell'identit. (unit) tra affer_mazione e negazione non qo.ito dell,identit. assoluta tra essere enon essere, bens quello dera conuertibtit r,ogica tra "ff*"riorr" "negazlone.La convertibitit. non domanda che l,essere ed il non essere sianola medesima cosa, ma che sia

  • porre un termine in relazione. con un termine tl: 'i^ tllj^"i;^ji Ti{"*-f""" t "ott f" contraddizione n?l si 11uw9ne 'l:,::f::::,'^:a:fi ;; ;;; ;;;; oil: int,, no gi q::r l:'T*"' -'.':y ? d ", ::'::::,i,n nJr"n","rr, ,n"r-.re come < alterit d.i s a se stesso > (contrad-Hdizione aPPunto).

    .."r;fil;;. ,"" ,rp6,anr;*, : essa tonffi-idnazione rel,azional'e,hensi poszona relazionante nell'tnic9- cas3-in 3.1i la considerazionerelazioiale impossibile, nel caso della < identit n'

    Cos, mentre l'alterit negazione' ia falsit autonegazione' cio< contraddizione n.

    Non si tratla,insomma, cli due talori'Yeo e falso' ma di un unicovalore (verit.) e d'el ssto d'isvalore (falsit) e la logica bivalente solola necessit di non confondere il valore con il suo disvalore'

    Il < falso ) non pone un ord'ine diverso rispetto od in sostituzioneall'ordine del vero, bens esso significa un < disordine n che si mantienetale solo finch si mantiene < ordine rr ci di cui esso I'opposto ;.dovequest,ordinevenissemeno'ilrtdisord'ineltcesserebbediessereirt" p, erigersi ad < ordine )) e n'on < diverrebbe I propriamente or-dinesenonnelsensodella, puro null,a.

    7. L'impossibilit. d,el, swperamento come incontrad,d,ittoriet d,el,l,' esscya,d"tt'*-

    S

    ella srrirformulazione, una implicazione tra positivita e negativit. che va csa-minata nei suoi precisi limiti.

    owio che tale implicazione non pu porsinell,'essere (rrel < vcror)e, perci, ponendosi, non pu non porsi al livello del < coglimento ))dell'essere.

    Poich il non essere non < r, il coglimento del non-essere si riducc:r non-coglimento dell'essere, non coglimento che < r I'errorc (don

  • Ma un errore < inevitabile r impossibile, perch v' errore solodove ( vero r l'opposto, cio solo dove l'opposto almeno < possibile r.

    La form,azione d,ell,'essere corne ' incontradd,ittorio ' ka d,wnqueunq stvuttwra cke domand,a I'a possibilit. d'el,l,'errore (d,ond,e I'a negazionedell,a contrad,dizione o togl,imento del'l'a lalsa negazione), rna che d,omand,aancke l,a non-assolwtezza d,ell,'errore (cke < > tutta I'incontrad,d,ittoriet).

    La possibilit. dell'errore non pu venire negata, ma questa impos-sibilit non significa l'inevitabilit dell'errore ; se si negasse la possi-bil,it. dell'errore non si spiegherebbe la lormwlazione della non contrad-dittoriet" dell'essere, formulazione che negazione di quell'erroreconsistente nella contraddittoriet. dell'essere.

    Ci significa che la possibilit dell'errore non si afferma n baseall'errore d,i fatto, ma in base all'ipotesi (cortraddittoria) che l'esseresia contraddittorio : se questa ipotesi non venisse < tentata ), nonsi potrebbe avere quella negazione che l'afiermazione dell'incontrad-dittoriet. (negazione dell'assoluta negazione) e se tale ipotesi non fossecontraddittoria e si desse, perci, un caso di non validit" del principionel caso dell'ipotesi, il < principio ri non sarebbe r< trascendentale r.

    Poich I'assoluta negazione d,a nega;re, e poich Ia sua negazionesussiste solo in virt di ci che essa nega (ch altrimenti sarebbeessa stessa assoluta negazione), l'assoluta negazione posta nel, mo-mento slssso in cui negata e si nega in quanto si pone.

    Allora I'incontraddittoriet d.ell'essere solo impropriamente un< principio > del conoscere e del r, fare scienza r, poich essa non sussi-ste senza quella rr esperienza > che fond,a la possibilit della negazione.

    La negazione essenziale alla incontraddittoriet e, tuttavia, ilvalore assoluto dell'incontraddittoriet esclude I'assolutezza dellanegazione, ch se la negazione fosse assoluta (interna all'essere),I'essere non sarebbe incontraddittorio.

    Poich non possibile assolutizzare Ia negazione, si dovr" preci-sare che, mentre I'incontraddittoriet ha valore assoluto, la negazione tale solo per una < relazione r (negazione di. . ., cfr. $ 6) ; l'impossi-bilit. di assohttizzare la negazione la stessa impossibilit di assolu-tizzare il rr relativo r nel quale la posizione < esclusione > della con-traddittorit del suo non porsi assoluto.

    Se il non porsi di < qualcosa r fosse contraddittorio, contraddit-toria sarebbe la stessa formulazione della incontraddittoriet, poichnon si darebbe la possibilit di ( negare r, possibilit che condiziona,l'assunzione dell'incontraddittoriet., nell'ipotesi tentata e negantesidella contraddizione.

    3u

    ..Fi-.rr

    Pertanto, iI valo l,incontraddittoriet. (l,essere) do_manda che non tutt amente, domand.a, cio, che si dial,a possibilit cke un t< qwalcosa r non sia. dunque sufficiente arl'incont-raddittoriet. d.eil,essere ra possi-bilit della negazione, < necessit , che non tutto sia necessariamentee che non la necessit. assoruta che vi sia quarcosa di non-necessario(necessit che sarebbe contraddittoria), ma necessit. che consistanelf innegabire latto dela negazione (in cui si radicarizza il < pro-blema r) e che , appunto, l,n innegabiit >.La necessit (relativa) che non tutto sia necessario < r la stessacontraddittoriet deila negazione assoruta perch: r) in essa restaescluso che la negazione sia n necessaria, e zfse tutto fosse necessario,la n_egazione (che innegabilmente < >) non sarebbe.ora, la negazione non pu essere necessaria e non pu non esserepossibile, perch di fatto < r e perch in base ad essa si formula l,in_contraddittoriet dell,essere.Resta cos chiarito in quale senso dicevamo che l,incontradditto-riet non un rrprincipio> rispetto all'esperienza: l'incontraddittorietanon pu venire formulata senzara negazione e questa non pu porsiin base alla pura 'identit' del'essre se non ner n cogimento ,dell'essere come identico a se stesso e quindi come escr'detite il pro-prio non essere, coglimento o n esperienza ,.

    _ Si.profila qui quanto saremo in grado di precisare pi avanti,che, cio, per ( provare , che |esperienza non lAssoluto, iron si abbi-sogna di un < insieme > di principi (quali r'< esperienz a > e ra non con-traddizione e la causalit1, ma deilaiol,a froblimaticit d,eil,,esperienzu,la quale non pu dirsi < principio o, "ir sarebbe principo cli s.stessa : l'incontraddittoriet tale rispetto al,esperiza-piourcma eperci identica ad ogni suo momento, coessen ziale e coestensiv* :rtlessa (come bene ci sembra appaia nel libro IV delra Mctafisica criAristotele).Se vero che |ipotetica assolutizzazione del divenire sarebbcla sua negazione, ci risurta solo in quanto risurta contracrdittori.la' n e g.a zi o n e d' ell a n e gazi o n e ara quale |asso lrtizzazione equ i varrc bbc.Diciamo che il < divenire r negazione solo in quanto non pcn_sabile un n divenire totale r.Il problema non assoluto, non essendo contraddittorio clru 1lr,-lrlcmi non si cliano (anzi, sarcbbc contraddittori* l,intrinsecrr. nn^

  • blematzzare se stesso) ; ma, una volta che il problema sia < dato Ie con le condizioni di < alterit. I che lo rendono possibile, esso non puvenire a problematizzato D : diciamo che la pretesa ptoblematizza-zione dei problema, equivalendo alla pretesa negazione della nega-ziote, equivarrebbe all' assolu lizzazione del problema, equivarrebbe'cio, atl affermazione che l'essere, intrinsecamente problematico,rende il necessario intrinsecamente impossibile'

    Poich il necessario non pu non essere (la negazione del neces-sario sarebbe dessa iI necessario), ogni tentativo di assolutizzate 7lproblema (iI < possibile > dell'espereLza" che < divenire n) risulta con-traddittorio.

    ci signifrca che il problema resta dialetticamente precisato comea alterit. I intrinseca fra il possibile e la sua attuazione, alterit che la posizione incontradd.ittoria d.el < relativo D, la cui negazione con-traddirebbe all' che il ricercare con f impossibitit. di andareoltre il ricercare, impossibilitr che < esclusione I del ricercare asso-luto ($ 6).

    B. L'incontraddittorietA' dell,'essere covne ( metafisica >'

    L'incontraddittorietr dell'essere < r afiermata con quel < discorso Dche si articola in funzione dell'affermazione dell'essere come non iden-tico agli tt enti >'

    L,if ermazione metafisica la < d,imostrazione > d,el1a non 6d'entit'lra nessere>t ed ttente>, nel,l,a stessa assunzione d,el,l,' come tale,del,l,'ente in quanto ss slssso.

    L'incontraddittorietr tale rispetto all'esperienza-problema e Per-ci essa , in ogni suo momento, coessenziale e coestensiva all'espe-rienza; tutto .i "i sembra chiaramente detto da Aristotele nelfiArolYdella Metaf,sica ed indicato fin dall'inizio'

    "Eorrv atorriprl rrE \ $e,ogei r v fi v xcr r torrrp ncglovrazo$' ot (zr).

    40

    (zr) Anrsror., Metapk', l, roo3 ' 2r'22'

    4r

    La considerazione dell'essere , propriamente, la considerazior-rcdell'ente (r dv) in quanto tale o come tale (fi 6u). Il termine cuitale < scienza > si riferisce pur sempre l,< ente >, ci _ che _ ,I'essente; la connessione fra questa scienza e tutte le altre precisa_mente iI riferirsi all'ente che determinatamente differenziato cmolteplice (gli enti) ; la radicale differenza fra questa scienza e tuttele altre data con la considerazione che essa non si limita ad una opi determinazioni (le differenze, i molti aspetti) dell'ente considerato,fna assume quell'ente nella sua interezza, cio in quanto esso rr , Il'intero.

    In tal modo si stabilisce un intreccio fra le altre scienze e quellaBar,orripl che delf'essere: da un canto anche la scienza dell,esserc scienza e, quindi, essa non pu non disporre dell,oggetto proprio,anzi, rwzionalmente, essa non pu non essere oggettivazione, noerwr-t'izzazione e non pu non strutturarsi come r"pporto fra l,attivit. con_siderante e la cosa considerata, rapporto e perci d,stinzione; dall,al-tro, essa scienza dell'intero in cui le differenze tutte, anche mante_nendosi tali, rientrano e, pertanto, essa l'unit fra considerazione ecosa considerata (anche l'attivit. consid.erante I'essere < > ed all,cs_sere nulla si oppone, tranne il nulla, il rr nulla r che, tuttavia, consistctutto nell'opposizione nulla).

    Non si prospetta una sorta di epistemor,ogia generale, tare da varcrt:per tutte le scienze in una teovia d,ella scienza,, tuttavia, usando anchr:per la considerazione dell'essere della parola Ba.orr{pq, sembra ch.si indichi Ia necessit" di considerare la seogo delllessere comc ruparticolare caso di quel Beopeiv che funzione costitutiva cli og'iB'or{pq. Del resto, Aristotele parra di Br.orripq anche riferencl.sialla

  • come scienza dell'intero, dell'intero che non sarebbe tale se si potessedistinguere qualcosa da esso.

    L'aporia che qui si delinea consiste nella duplice impossibilit, di,nega,le la diversit. fra la scienza dell'essere e di lna,ntenere tale d.iver-sit., una volta che essa si rivela dovuta alla considerazione dell'intero'

    L'intero non tutte le scienze (corrispondentemente : esso non tutte le differenze, come loro somma) e quindi la scienza dell'interonon pu derivare dalle altre scienze ; tuttavia, f intero non si distin-gte d.atte determinazioni che sono oggetto delle singole scienze, per-ch queste determinazioni si distinguono fra loro nell"intero e la scienzad,el,l,'intero non pu distinguersi da quelle scienze che hanno per ( og-getto r quelle determinazioni.

    La scienza d.ell'essere si presenta, in tal modo, come rilevamentodi un'aporia, ma di un'aporia interna (essenziale) alla sua formula-zione e Ia cui consapevolezza a cosa sola con l'essere di cui scienza :

    non pu, come scienza, strutturarsi senza distinguere e distinguersi.z) II rilevamento dell'aporia inerente alla formulazione della

    scienza dell'essere (caso limite della scienza) una cosa sola con la

    oF-tY*consapevolezza ctre l'essere (l'intero) nsomma delle determinazioni possibili,iilfueterminatezzan che Ie fa sussistere. a

    Ma con ci, poich dire perch esso coincide con tuttele detertrninazioni senza identificarsi con alcuna di esse, essendo laloro intrinseca possibilit.

    per questo che l'essere diciamo < atto > e < determin aLezza >t,Ne segue che la < scienza > dgll'intero, come considerazione della

    cosa (l'ente) in quanto-".sr , s.i ,truttura dialetticamente e la suapiena dialetticit -zione che , invece,

    o-, dialetticamente, risulta che

    Dire l'ente in quanto ( essere , equivale, infatti, a dire l,ente Limi-latamente al suo n tutto )t ; ora, limitarsi a dire il tutto significa nonlimitarsi, ovvero significa usare di una limitazione che nega scstessa: questa negazione di s appunto la contraddizione che lumetafisica rileva e che, rilevando a se stessa, supera nel dirsi ( scicnza )).

    9. Precisazioni concl,usiue.Il limite intrinseco del tendere al sapere l'< alterit. r ($ 5) chc

    sapere la contraddizione del

    t

  • Fichte (2il " Schelling (26) hanno pur preteso) : questo < principio r(premessa < da cui >) sarebbe, infatti, I'uniuersale; ma l'universale in cui il particolare va preso, o non Iosi trover mai pi.

    Non si pu assumere, all'inizio, una proposizione a presunto valoreuniversale (il r< valore r di qualsiasi proposizione universale e perci,equivalentemente, ogni proposizione ed anche quella che enuncial'universale una proposizione particolare).

    Preterrdere di disporre di una proposizione < da crsi r corninciaresignifica pretendere d.i < possedere r il cominciamento assoluto, il che assurdo, perch nel momento in cui si comincia si nell'atto in atto,non mai in che precede (esso dovrebbe precedere se stesso).

    Diciarno, pertanto, chc il comincarncnto d,el, sapere co,incid,e conL'esperienza che < t il sapcrc d,i non sapare .

    Ma, se dall'wiversale non si comincia, nemmeno possibile comin-ciare prescind,cnd.o dall'universale, poich il particolare < fuori r del-I'universale o nulla o desso l'universale (la negazione dell'univer-sale si converte in uniacrsalit d,ella negazione', sdoppiabile in ununiversale fittizio ed in una negazione assurd.a).

    Dire che il cominciamento del sapere coincide con I'esperienzasignifica perci dire che non v' esperienza < fuori > dell'universale.nel

    pensare solo inL'affetmazio

    cond,izionata dalla negazione dell'assolutezza" dei molti, assolutezzacui pretendono equivalentemente e I'afiermazione dei molti comeestranei all'universale (empirismo) e I'affermazione dell'universalecome ( immanentemente > identico ai molti, epper da risolversi nellaloro posizione (Hegel) ; ch, in entrambi i casi, il nesso fra i molti(l'universale) tende a risolvere in se stesso I'Assoluto, esigendo chel'Assolirto venga enunciato in una posizione assoluta da cui comin-ciare (Fichte), oppure da una proposizione la quale, enunciando il

    Qj Crr. Appendice, II, $ 7.(26) Cfr. Appendice, II, S B.(27) Hacet, Femonoenologi,a dello Spi,rto, trad. E. Da Npcnr, Firenze,

    196o2, vol. I, Prefazione, [r], pag. r.

    '14

    .cominciamento in atto (Hegel), afferma il cominciamento concassoluto (e ricada, perci, nell'assurdo di un ), perchl'unit assoluta, pensata come ( unicit >, pensata come negaziont,dei molti (: negazione dell'esperenza) i ffi, se come negaziont.(determinata) domanda i molti da negare onde costituirsi cornr.< unica >, d'altra parte, come unit. assoluta, deve porsi comc itss()-luta negazione, sola r\egaziote, negazione pura, negazionc sur:(,i molti.

    L'Assoluto, pensabile come ind,ipend,ente dai molti, non pu, dovc i rrrollinon ( sono rr l'esclusione non esclude nulla.

    Se questa contraddizione interna al monismo, possiamo rlitr.r:lt

  • 'r,]rt.wililill

    L'it'ineyayio uerso la soienza esso stesso gi scenza.

    (G. W. .F. IIr,eet , Phdnorn. des Ge,istos,Einleitung, [16]).

    Caprroro IISVOLGIMENTO DELLE INDICAZIONI TEORETICHE

    DEL a TEMA ))

    Souuenro : ro. Il preteso possesso e l'interna aporia. - rr. Opinione e pro-blematicit.. - 12. Necessit, necessitudine, fondamento e la distinzioneconnessa ra niniziale ed uorig'inario D. - r3. La distinzione fra oiniziale red noriginario, nel discorso filosofico. - 14.ulniziale, ed noriginariorin rapporto alla nozione di o canitr"irmento r. - 15. La portata teoreticadella distinzione fra niniziafe, ed noriginario,. - 16. La portata teorotioadella distinzione suddetta come < metodo , immanente al filosofarc, -r7. L'esclusione del momento previatorio ed il n metodo im1ansnfs 1, -18. Le condizioni alla possibilit di tale esclusione. - rB. I1 recupero clol-l'* originario , dalla u Riforma , di G. Gentile. - zo. Il significato toorc-tico dell ( originario , e quello del suo ( recupero ),. - 20. Il senso in oui siparla cli ( presenza operante del vero , ilr termini di " originariet r, -zz. Il concetto di limite efiettivo e di limitazione arbitraria come ( con-creto , ed r astratto ". - 23. Precisazioni conclusive : il rapporto fraproblematicita e teorematicit nel discorso metafisico.

    r). Il, preteso possesso e l,'interna aporia.Considerato che il termine ( possesso r improprio a proposito.

    rli Assoluto e chiarita la sua intrinseca relazione al rttenderer), andavarlrt ttoi riproposto questo termine ($ +), pet indicare quel (sapere Dclrr, t\ il ( s.pcrc di non sapere r, in quanto ci appariva atto a chiarirerptr.l tiyxr. rli t prcscnza pg5ante ) dcl vcro che tale solo pcr qucl-l'u rrsst,ttzl rlcl vero rr chc ci fa 'incligcnti'. -'Ft.r*,,r,r,, opor.rntc r dicitmo cffappunto, nclla riccrcil, I'ctnen-

    47

  • d,atio spirozana (cfu- Appendice, $ 6) e che attua quella originariaposizione ch:e d'istinz'ione tra vero e non vero'

    Poichstoricamentestatapropostaunadistinzionetralfos.sasso della verit (vero di fatto, materiale) dat possesso deila ragionedi tale possesso (vero di diritto, formale), la nozione,,di -< possesso >viene qui ripresa proprio come problemalzzante quella distinzione;il < sapere di possed"re la verit' l (quand'anche si parlasse di unn ."p"r" di possedere n che non sia, semplicemente' ci clae si possiede) n altro n rispetto al possesso della verit" ?

    Se per ( possesso di fatto I si intend'e l'asserzione che qualcosaappare'vero,'_u in modo tale da lasciare aperta la possbilit dersuo non essere, anzrch di < verit I posseduta, si dowebbe corretta-menteparlaredipretesadipossederla(tutta|aforzadiquestaveritLstar nel suo ( apparire come tale > ed' il suo < apparire n sar"' in talcaso, non un apparire d,el, vero, ma un apparire come vero)'

    Poichil(didiritto,formale)dellaverit"ancoracond'izionatodall'd'ipersapodit-tica).

    Non si ttatta qui di due diversi modi di possedere il vero' perchnonpropriamentecichenonescludelapossibilit.del(( suo ) pposto. N si tratta di due diversi modi di apparire del veto(poich il vero non pu apparire come -ancke non vero' n come pos-sibilit. del suo opptsto, .fre U manifestazione dell'essere t > I'es-sere) ; bens dovriirsi che l'apparire vero con 1a possibilit' di nonessere vero riguar da esclwsuamente coltti al quale la cosa appare(p"g. ss), infaiti la solo possibilitr dell'erroreu otrrio che il falso (il contraddittorio, $ 6) non < rr'

    Unavoltapervenutiall,identificazionedelVeloconl'essere(ilqcrveo$ar,), non si potr pi parlare, attesa f incontraddittoriet'e['essere, di possesso del vero che non sia rt ragione n di questopossesso. Il b[os del vero essendo 1,< essere >r, la possibilit che iliogo, *"rr.hi tutta e solo 1a possibilitr di attribuire l'essere al non".i."r" d,a parte d,el,

    giud,icanle ($ 6). Ci significa anche che la possibi-lit di non-essere "non la aerit che qualcosa Possa-non-essere (la

    48

    contingentia), bens l'< opinione r per la quale si pu erroneamentcritenere contingente il necessario e viceversa.

    Resta cos chiarito, ci sembra, che il ( sapere la verit r la verita.di questo stesso sapere (necessit che la cosa ( sia r come la si pensa).Allora, l'opinione, anzich ( sapere >, da ritenersi la < possibilit disapere r (in quanto, nel,l,'opinione, il ( sapere r la verit" non coincidenecessariaynente con la < verit r di questo < sapere >).

    La necessit (che tutt'uno con il vero) ha la forma logica cleln cos-e-non-altrimenti r ed , perci, esclusione di un r. altrimenti l(il quale, per venire escluso, e presente nell,'opinione).

    La scienza, insomma, intesa come possesso giustificantesi del vero,non trascende, non va oltre l'opinione ; e, se la forma del < vero l ,nella scienza, lanegazione dell'naltrimenti>, poich richiesta la cosada negare, possiamo dire che l'opinione la < compresenza r dellanegazione e della cosa da negare, nella stessa < possibilit della nega-zione >t.

    Dove l'opinione venisse meno, verrebbe meno la possibilit stessad,el, sapere, perch, mancando la possibilit dell'n altrimenti r dal( come ), manca la u necessit r che < forma > del vero.

    Ora, se i.I < vero r non pu essere diverso da come pensato (ncces-sit giwstificantesi), esso non potr. venire pensato altrimenti da comc (uniaersal,it) : non si tratta qui di inferire l'universalit del < vcro ))dalla sua < necessit" r, bens della stessa posizione (escludente) comc c che pensabile come pensato.

    Il caso della necessit (il vero) aincol,ante il pensiero fa coincidcrcla pensabilit con il pensato, non potendosi dare un pensiero ucrcrdi essa che non sia appunto vincolato ad essa. Nel t vero >, il valorctr tutto nel pensato, in quanto, nel vero, non v' altro pensabilc dallxrnsato stesso.Il significato di questa esclusione per quello di un t proccsso rt(lir < negazione )) come attivit) e di un processo c}:re non supponelrrima di s qualcosa che esso < poi > negherebbe (se cosl fosse, la nega-zionc non sarebbe mai 'fondata ' ed, anzi, non sorgerebbe mai) :I'r'sclusione qui la stessa posizione del

  • dizione la possibilit del diverso da esso. Questo tt ridurre a contraddi-zione D, che suppone il pensiero (opinione) di quell'< altrimenti D, attivit del pensiero come ( prova n del vero ed ha rilievo teoretico

    il, contvad,d,ittorio. L'opi.nione, infatti, nel senso appunto della d'oxaplatonica, non se non il momento in cui una delle possibilit rt fal--sificante > tutte le altre, non il momento in cui tutte le possibilitindicate sono vere o tutte sono a\se. Per < problematicit I intendiamoappunto questa possibilit. innegabile di < fa'lsificare > (29)'

    (zS) Cfr. Appendice I, $ 13.irqi ctr. M-.-GnNrne, Fitosof'a e (Jmanesimo, cit', pg' 27'

    5o 1t

    rr. Opinione e problematicit.Il nostro esame pu ora procedere solo se si chiarisce

    'uso di qucstedue espressioni, considerato che dela problematicit si notava |inne-gabil'it e dell'opinione si detto sopra che non propriam ente tra_scendibil'e (in quanto la u falsificaiione > det'oppo.t, in cui < ,il recupero del vero, < processo > a''interno di essa). ci chiediamo :la d'oxa ' come tale, ve-ro sapere (anche se essa da specificarsi come( sapere precritico >) nella sua compresenza di ( vero >> e di n falso rr ?La questione investe la possibilii di un ( sapere precritico r. Dovcsi espliciti che la rt parentesi ,, entro cui si pone (nel,opinione) r,att'a_tutta nella situazione temporale (il nonirrilevante al < valore r, risulter inesatto

    receda l'autentico ( sapere )).presunzione r di sapere su cui si esercita

    Tuttavia, il dire .0r".";1:t"t:,t:nt":"; possibile soro dal fatto chc"t-l.la

    crisis si gi pervenuti : ci si trova originariamente at,internodi un sapere ed il processo onde'( sapere r si attua , alrora, propria-mente, un u ritorno r. qui il ' ritrovamento ' in cui ra tr riflessione , recupero crtlr-f 'originario: la filosofia che skepsis, ricerca, perviene d,o'ue gia ,,;r.ll'originario.La consapevorezza deta doxa non tare che d,a assa si parta, bcusrlrrle che. ad essa si perviene, ma con un movimento del fensiero c'.rsi mantiene interno ad essa : ra d,oxa impricata in ogni riomento tr.rr)rocesso che porta alra sua consapevorezza. , prestrlposto sem'r*

    'iclriesto, ma ra consapevore zza ,lr suo carattere di presupposizi'rr.i' il momento stesso deta filosofia che, come tale, < risolvc, i' strslcssa il presupposto.. . I)oich il rapporto fu-a doxa ed. epistme va problem atizzrt

  • del < saputo > in quanto tale fondamento alla nozione del < sapere >in quanto tale e, perci, il discorso szzl sapere pu venire del tuttosostituito da un discorso < adeguato r sull'essere (sulle modalit d'es-sere dell'ente).

    La differenza ra d,oxa ed,episteme in ci intorno a cui si dice:la scienza non d,el'1,'opinabile, la d,oxa < > opinione. Poich nonogni vero < necessario ), non ogni ente oggetto di scienza (qualchevero non , eualcosa di < inintel-ligibile ,). L" cose che potrebbero essere ancke al'trirnenti d,a comesono non possono allora dare scienza ed essendo tuttavia, vere,debbono permettere una valida affermazione del loro essere cosi enon altrimenti.

    Infatti, se x una cosa che < > e c}re potrebbe non essere cometr r, non possibile che x sia una cosa che necessariamente : anchedella affermazione-definizione dell'opinabile si deve dare scienza,senza che si possa confondere la scienza d,el necessario con la scienzadella intrinseca necessi dell'opinione di essere tale e non altro.

    Ci che potrebbe essere diverso (l'opinabile) non d scienza, ma scienza l'affermazione che esso non d scienza.

    Di ci che < oggetto > d d,oxa, nella d,oxa, non si d scienza, madelfa d,oxa in quanto tale e quindi del rapporto fra d,oxa e d,oxastonnon pu non darsi scienza. Ora, se al livello del confronto fra ci chesi presenta come necessario e di ci che, invece, si riael,a. non necessario,risulta che si pu distinguere fra opinione e scienza, al livello dellanecessit che qualcosa sia (e sia o necessario o non necessario), nonsi d opinione, ma scienza.

    Allora, il discorso sulla distinzione (definizione) fra opinione escienza da vedersi all'interno della scienza che fa dell'opinionel'oggetto del suo ( sapere ).

    Se si considera che una qualsiasi cosa non pu non essere o neces-saria o non necessaria, questa stessa possibilit, formulata ad unlivello inconfondibile con quello della necessit alternativamente postacon la non-necessita, radicata < ontologicamente > nella intelligi-bilit stessa dell'ente.

    La considerazione dell'essere (come intelligibilit. dell'ente) allora tale da domandare questa rigida alternativa (all'interno della

    53

    stessa intelligibilit inopinabil,e) che re cose siano o necessarie o nonnecessarie- A questo rivello, si vede che < opinione D e < scienza, sipresentano solo come due possibilit e, precisamente, come cluepossibilita condizionate, nel loro < esserci o, a..it" modalit d,essercdella cosa : se ci che < rr (ne''accezione del t che wna qwal,siasi cosa o sianecessaria o non ro sia, necessit derl'ar,ternatiua fa cwi non appartiene al,l,'esperienza nell'uso che, in quarche modo, re tematizza).T,'alternativa (necessaria dove sl ipotetizzi ra condizione radic^rrr,rntologica, dell'oggetto : necessaria ndizionatamente ad esso) f*r

    'ccessario e non necessario tare da stabilire che l,essere comc tar.non pu ridursi ad < oggetto > di scienza, proprio in quanto a n''ogni ente necessario r. Allora, la situazione-iniziale si pr'esenta com.il caso impreteribile della < afiermabilit. > universare di qualcosa (..rr.suc modalit", necessario, possibile...) e, quindi, "o-" lo rickirsr,urli un livello in cui si pensi l'essere coo'e non necessariamcnr,r: nccas-su.rio (rivello che pu dirsi der rrascendentare), poich il non-ncc.ss.riorr >r' L'alternativa si pone dunque al|interno deil'esserc (qrrarc u Pos-sibilit.> che l'essere sia < di, qoul.o.u cri non-necessario) " iiom,rn

  • Ora, in b d,oxa e scienza (o piano del certo)si pu anche fra scienza e ricefca, perch que-st'ultima ha ci di cui ricerca non sia < datocome conosciuto I (come < cos e non altrimenti >)'

    Possiamo dire con Aristotele (Anal,. Posl', BB b, 3r-32) che lascienza di ci che seconilo il, tutto e in forza di necassari e che,allora, < ci che pu essere anche altrimenti rr non si costituisce come

    anche altrimenti I dato in unesso non Potrebbe essere an'cke

    ,sso anche nell'ipotesi del diverso'Se tutto ci che una d'ata costt (( t esclud'e cke si possa dire di esso

    L'id.entit d,ella cosa con se stessa richiesta come ci di cui si

    situazione di essere e di poter non essere, in tt assoluto n (come possi-bilit di non esserci affatto), si dir che, ove la cosa < sia rr' nulla sipu dire d.i essa (nemmeno che

  • Ci significa che I'assunzione della d,oxa (come conoscenza di ciche non < sicuro >) possibile solo a condizione che non sia opinabileil piano dell'afiermazione d.ell'opinabile e che, perci, si disponga diun diverso livello di scienza. La d'oxa nan sarebbe mai riconoscibil'ecorne tal,e doae non si d,isponesse originariamente cke d'i essa.

    La posizione di < qualcosa r (entro i limiti che la condizionano ela < situano >) d,omand,a che Ia < posizione r non sia la < cosa > posta(che, insomma, il < dato > non sia I'atto c}:.e lo d) ; nel nostro caso,che la consapevolezza delJa d,oxa non sia iI d,oxaston.

    Se < opinabile r solo ci che insicuro (incerto fra opposti), esso sinonimo, ad un tempo, di incerto e di ambigr/Lo, L secorlda chedella cosa si consideri l'assunzione conoscitiva (l'atto per il quale sidice che essa < r oggetto) o la realt in senso di verit.-valore: atnbi-guo si dice qualcosa che non ha in s suffrciente < determinatezza> diun valore a preferenza di altro.

    Ci chiediamo, allora, se l'opinabile vada esaminato qui nel sensodella incertezza od in quello dell'ambiguit.

    Sorgono due questioni fra loro connesse : r) la relazione fra ncer-tezza della conoscenza (l'opinato) e incertezza in ord.ine all'oggetto(l'opinabile, per se stesso veto e falso) ; z) la nattxa di quel parti-colare co,noscere che la d,oxa in rapporto al sapere come tal,e.

    L'incerto per se stesso ancora la cosa considerata nella relazionelogica (ed infralogica) con il soggetto conoscente (donde la possibilitdi essere detto < vero ) e < falso > da parte di qualcosa che, per sestesso, non pu che essere t< vero n).

    Propriamente, la distinzione ra < incerto per se stesso r ed < incertoin ordine ad altro r dovuta alla < situazione > del troaarsi d,aaanti aqualcosa che non < certo > solo per a ignoranza r da parte del cono-scente (rncertezza solo soggettiva). qui fuori questione il caso del-I'ignoranza che d,oxa solo di fatto, per la quale qualcosa di neces-sario pu venire considerato come non-necessario ; resta solo il casodi ci che sr presenta come ( vero )) ed anche come possibilmente( non-vero )).

    La < necessit r propria della d,oxa (l'esserci di questa particolareconoscenza) non contraddice alla sua non-necessit" (l'essere di questaconoscenza ha per oggetto il non-necessario). qui che si profilail chiarimento teoretico della relazione fra < necessit ) come impos-sibilit di non-essere e < necessit r come impossibilit2r di essere < altri-menti r, relazione che tutta intera la tconoscenza do>tasticar ; quiche si rivela, perci, tutta l'importanza della distinzione fra questione

    56

    della necessit rigrardante l'< esserci, della cosa e necessil riguar-dante l'a essere tale > della cosa stessa.

    12. 'Necessit, necessiud,ine, l,a d,ist,inzione connessa lra ed,>.

    Nella situazione radicale il pensiero essere poich, ar limite, dovesi ipotetizzi una a formalit. )) pura (considerazione < formale r dellecategorie o delle operazioni logiche), non pu non essere identica

    Ne segue che la nozione der necessario (di ci che non pu nonessere) non si riduce al paradigma formale di eventuali contenuti daverificare a parte, onde stabilire ss vi sia realmente qualcosa di neces-sario e quindi cke cosa di fatto sia necessario ; essa si presenta comenozione mecessaria del necessario.

    nte verificata,londamento e

    La

  • termini diaalore e, perci di d.over " (come pos-sibjle che-non-sia) molteplice (la la stessapossibilit della negazione), il poter ' al limite'

    siero finito come ( svolgimento I analitico del t< problema r. Il 39-

    .lond,amento e, dall'altra, come discorso sul pensiero q.d:ale suolgimento

    -(il t sapere di non Sapere >) essend.o fuori discussione la filosofia,nella fiiosofia non potr essere messo in questione il tc punto di par-tenza >.

    La d,omanda intorno al punto di partenza (o ricerca del < crite-rio r o de\I'ind'ice del vero) potrebbe essere vera come ricerca solo.se il punto dipartenzao criterio del vero non avesse bisogno di ricerca'

    Se ai tatto i filosofi vanno mendicanilo un punto d'appoggio per

    esaurita la < virtualit I di tale scienza'La filosofia, cos prospettata, strumento o scienza generale' non

    ,avrebbe che da scegliere tra un'attesa di risultati (pretcsi clcfinitivi)

    58

    attesa inutile se la scienza si chiarisce a se stessa come storico supc-rarsi all'infinito, ed una sufiraganea attivit di a metodo > dellirricerca o della ripartizione clei suoi piani eventuali. La pretcsadomanda intorno aI punto di partenza, essendo tutta < condizio-nata r, tale da esigere la chiarificazione del suo < condizionamento rrfondamentale : questa < necessitudine r che segna Ia distinzione frail momento che diciamo inizial,e (sempre pre-supposto) e l'< origina-rio r (che preferiamo dire pre-requisito), che nel,I'esperienza comesuo trascendentale, coestensiao ad essa e perci non puntualizzabilecome suo < momento r.

    Ma anche questa confusione tra r< iniziale r ed < originario >, tracominciamento u psicologico > (e perci empirico) dell'attivita filo-sofica e cominciamento trascendentale (filosofia in atto) a provocarcla pretesa domanda intorno al < punto di partenza D ; per cui iI recu-pero di quella distinzione Ia dissoluzione di questa domanda, disso-luzione che consapevolezza (dialetticamente raggiunta) della suainsignifi can za teor etica.

    Poich la domanda intorno al punto di partenza equivale allaricerca della < consistenza r della filosofia nel mondo, essa vale indipendenza del < valore r che si attribuisce al concetto di < mondo r.Se il termine < mondo > non usato come nozione d,efi,nitiaa e visolat-tiaa, ma solo indicatiua di un ambito e di un ordine di situazioni r:di ricerche, il problema della consistenza nel, mondo si converte inquello della consistenza d,el' mondo entro il problema, problema clrcqui diventa < mondo > a se stesso (problematicit pura). Se la rr realta\ l gi tutta nella pretesa di metterla in discussione, sar possibilcevitare, in base a ci, I'impostazione astratta e cosidetta < naturali-stica r o < intellettualistica > che lo Heidegger chiamava, in Sein undZcit, < oblio dell'essere )).

    Punto di partenza significa, essenzialmente, < criterio r cli prcfu-rcza; ora, preferire possibile dove si disponga di un insicmc r'lirrhneno due termini su uno dei quali appunto far caderc la scclta ;trascegliere per un disporre di termini che preced,a l'intervcnto srurli cssi ; se il preferire (pre-fero) ritenuto < inizio r, si dovra. prtr-srrpporgli l'insieyne d,ei termini' entro cui ' attuarsi come talc : I'inizio dato si muovc, nrt rlltciir clrc i: rr il r dato c chc appunto lir

  • che il mondo concreto che 1o fa essere (e per iI quale stato pos-'siiffiGinarlo l'Esserci). Infatti, se intendessi partire dall'io perassicurare al processo validit. assicurandogli < realt )), non d.all'iomuoverei ma dalla < realt I che esso d,oarebbe rappresentare, e l',as-sunzione dell'< io D quale punto di partenza risulterebbe superflua.

    che non ha senso n la formulazione dell'ipotesi, n la critica allaformulazione dell'ipotesi come riguardante una ( realt2L in genere r, :non ha senso l'ipotesi perch la sua formulazione almeno si ponefuori ipotesi, non ha senso la critica all'ipotesi perch I'insignificanzadell'ipotesi rende insignificante la critica ad essa come preteso puntodi partenza.

    Il Masnovo, per ricordare un rappresentante di quella impo-stazione r< intellettualistica ,r, dice appunto : rt Non basterebbe chemovessimo dalla realt. in genere, rifiutando d'impegnarci su qualsiasiparticolare realt, ma chiarnando in aiuto un generico 'si quid est,ensest'...n.

    < Ma se il filosofo. . . deve impegnarsi' . ', mi basta qui, all'inizio,appoggiarmi sul mio rr Io ) nella sua molteplice attivit, comunquesi limiti o si protenda fi.no anche a confondersi con tutto l'universod.ell,esperienza e fiori: il quale u Io >, anteriormente ad ogni interpre-tazione e comunque debba chiarirsi ulteriormente nella interpreta-zione, si offre alla coscienz come avente un cumulo d'aspetti, quelli,ad esempio, di pensiero e di volere, che implicano (coincidano o no)l'aspetto di ente (32) >.

    chiaro, per, che un simile < Io n sarebbe talmente genericoda coincidere proprio con quella generica realt della forrnula < si

    tabile della considerazione di un qualsiasi < oggetto rr ; in realt nonsi d. un pensiero astratto, ma un pensiero concreto dell'astratto e,

    6o

    (Sz) A. MesNovo, Datl,a fitosofta all'a Rel'igiona, Milano, rg(xf, 1t"tg,' z4'

    ht

    perci, la stessa formulazione generica vale, a proposito di inizio,almeno quanto la nozione di < Io >.

    Possiamo dire, concludendo, che la pretesa domanda < da clovt:debbo (posso) cominciare a filosofare > va riformulata in termini rliasserzione negativa: la filosofia, nulla presupponendo nel senso in cui filosofia, non u ha r inizio.

    Sia che si pretenda di cominciare da un Io trascendentale (qualifi-cabile anche come ( mitico ), ove lo si postuli solamente), sia che, perevitare 1l m,ito di metafisiche astratte, si voglia cominciare dalla n tota-lit del mondo che vive in me r, da < me stesso come individuo con-creto r, si pretende di rispond,ere aduna domanda che non ha, invecc,ragione di essere e cio non si r risponde ), ma si pongono arbitra-riamente, inautenticamente termini pregiudicanti I'autenticit.

  • che non pu venire ridotta agli < enti ) senza supporle ancora e con-traddittoiiamente la stessa irriducibilit come caratteristica degli entie della coscienza: la presenza rimando essenziale a ci cui, appunto, < presenza tr.

    La distinzione fra tt iniziale, ed < originario r garantita dallanecessit di un condizionamento interno ad ogni domanda (ci chechiamavamo la < necessitudine )), perch tale condizionamento (che la struttura del domandare) non pu essere, a sua volta, oggettodi domanda : dove I'n iniziale I corrisponde ad ( una ) particolaredomanda, l'< originario ) corrisponde alla struttura stessa del do-mandare. La coscienza nella sua < originariet > dunque < implicata r,all,inizio della ricerca, nello stesso senso in cui implicata nel suorisultato, epper fuori ricerca.della Fenomenol,ogia hegeliana chdella distinzione che riteniamo< iniziale > ed < originario ) : l'approfondimento di tale distinzionerivela la sua importanza per la sua evidente connessione con la , due nozioni traIoro distinte, in mod.o che il loro insieme non risulta che un ( aggre-gato > e si dir che l'essenziale alla scienza , appunto, il suo < fine rr ci in funzione di cui la ricerca si pone, il suo < fine t e non la ricercadi esso.

    (34) Prescindiamo quiI az'ione.

    6z

    dalla considerazione delle vicende di tale Pre'

    Lo stesso discorso fiIosofico non pu fare a meno di usare di taledistinzione fra ricerca e risultato, ma, a difierenza delle scienze, essone fa un uso tutto < empirico r, relativo alla < situazione r del filo-sofo: quanto spiega perch si d,ebba scrivere una preazione pcrpoter dre che in Filosofia non si d,ebbono scrivere prefazioni : cglifa, insomma., tfrr lrso ernpirico del discorso come tale che fa fi.losofa,ma proprio in quanto egli fa il filosofo deve dire, con questo discorso,l'inattualit. fiIosofica di un tale discorso. < Nella filosofia sorgerebbequesto squllibrio: che farebbe uso di un tal modo di indagine,mentre essa stessa lo dichiarerebbe incapace a cogliere la verit. > (35).

    La < cosa stessa r (l'< ipseit. r, diremo) , dice Hegel, l'Intiero,efettwale (36). L'intero l'atttazione, non la cosa ).Ii < risultato > assunto come tale, essendo fuori divenire, fuoridella < cosa stessa r (che , appunto, tutto il suo ( farsi n). Essere< fuori r significa essere rt astratto da. . . rr : il risultato senza il clivenireche lo faccia risul,tare solo un'astrazione ; si ha cos, da una parte,la < cosa stessa, che il a concreto > ; dall'altra, la distinzione fra il< risultato > e I'attaazione, distinzione che < r I'astratto.

    Ora, se il fiIosofare concreto come ( verit. )), come la rr cosastessa )) e se quella distinzione , tuttavia, essenziale ad un discorsclche < mostri > questa d.el fllosofare, si dovr dire chc lirhlosofia non iI discorso empirico su di essa : si dovr sceverare, nr:lnostro discorso, ci che < filosofia , (la r. cosa stessa r) da ci chc il nostro ( esporre > la filosofia,

    quanto domanda che si distingua la considerazione del < risul-ttto r dalla considerazione della < ricerca r o equivalentemente, chc sirlistingua la considerazione del pwnto d,i partenza di una ricerca crluclla della cond,izione intrinseca del ricercare : la distinzione, appunto,[r'ir < iniziale > ed a originario r.

    Ma non da pensarsi che questa distinzione d,ipend,a dalla idcnti-lit:irzione hegeliana tra la ( cosa stessa > ed il suo divenire e chc, ltcr-ciir, ne risulti teoreticamente condizionata ; il discorso hegeliano,pirrttosto, che abbisogna, come ogni altro discorso, di questa distin-z,iottt:.

    Comunque si intenda, infatti, la ricerca, non pu non esscre d.

    l ll illi:lf'-,,.ft1*ry'i;;ii;;"llrui "*", dicc : u ar sn1x,o,)

  • .essa implicata, in ogni (suo) 1"T:1,t" e nello stesso senso' la strut-

    tura del ricercare, siruttura'che d'ell'essere ricerca Ia < cosa stessa )'

    la sua < iPseit r'Se, al livello di un particolare--ricerca e

    non sono < fitosofra >, iL risul,tatr,l"tll il:ir.;sibile Parlareli un tt Punto

    inizio n e non si dr < fine )' proprloenze singole) in airt del trascen-

    14. < In'izial,e > ed < ognario > in rapporto all'a nozione di < cornin-ciarnento >t'

    La distinzione suddetta si chiarisce in rapporto al t comincia-mento > del filosofare'

    Lo si vede .o-'" rr"it a Fenornenologia d'el'l'o Sf-tt'!' T"inizio dellacul,tuva, dice Heg;, l""ti"" nella liberazione dalla irnmeil'iatezzadella < vita sostanziale t (37)'

    L'inizio, che un liberarsi dallil cessare di questa: la tra ci che < precede' :.:i:

    che < segue >'

    nessochelanegazionestessaindica,rictrieaechel,iniziosial,esclu.

    64

    (37) Cfr. lfBcPr-, oP' oi't', Pag' 4'

    'r' ,l w;l ,.arrnp6fifll'F

    sione (dialettica) di ci in relazione a cui esso si pone : se comincia-mento c', esso dialettico o non '' afiatto (e se ne parla soloin un senso empirico).

    L'immediato (che qui indicato come a vita sostanziaLe u) cessadi essere tale per quella mediazione (la < cultura r) in virt di cui esso n immediato r.

    L'immediato, infatti, non < passato n rispetto alla mediazione{cultura) perch < passato > sarebbe ancora in virt della mediazionela quale, per negarlo, lo richiede come ad. essa ( presente r : esso < rpresente per venire negato ed insieme esso viene negato perch lamediazione sia (perch Ia < cultura > abbia inizio).

    Allora, se i. cessare della vita sostanziale una cosa sola con ilcominciare della cr:ltura, non ha senso parlare di qualcosa che < pre-cede > (vita sostanziale) e di qualcosa che < segue r (cultura), a menodi riferirsi a quel < punto di partenza n in senso tutto empirico opsicologico che il mettersi a pensare.

    Attribuiamo cos a tale < mettersi a pensare r il carattere di < ini-zio > e riserviamo alla mediazione in atto (frlosofia) il carattere il< cominciamento r e facciamo coincidere il < cominciamento > (teore-ticit) del fiIosofare on I'< originario > che la mediazione stessa.

    Ci risulter anche pi evidente se si riflette sulla ulteriore deter-minazione hegeliana della nozione di < inizio > della cwl,twra. L'inizio,continua Hegel, < il sollevarsi f.no al pensiero della cosa nell,a suagcneralit u (gB), il pervenire alla < cognizione di principii e quinditli punti di vista generali' 69).Il pensiero cos prospettato come ( altro r rispetto a ci su cuicsso si solleva per attingerlo e ci si dovra. chiedere cosa significhirr sollevarsi fino al pensiero > : se si tratta di un atto di pensiero, que-sto sar tutto intero prima che si pervenga ad esso, se non si trattatli nn atto di pensiero ad esso non si perviene giustificatamente,

    L'unico senso del < sollevarsi fino al pensiero r dunque che illrr,ttsicro sia nel,l,'immediato in quanto l'immediato nel,l,a mediazione ;tgtttsta ( presenza r chiarisce I'alterit fra pensiero ed immediatezza1x,tr:hC il pensiero della cosa si ha < sostenendo la cosa o confutandolafotulttamente r (4o).

    l.n cosa pu venire < sostenuta > in quanto pu anche venire(.1H) lIrcorcl, op. ail,, pag, 4.(,1,r) IIrc. ail., i,bid.(1o) lIrrarrr, op. ail. ibid.

    6l

  • confutata, per cui la vera immediatezza (noi diremmo' il < dato auten-ticolr)nonlacosaebasta,bensiacosanel'l,,al,ternat,iuadiverito {alsitr : la cosa che si presenta cos e che o non come si

    presenta'ome ( coscienza naturale )) o ( sa-ritrova qui quanto si visto adalla d'oxa ($S q-ro)'Per usare esPressioni hegeliane'

    "." Hl:' ##il:"iT:1".""?' :o tutti rt valutativi n perch i giu-

    dizii sono aal,utaz'ione, ch i < predicati ) sono appunto < valori n' si".t" "ft", pensando, non

    propriamente il valore :h":t^-p^:"ta' non il predicato che .i ffi"i"i tz^ ; q''nl'nque cosa io < pensi n (giudi-chi, valuti : 1I penswnilatino) sempre in rapporto al valore che io

    'impossibiiit" di pensare (oggetti-essa di mediare la mediazione e ci

    dato solo nella mediazione inensare qualcosa come ( se stesso I

    che < I il se stesso : solo nel pensiero qualcosa < n se stesso'L'< essere ," .t""o > qui quella cinctetezza o pienezza che si

    chiarisce in rapporto alla nozione di < pensiero 'r'Se per o p.o.i",o n si intende I'attiultA' psicologica empirica (opera-

    ,io',"t";,owioc}reilasestessolltuttonell'indipendenzadalpen-siero;maSesiintendeperl,'attointrascendibile(perchiru=.'a"r't"r"1 i" "i'i di cui t'"'un"i,':::r:,,"1t"r,il;, t"ff:'lt:

    il r;rti limite intrinseco (costitutivo)imitazione) ad esso estranea' ma

    'affermazione qualsiasi su di esso-coscheilarigoredellavitapienarintroduceall'esperienza

    della cosa stessa : il < rigore rr si attua dove la < limitazione n' che l,enunciazion " n *ii, d"i ti*it", coincide

    con il limite efiettivo dellacosa : piene zza, conctetezza, ed, < originario ,t.La portata teoretica di questa distinzione si chiarisce (appunto

    dialetticamente, giusta il metodo enunciato nei paragrafi del cnpi-tolo I) nella possibilit., che essa sembra garantire, di owiare allcaporie di un discorso immanentista.

    A questo fine assumiamo f impostazione immanentista in quellache a ragione ritenuta la sua pi coerente formulazione.

    G. Gentile, presentando la Rilorma d.el,l,q Dial,ettica hegel,iana,dice che < tutta I'empiria si risolve nel pensiero , (4r) e quindi che lostorico svolgimento d.el pensiero rr empirico soltanto per il pensieroancora ignaro della propria natura creatrice. . . r, in modo che < siinstaura, infine, una filosofi.a dell'immanenza assoluta r.

    Poich dalla < risoluzione > dell'empiria nel pensiero dipendcI'immanenza assoluta cui si approda con I'eliminazione progettatadei residui di trascendenza hegeliani, ci proponiamo di saggiarne ilsignificato teoretico con gli rt strumenti r che il nostro discorso ciconsente di usare,

    Se alla < risoluzione r non si d il significato di un procedimento(estrinseco al reale e quasi (che l'cmpirico),rr:ndendo inessenziale, per la sua inessenzialitt, il proccss

  • scend.osi atto creatore, in s lo risolve' essa tutt'uno con il pensiero'il quale pone cos ,. .t""to e risolve se stesso in se stesso in una sterilemedesimezz" tor*"t". i pu dire, cio, che l',essenzialitr dell'empiriaal pensiero la negazione della r'Se vero che la risoluzione del anche vero che non si Pu Pensarpure pensandolo come tt esclusione- $ lo svolgimento del Pensieronella consaPevolezza del suo essecio, nel pensiero e niente fuori deluna sua consistenza nella stessacome tale.

    Cnsistenzadell'empiriaericonoscimentodiessasono'infatti'termini interdipend*ii p"t"ttt', se vero che il riconoscimento del-

    olvimento > nel Pensiedi una cosa Postul

    ssa, una < ignoranza rrdel suo venire u riconosiuta '' d una consistenza (condizione ala nell'affermazione che 1o svolgi-

    r iI Pensiero ancora ignaroancora ignaro I della Pro-

    idealmente Parlando' un momentonon si irnrned'esitna con il valore

    e come condizione allo svolgimentosarebbe negazione'

    ; * u""il"ll, *.'"",ili . J J S l'""lli#; gi tutto se stesso e, se penslero non ' niente ; non dall'empiriache, se riconorci-ento, gi pensiero ":o: nt n1t"!t^ bisogno divenire riconosciuta " ,i.ot " iel perrsiero ; d'altra

    parte, se iI pensieroche pone i'empiriJ *"t;" di po?la nell'atto in cui la pone' l'empirianon sorgerebbe mai ierch l'atto che la pone I'atto stesso che laot*t

    "or, che si rivela l'aporeticit di una immanenza assoluta che

    r) risolva in o empirico e' quindi' che z) abbiabisogno di a 'o'g""do dalla propria negazione:1a sua negazi estranea' riproporrebbe una sempreirridotta d,ual,it fra il momento in cui si prend'e ad < instaurare >e quelto dell'immanenza instaurata' dualit che compromette ap-punto la possibilita stessa di instaurare rtrta immanenza assoluta

    B

    (un assoluto che abbisogna di venire < instaurato > intrinsecamcnteimpossibile, intrinsecamente proprio perch in esso l'< instaurazione u il rfarsi>, l'attestazione che esso non mai all'instaurazione dell'immanenza assoluta equivaleappunto a dichiarare una raggiunta coscienza d.ella natura delpensiero.

    Si vede, a proposito, che l'impossibilit. di far coincidere l'iniziale(lo empirico) con il pensiero in atto (il trascendentale) ripropone laloro distinzione anche nel tentativo immanentista di assorbire l'em-pirico nell'atto.

    Ma questo stesso tentativo, pur denunciando il limite arbitra-rio della pretesa risolutiva, rivela a mod.o suo la legittimit. della di-stinzione fua irizo (teoreticamente irrilevante) ed originariet (teore-ticit), perch intende yisolaere I'inizio empirico (negandolo) ondeassicurare la dell'atto: quella medesime2za che noiafiermiamo con la necessit stessa che il < cominciamento r del filo-sofare sia il filosofare in atto, che la < mediazione in atto r non sia,cio, mediabile a sua volta e che, perci, l'itizio empirico non sia il< cominciamento > (S rE).

    Inoltre, poich il preteso passaggio all'instaurazione dell'immft-nenza assoluta equivale a dichiarare raggiunta la coscienza della naturadel pensiero, noteremo che tale pretesa instaurazione equivale allapretesa di l'autenticit della coscienza (cfr. S rr), chcnoi criticavamo prendendo 1o spunto dal discorso heideggeriano.

    t6. La portata teorctica d,ell,a d,istinzione sud,d,etta come tmctodoriynmanente d,el, fi,l,oso I ar e.

    Chiarita la distinzione non sembra per chiarita sufficientemcntelrt sua lunzione perch, in effetti, se I'impossibilit. di risolvere I'cm1li-t'ico (l'iniziale) nell'