baglioni, g. - sviluppo dell'industria

12
SVILUPPO DELL'INDUSTRIA E PROTESTA OPERAIA Author(s): GUIDO BAGLIONI Source: Studi di Sociologia, Anno 7, Fasc. 3 (Luglio • Settembre 1969), pp. 241-251 Published by: Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro Cuore Stable URL: http://www.jstor.org/stable/23002893 . Accessed: 06/02/2015 09:18 Your use of the JSTOR archive indicates your acceptance of the Terms & Conditions of Use, available at . http://www.jstor.org/page/info/about/policies/terms.jsp . JSTOR is a not-for-profit service that helps scholars, researchers, and students discover, use, and build upon a wide range of content in a trusted digital archive. We use information technology and tools to increase productivity and facilitate new forms of scholarship. For more information about JSTOR, please contact [email protected]. . Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro Cuore is collaborating with JSTOR to digitize, preserve and extend access to Studi di Sociologia. http://www.jstor.org This content downloaded from 140.203.216.58 on Fri, 6 Feb 2015 09:18:30 AM All use subject to JSTOR Terms and Conditions

Upload: vasiliki-petsa

Post on 02-Oct-2015

32 views

Category:

Documents


0 download

DESCRIPTION

Baglioni - Sviluppo dell'industria

TRANSCRIPT

  • SVILUPPO DELL'INDUSTRIA E PROTESTA OPERAIAAuthor(s): GUIDO BAGLIONISource: Studi di Sociologia, Anno 7, Fasc. 3 (Luglio Settembre 1969), pp. 241-251Published by: Vita e Pensiero Pubblicazioni dellUniversit Cattolica del Sacro CuoreStable URL: http://www.jstor.org/stable/23002893 .Accessed: 06/02/2015 09:18

    Your use of the JSTOR archive indicates your acceptance of the Terms & Conditions of Use, available at .http://www.jstor.org/page/info/about/policies/terms.jsp

    .

    JSTOR is a not-for-profit service that helps scholars, researchers, and students discover, use, and build upon a wide range ofcontent in a trusted digital archive. We use information technology and tools to increase productivity and facilitate new formsof scholarship. For more information about JSTOR, please contact [email protected].

    .

    Vita e Pensiero Pubblicazioni dellUniversit Cattolica del Sacro Cuore is collaborating with JSTOR todigitize, preserve and extend access to Studi di Sociologia.

    http://www.jstor.org

    This content downloaded from 140.203.216.58 on Fri, 6 Feb 2015 09:18:30 AMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions

  • NOTE E DISCUSSIONI

    SVILUPPO DELL'INDUSTRIA E PROTESTA OPERAIA

    1. Gli autori dell'opera Industrialism, and Industrial Man * sono studiosi nord

    americani molto conosciuti nel loro paese ed anche in Europa; essi si definiscono

    economist! ma, sia in questo come in numerosi altri contributi, dimostrano una

    spiccata attenzione ai problemi normalmente analizzati dai sociologi, specie in

    ordine alle relazioni industriali, alia considerazione del mondo operaio e di quello

    imprenditoriale l.

    Questo loro interesse, nel decennio '50, li ha sollecitati a dar vita ad un vasto

    progetto di ricerca con il quale si proponevano di unificare la loro esperienza e la

    loro curiosita di scienziati sociali per esaminare il processo di industrializzazione,

    nelle sue molteplici forme e manifestazioni, con l'obiettivo finale di delineare una

    visione generale di tale processo.

    L'opera, che qui presentiamo la cui pubblicazione in lingua inglese risale al

    1960 2 e solo uno dei molti risultati del progetto , perche altri studi - dovuti

    ai nostri autori e ad altri ricercatori, americani e non sono venuti alia luce nella

    prospettiva comune di analizzare i problemi del lavoro e della direzione aziendale

    in concomitanza con le diverse fasi dello sviluppo industriale. In effetti quest'opera,

    anche se nella dichiarazione degli autori non vuol essere una messa a punto di carat

    tere definitivo, rappresenta una sintesi compiuta del loro pensiero e si colloca su un

    piano molto impegnativo, quello cioe di tracciare l'evoluzione del processo di indu

    strializzazione e delle relazioni di lavoro, tenendo conto di diversi tipi di ambiente, e

    con l'esigenza di individuare le probabili tendenze che si manifesteranno nel futuro

    dei sistemi industriali.

    2. Nella considerazione del processo di industrializzazione, con riferimenti al

    passato e al presente, gli autori prendono in esame molti fattori di ordine strutturale

    * Si tratta di C. Kerr - F. H. Harbison - J. T. Dunlop - C. H. Myers, la cui opera viene ora

    pubblicata in lingua italiana col titolo L'industrialismo e Cuomo dell'Industrie,, Collana di Socio

    logia industriale, n. 1, F. Angeli, Milano 1969. Riproduciamo in questa sede, la Presentazione

    da noi redatta per l'edizione italiana. 1 Per un inquadramento generale del contributo di tali autori e specie di C. Kerr e J. T.

    Dunlop alia sociologia industriale e del lavoro, si veda il nostro II problema del lavoro operaio (Teorie del conflitto industriale e dell'esperienza sindacale), F. Angeli, Milano 1967, cap. V

    e VI. 2 Le idee fondamentali e le principali conclusioni cui gli autori sono pervenuti sono state

    esposte in un saggio pubblicato in Italia in Politica Sindacale, III, n. 5, ottobre 1960, col

    titolo L'industrialismo e il lavoro industriale.

    This content downloaded from 140.203.216.58 on Fri, 6 Feb 2015 09:18:30 AMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions

  • 242 GUIDO BAGLIONI

    e culturale che contribuiscono a determinare il processo; tuttavia il centro dei loro

    interessi e costituito dalle relazioni e dai conflitti fra lavoratori dipendenti e impren

    ditori, il tutto nel quadro delle caratteristiche intrinseche dell'industrializzazione e

    delle sue forze evolutive.

    L'insieme di questo complesso e dinamico fenomeno porta gli autori ad alcune

    conclusioni, che il lettore trovera sovente ripetute e ribadite nel corso della loro

    esposizione, conclusioni riassumibili in via di prima approssimazione dalle seguenti:

    a) l'industrializzazione rappresenta una realta universale, corrisponde ad esi

    genze che sono ormai comuni e condivise dai popoli di tutti i continenti; infatti

    la maggior parte dei paesi si muove senza sosta attraverso un periodo di transizione

    verso l'industrializzazione, che costituisce il segno distintivo della societa contem

    poranea.

    Tutto cio comporta una generale trasformazione, una trasformazione globale ed

    irresistibile, nel senso che l'industrializzazione modella i vari ambienti in base ai

    suoi imperativi di impostazione e di funzionamento. Conseguentemente, anche se non

    e possibile presumere che nemmeno due casi di industrializzazione riescano identici,

    in ogni ambiente investito da tale processo si manifestano in misura crescente

    fattori e situazioni che giocano in favore dell'uniformita piuttosto che in favore della

    diversita3. Al limite, rispetto ai precedenti, l'uomo industriale conduce un nuovo

    tipo di vita e, nel corso di essa, diventa un nuovo tipo di persona .

    b) I veri protagonisti del processo sono rappresentati dalle elites che proget

    tano, iniziano e si adoperano per far passare il loro paese dallo stadio tradizionale a

    quello industriale 4. Sono queste minoranze che determinano la grande trasformazione,

    che scelgono le strategic piu adatte per conseguire tale obiettivo; a loro, in definitiva,

    spetta il merito del successo. II poderoso ruolo delle elites si manifesta particolarmen te nel tentativo di vincere le resistenze che esse incontrano sulla loro strada, nell'an

    teporre il nuovo al vecchio, nell'imporre quelle soluzioni economiche,

    istituzionali, culturali che la logica dell'industrializzazione richiede. II risultato

    di questo sforzo e, con poche eccezioni, assicurato: le elites, con l'andare del tempo, sono destinate a vincere in ogni caso. Infatti - per i nostri autori

    il grande e

    drammatico problema non e tanto quello dell'emergere dall'mdustrializzazione, ma

    piuttosto quello di quale elite assumera e manterra il controllo del processo o di

    quale sara il suo approccio strategico all'organizzazione dell'industrializzazione .

    c) Tra le resistenze che le elites dell'industria devono affrontare, una delle

    piu diffuse e, oggettivamente, delle piu importanti e la protesta operaia . Essa

    ha spesso assunto un vasto significato politico e sociale e, infatti, rappresenta una

    questione ricorrente nelle analisi del capitalismo e dell'industrializzazione in generale.

    Gli autori, a questo proposito, esprimono la convinzione che la protesta operaia, nel corso dell'industrializzazione, tende a raggiungere il suo apice in uno stadio

    relativamente iniziale e poi, via via, perde di intensita 5.

    3 Questa tesi viene sensibilmente ridimensionata da R. Bendix, Stato nazionale e integrazione di classe, Laterza, Bari 1969.

    4 Per lo studio dell'imprenditorialita nelle diverse e, soprattutto, nelle piu recenti prospettive si veda A. Pagani, II nuovo imprenditore, F. Angeli, Milano 1967.

    5 Anche un altro notissimo studioso nord-americano sostiene che, con l'evoluzione del pro cesso industriale e specie con il prevalere del manager sul proprietario nella gestione dell'im

    This content downloaded from 140.203.216.58 on Fri, 6 Feb 2015 09:18:30 AMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions

  • INDUSTRIA E PROTESTA OPERAIA 243

    All'inizio la rottura con la societa tradizionale e radicale, difficile risulta l'adat

    tamento professionale della manodopera, lo sfruttamento e palese e percio le reazioni

    dei lavoratori sono piii dirette e violente; congiuntamente la forza di richiamo delle

    utopie, delle ideologic, dei programmi di trasformazione sociale tende ad essere

    particolarmente vigorosa. Con il passare dei decenni, si giunge normalmente a con

    tenere, controllare e dirigere le istanze dei lavoratori, immettendole nella logica pro

    posta e perseguita dalle elites.

    d) Questo passaggio che rappresenta la chiave del pensiero degli autori

    e

    dovuto ad una pluralita di elementi, tra i quali spicca il fatto che i rapporti tra im

    prenditori e lavoratori dipendenti finiscono inevitabilmente per assestarsi su un

    complesso di regole, di norme, di procedure, di istituti sempre piu dettagliati, forma

    lizzati e istituzionalizzati. In forza di cio, ed in connessione con il logoramento delle

    vecchie ideologie , sia i lavoratori che i leaders delle loro organizzazioni si rendono

    adattabili alia logica industriale e, salvo eccezioni, protestano in effetti piu in favore

    che contro l'industrializzazione.

    e) Conseguentemente, l'aspetto saliente delle relazioni di lavoro e, oggi, rap

    presentato dalla collaborazione di classe ; la via dell'industrializzazione e sem

    pre meno lastricata di lotte di classe e sempre piu di alleanze di classe .

    Nell'attuale societa e, cosi, in quella di domani, i conflitti industriali non scompa

    riranno, ma si limiteranno a sorgere su specifiche questioni relative all'impiego

    del lavoro 6. Le organizzazioni dei lavoratori non assumeranno la fisionomia di gran

    diosi movimenti sociali che reclamano riforme radicali; saranno piuttosto semplici

    raggruppamenti di interessi professionali; in genere, queste organizzazioni costi

    tuiranno una forza sociale conservatrice 7, che si opporra a nuove situazioni produt

    tive e ad ogni aumento di sforzi richiesti alle forze di lavoro. I dirigenti d'azienda

    rappresenteranno, invece, gli elementi progressisti della societa.

    Costoro, in ragione della logica propria del mondo produttivo, chiederanno una

    elevata conformita al dipendente nella sua vita lavorativa, ma costui, al di fuori

    della professione, potra godere di grande liberta sul piano sociale, politico e ricrea

    tivo. II lavoratore, protetto dal sindacato per gli aspetti specifici dianzi ricordati,

    accettera la nuova situazione perche il sacrificio regolato nel lavoro sara ampiamente

    presa, si assiste al declino del conflitto industriale e della lotta sindacale: cfr. J. T. Galbraith, II nuovo stato industriale, Einaudi, Torino 1958, capp. XXIII e XXIV.

    6 Le questioni relative all'impiego del lavoro possono assumere le caratteristiche indicate,

    ma, ugualmente, possono avere un respiro ben piu vasto quando investono i criteri di fondo

    dell'organizzazione del lavoro proprio della impresa industriale avanzata (cfr. A. Gorz, II socialismo

    difficile, Laterza, Bari 1968; S. Mallet, La nuova classe operaia, Einaudi, Torino 1964; Autori

    vari, Sviluppo economico e rivoluzione, De Donato, Bari 1969).

    Le recenti tendenze dell'iniziativa sindacale, specie in Italia, sembrano essere orientate nel

    senso di dare un grande rilievo innovativo alle rivendicazioni attinenti l'impegno del lavoro, in

    particolare nelle aziende tecnologicamente avanzate. 7 La tesi dell'esperienza sindacale come forza conservatrice non e nuova nella letteratura

    nord-americana. II suo sostenitore piu noto e F. Tannenbaum: si veda II sindacato, una nuova

    societa, Opere Nuove, Roma 1962, che tuttavia assegna all'azione sindacale una funzione indi

    spensabile di correttivo rispetto ai danni sociali e professionali provocati dal processo di industria

    lizzazione, processo valutato in chiave pessimista e quindi assai diversa dalla prospettiva dei

    nostri autori.

    This content downloaded from 140.203.216.58 on Fri, 6 Feb 2015 09:18:30 AMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions

  • 244 GUIDO BAGLIONI

    compensato da livelli di vita piu elevati e dalle maggiori gratificazioni che ritrovera

    nelle numerose appartenenze extraprofessionali8.

    3. Gli autori pervengono all'intuizione e, soprattutto, alia verifica delle prece dent! affermazioni attraverso un esame articolato e generalizzato del processo di indu

    strializzazione e delle sue relazioni con i lavoratori dipendenti e con gli imprenditori. Ecco alcuni dei principali passaggi di tale esame:

    1) viene sottolineata la necessita di un nuovo approccio ai fenomeni in que

    stione. In particolare, rispetto alia prospettiva marxiana, si ritiene che, essendo l'in

    dustria una realta potenzialmente universale, non conviene tanto limitarsi al processo

    produttivo di tipo capitalistico quanto all'industrializzazione nelle sue molteplici e

    variabili forme 9.

    2) Infatti l'industrializzazione nonostante le differenze iniziali dei vari am

    bienti, alcune delle quali resteranno a lungo nel tempo

    precede con una sua

    logica inevitable che si manifesta in continui mutamenti in campo scientifico, nella

    tecnologia, nei metodi di produzione, mutamenti che comportano conseguenze rela

    tivamente uniformi di tipo strutturale (es. composizione e caratteristiche delle forze

    di lavoro, sviluppo dell'urbanizzazione, ampi interventi dei pubblici poteri) e di

    tipo culturale (programmi educativi, l'etica del lavoro impegnato, ecc.).

    3) L'industria e introdotta e voluta dalle elites. Esse rappresentano il fattore

    fondamentale di ogni societa che si propone la promozione della sua economia;

    percio diventa di centrale importanza la considerazione delle scelte strategiche, che

    queste minoranze compiono per conseguire tale obiettivo, e delle mete socio-politiche da loro ipotizzate.

    Alio stadio attuale della societa contemporanea si possono individuare cinque

    tipi ideali di elites e precisamente: 1'elite dinastica espressa originariamente dall'aristocrazia terriera e commerciale (Germania, Giappone e, spesse volte, Francia

    e Italia); la classe media che sorge in opposizione alia vecchia elite (caso classico la

    Gran Bretagna ma, anche, USA e Canada); gli intellettuali rivoluzionari (caso tipico

    1'URSS); gli amministratori coloniali (si pensi all'India prima dell'indipendenza); i leaders nazionalisti (Egitto ed altri paesi del terzo mondo).

    4) La presenza dell'industrializzazione trasforma la cultura delle societa tra

    dizionali: queste oppongono resistenza, possono limitare il processo in atto ma

    non lo determinano perche, nel lungo periodo, nuovi modelli culturali prevalgono

    su quelli appartenenti al passato. Questa transizione sara piu o meno rapida a seconda

    delle caratteristiche della societa tradizionale (qui torna, ad esempio, il tema webe

    riano della relazione tra religione ed atteggiamenti verso le attivita economiche);

    8 Numerosi autori condividono questa impostazione; altri, invece, ritengono essenziale una

    valorizzazione del lavoratore a partire dall'ambiente produttivo. Una puntuale rassegna in

    ordine a questo tema e quella di G. P. Cella, Lavoro e tempo libero nella sociologia francese e

    nord-americana, in Studi di Sociologia, V, n. 2, aprile-giugno 1967. 9 interessante ricordare che voci recenti della letteratura marxista denunciano la situazione

    di insoddisfazione e di alienazione del lavoratore dipendente anche nel caso di paesi socialisti, smentendo decisaraente l'assunto che il problema del lavoro operaio sia una realta squisitamente confinata al sistema capitalista (cfr. A. Gorz, op. citR. Richta, La via cecoslovacca, F. Angeli, Milano 1968).

    This content downloaded from 140.203.216.58 on Fri, 6 Feb 2015 09:18:30 AMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions

  • INDUSTRIA E PROTESTA OPERAIA 245

    tuttavia tale transizione e oggi facilitata dal fatto che le elites incontrano diffuse

    aspirazioni che sono assecondabili dall'industria 10.

    5) Tutte le elites, all'inizio o nel corso del loro itinerario devono affrontare

    problemi difficili, non solo quelli appena sopra ricordati ma anche quelli di ordine

    propriamente economico-strutturale {in primis, l'accumulazione). Rispetto ad essi, gli

    uomini dell'industria devono prendere decisioni cruciali, devono costruire la loro

    strategia, la quale riguarda, tra l'altro, il ritmo di industrializzazione, le fonti del

    capitale, la priorita fra i vari settori produttivi, il sistema educativo, la politica

    demografica. Le decisioni prese su questi punti hanno notevoli implicazioni sulle

    relazioni di lavoro e sul trattamento della manodopera (livello dei consumi, distribu

    zione delle forze di lavoro, metodi per stimolare e valutare il lavoro, ecc.).

    6) Nonostante le impostazioni iniziali e per quanto sussistano anche in seguito

    notevoli diversita, la classe imprenditoriale, con il consolidarsi dell'esperienza indu

    striale, assume tratti tendenzialmente uniformi nei suoi comportamenti; in partico

    lare, si puo osservare il prevalere del manager di carriera e professionale 11

    rispetto

    a quanti fondano la loro legittimita di gestione su elementi patrimoniali- familiari (es.

    la Germania di ieri) e su elementi squisitamente politico-ideologici (es. l'URSS del

    periodo staliniano); inoltre si assiste al declino delle gestioni aziendali autoritarie e

    paternalistiche, cui corrisponde la diffusione della gestione costituzionale (ossia:

    i salari e le condizioni di impiego basati su leggi, regolamenti, decisioni governative,

    contratti collettivi ed accordi procedurali).

    7) Uno dei campi piu delicati e complessi dell'iniziativa delle elites riguarda la formazione della manodopera industriale, nei vari passaggi dal reclutamento, al

    l'adattamento al lavoro industriale, al mantenimento del posto di lavoro. Anche in

    questo caso le elites possono compiere scelte differenti ma non riescono a sfuggire ad

    alcune situazioni comuni, come quelle relative alia scarsita di manodopera qua

    lificata, alle tensioni dovute agli spostamenti geografico-professionali, alia dinamica

    crescente delle aspirazioni della popolazione operaia.

    8) Queste e molte altre situazioni provocate dall'industrializzazione (come la

    distruzione dei mestieri tradizionali, la rigida disciplina presente nei rapporti azien

    dali) stanno all'origine della reazione dei lavoratori, della loro protesta 12. Questa

    individuale e collettiva, spontanea od organizzata, ideologizzata o no e pratica

    mente provocata, modellata e controllata dalle politiche delle elites', percio va valu

    tata nel quadro della globale strategia degli imprenditori verso il processo di indu

    strializzazione. La protesta operaia , anche se costituisce un elemento non mar

    10 Si deve, perd, aggiungere che essendo il livello di aspirazione normalmente superiore alle

    possibility di soddisfarle, l'affermarsi del processo di industrializzazione provoca congiuntamente nuove aspirazioni e nuove rivendicazioni che contrastano con i progetti delle elites (cfr. A. Kor

    nhauser - R. Dubin - A. M. Ross, Industrial Conflict, Mc Graw-Hill Book Company, New York

    1954). n Questa tendenza e oggetto di molti scritti, specie nord-americani, negli ultimi decenni. Per

    un quadro di tale letteratura si veda G. Ruffolo, La grande impresa nella societd moderna,

    Einaudi, Torino 1967. 12 II panorama delle ragioni che stanno all'origine della protesta operaia, del suo consolida

    mento, della sua evoluzione e assai complesso e non e stato a nostro giudizio sufficientemente

    considerate dagli autori in questione. Anche limitandosi al Nord-America, ci si pud rendere

    conto di cio seguendo la ricostruzione di M. Perlman, Labor Union Theories in America, Row

    Peterson and Company, Evaston (111.) 1958.

    This content downloaded from 140.203.216.58 on Fri, 6 Feb 2015 09:18:30 AMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions

  • 246 GUIDO BAGLIONI

    ginale della configuranzione di tale processo, non e mai stata al centro della scena e,

    oggi, in ragione delle tendenze sopraddette (e, in particolare, dell'accentuazione

    generalizzata dei vantaggi connessi alio sviluppo economico da parte di tutti i gruppi

    sociali) essa e in fase di declino: i lavoratori sono piii adattabili di un tempo agli

    impatti dell'industrializzazione, gli imprenditori hanno grande esperienza nel ge stire l'azienda operaia, i sindacati si adeguano alle nuove situazioni.

    Da qui il rilievo della formazione e della sperimentazione di un complesso di

    norme ed istituti che regolano i rapporti fra imprenditori e lavoratori, senza i

    drammatici e spesso violenti scontri di un tempo; da qui la prospettazione, gia delineata nelle pagine precedenti, di relazioni a-ideologiche e burocratizzate fra

    organizzazioni del mondo del lavoro e direzioni aziendali, con un ruolo di media

    zione e di guida assunto dallo Stato.

    4. I punti essenziali del pensiero degli autori sono espressi - crediamo corret

    tamente nelle pagine che precedono: ad esse faremo riferimento per esprimere le nostre valutazioni critiche ed il nostro dissenso specie sulla tesi fondamentale del

    declino della protesta operaia .

    Tuttavia, prima di formulare valutazioni, riteniamo opportuno offrire al lettore una

    brevissima caratterizzazione dell'opera e, implicitamente, del perche abbiamo promosso la sua pubblicazione in lingua italiana.

    Quest'opera piuttosto conosciuta tra gli specialisti

    puo essere affrontata

    agevolmente dal lettore medio e puo risultare utile in ispecie alle diverse categorie di operatori sociali ed economici non solo per il linguaggio chiaro e raramente

    tecnico ma, anche, per l'esemplare architettura espositiva. L'individuazione dei

    tipi ideali di elites dell'industrializzazione consente agli autori di costruire uno

    schema analitico estremamente coerente e tale da inquadrare le molteplici manife

    stazioni strutturali e culturali connesse al fenomeno.

    Nel compiere tale complessa operazione, gli autori mettono giustamente in rilievo

    le varieta delle correlazioni che si riscontrano fra il modo industriale di produzione ed i diversi sistemi sociali; inoltre conducono il loro esame tenendo presente le

    situazioni di molti paesi e non semplicemente di quelli dell'Europa Occidentale e del

    Nord-America, allargando considerevolmente il consueto quadro di riferimento.

    Questa impostazione e doveroso ricordarlo ha pero un suo costo: l'esigenza

    di coprire tutti gli spazi dovuti alia costruzione dello schema analitico porta gli autori

    ad assecondare un metodo deduttivo di argomentare che, se e giustificato dall'utilizzo

    dei tipi ideali , a volte risulta oggettivamente troppo forzato e, quindi, scarsa

    mente plausibile; conseguentemente, nel corso della lunga esposizione, si ritrovano

    sovente affermazioni assai generali riferite a fenomeni (per es., quello della disoccu

    pazione I3), che meritano un esame ben piu puntuale e dettagliato. Infine, il gusto del

    l'individuazione delle grandi tendenze che sarebbero proprie dell'evoluzione delle

    societa industriali comporta la riduzione ad uniformita di situazioni e fenomeni

    assai differenti e dinamici (come, ad esempio, dove si parla dell'azienda con gestione costituzionale ).

    13 Come e noto, il tema del posto di lavoro e dell'equilibrio del mercato del lavoro e stato ed e al centro delle preoccupazioni del sindaealisrao statunitense. A questo proposito si ricordi

    l'insegnamento di uno dei piu acuti interpreti di tale esperienza, ossia S. Perlman, Ideologia e pratica dell'azione sindacale, La Nuova Italia, Firenze 1956.

    This content downloaded from 140.203.216.58 on Fri, 6 Feb 2015 09:18:30 AMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions

  • INDUSTRIA E PROTESTA OPERAIA 247

    C'e pero una ragione piu profonda e, in parte provocatoria che ci ha indotti

    alia traduzione italiana di quest'opera. Essa, infatti, rappresenta una delle elaborazioni

    piu lucide, fondate e documentate di un modo di vedere i problemi attuali del

    lavoro dipendente che e assai diffuso tra gli operatori economici, politici e, in ampie

    zone, di altre categorie: si tratta in sostanza dell'atteggiamento di chi ritiene che tali

    problemi siano in via di esaurimento in misura direttamente proporzionale al con

    solidamento del processo di industrializzazione ed all'aumento globale della ricchezza

    prodotta. E proprio questa tesi che sia a livello di opinione, sia nella complessa

    costruzione dei nostri autori non ci sembra per nulla convincente.

    5. Clark Kerr ed i suoi compagni di viaggio esprimono e razionalizzano quella tesi perche sono convinti che il processo di industrializzazione inizia nei vari am

    bienti assai caratterizzato sul piano fattuale e su quello ideologico e, naturalmente,

    in relazione al tipo di elite dominante; in seguito, nel corso della inevitabile evolu

    zione, gli elementi caratterizzanti perdono di rilievo e prendono sopravvento ele

    menti comuni, necessariamente richiesti dalla stessa dinamica del processo. La scien

    za, la conoscenza tecnica, le esigenze nazionali della produzione (ed altri fattori, qui

    omessi) favoriscono il trionfo nel lungo periodo dei gruppi manageriali pro

    fessional^ degli imprenditori che sono tali per la funzione che svolgono e non per

    ragioni patrimoniali o politiche o squisitamente ideologiche. Questa tendenza

    unita alia crescente accettazione dei vantaggi dovuti all'industrializzazione da parte

    delle popolazioni dei paesi economicamente avanzati o in via di sviluppo

    comporta il declino della protesta ed un crescente adattamento dei lavoratori rispetto

    alia logica della produzione.

    In questo tipo di ragionamento sono colte alcune tendenze che indubbiamente

    si manifestano nel corso dell'evoluzione dell'industrializzazione in primis, la

    comparsa dei managers professionali e che sono state ampiamente messe in luce

    prima e dopo la pubblicazione dell'opera in questione.

    Tuttavia, anche a proposito dell'evoluzione dell'industrializzazione, il peso affidato

    dagli autori alle elites ci appare esagerato e, quanto meno, discutibile; essi, in pratica,

    pongono le elites come il fattore determinante dei principali processi connessi alia

    esperienza industriale, come il fattore che rappresenta la causa di una serie prolun

    gata di effetti. Questa scelta da rigore e coerenza al loro discorso ma ci sembra

    semplifichi eccessivamente la realta e, soprattutto, non tenga conto che grossi feno

    meni come quelli dell'emigrazione, dell'urbanizzazione, dei consumi di massa

    sorti in concomitanza con l'industrializzazione, hanno assunto dimensioni e caratte

    ristiche non previste e non sempre controllabili da parte degli operatori industriali.

    II nostro rilievo sull'enfasi eccessiva assegnata al ruolo delle elites non e tanto

    dovuto a preoccupazioni di ordine metodologico quanto, invece, al fatto che e con

    tale punto di partenza che gli autori giungono alle loro peculiari conclusioni. Essi,

    infatti, seguendo il tipo sopra descritto di evoluzione dell'industrializzazione, per

    vengono all'affermazione che tale evoluzione comporta il declino della protesta

    operaia e che, nel contempo, risulta assai consolidata la legittimita sociale dei

    managers proprio perche si tratterebbe di persone che esercitano tale ruolo in ragione del possesso di requisiti che risultano funzionali rispetto al sistema produttivo.

    This content downloaded from 140.203.216.58 on Fri, 6 Feb 2015 09:18:30 AMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions

  • 248 GUIDO BAGLIONI

    A queste affermazioni possono essere contrapposte quanto meno due obbiezioni:

    a) gli obbiettivi dei gruppi manageriali e le motivazioni che li sorreggono nel loro impegno

    specie con riferimento alle grandi societa per azioni dei sistemi

    capitalistici non risultano affatto neutrali e la vasta letteratura su questo argo

    mento ha dimostrato, con rare eccezioni, come l'obbiettivo di massimizzare i profitti

    e di utilizzarli ai fini privati resti sempre nel breve e nel lungo periodo, in modo

    diretto o mediato il punto di riferimento della condotta di quanti governano l'im

    presa 14. Su questa base e illusorio pensare che l'azione imprenditoriale si imponga

    da se, sia accettata come tale perche impersonificata da soggetti che svolgono questa

    funzione solamente in forza della competenza, dell'abilita e della dedizione pro

    fessionale.

    Infatti i gruppi manageriali, anche quando hanno una notevole autonomia nella

    conduzione dell'impresa, rappresentano e si identificano con le elites economiche e,

    piu recentemente, rispondono a motivazioni e ad esigenze proprie della loro cate

    goria15; anche in questo caso, dunque, non riescono ad essere portatori di una legit

    timita oggettiva che sarebbe tale perche essi svolgendo la loro funzione

    ter

    rebbero conto, esplicitamente od implicitamente, delle esigenze e delle aspirazioni

    degli altri gruppi sociali 16. II fatto che il governo dell'impresa sia passato nelle

    mani del gruppo dei dirigenti industriali ripropone il problema della legittimita

    dell'impresa e del controllo sociale, sia perche di essa non rispondono piu i proprie

    tari (ossia i piccoli azionisti ed anche i grandi azionisti che non assumono ruoli

    dirigenziali), sia perche essa tende ad esercitare un'influenza massiccia sulla vita

    economica, sociale e politica dell'ambiente 17;

    b) se cio e vero, le modificazioni intervenute nella struttura e nell'ideologia di

    chi gestisce l'industria non comportano affatto l'annullamento e, semplicemente, il

    progressivo venir meno delle differenze istituzionali fra direzione e lavoratori, dello

    squilibrio posizionale fra chi utilizza e chi presta il lavoro, delle differenze di interessi

    fra le due parti nell'organizzazione del lavoro e nella divisione del prodotto azien

    dale. noto che in molti casi (ma non sempre, come negli ultimi tempi) il conflitto

    industriale e meno violento e meno radicale di un tempo; tuttavia tale tendenza non

    puo essere fatta risalire al venir meno delle ragioni del conflitto, quanto, invece, alle

    modificazioni che il conflitto ha subito in connessione con le trasformazioni interve

    nute nel piu generale processo di industrializzazione la.

    Perche i nostri autori non percepiscono questo passaggio?

    Perche essi studiano le motivazioni che inducono gli operai alia protesta nel

    primo periodo dell'industrializzazione (il periodo della rottura del vecchio equilibrio,

    14 Tra le opere piu conosciute su questo argomento, si vedano C. W. Mills, La elite del potere,

    Feltrinelli, Milano 1959; P. A. Baran-P. M. Sweezy, II capitale monopolistico, Einaudi, Torino

    1968. 15 Cfr. J. T. Galbraith, op. cit. 16 Riguardo al fatto che i managers non hanno sostanzialmente mutato la struttura ed i rap

    porti di classe, si veda M. M. Postan, Storia economica d'Europa, 1945-1964, Laterza, Bari 1966. 17 Cfr., tra gli altri, G. Ruffolo, op. cit. 18 Su questo punto ci sia consentito di rimandare al nostro II conflitto industriale e I'azione

    del sindacato, II Mulino, Bologna 1966.

    This content downloaded from 140.203.216.58 on Fri, 6 Feb 2015 09:18:30 AMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions

  • INDUSTRIA E PROTESTA OPERAIA 249

    dell'impatto con il modo nuovo di impiego del lavoro nella fabbrica, della margi nalita politica e sociale del proletariate) ma non compiono la stessa operazione per

    gli operai d'oggi19, dei quali mettono in rilievo solamente la maggiore capacita di

    adattamento lavorativo e le loro diffuse esigenze, che verrebbero soddisfatte dallo

    sviluppo del sistema industriale.

    Inoltre, essi ritrovano condizioni strutturali di sfruttamento sempre nel primo

    periodo e non rawisano condizioni di sfruttamento (anche se meno evidenti e piu

    raffinate) nella grande e media impresa altamente meccanizzata e avvicinata verso

    processi di automazione, dimostrando, in tal modo, di essere dotati di ottimismo, a

    nostro parere, imperdonabile.

    L'attenzione preminente che gli autori riservano alle prime fasi dell'industria

    lizzazione, perche in essa la protesta operaia avrebbe avuto le manifestazioni

    piu diffuse e piu significative, li induce quindi a sottovalutare il problema del lavoro

    dipendente nei tempi a noi piu vicini; a loro giudizio, la prova piu profonda del

    secolare declino del conflitto industriale e ravvisabile nella tendenza ad una sem

    pre maggiore organizzazione ed istituzionalizzazione dei rapporti e dei contrasti

    fra le direzioni e le associazioni dei lavoratori, come dimostra il complesso insieme

    di regole dovute alia contrattazione collettiva, alia legislazione sociale, ed altri istituti

    che regolano il rapporto di lavoro dipendente.

    La tendenza, come e noto, e nei fatti; tuttavia essa non puo semplicemente essere

    interpretata con l'ottica di Kerr e dei suoi colleghi. La cosiddetta istituzionalizzazione

    del conflitto di lavoro non va equivocata; essa esprime un processo che tende a

    sottoporre il conflitto al rispetto di certe regole procedurali (di cui si giovano entrambi le parti in causa) e che consente di non ripartire da zero ogni qual volta si

    profila un problema, un dissenso, una lotta; essa, pero, non comporta la riduzione

    della portata del conflitto, dell'interesse che le parti in esso ravvedono, del suo

    significato politico e culturale, ne abbassa 1'intensita di aspettative che si puo ravvi

    sare nel comportamento dei lavoratori, ad esempio, durante il periodico rinnovo

    di un contratto collettivo.

    Anche quando la contesa negoziale fra imprenditore e lavoro organizzato (nel

    sindacato) si riferisce a problemi di ordine strettamente economico-rivendicativo, va

    sottolineato che tale contesa (nel presente e nel futuro) riguarda uno dei punti

    nevralgici del contrasto di fondo tra le due parti e, inoltre, e ormai acquisito come

    le richieste salariali risultino spesso cariche di significati (per i lavoratori dipendenti)

    che vanno al di la della mera attesa di gratificazioni retributive. I nostri autori sem

    brano essere molto distanti da tale consapevolezza e, anche se non lo affermano espres

    samente, condividono la valutazione (da molti sostenuta, ma non verificata) secondo

    la quale il conflitto industriale tende ad esaurirsi in relazione alPincremento del

    tenore di vita dei lavoratori dipendenti 20.

    19 Altri autori si sono impegnati in tal senso, anche negli Stati Uniti; fra questi uno dei piu interessanti e dei piu rigorosi e E. V. Schneider, Industrial Sociology, Mc Graw-Hill Book

    Company, New York 1957. 20 Uno degli studiosi contemporanei che ha dimostrato l'infondatezza di tale valutazione, pur

    tendendo a sdrammatizzare il conflitto industriale in ragione della sua istituzionalizzazione, e R. Dahrendorf, Classi e conflitto di classe nella societa industriale, Laterza, Bari 1963.

    This content downloaded from 140.203.216.58 on Fri, 6 Feb 2015 09:18:30 AMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions

  • 250 GUIDO BAGLIONI

    Ma c'e un altro punto che va messo a fuoco per meglio comprendere la prospettiva

    degli autori e, se ci e permesso, le ragioni del nostro dissenso. Essi, in numerosi pas

    saggi, intendono la protesta operaia come 1'insieme di movimenti collettivi e di

    schemi ideologici che si pongono in alternativa all'organizzazione del sistema indu

    striale e, conseguentemente, hanno buon gioco nel sostenere che 100 anni di espe rienza hanno ridotto le alternative concrete e che, quindi, il livello della protesta

    operaia e diminuito, in quanto i programmi volti ad evadere, ad evitare od a rove

    sciare l'ordine industriale hanno perso il loro potere di richiamo .

    Ora, a parte la rigidita di quest'ultima asserzione, bisogna sottolineare che

    essi non riescono a distinguere fra la protesta nei riguardi dell'ordine capitali stic e degli ordinamenti istituzionali concomitanti al sorgere dell'industrializzazione

    e la reazione operaia che si manifesta (sia pure in misura ed in forme diverse)

    ovunque si utilizzi il lavoro dipendente. La prima e probabilmente in declino, anche se

    con vistose eccezioni e con andamento non del tutto lineare; la seconda continua a

    sussistere negli stessi ambienti piu avanzati. Quest'ultima anche se non e sempre

    nettamente distinguibile dalla protesta contro l'industria capitalistica come tale

    rappresenta un dato di fatto costante che si trova in tutto l'arco di svolgimento del

    processo di industrializzazione, ha una sua autonomia, una sua logica (si pensi alia

    grande tradizione trade-unionista) che non e semplicemente il residuo della protesta del primo tipo, necessariamente ispirata da vasti disegni ideologici21.

    Non e questa solamente la nostra convinzione ma, al contrario, in una simile

    prospettiva si puo far confluire l'insegnamento di tutti quegli studiosi in primis,

    Commons e Perlman della scuola del Wisconsin 22 - che hanno valutato il

    conflitto industriale e l'azione sindacale all'interno dell'ordinamento industriale, l'uno

    e l'altra come elementi intrinseci del rapporto di lavoro, senza ricorrere ad interpre tazioni del tipo ideologico dianzi indicato.

    In definitiva, possiamo seguire Kerr ed i suoi colleghi quando sottolineano

    l'adattamento dei lavoratori all'industria nel senso che essi sono oggi piu con

    sapevoli di ieri di cosa comporta l'impegno professionale nell'azienda industriale

    ma riteniamo che cio non significhi piena conformita ai criteri di organizzazione e di

    valutazione del lavoro stabiliti dagli imprenditori, dagli stessi managers professionali.

    Su questo piano, certamente non destinato ad assottigliarsi, si ripropone co

    stantemente il conflitto: esso probabilmente non assumera le tinte tardo-romantiche

    (volute da molti letterati) di reazione al macchinismo industriale 23; esso, di norma, non sara il portato di un rifiuto dell'impegno industriale del lavoro che coinvolge la stessa struttura istituzionale della societa; il conflitto, in ogni modo, non si confi

    gurera semplicemente come una serie di contrasti fra burocrati (manageriali, sin

    dacali e governativi) anche se il pericolo della sclerosi burocratica e sempre pre

    sente ma, al contrario, e destinato ad esprimere un complesso ordine di aspira

    21 II graduale, ma non assoluto, passaggio dalla prima alia seconda forma di protesta operaia e stato da noi esposto nel volume II problema del lavoro operaio, cit.; si veda, in par ticolare, il cap. VI.

    22 Ibid., cap. IV. Si veda inoltre M. Perlman, Labor Union Theories in America, cit. e G.

    Giugni, Introduzione a S. Perlman, Ideologia e pratica delfazione sindacale, cit. 23 Atteggiamento brillantemente discusso da F. Ferrarotti, in Macchina e uomo nella societa

    industriale, E.R.I., Torino 1963.

    This content downloaded from 140.203.216.58 on Fri, 6 Feb 2015 09:18:30 AMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions

  • INDUSTRIA E PROTESTA OPERAIA 251

    zioni collettive, di esigenze diffuse, di attitudini competitive, che non sono certo

    in fase di liquidazione e che la stessa cultura dei paesi industriali avanzati contribui

    sce a riformulare di ambiente in ambiente, di generazione in generazione 21.

    su questa base che respingiamo la prospettiva degli autori di Industrialism

    and Industrial Man, per i quali la protesta operaia e piu il frutto del passato che

    il seme del presente 2S.

    GUIDO BAGLIONI

    2i Cfr. A. Kornhauser, Human Motivations Underlying Industrial Conflict, in A. Kornhauser - R. Dubin - A. M. Ross, op. cit.

    25 Per altre considerazioni su quest'opera rimandiamo a V. R. (leggasi: V. Rieser) nella recensione in Quaderni di Sociologia, XII, n. 4, ottobre-dicembre 1963.

    This content downloaded from 140.203.216.58 on Fri, 6 Feb 2015 09:18:30 AMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions

    Article Contentsp. [241]p. 242p. 243p. 244p. 245p. 246p. 247p. 248p. 249p. 250p. 251

    Issue Table of ContentsStudi di Sociologia, Anno 7, Fasc. 3 (Luglio Settembre 1969), pp. 211-308Front MatterCARISMA E ISTITUZIONI: MAX WEBER E LA SOCIOLOGIA MODERNA [pp. 211-240]NOTE E DISCUSSIONISVILUPPO DELL'INDUSTRIA E PROTESTA OPERAIA [pp. 241-251]MODELLI BUROCRATICI ED ORDINAMENTO PROCESSUALE [pp. 252-262]LE STATISTICHE SULL' EMIGRAZIONE: SITUAZIONE E PROPOSTE [pp. 263-276]SOCIET SOCIALISTA E LAICIZZAZIONE: LA DINAMICA ATTUALE DELL'ATTEGGIAMENTO RELIGIOSO IN POLONIA [pp. 277-288]EUROCENTRISMO E SOTTOSVILUPPO: UNA CRITICA SOCIOLOGICA [pp. 289-301]

    ANALISI D'OPEREReview: untitled [pp. 302-303]Review: untitled [pp. 303-303]Review: untitled [pp. 304-304]Review: untitled [pp. 304-306]Review: untitled [pp. 306-307]

    Back Matter