balkan florence express - journal 27.11.2012

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In partnership con Un’iniziativa di 3URJHWWR FR¿QDQ]LDWR dall’Unione Europea Journal ZZZEDONDQÀRUHQFHH[SUHVVRUJ BELVEDERE Ahmed Imamović, BiH di Adis Bjelanović A SCUOLA NEL MONTE “NERO” Momir Matović, MNE TILVA ROŠ N. Ležaić, SRB Belvedere. Non si può immaginare che una pa- rola così sia il nome di un campo profughi per coloro che sono sopravvissuti al genocidio di Srebrenica. Una storia straziante su un tassel- lo della storia Europea. Questo film è un pezzo di un puzzle complesso, una storia molto privata di una famiglia che affronta il passaggio del do- poguerra verso la vita normale nel posto dove li è stato tolto tutto. Il film di Ahmed Imamovic (2010) analizza il contrasto tra coloro che vivono ancora nel passato non riuscendo a chiudere un capitolo sanguinolento e crudele, e coloro che cercano di vivere il presente. Questo contrasto viene accentuato dal regista con le immagini in bianco e nero e il grigiore delle persone nel cam- po profughi, contrapposte a quelle a colori del Grande Fratello di Belgrado, a cui il giovane Ado riesce a partecipare volendo cambiare pagina. Si percepisce il contrasto anche tra coloro che vi- vono nella frustrazione affrontano i dolori aspet- tando di ritrovare i resti dei figli, mariti e padri, quelli che vivono nella negazione delle atrocità e quelli che hanno voglia di cambiare. Il film è un connubio di emozioni generalmente frustranti, ma non è detto che non riesca a strappare un piccolo sorriso ogni tanto, vedendo un genitore ed il suo rapporto con l’unico figlio rimasto. Le dinamiche sono alternate tra momenti semplici o crudi e quelli complessi nei quali si affronta il dopoguerra. Il regista cerca di mettere lo spetta- tore a disagio, facendo in modo di fargli provare quello che stanno vivendo le donne di Srebre- nica ancora dopo tutti questi anni, nell’ombra e nell’ignoranza del mondo. Mi sembra significa- tivo concludere introducendo un mezzo del poe- ma Le lacrime delle madri di Srebrenica: “Voi dite: / guardate al futuro! Ma noi, nessun / futuro in nessun luogo / riusciamo a vedere / né vediamo che lui / con un sol occhio / guardi noi / e neppure che ci veda / e che di noi si preoccupi” Mostrandoci la desolazione, il degrado urbanisti- co e culturale di un Montenegro alle prese con esigenze nuove, di modernità e cambiamento, il regista Momir Matović con il suo docu-film “Per- severance…Spirit..Breath/Opstajanje…Duh… Dah..” apre la rassegna cinematografica “Balkan Florence Express” dedicata alla cultura balcani- ca. Il lavoro del regista, racconta di una profonda difficoltà vissuta in alcune zone del paese, dove le relazioni tradizionali, le abitudini individuali e le più semplici attività quotidiane passano in secondo piano in nome della modernità e dello sviluppo. Matović descrive tre scuole un tempo gremite di studenti, ma oggi frequentate rispetti- vamente solo da un professore ed il suo alunno. Molta importanza in questo frangente viene data al rapporto che intercorre tra i due soggetti che in uno dei casi è anche il rapporto fra il padre e suo figlio. La disperazione che traspare dai volti dei professori trasmette la loro preoccupazione per i loro alunni, costretti a passare la ricreazione soli su un’altalena o ad interloquire con l’unica figura presente: il maestro, il quale cambiando costume diventa prima compagno, poi confiden- te fino a rappresentare lui stesso tutte le figure che un bambino generalmente incontra nel suo percorso formativo. La tenerezza evocata da Mico, uno dei tre alunni, mentre risponde in un inglese fanciullesco alle domande della maestra; la riverenza di Vuk nei confronti del maestro-pa- dre e l’impaziente attesa della pensione da parte del terzo insegnante, fotografano una situazione limite dove il timore di un futuro incerto blocca la spinta del cambiamento. Tale paura emerge nella scena finale dove, diplomato l’ultimo alun- no, il “maestro di nessuno” rivolgendosi ad una fotografia di Tito, urla le sue inquietudini riguardo al futuro. Film serbo diretto da N. Lezaic, proiettato duran- te la prima giornata del Balkan Florence Express, alla sua prima edizione presso il Cinema/Teatro Odeon di Firenze. La pellicola racconta la vita di due ragazzi serbi, Marko e Stefan, nella cittadina mineraria di Bor, che trascorrono le giornate andando sullo skate e facendo video in stile “jackass” con gli amici. Il tempo scorre tra una bravata e l’altra, in un co- stante disagio che porta a litigi e incomprensioni apparentemente di poco conto, che però spesso sfociano in episodi di violenza sia fisica che ver- bale, anche tra amici, cosa che testimonia un pe- renne bisogno di sfogarsi, forse per la mancanza di speranze nel futuro. Il film offre una descrizione diretta e schietta della situazione in cui versano le giovani generazioni di oggi, apparentemente spensierate, ma forse in fondo profondamente irrequiete e prive di valori su cui basarsi, alla continua ricerca di un’identità. I due protagonisti e i loro amici sembrano sentirsi quasi costretti a fare e filmare ogni giorno una “bravata” sempre più estrema e pericolosa per “sentirsi vivi”, per sentirsi utili a qualcosa. Il la- voro non è una cosa che contemplano, la città di Bor non offre grandi grandi possiblità e la voglia di impegnarsi scarseggia. La storia si svolge in Serbia, ma descrive una situazione che si può trovare in tanti altri paesi europei, dove il futuro dei giovani è sempre più incerto e il presente sempre più difficile. Ottima prova degli attori, ospiti durante la proie- zione, che ci hanno raccontato quanto si siano rivisti nei ruoli che hanno interpretato e come il film sia stato accolto dal pubblico serbo; come prevedibile molto bene dai giovani, un po’ meno dai “più grandi”, colpiti negativamente dai com- portamenti delle nuove generazioni. Abdulah Sidran di Sunanda Girolami e Matteo Agresti di Beatrice Marazzini

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BELVEDEREAhmed Imamović, BiHdi Adis Bjelanović

A SCUOLA NELMONTE “NERO”Momir Matović, MNE

TILVA ROŠN. Ležaić, SRB

Belvedere. Non si può immaginare che una pa-rola così sia il nome di un campo profughi per coloro che sono sopravvissuti al genocidio di Srebrenica. Una storia straziante su un tassel-lo della storia Europea. Questo film è un pezzo di un puzzle complesso, una storia molto privata di una famiglia che affronta il passaggio del do-poguerra verso la vita normale nel posto dove li è stato tolto tutto. Il film di Ahmed Imamovic (2010) analizza il contrasto tra coloro che vivono ancora nel passato non riuscendo a chiudere un capitolo sanguinolento e crudele, e coloro che cercano di vivere il presente. Questo contrasto viene accentuato dal regista con le immagini in bianco e nero e il grigiore delle persone nel cam-po profughi, contrapposte a quelle a colori del Grande Fratello di Belgrado, a cui il giovane Ado riesce a partecipare volendo cambiare pagina. Si percepisce il contrasto anche tra coloro che vi-vono nella frustrazione affrontano i dolori aspet-tando di ritrovare i resti dei figli, mariti e padri, quelli che vivono nella negazione delle atrocità e quelli che hanno voglia di cambiare. Il film è un connubio di emozioni generalmente frustranti, ma non è detto che non riesca a strappare un piccolo sorriso ogni tanto, vedendo un genitore ed il suo rapporto con l’unico figlio rimasto. Le dinamiche sono alternate tra momenti semplici o crudi e quelli complessi nei quali si affronta il dopoguerra. Il regista cerca di mettere lo spetta-tore a disagio, facendo in modo di fargli provare quello che stanno vivendo le donne di Srebre-nica ancora dopo tutti questi anni, nell’ombra e nell’ignoranza del mondo. Mi sembra significa-tivo concludere introducendo un mezzo del poe-ma Le lacrime delle madri di Srebrenica:

“Voi dite: / guardate al futuro! Ma noi, nessun / futuro in nessun luogo / riusciamo a vedere / né vediamo che lui / con un sol occhio / guardi noi / e neppure che ci veda / e che di noi si preoccupi”

Mostrandoci la desolazione, il degrado urbanisti-co e culturale di un Montenegro alle prese con esigenze nuove, di modernità e cambiamento, il regista Momir Matović con il suo docu-film “Per-severance…Spirit..Breath/Opstajanje…Duh…Dah..” apre la rassegna cinematografica “Balkan Florence Express” dedicata alla cultura balcani-ca. Il lavoro del regista, racconta di una profonda difficoltà vissuta in alcune zone del paese, dove le relazioni tradizionali, le abitudini individuali e le più semplici attività quotidiane passano in secondo piano in nome della modernità e dello sviluppo. Matović descrive tre scuole un tempo gremite di studenti, ma oggi frequentate rispetti-vamente solo da un professore ed il suo alunno. Molta importanza in questo frangente viene data al rapporto che intercorre tra i due soggetti che in uno dei casi è anche il rapporto fra il padre e suo figlio. La disperazione che traspare dai volti dei professori trasmette la loro preoccupazione per i loro alunni, costretti a passare la ricreazione soli su un’altalena o ad interloquire con l’unica figura presente: il maestro, il quale cambiando costume diventa prima compagno, poi confiden-te fino a rappresentare lui stesso tutte le figure che un bambino generalmente incontra nel suo percorso formativo. La tenerezza evocata da Mico, uno dei tre alunni, mentre risponde in un inglese fanciullesco alle domande della maestra; la riverenza di Vuk nei confronti del maestro-pa-dre e l’impaziente attesa della pensione da parte del terzo insegnante, fotografano una situazione limite dove il timore di un futuro incerto blocca la spinta del cambiamento. Tale paura emerge nella scena finale dove, diplomato l’ultimo alun-no, il “maestro di nessuno” rivolgendosi ad una fotografia di Tito, urla le sue inquietudini riguardo al futuro.

Film serbo diretto da N. Lezaic, proiettato duran-te la prima giornata del Balkan Florence Express, alla sua prima edizione presso il Cinema/Teatro Odeon di Firenze.La pellicola racconta la vita di due ragazzi serbi, Marko e Stefan, nella cittadina mineraria di Bor, che trascorrono le giornate andando sullo skate e facendo video in stile “jackass” con gli amici. Il tempo scorre tra una bravata e l’altra, in un co-stante disagio che porta a litigi e incomprensioni apparentemente di poco conto, che però spesso sfociano in episodi di violenza sia fisica che ver-bale, anche tra amici, cosa che testimonia un pe-renne bisogno di sfogarsi, forse per la mancanza di speranze nel futuro.Il film offre una descrizione diretta e schietta della situazione in cui versano le giovani generazioni di oggi, apparentemente spensierate, ma forse in fondo profondamente irrequiete e prive di valori su cui basarsi, alla continua ricerca di un’identità. I due protagonisti e i loro amici sembrano sentirsi quasi costretti a fare e filmare ogni giorno una “bravata” sempre più estrema e pericolosa per “sentirsi vivi”, per sentirsi utili a qualcosa. Il la-voro non è una cosa che contemplano, la città di Bor non offre grandi grandi possiblità e la voglia di impegnarsi scarseggia.La storia si svolge in Serbia, ma descrive una situazione che si può trovare in tanti altri paesi europei, dove il futuro dei giovani è sempre più incerto e il presente sempre più difficile.Ottima prova degli attori, ospiti durante la proie-zione, che ci hanno raccontato quanto si siano rivisti nei ruoli che hanno interpretato e come il film sia stato accolto dal pubblico serbo; come prevedibile molto bene dai giovani, un po’ meno dai “più grandi”, colpiti negativamente dai com-portamenti delle nuove generazioni.

Abdulah Sidran

di Sunanda Girolami e Matteo Agrestidi Beatrice Marazzini

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JournalPROGRAMMA

LUNEDì 26 15.30PerSeverAnce...SPirit...breAth/oPStAjAnje...duh...dAhdi Momir Matovic, Montenegro, 2011, 59’In Montenegro le esigenze della società moderna hanno cambiato radicalmente molte relazioni, tra-sformando le abitudini delle comunità tradizionali. Il documentario mostra tre scuole elementari situate in zone remote, nelle quali tre studenti stanno passando il loro ultimo anno con un insegnante ciascuno.

16.40the AlbAniAn/der AlbAnerdi Johannes Naber, Germania/Albania, 2010, 105’Dopo una serie di drammatici eventi Arben decide di partire con la fidanzata Etleva per Berlino nel tenta-tivo di sfuggire alla vendetta familiare per motivi di onore. I due giovani vanno in Germania rincorrendo il sogno di un nuovo inizio, ma come molti si troveranno a vivere ai margini della società.

18.30cinemA KomuniStodi Mila Turajlic, Serbia, 2010, 100’Alla presenza dell’autrice. Il documentario racconta la nascita e lo sviluppo dell’industria cinematografica jugoslava, il cinema amato da Tito e la storia della casa di produzione Avala Film e della monumentale Filmski Grad creata sul modello di Cinecittà e della praghese Barrandov. Cinema Komunisto è stato premiato al Trieste Film Festival (2011).

20.30tilvA roŠdi Nikola Ležaic, Serbia, 2010, 99’Interviene Mario Boccia, fotogiornalista (coll. de Il Manifesto)Finite le scuole superiori, ultima occasione prima di partire per l’università o farsi strada nel mondo del la-voro, Toda e Stefan trascorrono l’estate girando vide-oclips “jackass” e passando il tempo con una vecchia amica appena rientrata dalla Francia, Dunja. Sullo sfondo della cittadina mineraria di Bor le vacanze dei protagonisti scorrono inquiete tra amicizia e rivalità.

22.00belvederedi Ahmed Imamovic, Bosnia Erzegovina, 2010, 90’Interviene Mario Boccia, fotogiornalista (coll. de Il Manifesto)Una famiglia scampata al massacro di Srebrenica vive nel campo profughi Belvedere. Qui un giovane guarda al mondo del Grande Fratello rifiutandosi di restare ancorato al traumatico vissuto dei genitori. Il film gioca sul contrasto tra passato e futuro, vecchie e nuove generazioni, tra le riprese in bianco e nero del campo e i colori sgargianti della Casa più famosa della televisione.

MARTEDì 27 16.00blue wAll red doordi Alban Muja e Yll Citaku, Kosovo, 2009, 33’Le vie di Pristina sono le protagoniste di Blue Wall Red Door, luogo d’incontro e punto di riferimento per i cittadini pur nell’assenza di una loro precisa denominazione. Il documentario, diretto da Alban Muja e Yll Çitaku, ritrae il caos che ancora oggi in-vade le strade della città contraddistinte dal continuo cambiamento di nomi.

16.45the SeAmStreSS/ShivAchKitedi Biljana Garvanlieva, Macedonia, 2010, 26’Un documentario che racconta la fiorente produ-zione tessile in Macedonia, tutta al femminile. Dalla piccola città di Stip la regista ritrae la dura realtà provocata dal crollo del comunismo: gli uomini sono senza lavoro e le donne, le sarte, sono le uniche a portare avanti la famiglia e mantenere i figli

17.30little love god/mAli ljubAvini bogdi Željko Sošic, Montenegro, 2011, 90’La vita di Nikola, medico macedone in Montenegro, viene sconvolta dall’improvvisa scomparsa della moglie Nina che genera un clima di mistero e paura, anche all’interno della famiglia stessa. A distanza di cinque anni dal suo primo film, Sošić si aggiudica con Little Love God un posto nel panorama cinema-tografico internazionale.

19 .30Family meals/Nije TiŽivoT Pjesma hAvAjAdi Dana Budisavljevic, Croazia, 2012, 49’Alla presenza dell’autrice. Interviene Bar-bara Gruden (Radio Rai)Una famiglia media croata durante una serie di cola-zioni e pranzi tenta di parlare di cose che realmente stanno loro a cuore, lo stile hippy dei genitori negli anni ‘70, l’omosessualità della figlia, la malattia del fratello, la guerra. Ritratto sincero di una famiglia Family meals è come una buona cena, speziata con amore, lacrime e un bicchiere di vino.

20.35mother of ASPhAlt/mAjKA ASfAltAdi Dalibor Matanic, Croazia, 2010, 107’Interviene Barbara Gruden (Radio Rai)Mara trova il coraggio e la forza di lasciare il marito violento e tenta di ricostruirsi una vita insieme al figlioletto di sei anni. La complessità di questo dramma si rivela nella accurata descrizione della psicologia dei personaggi che il regista Dalibor Matanić riesce a descrivere con efficacia

22.40PunK’S not deAd/PunKot ne e mrtovdi Vladimir Blaežvski, Macedonia, 2011, 104’Mirsa, ex star punk di Skopje, viaggia lungo la peni-sola balcanica per rimettere insieme la vecchia band e partecipare ad un importante evento musicale. Brillante commedia noir che affronta tematiche pro-fonde quali le differenze culturali e l’ostilità tra etnie nei paesi balcanici attraverso una incalzante ironia e un’ avvincente colonna sonora.

MERCOLEDì 28 16.00not A cArwASh/ S’ËShtË lAvAhdi Gentian Koçi, Albania, 2012, 49’ v.o. sub. ita/engAlla presenza dell’autoreGentian Koçi al suo primo documentario parla del valore sociale e creativo del cinema in antitesi alle logiche del business e della politica. L’unica sala cinematografica della capitale Tirana rischia di dive-nire uno spazio commerciale; studenti, professori, attivisti e amanti del cinema scendono in piazza per evitarne la chiusura.

17:00the blocAKe/bloKAdAdi Igor Bezinović, Croazia, 2012, 93’ v.o. sub. ita/engIgor Bezinović documenta la nascita e gli sviluppi della più lunga e significativa protesta avvenuta in Croazia dagli anni ‘70. Nel 2009 gli studenti della Facoltà di scienze umanistiche di Zagabria manife-stano contro la privatizzazione del sistema educativo nazionale con il sostegno di parte del corpo docente, ben presto seguiti da numerose altre facoltà.

19.30A letter to dAd/PiSmo tAti di Srdjan Keča, Serbia, 2011, 48’ v.o. sub. ita/engNel tentativo di dare un senso al suicidio del padre, il regista si serve di vecchie foto, video e lettere per ricostruire la storia della propria famiglia. Un’inda-gine dolorosa che sarà solo il punto di partenza per gettare lo sguardo su un contesto più ampio, dram-maticamente attraversato dalle atrocità della guerra

20.35AmneStydi Bujar Alimani, Albania, 2011, 83’ v.o. sub. ita/engAlla presenza della protagonista Luli Bitri. Interviene Stefano Marcelli (RAI 3) Elsa e Spetim si incontrano nel carcere dove i rispet-tivi coniugi sono detenuti. Fra loro nasce un’intensa storia d’amore. La relazione viene però messa in crisi nel momento in cui il governo albanese decide di concedere l’amnistia ai reclusi. Amnesty ha vinto, tra gli altri, il premio C.I.C.A.E. alla Berlinale 2011 e il FIPRESCI al Cineuropa Prize - Lecce EFF 2011.

22:10joSefdi Stanislav Tomić, Croazia, 2011, 90’ v.o. sub. ita/engDopo la disfatta dell’esercito austroungarico in Ga-lizia un soldato croato ruba la piastrina di un caduto assumendone l’identità. La piastrina, su cui è inciso un nome: Josef, passa di mano in mano lungo il fronte orientale, passando dall’uno all’altro esercito. Il film prende spunto dalle voci sull’incerto passato di Tito, le cui origini rimangono ancora velate di mistero.

GIOVEDì 29 16.00yeArS eAten by lionS/godine KAje Su Pojeli lAvovidi Boro Kontic, Bosnia Erzegovina, 2010, 59Il regista ripercorre le storie dei giornalisti che duran-te la guerra nella ex Yugoslavia utilizzarono i media per fomentare tensioni etniche e violenza. Il film segue gli sviluppi delle vicende giudiziarie con una serie di interviste ad alcuni dei protagonisti di questo triste capitolo della storia contemporanea

17.20villAge without women/Selo bed enAdi Srdjan Šarenac, Bosnia Erzegonvia, 2010, 83’In Serbia, isolato sulla cima di una montagna, sorge il villaggio di Zabrdje abitato da quattro uomini. Uno di essi Zoran, ha 35 anni e si vuole sposare. L’unica soluzione sarebbe trovare una moglie in un villaggio a pochi chilometri in Albania, ma le tensioni tra serbi e albanesi sono ancora un ostacolo. Questo film ha vinto premi in molti festival internazionali.

19.00Premiazione concorso fotografico i balcani in italia oxfam italia

20.10SevdAhdi Marina Andree, Croazia/Bosnia Erze-govina, 2009, 66’ | In collaborazione con Fondazione Studio Marangoni | Alla pre-senza del protagonista Damir Imamović. Interviene Gigi Riva (L’Espresso)Il documentario è un viaggio emotivo e personale fatto di immagini, ritmi, e parole attraverso le tradizioni musicali della Bosnia. Sevdah è un sentimento di malinconia e tristezza caratteristico della cultura bosniaca. La regista Marina Andree e il compositore Damir Imamović riflettono sulla memoria e il dolore della perdita.

21.30Snow/Snijegdi Aida Begic, Bosnia Erzegovina, 2008, 99’Alla presenza della sceneggiatrice Elma Tataragić. Interviene Gigi Riva (L’Espresso)Gli ultimi abitanti di Slavno, sopravvissuti alla deva-stazioni delle guerre, si ritrovano a dover far fronte al sopraggiungere dell’inverno ma anche all’arrivo di due uomini di affari che vogliono comprare il villaggio. Opera prima della bosniaca Aida Begić, Snijeg, ha vinto il pre-mio nella Semaine de la Critique a Cannes nel 2008.

VENERDì 30CINEMA AUDITORIUM STENSENViale Don Minzoni 25/c - Firenze 18.00dimmi che deStino Avrò di Peter Marcias, Italia, 80’, v.o. ita sub engAlla presenza del regista e della protago-nista Luli BitriGirato tra Parigi e Cagliari il film parla del rapporto tra Alina, ragazza di origine rom che ha lavorato per molti anni all’estero, e il commissario Esposito in un incontro/scontro tra la cultura rom e gagé (non rom). Protagonista l’attrice albanese Luli Bitri e Salvatore Cantalupo. La pellicola è stata proiettata al Torino Film Festival 2012.