battista cristinelli il sindaco comune di parzanica a cura...

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Il Sindaco Battista Cristinelli Quaderni di cultura e di storia locale a cura del Comune di Parzanica Con questa pubblicazione il Comune di Parzanica prosegue un’esperienza editoriale, quella dei “Quaderni di cultura e di storia locale”, con la quale in- tende perseguire due obbiettivi, tra di loro complementari: far conoscere Parzanica fuori dai confini del Comune, per valorizzarne le molte risorse ambientali e culturali e far conoscere ai Parzé (questo il nome originario dei suoi abitanti) le loro radici. Radici antichissime, che risalgono nei secoli, fino a quando si perde la me- moria, per mancanza di documenti. Radici la cui memoria va rinsaldata, per non perdere un’identità che è la base sulla quale costruire il dialogo con tut- ti. Questo numero di Parzé racconta di alcuni squarci di vita vissuta dalla co- munità di Parzanica nell’Ottocento, mettendo in evidenza luci e ombre, at- ti di eroismo e situazioni di disagio che molto assomigliano a quelle che oggi vediamo spesso sulle pagine dei giornali o nelle immagini televisive. Raccontiamo di tre patrioti, che hanno combattuto l’Imperial Regio Gover- no austriaco per costruire l’unità d’Italia e di una giovane fanciulla, partita per fare la sarta e indotta alla prostituzione da una donna priva di scrupoli. Raccontiamo di un affresco perduto e che vorremmo ritrovare. Raccontiamo dei romiti, figure estinte dal sopravvenire della modernità, ma che fino a poco tempo fa custodivano la chiesa della Santissima Trinità ed erano, a loro modo, anche custodi della tradizione e della comunità. Il rac- conto dei romiti è di don Aldo Cristinelli, romito vivente, anche se non abi- ta alla Trinità, custode della Tradizione e della Sapienzialità secolare che emerge, vitale e vivificante, trasformata e tradotta, ma non tradita, dalle sue parole, dai suoi scritti e dal suo modo di vivere.

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Il Sindaco Battista Cristinelli

Quaderni di cultura e di storia localea cura del

Comune di Parzanica

Con questa pubblicazione il Comune di Parzanica prosegue un’esperienzaeditoriale, quella dei “Quaderni di cultura e di storia locale”, con la quale in-tende perseguire due obbiettivi, tra di loro complementari: far conoscereParzanica fuori dai confini del Comune, per valorizzarne le molte risorseambientali e culturali e far conoscere ai Parzé (questo il nome originario deisuoi abitanti) le loro radici. Radici antichissime, che risalgono nei secoli, fino a quando si perde la me-moria, per mancanza di documenti. Radici la cui memoria va rinsaldata, pernon perdere un’identità che è la base sulla quale costruire il dialogo con tut-ti. Questo numero di Parzé racconta di alcuni squarci di vita vissuta dalla co-munità di Parzanica nell’Ottocento, mettendo in evidenza luci e ombre, at-ti di eroismo e situazioni di disagio che molto assomigliano a quelle che oggivediamo spesso sulle pagine dei giornali o nelle immagini televisive. Raccontiamo di tre patrioti, che hanno combattuto l’Imperial Regio Gover-no austriaco per costruire l’unità d’Italia e di una giovane fanciulla, partitaper fare la sarta e indotta alla prostituzione da una donna priva di scrupoli.Raccontiamo di un affresco perduto e che vorremmo ritrovare. Raccontiamo dei romiti, figure estinte dal sopravvenire della modernità, mache fino a poco tempo fa custodivano la chiesa della Santissima Trinità ederano, a loro modo, anche custodi della tradizione e della comunità. Il rac-conto dei romiti è di don Aldo Cristinelli, romito vivente, anche se non abi-ta alla Trinità, custode della Tradizione e della Sapienzialità secolare cheemerge, vitale e vivificante, trasformata e tradotta, ma non tradita, dallesue parole, dai suoi scritti e dal suo modo di vivere.

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Affrontiamo in questo studio perParzé la storia dei romiti, per laquale è assai importante la recen-te ricerca storica della prima evan-gelizzazione nelle nostre campa-gne e vallate fatta dai monaci diS.Colombano da Bobbio in Italia eda S. Gallo in Svizzera. Un validocomitato di livello europeo, ani-mato da d.Michele Tosi, ha in par-te ricuperato e studiato il primitivoArchivio di Bobbio; ha analizzatoil nostro passaggio dall’arianesimolongobardo al cristianesimo auten-tico. I luoghi primitivi di culto e dei“pagus” diventano “oratori” spes-so dedicati alla SS.Trinità. I mona-ci, da pellegrini in esodo, si fannovicini e condividono la vita con imarginali, i boscaioli, i contadini,con piccole strutture: cella-orato-rio- scòla, nel ritmo del pregare,del lavorare ed insegnare.Hanno anche tempi forti di “de-serto” per verifiche-revisioni ingrotte-oraculum od in eremi-romi-tori, per discernere nel silenzio-ascolto della Parola, la Volontàdell’Abbà e nella sua tenerezza di-vina, abbandonarsi nello Shalòm enelle sue mani.Il Vangelo, vissuto e testimoniato

come bella e reale notizia, diventaper tutti grazia di iniziazione ereale trasformazione di vita. Oggiper noi questi oratori-romitori so-no sacre testimonianze del cammi-no profondo dei nostri antenati sulsentiero montanaro della sequelanelle beatitudini del mistero pas-quale. Qui, come catena di padri,vengono nei tempi forti dell´annoliturgico per ritiri e nelle situazionidrammatiche della vita per veglia-re la notte che diventa mattino.Scrutano il grande e meravigliosoaffresco absidale, dove l’Abbà ab-braccia il Figlio crocifisso in unmistero di risurrezione: affrescoche si trasfigura piano piano, conle prime luci dell’alba, che filtranodalle finestrelle orientate e spalan-cate al sole nascente. Da qui, illu-minati nel cuore da una speranzasottile, trasformati e rinati, ritor-nano convinti e motivati nella real-tà del quotidiano.La iniziazione cristiana autenticadi questo monachesimo rimanesempre significativa e forte nellenostre comunità. Molto pregnanteè la frequentazione di monasteried eremi della nostra gioventù inricerca.

ORATORI, ROMITORI E ROMITI DELLA TERRA SEBINO CAMUNAdon Aldo Cristinelli

D iamo, di seguito, con grandepiacere, una testimonianzadi don Aldo Cristinelli sui ro-

miti, sugli oratori e sui romitori sebi-no-camuni, con una sola precisazio-ne: sbaglia don Aldo quando affermache l’ultimo dei romiti è stato DanieleDanesi. A chi, come me, ha il privile-gio di conoscerlo, don Aldo regala lacertezza che la tradizione dei romiti èviva, per il semplice fatto, evidente edeclatante, che il romito vivente è lui.Non abita alla SS Trinità di Parzani-ca, ma è come se l’abitasse, perché neè il custode da sempre, così come lo èdella Tradizione, che fa vivere con lapassione della trasmissione orale, checala a fatica nello scritto, quasi che leparole fissate sulla carta perdessero illoro vero significato. Parlando con luisi avverte il vigore della Sapienzialità

secolare che emerge, vitale e vivifican-te, trasformata e tradotta, ma nontradita. Don Aldo è, per usare un ter-mine che gli piace, la sortìa, la sor-gente dalla quale sgorgano anticheparole che parlano più al cuore e al-l’anima che alla mente, come è giustoche sia. Don Aldo è, come le sorgenti,antico e giovane, frizzante, gioioso:una testimonianza di vitalità, di vo-glia di vivere, di libertà. Tra tutte leemozioni che regala a chi lo incontradon Aldo trasmette, in primo luogo,quella della libertà: il bene più prezio-so del quale l’uomo sia stato dotato. Ilculto della libertà è nei cromosomi de-gli abitanti antichi e moderni di Par-zanica e anche in questo senso DonAldo è il custode e il testimone, il “ro-mito” della”Santissima”. Lunga vita.

Silvano Danesi

Don Aldo Cristinelli, a destra nella foto, con il patriarca di Venezia, Angelo Roncalli (poiGiovanni XXIII) il giorno della sua consacrazione sacerdotale.

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Gli archivi diocesani e parrocchialidocumentano frequentementequesta presenza degli oratori - ro-mitori dei cristiani Sebino-Camu-ni. Nei testamenti si ricordanospesso dei bisogni del loro orato-rio-romitorio, che ha una grandeforza di attrazione spirituale e disacra memoria; è gestito normal-mente nelle vicinie da comitatoeletto con i due terzi ogni anno,con due sindaci, tesoriere e can-celliere. E l’amministrazione èsempre molto corretta, solidale etrasparente. Il tutto è segnale pa-tente della memoria iniziatica delmonachesimo.Solo nel periodo della rivoluzionefrancese vengono più o meno di-mezzati i valori patrimoniali per al-tri interessi sociali .L’archivio parrocchiale di Parzani-ca conserva una documentazionemolto interessante su questa tema-tica. Risulta anche una intensa fre-quentazione per veglie, ritiri, santemesse e per una grande la festaannuale, vissuta da tutto il paesepregando, cantando, mangiandoinsieme attorno all’oratorio, situa-to a mille metri a strapiombo sullostupendo lago Sebino e rifondan-do solidalmente la comunità.Sempre c’è un festoso sparo deimortaretti. Talvolta sono invitati predicatore ecantori per la messa assembleare.Il trombettiere serve da richiamoper la salita Al Mut dei Pagà,deentàt Oratorio dè la Santissima

Trinità ! I Sebino-Camuni hannoespresso una grande rete di orato-ri-romitori sui luoghi primitivi delculto precristiano, anche se riman-gono, qua e là, piccole minoranzeghettizzate. Parzanica ha topono-mi di netta distinzione, definendodove abitano: “Cà dei Pagà...Mutdei Pagà...Bùs dei Pagà, come aTavernola, dove un’antica cascinaè ancora chiamata: “Argiana- aria-na”, ossia Casa degli Ariani edun’altra chiamata: “Vàandèl”, os-sia Casa dei Vandali. A Prestinehanno “Coren dei Pagà”. A Vione“Piàsa dei Pagà” sul monte Bles.A Sonico “Cornèl dei Pagà”.A Monno “Mut dei Pagà”. A Edo-lo si adora l’idolo Camulo, oltre aSaturno e Marte. Da idolo deriva ilnome Edolo. A Cividate Camuno -capitale camuna all’epoca romanafino al 773 - esiste un museo riccodi memorie precristiane. A Brenoantico Fano a Minerva, poi san-tuario mariano. A Zone “Dòs deiPagà”. A Ponte di Legno “Tór deiPagà”. Qui come altrove sopravvi-vono espressioni del dialetto pri-mitivo dei pastori chiamato “Gavìo Gaì”. A Saviore “Dòs dei Pagà”.Certe località hanno denominazio-ni come: “Bergebal “( berg = Ber-gimo dio del monti e Baal anticadeità) e “Ràcol” (oracolo ). Sulla ci-ma di Montisola, tempio al dioPan, poi santuario mariano. Mon-te del Tonale (con il suo importan-te passo per valle di Sole - Trento)era luogo di convegni e feste, che

in clima di inquisizione diventa ilmonte dei demoni e delle streghe.Grande miniera di notizie preisto-riche sono le incisioni rupestri. La storia locale Sebino-Camunatestimonia una presenza capillaredi oratori-romitori ispirati dallaprima evangelizzazione sopra ri-cordata. Di seguito faccio un par-ziale catalogo di oratori con romi-tori dedicati al la SantissimaTrinità, alla Madonna ed ai Santi. Dedicati alla Santissima Trinità:ad Esine, segnale storico del pas-saggio dall’arianesimo al cristiane-simo, a Casnigo, a Parre, a Cluso-ne, a Parzanica.

Dedicati alla Madonna: a Erban-no; a Pian di Borno; a Esine; aIseo; a Montisola; a Pisogne, Pie-ve di S.Maria in silvis; a Lovere ,chiesa S. Maria, già Monasterodegli Zoccolanti; a Vigolo, S. Ma-ria del colle del Giogo e La Madó-na del Dòs.A Parzanica, con genio parzanice-se, invece di costruire un santuariomariano, si limitano a mettere unaquadro mariano nel loro primarioOratorio della Santissima Trinità elo chiamano: “Santissima”. A Tavernola c’è il Santuario dellaMadonna di Cortinica, dedicato al-la Visitazione di Maria alla cugina

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Elisabetta. I Tavernolesi sono molto attaccatie devoti a questo santuario. Anchequi da sempre c’è un romitorio edil suo ultimo romito, fino al 1933circa, era “Tóne Sindek”, AntonioRinaldi.La signora Pina Martinelli in Bet-toni, che abita all’ombra del san-tuario, ricorda molto bene questoromito, che proveniva da Parzani-ca e che al romitorio aveva orto epollaio, con una fontana sorgivasulla strada dopo il Santuario pri-ma del ponte verso il Ruc. Suonava l’Ave Maria e per richia-mo ai contadini nei temporali peri-colosi. Dedicati a Santi: in Val diLozio S. Cristina; a Borno s. Fer-mo, festeggiato ogni anno a lugliosulla Corna di s. Fermo a 2285m.; a Berzo inferiore s. Glisente,da generale di Carlo Magno aderemita su uno sperone del monte“Fra”, dove a 1956 m. il suo cor-po riposa nell’oratorio ed in unagrotta sotto la chiesa si vede il ro-

mitorio (è sempre festeggiato dapellegrini il 26 luglio); a Bienno a S.Maria Maddalena di matrice mona-stica; a Cividate camuno il mona-stero s. Pietro sul colle Barberino; aCapo di Ponte oratorio monasterodelle Sante con bel romitorio; aCemmo primigenia chiesa di SanSiro, protettore della valle, congrande vasca in pietra per battesimidi immersione e primitivo oratorio;a Grevo oratorio, dove c’è unacampana molto venerata che sisuona solo come benedizione con-tro i fulmini nei temporali; a Corte-no Golgi s. Martino; a Predore s.Gregorio; a Solto Collina san De-fendente; sull’isola di San Paolopresenza millenaria di monaci Be-nedettini e di Francescani zoccolan-ti riformati: centro sebino di spiri-tualità e di cammini di fede; aZorzino appena sopra Riva di Sol-to, l’oratorio dei Santi Ippolito eCassiano, antica memoria monasti-ca con romitorio sotto la chiesa edil “cap del romet.”

L’archivio parrocchiale abbondadi documentazione sulla storia delsuo oratorio-romitorio, sul vissutodalla comunità nelle gioie e nei do-lori. La gestione amministrativanello stile delle vicinie è assunta daun Comitato eletto ogni anno daidue terzi dei capo famiglia.Il romito, ispirato dal monachesi-mo originario di S. Colombano,vive di ascolto della Parola prega-ta, di lavoro manuale montanaro edi accoglienza di chi sente bisognodi deserti nell’oratorio. Nei varidocumenti il romito è chiamato inlingua madre: “Pàder Romìt” o“Pàder Romét”, ossia Padre Ere-mita. Si citano strumenti notarilidei beni donati dai parzanicesi al-l’oratorio ed affittati generalmenteal quattro per cento da due sinda-ci più cancelliere e tesoriere. Nel-l’anno 1773 i sindaci GiuseppeCorna e Andrea Rinaldi di Camilloriscuotono per affitti di qualchebene immobile e “limosine” untotale di lire 280. Nell’anno 1774

i sindaci danno al Curato di Vigolocome organista lire 3,10, al Padreeremita lire 26, al trombettiereper la festa lire 9, al Curato di Par-zanica per una messa lire 3, alla“tabràca” (tabacchina di Parzanicache vende di tutto) per 100 coppilire 11, per un legno per aggiusta-re il campanile lire 3. Nell’anno1779 sono sindaci Antonio Bono-mello e Girolomo Zanni. Nell’an-no 1781 al Padre eremita dannouna “soma” di frumento di lire 42.Nell’anno 1782 i sindaci dell’ora-torio, Giovanni Danesi di Bartolo-meo e Andrea Bonomelli, riscuo-tono affitti, più ricavato frumentoed incanto castagne totale lire179. Nell’anno 1784 consegnatoal sig. Padre eremita lire 51, paga-ta una giornata a Giuseppe del Tùflire 1, pagato a mastro Francescomuratore lire 17. Nell’anno1795 isindaci Andrea Bonomelli e Cri-stoforo Zanni pagano organista ecantori per la festa della SS. Trini-tà, per giornate di lavoro, per ri-

ORATORIOROMITORIO DELLA SANTISSIMATRINITÀ DIPARZANICA

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parazione dell’organo, per polveremortaretti (segnali di gioiosa co-municazione con i sebino-camuni). Nell’anno 1799 i sindaci AndreaBonomelli e Giacomo Zanni diPietro riscuotono 5 affitti per untotale di lire 249,9. Nell’anno 1800 i sindaci BattistaCorna e Giacomo Cristinelli dèPasinèt pagano per la festa dellaSS.Trinità, per polvere-mortaretti,per Cappellano. L’inventario dell’Oratorio-Romito-rio della SS. Trinità di Parzanicadel 28/12/1789, descritto dal Pa-dre eremita Giovanni Zanni di Pie-tro, con l’assistenza dei SindaciFrancesco Cristinelli e GiovanniDanesi di Bortolo elenca: Beni mobili dell’oratorio: caliced’argento con patena, calice inar-gentato, calice di ossone (di osso);pianete verde, rossa, bianca, neracon stola, velo, borsa, amitti. Trecamici con pizzi e due cordoni.Cotta, piviale, veste nera lunga.“Fassoletti”per le bocaline (ampol-line). Tre Messali più uno per iMorti. Berrette triangolari due.Tovaglie per altare con pizzi. Turi-bolo con navicella. Pace di ottoneargentata. Tela gialla per coprire l’altare e laPala (della Madonna appoggiatasull’altare). Lampade, una argen-tata e l’altra di ottone. Candelierisei grandi e sette piccoli di legnoargentato e sei mezzani di ottone.Vasi dodici di legno argentato.Palme dodici da fiori secchi.

Beni mobili del Romitorio: un “ti-gnato” (pentola) di rame, ”lavez-zo” (lavatoio) di pietra. Un secchio per l’acqua. Catenadel fuoco, lume, “sapone” (picco-ne), badile, “sapetto” (zappa pic-cola), ranzetto (piccola falce). Un banco (tavolo) di “paghèra”(abete) con cassetti. Una cassettadi “paghera” per la farina (per lapolenta). Scaletta di legno che vain chiesa (il romito quando era so-lo saliva dal romitorio situato sottol’oratorio tramite un piccolo bucofatto nel pavimento della chiesa).Paglione e coperta lacera. “Morta-ro” per il sale. Padella. Quattro “scagni” (sedie) di legno.Documento del 17 agosto 1802:“Libro dei Capitali dell’Oratoriodella SS. Trinità”. È un documen-to della rivoluzione francese inLombardia, che per superiore dis-posizione vuole nuove forme nelcompilare i bilanci amministrativi.Seguono i documenti notarili deibeni immobili dell’Oratorio-Romi-torio. In genere sono pezze di ter-ra con cascina o case.Nell’anno 1739 questi beni immo-bili hanno un valore di lire 100.Nel 1757 hanno ancora un valoredi lire 100. Nel 1761 salgono a li-re 300 il valore dei beni immobili.Nell’anno 1802 il valore è ancoradi lire 300. Ma con il cambio dellamoneta della repubblica di Vene-zia in moneta milanese succedeuna grave svalutazione: lire 300diventano lire 155,42.

Romito Giovanni Zanni di Pie-tro: è ricordato nelle carte dell’In-ventario da lui compilato i l28/12/1789. Suo tipo di vitaispirata dal monachesimo: prega-re la Parola, lavorare nei prati enei boschi, accogliere ed ospitareper “deserti-ritiri” chi ne sente ilbisogno od è in gravi difficoltà. Suona tre volte al giorno l’AveMaria. Suona anche durante itemporali, come richiamo a chi habestiame al pascolo e come pre-ghiera-benedizione contro i fulmi-ni. Quando è solo sale dal romito-rio situato sotto la chiesaall’Oratorio, tramite un buco fattonel pavimento ed una scaletta.Veglia la notte particolarmente delsabato, ispirato dal sabato dellaVeglia Pasquale. Il suo Inventariorivela bene la semplice povertà divita del Romito.

Romito Francesco Danesi diBortolo e Maria Rinaldi nato il28/2/1770 nella sua casa chia-mata “Cà Tucc” in contrada Sedri-na di Parzanica. Romito dal 1816.Veste un lunga tunica grigia concintura alla vita ed un cordone alcollo con medaglia o croce. Si calza con rustici zoccoli di legnofatti da lui seconda la tradizionecontadina. Per l’acqua ha una ci-sterna di acqua piovana dai tetti.

Ha un piccolo focolare per la quo-tidiana polenta e per scaldarsi neigrandi freddi invernali. Tiene unaselvatica barba alla montanara.Per la sua vita di preghiera meditala Bibbia, usa il messalino integra-to con Via Crucis, con i Misteri delS. Rosario e litanie varie. Muore a79 anni, il 16 agosto 1849. A mezzogiorno è tumulato in lucepasquale dal parroco don Vincen-zo Gentili e dal curato don Gio-vanni Rinaldi nativo di Parzanica.

Romito Giovani Battista Cornadi Giuseppe e di Domenica Bo-nomelli, nato in “Cà Ghidù” diParzanica il 14/8/1819. Celibe detto “Ghidù”. Ha due fra-telli Amadio del 1821 e Francescodel 1824. Matura la vita eremiticadal 1858 al 1882. Il suo quotidia-no è fatto di preghiera e lavoro,raccogliendo fieno e tagliando le-gna nel bosco. Da documento del7/8/1862 risulta che lavora tra-sportando fascine di legna (masöi )in paese. Da altro documento del29/8/1868: “Ad Armela (che ge-stisce bottega di alimentari) sonopagate “cibarie” per il Romito perlire 8,16.

Romito Piero Tonni dè Tomàsnato il 3/4/1864.Sposa Elisabetta Bonomelli e han-

EREMITI DEL ROMITORIO DI PARZANICA

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no cinque figli.Per un periodo ha fatto anche ilSindaco per Parzanica. Il 17/10/1905 gli muore la mo-glie e da vedovo si sente chiamatoad una vita eremitica. La Elena Le-tizia Danesi in Tonni del “Rödèla”del 1912 lo ricorda bene e con de-vozione come “Romìt”: pregamolto da solo, recita il S.Rosario eospita dei pellegrini, per momentidi deserto-ritiro ed accoglie frater-namente persone che hanno pro-blemi dolorosi. Scende ogni tantoalla sua casa all’Acquaiolo per“culmà” il frumento nascente. A una vigilia di Pentecoste gli do-mandano: “Perché suonano tantole campane?” E lui, molto sorpre-so: “Ma non sapete che domani èla Pentecoste, la grande festa delloSpirito Santo!” Muore il 3/7/1935, fulminato,mentre suona le campane dell’O-ratorio pregando benedizione.La figlia del Romito, Brigida Dio-nisia, intuisce dal silenzio dellecampane qualcosa di tremendo esale al Romitorio, nonostante ilbrutto temporale. Trova il poverobabbo fulminato lì per terra nelcampanile. Corre piangendo allastalla più vicina a supplicare aiuto.E Giuseppe Danesi sensale sale ra-pidamente e lo trova tutto bruciac-chiato dal fulmine nel campanile.Lo trascina con grande emozionee devozione davanti all’altare,componendo nel meglio la salmadel Romito. La partecipazione co-

rale di tutto il paese al suo funera-le è un segno evidente del come èstimato il carisma eremitico delPiero Tonni dè Tomàs. Viene tra-sportato in paese con una scala dilegno ad uso barella ed è espostonella chiesina di San Rocco.

Romito don Geremia Bettonidei “Caterinèi”, nato a Vigoloil 9/12/1871. Quando è Curatoa Vigolo si ritira per un lungo pe-riodo all’oratorio-romitorio diParzanica prima della grandeguerra del 1940. Sperimenta nelsilenzio-ascolto della Parola neldeserto e della Veglia un camminodi fede profonda ed effusiva nellatestimonianza e comunione frater-na. Sistema meglio i locali del ro-mitorio. Dilata sotto la scala di en-trata all’oratorio la zona cucina,illuminando meglio con più gran-de finestra. Muore a Bergamo,Cappellano in un Monastero disuore il 13/3/1945, dopo un lun-ga sofferenza, sopportata con edi-ficante rassegnazione nelle manidell’Abbà.

Romito Nino dè Bète, nato al-l’Acquaiolo di Parzanica inuna casa sopra la chiesa diS.Mauro.Lo ricorda da ragazzo Cesare Cor-na del 1927. Lo stima molto reli-gioso. Lo vede pregare a lungo.Anche Francesco Danesi detto“Bira” e la moglie Prospera Dane-si lo ricordano bene, perché han-

no una cascina molto vicina al ro-mitorio. Veste una lunga tunicagrigia, con cordone e medaglioneal collo. Suona fedelmente per l’A-ve Maria e per i temporali. Fran-cesca e Prospero stimano molto lozio romito nato all’Acquaiolo daMartina Tonni e da suo maritoMauro Danesi. Una volta all’annoil romito faceva un giro di questuaai paesi del lago Sebino i più vici-ni, quelli in vista dalla sua chiesa laSantissima Trinità come da anticatradizione, fermandosi a pregarenelle famiglie.

Romito Daniele Danesi di Lui-gi detto“Gamba dè Pasà”, na-to il 15/8/1880 e morto il6/1/1956. È zio stimato da Ca-terina Danesi in Bonomelli “dè Pa-

sà” e dalla povera Amabile Dane-si, che per ricordare lo zio romito,fa restaurare l’affresco meraviglio-so dell’abside dell’Oratorio dellaSantissima Trinità nel 1994. Mol-to religioso prega molto ed è tena-ce nel vegliare nell’oratorio. Vivepoveramente ed un giorno è statotrovato che preparava il pranzobollendo un solitario tordo. Il fratello di Maria “dè Pudèt” testi-monia che il romito Daniele, puravendo i piedi deformati da artritie da calli, scende in parrocchia ladomenica per la S.Messa, macamminando all’indietro, su unsentiero con grandi e pericolosediscese. Si aiuta ripetendo invocazioni:“Osignùr, o signùr àrda dó!”. Pellegrino, va mendicando con una

Daniele Danesi, l’ultimo romitodella trinità (seduto sui gradinid’ingresso alla chiesa)

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lunga sacca a spalle nei paesi vicini:tutti i paesi che usufruivano del suosuono della campana per la pre-ghiera e per i momenti di pericolo.A Fonteno va a trovare anche il ro-mito “Pì de précc”. Il “Gamba dè la Santissima” muoreil 6/1/1956 scendendo in paeseper la solennita della Epifania. Il suo corpo viene ritrovato neipressi della piana del Doss” da Do-menica Rinaldi di Giacomo detto“Capù”, che ritornava a casa al“Col de Ass” dopo la dottrina, nelpomeriggio dello stesso giorno. La salma è quindi composta pressola casa della nipote Virginia. Danie-le Danesi è l’ultimo Romito dell’O-ratorio della Santissima Trinita diParzanica. Per interessamento del pronipoteDario Bonomelli e parenti, nella fe-sta della SS. Trinità che la tradizio-ne popolare di Parzanica celebra laseconda domenica di luglio, nel2006 è stata inaugurata una lapidememoriale, sul punto della mulat-tiera dove fu trovato morto 50 annifa, il romita Daniele.

L’EREMO SAN FRANCESCOVentanni dopo l’ultimo romito, il15/1/1976, festa di S.Mauro, na-sce con discrezione nel silenzio frail monte Seresà e Creó un nuovo“Eremo-cascina San Francesco”.*Inizia una nuova esperienza di mo-nachesimo eremitico alla cascinaSért di Parzanica, ispirato dai mo-naci Camaldolesi e i piccoli fratellidi Charles de Foucaul. Si vive ac-cogliendo persone singole e varigruppi parrocchiali per ritiri spiri-tuali di deserto “ora et labora” checontinuò per 23 anni. Ora per motivi di salute, questoimpegno in una vita di lavoro agri-colo ed accoglienza, si è trasfor-mato in una vita più solitaria purin messo agli altri, e si è trasferitanei mesi estivi nel piccolo Romito-rio della Madonna di Cortinica inTavermola. Esodo di Silenzio-Ascolto nel Santuario e nel boscoin un Mistero Pasquale di semprenuova Iniziazione. Shalom.

Si dice sia stato venduto qualche decennio fa ad un parroco che porta-va a Parzanica i giovani del suo oratorio in vacanza. Si dice che quelparroco lo abbia fatto staccare e lo abbia esposto nella sua parrocchia.Il si dice si ferma qui. Quale parroco? Quale parrocchia? Chi eseguì lostrappo? Resta il fatto che l’affresco che campeggiava sul muro esternodella S.S. Trinità non c’è più. Recenti restauri hanno in parte restituitola S.S. Trinità alla sua antica ed originaria fisionomia. Molto è stato fat-to e molto resta da fare per ridare ad uno dei più antichi edifici di Par-zanica la pienezza dei suoi significati storici, architettonici e cultuali. Ri-trovare l’affresco e riportarlo nella sua sede naturale o, quantomeno,essere in grado di riprodurlo, è un obbiettivo da perseguire, con pa-zienza e con tenacia, contando anche sulla memoria di chi, probabil-mente, ha assistito a quello strappo del quale narra il “si dice”.

Un affresco “venduto” da ritrovare

* è l’esperienza condotta da don Aldo Cristinelli

L’affresco sulla porta laterale d’ingresso alla SS. Trinitàdi Parzanica

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La vita di una comunità è fatta dimolti piccoli episodi, alcuni deiquali edificanti, come quelli dei pa-trioti che narriamo in questo stes-so volume, e altri significativi, an-che se tristi, perché ci permettonodi capire la complessità dell’esi-stenza, non sempre fatta di luci. L’episodio del quale ci occupiamoriguarda una ragazza sfortunata.Siamo alla fine dell’Ottocento eMargherita (usiamo per lei il nomedi un fiore candido, così come loera quella ignara fanciulla), nata aParzanica, in giovanissima età sireca a Bergamo, convinta, comelo sono i suoi genitori, di poter im-parare il mestiere di sarta e di do-mestica nella casa di una profes-sionista. Giunta a Bergamo, però,la giovane fanciulla deve prestoscoprire che la signora che do-vrebbe essere la sua maestra nel-l’arte del taglio e del cucito è inve-ce una prostituta, che non soloesercita in proprio l’antica profes-sione del meretricio, ma inducesulla stessa via anche le personeche le vengono affidate da ignarefamiglie. La giovane Margherita,

dunque, si trova presto ad essereindotta ad esercitare un “mestie-re” che non avrebbe mai immagi-nato quando aveva lasciato la na-tia Parzanica. Non ci viene dettose e quanto fosse stata sottopostaa forme coercitive, al ricatto del ri-torno a casa con vergogna e ad al-tre vessazioni. Resta il fatto che ilcontatto con molti uomini le causaun’infezione che ai tempi potevaessere anche mortale o, comun-que, fortemente invalidante: la sifi-lide. Viene ricoverata nell’ospeda-le di Bergamo e il prefetto scrive alsindaco del Comune di Parzanicaaffinchè si attivi, informi il padredella giovane e lo induca a recarsia Bergamo a riprendersi la giova-ne, prima che ricada sotto le grin-fie della mezzana che l’ha indottaa prostituirsi. Il documento dell’Ufficio sanitariodella Prefettura di Bergamo, data-to 26 settembre 1884, ci riporta,drammaticamente, all’evento. “Margherita (continuiamo, perevidenti motivi di riservatezza adusare un nome di comodo, ndr)d’anni 18, nativa di cod. Comune,

da qualche tempo trovasi in Ber-gamo presso certa F. R sotto lospecifico pretesto di apprenderemestiere di sarta e di domestica.Ora tale giovane si trova ricovera-ta in questo Civico Ospitale finodal 20 Agosto pp per essere cura-ta dal male sifilitico, contratto pro-babilmente nella casa della F.,giacchè essa oltre ad essere deditaalla prostituzione per proprio con-to, insinua al malcostume anchedelle fanciulle che frequentano lasua casa, motivo per cui ebbe già asubire una condanna a un mese dicarcere. In vista di ciò, e siccomesi vorrebbe far credere che il di leipadre ignori completamente lasorte che è riservata a tale fanciul-la nel caso che continuasse a rima-nere presso la F., così lo scriventene informa la S.V. Ill. affinchè sicompiaccia di far ciò conoscere alpredetto genitore, con interessa-mento a codesto invitare perchéabbia a recarsi in Bergamo a ri-prendersi la figlia una volta guari-ta, a messo che non intenda dis-porre diversamente. Le sarà grato un cenno di risposta

in proposito”. Una storia triste, quella di Marghe-rita, non dissimile da quella di mol-te giovani fanciulle che attualmen-te vengono indotte a venire nelnostro Paese da nazioni più pove-re con il miraggio di un lavoro eche poi si trovano costrette a ven-dere il proprio corpo lungo le viedi grandi e piccole città, spesso vit-time di bande criminali del lorostesso paese d’origine, collegatealla malavita italiana. Donne spes-so minorenni, avviate alla prostitu-zione, picchiate, ridotte a larveumane da individui che è difficiledefinire uomini e che dovrebberoessere aiutate dalle autorità italia-ne a ritrovare la via di casa, cosìcome accadde a Margherita. Un piccolo episodio, relativo adun piccolo comune, accaduto piùdi un secolo fa, si ricollega, dram-maticamente, all’attualità per dir-ci, ancora una volta, che la storia èmaestra di vita. Un piccolo episo-dio che ci induce a riflettere e ciregala una lezione che viene dalpassato ed è assai valida per il pre-sente.

LA SARTAPROSTITUTA

Da un documento ell’Ufficio sanitario della Prefettura di Bergamo,datato 26 settembre 1884.

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All’indomani dell’armistizio di No-vara tra Vittorio Emanuele II e ilgenerale Radetzky, nel LombardoVeneto la repressione austriaca fe-ce sentire la sua mano pesante.Centinaia di contadini della Bassapadana, accusati di delitti contro lepersone e la proprietà, furonomessi a morte. Le bastonature ab-bondarono. A borghesi e nobili furono impo-

ste tasse pesanti. La preminenzadei militari e la propensione di Ra-detzky a usare il pugno di ferro,nonchè l’adozione, nel 1852-53di un nuovo codice penale, tutta-via, non scoraggiarono gli uominiraccolti attorno a Mazzini e alla“Giovane Italia”, i quali continua-rono ad essere attivi, ricostruendopazientemente e tenacementeun’organizzazione clandestina, ra-

mificata nel Lombardo Veneto,nello Stato pontificio, in Toscanae in Sicilia, nonostante i continuiarresti e l’occhiuta presenza degliagenti dell’Imperial Regio Gover-no. Nel 1853 Mazzini, temendoche la rete cospirativa potesse es-sere scoperta e smantellata, decisedi passare all’azione. A Milano sidichiararono pronti ad agire i po-polani di un’associazione segretaconfluita nel movimento mazzinia-no. I borghesi si riservarono di in-tervenire dopo il successo iniziale.Armati prevalentemente di coltellipreparati da lattonieri e di pugna-li, i popolani, il 6 febbraio del

1853, attaccarono le sentinelleaustriache allo scopo di impadro-nirsi delle armi depositate nelle ca-serme e, con queste, dare avvio al-la sollevazione. I rivoltosi nonriuscirono a sfruttare la sorpresa efurono rapidamente sopraffatti,con il conseguente fallimento del-l’insieme dell’operazione previstada Mazzini. La risposta di Radetzky fu pesan-te, con arresti, condanne a mortee al carcere e una imposizione ditasse alla città di Milano. Le entra-te per l’Imperial Regio Governoprovenienti dalla sola Lombardiaerano di 26.376.000 fiorini nel

AI “FERRI” A MANTOVATRE PATRIOTI DI PARZANICA

Pietro Zanni, Giacomo Danesi e Giacomo Rinaldi.

Mazzini, 1843

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1850 e arrivarono a 32.558.000fiorini nel 1858. Condanne amorte e al carcere duro, una pres-sione fiscale molto pesante, dove-vano servire, secondo Radetzky ascoraggiare le attività cospirative ead isolare i patrioti che anelavanoalla liberazione del Lombardo Ve-neto e alla formazione dell’Italiaunita. Ma non fu così, come la sto-ria d’Italia insegna. Molti non si la-sciarono intimidire e non si sco-raggiarono e tra questi troviamoanche tre patrioti di Parzanica:Pietro Zanni, Giacomo Danesie Giacomo Rinaldi. Abbiamo notizia della loro attivitàpatriottica da una petizione che leloro mogli (Franchina Fontana,moglie di Giacomo Danesi, Cele-ste Corna, moglie di Pietro Zannie Colomba Sora, moglie di Giaco-

mo Rinaldi), inviarono il 22 marzodel 1854 all’Imperial Regio Giudi-zio di Guerra per chiedere clemen-za e il ritorno a casa dei mariti,unico sostentamento delle fami-glie, in anni che, peraltro, erano dipesante carestia. Essendo in crisila vite, la bachicoltura e più in ge-nerale la produzione delle derratealimentari, le popolazioni si trova-rono spesso a fare i conti con lafame. Il crimine del quale erano imputatiGiacomo Danesi, Pietro Zanni eGiacomo Rinaldi era la “solleva-zione”. Il documento depositatonell’archivio comunale di Parzani-ca non specifica a quale sollevazio-ne ci si riferisca, ma non è impro-babile, se facciamo attenzione alledate, che si tratti di quella di Mila-no. Dobbiamo considerare che sul

Lago d’Iseo la “Giovane Italia” erapresente in modo diffuso grazie al-l’opera di Gabriele Rosa e di altripatrioti bresciani e bergamaschi.Associato alla mazziniana “Giova-ne Italia” poco dopo il 1831 dall’i-seano Giambattista Cavallini, incollaborazione con AlessandroBargnani di Sarnico ed altri, Ga-briele Rosa creò una rete di co-municazione di libri, armi e muni-zioni che si dipanava tra Brescia,Iseo, Pisogne, Edolo e Tirano. Nel1853, in conseguenza del moto diMilano, si tennero vari processi. Il 21 aprile del 1853 Gabriele Ro-sa fu condannato al patibolo. Con-danna successivamente condonatae trasformata in tre anni di carce-

re allo Spielberg. L’esempio delleDieci giornate di Brescia e degliatti di eroismo di molti patrioti eraancora vivo. Non mancavano,dunque, gli esempi, gli stimoli, icollegamenti e le occasioni per chivoleva attivarsi per combattere ladominazione austriaca e lottareper l’Italia unita. E così fecero i trepatrioti di Parzanica, che l’Impe-rial Regio Giudizio di Guerra con-dannò. Pietro Zanni fu condannato ad unanno di carcere in ferri, GiacomoDanesi e Giacomo Rinaldi a seimesi. La durezza del carcere loroimposta avrebbe potuto minarnela salute o, addirittura, causarne lamorte, privando le famiglie del lo-

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ro affetto e dell’unico sostenta-mento dovuto al loro lavoro, conla probabile morte per inedia an-che delle mogli e dei figli. E’ quan-to emerge dal documento chedrammaticamente evidenzia lecondizioni di miseria in cui versavail popolo a quei tempi.

Scritto su carta bollata di 75 cen-tesimi e rivolto “All’Inclito I.R.Giudizio Militare di Mantova”, ildocumento, firmato dalle tre mo-gli dei condannati e accompagna-to da testimonianze del parroco,Vincenzo Gentili, recita. “Il giustissimo I.R.Giudizio diGuerra di codesta Città con ve-

nerata sua sentenza condannòper crimine di sollevazione adun anno di carcere in ferri PietroZanni, e a sei mesi di carcere pu-re in ferri, Giacomo Danesi eGiacomo Rinaldi tutti di questocomune. Il primo di tali detenutiPietro Zanni lasciò indietro lamoglie con cinque innocenticreaturine come si ricava dallafede del R.Parroco locale che siunisce sub A.Questa modestissi-ma famiglia sopracaricata già daingenti passività stante la grancarestia dei cereali proprio esclu-siva di quest’anno mancante af-fatto di chi le procacci i necessa-ri mezzi di sussistenza dopo

stentati alcuni giorni languireb-bero certo nell’inedia ed entropochi mesi sarebbero per moriredi fame se non le ritorna nel se-no in brevissimo tempo il padreche col continuo lavoro procuraad essa, come già per l’addietro,almeno l’indispensabile sosten-tamento. Il Danesi Giacomo ha la mogliedi accagionevolissima salute e altutto meschina di sostanze comeemerge dalla fede Ple unita subB., quindi incapace del tutto diricavare l’alimento necessario ase ed alla propria ragazzina estando esso Danesi lontano nonpotrebbe campare la vita.Giacomo Rinaldi ha sua madred’anni 71 inferma e miserabilecome la moglie di lui con tre fi-gliolini come risulta dal certifica-to Ple sub C. onde torna neces-sario per questa povera famigliache quanto prima la venga a soc-correre colle sue fatiche giorna-gliere esso detenuto, unico di leisostegno. Le circostanze assai critiche diqueste miserabilissime famigliea cui se arrogi quelle del paese incui si ritrovano, eccentrico, privodi mezzi di soccorso per parte déLL.PP.EE. e delle altre famiglietutte povere in questi anni co-tanto calamitosi pè viveri si fan-no ancor più imponenti: e laconsiderazione della clemenza edella benignità di codesto inclitoI.R. Tribunale Militare hanno

animato le mogli dè detenuti,qui sottoscritte ad implorare ,come implorano difatti unica-mente in via di Grazia singolaris-sima che sia abbreviata la con-danna dè loro mariti, onderidonati ad esse quanto primapossano salvar sè e lor congiuntidall’estrema miseria memori disì Clementi Benefattori: e ancorpiù se sia mai possibile che ve-nissero trasferiti nelle I. R. Car-ceri di Milano siccome quelle chefosse in clima più temperato peressi usi ad un’aria piuttosto sot-tile può conservarli sani e salvi.Che altrimenti, ahi! Una mortecosì prematura d’essi farebbe an-cor quella delle lor disgraziatefamiglie. Che il cielo e tanti Be-nigni suspecioni non possanogiammai. Grazie. Confidentecon piena commozzione. Provin-cia di Bergamo. Distretto di Sar-nico. Comune di Parzanica. Li22 marzo 1854”. Franchina Fontana, Celeste Cor-na, Colomba Sora.

La petizione non venne accolta.L’Imperial Regio Giudizio di Guer-ra rispose il 22 maggio del 1854asserendo di non avere competen-za per atti di grazia. Il carcere di Mantova, dal qualeerano passati i martiri di Belfiore emolti altri patrioti, continuò adospitare “ai ferri” i tre patrioti diParzanica, che oggi ricordiamocon orgoglio.

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In gita a piedidal Portironealla Trinità

Il Portirone è la riviera di Parzanica, infase di recupero, dopo anni di abban-dono. Dal piazzale adiacente la strada co-stiera, dove sono ancora visibili i vec-chi mulini e la casa del mugnaio, coninteressanti affreschi, si arriva facil-mente all’imbocco della primitiva mu-lattiera, con il fondo in acciottolato,interamente percorribile, che porta inquota, sino a Parzanica. Chi la percor-re si trova immerso nei terrazzamentiche portano ancora le testimonianzedelle antiche colture dell’ulivo, deigelsi e della vigna. La prima tappa, al-l’altezza della cascata, è la chiesa diS.Gottardo, simbolo di una presenzamonastica dei cluniacensi (riforma diCluny in chiave tedesca). Alla frazioneSpìlga (con gelseti che ci riportano al-la coltura del baco da seta), l’anticopercorso incrocia la nuova strada. Ap-pena più avanti, in zona Piasöi, si pos-

sono vedere antichi gradini di pietra,integrati nel muro di sostegno. La mulattiera prosegue verso l’Ac-quaiolo, dove esisteva una sortia (sor-gente) importante e dove sorge CàCristinelli (chiamata simbolicamenteLa Cà). Si arriva alla chiesa di S.Mauro, co-struita sui resti di un’antica santella,già dedicata a S.Mauro, che ricorda lapresenza monastica cluniancenselombarda. Nella piazza, attualmentesepolta, esiste una vecchia pila: pietrausata per la macina delle granaglie. Siprosegue verso Parzanica, attraver-sando il vecchio abitato dell’Acquaio-lo dove si possono vedere i resti del-l’antica torre ghibellina.La strada, appena fuori dall’abitato, sibiforca. A sinistra la via porta a Casa-röla, con l’antico mulino e la segheria,con il tracciato più antico della via dicomunicazione verso Parzanica vec-chia (Vil e Usì). A Vil è possibile ri-storarsi all’agriturismo Freschéra. Sulla destra la strada porta all’abitatodi contrada Gàe, dove è ancora visibi-le una pila e dove, fino a pochi annifa esisteva un affresco attualmentecrollato con il muro che lo ospitava. Siprosegue verso l’alto e, superate lefontane, si arriva a Cà Rossa, anticasede di un’opera pia per le emergen-ze (peste colera ecc.). Qui la mulattiera, dopo una curva agomito, si inerpica sino ad una sortìa,che rappresentava un luogo di sostaper chi, affardellato, dal Portirone sirecava a Parzanica. Appena più soprauna santella e il cimitero, con la “pia-na dei giochi”, antistante l’antica chie-sa parrocchiale del 1512 e l’antico ci-mitero. Nella “piana” si teneva

l’assemblea dei capifamiglia sui pro-blemi della comunità: un’usanza dura-ta sino alla fine del ‘700. La strada fi-nisce sul sagrato della parrocchialeattuale, al fianco della quale c’era la“giasèra” pubblica, ossia un pozzo nelquale veniva custodita la carne.

Variante della Portirone Parzanica.

Partendo dall’Acquaiolo, si segue adestra una strada primitiva e si arrivaalla zona dei Plassì, dove si incontrauna santella dedicata alla Sacra Fami-glia, dietro la quale riprende la vec-chia mulattiera che porta a Parzanica(in via di ristrutturazione, per renderladi nuovo percorribile). La mulattiera sisnoda sulle balze ad est e lungo il per-corso offre la vista del lago. In zona cascina Ranc (ultima grandecurva dell’attuale strada asfaltata) ègodibile una delle panoramiche mi-gliori del lago d’Iseo.

La via verso la Trinità

A Parzanica, ovviamente, si può arri-vare anche in automobile. In questocaso si lascia l’autovettura al parcheg-gio sopra la piazza, dove si trova ilBar Trattoria Alpino. Dal parcheggiosi sale per duecento metri e a sinistrasi vede l’avvio di una strada cementa-ta che sale abbastanza ripidamente.Qui si trovano indicazioni relative alsantuario della Santissima e al segna-via 701 (sentiero indicato dalla Comu-nità Montana). Il sentiero, ottimamen-te conservato, guadagna rapidamentequota tra gli evidenti strati della for-mazione del Calcare del Domaro, che

calpesteremo per tutto il percorso, di-venendo poi una mulattiera ben se-gnalata. Dopo circa 30 minuti si per-viene al santuario, splendido puntopanoramico sul bacino del Sebino.A pochi passi dal santuario della S.S.Trinità c’è una biforcazione. Seguen-do la strada sterrata, si arriva ad unacomoda strada asfaltata, che in breve,superata la selva di ripetitori e anten-ne che ricopre la cima del monteCreò, porta ad un cancello in ferro.Superato il cancello di recinzione, in-stallato per impedire l’accesso agli au-tomezzi, ci si immette, seguendo il se-gnavia 701, su una sterrata chepercorre in piano i crinali erbosi in di-rezione del monte Mandolino, conampia vista sulla valle di Fonteno.

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Testi e ricerche a cura di Silvano Danesi e d. Aldo Cristinelli

Ricerche d’archivio di Serafina Cristinelli

Grafica di Giuseppe Romano • Foto di Annalisa Belloni

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Con il contributo dellaProvincia di Bergamo.

Quaderni di cultura e di storia localea cura del

Comune di Parzanica

Numero quattro

Edito dal Comune di ParzanicaProvincia di Bergamo

Via Chiesa, 1 - 24060 Parzanica - Tel. 035/917001 Telefax 035 / 917141

Finito di stampare nel mese di ottobre 2007