beatrice m. serpieri dinamiche d’arte · 2019. 7. 9. · beatrice m. serpieri dinamiche d’arte...

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Beatrice M. Serpieri Dinamiche d’Arte Niccolò dell’Arca, Antonio Canova, Pietro Tenerani, Adolfo Wildt a cura di Graziano Campanini

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  • Beatrice M. SerpieriDinamiche d’ArteNiccolò dell’Arca, Antonio Canova, Pietro Tenerani, Adolfo Wildt

    a cura di Graziano Campanini

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  • Il portico del Santuario della Beata Vergine di San Luca in Bologna2018 edition of 3 130x99 cmstampa digitale su massello di metacrilato colato traslucente

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  • A Piero Serpieri,a Maria Sassoli de’ Bianchi,

    mio Papà, mia Mamma

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  • © Edizioni Pendragon srlvia Borgonuovo 21/a40125 Bologna

    Stampato nel mese di settembre 2018 dalla MIG (Bologna)

    Beatrice M. SerpieriDinamiche d’ArteNiccolò dell’Arca, Antonio Canova, Pietro Tenerani,Adolfo Wildt

    Museo e Oratorio di Santa Maria della Vita, Bologna25 settembre - 25 novembre 2018

    Mostra e catalogo a cura diGraziano Campanini

    Presentazione diFabio Roversi Monaco e Carlo Monti

    Testi diJadranka BentiniGraziano CampaniniRossano GuerriSandro Parmiggiani

    Immagine coordinata e progetto graficoEdizioni Pendragon

    AssicurazioneXL Catlin, Milano – Lenzi Paolo Broker, Bologna

    Realizzazione allestimentoNeon Stile di Donatella Schilirò

    Realizzazione grafica in mostraNeon Stile di Donatella Schilirò

    Servizi AccoglienzaCooperativa Servizi Museali, BolognaAuser, Bologna

    Un particolare ringraziamento a Donatella Schilirò, Art Director diNeon Stile per la sensibilità, intelligenza e passione profusi nei tantianni di collaborazione dedicati al mio lavoro e alle mie opere.

    GENUS BONONIAEMUSEI NELLA CITTÀ

    Presidente e Amministratore delegatoFabio Roversi-Monaco

    Responsabile Santa Maria della VitaGraziano Campanini

    Ufficio MostreMaria Elena Barbieri (responsabile)Benedetta BaseviMirko Nottoli

    Ufficio TecnicoFederica Franchini (responsabile)Riccardo CovezziClaudio Fiorini

    Marketing e ComunicazioneSilvia Di Vincenzo (responsabile)Chiara Fassio Manuela MarinoSilvia Quici

    AmministrazioneDaniela Vignoli (responsabile)Nargis Guerrouj

    Responsabile SegreteriaElena Turrini

    Centro di Promozione Finanziaria di Bologna

    Con il contributo di

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  • Essere riusciti, in pochi anni, a portare i visitatoridel Santuario di Santa Maria della Vita da poche mi-gliaia a trecentoventimila; essere riusciti, in una de-cina d’anni, a far diventare Il Compianto di Niccolòdell’Arca da oscuro capolavoro, noto solo agli stu-diosi e a qualche visitatore straniero, il monumentopiù visitato di Bologna: già questo soltanto mi pareessere un grande risultato.

    Certo, Il Compianto è stato promosso con libri,pubblicazioni, concerti, musiche, iniziative di pitturae scultura e soprattutto con alcune mostre fotografi-che diventate tappe fondamentali per la conoscenzanazionale e internazionale di questo oggetto di culto,di arte e di storia: è sufficiente ricordare la mostra diNino Migliori dedicata a Il Compianto o le fotografiedi Andrea Samaritani.

    Beatrice M. Serpieri compie anch’essa un piccolomiracolo di tecnica fotografica. Nel libro che presen-tiamo e che accompagna la mostra qui allestita, lesue scomposizioni fotografiche hanno Il Compianto diNiccolò come tema centrale. Nei suoi lavori è riu-scita, con rara maestria, ad apparentare questa im-mensa scultura alle opere di altri autori altrettantoimmensi che ha fotografato nel corso degli anni.

    Una Flora di Pietro Tenerani, l’Amore e Psiche stanti

    di Antonio Canova, il Busto di Toscanini di AdolfoWildt ci mostrano scomposti veli ottocenteschi chenascono dai veli delle “Marie sterminatamente pian-genti” di Niccolò, mani e volti, i quali affondano leproprie radici culturali nella scultura greca, latina efenicia. Basti pensare, uno per tutti, al velo che rico-pre L’Auriga a Mozia in Sicilia.

    Le scomposizioni fotografiche della Serpieri ci ri-velano ancora una volta, se ve ne fosse bisogno, chela cultura trae linfa vitale da un passato millenarioche viene riproposto nelle scuole e nelle accademieda qualche secolo e che ancora oggi, con tecniche emateriali diversi, realizza opere d’arte che nasconotutte da un unico ceppo che poi si apre e si ingigan-tisce come l’ulivo di Itaca dove Ulisse aveva costruitoil proprio talamo nuziale.

    Infine, che questa mostra sia stata realizzata daGenus Bononiae anche con il forte contributo di pri-vati, non può che rendere onore al lavoro dell’Autricee, nello stesso tempo, confermare come Genus Bo-noniae, i suoi musei e le sue attività, possano esseresempre di più attrattivi rispetto ad un’ampia fasciadella società bolognese desiderosa di promuoversi epromuoverci attraverso la cultura, la formazione el’arte.

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    Fabio Roversi-Monaco Carlo MontiPresidente Genus Bononiae Presidente Fondazione Carisbo

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    To have succeeded, in just a few years, in increasingthe number of visitors to the Sanctuary of Santa Mariadella Vita from a few thousand to three hundred andtwenty thousand; to have succeeded, in a decade, in takingThe Mourning by Niccolò dell’Arca from obscure master-piece, known only to scholars and to some foreign visitors,to the most visited monument in Bologna: this alreadyseems to me to be a great result in itself.

    Sure, The Mourning has been promoted with books,publications, concerts, music, painting and sculpture ini-tiatives and above all with some photographic exhibitionsthat have been fundamental stages for making this cult,art and history object known on the national and interna-tional scene. Just remember the exhibition by NinoMigliori dedicated to The Mourning or the photographs byAndrea Samaritani.

    Beatrice M. Serpieri also performs a small miracle inphotographic technique. In the book that we are present-ing and which accompanies the exhibit here, her photo-graphic decompositions have The Mourning by Niccolò asa central theme. In her works she succeeded, with rareskill, in linking this immense sculpture to huge works byother artists, which she has photographed over the years.

    The Flora by Pietro Tenerani, Cupid and Psyche standingby Antonio Canova, the Toscanini bust by Adolfo Wildt,show us deconstructed nineteenth-century veils that werecreated from the veils of the “Endlessly weeping Marys”by Niccolò, hands and faces, which have their culturalroots in Greek, Latin and Phoenician sculpture. Just think,once and for all, of the veil that covers Auriga in Mozia inSicily.

    Sepieri’s deconstructed photographs reveal once again,if need be, that culture draws its lifeblood from a millen-nial past that was revived in schools and academies for afew centuries and that even today, with different tech-niques and materials, is used to create works of art thatall stem from a single stock, which then opens up andgrows like the olive tree of Ithaca, where Ulysses built hisown wedding bed.

    Finally, the fact that this exhibition was put on byGenus Bononiae, with a significant contribution from pri-vate individuals, can only honour the artist’s work and, atthe same time, confirm how Genus Bononiae, his muse-ums and activities, are becoming more and more attractiveto a broad swath of Bolognese society that is eager to pro-mote itself through culture, education and art.

    Fabio Roversi-Monaco Carlo MontiPresidente Genus Bononiae Presidente Fondazione Carisbo

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  • Le opere di Beatrice M. Serpieri riescono a farciapprezzare ancora di più i grandi interpreti dellascultura che l’artista ha la sagacia di indagare. Nellamostra vengono raffigurate con perizia e originalitàle opere di Niccolò Dell’Arca, Adolfo Wildt, AntonioCanova e Pietro Tenerani. Ci vuole il coraggio del-l’artista per immortalare opere di tanta forza, tantaricercatezza, tanta tensione emotiva e riuscire a co-gliere la vibrazione che pervade la materia inerte mo-dificandola in un ricco tessuto accarezzato dal vento.

    A questa bellezza si aggiunge la potenza evocativadell’Oratorio dei Battuti a Bologna, location che giàdi per sé merita una lunga visita piuttosto che uncommento.

    Henri Cartier-Bresson sosteneva: “Fotografare èporre sulla stessa linea di mira la mente, gli occhi eil cuore” e Beatrice ancora una volta riesce a farlo inmaniera magistrale.

    Per questi motivi i Consulenti Finanziari ed i Pri-vate Banker del Centro di Promozione Finanziaria diBologna di Allianz Bank sono lieti di supportare epresentare la mostra e il catalogo del notevole pro-getto “Dinamiche D’Arte”.

    In una città come Bologna, artisticamente pos-sente e suggestiva, non potevamo esimerci dal par-tecipare ad una iniziativa così importante dal mo-mento che amiamo essere vicini a chi vuole svilup-pare la cultura e il pensiero.

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    Rossano GuerriArea Manager

    Allianz Bank Financial Advisors

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    The works of Beatrice M. Serpieri succeed in makingus appreciate even more the great interpreters of sculpturewhom the artist has the wisdom to investigate. In the ex-hibition, the works of Niccolò Dell’Arca, Adolfo Wildt,Antonio Canova and Pietro Tenerani are portrayed withskill and originality. It takes the courage of an artist to im-mortalize works that possess so much strength, so muchrefinement, so much emotional tension and to be able tocapture the pulsations that pervade inert material by mod-ifying it into a rich fabric, caressed by the wind.

    The evocative power of the Oratorio dei Battuti inBologna, a spot that is more worthy of a long visit thanjust a comment, has been added to this beauty.

    Henri Cartier-Bresson said: “Taking pictures is to putthe mind, the eyes and the heart in the same line of fire”and, once again, Beatrice manages to do so in a masterfulway.

    For these reasons, the Financial Advisors and PrivateBankers of the Allianz Bank Financial Promotion Centrein Bologna are pleased to support and present the exhibi-tion as well as the catalog of the remarkable “DinamicheD’Arte” project.

    In a city as artistically powerful and evocative asBologna, we could not resist taking part in such an impor-tant initiative, seeing as we love being close to those whowant to develop culture and thought.

    Rossano GuerriArea Manager

    Allianz Bank Financial Advisors

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  • Graziano Campanini

    Distillati di poesia

    In un tempo mitologico i Giganti cercarono di as-salire l’Olimpo per abbattere Giove e prenderne ilposto. Furono sfortunati, perché sconfitti e ricacciatisulla terra.

    Oggi, i Giganti arrivano al cielo utilizzando altretecniche che riguardano la bellezza, la purezza delleimmagini, la qualità dei sentimenti che sanno susci-tare con le loro opere. Nel corso dei secoli, da Fidiaa Prassitele in avanti, le tecniche, le qualità, si sonoaffinate e attraverso l’Umanesimo e il Rinascimentole sculture hanno acquisito dentro di sé un rimando,anche non troppo nascosto, all’antichità classica.

    Le opere di cui ci occupiamo in questo breve sag-gio, riguardano quattro Giganti della scultura. Sonoopere sulle quali si è concentrata al massimo l’atten-zione di Beatrice M. Serpieri, fotografa. Natural-mente nel percorso artistico della storia dell’arte tra-lasciamo tanti altri grandi non ancora trattati dall’au-trice: da Donatello a Bernini, da Medardo Rosso aVincenzo Vela fino ad arrivare a Burri.

    Niccolò dell’Arca e il suo meraviglioso Compiantosul Cristo morto in Santa Maria della Vita, Antonio Ca-nova, Adolfo Wildt e Pietro Tenerani sono i Gigantidella scultura indagati dalla nostra autrice.

    I volti, le mani, “l’urlo di pietra” delle Marie “ster-minatamente piangenti” di Niccolò, sono indagatefino ai minimi dettagli, fino a mostrarci i denti dellebocche urlanti e la lingua; fino a farci vedere le rughesul viso di San Giovanni Battista e tutti i suoi ricciarruffati; fino a farci vedere le vesti di Maria Madda-lena scomposte dal vento che ricama sui veli e suimantelli onde di dolore come se si propagasseronell’aria attorno. Trovo sorprendente (ma nontroppo) una fotografia che riguarda un’opera del Te-nerani, Flora, dove si vede la stessa qualità dei veli diNiccolò, lo stesso vento che agita il marmo, come sefosse una stoffa di fiandra leggera. È come se l’anti-chità classica studiata da Donatello in avanti fosse

    passata a Niccolò e da questi agli autori dei secolisuccessivi.

    Le mani del Canova, moltiplicate quasi all’infi-nito, bianche, delicate e affusolate, o in Amore e PsicheStanti visi che guardano mani che sorreggono unafarfalla alla quale presto lasceranno libero il volo.Come non apparentarle alle mani piene di terrore edi orrore di Niccolò? Con le sue fotografie la Serpieririesce a raccontarci la leggerezza dei veli, la legge-rezza dei sentimenti, la tragicità di certi gesti e dicerti volti.

    A completare la serie di fotografie, ritroviamoopere di Adolfo Wildt. Volti colti in un loro attimodi disattenzione. Toscanini, immobile e dimenticodegli schiaffi ricevuti a Milano; dimentico dei suoibisogni materiali e immerso totalmente con la mentee con la memoria in Turandot, nella Cavalleria e nelNabucco. Dimentico del mondo attorno perché a me-moria sta riascoltando la musica e ripete le paroledei cantanti.

    Anche le mani di Testa e mani del Parsifal che Wildtrealizza in marmo ci riportano alla mente le manidella Ebe del Canova che a loro volta ricordano le tra-giche mani del Compianto.

    I volti di Wildt ci guardano e ci interrogano; pa-iono dirci: “Guardateci, guardateci. Noi vi chie-diamo: chi siete? Cosa avete combinato finora? Sietefelici o come noi siete pieni di dubbi e malinconie?”.

    La scomposizione fotografica del soggetto ci re-stituisce ogni volta una folla di volti, di dita, di occhi,di vesti. È un modo questo per raccontare, ancorauna volta, un’immagine riflessa di chi guarda. Mariadi Cleofa, San Giovanni apostolo, la Maddalena, cosìscomposte, fascinose nelle loro ombre, ci fanno ap-partenere, anche noi pubblico, al gruppo del Com-pianto; all’opera di Wildt, ci accomunano le teste diToscanini.

    Noi, pubblico, diventiamo così parte dell’operad’arte. Se riusciamo a tenere il cuore e la menteaperta, riusciremo a capire che la bellezza ci guariràda questo mondo che stiamo creando e che è l’anti-tesi della poesia e dell’arte. Potremo sempre dire(come oramai spesso diciamo) che non ne abbiamobisogno, che si può vivere senza poesia e arte. Macome vivremo? E già per molti: “Come viviamo?”. Se

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  • nel 1463 in un’epoca di fame, carestie, malattie,guerre, pestilenze, con una vita media molto bassa,la nostra civiltà seppe proporre e realizzare delleopere d’arte come il Compianto; se durante le guerrenapoleoniche si produssero opere come quelle di Ca-nova, come possiamo dire oggi che non siamo ingrado né di amarle né di conservarle? Come pos-siamo affermare che queste opere sono inutili? Pos-siamo ancora affermare che i sentimenti che ci fannoprovare non servono a nulla? Eppure noi siamo con-temporanei, ricchi, efficienti, scienziati, tecnologici,smart.

    Beatrice M. Serpieri, con questi suoi lavori, af-ferma il contrario: sono gocce, distillati di poesia cheirrorano questa nera terra. Sono sicuro che da qual-che parte queste gocce faranno crescere di nuovo, in-sieme a tanti altri autori, poeti, scrittori, registi escultori: un sentimento comune in cui bellezza epoesia avranno sempre un primato fondamentale perla crescita della nostra civiltà. Un motivo per cui valela pena vivere.

    Graziano Campanini, 30 luglio 2018

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  • Graziano Campanini

    Poetry distillates

    In the time of mythology, the Giants tried to assaultOlympus to defeat Jupiter and take his place. They wereunlucky, because they were defeated and driven back toearth.

    Today, Giants reach the sky using other techniques likebeauty, the purity of the images, the quality of the feelingsthey are able to arouse with their works. Over the cen-turies, from Fidia to Prassitele, the techniques and quali-ties have been refined and during the Humanism and Ren-aissance periods sculptures took on a fairly obvious refer-ence to classical antiquity.

    The works we are dealing with in this brief essay con-cern four sculpture Giants. They are works on which Beat-rice M. Serpieri, photographer, has focused most of her at-tention. Of course, over the course of the history of art,we are leaving out many other great ones not yet coveredby the artist, including works by Donatello, Bernini,Medardo Rosso, Vincenzo Vela and Burri.

    Niccolò dell’Arca and his wonderful Mourning over thedead Christ in Santa Maria della Vita, Antonio Canova,Adolfo Wildt and Pietro Tenerani are the Giant of sculptureinvestigated by our artist.

    The faces, the hands, “the stone weeping” of the Marys“endlessly crying” by Niccolò, are looked at down to thetiniest details, showing us the teeth and tongue of thescreaming mouths, the wrinkles on the face of St. John theBaptist and all his ruffled curls, the clothes of Mary Mag-dalene dishevelled by the wind that embroiders waves ofpain on the veils and cloaks as if they were spreading inthe surrounding air. I find surprising (but not too much)a photograph concerning a work by Tenerani, Flora, wherewe see the same quality in the veils of Niccolò, the samewind that stirs the marble, as if it were a light damasklinen fabric. It is as if the classical antiquity studied firstby Donatello had been passed down to Niccolò and fromthem to the artists of the following centuries.

    Canova’s hands, multiplied almost to infinity, white,delicate and tapered, or in Cupid and Psyche Standing facesthat look at hands that are holding a butterfly they willsoon set free. How can we not associate them with thehands full of terror and horror of Niccolò? With her pho-tographs, Serpieri manages to tell us about the lightnessof the veils, the lightness of the feelings, the tragedy ofcertain gestures and certain faces.

    To complete the series of photographs, we find worksby Adolfo Wildt. Faces caught in a moment of inattention.Toscanini, motionless and I forget the slaps received in Mi-lan; I forget his material needs and I immerse my mindand memory completely in Turandot, Cavalleria andNabucco. I forget about the world around because he islistening to the music and repeating the words of thesingers.

    Even the hands of Head and Hands of Parsifal that Wildtcreated in marble brings to mind the hands of the Ebe ofCanova which in turn recall the tragic hands of the Mourn-ing.

    Wildt’s faces look at us and question us; they seem tosay to us: “Look at us, look at us. We ask you: who areyou? What have you done so far? Are you happy or areyou full of doubts and melancholy like us?”.

    The deconstructed photographs of the subject gives usevery time a crowd of faces, fingers, eyes, clothes. This isa way, once again, of sharing a reflection of the viewer.Mary of Cleophas, St. John the Apostle, Mary Magdalene,so deconstructed, fascinating in their shadows, they makeeven us, the public, feel like we belong to the group of theMourning; to the work of Wildt, we join with the headsof Toscanini.

    Thus we, the public, become part of the work of art. Ifwe can keep our hearts and minds open, we will be ableto understand that beauty will heal us from this world weare creating and which is the antithesis of poetry and art.We can always say (as we now often say) that we do notneed it, that we can live without poetry and art. But howwill we live? And already for many: “How do we live?”. Ifin 1463 in an era of hunger, famine, disease, war, pesti-lence, with a very low average lifespan, our civilisation wasable to propose and create works of art such as the Mourn-ing; if during the Napoleonic Wars, works such as thoseof Canova were produced, how can we say today that wecan neither love them nor keep them? How can we saythat these works are useless? Can we still state that thefeelings they make us feel are useless? Yet we are contem-porary, rich, efficient, scientific, technological, smart.

    With her works, Beatrice M. Serpieri says the opposite:they are drops, distillates of poetry that sprinkle on thisblack earth. I am sure that somewhere these drops, to-gether with many other artists such as poets, writers, di-rectors and sculptors, will make grow again a commonfeeling in which beauty and poetry will always be funda-mental for the growth of our civilisation. A reason to makelife worth living.

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  • Jadranka Bentini

    Gesti fuori dal tempo

    Ancora corpi e non figure, solidi, compatti e benlontani da sequenze anatomiche, coinvolgono Bea-trice Serpieri che procede nel suo viaggio dentrol’uomo con l’emotività che sempre caratterizza le suescelte di fotografa. Dopo Canova, Tenerani e Wildt –campioni di una statuaria marmorea che più di ognialtra tende alla perfezione ideale – e i preparati incera del Museo Cattaneo dell’Università di Bologna,veri simulacri di perfezione realistica, l’artista ap-proda a una sponda irta e pericolosa, quella del mae-stro per eccellenza della coroplastica rinascimentale:Niccolò dell’Arca. Il suo mestiere di ritrattista ècome sempre rivolto all’esplorazione di un soggettoartistico quale espressione dell’animo umano, maquesta volta accettando la sfida con manufatti fra ipiù provocatori della storia dell’arte che non usanofiltri alla sensorialità pura e tangibile. Niccolò èaspro e imponente, lascia già senza fiato il più timidodegli spettatori, attratto dallo straziante senso di iso-lamento e di devastazione che pervade il Compiantodi Santa Maria della Vita.

    Esperta nell’amplificazione dei particolari dellastatuaria e nel loro intreccio sequenziale riprodottodall’occhio fotografico in masse ondeggianti ora spi-ralate, ora contratte o espanse, Serpieri si accinge quia un colloquio con l’apparente caotico tumultoespressivo con il quale Niccolò forza la scena fino afarne un teatro oscillante fra orrore e bellezza, attra-zione e repulsione. L’insidia è insita nel senso stessodei protagonisti del Compianto, più veri del vero per-ché creati dal genio del realismo più sensazionali-stico di sempre, dai quali già emana una forza mol-tiplicatrice di sentimenti che si riverbera all’infinito.L’attrazione per la forza espressiva oscura e tragicadei protagonisti – le Marie in primis – può riuscirefatale a un occhio che affida alla luce e alla rifrazionela costruzione di visioni simboliche per due ragionidistinte: incardinate alla realtà ancorché riprodotta

    dall’arte, le figure di Serpieri cambiano di senso, maNiccolò non ammette altro senso che quello “ster-minato” (mi si passi il lessico malvasiano, mai tantocalzante) delle indefinibili passioni umane; e ancorail Compianto è un gruppo che si tiene entro un de-stino esistenziale univoco in cui ogni personaggio hauna parte impulsiva, tormentata, angosciosa, perfinoinafferrabile, è in movimento perenne, fissato nel-l’attimo di massima intensità emotiva oltre il qualesi apre la vulnerabilità dell’assurdo incontrollato, laperdita di senso appunto, o l’acquisizione di senso“altro” che è invece l’obiettivo finora raggiunto daSerpieri. L’approccio non poteva allora che essereparziale, concentrato saggiamente solo su alcune fi-gure per arrivare a risultati visivi che amplificano sìl’autenticità degli originali, ma senza ricavarne tra-sgressioni o profanazioni semantiche. La maestria èaver modulato la sovrapposizione di elementi e par-ticolari dai più incisivi delle Marie piangenti – le piùfamose letterariamente – ai meno esuberanti della“sentinella” silente del Compianto, il San Giovanni,sul quale si spegne quel frastuono di urla disperateche pervade tutto il gruppo: su di lui la marea inva-siva si placa in risacca, il movimento si esauriscelungo l’asse della sua figura al centro della composi-zione che argina anche l’occhio dello spettatore ob-bligandolo a un moto riflessivo sulla morte. E se inopere precedenti l’artista aveva creato una sintesiemozionale nello scomporre e ricomporre le formeoriginali pur senza perdere di vista l’integrità dell’as-sieme, con Niccolò dell’Arca Serpieri crea piuttostorealismi di senso, aiutata anche dal materiale costi-tutivo delle statue, la semplice terracotta ridotta daltempo a terra cruda, materia che non traluce ma trat-tiene, congloba e non riverbera favorendo invecequell’accentuazione tridimensionale dell’immaginefotografica di cui si serve l’artista.

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  • Jadranka Bentini

    Timeless gestures

    Bodies, solid, compact and far from anatomical se-quences, not yet figures, are what concern Beatrice Ser-pieri who proceeds on her journey inside man with theemotion that always characterises her choices as a pho-tographer. After Canova, Tenerani and Wildt - samples ofmarble statuary that more than any other tends to idealperfection - and wax preparations from the Cattaneo Mu-seum of the University of Bologna, true simulacra of real-istic perfection, the artist arrives at a fraught, dangerousshore, that of the master par excellence of Renaissancecoroplastic: Niccolò dell’Arca. His work as a portraitpainter is, as always, aimed at exploring an artistic subjectas an expression of the human soul, but this time accept-ing the challenge with artefacts among the most provoca-tive in the history of art that do not use pure and tangiblesensorial filters. Niccolò is harsh and imposing, he alreadyleaves the most timid of spectators breathless, attractedby the harrowing sense of isolation and devastation thatpervades the Mourning of Santa Maria della Vita.

    An expert in the amplification of the details of the stat-ues and in their sequential interweaving reproduced bythe photographic eye in wavy masses now spiralled, nowcontracted or expanded, Serpieri is here to talk with theapparent chaotic expressive tumult with which Niccolòforces the scene until it becomes a theatre that oscillatesbetween horror and beauty, attraction and repulsion. Thepitfall is inherent in the sense of the protagonists of theMourning, more true than the truth because they were cre-ated by the genius of the most sensationalist realism of alltime, from which a multiplying force of feelings alreadyemanates and reverberates to infinity. The attraction forthe dark and tragic expressive power of the protagonists,the Marys first of all - can be fatal to an eye that relies onlight and refraction to construct symbolic visions for twodistinct reasons, firstly they are incardinated to realityeven if reproduced by art, the figures of Serpieri changetheir meaning, but Niccolò does not admit any othermeaning than the “endlessness” (let me pass on the Mal-vasian lexicon, never so fitting) of the indefinable humanpassions; and still the Mourning is a group that is heldwithin an univocal existential destiny in which every char-acter has an impulsive, tormented, anguished, even elu-sive part, it is perennially moving, fixed in the moment ofmaximum emotional intensity beyond which the vulnera-

    bility of the absurd opens uncontrolled, the loss of mean-ing in fact, or the acquisition of “another” meaning, whichis the goal achieved so far by Serpieri. The approach couldthen only be partial, concentrated wisely on only some ofthe figures to arrive at visual results that amplify the au-thenticity of the originals, but without deriving transgres-sions or semantic profanations from them. Mastery is hav-ing modulated the overlapping of elements and detailsfrom the most incisive of the weeping Marys - the most fa-mous in literature - to the less exuberant silent “sentinel”of the Mourning, the Saint John, on which the noise of des-perate screams that pervades the whole group is extin-guished: the invasive tide subsides in backwash on him,the movement is spent along the axis of his figure at thecentre of the composition that also arrests the the eye ofthe spectator obliging them to reflect on death. And if inprevious works the artist had created an emotional syn-thesis in destructuring and recomposing the originalforms without losing sight of the integrity of the whole,with Niccolò dell’Arca Serpieri creates rather realism ofmeaning, also aided by the constitutive material of thestatues, the simple earthenware reduced from time to rawearth, matter that does not shine but retains, combinesand does not reverberate, favouring instead that three-di-mensional accentuation of the photographic image thatthe artist uses.

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  • Sandro Parmiggiani

    Sguardi in trappola

    Suscitano un immediato spaesamento, un latentesconcerto, queste fotografie in cui Beatrice Serpieripresenta lacerti, prima vaganti nello spazio e ora ri-congiuntisi, di opere di alcuni dei più grandi scultoriitaliani. Non ci si potrebbe tuttavia spingere fino aricorrere al termine, Unheimliche, utilizzato da Freudper esprimere l’idea del “perturbante” – che comun-que potrebbe essere appropriato per le immagini chela Serpieri ha catturato, nel 2013, delle cere del Mu-seo Cattaneo dell’Università di Bologna, in partico-lare quelle che ossessivamente registrano una con-giunta proliferazione di occhi e di ciglia, o per alcunedi quelle, esposte in questa mostra, di sculture diWildt, che ci offrono visioni fantastiche, oniriche, si-mili a quelle che abbiamo incontrato nei film di fan-tascienza –, anche perché presto, all’interno di que-sta selva di immagini, riconosciamo opere e autoriche sono, pure ai meno sofisticati cultori dell’arte,universalmente noti. Tuttavia, la moltiplicazione el’affollamento delle immagini – teste, volti, arti, seg-menti di corpi –, che, separatisi dalla figura cui ap-partenevano, ora si sovrappongono e s’intreccianodavanti a noi, o ci scrutano dallo spazio, da una vi-cina lontananza, paiono alludere alla messa in scenadi una genesi “altra”, a un nuovo farsi dei corpi, cheevocano l’aspirazione che Antonin Artaud, il teoricodel “teatro della crudeltà”, enunciava, in una letteradel 1947 a Georges Braque, di “far danzare l’anato-mia umana”, tesa verso quella che lui chiamava una“nuova architettura dell’uomo”. Dopo la deflagra-zione che, negli sguardi di Beatrice Serpieri, ha scon-volto la primigenia unità formale dell’opera sculto-rea, i frammenti, originatisi da questa disintegra-zione, sono stati, come disjecta membra, proiettatinello spazio, ma raramente vi vagano lungo orbiteche possano fare pensare alla struttura dell’atomo,con il nucleo centrale e gli elettroni che vi ruotanoattorno; tendono, invece, a ricongiungersi in aggre-

    gati che reiterano un certo lacerto, lo fanno prolife-rare, accostando, sovrapponendo, intrecciando l’unoall’altro, come se in certi luoghi del vuoto esistesseun’oscura forza magnetica che lo attira, lo replica elo ricompone. La ricerca della Serpieri, ormai incorso da quindici anni, con questa modalità di resti-tuzione dei frammenti di un’immagine della sculturada lei scelta come soggetto di partenza, ha mante-nuto nel tempo certe ben individuabili caratteristi-che, ha dato vita a un suo stile peculiare, ma si è ve-nuta evolvendo negli esiti. Nelle fotografie più re-centi, quelle relative al Compianto sul Cristo morto diNiccolò dell’Arca, pare quasi che lei abbia inteso ac-centuare il processo di ricomposizione dei singoli la-certi da lei individuati come soggetto dell’immagine,peraltro talvolta ora apertamente aggregatisi all’in-segna di una figura geometrica, per renderli ancorapiù funzionali ad accentuare la comprensione delmessaggio che lo scultore aveva inteso trasmetterecon la sua opera. I particolari tratti da alcune dellefigure del Compianto si dispongono per farne ancorpiù lievitare l’intima forza espressiva, quella conce-pita e tanto magnificamente resa da Niccolò, attra-verso la reiterazione di uno slancio che pare inarre-stabile (la corsa di Maria Maddalena, con le sue vesti,gonfiate dal vento, così “protofuturiste”), di un grido(di Maria di Cleofa), di una moltiplicazione dellemani (di Maria di Giuseppe), di un pianto disperato(di san Giovanni che si regge la testa con il palmo diuna mano).

    In fondo, se ripercorriamo il rapporto che la Ser-pieri intrattiene con le opere di lavori di scultori(prima di Niccolò dell’Arca, Antonio Canova, PietroTenerani e Adolfo Wildt) – da lei incontrati nelle mo-stre ai Musei di San Domenico a Forlì, nell’Ala Ca-nova di Bassano del Grappa, nella Chiesa di SantaMaria della Vita a Bologna –, vediamo che, nella fe-deltà al modus operandi da lei scelto, traspare sempreuna sua peculiare lettura dello spirito che quell’operascultorea incarna: le immagini che lei ci proponesono l’espressione del suo modo di intendere quellascultura, dei sentimenti che essa suscita in lei. Nellasommarietà da cui, in questo breve testo, non pos-siamo prescindere, le sequenze che vediamo nelleimmagini di Canova – si pensi, per citarne due sole,

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  • a Levità (da Amore e Psiche stanti, 1796-1800) e adAleggiando (dall’Ebe dell’Ermitage di San Pietroburgo)– ci fanno penetrare, al di là dello splendore delleforme, nei misteri di certi dettagli, che, visti con unasensibilità contemporanea, vengono trasfigurati inun’esperienza del vedere e del sentire (Foscolo usa,per Ebe, i termini di “rugiadosa” e “silenziosa”: Aleg-giando ci restituisce l’idea di un manto erboso acca-rezzato dal vento, di serici boccioli di fiori…). Lostesso potrebbe dirsi per Tenerani: In punta di piedi(da Flora, 1840) è una visione del panneggio chesembra gettare un ponte tra arte classica, Barocco eesiti della contemporaneità (nella moda e in pittura).Nei dettagli delle opere di Wildt – ad esempio, il ri-tratto di Arturo Ferrarin (1929) – Beatrice Serpierici svela il parossismo formale dell’artista, il delirio el’esasperazione dei tratti, che lo rendono così pro-fondamente moderno.

    Del resto, la lettura innovativa dell’opera sculto-rea compiuta da Beatrice Serpieri ha una duplicecoerenza, nel rapporto tra tridimensionalità dellascultura e scelta tecnica di presentazione delle sueimmagini, che possono essere appunto circumnavi-gate da chi le guarda, e nella comprensione pro-fonda, denotata dal suo modo di procedere, del ca-rattere della scultura stessa, che sempre richiede,per essere pienamente introiettata nei suoi valori,di venire esplorata in un periplo che non sottovalutinessuno dei suoi elementi, per poi magari soffer-marsi su alcuni che la caratterizzano e ne segnanol’importanza. Questo modo di guardare la scultura,di osservarla e di vederla, è necessario proprio per-ché essa ha contribuito a creare e definire una nuovadimensione dello spazio, della quale occorre appro-priarsi, anche attraverso l’azione della luce, che, ri-flettendosi sulla sua superficie, non solo ne delineala forma, ma ne disegna alcuni frammenti, ne rivelaalcuni tracciati e volumi, quasi operasse con lastessa forza con cui la stessa luce incide una pelli-cola fotografica o un acido scava un segno in una la-stra di metallo, sulla quale è intervenuto un artista.Se ripensiamo alle esperienze dipanatesi nel corsodella storia dell’arte vediamo che queste fotografiedi Beatrice Serpieri evocano opere – soprattutto di-

    segni e incisioni – nelle quali un artista ha accostatolineamenti di un volto, posture di un corpo o di unoggetto, nel processo di approfondimento della lorovisione, quando magari sentiva che la cosa che stavaritraendo si sottraeva, continuamente gli sfuggiva,e occorreva appropriarsi della sua intima verità, an-che attraverso successivi passaggi, correzioni, inte-grazioni. Sono, spesso, definite, queste opere,“studi”, e ricchissima ne è la storia sia dell’arte an-tica sia di quella moderna e contemporanea – pen-siamo, tra i tanti possibili esempi che potrebberofarsi, a Delacroix, Ingres, Steinlen, de Chirico –, e illoro fascino sta proprio nella possibilità di leggereil confronto immediato dell’artista con quella forma,lo scavo prolungato nelle fattezze che il suo occhioandava percependo, in un processo di avvicinamentoe di conquista che è, insieme, anche, un esercizio didisciplina e di accettazione delle ragioni deglienigmi racchiusi nelle forme. S’aggiunga che il pro-cesso di aggregazione e di compenetrazione che pos-siamo leggere nelle fotografie di Beatrice Serpierinon è estraneo a esperienze della pittura moderna econtemporanea – tra le tante citazioni che potreifare, mi limito a quella dell’opera di Davide Benati,che in molti dei suoi cicli si alimenta di questo pro-cesso di reiterazione e sovrapposizione degli ele-menti che ha eletto a emblemi della sua ricerca.

    Potremmo, forse impropriamente, pensare, difronte a questi sguardi in trappola, a queste pellicoleche paiono ibernate nel metacrilato colato tralucente(perspex), a una sorta di caleidoscopio profonda-mente modificato nelle sue strutture visive e nei suoiesiti (l’illusione ottica dell’immagine del porticato inmostra), o a un moderno, ossessivo “diorama” – lasuggestione deriva anche dal fatto che fu Daguerre acreare questa modalità di vedere nel 1822, quindicianni prima dell’invenzione, sempre sua, della da-gherrotipia. La lettura delle opere della Serpieri nonè solo possibile sul fronte e sul retro, ma diventa an-che cangiante quando ci si sposta lateralmente ri-spetto all’immagine, in un qualche modo ripetendol’esperienza che si dà davanti a opere all’interno dellequali l’artista abbia celato l’enigma dell’anamorfosi,che a noi si dischiude e si rivela solo quando arri-viamo a collocarci in un punto preciso.

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  • Il rapporto che Beatrice Serpieri intrattiene con lafotografia risale almeno agli anni Settanta, e le sueimmagini, rigorosamente in bianco e nero, utiliz-zando una pellicola analogica, di volti, di corpi, digruppi familiari, di bambini e di adolescenti, che ca-ratterizzarono il suo lavoro nei due decenni succes-sivi, sono il racconto di un universo in cui regnanoun ordine, una tensione, un’aspirazione verso la gra-zia e l’armonia – propri sia della composizione foto-grafica sia dell’educazione sentimentale di chi li rea-lizza – e chiedono a colui che viene ritratto di im-mergersi in quell’atmosfera. Poi, a partire dallascomposizione onirica di vedute architettoniche – inmostra c’è un’immagine stordente dei portici bolo-gnesi che conducono al Santuario della Madonna diSan Luca, l’inquietante immagine di un labirinto dacui è impossibile uscire, che certamente sarebbe pia-ciuta a Jorge Luis Borges – avviene una sorta di de-flagrazione, che sconvolge quell’assetto, proiettandonello spazio lacerti che tuttavia, come abbiamo visto,reiterati e accostati, non diventano un puro capogirodella visione, ma la costruzione di una nuova perce-zione; non sono la dispersione e l’annullamento diun’antica memoria, ma il suo rafforzamento, la suarinnovata capacità di prendere la parola, di esigere diessere intesa alla luce degli elementi forniti da que-sta nuova prospettiva. Certo, le esperienze di untempo sono connesse a quelle recenti da un tenacefil rouge: l’indagine sui corpi e sui volti di un tempoè ora diventata appassionata rilettura della figuraumana realizzata dai grandi scultori del passato, finoa immergersi nella carne e nel motore segreto del-l’agire umano (ciclo sulle cere anatomiche) e a cer-care di cogliere e rappresentare l’esperienza del do-lore, propria del Compianto, e di farla rivivere ad altriche non la patirono; gli aloni di luce che disegnanoil profilo di un segmento del bordo di un corpo, den-tro l’indagine sul processo di scomposizione dellaluce stessa (magari ricorrendo all’utilizzo di filtri),accompagnano ora l’analoga operazione di smembra-mento dei corpi – i due capisaldi sui quali si basa illavoro della Serpieri.

    Nel 1931 Walter Benjamin scrive la Piccola storiadella fotografia, un breve saggio di straordinaria luci-

    dità e acume. Nelle righe finali, ricordato che a suotempo le fotografie di Eugène Atget (il fotografofrancese che nei primi decenni del Novecento ci re-stituì memorabili immagini della Parigi più intimae meno conosciuta) erano state paragonate a “quelledel luogo di un delitto”, così continua: “Ma non èforse ogni angolo delle nostre città un luogo del de-litto, non è ogni passante un criminale? Il fotografo– discendente di auguri e di aruspici – non ha forseil dovere di svelare nelle sue immagini la colpa e diindicare il colpevole? ‘L’analfabeta del futuro’ èstato detto ‘non sarà chi non conosce la scrittura machi ignora la fotografia’”1. Sono, queste parole diBenjamin, davvero profetiche, e, davanti all’operadella Serpieri, mi sono soffermato sulla suggestionedelle due arcaiche figure che lui assume come pro-genitori dei fotografi: gli auguri, i sacerdoti chenell’antica Roma avevano il compito di interpretarela volontà degli dei osservando il volo degli uccelli;gli aruspici, i sacerdoti etruschi e romani che divi-navano attraverso l’analisi delle viscere degli ani-mali. In un qualche modo, le immagini di BeatriceSerpieri, gli sguardi sui lacerti di un’opera scultoreache lei sceglie di non casualmente assemblare e diintrappolare nella porzione di cielo delle sue imma-gini, evocano la capacità di cogliere il mistero e l’ina-spettato che non solo ci attendono dietro ogni an-golo di strada, ogni volta che solleviamo il nostrosguardo per immergerci nella realtà, ma anchequando siamo di fronte a un’opera d’arte, al di là diogni sua lettura codificata, di ogni stanca consuetu-dine interpretativa.

    1 Walter Benjamin, Piccola storia della fotografia, postfazione diElio Grazioli, Abscondita, Milano 2015, p. 39.

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  • Sandro Parmiggiani

    Looking into the trap

    They cause sudden disorientation, latent bewilder-ment, these photographs in which Beatrice Serpieri pres-ents fragments of works by some of the greatest Italiansculptors, first wandering in space and then reunited.However, we could not go so far as to resort to the term,Unheimliche, used by Freud to express the idea of the “per-turbing” - which however could be appropriate for the im-ages that Serpieri captured, in 2013, the waxes of the Cat-taneo Museum of the University of Bologna, in particularthose that obsessively register a joint proliferation of eyesand eyelashes, or for some of those exhibited in this exhi-bition of Wildt’s sculptures, which offer us fantastic,dreamlike visions, similar to those we encounter in sci-ence fiction films - also because soon, inside this forest ofimages, we recognise works and artists that are universallyknown, even by less sophisticated art lovers. However, themultiplication and crowding of the images - heads, faces,limbs, segments of bodies - which, separated from the fig-ure to which they belonged, now overlap and intertwinebefore us, or peer at us from space, from a close distance,seem to allude to the staging of an “other” genesis, to anew being of bodies, which evoke the aspiration that An-tonin Artaud, the theoretician of the “theatre of cruelty”,stated, in a letter to Georges Braque in 1947, of “makinghuman anatomy dance”, aimed at what he called a “newarchitecture of man”. After the explosion that, in the eyesof Beatrice Serpieri, upset the primitive formal unity of thesculptural work, the fragments, which originated from thisdisintegration, were, like disjecta membra, projected intospace, but rarely wander along orbits that can make youthink of the structure of the atom, with the central coreand the electrons that revolve around it; instead, they tendto join together again in aggregates that reiterate a certainfragment, make it proliferate, juxtaposing, overlapping, in-tertwining with each other, as if in some places of empti-ness there was a dark magnetic force that attracts it, repli-cates it and recomposes it. Serpieri’s research, now under-way for fifteen years, on this method of reconstitutingfragments of an image of the sculpture chosen by her asthe starting subject, has maintained over time certainwell-defined characteristics, has given life to a peculiarstyle, but it has evolved in terms of results. In the mostrecent photographs, those relating to Mourning over the deadChrist by Niccolò dell’Arca, it seems as if she intended to

    accentuate the process of recomposition of the individualfragments she identified as the subject of the image, how-ever sometimes now openly aggregated under the bannerof a geometric figure, to make them even more functionalin accentuating understanding of the message the sculptorhad intended to convey with her work. Details taken fromsome of the figures of the Mourning are arranged to in-crease the intimate expressive power even more, thatpower conceived and so beautifully rendered by Niccolò,through the recurrence of a momentum that seems un-stoppable (the race of Mary Magdalene, with her clothes,blown out by the wind, so “proto-futurist”), a cry (byMary of Cleophas), a multiplication of hands (by Mary diGiuseppe), a desperate cry (by Saint John holding his headwith the palm of one hand).

    The bottom line is that we are retracing the relation-ship that Serpieri has with works by sculptors (before Nic-colò dell’Arca, Antonio Canova, Pietro Tenerani andAdolfo Wildt) - which she found in the exhibitions at theMuseums of San Domenico in Forlì, in the Canova Wingof Bassano del Grappa, in the Church of Santa Maria dellaVita in Bologna - we see that, being faithful to the modusoperandi chosen by her, she always reveals a peculiar read-ing of the spirit that that sculptural work embodies: theimages she proposes are the expression of her way of un-derstanding that sculpture, of the feelings that it evokesin her. In this short text we cannot miss summarising thesequences that we see in Canova’s images - think aboutLevità (from Cupid and Psyche standing, 1796-1800) and Aleg-giando (from Ebe in the Hermitage of St. Petersburg) -make us penetrate, beyond the splendour of forms, themysteries of certain details, which, seen with a contem-porary sensibility, are transfigured into an experience ofseeing and feeling (Foscolo uses, for Ebe, the terms of“dewy” and “silent”: Aleggiando gives us back the idea of agrassy carpet caressed by the wind, of silky flower buds...). The same could be said for Tenerani: In punta di piedi(from Flora, 1840) is a vision of the drapery that seems tothrow a bridge between classical art, Baroque and contem-porary outcomes (in fashion and in painting). In the de-tails of Wildt’s works, for example, the portrait of ArturoFerrarin (1929) - Beatrice Serpieri reveals the artist’s for-mal paroxysm, the delirium and the exasperation of thetraits, which make it so profoundly modern.

    Moreover, the innovative reading of the sculpturalwork done by Beatrice Serpieri has a double coherence, inthe relationship between three-dimensional sculpture andthe technical choice of presenting her images, which can

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  • be circumnavigated by those who look at them, and in thedeep understanding, denoted by her way of proceeding,the character of the sculpture itself, which always requiresbeing explored in a circumnavigation that does not under-estimate any of its elements, to be fully introjected in itsvalues, and then lingering on some that characterise it andmark its importance. This way of looking at the sculpture,of observing it and seeing it, is necessary precisely becauseit has helped to create and define a new dimension ofspace, which must be appropriated, also through the ac-tion of light, which, reflecting on its surface, not only out-lines its shape, but also draws some fragments, revealssome traces and volumes, almost operates with the sameforce with which the light impacts a photographic film oran acid incises a sign into a metal plate, on which an artisthas intervened. If we think back to the experiences wehave had in the course of the history of art, we see thatthese photographs by Beatrice Serpieri evoke works -above all drawings and engravings - in which an artist hasapproached features of a face, postures of a body or an ob-ject, in the process of deepening their vision, when, per-haps, they felt that the thing they were portraying was es-caping, was continually escaping them, and it was neces-sary to take possession of its intimate truth, throughsuccessive passages, corrections and integrations too.These works are often defined as “studies” and a wealthof them can be found in the history of ancient and modernand contemporary art - we are thinking, among the manypossible examples that could be given, about Delacroix,Ingres, Steinlen and de Chirico - and their charm lies inthe possibility of reading the artist’s immediate confronta-tion with that form, the prolonged excavation in the fea-tures that their eye was perceiving, in a process of ap-proach and conquest that is, both, an exercise in disciplineand acceptance of the reasons for the enigmas enclosed inthe forms. It should be added that the process of aggrega-tion and interpenetration that we can read in the photo-graphs of Beatrice Serpieri is not foreign to experiences ofmodern and contemporary painting - among the many Icould quote, I limit myself to the work of Davide Benati,who in many of his cycles feeds on this process of reiter-ation and overlapping of the elements he has chosen asemblems of his research.

    In the face of these trapped looks, we might, perhapsinappropriately, think about these films that appear tohave hibernated in the translucent methacrylate (per-spex), about a sort of kaleidoscope profoundly modifiedin its visual structures and outcomes (the optical illusionof the image of the arcade on display), or a modern, ob-

    sessive “diorama” - the suggestion also derives from thefact that it was Daguerre who created this way of seeingin 1822, fifteen years before he invented the daguerreo-type. It is possible to read Serpieri’s works not only fromthe front and the back, but they also become iridescentwhen you move sideways with respect to the image, insome way repeating the experience you get before worksin which the artist has concealed the enigma of anamor-phosis, which opens up to us and is revealed only whenwe manage to place ourselves at a specific point.

    The relationship that Beatrice Serpieri has with pho-tography dates back to the seventies at least, and her im-ages, strictly in black and white, using an analogue film,of faces, bodies, family groups, children and adolescents,which characterised her work in the following twodecades, is the story of a universe in which an order, a ten-sion, an aspiration towards grace and harmony reign -both of the photographic composition and of the senti-mental education of who creates them and asks the onewho is portrayed to immerse themselves in that atmos-phere. Then, starting from the oneiric deconstruction ofarchitectural views - on display there is a striking imageof the Bolognese porticoes leading to the Sanctuary of theMadonna di San Luca, the disquieting image of a labyrinthfrom which it is impossible to escape, which Jorge LuisBorges would certainly have liked - a sort of explosiontakes place, which upsets that set-up, projecting fragmentsinto space that, however, as we have seen, repeated andjuxtaposed, do not become a pure dizziness of vision, butthe construction of a new perception; they are not the dis-persion and the annihilation of an ancient memory, but itsstrengthening, its renewed ability to take the floor, to de-mand to be understood in the light of the elements pro-vided by this new perspective. Of course, the experiencesof the past are connected to recent ones by a tenacious filrouge: the investigation of the bodies and faces of the pasthas now become a passionate rereading of the human fig-ure created by the great sculptors of the past, to immersethemselves in the flesh and the secret engine of humanaction (cycle on anatomical waxes) and try to grasp andrepresent the experience of pain, typical of the Mourning,and to bring it back to life again for others who did notsuffer it; the halos of light that draw the outline of a seg-ment of the edge of a body, inside the investigation of theprocess of deconstructing light itself (perhaps resorting tothe use of filters), now accompany the similar operationof dismembering the bodies - the two cornerstones onwhich Serpieri’s work is based.

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  • In 1931 Walter Benjamin wrote A short history of pho-tography, a short essay of extraordinary lucidity and acu-men. In the final lines, he remembered that at the timethe photographs of Eugène Atget (the French photogra-pher who in the early decades of the twentieth centurygave us memorable images of the most intimate and leastwell-known Paris) had been compared to “those of acrime scene”, and he continues thus: “But couldn’t everycorner of our cities be a crime scene, is not every passer-by a criminal? Does not the photographer - descendantof good wishes and of omens - have the duty to revealguilt in their images and to indicate the guilty party? Ithas been said that ‘the illiterate of the future will not bethe one who does not know how to read but the one whoknows nothing of photography’”1. These are the trulyprophetic words of Benjamin, and, in front of the work ofSerpieri, I focused on the suggestion of the two archaicfigures that she assumes as the progenitors of photogra-phers: the greetings, the priests who in ancient Rome hadthe task of interpreting the will of the gods by observingthe flight of birds; the soothsayers, the Etruscan and Ro-man priests who made prophesies by analysing the vis-cera of animals. In a way, the images of Beatrice Serpieri,the looks on the fragments of a sculptural work that shechooses to assemble in a non random manner and to trapin the portion of the sky of her images, evoke the abilityto grasp the mystery and the unexpected that not onlyawait us on every street corner, every time we raise ourgaze to immerse ourselves in reality, but also when weare facing a work of art, beyond any codified reading andany tired interpretative custom .

    1 Walter Benjamin, Piccola storia della fotografia [A short his-tory of photography], postfazione di Elio Grazioli, Ab-scondita, Milano 2015, p. 39.

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  • Niccolò dell’Arca

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  • 22

    Giovanni2018

    edition of 340x50x2,5 cm

    su base d’appoggio a incastro di 50x30x2,5 cmstampa digitale su pellicola vinilica

    su massello di metacrilato colato traslucente

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  • Catalogo Serpieri impa:Layout 1 06/09/18 18.44 Pagina 23

  • 24

    Giovanni2018

    edition of 3 42x50 cm

    stampa digitale su massello di metacrilato colato traslucente

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  • Catalogo Serpieri impa:Layout 1 06/09/18 18.44 Pagina 25

  • 26

    S.Vergine e Maria Salomè 2018

    edition of 342x50 cm

    stampa digitale su massello di metacrilato colato traslucente

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  • Catalogo Serpieri impa:Layout 1 06/09/18 18.44 Pagina 27

  • 28

    Maria Maddalena2018

    edition of 342x50 cm

    stampa digitale su massello di metacrilato colato traslucente

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  • Catalogo Serpieri impa:Layout 1 06/09/18 18.44 Pagina 29

  • 30

    Maria Maddalena, Maria di Cleofa, Giovanni2018

    edition of 350x40x3 cm

    stampa digitale su massello di metacrilato colato traslucente

    Catalogo Serpieri impa:Layout 1 06/09/18 18.44 Pagina 30

  • Catalogo Serpieri impa:Layout 1 06/09/18 18.44 Pagina 31

  • 32

    Maria di Cleofa2018

    edition of 3 42x54 cm

    stampa digitale su massello di metacrilato colato traslucente

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  • Antonio CanovaPietro Tenerani

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  • 36

    Aenigma2009

    Edition of 372x50 cm

    stampa su cartaPhoto Rag 308 gsm - Fine Art Hahnemuhle,

    con inchiostri a pigmentiCollezione privata

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  • 38

    Sequenze2009

    Edition of 352 x 70 cm

    stampa digitale su pellicola vinilica su massello di metacrilato colato traslucente

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  • 40

    Origine2009

    Edition of 371 x 50 cm

    stampa digitale su pellicola vinilica su massello di metacrilato colato traslucente

    Prova d’artista: Ferrara, Musei Civici d’Arte Antica

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  • 42

    Frammenti di tenzone2009

    Edition of 375 x 98 cm

    stampa digitale su pellicola vinilica su massello di metacrilato colato traslucente

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  • Catalogo Serpieri impa:Layout 1 06/09/18 18.44 Pagina 43

  • 44

    In punta di piedi2009

    Edition of 375 x 98 cm

    stampa digitale su pellicola vinilica su massello di metacrilato colato traslucente

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  • Catalogo Serpieri impa:Layout 1 06/09/18 18.44 Pagina 45

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    Aleggiando2009

    Edition of 375 x 98 cm

    stampa digitale su pellicola vinilica su massello di metacrilato colato traslucente

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  • 48

    Levità2009

    Edition of 3100 x 74 cm

    stampa digitale su pellicola vinilica su massello di metacrilato colato traslucente

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  • Catalogo Serpieri impa:Layout 1 06/09/18 18.44 Pagina 49

  • 50

    L’addio2009

    Edition of 376 x 98 cm

    stampa digitale su pellicola vinilica su massello di metacrilato colato traslucente

    Catalogo Serpieri impa:Layout 1 06/09/18 18.44 Pagina 50

  • Catalogo Serpieri impa:Layout 1 06/09/18 18.44 Pagina 51

  • Catalogo Serpieri impa:Layout 1 06/09/18 18.44 Pagina 52

  • Adolfo Wildt

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  • 54

    Parvenze - io guardo2012

    Edition of 740 x 30 x 2,5 cm

    stampa digitale su pellicola vinilica su massello di metacrilato colato traslucente

    Catalogo Serpieri impa:Layout 1 06/09/18 18.44 Pagina 54

  • Catalogo Serpieri impa:Layout 1 06/09/18 18.44 Pagina 55

  • 56

    Studio di scultura VII2012

    Edition of 750 x 40 x 3 cm

    stampa digitale su pellicola vinilica su massello di metacrilato colato traslucente

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  • Catalogo Serpieri impa:Layout 1 06/09/18 18.44 Pagina 57

  • 58

    Studio di scultura V2012

    Edition of 750 x 40 x 3 cm

    stampa digitale su pellicola vinilica su massello di metacrilato colato traslucente

    Catalogo Serpieri impa:Layout 1 06/09/18 18.44 Pagina 58

  • Catalogo Serpieri impa:Layout 1 06/09/18 18.44 Pagina 59

  • 60

    Studio di scultura XVIII2012

    Edition of 750 x 40 x 3 cm

    stampa digitale su pellicola vinilica su massello di metacrilato colato traslucente

    Catalogo Serpieri impa:Layout 1 06/09/18 18.44 Pagina 60

  • Catalogo Serpieri impa:Layout 1 06/09/18 18.44 Pagina 61

  • 62

    Studio di scultura XVI2012

    Edition of 750 x 40 cm

    fotografia digitale su carta metal, stampa lambda

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  • Catalogo Serpieri impa:Layout 1 06/09/18 18.44 Pagina 63

  • 64

    Studio di scultura XX2012

    Edition of 740 x 50 cm

    fotografia digitale su carta metal, stampa lambda

    Catalogo Serpieri impa:Layout 1 06/09/18 18.44 Pagina 64

  • Catalogo Serpieri impa:Layout 1 06/09/18 18.44 Pagina 65

  • 66

    Studio di scultura II2012

    Edition of 740 x 50 cm

    fotografia digitale su carta metal, stampa lambda

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  • Catalogo Serpieri impa:Layout 1 06/09/18 18.44 Pagina 67

  • 68

    Studio di scultura XVII2012

    Edition of 750 x 40 cm

    fotografia digitale su carta metal, stampa lambda

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  • Beatrice M. Serpieri

    Biografia

    Nata a Bologna, dopo aver perfezionato gli studiclassici e universitari negli anni ’70 si dedica con pas-sione allo studio della fotografia, diplomandosi all’Ac-cademia di Belle Arti di Roma e alla Libera UniversitàEuropea di Macerata, Dipartimento di Arti Visive. Lasua lunga e prestigiosa carriera di ritrattista, perse-guendo una poetica da lei stessa definita “Fotogeniadell’Anima”, si distingue per lo studio appassionato eprofondo dell’essere umano, rendendo i suoi ritratti inbianco e nero vere e proprie opere d’arte, al pari dellagrande tradizione della ritrattistica sia pittorica che fo-tografica. Attraverso i ritratti di Serpieri si confermal’affermazione di E. Lévinas: “La faccia è il mezzo at-traverso il quale l’invisibile che è nell’uomo si fa visibileed entra in rapporto di scambio con noi”. Nel suo ar-chivio le grandi famiglie italiane ed europee.

    Il suo percorso è scandito da numerosi successi e ri-conoscimenti personali: nel 1990 è a Roma, Piazza diSpagna e Milano, Piazza Duomo, con Immagine Donnapresenti 37 fotografi di fama internazionale, e ancora aRoma ad Antologica, all’Accademia del Superfluo. Nu-merose sono le esposizioni in luoghi “simbolo” dellacultura, tra cui: 1992 - Bologna, Chiostro Monumentaledi San Domenico, Antologica Complicità in aperturadella stagione culturale; 1995 - Firenze, per 40° Pitti Im-magine Bimbo, Antologica Les Portraits des Grandes Famil-les. Espone i suoi ritratti in importanti Biennali all’estero:1996 - Barcellona, Spagna, 8a Biennale Fotografica, Anto-logica; 1996 - Madrid, 14° Congresso Internazionaledella Fotografia e in Italia in numerose gallerie pubblichee private. Nel 2001 espone a Parma nella 6a Mostra In-ternazionale d’Arte Contemporanea. Nel 2002 presenta aBologna il calendario 2003 di solidarietà, Le quattro Sta-gioni, in Sala Farnese, Palazzo d’Accursio. Prosegue l’at-tività espositiva partecipando nel frattempo a numerosiconvegni, tavole rotonde e trasmissioni televisive sia inItalia che all’estero incontrando consensi e riconosci-menti. L’abilità e la sensibilità di Serpieri svelano la suacapacità di andare “oltre” alla semplice registrazionemimetica della percezione visiva come attesta la no-zione di “punctum” barthesiano.

    Sollecitata dall’esigenza di approfondire il propriolavoro di artista strettamente legato alla ricerca delbello assoluto, dal “paesaggio interiore” in bianco enero nel 2003 passa intenzionalmente al colore e allo

    studio della scomposizione della luce, indaga le illuso-rietà che ci offrono le vedute architettoniche, per poiapprodare alla rilettura della statuaria del Canova e delTenerani in continuità con lo studio del ritratto chetanto l’ha appassionata: un’esperienza artistica che in-traprende con passione e rigore. Attraverso un suo par-ticolare procedimento di scomposizione fotografica deimanufatti e della luce, effettuata esclusivamente in fasedi ripresa, realizza sorprendenti immagini, presentan-dole in suggestive installazioni tridimensionali, tralu-centi, dinamiche: vere foto-sculture. È qui che Serpieriesalta “La vera bellissima carne”, già evidenziata nellalettura critica di Antonio Paolucci.

    Catturate e rispedite dall’obbiettivo, traducendosiin immagini quasi fantastiche, troviamo la rilettura deipiù grandi capolavori canoviani. Nel 2009 presenta lasua mostra Illusioni a Cortina d’Ampezzo e diviene pro-tagonista nuovamente di esposizioni personali e collet-tive; importanti musei civici d’Arte Antica e Contem-poranea la chiamano per l’efficacia innovativa delle sueopere che trova conferma in grandi mostre ed eventipersonali: Illusioni nel 2010 a Ferrara nei Musei Civicid’Arte Antica Riminaldi, Palazzo Bonacossi e nel Mu-seo Schifanoia, esposizione che riprenderà negli annisuccessivi 2012 e 2014 con l’opera Origine; sempre nel2010, a Bassano del Grappa, nell’ambito del XI Convegnointernazionale di studi Canoviani espone nel Museo Ci-vico, Ala Canova, spazio dove l’opera Aenigma verrà ri-petutamente esposta dal 2012 al 2015. Nel 2011 quindia Gaeta, al Museo d’Arte Contemporanea “Giovanni daGaeta”.

    Dice di lei Philippe Daverio, presentando la sua mo-stra Illusioni al Museo Civico di Bassano del Grappa:Grazie a questa artista ora noi possiamo guardare al grandescultore in modo completamente nuovo, restando stupiti dicome anche una caviglia scolpita dal Canova, ammirata innu-merevoli volte, ci sembri inedita.

    Espone successivamente i suoi studi di scomposi-zione sulle architetture con un’installazione di grandi di-mensioni Archi Off Light nel 2011 a Bologna per ArteFiera; presenta ancora una retrospettiva al Celeste Prizenel 2011, a Bologna e partecipa con i suoi studi sul Ca-nova nel 2012 a Ravenna alla V Biennale delle Chiese Laiche.

    La sua opera Theoria è pubblicata nel catalogo LightArt in Italy di Gisella Gellini, corrente artistica consoli-data a livello internazionale, della quale l’artista faparte.

    Tra il 2011 e il 2015 ha tenuto lezioni sul tema “Artee contemporaneità nella percezione visiva” al Diparti-

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  • mento di Arti Visive del Politecnico di Milano e al corsodi Psicologia dell’Arte dell’omonimo Dipartimentodell’Università di Bologna, sul tema “Sinergie tra Isti-tuzioni Museali e iniziativa privata. Culture visive aconfronto attraverso la lettura fotografica di BeatriceM. Serpieri”. Nel 2012 approfondisce la ricerca sullascomposizione della luce, studia le opere di Wildt, of-frendone una rilettura davvero innovativa e inedita. Nel2013 intraprende uno studio complesso intorno alleCere Anatomiche del Museo Luigi Cattaneo in Bologna,in accordo con il Dipartimento di Scienze Biomedichee Neuromotorie dell’Alma Mater Studiorum dell’Uni-versità della medesima città ed espone, nel maggio del2014, nel Museo Luigi Cattaneo la foto-scultura Fanta-stiche apparenze presentata da Jadranka Bentini in occa-sione del Simposio Internazionale Amazing Models. Nelnovembre dello stesso anno il suo studio intorno allaCere Anatomiche si realizza con la mostra De CorporisFabrica, a cura di Jadranka Bentini, ambizioso quantoinnovativo progetto che coinvolge molteplici realtà bo-lognesi con l’esposizione delle sue foto-sculture: l’AlmaMater Studiorum Università di Bologna, il Sistema Mu-seale d’Ateneo, il Museo L. Cattaneo, il Museo di Pa-lazzo Poggi e l’Archiginnasio, oltre a manifestazioni econferenze, destando un vasto consenso di critica, pub-blico, stampa e tv.

    Bologna le rende omaggio chiamandola a esporrenuovamente De Corporis Fabrica in maggio 2015 nel-l’Oratorio del Museo della Vita, accompagnata dallapresentazione del libro d’artista Piccolo gioiello con testocritico di Jadranka Bentini, edito in sole 100 copie nu-merate e firmate dall’artista.

    La partecipazione alla 56a Biennale di Venezia 2015con l’opera Chimera conferma il successo di questa par-ticolare ricerca. Nel novembre 2015 in occasione dellecelebrazioni per il 40° anniversario della morte di Pa-solini partecipa alla mostra Perfetta solitudine. In morte diPier Paolo Pasolini e al libro d’artista legato alla mostrastessa.

    Affiancata da anni nella sua ricerca da una storicadell’Arte del calibro di Jadranka Bentini, nel 2016 pre-senta negli spazi di MUST GALLERY e della AxionSwiss Bank S. A. di Lugano la mostra Fulgor in signis. In-ganni di senso, compendio di tre grandi progetti-studiodi Serpieri intorno all’arte scultorea della lunga tradi-zione italiana.

    Nel 2018, chiamata a studiare il Compianto di Nic-colò dell’Arca, si dedica fortemente alla rilettura di que-st’opera considerata uno dei più grandi capolavori della

    scultura quattrocentesca e ne offre un’interpretazionesorprendente, fantastica, rigorosa.

    La Mostra Dinamiche d’Arte, da un progetto di Gra-ziano Campanini, esposta lo stesso anno nel Museo delComplesso Monumentale di Santa Maria della Vita aBologna e dedicata ancora una volta allo studio digrandi scultori italiani, oltre ad un omaggio “architet-tonico/visionario” a Bologna, ne comprova le sorpren-denti capacità: “sono gocce, distillati di poesia che irroranoquesta nera terra” (G. Campanini), e apre a future e piùardue prospettive artistiche.

    Hanno detto di lei: Franco Basile, Jadranka Bentini,Beatrice Buscaroli, Graziano Campanini, Vittoria Coen,Lanfranco Colombo, Victoria Combalìa, Philippe Dave-rio, Walter Guadagnini, Sandro Parmiggiani, Paola Bar-bara Sega, solo per citarne alcuni.

    I suoi lavori sono raccolti in molteplici collezioniprivate, esposti in numerosi musei civici d’Arte Antica,tra cui i Musei Schifanoia e Riminaldi di Ferrara, il Mu-seo Civico A. Canova di Bassano del Grappa e Pinaco-teche d’Arte Contemporanea; Serpieri vanta una vastabibliografia di cataloghi d’arte, preziosi libri d’artista,riviste del settore, periodici e quotidiani. Attualmentevive a Bologna.

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  • Beatrice M. Serpieri

    Biography

    Beatrice M. Serpieri was born in Bologna (Italy). Af-ter classical and academic studies, since 1970 she ded-icates herself passionately to photography. She gradu-ates at the Fine Arts Academy in Rome and at the FreeEuropean University of Macerata, Visual Arts Depart-ment.

    Her long and significant career as a portrait photog-rapher follows the lines of a poetic theory she definesas “Soul Photogenics”. She is remarkable for her pas-sionate and profound study of the human being. HerB&W portraits are real works of art, at par with thegreat tradition of portraits, both pictorial and photo-graphic. Her portraits confirm E. Lévinas assertion:“The face is the medium through which the invisibleinside man becomes apparent and enters into an ex-change relationship with us”. Her files include thegreatest Italian and European families.

    Many successful events and awards characterize heritinerary: 1990, Roma, Piazza di Spagna and Milano, Pi-azza Duomo, Immagine Donna, among 37 internationallyknown photographers; also in 1990, Roma, Accademiadel Superfluo, Antologica and exhibitions in focal cul-tural places: 1992, Bologna (Italy), Chiostro Monumen-tale di San Domenico, Antologica. Complicità, openingthe cultural “Season”; 1995, Firenze (Italy), 40th PittiImmagine Bimbo, Antologica. Les Portraits des GrandesFamilles. Her portraits appear in important Biennaliabroad: 1996, Barcellona (Spain), 8th Biennale Fotografica,Antologica; 1996, Madrid (Spain), 14th International Con-gress of Photography, and in Italy in many public and pri-vate galleries. In 2001 she exhibits in Italy: Parma, 6thInternational Fair of Contemporary Art; in 2002, she intro-duces in Bologna, Sala Farnese, Palazzo d’Accursio theYearbook 2003. The Four Seasons. At the same time, shecarries on with her activity by participating to manyconferences, TV shows and round-tables in Italy andabroad, receiving wide appreciation and many awards.Serpieri’s sensibility and skill show her capacity to “gobeyond” the elementary recording of the visual percep-tion, as defined by the notion of Barthesian “punctum”.

    In 2003, the artist feels compelled to deepen her re-search in the framework of her quest for the “absolutebeauty”. From the “interior beauty”, she moves on tocolor and the study of decomposing light; she investi-gates the illusion represented by architecture. She then

    turns to the re-reading of the statues of Canova andTenerani, as a continuum with the study of the portraitshe is so much fond of: an artistic experience she tack-les with passion and strength. Through her own pho-tographic procedure of decomposing sculptures andlight while shooting, she creates surprising pictures,presented in tridimensional, translucent and dynamicinstallations: real photo-sculptures. That is how Serpierienhances the sense of La vera bellissima carne, as stressedin Antonio Paolucci’s critical remarks.

    Grabbed by her lens and translated into fantasticimages, the most extraordinary Canova masterpiecesundergo a new reading from Serpieri. In 2009, she pres-ents her exhibition Illusioni in Cortina d’Ampezzo(Italy) and becomes again the leading actor in manypersonal and collective shows. Top Italian Museums ofAncient and Contemporary Art and Municipal Muse-ums invite her, attracted by the innovative efficacy ofher work, as confirmed by important exhibitions andpersonal shows: Illusioni, in 2010, Ferrara, Musei Civicid’Arte Antica Riminaldi, Palazzo Bonacossi; in 2010,Ferrara, Museo Schifanoia, exhibition shown again in2012 and 2014 with the photo-sculpture Origine; againin 2010, in Bassano del Grappa, in the framework ofthe XIth International Meeting of Canovian Studies, atthe Museo Civico, Canova Wing, where the workAenigma was often exhibited from 2012 to 2015. In2011, in Gaeta, Museo d’Arte Contemporanea Gio-vanni da Gaeta.

    The well-known art critic Philippe Daverio com-mented, while introducing her exhibition at the Munic-ipal Museum in Bassano del Grappa: “Thanks to Beat-rice Serpieri, we are now able to admire Canova in a to-tally different way: we are astonished to note how anankle sculpted by him and already admired so manytimes appears to us in a totally new way”. Serpierieventually shows her studies which decompose archi-tecture, with a large-size installation: Archi off Light(2011 Bologna, Arte Fiera). She then presents a retro-spective: Celeste Prize (2011, Bologna), and participatesin Ravenna in 2012 to the V Biennale delle Chiese Laiche,with her studies about Canova.

    Her work of art Theoria is included in the catalogLight Art in Italy, edited by Gisella Gellini, an interna-tionally recognized art trend of which Serpieri is part.

    Between 2011 and 2015 she teaches at the VisualArts Department of the Milano Politecnico, on thetheme Art and Contemporaneousness in Visual Perception,and at the course of Art Psychology of the Visual Arts

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  • Department of the Bologna University, on the subjectSynergy between Museum Institutions and private initiative.Visual cultures compared through the photographic reading ofBeatrice M. Serpieri.

    In 2012, Serpieri deepens the process of decompos-ing light and studies the work of the Italian sculptorAdolfo Wildt. Her rendering of his statues is very in-novative and never realized before.

    In 2013, Serpieri starts a complex study of theAnatomical Waxes of the Museo Luigi Cattaneo inBologna (Italy), in agreement with the Biomedical andNeuromotorial Sciences Department of the Alma MaterStudiorum of the Bologna University. In May 2014,supported by Jadranka Bentini’s critical remarks, Ser-pieri shows her photo-sculpture Fantastiche Apparenzein the Museo Luigi Cattaneo, during the internationalSymposium “Amazing Models”. In November 2014, herresearch about the Anatomical Waxes translates intothe exhibition De Corporis Fabrica, supported by Jad-ranka Bentini, an innovative and ambitious project in-volving many public Institutions in Bologna throughher photo-sculptures: the Alma Mater Studiorum of theBologna University, the Museum System of the BolognaUniversity, the Museo Luigi Cattaneo, the Museo diPalazzo Poggi and the Archiginnasio. Many events andrelated conferences take place, receiving wide appreci-ation from art critics, the public at large, press and TV.

    Bologna pays its homage to Serpieri offering her toexhibit once more De Corporis Fabrica in May 2015 inthe Oratorio del Museo della Vita, jointly with the pres-entation of her Libro d’Artista, a small jewel, with crit-ical remarks from Jadranka Bentini, published in 100copies only, autographed by the Artist.

    Serpieri’s participation to the Biennale di Venezia2015 with the work Chimera confirms the success of herpeculiar research. In November 2015, during the cele-brations on the occasion of the 40th anniversary of thedeath of Pier Paolo Pasolini, Serpieri participates to theexhibition Perfetta solitudine, in morte di Pier Paolo Pasolini,and to the Libro d’Artista connected to the same event.

    Supported since many years in her research by anArt Historian as important as Jadranka Bentini, Serpieripresents in 2016 at the MUST GALLERY and at the Ax-ion Swiss Bank S. A. in Lugano her exhibition Fulgor inSignis. Inganni di senso, a summary of her three greatproject-studies around the art of sculpture in the longItalian tradition, a further opening to future and evenmore daring artistic venues.

    In 2018, called on to examine Niccolò dell'Arca’sLamentation, she committed herself to the reinterpreta-tion of this work, one of the greatest masterpieces of15th-century sculpture, giving an amazing, fantasticand rigorous interpretation of it.

    Conceived by Graziano Campanini, the Art DynamicsExhibition (Dinamiche d’Arte, Santa Maria della Vita Mu-seum, Bologna, 2018), dedicated to the great Italiansculptors, is an architectural/visionary tribute to Bolognaand proves once again her surprising skills (“these aredrops, essences of poetry that irrigate this dark land”, G. Cam-panini), showing new, challenging artistic perspectives.

    The most reknown critics have commented on her:Franco Basile, Jadranka Bentini, Beatrice Buscaroli,Graziano Campanini, Vittoria Coen, LanfrancoColombo, Victoria Combalìa, Philippe Daverio, WalterGuadagnini, Paola Barbara Sega, and many others. Herworks are included in a great number of private collec-tions and in many Antique and Contemporary Art Mu-seums, like the Schifanoia and Riminaldi Museums inFerrara, the Museo Civico Antonio Canova in Bassanodel Grappa and Contemporary Art Pinacotheques; sheboasts an extended bibliography in catalogues, art mag-azines, precious Libri d’Artista, magazines and dailynewspapers.

    She lives in Bologna.

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  • Mostre ed eventi principali

    Exhibitions and Main Events

    1984 ModenaPrivate Gallery, Exhibition, Ritratti in B. N.

    1984 BolognaCongresso Nazionale I. F. B. P. W – International Federation of Business and Professional Women, ConferenzaDietro L’obbiettivo.

    1988 BolognaCongresso Nazionale I. F. B. P. W – International Federation of Business and Professional Women, ConferenzaRosso Bolognese.

    1990 RomaPiazza di Spagna, 8 marzo, Immagine Donna, 37 fotografi internazionali per rappresentare la figura femminile.Accademia del Superfluo, 13 novembre - 20 dicembre, Mostra Antologica, Ritratti in B. N.

    1990 MilanoPiazza Duomo, Immagine Donna, 4 maggio, 37 fotografi internazionali per rappresentare la figura femminile.

    1991 FerraraPrivate Gallery, Exhibition, Ritratti in B. N.

    1992 BolognaChiostro Monumentale di San Domenico, 28 ottobre - 20 novembre, Mostra Antologica, Complici nel ritratto. Biblioteca Convento di San Domenico, presentazione dibattito sulla pubblicazione antologica Complicità, acura di Padre Michele Casali, testo critico di Walter Guadagnini, intervento di Lanfranco Colombo.

    1993 BolognaGalleria Cavour, Immagini.

    1995 FirenzeLoggia Ruccelai, 18 gennaio - 4 febbraio, Les Portraits des Grandes Familles, 40° Pitti Immagine Bimbo, MostraAntologica, Complicità.

    1996 BarcellonaGaleria Ignacio de Lassaletta, 30 maggio - 20 settembre, Mostra Antologica, Complicità, 8a Biennale Interna-zionale di Fotografia, a cura di Victoria Combalìa.

    1996 Madrid14° Congresso Internazionale della Fotografia, Mostra Antologica, Complicità. 14° Congresso Internazionale della Fotografia, Conferenza e Slide Show, Fotogenia Interiore.

    1997 ParigiLouvre Gallery, Les Portraits des Grandes Familles, Mostra Antologica.

    1997 RavennaCongresso Internazionale I. F. B. P. W – International Federation of Business and Professional Women, Com-plicità.

    2000 BolognaFutur Show Design, Love Phone, a cura di Laura Villani.

    2001 BolognaJohns Hopkins University, Sinfonia a New York, a cura di Laura Villani. 20a Fondazione I. F. B. P. W – International Federation of Business and Professional Women, Il Portico dellaBasilica di San Luca.

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  • 2001 Parma6a mostra Internazionale d’Arte Contemporanea, Mostra Antologica, Complicità.

    2002 New YorkJohns Hopkins University, Sinfonia a New York, a cura di Laura Villani.

    2002 BolognaPalazzo d’Accursio, Sala Farnese, 7 novembre, Le quattro stagioni, calendario 2003, a cura di Vittoria Coen, 25°Anniversario Fondazione ANT, presentazione di Giorgio Guazzaloca, Sindaco di Bologna.

    2002 RomaRAI UNO, “Porta a Porta” di Bruno Vespa, 12 novembre, Beatrice M. Serpieri a Speciale Calendari.

    2002 BolognaCorte Isolani, Home Cinema Design, 29 novembre - 6 gennaio, Le Quattro Stagioni, calendario 2003, presen-tazione di Gabriele Canè, Direttore de «Il Giorno», 25° Anniversario Fondazione ANT.

    2003 ImolaConvegno I. F. B. P. W. - International Federation of Business and Professional Women, Rosso Bolognese.

    2009 Bologna27a Fiera Internazionale Arte Grafica e Tecnologie, The Walls of Desire, 19-22 febbraio, a cura di Laura Villani.

    2009 Cortina D’AmpezzoGalleria d’Ampezzo, Illusioni, 18 agosto - 20 settembre, a cura di Paola Barbara Sega.

    2010 FerraraMusei Civici Arte Antica, Museo Riminaldi, Palazzo Bonacossi, Illusioni, 14 maggio - 15 novembre, a cura diPaola Barbara Sega.

    2010 Bassano del GrappaMuseo Civico. Istituto di ricerca per gli studi su Canova e il neoclassicismo, Illusioni, XI Congresso di studi ca-noviani, presentazione di Philippe Daverio, 23 novembre 2010 - 9 gennaio 2011.

    2011 FerraraMuseo Schifanoia, opera in esposizione temporanea Originedi Beatrice M. Serpieri, proprietà collezioni MuseiCivici d’Arte Antica.

    2011 BolognaArte Fiera OFF, studio di Architettura e Design STARCH, Archi OFF Light, 28 - 31 gennaio, a cura di P. Dal-l’Occa.

    2011 GaetaPinacoteca Comunale d’Arte Contemporanea “Giovanni Da Gaeta”, S(CORPO)RO, 7 maggio - 15 giugno, acura di Adriana M. Soldini.

    2011 BolognaCeleste Prize. International Contemporary Art Price, Open Studio, 9 - 10 ottobre, a cura di Adriana M. Soldini,studio di Beatrice M. Serpieri.

    2011 MilanoPolitecnico di Milano, 6 dicembre, lezione di Beatrice M. Serpieri Scomposizioni di luce. Arte e contemporaneitànella percezione visiva, corso di Light Art e Design della Luce, docente Gisella Gellini.

    2012 BolognaArte Fiera OFF, Corte Isolani, WO/MEN WORLD WILD, Opera Prima, 27 - 31 gennaio.

    2012 FerraraMuseo Schifanoia, Opera in esposizione temporanea Origine di Beatrice M. Serpieri, proprietà collezioni MuseiCivici d’Arte Antica.

    2012 Bassano del GrappaMusei Civici, esposizione opera Aenigma di Beatrice M. Serpieri, 19 gennaio - 1 maggio, proprietà collezioniMusei Biblioteca Archivio di Bassano del Grappa.

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  • 2012 RavennaBiennale Chiese Laiche, V Edizione, Biblioteca Classense, Sala della Manica Lunga, 7 novembre - 4 dicembre,a cura di Beatrice Buscaroli.

    2014 FerraraMuseo Riminaldi, Palazzo Bonacossi, esposizione temporanea opera Origine, di Beatrice M. Serpieri, proprietàcollezioni dei Musei Civici di Arte Antica di Ferrara.

    2014 BolognaMuseo Luigi Cattaneo, Simposio Internazionale Amazing Models Symposium, 8 - 9 maggio, presentazione di Ja-dranka Bentini, Artiste a confronto. Beatrice M. Serpieri - Anna Morandi Manzolini (nel terzo centenario della na-scita), opere in mostra: installazione fotografica Fantastiche apparenze di Beatrice M. Serpieri, preparazione ana-tomica in cera di Anna Morandi Manzolini. Galleriapiù. Oltredimore, De Corporis Fabrica, a cura di JadrankaBentini con la partecipazione di Alessandro Ruggeri, co-promotore: Museo delle Cere Anatomiche “Luigi Cat-taneo”, in collaborazione con Sistema Museale d’Ateneo, Alma Mater Studiorum, Università di Bologna, Ar-chiginnasio, 27 novembre 2014 - 17 gennaio 2015.

    2015 BolognaArte Fiera, Art City, Spazio Domino Club, Cromogeometrie, Cubo Scomponibile. Dipartimento di Arti Visive, corso di Psicologia dell’arte della laurea magistrale in Arti Visive, marzo, lezionidi Beatrice M. Serpieri, Sinergie tra istituzioni museali e Iniziativa privata. Culture visive a confronto attraverso lalettura fotografica di Beatrice M. Serpieri. 2° Festival delle Cure e delle Arti, Complesso Monumentale di Santa Maria della Vita, Oratorio dei Battuti, 28maggio, presentazione del Libro d’Artista di Beatrice M. Serpieri, interventi di Jadranka Bentini e AlessandroRuggeri. Esposizione opere della mostra De Corporis Fabrica dal 28 maggio al 15 giugno.

    2015 VeneziaLa Biennale di Venezia, 56a Esposizione Internazionale d’Arte, Padiglioni Nazionali Grenada e Guatemala, Gra-zie Italia, a cura di Arianna Fantuzzi.

    2015 BolognaCelebrazioni 40° Anniversario della morte di Pier Paolo Pasolini, Perfetta solitudine. In morte di Pier Paolo Pasolini,interpretazioni fotografiche di Beatrice M. Serpieri del gruppo scultoreo di Adriano Avanzolini, 31 ottobre - 1dicembre.

    2015 LuganoMUST GALLERY, patchwork #2, a cura di Antonio D’Amico, 10 dicembre 2015 - 20 gennaio 2016.

    2016 BolognaComplesso Monumentale di Santa Maria della Vita, Oratorio dei Battuti, presentazione del Libro d’Artista Per-fetta solitudine. In morte di Pier Paolo Pasolini, a cura di Graziano Campanini, interpretazioni fotografiche di Bea-trice M. Serpieri del gruppo scultoreo di Adriano Avanzolini.

    2016 LuganoMUST GALLERY, Fulgor in signis. Inganni di senso, a cura di Jadranka Bentini e Antonio D’Amico, 7 aprile - 22maggio. Axion Swiss Bank SA, Fulgor in signis. Inganni di senso, a cura di Jad