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Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Fire Study

LUNA Books © 2008 Maria V. Snyder

Traduzione di Gigliola Foglia

Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma.

Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg.

Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale.

© 2010 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

Prima edizione Bluenocturne luglio 2010

Questo volume è stato impresso nel giugno 2010

da Grafica Veneta S.p.A. - Trebaseleghe (Pd)

BLUENOCTURNE ISSN 2035 - 486X

Periodico quindicinale n. 20 del 30/7/2010 Direttore responsabile: Alessandra Bazardi

Registrazione Tribunale di Milano n. 118 del 16/3/2009 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale

Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione

Stampa & Multimedia S.r.l. - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti

contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171

Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano

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«È patetico, Yelena» si lamentò Dax. «Un onnipotente Cercato-re d'Anime che non è affatto onnipotente. Dove sta il diverti-mento?» concluse allargando le lunghe braccia magre con scherzosa frustrazione. «Spiacente di deluderti, ma l'onnipotente al titolo non ce l'ho attaccato io.» Mi scostai dagli occhi una ciocca di capelli. Dax e io avevamo lavorato per ampliare i miei poteri magici, senza successo. E mentre facevamo pratica al pianterreno della torre di Irys nel Mastio (che era anche la mia, dal momento che lei me ne aveva assegnato tre piani) cercavo di non per-mettere all'esasperazione di interferire con le lezioni. Dax stava tentando di insegnarmi a spostare degli oggetti con la mente. Con il suo potere aveva ridistribuito il mobilio, allineato le lussuose poltrone in file ordinate e rovesciato il di-vano su un fianco, ma i miei sforzi di ripristinare la precedente disposizione dei mobili e di impedire a un tavolino d'angolo di inseguirmi fallirono. Non per mancanza d'impegno, comun-que: la camicia mi si appiccicava alla pelle sudata. All'improvviso rabbrividii. Malgrado il fuocherello che arde-va nel caminetto, i tappeti e le imposte chiuse, il soggiorno era ghiacciato. Le pareti di marmo bianco, meravigliose durante la stagione torrida, assorbivano tutto il calore durante la stagione fredda, considerai immaginando il calore della stanza che se-guiva le venature verdi della pietra e fuggiva all'esterno. Dax Verdelama si tirò giù la tunica. Alto e magro, il mio a-

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mico aveva il tipico fisico di un membro del Clan Verdelama. Mi ricordava una foglia d'erba, compreso il filo tagliente... la sua lingua. «Evidentemente non hai alcuna capacità di muovere ogget-ti» constatò. «Proviamo con il fuoco. Perfino un bambino sa-prebbe accendere un fuoco!» E posò una candela sul tavolo. «Un bambino? Adesso stai davvero esagerando!» La capaci-tà di una persona di accedere alla fonte del potere si manife-stava alla pubertà. «Quisquilie.» Dax agitò una mano come per scacciare una mosca. «Adesso concentrati e cerca di accendere questa can-dela.» Lo scrutai sollevando un sopracciglio. Fino a quel momen-to, tutti i miei tentativi su oggetti inanimati erano finiti in nien-te. Potevo guarire il corpo del mio amico, udire i suoi pensieri e perfino vedere la sua anima, ma quando prendevo un filo di magia e cercavo di usarlo per muovere una sedia, non succe-deva nulla. Dax levò tre dita abbronzate. «Tre motivi per cui dovresti essere capace di farlo. Uno, sei potente. Due, sei tenace. E tre, hai battuto Ferde, il Ladro d'Anime.» Che era fuggito, ed era libero di iniziare un altro carosello di furti d'anime. «Rammentarmi Ferde mi aiuterà, secondo te?» replicai, caustica. «Dovrebbe essere un incitamento. Vuoi che ti elenchi tutte le eroiche imprese che hai...» «No. Andiamo avanti con la lezione.» L'ultima cosa che volevo era sentire Dax citare gli ultimi pettegolezzi. La notizia che ero un Cercatore d'Anime si era diffusa per il Mastio dei Maghi come semi di soffione trasportati dal vento. E io ancora non riuscivo a pensare a quel titolo senza che un fremito di dubbio, preoccupazione e paura mi stringesse il cuore. Accantonai tutti i pensieri che mi distraevano e mi collegai alla fonte del potere. Ricopriva il mondo come una coltre, ma solo i maghi sapevano tirarne fili di magia da usare. Raccolsi un filamento e lo indirizzai verso la candela, esprimendo la vo-lontà che si formasse una fiamma.

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Niente. «Prova con maggiore intensità» suggerì Dax. Aumentando la potenza, mirai di nuovo. Dietro la candela, il viso di Dax si fece rosso e lui sputac-chiò, come soffocando un colpo di tosse. Un lampo mi ferì gli occhi quando lo stoppino prese fuoco. «Che sfacciataggine!» La sua espressione offesa era comica. «Be', la volevi accesa.» «Già, ma non volevo farlo io per te!» Guardò in giro per la stanza come se cercasse la pazienza per vedersela con una bambina ribelle. «Accidenti agli Zaltana e ai loro bizzarri pote-ri! Costringere me ad accendere la candela, puah! E pensare che volevo vivere le tue avventure per interposta persona.» «Bada a quello che dici sul mio clan. Altrimenti...» Provai a escogitare una buona minaccia. «Altrimenti cosa?» «Dirò a Secondo Mago dove sparisci ogni volta che lui to-glie dallo scaffale uno di quei vecchi libri.» Bain era il mentore di Dax e si dilettava di storia antica, mentre il mio amico prefe-riva imparare i più recenti passi di danza. «D'accordo, d'accordo. Hai vinto e hai difeso le tue ragioni. Non sei capace di accendere il fuoco. Mi limiterò a tradurre le lingue antiche.» E aggiunse con una certa acidità: «E tu limitati a trovare anime». Scherzava, ma io sentii una corrente nascosta nelle sue pa-role. Il suo disagio nei confronti dei miei poteri era pienamente giustificato. L'ultimo Cercatore d'Anime era nato a Sitia circa centocinquant'anni prima, e durante la sua breve vita aveva trasformato i suoi nemici in schiavi privi d'intelletto ed era quasi riuscito a dominare il paese. La maggior parte dei Sitiani non aveva reagito bene alla notizia che c'era un altro Cercatore d'Anime. Il momento d'imbarazzo passò quando uno scintillio mali-zioso accese gli occhi verde bottiglia di Dax. «Meglio che vada, adesso. Ho da studiare. Abbiamo una verifica di storia domani, ricordi?» Gemetti, pensando al grosso tomo che mi aspettava.

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«Anche la tua conoscenza della storia sitiana è patetica.» «Per due motivi» replicai sollevando le dita. «Una, Ferde Da-viian. Due, il Consiglio sitiano.» Dax agitò la mano, ma prima che potesse dire alcunché, borbottai: «Lo so. Quisquilie». Lui sorrise e dopo essersi avvolto nel mantello uscì, lascian-do entrare una folata di vento artico che fece ondeggiare le fiamme nel camino. Mi avvicinai al caminetto, scaldandomi le mani al fuoco mentre i miei pensieri tornavano a quelle due ragioni. Ferde apparteneva al Clan Daviian, un gruppo rinnegato del Clan Semedisabbia. I Daviian volevano di più dalla vita che vagabondare per le Pianure Avibiane e raccontare storie. Nel tentativo di acquisire maggiori poteri, Ferde aveva rapito e tor-turato dodici ragazze per rubare le loro anime. Valek e io l'ave-vamo fermato prima che potesse completare l'impresa. Mi pulsò nel cuore una dolorosa nostalgia di Valek. Toccai il suo ciondolo a forma di farfalla che avevo appeso al collo. Lui era tornato a Ixia un mese prima, e mi mancava ogni gior-no di più. Forse avrei dovuto cacciarmi in una situazione che mettesse a rischio la mia vita: Valek aveva un talento per com-parire quando più avevo bisogno di lui. Disgraziatamente, quei tempi erano carichi di pericoli e non c'erano state molte opportunità di stare insieme. Bramavo di essere assegnata a una noiosa missione diplomatica a Ixia, ma il Consiglio sitiano non avrebbe approvato la spedizione finché non avesse deciso che cosa fare di me. Nel corso dell'ultimo mese, gli undici rappresentanti di clan e i quattro Maestri Ma-ghi che costituivano il Consiglio avevano litigato a proposito del mio nuovo ruolo di Cercatore d'Anime. Dei quattro Mae-stri, Irys Gemmarosa, Quarto Mago, era la mia più forte soste-nitrice mentre Roze Pietrapiuma, Primo Mago, era la mia più forte detrattrice. Fissai il fuoco, seguendo la danza delle fiamme lungo i ciocchi. I miei pensieri indugiarono su Roze. La casualità del divampare qua e là cessò. Le fiamme si muovevano con uno scopo, si dividevano e gesticolavano come attori su un palco-scenico.

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Bizzarro. Battei le palpebre. Anziché tornare alla normalità, la fiamma crebbe fino a riempire la mia visuale e chiudere fuori il resto della stanza. I vividi schemi di colore mi trafiggevano gli occhi. Li chiusi, ma l'immagine rimase. L'ansia mi corse sulla pelle. Malgrado la mia robusta barriera mentale, un mago tesseva magia attorno a me. Catturata, guardai mentre la scenografia di fuoco si trasfor-mava in un'immagine esatta di me. La Me di Fiamma si chinò su un corpo prono. Dal corpo si levò un'anima, che io poi ina-lai. Il corpo senz'anima si alzò in piedi e la Me di Fiamma indi-cò un'altra figura. Voltandosi, il corpo aggredì il nuovo perso-naggio e poi lo strangolò. Allarmata, cercai di bloccare la visione di fuoco, senza suc-cesso. Fui costretta a contemplare me stessa creare altre perso-ne prive d'anima, che si diedero a una massiccia frenesia di omicidi. Poi un esercito le attaccò. Lampeggiarono spade di fuoco. Schizzarono fiamme di sangue. Sarei rimasta impres-sionata dal livello di dettaglio artistico del mago, se non fossi stata inorridita dal fiammeggiante massacro. Infine, il mio esercito fu annientato e io fui catturata in una rete di fuoco. La Me di Fiamma venne trascinata, incatenata a un palo e inondata d'olio. Scattai indietro nel mio corpo. Ritta presso il focolare, sentii la rete di magia contrarsi attorno a me, minuscole fiammelle eruppero sui miei vestiti. E dilagarono. Non riuscii a fermarne l'avanzata. Maledicendo la mia man-canza di abilità con il fuoco, mi chiesi perché non possedessi quel talento magico. Poi nella mia mente echeggiò una risposta. Perché ci serve un modo per ucciderti. Mi allontanai barcollando dal fuoco. Il sudore mi colò a ri-voli lungo la schiena mentre il rumore di sangue che friggeva mi vibrava nelle orecchie. Avevo la bocca arida e il cuore mi cuoceva nel petto. L'aria rovente mi bruciò la gola. L'odore di carne carbonizzata mi riempì le narici e mi si rivoltò lo stoma-co. Il dolore aggredì ogni pollice della mia pelle. Niente aria per urlare.

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Mi rotolai sul pavimento, cercando di soffocare le fiamme. Bruciavo. L'attacco magico finì, liberandomi dal tormento. Mi lasciai cadere al suolo e respirai l'aria fredda. «Yelena, che cosa è successo?» Irys mi toccò la fronte con una mano ghiacciata. «Va tutto bene?» La mia maestra e amica mi scrutò. La preoccupazione le co-priva il viso e riempiva gli occhi di smeraldo. «Sto bene» gracchiai, tossendo. Irys mi aiutò a rizzarmi a sedere. «Guardati i vestiti. Ti sei data fuoco?» Nera fuliggine striava la stoffa e fori di bruciature dissemi-navano le maniche e la gonna pantalone. Avrei dovuto chiede-re a mia cugina Nucci di cucirmi un altro completo, pensai de-solata. Sospirai. Avrei anche potuto ordinarle un centinaio di tuniche di cotone e gonne pantalone, per risparmiare tempo. Gli eventi, attacchi magici inclusi, cospiravano per mantenere la mia vita interessante. «Un mago mi ha inviato un messaggio attraverso il fuoco» spiegai. Benché sapessi che Roze era la maga più potente di Sitia e poteva superare le mie difese mentali, non volli accusar-la senza prove. Prima che Irys potesse interrogarmi, domandai: «Com'è an-data la seduta del Consiglio?». Non mi era stato permesso di assistervi. Anche se il brutto tempo non invogliava a cammina-re fino alla Sala del Consiglio, la cosa mi bruciava ancora. Il Consiglio mi voleva ben informata su tutti gli argomenti che affrontavano quotidianamente, come parte del mio adde-stramento per diventare una figura di collegamento tra loro e il Territorio di Ixia. Il mio addestramento come Cercatore d'Ani-me, tuttavia, restava una materia su cui non avevano ancora trovato un accordo. Secondo Irys, la mia riluttanza ad appren-dere poteva essere la causa dell'indecisione del Consiglio. Io invece pensavo che li preoccupasse la possibilità che seguissi la stessa via del Cercatore d'Anime di tanto tempo prima, una volta scoperta l'estensione dei miei poteri.

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«La seduta...» Le sue labbra si torsero in un sorriso storto. «Bene e male. Il Consiglio ha acconsentito a sostenere il tuo addestramento.» Si interruppe, e io mi feci forza per il succes-sivo frammento di notizia. «Roze era... contrariata dalla deci-sione.» «Contrariata?» «Ferocemente contraria.» Almeno adesso sapevo la motivazione che stava dietro il messaggio di fuoco. «Pensa ancora che tu sia una minaccia. Così il Consiglio ha acconsentito a lasciare che sia lei ad addestrarti.» Mi trascinai in piedi. «No.» «È l'unica strada.» Ricacciai indietro una rispostaccia. C'erano altre opzioni. Dovevano esserci. Ero nel Mastio dei Maghi, dannazione. Do-veva esserci un altro mago che potesse lavorare con me. «Per-ché non te o Bain?» «Volevano un mentore che fosse imparziale. Tra i quattro Maestri, restava solo Roze.» «Ma lei non è...» «Lo so. Questo potrebbe essere un vantaggio. Lavorando con Roze, sarai in grado di convincerla che non hai intenzione di dominare il paese. Comprenderà il tuo desiderio di aiutare sia Sitia sia Ixia.» La mia espressione dubbiosa rimase. «Tu non le piaci, ma la sua determinazione a mantenere Sitia un luogo sicuro e libero supererà qualsiasi sentimento personale.» Irys mi consegnò un rotolo, bloccando il mio commento sarcastico sui sentimenti personali di Roze. «Questo è arrivato durante la seduta del Consiglio.» Aprii il messaggio. Era una convocazione da Uomo-di-Luna. Diceva: Yelena, ho trovato ciò che cerchi. Vieni. Era il tipico messaggio che poteva mandarmi Uomo-di-Luna, il mio Tessitore di Storie e amico Semedisabbia: ermetico e vago. Immaginai avesse scritto il biglietto con un ghigno dia-

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bolico sulla faccia. Come mio Tessitore di Storie, sapeva che io cercavo molte cose. Scoprire informazioni sui Cercatori d'A-nime e trovare un equilibrio tra Sitia e Ixia stavano in cima alla mia lista. Anche una tranquilla vacanza non sarebbe stata ma-le, ma ero certa che lui si riferisse a Ferde. Ferde Daviian, Ladro d'Anime nonché assassino di undici ragazze, era fuggito dalle celle del Mastio con l'aiuto di Cahil Ixia, e da allora il Consiglio aveva dibattuto su come trovarli entrambi. La mia frustrazione montava di giorno in giorno. Ferde si era indebolito parecchio da quando, durante il nostro scontro, a-vevo strappato da lui le anime, fonte del suo potere magico. Ma gli sarebbe bastato uccidere un'altra ragazza per riacquista-re parte della sua energia. Per il momento non era stata denun-ciata nessuna scomparsa, ma la consapevolezza che lui rima-neva in libertà mi artigliava il cuore. Per non pensare all'orrore che Ferde poteva causare, mi concentrai sul messaggio che avevo in mano. Uomo-di-Luna non aveva espressamente chiesto che fossi sola, ma liquidai l'idea di dirlo al Consiglio non appena il pensiero prese forma nella mia mente. Ora che avessero deciso il da farsi, Ferde sa-rebbe sparito da un pezzo. Sarei partita senza informarli. Irys l'avrebbe chiamato il mio sistema buttati in una situazione e spera in bene. Fatta eccezione per qualche incidente di minore entità, in passato aveva funzionato. E a quel punto, allonta-narmi dalla Cittadella aveva maggiori attrattive. Irys si era allontanata quando avevo srotolato il biglietto, ma da come mi guardava si intuiva che era curiosa. Le dissi del messaggio. «Dovremmo informare il Consiglio» commentò. «Perché? Così che possano discutere di ogni possibile det-taglio per un altro mese? Il messaggio invita me. Se avrò biso-gno del tuo aiuto, manderò qualcuno a cercarti.» Sentii la sua decisione ammorbidirsi. «Non dovresti andare da sola.» «Bene. Porterò Leif con me.» Dopo un istante di esitazione, Irys accettò. Come membro

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del Consiglio non era felice della cosa, ma aveva imparato a fidarsi del mio giudizio. Mio fratello Leif probabilmente sarebbe stato contento quanto me di svignarsela dal Mastio e dalla Cittadella, visto che la crescente animosità di Roze Pietrapiuma nei miei con-fronti lo metteva in una posizione difficile. Preso come ap-prendista da Roze, era diventato per promozione uno dei suoi aiutanti. La sua capacità magica di percepire le emozioni aiuta-va Primo Mago a determinare la colpevolezza delle persone riguardo a un crimine, e le vittime a ricordare dettagli di quanto era loro accaduto. La prima reazione di Leif quando ero ricomparsa a Sitia do-po un'assenza di quattordici anni era stata di odio. Si era con-vinto che il mio rapimento nel Territorio di Ixia fosse stato at-tuato per fare dispetto a lui, e che il mio ritorno dal nord fosse un complotto ixiano per spiare Sitia. «Credo che dovremmo dire ai Maestri Maghi del messaggio di Uomo-di-Luna» disse Irys. «Sono certa che Roze gradirebbe sapere quando potrà cominciare il tuo addestramento.» Mi accigliai, e presi in considerazione di dirle del meschino attacco con il fuoco da parte di Roze. No. Me la sarei vista con Primo Mago da sola, decisi infine. Disgraziatamente, avrei avu-to tempo in abbondanza da passare con lei. «Avremo una riunione dei Maestri, questo pomeriggio. Sarà il momento ideale per informarli dei tuoi piani.» Io mi imbronciai, ma lei non fece una piega. «Bene. Ci ve-diamo più tardi» mi salutò. Irys veleggiò fuori dalla torre prima che avessi il tempo di protestare. Potevo ancora raggiungerla con la mente, però. Le nostre menti restavano sempre collegate, come se ci trovassi-mo entrambe nella stessa stanza. Avevamo ciascuna i nostri pensieri privati, ma se io parlavo a Irys, lei mi sentiva. Se aves-se sondato i miei pensieri e ricordi più profondi, sarebbe stata considerata una violazione del Codice Etico dei maghi. La mia cavalla Kiki e io condividevamo lo stesso legame: una chiamata mentale era tutto ciò che occorreva perché lei mi udisse. Comunicare con Leif o con il mio amico Dax si rivelava

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invece più difficile: dovevo consapevolmente attingere potere e cercarli, e una volta trovati, dovevano permettermi di accedere ai loro pensieri. Benché possedessi la capacità di prendere una scorciatoia per i loro pensieri ed emozioni attraverso le loro anime, i Sitiani consideravano questa facoltà una violazione del Codice Etico. Avevo spaventato Roze usandola per proteggermi contro di lei. Pur con tutto il suo potere, non aveva potuto impedirmi di toccare la sua essenza. L'ansia mi annodava lo stomaco. Anche il nuovo titolo di Cercatore d'Anime mi stava stretto. Mi ritrassi da quella vena di riflessioni solo quando mi avvolsi nel mantello prima di la-sciare la torre. Mentre attraversavo il campus del Mastio, la mia attenzione tornò alle meditazioni sulla comunicazione mentale. Il mio le-game con Valek non poteva essere considerato una connes-sione telepatica. Per me, la mente di Valek era irraggiungibile, ma lui aveva la misteriosa facoltà di sapere quando avevo bi-sogno di lui e si connetteva con me. Mi aveva salvato molte volte la vita tramite quel legame. Rigirandomi attorno al polso il bracciale a forma di serpente che mi aveva regalato, riflettei sulla nostra relazione finché un vento mordente misto ad aghi di ghiaccio non si portò via tutti i caldi pensieri su di lui: la stagione fredda era calata su Sitia. Schivai pozzanghere fangose schermandomi il viso dal nevi-schio. I bianchi edifici marmorei del Mastio erano schizzati di mota e apparivano grigi nella luce fioca, riflettendo alla perfe-zione la triste giornata. Trascorrendo nella nordica Ixia la maggior parte dei miei ventun anni, avevo sopportato quel genere di tempo solo per pochi giorni durante la stagione fresca, prima che l'aria fredda spazzasse via l'umidità. Ma secondo Irys, quell'orrida afa ca-ratterizzava le giornate sitiane durante la stagione fredda, e la neve era un evento eccezionale che di rado durava più di una notte. Avanzai faticosamente verso l'edificio amministrativo del Mastio, ignorando gli sguardi ostili degli studenti che si affret-

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tavano tra una lezione e l'altra. Uno dei risultati di aver cattu-rato Ferde era stato l'immediato cambiamento del mio status, da apprendista ad Aiutante di un Mago. Dal momento che Irys e io ci eravamo accordate per una collaborazione, lei si era of-ferta di condividere con me la sua torre, proposta che avevo accettato con sollievo, lieta di essere lontana dalla scostante freddezza dei miei compagni studenti. Il loro disprezzo non era niente a paragone della furia di Roze quando mi vide entrare nella sala riunioni. Mi preparai alla sua sfuriata, ma Irys balzò in piedi e spiegò perché ero ve-nuta. «Yelena ha ricevuto un messaggio da un Tessitore di Sto-rie Semedisabbia» disse. «Potrebbe aver localizzato Ferde e Cahil.» Gli angoli della bocca di Roze si piegarono sdegnosamente verso il basso. «Impossibile. Attraversare le Pianure Avibiane per tornare al suo clan sull'Altopiano Daviiano sarebbe un sui-cidio. Ed è troppo ovvio. Cahil probabilmente sta portando Ferde nelle terre dei Danzatempesta o in quelle dei Buonsan-gue. Cahil ha molti sostenitori là.» Roze era stata il campione di Cahil nel Consiglio. Cahil era stato allevato da soldati che erano scampati al colpo di stato a Ixia, e lo avevano persuaso di essere il nipote del defunto re di Ixia e quindi legittimo erede al trono. Lui si era dato da fare per conquistarsi dei sostenitori e aveva tentato di costituire un e-sercito per sconfiggere il Comandante Ambrose. Tuttavia, do-po aver scoperto di essere in realtà figlio di un semplice solda-to, aveva liberato Ferde ed era scomparso. Roze aveva incoraggiato Cahil. Nutrivano entrambi la con-vinzione che fosse solo questione di tempo prima che il Co-mandante Ambrose puntasse le sue mire sulla conquista di Sitia. «Cahil potrebbe evitare le pianure per arrivare all'altopiano» propose Zitora Cowan, Terzo Mago. I suoi occhi color miele erano offuscati dalla preoccupazione, ma essendo la più gio-vane dei quattro Maestri Maghi i suoi suggerimenti tendevano a essere ignorati dagli altri. «E come può saperlo questo Uomo-di-Luna? I Semedisabbia

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non si avventurano fuori dalle pianure a meno che non sia as-solutamente necessario» obiettò Roze. «Questo è ciò che vogliono farci credere» ribatté Irys. «Po-trebbero aver mandato in avanscoperta degli esploratori.» «In un modo o nell'altro» intervenne Bain Buonsangue, Se-condo Mago, «dobbiamo considerare tutte le possibilità. Ovvio o no, occorre che qualcuno confermi che Cahil e Ferde non sono sull'altipiano.» Con i suoi capelli bianchi e le palandrane fluenti, l'aspetto di Bain coincideva con quella che avevo sup-posto fosse la tradizionale uniforme di un mago. Dal suo viso rugoso irradiava saggezza. «Io vado» dichiarai. «Dovremmo mandare dei soldati con lei» suggerì Zitora. «Dovrebbe accompagnarla Leif» aggiunse Bain. «Come cu-gini dei Semedisabbia, lui e Yelena saranno i benvenuti nelle pianure.» Roze si passò le dita affusolate tra i corti capelli bianchi e si accigliò, apparendo immersa in profondi pensieri. Con le tem-perature più fredde, aveva smesso di indossare gli abiti senza maniche che prediligeva sostituendoli con vestiti a maniche lunghe. La sfumatura di un profondo blu mare dell'indumento assorbiva la luce e quasi pareggiava la sua pelle scura. Uomo-di-Luna aveva la stessa tonalità di carnagione, e mi chiesi di che colore sarebbero stati i suoi capelli se non li avesse rasati. «Io non intendo mandare nessuno» disse infine Roze. «È una perdita di tempo e di risorse.» «Io vado. Non mi serve il tuo permesso.» Mi alzai, prepa-randomi ad andarmene. «Ti serve il mio permesso per uscire dal Mastio» ribatté Ro-ze. «Questo è il mio dominio. Sono io responsabile di tutti i maghi, inclusa te, Cercatrice d'Anime.» Le sue mani batterono sui braccioli del seggio. «Se io avessi il controllo del Consiglio, ora saresti nelle celle del Mastio ad attendere l'esecuzione. Niente di buono è mai venuto da un Cercatore d'Anime.» Gli altri Maestri la fissarono a bocca aperta, sconvolti, ma lei pro-seguì. «Guardate soltanto alla nostra storia. Ogni Cercatore d'Anime è stato avido di potere. Potere magico. Potere politi-

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co. Potere sulle anime delle persone. Yelena non sarà diversa. Certo, adesso gioca a fare l'ufficiale di collegamento e ha ac-consentito a sottoporsi al mio addestramento, ma è solo que-stione di tempo. Già...» Roze accennò alla porta. «Già vuole scappare via prima che io possa iniziare la prima lezione.» Le sue parole echeggiarono nel silenzio attonito. Roze guardò le espressioni inorridite degli altri maghi e si lisciò le grinze del vestito. La sua avversione nei miei confronti era ben nota, ma questa volta si era spinta troppo oltre. «Roze, questo era proprio...» Lei sollevò la mano, impedendo a Bain di continuare. «Co-noscete la storia. Siete stati avvertiti molte, molte volte, dun-que non dirò altro al proposito.» Si alzò dal seggio. Torreg-giando di sette pollici buoni sopra di me, guardò in basso. «Vai, allora. Prendi Leif con te. Considerala la tua prima lezio-ne. Una lezione sulla futilità. Quando torni, sarai mia.» Roze fece per andarsene, ma io catturai un filo dei suoi pensieri nella mia mente. ... dovrebbe tenerla occupata e fuori dai piedi. Roze si fermò prima di uscire. Guardandosi dietro le spalle, mi rivolse un'occhiata allusiva. Resta fuori dagli affari di Sitia, e potresti essere l'unico Cercatore d'Anime nella storia a so-pravvivere oltre i venticinque anni. Va' a dare un'altra occhiata ai tuoi libri di storia, Roze, ribattei io. La caduta di un Cercatore d'Anime è sempre regi-strata insieme alla morte di un Maestro Mago. Roze mi ignorò e lasciò la sala riunioni, ponendo fine alla seduta. Andai a cercare Leif. I suoi alloggi erano vicini all'ala degli apprendisti sul lato orientale del campus. Lui viveva nell'edifi-cio dei Maghi, che ospitava coloro che si erano diplomati al Mastio ed ora stavano insegnando a nuovi studenti o lavoran-do come aiutanti dei Maestri Maghi. Gli altri maghi che avevano completato il corso di studi era-no assegnati a diverse città per servire i cittadini di Sitia. Il Consiglio cercava di avere un guaritore in ogni cittadina, ma i

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maghi con poteri rari (come la capacità di leggere lingue anti-che o trovare oggetti smarriti) si spostavano di luogo in luogo a seconda delle necessità. I maghi con grandi poteri provavano l'esame per il livello di Maestro prima di lasciare il Mastio. Negli ultimi vent'anni, sol-tanto Zitora l'aveva passato, portando a quattro il numero dei Maestri. Nella storia di Sitia, non c'erano mai stati più di quat-tro Maestri per volta. Irys pensava che un Cercatore d'Anime potesse essere ab-bastanza forte da sottoporsi all'esame di Maestro. Io non ero d'accordo. Loro avevano già il massimo, e a me mancavano le basilari facoltà magiche di accendere fuochi e muovere ogget-ti... capacità che tutti i Maestri possedevano. Inoltre era già abbastanza brutto essere un Cercatore d'A-nime; tentare e fallire la prova di Maestro sarebbe stato troppo da sopportare. O così supponevo. Le voci su quell'esame era-no a dir poco inquietanti. Prima ancora che raggiungessi la porta di Leif, quella si aprì e mio fratello sporse fuori la testa. La pioggia gli inzuppò in un attimo i corti capelli neri. Io lo ricacciai dentro precipitandomi nel suo soggiorno, gocciolandogli poltiglia fangosa sul pavi-mento pulito. Il suo appartamento era ordinato e arredato in modo essen-ziale. L'unico indizio sulla sua personalità si poteva ricavare dalle poche pitture che decoravano la stanza. Alle pareti erano appesi una dettagliata raffigurazione di un raro fiore di ylang-ylang nativo della Giungla Illiais, il dipinto di un fico strangola-tore che soffocava un mogano morente, e il disegno di un leo-pardo silvestre accovacciato su un ramo. Leif squadrò con rassegnazione la mia figura inzaccherata. I suoi occhi color giada erano l'unico tratto che avevamo in comune. Il suo corpo tarchiato e la mascella quadrata erano l'assoluto opposto del mio viso ovale e della mia figura snella. «Non possono essere buone notizie» esordì. «Dubito che sfideresti questo tempaccio solo per un saluto.» «Hai aperto la porta prima che potessi bussare» replicai. «Devi sapere che c'è qualcosa nell'aria.»

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Leif si asciugò la pioggia dalla faccia. «Ho sentito il tuo odo-re mentre arrivavi.» «Odore?» «Puzzi di lavanda. Fai il bagno nel profumo di mamma o ti limiti a lavarci il mantello?» scherzò. «Com'è prosaico. Stavo pensando a qualcosa di un tantino più magico.» «Perché sprecare energia usando la magia quando non sei costretto? Tuttavia...» Gli occhi di Leif si fecero distanti e io sentii il sottile pizzico-re del potere che veniva attirato. «Apprensione. Eccitazione. Irritazione. Ira» elencò lui. «De-duco che il Consiglio non ha ancora votato per farti Regina di Sitia?» E quando non risposi, continuò: «Non preoccuparti, sorellina, sei ancora la principessa della nostra famiglia. Sap-piamo tutti e due che papà e mamma vogliono più bene a te». Le sue parole avevano un che di tagliente, e io ricordai che non era passato molto tempo da quando lui voleva vedermi morta. «Esau e Perl ci amano allo stesso modo. Hai davvero bisogno che ci sia io nei paraggi per correggere i tuoi precon-cetti. Ho dimostrato già altre volte che ti sbagliavi. Posso farlo ancora.» Leif si piazzò le mani sui fianchi e sollevò un sopracciglio, dubbioso. «Hai detto che avevo paura di tornare al Mastio. Ebbene...» Spalancai le braccia, schizzando gocce d'acqua sulla tunica verde di Leif. «... eccomi qui.» «Sei qui. Te lo concedo. Ma non sei impaurita?» «Ho già una madre e un Tessitore di Storie. Il tuo ruolo è quello dell'irritante fratello maggiore. Attieniti a ciò che sai fare meglio.» «Oooh. Ho toccato un nervo scoperto.» «Non voglio litigare con te. Tieni.» Estrassi il messaggio di Uomo-di-Luna dalla tasca del mantello e glielo porsi. Lui svolse la carta bagnata, scorrendo il biglietto. «Ferde» disse, giungendo alla stessa conclusione cui ero arrivata io. «L'hai detto al Consiglio?»

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«No. I Maestri lo sanno.» Misi Leif al corrente di quanto era accaduto nella sala riunioni, omettendo il mio scambio di ve-dute con Roze Pietrapiuma. Le ampie spalle di Leif si incurvarono. Dopo un lungo istan-te, disse: «Maestro Pietrapiuma non crede che Ferde e Cahil stiano andando all'Altopiano Daviiano. Non si fida più di me». «Questo non lo sai con...» «Lei pensa che Cahil sia diretto in un'altra direzione. Nor-malmente manderebbe me per localizzarlo e inviarle un mes-saggio. Insieme, potremmo affrontarlo. Adesso mi trovo asse-gnato alla caccia al valmure selvatico.» «Valmure?» Mi ci volle un momento per collegare il nome alla creaturina dalla lunga coda che viveva nella giungla. «Ricordi? Una volta davamo loro la caccia tra gli alberi. Era-no così rapidi e scattanti che non ne prendevamo mai uno. Ma siediti e tieni in mano un pezzo di caramella alla linfa, e ti sal-teranno in grembo e ti seguiranno per tutta la giornata.» Quando non risposi, Leif si fece piccolo per il senso di col-pa. «Dev'essere stato dopo che...» Dopo che io ero stata rapita e portata a Ixia. Tuttavia riusci-vo a immaginare un giovanissimo Leif che scorrazzava per la giungla inseguendo un valmure dalle zampe alate. L'insediamento del Clan Zaltana era stato costruito in alto sui rami degli alberi, e mio padre diceva scherzosamente che i bambini imparavano ad arrampicarsi ancor prima che a cam-minare. «Roze potrebbe essere in errore sulle intenzioni di Cahil. Dunque impacchetta un po' di quelle caramelle di linfa. Po-tremmo averne bisogno» dissi io. Leif rabbrividì. «Almeno sarà più caldo nelle pianure, e l'al-topiano è ancora più a sud.» Lasciai gli alloggi di Leif, diretta alla mia torre per preparare i bagagli. Il vento soffiava di traverso e minuscoli pugnali di ghiaccio mi pungevano la faccia mentre mi affrettavo attraver-so la tormenta. Irys mi stava aspettando nella sala di ricevi-mento appena oltre l'enorme ingresso della torre. Le fiamme

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nel focolare pulsarono allo sbuffo d'aria fredda che si insinuò tra i battenti mentre io lottavo per chiuderli. Mi affrettai verso il caminetto e tesi le mani. La prospettiva di viaggiare con un tempo del genere non era allettante. «Leif sa accendere il fuoco?» domandai a Irys. «Penso di sì. Ma non importa quanto sia bravo, il legno ba-gnato non prende.» «Grandioso» borbottai. Dal mio mantello zuppo si levava fluttuando il vapore. Drappeggiai l'indumento umido attorno a una sedia e poi la trascinai più vicino al fuoco. «Quando partirai?» chiese Irys. «Subito.» Mi gorgogliò lo stomaco e mi resi conto di aver saltato il pranzo. Sospirai, sapendo che la cena sarebbe stata probabilmente una fredda fetta di formaggio e pane raffermo. «Devo incontrare Leif nel fienile. Oh, sputodiserpe!» impre-cai, ricordandomi di un paio di impegni. «Irys, puoi dire tu a Gelsi e Dax che inizierò il loro addestramento quando torno?» «Quale addestramento? Non si tratta di magia...» «No, no. Autodifesa.» Indicai il mio archetto. Il bastone di legno d'ebano lungo cinque piedi era ancora infilato nell'ap-posito sostegno sul mio zaino. Gocce d'acqua imperlavano e scintillavano sull'arma. Lo estrassi, sentendo il solido peso del bastone tra le mie mani. Sotto la superficie d'ebano c'era un legno color oro. Immagini di me bambina, della giungla, della mia famiglia e così via erano state incise nel legno. Perfino gli amorevoli occhi di Kiki erano stati inclusi nella storia della mia vita. L'archetto, dono di una maestra artigiana del Clan Semedisabbia che ave-va pure allevato Kiki, si muoveva senza scosse nelle mie mani. «Bain sa che non ci sarai alla sua lezione mattutina» disse Irys. «Ma ha detto...» «Non mi avrà assegnato dei compiti a casa» gemetti. Il solo pensiero di trascinarmi dietro il pesante libro di storia mi faceva dolere la schiena. Irys sorrise. «Ha detto che ti aiuterà a recuperare con gli studi quanto torni.» Sollevata, raccolsi lo zaino, controllando il contenuto per

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vedere di quali altre provviste avessimo bisogno. «Nient'altro?» domandò Irys. «No. Che cosa avete intenzione di dire al Consiglio?» do-mandai. «Che Roze ti ha incaricato di apprendere ulteriori particolari circa la tua magia dai Tessitori di Storie. Il primo Cercatore d'Anime documentato in Sitia era un Semedisabbia, lo sape-vi?» «No.» Ero sorpresa, ma non avrei dovuto esserlo. Dopotut-to, quello che sapevo sui Cercatori d'Anime non avrebbe riempito neanche una pagina in uno dei libri di storia del Mae-stro Bain. Quando terminai di fare i bagagli, salutai Irys e mi feci stra-da a forza contro il vento fino al refettorio. La brigata di cucina aveva sempre un rifornimento di razioni da viaggio a portata di mano per i maghi. Presi cibo sufficiente per una settimana. Mentre mi avvicinavo alle scuderie, potei vedere poche teste di cavalli temerari sporgere dagli stalli. Il muso rame e bianco di Kiki era inconfondibile perfino nella cupa mezza luce. Lei nitrì un saluto e io le aprii la mia mente. Noi andiamo?, chiese. Sì. Mi dispiace portarti fuori in una giornata così orrida, risposi io. Non cattiva con Signora-di-Lavanda. Signora-di-Lavanda era il nome che mi avevano dato i caval-li. Assegnavano nomi alle persone proprio come noi daremmo il nome a un animale domestico. Sorrisi, ricordando il com-mento di Leif a proposito del mio fare il bagno nella lavanda. Lavanda odora come... Kiki non aveva le parole per descri-vere le proprie emozioni. Un'immagine mentale di un cespo di lavanda grigioazzurra con i suoi grappoli di fiori viola si formò nella mente di Kiki. Sensazioni di appagamento e sicurezza accompagnarono l'immagine. Il corridoio principale della scuderia echeggiava come se fosse vuoto malgrado la pila di sacchi di mangime lì vicino. Le spesse travi di sostegno dell'edificio si ergevano come soldati tra gli stalli e la fine della fila scompariva nella semioscurità.

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Leif?, domandai a Kiki. Uomo Triste in stanza dei finimenti, rispose la cavalla. Grazie. Camminai lemme lemme verso il retro del fienile, aspirando il familiare aroma di cuoio e sapone da sella. L'odore secco di paglia mi pizzicò la gola e si attaccò al lezzo terrestre di letame. Tracciatore, anche. Chi? Ma prima che Kiki potesse rispondere individuai il capitano Marrok nella stanza dei finimenti insieme a Leif. L'estremità aguzza della spada di Marrok era puntata al petto di Leif.

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