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L’oggetto di questa relazione sono i materiali rinvenuti all’interno di un contesto nel- l’ambito dei saggi archeologici preliminari per la realizzazione della Metro C di Roma. 1 I materiali provengono dallo scavo del pozzo nero che occupò parte delle strutture antiche di un’aula dell’Auditorium (figg. 1-2). L’uso del pozzo nero appare certamente connesso all’Ospe- dale dei Fornari che le fonti collocano esattamente in corrispondenza dell’area indagata. L’Ospe- dale venne istituito nel 1564 ed approvato con motu proprio di Pio IV il 13 agosto dello stesso anno. Valutando dai materiali appare probabile che il pozzo nero sia stato realizzato nel tardo Cinquecento probabilmente intorno al 1586 quando importanti privilegi vennero concessi al- l’istituzione dal Papa Sisto V. La giacitura dei materiali con andamento conico (fig. 3) suggerisce che essi siano stati gettati in un discendente proveniente verosimilmente al locale dell’Ospedale o dalla loggia scoperta situati al primo piano dell’edificio come si evince chiaramente dalle piante antiche. Sempre dai materiali il pozzo nero sembra essere in uso per circa trent’anni e abbandonato probabilmente perché ormai pieno o più probabilmente per la realizzazione di un impianto fognario efficiente collegato ai grandi collettori che smaltivano le acque scure nel Te- vere. Una colmata finale sembra essere avvenuta intorno alla metà del XVII sec. quando proba- bilmente il riempimento si era abbassato per il decadimento dei sedimenti organici. In questa colmata venne gettato un piccolo nucleo di materiali riconducibili appunto a quest’epoca. La notizia più importante per l’Arciconfraternita di Santa Maria di Loreto dei Fornari e l’Ospedale è la breve descrizione che appare nell’opera del Fanucci sulle opere Pie del 1601 il 1) Una prima notizia sul contesto è stata pubblicata in I. DE LUCA, M. RICCI, M. SERLORENZI, Scavi Metro C Roma. Madonna di Loreto: ceramiche dal “butto” di un Ospedale tra ‘500 e ‘600, in Atti del XLIV Convegno internazionale della ceramica 2011, Savona 2012, pp. 239-248. www.archeologia.beniculturali.it Reg. Tribunale Roma 05.08.2010 n.30 ISSN 2039 - 0076 ILARIA DE LUCA*, MARCO RICCI* LE CERAMICHE DELL’OSPEDALE DEI FORNARI This paper analyses an important context of late Renaissance ceramic wares found during the excavations for Metro C Roma 1. The pottery comes from a cesspool which had occupied part of the area belonging to the Hadrian's Auditorium. The cesspit use is related to the Fornari's Hospital, which the written sources locate exactly in the in- vestigated area. The Hospital of the Congregazione dei Fornari di Santa Maria di Loreto had been established in 1564 and approved in the same year, on August 13th, by the motu proprio of Pius IV. The pottery is definitely connected with the acti- vities of the Hospital. BOLLETTINO DI ARCHEOLOGIA ON LINE DIREZIONE GENERALE PER LE ANTICHITA’ IV, 2013/2-3-4 163

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L’oggetto di questa relazione sono i materiali rinvenuti all’interno di un contesto nel-l’ambito dei saggi archeologici preliminari per la realizzazione della Metro C di Roma.1

I materiali provengono dallo scavo del pozzo nero che occupò parte delle strutture antiche diun’aula dell’Auditorium (figg. 1-2). L’uso del pozzo nero appare certamente connesso all’Ospe-dale dei Fornari che le fonti collocano esattamente in corrispondenza dell’area indagata. L’Ospe-dale venne istituito nel 1564 ed approvato con motu proprio di Pio IV il 13 agosto dello stessoanno. Valutando dai materiali appare probabile che il pozzo nero sia stato realizzato nel tardoCinquecento probabilmente intorno al 1586 quando importanti privilegi vennero concessi al-l’istituzione dal Papa Sisto V. La giacitura dei materiali con andamento conico (fig. 3) suggerisceche essi siano stati gettati in un discendente proveniente verosimilmente al locale dell’Ospedaleo dalla loggia scoperta situati al primo piano dell’edificio come si evince chiaramente dallepiante antiche. Sempre dai materiali il pozzo nero sembra essere in uso per circa trent’anni eabbandonato probabilmente perché ormai pieno o più probabilmente per la realizzazione di unimpianto fognario efficiente collegato ai grandi collettori che smaltivano le acque scure nel Te-vere. Una colmata finale sembra essere avvenuta intorno alla metà del XVII sec. quando proba-bilmente il riempimento si era abbassato per il decadimento dei sedimenti organici. In questacolmata venne gettato un piccolo nucleo di materiali riconducibili appunto a quest’epoca.

La notizia più importante per l’Arciconfraternita di Santa Maria di Loreto dei Fornari el’Ospedale è la breve descrizione che appare nell’opera del Fanucci sulle opere Pie del 1601 il

1) Una prima notizia sul contesto è stata pubblicata in I. DE LUCA, M. RICCI, M. SERLORENZI, Scavi Metro C Roma. Madonnadi Loreto: ceramiche dal “butto” di un Ospedale tra ‘500 e ‘600, in Atti del XLIV Convegno internazionale della ceramica 2011,Savona 2012, pp. 239-248.

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LE CERAMICHE DELL’OSPEDALE DEI FORNARI

This paper analyses an important context of late Renaissance ceramic wares found during the excavations forMetro C Roma 1. The pottery comes from a cesspool which had occupied part of the area belonging to the Hadrian'sAuditorium. The cesspit use is related to the Fornari's Hospital, which the written sources locate exactly in the in-vestigated area.The Hospital of the Congregazione dei Fornari di Santa Maria di Loreto had been established in 1564 and approvedin the same year, on August 13th, by the motu proprio of Pius IV. The pottery is definitely connected with the acti-vities of the Hospital.

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1. ROMA. OSPEDALE DEI FORNARI. PIANTA GENERALE DELLO SCAVO: IN ARANCIONE LE STRUTTURE, INVIOLA IL POZZO NERO

2. ROMA. OSPEDALE DEI FORNARI. SEZIONE DEL POZZO NERO

quale scrive della Confraternita che, oltre all’attività religiosa, ebbe quella di assistere gli infermie gli invalidi e di aiutare i bisognosi.2 Tra i materiali si distinguono chiaramente vari gruppi: ilcorredo personale, i materiali di uso comunitario e il servito da cucina.

Il corredo personale fornito dalla confraternita appare costituito dal boccale a bocca tri-lobata, un bicchiere o calice in vetro, una ciotola e un piattello, una bottiglia ansata in ceramicaprobabilmente per la somministrazione dei medicinali e un pitale. Tutte queste forme ricorronoin quantità simili all’interno del contesto. Dallo stato di conservazione sembra probabile che almomento del decesso o della dimissione dell’infermo il corredo personale forse anche come mi-sura igienica venisse gettato nel pozzo nero. Ciò spiegherebbe la presenza di materiali integri oquasi integri o in gran parte ricomponibili.

Tra i materiali del corredo personale il gruppo di ceramica più numeroso è quello deiboccali con 98 esemplari. Tra questi sulla base della decorazione si distinguono 11 tipi (fig. 4).

Il tipo più antico è quello dei boccali con medaglione centrale contornato da una cornicea scaletta arancio inserita in un decoro alla porcellana3 (fig. 5). Questo tipo attestato con treesemplari, due con stemmi ed uno con busto di bella, inizia ad essere diffuso nei contesti romanipoco prima della metà del ‘500 e termina di essere prodotto intorno agli anni ‘80 dello stessosecolo. Gli stemmi sembrano essere di fantasia e non si rintracciano nei repertori noti delle fa-miglie romane del rinascimento mentre il motivo del busto di bella appare come uno dei più co-muni per questo tipo di boccale.4

Probabilmente derivato dal tipo precedente è quello che prevede la cornice a scaletta af-fiancata da nastri stilizzati in blu. E’ questo il tipo di gran lunga più attestato nel nostro contestocon settantasei esemplari tra i quali sessantasette presentano nel medaglione centrale uno scudo

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2) da FANUCCI 1601: «… Hanno eretto uno spedale, nel quale al presente hanno in ordine circa venticinque letti, e li vanno ognigiorno crescendo, nelli quali ricevono ammalati di febbre, e feriti d’ogni natione, e in particolare i poveri garzoni, o lavorantinell’arte dè Fornari, dà quali giornalmente di continue limosine sono sovvenuti, e gli fanno governare, e curare con gran carità,e amorevolezza provvedendogli di tutte le cose necessarie. Esso spedale è sotto la cura, e governo delli Guardiani, e officialidella prefata compagnia. Et sopra la porta di detto spedale si vede scritto Hospita. Societ. Divae. Maria Laureti».3) RICCI - VENDITTELLI 2013, pp. 38 e ss., III.1.5-39.4) RICCI - VENDITTELLI 2013, pp. 42-45.

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3. ROMA. OSPEDALE DEI FORNARI. DETTAGLIO DELLO SCAVO DEL POZZO NERO

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4. BOCCALI E BROCCHE

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araldico di fantasia (figg. 6-8) e nove motivi naturalistici o non araldici5 (fig. 9). Tra i motivinaturalistici solo quello del leprotto accovacciato era sinora attestato mentre gli altri rappresen-tano delle novità soprattutto il decoro a trofei che appare come una rielaborazione con diversacromia di motivi analoghi marchigiano romagnoli. Dal punto di vista morfologico i boccalisono riferibili a due tipi principali con piede leggermente svasato o con piede praticamente as-sente ma ambedue sono probabilmente prodotti nelle stesse botteghe e presentano le stesse de-corazioni (fig. 10). Avendo a disposizione un cosí gran numero di esemplari è stato possibileosservare alcune varianti decorative ricorrenti. Gli stemmi come detto appaiono solo in partevicini a quelli di alcune famiglie quali ad esempio il giglio che potrebbe rappresentare un rife-rimento ai Farnese e che ritroviamo identico ai nostri esemplari in una natura morta attribuita aCecco di Caravaggio del primo ‘600 (fig. 11); al contempo si nota una scarsa cura nell’esecu-zione e la non rispondenza ai colori degli stemmi stessi. Appare probabile che proprio nel pe-riodo in cui si afferma la produzione compendiaria nella quale lo stemma della famigliaaccuratamente eseguito diviene l’elemento decorativo principale dei servizi in questa produzionepiù corrente e d’uso comune, lo stemma rappresenti un semplice elemento decorativo. Sullabase della decorazione di contorno allo scudo araldico si nota una progressiva semplificazionesino alla scomparsa dei nastri sostituiti da una linea (fig. 12). Altro elemento di differenziazioneè il decoro dei retri caratteristico del tipo e che troviamo identico in un boccale raffigurato nellaCena in Emmaus della pinacoteca di Brera dipinto da Caravaggio nel 1606. Il decoro più comuneè costituito da una palmetta sotto l’ansa eseguita in modi vari (fig. 13). Un decoro particolare èuna sorta di forcone probabilmente da identificare come una marca di vasaio (fig. 14). Sicuremarche sono poi le lettere B (fig. 15), P (fig. 16), L (fig. 17), M, F o G (fig. 18) o il giglio (fig.19). La comparsa di queste marche sembra distintiva di una fase avanzata della produzione edalcune di esse sono legate ai decori dello scudo araldico più semplificati. Analoghe marche sonopresenti su esemplari dello stesso tipo inediti provenienti dalla Crypta Balbi e, soprattutto, trascarti di fornace recentemente rinvenuti a San Francesco a Ripa.6 Non è chiaro quanto questemarche che a partire dagli inizi del ‘600 contraddistinguono sempre più frequentemente i boccaliromani rappresentino la volontà del vasaio di contrassegnare i propri prodotti o piuttosto che ilcontrassegno rappresenti un elemento distintivo per materiali che venivano cotti assieme a quellidi altri boccalari. Tra le marche quella con il giglio e quella F.B contraddistinguono l’ultimo

5) RICCI - VENDITTELLI 2013, pp. 52-54, III.1.6.1-8.6) RICCI - VENDITTELLI 2013, pp. 53, III.1. 6.3.

5. BOCCALI CON DECORO A SCALETTA ARANCIO E ALLA PORCELLANA

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6. BOCCALI CON STEMMI

7. BOCCALI CON STEMMI

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8. SELEZIONE DEI TIPI DI STEMMA

9. BOCCALI CON DECORO NATURALISTICO

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10. VARIANTI MORFOLOGICHE DEI BOCCALI

11. DETTAGLIO DI UNA NATURA MORTA DI CECCO DEL CARAVAGGIO, COLLEZIONE PRIVATA (da A. VECA,Simposio, Bergamo 1983, fig. 168, p. 230).

12. EVOLUZIONE DEL DECORO DI CONTORNOALLO SCUDO ARALDICO SUI BOCCALI

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14. RETRI DI BOCCALI CON ‘FORCONE’

13. RETRI DI BOCCALI CON PALMETTA

15. RETRI DI BOCCALI CON LETTERA B

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16. RETRI DI BOCCALI CON LETTERA P

17. RETRI DI BOCCALI CON LETTERA L

18. RETRI DI BOCCALI CON LETTERE M, F O G

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19. RETRI DI BOCCALI CON GIGLIO

tipo decorativo dei boccali della tradizione con scaletta arancio che prevede la scomparsa del-l’elemento della scaletta7 (fig. 20). Boccali di quest’ultimo tipo sono attestati in contesti dellaCrypta Balbi anteriori agli anni trenta del ‘600. Una variante dei tipi visti in precedenza è costi-tuita da un esemplare nel quale la cornice a scaletta è sostituita da una corona di foglie e frutta8

(fig. 21). Questo tipo anche se non molto comune si ritrova tra i materiali della Crypta Balbianche con un esemplare marcato con lettera N. Un tipo, in altri contesti coevi molto più attestato,è rappresentato dal boccale con decoro a medaglione inserito in un reticolo con campiture a pal-mette9 (fig. 22). Questo decoro adottato nelle boccalerie romane intorno all’ultimo quarto del‘500 e nato dall’imitazione di prodotti faentini venne prodotto sino al primo ‘600 come ci è te-stimoniato tra l’altro dalla presenza di un esemplare con questa decorazione sulla tavola dellaCena in Emmaus della National Gallery di Londra dipinto da Caravaggio nel 1601. Boccali conquesto tipo di decoro venivano prodotti nelle stesse botteghe nelle quali venivano prodotti quellia scaletta arancio come ci è testimoniato dagli scarti di Largo Corrado Ricci e di San Francescoa Ripa. Un tipo di decoro sinora non attestato è quello a foglie di vite di un piccolo gruppo diboccali (fig. 23). Questo decoro comune a molte produzioni, tra le quali ben diffusa a Roma èquella montelupina, è impiegato con certezza dai vasai romani come ci testimonia un albarellodel Victoria and Albert Museum di Londra con questo decoro e la scritta «iacomo vasellaro aripa granni fecit 1593».10 Un tipo che possiamo considerare come una imitazione dei decoricompendiari è quello attestato da una coppia di boccali con l’ihs contornato da raggi e con i trechiodi della passione simbolo dei gesuiti11 (fig. 24). Un piccolo gruppo di 7 esemplari diversiattesta la produzione conventuale o ospedaliera contraddistinta dalla decorazione con sigle olettere riferibili all’istituzione in questo caso sicuramente l’Ospedale di Santa Maria di Loreto12

(fig. 25). Un ultimo boccale decorato nello stile compendiario tardo fa parte di quel piccolo nu-cleo di materiali che data la sigillatura del pozzo nero (fig. 26). Sulla base della morfologia edella decorazione l’esemplare appare databile nella prima metà del ‘600 come è suggerito daesemplari simili provenienti da un contesto della Crypta Balbi databile agli anni trenta del se-colo.13

Completano il repertorio delle forme chiuse una serie di esemplari unici (fig. 27). Un

7) RICCI - VENDITTELLI 2013, pp. 55-57, III.1.7.1-4.8) RICCI - VENDITTELLI 2013, p. 79, III.1.13.1-2.9) RICCI - VENDITTELLI 2013, pp. 55 e ss., III.1.8.10) RICCI - VENDITTELLI 2013, pp. 98-99, III.1.39.1.11) RICCI - VENDITTELLI 2013, p. 85, III.1.23.1.12) MAZZUCATO 1971.13) RICCI - VENDITTELLI 2013, p. 381, III.5.31.1-2.

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20. RETRI DI BOCCALI CON GIGLIO E LETTERE F.B

22. BOCCALE CON DECORO A LOSANGHE E CAMPITURA A PALMETTE

21. BOCCALE CON DECORO A CORONA DI FOGLIE E FRUTTA

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24. BOCCALI CON EMBLEMA DELLA COMPAGNIA DEL GESù

23. BOCCALI CON DECORO A FOGLIE DI VITE

25. BOCCALI CON SIGLE 26. BOCCALE IN STILE COMPENDIARIO TARDO(FUORI SCALA)

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brocchetto da aceto è del tipo comune nelle produzioni romane di tutto il ‘500.14 Un brocchettocon ansa a secchiello con decori compendiari presenta una forma tipica delle produzioni romanedel primo ‘600. Un oggetto inusuale è poi la salsiera in smalto compendiario conformata a con-chiglia. Appare probabile che questa, come il brocchetto compendiario, facesse parte di un pic-colo servizio destinato ad ospiti di riguardo piuttosto che ai ricoverati. Infine una fiasca biancaa quattro anse (fig. 28) rappresenta un recipiente raro nel servizio da tavola ed è possibile checome la salsiera e le poche bottiglie in vetro rinvenute facesse parte del servizio particolare dicui si è accennato.

Una forma che trova scarsi riscontri è la bottiglia ansata a bocca tonda presente nel con-testo con circa ottanta esemplari (fig. 29). Questa forma era attestata a Roma da un esemplarecon sigla dell’Ospedale della Consolazione.15 Appare probabile che essa rappresenti una formacollegata agli usi dell’Ospedale stesso e che fosse funzionale alla somministrazione dei liquidimedicinali. Tredici esemplari presentano sul davanti l’immagine dipinta in stile compendiariodella Madonna di Loreto (fig. 30) che, oltre ad essere uno specifico riferimento all’istituzionestessa dell’Ospedale e della chiesa dove compare sul portale, rappresenta anche l’emblema dellaconfraternita dei Fornari nota dalle fonti. Appare probabile che gli esemplari di questa formasiano da riferire alla spezieria annessa all’Ospedale e data in affitto, come si evince da un con-tratto del 1643 che ribadisce obblighi già contratti in precedenza. La spezieria era infatti obbli-gata a fornire agli ammalati i medicamenti e i loro contenitori. Gli esemplari, a parte piccoledifferenze esecutive, sembrano tutti frutto di una stessa bottega. Cinque esemplari di questa

forma sono poi contraddistinti dall’emblema di SantoSpirito (fig. 31) ed è possibile che siano giunti al no-stro Ospedale dalla farmacia dell’altro Ospedale. Glialtri esemplari sono tutti bianchi e riferibili a sole dueforme con orlo più o meno estroflesso con numerosevarianti dimensionali (fig. 32). Completano il servizioda bere i bicchieri e calici in vetro attestati rispettiva-mente da novantadue e cento esemplari corredati daalcuni esemplari di bottiglie e fiale il cui studio è an-cora in corso (figg. 33-35).

Le ciotole sono documentate da sessantacinqueesemplari (fig. 36); si deve ritenere che, data la totaleassenza di scodelle, le ciotole siano legate al consumo

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28. FIASCA QUADRIANSATA

27. BROCCHE E SALSIERA

14) RICCI - VENDITTELLI 2013, pp. 86-87, III.1.24.15) MAZZUCATO 1971, p. 15, fig. 8.

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29. BOTTIGLIE ANSATE

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30. BOTTIGLIE ANSATE CON IMMAGINE DELLA MADONNA DI LORETO

31. BOTTIGLIE CON L’EMBLEMA DELL’OSPEDALE DI SANTO SPIRITO IN SASSIA

32. BOTTIGLIE ANSATE BIANCHE: VARIANTI MORFOLOGICHE

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33. BICCHIERI IN VETRO 34. BICCHIERE DECORATO E PIEDE DI CALICE IN VETRO

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35. BOTTIGLIE IN VETRO

36. CIOTOLE

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di zuppe o cibi liquidi o semiliquidi in loro sostituzione. Di queste soltanto sedici sono decorate(fig. 37) mentre il restante è bianco. Tra gli esemplari decorati le più abbondanti sono quelle inpolicromia (fig. 38) con motivi a girandola, a rosone, a quartieri, a foglie e a raggi Gli esemplarisembrano tutti riconducibili ad un unico ambiente produttivo. I motivi a girandola sembranorappresentare una imitazione dei decori analoghi caratteristici della produzione monte lupina,16

mentre gli altri a volte con lo stesso centro in blu graffito non trovano riscontro in quelle pro-duzioni e sembrano rappresentare la produzione di una bottega romana che trae ispirazione siadal repertorio valdarnese che da quello altolaziale. L’ambito cronologico di questi prodotti sem-bra collocarsi negli anni a cavallo tra ‘500 e ‘600 anche per la presenza di una ciotola analogacon decoro a girandola nella cena in Emmaus di Caravaggio del 1601. Un altro gruppo di prodotticaratterizzati dalle decorazioni in blu (fig. 39) alla porcellana con decoro esterno a baffi sembrariferibile ad una bottega romana che si ispira ai decori della tradizione faentina mischiandolicon decori di origine montelupina quali il centro a paesi.17 L’ambito cronologico sembra esserelo stesso del gruppo precedente. Un prodotto ispirato ai coevi materiali decorati in stile com-pendiario è la ciotola con l’emblema del Monastero di San Paolo fuori le mura. Una delle rareimportazioni è poi rappresentata dalla ciotola decorata in blu di produzione ligure. Quattro esem-plari ci documentano una produzione ingubbiata e invetriata (fig. 40) scarsamente attestata aRoma e importata o prodotta in città da vasai probabilmente di origine abruzzese, zona dovesono attestate prodotti simili. Il resto degli esemplari si presenta semplicemente smaltato inbianco con una limitata gamma di varianti dello stesso tipo (fig. 41). Solo tre esemplari presen-tano un rivestimento con smalto di tipo compendiario.

Circa sessantacinque esemplari documentano il piatto d’uso per gli ospiti dell’Ospedale(fig. 42). Si tratta di piattelli di dimensione mediopiccola tutti bianchi ad eccezione di un esem-plare con sigla SCS dipinta in blu che per la forma si situa intorno alla metà del ‘600 e fa partedi quel piccolo gruppo di materiali gettato per sigillare definitivamente il pozzo nero. La preva-lenza massiccia di esemplari bianchi, già vista per le ciotole, si inquadra in un generale cambia-mento del gusto che avviene intorno alla fine del ‘500 ma appare decisamente più sensibile inquesto ambito ospedaliero. Sono attestati con quattro esemplari due tipi di piattelli a orlo verti-cale uno databile a cavallo tra Cinque e Seicento e uno databile alla metà del seicento (fig. 43).Nei piattelli veri e propri ritroviamo sostanzialmente quattro tipi con numerose piccole varianti,due con piede e due apodi. Le forme rimandano tutte al repertorio tardo cinquecentesco e delprimo Seicento. Cinque esemplari documentano la presenza di piatti più grandi decorati (fig.44). Di questi uno soltanto presenta la tradizionale decorazioneromana a monticelli su una alzatacon bordo a doppio listello che è l’ultima forma ad essere prodotta con questo decoro sino alprimo Seicento.18 Gli altri quattro piatti, uno decorato a girandola, uno alla porcellana e due apaesina rappresentano molto probabilmente delle importazioni da Montelupo con i caratteristicidecori tardo cinquecenteschi di quella produzione.19 Non si può escludere che queste forme sen-sibilmente più grandi dei piattelli comuni avessero la funzione di piatti di servizio. Sicuramentedi servizio sono poi i due catini marmorizzati sicuramente di importazione probabilmente dal-l’area pisana per il tipo di decorazione e il caratteristico impasto rosso violaceo.20

Probabilmente facevano parte del servizio per ospiti particolari i due piatti grandi insmalto compendiario uno marcato sotto il piede con la sigla HC e tre palle ed uno del quale ri-mangono due frammenti decorato all’interno con lo stemma di un prelato o un vescovo dellafamiglia Odescalchi. Altri quattro piatti grandi bianchi è probabile siano da considerare comequelli decorati piatti di servizio (fig. 45).

A completare il corredo personale sono circa sessantacinque pitali in smalto bianco unaforma non molto comune negli scarichi domestici e molto più diffusa in questo contesto proba-bilmente in relazione alla presenza di ammalati allettati (fig. 46). Tra gli esemplari sono distin-guibili quattro tipi principali in rapporto all’altezza dell’orlo (fig. 47) ed in genere si notaun’esecuzione affrettata con esemplari ovalizzati, attaccature e altri piccoli difetti. Ben attestati

16) RICCI - VENDITTELLI 2013, p. 281, III.3.17.65.17) RICCI - VENDITTELLI 2013, p.147 e ss., III.1.62-64.18) RICCI - VENDITTELLI 2013, pp. 128-129, III.1.42.59-63.19) RICCI - VENDITTELLI 2013, pp. 226 e ss., III.3.6.; p. 231 e ss., III.3.8; pp. 263 e ss., III.3.17.20) RICCI - VENDITTELLI 2013, p. 395, III.6.1.5.

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37. CIOTOLE DECORATE

38. CIOTOLE DECORATE POLICROME

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39. CIOTOLE DECORATE IN BLU, IN STILE COMPENDIARIO E DI IMPORTAZIONE DALLA LIGURIA

40. CIOTOLE INGUBBIATE E INVETRIATE

41. CIOTOLE BIANCHE: VARIANTI MORFOLOGICHE

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42. PIATTELLI

43. TIPI DELLE COPPETTE E PIATTELLI

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44. PIATTI E CATINI DECORATI

45. PIATTI BIANCHI E IN SMALTO COMPENDIARIO

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46. PITALI

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sono poi i pitali da sedia comoda con trentotto esemplaridei quali trenta invetriati e gli altri acromi21 (fig. 48). Questipresentano tutti la stessa forma che si afferma intorno allametà del ‘500 e continuerà ad essere prodotta sino alla metàdel ‘600 quando si nota l’abbandono dell’invetriatura so-stituita dalla smaltatura.La cura degli ammalati è testimoniata dai microvasetti do-

cumentati da centonovantasette esemplari (fig. 49). Questaforma destinata a contenere medicamenti solidi o semiso-lidi quali unguenti o paste è attestata da ottantuno esemplaricon impasti chiari ed invetriatura gialla (fig. 50) o da cen-tosedici esemplari con impasti ed invetriature analoghe aquelle delle forme da cucina (fig. 51). Un solo esemplarepresenta la forma a calice ed è ingubbiato e smaltato asmalto povero, una tecnica assente dalle produzioni romanee molto usata nell’alto Lazio (cfr. fig. 50). Per quanto ri-guarda la morfologia si riconoscono sei forme principalicon numerose varianti sia morfologiche che dimensionali

segno che le botteghe impegnate in questa produzione fossero varie così come varie dovevanoessere le farmacie dalle quali i medicamenti venivano confezionati. Sembra invece certo che laloro origine sia da connettere alla spezieria annessa all’Ospedale già citata in precedenza.

Soltanto una trentina di esemplari sono riferibili al servizio da cucina (fig. 52) segno evi-dente della presenza nelle cucine di pentolame in metallo che soprattutto per una comunità ri-sultavano più funzionali. I materiali sono riferibili a due distinte produzioni l’invetriata cosiddettarossa di tradizione quattrocentesca22 che dopo aver dominato il mercato per tutto il Cinquecentotende ad esaurirsi nel primo Seicento e l’invetriata decorata ad ingubbio che alla fine del Cin-quecento si affaccia sul mercato romano rimanendo la produzione dominante nel secolo succes-sivo.23 Cinque esemplari in dimensione scalare ci documentano i boccali in invetriata cd. rossaper riscaldare a riverbero i liquidi (fig. 53). Due sole pentole in invetriata rossa sono presentinel contesto. Un esemplare particolare è la pentola con manico e tre piedi decorata con incisioniad onda in invetriata rossa (fig. 54). La forma con i tre piedi, detta in antico stufatore, è piuttostorara ed è noto soltanto un altro esemplare completo identico ma con anse a nastro provenienteda un contesto della Crypta Balbi chiuso negli anni ‘80 del ‘500.24 Appare probabile che l’esem-plare sia da datarsi ancora nel ‘500. Una piccola batteria di una dozzina di pignatte monoansatein dimensione scalare da media a piccola in invetriata decorata doveva essere destinata nelle cu-cine dell’Ospedale a riscaldare salse e grassi (fig. 55). Il tipo è sostanzialmente sempre lo stessoad orlo verticale scanalato ad eccezione di un esemplare con orlo a fascia. Dei quattro tegamiuno piccolo ed uno medio piccolo si presentano decorati mentre uno medio grande e uno grandesono in invetriata rossa (fig. 56). Una forma accessoria nel servizio da cucina destinata alla pre-parazione e non alla cottura dei cibi è il catino troncoconico decorato internamente presente nelcontesto con tre esemplari. Due salvadanai sono probabilmente da interpretare come contenitoriper le elemosine (fig. 57). Tra i vetri la maggior parte dei materiali è costituita da contenitori cilindrici con orlo estroflesso(fig. 58) da interpretare come lampade da lampadario anche se non si può escludere che qualcheesemplare avesse la funzione di urinale per l’analisi da parte dei medici dell’urina come quelloche vediamo raffigurato in un affresco rinascimentale dei Santi Cosma e Damiano a Roma.

Da questo excursus appare chiaro come il consumo di una istituzione quale il piccoloOspedale di Santa Maria di Loreto presenti rispetto ai contesti domestici particolarità proprierispecchiando solo in parte i fenomeni di consumo urbano. Infatti proprio il periodo d’uso delpozzo nero vede la produzione romana riorganizzarsi per sopperire al fabbisogno urbano con la

47. PITALI: VARIANTI MORFOLOGICHE

21) RICCI - VENDITTELLI 2013, pp. 424-426, III.9.10.; p. 458, III.10.15.1.22) MANACORDA 1985, prod.1, pp. 471 e ss.23) MANACORDA 1985, prod.3, pp. 471 e ss.24) RICCI - VENDITTELLI 2013, p. 416, III.9.2.1

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49. MICROVASETTI

48. PITALI DA SEDIA COMODA

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51. MICROVASETTI A IMPASTO ROSSO

52. SERVIZIO DA CUCINA IN CERAMICA INVETRIATA

50. MICROVASETTI E ALBARELLINO A IMPASTOCHIARO

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53. BOCCALI DA CUCINA

54. PIGNATTA E PENTOLA INVETRIATE

55. PIGNATTE INVETRIATE E DIPINTE

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56. TEGAMI E CATINI DA CUCINA

57. SALVADANAI 58. LAMPADA IN VETRO

creazione di nuovi tipi decorativi. Questo rilancio della produzione romana nasce dal progressivovenir meno delle importazioni dalla Toscana e dall’Umbria dovuto alla crisi economica che tratardo ‘500 e primo ‘600 colpisce i maggiori centri manifatturieri d’Italia e che trova un riflessoquasi immediato non tanto nelle produzioni di lusso quanto soprattutto nei prodotti a bassocosto.

*Collaboratore [email protected]@hotmail.it

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Bibliografia

MANACORDA 1985 = D. MANACORDA (a cura di), Archeologia urbana a Roma: il progetto della Crypta Balbi. 3. Ilgiardino del Conservatorio di S. Caterina della Rosa, Firenze 1985

FANUCCI 1601 = C. FANUCCI, Trattato di tutte l’Opere pie dell’alma città di Roma, Roma 1601

MAZZUCATO 1971 = O. MAZZUCATO, Le ceramiche ospedaliere, Roma 1971

RICCI – VENDITTELLI 2013 = M. RICCI, L. VENDITTELLI, Museo Nazionale Romano. Crypta Balbi. Ceramiche me-dievali e moderne, vol. 2, Roma 2013

Le fonti documentarie sono tuttora inedite e l’archivio dell’Ospedale dei Fornari è conservato all’Archivio di Statodi Roma.

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