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Bollettino di San NICOLA - BOLLETTINO DI SAN NICOLA Anno LXVII - Bimestrale - n. 4 luglio/agosto 2018 - Autorizzazione del Tribunale di Bari n. 79 del 18/06/1952 POSTE ITALIANE SpA - Spedizione in A.P. - D.L. 353/2003 (conv. In L. 27/02/04 n. 46) comma 20/C Art 2 Legge 622/96 Filiale di Bari 4 LUGLIO AGOSTO Speciale per la visita di Papa Francesco a San Nicola

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Speciale per la visita di

Papa Francesco a San Nicola

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Bollettino di San NicolaCon approvazione ecclesiasticae dell’Ordine dei Predicatori

Autorizzazione del Tribunale di Barin. 79 del 18/06/1952

Direttorep. Giovanni Distante op

Direttore Responsabilep. Giovanni Matera op

Redattorep. Santo Pagnotta op

FotoArchivio della Basilica

Progetto graficop. Santo Pagnotta op

StampaPubblicita' & Stampa srlModugno (BA)www.pubblicitaestampa.it

Per ricevere copie arretrate del Bollettino, informazioni, inviare notizie e lettere,scrivere all’indirizzo:

Basilica Pontificia San NicolaLargo Abate Elia, 13 - 70122 [email protected]

Papa Francesco in preghiera sulla tomba di San Nicola

Anno LXVII - N. 4/2018

Sostenete la pubblicazione del nostro Bollettino

e le opere della Basilica con la vostra generosa offerta

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7 luglio 2018

Papa Francesco a Bariinsieme con

i capi delle Chiese e delle comunità cristiane

in preghieraper la Pace

in Medio Oriente

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Comunicato di S. E. Mons. Francesco Cacucci, Arcivescovo di Bari-Bitonto

per l’incontro ecumenico di riflessione e preghiera con Papa Francesco, i Patriarchi

e i Capi delle Chiese del Medio Oriente. Bari, sabato 7 luglio 2018

Carissimi, il Santo Padre Francesco ha scelto Bari per vive-re, sulla tomba di san Nicola, l’incontro ecu-menico di riflessio-ne e preghiera per la Pace in Medio Orien-te, il prossimo 7 luglio.

Lodiamo il Signore per il dono di un tale evento ecclesiale, dal respiro universale e con una valenza stori-ca ancor più eccezio-nale. La preghiera che si eleverà al Si-gnore per quella terra alla quale tutto il mondo guarda con apprensione, coinvolge la nostra Chiesa diocesana, la nostra Città e la nostra Regione. Ci fa avvertire la responsabilità a noi af-fidata per la preparazione e l’accom-pagnamento di questo evento, raffor-zando la vocazione ecumenica della nostra Diocesi e della Puglia.

Per questo motivo chiedo a tutto il popolo di Dio, in particolare ai sacer-doti, ai diaconi, ai consacrati, ai fedeli laici, alle Associazioni e ai Movimenti ecclesiali di partecipare coralmente alla preghiera che si terrà sul Lungo-mare di Bari presso la rotonda in Lar-

go Giannella. Accompagneremo con la preghiera dei consacrati e dei gio-vani anche l’incontro e il dialogo che seguirà a porte chiuse nella Basilica di San Nicola.

Sapremo accogliere con prontez-za ogni indicazione organizzativa e, soprattutto, comprenderemo che il Santo Padre non potrà riservare at-tenzioni particolari, considerato il significato internazionale dell’evento.

Preghiamo intensamente il Princi-pe della Pace, perché l’Incontro, sotto lo sguardo della Beata Vergine Maria Odegitria e di San Nicola, nostri Pa-troni, ottenga le grazie sperate.

Bari, 16 giugno 2018 + Francesco

Arcivescovo

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Arrivo in Basilica

Papa Francesco a San Nicola

Saluto con la comunità domenicana

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Accoglienza dei patriarchi,

Papa Francesco a San Nicola

Preghiera in Cripta

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C ari Fratelli, siamo giunti pellegrini a Bari, fi-

nestra spalancata sul vicino Oriente, portando nel cuore le nostre Chiese, i popoli e le molte persone che vivo-no situazioni di grande sofferenza. A loro diciamo: “vi siamo vicini”. Cari Fratelli, grazie di cuore per essere ve-

Bari, finestra spalancata sul vicino OrienteMONIZIONE INTRODUTTIVA DEL SANTO PADREALLA PREGHIERA ECUMENICA PER LA PACERotonda sul Lungomare

Sabato, 7 luglio 2018

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"Qui riposano le reliquiedi San Nicola,

vescovo dell’Oriente la cui venerazione solca i mari e valica i confini tra le Chiese.Il Santo taumaturgo interceda

per guarire le ferite che tanti portano dentro".

Bari, finestra spalancata sul vicino Oriente nuti qui con generosità e prontezza.

E sono tanto grato a tutti voi che ci ospitate in questa città, città dell’in-contro, città dell’accoglienza.

Nel nostro cammino comune ci sostiene la Santa Madre di Dio, qui venerata come Odegitria: colei che mostra la via. Qui riposano le reliquie di San Nicola, vescovo dell’Oriente la cui venerazione solca i mari e valica i confini tra le Chiese. Il Santo tauma-turgo interceda per guarire le ferite che tanti portano dentro. Qui con-templiamo l’orizzonte e il mare e ci

sentiamo spinti a vivere questa gior-nata con la mente e il cuore rivolti al Medio Oriente, crocevia di civiltà e culla delle grandi religioni monotei-stiche.

Lì è venuto a visitarci il Signore, «sole che sorge dall’alto» (Lc 1,78). Da lì si è propagata nel mondo intero la luce della fede. Lì sono sgorgate le

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fresche sorgenti della spiritualità e del monachesimo. Lì si conservano riti antichi unici e ricchezze inesti-mabili dell’arte sacra e della teologia, lì dimora l’eredità di grandi Padri nel-la fede. Questa tradizione è un tesoro da custodire con tutte le nostre forze, perché in Medio Oriente ci sono le ra-dici delle nostre stesse anime.

Ma su questa splendida regione si è addensata, specialmente negli ultimi anni, una fitta coltre di tene-bre: guerra, violenza e distruzione, occupazioni e forme di fondamenta-lismo, migrazioni forzate e abbando-no, il tutto nel silenzio di tanti e con la complicità di molti. Il Medio Oriente è divenuto terra di gente che lascia la propria terra. E c’è il rischio che la presenza di nostri fratelli e sorelle

nella fede sia cancellata, deturpando il volto stesso della regione, perché un Medio Oriente senza cristiani non sarebbe Medio Oriente.

Questa giornata inizia con la pre-ghiera, perché la luce divina diradi le tenebre del mondo. Abbiamo già ac-ceso, davanti a San Nicola, la “lampa-da uniflamma”, simbolo della Chiesa una. Insieme desideriamo accendere oggi una fiamma di speranza. Le lam-pade che poseremo siano segno di una luce che ancora brilla nella notte. I cristiani, infatti, sono luce del mon-do (cfr Mt 5,14) non solo quando tutto intorno è radioso, ma anche quando, nei momenti bui della storia, non si rassegnano all’oscurità che tutto av-volge e alimentano lo stoppino della speranza con l’olio della preghiera e

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dell’amore. Perché, quando si ten-dono le mani al cielo in preghiera e quando si tende la mano al fratel-lo senza cercare il proprio interesse, arde e risplende il fuoco dello Spirito, Spirito di unità, Spirito di pace.

Preghiamo uniti, per invocare dal Signore del cielo quella pace che i potenti in terra non sono ancora riu-sciti a trovare. Dal corso del Nilo alla Valle del Giordano e oltre, passando per l’Oronte fino al Tigri e all’Eufra-te, risuoni il grido del Salmo: «Su di te sia pace!» (122,8). Per i fratelli che soffrono e per gli amici di ogni po-polo e credo, ripetiamo: Su di te sia pace! Col salmista imploriamolo in modo particolare per Gerusalemme, città santa amata da Dio e ferita dagli uomini, sulla quale ancora il Signore piange: Su di te sia pace!

Sia pace: è il grido dei tanti Abele di oggi che sale al trono di Dio. Per loro non possiamo più permetterci, in Me-dio Oriente come ovunque nel mon-do, di dire: «Sono forse io il custode di mio fratello?» (Gen 4,9). L’indiffe-renza uccide, e noi vogliamo essere voce che contrasta l’omicidio dell’in-differenza. Vogliamo dare voce a chi non ha voce, a chi può solo inghiottire lacrime, perché il Medio Oriente oggi piange, oggi soffre e tace, mentre altri lo calpestano in cerca di potere e ric-chezze. Per i piccoli, i semplici, i feri-ti, per loro dalla cui parte sta Dio, noi imploriamo: sia pace! Il «Dio di ogni consolazione» (2 Cor 1,3), che risana i cuori affranti e fascia le ferite (cfr Sal 147,3), ascolti oggi la nostra preghiera.

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C ari fratelli e sorelle,Sono molto grato per la condivi-

sione che abbiamo avuto la grazia di vivere. Ci siamo aiutati a riscoprire la nostra presenza di cristiani in Medio Oriente, come fratelli. Essa sarà tanto più profetica quanto più testimonie-rà Gesù Principe della pace (cfr Is9,5). Egli non impugna la spada, ma chiede

Papa Francesco...l’arte dell’incontroPAROLE DEL SANTO PADRE A CONCLUSIONE DEL DIALOGOSagrato della Basilica di San Nicola

Sabato, 7 luglio 2018

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ai suoi di rimetterla nel fodero (cfr Gv 18,11). Anche il nostro essere Chie-sa è tentato dalle logiche del mondo, logiche di potenza e di guadagno, logiche sbrigative e di convenienza. E c’è il nostro peccato, l’incoeren-za tra la fede e la vita, che oscura la testimonianza. Sentiamo di doverci convertire ancora una volta al Vange-lo, garanzia di autentica libertà, e di farlo con urgenza ora, nella notte del Medio Oriente in agonia. Come nella notte angosciosa del Getsemani, non

Papa Francesco...l’arte dell’incontro saranno la fuga (cfr Mt 26,56) o la spa-

da (cfr Mt 26,52) ad anticipare l’alba radiosa di Pasqua, ma il dono di sé a imitazione del Signore.

La buona notizia di Gesù, crocifis-so e risorto per amore, giunta dalle terre del Medio Oriente, ha conqui-stato il cuore dell’uomo lungo i secoli perché legata non ai poteri del mon-do, ma alla forza inerme della croce. Il Vangelo ci impegna a una quotidiana conversione ai piani di Dio, a trova-re in Lui solo sicurezza e conforto, ad

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annunciarlo a tutti e nonostante tutto. La fede dei semplici, tanto radicata in Medio Oriente, è sorgente da cui at-tingere per abbeverarci e purificarci, come avviene quando torniamo alle origini, andando pellegrini a Gerusa-lemme, in Terra Santa o nei santuari dell’Egitto, della Giordania, del Liba-no, della Siria, della Turchia e degli altri luoghi sacri di quelle regioni.

Incoraggiati gli uni dagli altri, ab-biamo dialogato fraternamente. È stato un segno che l’incontro e l’uni-tà vanno cercati sempre, senza paura delle diversità. Così pure la pace: va coltivata anche nei terreni aridi delle contrapposizioni, perché oggi, mal-grado tutto, non c’è alternativa possi-bile alla pace. Non le tregue garantite da muri e prove di forza porteranno la pace, ma la volontà reale di ascolto

e dialogo. Noi ci impegniamo a cam-minare, pregare e lavorare, e implo-riamo che l’arte dell’incontro preval-ga sulle strategie dello scontro, che all’ostentazione di minacciosi segni di potere subentri il potere di segni speranzosi: uomini di buona volontà e di credo diversi che non hanno pau-ra di parlarsi, di accogliere le ragioni altrui e di occuparsi gli uni degli altri. Solo così, avendo cura che a nessuno manchino il pane e il lavoro, la dignità e la speranza, le urla di guerra si mu-teranno in canti di pace.

Per fare questo è essenziale che chi detiene il potere si ponga final-mente e decisamente al vero servizio della pace e non dei propri interessi. Basta ai tornaconti di pochi sulla pel-le di molti! Basta alle occupazioni di terre che lacerano i popoli! Basta al

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prevalere delle verità di parte sulle speranze della gente! Basta usare il Medio Oriente per profitti estranei al Medio Oriente!

La guerra è la piaga che tragica-mente assale quest’amata regione. Ne è vittima soprattutto la povera gen-te. Pensiamo alla martoriata Siria, in particolare alla provincia di Deraa. Lì sono ripresi aspri combattimenti che hanno provocato un ingente numero di sfollati, esposti a sofferenze ter-ribili. La guerra è figlia del potere e della povertà. Si sconfigge rinuncian-do alle logiche di supremazia e sradi-cando la miseria. Tanti conflitti sono stati fomentati anche da forme di fondamentalismo e di fanatismo che, travestite di pretesti religiosi, han-no in realtà bestemmiato il nome di Dio, che è pace, e perseguitato il fra-tello che da sempre vive accanto. Ma la violenza è sempre alimentata dal-le armi. Non si può alzare la voce per parlare di pace mentre di nascosto si perseguono sfrenate corse al riarmo. È una gravissima responsabilità, che pesa sulla coscienza delle nazioni, in particolare di quelle più potenti. Non si dimentichi il secolo scorso, non si scordino le lezioni di Hiroshima e Nagasaki, non si trasformino le terre d’Oriente, dove è sorto il Verbo della pace, in buie distese di silenzio. Ba-sta contrapposizioni ostinate, basta alla sete di guadagno, che non guarda in faccia a nessuno pur di accaparra-re giacimenti di gas e combustibili, senza ritegno per la casa comune e senza scrupoli sul fatto che il mercato dell’energia detti la legge della convi-venza tra i popoli!

Per aprire sentieri di pace, si vol-ga invece lo sguardo a chi supplica di convivere fraternamente con gli altri. Si tutelino tutte le presenze, non solo quelle maggioritarie. Si spalanchi an-che in Medio Oriente la strada verso il diritto alla comune cittadinanza, strada per un rinnovato avvenire. An-che i cristiani sono e siano cittadini a pieno titolo, con uguali diritti.

Fortemente angosciati, ma mai privi di speranza, volgiamo lo sguardo a Gerusalemme, città per tutti i popoli, città unica e sacra per cristiani, ebrei e musulmani di tutto il mondo, la cui identità e vocazione va preservata al di là delle varie dispute e tensioni, e il cui status quo esige di essere rispet-tato secondo quanto deliberato dalla Comunità internazionale e ripetuta-mente chiesto dalle comunità cristia-ne di Terra Santa. Solo una soluzione negoziata tra Israeliani e Palestinesi, fermamente voluta e favorita dalla

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faremo librare in aria, insieme ad alcune colombe, il nostro deside-rio di pace. L’anelito di pace si levi più alto di ogni nube scura. I nostri cuori si mantengano uniti e rivolti al Cielo, in attesa che, come ai tem-pi del diluvio, torni il tenero ramo-scello della speranza (cfr Gen 8,11). E il Medio Oriente non sia più un arco di guerra teso tra i continenti, ma un’arca di pace accogliente per i popoli e le fedi. Amato Medio Orien-te, si diradino da te le tenebre della guerra, del potere, della violenza, dei fanatismi, dei guadagni iniqui, dello sfruttamento, della povertà, della disuguaglianza e del mancato riconoscimento dei diritti. «Su te sia pace» (Sal 122,8) – insieme: “Su te sia pace” [ripetono] –, in te giustizia, sopra di te si posi la benedizione di Dio. Amen.

Comunità delle nazioni, potrà con-durre a una pace stabile e duratura, e garantire la coesistenza di due Stati per due popoli.

La speranza ha il volto dei bam-bini. In Medio Oriente, da anni, un numero spaventoso di piccoli pian-ge morti violente in famiglia e vede insidiata la terra natia, spesso con l’unica prospettiva di dover fuggire. Questa è la morte della speranza. Gli occhi di troppi fanciulli hanno pas-sato la maggior parte della vita a ve-dere macerie anziché scuole, a sen-tire il boato sordo di bombe anziché il chiasso festoso di giochi. L’umanità ascolti – vi prego – il grido dei bam-bini, la cui bocca proclama la gloria di Dio (cfr Sal 8,3). È asciugando le loro lacrime che il mondo ritroverà la dignità.

Pensando ai bambini – non di-mentichiamo i bambini! –, tra poco

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P. Giovanni Distante OP

1. L’incontro di Bari 2018: una ritro-vata solidarietà cristiana

L’incontro di Bari di sabato 7 luglio 2018 è già entrato nella storia come evento di grande valore ecumenico. Papa Francesco, interpretando i sen-timenti di quanti vi hanno preso par-te insieme con lui, ha affermato: “è stato un segno eloquente di unità dei cristiani, e ha visto la partecipazione entusiasta del popolo di Dio” 1.

Per la prima volta dopo la rottura della comunione ecclesiale che si è

consumata tra Oriente ed Occiden-te a partire dall’XI secolo, e interna-mente all’Occidente nel XVI secolo, i responsabili di tutte le tradizioni cristiane del Medio Oriente 2, acco-gliendo l’invito del Vescovo di Roma, si sono riuniti a Bari per “pregare e riflettere” sulla pace, tema che li coin-volgeva nell’insieme delle loro Chiese e Comunità cristiane presenti sul ter-ritorio di quella regione3.

Questo sentimento di ritrova-ta solidarietà cristiana si è rivelato il

La via “barese” dell’ecumenismonel segno di Nicola, Santo della Chiesa indivisa

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dato ecclesiologico più significativo dell’assise barese, anche se il giorna-lismo internazionale ha voluto met-tere maggiormente in risalto il peso delle assenze di alcuni Capi di Chiese, sebbene rappresentati da loro dele-gati ufficiali.

Alla prova dei fatti, unico assente è risultato il Patriarcato greco orto-dosso di Antiochia; una non-presenza simbolicamente senz’altro significa-tiva, trattandosi di una delle cinque chiese (Pentarchia)4 alle quali nell’an-tichità era stato affidato congiun-tamente il governo della cristianità. Non essendo stati resi noti i motivi, questa non-presenza resta di com-plessa interpretazione.

2. Bari: finestra sull’Oriente che cu-stodisce le Reliquie di San Nicola

L’incontro di Bari 2018 presenta una propria fisionomia “intercristia-na”, diversa da quella “interreligiosa” degli incontri che hanno fatto seguito all’incontro di Assisi voluto da Gio-vanni Paolo II nel 1986, e che di anno in anno la Comunità di Sant’Egidio organizza in diverse città europee e mediterranee.

Uno di questi incontri interreli-gioso si è tenuto a Bari nel 1990 con il titolo: “Mediterraneo mare di pace”.

Nel prendere atto che in molte re-gioni mediorientali la mancanza di pace giocava a detrimento dei cristia-ni, la Comunità di Sant’Egidio ha ini-ziato a distinguere l’aspetto interre-ligioso dall’aspetto intercristiano ed ecumenico di questi incontri.

Da qui la scelta della città di Bari per ospitare nei giorni 29-30 aprile 2015 una conferenza internazionale sul tema: “I Cristiani in Medio Oriente. Quale futuro?”.

In un confronto-dialogo fra rap-presentanti di chiese, politici e di-plomatici, si diede vita ad un tavolo di studio sulla situazione minoritaria dei cristiani in Medio Oriente. Una delle priorità emerse fu il tema della urgente protezione dei cristiani in via di estinzione in quella regione; furono anche avanzate proposte di soluzio-ni concrete per la difficile situazione venutasi a creare particolarmente in Siria. L’incontro si concluse con una preghiera ecumenica per la pace nella Basilica di San Nicola.

Papa Francesco pur inserendosi nel cammino tracciato dal summit del 2015, circoscrivendo gli inviti ai soli Capi e Rappresentanti di Chiese, con-ferisce all’incontro di Bari 2018 una connotazione fortemente “ecumeni-ca”, le cui motivazioni sono riscontra-bili, oltre che nel breve comunicato stampa dell’annuncio che definiva Bari “finestra sull’Oriente che custo-disce le Reliquie di San Nicola”5, nei due discorsi letti dal papa che eviden-ziano le potenzialità dell’universalità del culto “nicolaiano”, significativa-mente sintetizzate nel logo creato per l’evento: “cristiani insieme per il Me-dioriente”.

A Bari “cristiani insieme” si può, perché solidamente congiunti dal-la singolare testimonianza di Nico-la, Santo della Chiesa indivisa, tanto amato e venerato dai cristiani d’O-riente e d’Occidente.

3. Ricercare l’unità senza aver paura della diversità

Le immagini dell’incontro di Bari, largamente diffuse dai media, indi-cano nuovi percorsi di unità tra i cri-stiani e di solidarietà tra i popoli.

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Dopo aver accolto e abbracciato singolarmente sul sagrato della Ba-silica i Patriarchi e “acceso, davanti a San Nicola, la lampada uniflamma”, immagine della Chiesa comunione d’amore che abbraccia tutte le Chiese, papa Francesco è salito insieme con i Patriarchi su un pullman scoperto, segno della fraterna concordia che deve animare le Chiese superando le incomprensioni del passato.

Ringraziando i fedeli giunti nume-rosi a Bari “città dell’incontro, città dell’accoglienza”, nella monizione in-troduttiva alla preghiera sul lungo-mare di Bari, il papa ha ricordato che “qui riposano le reliquie di San Nico-la, vescovo dell’Oriente la cui venera-zione solca i mari e valica i confini tra le Chiese”6.

L’abbraccio caloroso di questa città bagnata da un mare che anziché di-videre unisce, e l’avvertita presenza del Santo più popolare della cristia-nità che invitava a prediligere la via del dialogo e del confronto nell’ac-cettazione della differenziazione dei riti e delle culture, hanno senz’altro svolto un ruolo determinante durante la riflessione a porte chiuse in Basi-lica. Uscito sul sagrato insieme con i Patriarchi, papa Francesco ha affer-mato: “Incoraggiati gli uni dagli altri, abbiamo dialogato fraternamente. È stato un segno che l’incontro e l’uni-tà vanno cercati sempre, senza paura delle diversità”7.

Chi viene pellegrino a Bari intui-sce immediatamente l’aria che vi spi-ra: la visibile diversità confessionale dei pellegrini che pregano davanti alla tomba di San Nicola è vissuta non come una rivendicazione di identità che contrappone e divide, bensì come

pluralità e ricchezza dell’unica Chiesa di Cristo.

4. Leggere e interpretare gli eventi alla luce dei segni dei tempi

Dopo aver consacrato la Cripta e riposto le reliquie del Santo sotto l’al-tare nel 1089, papa Urbano II ritornò a Bari nel 1098 per presiedere un sino-do locale, conosciuto come il “Conci-lio di Bari”. Anche se non si ottennero i risultati sperati, si trattò di un pri-mo e concreto tentativo di ristabilire i rapporti tra greci e latini. A distanza di 920 anni (1098-2018) papa France-sco è giunto pellegrino di pace a Bari insieme con i Patriarchi del Medio Oriente, culla del cristianesimo, qua-si a voler legittimare la via “barese” dell’ecumenismo, elogiata anche dai suoi predecessori8.

Ricorre quest’anno il 50° Anniver-sario della Costituzione Apostolica Basilicae Nicolaitanae, emanata l’11 febbraio 1968 da Paolo VI, con la quale “la Basilica di San Nicola viene eleva-ta, in perpetuo, all’onore e alla dignità di Basilica Pontificia, con tutti i diritti ed i privilegi che spettano ai templi insigniti di  un tale titolo”9.

Pur conservando le norme conte-nute nella precedente Costituzione Sacris in aedibus, emanata il 5 agosto 1951 da Pio XII, con la quale la Basilica e gli edifici annessi furono affidati ad nutum S. Sedis all’Ordine dei Predica-tori10, le linee della Basilicae Nicolai-tanae sono state “adattate ai principi del Concilio Ecumenico e ai bisogni del nostro tempo”11.

In linea con le due precedenti Bol-le, “in un clima di rinnovato fervore sotto l’aspetto liturgico, pastorale, culturale e soprattutto ecumenico”, l’8

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maggio 1989 fu emanata da Giovanni Paolo II la Costituzione Apostolica: A seguito delle celebrazioni del IX cen-tenario della Traslazione (1087-1987), nella quale viene prestata particolare attenzione alla storia e al ruolo che in questi 900 anni la Basilica ha avuto e continua ad avere come “segno eccle-siale ecumenico, al fine di contribu-ire all’auspicata unione tra le Chiese dell’Oriente e dell’Occidente”12.

Questi tre documenti, nati dalla benevolenza della Santa Sede verso la Basilica di San Nicola, saranno og-getto di studio durante i lavori di un Convegno che si celebrerà a Bari il 24 novembre 2018 sul tema: “La Basilica Pontificia San Nicola nelle Costitu-zioni Apostoliche dei Sommi Pon-tefici. Aspetti canonici, ecumenici e pastorali”.

Il 24 maggio 1997, nell’VIII Cente-nario della Consacrazione della Ba-silica Superiore (22 giugno 1197-1997), a conclusione del Convegno Interna-zionale dei Rettori di Chiese dedica-te a San Nicola nel Mediterraneo su “San Nicola di Myra e di Bari santo Mediterraneo”, celebrato nella Sala Tridente della Fiera del Levante, cat-tolici, ortodossi e protestanti presen-ti, fecero voto unanime al Vescovo di Roma, al Patriarca di Costantinopoli e al Patriarca di Mosca di proclamare San Nicola Patrono del Mediterraneo.

I tempi forse non erano maturi, ma la storia recente insegna come le sollecitazioni che vengono dalla città di San Nicola, oltre a ripercorrere le radici della storia del cristianesimo, aiutano a meglio leggere e interpreta-re gli eventi europei che si sono suc-

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NOTE1 "Ieri, a Bari, con i Patriarchi delle Chiese del Medio Oriente e i loro Rappresentanti abbiamo vissuto una speciale giornata di preghiera e riflessione per la pace in quella regione. Rendo grazie a Dio per que-sto incontro, che è stato un segno eloquente di unità dei cristiani, e ha visto la partecipazione entusiasta del popolo di Dio. Ringrazio ancora i Fratelli Capi di Chiese e quanti li hanno rappresentati; sono ri-masto veramente edificato dal loro atteggiamento e dalle loro testimonianze" (Papa Francesco, Angelus dell'8 Luglio 2018).2 Hanno partecipato all'incontro i seguenti Capi o Rappresentanti di Chiese:- Chiese Ortodosse: Bartolomeo I, Patriarca Ecu-menico di Costantinopoli; Theodoros II, Patriarca greco-ortodosso di Alessandria e di tutta l’Africa; Nektarios, Arcivescovo di Anthedon, in rappresen-tanza del Patriarca greco-ortodosso di Gerusa-lemme; Hilarion, Metropolita di Volokolamnsk, in rappresentanza del Patriarca di Mosca e di tutta la Russia; Vasilios, Metropolita di Konstantia e Ammo-chostos, in rappresentanza dell'Arcivescovo di Nuo-va Giustiniana e di tutta Cipro;- Chiese Ortodosse Orientali: Tawadros II, Patriarca copto-ortodosso d’Alessandria; Ignatius Aphrem II, Patriarca siro-ortodosso di Antiochia e di tutto l’O-riente; Hovakim, Vescovo della Chiesa armena del Regno Unito e dell’Irlanda, in rappresentanza del Patriarca e Catholicos di tutti gli Armeni; Aram I, Catholicos di Cilicia degli Armeni;- Chiesa Assira dell'Oriente: Mar Gewargis III, Ca-tholicos-Patriarca della Chiesa assira dell’Oriente;- Chiese Cattoliche Orientali: Ibrahim Isaac Sidrak, Patriarca di Alessandria dei Copti; Ignace Youssif III Younan, Patriarca di Antiochia dei Siri; Cardinale Béchara Boutros Raï, Patriarca di Antiochia dei Ma-roniti; Jean-Clément Jeanbart, Arcivescovo greco-melkita di Aleppo, in rappresentanza del Patriarca della Chiesa greco-melchita di Antiochia; Cardinale Louis Raphaël I, Patriarca di Babilonia dei Caldei; Cardinale Krikor Bedros XX, Catholicos Patriarca di Cilicia degli Armeni; Pierbattista Pizzaballa, Ammi-nistratore Apostolico del Patriarcato Latino di Ge-rusalemme;

- Chiesa Evangelica Luterana in Giordania e Ter-ra Santa: Sani Ibrahim Azar, vescovo della Chiesa Evangelica Luterana in Giordania e Terra Santa; - Consiglio delle Chiese del Medio Oriente: Souraya Bechealany, segretaria generale del Consiglio delle Chiese del Medio Oriente.3 I rapporti di natura politica e religiosa tra la Rus-sia e la Siria, avevano reso indispensabile anche una rappresentanza del Patriarcato di Mosca, sebbene la Chiesa ortodossa russa non fosse di area medio-rientale, e attualmente consigli ai propri fedeli di non partecipare a preghiere con fedeli di altre con-fessioni. La presenza come rappresentante del Pa-triarca Kirill del metropolita Ilarion di Volokolamsk, Presidente del Dipartimento degli Affari Esteri del Patriarcato di Mosca, ha fatto intravedere orizzonti sempre più nuovi nei rapporti fraterni della Chiesa ortodossa russa non solo con il mondo cattolico, ma internamente alla stessa Ortodossia. 4 La "Pentarchia" era composta dalla Chiesa di Roma, il Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli, il Pa-triarcato di Alessandia, il Patriarcato di Antiochia e il Patriarcato di Gerusalemme.5 Cfr. Comunicato della Sala Stampa Vaticana del 25.04.2018.6 Monizione introduttiva del Santo Padre alla pre-ghiera ecumenica per la pace. Rotonda sul lungo-mare di Bari, Libreria Editrice Vaticana, 2018. 7 Parole del Santo Padre a conclusione del dialogo. Sagrato della Basilica di San Nicola, Libreria Editri-ce Vaticana, 2018.8 La visita di papa Francesco a Bari fa seguito alle visite apostoliche di papa Giovanni Paolo II (26 feb-braio 1984) e papa Benedetto XVI (29 maggio 2005). I Pontefici nei loro discorsi elogiano la vocazione ecumenica della Chiesa di Bari e le attività ecume-niche della Basilica attraverso i suoi centri di studio e di diffusione del culto nicolaiano nel mondo.9 "Noi dopo aver conosciuto il concorde parere dell'Arcivescovo di Bari e dei Superiori dell'Ordine dei Predicatori, abbiamo colto l'occasione di offri-re un'altra testimonianza della nostra benevolenza, unendo cioè più strettamente lo stesso tempio di San Nicola alla Sede Apostolica Romana" (Paolo VI, Costituzione Apostolica "Basilicae Nicolaitanae", 11 febbraio 1968, Acta Apostolicae Sedis, 60, 1968, 446-449).10 Pio XII, Costituzione Apostolica “Sacris in aedi-bus", 5 agosto 1951, Acta Apostolicae Sedis, 44, 1952, 201-204.11 Paolo VI, Costituzione Apostolica "Basilicae Nico-laitanae", op. cit..12 Giovanni Paolo II, Nova canonica ordinatio nico-laitanae barensi basilicae datur, IX expleto saeculo translatione reliquiarum Sancti Nicolai, Episcopi Myrensis, 8 maggio 1989, Acta Apostolicae Sedis, 83, 1991, 8-12.

ceduti a partire dal 1998 con la caduta del muro di Berlino, fino agli attuali drammi del Mediterraneo.

Mi chiedo se non vada rilanciata la proposta di nominare San Nicola pa-trono del Mediterraneo.

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BARI. L’ECUMENISMO AD UNA SVOLTA P. Gerardo Cioffari OP

C iò che è accaduto a Bari il 7 lu-glio di quest’anno non ha termini

di confronto nella storia, se non alla lontana. Infatti, gli unici eventi para-gonabili sono le giornate di preghie-ra per la pace tenute periodicamen-te ad Assisi sin dal lontano 1986 (per iniziativa del papa Giovanni Paolo II). Tuttavia la differenza fra Assisi e Bari è enorme: se l’elemento comune è la preghiera per la pace nel mondo e specialmente nel Medio Oriente, la composizione di coloro che hanno pregato è molto diversa. Curiosa-mente San Francesco con il suo amo-re verso il creato richiama la sensibi-lità dell’uomo in quanto tale, e quindi la preghiera coinvolge persone di re-ligioni diverse. A livello di confessioni cristiane, però, la sua figura è meno attraente, in quanto è un santo “catto-lico romano”. Il suo afflato universale sbiadisce a fronte dei sospetti e delle accuse che vengono rivolte alla chie-sa cattolica romana dalle altre chiese cristiane, prima fra tutte la ortodossa.

Anche Nicola gode di notevole uni-versalità, ma questa è diversa da un lato all’altro del pianeta. Come Santo dei bambini non ha confronti, perché anche l’intero mondo protestante lo accoglie entusiasticamente. Tutta-via come Santo tradizionale da ve-nerare comprende la chiesa cattolica e soprattutto quella ortodossa. Anzi, trattandosi di un santo del tempo del concilio di Nicea (325 dC), non vie-ne escluso dal calendario di nessuna

delle chiese cristiane. Queste infatti si sono divise solo dopo i primi due concili (Nicea 325, Costantinopoli 381), quando le fondamenta della fede cri-stiana (Trinità di Dio e Incarnazione del Verbo) erano state già poste.

Ai primi che si staccarono dalla chiesa cattolica imperiale (i Nestoria-ni) successero poi i Monofisiti, i quali si batterono a favore della Maternità divina di Maria al concilio di Efeso (431 dC), ma rigettarono le due natu-re in Cristo affermate dal concilio di Calcedonia (451 dC).

Le chiese cristiane nestoriane e monofisite, ormai in contrasto con le chiese imperiali (la cattolica e la ortodossa), con la conquista musul-mana furono quasi abbandonate al loro destino e svilupparono autono-mamente la loro esperienza di fede cristiana. Alcuni importanti segni di riavvicinamento si sono avuti al tem-po del papa Paolo VI e di Giovanni Paolo II (riportati anche nell’encicli-ca Ut unum sint), che hanno rivelato un dato importante: la Buona Novella del Vangelo è stata predicata e vissuta fedelmente da queste chiese, fino alla testimonianza del martirio; e che solo le diverse mentalità (teologie) e so-prattutto la sete di supremazia di una chiesa sull’altra hanno vanificato la preghiera di Cristo al Padre: Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’es-si in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato (Gv 17, 21).

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BARI. L’ECUMENISMO AD UNA SVOLTA

Il papa Francesco sin dal primo istante ha intuito che il dialogo teo-logico si è impantanato in un’inestri-cabile foresta di difficoltà, sia interne che esterne. Per cui ha parlato di una teologia “fatta in ginocchio”, cioè con la dovuta umiltà e rispetto dell’altrui tradizione. Continuare ad imporre un linguaggio teologico che l’altro non comprende non porta ad alcuna con-clusione positiva. Continuare a cer-care termini ambigui nelle dichiara-zioni comuni, al fine di fare accettare le affermazioni da una parte e dall’al-tra, non porta lontano.

La foresta delle difficoltà, da un punto di vista umano, è troppo fitta.

Sia nel mondo cattolico che in quello ortodosso vi sono resistenze ad ogni apertura. La svolta cattolica è stata troppo brusca. Giovanni XXIII pri-ma e il concilio Vaticano II poi hanno cancellato tutta una serie di interven-ti papali precedenti di segno opposto. Tuttavia, le voci “cattoliche” contro la pretesa eresia di papa Francesco, non hanno lo stesso impatto pratico che hanno invece quelle ortodosse contro “l’eresia dell’ecumenismo” ri-volte contro i patriarchi di Costanti-nopoli e di Mosca. Uno stato di cose che provoca una situazione negativa incredibile, capace di vanificare tutti i progressi del dialogo. Una volta tanto,

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il Primus inter pares, così bello ideal-mente, si rivela una fonte di debolez-za tale da impedire qualsiasi “aggior-namento”. Non va dimenticato, infatti, che aggiornamento e “novità” (in rus-so “novovvedenie”) nel mondo orto-dosso sono considerati canali verso l’eresia, se non proprio già eresia.

Senza poter incidere molto sul mondo ortodosso, il papa France-sco sta cercando di spostare il centro dall’ecumenismo teologico a quello dell’azione evangelica, coinvolgen-

do il popolo con la sua religiosità. Le varie istanze e i suggerimenti per-venuti, per non parlare della visione diretta dei milioni di russi che han-no venerato la reliquia di San Nicola a Mosca come a San Pietroburgo, lo hanno spinto a porre il primo capito-lo del suo nuovo ecumenismo a Bari. Non pochi commentatori hanno in-fatti parlato di svolta nell’ecumeni-smo. Non pochi lo hanno definito un incontro “storico”. In altri termini sia i partecipanti che gli studiosi della

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materia hanno percepito che a Bari si è assistito all’alba di un nuovo ecume-nismo.

Tutti i cristiani presenti, cattolici, ortodossi, monofisiti e nestoriani (per continuare ad usare una terminologia errata, ma utile a capirsi) avevano im-pressa sui volti la gioia di partecipa-re a questo evento storico ecclesiale. Come ha giustamente detto il papa: Ci siamo aiutati a riscoprire la nostra presenza di cristiani in Medio Oriente come fratelli. Con questa frase papa Francesco ha cancellato 1600 anni di incomprensioni e di guerre, di ostilità e di sospetti; ha cancellato, in un cer-to senso, secoli di tradimento da tutte le parti verso la preghiera di Gesù: Ut unum sint.

Andrea Riccardi della Comunità di Sant’Egidio ha commentato l’evento con queste parole: Una grande svolta nell’ecumenismo, perché comincia un ecumenismo sinodale tra i capi cristia-ni, non solo contatti bilaterali. Nella stessa linea si è espresso Dimitrios Keramidas: Il gesto del papa e degli altri patriarchi di sedersi attorno allo stesso tavolo, all’interno della Basilica di San Nicola, senza troni né cattedre,

ha reso tangibile l’unica “logica” accet-tata dalla fede cristiana, quella sinoda-le, quale esercizio dell’amore reciproco tra i cristiani”. Il card. Sako, patriarca dei Caldei, ha paragonato il pulmino che trasportava i patriarchi alla bar-ca di Pietro: «Non abbiamo parlato di questioni di dottrina. Era come se fos-se ormai acquisito che condividiamo la stessa fede. … Affrontare insieme le emergenze comuni può aiutare anche a crescere nell’unità, fino alla piena co-munione». Ci vuole tuttavia un po’ di coraggio: Non si può più tornare in-dietro, la preghiera di Gesù per l’unità ci porterà lontano. Forse l’unità c’è già. Ciò che manca è il coraggio per espri-merla. Serve fare qualche rinuncia, qualche sacrificio.

Naturalmente, il nuovo cammino che ha preso le mosse da Bari non è così semplice. Soprattutto per gli Or-todossi, legati più degli altri alle for-mulazioni teologiche (spesso consi-derate come espressioni della fede). La speranza è che San Nicola che ha visto uniti attorno a lui tutti i capi del-le chiese cristiane, li accompagni nel difficile cammino verso l’unità, tra-smettendo al popolo di Dio il messag-gio partito da Bari.

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Resterà indelebile la memoria dei Pastori delle Chiese d’Oriente e d’Oc-cidente sul sagrato della Basilica del nostro San Nicola, davanti ad una fol-la in attesa, acclamante: unità, pace. Una scena che ha richiamato alla mia mente il racconto della Pentecoste, dopo la discesa dello Spirito Santo: «Allora Pietro con gli undici si alzò in piedi e a voce alta parlò a loro» (Atti 2,14). Ci riporta alle origini della Chie-sa e ci colloca nella sua grande tradi-zione. Per Bari, per la nostra Chiesa, per la Puglia e il mondo, un giorno di Grazia.

† Francesco CacucciArcivescovo di Bari-Bitonto

A i fratelli e alle sorelle nella fede, al popolo di Bari. Sento il bisogno, a

distanza di qualche giorno dal 7 luglio scorso, di esprimere un “infinito gra-zie” a tutti indistintamente per la ge-nerosa disponibilità e partecipazione, in occasione dell’incontro ecumenico per la pace in Medio-Oriente.

Più volte papa Francesco e i Pa-triarchi hanno rinnovato gratitudine e ammirazione per la calorosa acco-glienza e la gioiosa presenza del nostro popolo. L’eloquenza delle immagini è più grande delle parole. Credo che nessuno potrà dimenticare la preghie-ra sul lungomare e la recita del Padre nostro “ciascuno nella propria lingua”.

«Da Bari l’esempiodi come costruire la pace»Messaggio dell’arcivescovo di Bari-Bitonto, Mons. Francesco Cacucci, in merito alla recente visita di papa Francesco a Bari, nel segno del dialogo tra le religioni

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