bollettino parrocchiale · 2021. 1. 27. · bollettino parrocchiale cavioladi caviola (bl) italia -...

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Bollettino parrocchiale di Caviola Caviola (BL) Italia - Tel. 0437 590164 Sped. in A.P. - art. 2 c. 20/c legge 662/96 - filiale di Belluno • Iscr. Trib. di Belluno n. 6/2001 • dir. resp. don Lorenzo Sperti • dir. red. don Bruno De Lazzer • stampa Tipografia Piave Srl - BL Luglio - agosto - settembre 2010/n. 3 Carissimi L’estate è ormai un ricordo: due mesi molto intensi nella vita di comunità. Molti gli ospiti, nuovi e di vecchia data, che hanno affollato le nostra strade, ma anche riempito le nostre chiese. Con l’aiuto di sa- cerdoti amici, ricordo in parti- colare don Francesco, che svolge il ministero sacerdotale in un seminario a Londra e quest’anno è rimasto fra noi per lungo tempo, ma anche gli amici sacerdoti di Milano: don Claudio, don Marcello, don Sergio, don Federico ed altri ancora...: con il loro aiuto ab- biamo potuto offrire ai fedeli celebrazioni dignitose in clima di famiglia. Sono state proposte varie at- tività religiose, culturali e fol- kloristiche, come potete leggere nelle pagine di questo giornalino. Il tempo è stato particolar- mente bello e caldo in luglio, non così in agosto. Come comunità parroc- chiale siamo stati visitati più volte da sorella morte: ben 18 i fratelli e sorelle accompagnati al camposanto. Però anche i nati e battezzati sono stati nu- merosi: 11 alla data odierna di metà settembre e nei prossimi giorni ne accoglieremo altri quattro. Matrimoni? Ne sono pre- visti tre. Se confrontati con gli anni passati, siamo in netto calo. Il pensiero va a quanti vivono situazione di difficoltà e di sofferenza; ai tanti amici sparsi in Italia e non solo. Questo bollettino può essere come una lettera che ci unisce. Se anche voi, vorreste mandarci qualche scritto ne saremo contenti e ben volen- tieri lo pubblicheremo. Un felice autunno! In buona salute, in serenità di spirito e con lo sguardo rivolto avanti e in alto! Don Bruno SI RICOMINCIA SI RICOMINCIA Ricomincia la scuola, rico- mincia il catechismo, si ri- prendono le varie attività pa- storali della parrocchia, della forania e della diocesi. Vi propongo come rifles- sione uno scritto di don Tonino Bello, il vescovo pu- gliese, stroncato da un duro male ancora alcuni anni fa, ma che ha lasciato di se un ri- cordo indelebile. Porta questo titolo: SIAMO TUTTI CHIAMATI Te lo senti ripetere spesso questo slogan impegnativo e coinvolgente. È il primo riverbero, formato pubblicitario, di quel robusto documento del Papa, il cui titolo, nonostante il latino, non riesce a nascon- derne i contenuti o a non farne balenare l’importanza. «Vai anche tu nella mia vigna. Perché non è lecito a nessuno ri- manere in ozio»: è il passaggio più forte della Christifideles laici! Anche tu! Stavolta non sfuggi. Il Signore ce l’ha con te. La sua mano tesa ti ha indi- viduato nella folla. Non vol- tarti indietro e non guardarti accanto. Ecco, risuona un nome: il tuo. Non ti sbagli proprio. È inutile che tu finga di non sentire, o ti nasconda dietro un altro, o ti abbassi per non farti vedere. Quell’indice ti raggiunge e ti inchioda a re- sponsabilità precise che non puoi scaricare su nessuno. Anche tu per evangelizzare il mondo. Anche tu. Non solo, quin- di, i missionari doc, magari con tanto di barba, e con tanto profumo di foreste tra le mani, e con tanto fascino di avventure in terre lontane. Non solo i ministri dell’altare, o le monache di clausura, o i frati di un monastero contem- plativo, o i laici consacrati, o le innumerevoli persone, co- nosciute a Dio solo, che per amore di lui hanno deciso di bruciarsi la vita a favore dei fratelli. Tutti chiamati a vivere la vita come un dono Ma anche tu, Angela, casa- linga povera che non sai come far quadrare non dico i bi- lanci, ma neppure la tavola, per la tua numerosa famiglia. Anche tu, Lella , che ti sei iscritta all’Isef e i ragazzi, quando la sera passeggi sul corso, ti lasciano gli occhi ad- dosso perché sei bellissima e modesta. Anche tu, Leonardo , in- chiodato sulla carrozzella, che gli orizzonti più lontani che hai visti sono quelli di casa tua. Anche tu, Debora, che fre- quenti la terza media, e sogni Segue a pagina 2

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Page 1: Bollettino parrocchiale · 2021. 1. 27. · Bollettino parrocchiale Cavioladi Caviola (BL) Italia - Tel. 0437 590164 Sped. in A.P. - art. 2 c. 20/c legge 662/96 - filiale di Belluno

Tipografia Piave: LX nl: CAVIOL17-0001 nome: ottobre 2010 data: 11-10-10 Ora: 17 alt: 73 , 00 Compos.:17,50 del 11-10-10 base: B2 col: CMYK

Bollettinoparrocchiale

di

CaviolaCaviola (BL) Italia - Tel. 0437 590164Sped. in A.P. - art. 2 c. 20/c legge 662/96 - filiale di Belluno • Iscr.Trib. di Belluno n. 6/2001 • dir. resp. don Lorenzo Sperti • dir.red. don Bruno De Lazzer • stampa Tipografia Piave Srl - BL

Luglio - agosto - settembre 2010/n. 3

CarissimiL’estate è ormai un ricordo:

due mesi molto intensi nellavita di comunità. Molti gliospiti, nuovi e di vecchia data,che hanno affollato le nostrastrade, ma anche riempito lenostre chiese. Con l’aiuto di sa-cerdoti amici, ricordo in parti-colare don Francesco, chesvolge il ministero sacerdotalein un seminario a Londra equest’anno è rimasto fra noiper lungo tempo, ma anche gliamici sacerdoti di Milano: donClaudio, don Marcello, donSergio, don Federico ed altriancora...: con il loro aiuto ab-biamo potuto offrire ai fedelicelebrazioni dignitose in climadi famiglia.

Sono state proposte varie at-tività religiose, culturali e fol-kloristiche, come poteteleggere nelle pagine di questogiornalino.

Il tempo è stato particolar-mente bello e caldo in luglio,non così in agosto.

Come comunità parroc-chiale siamo stati visitati piùvolte da sorella morte: ben 18 ifratelli e sorelle accompagnatial camposanto. Però anche inati e battezzati sono stati nu-merosi: 11 alla data odierna dimetà settembre e nei prossimigiorni ne accoglieremo altriquattro.

Matrimoni? Ne sono pre-visti tre. Se confrontati con glianni passati, siamo in nettocalo.

Il pensiero va a quantivivono situazione di difficoltàe di sofferenza; ai tanti amicisparsi in Italia e non solo.

Questo bollettino puòessere come una lettera che ciunisce. Se anche voi, vorrestemandarci qualche scritto nesaremo contenti e ben volen-tieri lo pubblicheremo.

Un felice autunno! In buonasalute, in serenità di spirito econ lo sguardo rivolto avanti ein alto!

Don Bruno

SI RICOMINCIASI RICOMINCIARicomincia la scuola, rico-

mincia il catechismo, si ri-prendono le varie attività pa-storali della parrocchia, dellaforania e della diocesi.

Vi propongo come rifles-sione uno scritto di donTonino Bello, il vescovo pu-gliese, stroncato da un duromale ancora alcuni anni fa,ma che ha lasciato di se un ri-cordo indelebile. Portaquesto titolo:

SIAMO TUTTI CHIAMATITe lo senti ripetere spesso

questo slogan impegnativo ecoinvolgente.

È il primo riverbero,formato pubblicitario, di quelrobusto documento del Papa,il cui titolo, nonostante illatino, non riesce a nascon-derne i contenuti o a nonfarne balenare l’importanza.«Vai anche tu nella mia vigna.Perché non è lecito a nessuno ri-manere in ozio»: è il passaggiopiù forte della Christifideleslaici!

Anche tu! Stavolta nonsfuggi. Il Signore ce l’ha con

te. La sua mano tesa ti ha indi-viduato nella folla. Non vol-tarti indietro e non guardartiaccanto. Ecco, risuona unnome: il tuo. Non ti sbagliproprio.

È inutile che tu finga di nonsentire, o ti nasconda dietroun altro, o ti abbassi per nonfarti vedere. Quell’indice tiraggiunge e ti inchioda a re-sponsabilità precise che nonpuoi scaricare su nessuno.

Anche tu per evangelizzare ilmondo.

Anche tu. Non solo, quin-di, i missionari doc, magaricon tanto di barba, e con tantoprofumo di foreste tra lemani, e con tanto fascino diavventure in terre lontane.Non solo i ministri dell’altare,o le monache di clausura, o ifrati di un monastero contem-plativo, o i laici consacrati, ole innumerevoli persone, co-nosciute a Dio solo, che peramore di lui hanno deciso dibruciarsi la vita a favore deifratelli.

Tutti chiamati a vivere lavita come un dono

Ma anche tu, Angela, casa-linga povera che non sai comefar quadrare non dico i bi-lanci, ma neppure la tavola,per la tua numerosa famiglia.

Anche tu, Lella, che ti seiiscritta all’Isef e i ragazzi,quando la sera passeggi sulcorso, ti lasciano gli occhi ad-dosso perché sei bellissima emodesta.

Anche tu, Leonardo, in-chiodato sulla carrozzella,che gli orizzonti più lontaniche hai visti sono quelli dicasa tua.

Anche tu, Debora, che fre-quenti la terza media, e sogni

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Tipografia Piave: LX nl: CAVIOL17-0002 nome: ottobre 2010 data: 11-10-10 Ora: 17 alt: 73 , 00 Compos.:17,50 del 11-10-10 base: B2 col: CMYK

2 «Cime d’Auta»

ad occhi aperti mondi miste-riosi dove un giorno vorraiimpegnare nel volontariatoqualche anno della tua giovi-nezza, ma che per ora, iviaggi, devi accontentarti difarli solo sull’ atlante geo-grafico.

Anche tu, Gino, operaiospecializzato, che in tuttol’anno riesci sì e no astrappare tre mesi di lavoro, ea casa sono preoccupati perte.

Anche tu, Mario, frutti-vendolo di Piazza delle erbe.

Anche tu, Simona, im-piegata in banca.

Anche tu, Michele, checampi con una pensione difame.

Per evangelizzare il mondo!Sì, perché il mondo è la vignadel Signore, dove egli cimanda tutti a lavorare. Aqualsiasi ora del giorno.

Non preoccuparti: non ti sichiede nulla di straordinario.Neppure il tuo denaro: forsenon ne hai. E quand’anche neavessi tanto e lo donassi tutto,non avresti ancora obbeditoall’intimo comando del Si-gnore.

Si chiede da te soltanto che,ovunque tu vada, in qualsiasiangolo tu consumi l’esi-stenza, possa diffondere at-torno a te il buon profumo diCristo. Che ti lasci scavarel’anima dalle lacrime dellagente. Che ti impegni a viverela vita come un dono, e noncome un peso. Che ti decidafinalmente a camminare sullevie del Vangelo, missionariodi giustizia e di pace.

E il mondo, anche quellopiù distante da te, avvertiràche il rosso di sera non si èancora scolorito.

* * *Così don Tonino: belle consi-

derazioni piene di umanità dipoesia, di vangelo. Il mondo alquale siamo inviati ha un nomepreciso: la Parrocchia, che poi siallarga nella forania ed ancoranella diocesi... e sempre piùlontano in comunione di spirito,di preghiera e di carità con inostri missionari. Il mondo mis-sionario per noi ha due nomi par-ticolari: don Bruno e la Thai-landia.

Se il Signore ci chiama, vuoldire cha ha fiducia in noi e che no-nostante le nostre povertà pos-siamo donare tanto.

Buon Lavoro a tutti, in qua-lunque situazione di vita ci tro-viamo: lavoro, studio, pensione,malattia, anzianità...

La sofferenza! Ricordiamo chesiamo stati redenti dalla crocevissuta con amore e con spe-ranza!

Don Bruno

da pagina 1

Il 19 settembre il nostro Ve-scovo ha convocato in catte-drale a Belluno sacerdoti, re-ligiosi e laici per presentare lanota pastorale in cui vieneproposto il cammino che lanostra Diocesi è chiamata acompiere in questo anno pa-storale 2010 - 2011. È un ap-puntamento importante emolto significativo di ascoltoe di impegno ecclesiale che sirinnoverà ogni anno nellaterza domenica di settembre.

I Vescovi italiani hannoscelto di dedicare il decennio2011 - 2020 alla emergenzaeducativa. Nel decennioappena trascorso la Chiesaitaliana ha proposto alcuniitinerari di stimolo e di rivisi-tazione storica per la nascitadel nuovo millennio dandoslancio alla capacità di rela-zionarsi con il mondoesterno e dare visibilità al suoessere in mezzo alla gente siacome entità istituzionale checome espressione della pre-senza dei Cristiani nella so-cietà.

Abbiamo quindi assistito algrande evento del Giubileodel 2000, al convegno eccle-siale di Verona che ha pro-posto l’impegno dei Cristianinella Chiesa in cinque puntiprincipali: evangelizzazione,catechesi, liturgia, cultura,pastorale familiare e di am-biente. La conclusione deldecennio poi dell’anno sa-cerdotale con la messa afuoco dei punti di forza e didebolezza di questa delicatamissione.

In mezzo, la nostra Diocesiè stata impegnata per untriennio alla preparazionedel Sinodo diocesano che havisto coinvolte le varie realtàsociali ed ecclesiali per un ar-monico sviluppo culturale espirituale delle nostre popo-lazioni.

Proprio da una lettura diquanto verificato e riscon-trato nella realtà sociale, masoprattutto nella mentalitàcorrente che ha coinvoltoanche in forme di disorienta-mento gli stessi Cristiani e ditutto il Popolo di Dio, laChiesa italiana sente il bi-sogno di riproporre il suomessaggio evangelico e sa-pienziale attraverso la ri-lettura della Sacra Scritturacome Parola di Dio e dell’in-segnamento della Chiesastessa.

L’anno 2010 -2011 saràsolo un anno di preparazionea questo decennio, soprat-tutto attraverso l’ascolto diquanto il Signore, nella storiadell’antico e nuovo testa-mento, dice a ciascuno di noicome disposizione a lasciarcieducare da Lui e di come noisapremo dare risposta allesue provocazioni. Sarà unanno in cui riflettere sullanostra esperienza umana ecristiana per poter dire con lasaggezza dei nostri nonni:“Siamo nelle mani del Si-gnore”.

Proprio in questa ottica ilnostro Vescovo ha scelto perla nota pastorale il titolo: “Sulpalmo della mano” - La-sciamoci educare.

In questo modo ci si potrà

mettere nell’atteggiamentogiusto per essere noi stessieducatori credibili nel-l’ambito della famiglia, dellascuola, della Parrocchia edella vita sociale in generale.

Negli anni successivi si po-tranno mettere in campoanche progetti pastorali spe-cifici da realizzare in cui ver-ranno coinvolti i vari ambiti divita.

Per quest’anno verrannoproposte quattro schede diriflessione rivolte in parti-colare ai Consigli Pastoraliche potranno proporre deipercorsi formativi e delle ini-ziative di coinvolgimento deivari gruppi parrocchiali e del-l’intera comunità parroc-chiale.

(Celeste De Prà)

Falcade ha il nuovo arciprete

I parrocchiani di Ca-viola con don Bruno si uni-scono ai fedeli di Falcadenel dare il più cordiale be-nevenuto a don Andrea

Constantini, nominato dalnostro Vescovo Parroco diFalcade, augurando unproficuo lavoro pastoraledi collaborazione.

19 SETTEMBRE

ASSEMBLEA DIOCESANA

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Tipografia Piave: LX nl: CAVIOL17-0003 nome: ottobre 2010 data: 11-10-10 Ora: 17 alt: 73 , 00 Compos.:17,51 del 11-10-10 base: B2 col: CMYK

«Cime d’Auta» 3

5. ANNA MARCATIAbbiamo donato il s. Bat-

tesimo alla piccola Anna, il 20giugno, XII domenica del tem-po fra l’anno, durante la messadella comunità, portata allaChiesa da papà Alessandro,da mamma Monica Bulf, dalpadrino Marco Bulf, dai nonnie altri familiari e parenti. Leletture erano particolarmenteindicate per la celebrazionedel s. battesimo.

Il profeta Zaccaria ci hadetto “...Riverserò sopra gli abi-tanti di Gerusalemme uno spiritodi grazia e di consolazione...”.San Paolo ci ha ricordato cheper la fede in Cristo Gesù noi

VITA DELLA COMUNITÀ

tutti siamo diventati figli diDio. Gesù nel vangelo ha postola domanda ai suoi discepoli:Chi sono io per la gente?..e pervoi? Conosciamo la risposta diPietro: Tu sei il Cristo il Figlio delDio Vivente.

Su Anna, così chiamata nelricordo della nonna, è sceso loSpirito del Signore e nella fedein Gesù, professata dai ge-nitori e dal padrino, è di-ventata figlia di Dio. Cre-scendo anche ad Anna Gesùchiederà: ma per te, chi sonoio? Aiutiamola a dare la ri-sposta data da Pietro. AdAnna la nostra preghiera e ilnostro augurio.

6. DIEGO ZANONDiego Zanon è diventato

figlio di Dio e nostro fratellonel battesimo che ha ricevuto il27 giugno, XIII domenica deltempo fra l’anno, durante laMessa della comunità, portatoalla chiesa da papà Carlo, damamma Rita Marmolada edalla madrina Majra DeMarco, dai nonni e altri fami-liari e parenti.

Anche le letture di questadomenica ci hanno aiutato adapprofondire la grazia del Bat-tesimo.

Il Profeta Elia ricevettedal Signore quest’ordine: “un-gerai Eliseo come profeta...”.S. Paolo, scrivendo ai cri-stiani della Galazia, ha det-to anche a noi che siamo statiliberati da Cristo perché

restassimo liberi.Gesù nel Vangelo ha in-

vitato i discepoli e quindianche noi a seguirlo sullastrada di Gerusalemme inspirito di povertà, di distaccodalle cose e nella piena dispo-nibilità a vivere nella volontàdel Signore.

Diego è stato unto con il sa-cro crisma come profeta,sacerdote e re; è stato liberatodal peccato però è una libertàsempre minacciata; anche Die-go è chiamato a seguire Gesù,perché essere cristiani vuoldire proprio questo: diventaresuoi seguaci, in camminoverso Gerusalemme, cioèverso quella meta alla quale cichiama il Signore.

A Diego il nostro augurio...e la nostra preghiera.

7. MARGHERITAGARZOTTO

Margherita ha ricevuto il s.battesimo il 4 luglio, XIV do-menica del tempo fra l’anno,portata in chiesa da mammaLiliana e da papà Paolo, dai pa-drini Fabio Luchetta e CarloGarzotto.

Uno dei primi riti del bat-tesimo è il segno di croce chesacerdote, genitori e padrinifanno sul battezzando, di-cendo: “...Cara Margherita,con grande gioia la nostra co-munità cristiana ti accoglie:in suo nome io ti segno con il segno della croce e dopo dime anche voi genitori e padri-ni farete sulla vostra bambinail segno di Cristo Salvatore”.

Il crocifisso è il segno dellanostra salvezza, perché Gesù

avendo amato i suoi, comedice l’Apostolo, li amò si-no alla fine. E Gesù chiedeanche a noi suoi seguaci diportare la nostra croce.Sembra una proposta di tri-stezza, in realtà è una propostadi serenità.

La vita comporta per tuttimomenti non sempre lieti, mapossono essere trasformati inletizia proprio dalla fiduciache abbiamo nel Signore Gesùmorto sì, ma anche risorto perla nostra vita.

A Margherita auguriamoun avvenire sereno, nel-l’amore di papà e mamma e diquanti le vogliono bene e fraquesti, certamente, il primo è ilSignore.

A Margherita la nostra pre-ghiera e il nostro augurio...

8-9. CHRISTOPHER GANZE ALBERTOSIMONE CADINI

Christopher e Alberto Si-mone sono stati portati al bat-tesimo, sabato 24 luglio, men-tre suonavano le campane afesta per indicare che iniziavail giorno del Signore.

La domenica, secondo unatradizione biblica, inizia dopole 16.00 del sabato. Quindianche se di sabato, Cristophere Alberto Simone sono statibattezzati nel giorno del Si-gnore.

Come parola di Dio ab-biamo ascoltato il racconto

dalla Genesi della preghiera diAbramo per il suo popolo. Perquesta preghiera e per la pre-senza di 10 giusti, Dio ritirò laminaccia del castigo.

S. Paolo, scrivendo ai cri-stiani di Colossi, ci ha parlatoproprio del battesimo, me-diante il quale veniamo sepolticon Cristo per risorgere conlui.

Gesù nel Vangelo ci ha inse-gnato a pregare con il PadreNostro, che è appunto la pre-ghiera dei figli di Dio resi talinel battesimo. Insieme, anchea nome dei bimbi appena bat-

Diego con mamma, papà,e madrina Majra.

Christopher Ganzin braccio a mammaOmbretta, con papàDenis, padrini Fa-brizio e Erica esorelline Maja eSarajane & e Al-berto SimoneCadini in braccio amamma Valeria conpapà Francesco epadrino Marcello.

Margherita in braccio a mamma e con accanto papa e padrini.

MOMENTI DI GRAZIA: I BATTESIMI

Anna con mamma, papàe padrino.

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Tipografia Piave: LX nl: CAVIOL17-0004 nome: ottobre 2010 data: 11-10-10 Ora: 17 alt: 73 , 00 Compos.:17,51 del 11-10-10 base: B2 col: CMYK

4 «Cime d’Auta»

tezzati, abbiamo pregato an-che a nome loro, come ci ha in-segnato Gesù.

È stata una bella celebra-zione. Il battesimo comuni-tario è vivamente racco-mandato dalla chiesa. Anchenella nostra parrocchiaavevamo indicato delle date

significative, ma è stato dif-ficile osservarle.

Riproporremo delle indica-zioni per favorire la celebra-zione comunitaria del bat-tesimo di più bambini. ACristopher e a Alberto Simonela nostra preghiera e il nostroaugurio.

Sofia con papà, mamma, padrino e sorella Nicole.

10. SOFIA ZASSOLa piccola Sofia è stata

portata nella nostra chiesaparrocchiale, per il s. Bat-tesimo, da mamma MartinaPellegrinon, da papà Sergio,dalla sorella Nicole, dal pa-drino Michele Pellegrinon, dainonni e parenti, l’8 agosto, XIXdomenica del Tempo fral’Anno.

La Parola di Dio ci ha aiutatoa vivere il momento di graziache è il Battesimo.

Il libro della Sapienza ci haparlato della notte della libera-zione del popolo eletto dallaschiavitù dell’Egitto.

San Paolo ha messo in evi-denza l’importanza della fedenella storia della salvezza e

nella vicenda personale diAbramo, di Sara... Gesù nelVangelo ci ha esortato di nontemere, anche se piccologregge, perché ai piccoli èstato donato il Regno deiCieli... Parole queste che ci èstato facile applicare al bat-tesimo di Sofia, anche lei li-berata dal peccato origina-le, portata al battesimo dal-la fede dei genitori e padrino esebbene così piccola, giàcapace di accogliere il Regnodi Dio nel suo piccolo cuore.

La nostra preghiera e ilnostro augurio che il piccoloseme messo nel cuore di Sofiapossa germogliare e cresceresecondo la volontà del Si-gnore.

Ginevra con mamma, papà e sorellina Beatrice, madrina, mon-signor Vescovo e don Bruno.

11. GINEVRA TABIADON

Ginevra è stata battezzatanella nostra Chiesa parroc-chiale, il 28 agosto, dal nostroVescovo, mons. Giuseppe An-drich, zio della mamma di Gi-nevra.

Portata alla chiesa damamma Gloria Fontana, dapapà Francesco, dalla ma-drina Laura Fontana, dalla so-rellina Beatrice, dalla bi-snonna, mamma di Mons.Giuseppe, dai nonni e parenti,l’abbiamo accolta con gioianella nostra famiglia parroc-chiale, affidandola al Signore.

La parola di Dio, scelta, daigenitori, nella testimonianzadell’Apostolo Pietro ci haparlato di noi pietre vive peruna costruzione santa...Queste parole hanno dato alVescovo lo spunto per un com-

mento molto “visivo”, datodalle pietre che caratterizzanola nostra chiesa: pietre lasciatenel colore e forma originali,tenute insieme dal cemento...Così è di noi tutti battezzati,così è della piccola Ginevra,“pietra viva” della nostrachiesa parrocchiale.

Il Vangelo molto bello ci haparlato della parola di Gesù:“Lasciate che i bambini vengano ame...”.

I bambini al centro della fa-miglia, ma anche della par-rocchia e misura della nostravita cristiana: “Se non diven-terete come i bambini non en-trerete nel Regno dei Cieli”.

Alla piccola Ginevra e allasua famiglia la nostra pre-ghiera e il nostro augurio peruna vita bella, serena e lu-minosa.

I nonni, Orlando e Gina Macrìneo appartenenti alla nostra comunità parrocchiale,

partecipano la nascita della loro prima nipotina.

I suoi genitori, Grazia Maria Macrì e Davide Ganzdi Falcade,

le hanno dato il nome di ELISA.

MOMENTI DI FESTA:I MATRIMONI

ORIANA ROMANEL(Sappade)

e ADRIANO TIBOLLA(Taibon).

Sabato 19 giugno,nella chiesa di Sappade,si sono sposati Oriana eAdriano.

Una celebrazionesemplice, ma moltosentita.

Oriana nella nostracomunità è sempre statapartecipe sia alla vi-ta civile che parroc-chiale.

Nella vita civile, co-me vigilessa in parti-colare, e nella vita eccle-siale come membro delConsiglio PastoraleParrocchiale.

Ai novelli sposi, cheora vivono a Taibon, inostri rinnovati auguridi salute e prosperi-tà.

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Tipografia Piave: LX nl: CAVIOL17-0005 nome: ottobre 2010 data: 11-10-10 Ora: 17 alt: 73 , 00 Compos.:17,51 del 11-10-10 base: B2 col: CMYK

«Cime d’Auta» 5

DANIELE DE TOFFOL (Ca-viola) e DANIELA MIRTINI(Varese).

Sabato 18 settembre, Da-niele De Toffol e DanielaMirtini hanno celebrato il loromatrimonio nella chiesa dellaMadonna della Salute: una ce-lebrazione molto ben pre-parata, molto sentita e parte-cipata, vissuta in clima difamiglia, ma anche di gioiosasolennità.

Il tempo meteorologico èstato davvero brutto, con tantapioggia, ma in chiesa e neicuori di tutti c’era luce, gioia ecommozione.

Molti gli invitati, fra i qualicoloro che hanno animato lacelebrazione: coro dei giovani,Filippo all’organo, Verena alflauto, alcuni amici della mon-tagna del gruppo “stellaalpina” di Caviola.

La presenza di questi ultimiaveva un significato parti-colare, perché Daniele e Da-niela si sono visti e conosciutiper la prima volta in una escur-sione in montagna e precisa-mente sul monte Mulaz nel2005, il 6 agosto, festa delleTrasfigurazione, quandoanche il nostro Vescovo vi erasalito per presiedere la s.Messa. Da allora Daniela e Da-niele hanno approfondito laloro conoscenza al punto dacambiare la loro vita in unaprospettiva di amore persempre. È quello che si è con-cretizzato sabato 18. Da quellaprima ascensione del 6 agosto2005, Daniele e Daniela hannocontinuato a partecipare agliincontri con il Gruppo degliAmici della montagna, nellimite del loro tempo dispo-nibile. Erano presenti anche loscorso hanno, sempre sul

Mulaz, quando era ritornatoanche il nostro Vescovo: nel-l’incontro di preghiera e diamicizia che ne è seguitoanche il Vescovo è venuto a co-noscere quella bella storia cheera nata quattro anni prima edurante la celebrazione delmatrimonio, don Bruno è statoben lieto di leggere gli augurifatti pervenire per la circo-stanza da Mons. Vescovo

Belluno Vescovado17 settembre 2010Carissimi Sposi Daniela e Da-niele,

partecipo alla gioia Vostra,delle Vostre famiglie e dei Vostriamici nel giorno della celebra-zione del Vostro matrimonio.

Sono molto grato della foto chemi avete inviato a ricordo la salitaal Mulaz nel 2009: mi fa riviveretutti i momenti di preghiera e difraternità che abbiamo condiviso eci fa convinti di quanto la frequen-tazione delle alte quote e la con-templazione del creato sono for-mativi.

Con Voi ringrazio il Signoreper la bellezza del Vostro amore enella preghiera chiedo su Voi laSua benedizione.

Fervidi auguri a Voi e a chiVi fa corona.

Mons GiuseppeAndrich, Vescovo

A Daniele e Daniela ancheda questo giornale che ri-porta le belle notizie che ri-guardano le persone che fre-quentano la montagna,giunga il nostro rinnovatoaugurio di felice matri-monio, in gioiosa cordata perconquiste di vette sempre piùbelle! Il Signore sia la vostraguida, in tutti i momenti,quelli tranquilli come quellipiù impegnativi.

ANGELO VALT e MariaLUISA HEIDERSHEID, ve-nerdì 25 giugno hanno ricor-dato i 50 anni di vita insieme,con la figlia Caterina, in sem-plicità.

Si erano conosciuti e poisposati in Svizzera. Trasferi-tisi qui a Caviola in via Trieste,in particolare per Luisa “fore-sta” la vita non è stata facile,ma la tenacia e la costanza lehanno permesso di superarele difficoltà e le croci, come la

morte prematura di Andrea.Sentire Luisa raccontare la

vita, c’era da commuoversi equanto potrebbero impararele coppie giovani di adesso,che si arrendono troppo facil-mente difronte alle prime dif-ficoltà! Ad Angelo, a Luisa ealla figlia Caterina, sposata aNola in Calabria, ancora tantianni in buona salute e in se-renità, col viso certo segnatodalle rughe, ma sereno comeappare dalla foto.

12. SILVIO COSTA(Caviola)

Silvio era entrato in questavita terrena il 23 gennaio 1934e ne è uscito l’11 giugno 2010.

Una vita la sua molto impe-gnata nel lavoro, per una partenella cura alla moglie Giannanel tempo della sua malattia epoi lui stesso provato e con-sumato dal male che nonperdona.

Negli ultimi mesi di ma-lattia, Silvio ci ha dato un belesempio di fortezza e di accet-tazione di una volontà, che,pur misteriosa, non possiamonon credere che sia per ilnostro bene. Per un’intera set-timana, l’ultima della sua vita,si rese conto che andava versola fine, pienamente cosciente,parlava della sua morte e delsuo funerale con una serenitàche ci commuoveva.

Serenamente chiuse gliocchi a questo mondo peraprirgli all’altra vita, quellavera, come la chiama Gesù.Alla moglie Gianna, ai figliRenato ed Ezio ed in parti-colare a Danila e famiglia, chetanto gli è stata vicino, lenostre rinnovate condo-glianze.

Caro nonno Silvio, ti ricordosempre con tanto affetto e no-stalgia.

Quando ti ho visto appena ti seiaggravato magro e stanco,pensavo che tutto sarebbe finito dilì a poco; invece mi sbagliavo. Haitenuto duro fino alla fine, tut-tavia quella maschera di soffe-renza che indossavi non ti si ad-diceva proprio; per cui preferiscoricordarti com’eri prima che tiammalassi.

La tua laboriosità e la tua

Segue a pagina 6

Volti sereni!

Nozze d’oro

MOMENTI DI SPERANZA:I FUNERALI

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6 «Cime d’Auta»

umiltà sono state un esempio perme.

Mi hai insegnato tutto quelloche concerne boschi, montagne,falciare il prato...

Ricordo ancora l’ultima voltache sei venuto a legne, seppurestavi già poco bene, avevi ancorala forza “par sbrasà i pez”.

Per me la tua immagine piùbella con te seduto accanto a me emio fratello all’ombra del tabiàdopo una giornata di duro lavoromentre ci racconti una delle tante“scione del barba checo”.Quando vado a trovare la nonnami sembra ancora di sentire ilrumore che facevi quandospaccavi la legna o tagliavi ilprato.

Desidero inviarti questo mes-saggio d’affetto da parte di tuttala famiglia, anche se sono sem-plici parole, che non potrannocambiare ciò che ti è successo.

Per me sarai sempre il modellod’uomo da imitare e quando avròdei nipoti insegnerò loro ciò chetu hai insegnato a me con amore ededizione.

Ti porterò sempre nel cuore.Enrico

Eh nonno, qua giù manchi tanto, sono

ormai due mesi e mezzo che nonsei qui con noi, si sente che mancaqualcosa, o meglio, manchi tu.

Tu per me sei sempre stato unsecondo papà, la maggior partedelle cose che ho imparato le hoimparate al tuo fianco, perchéc’eri tu, che con pazienza sapevispiegarmele.

Ricordo i bei momenti insieme,le passeggiate sui monti con te e lanonna, le mangiate a casa vostraecc. Ma i momenti più belli li pas-savamo quando eravamo io e te dasoli nel bosco a far legna; se purpiccolo quant’ero, io ti aiutavosempre molto volentieri perché lapassione per la legna che avevi tul’avevi trasferita a me, e io e te cidivertivamo sempre un mondo.

Ricordo una volta, nel boscocon te che si facevano a metà le“bore” più grosse, tu mi dicevicome sempre di avere pazienza efare con calma, ma io pestiferocome ero non ne avevo, e con unoscatto ricordo che avevo preso inmano i “cugni”, li avevo messivelocemente nella “bora” e conun colpo di mazza l’avevo apertoin due; mi guardavi così intensa-mente, non dicevi nulla ma daituoi occhi si vedeva che eri orgo-glioso di me e non c’era cosa chemi rendeva più felice.

Pian piano crescendo tu mi in-segnavi sempre più cose e acqui-stavi sempre più fiducia in me la-sciandomi usare gli attrezzi cheda piccolo non potevo usare, lafresa, la motosega, il decespu-gliatore e la tagliaerba erano le tuepassioni e come tue erano anche

mie; ricordo quando mi chiedevise mi ricordavo come si facevaad accendere la motosega o lafresa e io dovevo spiegarti per filoe per segno tutti i passaggi, equando vedevi che le cose chemi avevi insegnato le ricordavotu mi guardavi con quegli oc-chi felici e orgogliosi del tuo ni-potino.

Tutto però è cambiato all’i-nizio della malattia della nonna,tu eri cambiato, diventavi a vistad’occhio sempre più vecchio, gliocchi pieni di felicità che avevierano cambiati, i tuoi erano occhistanchi e sofferenti, ed io perprimo non ti riconoscevo più, sivedeva da lontano che qualcosanon andava.

Poco tempo dopo abbiamo sco-perto che eri malato, avevi unamalattia molto grave, un tumoregià molto avanzato, ormai non tirestava più molto da vivere.

Da lì in poi iniziarono i dolori,le sofferenze e le corse che fa-cevano mamma e papà giornal-mente per starti vicino e per aiu-tarti negli ultimi mesi di vita.Insomma è stato un periodo neroper tutti quanti.

Vederti soffrire forse era la cosache ci faceva più male e per questola tua morte è stata quasi un sol-lievo perché sicuramente staimolto meglio dove sei adesso.

Per questo, se tu mi permetti,preferisco ricordarti per le risate, isorrisi, le lavorate e per la felicitàche solo tu avevi.

Grazie di tutto nonno... ci ve-diamo più in là. Ti voglio e ti vorròper sempre bene!

Davide

13. STEFANOSCARDANZAN(Feder)

Stefano ha concluso la sualunga vita terrena il 17 luglio2010 ed è andato a ritrovare la“sua Giulia”, che “era scap-pata”, come diceva lui, par-lando della sua morte, unanno prima.

Lui stesso aveva prov-veduto a ordinare la messa dianniversario di Giulia, messache è stata celebrata anchecome settimo della sua morte.

Uniti nella vita per oltre 60anni, uniti nella morte, e ancorpiù nell’eternità dove li pen-siamo.

Stefano fu grande lavo-ratore, appassionato di mon-tagna, papà di 4 figli, dotato dispirito umoristico, bene-fattore della chiesetta diFeder; ebbe la gioia di vivere echiudere gli occhi a questomondo nella fede, appresacertamente ancora sulle gi-nocchia di mamma e papà e te-stimoniata anche dalla praticareligiosa.

14. ROBERTO PAOLOBULF (Caviola)

Roberto, nato a TaibonAgordino il 9 dicembre del1939, è stato chiamato all’altravita nel cuore della nottel’ultimo giorno di luglio.

Da alcuni giorni avvertivaun certo malessere, ma comesuccede spesso, pensava chefosse qualcosa di passeggero,era invece facilmente segno diinfarto. Avvertiti i volontaridella Croce Verde non si èpotuto fare altro che con-statare il decesso.

Restano di lui più di centocoppe vinte nelle gare scii-stiche, resta il quaderno doveannotava puntigliosamente lecompetizioni a cui parte-cipava.

Appassionato delle suemontagne, nella bella sta-gione, Paolo ne percorreva in-stancabile le valli con l’amatabicicletta, ne conosceva iluoghi più reconditi che rag-giungeva con lunghe escur-sioni.

Insegnante per anni alleScuole medie, ha trasmesso aisuoi allievi l’interesse per lematerie tecniche e il rispettoper le sue Dolomiti.

Visitando la camera dei ri-cordi si rimaneva colpiti dallatante coppe vinte nel corsodegli anni.

Questo fatto ha suggerito alsacerdote di scegliere per lamessa di funerale la lettera diS. Paolo, dove parla della vitacome di una corsa per rag-giungere il traguardo. Vinceredelle gare è bello! Vincere iltraguardo della vita è la cosapiù importante per tutti.

Come vangelo non sipoteva non scegliere il branodove Gesù parla del padrone omeglio dello sposo che arrivadopo un lungo viaggio e al suoritorno, di giorno o di notte, èimportante essere pronti. Noipreghiamo che Roberto abbiaavuto la grazia di accogliere ilSignore negli ultimi momentidella sua vita.

Certo, la sua morte ci ha la-sciato così, sbigottiti, quasi in-creduli della triste realtà. APaola, ai figli Monica, Elena eMarco le nostre rinnovatecondoglianze.

DA PAGINA 5

“Di nuovo insieme”...

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«Cime d’Auta» 7

15. EMILIO TABIADON(Tabiadon di Val)

Emilio era nato anche lui nel1939 come Roberto. La suavita si può riassumere in duesole parole: semplicità e inge-gnosità.

Vita di contadino, in se-renità pur senza aver avuto lavocazione di formarsi una fa-miglia.

Aveva però dei legami diparentela in particolare con lefiglie del fratello Giovanni,Erica e Paola che affettuosa-mente chiamava le “suepope”. Era dotato di ingegno:sapeva far bene tante cose;peccato che non abbia avuto lapossibilità nella sua giovi-nezza di sviluppare i doni cheaveva ricevuto da madrenatura. Lo pensiamo nellapace di giusti.

16. ATTILIA COSTA(Caviola)

Era nata nell’agosto del1928. Era sulla soglia degli 82anni. È morta alla vigilia del-l’Assunta, festa che ci ricorda ilnostro destino eterno: anchenoi chiamati alla risurrezione ealla assunzione al cielo anchecon il nostro corpo mortale,destinato a diventare ceneredopo un tempo per la decom-posizione o nella cremazionecome avviene sempre piùspesso.

Fa riflettere il fatto di cele-brare il funerale portando il fe-retro in chiesa e poi, le ceneri inuna piccola urna, come è av-venuto per Attilia. Ci viene ri-flettere alle parole della Bib-bia: “Ricordati che sei polveree in polvere ritornerai”, però,per la fede in Cristo, è polveredestinata a riformare un corpoglorificato.

Attilia è vissuta con fede,che è il fondamento della spe-

17. ELSA FONTANELLE(Pisoliva)

Elsa era nato nel 1924.Aveva compiuto il 2 marzo 86anni. È morta nella settimanadell’Assunta.

All’ambone della chiesaera scritto: “Beata colei che hacreduto”, parole di Elisabettarivolte alla Madonna, ma chenoi possiamo pensare rivoltea quanti sono credenti, comelo era la sorella Elsa.

Sposa di Attilio Valt emamma di Silvio e di Anna,visse di amore alla famiglia,nel lavoro, grande appassio-

nata di lettura e quindi conuna bella cultura, provatanegli ultimi anni dalla soffe-renza, vissuta però con fede esperanza.

Alla venuta del Signore il17 agosto certamente era pre-parata, perché il suo deside-rio era quello di essere libe-

18. RINALDO BUSIN(Caviola)

Era nato il 3 ottobre del1943. 66 anni. E il Signore lo hachiamato nella sua casa almattino del 19 agosto, ilquarto dei morti nella nostraparrocchia in questo mese diagosto.

La sua vita è stata il lavoro ela discrezione: amico, amantedella compagnia, ma anche ri-servato e lo è stato anche nellamalattia che in tempo abba-stanza breve l’ha portato allamorte.

Ad Eric e Laura le nostrerinnovate condoglianze men-tre ricorderemo il papà in par-ticolare alla messa della co-munità che celebriamo ognidomenica per i vivi e i defuntidella nostra famiglia parroc-chiale.

ranza: nella sua famiglia con ilmarito Giordano, che purmorto da anni, ricordava sem-pre, con i figli Paolo e Franca.

Da tempo era molto soffe-rente e desiderava concluderela sua vita terrena. A Paolo e aFranca e famiglia, in parti-colare al nipote Stefano, lenostre rinnovate condo-glianze e per Attilia la nostrafiduciosa preghiera.

* * *Ricordo della nonna Attilia daparte del nipote Stefano:Cara nonna Attilia,

dopo 19 anni, nei quali ce lo hairicordato ogni giorno, ti sei ricon-giunta al nonno e adesso vi pensoassieme, contenti e sereni.

Sarà difficile abituarmi a

venire in montagna e non tro-varti più nella tua casa, anche senegli ultimi anni percepivo enotavo la tua grande sofferenzafisica.

Mi dicevi: “Perché, Stefano, ècosì amaro il calice che mi ètoccato?”. Io non ti sapevo ri-spondere, ma riflettevo spesso suldolore e sulla difficoltà di accet-tarlo e di comprenderlo. So che iltuo dolore l’hai offerto a Dio,perché dicevi: “Spero che il Si-gnore accetti la mia sofferenza,perché voi possiate avere una vitameno difficile”.

Dedicherò un pensiero e unapreghiera, preservando cosìquella consuetudine quotidiana.Ciao nonna, grazie. Ti vogliobene. Stefano

rata dalla sofferenza chefra l’altra le aveva consumatoil suo corpo, proprio come unacandela che si spegne.

Al marito Attilio e ai figliSilvio e Anna e loro famiglie lerinnovate condoglianze conl’assicurazione della nostrapreghiera.

Per un disguido tecnico nelnumero precedente è statotralasciato il ricordo di nonnaSilvia da parte del nipoteLuca.

Lo riportiamo in questonumero.

Cara nonna, mi capita spesso di pensare a

te ora che non ci sei più...Rien-trare nella tua casa vuota, inquesto paese che tanto amo, nonmi da più la stessa gioia di untempo. Eppure è proprio inquesti momenti che ti sento piùvicina al mio cuore. Come midicevi sempre, tra noi due c’eraun legame particolare, un rap-porto che andava oltre i classicischemi nonna-nipote. Sei stata

per me una seconda mamma,un’amica, una persona che èsempre stata al mio fianco nei

Ricordo di De Mio Silvia

Segue a pagina 8

Attilia con la famiglia.

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8 «Cime d’Auta»

chi che parla dei soi maichi che parla de fadighechi che parla sol de legnechi no vol se fa vedechi che parla mal del preve chi no vol se fa capichi noi à nia da dìchi dis mal del comunchi che parla de valgugnchi sa tut chel che suziedechi che scolta dù par apedechi che dis chel là le matchi enveze i magna gatchi che dis chel là le dutchi che ià ancora el condutchi che a mal ale spalechi che dis sol che monade

chi parla del Signorchi che par de ese siorchi che par de ese belchi dis mal de so fradelchi che spetachi che pagachi che a le man inte bragachi en svizera i stea meiochi che dis chel à le el pedochi che i conta sol che scionechi che tira sol madonechi che dis là sol robàchi noi sà onde che stàchi noi è mai content...chi elo bon de capì tuta stadent...

Santino Ganz

Ricevo una lettera da unapersona che è stata fra noi perdue mesi, molto presente nellanostra comunità e in chiesa.Vuole rimanere anonima equindi rispetto la sua volontà.

La ringrazio per lo spartito mu-sicale inviatomi: un canto che mipiace tanto e che impareremo.Grazie anche delle due pre-ghiere, una delle quali, comedice lei, è nello spirito di quantoscritto nel bollettino precedente.

Rev.do don Bruno, mi scusoper il ritardo, ma solo adesso sonoriuscita a trovare lo spartito delcanto che avevo promesso dimandarle. Il titolo è diverso ri-spetto a quello che si trova nel li-bretto dei canti che c’è nella suaparrocchia (n. 702, Noi annun-ciamo la Parola eterna) ma ilcanto è sempre lo stesso.

Le mando anche un paio di ri-flessioni che conservo da moltotempo. Uno combacia con l’ar-ticolo: Presenza di Dio, apparsonella pagina 2 del suo bollettinoParrocchiale. L’altro invece ri-guarda il mondo. Vivere nelmondo senza essere schiavi delmondo.

Questa è una realtà che tuttidovremmo imparare a gestire.

Se per caso desidera renderequelle riflessioni visibili, La pregodi non mettere il mio nome.

Ho passato due mesi di be-nessere, nella sua località, perchél’aria della montagna rinvigoriscee ristabilisce la mia salute fisica,ma anche quella dell’animaperché, avvolta da quelle meravi-gliose cime, sembrava che anchel’anima volasse più in alto.

La natura è, e resta una me-tafora di vita. Salire sulla stradedella montagna è come per-correre il cammino, a volte fa-ticoso della vita o anche versoDio. Guardare poi tutto quelloche emerge nel silenzio di unanatura ricca di boschi, prati,ghiacciai, torrenti, acque in di-scesa, dove nessuno ci ha messouna mano per ostacolarne la li-bertà, è una cosa veramente me-ravigliosa che stimola a faremergere dentro di noi quellaparte misteriosa che spessorimane occulta perché non siriesce né a comprenderla, né a ca-pirla e ci si trova sempre avvoltinelle cose banali e distratte, ditutti i giorni.

Il silenzio della natura è unbene che dovremmo imparare acomprendere e a metterlo inpratica per il bene nostro e quellodegli altri. Se tutto prosegue comesempre ci rivedremo anchel’anno prossimo. La ringrazio ditutto e le porgo i miei più cordialisaluti.

Lettera firmata

momenti più importanti e che hasempre assecondato le miescelte.

Pensando alla tua lunga vitami vengono in mente le tantesofferenze che hai dovuto patire:la tragedia della guerra, dell’e-migrazione, la morte del nonno,la scomparsa di tante altrepersone a te care ed infine lalunga malattia che ti ha con-sumato. Eppure hai saputoreagire con fermezza, affron-tando questi tristi momenti conuna forza e con un coraggio che

ho sempre ammirato. Ma ri-cordo anche la tua dolcezza, l’u-miltà con cui dispensavi i tuoiconsigli, le parole gentili cheavevi per tutti, la tua generositàe la tua fede incrollabile che ti hasostenuto fino alla fine dei tuoigiorni. Sono felice mia caranonna di averti conosciuto, diaver condiviso con te questotratto di strada e tanti bei mo-menti che non potrò mai dimen-ticare.

Tuo nipoteLuca Soppelsa

Ricordo di don Attilio De Zaiacomo

Lo ricordiamo come sa-cerdote buono, zelante, bravo,amico. Riposa in pace!

E con don Attilio non pos-siamo non ricordare nella pre-ghiera anche don FrancescoCassol, che era parroco a Lon-garone. La sua morte cosìtragica e umanamente as-surda ha commosso un’interadiocesi e non solo.

E a don Attilio e a donFrancesco accostiamo donClaudio: tre bravi sacerdoti,partiti troppo presto per l’E-ternità. Mentre preghiamo perloro, chiediamo la loro fra-terna intercessione.

Dopo prolungata soffe-renza, accettata e offerta conesemplare edificazione, donAttilio ha lasciato questa vitaterrena per ritornare nellacasa del Padre. Religioso fran-cescano, venne fra noi comesacerdote diocesano: parrocoad Arabba e a Rocca Pietore.A Caviola lo abbiamo vistopiù volte in una estate diqualche anno fa, quando eravenuto per due mesi a dareuna mano a don Sirio. Venivaspesso al mattino di sabato allaMadonna della Salute per ce-lebrare la messa o parteciparecome semplice fedele.

La dent

Egli è grandeEgli è grande.È infinito.Egli è, e sarà nei secoli,il creatoreil vivificatorel’Eterno.Lo puoi trovare ovunque:la sua presenza traspare da ogni cosae tutto l’universo gli appartiene.Lo trovi nell’amore: quando doni aglialtri è Lui che esprimi intensamente.Lo trovi nel dolore, compagnodi strada di ogni essere vivente.Nella gioia: è opera sualo spirito e la materia.Lo trovi nell’aria che respiri e nel cibo che ti nutre.Nel soleche riscalda e illumina il giornoe nel buio della notte che rispetta il tuo riposo.Lo trovi nei fiori, nell’erba del prato,nelle foreste e nei nevai altissimi.Lo trovi nella scienza: quando studi e impariè Lui che si rivela a te.Lo trovi nell’arte, nella poesia e nellosforzo quotidiano di esprimere te stesso:esprimi Lui che passa anche attraverso te.Ognuno di noi,nell’essere insieme spirito e materia è anche un’infinitesima parte di Lui. Grazie o Dioper averci fatto capire dove sei!

L’angolo dei lettori

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«Cime d’Auta» 9

CELEBRAZIONI E ATTIVITÀ PASTORALI

Iore: DOMENICA 13 Come di tradizione vi siamo

saliti anche quest’anno peronorare la Madonna Imma-colata e per vivere una giornatadi cultura e di amicizia nell’am-biente suggestivo dove sorge lachiesetta, da alcuni anni moltoben ristrutturata e custodita dalnostro caro Massimo Tabiadone familiari.

Vi siamo saliti in giugno inol-trato perché non è stato pos-sibile prima per altre celebra-zioni importanti nella par-rocchia, come la cresima e ilCorpus Domini.

Il tempo ci ha permesso difare le cose per bene: il Sig. BepiPellegrinon ha provveduto a di-stribuire la cartolina di Iore2010, disegnata dal pittoreAlbino Mezzacasa e offertadalla parrocchia. I Crodaioli si

sono attivati per il ristoro fisico:Gesù ha detto che non si vive disolo pane, ma pure il pane (inquesto caso la polenta con com-panatico) ci è indispensabile pernutrirci e per vivere momenti didistensione e di allegria. Cisiamo dati appuntamento alprossimo anno!

MARTEDÌ 29: Solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo:

nuova Forania nell’AgordinoFesta patronale di Agordo, ma che ri-

guarda tutto l’Agordino; da quest’annopoi in modo tutto particolare, perché sudecreto del Vescovo e su suggerimento delSinodo e dopo consultazione dei sacerdotioperanti nell’Agordino, ha preso l’avvio lanuova forania, con l’unificazione delle treforanie precedenti: Agordo, Rocca Pietoree Canale d’Agordo.

Ora il nuovo vicario è Mons. GiorgioLise, nominato dal Vescovo nuovo arci-diacono di Agordo, essendosi resa va-

cante la parrocchia per le dimissioni diMons. Lino Mottes, dopo un servizio pa-storale che ha riguardato più di un tren-tennio. A Mons. Lino il nostro grazie e aMons. Giorgio l’augurio di un proficuo ser-vizio pastorale nella nuova grande fo-rania.

Il Decanato di Livinallongo, per evidentimotivi di storia e di tradizione, purchiamato a collaborare con la nuova fo-rania agordina, ha conservato la sua au-tonomia.

I tanti fedeli...

Dopo la Messa.

Massimo il fedele custode.

DOMENICA 4:Inizio stagione estiva

Al pomeriggio, siamo salitialla chiesa della Madonna dellaSalute per chiedere la benedi-zione della Madonna per lanuova stagione estiva. A pre-siedere l’Eucaristia è venuto daBelluno l’incaricato della pa-storale del turismo, sport etempo libero, don Francesco DiStefano. Il Coro dei giovani haanimato la messa con canti del

suo repertorio, eseguiti con labravura e con il cuore che benconosciamo.

Presenti le autorità e i varigruppi culturali operanti nellacomunità e che svolgono uncompito assai importante dianimazione culturale e folclori-stica (Pro Loco, Coro Val Biois,Comune, Biblioteca comunale,e altri...) e di soccorso comeCroce Verde, Protezione Civile eSoccorso Alpino.

Al termine della messa è statodistribuito un ricordino con l’im-magine della Madonna.

GIUGNO LUGLIO

La Messa.

Due bravi cuochi.

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10 «Cime d’Auta»

DOMENICA 4:Omaggio a Mario Rigoni Stern con

Bepi De Marzi e cori Musicalia Fragmenta

Il 4 luglio, a distanza di dueanni, grazie all’amico Daniloche soggiorna a Caviola, ab-biamo avuto l’occasione diavere ancora tra noi il maestroBepi De Marzi di Arzignano eche sicuramente tutti cono-sciamo per la sua fama di di-rettore del coro dei “Crodaioli”e autore della canzone “Signoredelle cime”.

Con la sua voce suadente escorrevole, ma anche pacata ecarica di sentimenti di stima e diaffetto, ha reso omaggio al suoamico scomparso Mario RigoniStern.

Attraverso l’esperienza diMario Rigoni Stern ci ha tra-scinato sui sentieri della sua vita:la contemplazione della natura,la vita stentata delle popola-zioni di montagna, la crudeltà

della guerra e la grande vogliadi un termine delle ostilità perriacquistare momenti di vita fa-miliare e di pace fra gli uomini.Tutto ciò estrapolando i pensieriche Mario Rigoni Stern ha espli-citato nei suoi racconti. Tra i piùfamosi ricordiamo: “Il sergentenella neve” fino ad arrivare a “Ilbosco degli urogalli”.

Il sentimento si è fatto ancorapiù intenso e pregnante con l’a-scolto in melodia dei brani mu-sicati dallo stesso De Marzi eproposti dal coro “MusicaliaFragmenta” di Scorzè e direttodalla maestra Francesca Fuga.

Pur in un orario pomeridianola chiesa parrocchiale si èriempita di gente che in reli-gioso silenzio ha assaporatol’alto spessore della esibizione.

(Celeste De Prà)

SABATO 10 E DOMENICA 11:Festa del Redentore a Feder

Due giornate di animazioneper il paese di Feder, nell’a-spetto religioso con la s. Messa eprocessione al sabato sera perle vie del paese adornate e illu-minate da immagini sacre.Molto bello!

Per la messa, siccome è dif-ficile garantire un doveroso rac-coglimento nella piazza, cer-cheremo il prossimo anno diaccordarci con amichevole col-laborazione con chi organizzala festa esterna, in particolarecon il Gruppo Crodaioli. Sono

sempre dell’avviso che i dueaspetti della festa sono impor-tanti, ci vogliono entrambi ed ègiusto che vengano gestiti inspirito di collaborazione a vi-cendevole vantaggio: quello re-ligioso e quello ricreativo e difesta paesana.

In precedenza, alcuni vo-lontari avevano provveduto a si-stemare l’intonaco esterno... ungrazie sentito da parte di tutti.

Nella foto ci sono: Rico,Paolo, Aldo. Mancano: Celeste,Dino e Lino.

LUNEDÌ 26:Giornata di Adorazione

Con preghiera per i nonni econ i nonni in occasione dellafesta dei santi Giacchino eAnna, nonni di Gesù. È stata unabella iniziativa che ha visto lapartecipazione di un buonnumero di fedeli.

Ha avuto grande successo lapreghiere per i nonni. Ne sonostate stampate molte copie,andate a ruba. La riportiamo.

Signore vogliamo ringraziartistasera per il dono dei nonni.

A volte ce li regali molto

giovani e pimpanti, simpatici epieni di vita, pronti a sostituiremamma e papà quando sonotroppo impegnati al lavoro onelle loro vite. Diventano così inostri grandi amici, i nostri puntidi riferimento imprescindibili.

A volte ce li regali già tanto an-ziani, stanchi o malati, tristioppure lontani dalla nostra vitaquotidiana, bisognosi di tantepiccole attenzioni e di tantegrandi cose pratiche; tanto chesiamo abituati a vedere mammae papà così preoccupati perloro.

A volte ce li regali addiritturagià in cielo, che vivono nei rac-

conti di mam-ma e papà, in-visibili ma an-cora ben pre-senti con ciòche hannocombinato dibello o di brut-to.

Senza i no-stri nonni noinon esisterem-mo, attraverso

di loro ci è arrivato il dono dellavita, bella o brutta, gioiosa o fa-ticosa ma è tutto ciò che ab-biamo. Hanno vissuto il lorotempo delle giovinezza e del-

l’età adulta e anche se ci sem-brano tempi tanto lontani, sonoquelli che hanno portato almondo d’oggi, dove ora tocca anoi continuare le cose belle ocambiare e migliorare quellebrutte.

I nostri nonni ci ricordano cheanche mamma e papà sono statifigli giovani e i nonni lo sannomolto bene; in questo modo cipossono insegnare tante cose,perché se hanno sbagliato qual-che volta, con i nipoti possonomigliorare.

Facci godere i nostri nonni Si-

Bepi De Marzi e il coro Musicalia Fragmenta. Aldo Valentino sul portone della chiesa.

I bravi muratori.

Segue a pagina 11

Bepi De Marzi ricorda Mario Rigoni Stern.

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«Cime d’Auta» 11

gnore; fa’ che li accettiamoanche quando sono brontoloni estanchi, facci sorridere conamore del loro continuo ripeteresempre le stesse cose, facci co-gliere in loro la bellezza dellastoria, della vita che scorre, eche si dona. Nelle loro debo-lezze rendici misericordiosi ebuoni, nelle loro conquisterendici orgogliosi

Facci abbracciare e sbaciuc-chiare i nostri nonni, special-mente se non sono più così informa, così ci abituiamo a noncredere sbaciucchiabile solo ilpalestrato e la sexi-bomba.Rendici capaci di servirli, aiu-tarli, imboccarli, pulirli, accom-pagnarli, ascoltarli se ne hannobisogno, perché è così che tu ciinsegni inginocchiandoti con

Da molti anni l’ultimo sabatodi lugio saliamo sulle Cimed’Auta: quest’anno coincidevaanche con l’ultimo giorno delmese.

Giornata molto bella edesperienza idimenticabileper chi, piccoli e grandi ha il co-raggio e la forza di affronta-re una fatica non indifferente.

Grande la soddisfazioneper tutti, per quelli della “fer-rata” e per quelli della “nor-male”.

Nel ritorno, tradizionalefermata al Col Monto per gu-stare un’ottima pastasciuttapreparata da bravi cuochi vo-lontari.

Grazie!

I bravi ragazzi e ragazze che hanno prestato il servizio alla chiesadella Madonna della Salute durante i mesi estivi: Chiara, Melorj,Mara, Stefano, Mattia, Alessia. Mancano nella foto: Sandro,Claudia, Matteo ed altri. Un grazie anche a Enrico Testori e adAlex Rosson per il servizio prestato alla mostra del libro.

AGOSTO5 AGOSTO: Madonna della Neve

Cadeva quest’anno di giove-dì: un giovedì piovoso che hacreato non poco disagio in parti-colare per la festa esterna(rancio presso la sede degliAlpini), organizzata dal GruppoAlpini Cime d’Auta Caviola.

A presiedere l’Eucaristia è ri-tornato Mons. Padoin, nato aPieve di Soligo, e vescovo eme-rito di Pozzuoli. È stato una gioiaascoltarlo e stare con lui in piace-vole compagnia. Anche da que-sto nostro giornalino gli inviamoil nostro grazie!.

Dagli Alpini... o della pioggia!È stata all’insegna dell’acqua

l’oramai tradi-zionale Sagradella Madonnadella Neve.

Ma questo nonci ha fermato,anzi! Né il mal-tempo né la col-locazione infra-settimanale,hanno bloccatola buona volontàdi Alpini, ProLoco e Parroc-

chia che, con il sostegno delComune di Falcade, si sono ado-perati per la buona riuscita dellamanifestazione.

E dobbiamo registrare consoddisfazione anche la buo-na partecipazione della gentelungo tutto l’arco della giornata.Poco importa che la festa nonsi sia potuta concludere con ilconsueto spettacolo dei fuo-chi d’artificio che è stato recu-perato il 17 di agosto, per lagioia di villeggianti e locali,come sempre affascinati dal-lo show pirotecnico, e allietatidalle note dei bravissimi DualPickers.

(Celeste)

Anche quest’anno ci è statoproposto di trasmettere lamessa delle 8 su Radio Maria:ben volentieri abbiamo accoltol’invito.

La celebrazione, a detta deipresenti e delle testimonianze ri-cevute dall’Italia e perfino dal-l’estero, è riuscita molto bene,grazie alla collaborazione dimolti, in primo luogo del CoroGiovani della Parrocchia, deilettori, degli animatori dell’as-semblea, dei sagrestani.

La presentazione della par-rocchia da parte di Carla di Au-ronzo è stata molto bella sia nel-l’aspetto geografico (monta-gne, boschi, pascoli, valle...)che in quello spirituale e pa-storale (Madonna della Salute,il Servo di Dio Padre Felice Cap-pello, chiesa con il grande croci-fisso e a pietre e mattoni sco-perti, attività pastorali...).

Radio Maria è una emitten-

te che viene ascoltata da molti eche dà conforto in particolarea chi soffre, ma che propone pu-re riflessioni e approfondimentisu tematiche della vita cristia-na.

DOMENICA 8:“Insieme si può...”Anche quest’anno la se-

conda domenica di agosto ilgruppo “Insieme si può...” haproposto l’acquisto di torte perbeneficenza. Sono stati raccolticirca 2.550 che verranno de-voluti a favore di un progettomissionario per finanziare lacostruzione di una scuola pro-fessionale in Africa.

Un grazie a chi ha preparatoe confezionato le torte, a coloroche hanno collaborato alla lorovendita e a quanti le hanno ac-quistate. Appuntamento alprossimo anno!

LUNEDÌ 9:Molto riuscito il Concerto di

Archi eseguito dal Complesso:“gli Archi del Friuli e del Veneto”.

VENERDÌ 13:Giornata di Adorazione

Anche in agosto abbiamovoluto proporre una giornatadi adorazione con orari un po’

l’aciugamano in mano a lavare ipiedi ai tuoi discepoli. Rendicicapaci di farli sentire così impor-tanti per noi, da riprendereamore alla vita nonostante l’ar-trosi galoppante e i tanti ac-ciacchi dell’età e della memo-ria.

Facci sentire i nostri nonni pre-senti anche quando tu li chiamiin paradiso con te. Noi li vor-remmo sempre con noi, svegli,allegri, pimpanti senza pan-nolone, rughe, alzaimer, Par-kinson. Ma Tu ci insegni che lavita ha un limite e che oltre ci seiTu, nella Luce e nell’Amore defi-nitivo. E allora è lì che sappiamoche sono i nostri nonni.

A noi il compito di proseguireuna grande Storia d’Amore: lanostra, insieme a Te.

SABATO 31: Messa sulle Cime d’Auta:con gli amici del gruppo crodaioli,

per ricordare Silvio e Walter

DOMENICA 8:Radio Maria

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Dopo la messa del 5 agosto.

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12 «Cime d’Auta»

I PREVE E LA GUERRA CIVILEDON ERNESTO AMPEZZAN E LA MAESTRA ANGELA BACCHETTI

DI GIOVANNI PIETRO CROSATO*

(seconda parte)

Quando si trattano le vicendedella Valle del Biois durante laguerra civile è, giocoforza, chela mente corra a quelle inerenti ilrastrellamento agostano del1944. Sembra quasi che tutto sisvolga in quel perimetro con-trassegnato dalla zona di Ca-viola, principale centro parti-giano della vallata, e quella diCanale d’Agordo (allora Fornodi Canale) ch’era un luogo oveoltre ad un gruppo di partigianiv’era stata anche la distruzionedella frazione di Gares. Valladasembra, secondo quest’ottica,giocare un ruolo marginale nellastoria. Come anche SanTomaso, peraltro, che sembranon avere che un ruolo nel farprovenire dei partigiani che an-darono ad operare in altri ter-ritori. Tutto giocato, pertanto, suquel rastrellamento e sulle suecause e conseguenze. In verità,sarebbe da dire, tralasciareVallada sembra, sicuramente,un volere tralasciare esatta-mente alcuni punti utili per averemaggiore comprensione dellasituazione e anche sulle cause dialtri avvenimenti, tra cui queltragico rastrellamento. Non -però - tacendosi che non fu certa-mente l’unico operato dalletruppe tedesche in zona. Se inCaviola e Forno di Canaleebbero a piangere soprattuttoper quello, anche a Vallada sitremava quando un camion te-desco rallentava la sua marciaall’esterno dell’abitato. Te-mendo ogni volta che ne discen-desse qualche soldato e chefossero piazzate le mitragliatricia copertura del rastrellamento.Non ebbero certamente una di-versa angoscia quegli abitanti diCogul rispetto a quelli di Gares,quando si videro i tedeschifrugare nelle case. E crebbe lospavento quando videro, conraccapriccio, che uno di queisoldati tedeschi ne aveva trattodelle pallottole. Poca cosa, trat-tandosi, forse, del souvenirbellico di qualche reduce. Suffi-cienti, però, a far paventare l’esi-stenza di un paese di partigiani e

decretarne la distruzione. Solola prontezza di spirito d’alcunedonne, che fecero ubriacare queimilitari, permise d’evitare la tra-gedia. Sotto gli effetti dell’alcolquesti dimenticarono certo tuttoquanto riguardava i proiettili, ed’altra parte - stante la loro con-dizione - anche se avessero ri-ferito qualcosa non sarebberostati creduti. Così non vi fu menopreoccupazione a Mas quando sividero i tedeschi cinturare ilpaese e passare casa per casa. Unrastrellamento che vide l’ucci-sione di un giovane carabiniere.E quei rastrellamenti non erano

casuali, ma miravano certa-mente a snidare quei partigianiche avevano la loro base ope-rativa sopra Cogul di Vallada, inquella baracca che era stata edi-ficata dai giovani valladesi persfuggire ai rastrellamenti te-deschi. E agivano in quellacasera di Col di Pezza ora ridottaa pochi ruderi. Un luogo ch’eraun paradiso - mi disse unavecchia del posto - ora divenutoinferno a ricordo delle enormisofferenze di chi ebbe a perderela propria vita anche accusatod’essere una spia dei tedeschi.Un luogo di tormenti, tanto che

qualcuno affermava che inquelle lunghe notti avrebbeudito dei lamenti atroci giungereda quelle zone. Solo nel primodopoguerra, e dietro la segnala-zione di un partigiano di Cence-nighe, si procederà alla riesuma-zione di quei corpi per offrireloro una cristiana e dignitosa se-poltura. Quel gruppo di personesarà guidato dal parroco diVallada, don Ernesto Am-pezzan. E allora andiamo a co-noscere meglio questo parrocodandone qualche spunto bio-grafico. Egli era nato a Goima,nello zoldano, il 23 febbraio1909. Ordinato sacerdote il 2luglio 1933, aveva iniziato il suoministero quale Vic.Coop. a SanPietro di Cadore nel 1933 e poiera stato trasferito a Limana oveaveva prestato la sua opera nel-l’anno seguente. Dal 1934 al1935 era andato a Pieve di Zoldoe nel biennio 1935-1936 erastato a Pieve di Zoldo per poiandare a Zoppè ove rimase finoal 1941. Una volta trasferitoandò ad esercitare il suo ufficiosacerdotale a Vallada, doverimase fino al 1954, per poi tra-sferirsi a Fusine. A Vallada erasubentrato al confratello PaoloPescosta (1911-1988). Questoincarico valladino gli permise,naturalmente, d’avere modo diosservare tutto lo svolgersi dellaGuerra Civile nella Valle delBiois. Avremo dunque modo ditrarre spunto da quegli appuntiper analizzare la situazione dellavallata del Biois. Di quelle tristivicende certo potremmo trarrediversi nomi, ma in questo casomi preme citare quello dellasventurata maestra elementareAngela Bacchetti la cui vicendas’intreccia con quella del nostroparroco. Nata a Sospirolo (BL) il23 novembre del 1900 risiedevaad Avoscan di San TomasoAgordino. Vedova del primomarito, Bogo, si era risposatacon De Valiere Cesare Augusto.Fu prelevata da un gruppo di par-tigiani garibaldini, su ordine del

particolari: alla mattino dopola messa delle 7.30 fino amezzogiorno e alla sera dopola messa delle 18.30 fino amezzanotte.

Anche in questa giorna-ta, buona è stata la partecipa-zione, in particolare nelleore più facilmente accessi-bili.

Con quale finalità? Prepa-rarsi alla celebrazione del-l’Assunta.

DOMENICA 15:Assunta.

Il tempo è stato davverobrutto: pioggia battente tutto ilgiorno. Ciò ha favorito l’af-flusso alle celebrazioni, perchéera impensabile salire in alto oin ogni caso uscire per unpic-nic. L’offerta raccolta inchiesa, più di 2 mila, è stata in-viata al nostro seminario dio-cesano. Grazie!

Qui a Caviola è stata cele-brata la s. Messa, poi ci siamorecati al monumento al parti-giano nella piazza Pertini ealla Lapide in piazza per de-porre una corona.

Ricordo, senza particola-ri interventi di carattere po-litico, ma che meriterebbemaggiore attenzione da par-te dei locali, perché i 36 cadutiin quei giorni è giusto e cri-stiano che vengano ricorda-ti, come gli altri uccisi nei me-si a seguire, cosa che lode-volmente si fa con una cele-brazione a Falcade e que-st’anno anche sul monte Pez-za.

VENERDÌ 20:Ricordo

dei Cadutidi quel triste 1944

Lo scorso lunedì 6 settembre, nel primo anniversario dello sco-primento della lapide che ricorda i caduti per mano partigiana nelcomune di Falcade, si è celebrata una affollata Messa nella chiesadel paese, seguita da un corteo che ha raggiunto il cimitero; qui ilSindaco Stefano Murer, dopo aver ricordato con commossa par-tecipazione le vittime della insensata violenza, ha deposto unacorona d’alloro ai piedi della lapide, la quale i prossimi giorni siarricchirà del nome di un altro cittadino di Falcade. La grande par-tecipazione sia alla cerimonia religiosa in chiesa sia a quella civilein cimitero, dimostra una volta di più la giustezza della scelta dionorare finalmente quei poveri morti fino a ieri dimenticati; tuttociò fa il paio con la Santa Messa in suffragio delle vittime dei parti-giani alle Casere Pezza, organizzata dagli Amici della Montagna diVallada Agordina lo scorso 21 agosto, incontro anch’esso moltoaffollato.

Tutto ciò dovrebbe far riflettere coloro i quali, coltivando soloodio e rancore, si ritrovano ogni anno a Caviola il 20 agosto,sempre meno numerosi e sempre piùisolati dalla popolazione, astrumentalizzare politicamente i dolorosi eventi del 1944.

Pellegrinon Rodolfo

Lapide Caduti a Falcade

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«Cime d’Auta» 13

comandante partigiano Barbae-lettrica, il Venerdì Santo 30marzo 1945 e venne fatta cam-minare, lei che soffriva di venevaricose ed era in avanzato statointeressante, fino alle casere diCol di Pezza. Possiamo solo im-maginare quale calvario fuquesto tragitto. Colà fu sop-pressa. Sulla data della morte viè un certo divario tra la Par-rocchia che la poneva il 30 stessoe il Municipio che la datava ilgiorno seguente Sabato Santo31 marzo. Questo nome viene adaleggiare sulla vita del nostroparroco una prima volta il 2aprile successivo, allorché stavabenedicendo le case di Cogul diVallada. In quell’occasione eglifu avvicinato da un giovanedella frazione Avoscan di SanTomaso Agordino. Pochi giorniprima, lamentava, gli era stataprelevata la moglie da parte deipartigiani. Egli aveva cercato ri-petutamente di potere avere unabboccamento col comandante

degli stessi, per spiegare la situa-zione della moglie, ma tutto erastato inutile. In questo suo pere-grinare era giunto anche inCogul. Il religioso annotò nelsuo Diario quella passione equelle precise parole delgiovane, che certamente gli ri-masero impresse per la passionecon cui furono proferite:“M’hanno portato via la moglie;essa non aveva fatto niente”. Sitrattava del De Valliere Cesare,marito della maestra Bacchetti.Lei non aveva effettivamente“fatto niente” e sua unica colpaera d’essere una maestra ele-mentare che forse solo per conti-nuare a lavorare, si era iscritta alPartito fascista. Il religioso am-metterà sconsolato di non averepotuto fare nulla per quelgiovane marito, se non forse -anche se non lo annota - di averlobenedetto o recitato con lui unapreghiera. Proverà, però, “ama-rezza nel pensare a quella tra-gedia e a tante simili che in

questi brutti tempi schiantano lefamiglie”. Sentimento che sideve essere rinnovato quandonell’ottobre del 1945 procedettealla riesumazione del cadaveredi quella donna. Dopo alcunimesi, nell’ottobre, avvennero leriesumazioni (su indicazionedei luoghi operata da un parti-giano garibaldino di Cence-nighe) dei cadaveri sepolti inquei prati del Col di Pezza, neipressi della casera, per dare fi-nalmente una cristiana se-poltura. In quella data si trovò ilcorpo della maestra e, con racca-priccio, lì annotò a penna sulverbale una breve frase “era in-cinta dell’8o figlio!”. Purtroppoil marito non poté mai piangeresu quella povera salma. Dopoavere preso contatto con ilparroco, egli aveva continuato acercare di potere salvare lamoglie, non sapendo che questaera già morta. Il suo peregrinarecontinuerà fino allo spasimo.Finirà solo l’8 maggio, a guerra

terminata da giorni, quando eglisarà attirato fuori dalla suadimora e sarà assassinato e il suocorpo gettato sotto le dasse in lo-calità le Pale. Un’altra di quellefamiglie schiantate per quel sen-timento che aleggiava in quelliche il sacerdote chiamava bruttitempi. Un clima ben sintetizzatoin quella lapide posta nel ci-mitero di Falcade, ove si affermache “la popolazione inerme patìl’anarchia che imperversò inqueste valli tra il ’43 ed il ’45”. Equesta prima parte la vorrei ter-minare con un ricordo alla lorofiglioletta Giannina, nata nel1941, che affidata alla nonna pa-terna scappava continuamenteper rientrare dai fratelli. Scom-parve inspiegabilmente nel di-cembre del 1945. Un’altravittima innocente di quella bar-barie.

* ricercatore del Centro Studi eRicerche Storiche “SilentesLoquimur”.

S. PIO X A RIESE E A CAVIOLANella ricorrenza di S. Pio X si è

rinnovato il vincolo di amiciziatra il paese di Riese e la nostra par-rocchia di Caviola la cui chiesa èdedicata al papa Sarto.

Il giorno 21 agosto, una nostradelegazione si è recata a Riese as-sieme ai Sindaci di Falcade e diCanale per partecipare alla so-lenne celebrazione presiedutadal nuovo Vescovo di TrevisoGianfranco Agostino e alla suc-cessiva processione che si snodalungo la vìa principale, fino ad ar-rivare alla casa natale del Papa ealla quale partecipano centinaiadi devoti provenienti dalle varielocalità vicine.

È un grande segno di devo-zione a questo Ponte-fice che, come ha ricordato ilVescovo nell’omelia, si dedicòalla riorganizzazione della CuriaRomana, alla riforma liturgica - inparticolare alla musica sacra - ealla frequentazione della san-ta Comunione, anticipando la

prima Comunione all’età di setteanni.

Ma la sua fama ricorre in parti-colare alla redazione del Cate-chismo - appunto di Pio X - cheaveva approntato ancora quan-do era parroco di Salzano e chepoi ha avuto diffusione in Italia enel mondo.

Il 22 agosto si è ripropostaanche a Caviola la celebrazionesolenne presieduta da mons. Ar-duino Beltrame, penitenziere ecanonico della Cattedrale diTreviso.

Mons. Beltrame è stato pertanti anni parroco di Tombolodove anche Pio X aveva svolto ilsuo primo ministero come vice-parroco.

Confidenzialmente ci ha ri-velato di essere originario diRiese e di aver svolto i suoi studi inseminario assieme al suo paesa-no ed attuale arcivescovo diUdine mons. Bruno Mazzolato.Anche lui nell’omelia ha ricorda-

to i meriti dì Pio X e, pur avendoseguito tempo fa un caposcuolain val di Gares, non era a cono-scenza che la chiesa di Caviolafosse dedicata al Santo di Riese.

Alla cerimonia erano presenti ivari gruppi di volontariato comenelle grandi occasioni assieme alVicesindaco di Falcade e aiSindaci di Canale e di Riese conproprie delegazioni ricambiandocosì la nostra presenza a Riese.

Per rinsaldare il vincolo di ami-cizia, i vari rappresentanti si sonoritrovati per un momento convi-viale all’albergo Scoiattolo perpoi partecipare alla rappresenta-zione guidata da Ottavina e At-

tilio che ha fatto rivisitare la co-struzione della Chiesa dellaBeata Vergine della Salute del1713 per volontà della popola-zione e per l’iniziativa di don Gio-vanni Olmo. La rappresenta-zione, molto apprezzata è statacorredata da riprese molto belledel complesso artistico ed archi-tettonico della nostra chiesamadre.

Essa ha avuto anche un risvoltobenefico in quanto il ricavatodella serata con le offerte libere èstato devoluto a favore della mis-sione in cui opera don BrunoSoppelsa.

(Celeste De Prà)

Festa S. Pio X chiesa di Caviola.

GIOVEDÌ 26 AGOSTO:Canale: Le Celebrazioni per Papa Luciani

La Statua di S. Pio X, nella chiesa di Riese.

Il 26 agosto scorso tutta lacomunità si è ritrovata a Canaleper la celebrazione del 32o an-niversario dell’elezione a Pon-tefice di Albino Luciani.

La Messa solenne, celebratanella Piazza dedicata al Papa, eonorata della presenza del Ve-scovo di Belluno-Feltre e del Ve-scovo di Bressanone, ha visto lapartecipazione, graditissima,

del Sindaco di Wadowice,paese Natale di Giovanni PaoloII. La sua presenza è servita,come l’anno scorso, a ricordarciche Karol Wojtyla volle passaredi qui, giusto trentuno anni fa,ad un anno dall’elezione diPapa Luciani e dalla sua pre-matura scomparsa.

Chi di noi ha vissuto l’incantoSegue a pagina 14

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14 «Cime d’Auta»

Tra luglio e agosto, donBruno, dovendo sottoporsi adun intervento al ginocchio e allaconseguente terapia, è tornatonella sua valle, nella sua par-rocchia, nella sua casa.

Arrivato il 17 luglio, ha subitopreso contatto con l’ospedale diBrunico dove è stato operato il26 luglio. L’abilità e la solerziadella Silvana, la brava terapista,unite all’impegno quotidiano didon Bruno nell’eseguire i diversiesercizi, hanno prodotto il ri-sultato di una veloce guarigione,così da affrettare il suo rientro inThailandia.

L’8 agosto, don Bruno è statoin grado di celebrare una santamessa in parrocchia a Caviola,dove ha rivisto e pregato con

tanti amici. Gli è stato anche pos-sibile fissare la data della par-tenza. Attilio Costa è riuscitoperfino, in zona Cesarini, afilmare una intervista, nellaquale don Bruno ha spiegato e il-lustrato quale sarà il suo lavoro (acui sta preparandosi), tra i montidell’Estremo Oriente.

Il 14 agosto, il nostro missio-nario, accompagnato dall’af-fetto e dalla preghiera di tantepersone, è ripartito perBangkok, dove ha fatto la felicescoperta: non aveva affatto di-menticato la lingua thai, anzil’interruzione era servita a sedi-mentare quanto già appreso.Ancora una volta, Qualcuno hasaputo scrivere diritto sulle righestorte.

Un Vescovo thailandese in visita nellaTerra di Papa Luciani

Il 2 settembre, il Molto Reve-rendo Francesco Saverio ViraApondratana, Vescovo delladiocesi di Chiangmai, nel Norddella Thailandia, è giunto nellaValle del Biois, per visitare i luoghidove è nato Papa Giovanni PaoloPrimo. Nell’occasione, è venutonella casa di don Bruno Soppelsaper conoscerne i genitori e le zie. Èproprio nella sua diocesi infattiche si trovano le due missioni delTriveneto, destinazione di donBruno appena avrà concluso lapreparazione, imparando lalingua del paese.

L’illustre prelato era accompa-gnato da un giovane prete thai-landese, don Giovanni Battista,che resterà tre anni in Italia, dadon Giuseppe Berti, già da ottoanni in missione, da don LuigiCanal, responsabile del coordina-mento tra le diverse diocesi delTriveneto, da don Aldo Giazzongià responsabile del centro mis-sionario di Belluno.

Al pranzo sono stati invitatianche don Bruno De Lazzer, inrappresentanza dell’intera par-rocchia di Caviola, e i genitori didon Raffaele Sandonà, fideidonum della diocesi di Padova,attualmente a Bangkok in attesapure lui, come don Bruno, dicompletare la sua preparazionenella capitale, per raggiungere poile missioni del Nord.

La gentilezza di Sua Eccellenzaha subito messo a proprio agiotutti i commensali, conquistatidalla sua semplicità e affabilità.

Nel pomeriggio l’intero gruppoè salito a San Simon, per cono-scere la più antica chiesa dellavalle e i tesori che essa racchiu-de.

Successivamente è stato rag-giunto Canale d’Agordo, dove at-tendeva Mons. Luigi Del Favero,vicario del Vescovo di Belluno-Feltre, e dove il Parroco, pur-troppo assente per impegni pre-cedenti, aveva preordinato lavisita al museo di Papa Luciani e lapresenza del coro interparroc-

chiale per la santa messa delle18,30. L’incontro eucaristico èstato commovente per le paroledel Vescovo, di don Giuseppe edon Luigi Canal, ma anche per iltono internazionale della cele-brazione a cui partecipava ancheun sacerdote senegalese: Europa,Asia e Africa erano uniti alla stessaMensa, intorno all’altare inau-gurato da Papa Giovanni PaoloSecondo. Carla A.

Dopo la Messa con il Vescovo

Il Vescovo Francesco Saverio.

Durante la Messa.

di quella giornata non può nonricordare la grande emozionecollettiva e l’abbraccio fraternoche questa piccola valle rivolseal grande Karol.

Ma la giornata è stata con-traddistinta da un altro eventoparticolare che ha riavvicinatoancor di più la nostra comunitàalle sue radici e alla sua tradi-zione: un gruppo di fedeli di Pie-tralba, accompagnati dal Ve-scovo di Bressanone, ha volutorendere omaggio alla nostraterra e al suo Papa, con una ri-produzione della Madonna diPietralba, trasportata da un

gruppo di Schutzen, vestiti perl’occasione con la loro tradi-zionale uniforme.

La statua è stata posta all’i-nizio della via Crucis sulla Ca-vallera. L’incontro con gliSchutzen e la rappresentanzasud tirolese richiama il fortelegame che da sempre la nostragente ha avuto con le comunitàaltoatesine, unite spiritual-mente con noi nelle celebra-zioni di Papa Luciani, venuto sìdalla nostra valle, ma assuntoidealmente a rappresentante ditutte le genti della nostra mon-tagna. (Alpino Celeste)

Momento della celebrazione.

Statua della Madonna di Pietralba.

NOTIZIE MISSIONARIE: don Bruno e il suo Vescovo

Breve rientrodi don Bruno Soppelsa

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«Cime d’Auta» 15

Festa del ringraziamento in Abruzzo

La cerimonia è stata partecipatada una folla numerosissima, congli alpini della Protezione ancorain Abruzzo, ancora presenti!

Questa volta però per un motivodi festa; lo scorso 31 luglio e 1o

agosto una nutrita rappresentanza(ben 26 volontari!) della Prote-zione Civile di Belluno, guidatadal consigliere sezionale PieroLotto, è stata ospite del Comune diSan Demetrio né Vestini (AQ), in-sieme ad altri gruppi ed associa-zioni di volontariato provenientida tutta Italia.

Il motivo del raduno è stata unavera e propria “festa del ringrazia-mento”, come segno di ricono-scenza per il grande aiuto offertodall’esercito dei volontari che dapiù parti hanno teso la mano peraiutare la popolazione abruzzese arisollevarsi dopo il terremoto. Ladue giorni di festa è stata promossaproprio dal Comune di San De-metrio con la collaborazione delGruppo C.R.I. di San Demetrio, laPro-Loco ed il neo-costituitoGruppo comunale di ProtezioneCivile.

Il teatro della celebrazione èstato simbolicamente scelto fra inumerosi campi che hanno vistoavvicendarsi le centinaia disquadre di volontari dal 6 aprile2009: giorno del primo sisma.

In quello che è stato per lunghi edrammatici mesi il campo dell’ac-coglienza per volontari e sfollati, ilSindaco Silvano Cappelli, havoluto organizzare il ricevimentodel Capo del Dipartimento dellaProtezione Civile Guido Ber-

tolaso e la cerimonia di consegnadi targhe e pergamene alle diversesezione dei Gruppi Alpini delA.N.A. di protezione Civile e allealtre associazioni di volontariato.

Una cerimonia ricca di sugge-stioni e molto commovente. Lospontaneo motto di solidarietà in-condizionata che ha attraversato ilpaese ha certamente lasciato unatraccia incancellabile in Abruzzo.Una traccia fisica e tangibile nellaricostruzione, e un segno forseancora più importante che è la mo-tivazione stessa che ha spinto ilSindaco di San Demetrio ad orga-nizzare questa festa; nella sualettera di invito si legge testual-mente:

“La vostra vicinanza e sensi-bilità ci ha fatto intravedere unospiraglio di luce nel buio creatosiintorno a noi e ci hanno dato laforza per ricominciare ed andareavanti”.

Si è concretizzato così ciò cheera negli auspici di tutte le particoinvolte e cioè che l’interventonon rimanesse confinato al soloambito dell’emergenza, ma cheriuscisse ad instaurare un rapportodi collaborazione e amicizia tra levarie comunità impegnate nellalotta al terremoto.Ci consola con-statare che, come sempre nelle dif-ficoltà, questo paese riesce a mo-strare la sua faccia più sana edumana; ed è bello vedere che tantidi questi visi hanno la testa incor-niciata da un cappello con unalunga penna nera...

Viva gli Alpini! Celeste Scardanzan

Trofeo CARLA SERAFINIÈ oramai arrivata alla venticinquesima edizione la gara

podistica del trofeo Carla Serafini: la tradizionale corsa cam-pestre di fine estate che è aperta ad atleti di tutte le categorie,dai bambini agli adulti, professionisti e non, tutti accomunatida una sola grande passione: correre.

Come ogni anno alpini e Pro loco hanno collaborato a sup-porto della complessa logistica della macchina organiz-zativa per la riuscita della manifestazione.

Alla fine, tutti hanno fatto un ottimo tempo, dal primo al-l’ultimo, ma il vero tempo da record è stato quello con cui èstata “spazzolata” la pastasciutta (15 chili!) preparata per ilristoro a fine gara.

Parla Bertolaso.

Consegna degli attestati.

Trofeo Carla Serafini.

VENERDÌ 27:È stata riproposta anche que-

st’anno l’iniziativa del BALCONE FIORITO.

Molte le adesioni, una ot-tantina, e molto partecipata laserata di presentazione con lapartecipazione di Radio Più econ la lettura della “primavera”,poesia in dialetto di Luigi Laz-zaris.

EL FANTE 1915 - 18Tes partì dal profondo meridionvita da contadin, tante privazioni te à mandà da le bande deBelundivisa da fante, baionetta e novantaunte patii el fret che gnanca el cognac no l’era bon de fa pasàma semper pi en su i te à mandàte scomenzei a sentì tanta nostalgiade kel ke i te disea no te capie pi nia“no capise parchè aon da di a liberàchi che sot Franz Josef mejo de noi i stae no capise parchè un de Bolzanvolon par forza falo deventà talian”“avanti Savoia” ma el Re e i generaii sta segur, al caldo e riparaiAl pore fante venù dal meridionsta matina i ghe ha dat dopia razion“avanti Savoia” bisogna dì al’assaltoel Col de Lana el ne speta lassù en altoel segn de la cros, scomenza la scalada’nte l’aria tersa se sent na sciopetadatach-pumlassù sul Col de Lana ’nten valonfenis la curta vita del fante venù dal meridion.

Bepino da Fargona

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16 «Cime d’Auta»

Un’altra estate sta per finire,portando con sé giornate di in-tenso lavoro per alcuni, impe-gnati in diverse attività turistichee commerciali, ma anche disvago e divertimento per altri,che hanno scelto la Valle delBiois per il loro periodo di ferieestive.

Nonostante il momento de-licato dal punto di vista eco-nomico per molte famiglie epersone, le presenze turistichein paese non sono mancate.

Durante i mesi di luglio edagosto la Pro Loco, in collabora-zione con la Parrocchia ed ilGruppo Alpini di Caviola, ha or-ganizzato una serie di manifesta-zioni, cercando di riproporrequelle che negli anni scorsihanno riscosso particolare suc-cesso.

Purtroppo bisogna dire chealcune di queste feste (adesempio le serate con musica inpiazza) non sono state proposte,e qualche appuntamento èsaltato per cause diverse (come iltempo, che a volte non ha moltoaiutato...).

Così, è accaduto che la gior-nata ecologica sia stata annullatacausa una giornata di novembreprestata alla metà di giugno, e laserata dei fuochi d’artificio aconclusione della giornata dellaMadonna della Neve con gliAlpini, sia stata posticipata. Agrande richiesta lo spettacolo pi-rotecnico è stato però propostoil 17 agosto, riscuotendo grandesuccesso.

Grazie all’appoggio della Par-rocchia di Caviola, di don Brunoe dei suoi collaboratori, è statopossibile organizzare diverseserate di intrattenimento pressola Casa della Gioventù e nellaChiesa stessa: il filmato di viag-gio in Patagonia, il concerto conle Voci dei Cortivi, il concertoper archi, la rappresentazioneteatrale sulla Leggenda dei Sassi

della Salute, la serata con gliastrofili agordini.

Splendide e calde giornate disole hanno permesso un’ottimariuscita di incontri quali la tappadei vespisti nel loro passaggioper Caviola, ed il Trofeo CarlaSerafini, giornata di festa e sportda tutti apprezzata anche per ilprezioso supporto del GruppoAlpini di Caviola. La stessa for-tuna meteorologica non haavuto la mostra mercato dell’an-tiquariato, che nonostante lenuvole ha comunque richia-mato e incuriosito molte per-sone, ed è risultata sicuramenteuna bella ed interessante novità.

La disponibilità di alcuni pro-prietari di vetrine di negozi pur-troppo chiusi, ha permesso diriutilizzarle come esposizione divere e proprie opere d’arte dialcuni artigiani locali, o per mo-strare come e con quali mezziveniva affrontato in ogni sua faseil faticoso lavoro della fiena-gione. In questo modo, dueangoli di Caviola hanno ripresovita.

Vorrei dire un grande graziead Enrico ed a Silvana, chehanno gestito il lavoro dell’uf-ficio Pro Loco durante l’estate,fornendo così un servizio moltoimportante per il paese ed i tu-risti. Ed un forte ringraziamentoanche a tutti coloro, volontari edamici, che ci stanno aiutandoogni volta che ce n’è bisogno perla riuscita di tutti questi piccolima grandi eventi.

Dopo questo primo periododi rodaggio per il nuovo con-siglio della Pro Loco, fatta unminimo di esperienza, la volontàdi migliorare non manca. L’ap-poggio ed i consigli della gente diCaviola ci sono stati vicini, espero lo saranno ancora.

Salutata ormai l’estate, l’ap-puntamento è per l’autunno!Arrivederci a presto!

Michele Costa

Raduno vespe a Caviola.

PRO LOCO CAVIOLA Esercizi spirituali per donneal Santuario dei Ss. Vittore e Corona

È tradizione che nel mesedi settembre si tengano, nellacasa di accoglienza religiosaannessa alla Basilica San-tuario dei Santi Vittore eCorona, gli Esercizi Spiritualiper donne, ma quest’anno lanovità è stato il gruppo prove-niente dall’Agordino, che si èsubito amalgamato con quel-lo feltrino più anziano e abi-tuale.

Guidava il Corso don SirioDa Corte, che ha propostoper le riflessioni le grandidonne della Bibbia, settefigure carismatiche che cihanno parlato attraverso lepagine della Sacra Scrittura eci hanno accompagnato nellegiornate dal 6 al 9 settembre.

Apriva la serie di iconeEva, la prima donna e madre

Con don Sirio al Santuario.

di tutti gli uomini, immaginedi Dio, simile all’uomo, macon una sua specificità che vasalvaguardata.

Faceva seguito Sara, omeglio “dal sorriso di Sara allafede di Abramo”, dall’incre-dulità alla fede; la fatica delcredere, ma anche il coraggiodi rialzarsi e camminare, fi-dandoci di Dio.

L’indomani, 7 settembre, èstato il turno della reginaEster, emblema della potenzadella preghiera ed esemplarescuola di preghiera.

Al pomeriggio, è stata pro-posta la Madre dei sette fra-telli Maccabei, che temperala tenerezza femminile conuna forza virile. Esempio dicoerenza e testimonianzaequilibrata dalla fede e dallasperanza nel mondo cheverrà.

L’8 settembre, dal Vangelo

sono state tratte Marta eMaria, che sottolineano l’im-portanza dell’amicizia e la ne-cessità di fissare una prioritànelle nostre azioni: le urgentinon possono mai precederequelle importanti.

A sorpresa è giunta MadreTeresa di Calcutta, non dallepagine del Nuovo Testa-mento, ma donna che ha in-carnato il Vangelo nella suavita, nonostante il drammadel silenzio di Dio per cin-quant’anni; un’oscurità do-lorosa infine accettata.

Ha completato la galleria,il giovedì mattina, Maria, laMadre di Dio e Madre nostra:pellegrina nella fede checammina con noi; ha offertoalcuni spunti di approfondi-mento: tra gli altri, il valore

del quotidiano, la fede neldolore, la speranza controogni speranza.

Alternando la preghieraalla meditazione, l’eucaristiaai salmi del Libro delle Ore,nella serenità del chiostro,nella suggestione del San-tuario, nella pace delle celle,ognuna ha saputo ritemprarsie ritrovare se stessa, per ri-partire con nuovi propositi econ la ferma intenzione di ri-trovarci l’anno prossimo,magari con la stessa Guida.

Carla A.

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«Cime d’Auta» 17

60o DI CONSACRAZIONE DISUOR CAROLINA MARMOLADA

È avvenuto nella cappelladella Casa di Soggiorno perreligiose anziane di Crespanodel Grappa il 60o anniversariodella consacrazione di SuorCarolina (Anna) Mar-molada, che nella strutturariposa dopo i lunghi anni diservizio come Suora di MariaBambina.

A raggiungere l’impor-tante traguardo non è statasola. Infatti a farle compagniac’erano anche altre conso-

relle: 4 di loro celebravano il50o anniversario dei voti, 11 il60o, 5 il 65o, 1 il 70o e ben 2 il75o di consacrazione. Sobriala Santa Messa celebrata dalparroco di Crespano, in cuiogni festeggiata diceva ilproprio nome e ringraziavaper i lunghi anni di vicinanzaal Signore. La festa è poi pro-seguita in un salone riempitodi ogni ben di Dio dalle suore.Congratulazioni per la vitadedicata a Gesù!

Suor Carolina con le consorelle che celebravano importanti tra-guardi della vita consacrata.

Riportiamo il testo del rinnovamento della professione:Chiamata da Dio, che mi ha consacrato nel Battesimo a una vita di perfetta caritàa servizio dei giovani,degli ammalati, dei più bisognosi,io Suor N.confermo il mio impegno a essere nella Chiesasegno della tenerezza di Dio tra i miei fratelli,in conformità al carisma dell’Istituto delle suore di caritàdelle Sante Bartolomea Capitanio e Vincenza Gerosa,che mi accoglie da molti anni.Rendo grazie nello Spirito Santo al Padre,con ferma volontàdi seguire da vicino Cristo Redentore, rinnovo i miei voti perpetui di castità, povertà, obbedienza,secondo la Regola di vita che ho abbracciato.La Beata Vergine Mariami aiuti a perseverare in fedeltàe faccia il Redentore Amabilissimoche possa essere sua vera seguace. Amen!

Come è ormai consue-tudine, all’inizio di settembredon Bruno parte con alcuniamici per un cammino di spiri-tualità.

Quest’anno si è optato per ilcammino “Di qui passò Fran-cesco”, che, come suggerisce ilnome, passa per i luoghi dove,durante la sua vita, passò SanFrancesco d’Assisi.

INIZIO DEL CAMMINO per Città di Castello

Il cammino è cominciatocon un lungo viaggio in mac-china, che ci ha condotti fin aCittà di Castello. Qui troviamoGilda, che è venuta in treno daNovara. Dopo esserci sistematiin albergo, subito usciamo incittà e andiamo a visitare labella chiesa di San Francesco,dove però non possiamo dire iVespri, poiché si sta pregando ilRosario e dopo pochi minuti sicelebrerebbe la Messa. Quindiusciamo e ci dirigiamo verso laCattedrale.

Qui entriamo dopo alcunefoto e incontriamo don Carlo,che conosce molto bene lemontagne della Val di Fassa,poiché molto ha soggiornato lìcon i giovani. Egli ci spiega lastoria della Cattedrale, de-dicata ai Santi Florido e

Amanzio. Dopo la spiegazionescendiamo in cripta, ove sonoconservati i resti del BeatoCarlo Liviero, Vescovo dellaCittà dal 1910 al 1932. Dopoaver mormorato una pre-ghiera, usciamo e nella PiazzaPrincipale troviamo il Vescovo,Domenico Cancian, di veneteorigini, che celebra la Messaper le famiglie. Infatti in questadomenica 4 settembre, nellaDiocesi di Città di Castello è la

Festa della Famiglia. Dopo averricevuto la Benedizione, ritor-niamo all’albergo, dove ci at-tende una ricca e sostanziosacena. La sera facciamo unbreve giro a piedi intorno allemura romane della città, cheanche la sera è avvolta da unalone di fascino “medie-vale”.

PRIMA TAPPA: Città diCastello - Pietralunga

La mattina sveglia alle 6 esubito ci prepariamo gli zainiper scendere a fare colazione.Partiamo subito per la località“Il Sasso”, delizioso luogo dovevi sono alcune sorgenti, e dovela strada passa ardita soprarocce franose.

Lungo il tragitto passiamoaccanto a verdi coltivazioni databacco, che ci accompagne-ranno per tutto il viaggio. Al“Sasso” ci fermiamo in un frati-cello accanto alle acque perdire le Lodi, che sono la nostrapreghiera del mattino. Medi-tiamo a lungo sulla Lettura diSan Giacomo propostaci.Quindi, finito questo mo-mento di pausa e di medita-zione, ci incamminiamo per laPieve de’ Saddi, dove sono statimartirizzati il Vescovo Floridocon il suo sacerdote Amanzio.

La cittadina è disabitata, ma inun bellissimo luogo, molto pa-noramico sulle colline umbre.Arriviamo qui dopo un lungopercorso su strada sterrata,molto larga, che ci consente dicontemplare alcuni fra i più beipanorami della collina umbra.Qui ci fermiamo vicino allachiesina per il pranzo e, attiratidai deliziosi colori, mangiamo

Momento di preghiera in località Sasso (da Città di Castello e Pietra-lunga).

CONTINUA A PAG. 18

HANNO COLLABORATO:Comitato di redazione: don Bruno, Celeste De Prà,Corrado Tissi, Marco Bulf, Mauro Pasquali.

Collaboratori: Sandro De Gasperi, Alessia Serafini, Ce-leste Scardanzan, Santino Ganz, Costa Michele, GiorgioDe Gasperi, famiglie dei battezzati e dei defunti, Beppinoda Fregona, Emilio Bianchi, Rodolfo Pellegrinon, RinoDal Mut, Giovanni Pietro Crosato, Carla Andrich.

CRONACA CAMMINO “DI QUI PASSÒ FRANCESCO”

5-10 settembre

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18 «Cime d’Auta»

In cammino verso Pietralunga (manca Gigio, il fotografo).

anche fichi, more e uva checresce nel cortile di un’anticabicocca abbandonata ap-presso.

Ci incamminiamo quindiverso Pietralunga, che raggiun-giamo dopo una lunga stra-da, tutta a sali-scendi, che ciporta in paese in poche ore.Qui ci attende un confortevo-le albergo. Dopo una docciacalda ci avviamo verso lachiesa, dove don Bruno conce-lebra con il parroco don Sal-vatore la Messa. Scopriamopoi in sacrestia, che questoprete è stato all’Hotel Pine-ta!

Dopo una foto e la celebra-zione dei Vesperi, ci prepa-riamo per andare a mangiarenella pizzeria del paese,poiché l’albergo non è fornitodi servizio ristorante. Tuttaviaqualcuno ne approfitta perandare in farmacia a com-perare qualcosa per alleviare idolori a piedi e caviglie. Dopocena, tutti in camera, stanchima felici, crolliamo in un sonnoche si interrompe il mattinodopo alle 6.

In chiesa a Pietralunga con il parroco, ospite quattro anni fa a Ca-viola all’Hotel Pineta.

Gubbio: davanti al monumento di Francesco con il lupo.

La Basilica di S. Francesco: sembra vicina, manca però ancoraun’ora e mezza di cammino.

SECONDA TAPPA: Pietralunga - Gubbio

Dopo una colazione che cicarica di energia, partiamo allavolta di Gubbio, dopo aver sa-lutato un gentile e arzillo vec-chietto che ci aveva servito al-l’albergo.

Ci inerpichiamo su unacollina, dove sorge il belpaesino di San Benedettovecchio, per poi scendere peruna lunga strada asfaltata, doveci facciamo una lunga chiac-chierata e dove soprattuttomangiamo un sacco di mo-re.

Arriviamo a Mocaiana, unpaesino in comune di Gubbio eci fermiamo in un bar, visto chesiamo solo don Bruno, Gilda eSandro. Arriva poco dopo Ro-berto e qui facciamo il“pit-stop”.

Dopo aver aspettato pa-recchio tempo Gigio, Gianni eMauro, li vediamo arrivare e ciraccontano subito di aver in-contrato una vecchietta che haloro offerto il caffè con lagrappa di anice.

Partiamo subito alla volta diGubbio, che dista ormai solo10 chilometri.

Lungo il cammino, a mezzo-giorno, ci fermiamo in unprato, dove preghiamo le Lodie l’Angelus e dove facciamo lapausa pranzo.

Di lì a poco ci raggiunge ungruppo di signore, che ci ac-compagna dal primo giorno, eche ha con sé qualche brasilia-na. Con loro avevano dueguide che “scortavano” il grup-po per portare gli zaini o il cibodi coloro che non se la sen-tivano. Dopo qualche chiac-chiera, ci incamminiamo pre-gando il Rosario, e in brevetempo raggiungiamo la bel-lissima città di Gubbio.

Dopo qualche difficoltàper trovare l’albergo, la siste-mazione in camera e la doc-cia, visitiamo la chiesa di SanGiovanni, il Duomo e l’ardi-ta piazza, che sembra una ter-razza, che permette uno spet-tacolare colpo d’occhio sullameravigliosa città.

Scendiamo fino alla Chiesa

di San Pietro, dove don Brunoconcelebra la Messa in unacappella, e qui incontriamo,dopo la recita del Vespero, lasorella del parroco che è ancheVicario Generale della Diocesi,che ci mostra la chiesa grande.Quindi usciamo e troviamo lamadre di Laura (la signora checi aveva aperto la Chiesa), cheha 97 anni, ma che ha ancoravoglia di sgridare la figlia chenon arriva in tempo per la cenagià in tavola, perché si attardacon un gruppo di forestieristrani (noi). Quindi, dopo aversalutato Laura, andiamo amangiare in un ristorante, doveassaggiamo la Crescia, tipicafocaccia di Gubbio, simile percerti versi alla piadina. Dopo lacena, torniamo in albergo,qualcuno con qualche vescica,stanchi.

I dolori del giorno primasono spariti per tutti, a parte perchi ha le vesciche! Qui ci au-guriamo la buonanotte, quindici ritiriamo in camera per lanotte.

Sandro

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«Cime d’Auta» 19

Foresteria “Perfetta Letizia” con Angela.

La Basilica di S. Francesco.

Partiamo di buon mattino,dopo aver celebrato le lodi eletto alcuni capitoli dei fiorettidi S. Francesco e dopo un’ab-bondante colazione. Uscendoda Gubbio, passiamo accantoal monumento e alla chiesa chericorda il fatto famoso del lupocon Francesco. Qui inizia unlungo rettilineo che non finiscemai, quindi si sale per strada inparte asfaltata e sterrata: unasalita che percorriamo di granlena, misurando le nostre forzee la nostra resistenza.

Verso mezzogiorno giun-giamo presso l’eremo di SanPietro in Vigneto, dove vive uneremita che desidera nonessere disturbato. Noi so-stiamo nella piazza attigua,dove troviamo l’acqua.

Ci riposiamo e ci rifocilliamoper poi ripartire per la secondaparte della giornata. C’è uncontinuo saliscendi, con sen-tieri nel bosco, ripide discese ealtrettanto ripide salite. Più inalto vediamo il castello di Bi-scina, dove dobbiamo ar-rivare: una salita lunga che fac-ciamo, pur stanchi, a buonritmo, anche perché c’è untemporale che avanza. Gliultimi cinquecento metri sonopianeggianti: li facciamo quasidi corsa, perché la pioggia staarrivando e dobbiamo in-dossare la mantellina per ripa-rarci: per fortuna è questione didieci minuti.

Giungiamo stanchi e un po’bagnati all’agriturismo attiguoal castello. Prendiamo visionedelle camere, ci riposiamo, fac-ciamo la doccia e ci prepa-riamo alla messa che cele-briamo in un locale dell’agri-turismo.

Ben presto andiamo a di-stendere le stanche membra,perché domani ci attende unlungo cammino: poco meno di30 km.

QUARTA TAPPA:Biscina - Assisi(km. 29, ore 8)

Soliti preparativi prima dellapartenza: le lodi, la colazione,preparazione degli zaini e via. Iltempo è incerto; dall’alto dellacollina si vede nella valle sotto-stante molta nebbia; tuttaviapartiamo fiduciosi e veniamoripagati: il tempo si mette albello, man mano che passanole ore. La strada è molto simile aquella dei giorni precedenti:asfalto, sterrato, qualche trattodi sentiero nel bosco; sali-scendi... sogniamo i nostri sen-tieri sulle Dolomiti!

A mezzogiorno in puntogiungiamo a Valfabrica, uncentro di una certa impor-

tanza, dove troviamo apertoun supermercato per qualcherifornimento. Seduti su murettidi occasione sgraniamo qual-che panino... e riprendiamo ilnostro cammino. Ci restanouna quindicina di km.: sono gliultimi e quindi li percorriamocon la gioia che arriveremopresto a quella che è la meta delnostro cammino: la basilica e latomba di Francesco. C’è dacamminare su molto asfalto, inuna strada bellissima e po-chissimo frequentata.

Ad un certo punto, ci at-tende una visione che ci com-muove: la basilica di Fran-cesco: siamo vicini ad Assisi! Illibretto di guida ci avverte peròche ci sarà ancora un bel po’ dacamminare e difatti cammi-neremo ancora per un’ora emezza prima di arrivare allatomba di Francesco. L’emo-zione è grande, entrando inAssisi e nella Basilica con zaini,stanchi, sudati, ma con grandegioia nel cuore che traspareanche sui nostri volti. Dopo lapreghiera, prendiamo una cor-riera di linea che ci porta alla“foresteria Perfetta Letizia”dove saremo accolti e ripo-seremo la notte.

Veniamo accolti con grandecordialità dalla signora Angela,che gestisce la “foresteria” eche ci sorprende per lo spiritoche la anima: è lei che haideato e costruito il sentiero, in16 tappe, che dall’Averna

arriva a Rieti: il locale che ge-stisce Angela parla di sem-plicità, di povertà, di fraternità.Nessuna tariffa stabilita. Cia-scuno lascia quello che si sentedi lasciare sia per il vitto comeper la camera. Esprimiamo ildesiderio di celebrare laMessa, cosa che facciamo al-l’interno dell’ostello, con lapresenza anche di altri pelle-grini: Brescia, Germania,Brasile. È bello!

Con grande sorpresa ve-niamo a conoscere cosedavvero interessanti: la signoraè di Bologna, ma è vissuta peranni a S. Martino di Castrozza eperfino al rifugio Rosetta comecameriera. Ama le Dolomitiche ha molto frequentato,perfino “facendo” l’Alta Via n.1 (da Braies a Belluno). Par-liamo di don Bepi, parroco di S.Martino, degli amici Pietro DeLazzer e signora Norma... èuna conversazione piacevo-lissima.

Dopo una gustosa cena, pre-parata dalla stessa signora, connaturalezza essa ci dice che laregola della “foresteria”prevede di lavare i piatti: e pertutti noi è una gioia...! (a casanostra non sarebbe così).

Prima di chiudere la giornata(sono le 22.00) alcuni di noi sirecano alla grande chiesa di S.Maria degli Angeli per un mo-mento di preghiera. È commo-vente vedere in chiesa ancoragente assorta in profonda pre-ghiera silenziosa, in particolarenella chiesetta del trapasso...

QUINTO GIORNOvenerdì 10: ASSISI

Al mattino presto (con l’o-rario di sempre), ore 6: alzata...Alle 7.00 siamo in chiesa nellaBasilica per la messa conven-tuale della comunità dei frati:molti i presenti e veramentebella la celebrazione!

Dopo aver fatto colazione,preparati gli zaini, prendiamo ilmezzo pubblico per ritornarealla Basilica di S. Francesco e diS. Chiara. Camminiamo perAssisi respirando quello cheogni pellegrino avverte adAssisi: pace, fraternità, sem-plicità... Un po’ prima delle14.00, prendiamo il treno checi porterà a Città di Castello, dadove siamo partiti e dove ciaspetta il pulmino per il ritornoa casa, che raggiungiamo versole 22.30.

Cosa dire? Che è stato bello!Che è stato faticoso! Che nevaleva la pena! E per il prossimoanno si vedrà. Sarebbe bellocompletare il percorso, orga-nizzandoci ancora meglio, adesempio con l’appoggio delpulmino per il trasporto di pesiinutili e per il recupero diqualche infortunato (ve-sciche).

Un grazie grande al nostroMarco che ci ha organizzato ilpercorso e consegnato un li-brettino di 70 pagine per la pre-ghiera, per il tragitto, per le no-tizie: ci è stato utilissimo!

Da ultimo vogliamo presen-tarci: Mauro Pasquali, SandroDe Gasperi, Gianni Succini,Gilda De Prà, Gigio da Vi-cenza, Roberto da Treviso, ildon.

Uno dei 7

TERZA TAPPA:Gubbio-Biscina(km. 22, ore 6/7)

Il Castello di Biscina.

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20 «Cime d’Auta»

Luoghi della Memoria:“I Fràssen dela Meda Rosa”

La mia vita è cambiataqualche estate fa quando, deltutto casualmente, ho trovatocasa Via a Brusca che cono-scevo, fino ad allora, persentito dire.

Non è un alloggio di lussoma fatto apposta per me chesono nato Bolfémien, non amole comodità inutili e adoro le si-tuazioni pericolose.

Là ho conosciuto personeche mi conoscono da semprema che io non conoscevo, hofatto amicizia con il saggio,mite Steien, mio dirimpettaio,che mi racconta cose delpassato e ogni tanto va a pulirela vasca della fontana che iosporco con i resti del lavaggiodei funghi.

“Vade du a fa servizio” dice,e gentile com’è, non aggiunge:“Se dovaria fa n cin de atenziònkande ke se la usa”.

Ogni tanto va a pulire lafontana e una volta al giorno,più o meno proprio quando ioscendo dal ripido sentiero e miaccingo a togliere stivali, k-waye calzini che non si sa per qualemiracolo sono sì fradici ma nonmaleodoranti e sistemo ilcolmo cestino da qualche parteall’ombra della sua casa, luipassa con la sua Giulietta e miinforma, quasi fosse un doverecivico: “Don via al Tabià aciòle el cafè...”.

Sul far del mezzodì passaanche un instancabile Cer-catore di Funghi che, a volte,mi saluta con un laconico“Ciao!” senza particolari fles-sioni di sentita partecipazione,altre volte non dice parola masi ferma un attimo, poggia lozainetto a terra, ne estraequalche prezioso suo “reperto”e lo esibisce tenendolo a mezzaaltezza e sempre nella manodestra. Il fatto che più mi stu-pisce non è tanto la bellezza erarità di quello che mostraquanto la constatazione chenessun sentimento negativoappaia sulla sua faccia in quelmomento. Insomma, non lo faper farmi invidia, per prenderein giro, per sfida o per altri sen-timenti di questo genere, no: èsolo un’asettica manifesta-zione di personale gaudio con-tenuto che non vuole ferire glialtri.

E io? Beh, ammiro quelle in-

credibili prede e ammetto,senza dirlo però, che in fatto difunghi c’è qualcuno “pi valèntde mi!”.

La nuova sistemazione mievita massacranti corse nellanotte per arrivare almeno allospuntar del dì al parcheggio delColmeàn e, finalmente, milascia tempi infiniti per le coseveramente importanti dellavita, quando il tempo che ci èstato assegnato declina e da-vanti non ci sono più secolicome pensavamo nella bellaetà ma qualche manciata dianni o, se il destino così hadeciso, anche solo una man-ciata di mesi, di giorni, di ore...chissà!

* * *Ecco allora, una vacanza

come si deve, ecco tranquilligirovagare senza meta e senzaansia, ecco incontri gradevoli epittoresche conversazioni conQuesto e con Quello o anchesemplici, serene meditazioni incerca della verità...

Trovato dunque, un belposto per passare la notte, itempi della mia vacanza hannosubito radicali trasformazioni:la raccolta dei funghi occupauna giusta parte della giornata,significante sempre, ma nonesclusiva come succedevaprima...

In queste condizioni ot-timali i risvegli mattutini nonportano più l’urgente bisognodi far tutto in fretta e male purdi arrivare primi nei Luoghi deiMiracoli, con quali rischi e at-traverso quali traversìe, Diosolo lo sa. No, niente fretta!

Si può lasciare che le primeluci dell’alba forzino dolce-

mente la fragile barriera delletapparelle non del tutto ab-bassate e il risveglio avvengagrazie all’Aurora “dalle roseedita” come diceva Omero,quasi tremila anni fa.

È un bel risveglio perché sipossono considerare le mat-tutine operazioni una per unae, filosoficamente: assaporarela dolcezza del primo stirac-chiamento, il profondo sensoliberatorio che accompagnal’urgente, questa sì, visita albagno, la corroborante azionedell’acqua sulle mani e sul viso,il profumo del caffé, l’indivi-duazione e la scelta dell’equi-paggiamento, la lenta vesti-zione e... Tutte queste sereneazioni fatte con metodo, acqui-stano una loro poesia e, al mo-

mento diaprire la porta e chiu-derla alle spalle, l’animo èsoddisfatto e pronto a tuttoanche a cambiare programma.

Infatti, può accadere cheuna mattina, sul far dell’alba,uno decida di dare un calcioalle abitudini, di cambiar vitao, se non proprio, itinerari.

D’accordo, dare un calcioalle abitudini non è lo stessoche dare calci a un pallone;cambiare all’improvviso i ritimattutini, è come toglierel’acqua ai pesci dell’acquario e,allora, l’operazione deve esseredolce, ragionata e cominciareda alcune cose che da sole illu-minano il nuovo giorno.

E cosa si può fare di mattinapresto uscendo dal numero...di Via a Brusca?

Un bel pieno d’aria pura, in-nanzi tutto, ma questo viene dasé. Una sbirciatina via aFregona dove il cielo è più

chiaro e con occhi attenti sipuò leggere come sarà lagiornata. Non può mancareuno sguardo alle cime chestanno sopra “la Ciasa delStefen e dela Giulieta”, laprime ad essere illuminatenelle giornate serene. Ognivolta che i miei occhi si posanolà, mi viene alla mente l’ideache quelle montagne, miste-riose e lontane, siano del tuttoinutili. Mai mi è passato e maimi passerà per la testa il ghiri-bizzo di darci un’occhiatina,tanto mi appaiono estranee epoco invitanti.

* * *Dalle cime inutili lo sguardo

scivola naturalmente verso ilMulaz e il Focobon e, dopo avercontrollato se è rimasta ancoraun po’ di neve lassù, si spostaverso il San Pellegrino e re-gistra che c’è il sole anche là.Tutto come una volta, quindi,non fosse per il ghiacciaio, ilmitico ghiacciaio del Focobònsul quale si posavano gli occhiincantati dell’infanzia che,anno dopo anno si è rimpic-ciolito sempre più e ormai solodue lingue bianche nel grigiodella roccia stanno a testimo-niare l’antica abbondanza.

A questo punto, consi-derato che a parte il ghiacciaio,poco è cambiato, si puòscendere in strada, attraver-sarla con qualche precauzionee accostarsi alla fontana, chene fa venire di pensieri, mu-sicali e no!

Volendo si può anche filoso-feggiare qualche attimo sul-l’importanza dell’acqua che giàagli Antichi Greci era parsouno dei fondamenti dell’uni-verso e non si può non con-cordare.

Quassù poi, assume signi-ficati del tutto particolari e bi-sogna avere passato pomeriggispensierati attorno alla Brentaper rendersene conto; bisognaaver scarpinato per ore e ore eincontrare una polla d’acquain qualche sconosciuto avval-lamento o anche semplice-mente sbucare su un costoneche dà sul Gaon, sentire quel-l’armonico cadere dell’acquatra roccia e roccia per sentirsirinfrancati e non solo!

Dopo una mattinata di

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«Cime d’Auta» 21

marcia tra l’erba e i fiori, scen-dendo dalle “Costele” versocasa, può venire la voglia didare un’occhiatina a “La Ial”dove, nascosti tra l’erba,freschi torrentelli si fannostrada verso il ritatgiUsaiiacqua arriva, mescolata aquella del Biois, del Cordevolee del Piave, proprio dalle mieparti. E dopo questa profondameditazione si può anchecambiar vita.

* * *“Stamatina voi dì a vede i

Fràssen dela Meda Rosa...”, “IFrassen dela Meda Rosa? Kestala è bona e volòn savéi kel ke tene conte e come ke la va a finì”.

Da molto tempo la MedaRosa se n’è andata e poco mi ri-cordo di lei, ma i “Fràssen” chestavano sotto alla sua casa,quella misteriosa macchiascura sui lindi prati appena fal-ciati erano, dal mio punto di os-servazione preferito, il Col dela Posa, una attrazione ma-gnetica, comunicavano unsenso di mistero e suscitavanocuriosità e voglia di avventura.Non è che fossero la meta pre-ferita e neppure una meta abi-tuale anzi, a pensarci bene, noncredo di essere entrato in quelmisterioso rifugio, più diquattro o cinque volte e diquelle rare intrusioni mi portodentro il ricordo di un’ombrafreschissima, di qualche im-provviso allontanarsi di Pane-gasse e Lugherign, un paio diardite ascensioni, la fuga di unaCatòcala mimetizzata sullacorteccia e un buon profumo dianni spensierati, nient’altro!

Eppure grato è il ricordo diquella macchia scura, grato ilsopravvenire di immagini benfisse nella memoria dopo cin-quant’anni e passatone il desi-derio di scendere e vedere”.Senti, poweta, noi capion e nocapion... La Meda Rosa, se laregordon tuti... Sion lugaitante volte al Col dea Posa...IFrassen, i nepiaséa anca anoialtrima, la Catòcala... qu’est-ce que c’ est?”.

Giusto, le Catòcale... Sonodelle grosse farfalle notturneche passano la loro giornatasulla corteccia degli alberi mi-metizzate talmente bene chepersino un occhio abituato asimili ricerche le individue-rebbe con difficoltà e, unavolta fatta la scoperta, poca sa-rebbe la soddisfazione e sola-mente scientifica.

Se si vuole una soddisfa-zione estetica bisogna inter-

rompere, e con le manierecattive, il riposo della Sfaticatae farle prendere il volo. Eccoallora che la Fuggente dà ilmeglio di sé esibendo una sfol-gorante livrea rosso fuoco condue cerchi neri che sembranoocchi ed è lo strumento che lanatura le ha dato per spa-ventare i predatori... Quantodura quella magia? Poco più diniente, come un lampo nellanotte o conte i sogni dellanostra giovinezza.

Bello! E dopo?

* * *Dopo scendo per la strada

che porta al “Rondinella” conil passo lento e meditativo dichi non ha fretta e tra i tantipensieri che si affollano nellamente, il primo riguarda la per-fetta serenità che trovo in tuttociò che mi circonda, serenitàche si trasmette senza alcunsforzo cerebrale agli occhi, al-l’anima, al cuore: la fontanelladella brenta via a Brusca nonsembra uguale a quella che fre-quentavo da bambino in viaPaviér ma poco importa se leemozioni che trasmette nonsono le stesse. Il vecchio tabiàappena sotto la fontana mi ri-corda il tabià che frequentavoquand’ero piccolo e avevaproprio questa struttura,questo odore e un alone di mi-stero che riappare tuttora, ognivolta che ne incontro uno.

Da qui in avanti, se ricordobene, c’era solo la casa dellaMeda Rosa e, un po’ più sotto, iFrassini della Nostalgia, chepagherei non so cosa per ri-vedere, questa mattina ma, purpossedendo il titolo di Tro-vatore di Sogni so per certoche, a meno di un miracolo, ilmio desiderio non verrà maiappagato. È vero che quandosono quassù il mio sguardo pre-ferisce puntare al suolo o alcielo azzurro ma, ogni tanto,anche i miei occhi navigano adaltezza d’uomo, e si posanosulle banali quotidianità ehanno visto il lento, ineso-rabile avanzare del progresso.Con lo stupore, lo sgomento el’impotenza dei sognatori hovisto arrivare le gru, i camion,le betoniere, ho sentito il mo-notono picchiettare del mar-tello sulle assi delle “armature”e lo stridere delle seghe sui tettiin allestimento e così, tra la miadisperazione e la gioia delleMaestranze e Affini, attornoalla casa della Meda Rosa sonocresciute come malefici funghialtre case, altri steccati, altri

giardini C’è anche un comodoparcheggio dal quale losguardo può ammirare i prodigidella tecnica e del progresso.Inutilmente cerco la notasagoma dei frassini, le irregolarima precise linee di confinedegli appezzamenti, quellelinee che permettevano di la-sciare i Sentieri Maestri e “didu de scavàza”, tra un rettan-golino di fave a destra, un qua-drato di patate a sinistra, unamulticolore macchia di pa-paveri un po’ più avanti No, ilpanorama che porto da sempredentro al cuore non esiste chenella mia fantasia: non solonon si vedono più i frassini, maanche i Pian sono scomparsidietro variopinti muri into-nacati e dipinti da poco, ele-ganti ballatoi in larice e tettispioventi... A questo punto,ecco le Voci che tanto spessovengono a farmi compagnia,gradite presenze per lo più, manon in questo caso: “Kesta la èanca pì bona, saiok!A noi nepar de sentì ncin de ironia nteletoi parole. Volarieto forse neda da intende ke sana meo kenoi vivessàne ntele grote, ntelestamberghe, sot ale fraske parte assà a ti i prai, i frassen, i troi,el pavàre, le fave, le pavèle,le...? Volarieto proprio kesto?Sasto kel ke te disòn: ke sanameo ke te desse du da donBruno a te fa benedì e se kestonol funziona, ke te te fesse vedeel zervèl!”.

* * *Davanti a un discorso così

chiaro e deciso ho un attimo dismarrimento e un po’ di ri-morso accompagnati dallaconvinzione che la ragione ètutta dalla loro parte e le ram-pogne sono meritate: “Ben mista”, penso e comincio un tor-tuoso cammino di espiazionenel tentativo di farmi per-donare.

Naturalmente non volevooffendere e lungi da me l’inten-zione di ironizzare sulle scelte edi anteporre il nostalgico qua-dretto campestre alle con-quiste del progresso! Quelloche interessa a noi difficil-mente va d’accordo con chiverrà dopo, ognuno cerca dicostruirsi attorno un mondoche gli piace, qualche volta riu-scendoci, il più delle volte no”.

“I Frassen dela Meda Rosa”erano la mia infanzia e sparitaquella, sono spariti anche loro.Non è qui che li devo cercarema è da qui che devo partireperché il grande pannello chericorda gli autori e i termini

tecnici del nuovo insedia-mento abitativo dice chiara-mente: Residence “Ai Fras-sen” e allora la forma è salva equella località che tantopiaceva a me e che di sicuropiaceva a molti altri, potrà con-tinuare a vivere nel cuore enella memoria di chi vorrà.

Io però continuerò le mie ri-cerche e prima o dopo qualcosadi buono salterà fuori. Intanto:“Addio Residence ai Frassen, ”Ve salude Fràssen dela medaRosa! Me cognòn tornà du aTreviso!”.

* * *Una volta a casa, cambiati i

panorami mi sono reso contoche l’immagine dei frassinidella Meda Rosa era talmenteviva e precisa nella mia menteche era impossibile fosse quelladell’infanzia. Insomma daqualche parte dovevo averlivisti recentemente quei bene-detti alberi!

E dove altro si possonotrovare i ricordi del passato senon in fondo al cuore o infondo ai cassetti?A casa mianon mancano i cassetti eneppure le fotografie e alloraavanti con pazienza certosinain cerca di una magia che forsesta proprio là. Ho cominciato asfogliare album, a esaminareuna per una le istantanee deglianni settanta, centinaia e cen-tinaia che hanno registrato fe-delmente e felicemente, indolce, rapida progressione lacrescita dei miei figli e qualchecaro paesaggio che ha mutatoaspetto...

“Ma i asto catài o no stiFrassené?”.

Eh sì, ce n’è voluto deltempo, ma alla fine la mia ca-parbia ricerca ha avuto l’esitosperato. Eccoli, i cari Frassendela Meda Rosa, i Frassini dellaNostalgia che rinascono dalpassato con tutto il fascinodella loro intatta, antica sugge-stione!

È una foto dei primi anni Ot-tanta e quando mi è capitatasotto agli occhi il mio cuore diTrovatore di Sogni ha avuto unsobbalzo, ma il mio cuore dipadre non ha avuto dubbi suquale fosse la vera“Bellezza”della foto: emozionante la vistadella macchia scura deiFrassini della Nostalgia laggiùsullo sfondo, ma niente maleneppure la Biondina in primopiano, che fa da contorno aifunghi del suo papà.

El Lolo,trovatore di funghi

e di sogni

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22 «Cime d’Auta»

GIARDINO DELLA MEMORIASui Caduti di Russia la benedizione della croce e il suono della campana

CANALE: 18 settembre 2010

Nonostante il tempo incle-mente, oltre cento personehanno presenziato l’altra seraall’inaugurazione del Cristoligneo e della campana postenel “Giardino della memoria”di Canale ideato e realizzato daEnrico Giovanni Fontanive a ri-cordo di tutti i soldati italianicaduti, durante il secondo con-flitto mondiale, nella cam-pagna di Russia. Una ceri-monia semplice e commo-vente, alla quale erano presentimoltissimi alpini dei gruppi diCanale, Caviola-Cime d’Auta edi Falcade, e che è stata accom-pagnata dai canti del coro “ValBiois”, diretto sapientementedal maestro Attilio Costa. Unatestimonianza che GiovanniFontanive, scomparso un annoe mezzo fa, ha voluto lasciare aricordo del martirio di queicentomila “ragazzi” chepersero la vita nella sconfinatasteppa Russa. Storia alla qualeGiovanni si avvicinò e si appas-sionò, al dramma umano diquesti poveri soldati, tanto dadivenire negli anni un appas-sionato ricercatore e studioso.

A benedire la campana fattaconiare appositamente inRussia e il grande crocefissoligneo è stato l’arciprete diCanale, don Mariano Bal-dovin, che nel suo intervento

ha ricordato, emozionato, lastoria e il dramma di suo padre,anch’egli reduce di Russia.Esperienza questa che lo segnòper il resto della sua vita.Quindi a nome della famigliadi Giovanni Fontanive: pre-senti le figlie Luciana, Tatiana eChiara e la moglie Luigina, è in-tervenuta la figlia Tatiana, cheha ringraziato tutti i presentiper questa imponente parteci-pazione, a sottolineare affetto ericordo.

Brevemente sono inter-venuti poi il vice sindaco diCanale Luigi Rossi e MarioLeonardi in rappresentanzadella sezione Ana di Vicenza.Come atto finale la benedi-zione della campana e i primitre rintocchi impartiti dallamoglie Luigina.

Dario Fontanive

2010: sono sempre ifratelli Bortoli. Si sono ritrovatiper festeggiare il90o compleannodi Vittoria.

Felicitazioni eauguri!

1939:i fratelli Bortoli, dalla maggiore Vittoria al minore Tullio(nella foto manca Elena).

I Bortoli di Feder - Pavier

RIPORTIAMO DA “IL GAZZETTINO” DI MARTEDÌ 21 SETTEMBRE

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«Cime d’Auta» 23

È con grande gratitudine pertutto quello che la Casa dellaGioventù rappresenta perl’intera comunità della Valle delBiois che vi consegniamo ilnostro seppur piccolo con-tributo per i lavori di adegua-mento della sala danneggiatadall’allagamento.

Il ricavato è il frutto del con-corso di poesie che è nato loscorso anno dalla volontà degliamici degli emigranti in Brasileche nell’autunno 2008 sono staticolpiti dall’alluvione. Con il ri-cavato dell’edizione scorsa ab-biamo aiutato queste popola-zioni nostre discendenti, nelloStato di Santa Cotenna; infattialla fine dell’800 è emigrato circaun quinto della popolazionedella Valle del Biois.

Nella seconda edizione delconcorso invece abbiamoguardato più vicino a casa nostra,nella nostra valle, sostenendoappunto la Casa della Gioventù.Abbiamo scelto questo scopoper essere vicini alla comunitàdella nostra valle che tanto fa pergli altri e per il volontariato. LaCasa della Gioventù è un luogo diincontro, è utilizzata da tutte leassociazioni, tiene vivi i legami ecrea occasioni di socializza-zione. Quindi un grazie ed unaiuto ci è sembrato doveroso achi la gestisce e la mette a disposi-zione della comunità.Falcade, luglio 2010GRAZIE!

Ringrazio sentitamente, an-che a nome del Gruppo che ge-stisce la Casa della Gioventù,per lo scritto inviatoci e per il ge-neroso contributo fattoci per-venire. Vedendo quelle ban-conote color verde... sonorimasto senza parole. Grazieancora!

Approfitto per ribadire chel’uso della Casa della Gioventù afini religiosi, culturali, ri-creativi... è per TUTTI, senzaalcun scopo di lucro. Il fatto chela Casa possa servire a pro-muovere lo spirito e la crescitadella comunità è già sufficienteper sentirsi appagati. Un even-tuale compenso per spese non èrichiesto, anche se bene ac-colto.

Noi stessi però ringraziamoquanti: singole persone, Entivari, Gruppi, come nello spe-cifico l’Hotel Stella Alpina, di-mostrano altrettanta disponi-bilità e impegno per sostenere epromuovere iniziative comequella del concorso di poesiecon finalità veramente tantobelle! don Bruno a nome del

Comitato di gestione

CONTRIBUTOPER LA CASA DELLAGIOVENTÙ

LA S’CIONA DEL BARBAROTe le sue conseguenze

En scrito dal RINO DAL MUT con la colaborazion delBEPINO DA FREGONA

Prima de ve contà la s’ciona delBarbarot, voi regordà en incontrosu ’ntel cason de Colmont, tra mi,mia Mare e el Madio dei Trincoi (1)kande, ’nte i agn zinquanta se dea afa fen su ’nte le part de montagna.Alora suzedea, dopo na giornadafadigosa, de se Katà ’ntel cason afa quatro ciacole e magari a facalke cantada. Kela volta valgugn iavea scomenzà a cantà la canzon“CHI DA LA VALADA”. A ’n zertopunto el Madio el fa en salto su labanca e el dis: “qua sbaliè tut...”(dopo capiron el parchè).

Verso la fin del 1500, inizio1600, su da le bande de Crode earent al confin fra le part de mon-tagna de chi da le frazion (Fargona,Feder, Carfon) e chi da la Valada,vivea, o meio el tirea a campà, enpore diaol che la dent de la vall’avea denominà “BARBAROT”(piccolo barbaro). El se avea Katàen riparo ’nte na piciola cavernasot a ’n gran sas (che ’ncora ades lecognesù come “el sas del Bar-barot”) e ’l magnea Kel pok che poldà kalke feda o kalke ciaora. Poldarsi che el se dese anca al braco-naggio, ma desegur, i segador chealora i dea a segà le part, i ghespordia valk da magnà, anca se stoom l’era asai scontros.

E ’ntant i agn i pasa. En dìvalgugn che pasea da kele bande ilo ha Katà destirà ’ntel so cuzo e, asto punto, salta fora el problema dechi che dovea entervenì. El Bar-barot l’era semper stat consideràmisterios, superstizios e, valgugndisea anca che l’era parent deldiaol. Fato sta che ades che l’eramort nogugn volea dì su par ghe dàna degna sepoltura.Le autorità de alora, par zerkà de ri-solve sto problema, le manda a dìche chi che fuse dut su a sepolì stopore Barbarot, i avarie avù el diritode spostà a so favore i confin de lazona segadiva de le part de mon-tagna. Chi de le frazion, semperfamai de zone segadive, i e partii e,’ntant che chi da la Valada i stea a

Alla baita dei cacciatori per labenedizione.

Al capitello con il coro di Padova.

vardà, i ha dat sepoltura al Bar-barot. Così, senza tante fadighe, iha ciapà ’naltro toc de montagna.

Chi da la Valada però no i e statpar nia dacordo sul spostamentodei confin e da ’sto episodio la escomenzada la famosa “Lite deColmont” tra chi da la Valada e lefrazion che regorde l’era: Fargona,Feder e Carfon. Tanto par avei naidea de la importanza e de quantche la e durada, qua sot riporteKalke riga dei documenti dei Tri-bunai:

“colle due investiture 24maggio 1622 e 26 marzo 1623(così leggesi nella deninciata sen-tenza) il Governo della Repub-blica di Venezia concedeva il godi-mento, con privilegio, dei beni inciascuna di esse descritti, e rispet-tivamente ai due comuni diFregona (ora unito a Canale) e diVallada. Sorta però la disputa sul-l’estensione di detti beni, inter-venne (1637-39) un arbitramento,che fu impugnato; anzi colla Sen-tenza 16 luglio 1701 della qua-rantia civil novo, si ordinò doversiconservare a Fregona il godi-mento dei beni ad essa consegnaticolla suddetta investitura. Ripresala disputa, era essa tuttavia pen-dente quando cadde la Repubblicadi Venezia. Installato il GovernoAustriaco...” (2).

Kalke altra riga interessante:“Da secoli s’agita fra il

Comune di Vallada e la anticaRegola ora Frazione di Fregonadel Comune di Canale, questionesul più vero confine dei limitrofi

territori comunali, già conosciutasotto il nome di lite di Colmont.Una montagna detta Colmont eCrode si estende a sera delComune di Vallada, a mattina diquello di Canale; a chi, quanta, diquesta montagna, pomo di di-scordia, appartenga, è oggettodella lite di merito” (2).

I e dut avanti così coi tribunaide Belun,Venezia e, a la fin co lasentenza del tribunal de la RegiaCorte de Lucca del 18-29 luglio1887.

A la fin chi da la Valda i à tocùziede e, el confin originario, chel’era delimità da en gran sedon cheda Crode el dea su verso CrepaRossa le stat tramudà de fora dalcoston onde che cres i baranc’ e nole proppio nia da segà.

El sedon originario l’era ciamàcosì parchè no l’era altro che nagranda seda larga zirca zinquantasckei onde che na seda normal la elarga dies - chindes skei (la seda,par chi ke no sa, lè kela strisa deerba seca che i segador i asea parconfin dei prai).

No content de avei vint la causaki de la frazion i ha pensà ben descrive e cantà na canzon che cioleaen cin en giro i nost soci da laValada. La canzon “CHI DA LAVALADA” i la cognes en tanti ’ntela Val del Biois, tanto che i la cantasia el coro “Val Biois” sia chel deAgort. Però...

Ades tornon su ’ntel cason deColmont cande che el Madio deiTrincoi el salta su la banca e col’aria en cin enkazada el dis: “quasbaliè tut, se volè cantala, an-mancol cantela giusta”.

Enfati i baldi cantarin i aveaentonà na strofa che disea:...

“i la volea da inte dal costonEnveze i ghe l’à data de fora dalgaon”

El bravo e preciso Madio enveze,l’avarie volù che i cantese:

“I la volea da inte del sedonEnveze i ghe l’à data de fora dalcoston”

Anca parchè no esiste nesun gaonda chele bande e el coston lè chellonk coston pien de barancì che lèfora verso Pianeza.

No lè par ese pignolo, ma par laprecision e par mancenì la nostacultura sarie bel che el Tilio deiBolp (coro Val Biois) che el corode Agort i cenise Kont de chesta pi-ciola ma importante precision.

1) Madio dei Trincoi: così l’eraciamà Amedeo Da Pos da Carfon(1870 - 1966) brao scultor e om deingegno. L’era la persona che lasavea tut de la lite e che avea en cu-stodia tuta la documentazion.

2) Trat dal libret “CONTRORI-CORSO del Comune di Canale perle frazioni di Fregona e Carfon, alricorso del Comune di Vallada, indifesa della sentenza 18-29 luglio1887 della R. Corte di Lucca”Stampà a Venezia ’ntel 1888.

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24 «Cime d’Auta»

26 GIUGNO: MONTE PORE S. Messa

Su iniziativa di SilvanoFenti, sabato 26 giugnosiamo saliti sul monte Pore perricordare don Claudio Sacco,perito tragicamente sotto lavalanga, la notte del 2 di-cembre di quest’anno.

Lo stesso Silvano haspiegato il perché della cele-brazione. Ancora l’annoprima, don Claudio e gli sposiSilvano e Maria Rosa si eranodati l’appuntamento per ri-cordare quest’anno, i 40 annidi ordinazione sacerdotale edi matrimonio.

Siamo saliti in tanti, prove-nienti dalle parrocchie di MasPeron, di Borgo Piave, di Ca-

viola e di Colle S. Lucia. Ab-biamo concelebrato la s.Messa e all’omelia, donSergio ha ricordato il fratellocon parole che hanno toccatoil cuore di tutti, ascoltate concommozione, mentre losguardo era rivolto a qualchecentinaia di metri sul pendiodove don Claudio era statotravolto dalla slavina.

Per la celebrazione erastato preparato un opuscolo,dove era stato riportato loscritto con parole e musicascritte sul quaderno di vetta,alcuni minuti prima di iniziarel’ultima discesa della sua vita. 2.12.09 luna piena - bellaluna penna infreddolita

don Claudio

Don Sergio ricorda il fratello.

Silvano presenta la celebrazione.

INCONTRI CULTURALI E RELIGIOSI IN MONTAGNAMERCOLEDÌ25 AGOSTO:

2 giorni sul Brenta

È l’uscita tradizionale di 2giorni che facciamo verso laconclusione dell’Estate: dopoil Picco della Croce nei pressidell’Austria, dopo le mon-tagne del Tires in Val Gardenae Val di Fassa, quest’annoscegliamo il massiccio delBrenta: due giornate abba-stanza impegnative, ma cheaffrontiamo con prudenza etanta emozione.

Siamo un po’ costretti a sce-gliere le date del 25 e 26agosto anche se al don questadata pone qualche problema.Siamo in 12. Partiamo di buonmattino (6.30) in auto perOra, Mezzolombardo, Val diNon e di Sole, Folgaria,Campo Passo Carlo Magno eMadonna di Campiglio:dopo tre ore di auto raggiun-giamo la piana di Vallesi-nella, ai piedi del Brenta. Sicomincia a salire per sentieroabbastanza ripido, ma moltoben tenuto (non poteva esserediversamente essendo nelTrentino).

RIFUGIO TUKETIn circa due ore siamo al rif.

Tuket, dove ritroviamo gli altriamici saliti con seggiovia alrif. Graffer e quindi per facilesentiero al Tuket. Anche perloro un’ora e mezza dicammino, ma con pocafatica.

Sostiamo al rifugio per ri-posarci e per rifocillarci. Iltempo è discreto; non mi-naccia pioggia, ma c’è un po’di nebbia che copre le mon-tagne, però è bello! Chie-diamo informazioni per il sen-tiero SOSAT. Tre ore di sen-tiero con tratti di ferrata molto

esposti, ma anche molto sicuricon corde e scale. Alcuni di noici siamo già stati, per i più èuna novità e l’emozione ègrande! Specialmente perchi, come Pasquale non sacosa vuol dire “ferrata”... maè in buone mani: Gigio è piùche angelo custode: è guida, èsicurezza, è maestro... Leemozioni sono tante, in parti-colare quando su scale bensicure si tratta di scendere osalire pareti verticali con stra-piombi impressionanti.

RIF. BRENTEISiccome andiamo adagio

con molta prudenza e ci fer-miamo per ammirare e per ri-posare... le ore di camminodiventato quasi 4. Nell’uscitadella ferrata e nella discesa alrifugio Brentei (sono le 15.00,ora di inizio del funerale aBelluno di don Francesco),ma con la corona in mano econ chi mi è vicino recitiamo ilrosario (in programma era lamessa alle 15.00 nella cap-pella del Brentei). Un po’dopo le 16.00 siamo al ri-fugio: non c’è tempo di fer-marsi tanto, perché bisogna

La Messa nella cappella presso ilrif. Brentei.

Cappella rifugio Brentei. Dolomiti del Brenta.

Monte Pore.

AMICI DELLA MONTAGNA

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Tipografia Piave: LX nl: CAVIOL17-0025 nome: ottobre 2010 data: 11-10-10 Ora: 17 alt: 73 , 00 Compos.:17,52 del 11-10-10 base: B2 col: CMYK

«Cime d’Auta» 25

salire alla forcella per rag-giungere il rif. Pedrotti dovepernotteremo. Le indicazionidicono un’ora e quarantaminuti.

Il sentiero sale dolcemente,però non finisce mai e per dipiù, quando ci sembra diessere alla forcella, ciaspettano ancora delle roc-cette attrezzate e un nevaio al-quanto ripido! Pasquale chemi segue... mi prega di ral-lentare un po’ il passo.

Rifugio Pedrotti.

RIFUGIO PEDROTTI

Finalmente raggiungiamola forcella e vediamo piùsotto, a duecento metri, primail rif. Tosa e poi il grande ri-fugio Pedrotti, che raggiun-giamo con grande gioia. Al ri-fugio erano già arrivati Mauro

Valt con Mirella e natural-mente Gigio. I soliti ritiquando si raggiunge un ri-fugio (assegnazione camere,togliersi gli scarponi per salirealla camera, lavarsi conacqua fredda, che sembracalda, preparare la branda,un buon thè caldo, acqua mi-nerale gassata e... il pensieroa chi ancora non è arrivato:“Dove saranno? Ce la fa-ranno tutti a raggiungere il ri-fugio?”.

Uno sguardo alla forcellaed ecco una fila di pellegrinistanchi, ma soddisfatti che siavvicinano. Anche per loro isoliti riti e un po’ dopo le 19.00ci troviamo al tavolo per lacena. Il rifugio, molto grande,è pieno di gente, special-mente stranieri. Un’ottima eabbondante cena, poi uno

Bocchette centrali.

sguardo al panorama sull’im-brunire e prima del sorgeredella luna piena e poi ci riti-riamo in una delle due stanzeche ci sono state assegnateper il momento di spiritualità eper telefonare. Riceviamoperfino una telefonata dallaNorvegia da parte di Paola(Roma). Ci dividiamo perandare alla propria branda,con una preoccupazione:Dormiremo? Ci sarà chirussa? Alcuni prima mettersinel sacco-lenzuolo scendonoper ammirare il panorama,davvero superbo, illuminatodalla luna piena.

Decidiamo di alzarci almattino alle ore 7.00: e cosìchiudiamo una giornatamolto intensa.

GIOVEDÌ 26RIFUGIO PEDROTTI

Alle 6 c’è già movimentonelle camere: i primi com-menti piuttosto positivi.

Nella camera 29, tuttihanno dormito bene senzaalcun disturbo; nell’altrastanza, anche abbastanzabene, sebben con qualchepiccolo disturbo. Scendiamoper vedere il panorama: unagiornata splendida, aria

mite... all’orizzonte il sole stailluminando le montagne e adun certo momento si presentaluminoso e maestoso dietro ilcivetta come un grande globodi luce: uno spettacolo cheviene da molti fotografato.Sale spontanea la preghiera aDio Creatore, al Signore delleCime.

Rientriamo per la colazionee quindi ci raccogliamo per lapreghiera delle lodi, alcunefoto e ci incamminiamo, zainiin spalla, verso la forcella,dove, subito sotto, c’è l’at-tacco della ferrata delle Boc-chette Centrali.

Al Rifugio Pedrotti.

Bocchette centrali.

Sentiero Sosat.

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Tipografia Piave: LX nl: CAVIOL17-0026 nome: ottobre 2010 data: 11-10-10 Ora: 17 alt: 73 , 00 Compos.:17,52 del 11-10-10 base: B2 col: CMYK

26 «Cime d’Auta»

Nel dolornella fatica

e nel pianto di questa vitaLui ti guarda con dolcezza:

“VIENI!” dice con chiarezza.

Io non ho regali d’oroma dò solo

un gran ristoro.

Tu sapevi Gesù

che eravamo egoisti a tutti gli eventi della vita,

e così sei venuto a darci unesempio.

Un esempio di vitaper migliorare la nostra vita.

Questo sei venuto a dirci e afare:

Tu eri in contatto d’Amore conil Padre,

noi dobbiamo restare in con-tatto d’Amore con Te

che sei il nostro unico e grandeesempio di vita.

Tu agivi per il Padre

in contatto con Luinoi dobbiamo agire e forse

tutto per Te, restando sempre in contatto

con Te.

Aiutaci, Signore Gesù,a percorrere il cammino della

vita come Tu desideri

e a restare sempre in contattocon Te,perché

Tu sei Vita,ma noi siamo fragili.Solo così migliorerà

la nostra vita.Amen

Al trucio dal Vàot’Na trevisana che l’ era lugàda sott le prime ciase del Vàottuta empomatàdano la se spetea neanca parsogno’l pi strano ” benvenuto all’ospite” de tuta la Val del Biois!L’ era ’l potente trucio delTranquillo, detto anca “petalo di rosa”. Co ’l muso fora da la grata ’l se spetea ’na carezza,o ’na parolina de confortopar la prigionia; o almancoi auguri par la scadenza degenàio.Nia, sasto, nia del tutt!La trevisana l’ ha tirà drettco ’l nass da l’ altra banda...Varda Maria: a ghe pensàa ’na offesa cosìta burta,a ’na superbia cosita odiosa,me vien ’na rabbia e ’na malin-conia. Pore Trucio! Che no te dighequanta.

Emilio Bianchi

BOCCHETTE CENTRALILa prima parte è in leggera

salita, con tratti assicurati dallecorde metalliche, altri in liberasu facili roccette, il tutto in unoscenario davvero emozio-nante. Sostiamo più volte perriposarci, ma soprattutto perammirare. Ci sono cengemolto esposte, ma sicurissimeche ci procurano solo emo-zioni: l’attraversata dura più ditre, con un’uscita dalla ferratamolto esposta, ma sicura, suuno spigolo di roccia checonduce alla forcella e ad unnevaio (più metri di neve!).

RIFUGIO ALIMONTAIl nevaio non è pericoloso,

anzi divertente e ci porta inpoco tempo la rifugio Alimon-ta. Mancano pochi minuti amezzogiorno. Decidiamo difermarci per mangiare qual-cosa, anche perché il pano-rama in particolare sull’Ada-mello è superbo! Il cielo è lim-pido, il sole scotta. C’è chiprende il sole come in spiag-gia.

RIFUGIO BRENTEIVerso le 14.00 scendiamo

al rifugio Brentei per la cele-brazione della Messa: ricor-diamo don Francesco Cassol,tragicamente scomparso po-chi giorni prima nelle Puglie,ricordiamo i morti delle mon-tagne i cui nomi e foto sonosulle pareti della chiesetta (inparticolare i 7 bambini mortiscendendo dal Brentei, sor-presi da una valanga di detri-ti e d’acqua). È commoventeleggere i loro nomi, tutti sui12-13 anni, periti con il loroaccompagnatore di 22 an-ni.

Ci uniamo anche ai pelle-grini che sono a Canaled’Agordo per il 32o anniver-sario della elezione a Papadel nostro don Albino Lucia-ni.

Verso le 17.00 siamo alleauto e verso le 20.00 ritor-niamo alle nostra case, moltomolto soddisfatti e grati al Si-gnore che ci ha donato duegiorni splendidi che rimar-ranno nel nostro animo.

Il Coro “Le Voci dei Cortivi” a Caviola.

Il Coro “Val Biois” in con-certo a Caviola con moltapartecipazione di pubblico.

Teatro-rappresentazionedella leggenda dei sassi.

Chiesa Madonna della Salute.

Al rifugio Alimonta, al termine dei due giorni.

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Tipografia Piave: LX nl: CAVIOL17-0027 nome: ottobre 2010 data: 11-10-10 Ora: 17 alt: 73 , 00 Compos.:17,52 del 11-10-10 base: B2 col: CMYK

«Cime d’Auta» 27

PER CHIESACavallin Silvano, n.n., n.n.

via Marmolada; ScardanzanMaria, Lucia Petrone (Pd); FentiFiorenzo e Gemma; Crodaiolidi9 Feder; Mario Speziali (Tv);Mazzocato Sebastiano (Monte-belluna); M.G.; Ganz Rita; n.n.;Paolo e Maria Mirone(Bo);Paola (Roma); Danilo-Pao-la(Ve); Mario-Claudia(Bo);Fontanelle Elsa; Gruppo Pre-ganziol; n.n.; Semenzato; Gen.Bruno Seraglia(Pd); RagazziTeatro Scuola di Falcade; De PràGilda (No); Cesare Bon; n.n.;n.n.; n.n.; Paolo Carlin; ZenderTullia (Viareggio); VezzoniElio e Chiara(Trieste); Za-marchi Tarcisio e M.LuisaMazzer (Scorzè); ZanovelloRenato (Pd); Sacerdoti diMilano; Nico (Vr); n.n.; DallaVal Angurino (Conegliano);Ketj e Lucio (Cittadella); ValtMilena; De Toffol Bruno; LauraBassi (Bo); Da Pos Elio e Te-resina (U.S.A.); Amici del teatrodi Salce (Bl).

IN MEMORIA

di Costa Silvio, i familiari e lesorelle Sartori; di Giorgio Pic-colin, la sorella Maria Teresa;dei genitori Valt Alba e Gildo; diValt Norma, la mamma; diCosta Margherita; dei defuntiZanovello, Donadelli, Ja-chellini. Tisato e Pace; di Po-lazzon Paola; di Zulian Vittorio,Graziella; di Paolo Conti; diCosta Attilia, la cugina AnnaSartori; di Emilio Tabiadon; diBusin Rino, fam. Busin Gildo; diRoberto Bulf, i familiari; dei de-funti Ferraresi Carnielli; diCosta Attilia i figli Paolo eFranca; di Fontanelle Elsa, i fa-miliari; di Rinaldo Busin, figlioErich e Laura.

PER BOLLETTINO

Anna Bianchi (Bl); PiccolinMaria Teresa; Tomaselli Ma-rietta (Carfon); Pierino Paolin;Scardanzan Renata; Mario Spe-ziali (Tv); n.n. (Tv); Busin Mi-chelia e Fausto; Paolo e MariaMirone(Bo); Xais Silvia (Vi);Pescosta Claudio (Svizzera);Pescosta Margherita (S.Tomaso); Della Giacoma M.Antonietta (Tn); Dalle Car-bonare Francesca (Vi); BortoliPia; De Gasperi Giovanni; Ta-biadon Fausto; Betelli Giorgio eAnna; Sartori Rita (Bz); ZenderTullia (Viareggio); SoppelsaMauro e Antonietta (Tv); DelDin Liliana e Franca (Valdo-biadene); Ganz Ferruccio(Svizzera); Fernanda Mosca(Frassené); Dalla Val Angurino(Conegliano); Fenti Adelina

(Como); Ketj e Lucio (Citta-della); De Ventura Lucia(Cogul); Bianca Rava (Faenza);Devich Francesca (Livinal-longo); Flamigni Margherita(Forlì); Zanotto Maria (Tv); DeGasperi Luciano (Bl); Da PosElio e Teresina (U.S.A.); DeToffol Daniele e Daniela(Varese); Da Pos Guido(Varese).

Dai diffusori

via Pineta 100 ; Tegosa 50; viaMarchiori 85; via Colmaor 75;via Cime d’Auta 87; LungoTegosa 102,50; Feder 200;Fregona 90; Corso Italia 120;Via Trento-Patrioti 66; via Mar-molada 60; via Canes 90; viaTrento 125; Sappade 170,50; Pi-soliva 183; Valt 61.

CHIESA FEDER

(raccolte in chiesa) 300 .

IN OCCASIONEBATTESIMO

di Diego Zanon, genitori enonni; di Anna Marcati, i ge-nitori; di Margherita Garzotto igenitori; di Federico Decima, inonni materni; di ChristopherGanz, i genitori; di AlbertoSimone Cadini (Mi) i genitori.

IN OCCASIONE MATRIMONIO

di Daniele De Toffol e Da-niela Mirtini, gli sposi e i ge-nitori della sposa.

PER FIORI MADONNADELLA SALUTE:

N.N.; Pellegrinon Paola;Busin Silvano e Licia; Del DinLucia; Caccia Elda; Dorigo Flo-rinda.

MADONNADELLA SALUTE

Pescosta Margherita (S. To-maso).

CHIESA DI SAPPADE

Candele 180,79.In occasione matrimonio di

Oriana e Adriano, la mammaMaria per banca nella chiesa diSappade.

CHIESA VALT

105,07 446,67.

CHIESA FREGONAdalle offerte raccolte in

Chiesa 612,27.Albergo Scoiattolo: un gra-

zie sentito da parte della par-rocchia ai gestori dell’AlbergoRistorante Scoiattolo per la ge-nerosità dimostrataci in occa-sione del pranzo nella ricorrenzadi s. Pio X, S .Pio X vi ricom-pensi e vi protegga.

LEZIONI PRIVATEA Caviola PROFESSORESSA DI LETTERE EMAESTRA, con pluriennale esperienza di insegnamento,impartisce lezioni individuali ad alunni di Scuola Ele-mentare e Media, per tutte le materie. Anche durante le va-canze. Tel. 339.4137285.

Donne della pesca.

Sotto i teloni.

In piazza.

Sagradi Fregona

19 settembre:Madonna

Addolorata

GENEROSITÀ (in data 20 settembre)

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Tipografia Piave: LX nl: CAVIOL17-0028 nome: ottobre 2010 data: 11-10-10 Ora: 17 alt: 73 , 00 Compos.:17,52 del 11-10-10 base: B2 col: CMYK

28 «Cime d’Auta»

- De Pellegrini Mansueto de-ceduto a Belluno il 2.08.2010, dianni 87, sposo di Rossi Gemma,e sepolto nel cimitero diFalcade.

Fuori Parrocchia:

BATTEZZATI NELLA FEDE DEL SIGNORE

5. Anna Marcati (Caviola) diAlessandro e di Bulf Monica,nata a Belluno il 26.11.2009,battezzata nella chiesa parroc-chiale il 20.06.2010. Padrino:Marco Bulf.

6. Diego Zanon (Caviola) diCarlo e di Rita Marmolada, natoa Feltre il 10.04.2009 e bat-tezzato nella chiesa parroc-chiale il 27.06.2010. Madrina:De Marco Majra.

7. Margherita Granzotto(Caviola) di Paolo e di LilianaLuchetta, nata a Belluno il19.04.2009 e battezzata nellachiesa parrocchiale il4.07.2010. Padrini: LuchettaFabio e Garzotto Carlo.

8.Christopher Ganz(Caviola)di Denis e di Ombretta Businnato a Feltre il 18.03.2009 e bat-tezzato nella chiesa parroc-chiale il 24.07.2010. Padrini:Roccon Fabrizio e Ganz Erica.

9. Alberto Simone Cadini(Milano) di Francesco e di Va-leria Nava, nato a Milanol’8.01.2010 e battezzato nellachiesa parrocchiale il 24 luglio2010. Padrini: Nava Marcello eTigli Amalia.

10. Sofia Zasso (Caviola) diSergio e di Martina Pellegrinon,nata a Belluno il 18.03.2010 ebattezzata nella chiesa parroc-chiale l’8.08.2010. Padrino:Pellegrinon Michele

11. Ginevra Fontana (Ca-viola) di Francesco e di GloriaFontana nato a Feltre il14.07.2010 e battezzato nellachiesa parrocchiale il28.08.2010. Madrina: LauraFontana.

SPOSI NEL SIGNORE

1. Tibolla Adriano (Taibon) eRomanel Oriana (Sappade),sposati nella chiesa di Sappade,il 19.06.2010. Testimoni: CostaArturo e De Biasio Giovanni.2. De Toffol Daniele (Caviola)e Mirtini Daniela (Vare-se) sposati nella chiesa dellaMadonna della Salute il18.09.2010. Testimoni: DeToffol Giuliano e Perini Lo-renzo/ Mirtini Raffaella eOssola Marco.

NELLA PACE DEL SIGNORE

12. Silvio Costa (Caviola) natoa Caviola il 23.01.1934, de-ceduto a Caviolal’11.06. 2010 esepolto nel cimitero di Caviola.

13. Stefano Scardanzan (Fe-der) nato a Feder il 9.01.1921,deceduto ad Agordo il17.07.2010 e sepolto nel ci-mitero di Caviola.

14. Roberto Paolo Bulf (Ca-viola) nato a Taibon il9.12.1939, deceduto a Caviola il31.07.2010 e sepolto nel ci-mitero di Caviola.

15. Emilio Tabiadon (Ta-biadon), nato a Tabiadon il12.10.1939, deceduto adAgordo il 2.08.2010 e sepoltonel cimitero di Caviola

16. Attilia Costa (Caviola)nata a Falcade il 22.08.1928, de-ceduta ad Agordo il 14.08.2010.

17. Elsa Fontanelle (Piso-liva) nata a Falcade il 2.03.1924,deceduta ad Agordo il17.08.2010.

18. Rinaldo Busin (Caviola)nato a Caviola il 3.10.1943, de-ceduto il 19 agosto 2010(Belluno) e sepolto nel cimiterodi Caviola.

ANAGRAFE