bompan bonaccorsi caridi de pascale ferraro giordana mazza ... · un numero estivo è anche un...

84
APPROFONDIMENTO Teoria e pratica per un mondo con meno automobili RIO+20 Cronaca ed analisi di un fallimento annunciato OLIMPIADI La dura sfida di Londra per i Giochi più verdi del secolo MARE Scoprire l’Italia a bordo di Goletta Verde EATALY Il gigante del mangiar bene SAPORI Il tempo dell’albicocca FOTOGRAFIA Le suggestioni di Gianni Galassi Bompan Bonaccorsi Caridi De Pascale Ferraro Giordana Mazza Minchillo Racano Sabbadini Venneri Mobilità sostenibile 9 7 7 2 0 3 6 4 4 3 0 0 7 2 0 7 0 1 Sped. in Abb. Post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 1 DCB - Roma www.terranews.it anno VII, numero 5, luglio 2012 E 3,50 erra mensile ecologista

Upload: others

Post on 26-Oct-2019

0 views

Category:

Documents


0 download

TRANSCRIPT

Page 1: Bompan Bonaccorsi Caridi De Pascale Ferraro Giordana Mazza ... · Un numero estivo è anche un numero di mare e dunque una sezione del giornale è, inevitabilmente, dedicata a Goletta

APPROFONDIMENTO Teoria e pratica per un mondo con meno automobili RIO+20 Cronacaed analisi di un fallimento annunciato OLIMPIADI La dura sfida di Londra per i Giochi

più verdi del secolo MARE Scoprire l’Italia a bordo di Goletta Verde EATALY Il gigantedel mangiar bene SAPORI Il tempo dell’albicocca FOTOGRAFIA Le suggestioni di Gianni Galassi

Bompan Bonaccorsi Caridi De Pascale Ferraro Giordana Mazza Minchillo Racano Sabbadini Venneri

Mobilità sostenibile

9772036443007

20701

Sped

. in Ab

b. Po

st. D.

L. 35

3/20

03 (c

onv. i

n L. 2

7/02

/200

4 n. 4

6) ar

t. 1 co

mma 1

DCB -

Roma

www.terranews.itanno VII, numero 5, luglio 2012 E 3,50erra

mensile ecologista

Page 2: Bompan Bonaccorsi Caridi De Pascale Ferraro Giordana Mazza ... · Un numero estivo è anche un numero di mare e dunque una sezione del giornale è, inevitabilmente, dedicata a Goletta
Page 3: Bompan Bonaccorsi Caridi De Pascale Ferraro Giordana Mazza ... · Un numero estivo è anche un numero di mare e dunque una sezione del giornale è, inevitabilmente, dedicata a Goletta

LUGLIO 2012 3

ragionare sul traffico che infesta le nostre città, roma in particolare, ma anche quelle del resto del pianeta, non vuol dire, purtroppo, limitarsi a pensare quanto sarebbe bello avere dieci, venti, trenta chilometri di ci-clabile in più. Certo, anche quello. Anche un futuro senza auto – almeno nei centri sto-rici – o almeno un parco macchine (innova-tive) fortemente ridotto a tutto vantaggio dei mezzi pubblici. Ma un ragionamento deve es-sere fatto a partire da quell’eccesso di doman-da di spostamento che costringe i romani, per fare un esempio, a compiere ogni giorno...quaranta chilometri all’interno del perimetro urbano “rarefatto” della capitale. Non vi par vero? Leggete cose ne pensa l’urbanista Giu-lio Fioravanti, un idealista pragmatico, che lancia su Terra la sua provocazione: mobilità a chilometro zero. Come? Il ragionamento è lineare: avvicinare le persone al luogo dove lavorano. Non obbligandole a una scelta ma incentivando uno spostamento che li renda stanziali. E penalizzando invece chi preferi-sce abitare lontano e usare la macchina.Secondo Fioravanti si può partire da qui, riducendo la distanza tra casa e ufficio e ri-sparmiando energia, salute, denaro.Non è affatto un sogno irrealizzabile.

Un sogno irrealizzabile sembrano invece le promesse che furono fatte a Stoccol-ma nel 1972 e a Rio nel 1992. L’insuccesso fin troppo annunciato del summit nella cit-tà brasiliana, su Terra sviscerato dalla cro-naca impietosa del dietro le quinte di Ema-nuele Bompan – che tratta anche del tema Olimpiadi – e dalla disamina dei risultati di Luca Bonaccorsi, ha due aspetti clamorosi. Il primo è che Rio+20, se non è quasi torna-to a -20, non sembra aver fatto grandi passi avanti. Il secondo è che questa incapacità di invertire la rotta non sembra più stupi-re nessuno. I giornali italiani, ma non solo quelli, hanno dimenticato in fretta il verti-ce chiudendo rapidamente le luci su quella ribalta. Come se ormai ci si fosse abituati che, tanto, va così. Ma in realtà così non va: il mercato, gli investimenti, la testa delle persone, a noi pare andare in un’altra dire-zione. È un tema che accenniamo in questo numero ma che riprenderemo. Il mondo è in realtà più green dei summit green.

Un numero estivo è anche un numero di mare e dunque una sezione del giornale è, inevitabilmente, dedicata a Goletta Verde ma anche a un progetto di risanamento delle aree protette sotto costa. Quando facciamo il

bagno, oggi nuotiamo con maggior coscienza e se questo avviene si deve alle forze che, ne-gli anni, hanno lavorato nella direzione della conservazione e della qualità dell’acqua, per gli umani e, come vedrete, per i pesci.

Il tema delle città, del paesaggio urbano nei suoi particolari, torna nel portfolio di un fotografo molto speciale. Gianni Galassi, che maneggia pellicole e obiettivi da quando aveva sedici anni, regala a Terra un modo molto originale di guardare una città, i suoi manufatti, il rapporto che hanno con la luce e, seppur raramente, con l’uomo. Quell’uomo in perenne coda (come Lucio Racano racconta riesumando il rapporto Buchanan di 50 anni fa sul traffico) che forse nemmeno si accorge più del paesaggio che lo circonda fuori dal finestrino. E che, come Galassi dimostra, è meno statico di quanto non ci appaia a prima vista.Molto altro come sempre tra sapori, benes-sere, fumetti, cinema, arte e mestieri. E un sentito ringraziamento a voi lettori che avete accolto questo mensile, lo dicono i primi dati sulle vendite, con un favore in crescita. Conti-nuate a sostenerci. Un magazine non sosteni-bile che razza di mensile ecologista sarebbe?

Buona lettura

DI EMANUELE GIORDANA

editoriale

Mobilità a chilometro zero è la provocazione di questo numero di Terra che racconta anche i retroscena di Rio,cosa c’è nei nostri mari, se le Olimpiadi sono davvero green e cosa ci aspetta dopo la fine dell’estate

COME (NON) MUOVERSI NELLE CITTÀ

Page 4: Bompan Bonaccorsi Caridi De Pascale Ferraro Giordana Mazza ... · Un numero estivo è anche un numero di mare e dunque una sezione del giornale è, inevitabilmente, dedicata a Goletta

e c o a gPERUGIA 5-6 LUGLIO GREEN CITY ENERGY 2012Il 5 e 6 luglio, alla Camera di Commercio di Pisa, si terrà la terza edizione del Forum inter-nazionale sulle nuove energie per lo sviluppo della Smart city. Imprese e istituzioni si confron-tano su idee, progetti e opportu-nità, legate allo sviluppo sosteni-bile e all’innovazione delle città. Il Forum, che nelle precedenti edizioni ha registrato oltre 3.000 partecipanti e 350 relatori, vedrà la presenza di esperti del settore e opinion leader che analizze-ranno i temi cardine della green economy e delle Smart city, con un occhio di riguardo alle realtà presenti sul territorio e un’aper-tura alle esperienze in corso a li-vello nazionale e internazionale. A fare da corredo ai convegni, ci saranno alcuni eventi collatera-li: imprese, centri di ricerca, isti-tuzioni e sponsor presenteranno i loro progetti sostenibili presso la sede del Comune di Pisa, dove sarà allestito uno spazio esposi-tivo legato alla manifestazione.

MACERATA 5-7 LUGLIOFESTIVAL DELLA SOSTENIBILITÀ Giunto alla sua sesta edizione, Ecologicamente è una inizia-tiva che dal 2002 si propone come punto di riferimento per la promozione di stili di vita e di consumo sostenibili. Gli orga-nizzatori ritengono importan-te proporre ai cittadini nuovi scenari, non solo sensibilizzan-doli sui temi e sulla politica ambientale, ma informandoli e rendendoli partecipi di un cambiamento che ci vede tutti protagonisti. Dall’uso respon-sabile dell’acqua alla riduzione della produzione di rifiuti, pas-sando per la raccolta differen-

ziata, dalle energie alternative ai nuovi prodotti per l’edilizia, dal risparmio energetico do-mestico alla finanza etica, dalla mobilità sostenibile al proget-to “filiera corta”. Incontri, talk show, laboratori specifici ed un percorso espositivo con la partecipazione di aziende, enti e associazioni, con propri spazi ed allestimenti, sono i veri stru-menti di comunicazione di que-sta manifestazione.

BAGNOLI DEL TRIGNO (IS) 7 LUGLIO GIORNATA ECOLOGICASeconda edizione della gior-nata ecologica di volontariato. L’iniziativa, promossa dall’as-sociazione Nuovi Orizzonti, ha come scopo quello di ripulire e risistemare aree rurali e parchi del comune molisano. L’evento, aperto a tutti, ha raggiunto nel-la scorsa edizione una quaran-tina di partecipanti. Volontari che, armati di attrezzi e soprat-tutto di tanta buona volontà, hanno aiutato a realizzare di-verse opere gratuite.

LENO (BS) 5-8 LUGLIOFIERA DI SAN BENEDETTODal 5 all’8 luglio lo splendido parco di Villa Badia, nel centro storico del comune bresciano, si colora di musica, giochi e svariate prelibatezze da poter assaggiare. Non solo enoga-stronomia, ma anche abiti, co-smetici e prodotti utili per la casa. Una manifestazione che, fin dalla prima edizione, vuole incoraggiare la produzione bio-logica di qualità, presentando esempi concreti di prodotti e attività, stimolando l’agricoltu-ra e il comparto biologico del nostro territorio.

SEZZADIO (AL) 19-22 LUGLIOYOGA AND MUSIC FESTIVALIn una piacevole cornice im-mersa tra le dolci colline della provincia di Alessandria, alla Cascina Bellaria di Sezzadio, si svolgerà la seconda edizione del Bliss beat festival. Questa mani-festazione internazionale, nata dall’amore per lo yoga e per la musica, viene organizzata dalla

scuola per insegnanti Yoga Hari Om. Si tratta del primo Festi-val d’Europa che congiunge la pratica dello yoga, vista dai più differenti approcci, con l’aspet-to energetico e spirituale della musica devozionale. Un evento in cui l’atmosfera magica dei mantra e della musica sacra si fonde con workshop e seminari tenuti da insegnanti di yoga di valenza internazionale. Quat-tro giorni di festa all’insegna della musica e dei più diversi stili di questa disciplina. Me-ditazione, danza, qigong, con-certi, dj set, relax, shopping, area benessere, arricchiti dalla migliore cucina vegetariana e vegana, nelle sue prelibatezze italiane e internazionali.

GAZZO DI BIGARELLO (MN) 20 LUGLIOAGRICOLTURA SOSTENIBILE Nona edizione della giornata dedicata alle tecniche e alle at-trezzature per la gestione “con-servativa” del terreno e ai si-stemi “ecocompatibili” per una distribuzione mirata di acqua, fertilizzanti, deiezioni zootecni-che e digestati provenienti dagli impianti di biogas. Agricoltura sostenibile in campo, anche quest’anno, si svolgerà a Gazzo di Bigarello (Mn), sugli appezza-menti dell’azienda afroforestale della Carpaneta, che ospita una delle sedi operative dell’Ente re-gionale per i servizi all’agricol-tura e alle foreste (Ersaf) della Regione Lombardia. Al centro dell’iniziativa, il rifinanziamen-to per il 2012 del Psr regionale, misura destinata agli agricolto-ri che per 5 anni si impegnano ad applicare la semina su sodo (Agricoltura blu) e la minima lavorazione sui terreni destinati ai seminativi.

A LODI, CREATURE FESTIVAL 2012Dal 13 al 15 Luglio, sulle rive dell’ Adda, al Parco Belgiardino, si terrà la sesta edizione

del Creature Festival: musica, arte, graffiti, skate, cibo e birra a impatto zero

Page 5: Bompan Bonaccorsi Caridi De Pascale Ferraro Giordana Mazza ... · Un numero estivo è anche un numero di mare e dunque una sezione del giornale è, inevitabilmente, dedicata a Goletta

g e n d aTREIA (MC) 19-21 LUGLIOCULTURA E AMBIENTE CONTRO LA CRISILa decima edizione del semina-rio estivo di Symbola, intitolato La Bellezza è ecologica, si terrà dal 19 luglio al 21 luglio, a Treia, in provincia di Macerata.La mattina di venerdì 20 luglio i lavori si apriranno con la pre-sentazione del Rapporto 2012 sull’Industria culturale, curato da Symbola e Unioncamere. Sa-bato 21 luglio ci sarà invece la sessione conclusiva alla quale parteciperanno personalità del mondo politico, istituzionale, culturale ed economico. Come di consueto, il seminario sarà preceduto da un’anteprima che si terrà giovedì 19 luglio.

PENNABILI (RN) 20-22 LUGLIOBENESSERE BIOLOGICO E TRADIZIONI ORIENTALIRitorna “Orientarsi”, il Festival internazionale del benessere, del biologico e delle tradizioni orien-tali che negli anni si è affermato come uno degli appuntamenti culturali più importanti della Valmarecchia. Il 20, 21 e 22 luglio piazze, vie, giardini, ma anche spazi al coperto (come il Teatro Vittoria, la palestra-asilo e l’aula musica), ospiteranno seminari, esibizioni di ginnastiche cinesi, dimostrazioni di massaggio e lezioni aperte a tutti, seminari specialistici sulla medicina tradi-zionale, conferenze per operatori e appassionati, un mercatino del Benessere e stand gastronomici a tema. Giunto alla sua quinta edizione, l’evento ideato e diretto da Florido Venturi, è organizzato dalla Pro Loco cittadina, in col-laborazione con il Comune e le associazioni Ultimo Punto, Italia-Tibet e Padre Orazio della Penna.

CARLOFORTE (CI) 20-22 LUGLIOPOSIDONIA FESTIVAL 2012 Per il quinto anno consecutivo torna il Posidonia festival, la rassegna di arte e natura dedi-cata alla sostenibilità ambien-tale in programma a Carloforte, comune della provincia sarda di Carbonia-Iglesias. Concerti, spettacoli, documentari, tavole rotonde e un laboratorio arti-stico dedicato al riciclaggio dei rifiuti sono solo alcune delle iniziative che arricchiranno il cartellone della manifestazione, quest’anno abbinata ad un’Eco fiera e ad Ocean 2012, rete inter-nazionale che aggrega 150 orga-nizzazioni attive per la riforma della politica della pesca in ac-que comunitarie e la salvaguar-dia dei fondali marini. Durante la settimana del festival saranno organizzati percorsi didattici guidati ed escursioni nelle loca-li Oasi della Lega italiana per la protezione degli uccelli (Lipu), per scoprire le bellezze natura-listiche del comprensorio e ap-prezzarne il valore ambientale.

PARCO DELLE MADONIE (PA) 21-29 LUGLIOCINEMA, LETTERATURA, MUSICA E NATURADal 21 al 29 luglio si terrà la ter-za edizione del Film festival sul paesaggio, evento unico nel suo genere nel panorama nazionale, organizzato dalla Fondazione Giuseppe Antonio Borgese. L’e-vento si pone gli obiettivi di va-lorizzare il paesaggio come bene comune da preservare, in quanto primario e tutelato dalla stessa Costituzione (articolo 9), diffon-dere il valore della bellezza grazie a momenti di contemplazione personale e collettiva e di offrire opportunità di arricchimento interiore e sociale, grazie ad un programma composto da un mix equilibrato di cinema, letteratu-ra, musica e natura. Tra le proie-zioni, le opere ammesse alla fase finale del concorso cinematogra-fico, quelle vincitrici nelle prime due edizioni del festival, in prima assoluta il film La città sconosciu-

ta di Federico Savonitto dedicato a Giuseppe Antonio Borgese. In programma anche la presenta-

zione del libro La Fondazione G.

A. Borgese. Il valore della cultura.

Storia di un progetto culturale e le due escursioni paesaggistiche in alta quota “Parole e Musica in Natura”, che daranno l’occasione di scoprire l’anima del Parco delle Madonie e di ascoltare affasci-nanti reading musicali.

VALCHIUSELLA (TO) 26-29 LUGLIOVILLAGGI ECOLOGICI Dal 26 al 29 luglio, si terrà il 16esimo raduno estivo della Rete italiana villaggi ecologici (Rive), presso la Confederazione delle comunità di Damanhur, Vidracco, Valchiusella. In que-sta lunga valle a nord di Torino, dal 1977 risiede la comunità intenzionale più grande d’Italia che vive una cultura parallela a quella tradizionale, elaborata nel corso degli anni attraver-so lo studio di civiltà antiche. Un progetto socio-spirituale ed ecologico che oggi coinvolge circa 600 abitanti, tra residenti e simpatizzanti che vivono nei paesi adiacenti. Vista la vasti-tà dell’ecovillaggio, la manife-stazione si terrà nel Comune di Vidracco, che ha concesso il patrocinio e reso disponibili strutture e punti di appoggio. Questo incontro estivo rap-presenta da anni la maggiore espressione pubblica di crescita della Rive e di tutte le realtà aderenti, dove ecovillaggi già affermati e nuovi progetti si presentano, sviluppando nuove idee e collaborazioni. Si parla di permacultura, transition town, decrescita, agricoltura sinergi-ca, comunicazione ecologica e non violenta, costellazioni familiari e meditazione, colori naturali e poesia. La sera, spazio poi alla musica e al ballo.

A RAVENNA, FESTIVAL NATURAEDal 24 al 29 luglio, a Lido di Classe, c’è il Festival Naturae, giunto alla quinta edizione, che unisce eventi di vario genere legati dal comune obiettivo della valorizzazione dell’ambiente naturale

A CURA DI PIERPAOLO PETRELLI

Page 6: Bompan Bonaccorsi Caridi De Pascale Ferraro Giordana Mazza ... · Un numero estivo è anche un numero di mare e dunque una sezione del giornale è, inevitabilmente, dedicata a Goletta

6 LUGLIO 2012

DI ALESSANDRO FERRARO

il verde mattino

Page 7: Bompan Bonaccorsi Caridi De Pascale Ferraro Giordana Mazza ... · Un numero estivo è anche un numero di mare e dunque una sezione del giornale è, inevitabilmente, dedicata a Goletta

LUGLIO 2012 7

Veemente dio d’una razza d’acciaio,Automobile ebbra di spazio,

che scalpiti e fremi d’angosciarodendo il morso con striduli denti

Formidabile mostro giapponese,dagli occhi di fucina,

nutrito di fiammae d’oli minerali,

avido d’orizzonti e di prede sideraliIo scateno il tuo cuore che tonfa diabolicamente,

scateno i tuoi giganteschi pneumatici,per la danza che tu sai danzare

via per le bianche strade di tutto il mondo!

Filippo Tommaso Marinetti

Page 8: Bompan Bonaccorsi Caridi De Pascale Ferraro Giordana Mazza ... · Un numero estivo è anche un numero di mare e dunque una sezione del giornale è, inevitabilmente, dedicata a Goletta

www.terranews.itnumero 5, luglio 2012

Strangolati dal traffico: eppure una soluzione c’è

Un noto architetto e urbanista, racconta come potrebbe diventare una città bellae malata di traffico come Roma. Un sogno a occhi aperti? Giulio Fioravanti sostiene di no.Siamo andati a rileggere un testo sacro degli anni Sessanta: Traffico nelle città, rapporto

dell’architetto britannico Colin Buchanan considerato ancora oggi una Bibbia.EMANUELE GIORDANA, LUCIO RACANO E ALESSANDRO DE PASCALE

CINEMA E FILOSOFIAIl precariato amoroso di una coppia

si trasforma in una sfidache costringe alla maturità.

MEDIAAlla riconquista del nostro “tempo

di attenzione”. Una propostache può cambiare la tv commerciale.

Fu probabilmente Venezia a portarein quelle terre secoli fa l’arte del vetro soffiato.

O forse furono i Romani.Una tradizione che è tornata adesso

in Italia dalla Palestina per illuminareun Paese della Sicilia occidentaleper una festa religiosa cattolica.

DI PAOLA CARIDI

Con l’arrivo dell’estate ecco alcuni rimedi naturali per affrontare la stanchezza

e la spossatezza, data dal cambiodi stagione e dalle alte temperature.

Ma anche per preparare solarie rimedi fai da te contro le scottature.

DI LEDA MINCHILLO

Mistero coreano. Dei due Paesi nati in piena Guerra Fredda non sappiamo nulla.

Saggi, racconti e persino dei noir per capire cosa succede a Pyongyang.

I consigli della coreanista Rosella Ideoper andar oltre gli stereotipi

sul Paese dei Kim.A CURA DI EMANUELE GIORDANA

Luci e ombre.Scatti speciali che sembrano quadri.

L’obiettivo di Gianni Galassi,un fotografo che dall’età di sedici anni

maneggia pellicole e macchine fotografiche,svela quello che di un paesaggio urbano

e dei suoi particolari spesso vediamosenza nemmeno rendercene conto.

Vellutate o lisce, morbide al tatto,eleganti e succose,

frutto della discordiaper la mitologia greca

tanto da scatenare la guerra di Troia.Dedicato al prunus armeniaca.Un frutto tutto al femminile.

DI DAVIDE MAZZA

Veemente dio d’una razza d’acciaio,Automobile ebbra di spazio,

che scalpiti e fremi d’angosciarodendo il morso con striduli dentiFormidabile mostro giapponese...

(Filippo Tommaso Marinetti)Illustrato da ALESSANDRO FERRARO

Francesco Prisco racconta,nel suo libro Bomba Carta

le coordinate musicali di un nuovo romanzo contro “il sistema delle concentrazioni

editoriali”. Dai Franz Ferdinandad Adriano Celentano

passando per John Lennon.DI MAURO BOCCUNI

Mentre in Brasile si parlava dei possibili miglioramenti del testo iniziale dal G20 di Los Cabos arriva il niet: non ci sono risorse. E il vertice diventa una formalità. Diario da un fallimento

annunciato. Rio+20 è fallito? Pazienza. Nel 2011, per il secondo anno di seguito, gli investimenti in rinnovabili hanno superato quelli nelle fonti fossili. Il mercato ha scelto la green economy.

EMANUELE BOMPAN E LUCA BONACCORSI

È stata questa la promessa fatta dal Regno unito che ospita quest’annola grande sfida sportiva mondiale giunta alla sua trentesima edizione.

Un’evento all’insegna dell’ecologia. Tutto perfetto?Quasi, perché le polemiche non mancano, dal materiale delle medagliealle bonifiche sui terreni degli impianti sportivi pieni di rifiuti radioattivi.

Il caso della Costa Concordia, ma anche trivellazioni , porti turistici poco trasparenti,pescatori fuorilegge, richiami europei. Vi raccontiamo cosa c’è nel rapporto annuale

di Goletta Verde e di una campagna che coniuga ambiente, salvaguardia e arte.In nome del mare e dei suoi abitanti: i pesci.SEBASTIANO VENNERI E LUCIO SABBADINI

10-20 MOBILITÀ A CHILOMETRO ZERO

I-XVI 3DCOMICS

42 DA HEBRON A SAMBUCA

58 VACANZE RIPOSO

62 CONSIGLI AGLI EDITORI

46 SUGGESTIONI URBANE

60 IL TEMPO DELL’ALBICOCCA

6 IL VERDE MATTINO

64 NOTE EDITORIALI

22-25 L’OCCASIONE MANCATA DI RIO+20

26-28 OLIMPIADI TINTE DI VERDE

30-36 MARE, UN ANNO ORRIBILE

PRIMO PIANO

L’INSERTO

CONTAMINAZIONI

BENESSERE

LETTURE

IMMAGINI

MUSICAPORTFOLIO

SAPORI

erra

TERRAORGANO UFFICIALE D’INFORMAZIONE

DELLA FEDERAZIONE DEI VERDIREG. TRIB. DI ROMA N. 34 DEL 7/2/2005

SPED. IN ABB. POST. D.L. 353/2003

(CONV. IN L. 27/02/2004 N. 46)ART. 1 C. 1 DCB - ROMA

LA TESTATA FRUISCE DEI CONTRIBUTIDI CUI ALLA LEGGE 7/10/ 1990 N. 250

[email protected] - www.terranews.it

DIRETTORE RESPONSABILEEMANUELE GIORDANAPROGETTO GRAFICORICERCA IMMAGINI

ANDREA CANFORA

ILLUSTRAZIONIALESSANDRO FERRARO

COMUNICAZIONE E MEDIA RELATIONSFANNY ROSSOPELO

[email protected]

UNDICIDUE SRLvia di Casal Bruciato 11, 00159 - Roma

PRESIDENTEAMMINISTRATORE DELEGATO

LUIGI FILIPPO FIORE

STAMPATIPOGRAFIA ROTOWEB

via T. Nuvolari 3, 00011 - Tivoli (Rm)DISTRIBUZIONE

S.E.R. srl

Page 9: Bompan Bonaccorsi Caridi De Pascale Ferraro Giordana Mazza ... · Un numero estivo è anche un numero di mare e dunque una sezione del giornale è, inevitabilmente, dedicata a Goletta

k m z e r o

10 INTERVISTAMobilità: parla

Giulio Fioravanti

14 TRAFFICOTutti in coda

appassionatamente

18 AGROALIMENTARELuci e ombre

del successo di Eataly

Page 10: Bompan Bonaccorsi Caridi De Pascale Ferraro Giordana Mazza ... · Un numero estivo è anche un numero di mare e dunque una sezione del giornale è, inevitabilmente, dedicata a Goletta

10 LUGLIO 2012

«uno dei periodi più belli della mia vita? e’ stato quando – ricor-

da giulio fioravanti – la mia compa-gna e io abbiamo dovuto trasferirci per qualche tempo in un appartamen-to di 45 metri quadri perché stavano ristrutturando la nostra casa. In quel mini appartamento c’era tutto quel che serviva: un luogo per mangiare, un grande letto per far l’amore, e quei tre o quattro ve-stiti che metto sempre e che sono gli unici che ha senso avere a portata di mano. Stavo bene, avevo l’essenziale... e mi rendevo con-to che consumare meno, vivere delle cose che ci servono veramente - che sono poi due o tre - creava nella mia testa quel salto cul-turale necessario per cambiare le cose. Non solo per andare in una direzione sostenibile dal punto di vista ambientale, ma per vivere meglio… che è poi forse la stessa cosa».Giulio Fioravanti non sta fermo quando parla. Gesticola, scarabocchia su un pezzo di carta, affastella il discorso di frasi secon-darie, fantasie, suggestioni. Ma poi arriva sempre al punto, alla cosa che gli preme. In modo chiaro e netto.«Ho alcuni sogni ricorrenti e non solo sulla città in cui vivo e lavoro da che faccio l’ar-chitetto. Si dice che 50 chilometri quadrati

di pannelli solari risolverebbero il proble-ma dell’energia... sì, ma da architetto pensi: “dove la metti un’area così vasta”? Ebbene, noi abbiamo una rete autostradale di 5mila chilometri e quella superficie, spalmata su guardrail fotovoltaici lungo tutto il serpen-tone che va da Bolzano a Reggio Calabria, risolverebbe il problema senza offendere il paesaggio. Come pure il rifornimento della tua auto elettrica... Libro dei sogni? A Bol-zano hanno trasformato in fotovoltaico la barriera acustica. È che alla fine - conclude mentre ci versa da bere - l’urgenza di come si sta modificando il clima e il pianeta ci ob-bligheranno a scelte radicali, a un sistema di incentivazione e punizione che ci porte-rà alla svolta, anche se credo che quella più importante debba essere culturale e quindi sul consumo. Saranno scelte dure e obbliga-te ma che alla fine ci faranno vivere meglio».

Vivere meglio il pianeta. Vivere bene in Ita-lia. Vivere meglio a Roma. Sono argomenti avvincenti sui quali vale la pena di sentire l’opinione di un urbanista che questa capi-tale l’ha sviscerata in mille schizzi, centi-naia di progetti, pagine e pagine di saggi. Anche perché ci aveva adescato, durante una chiacchierata informale, con una bat-tuta intrigante: «Penso a una mobilità a chilometro zero».Fioravanti, classe ’44, è un romano doc. Ci è nato a Roma, ci ha vissuto , ci vive. Ci si è laureato nel 1969, anni caldi in una facoltà che era allora uno dei punti di riferimen-to del movimento studentesco ma anche dell’ala creativa di quel movimento. Con più di quarant’anni di attività come progettista e urbanista e altrettanti come docente (è stato titolare del corso di Architettura e composi-zione architettonica alla Facoltà di Ingegne-ria all’Aquila), ha ricoperto anche incarichi istituzionali: per dieci anni è stato il respon-sabile del gruppo di progettazione di due comparti del Programma di ricostruzione a Napoli; dal 1995 al 1997 ha lavorato al Pia-no di assetto per la valorizzazione dell’Area Tiburtina a Roma e dal 1997 al 1998 è sta-to presidente del cda della S.T.A. Sistemi di Trasporti e lì ha coordinato la progettazione

Un noto architetto e urbanista, racconta come potrebbe diventare una città bellae malata di traffico come Roma. Un sogno a occhi aperti? Giulio Fioravanti sostiene di no

EMANUELE GIORDANA

INTERVISTA

MOBILITÀ A CHILOMETRO ZERO

«Tornare alle cose semplici, essenziali, consumare

di meno. Il vero salto deve essere soprattutto culturale.

Ma va incentivato»

Page 11: Bompan Bonaccorsi Caridi De Pascale Ferraro Giordana Mazza ... · Un numero estivo è anche un numero di mare e dunque una sezione del giornale è, inevitabilmente, dedicata a Goletta

LUGLIO 2012 11

della nuova linea Metro C della capitale. Su Roma ha anche lavorato alla riqualificazio-ne del Lungotevere durante il Giubileo. Si può dire che la mobilità ce l’ha nel sangue. E forse anche nelle gambe, perché di Roma conosce ogni angolo e quando, aiutandosi con le braccia, disegna aree e distretti della capitale, sembra che li stia indicando, anzi che ne stia indicando gli assi su cui si muo-vono le genti romane. Non ha lavorato solo a Roma Fioravanti (i progetti a Scampia o per le sedi istituzionali dell’Aquila lo testimonia-no), ma quando parla di Roma si infiamma. Nel bene e nel male naturalmente.

Città malata la tua Roma, architetto. Bella da morire, si potrebbe dire. Mo-rire di traffico, di inquinamento, di ap-passimento in lunghe soste in automo-bile. Ben lontana dal tuo sogno green autostradale.Sì città malata anche perché presa sempre dal verso sbagliato. Più che una malattia della città si dovrebbe parlare di una ma-lattia della cura.

In che senso?Nel senso che si è sempre lavorato sull’of-ferta, mai sulla domanda. Hai bisogno di

spostarti? Ti allargo la strada e perciò in-seguo lo sviluppo di una città che si è al-lungata sulle direttrici dei vecchi settori urbani che ormai però non esistono più. Una volta nascevi al quartiere Testaccio e andavi a vivere a 500 metri da casa dei tuoi genitori. Lavoravi lì, andavo a scuola lì, gli spostamenti erano contenuti. Ma oggi na-sci a Testaccio e andrai ad abitare al chilo-metro 18 o al chilometro 20. E anche se per caso il chilometro 18 è su quella direttrice, non sei certo più nel tuo settore di origine. Vivi in uno dei tanti nucloidi che sono sor-ti tra il centro e una città rarefatta, estesa e piena di buchi.

Buchi?Su questo torniamo, ma finisco il ragiona-mento. Se vivo lontano dal mio lavoro, io che abito al chilometro 18, chiedo più stra-

da. E mi fanno due nuove corsie sul raccor-do, che nel giro di qualche anno non basta-no più. La questione è: ci vogLiamo fermare ad analizzare la domanda o vogliamo con-tinuare al lavorare sull’offerta? Credo che dovremmo ragionare sulla domanda per-ché è una domanda malata dacché la città si è espansa in modo malato. Dal punto di vista urbanistico Roma è una città “rarefat-ta”. All’interno del Grande raccordo anulare vive meno gente di quanta ve ne è all’inter-no del boulevard periferique di Parigi, che ha un diametro molto ridotto rispetto al primo. Ecco, Parigi è una città che definisco “equi-librata” e piena di servizi che in buona parte risolvono il problema mobilità, la grande malattia delle città e non solo di Roma. Da qui la mia provocazione: vogliamo immagi-nare una città a... chilometro zero?

Una mobilità a chilometro zero? Più che una provocazione mi sembra una con-traddizione in termini...Torno al concetto di domanda-offerta. Sul Grande raccordo anulare si concentra mol-ta domanda e la risposta è stata quella di aumentare le corsie, di fare più asfalto. Un concetto che dovrebbe far rabbrividire un ambientalista. E che fa rabbrividire un ur-

«La capitale è una città malatama spesso la cura è stata peggio del male. Si continua a lavorare

sull’offerta di mobilità, maisul perché si crea la domanda»

Paesaggio urbano: dal finestrino di una macchina o come pedoni, la vista non cambia. A sinistra Fioravanti nel suo studio romano

Page 12: Bompan Bonaccorsi Caridi De Pascale Ferraro Giordana Mazza ... · Un numero estivo è anche un numero di mare e dunque una sezione del giornale è, inevitabilmente, dedicata a Goletta

12 LUGLIO 2012

banista. Io devo chiedermi che cosa spinga la gente sul Gra: la risposta è che la città cre-sce male. Eccoci ai “buchi”, a intere aree del tessuto urbano che sono vuote e che sepa-rano la città pulsante dal quartiere dormi-torio, dal nucloide del chilometro 18.

Verde pubblico?Macché. Aree di degrado dove non c’è nul-la. Macchie, buchi appunto, luoghi pronti a servire l’ennesima speculazione edilizia, un modo di fare la città che a Roma ha proli-ferato creando questa domanda malata cui poi si devono dare risposte sane. Che cosa fa lo speculatore? Mi crea un luogo pieno di residenti, nuclei isolati con due file di pa-lazzine nel nulla e poi chiede al Comune di farci il metrò. Esattamente l’opposto di una seria pianificazione. Vuoi il metrò al tuo nu-cloide? Portacelo tu, a spese tue.

Però adesso che la situazione è un dato di fatto come si fa se sto al chilometro 18 e lavoro al chilometro 1?Intanto devo pensare alla città in sé, come pianificatore. Direi che occorrono tre gran-di passi. Il primo: la città la devo “addensa-re”. Non dico che Roma possa essere Man-hattan, esempio perfetto di città “densa”.

Ma se riuscissi ad accentrare, addensare le strutture urbane, riempire i buchi, avrei già fatto molto e inciso molto sulla domanda.

L’esatto opposto che decentrare i mini-steri come fu proposto.Teoria senza alcun senso e che, con alcuni decentramenti, ha già fatto danni. Semmai dovrei pormi il problema di chi ci lavora nel ministero, come avvicinarlo al suo ufficio... se sposti una funzione, cambi solo la dire-

zione del traffico, non è che la diminuisci e se prima mi spostavo dal chilometro 18 al chilometro 1, adesso vado dall’1 al...18. Ma torniamo all’idea generale. Addensare la città è il primo passo. Il secondo è quello di studiare il rapporto tra servizi e insedia-menti. Se non c’è un mezzo per spostarsi, le case non te le faccio fare. Non so se è chiaro.

La vulgata dice che se ci fosse il metrò...Appunto, la vulgata. La metropolitana è un treno veloce che ha senso per alte densità. Io costruisco una metropolitana che passa ogni cinque minuti se sono sicuro che la ri-empio, ma pensa a un quartiere dormitorio: mi affolla i treni tra le sette e le otto del mat-tino e alle sei di sera....e il resto della giorna-ta? Il metrò che fa, si ferma? A queste cose lo speculatore certo non pensa, ma l’ammi-nistratore, l’urbanista, lo deve fare

Ci siamo, veniamo al terzo passo.Il terzo punto riguarda la mobilità casa-la-voro, il grande tema, quello che ci appassio-na oggi, quello del chilometro zero. Dobbia-mo favorire chi vive vicino al posto di lavoro.

Ma oggi il lavoro cambia di continuo, si sposta...

TRE MODELLI URBANIA sinistra in alto: Parigi o la città equilibrata.Buoni servizi che collegano il centro alla periferia. Buono il rapporto tra lo spazio e le aree a verde pubblico. Facile muoversi.

A sinistra in basso: Manhattan, cuore della Grande mela. La città densa per eccellenza anche grazie al fatto che si tratta di un’isola.

A destra in alto: Roma, la città rarefatta.Si notano i “buchi” di cui parla Fioravanti nell’intervista e un rapporto tra residenti e spazio urbano completamente “rarefatto”.Uno dei punti chiave della sua “malattia”.

«Il primo passo è “addensare” la città che adesso è a macchie, piena di buchi pronti per essere

riempiti da una speculazione edilizia criminale»

«Il secondo passo riguardail rapporto tra insediamenti

e servizi. Se non c’è un mezzoper spostarsi, le casenon te le faccio fare»

Page 13: Bompan Bonaccorsi Caridi De Pascale Ferraro Giordana Mazza ... · Un numero estivo è anche un numero di mare e dunque una sezione del giornale è, inevitabilmente, dedicata a Goletta

LUGLIO 2012 13

A maggior ragione. Parlo di flessibilità però, non di mobilità. Oggi non è certo il caso di immaginare che una persona si sposti vici-no alla sua fabbrica per rimanerci tutta la vita lavorativa come pensavano una volta gli urbanisti. Non è quello, anzi. Oggi una persona deve potersi spostare con facilità, cosa che non è. Voglio dire che dovrebbe es-sere incentivata a farlo dal punto di vista fi-scale, che la sua scelta di spostarsi venga in qualche modo premiata. Invece oggi se devi prendere in affitto o comprare per spostar-ti da un luogo a un altro della stessa città, codici e codicilli complottano contro di te: spostarsi diventa faticoso, penalizzante, dif-ficile, costoso. E allora uno prende l’auto e fa i suoi quaranta chilometri al giorno...

Non esageriamo, avevamo detto al mas-simo dal chilometro 18 al chilometro 1...No guarda, non è così: mediamente un ro-mano fa tre-tre spostamenti e mezzo al giorno e in media sono distanze di circa 10,2 chilometri. Il totale fa quaranta chilometri. Altro che chilometro zero.

Se invece abitassi vicino al mio posto di lavoro...Lascerei la macchina al parcheggio, consu-

merei di meno, inquinerei di meno, spende-rei di meno, passerei più ore con i miei figli anziché in macchina...

Un sogno...No, una svolta concettuale: diminuire le distanze e studiare meccanismi che favo-riscano certe scelte e ne penalizzino altre. Invece oggi come funziona? Si crea una bella unione di ecomostri, il matrimonio tra il quartiere residenziale e il centro

commerciale. Ma così, oltre ad aver fab-bricato due cose orribili, non hai risolto il problema e mentre vanno avanti quelli che spesso sono meccanismi criminali di appropriazione della città, l’amministra-tore al più razionalizza. Io invece penso a un meccanismo virtuoso su cui l’ammini-strazione può incidere: risiedi dove lavori, e dove c’è ovviamente anche la scuola di tuo figlio, la biblioteca, i servizi essenziali? Bene defiscalizzo certi oneri, diminuisco l’Imu. Ti aiuto se vuoi affittare casa tua a per cercarne una nuova abitazione vicino al tuo lavoro. Non è poi così complicato. Oggi, oltre al pendolare classico, esiste il “cittadino pendolare” perché la quantità di chilometri che facciamo è pari a quella di un pendolare. Io invece penso che tutto ciò si possa ridurre e con un bel vantaggio. Per salute, ambiente, portamonete.

Mobilità a chilometro zero?Mobilità a chilometro zero.

Alla chiusura in redazione di questa pagina,

l’autore dell’intervista ha fatto due conti:

alle sei del pomeriggio aveva compiuto

tre spostamenti e totalizzato 38 chilometri.

E mancava ancora il rientro a casa

Uno scatto della capitale da un colle: le macchina sono sparite. Ma solo dalla visuale dell’obiettivo

«Il terzo passo riguarda la mobilità: dobbiamo avvicinare la gente al posto dove lavora.

Per farlo ci vuole un mixdi incentivi e punizioni»

«Un romano oggi fa in media 40 chilometri al giorno. Questa

è una città dove il cittadino residente si è trasformato

in pendolare interno»

Page 14: Bompan Bonaccorsi Caridi De Pascale Ferraro Giordana Mazza ... · Un numero estivo è anche un numero di mare e dunque una sezione del giornale è, inevitabilmente, dedicata a Goletta

14 LUGLIO 2012

Sir Colin Buchanan è scomparso nel 2001 all’età di 94 anni. Nel 1963 pubblicò Traffic in Towns, considerato ormai una sorta di Bibbia del traffico urbano

Page 15: Bompan Bonaccorsi Caridi De Pascale Ferraro Giordana Mazza ... · Un numero estivo è anche un numero di mare e dunque una sezione del giornale è, inevitabilmente, dedicata a Goletta

LUGLIO 2012 15

Agli inizi degli anni Sessanta usciva il Traffico nelle città, il rapporto dell’architetto britannico Colin Buchanan considerato ancora oggi un testo di riferimento. Cosa ne resta cinquant’anni dopo

LUCIO RACANO

MOBILITÀ

«è inutile dedicare tempo allo studio sul futuro del traffico

nelle città, se non si resta impallidi-ti di fronte alla portata dell’emer-genza che incombe su di noi. Stiamo alimentando, e a costi inauditi, un mostro che ha un grande potenziale distruttivo e che, tuttavia, amiamo intimamente. Non raccogliere questa sfida è un atto di disfat-tismo». Siamo agli inizi degli anni Sessanta del secolo scorso, quando sulle strade della Gran Bretagna circolano poco meno di 7 milioni di veicoli, su 10,7 milioni di imma-tricolazioni. Lo scenario è già apocalittico. Ernest Marples, ministro per i Trasporti nel governo conservatore del premier Harold Macmillan, che aveva fatto dell’impegno a migliorare la rete stradale e a decongestio-nare il traffico nei centri urbani il punto di forza del suo programma, commissiona a sir Colin Buchanan, architetto, ingegnere civile ed esperto di pianificazione, un li-bro bianco sulla mobilità. Il ministro vuo-le sapere quali risposte dare alla domanda crescente di veicoli a motore senza dover trasformare il Paese in un “deserto d’asfal-to”. Buchanan si avvale di sette specialisti e di un gruppo di valutazione. A novembre del 1963, dopo tre anni di lavoro, presenta il Rapporto che ha per titolo Il traffico nelle

città. Fatto insolito per una relazione tec-

nica, la Penguin rende il testo più discorsi-vo e conciso e nel 1964 lo pubblica in una veste editoriale diversa. È trascorso quasi mezzo secolo, Buchanan è morto nel 2001 all’età di 94 anni, e quel testo è ancora di riferimento per gli studiosi di tutte le disci-pline coinvolte nella mobilità. Vale la pena raccogliere qualche spigolatura di quel rap-porto voluto da una classe politica consa-pevole che la ricostruzione post bellica non può seguire le linee dell’emergenza, ma deve avere il respiro di una pianificazione

a livello nazionale. Non una soluzione con-tingente, dunque, ma un piano organico di sviluppo. Una forma mentale diventata così estranea al pensiero degli amministra-tori italiani da risultare incomprensibile, se non addirittura fastidiosa… anche quando le loro scelte sembrano animate dalle mi-gliori intenzioni. Come il piano per lo svi-luppo varato nei giorni scorsi dal governo Monti per le grandi città: altro non è che la riattivazione di vecchi progetti che ogni go-

verno rifinanzia con soldi già stanziati dal precedente esecutivo. Ma ancora una volta manca l’impalcatura teoretica, un’idea for-te di sviluppo che, per esempio, privilegi la razionalizzazione e non si affanni a dare ri-sposte a domande improprie generate dalla disgregazione del processo decisionale.Lo sguardo di Buchanan coglie tutti gli aspetti del mondo in movimento: l’econo-mia, l’ambiente, la qualità della vita, fino a considerare gli spazi rubati ai giochi dei bimbi dalle automobili parcheggiate in strada. (Certo che a guardare la situa-zione in molte città italiane, soprattutto nella Roma governata del sindaco Gianni Alemanno, viene da chiedersi come mai a qualche spericolato assessore non sia venuto in mente di fare allargare i mar-ciapiedi per consentire a motociclette e Suv di parcheggiarci sopra con ancor più sprezzante disinvoltura).

Buchanan considera pure che non sem-pre la crescita della domanda di automo-bili si traduce in un aumento del traffico, giacché in molti vi è un desiderio che si limi-ta al possesso, alla conquista di uno status

symbol. E si rende anche conto che «è diffici-le e pericoloso in una democrazia impedire a una parte cospicua della popolazione di fare cose che non giudica sbagliate».

Lo scenario descritto dal libro bianco uscito nel 1963 era già

allora apocalittico: «Stiamo alimentando un mostro»

TUTTI IN CODAAPPASSIONATAMENTE

Page 16: Bompan Bonaccorsi Caridi De Pascale Ferraro Giordana Mazza ... · Un numero estivo è anche un numero di mare e dunque una sezione del giornale è, inevitabilmente, dedicata a Goletta

16 LUGLIO 2012

Di là dalle critiche, pure fondate, quel rapporto ha fornito punti fermi a chi si è occupato seriamente, almeno nei venti-trent’anni successivi, di pianifica-zione dell’ambiente urbano. E le scelte che sono seguite – certo non tutte ispirate o corrette – hanno modellato lo sviluppo non soltanto del territorio nel Regno Uni-to ma anche in altri Paesi. Non è casuale, d’altra parte, che proprio in Inghilterra, durante la Seconda Guerra Mondiale, si erano affermate la pianificazione centra-le e una disciplina che si sarebbe rivelata fondamentale nella ricostruzione del Pae-se: l’urbanistica.

La diagnosi di Buchanan è davvero de-primente, ma l’autore è prodigo di sug-gerimenti. È inevitabile – dice con una certa pena – chiudere al traffico privato al-cune zone centrali di città medie e grandi. Per queste ultime consiglia la costruzione di parcheggi sotterranei, come pure la de-molizione di vecchi edifici e della vecchia viabilità per consentire al traffico di scor-rere a livello stradale, e portare al livello superiore negozi e pedoni. Altre proposte hanno suscitato l’interesse di quegli am-ministratori che ogni giorno si trovano

davanti questo rompicapo. Per esempio l’imposizione di una “tassa di congestione” per i proprietari di automobili. Un’idea che qualche anno fa ha sposato l’allora sindaco di Londra, Ken Livingston, alias Ken “il ros-so”. E di recente a Milano il sindaco Giulia-no Pisapia. Ma contestualmente Buchanan richiama l’attenzione sull’importanza di un trasporto pubblico non esoso proprio nel centro cittadino che si vuole affrancare dal traffico privato. E insiste nel dire che sol-tanto nelle piccole aree urbane si può pen-sare a consentire un accesso illimitato alle automobili, a condizione che valutazioni d’impatto ambientale non escludano la co-

struzione di strade a grande scorrimento.Di grande attualità è l’avere anticipato il tema della pressione demografica e la con-seguente azione ad allentarla nelle città sovraffollate. Buchanan giudica, tuttavia, positiva la dispersione urbana, la cosid-detta città diffusa (come lo è, per esempio, Roma), perché a suo dire questa situazio-ne farebbe venir meno uno dei motivi per cui ci si compra un’automobile: fare una gita fuoriporta. Parla in altri tempi, perché oggi proprio l’urban sprawl genera doman-de improprie di servizi. Buchanan studia anche la rete stradale di Los Angeles e re-sta sconvolto dagli effetti disumanizzanti di quel progetto e dall’esistenza di aree interdette ai pedoni. Torna in patria con la convinzione che una città non contenga soltanto palazzi, negozi e strade ma anche storia da salvaguardare a qualsiasi prezzo.

Uno dei meriti del Rapporto è l’aver ri-conosciuto gli effetti negativi del traffico sull’ambiente e che accrescere la capacità di una rete stradale può esasperare il pro-blema della congestione, non risolverlo. Questa consapevolezza dell’impatto am-bientale, era in anticipo sui tempi e non è stata tradotta in politiche per anni; anzi, è

La “tassa di congestione”: un’idea sposata a Londra

da “Ken il rosso” e a Milanoda Giuliano Pisapia

L’urbanistica è una disciplina recente e la pianificazione urbana, spesso in ritardo,

manca di un quadro coerente

Giocare con le macchinine: spiate i vostri figli, facilmente elaborano paesaggi di incolonnamenti

Page 17: Bompan Bonaccorsi Caridi De Pascale Ferraro Giordana Mazza ... · Un numero estivo è anche un numero di mare e dunque una sezione del giornale è, inevitabilmente, dedicata a Goletta

LUGLIO 2012 17

stata ignorata in altri Paesi, come la Germa-nia e gli Stati Uniti, dove si è continuato a promuovere l’uso del trasporto privato.

Dispiace essere d’accordo con Buchanan quando afferma che non vi è ormai possi-bilità di liberarsi della dipendenza dall’au-tomobile e che vi sono limiti oggettivi alla quantità di traffico da trasferire sulle ferrovie e sugli autobus. Eppure già negli anni Sessan-ta Buchanan parla di trasporto multimodale e intermodale. Proprio come si sarebbe fatto, invano, vent’anni dopo in Italia.

Buchanan pensa anche e nei minimi det-tagli a come devono essere le nuove città e con grande spirito innovativo raccoman-da di evitare che esercizi commerciali si af-faccino su strade di grande scorrimento e di preferire piazze o zone pedonali, attrezzate con parcheggi multipiano. Concetti troppo spesso travisati quando tradotti in progetti, con la complicità di amministratori locali corrotti e imprenditori senza scrupoli. Seb-bene le aspettative di Buchanan siano state in larga misura disattese, nel decennio a se-guire molte città europee e degli Stati Uniti si sono poste il problema del traffico e della mobilità nell’ottica da lui messa a fuoco.

Molti hanno imputato a Buchanan, e di conseguenza al suo rapporto, una propensione verso una soluzione ac-comodante del problema traffico, che ha portato nelle scelte susseguenti a un incontrollato programma di costruzione di nuove strade, rivelatosi controprodu-cente. La verità è che Buchanan ha sem-pre giudicato troppo evidenti i vantaggi dell’automobile per essere contestati e la sua popolarità troppo grande per tentare di contrastarla. E lui stesso ne subisce il fascino: appassionato ciclista da giovane, smetterà con riluttanza di guidare l’auto-mobile a 90 anni.

L’autore arriva a indicare un “punto di saturazione” nel numero di veicoli circolanti, ma indipendentemente dalla fragilità delle sue previsioni che peccano di pessimismo, fissa un imperativo: ogni società – e dunque la sua classe politica – ha il dovere di chiedersi con grande serietà quanto lontano ( fuor di metafora) sia leci-to spingersi in automobile.

Che nessuno si muova, dunque? Alme-no, non troppo. E comunque non così, vale a dire non come è stato fatto ne-gli ultimi cinquant’anni. Allora come? Come andare sul posto di lavoro, accom-pagnare i figli a scuola e riportarli a casa? Come usufruire dei servizi e come garan-tirli alle comunità dei grandi centri urbani che pure devono essere riforniti di merci, senza che questo via vai, così frenetico da diventare insensato, acceleri un collasso del sistema, che gli esperti di energia, di ambiente, di trasporti, di mobilità danno per inevitabile? «Gli individui non sanno più se corrono perché hanno paura o se hanno paura perché corrono», osservava Angela Maria La Sala Batà, teosofa italia-na che forse poco sapeva di mobilità, ma molto di umanesimo.

Il piano Monti per le città italiane è solo la riattivazione

di progetti già finanziati dall’esecutivo precedente

Vittime dell’ urban sprawl, la “dispersione urbana” con cui si indica la rapida e disordinata

crescita di una metropoli

Ispirazione artistica da traffico: allestimento sul muro di un parcheggio ad Adelaide, in Australia

Page 18: Bompan Bonaccorsi Caridi De Pascale Ferraro Giordana Mazza ... · Un numero estivo è anche un numero di mare e dunque una sezione del giornale è, inevitabilmente, dedicata a Goletta

18 LUGLIO 2012

Eataly è la nuova creatura della famiglia Farinetti, passata dai megastore Unieuro alla produzione e venditadi cibo di qualità. Fornisce i pasti anche alla Nuovo Trasporto Viaggiatori di Montezemolo e all’Alitalia di CaiALESSANDRO DE PASCALE

AGROALIMENTARE

è diventato un vero e proprio fe-nomeno. si chiamano eataly, luo-

ghi dove si può «comprare, mangiare e studiare, cibo italiano e bevande di alta qualità». Un punto vendita a New York, nove in Giappone e altrettanti in Ita-lia. Il primo dei quali inaugurato a Torino nel gennaio 2007, da un’idea avuta tre anni prima dalla famiglia Farinetti, fondatori dei mega store di elettrodomestici Unieuro. È

infatti il 2004 quando creata la nuova socie-tà, il gruppo inizia ad acquisire a man bassa partecipazioni in aziende agroalimentari di standard elevato. Quelle possedute dal gruppo oggi sono una ventina e producono vino, birre, acqua, grappa, bibite, carni, salu-mi, formaggi, pasta e dolci, oltre a quella che si occupa di turismo enogastronomico. L’ul-tima acquisizione è un frantoio a Portofino, l’antico eremo di Niasca. Un’operazione da

oltre 1,8 milioni di euro. Le aziende proprie forniscono un quarto delle cose vendute negli store Eataly, mentre il restante 75 per cento è acquistato da oltre 2.000 produtto-ri. A selezionarli, ci pensa Slow Food Italia, consulente strategico dell’operazione, l’as-sociazione no profit riconosciuta a livello in-ternazionale che ha tra i propri fini la difesa della biodiversità alimentare e l’educazione al gusto sostenuta in tutto il mondo. Per

DAL CHIPAL BAROLO

L’entrata del nuovo Eataly di Roma

Page 19: Bompan Bonaccorsi Caridi De Pascale Ferraro Giordana Mazza ... · Un numero estivo è anche un numero di mare e dunque una sezione del giornale è, inevitabilmente, dedicata a Goletta

LUGLIO 2012 19

Slow Food, Eataly è «una forma moderna e innovativa di distribuzione alimentare da affiancare ai progetti di filiera corta». Il bu-siness messo in piedi dai Farinetti è di tutto rispetto: un giro d’affari da oltre 300 milioni di euro e diverse migliaia di collaboratori.

Per capire qualcosa in più del successo di questo brand, abbiamo visitato alcuni spazi chiave del gruppo: i punti vendita di Torino (gli 11.000 metri quadri di Mirafio-ri e quello centrale da 1.000 di via Lagran-ge), Roma (l’ultimo nato a giugno 2012, ben 17mila mq nel vecchio Air terminal della sta-zione Ostiense, realizzato per i Mondiali del ‘90) e infine la Riserva bionaturale di Fonta-nafredda, a Serralunga d’Alba (Cn), nel cuore della Langa del Barolo. In quest’ultima ha sede anche la Fondazione “E. Mirafiore”, vo-luta da Oscar Farinetti (presidente di Eataly), inaugurata il 27 novembre 2010. Un grande e luminoso open space che riassume bene la filosofia del gruppo. Dentro c’è un teatro, una libreria-biblioteca, una bottega del vino con ristoro e soprattutto l’azienda vitivinicola Fontanafredda, fondata nel 1878 da Emanue-le di Mirafiore, figlio naturale di Vittorio Ema-nuele II e della Bela Rosin. La prima cosa che risalta all’occhio in tutti è la cura dell’allesti-mento, la divisione degli spazi, la presenza di

una libreria dedicata al comparto e dei com-puter per prenotare vacanze enogastronomi-che. I loro punti vendita sono divisi in due: da un lato l’offerta dei prodotti, sia come distri-buzione che ristorazione, dall’altro la didatti-ca, articolata in corsi di cucina, degustazioni, incontri con grandi chef, con cantine presti-giose o con gli artigiani, attività per bambini e anziani. Quest’ultimo aspetto «riassume la vera originalità di Eataly e costituisce il pun-to di partenza per suscitare nel consumatore

una corretta percezione della qualità, in gra-do di muovere le sane leve del gusto e del godi-mento che rendono l’essere umano più appa-gato e felice, nella convinzione che “mangiare bene aiuta a vivere meglio”», spiega il gruppo. Riguardo ai prezzi, la società sostiene di es-sere «nata con l’intento di smentire l’assunto secondo il quale i prodotti di qualità sono a disposizione solo di una ristretta cerchia di privilegiati, poiché spesso cari o difficilmen-te reperibili». Nonostante i buoni propositi e

l’impegno, bisogna comunque rilevare che i costi restano abbastanza elevati e quindi ap-pannaggio di una fascia medio-alta. Non per niente non è difficile trovare all’interno pro-fessionisti, imprenditori e politici. A Torino si vedono spesso Sergio Chiamparino e Piero Fassino tra gli scaffali con la celebre pasta di grano duro di Gragnano, quella all’uovo lan-garola, l’acqua delle Alpi marittime piemon-tesi, il vino piemontese e veneto, l’olio della riviera ligure di Ponente, la carne bovina di razza Piemontese, salumi e formaggi locali. Mentre a Roma tra gli un appassionati c’è Italo Bocchino.Tanto che anche il fondatore del suo partito (Futuro e libertà), Gianfranco Fini ha scelto l’Eataly capitolino per l’assem-blea nazionale, in cui ha archiviato il Terzo polo tra fritti e mozzarelle di bufala, culatelli di Zibello e piadine. A dimostrazione che il cibo di qualità è, e resterà, sempre biparti-san. C’è poi la domanda che si pone, dietro garanzia di anonimato, la Confederazione italiana agricoltori (Cia): come mai, da Ea-taly, soprattutto su frutta e ortaggi si trova sempre tutto, al pari della grande distribu-zione? Intanto, visto il successo, il piano di espansione procede inarrestabile. Nei prossimi tre anni verranno aperti altri 5 punti vendita in l’Italia, quattro nelle Ameri-che, uno in Europa e tre in Giappone.

Un business da 300 milionidi euro dal Giappone agli Usa con luci e ombre. Nelle loro mani molte aziende del settore

La tenuta Fontanafredda nelle langhe piemontesi

Page 20: Bompan Bonaccorsi Caridi De Pascale Ferraro Giordana Mazza ... · Un numero estivo è anche un numero di mare e dunque una sezione del giornale è, inevitabilmente, dedicata a Goletta

20 LUGLIO 2012

INTERVISTA

francesco farinetti, figlio di

oscar, è l’amministratore dele-

gato di eataly. Con lui parliamo, a tutto campo, di questo progetto. «Tutto inizia nel 2002 quando mio padre decide di vendere Unieuro, perché diventata troppo grande per essere gestita in maniera familiare, come piace a noi, e decide di investire nella sua grande passione, il cibo, per insieme le gran-di eccellenze italiane in un unico luogo».

Come è nato il rapporto con Slow Food?Da un’amicizia. Noi siamo di Alba e loro dal 1998 organizzavano in zona il Salone del gu-sto dove ogni due anni, per sei giorni, si tro-vava il meglio della produzione enogastrono-mica italiana. Finito l’evento, non c’era però più possibilità di trovare quell’ampia gamma di prodotti di qualità. Anche sulla base di esperienze estere come Garros, Mitsukoshi a Tokyo, Wall Food negli Usa e così via, abbia-mo ideato un progetto simile in Italia. Nasce così Eataly dove però c’è anche la didattica, una formula unica nel suo genere.

Perché anche la didattica?Perché siamo convinti che soltanto attra-verso la cultura e l’educazione si possano apprezzare i cibi di qualità. Non abbiamo la

Coca Cola ma Spuma nera o Cedrata, e que-sti prodotti non vivono di pubblicità propria.

Da dove vengono i capitali iniziali?Famiglia e amici: mio padre Oscar, e una co-ordata di soci privati, soprattutto tra quelli Unieuro. Poi attività di private equity e debi-to, sperando che vada bene. Nel giro di un anno e mezzo siamo rientrati del nostro in-vestimento per Torino di 18 milioni di euro. Uno sviluppo che continua.

Tra questi anche Montezemolo?No, di Ntv siamo solo fornitori. È stato lui a chiamare mio padre dicendogli che su Italo non poteva che esserci il cibo Eataly. Lo stes-so farà Alitalia dal 18 luglio. Un test, per ora.

Quanto è costato l’investimento romano?Ottanta milioni di euro. Molto più di Torino, perché abbiamo acquistato il Terminal.

Come mai all’estero c’è solo un Eataly negli Usa e decine di store in Giappone?Per la precisione 11 e arriveremo a 20, dato che siamo grandissimi estimatori del popolo giap-ponese che conosciamo bene per l’avventura degli elettrodomestici di Unieuro. Sono pro-fondi conoscitori ed estimatori del cibo ita-liano, per loro esotico come per noi mangia-re giapponese. In Giappone, visto che hanno cucine minuscole in casa, lavoriamo soprat-tutto sulla ristorazione. Negli Usa comunque dopo New York apriremo anche a Chicago.

Da Montepaschi avete comprato la te-nuta Fontanafredda, poi un frantoio a Portofino. State puntando molto sulla produzione?È un’attività collaterale ma strategica per assicurarsi la qualità su alcuni prodotti cardine e controllare la filiera, soprattutto sull’acqua, le bibite e il vino.

La Cia muove la critica che da voi si trova tutto sempre. Come rispondete?Che non è vero. Ci affidiamo a consulenti e da noi si trovano solo prodotti di stagione sul fresco ( frutta, verdura e pesce), stoccati sul secco. Così da tenere pieni gli scaffali.

a.d.p.

Parla Francesco Farinetti, amministratore delegato del gruppo e figlio del fondatore Oscar: «Nel giro di 18 mesi siamo rientrati del nostro investimento per Torino da 18 milioni di euro e ora abbiamo comprato Roma per 80»

«VI RACCONTO IL SUCCESSO DI QUESTO SOGNO»

«A finanziare il tutto, la mia famiglia e gli ex soci Unieuro. Da noi, ci sono solo prodotti di stagione. Montezemolo? Ci ha

detto: su Italo solo cibo Eataly»

Page 21: Bompan Bonaccorsi Caridi De Pascale Ferraro Giordana Mazza ... · Un numero estivo è anche un numero di mare e dunque una sezione del giornale è, inevitabilmente, dedicata a Goletta

a m b i e n t e

22 LA CRONACARio+20. La sostenibilità

vien dal basso

28 BONIFICHEGli impianti dei Giochi

al posto di scarti radioattivi

24 L’ANALISIIl futuro che vogliamo

arriva comunque

26 OLIMPIADIOro, argento,

o verde?

Page 22: Bompan Bonaccorsi Caridi De Pascale Ferraro Giordana Mazza ... · Un numero estivo è anche un numero di mare e dunque una sezione del giornale è, inevitabilmente, dedicata a Goletta

22 LUGLIO 2012

LA CRONACA

riocentro 23 giugno, carte stracciate, qualche spazzino

s’aggira. il summit per la terra 2.0 s’è chiuso. Sui giornali la stampa sancisce il fallimento del negoziato Onu sullo Svilup-po Sostenibile, mentre i delegati si sforzano di celebrare: Rio+20 è un successo, meglio così del naufragio totale. Meglio una zatte-ra che in balia delle onde. Dilma Rousseff si spinge più in la: risultato storico. La verità la trovate da qualche parte, nel mezzo.

Rio+20 non ha prodotto una Dichiara-zione, nemmeno una Road-Map, ma un banale Rio+20 Outcomes Document, specie di “atti del congresso”, figli di quegli incontri accademici fatti in luoghi esotici, in maniera stanca e distratta. Per la prima volta un negoziato Onu si conclude, prima dell’ora di cena. Alle 10 di sera del 22, la stragrande maggioranza di delegati, gior-nalisti e osservatori si trovava a pasteggiare nei gradevoli ristoranti di Ipanema, felici di aver abbandonato l’orribile RioCentro, e pronti ad un mini-weekend sulle spiagge di Rio e in visita al Cristo Corcovado.Merito del Brasile che, quando il 17 giugno ha deciso di prendere le redini del negozia-to, completamente in stallo, ha stabilito: si

procede per il minimo comun denominato-re. Nessun conflitto, nessuna tensione, cer-chiamo un risultato mediocre. Il Ministro dell’Ambiente Clini ha rivelato alla stampa che, effettivamente, lo scontro tra Eu e G77 aveva portato il negoziato sull’orlo del bara-tro, in uno scenario simile a Copenhagen. Secondo numerose fonti si sarebbe consu-mata una lunga battaglia tra i Paesi ricchi, specie quelli europei intenzionati a portare

a casa risultati ambiziosi, e un’agenda per la green economy con obiettivi concreti e de-

adline, e i vari Paesi in via di Sviluppo (Cina, Brasile, e Gruppo dei Paesi Africani), che pretendevano un’agenda green meno “occi-dentale” e soprattutto un impegno da parte dei paesi industrializzati a mettere a dispo-sizione finanze per lo sviluppo sostenibile. Da Los Cabos, Messico dove si svolgeva il G20 è arrivato il niet: niente soldi.Nel mentre si svolgevano numerose batta-

glie e blitz diplomatici tra vari paesi, con gli Usa ostili ad ogni riforma Unep (che avreb-bero dovuto pagare loro) e ad ogni pro-gramma Onu, i paesi Opec e l’India che po-nevano il veto alla cancellazione dei sussidi ai combustibili fossili, il Vaticano all’erta e pronto a intervenire per ogni paragrafo nel quale si parlasse di controllo delle nascite e reproductive rights.

Poi il 17 giugno, quando buona parte del-la stampa internazionale non era ancora arrivata, è uscito il testo brasiliano, ap-provato nel cuore della notte del 18, mentre tutti ancora speravano “uscirà un nuovo te-sto, i capi di Stato lo modificheranno”. Qua-rantanove pagine, con molti principi e poca azione. Dal 19 al 22 si è invece consumata una lunghissima agonia fatta di dichiarazio-ni di intenti da 193 tra capi di Stato e mini-stri, sottolineando divergenze (deprimente il match tra la Santa Sede e Hillary Clinton sul ruolo delle donne nello sviluppo), idee (la tassa sulle transazioni finanziarie per lo sviluppo green di Hollande), critiche (zero green economy da parte del gruppo boliva-riano). Tante parole che non hanno cambia-to di una virgola il testo di un negoziato di fatto chiuso alle 2:15 del 19 giugno.

Il Summit non ha prodotto una Dichiarazione, nemmeno una Road-Map, ma soltanto un banale Outcomes Document

LA SOSTENIBILITÀ VIEN DAL BASSO

Mentre in Brasile si parlava dei possibili miglioramenti del testo iniziale dal G20 di Los Cabos arriva il niet: non ci sono risorse. E il vertice diventa una formalità. Diario da un fallimento annunciatoEMANUELE BOMPAN DA RIO DE JANEIRO

Page 23: Bompan Bonaccorsi Caridi De Pascale Ferraro Giordana Mazza ... · Un numero estivo è anche un numero di mare e dunque una sezione del giornale è, inevitabilmente, dedicata a Goletta

LUGLIO 2012 23

Trasversalmente si è consumato un’in-teressante scontro Eu (anche se sembra l’Italia abbia preso una posizione di-stanziata) contro tutti sul ruolo “tota-le” dell’Onu. Per molti paesi (Cina, India e Brasile) infatti «nuovi programmi di svilup-po e nuove agenzie Onu, comportano solo nuove spese. Meglio la cooperazione diret-ta, il ruolo dell’impresa e delle associazioni, dove i soldi vengono investiti direttamente senza dover foraggiare costosi programmi Onu, che spesso servono soprattutto ad impiegare rampolli europei», ha rivelato un delegato africano che, per ragioni di-plomatiche, ha preferito non essere citato. Un’idea sposata anche dal ministro Clini che punta le sue carte sulla cooperazione bilaterale sulla green economy come moto-re per lo sviluppo sostenibile e per la cresci-ta economica. Per il mondo delle imprese significa laissez-faire.

André Corrêa do Lago, capo negoziatore per il Brasile a Rio+20, lo aveva annun-ciato: «Successo ha Rio significherà avere l’attenzione del settore economico, sia im-prese che ministeri, al fine che incarnino nel loro modo di fare economia il paradig-ma dello sviluppo sostenibile». «Sono le

imprese a prendersi il carico dell’inazione dei governi», puntualizza Peter Bakker, pre-sidente del World Business Council for Su-stainable Business. «Non ha senso dire che le imprese non stano facendo del loro me-glio o vogliono sabotare il processo. Il setto-re delle aziende attualmente offre la miglio-re opportunità per salvare il mondo». Un segno evidente in questa direzione è venuto dalla Corporate Sustainability Leadership,

una guida all’azione per le imprese respon-sabili, presentata durante il Summit che illustra una strategia globale d’impresa per affrontare uno sviluppo sostenibile contro la povertà e per sostenere l’ambiente. Anche nel testo finale si «sottolinea l’importanza della Csr, Corporate Social Responsbility» (Par. 46), un successo importante sostengo-no gli addetti del settore.Un ruolo, quello del mondo dell’impresa, non sempre condiviso. Tra le decine di os-

servatori a Rio c’era anche Angelo Bonelli, leader dei Verdi. «Ha vinto il capitalismo speculativo delle grandi imprese. C’è Eni, ci sono i petrolieri. Guarda, qua si trova persino uno stand H. Stern, la più grande multinazionale mineraria del sud Ameri-ca, con i suoi diamanti di sangue». Critico anche Antonio Tricarico, di Re:common, specializzato in sviluppo economico: «Si predilige un approccio strutturalmente di mercato a discapito di politiche pubbliche. Siamo alla fine di un ciclo. Chi ha più fidu-cia nei processi delle Onu? Noi abbiamo bi-sogno di nuove proposte su trasferimento tecnologico ai Pvs, togliere brevetti e licen-ze - non basta buttare dei soldi nei proces-si - nuovi tipi di imprese e c’è bisogno di politiche pubbliche».

Con oltre 1.200 eventi paralleli e centina-ia di impegni volontari in ogni caso Rio conferma un punto centrale: l’internazio-nalismo e lo sviluppo sostenibile viene dal basso. Amministrazioni pubbliche locali, business virtuosi ben regolamentati, mo-vimenti e sviluppo bilaterale giocheranno tutti un ruolo centrale nello sviluppo. Le Nazioni Unite oggi, sono troppo lente per offrire le soluzioni necessarie.

Bakker: «Le imprese non vogliono sabotare il processo. Sono la migliore opportunità per salvare il pianeta»

I delegati al Summit per la terra Rio+20. In alto una giovane indio durante le manifestazioni tenute dagli attivisti a Rio de Janeiro

Page 24: Bompan Bonaccorsi Caridi De Pascale Ferraro Giordana Mazza ... · Un numero estivo è anche un numero di mare e dunque una sezione del giornale è, inevitabilmente, dedicata a Goletta

24 LUGLIO 2012

L’ANALISI

Rio+20 è fallito? Pazienza. Nel 2011,per il secondo anno di seguito,

gli investimenti in rinnovabili hanno superatoquelli nelle fonti fossili.

Il mercato ha scelto,e la green economy

avanza senza freniLUCA BONACCORSI

IL FUTURO CHE VOGLIAMOARRIVA COMUNQUE

Page 25: Bompan Bonaccorsi Caridi De Pascale Ferraro Giordana Mazza ... · Un numero estivo è anche un numero di mare e dunque una sezione del giornale è, inevitabilmente, dedicata a Goletta

LUGLIO 2012 25

«il “futuro che vogliamo”, oggi, si è allontanato un po’ di più. il

summit di rio è stato un fallimen-to “epico”. ha fallito sull’equità, sull’ecologia e sull’economia. e in-vece del “futuro che vogliamo” ci propone la “visione comune” di un manifesto di inquinatori, che cuo-cerà il pianeta, svuoterà gli oceani e devasterà le foreste pluviali». La dote principale di Kumi Naidoo, direttore internazionale di Greenpeace, non è la di-plomazia. Ovviamente ha ragione da molti punti di vista. Ma non da tutti.

Ha ragione perché Rio non ha prodotto nessun accordo vincolante sui temi fon-damentali per la salvaguardia della Ter-ra. Non c’è nulla per proteggere le foreste: che vengono abbattute senza sosta e che, con le temperature che continuano a salire, rischiano di divenire nostri concorrenti per la caccia all’ossigeno piuttosto che nostre alleate. Non ci sono nuovi target per le ener-gie rinnovabili, né impegni per il miliardo e mezzo di persone senza accesso all’energia, né impegni per la fine o la riduzione dei sus-sidi ai carburanti fossili. E in chiusura del Summit, Usa, Russia, Canada e Venezuela sono riuscite anche a togliere ogni impegno significativo per la crisi dei mari, rimandan-do tutto al 2014 e garantendo che lo sfrutta-mento selvaggio e incontrollato delle acque internazionali prosegua indisturbato.

In generale poi i policy makers non hanno raggiunto nessun accordo per quel che ri-guarda gli “Obiettivi dello Sviluppo Soste-nibile”, che restano una vaga enunciazione priva di parametri vincolanti e temi specifi-ci. E non c’è neanche la fantasticata agenzia dell’Onu per l’ambiente (l’Unep resta un sem-plice “programma”). Non è nata, cioè, l’archi-tettura istituzionale che, al massimo livello di policy making, avrebbe dovuto portare avanti la battaglia per la sostenibilità. Ma, soprattut-to, non ci sono i soldi: nessuna garanzia che i Paesi sviluppati contribuiranno come pro-grammato ad alleviare la povertà in quelli più poveri e a finanziare lo sviluppo sostenibile.

Tutto finito dunque? Non ci resta che la strada dell’ecoterrorismo? Per fortuna no, ci sono molti motivi per continuare a sperare e lavorare. Intanto c’è un tema di “comunicazione”. Anche dopo Rio 1992 le organizzazioni ambientaliste gridarono al fallimento di fronte a misure e indicazioni diplomatiche che fanno sembrare Rio+20 una riunione di petrolieri. Una dose di scontento è quindi, in un certo senso, “or-ganica” alla comunicazione dell’ambien-talismo militante che non può (anzi non

deve) abdicare al suo ruolo di pungolo con-tinuo verso le istituzioni e i policy makers.In realtà, per quanto vaghe e pasticciate, a Rio si sono affermati definitivamente termi-ni come “sviluppo sostenibile” e “green eco-nomy”. Cioè, al massimo livello istituzionale planetario, viene riconosciuto che la green economy e la sostenibilità sono gli obietti-vi del secolo. È un avanzamento culturale che non può essere ignorato né sminuito. La green economy non è più l’aspirazione di pochi visionari, più o meno fricchettoni,

ma è visione “condivisa”. Il cambiamento di paradigma ha rilevanza epocale. E in fon-do, a determinarlo, sono bastati un paio di decenni: un periodo brevissimo nella storia del pensiero. Certo la nuova cultura non corrisponde ancora a nuove decisioni e nuove istituzioni («Non abbiamo il “futuro che vogliamo” perché mancano i “leaders di cui abbiamo bisogno”», ha aggiunto Green-peace). Ma questo è poi così rilevante?

E se le adunate di delegati incravattati non fossero quelle che decidono davvero il no-stro futuro? In fondo non lo sono mai state. Nessun assalto ai forni, nessuna piazza Tahrir, ha mai chiesto il permesso ad un’adunanza Onu. Dal punto di vista politico-istituzionale il dato ormai è acquisito (anzi, solo confer-mato): non è nelle alte sfere della politica che risiedono le forze della trasformazione. La sostenibilità, la trasformazione sociale, nasce dal basso. Dalle nuove forme di rivolta poli-tica nordafricane, passando per i movimenti

antinuclearisti fino ad arrivare alla gestione comunale dei programmi “rifiuti zero”, sono le comunità che si organizzano e cambiano lo “stato delle cose”. Dialogando e ottenendo l’appoggio dell’unica politica che oggi appare in grado di ascoltare: quella locale.

Il futuro che vogliamo quindi verrà, che lo desiderino i burocrati del palazzo di vetro... o no. Certo almeno due considera-zioni vanno fatte. La prima è che da nessuna parte nel Pianeta, a partire dall’Italia, è dato

scorgere una classe di dirigenti politici de-gni di questo nome. L’inadeguatezza degli attuali policy maker è davvero straziante. La seconda è che questa inadeguata classe di dirigenti un passo indietro “concettuale” lo ha prodotto: ha fatto passare l’idea (ormai ritenuta defunta) che la green economy è “un lusso” che non ci si può permettere in tempi di crisi. Dal G20 i leader hanno man-dato a dire chiaramente che di soldi non se ne parla finché non passerà la recessione. Rivelando così la loro mancanza di corag-gio, cultura, visione e insieme la loro subal-ternità alle lobby del passato. Perché, e ve-niamo all’ultimo punto, di passato si tratta.

Che gli alfieri del petrolio e del carbone siano cadaveri che camminano lo dice, co-munque, non un’associazione ecologista mili-tante ma... il mercato. Il dati sugli investimen-ti in energia rinnovabile del 2011 (quelli più affidabili sono compilati dal Pew Charitable Trust, Bloomberg e dall’Unep) parlano chiaro: l’anno scorso gli investitori hanno dedicato oltre 250 miliardi di dollari all’energia pulita, il doppio rispetto ai livelli pre-crisi del 2007. Ma il fatto illuminante è un altro: per il secon-do anno di seguito la cifra è stata superiore a quella investita nelle fonti fossili (petrolio, gas e carbone). Non serve essere economisti per sapere che il futuro è dove vanno gli investi-menti. Un esempio? 20 anni fa i soldi hanno iniziato ad andare tutti in fabbriche cinesi. Il risultato lo conosciamo tutti. Quindi, nono-stante le rinnovabili forniscano solo il 17% circa dell’energia mondiale ormai attraggono la maggioranza degli investimenti. Altro che “marginali”. Ma oltre al dato “quantitativo” c’è n’è uno qualitativo. I soldi nelle rinnova-bili sono spesi da aziende e individui (non dai governi, a differenza della propaganda petrolifera), e nel 2011 in fotovoltaico più che in eolico. Quelli dell’industria dei carburanti fossili vanno in progetti senza senso come il catrame sabbioso del Canada o le trivellazio-ni in acque ultra-profonde. I signori del petro-lio, cioè, ormai si spingono oltre i limiti della conoscenza e della convenienza per spreme-re qualche goccia di oro nero dalla Terra. Il loro contraltare sono famiglie e imprese che comprano pannelli fotovoltaici di nuova ge-nerazione, efficienti e poco costosi.

Il mondo dei carburanti fossili è come l’immagine di certe stelle: luce che per-cepiamo nonostante la stella sia già mor-ta. Una suggestione troppo ottimistica? I numeri dicono di no, ma i pericoli restano. Il “lato oscuro della forza” è ancora ricco e potente, e in questo contesto i tagli agli in-centivi per le rinnovabili (l’Italia insegna) ci dicono di un tentativo (l’ultimo?) di mante-nere la propria supremazia.

Il mondo del petrolio è come quelle stelle

che vediamo ancora, anchese ormai non esistono più

Venti anni fa i soldi cominciarono ad andare nelle fabbriche cinesi. Oggi la Cina

è la “fabbrica del mondo”

Page 26: Bompan Bonaccorsi Caridi De Pascale Ferraro Giordana Mazza ... · Un numero estivo è anche un numero di mare e dunque una sezione del giornale è, inevitabilmente, dedicata a Goletta

26 LUGLIO 2012

OLIMPIADI

altro che oro, queste olimpiadi londra 2012 saranno verdi. una

decisione presa nel 2007 dalla città di londra e dall’autorità per le olim-piadi: la trentesima edizione dei gio-chi olimpici sarebbe stata la più eco-logica della storia. E da allora gli inglesi hanno preso l’impegno sul serio. Ora è tempo di iniziare a valutare se effettivamente Lon-dra 2012 è green come immaginato.Per cercare di certificare l’eco sostenibilità dell’evento l’Oda, l’Olympic Delivery Autho-rity ha istituito la Commission for a Sustai-

nable London 2012, un ufficio indipendente per verificare l’effettiva eco-sostenibilità di Londra 2012. Sono stati consultati architetti, designer e consulenti ambientali. Secondo numerosi intervistati da Terra il risultato è soddisfacente, ma non mancano i problemi.

«Abbiamo tagliato molti dei traguar-di prefissati», spiega Shaun McCarthy, portavoce della Commissione. «Magari non su tutto, ci sono aree dove si sarebbe potuto fare meglio, ma complessivamente è stato svolto un buon lavoro». «Un’opera-zione fantastica», spiega Achim Steiner del Programma Onu per l’Ambiente, «da valu-tare con attenzione».

Il parco Olimpico, una delle sedi princi-pali dell’evento, sorge sull’area ex-indu-striale di Stratford. I terreni in questione – migliaia di tonnellate di terra – sarebbero stati interamente bonificati in situ (vedi articolo successivo). Così le acque inqui-nate del canale Lea, ripulite, ripristinando anche gli ecosistemi lungo il corso d’acqua. Tanta attenzione ai prodotti venduti: il packaging degli alimenti sarà interamen-

te riciclabile, mentre gli stand dovranno offrire cibo a km (quasi) zero e biologico. Le emissioni per la realizzazione del par-co sono state tagliate del 50%, rispetto a quanto previsto nel 2006, usando soprat-tutto materiali riciclati per le infrastrut-ture, aumentando la superficie di verde, e impiegando energia da fonti rinnovabili.

«L’aspirazione a fare l’olimpiade più ver-de è già ottima di per sé», spiega a Terra

Jane Thomas, campaign manager di Frien-ds of the Earth Uk. «Inoltre hanno posto de-gli standard decisamente elevati. Certo non tutto è stato perfetto, da un lato l’uso delle energie rinnovabili, ridotto dal 20 al 9% e la scelta di alcuni sponsor».Senza la messa in opera delle turbine in re-altà si raggiungeranno obiettivi significativi di riduzione delle emissioni, con l’impiego di biocarburanti e di pannelli solari. Non un problema di volontà, quanto piuttosto di sicurezza, si apprestano a confermare gli organizzatori da Londra.

Ben diversa la questione dei bad spon-sors. Sei anni spesi a costruire con at-tenzione una solida reputazione green, un minuto per rovinarla. Tanto è bastato per far imbestialire associazioni ed attivisti, quando l’Oda ha annunciato lo scorso otto-bre il ruolo del colosso della chimica Dow Chemicals, come top-sponsor dell’evento, con un finanziamento da 7 milioni di ster-line per un isolante di plastica da mettere intorno all’Olympic Stadium.L’annuncio ha portato alle dimissioni im-mediate di Meredith Alexander, Commissa-rio per l’Etica della Commission for Sustai-nable London 2012. Dow Chemical, infatti,

L’Olimpyc Delivery Authority “certificherà” la sostenibilità dei Giochi attraverso un’apposita Commissione

ORO, ARGENTO,O VERDE?È stata questa la promessa fatta dal Regno unito che ospita la grande sfida sportiva mondiale,giunta alla sua trentesima edizione: un’evento all’insegna dell’ecologia. Tutto perfetto? QuasiEMANUELE BOMPAN

Page 27: Bompan Bonaccorsi Caridi De Pascale Ferraro Giordana Mazza ... · Un numero estivo è anche un numero di mare e dunque una sezione del giornale è, inevitabilmente, dedicata a Goletta

LUGLIO 2012 27

oltre che essere uno dei più grandi produt-tori di agenti chimici, possiede (acquisita nel 2001) la Union Carbide, responsabile del disastro di Bhopal, India, dove moriro-no 25mila persone in seguito alla fuoriusci-ta di una nube tossica.Ma Dow Chemical non è la sola a far stor-cere il naso agli ambientalisti. Dando un occhio alla lista saltano agli occhi altre corporations che non incarnano certo lo “spirito olimpico” e l’etica ecologista. Come CocaCola, responsabile del monopolio delle risorse idriche in decine di paesi e grande promotore di bibite ed acqua in bottiglie di plastica. Oppure il colosso petrolifero Bp, che con il suo impatto negativo sul clima in un giorno basterebbe a compensare in maniera negativa l’impatto carbon neutral degli ac-corgimenti degli organizzatori dell’olimpiade londinese. Una lettera aperta di associazioni e accademici ha denunciato Bp come lo spon-sor olimpico meno sostenibile del pianeta.Sarà Bp però a pagare per l’offsetting delle emissioni dei viaggi degli spettatori e par-tecipanti, circa 400mila tonnellate di Co

2

(https://spectatortargetneutral.bp.com), per un valore potenziale di 20 milioni di pound. Ad oggi 150mila visitatori si sono iscritti sul sito. Secondo McCarthy il pro-

cesso di compensazione è «di qualità e ben verificabile». Terra non ha avuto modo di verificare le misure di implementazione.Non hanno aiutato nemmeno le 4.000 Bmw per Vip, dignitari e sportivi, certo non a motore elettrico (alimentate da car-buranti Bp). «Avrebbero potuto prendere tutti i mezzi pubblici come i comuni mora-li per limitare le emissioni», chiosa la par-lamentare dei Verdi inglesi Jenny Jones.

C’è poi la questione Grande Fratello. Il pacifico evento vedrà la più grande mo-bilitazione di militari e di forze di sicu-rezza mai vista in Gran Bretagna dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. 13.500 soldati, più di quanti ce ne sono in Afghanistan, mentre potrebbero essere quasi 50mila i poliziotti e gli agenti di pub-blica sicurezza in campo. Ci sarà una nave militare sul Tamigi, droni, i Typhoon Eu-rofighters della Raf. Scanner, biometric Id,

migliaia di telecamere a circuito chiuso con riconoscimento facciale, posti di blocco: la sorveglianza sarà “totale” nella città panot-tica per eccellenza. Il tutto con un impatto di Co

2 ancora da calcolare.

Per Jane Thomas, tuttavia, la vera inco-gnita è il futuro. «Sostenibilità significa guardare anche al destino di queste strutture. Il successo di questa Olimpiade lo potremo misurare solo a posteriori. Quando capiremo l’impatto a lungo termine ed avremo fatto una valutazione completa degli impatti am-bientali e sociali. Se gli standard saranno ri-spettati avremo un riferimento per il futuro».

Passata questa edizione toccherà a Rio. Nella metropoli carioca piano traffico e infrastrutture sono già in enorme ritar-do sul piano di marcia. Di verde si vede ben poco. Non sarà facile imitare Londra, già di suo imperfetta, visto che le polemiche comunque non mancano e si chiamano an-che... Rio: la querelle riguarda la produzione del materiale delle medaglie in mano al (di-scusso) colosso minerario Rio Tinto, accu-sato di aver bypassato audit e certificazioni sulle origini del suo oro, argento e bronzo. Medaglie, sembra, molto poco green.

L’Unep approva, ma infuriano le polemiche per gli sponsor insostenibili: Dow Chemical,Bp, Coca Cola e Rio Tinto

Il nuovo stadio olimpico di Londra costruito nella vecchia zona industriale di Stratford. A sinistra il nuovo velodromo

Page 28: Bompan Bonaccorsi Caridi De Pascale Ferraro Giordana Mazza ... · Un numero estivo è anche un numero di mare e dunque una sezione del giornale è, inevitabilmente, dedicata a Goletta

28 LUGLIO 2012

Sotto i nuovi impianti per i Giochi, c’erano discariche piene di rifiuti radioattivi. Ecco la storia dell’area che dopodiventerà un grande parco: oltre 2.000 alberi e barriere naturali antinondazione per proteggere il quartiere

BONIFICHE

le olimpiadi di londra, che ini-zieranno il 27 luglio 2012, si

terranno dove prima c’era la west ham tip, una grande discarica da ben 250 ettari. La zona, si trova nell’East end, che ospitava una delle più importanti zone industriali della capitale inglese. Da sem-pre uno dei quartieri più poveri e degrada-ti della città, nonostante sia a pochi passi, in linea d’aria, dalla City (cuore finanziario europeo). La parte più complessa è stata la bonifica dell’area iniziata nel 2007 e affidata alla Galliford Try Infrastrutture, prima an-cora che partissero i cantieri. Soltanto la ri-qualificazione è costata oltre 230 milioni di euro. Il fiume e il terreno erano difatti con-taminati dalle sostanze chimiche prodotte dalle vecchie fabbriche. Poi c’era la discari-ca da mettere in sicurezza. Poiché a meno di 250 metri dal nuovo Velodromo sono saltate fuori oltre 500 tonnellate di rifiuti radioatti-vi. Della faccenda si sono interessati anche i servizi segreti, che da allora hanno seguito il cantiere dei Giochi. Elevati livelli di radioat-tività sono stati rilevati in tutta l’area, men-

tre la società che gestiva la Tip West Ham è sotto processo per disastro ambientale, ac-cusata di aver messo in pericolo la salute di residenti e operai. A rischio anche le vicine coltivazioni, ora messe al bando. Portate via da 23 tir, le scorie sono finite nella discarica di Thornhaugh, nel Cambridgeshire, gestita dalla Augean, azienda leader del Regno Uni-to nel trattamento dei rifiuti pericolosi con decine di impianti.

Gli abitanti della contea, che si trova nell’Inghilterra orientale, sono però andati su tutte le furie. Nessuno li aveva avvisati del trasporto e l’impianto di Thor-nhaugh aveva già ricevuto dal parco olim-pico altre 155mila tonnellate di rifiuti, delle 550mila rimosse, quasi sicuramente con-taminati. Con un investimento da oltre 10 miliardi di euro sono sorti lo stadio Olimpi-co, l’Aquatics centre, il Velodromo, l’Hockey centre, due arene indoor e il villaggio per gli atleti da 17mila posti letto. Molte strutture sono però provvisorie. A partire dallo sta-dio, vero cuore dei giochi con i suoi 80mila

posti. Dopo le Olimpiadi, la sua capienza verrà ridotta a 25mila. Le gradinate superio-ri, di cemento e acciaio leggero, saranno di-fatti smontate. Quel gigante non servirà più alla città. Stessa cosa per altre strutture, da ridurre o riconvertire. L’area diventerà così il maggiore parco naturale di Londra dal pe-riodo Vittoriano: oltre 2mila alberi, barriere naturali per arginare le acque del fiume in caso di esondazione, proteggendo le oltre 4mila abitazioni del quartiere. La zona, già circondata diversi canali tra cui il River Lee, somiglierà a un’isola, grazie a un sistema di corsi d’acqua artificiali che diventeranno rifugio per lontre, uccelli e altri animali sel-vatici autoctoni. Per il sindaco Boris John-son, «grazie alle Olimpiadi, l’East end vivrà di nuova vita». Il primo cittadino ha inoltre preteso dal comitato organizzatore, giochi a rifiuti zero, dando la propria disponibilità a far finire nelle discariche della città soltan-to il 10 per cento dell’immondizia prodotta. Chissà se alla fine sarà davvero così. Gli eco-logisti temono di no.

a.d.p.

OLIMPIADIATOMICHE

Page 29: Bompan Bonaccorsi Caridi De Pascale Ferraro Giordana Mazza ... · Un numero estivo è anche un numero di mare e dunque una sezione del giornale è, inevitabilmente, dedicata a Goletta

m a r e

30 GOLETTA VERDEL’annus horribilis

del mare monstrum

34 MARE NOSTRUMProgetti:

una “Casa dei pesci”

Page 30: Bompan Bonaccorsi Caridi De Pascale Ferraro Giordana Mazza ... · Un numero estivo è anche un numero di mare e dunque una sezione del giornale è, inevitabilmente, dedicata a Goletta

30 LUGLIO 2012

Le località balneari che nel 2012 hanno ottenuto le “5 vele” di Guida Blu, assegnate ogni anno da Legambiente e Touring club italiano

Page 31: Bompan Bonaccorsi Caridi De Pascale Ferraro Giordana Mazza ... · Un numero estivo è anche un numero di mare e dunque una sezione del giornale è, inevitabilmente, dedicata a Goletta

LUGLIO 2012 31

L’ANNUS HORRIBILISDEL MARE MONSTRUM

Il caso della Costa Concordia, ma anche trivellazioni , porti turistici poco trasparenti,pescatori fuorilegge, richiami europei. Ecco cosa c’è nel rapporto annuale di Goletta Verde

SEBASTIANO VENNERI *

ECOREATI

che terribile annata per il mare italiano. da qualche tempo a

questa parte le acque che bagnano la nostra penisola stanno conoscendo i peggiori insulti che gli siano mai sta-ti inflitti. Ha cominciato il cargo Venezia della Grimaldi, perdendo a dicembre il carico di fusti tossici nei pressi di Gorgona (Li). Solo qualche giorno dopo ci sarebbe stato uno dei naufragi più clamorosi della storia della navi-gazione, quello della Costa Concordia al largo dell’isola del Giglio, sempre nell’area del Par-

co nazionale dell’arcipelago toscano. E poi il Gelso M, che si infrange durante una tempe-sta sulle scogliere a nord di Siracusa. Oppure il Mersa 2, la nave battente bandiera pana-mense che si è incagliata poche settimane fa sulla costa di Sant’Andrea all’isola d’Elba.

Ma i problemi causati dalla naviga-zione commerciale non sono gli unici a gravare sui nostri mari. Sempre nel-lo stesso periodo è tornato all’attacco il

“partito delle trivelle” che ha avuto buon gioco a infilare nelle maglie del decreto Sviluppo un provvedimento per ridimen-sionare i vincoli all’estrazione di greggio dai nostri fondali, passando dal limite delle 12 miglia dalle Aree protette ad ap-pena 5. Altro che sviluppo, un vero passo indietro per cercare di estrarre qualche inquinante e costoso barile di combusti-bile fossile, con il rischio che una marea nera comprometta per sempre i paesaggi costieri più belli del mondo.

Intanto l’arresto di Caltagirone per la vi-cenda del porto turistico di Imperia ha evidenziato quali siano i reali interes-si che sottendono alla realizzazione di queste infrastrutture nel nostro Paese: in realtà la molla che muove il meccanismo è l’attenzione per i metri cubi che si possono strappare a terra più che per i metri lineari dei posti barca. Realizzare spazi per la nau-tica è sempre più il nobile paravento per rubare cubature commerciali non previste

dai Piani regolatori. Da Imperia a Carrara, da Fiumicino a Siracusa, ovunque i progetti di nuovi porti turistici firmati Caltagirone nascondono rassicuranti volumetrie ben più redditizie dei posti barca.I dati sugli ecoreati raccolti nel dossier Mare Monstrum realizzato da Legambiente fan-no poi registrare una vera e propria impen-nata degli illeciti commessi dai bracconieri del mare, ovvero i pescatori fuorilegge, che nel corso dell’anno scorso hanno triplicato i propri abusi con il rischio sempre più pro-

babile che la Commissione Europea avvii l’ennesima procedura d’infrazione nei con-fronti del nostro Paese.

Sul fronte della depurazione, vicever-sa, Bruxelles non ha avuto dubbi e ha già avviato un procedimento discipli-nare nei confronti dell’Italia per il ri-tardo cronico accumulato in questo settore. Basti pensare che ben 35 anni dopo la prima legge (la Merli del lonta-

Non solo al Giglio: naufragianche al largo di Siracusa

e sulle coste dell’isola d’Elba,rifiuti tossici a Gorgona (Li)

Il “partito delle trivelle” hainserito nel decreto Sviluppo

un salvacondotto per chi estraedalle profondità marine

Da Imperia a Carrara,dal Lazio alla Sicilia, i porti

di Caltagirone più che ai postibarca puntano sul cemento

Page 32: Bompan Bonaccorsi Caridi De Pascale Ferraro Giordana Mazza ... · Un numero estivo è anche un numero di mare e dunque una sezione del giornale è, inevitabilmente, dedicata a Goletta

32 LUGLIO 2012

no 1976) che regolamentava la materia, il Belpaese fa registrare un deficit di de-purazione per il 30 per cento dei suoi abi-tanti: gli scarichi di 18 milioni di nostri connazionali semplicemente non sono di-sinquinati. E fra questi, circa due milioni di lumbard, tutti i cittadini di Imperia, la stragrande maggioranza di quelli di Trevi-so, a sottolineare il fatto che anche il Nord del Paese, anche le zone più infrastruttu-rate, soffrono di ritardi drammatici.

Com’è facile immaginare si potrebbe an-dare avanti a raccontare il bicchiere mez-zo vuoto per pagine e pagine, ma sarebbe abbastanza frustrante e, in definitiva, poco utile. Del resto raccontare il negativo può servire a suscitare qualche sentimento d’indignazione, ma raramente rappresenta la spinta ad intraprendere percorsi virtuosi. Meglio allora guardare al bicchiere mezzo pieno, a quegli esempi di buona ammini-

strazione, di pratiche d’eccellenza che pure brillano sul nostro territorio. A cominciare magari dalle località che anche quest’anno hanno conquistato le “5 Vele”, il massimo riconoscimento che Legambiente e Touring club italiano assegnano a quei Comuni co-stieri dove, più che altrove, è possibile tra-scorrere una vacanza all’insegna della qua-lità e del rispetto dell’ambiente. Ecco allora le quattro località sarde portate in vetta di questa classifica: Bosa, sulla costa occiden-

tale, Posada, Baunei e Villasimius su quella orientale. E, infine, Castiglion della Pescaia e Capalbio, in provincia di Grosseto.

C’è poi Pollica, perla del Cilento e citta-dina di Angelo Vassallo, il sindaco pesca-tore assassinato che più di tutti ha sapu-to amministrare coniugando sviluppo e ambiente. Poco più a sud troviamo Maratea, sulla costa tirrenica della Basilicata, Ostuni e

Melendugno su quella meridionale adriatica della Puglia. Infine ben tre località siciliane: Noto, San Vito lo Capo e Santa Marina Salina, il Comune eoliano che quest’anno si è piaz-zato al primo posto in assoluto. Un risultato tanto più eclatante se si considera quanto sia più difficile fare qualità e gestire al meglio un territorio, quando è una piccola isola. Ci sa-rebbe da continuare, raccontando delle buo-ne pratiche in materia di pesca sostenibile presentate alla Fiera internazionale della pe-

sca di Ancona o delle iniziative nelle Aree ma-rine protette, che consentono di fruire al me-glio zone di massimo valore ambientale. Tut-te esperienze che hanno saputo scommettere sulla risorsa inesauribile dell’ambiente che di-mostrano, concretamente, come sia possibile un’altra forma di sviluppo del nostro Paese. È questo il mare che più ci piace, quello che vale la pena scoprire già dai prossimi giorni.

* Vicepresidente Legambiente

L’anno scorso, triplicati gli ecoreati illeciti

commessi dai bracconieri, i pescatori fuorilegge

Il bicchiere mezzo pieno? Pesca sostenibile, Aree marine

protette e le “5 Vele”della nuova Guida Blu

La depurazione resta uno scandalo: assente per gli

scarichi di 18 milioni di italiani. Procedura di infrazione dell’Ue

L’imbarcazione a due alberi di Legambiente che da 27 anni solca i mari italiani per registrarne lo stato di salute. Partita il 23 giugno da Imperia, il suo viaggio in 26 tappe si concluderà il 14 agosto a Trieste

Page 33: Bompan Bonaccorsi Caridi De Pascale Ferraro Giordana Mazza ... · Un numero estivo è anche un numero di mare e dunque una sezione del giornale è, inevitabilmente, dedicata a Goletta

LUGLIO 2012 33

Ostuni (Br,) è una delle venti località balneari eccellenti dal punto di vista ambientale che hanno ottenuto il massimo punteggio per la pulizia delle acque, per la tutela del territorio e per la qualità dei servizi offerti

Page 34: Bompan Bonaccorsi Caridi De Pascale Ferraro Giordana Mazza ... · Un numero estivo è anche un numero di mare e dunque una sezione del giornale è, inevitabilmente, dedicata a Goletta

34 LUGLIO 2012

MARE NOSTRUM

Il Mediterraneo è costantemente minacciato. Questo Pterois volitans (Pesce leone) originario del Pacifico è stato fotografato da John Gill a Creta ma è l’eccezione che conferma la regola. Cadrà anche lui nella rete?

Page 35: Bompan Bonaccorsi Caridi De Pascale Ferraro Giordana Mazza ... · Un numero estivo è anche un numero di mare e dunque una sezione del giornale è, inevitabilmente, dedicata a Goletta

LUGLIO 2012 35

Il 29 giugno scorso a Talamone, con un abbraccio tra Fulco Pratesi e l’ideatore del progetto Paolo Fanciulli,è stata scolpita la prima pietra ed è stata lanciata una campagna che coniuga ambiente, salvaguardia e arteLUCIO SABBADINI *

LA CASA DEI PESCIFUTURO DEL MARE

se si vuole, si può: ecco come sono stati fermati il saccheggio e lo

scempio del mare della maremma, con questo titolo, nel 2007, la rivista di studi am-bientali Etruria Natura illustrava un progetto pionieristico che ha permesso finalmente di eliminare il principale fattore di degrado del-le biocenosi, attuando tre interventi integrati per il piano marino infralitorale antistante la costa maremmana. Nello stesso periodo, molti altri quotidiani e riviste riportavano la notizia del successo, quasi personale, degli anni di battaglie ambientali animate da Paolo

dieci rispetto a cinquantenni fa e che ogni anno vengono inutilmente distrutte più di 800.000 tonnellate l’anno di specie ittiche, pescate e rigettate morte in mare perché pri-ve di valore commerciale, a causa dell’uso di attrezzi da pesca non selettivi. Del pari, non sappiamo che le coste italiane sono costan-temente saccheggiate dalla pesca illegale, in particolare dalla pratica diffusa della pesca a strascico sotto costa, all’interno dei limi-ti di divieto, e non sappiamo che una rete a strascico è come una ruspa: estirpa e racco-glie ogni alga o animale che incontra.

La pesca a strascico è uno dei grandi flagelli dei nostri fondali e della fauna ittica. Un progetto pensa come contrastarla

Fanciulli, pescatore di Talamone (www.pao-loilpescatore.it), per proteggere il “suo” mare.Battaglie spesso solitarie, perché il mare nel nostro immaginario è superficie, non un mondo in cui immergersi per farne la sco-perta. Sussultiamo, con il cuore in gola per i cetacei spiaggiati, gli sversamenti di petro-lio, i rifiuti gettati in mare e rinvenuti sulle coste, oppure ci indigniamo per l’erosione dei litorali o per le piante di posidonia ocea-

nica strappate e portate a galla dalle ancore dei diportisti, ma non ci rendiamo conto che nel Mediterraneo oggi è rimasto un pesce su

Page 36: Bompan Bonaccorsi Caridi De Pascale Ferraro Giordana Mazza ... · Un numero estivo è anche un numero di mare e dunque una sezione del giornale è, inevitabilmente, dedicata a Goletta

36 LUGLIO 2012

Il sogno di Paolo Fanciulli è da sempre quel-lo di creare, coinvolgendo empaticamente centinaia e centinaia di persone, uno spazio di sostenibilità tra natura e pesca, tra bel-lezza naturale e arte, tra protezione e fruibi-lità; è quello di crearlo nel mare, per portare tutti a “guardare nel mare” e scoprire che vi è tanta natura e bellezza che normalmente trascuriamo - in quanto invisibile - e che il mare nostrum è giornalmente depredato dalla pesca illegale, inquinato dai rifiuti tos-sici e dai detergenti chimici, e cementificato da opere inutili o malfatte.

Nel 2006, quando la Regione Toscana, con una nuova sensibilità al futuro del mare, attivò l’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Toscana (Arpat) e la Provincia di Grosseto per at-tuare la messa in mare, rispettivamente, di dissuasori della pesca illegale e di barriere di ripopolamento ittico, Paolo comprese subito che la dotazione finanziaria non era sufficiente per attuare una protezione com-pleta, ma solo per creare alcune fasce di protezione. Allora, alla guida del Consorzio Piccola Pesca Monte Argentario, intervenne ottenendo il coinvolgimento di Agci Agrital, di Wwf Italia, Federazione Italiana Pesca

Sportiva ed Attività Subacquee (Fipsas), Co-mune di Orbetello, di molte imprese e asso-ciazioni locali, di tantissimi turisti italiani e stranieri, riuscendo a finanziare la messa in mare di un numero triplo di dissuasori, nell’area di fronte ai Monti dell’Uccellina. In sintesi, riuscendo a creare un’area in cui qualsiasi azione di pesca illegale è impossi-bile. Sono passati sei anni, la natura ha ri-preso il sopravvento e con essa il sogno di ampliare l’area di protezione, ricostruire gli

anfratti naturali che offrono riparo ai pesci, arricchire ‘la casa dei pesci’ con opere arti-stiche capaci di spingere tantissimi turisti a “mettere la testa sott’acqua” e creare nuove prospettive di sviluppo sostenibile, capaci di contrastare il dilagare del cemento. Oggi, intorno a Paolo c’è un movimento impor-tante di società civile (www.lacasadeipe-sci.org), che ha trovato il supporto delle Amministrazioni locali – Regione Toscana,

Provincia di Grosseto, Comuni di Orbetello, Magliano in Toscana e Grosseto – e ci sono tanti artisti di fama internazionale, c’è un progetto realizzare “la Casa dei Pesci”: bella da emozionare, accogliente da volerci tor-nare, protetta da ogni illegalità.

“La Casa dei Pesci” è un intervento uni-tario che realizza un percorso culturale mare-terra e terra-mare, che si differen-zia, dalle iniziative del 2006, in quest’area e in altre zone dell’Italia, per il coinvolgi-mento del mondo dell’arte, perché la bel-lezza è baluardo contro ogni barbarie e gli artisti hanno il dono di saper comunicare al mondo l’impellenza di proteggere la natura. Il Progetto realizzerà in tre anni un interven-to il cui filo d’Arianna sarà l’arte, creando: un migliore ripopolamento ittico con blocchi di marmo anche scolpiti da artisti amanti del luogo, come Giorgio Butini, Massimo Catala-ni, Massimo Lippi e gli altri che si uniranno; percorsi didattico-ambientali per una fruizio-ne intelligente dei tratti più belli della costa, curati da Marevivo; sculture di artisti famosi – Pepper, Ciulla, Massari, De Reggi – nei luoghi di balneazione, ovvero un originale giardino dell’arte marino. * Presidente “Comitato per la Casa dei Pesci”

La baia di Talamone. Uno degli scorci più suggestivi della costa toscana

Uno spazio nel mare dedicato all’arte perché«la bellezza è sempre un baluardo contro la barbarie»

Page 37: Bompan Bonaccorsi Caridi De Pascale Ferraro Giordana Mazza ... · Un numero estivo è anche un numero di mare e dunque una sezione del giornale è, inevitabilmente, dedicata a Goletta

a m b i e n t i

38 SANITÀViaggio

negli ecoospedali

41 RIFIUTIL’emergenza

campana in corso

42 ARTI E MESTIERISorpresa araba

a Sambuca

Page 38: Bompan Bonaccorsi Caridi De Pascale Ferraro Giordana Mazza ... · Un numero estivo è anche un numero di mare e dunque una sezione del giornale è, inevitabilmente, dedicata a Goletta

38 LUGLIO 2012

La NephroCare sta sperimentando nelle oltre 2.500 cliniche sparse per il mondo, in Italia 38, innovativi metodi di mitigazione ambientale della propria attività. Ne abbiamo visitato uno, nella città di Napoli, per vedere comeALESSANDRO DE PASCALE

SANITÀ

gli ospedali sono strutture mol-to energivore. divorano elet-

tricità 24 ore al giorno e pur essen-do progettati per la salute possono diventare luoghi di rischio sia per le persone che per l’ambiente circo-stante. Da diversi a questa parte, la tenden-za è di progettare le nuove strutture sanita-rie, o adeguare quelle esistenti, adoperando tecnologie per la riduzione al minimo dei co-sti sia in termini economici che di influenza sul territorio circostante. Dall’illuminazione a led allo sfruttamento al massimo della luce

solare naturale, dalla climatizzazione che garantisce al minor consumo areazione e ricambio d’aria ai nuovi apparecchi biomedi-cali a risparmio energetico, dagli impianti di trattamento e recupero delle acque a quelli di evapotraspirazione che trasformano i rifiuti organici in piante di lauroceraso, fino alla ri-duzione dei vari sprechi. In questa ottica si muove da tempo NephroCare, la piattaforma di servizi per la gestione dei Centri dialisi della Fresenius Medical Care. Quest’ultima, è una multinazionale tedesca leader mondia-le di prodotti e servizi per pazienti affetti da

insufficienza renale cronica, che conta oltre 2.500 cliniche sparse per l’America del Nord e del Sud, l’Europa e l’Asia, trattando quasi 200mila pazienti (sugli 1,3 milioni di persone colpite da questa malattia a livello globale) e 64mila collaboratori attivi nel mondo. Oltre agli stabilimenti per la produzione degli ap-parecchi medici, la maggior parte dei quali sono in Germania, ma ce ne sono anche in Italia (uno è a Palazzo Pignano, in provincia di Cremona), i quali fanno ampio uso delle nanotecnologie che hanno rivoluzionato questo campo. Per conoscere le innovazioni

I CENTRI DIALISIA BASSO IMPATTO

La sala dialisi, vero cuore dell’attività sanitaria della multinazionale tedesca

Page 39: Bompan Bonaccorsi Caridi De Pascale Ferraro Giordana Mazza ... · Un numero estivo è anche un numero di mare e dunque una sezione del giornale è, inevitabilmente, dedicata a Goletta

LUGLIO 2012 39

del settore, Terra ha visitato uno dei 38 centri che il gruppo possiede in Italia: il NephroCa-re del quartiere Arenaccia, a Napoli. «Questa struttura l’abbiamo acquisita nel 2005 per poi farla completamente rinnovare dal nostro team di architetti», spiega Giuseppe Santar-cangelo della NephroCare. Proprio per l’ele-vata qualità dei servizi offerti è ormai piena e con una ricettività pari quasi a zero.

La prima cosa che colpisce entrando nel centro, diviso in tre distinte aree (ac-coglienza, ricezione e trattamento), è il contrasto tra interno ed esterno. Dai palaz-zi, spesso fatiscenti, di questo quartiere rea-lizzato nell’800 nei pressi di Poggioreale agli interni colorati, ordinati, puliti e moderni della struttura sanitaria. «Per il benessere del paziente, crediamo molto nella teoria del colore», conferma immediatamente Giulio De Cesaris, architetto del gruppo. «Rispetto a strutture normalmente adattate per dialisi, questa è stata studiata e rinnovata apposi-tamente allo scopo - aggiunge - adoperando varie accortezze per il risparmio energetico, molto più spinto nelle strutture nuove che abbiamo costruito ex novo, come quella di Roccadaspide (Sa), alle porte del Cilento». Per farla funzionare c’è un direttore nefrolo-

L’impianto di climatizzazione. Da notare il doppio condotto: uno per l’areazione, l’altro per il ricambio dell’aria

go, quattro medici e 12 infermieri, di cui un addetto alla qualità e, fiore all’occhiello, un responsabile igiene (per i suoi colleghi). Ma nel centro è la tecnologia a farla da padrone. Anche perché, oltre ad erogare servizi, la Fre-senius è anche un grande produttore di ap-parecchiature biomedicali high-tech. «Basta soltanto dire che la sala dialisi, vero cuore del centro, conta 19 postazioni, di cui 4 dedicate agli affetti da epatite C (più una in contuma-cia per chi ha la B), tutte dotate di macchine

normalmente non disponibili negli ospeda-li», spiega fiero il dottor Giancarlo Marinelli, responsabile nefrologo del centro. Tanto che l’Azienda sanitaria locale (Asl) rimborsa 177 euro per ogni seduta di dialisi ma quella di alto livello, praticata nel centro, costa 30 euro in più, di cui viene riconosciuto soltanto il 18 per cento. Il resto è a carico dell’azienda. Colpa anche, o trattandosi della salute delle persone merito, delle cosiddette Hdf online

installate in tutte le postazioni, «ognuna delle quali ha appositi monitor che registrano tut-ti i dati nel sistema di acquisizione (il Tdms), inviandoli all’elaboratore centrale», indica la caposala, Annamaria Cammarota. Una mole impressionante di informazioni, raccolte in modo quasi maniacale, disponibili in modo rapido e agevole, che ha creato il più grande database mondiale sulla dialisi, utile anche alla ricerca medica. Di conseguenza, «anche le cartelle cliniche sono interamente digitali e indicano addirittura il lotto dei farmaci utiliz-zati, oltre ai dati sui pazienti, le terapie fatte e gli eventi verificatisi», ci fa vedere il nefrologo Marinelli. Ogni postazione è inoltre dotata di tv al plasma, utile a intrattenere i pazienti durante la terapia (4 ore tre volte la settima-na), «mentre in Germania stanno sperimen-tando i tablet touchscreen che consentono di navigare su internet, guardare la televisio-ne e seguire il proprio trattamento», spiega Santarcangelo della NephroCare. Presto, po-trebbero arrivare anche in Italia. Nonostante accediamo in sala dialisi al cambio turno dei pazienti, quindi in quello che dovrebbe essere il momento di maggiore confusione, non c’è caos. L’area è stata difatti divisa idealmente dal personale in 5 piccoli settori, con un in-fermiere quasi dedicato assegnato ad ogni

Trattamento delle acquereflue, risparmio energetico, rifiuti ospedalieri “differenziati” e riduzione degli spechi

Page 40: Bompan Bonaccorsi Caridi De Pascale Ferraro Giordana Mazza ... · Un numero estivo è anche un numero di mare e dunque una sezione del giornale è, inevitabilmente, dedicata a Goletta

40 LUGLIO 2012

paziente. Anche l’attenzione per l’ambiente è quasi maniacale. Anche perché se fatta ri-ducendo consumi e sprechi consente ampi risparmi economici. Tutti i centri del gruppo «sono stati dotati del cosiddetto EcoControl-ling (il sistema Euclid) che serve a raccogliere e valutare mensilmente le performance glo-bali della struttura: risorse naturali utilizzate, consumo di acqua ed energia, produzione di rifiuti e così via, inviando i dati al cervello-ne informatico tedesco», spiega la caposala Cammarota mostrandoci il programma.

«I parametri di valutazione vengono mo-dificati spesso nel corso del tempo, ab-bassando i punteggi con l’obiettivo di alzare l’asticella e porsi nuovi traguardi. L’ultima modifica dei criteri, risale all’anno scorso», aggiunge Santarcangelo della NephroCare. Con consumi maggiori o minori del 20 per cento, il sistema chiede al responsabile l’im-missione di un giustificativo che di conse-guenza attiva immediati controlli. «La veri-fica ambientale ci ha permesso, ad esempio, di scoprire un furto di acqua che avveniva nel centro di Oliveto Citra (Sa), oppure di studiare metodi innovativi di gestione», ci spiegano. Il nuovo impianto di osmosi della struttura, che oltre ai batteri abbatte anche gli agenti ester-

ni nell’acqua purificandola, «ricicla quella in eccesso immessa riducendo così il consumo di acqua dagli oltre 1.000 litri a trattamento ai 300 attuali», illustra Marinelli. Mentre la produzione di rifiuti speciali non pericolosi, leggiamo da Euclid, è passata dagli 1,8 chilo-grammi al mese ai 0,4 attuali. Per la dialisi, nel centro dell’Arenaccia ora vengono adoperate anche sacche di glucosio da 3,8 litri ognuna che spesso però non vengono completamen-

te utilizzate. Per ridurre il volume dei rifiuti, gli operatori hanno così deciso di “differen-ziare” quelli non contaminati che di norma fi-niscono nel ciclo dei solidi urbani. «Vengono aperte manualmente e il liquido rimasto (ac-qua e zucchero) viene smaltito nell’impianto interno di trattamento delle acque reflue», segnala la Cammarota. Un’operazione non richiesta dalla normativa italiana, che «ci costa fino a 1,5 euro a dialisi, fino a 300mila euro l’anno», quantifica l’azienda. Anche per

questo, si cerca un soluzione definitiva al pro-blema, che arriverà dal nuovo centro di Roc-cadaspide (Sa), il primo del gruppo a usare il sistema Cds che consente la distribuzione centralizzata del contenuto delle sacche, eli-minando gli sprechi, riducendo gli imballaggi e annullando il rifiuto finale. Una tecnologia che ora stanno installando anche a Napoli. Ci sono infine quelli biologici, i rifiuti più peri-colosi tra quelli utilizzati in dialisi. Per questo tipo di scarti, «nei centri inglesi della Nephro-Care stanno sperimentando un metodo in-novativo: li inseriscono in contenitori chiusi e li fanno fermentare, utilizzandoli così per produrre biogas», ci spiega Santarcangelo. A Napoli, la società ha prima valutato la fatti-bilità economica di realizzare un impianto di sterilizzazione dei rifiuti pericolosi ospedalie-ri. Poi, sulla base di quanto facevano i colleghi del Regno Unito, ha chiesto alle istituzioni se era possibile percorrere questa strada. «Ma la risposta è stata negativa, poiché al momen-to non esistono impianti in grado di ricevere questa tipologia di scarti». Dovrebbero rea-lizzarlo loro, in house, cosa che ovviamente sarebbe difficilmente giustificabile agli azio-nisti, non essendo questo il core business dalla multinazionale. Ma quanto stanno facendo, sembra già fantascienza.

L’uso di acqua a trattamentoè passata da 1.000 a 300 litri,i rifiuti speciali non pericolosida 1,8 Kg al mese a 0,4

La sala controllo con il dissalatore e le bombole per l’ossigeno

Page 41: Bompan Bonaccorsi Caridi De Pascale Ferraro Giordana Mazza ... · Un numero estivo è anche un numero di mare e dunque una sezione del giornale è, inevitabilmente, dedicata a Goletta

LUGLIO 2012 41

DIMENTICARENAPOLI

Un giornale dedicato all’ambientalismo del futuro e delle soluzioni non si scorda delle inchieste e di “come è andata a finire”. In autunno Terra tornerà ad occuparsi del problema delle discariche in Campania

FRANCESCO EMILIO BORRELLI

RIFIUTI

la storia delle discariche nelle aree protette in cam-

pania è un film che si ripete all’in-finito. Il caso più eclatante è quello di Terzigno nel cuore del Parco Nazionale del Vesuvio. Un mega sversatoio realizza-to dall’allora capo della Protezione Civile Guido Bertolaso con l’avallo del Governo Berlusconi che per anni ha inghiottito migliaia di tonnellate di rifiuti scatenan-do le reazioni rabbiose degli abitanti del posto. Il Sindaco del comune vesuviano, storico esponente del Pdl campano e

amico personale di Berlusconi, aveva de-finito il sito “una fabbrica di confetti” che avrebbe portato sviluppo e denaro alla comunità. Nulla di tutto ciò è ovviamente avvenuto. Addirittura non sono arrivati neanche i fondi compensativi promessi al comune per aver ospitato la mega di-scarica e la tassa per la spazzatura è para-dossalmente tra le più alte della regione.Intanto incredibilmente in tutti questi anni l’assessore regionale all’ambiente non ha aperto un solo sito di compo-staggio che darebbe una notevole spin-

ta alla differenziata riducendo i costi di smaltimento per i comuni virtuosi. Solo il Sindaco di Salerno De Luca ne ha rea-lizzato uno e i risultati positivi sono sot-to gli occhi di tutti.Si progettano nuovi e costosi inceneritori e discariche facendo felice in alcuni casi la criminalità organizzata. Il film sui ri-fiuti in questo modo continua a ripetersi. Cambiano solo gli attori (il governante di turno) ma gli spettatori (i cittadini) sono purtroppo sempre gli stessi ed il biglietto aumenta sempre di più.

Page 42: Bompan Bonaccorsi Caridi De Pascale Ferraro Giordana Mazza ... · Un numero estivo è anche un numero di mare e dunque una sezione del giornale è, inevitabilmente, dedicata a Goletta

42 LUGLIO 2012

Fu probabilmente Venezia a portare a Hebron secoli fa l’arte del vetro soffiato. O forse i Romani.Una tradizione che è tornata adesso in Italia dalla Palestina per illuminare un Paese della Sicilia occidentaleTESTO E FOTO DI PAOLA CARIDI

ARTI E MESTIERI

SORPRESA ARABAA SAMBUCA

Da Hebron, Al Khalil per i palestinesi, a Sambuca, nell’antica Sicilia araba. Il vetro soffiato, ordinato per la Festa della Madonna dell’Udienza, ha radici antiche: si esportava in tutto l’Impero ottomano

Page 43: Bompan Bonaccorsi Caridi De Pascale Ferraro Giordana Mazza ... · Un numero estivo è anche un numero di mare e dunque una sezione del giornale è, inevitabilmente, dedicata a Goletta

LUGLIO 2012 43

il cielo è nero, profondo. di quelli che è raro vedere, rovi-

nati come ormai sono, in genere, da un inquinamento luminoso crescen-te. A rompere una oscurità avvolgente e per nulla cupa, ci sono solo delle luci ferme e allo stesso tempo fioche, lungo il corso che digrada verso la valle e il lago artifi-ciale. Rosse, bianche, verdi, in ricordo del tricolore nazionale.Sicilia occidentale. L’antica Sicilia araba. Per la precisione Sambuca di Sicilia, l’anti-ca araba Zabut. È maggio, e come ad ogni maggio, da centinaia di anni, il corso di Sambuca ospita la festa patronale, la più importante dell’anno. È la Festa della Ma-donna dell’Udienza, che ricorda il miracolo che salvò il paese dalla pestilenza diffusasi per tutta la Sicilia nel 1575. Il rito si ripete tale e quale: la statua di marmo della Ma-donna con Bambinello viene spostata dalla sua sede, nell’abside della Chiesa del Carmi-ne, e messa attraverso una lunga procedura nella vara. Rivestita di un mantello nero e del suo tesoro di ex voto, la statua viene por-tata in processione per tutto il paese lungo un’intera notte che si conclude, la mattina successiva, con l’ingresso della statua in chiesa. E l’ultimo saluto al paese. È una festa che coinvolge tutto il paese, credenti e non credenti, e riporta a Sambuca anche molti dei suoi tanti emigranti.

Furono proprio gli emigranti a pagare, 120 anni fa, l’“Illuminazione alla Vene-ziana”, bocce di vetro soffiato di Murano, che ornavano gli archi lungo il percorso della processione. Le avevano pagate le comunità sambucesi di Chicago, Rockford, Kansas City, Brooklyn, Newark, New Orle-ans, in una colletta che era anche ceralac-ca sul contratto che continuava a legare gli emigranti in America e il paese natale. Storia d’emigrazione e di sofferenza, come tante altre nell’Italia che aveva mandato milioni dei suoi figli in giro a cercare lavoro, fortuna, e dignità.L’usura del tempo consuma, però, l’illumi-nazione alla veneziana di Sambuca di Sici-lia. Ed è qui che inizia una storia singolare, in cui alla fede, alla tradizione, e alla piccola riscossa di un paese si unisce anche qual-cos’altro. Un recupero che è anche riflessio-ne sull’uso delle risorse, sul risparmio, sullo sviluppo. E sui fili che si possono tracciare sul Mediterraneo. Dopo 120 anni, l’Illumi-nazione alla Veneziana era diventata l’om-bra di se stessa. Niente più bocce di vetro, se non qualche esemplare salvato da un ma-gazzino. E gli archini in pessime condizioni. Perché non restaurarla? Un impegno di non poco conto, ma l’impresa parte lo stesso, lo scorso autunno. Si raccolgono i primi soldi

con una lotteria, poi con un porta a porta che dura mesi. Nel frattempo, falegnami ed elettricisti, mastri ferrai, studenti, impiega-ti passano le sere d’inverno in una palestra ( fredda) a rimettere a posto pali di legno, cavi elettrici, a ripristinare “tamburi” e “al-berelli”, l’Arco Trionfale e gli archini.

E le bocce di vetro? Niente da fare con Murano. Un primo sondaggio fa subi-to comprendere che costano troppo, e che in laguna non sono troppo interessati a mettersi a rifare un lavoro che era stato fatto 120 anni fa in un contesto molto dif-ferente. Dall’altra parte del Mediterraneo, in un posto quasi sempre dimenticato da Dio e dagli uomini, a Hebron, la tradizione del vetro però continua. Anzi, alcuni dicono che siano stati proprio i veneziani, allora padroni del Mediterraneo, a importare la lavorazione del vetro soffiato in Palestina. A Hebron, Al Khalil per i palestinesi, la rac-contano però in maniera differente: forse sono stati i romani, e comunque la citta-dina della Cisgiordania meridionale vanta secoli e secoli di tradizione e di export in tutto l’Impero Ottomano di cui faceva parte. Istanbul compresa.

Una visita autunnale da Fares Natsche, il più importante vetraio di Hebron, apre una possibilità. Centinaia di bocce di ve-tro entro la primavera? Perché no? Il vetro era una delle voci più importanti della cit-tà più commerciale della Cisgiordania, e la famiglia Natsche fa questo da centinaia di anni, come dimostrano le foto della colle-zione Eric Matson, conservate alla LIbrary of Congress a Washington. In una di loro, Fares Natsche ha riconosciuto suo nonno, bambino, mentre lavora il vetro davanti a una fornace non così diversa da quella in cui lavorano, oggi, i suoi artigiani. Ma la chiusura della città, più ancora della secon-da intifada, ha quasi distrutto un commer-cio fiorente. Dal 1994, da quando il colono israeliano Baruch Goldstein fece strage nella moschea di Ibrahim (la Tomba dei Pa-triarchi) la città è divenuta via via una sin-golare enclave, alla quale si arriva solo per amore e passione. Checkpoint, il Muro e il terminal che da Beit Jalla immette verso l’a-rea di Hebron, le colonie israeliane del bloc-co di Gush Etzion, le colonie del cuore di Hebron che hanno reso la città vecchia una città fantasma, tra negozi sbarrati, tornelli e

pattugliamenti. Tutto rende il viaggio verso Hebron un impegno, non solo per il fisico, ma soprattutto per stomaco e cuore.L’accordo delle bocce si fa, in poche settima-ne. E il numero delle palle di vetro soffiato aumenta, sino a giungere a un totale di mil-le. Mille bocce di vetro soffiate a una a una, da un impareggiabile vetraio dai baffi che somigliano a quelli di un hidalgo. Un tubo di ferro in cui soffiare, una fornace uguale a quella di secoli fa, una immancabile sigaret-ta, e una forma di ferro scanalata vecchia di due secoli, per dare alle bocce la loro forma e una sorta di disegno a rete. Qandil, è il loro nome in arabo. Le mille bocce vengono am-monticchiate, impacchettate, e poi spedite di Sicilia. Un’impresa che – a dispetto di una situazione difficile, chiusa, insostenibile – è stata un piccolo miracolo non solo orga-nizzativo. Un piccolo miracolo fatto di una normale buona volontà. Merce rara in quel-la che si continua a chiamare Terra Santa.

Mille bocce ordinate da una piccola co-munità siciliana, dove la crisi morde e la disoccupazione pure, per adornare una festa religiosa, cattolica, sentitissima. E per mettere di nuovo insieme in un impe-gno quotidiano una comunità che rischiava la frammentazione. Mille bocce realizzate una a una da una squadra di vetrai pale-stinesi, musulmani, in una delle città più tradizionali, conservatrici e devote della Palestina. Bocce per adornare la festa della Madonna, Mariam, la madre di Gesù, a cui il Corano dedica la sura XIX, la sura di Ma-

riam. Mille bocce spedite da uno spedizio-niere israeliano, ebreo, che ha curato perso-nalmente la raccolta delle bocce a Hebron, il trasporto, l’invio.E a illuminarle, non ci sono lampadine a incandescenza, bensì dei led. Dopo una cer-tosina ricerca di mercato che lo ha portato (virtualmente) sino in Gran Bretagna, il co-mitato sambucese si è rivolto a un’azienda di Reggio Emilia. Le ragioni contro le lampadi-ne a incandescenza non erano solo di carat-tere estetico, perché avrebbero stravolto il colore del vetro soffiato. È che la stessa resa sarebbe stata diversa, rispetto al modello di un tempo, quando le bocce di vetro erano alimentate a olio. L’illuminazione doveva essere più fioca, meno violenta, meno spara-ta di quelle a cui siamo abituati. E i led, poi, consumano molto meno. Addirittura un se-sto, rispetto alla spese precedente.I led, insomma, sono stati la risposta po-stindustriale all’olio delle bocce di vetro dei primi decenni del Novecento. Per riconqui-stare non solo una dimensione mitica della festa e della comunità. Ma soprattutto quel cielo nero e profondo. Su cui stampare il rosso, il verde, il bianco come punti fermi.

Mille bocce richiesteda una piccola comunità in occasione di una festa religiosa cattolicissima e sentitissima

Page 44: Bompan Bonaccorsi Caridi De Pascale Ferraro Giordana Mazza ... · Un numero estivo è anche un numero di mare e dunque una sezione del giornale è, inevitabilmente, dedicata a Goletta
Page 45: Bompan Bonaccorsi Caridi De Pascale Ferraro Giordana Mazza ... · Un numero estivo è anche un numero di mare e dunque una sezione del giornale è, inevitabilmente, dedicata a Goletta

fotografia

46 SUGGESTIONI URBANELa città di Gianni Galassi

Page 46: Bompan Bonaccorsi Caridi De Pascale Ferraro Giordana Mazza ... · Un numero estivo è anche un numero di mare e dunque una sezione del giornale è, inevitabilmente, dedicata a Goletta

46 LUGLIO 2012

SUGGESTIONIURBANE

Luci e ombre. Scatti che sembrano quadri. L’obiettivo di Gianni Galassi svela quello che di una città spesso vediamo senza rendercene conto

FOTOGRAFIA

in un numero di terra in gran parte dedicato alla mobili-

tà e ai grandi problemi delle cit-tà, siamo andati alla ricerca, per questo portfolio, di un fotografo che ha dedicato buona parte del suo lavoro a ritrarle: spezzoni, par-ticolari, suggestioni di paesaggi urbani, residenziali, industriali, post industriali. Lo ha fatto, lo fa, con una ricerca del parti-colare che è più vicina al gusto dell’essen-zialità che non alla maniacale ricerca del-la perfezione. E l’uomo? Raramente nelle immagini di Gianni Galassi ci sono figure umane. La loro presenza, se è il caso, non è però casuale ma semmai un elemento di stupore correlato ovviamente a una domanda sulla relazione tra l’uomo e i

suoi manufatti, sugli elementi costruiti per lui: con cui può essere in ottima sin-tonia o da cui può essere completamente estraneo. Giudicate voi. Sono scatti che aiutano a pensare e che, ci è sembrato, hanno anche una dimensione “chilome-tro zero”. Galassi (giannigalassi.typepad.com), milanese felicemente trapiantato a Roma, è tra i fondatori di una nota Casa di post produzione televisiva dove, tra l’altro, cura personalmente dialoghi e doppiaggio di film d’autore, visto che il cinema è la sua seconda grande passione. La prima è per forza di cose la fotografia, già ampiamente respirata, piccolissimo, negli effluvi degli acidi di sviluppo che promanavano dall’a-zienda di famiglia. Ora volatilizzati e disper-si nelle suggestioni che vi proponiamo.

Page 47: Bompan Bonaccorsi Caridi De Pascale Ferraro Giordana Mazza ... · Un numero estivo è anche un numero di mare e dunque una sezione del giornale è, inevitabilmente, dedicata a Goletta

LUGLIO 2012 47

Visitatori alla Nuova Fiera di Roma

Page 48: Bompan Bonaccorsi Caridi De Pascale Ferraro Giordana Mazza ... · Un numero estivo è anche un numero di mare e dunque una sezione del giornale è, inevitabilmente, dedicata a Goletta

48 LUGLIO 2012

Condominio, Roma

Page 49: Bompan Bonaccorsi Caridi De Pascale Ferraro Giordana Mazza ... · Un numero estivo è anche un numero di mare e dunque una sezione del giornale è, inevitabilmente, dedicata a Goletta

LUGLIO 2012 49

Il National Theater al South Bank, architetto Denis Lasdun, Londra

Page 50: Bompan Bonaccorsi Caridi De Pascale Ferraro Giordana Mazza ... · Un numero estivo è anche un numero di mare e dunque una sezione del giornale è, inevitabilmente, dedicata a Goletta

50 LUGLIO 2012

Palazzo di uffici, Eur, Roma

Page 51: Bompan Bonaccorsi Caridi De Pascale Ferraro Giordana Mazza ... · Un numero estivo è anche un numero di mare e dunque una sezione del giornale è, inevitabilmente, dedicata a Goletta

LUGLIO 2012 51

Central Saint Giles, architetto Renzo Piano, Londra

Page 52: Bompan Bonaccorsi Caridi De Pascale Ferraro Giordana Mazza ... · Un numero estivo è anche un numero di mare e dunque una sezione del giornale è, inevitabilmente, dedicata a Goletta

52 LUGLIO 2012

Il Terminal Ostiense, architetto Julio Lafuente, Roma

Page 53: Bompan Bonaccorsi Caridi De Pascale Ferraro Giordana Mazza ... · Un numero estivo è anche un numero di mare e dunque una sezione del giornale è, inevitabilmente, dedicata a Goletta

LUGLIO 2012 53

La nuova Stazione Tiburtina, architetto Paolo Desideri, Roma

Page 54: Bompan Bonaccorsi Caridi De Pascale Ferraro Giordana Mazza ... · Un numero estivo è anche un numero di mare e dunque una sezione del giornale è, inevitabilmente, dedicata a Goletta

54 LUGLIO 2012

Complesso di uffici More London, Londra

Page 55: Bompan Bonaccorsi Caridi De Pascale Ferraro Giordana Mazza ... · Un numero estivo è anche un numero di mare e dunque una sezione del giornale è, inevitabilmente, dedicata a Goletta

LUGLIO 2012 55

Un autotreno a bordo del ferry Venezia-Patrasso

Page 56: Bompan Bonaccorsi Caridi De Pascale Ferraro Giordana Mazza ... · Un numero estivo è anche un numero di mare e dunque una sezione del giornale è, inevitabilmente, dedicata a Goletta

56 LUGLIO 2012

Il ponte Vasco da Gama, progettista Armando Rito, Lisbona

Page 57: Bompan Bonaccorsi Caridi De Pascale Ferraro Giordana Mazza ... · Un numero estivo è anche un numero di mare e dunque una sezione del giornale è, inevitabilmente, dedicata a Goletta

f r e e s t y l e

58 BENESSERESvago, vacanze e riposo

per corpo e mente

64 MUSICABomba Carta

è come un rock

60 SAPORIIl fascino femminile

dell’albicocca

62 LETTURECorea,

oltre gli stereotipi

Page 58: Bompan Bonaccorsi Caridi De Pascale Ferraro Giordana Mazza ... · Un numero estivo è anche un numero di mare e dunque una sezione del giornale è, inevitabilmente, dedicata a Goletta

58 LUGLIO 2012

l’estate è il periodo in cui arriva il riposo sia per il corpo che per la mente. è il momento dell’anno in cui ci dedichiamo alle nostre pas-sioni, viaggi, escursioni, ma è anche la stagione in cui affiorano stan-chezza e spossatezza.I fiori di Bach (vedi numero 2 di Terra) ci aiu-tano ad affrontare meglio l’estate e le nostre vacanze, attraverso le vibrazioni positive che emanano le piante officinali. In partico-lare, questo mese, vorrei consigliarvi di en-trare in sintonia con Rescue Remedy e il suo potere energetico, da utilizzare nelle situa-zioni di “emergenza”. Rescue Remedy è l’uni-co rimedio creato da Bach con la composi-zione di più fiori, indicato sia per il pronto soccorso che per l’emergenza. Questa mi-scela è però adatta ai soli stati transitori e per questo motivo non può essere utilizzata per lunghi periodi. I fiori contenuti in Re-

scue Remedy sono: Star of Betlemme, contro lo stordimento, lo spavento ma anche come “integratore della personalità”; Rock Rose, per sconfiggere la paura, il senso di panico e il terrore; Impatiens, contro l’agitazione e la sensazione di tensione interiore; Cherry

Plum, per prevenire attacchi di panico e la paura di perdere il controllo; Clematis, con-tro la tendenza a cedere e la sensazione di essere troppo lontani dagli aspetti concreti

della realtà. La combinazione di questi fio-ri è molto utile in caso di emergenza (sino all’arrivo del medico), di spavento, di emer-genza spirituale, di perdita della conoscen-za, svenimento, in caso di cattive notizie e dispiaceri, attacchi di panico, febbre alta, convulsioni, incidenti, ma anche nei casi di alterazione dell’umore. Consigliamo quindi di avere sempre a portata di mano le gocce di emergenza Rescue Remedy, soprattutto in vacanza e in tutti i casi in cui è necessario un “intervento di pronto soccorso”. Rescue

Remedy è utile anche nei casi di claustrofo-bia da treni, aerei e auto. Assunto prima di mettersi in viaggio (si può iniziare qualche giorno prima della partenza), consente di superare il momento che più ci angoscia. Il dosaggio varia a seconda dei casi e delle si-tuazioni. Nei casi acuti consigliamo quattro gocce, da diluire in una tazza d’acqua. Bere a piccoli sorsi, sino a che lo stato di shock non diminuisce. In caso di perdita della co-noscenza (anche in mancanza di acqua), dal flaconcino si stillano le gocce diretta-mente sulle labbra, sulle gengive, dietro le orecchie, sulle tempie o sulle giunture delle mani. Il pronto soccorso può essere effettuato anche sotto forma di impacchi, compresse, cataplasmi, versando sei gocce in una bacinella contenete mezzo litro d’ac-qua. In commercio esiste anche Rescue Re-

medy pomata, utile in caso lesione cutanea, puntura di insetti, taglio o ferita che deve ci-catrizzarsi, ematomi, scottature, slogature e improvvise eruzioni cutanee. Se siete stati punti da una zanzara o da un altro insetto, spalmate subito la zona interessata con po-mata di Rescue e/o anche con qualche goc-cia di rimedio puro.

walnut e oliveIl caldo eccessivo di questi giorni, ci ha fortemente debilitati e sfibrati. Walnut è il fiore che possiede un’azione stabilizante, di adattamento al nuovo, di conseguenza per-mette al nostro organismo di riadattarsi al cambiamento di temperatura. Associato ad Olive, il fiore che ci aiuta a recuperare lo sta-to di stanchezza e spossatezza fisica, i due rimedi possono aiutarci a recuperare l’ener-gia fisica e vitale, per affrontare con mag-giore serenità e vitalità l’estate e le vacanze.

consigli “naturali” per l’estate Gli oli essenziali, molto diversi tra loro per composizione chimica ed effetti terapeu-tici, condividono proprietà fondamentali: sono antisettici, cicatrizzanti, tonificanti, antinevralgici, antireumatici, riequilibranti. Avremo occasione di approfondire ulterior-mente le proprietà degli oli essenziali, dan-do particolare risalto all’“aromaterapia per

DI LEDA MINCHILLO, NATUROPATA

benessere

Con l’arrivo dell’estate ecco alcuni rimedi naturali per affrontare la stanchezza e la spossatezza, data dal cambio di stagione e dalle alte temperature. Ma anche per preparare solari e rimedi fai da te contro le scottature

SVAGO, VACANZE E RIPOSO PER CORPO E MENTE

Page 59: Bompan Bonaccorsi Caridi De Pascale Ferraro Giordana Mazza ... · Un numero estivo è anche un numero di mare e dunque una sezione del giornale è, inevitabilmente, dedicata a Goletta

LUGLIO 2012 59

l’anima”. In questa piccola parentesi estiva vorrei sottolineare le proprietà del Tea Tree. Questo albero, che non ha nulla in comune con l’arbusto del tè, cresce nelle zone palu-dose dell’Australia. Le sue importanti pro-prietà sono state scoperte recentemente e annoverate tra le più importanti dell’aroma-terapia infettiva. Grazie ad un’importante potere antivirale e germicida, in quasi totale assenza di principi tossici, Tea Tree è un im-portante olio essenziale per la cura della pel-le. Le sue principali proprietà sono: fungici-da, antivirale, antisettico, antinfiammatorio, antisettico, deodorante, balsamico. Può es-sere utilizzato miscelandolo in percentuale al 10% in olio di mandorle e/o al 5% in una crema neutra e utilizzato per acne, brufoli, irritazioni, scottature, punture di insetti, mi-cosi dell’unghia. Diluito in acqua invece, per sciaqui e gargarismi contro gengiviti, mal di gola, afte. Sostituisce le pomate antibioti-che. Lo consiglio particolarmente, per lava-re i bambini, dopo il bagno a mare, al posto delle soluzioni disinfettanti concentrate, per pulire e disinfettare senza agenti chimici, la cute. Basta diluirne alcune gocce, nell’acqua del bagnetto.Per sciogliere gli aculei dei ricci di mare, il fastidio urticante delle meduse o il dolore provocato dal veleno dei pesci ra-gno, strofinate ripetutamente le parti inte-ressate dal contatto, con il limone.

un filtro solare naturaleOleolito solare protettivo alla curcuma e mallo di noce in polvere. Gli oleoliti si pre-parano macerando in olio le erbe officinali fresche e/o le spezie. Si possono utilizzare anche le piante secche, ma quelle fresche sono più ricche di oli essenziali e principi attivi. Gli oleoliti sono utilizzati anche come base per molti preparati e molte ricette co-smetiche naturali. I periodi migliori per la loro preparazione sono la primavera e l’e-state. Abbiamo già parlato delle proprietà curative, anche per la pelle, della curcuma (Terra, numero 3). Ora, unita all’olio di oli-va e a quello di sesamo spremuto a freddo insieme al mallo di noce, ci consentirà di preparare un solare mediamente protettivo.

preparazione 1Versare in un barattolo di vetro 500 ml di olio di sesamo spremuto a freddo (contiene un filtro solare naturale), 2 cucchiai di curcuma in polvere, 2 di mallo di noce in polvere (pro-tegge dalle radiazioni solari) e 2 di olio d’oliva. Tappare il barattolo e lasciare macerare per una settimana, agitandolo almeno una volta al giorno. Poi, travasare con delicatezza l’ole-olito in una bottiglia di vetro, lasciando la pol-vere che si è depositata nel fondo. Conservare al buio. Adatto a pelli scure e già leggermente abbronzate, va usato prima di esporsi al sole.

proteggersi dalle scottaturePer lenire piccole scottature da sole pre-pariamo invece l’oleolito di Calendula. La Calendula officinalis è una pianta erbacea originaria del Nord Africa. Nel nostro Pa-ese cresce spontaneamente nei campi in-colti e nei luoghi erbosi. Ai fiori e ai loro estratti ricavati, si attribuiscono proprietà antinfiammatorie, immunomodulatorie, vulnerarie, antibatteriche, antifungine, antivirali, antiparassitarie e coleretiche. È usata in campo medicinale, farmaceu-tico, cosmetico e per lievi bruciature. La Calendula, particolarmente indicata per l’idratazione delle pelli secche, è però an-che uno dei rimedi naturali più adoperato per le scottature solari, poiché ha elevate proprietà emollienti, rinfrescanti e leniti-ve, antinfiammatorie e antisettiche.

preparazione 2In un vasetto di vetro, mettere 50 gr di olio di oliva e 10 gr di fiori di calendula freschi, chiudere e lasciare macerare per 5 giorni, esponendo il vasetto al sole e mescolan-do di tanto in tanto. Applicare l’olio sulle scottature solari. In commercio si trova anche una crema alla calendula, che può essere utilizzata per idratare mani e viso, per il trattamento delle piaghe da decubito, dell’acne e dei foruncoli.

Page 60: Bompan Bonaccorsi Caridi De Pascale Ferraro Giordana Mazza ... · Un numero estivo è anche un numero di mare e dunque una sezione del giornale è, inevitabilmente, dedicata a Goletta

60 LUGLIO 2012

sarà caronte che ci fa navigare tra le fiamme di questo mese, o che mi sono arreso al mio destino nel gi-rone dei golosi, ma il bisogno di fre-schezza e succulenza mi suggerisce frutta, contrasti dolci acidi che incon-trano il salato, un giocoso tono croccante e armonioso deglutire. Armati di cucchiaio, dipingiamo la nostra opera astratta, sempre diversa sempre nuova sulla tela di ceramica di un piatto vuoto. Questo è il gesto in cui mi riconosco, il gesto dei golosi. Che si dia il benvenuto a Caronte...E per restare in tema voglio raccontare un pomeriggio infernale.Poco tempo fa ero diretto con in miei allie-vi di Niko formazione (nikoformazione.it), in una delle numerose lezioni didattiche esterne. Prima, visita ad un mulino a pietra, poi mercato ortofrutta e altro. Più precisa-mente eravamo diretti al mercato del pesce in un paese nei pressi di Pescara. Finita la lezione giornaliera, tutti gasati e carichi per la nuova visita, prendiamo posto nel nostro pulmino. L’autista ingrana e via alla scoper-ta dei segreti della compravendita del pesce in Adriatico. Pochi chilometri e poi il pae-saggio verde abruzzese si opacizza di fumo, e ci ritroviamo di colpo in una situazione a dir poco surreale. Fermi ormai, mentre die-tro di noi, le auto si accumulano come palle da bowling dopo uno strike, ed in effetti di

strike si tratta. Un Tir capovolto su un fian-co, dopo uno sbandamento, occupa le due carreggiate intrappolando i due sensi di marcia. Illeso il conducente, il carico un po’ meno. Confusi e preoccupati ci avviciniamo con cautela - era accaduto da poco - con-siderando la distanza dal nostro punto di arresto. La nube grigia di polvere si dirada, fino a lasciar scorgere due sagome umane che appaiono sfumate dalla polvere: effetto Rambo che riappare dopo un esplosione miracolosamente illeso...

Le due sagome trasportano allegorica-mente una cassetta di legno, man mano l’immagine si fa più chiara ed eloquente, svelando l’arcano. Il Tir capovolto era un carico di albicocche. Eccoci arrivati sul po-sto, non so se riuscite ad immaginare la sce-na, che non credo di riuscire a spiegar bene a parole. L’autostrada era piena di cassette di legno semi distrutte e milioni di albicocche rovinosamente spiaccicate. Poco distante il bisonte della strada in fiamme. Arrivano i soccorsi in elicottero, i vigili del fuoco e la polizia che si fa strada tra le auto in coda con il solito e giustificatissimo “state indietro, è pericoloso, non c’e nulla da vedere”. Conside-rando la testata per cui ho il piacere di scri-vere, sarebbe d’obbligo la polemica che sento di far esplodere. Immagino che anche voi tra

le righe avrete già capito a cosa mi riferisco… Ruote, ruote e ancora ruote, ancora Tir che solcano l’Italia dal tallone alle Alpi, inquina-mento, violenza sul km0, che sembra sempre di più una semplice operazione di marketing come i famosissimi agriturismo spuntati come funghi non molto tempo fa. In realtà non ho voglia di far polemica, anche per-ché non è il mio ruolo. In questo momento ho solo voglia di poesia e freschezza, voglia ancora di credere che un giorno cambierà, tutto a favore della terra, della natura e di noi tutti. Voglio crederci ancora, vorrei il sogno del ritorno alla terra, di cose concrete e del-la natura che ancora complice si fida di noi. Perdonate lo sfogo... torniamo sul ciglio del-la strada. Domate le fiamme, e scampato il pericolo, come nelle più brillanti commedie, l’atmosfera si rilassa. Consapevoli che non ci saremmo mossi dal quel punto almeno per quattro ore, abbiamo trasformato la visita al mercato del pesce in un remake della lezione sull’ortofrutta. Non proprio un lezione, ma una scorpacciata in comitiva di albicocche fresche e buonissime, che con tutti i presenti abbiamo condiviso. Fresche, lisce e vellutate a un tempo, spezzarle con le mani e lasciarsi corteggiare del succo che inonda la bocca. Dolci, a volte pungenti di un acido che non guasta, ruvide ma non troppo, come una bel-la donna. Credetemi quel pomeriggio surrea-

DI DAVIDE MAZZA, CHEF

sapori

Vellutate o lisce, morbide al tatto, eleganti e succose, frutto della discordia per la mitologia grecatanto da scatenare la guerra di Troia. Dedicato al prunus armeniaca

IL FASCINO FEMMINILE DELL’ALBICOCCA

Page 61: Bompan Bonaccorsi Caridi De Pascale Ferraro Giordana Mazza ... · Un numero estivo è anche un numero di mare e dunque una sezione del giornale è, inevitabilmente, dedicata a Goletta

LUGLIO 2012 61

le per tutti noi, in un momento è divenuto un harem. Per uno strano gioco del destino, la qualità delle albicocche viene chiamata Car-

men, quindi femmina anche nel nome. Nello specifico si distinguono in molte qua-lità interessanti. Ne elenco alcune: Bosa,

Foralia, Farbaly, Pearlcot, Petra, Pincok, Ro-

bada, e Carmen appunto. Tutti innesti che via via col tempo si sono ottenuti dando vita a frutti straordinari e simili, tutti caratteriz-zati da particolari in base alla provenienza. L’albicocco è una pianta amante del sole, ma sopporta bene anche ambienti più fred-di. Predilige però primavere miti ed estati calde. In Italia, che concorre alla produzio-ne mondiale per il 15 %, le troviamo in Cam-pania, nella piana del Sele, Emilia Romagna, Basilicata e Piemonte. I maggiori produttori sono l’Iran e la Turchia.L’albero è splendido: prumus armeniaca, è il nome scientifico, una chioma piena con foglie sottili ed ellittiche, i fiori molto simi-li a quelli del ciliegio. Raggiunge i 5/7 me-tri di altezza. In coltivazione viene tenuto coltivato in modo che raggiunga i 3 metri e ½ per comodità di raccolta, che può essere fatta meccanicamente e a mano (meglio). In cucina le troviamo in tanti modi, ma si pre-diligono marmellate, sorbetti, succhi o albi-cocche fresche affettate nel loro splendore. Torte, crostate, pasticcini e come ripieno

sotto forma di marmellata nella golosa e or-mai famosissima Sacher torte.

Sposa in un matrimonio perfetto infatti l’amaro acido del cioccolato fondente, con un connubio che resiste indisturbato da anni. In commercio ancora, le troviamo secche, ma attenzione all’acquisto. Diffidate categoricamente da quelle troppo colorate, di un arancione acceso, di certo trattate con additivi che mantengano inalterato il pig-mento che le caratterizza. Ricche di fibre, sali minerali, calcio, fosforo. Il beta carotene una provitamina fondamentale per la produzione di melanina, proteggendoci dai raggi solari, facilita l’abbronzatura e aiuta inoltre a rinfor-zare le ossa e i denti. Consigliata ai bambini per la crescita, insomma un tocca sana per tutto il corpo, per la mente e per l’anima.Per questo mese vi voglio regalare una ricetta a base di pesce, uno dei pesci che io prediligo poiché povero, e di grande virtù, il baccalà, direttamente dal mio libro (concedetemelo).Mi piacerebbe avere riscontri dai lettori, e magari condividere il bello della cucina e della natura. Intanto ecco la ricetta, fi-nalmente una splendida donna albicocca sposa un po’ più bruttino baccalà, un ma-trimonio strano, magari imprevedibile, come nelle più belle favole.

Buona ricetta!

RICAVARE dalla parte alta del baccalà 4 tranci da 120 gr. Lasciarlo marinare per 20 minuti in un contenitore con vino bianco, le erbe aromatiche e il sale.

MONDARE il cavolo viola e tagliarlo a julienne sottilissimo, pelare le patate e tagliarle e fette sot-tili da 1 cm. Mescolare patate e cavolo, in un bowl condire con maggiorana, buccia di limone e sale.

CUOCERE a vapore per 20 minuti circa. Controllare che il cavolo sia cotto bene e frullare tutto insieme, patate e cavolo, salare, pepare.

SCOTTARE a vapore normale le albicocche secche per 10 minuti, frullarle ancora calde con un pizzico di aglio, 2 foglie di basilico e mandorle aggiungen-do poco alla volta dell’olio d’oliva fino ad ottenere un’emulsione. Unire acqua fredda se risultasse troppo solido il composto.

SGOCCIOLARE il baccalà dalla marinatura, cuo-cerlo in una vaporiera per 5 minuti lasciando la pel-le. Levare dal forno il pesce, scottarlo in tegame dal lato della pelle fino a rendere croccante l’esterno e adagiarlo sul purè di cavolo e patate insaporendo con l’emulsione d’albicocca.

LA RICETTA

e ca

volo

vio

la con emulsione di albicocca

INGREDIENTIPER 4 PERSONE

4 tranci di filetto di baccalàLa buccia di 1 limone

1 mazzetto di maggiorana1 dl di vino bianco secco, 500 gr di patate

1 cavolo viola (facoltativo) in base alla stagionalitàErbe aromatiche miste (salvia, timo, rosmarino)

50 gr di albicocche seccheMandorle a lamelle q.b.

1 mazzetto di basilico1 spicchio d’aglio

Olio extra vergine q.b.

tran

cio

di baccalà, schiacciata di patate

Page 62: Bompan Bonaccorsi Caridi De Pascale Ferraro Giordana Mazza ... · Un numero estivo è anche un numero di mare e dunque una sezione del giornale è, inevitabilmente, dedicata a Goletta

62 LUGLIO 2012

Sulle due Coree nate in piena Guerra Fredda, si sa an-cora così poco in Italia, e la lista delle traduzioni da proporre sarebbe lunga. I due Stati, al nord e a sud del 38°parallelo, sono diventati due realtà culturali e socio-economiche così distanti da costituire mondi separati e antitetici. Premesso che il rapporto fra le due Coree è un tema molto politicizzato, consiglierei alcuni libri che trattano della Corea del nord (Rpdc) e, in particolare, della continua emergenza umanitaria a quindici anni dalla famosa terribile carestia. Un buon punto di partenza è Ko-rea in World History (2011), piccolo libro divulgativo, scritto da uno specialista, Donald N. Clark: riesce a condensare con competenza e semplicità la storia medievale e moderna del-la Corea. Il merito principale del libro, sta in questa afferma-zione: «Capire la Corea è fondamentale per capire la storia dell’Asia Orientale». Certo più schierato ideologicamente è il lavoro di Glyn Ford e Soyoung Kwon, North Korea on the Brink, Struggle for Survival (2007). Ford rappresenta il punto di vista di un parlamentare europeo laburista negli anni in cui l’amministrazione Bush sembrava pronta a scatenare un altro conflitto “preventivo” contro la Rpdc, inserita nell’asse del male” con Iraq e Iran. Temi di fondo: la deriva ideologica neoconservatrice e l’incompetenza che hanno rischiato di far deflagrare un secondo conflitto in Asia dopo l’attacco all’Iraq. Ford analizza e denuncia i reiterati errori dei governi ameri-cani e la “paranoia” dell’amministrazione Bush con le sue «guerre preventive», che non solo ha destabilizzato il Medio Oriente, ma ha convinto i nordcoreani che «la lezione da trar-re dall’invasione dell’Iraq non fosse avere armi di distruzione di massa ma non averle». In linea con la necessità di favorire il cambiamento all’interno, ma molto più equilibrato, Marcus Noland ha pubblicato una serie di libri che sono ormai dei classici. Tra questi, Famine in North Korea, Markets Aid and Re-form, a due mani con Stephan Haggard, del 2007 ma ancora di stretta attualità. Studio esauriente e di facile lettura, ha

la capacità di integrare in un quadro unitario la solida pre-parazione economica degli autori con le scienze politiche e le relazioni internazionali. Non è un libro per soli specialisti, come sottolinea Amartya Sen nella prefazione ed emerge ben chiara la colpa dello Stato nell’avere provocato una del-le «carestie più distruttive del XXo secolo». Gli autori ripren-dono la denuncia di un altro prolifico studioso di politica coreana, David C. Kang, secondo il quale Kim Jong Il (all’e-poca ancora vivo) avrebbe dovuto essere giudicato dal Tpi per «crimini contro l’umanità» . Per saperne di più sui temi della fame e dei diritti, segnalo le testimonianze, sempre più numerose, di chi è riuscito a fuggire dai famigerati gulag di cui si è parlato nel n. 2 di Terra. Ancora Haggard e Noland, Witness to Transformation: Refugee Insights into North Korea (2011) e l’impressionante Escape from Camp 14 (2012), del giornalista Blain Harden che ha ricomposto i ricordi di Shin Dong-hyuk, nato dall’accoppiamento voluto da una guardia carceraria per “premiare” due ergastolani. Per avvicinarsi senza pregiudizi alla Rpdc, divertirsi e commuoversi, segna-lo gli impagabili noir di James Church, nome di fantasia di un ex 007 americano che ha dato vita all’ispettore O. Single, spiccato senso del dovere e un sincero attaccamento al suo Paese. Come ha sostenuto un noto coreanista, Peter Hayes, dopo la pubblicazione del primo romanzo A Corpse in the Koryo, si capisce più sulla Corea del Nord leggendo Church che non tutta la letteratura disponibile sulla Rpdc. L’ultimo noir, Bamboo and Blood (2008) è ambientato nel 1997, anno di carestia che costringe anche il suo commissariato a “tirare la cinghia”. La Rpdc per Church non è il regno del male: è un piccolo Paese martoriato, orgoglioso della sua storia, pieno di contraddizioni e misteri dove ognuno, da chi vive tra le trame del potere al più semplice cittadino, tenta di sopravvivere come può. La simpatia di Church per i nordcoreani è evidente e condivisibile.

Rosella Ideo

A CURA DI EMANUELE GIORDANA

letture

Mistero coreano. Dei due Paesi nati in piena Guerra Fredda non sappiamo nulla. Saggi, racconti e persino dei noir per capire cosa succede a Pyongyang

CONSIGLI AGLI EDITORI

I consigli di una coreanista per andar oltre gli stereotipi

e provare a decriptare davveroquanto accade nel Paese

della dinastia dei Kim

Il rapporto del Belgio col nucleare e gli accordi non molto alla luce del sole tra il Paese delle delicate trine e dell’innocuo cioccolato anche con nazioni e programmi nucleari “canaglia”. Il libro inchiesta di uno dei più noti rappresentanti dei Verdi fiamminghi.

Luc BarbéLa Belgique et la bombeEd. Etopia, euro 15,00

L’annuario, realizzato in vista del vertice Rio+20, fa il punto sulla conversione ecologica dell’economia. Nessun settore rimane escluso dall’indagine: si va dagli indicatori alternativi allo sviluppo urbano, dai trasporti all’agricoltura in una disa-

mina che non trascura nessun aspetto.

Worldwatch InstituteState of the World 2012

WWI, pp. 400, euro 24,00

© K

ORE

A/AL

ESSA

ND

RO F

ERRA

RO, 2

012

Page 63: Bompan Bonaccorsi Caridi De Pascale Ferraro Giordana Mazza ... · Un numero estivo è anche un numero di mare e dunque una sezione del giornale è, inevitabilmente, dedicata a Goletta

LUGLIO 2012 63

ECOMAFIE 2012 L’Osservatorio nazionale ambiente e lega-lità, con i Centri di azione giuridica e gli Osservatori regionali e provinciali, costituisce la rete per la legalità di Legambiente contro la criminalità ambientale, una rete che aderisce a Libera e che sta alla base del rapporto annuale di Ecomafia. L’edizione di quest’anno dedica un focus particolare alle infiltrazioni della ’ndrangheta al Nord, dove in tanti hanno già iniziato a stringersi attorno al grande business dell’Expo 2015. Il rapporto Ecomafia fa nomi e cognomi, indica i luoghi in cui operano i criminali e i costi che le loro attività impongono. Costi sanitari, ma anche costi legati al lavoro nero e all’evasione, e sovracosti dovuti alla cattiva qualità di interventi sul territorio e nell’edilizia.Fin dalla sua prima edizione, il rapporto Ecomafia sui crimini ambientali è diventato uno strumento di lavoro fondamentale per la magistratura e per le forze dell’ordine e ha ispirato movi-

TERRA D’ACQUA E DI SPERANZE Diventato nell’ultimo scorcio del secolo un “Paese normale” il gigante indonesiano è entrato rapidamente nel processo di globalizzazione mondia-le consentendo alla grande nazione insulare di godere di uno sviluppo economico che comincia a farlo uscire dalla povertà e coltiva i primi germi di una democrazia moderna finalmente liberatasi di trent’anni di feroce dittatura.L’Italia, che all’Indonesia ha guardato sempre con una certa disattenzione, sembra da qualche anno essersi accorta che l’Asia non è solo il Giappone, né solo Cina e India. Protago-nista dell’Asean, l’associazione regionale del Sudest asia-tico, ospite di una fiorente diaspora cinese, maggior Paese musulmano al mondo come popolazione (e con vocazione moderata), la “Nostra terra d’acqua”, come i locali chiamano il proprio Paese, è l’oggetto di una collettanea curata da Ro-

menti popolari, scrittori e intellettuali. Oggi infatti, se si vuole affrontare questo tema, non si può prescindere da questo volu-me che documenta nel minimo dettaglio l’evolversi delle atti-vità dei clan che hanno messo sotto tutela il Belpaese in tutti i settori: dall’abusivismo urbano ai traffici di rifiuti, dalle energie pulite all’archeomafia. Al centro della ricerca, i traffici di rifiuti e l’abusivismo edilizio, la criminalità nella filiera agroalimentare e gli incendi dolosi, il racket degli animali e il saccheggio dei beni archeologici: storia dell’aggressione criminale alle risorse naturali del nostro Paese.

Osservatorio Ambiente e Legalità (Legambiente)Ecomafia 2012Edizioni Ambiente, 2012pp. 464, euro 24,00

meo Orlandi per Osservatorio Asia e Arel (Agenzia di ricerche e legislazione), la Fondazione creata da Nino Andreatta. Un lavoro che aggiunge alla scarna bibliografia italiana sul Pa-ese delle 17mila isole uno sguardo lucido che dà conto di un rapido divenire.I saggi che compongono il volume sono di Bassu, Fabbri, Failla, Gastel, Lane, Martano, Montessoro, Negara, Rossotto, Sponzilli, Stanca, Sukma, Sumarto. Introduzione di Romeo Orlandio e postfazione di Paolo De Nardis con una prefazione di Enrico Letta.

A cura di Romeo OrlandiIndonesia. Passaggio a Sud-EstArel, Il Mulinopp. 249, euro 20,00

Dall’autore dei blog Il vecchio sposta la montagna, Ap-punti cinesi e Cineresie, un ritratto della nuova Cina, o meglio, delle tante e diverse Cine che emergono dalla rete. Una guida ragionata alla dimensione virtuale nell’Impero di mezzo.

Ivan FranceschiniCina.net Post dalla Cina del nuovo millennioObarrao, pp. 183, euro 13,00

Il terribile duplice omicidio apparentemente risolto sei anni prima non convince l’ispettore Hui Yau-Yat che si rimette al lavoro sul vecchio caso. Noir asiatico di un giovane informatico che ha vinto il prestigioso Soji

Shimada Mystery Award.

Chan Ho KeiDuplice delitto a Hong Kong

Metropoli d’Asia, pp. 216, euro 14,50

CONSIGLI AI LETTORI

L’aggressione criminale dei clan alla risorse naturali del Belpaese: dall’abusivismo edilizioal traffico dei rifiuti, dal saccheggio dei beni archeologici al racket degli animali

Page 64: Bompan Bonaccorsi Caridi De Pascale Ferraro Giordana Mazza ... · Un numero estivo è anche un numero di mare e dunque una sezione del giornale è, inevitabilmente, dedicata a Goletta

64 LUGLIO 2012

sul palco oggi abbiamo uno scritto-re che è anche un giornalista. E che non esita a definirsi “utilizzatore finale di li-bri, musica e cinema” nella quarta di coper-tina del suo secondo romanzo Bomba Car-

ta, appena edito per Guida. La trama? Per tentare di contrastare, almeno idealmente, l’opprimente predominio delle sei “sorel-le” – le major del mercato editoriale italia-no – un gruppo eversivo scatena il panico, coinvolgendo in una girandola di inattese opportunità di risveglio morale, un com-missario costretto a misurarsi con Dante e i Beatles, e un giornalista precario sospeso tra verità e necessità.

Francesco, tutto sommato “cosa c’è di sbagliato nell’immaginare una piccola distruzione”? Ti ricordo che mentre i Franz Ferdinand di “The Fallen” pongo-no questa domanda, c’è una lezione che arriva da più lontano: Lennon, fresco di

indipendenza editoriale nel 1968 con la Apple, invitava proprio in quel momen-to, tutti i facinorosi ad abbassare l’impe-to rivoluzionario in “Revolution”. Come si coniugano questi due punti di vista ri-spetto alle azioni terroristiche del grup-po Lasa nel tuo volume?Considero Bomba carta un romanzo sati-rico che s’interroga sul concetto di rivo-luzione mancata. E attinge a piene mani nell’immaginario collettivo musicale degli ultimi cinquant’anni. L’Accolita Scrittori Anonimi, ossia l’organizzazione eversiva di scrittori outsider che nel mio libro pro-va a sovvertire il sistema italiano dell’e-ditoria a colpi di sequestri e attentati di suoi personaggi chiave, sembra guardare il mondo con gli occhi di “The Fallen”. Con uno sguardo nichilista: non ci piace come in Italia funzionano il mercato dei libri, la libertà di stampa, l’accesso alle professio-ni? E allora incendiamo tutto! Cito più o

meno esplicitamente i Franz Ferdinand, ma alla fine potrei anche rifarmi agli Area di Demetrio Stratos, un gruppo che ho amato molto: i miei scrittori-terroristi non fanno altro che “giocare col mondo facen-dolo a pezzi”. Nel libro, però, c’è anche il punto di vista di un personaggio coetaneo dei membri di Lasa: il giornalista precario, Cristiano Masi.Sa benissimo che giornali, case editri-ci, rapporti tra potere e comunicazione, nonché tra potere e arte in questo Paese funzionano in modo perverso. Ambisce a cambiare le cose, tuttavia non vuole incendiare. Il suo sguardo coincide con quello di Lennon in “Revolution”. Un po’ come se dicesse ai Lasa: “Quando parlate di distruzione, dovete contarmi fuori”. In Bomba carta esiste un rapporto irrisolto tra questi due differenti modi di intendere il cambiamento. Uno massimalista, l’altro riformista.

DI MAURO BOCCUNI

sul palco

Francesco Prisco racconta le coordinate musicali del suo nuovo romanzocontro “il sistema delle concentrazioni editoriali”. Dai Franz Ferdinand ad Adriano Celentano

BOMBA CARTA È COME UN ROCK

Un’immagine dell’autore di Bomba Carta. A destra John Lennon

Page 65: Bompan Bonaccorsi Caridi De Pascale Ferraro Giordana Mazza ... · Un numero estivo è anche un numero di mare e dunque una sezione del giornale è, inevitabilmente, dedicata a Goletta

LUGLIO 2012 65

Un’altra delle vittime del temuto gruppo eversivo lascia la scena con i versi di una famosa canzone dei Beatles che, tradot-ta, restituisce l’essenza del personaggio: un “Uomo inesistente”. Oramai i lettori di Terra hanno capito che Bomba carta è un romanzo ispirato e in parte diretto dalle citazioni letterario/musicali di una banda criminale che tu hai comandato e dietro la quale come autore hai nascosto delle tentazioni personali. Tutte inevita-bili? O ti sei limitato?Il mio romanzo è una provocazione contro la grande editoria che insegue i grandi nu-meri di fatturato e mortifica la letteratura. Mi piaceva l’idea che a scagliare il sasso fos-se un gruppo terroristico colto che rivendi-ca l’importanza della cultura in ogni azione. Sequestra un famoso giornalista televisivo e lo trasforma in Maestro Adamo, il falsa-rio della “Divina Commedia”. Elimina un agente letterario e lo identifica col “Nowhe-re Man” dei Beatles. Fa fuori un importan-te editore accostandolo al Giulio Cesare di Shakespeare. O ancora trasforma il galà del maggiore premio letterario nazionale nel-la Babilonia dell’“Apocalisse” di Giovanni. Tutte citazioni “necessarie” che rinfacciano al cosiddetto sistema delle concentrazioni editoriali il proprio peccato originale: aver relegato ai margini l’arte della parola scritta.

Lo sguardo da autore satirico ti permet-te di esporre la realtà dei fatti raccontati al facile ludibrio di sé stessi. Le vittime non sanno essere morali, il gruppo Lasa agisce con mezzi illeciti per punire e «moralizzare» il virus nocivo rappre-sentato da tutta la filiera dell’editoria. Il libro è disseminato di una domanda pe-sante come un macigno: «Qualcosa sta succedendo qui e tu non sai cosa sia, Mr. Jones?», come in “Ballad of a Thin man” di Bob Dylan. Al di là dei biechi interessi di casta, ti sei risposto su come si possa essere così ciechi o peggio indifferenti da non cogliere mai il senso dei tempi?In quella che Guy Debord definiva la società dello spettacolo, il profitto viene prima di tutto il resto e le cosiddette caste non fanno altro che perpetrare la conservazione di sé stesse. Chi governa è bravissimo a utilizzare armi di distrazione di massa. Fino a che a Berlino c’era un muro, qui in Occidente esi-steva un barlume di morale. Evidentemente perché dall’altra parte c’era un nemico da

combattere. Crollato il muro, il capitalismo ha cominciato a segare il ramo su cui era se-duto. In tutti i campi: dalla finanza, sempre più speculativa, all’entertainment, sempre più disimpegnato. Chi non si allinea, non viene neanche considerato. Non esiste.

Le donne ruotano quasi tutte intorno al commissario Santaniello che per fare il suo mestiere ha bisogno di qualcuno – o meglio qualcuna – che gli apra la mente. L’unica voce musicale che lo accompagna è quella di Adriano Celentano che manco a farlo apposta è stato uno dei primi indi-pendenti italiani e una delle menti crea-tive più coraggiose ed anticipatrici in Ita-lia. È una casualità questo abbinamento?Santaniello è un uomo semplice che deve indagare cose complesse. Senza le donne – prima la moglie Giulia, poi sua figlia Marta ma anche la collega De Benedetti – neanche saprebbe dove sbattere la testa. Celentano è la passione musicale della sua vita. E come lo stesso Santaniello è un uomo sempli-ce che, lungo gran parte della sua onorata carriera, ha affrontato questioni complesse. Lasciandosi guidare dalle intuizioni della moglie Claudia Mori. Chissà che a livello subconscio non sia questo il motivo per cui Santaniello colleziona prime edizioni dei dischi del suo “grande Adriano”.

«Nel libro esiste un rapporto irrisolto sui modi di intendere il cambiamento: massimalista

uno, riformista l’altro»

Page 66: Bompan Bonaccorsi Caridi De Pascale Ferraro Giordana Mazza ... · Un numero estivo è anche un numero di mare e dunque una sezione del giornale è, inevitabilmente, dedicata a Goletta
Page 67: Bompan Bonaccorsi Caridi De Pascale Ferraro Giordana Mazza ... · Un numero estivo è anche un numero di mare e dunque una sezione del giornale è, inevitabilmente, dedicata a Goletta

LA TERZA DIMENSIONE DELLA CRONACAwww.3dnews.it

CINEMA E FILOSOFIAIl precariato amoroso di una coppia si trasforma in una sfidache costringe alla maturità

MEDIAAlla riconquista del nostro “tempo

di attenzione”. Una proposta che può cambiare la tv commerciale

QUESTO NON È UNO SPOTScongeliamo la pubblicità per aiutare un’altra economia

inserto del mensile Terraideato e diretto da Giulio Gargia

luglio 2012, numero 5webmaster Filippo Martorana

© MARIO ALFIERO PER GREENPEACE INTERNATIONAL

Page 68: Bompan Bonaccorsi Caridi De Pascale Ferraro Giordana Mazza ... · Un numero estivo è anche un numero di mare e dunque una sezione del giornale è, inevitabilmente, dedicata a Goletta

II LUGLIO 2012

IDEE

gli imprenditori italiani vor-rebbero parlare solo di ri-

presa. bene! perché non utilizzare anche la risorsa pubblicità in tv e agire sul prezzo dell’etere? L’etere è una materia prima molto pregiata, più im-portante del petrolio e dell’oro, ma il suo valore: fissato pubblicamente attraverso concessioni governative e privatamente mediante vendita di spot pubblicitari, è ge-stito da poche avide mani.Della pubblicità tv in Italia, hanno godu-to soprattutto aziende non italiane e ne-anche europee. È noto e si tace. L’Italia, dall’avvento dell’era Berlusconi in poi, ha svenduto la propria capacità promoziona-le interna alle Companies multinazionali. Del resto, secondo molti osservatori, que-sta era una delle missioni dell’ex premier sostenuta da imponenti linee di credito di alcune banche internazionali: diventare il soggetto dominante e fare il prezzo dei listini pubblicitari in tv, affinché il cartel-lo delle multinazionali potesse comprare spot scontati e invadere il mercato scal-zando i competitors locali. Si chiama glo-balizzazione. Sembra la Coppa del Mondo, ma l’arbitro era venduto.L’argomento “costo della pubblicità in tv”

è un groviglio in cui i governi degli ultimi decenni non hanno mai voluto mettere le mani. Un labirinto costruito a favore di poche grandi aziende. Tentiamo di sem-plificare.

Immaginate che un’ideale X Inc., uno dei maggiori inserzionisti del mondo, incontri il proprietario di una emitten-te tv (broadcaster) e gli dica : «Mi dà uno spot da 30 secondi dove inserire un mio film pubblicitario? Pago 100 euro».Il broadcaster riflette tra sé: «Perché no? Non c’è nessuna norma che regola la con-trattazione tra privati. Non c’è un cartello di broadcasters, come in Usa o Uk, che di-fende il prezzo. Se il mercante globale dice che uno spot da 30 secondi vale 100 euro sarà così. Ok».L’annuncio pubblicitario viene inserito

all’interno di un programma che viene visto da 100 spettatori.X Inc. allora dice al broadcaster: «Bene, ti ho pagato 100 euro e il mio annuncio è stato vi-sto da 100 persone. Quindi il costo contatto della tua tv stavolta vale 1 euro».Il broadcaster deve fatturare e dice: «Vuoi un altro spazio pubblicitario da 30 secondi?».X Inc. dice: «Ok , ti do sempre 100 euro».Il secondo messaggio viene inserito sta-volta in un programma che viene visto da 200 spettatori.X Inc. dice: «Bene, stavolta il costo contatto vale 50 centesimi».A quel punto X Inc. (o chi per lei) dice al broadcaster: «Voglio 100 spot pubblicitari, però, visto che ne compro tanti, mi fai uno sconto. Te li pago 50 euro ognuno». Il bro-

adcaster contratta un po’, arriva a farseli pagare 60 euro ognuno e dice Ok . È tutto contento e pensa di aver fatto un buon affa-re. È così per lui perché sta vendendo “pezzi d’aria”! Ma invece non è così per la colletti-vità! L’uomo continua infatti ad agire con-vinto che la domanda di spot tv orchestrata dagli utenti pubblicitari sia autorizzata a fare il prezzo, senza rendersi conto che in tal modo arreca un enorme danno politico e di economia sociale. Perché?

L’ETERE È UN BENE COMUNELe conseguenze di quest’affermazione portano a proposte che potrebbero cambiare radicalmentela situazione dei media italiani ed europei. Oltre che dare una mano all’economia. Ecco comeGLAUCO BENIGNI

Il costo della pubblicità in tvè un groviglio in cui i governi non hanno mai voluto mettere le mani. Un labirinto costruito a favoredi poche grandi aziende

Page 69: Bompan Bonaccorsi Caridi De Pascale Ferraro Giordana Mazza ... · Un numero estivo è anche un numero di mare e dunque una sezione del giornale è, inevitabilmente, dedicata a Goletta

LUGLIO 2012 III

Perché il tv broadcaster non sta ven-dendo “merci” reperibili ovunque. Le frequenze recentemente sono state mol-tiplicate grazie all’avvento del digitale, ma restano un numero definito.

Perché il broadcaster non è il “proprie-tario delle frequenze” ma le ottiene in concessione e in questo suo ruolo, ogni volta che vende spot, vende una porzione, anche se minima, della sua concessione governativa.

Perché X Inc. in apparenza sta compran-do spazi pubblicitari, ma il suo fine ultimo è convincere n.mila o n.milioni di spettatori a consumare i suoi prodotti. Quindi l’inser-zionista deve pagare gli spettatori raggiun-ti con il proprio messaggio e non gli spazi pubblicitari che consentono di raggiungerli.

Facciamo ora un altro esempio.Un giorno X Inc. va dal broadcaster e gli dice: «Voglio uno spot da 30 secondi dove inse-rire il mio annuncio. Te lo pago 100 euro».Il broadcaster sorride e risponde: «No! Me lo paghi il Valore del Costo Contatto relativo al territorio che io raggiungo con il mio pro-gramma, moltiplicato il numero dei tele-

spettatori che vedranno il tuo messaggio».«E perché?», chiede X Inc.«Perché io non vendo spot ma tempo di attenzione di ogni mio spettatore affinché consumi le tue merci».«Non capisco – ribatte X Inc. – io ti offro un prezzo di mercato».«Caro, – precisa allora il broadcaster – tu vuoi rivolgerti a dei potenziali consumatori italiani. Ok! Il prezzo della loro attenzione però, su questo territorio, non dipende dal-la contrattazione tra te e me, ma dalla loro capacità d’acquisto, dal loro reddito medio procapite e dal mercato del lavoro».«Ahi, ahi, ahi – pensa X Inc. – c’hanno messo 30 anni, ma alla fine hanno capito il trucco!».

Cerchiamo di chiarire ulteriormente. Il costo contatto, ovvero la quantità di

denaro che un inserzionista paga per raggiungere con un suo messaggio un potenziale consumatore, invece di essere un “valore fissato” dalle autorità al momen-to della concessione delle frequenze, è stato ridotto a un “valore derivato” dalla contrat-tazione tra compratori di spazi pubblicitari e broadcasters. Tale contrattazione però è stata da sempre inquinata dalla presenza di Mediaset, che mediante varie tecniche, tra cui la svendita dei listini, definita “sconti”, si è posta quale soggetto dominante in Italia e ha svenduto per 30 anni il parco nazionale di spettatori-consumatori. Tale valore non corrisponde pertanto alla media europea di nazioni aventi lo stesso reddito medio pro capite e dunque la stessa capacità di acqui-sto individuale. È giunto dunque il momen-to, per tutti i tv broadcasters che lo riterran-no opportuno, di rinegoziare il metodo per stabilire il costo della pubblicità televisiva, tenendo conto di alcuni aspetti rilevanti:

il Costo Contatto non deve essere un “valore derivato” dal negoziato tra il gat-to e la volpe, ma un valore che rappresenti, in ogni palinsesto e in ogni fascia oraria, la propensione individuale al consumo di un singolo telespettatore;

Al momento delle concessioni governative una porzionedelle frequenze dovrebbe esserea disposizione solo di chi producee paga veramente le tasse

Page 70: Bompan Bonaccorsi Caridi De Pascale Ferraro Giordana Mazza ... · Un numero estivo è anche un numero di mare e dunque una sezione del giornale è, inevitabilmente, dedicata a Goletta

IV LUGLIO 2012

quindi va fissato “a monte”, in relazione alle oscillazioni del Pil e del reddito medio pro capite degli italiani. Questa affermazio-ne è tanto più vera se si pensa che l’etere ( frequenze) a disposizione dei broadcasters è un bene comune di proprietà degli abitan-ti del territorio;

che la pratica degli sconti sui listini pubblicitari sia da ritenersi perversa e illegale, in quanto nessun tv broadcaster è autorizzato a “svendere” brandelli del-la propria concessione governativa, né a svendere la capacità di acquisto della pro-pria audience;

inoltre, sarebbe opportuno che le aziende che non importano, che pro-ducono veramente sul territorio italiano e che veramente pagano le tasse in Ita-lia, siano esse grandi, medie o piccole, debbano essere agevolate nell’acquisto di campagne pubblicitarie, affinché possa-no affrontare la cosiddetta “concorrenza multinazionale”, che finora è stata am-piamente sleale, in quanto i grandi inser-zionisti, mascherati dietro le loro sezioni Italy o Europe, hanno esercitato un’inde-bita pressione sui governi e sui broadca-

ster italiani. Importare merci – ma anche “delocalizzare” per poi importare – è ben diverso da produrre in Italia.

Pertanto il mantra tanto ripetuto: “Favo-riamo la ripresa, miglioriamo la competi-zione”, forse soddisfa il bisogno di ottene-re visibilità per alcuni , ma non soddisfa le esigenze delle aziende italiane che merita-no un accesso agevolato alla promozione delle loro merci e servizi e non soddisfa la dignità degli spettatori-elettori-consu-matori che non devono più essere sven-duti come parco buoi, ma devono essere “offerti” alla “domanda degli inserzionisti” al loro valore reale. Per lo meno un costo contatto europeo. A quel punto le aziende multinazionali potrebbero scegliere di ri-tirarsi dall’Italia. Questa ipotesi ha sempre inorridito soprattutto Mediaset, ed è stata avversata e resa assolutamente imprati-cabile fin quando il suo padrone e il pre-mier erano la stessa persona. Oggi invece appare praticabile e auspicabile perché, se si contrae la presenza delle società multi-nazionali in Italia, le merci d’importazio-ne diminuirebbero lasciando nuovamente spazio ai prodotti italiani. Come pensiamo di favorire la “crescita” se una larga parte del reddito nazionale finisce off shore? Come pensiamo di dare respiro alle pic-cole e medie aziende se non le agevoliamo con norme che favoriscano le loro campa-gne promozionali perlomeno nel mercato interno? Avete letto bene! L’etere italiano è degli italiani.

La fotografia della pubblicità italiana è sta-ta scattata all’ultima edizione del Festival di Cannes. Teoricamente all’Italia sono stati assegnati un certo numero di Leoni, che è il nome del premio che viene assegnato sul palco del Palais. Perché il Leone e non la Palma, come al festival del cinema? Perché una volta il festival della pubblicità si svolgeva a Venezia. Poi alternativamente a Venezia e a Cannes. Poi Cannes, mol-to più efficiente e comoda se lo è interamente annesso, lasciando all’Italia giusto il ricordo dei leoni di Venezia. In effetti, c’è anche un premio Palm d’Or, che viene riser-vato alla miglior casa di produzione, tanto per legarlo al Festival del Cinema.Si diceva che teoricamente l’Italia è andata bene quest’anno a Cannes.In realtà è andata bene alle agenzie di pubblicità anglo-franco-americane che gestiscono in Italia la quasi totalità del mercato della pubblicità, sia dal pun-to di vista dei messaggi che dell’acquisto degli spazi pubblicitari. I fatturati delle multinazionali vengono ovviamente consolidati nei Paesi in cui hanno sede i rispettivi quartier generali, e vanno a beneficio degli

azionisti che investono nelle borse americane, inglesi, francesi, tedesche, giapponesi, indiane o cinesi, non certo a Piazza Affari, a Milano.Vista poi la crisi verticale della stampa italiana, della radio italiana, nonché della tv italiana, sia pubblica che privata, neppure dal punto di vista dei fatturati derivanti dalle inserzioni pubblicitaria si può parlare di pubblicità made in Italy. Gli investimenti su Sky, per esempio, van-no al monopolista australiano del satellite, mentre gli investimenti sul web vanno a vantaggio di player come Google o facebook. È il mercato, bellezza!A questo punto sarebbe logico domandarsi: nel mondo dell’economia globalizzata è normale che i mercati siano liberi e che le grandi strutture multinazionali facciano la parte del leone (appunto!).Magari però, visto che il Bel Paese è la culla del gusto, dello stile, dell’arte allora i creativi italiani vanno per la maggiore. E invece no: l’unica azienda italiana che al Festival di Cannes di quest’anno ha vinto un impor-tante premio è stata Benetton. Ma l’agenzia non era italiana, bensì olandese.Ricapitolando: l’Italia “presta” personale autoctono

per la creazione e la veicolazione di messaggi pubbli-citari di grandi marche multinazionali. Per questo si sono creati gli hub per la gestione dei clienti interna-zionali. Però, qui da noi rimane poco di soldi, pochis-simo di cultura della comunicazione commerciale. È vero che, come reazione professionale alla crisi, negli ultimi anni sono nate alcune strutture indipendenti, spesso con eccellenti capacità non solo creative ma anche organizzative. Ma finché le aziende italiane non la smetteranno di “accodarsi” ai budget gestiti dalle multinazionali della pubblicità e non riprenderanno in mano il destino della loro pubblicità, verranno sempre dopo i mega-budget globali.La sbornia della televisione commerciale come unico totem per la commercializzazione dei prodotti sta finalmente passando: è ora che gli industriali italiani facciano scelte coraggiose e più concrete. E magari co-mincino a prendere gusto nell’arricchire i loro prodotti di buona pubblicità made in Italy. Vincere a Cannes non sarà il vero obiettivo del marketing, ma sempre meglio fare la parte del Leone che gli eroi dell’assenza. Beh, buona giornata.

PUBBLICITÀ, PERCHÉ NON BISOGNA ACCODARSI ALLE MULTINAZIONALIMARCO FERRI

Glauco Benigni è un giornalista e scrittore.Dopo 20 anni a la Repubblica, durante i quali ha scritto di mercati e media internazionali, si è occu-pato della Promozione e Sviluppo di Rai Internatio-nal e di Strategie Tecnologiche.È stato consulente di grandi aziende tra cui Eutel-sat e Sipra e tiene corsi universitari sulla Global Communication.Ha fatto più volte il Giro del Mondo per lavoro e per diporto. Ha visitato bunker antiatomici di Primi Mi-nistri, Basi Spaziali e Banche d’Affari.Tra i suoi libri: Re Media, Apocalypse Murdoch, Youtube - The story e una Storia della Sicurezza personale dei Papi, che è stata tradotta in diver-se lingue.

L’AUTORE

Glauco Benigni, ritratto da Fabrizio Des Dorides

Page 71: Bompan Bonaccorsi Caridi De Pascale Ferraro Giordana Mazza ... · Un numero estivo è anche un numero di mare e dunque una sezione del giornale è, inevitabilmente, dedicata a Goletta

LUGLIO 2012 V

lo scioglimento dei ghiacci del polo nord può essere uno dei più

grandi disastri ecologici dell’era antropica. Forse allora l’unico modo per raccontarlo al resto del mondo è assumere il punto di vista di chi sul ghiaccio ci vive da millenni: l’orso polare.Così parte la “Ribellione Artica” degli orsi polari in tutto il mondo. Militanti ambien-talisti con la pelle degli orsi sono apparsi nei luoghi iconici del pianeta, come la grande muraglia cinese e il Taj Mahal, per richia-mare l’attenzione sulla nuova campagna di Greenpeace in difesa dell’Artico. Anche in Italia un orso polare ha fatto la sua appari-zione a Roma, in Piazza San Pietro. A Rio de Janeiro, l’orso polare più grande al mondo - una mongolfiera di 12 metri - ha dato inizio il 21 giugno scorso alla campagna volando di fronte alla statua del Cristo Redentore.

Bandire le attività di estrazione offshore e i metodi di pesca distruttivi dalle acque artiche. Proteggere l’area disabitata attorno

al Polo Nord e proibirne l’inquinamento. È questo l’obiettivo lanciato da Greenpeace, e sottoscritto da una lunga lista di personalità internazionali che include nove premi Oscar, nove Golden Globe e quattro Grammy Award.Paul McCartney è uno di loro: «L’Artico è una delle regioni più belle e incontaminate al mondo, ed è in pericolo. Alcuni governi e compagnie vogliono aprire la strada alle perforazioni petrolifere e alla pesca indu-striale per fare all’Artico quello che hanno già fatto al resto del nostro fragile pianeta».«L’Artico è sotto attacco e ha bisogno che in tutto il mondo le persone facciano sen-tire la propria voce per difenderlo - afferma Kumi Naidoo, direttore Esecutivo di Green-peace International -. Un bando sulle tri-vellazioni offshore e sulla pesca distruttiva costituirebbe una vittoria storica su chi mi-naccia questa preziosa regione e i quattro milioni di persone che la abitano. Un san-tuario in un’area disabitata attorno al Polo darebbe un colpo mortale agli inquinatori che cercano di colonizzarlo, senza infran-

CI SERVE UN PO’ DI GHIACCIO, PLEASE

Dall’Equatore Greenpeace lancia una campagna per salvare l’ArticoRICCARDO PALMIERI

COMUNICAZIONE

gere i diritti delle comunità indigene».Nelle prossime settimane Shell inizierà at-tività di estrazione esplorativa in due siti offshore dell’Alaska. Se dovesse riuscirci, la corsa al petrolio e al Polo subirà una brusca accelerazione. Anche il gigante petrolifero russo Gazprom quest’anno punta all’estra-zione di petrolio offshore.

«Le persone mi chiedono perché io, da africano, mi interesso così tanto all’Artico. La risposta è semplice: l’Artico è il refrigera-tore del mondo, mantiene basse le tempe-rature riflettendo l’energia solare grazie alla superficie di ghiacci. Oggi il ghiaccio si sta sciogliendo e il riscaldamento globale au-menta, minacciando esseri viventi e mezzi di sostentamento di ogni continente. A pre-scindere da dove veniamo, l’Artico è il no-stro destino», conclude Kumi Naidoo.Per questo, Greenpeace invita i cittadini di tutto il mondo ad aderire alla campagna per salvare l’Artico, inserendo il proprio nome sul sito www.SaveTheArctic.org

© M

ARIO

ALF

IERO

PER

GRE

ENPE

ACE

INTE

RNAT

ION

AL

Page 72: Bompan Bonaccorsi Caridi De Pascale Ferraro Giordana Mazza ... · Un numero estivo è anche un numero di mare e dunque una sezione del giornale è, inevitabilmente, dedicata a Goletta

VI LUGLIO 2012

non dimentichiamoci che romeo e giulietta di shakespeare sono

poco più che due adolescenti e che la loro vicenda appartiene a ogni tempo. Mettiamo si incontrino oggi e, appena usciti da una discoteca, non siano condotti a tragi-ca fine dalle rivalità familiari. Mettiamo che non solo vivano, ma convivano e diano alla via un figlio. La scena opposta a quella della loro precedente, fatale morte, e in Francia, spostata tra Parigi e Marsiglia. Così inizia il film della giovane, eccezionale regista, attri-ce e truccatrice Valérie Donzelli. E quando una pellicola riesce a fare di una vicenda del tutto rara l’emblema stesso di una condizio-ne umana del nostro presente ci troviamo di fronte a una visione non solo nuova ma anche sconvolgente per la profondità che at-tinge. Aggiungiamo che il giovane attore che interpreta Romeo, Jérémie Elkaïm, ha scritto con Valérie il copione del film. Giovani che parlano di giovani, mettendo in scena quella condizione di eterna irresolutezza adolescen-ziale in cui sono oggi più acutamente sospesi i giovani, in una tessitura continua tra gioco e tragicità. Il bambino che nasce lo chiama-no Adám, il nome stesso dell’uomo origina-rio. Non prendiamo questo neonato nel suo essere meramente tale. Prendiamolo anche

per il futuro che in esso si è fatto carne. Eb-bene questo futuro è in Adám, a causa di un tumore rarissimo e maligno, completamente aperto all’incertezza più aleatoria. Sopravvis-suti alla tragedia consumata in una cripta ve-ronese, Juliette e Romeo si trovano di fronte a un nuovo volto della tragedia. Ma cosa più dell’incertezza per il futuro, della brutale pre-carietà endemica, dell’irresolutezza della loro situazione economica caratterizza l’attuale condizione dei giovani? Non è questa una for-ma di tumore maligno che colpisce e mette radicalmente in questione il loro futuro? L’in-certezza, mai definitivamente risolta nel film, che il personaggio narrativo Adám inscena, è però una condizione strutturale, irrisolvibile della stessa esistenza umana.

In biologia e in antropologia questa si-tuazione si chiama “Neotenia”, ovvero la condizione originaria e strutturale di per-manente adolescenza, impossibilità a dive-nire maturi, degli uomini. A differenza degli animali che si trovano incastrati in una loro nicchia ambientale, che li guida attraverso gli istinti alle risposte da dare agli stimoli ricevuti, l’uomo si trova alle prese con un mondo costantemente aperto. Egli deve ri-produrre la propria vita e nello stesso tempo

GIULIETTA E ROMEO,I NUOVI PRECARI DELL’AMORE

La guerra è dichiarata, un film sorprendente sul “tumore” del futuro e l’impossibilità di crescereRICCARDO TAVANI

CINEMA E FILOSOFIA

i mezzi necessari a riprodurla. Deve modi-ficare l’ambiente in cui vive in nuova situa-zione ambientale e poi modificare anche quest’ultima in un’altra successiva e così via, verso un mondo costantemente aperto e in-certo. I tratti biologici e antropologici di fon-do della natura umana riemergono con forza proprio nei periodi di maggiore crisi sociale. Ad esempio, proprio i giovani sono sotto-posti nel presente a processi di formazione pratica e teorica che durano ormai tutta la vita, dai giardini di infanzia, all’università, ai periodi di ripetuta interruzione lavorativa. Niente meglio di tale in-finita formazione rappresenta la condizione neotenica umana. Nel film vediamo Romeo e Juliette perdere i tratti adulti, che pure all’inizio della vicenda incarnavano, e regredire a quelli della loro età precedente, eroi shakespeariani eterna-mente adolescenti e innamorati. Perdono il lavoro, la casa, la carta di credito; li vediamo alle prese con i giocattoli di Adám e sono del tutto dipendenti dagli aiuti economici della famiglia. Il loro stesso affrontare a viso aperto la tragedia si fa gioco adolescenziale, seppure giocato in maniera maledettamente seria. Un film sorprendente di una poco più che ragazza, la quale sa condurre lo stesso sapiente gioco con il cinema.

Page 73: Bompan Bonaccorsi Caridi De Pascale Ferraro Giordana Mazza ... · Un numero estivo è anche un numero di mare e dunque una sezione del giornale è, inevitabilmente, dedicata a Goletta

LUGLIO 2012 VII

LA CADUTA DEL PORCELLUMTra diamanti, false lauree e soldi portati in Tanzania, l’ingloriosa parabola di un movimentoche voleva spaccare l’Italia, Cosa è successo? La colpa è solo del Cerchio Magico?

IL RACCONTO

Disegni: Carmelo ZagariaColori: Alessandro Bottiglieri

Sceneggiatura: Michele Assante del LecceseCoordinamento: Mario Punzo

Art Director: Pasquale PAKO Massimo

ERRATA CORRIGE Gli autori del fumetto su Kony del numero scorso erano:Disegni: Martina Sorrentino Colori: Domenico di Regnella Sceneggiatura: Francesco D’Amore

TREDDÌ Il mondo dei media visto con gli occhi di un precario, poco meno che trentenne, sempre in cerca di lavoro come cameraman e/o fotografo

I fatti e i personaggi illustrati da questoracconto sono basati su notizie di cronacaLe fonti sono consultabili su www.3dnews.it

Comincia con Mani Pulite e finisce con le mani sporche. Così la realtà italiana, superiore a ogni fantasia, disegna la parabola della Lega.

Doveva liberare l’Italia dai vizi dei meridionali ed è finito invischiato con la ’ndrangheta. Doveva cacciare gli albanesi e il figlio del Boss si è comprato

una laurea finta in Albania. Doveva combattere la corruzione e ha fatto investimenti strani in Tanzania. Dove, molto più civili di noi, hanno rifiutato di prendere quei soldi perché sospetti. E allora si sono comprati diamanti,

lingotti e gioielli di vario genere mentre usavano i soldi dello Statoper pagare le trasferte in discoteca a Bratislava del Trota. Com’è successo?

La colpa è solo del Cerchio Magico e della malattia del Capo?Quello che è sicuro è che i particolari più interessanti di questa storia

nessuno li ha mai visti. E quindi noi vi rifacciamo la cronaca. A fumetti

CONCORSO DI GRAPHIC JOURNALISM PER L’AMBIENTEIl magazine Terra, la redazione di 3D e la Scuola Italiana di Comix di Napoli

in collaborazione con Napoli Comicon 2012 hanno presentato il 28 aprile 2012,alla Mostra d’Oltremare a Napoli, durante l’edizione del Festival,

il primo contest di eco-graphic journalism - disegnatori per l’ambiente. Si tratta di un concorso a tema ecologico in cui giovani disegnatori in erba si proporranno, secondo la formula della cronaca a fumetti, con le loro tavole a una giuria che deciderà il vincitore.

MODALITÀ DEGLI ELABORATILa storia deve essere tratta da fatti di cronaca reali,

le notizie possono provenire da tutto il mondo.Partendo dalla notizia vera, la si può trattare in qualsiasi schema narrativo, si terrà conto

sia della forza o caratteristica della storia sia del modo con cui viene trattata. È molto importante che la notizia oltre ad essere vera, rilevi un potenziale interesse dei media.

DATI TECNICI DI PARTECIPAZIONEInvio tavole a [email protected] entro il 30 settembre 2012.

Tutto il regolamento completo e altre info su www.3dnews.it3388884007

Page 74: Bompan Bonaccorsi Caridi De Pascale Ferraro Giordana Mazza ... · Un numero estivo è anche un numero di mare e dunque una sezione del giornale è, inevitabilmente, dedicata a Goletta

VIII LUGLIO 2012

“La prima bomba esplode a gennaio, con la notizia di cospicui investimenti in fondi esteri fatti dalla lega tramite il suo teso-riere, Francesco Belsito”

In Tanzania? Ma cosa ci andiamo a fare in Tanzania?

Ma se qui non li abbiamo mai voluti!

Adesso gli portiamo pure i soldi!

“Lo stesso Belsito si vede piombare la guardia di finanza nel suo ufficio ad inizio aprile”

“L’accusa di truffa e riciclaggio por-ta alle sue dimissioni. Sotto accusa la gestione dei fondi pubblici della Lega con operazioni poco chiare. Si inizia a parlare di denaro utilizzato per coprire spese private della fami-glia Bossi”

Sono tranquillissimo, non ho nulla da

nascondere.

“Durante la perquisizione, dalla cassaforte spunta il fascicolo “The family”. All’interno diverse note spese relative a viaggi, mul-te, spese legali, lavori edili per la villa di Gemonio di Bossi”

“Tutti pagati dalla lega, tutti relativi alla famiglia del Senatur”

La mia famiglia non ha mai preso soldi

della lega.

Sono stato io a chiedere a Belsito di dimettersi, per

fare chiarezza. Colpiscono me per colpire la Lega.

Denuncerò chi ha utilizzato i soldi della Lega per sistemare la mia casa. Io non so

nulla di queste cose.

E’ il momento di fare pulizia, perché queste cose fanno male

alla Lega e ai suoi militanti.

E’ il momento di fare un’operazione

trasparenza e mettere le persone giuste al

posto giusto.

“Da subito viene tirata in ballo anche Rosy Mauro”

“Pugliese, vicepresidente del Senato, fondatrice del sinda-cato padano, soprannominata da qualcuno “la badante” per la sua grande amicizia e vici-nanza ad Umberto Bossi”

“Tra i “benefit” pagati dalla Lega, ci sarebbero anche un diploma e una laurea per lei e per il suo presunto com-pagno, Pier Mosca, poliziotto-cantante. All’inizio si par-la di 120 mila euro per gli studi del vicepresidente del Senato e del suo caposcorta.”

Il partito le chiede un passo in-dietro, lei sceglie di difendersi a Porta a Porta.

No, non mi dimetto.

Page 75: Bompan Bonaccorsi Caridi De Pascale Ferraro Giordana Mazza ... · Un numero estivo è anche un numero di mare e dunque una sezione del giornale è, inevitabilmente, dedicata a Goletta

LUGLIO 2012 IX

“Ma mentre la Mauro piange da Ve-spa, a Bergamo si svolge la giornata dell’orgoglio padano”

“O la sera delle scope come viene subito ribattezzata”

“La parola d’ordine è pulizia, il protagonista assoluto è Roberto Maroni che già molti vedono come nuovo se-gretario del partito”

“Ma è il nome di Umberto Bossi, dimessosi qualche giorno pri-ma, che viene invocato più volte”

Così potremo avere un sindacato padano vero guidato da un

padano vero.

Se la Rosy Mauro non si dimette, ci penserà la lega a dimetterla.

“In mattinata aveva già lasciato il suo posto da consigliere regiona-le lombardo Renzo Bossi, pressa-to dai vertici del carroccio…”

“…ma costretto soprattutto dal video, che fa subito il giro del web, dove si vede l’autista

dargli dei soldi della lega per le sue spese”

“Il bancomat del trota, come verrà rinominato, sarà poi licenziato”

“Intanto le intercettazioni tra Bel-sito e la Degrado, segretaria am-ministrativa della lega, avevano già aggiunto fango nuovo alla vicenda”

Se esce qualcosa è la fine.

Se parlo io finiscono tutti

in carcere.

Devi andare dal capo, dirgli che la moglie e i figli lo rovineran-

no con i costi che hanno.

“Nelle varie telefonate, i due parlano di tutto: dal caso Tanzania alla moglie di Bossi, dai pa-gamenti per la campagna elettorale del trota

alle auto acquistate per i figli del senatur. Fiumi in piena, quasi a sfogarsi l’uno con l’altro”

“E’ il 12 aprile quando il consiglio fede-rale della lega espelle dal partito Bel-sito e la Rosy Mauro salvando Bossy Junior”

“E sempre in via Bellerio, attraverso il suo legale, quattro giorni dopo, Belsito restituisce 5 chili d’oro in lingotti e 11 dia-manti che erano custoditi in un caveau di una banca di Genova.

Secondo gli inquirenti mancherebbero però ancora gioielli per duecentomila euro”

“E’ forse il momento più nero della storia della lega”

“Ma la situazione era destinata a peggiorare”

Page 76: Bompan Bonaccorsi Caridi De Pascale Ferraro Giordana Mazza ... · Un numero estivo è anche un numero di mare e dunque una sezione del giornale è, inevitabilmente, dedicata a Goletta

X LUGLIO 2012

Tutte balle.

La colpa è di Belsito: la persona

sbagliata al posto sbagliato. E la Mauro ne ha

approfittato.

Ma lei non mi ascolta.

Si, si… è che ho troppo

sonno… sono partito all’alba

per venire a Milano…

Pianura padana, ore 8.07.

Bhe, le spiego io come stanno le cose: come ha detto il senatur, è

stata tutta una manovra per sabotare le elezioni, un complotto ai nostri

danni. Il senatur sarebbe quello che ha dichiarato

che gli hanno ristrutturato

casa a Gemonio a sua insaputa?

Finché si parla di quella terrona della nera mi sta anche bene ma sull’Umberto non ci

devi scherzare.

E’ meglio che cambi posto prima

che faccia uno sproposito.

“A saperlo che bastava così poco per liberarsene…”

Scusi, dovrei arrivare alla

manifestazione…

Giornalista? Salga, vi ci porto io.

Guardi che non ho molti soldi…già son dovuto partire da Roma di notte per…

Stia tranquillo, non è molto

lontano. Siamo quasi arrivati.

Page 77: Bompan Bonaccorsi Caridi De Pascale Ferraro Giordana Mazza ... · Un numero estivo è anche un numero di mare e dunque una sezione del giornale è, inevitabilmente, dedicata a Goletta

LUGLIO 2012 XI

E’ pazzesco.

Veramente non è qui

che…

Ma chiedete la secessione anche dal carnevale

tradizionale? Avete deciso di festeggiarlo in estate?

Non dica così, non sia ingiusto verso queste persone.

La lega è un partito legato al territorio, forse l’unico. Il

culto della mitologia celtica, il giuramento di Pontida per ricordare

Alberto da Giussano…

“…il rito dell’ampolla e così via hanno attirato su di noi critiche e polemiche ma…”

Calma calma, non confondiamo. La cerimonia del travaso di liquidi dalle sorgenti del Po’ a Venezia, al massimo avrà suscitato qualche risatina ironica.

Son ben altri travasi di liquidi che dovreste spiegare

voi leghisti.

E cosa vuole che ne sappiano loro? Il vero leghista è

l’uomo della strada, estraneo ai travasi di

cui parla lei.”

Questo è sicuro, il

popolo non manovra mai i capitali, qui a Milano come

altrove.

Provi a chiedere a loro cosa ne

pensano dell’attuale situazione.

Mi scusi.

Si?

Page 78: Bompan Bonaccorsi Caridi De Pascale Ferraro Giordana Mazza ... · Un numero estivo è anche un numero di mare e dunque una sezione del giornale è, inevitabilmente, dedicata a Goletta

XII LUGLIO 2012

Ma che diavolo…

Non possiamo discuterne da persone civili?

Monta su, pirla, ti apro il

finestrino.

Eh?

Ecco, bravo.

CI SONO! ACCELERAAA!

Questo è uno dei bar più antichi di

Milano.Chi se ne frega!

Ok scusa, forse sono un po’ nervoso.

Ma non mi è sembrata una

reazione normale quella dei tuoi

amici.

Nonostante tutto quello che sta

succedendo, Bossi per un leghista è

come il Papa per un cattolico. Per fortuna che

ti stavo tenendo d’occhio: immaginavo che ti saresti messo

nei guai.

Su, alzati, andiamo via.

Dove?

Page 79: Bompan Bonaccorsi Caridi De Pascale Ferraro Giordana Mazza ... · Un numero estivo è anche un numero di mare e dunque una sezione del giornale è, inevitabilmente, dedicata a Goletta

LUGLIO 2012 XIII

fine (per ora...)

“A conoscere un amico”

Si chiama Naim, ha parenti italiani ed è da

poco a Milano.

No, no, non ci serve.

Salta a bordo, Naim, ho una persona da presentarti.

Naim fino ad un mese fa lavorava

alla Kristal, a Tirana.

L’università dove Renzo Bossi si è laureato in gestione aziendale?

Già, proprio quella.

L’ateneo è stato chiuso. A causa dello scandalo

della laurea presa dal vostro trota non si sa in che

modo.

“Il ministero dell’Educazione ha an-nunciato che l’anno prossimo non ci si potrà iscrivere alla Kristal. E tut-to per colpa del vostro luminare”

Se è per questo il Trota dichiarò all’Ansa di non saper niente di quel diploma e che non era mai stato a Tirana.

“Appunto…laureato a sua insapu-ta…ma qui in Italia a quanto pare i politici fanno molte cose a loro insaputa”

senza più un lavoro, mi ritrovo a pulire i vetri ai semafori.

Ma la tua impresa di pulizia non

poteva spostarti su un’altra università?

Impresa di pulizia? Veramente alla Kristal

insegnavo fisica.

Ehm… e non potevi provare a

cercare…

Mister, ti prego…

Qui da voi non lavorano

i vostri laureati… figurarsi

quelli albanesi.

Page 80: Bompan Bonaccorsi Caridi De Pascale Ferraro Giordana Mazza ... · Un numero estivo è anche un numero di mare e dunque una sezione del giornale è, inevitabilmente, dedicata a Goletta

XIV LUGLIO 2012

Comunque la Kristal era un diplomificio. Potevi anche non

conoscere l’albanese: bastava che parlassi

in contanti.

Già, sembra che anche il Pier Mosca si fosse laureato lì, in scienze

politiche.

Appunto. La sospensione è

giusta anche se ha creato degli effetti

collaterali.

Ma al diavolo tutto: sono convinto la lega saprà

uscire ancora più forte da tutta questa situazione.

La batosta alle elezioni comunali sembra indicare il

contrario.

A parte Flavio Tosi a Verona, per il resto avete perso un

po’ dappertutto.

Inoltre ai vostri guai si è aggiunto

il senatur indagato per truffa ai danni

dello stato,

la storia della paghetta

mensile di 5000 euro ai figli di Bossi… devo continuare?

No, lascia stare.

Alle elezioni abbiamo deciso

di correre da soli e

conoscevamo i rischi.

“E per quanto riguarda il resto, ormai rappresenta il passato. Il nostro futuro adesso è Maroni”

“Matteo Savini è il nuovo segretario della lega lombarda mentre Flavio Tosi è stato eletto nel Veneto. En-trambi uomini di Maroni, a rappresen-tare il rinnovamento”

Se ho capito bene però

Bossi non ha intenzione di

farsi da parte.

Sicuramente merita di rimanere il nostro

presidente onorario a vita ma la lega va in

un’altra direzione.

A proposito di direzioni, dov’è

che dovevi andare tu?

Ecco… veramente…

Page 81: Bompan Bonaccorsi Caridi De Pascale Ferraro Giordana Mazza ... · Un numero estivo è anche un numero di mare e dunque una sezione del giornale è, inevitabilmente, dedicata a Goletta

LUGLIO 2012 XV

Non ci credo! Miss Padania! Questa assurda storia sta finendo nel

modo più assurdo possibile!

Ma non eri qui per lavorare?

Mai detto.

E allora le interviste, tutti quei discorsi?

Beh, sono pur sempre del mestiere, ero curioso… e

poi tu insistevi, non mi davi il tempo di replicare.

Un’amica di Roma che vive qui da dodici anni è arrivata tra le finaliste… e ha tanto insistito…

nemmeno a me piace questa buffonata: sono venuto solo per

farla contenta.

Ma sentilo, è proprio vero che tira più…

Ok ok, hai ragione, ma non ho saputo dirle

di no…

E io che mi sforzavo

di spiegarti le cose, di

presentarti…

Vai a quel paese, Diego.

In bocca al lupo anche

a te.

Ma almeno è carina?

Uno schianto.

Nonostante sia nata al di fuori della Padania?

Eh, già, anche se è nata a Roma.

Tipica mentalità approfittatrice

del Sud.

Eh no, adesso basta!

Terrone!Polentone!

Oh, non preoccuparti, niente andrà perso… ne farò un bel

servizio così magari riesco a farmi rimborsare il viaggio dalla rivista.

Ehi, lo sai che in finale è arrivata per la prima volta

anche una ragazza di colore?

Forse nella lega spira veramente un vento di rinnovamen-

to.

Chissà… spero allora che soffi

sempre più forte e che riesca a farci

voltare pagina.

Page 82: Bompan Bonaccorsi Caridi De Pascale Ferraro Giordana Mazza ... · Un numero estivo è anche un numero di mare e dunque una sezione del giornale è, inevitabilmente, dedicata a Goletta

XVI LUGLIO 2012

si scendono i gradini delle sca-le di via della mercede 11, mol-

ti, e si entra in uno spazio nei sotter-ranei di roma: è qui che sono state presentate le opere di john cascone.Il sottosuolo è il luogo dove l’artista di ori-gini britanniche che vive in Italia preferisce esporre. La sua mostra si intitola: Antipara-

bolica, archeologia del futuro anteriore.Scavi sotterranei, cantine, cave: qui si visi-tano i suoi lavori, nella “parte privata” della terra, nelle sue profondità.In questi spazi sospesi, dove il tempo sem-bra fermarsi rispetto alla dimensione frene-tica della vita l’artista si finge archeologo.La realtà è che le sue opere sono dei reperti molto particolari che non testimoniano né il passato, né il presente né il futuro. Attraver-so i miei lavori, racconta John «mi interessa fare collassare il tempo». Questo è il rappor-to particolare tra la temporalità e la materia che ritroviamo nell’opera di Cascone.Si tratta allora di una archeologia che porta alla luce un paradosso del tempo «la mate-ria contiene in se una temporalità infinita che riguarda sia il passato che il futuro, tut-te le potenzialità del divenire e tutte le età».E allora tra le opere di Cascone troviamo antenato una installazione di asfalto: «L’a-

sfalto pensi sia recente, poi in realtà se si riflette un po’ meglio ci si accorge che è anti-chissimo, appartiene al carbonifero, è usato nei nostri tempi ma non ha tempo o meglio ha un tempo infinito».Ci avviciniamo all’opera il vaso protolineare e si tratta di un vaso di terracotta ricompo-sto i cui cocci sono stati ritrovati dall’artista in una galleria sotterranea e ora sono uni-ti con del nastro adesivo spesso di colore nero. «La terracotta è una materia arcaica il nastro isolante nero, lo scotch, con cui sono stati ricomposti i pezzi è invece recente, ho unito due materie diverse, di epoche diffe-renti creando così un nuovo elemento che dia l’idea di un tempo prolungato non data-bile, collassato appunto».

Ma anche importanti per la visione del tempo dell’artista sono le sue mappe, ovvero le fotografie di fazzoletti ritrovati in grotte sotterranee ricomposti e oscurati in modo da fare assumere loro la forma di re-gioni geografiche.«Le opere che creo hanno una energia in-finita, per questo non hanno tempo. L’arte non ha tempo». È vero quello che ripor-ta Cascone, le opere d’arte hanno quella temporalità infinita che le rende eterne. Si

ALLA RICERCA DELL’ENERGIA INFINITA

Parla John Cascone,l’archeologo del futuro anteriorePAOLA TULLIER

ARTE

accende una sigaretta e cerca di spiegare meglio. «Come la materia, i grandi concetti non hanno tempo, per questo sopravvivono. Ad esempio, l’ecologia è un grande concetto destinato a durare nel tempo a differenza di categorie di idee come il progresso che sono riempiti di contenuto dal periodo storico in cui sono inseriti. Come concetto destinato a perdurare e quindi appartenente alla sfera del maggiormente elevato, l’ecologia merita grande rispetto e avrà un tempo infinito».

L’artista archeologo non crede nel pro-gresso che per lui è solo un’ ideologia: «Si, l’ideologia non è un concetto reale, le macchi-ne non hanno migliorato la nostra vita, grazie alla tecnologia non abbiamo più tempo a di-sposizione. La maggior parte delle ideologie si fondano sulla promessa del futuro, chi pro-mette meglio il futuro ha vinto. Spesso quel futuro promesso non si realizza e non per-mette all’uomo di vivere il presente. Non biso-gna credere a promesse. Di fronte a queste la materia è tutto perché contiene ogni tempo».E allora se la materia contiene ogni tempo, assemblarla dopo averla vivisezionata vuol dire farne emergere lo spirito e lo spirito della materia non ha un hic et nunc ma ha la temporalità dei grandi concetti.

Page 83: Bompan Bonaccorsi Caridi De Pascale Ferraro Giordana Mazza ... · Un numero estivo è anche un numero di mare e dunque una sezione del giornale è, inevitabilmente, dedicata a Goletta
Page 84: Bompan Bonaccorsi Caridi De Pascale Ferraro Giordana Mazza ... · Un numero estivo è anche un numero di mare e dunque una sezione del giornale è, inevitabilmente, dedicata a Goletta