brek magazine numero 7

48

Upload: brek-magazine

Post on 23-Feb-2016

249 views

Category:

Documents


0 download

DESCRIPTION

Brek Magazine numero 7 - Il gioco

TRANSCRIPT

Page 1: Brek Magazine numero 7
Page 2: Brek Magazine numero 7
Page 3: Brek Magazine numero 7

1

IN COPERTINA:Erik Reis“Playing Hopscotchwith a Red Dress ”

1

Page 4: Brek Magazine numero 7

2

EDITORESoc. Cop. Sociale a r.l.via Nicola Sole, 7385100 Potenza

DIRETTORE RESPONSABILERossella Sagarese

HANNO COLLABORATOMimmo ClapsAnna D'AndreaAlessandra CarlucciDavide GalassoMichele GuidoMarika IannuzzielloMassimo Lovisco

Nicola PaceAndreina Serena RomanoLeonarda SabinoDonato SabiaAndrea SamelaSimona SimoneGabriel TripaldiVito ColangeloWineR.

PROGETTO GRAFICOO.S. Italia Soc. Cop. Sociale a r.l.

IMPAGINAZIONEMichele Nella

GRAFICA PUBBLICITARIARiccardo Telesca

PUBBLICITÁO.S. Italia Soc. Cop. Sociale a r.l.tel. 0971 36703 fax 0971 25938

STAMPAGrafiche Gercap / Foggia

BREK garantisce la libertà di pensiero e di espressione. Per questo motivo ogni collaboratore è singolarmente responsa-bile delle proprie idee e di ciò che scrive.

Autorizzazione Tribunale diPotenza nº 376 del 7/5/08

BREK.ZOOM03. Materasso o Cassaforte?03. “Agente, mi porti il menù!”04. Doppio strato di cultura04. Inseguimento a 20 Km/h05. Intimo Decoro05. Tutta colpa delle fate

PROSPETTIVE METROPOLITANE.SOCIETÁ06. Guardami, guardami, guardamiPROSPETTIVE METROPOLITANE.POLITICA10. Giocate gente, giocate!PROSPETTIVE METROPOLITANE.COSTUME12. Breve riflessione sul gioco

INCONTRI.AMNESIAC ARTS15. Giocare per arteINCONTRI.GIUSEPPE GRANIERI18. Umanità AccresciutaINCONTRI.OSTERIA GAGLIARDI20. Il piacere di un lungo viaggio

ATMOSFERE.CINEMA24. Sogni e DelittiATMOSFERE.MUSICA26. Mike Patton: the gamblerATMOSFERE.MODA28. Life in plastic is fantasticATMOSFERE.LIBRI30. Quando il gioco diventa una cosa seriaATMOSFERE.VINO31. Intenso, fruttato, armonicoATMOSFERE.VIAGGI32. É tempo di vacanze... finalmente!

FUORICAMPO.VISIONI36. Quando arriva sabato?38. Giocando si impara… a costruire una nazione40. Io e voi. Giochiamo?41. Il gioco della vita

FUORICAMPO.TECNOLOGIA42. Les jeux sont faits

38

15

7

26

2

Page 5: Brek Magazine numero 7

Il materasso è il posto più sicuro dove nascondere i soldi? I nostri nonni lo pensavano, ed anche noi lo abbiamo pensato più vol-te, ma la storia di una donna di Tel Aviv ci insegna molto in que-sto senso.

so il materasso della donna, lo ha gettato via, per regalare uno nuovo alla madre.La donna, venuta a conoscenza della sorpresa fattale dal figlio, è partita per un viaggio tra le discariche di tutto il paese. Ma niente da fare: il materasso era già a Ganei Hadas, dove, nella più grande discarica del paese, il materasso è andato smaltito con tonnellate di altri rifiuti.Chissà come dorme, sul nuovo materasso!

L’Israeliana aveva conservato nel suo materasso i risparmi di una vita, una somma davvero molto alta, un milione di dollari circa.Ma non aveva fatto i conti con il figlio. Il giovane, poverino, non ha colpe: lui non sapeva che ci fosse quella fortuna nel materas-so della madre.Altrimenti non avrebbe di certo pensato di farle questa bella sor-presa: senza dirle nulla, ha pre-

3

Un uomo di Taiwan, disoc-cupato, ha rubato una scatola di strofinacci di cotone al solo sco-

po di essere arrestato.Per quale motivo?

Semplicemente perchè l’uomo sentiva la mancanza dei pranzi della prigione della polizia.Nulla di strano, se si pensa al fatto che lo strano ladro di gal-line, proprio il giorno preceden-te, aveva rubato un paio di scar-pe, ed era stato arrestato dalla polizia, ma immediatamente rilasciato.

Il cibo avuto durante la bre-vissima detenzione lo ha però convinto a commettere un altro piccolo furto, per avere un altro pranzo gratis.Gli agenti, viste le difficoltà eco-nomiche dell’uomo, non hanno esitato a offrirgli un altro pasto.Ma lo hanno di nuovo rilasciato, con una certa delusione del la-dro, che sperava di avere qual-che pasto gratuito in più.Sarà bene che gli offrano un la-voro, piuttosto che un pranzo di tanto in tanto.

Page 6: Brek Magazine numero 7

4

Koji Suzuki è un famoso scrit-tore giapponese, che ha scrit-to, tra gli altri, libri di grande successo come “Dark Water”, “Spiral” e, il ben più noto, “The Ring“. Ora questo autore di libri nip-ponico ha pensato di far uscire la sua ultima fatica su un sup-porto non proprio consono: la carta igienica.Lo scrittore giapponese ha in-fatti dato alle stampe, se così si può dire, il suo ultimo libro, che si intitola “Drop“.Chissà quanti fans si aspet-tavano un bel tomo rilegato, magari con la copertina rigi-da e il segnalibro a cordicella per non perdere il filo, e in-vece “Drop” di Koji Suzuki è stampato su carta igienica.

Una provocazione?Forse.Koji Suzuki nel suo libro parla proprio di una toilette pubbli-ca: questa la location del suo romanzo.In Giappone i bagni in genera-le sono piccoli, stretti, tetri.Insomma, dei luoghi poco ospitali, perfetti per un horror.Perché non renderli più “abi-tabili” con un bel libro da leg-gere ogni volta che vogliamo? Ecco allora “Drop”, una storia che occupa lo spazio di 90 cm.Un libro sicuramente molto economico, perché costa 210 yen, qualcosa come 1 euro e 50 centesimi e sarà destinato ai bagni pubblici e ai locali.Un’idea singolare, che però ha un senso: quanti di noi si por-tano libri o riviste in bagno per passare il tempo?Così la lettura avviene su un oggetto che è tipico per quel locale. Mi chedo: una volta let-to, si può usare la carta igieni-ca per il suo scopo primario o potrebbe rappresentare un’of-fesa?

Un 23enne tedesco è stato pro-tagonista di una curiosa “fuga a bassa velocità”.Il giovane, infatti, era in discote-ca con la sua ragazza, ma i due hanno litigato e lei se ne è anda-ta da sola, lasciandolo a piedi.Il giovane, alticcio, ha pensato bene di rubare un trattore per tornarsene a casa.Qualcuno ha dato l’allarme alla polizia, dando così il via ad un surreale inseguimento.Infatti erano ben sei le pattuglie che stavano alle calcagna del trattore, che dal canto suo “fug-giva” a meno di 20 chilometri all’ora.Gli agenti, dopo aver intimato l’alt, hanno tentato di usare lo spray al pepe contro il giovane fuggiasco, sfruttando un fine-strino lasciato aperto nel mezzo, ma senza risultato.Anche il tentativo di utilizzare le strisce chiodate per forare le gomme del trattore è stato privo di successo: troppo spesse.L’assurda fuga si è conclusa solo dopo 40 minuti, quando la polizia ha deciso di sparare alle gomme del trattore, che iniziava a diventare un pericolo per gli altri automobilisti, dopo aver ri-schiato di colpire alcuni mezzi in transito.

4

Page 7: Brek Magazine numero 7

5

Tutto il mondo pullula di leggi strane, ma probabilmente nel campo delle costruzioni di edi-fici le leggi islandesi vincono il primato dell’originalità.Infatti (almeno secondo quanto riportano diverse imprese stra-niere che hanno effettuato lavo-ri nel paese), il governo stesso pretende che venga assunto un esperto che verifichi che la co-struzione non disturbi il “popolo nascosto”: fate, gnomi ed elfi.Inevitabilmente, la cosa ha irri-tato molto le aziende dato che, oltre a dover sostenere le spese per la consulenza, hanno visto i

Il consiglio comunale di Brook-sville, Florida, ha approvato un regolamento che impone a tutti i dipendenti della città di indos-sare biancheria intima, utilizzare il deodorante e portare vestiti “adeguati”.Inoltre eventuali tatuaggi e ci-catrici dovranno essere nascosti dai vestiti durante l’orario lavo-rativo.L’unico voto contrario è stato quello del sindaco, preoccupato dal fatto che non è chiara nè l’in-terpretazione esatta da dare alle norme, nè a chi spetti farle ri-spettare, o anche semplicemen-te verificare che siano rispettate. Per dirla con le parole del sinda-co, infatti, è facile finché si tratta di una donna che non indossa il reggiseno e si vede in trasparen-za, ma chi è che controlla se un dipendente comunale indossa le mutande?Tuttavia i promotori della legge spiegano che lo scopo è unica-mente quello di creare un qua-dro legislativo qualora in futuro si creassero dei casi, dato che fi-nora non ci sarebbero stati “pro-blemi”.

lavori ritardarsi di mesi.Tanto che alcuni manager commentano acidamen-te che questa mentalità avrebbe contribuito a condurre il paese nella grande crisi economia che sta viven-do.

Page 8: Brek Magazine numero 7

66

Page 9: Brek Magazine numero 7

77

Page 10: Brek Magazine numero 7

8

Ce lo dicono e ce lo insegnano fin da bambini.Il gioco è elemento indispensa-bile per la naturale e responsabi-le crescita di ogni essere vivente, in particolar modo per l’essere umano. La prima cosa fondamentale che si impara giocando, fin da bam-bini, è che ogni gioco è disci-plinato da regole concordate o tramandate.Altra cosa che si impara altret-tanto presto è che le regole si possono trasgredire, basta vo-lerlo.Potrebbe finire qui, ma abbiamo imparato nei secoli, ma anche

e sopratutto negli ultimi decen-ni, che è possibile cambiare le regole e scriverne delle nuove (purtroppo, spesso, senza con-cordarle).Ma il gioco è anche divertimen-to. Piacere. Distrazione.Sopratutto distrazione. Innanzi-tutto distrazione.Cosa fate se un bambino vi bom-barda con mille perchè?Lo distraete. E quando ritorna con altri per-chè?Lo distraete di nuovo. Cosa pensereste se lo stesso trattamento, in maniera prede-terminata, fosse riservato a voi?

Immagino che la cosa vi farebbe arrabbiare. E non poco.La distrazione soddisfa un biso-gno momentaneo. La distrazione pianificata dal si-stema moderno, invece, coglie l’obiettivo vero e oltre a soddi-sfare un bisogno, evidente o la-tente che sia, ne alimenta subito un altro.Si innesca così un circolo vizioso dal quale è difficile uscire.Anche perchè nessuno (o quasi) è capace di rinunciare al piacere che la macchina mediatica dello spettacolo mette in moto quoti-dianamente.Già, perchè tutto è diventato

Page 11: Brek Magazine numero 7

9

spettacolo. Le notizie, per esempio, qualun-que sia la loro natura, vengono date in pochissimi secondi.Ciò comporta una cosa molto semplice: svanisce miseramente il senso di serietà di ogni avve-nimento poiché lo stesso è rac-contato nell’arco di un minuto. Inoltre, tutte le notizie, vengono trasmesse a ritmo frenetico e senza una logica di fondo. Anche questo comporta una cosa molto semplice: è impos-sibile ricordarle tutte e ciò che non sarà ripreso il giorno dopo è già scomparso dalla scena. Inoltre, per raccontarci cosa ac-cade nel mondo, viene scelto un giornalista che sappia bucare lo schermo, capace di trasmettere tranquillità, e di veicolare sensa-zioni, emozioni.Che si parli di un disastro, di un terremoto o di una strage biso-gna comunque mantenere un velo di positività, magari di en-tusiasmo.L’informazione, insomma, è scomparsa.È stata sostituita dall’intratteni-mento.Anche il dibattito politico non sfugge a questa logica.Sembra di assistere sempre ad uno spot pubblicitario in cui ogni politico-testimonial dice che il proprio partito è migliore dell’altro.Che la propria proposta (mai ben articolata) è senza dubbio da preferire a quella dell’avver-sario.Senza mai spiegarne motivi, ra-gioni. E questo perchè la trasmissione televisiva hai i suoi tempi.Deve innanzitutto intrattenere, poi, se resta tempo, informare. Dovrebbe far riflettere l’idea che bastano 4 pannelli grafici rias-suntivi per spiegare agli italiani la legge finanziaria (mi viene da esultare con un Alè). Il fatto è che l’immagine ha so-

stituito ovunque la parola e dun-que il pensiero.Ogni cosa è veicolata come fos-se il prodotto di una vecchia po-laroid.Una volta guardata e giudicata la foto, bisogna immediatamen-te averne un’altra da guardare.E non c’è tempo per riflettere su quella appena buttata via. Rapidamente ci siamo abituati alla realtà visuale.Immagine dopo immagine.Evento dopo evento.Spettacolo dopo spettacolo.Un lento ed inesauribile percorso codificato con l’idea dell’istanta-neo e dell’immediato.Scompare il contesto.Scompare la storia. Scompare la memoria.La potente suadenza dell’imma-

gine cavalca ogni attimo, ogni luogo, ogni vissuto del nostro quotidiano. Il mondo, perennemente me-diato da uno schermo (spessis-simo quello televisivo), è vissuto in alta definizione e misurato in pollici.L’abitudine al modello visivo è ormai introiettata.L’immagine diventa la cifra espli-cativa del terzo millennio.Il metro di valore su cui pesare ogni esperienza.Si edifica, così, una nuova e as-soluta equivalenza.È vero solo ciò che vedo.Solo ciò che vedo è vero.Il resto non conta, sono solo chiacchiere.

Nicola Pace

Page 12: Brek Magazine numero 7

10

Page 13: Brek Magazine numero 7

11

Da circa 6 settimane è questo lo slogan più in voga in Italia.In realtà non lo vedete e non lo trovate scritto da nessuna parte, ma è come se ad ogni angolo di strada, su ogni canale radio all’interno di ogni programma televisivo ce lo sentissimo ripe-tere in continuazione.Un invito latente, subliminale, istintivo a correre in qualche ri-cevitoria per giocare la sestina di numeri capaci di cambiare la vita. È una forza attraente e po-tente, che va al di là della nostra capacità razionale, e che ci am-malia. Addirittura il telegiornale della RAI (che se non sbaglio dovrebbe occuparsi di servizio pubblico) si collega in diretta due volte durante il Tg delle 20,00 per informare il pubblico all’ascolto su qual è la sestina vincente. Anche i sottotitoli, che accompagnano le notizie, scom-paiono e appare in bella mostra e fissa una fascia in basso in cui sono scritti i 6 numeri vincenti. Sembra quasi che l’unica preoc-

cupazione di questa nazione sia il Jackpot del superenalotto. La notizia più importante sembra essere quella che dalla Francia, dalla Germania, dalla Spagna si organizzano voli charter per ten-tare la fortuna in una ricevitoria italiana.E intanto.E intanto c’è qualcuno che umi-lia i simboli della nostra Nazione e della nostra Costituzione.E intanto c’è una crisi che sta mettendo in ginocchio migliaia di famiglie. E intanto è passato l’ennesimo voto di fiducia con un emenda-mento che vuole imbavagliare anche la Corte dei Conti.E intanto, nell’indifferenza più assoluta, decine di immigrati muoiono a ridosso delle nostre coste, e siamo a conoscenza di ciò solo perchè qualcuno so-pravvive alla traversata e raccon-ta l’accaduto.Ma anche tutto questo sembra un gioco.

In questa estate caldissima nien-te e nessuno è preso sul serio.3 Minuti per chiedere agli italia-ni come spenderebbero i 100 e passa milioni di Euro in caso di vincita. Nemmeno un secondo su cosa pensano dell’ennesi-mo condono concesso ai ricchi di questa nazione che hanno esportato illecitamente capita-li all’estero (pari alla somma di decine di jackpot) e che ades-so, con una piccola aliquota da pagare pari al 5%, possono farli rientrare senza essere condan-nati.Ho come la sensazione che mani sapienti e menti violente ci abi-tuino alla distrazione. Ci educhino a lasciar perdere la riflessione. Ci stimolino solo all’emozione e non più all’opinione.Giocate gente, giocate.

N. P.

11

Page 14: Brek Magazine numero 7

12

Il diritto garantito a tutti i bam-bini del mondo dall’articolo 31 della Convenzione sui Diritti del Fanciullo dell’ONU (approvata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel novembre del

1989 a New York e successiva-mente ratificata in Italia nel mag-gio 1991 con la legge n. 176) è il diritto al Gioco.Giocare a qualunque età, è una delle possibilità che ci permette

Page 15: Brek Magazine numero 7

1313

di confrontarci con noi stessi, con gli altri e con il contesto sociale cui inevitabilmente si è introdotti sin dal nostro primo respiro. I risultati delle innumerevoli ri-cerche condotte dal mondo della scienza e della psicologia, parlano chiaro: il processo d’ap-prendimento muta a seconda dello stato mentale dei soggetti presi in esame, e si è giunti alla conclusione che quando siamo contenti, quando giochiamo, apprendiamo meglio e più velo-cemente.Molti interventi anche a livel-lo politico-istituzionale si sono mossi in difesa del diritto al gio-co. In molte città Italiane si sono creati addirittura dei Comitati ad hoc che garantiscono tale diritto in quanto fondamentale per una sana crescita del bambino visto dalla Legge come un uomo in divenire. Il “Centro per la Cultura Ludica”, per esempio, è nato alla fine de-gli anni ‘80 dalla collaborazione con il Comitato Italiano Gioco Infantile con la città di Torino, ma anche nella nostra Capitale e in molte altre città sono presenti comitati simili che garantiscono gli stessi servizi.Giancarlo Perempruner è uno degli ideatori del Centro, e dal sito del comitato si può leggere che: “... questo è un luogo dove è possibile esprimere le proprie capacità creative. Quando si pensa al gioco lo si associa im-mediatamente al mondo infan-tile, ma nulla è più sbagliato, in tutti noi esiste infatti, comunque e sempre, una voglia di gioca-re...” Ma torniamo alla realtà e volgia-mo uno sguardo alla vita di un uomo qualsiasi del Terzo millen-nio: per vivere bisogna guada-gnare, per guadagnare bisogna lavorare e, fare ciò che ci piace, non sempre corrisponde con nostre segrete aspirazioni il che, inevitabilmente comporta non

provare passione nell’eseguire il proprio lavoro, non divertirsi. Il binomio tempo “occupato-tempo libero” costituisce, oggi come negli anni passati, un pa-radosso. Sembra che l’unico tempo im-portante sia quello occupato.Le frasi «ora non posso darti ret-ta, sono molto impegnato», op-pure «non posso, sto lavorando, non sto giocando!», sono rispo-ste generiche che spesso tiriamo fuori quando proprio non abbia-mo tempo da perdere.Ma quanto le idee nuove e la creatività devono al Gioco? Spesso le cosiddette «geniala-te» trovano espressione pura nel libero trascendere dei pensieri visto come una forma quasi au-lica dell’ozio… Lo sanno bene i Creativi, che certo non sono dei fanciulli, i quali esprimono la propria arte, per esempio all’interno delle Agenzie Pubblicitarie, e lo sape-vano bene anche gli antichi Ro-mani che, per quanto operosi e desiderosi di conquistare il mon-do, consideravano l’ozio una prerogativa dei Signori, degli intellettuali o degli artisti, ozio che spesso veniva impegnato in qualche gioco. Cerchiamo di mettere in pratica questo nostro bisogno natura-le, potevamo iniziare a pensarci proprio sui lettini delle spiagge che questa estate ha portato con sé…L’ardente bramosia che ha pre-ceduto l’arrivo delle vacanze, accomuna tutti gli uomini di qualunque nazione. Dopo mesi di duro lavoro, abbiamo visto ar-rivare finalmente i (limitati) giorni delle vacanze, del tempo libero e del relax, quindi che sia infan-te o adulto, l’Uomo, non solo il bambino, ha bisogno del gioco.

P. S. Buon Divertimento a tutti!

Leonarda Sabino

Page 16: Brek Magazine numero 7

14

Page 17: Brek Magazine numero 7

15

Spesso accade che complessi meccanismi di creazione narra-tiva vengano descritti con una semplicità disarmante in opere filmiche e letterarie.Così, leggendo il famoso Misery di Stephen King, oltre a finire per ridimensionare il film che non è riuscito a cogliere l’atmosfera del romanzo, trasformando una precisa atmosfera claustofobica e maniacale in una serie di ba-nali clichè, storpiando non poco la trama (ma questa diatriba tra romanzo e film è un classico), ci si imbatte in un giochino che ri-assume bene le problematiche che i costruttori di storie si trova-no ad affrontare.Il protagonista, Paul Sheldon è uno scrittore immobilitato e frat-turato in casa di Annie Wilkes, la sua psicopatica fan numero uno

che, dopo averlo salvato, gli ha imposto di far tornare in vita la sua eroina preferita, Misery Cha-staine.Impresa alquanto ardua visto che Sheldon aveva concluso il suo ultimo romanzo con il funerale di Misery, morta e seppellita.Tra paranoie dovute a mirati so-vradosaggi di antidolorifici e de-liri dell’infermiera schizofrenica, lo scrittore ricorda un gioco che faceva quando era scout duran-te le serate dei campi, il gioco del “Puoi?”.In “Puoi?”, l’animatore, munito di un cronometro, riuniva tutti i ragazzi attorno al fuoco e inizia-va una storia che si interrompe-va al comparire di una difficoltà narrativa.A quel punto chiedeva con un “Puoi?” ad un ragazzino di con-

Paol

o G

onza

to -

Whi

te C

ube

Page 18: Brek Magazine numero 7

16

tinuare il racconto trovando una soluzione al problema entro 10 secondi.Per esempio, raccontava di un tale Dino Disastro che si perde in una foresta del Sud America, e d’un tratto si rende conto di essere circondato da leoni.Si fermava e chiamava in causa uno scaut a caso: “Daniel, Puoi continuare?” e Daniel poteva cavarsela casomai aggiungendo “Disastro ha con se il suo Win-chester e le munizioni, abbatte 3 leoni e gli altri felini scappano” a quel punto il cronometro passa-va nelle mani di Daniel che con-tinuava la storia, inventava un al-tro ostacolo narrativo e chiamava in causa un altro ragazzo che in dieci secondi doveva trovare la soluzione, e così via. Il pun-to è che ogni soluzione doveva essere leale, forse anche poco verosimile, ma leale, altrimenti

si veniva eliminati e per giunta pagando anche un pegno!Ecco, questo giochino riassume alla perfezione il lavoro di chi crea storie, quel dover trovare soluzioni in un qualche modo leali all’universo narrativo che si sta creando, ma allo stesso tem-po vincenti.In Misery King, per bocca di Sheldon, nomina spesso il gioco del “Puoi?” con il quale arriva a riassumere le ansie dello scrive-re, quel dover rispettare deter-minate regole per far si che la propria opera abbia successo o meno.Per spirito di gioco, mi sono chiesto: “ma un Puoi?Riferito all’arte contemporanea, che sviluppi avrebbe?” anche un artista, è un creatore di storie.A tutti gli effetti con il proprio la-voro crea universi diegetici con delle proprie “lealtà” da salva-

guardare e con delle strutture artistiche e delle regole fonda-mentali da rispettare per avere successo.E così proviamo, per gioco, ana-lizzando delle opere che hanno come oggetto proprio un gio-co, cercando di capire a quale “Puoi?” gli artisti hanno dovuto rispondere.Ci troviamo in un bosco di un parco nazionale.Siamo in cima ad una collina che sovrasta un paesaggio naturale straordinario.Siamo immersi con tutti i sensi nella natura, gli odori, i colori, i suoni, o meglio i silenzi.La natura ci sovrasta.A questo punto la difficoltà.Bisogna inserire in questo con-testo un’opera d’arte che sia altamente contemporanea, ma allo stesso tempo poetica e non sovrasti il paesaggio naturale. Puoi? L’artista in questo momen-to ha la stessa “ansia” creativa dello scrittore. Bisogna trovare una soluzione.Ed ecco la soluzione di succes-so: si costruisce una giostra, una sorta di ruota panoramica su cui salire e godersi ancor meglio le bellezze naturali.Magari si immagina una giostra dal design un po’ anni settanta e che compia un giro lentissima-mente in modo che i visitatori si immergano ancor più nella natu-ra, il vero spettacolo.

Michele Iodice - il Filo di Arianna

Page 19: Brek Magazine numero 7

17

Questo è il senso di RB Ride un’opera realmente esistente e visitabile.Anzi, è consigliata la visita, mol-to fattibile per chi si trova in Ba-silicata, visto che l’opera è stata inaugurata sul nostro Pollino a pochi passi da San Severino Lu-cano.L’autore è uno dei più importanti artisti della scena mondiale, Car-sten Höller tedesco di origine, nato a Bruxelles nel 1961, e resi-dente a Stoccolma.RB Ride fa parte del grande pro-getto Arte Pollino, con cui la Re-gione Basilicata ha intenzione di rendere il territorio del Pollino in un centro internazionale d’arte contemporanea.Un’operazione che vede coin-volti artisti del calibro di Anish Kapoor e Giuseppe Penone, o operatori come Mario Cristiani (della Galleria Arte Contiuna, tra le più importanti d’Europa) e Vincente Todolì (direttore della Tate Modern Gallery di Londra) insomma, un progetto in svilup-po da tenere d’occhio!Ma torniamo al nostro gioco del Puoi? Rimanendo in zona.Dal Pollino ci spostiamo a Po-tenza.

Questa volta il tema è riquali-ficare un parco cittadino poco sfruttato, con un opera gioco-sa e colorata, ma allo stesso tempo leggera e poco invasiva. Un’opera che possa anche dialo-gare con gli alunni di una scuola media che si trova nei paraggi. Puoi? L’artista a cui è stata rivolta la domanda in questo caso viene da Napoli e si chiama Michele Iodice.Classe 1956 è autore di numero-si interventi, allestimenti, instal-lazioni site specific in tutta Italia. Nei suoi ultimi lavori si è concen-trato sul tema del labirinto come gioco.Perchè non costruirne uno nel parco in versione light, con dei nastri rossi?Un labirinto che inglobi geo-metricamente gli alberi, ed anzi su cui riportare anche nozioni botaniche così che il visitatore che si dovesse perdere, prima di farsi prendere da un panico “concettuale” e scavalcare i 40 cm di altezza a cui sono posti i nastri possa leggere informa-zioni sugli alberi nei pressi? (OT: anche in questo caso ci troviamo di fronte ad un’opera che fa par-te di un progetto artistico am-

bizioso, Arte in Transito, che ha trasformato un’estate cittadina altrimenti piatta, in un carniere di eventi culturali internazionali.Ed anche in questo caso noto con piacere che sono coinvolti insieme enti come la Regione e associazioni come l’ideatrice Ba-silicata 1799.Notare questo clima artistico di alto livello internazionale e di cooperazione nella mia terra non fa altro che entusiasmare!). Ma per i piccoli oggetti artistici, l’ansia del costruttore di storie è la stessa?Per esempio, immaginiamo di dover costruire un gioco sem-plice e riconoscibile, dove ogni partecipante possa vincere con poche mosse e con il minimo sforzo.E non solo, questo gioco deve contenere anche un’alta dose di ironia ed essere gradevole esteticamente. Puoi? A questo “Puoi?” ha risposto felicemente Paolo Gonzato, giovane artista lombardo con il suo White Cube, un cubo di Rubik completamen-te bianco, dove qualsiasi mossa porta inevitabilmente a ricoprire ogni superficie del cubo di un unico colore e in pratica porta alla risoluzione del gioco! A dir poco, geniale....

Massimo Lovisco

Carsten Höller - RB Ride

Page 20: Brek Magazine numero 7

1818

È in libreria “Umanità Accresciu-ta - come la tecnologia ci sta cambiando” di Giuseppe Gra-nieri, lo stesso autore di “Blog Generation” e di “La Società Digitale”.Giuseppe è un potentino tra i maggiori esperti di comunica-zione e culture digitali in Italia. Scrive per diverse testate nazio-nali tra cui L’Espresso, Apoge-online, Nova24-Il Sole 24 ed è docente di “Laboratorio di Web 2.0” presso l’Università di Urbi-no. É conosciuto come gg nella

blogsfera (il suo blog è www.bookcafe.net) e come Junikiro Jun in Second Life (suoi i pro-getti legati a unAcademy, a PostUtopia e a LucaniaLab).In passato si è occupato di racconti brevi e il suo blog, nel nome, ne conserva an-cora il segno.Si autodefinisce un “ibrido multifunzione che vive sul-la frontiera”.Ho rivolto alcune doman-de a Giuseppe per i let-tori di Brek.

Page 21: Brek Magazine numero 7

19

La tua conoscenza profonda del racconto breve ha una rela-zione con l’attività di scrittore di saggi lunghi?Non credo. Ha più una relazione con una passione giovanile da lettore.I racconti brevi sono narrazioni più complesse e difficili dei ro-manzi, una vera palestra tecnica.I saggi lunghi invece sono un complemento ad altre forme di annotazione, come il blog.Il saggio ti permette di mettere in ordine una teoria e di affidarla all’emendamento del lettore.Ho trovato “Umanità accre-sciuta” piuttosto autobiografi-co: si intravede la casa, le con-solle, i libri, i dischi e il gatto.Quando si racconta bisogna mettersi sempre in gioco?È buffo. La collana in cui si pub-blicano i miei saggi è una colla-na abbastanza canonica e antica, molto tradizionale, in cui normal-mente si tende ad argomentare in maniera oggettiva.Ma io sono cresciuto convinto che un saggio presenti una teo-ria e un punto di vista personale, che serva ad avviare un ragiona-mento. Così non scorporo mai pensiero e persona.Sei uno dei pionieri del we-blog, hai sperimentato anche applicazioni per l’aggregazio-ne di contenuti, puoi dirci cosa è cambiato nel sistema di con-versazione in rete?Servirebbe un saggio molto lungo. La rete è velocissima e va verso la specializzazione, c’è un’applicazione per ogni minima esigenza e ciascuno di noi trova di volta in volta il suo equilibrio.“Blog Generation” è del 2005 e “La società digitale” del 2006, con “Umanità accresciu-ta” prosegui il ragionamento sulla società digitale, spostan-do però l’attenzione maggior-mente sull’uomo.Io la considero una specie di trilogia, che affronta il tema del

cambiamento e dell’innovazione da tre punti di vista diversi. L’aspetto umano, poi, è quello meno intuitivo e più difficile da decodificare, soprattutto perché la mutazione la stiamo raccon-tando in corsa.“Umanità accresciuta” offre ri-flessioni su un futuro transuma-nista del corpo e leggendolo si ha la sensazione che l’uomo sia sempre secondo, di rincor-sa (anche la parola chiave del libro è “accelerazione”).Temo che il mondo non rallente-rà anche alcuni di noi lo prefe-rirebbero. Tocca studiare, conti-nuare a imparare ogni giorno e crescere insieme alla realtà.Detto questo, tutto il resto do-vrebbe essere guardato come opportunità e affrontato in modo responsabile. Sei un grosso conoscitore oltre che sperimentatore di Second Life, non hai l’impressione che questi mondi tridimensionali stiano invece decelerando?Soffrono solo un clima culturale negativo, causato dalla diminu-zione di attenzione dei giornali e delle Tv.É un fatto fisiologico. E poi sono tecnologie che devono ancora maturare, diventare più facili per l’utente comune. La «facilità»,

l’ammorbidimento della curva di apprendimento necessaria, sono fattori importantissimi per la diffusione.Sostieni che i cambiamenti ci porteranno verso una rieduca-zione complessiva che coinvol-gerà la nostra stessa identità. Sarà anche il caso di pensare a una forma di difesa?Io suggerisco la comprensione, prima. Nella maggior parte dei casi sentiamo di doverci difende-re quando ancora non conoscia-mo quello che sta per accadere. Lo dicevo prima: se partiamo dalla comprensione, poi leggia-mo l’opportunità. Se proviamo a difenderci, la realtà ci supera e dobbiamo inseguirla.Concludi il libro consigliandoci di non far prevalere l’ansia di subire il cambiamento ma di “decidere” di governarlo cul-turalmente. Il “lasciarlo fare ai nostri figli” è un monito per noi oggi?No, è un nostro dovere. Loro lo troveranno naturale, a differenza di quanto sembra a noi. Ma la classe dirigente, quelli che go-vernano l’educazione e fanno le regole di domani siamo noi.Dobbiamo fare un buon lavoro.

Vito Colangelo

Page 22: Brek Magazine numero 7

20

La pietra, il tufo, il vetro.Tonalità di colori caldi dal ros-so al marrone. Legni pregiati, cotoni selezionati, porcellane ricercate. L’Osteria Gagliardi è anche questo. Ma è sopra-tutto il progetto di un giovane ed esperto ristoratore che nel cuore di Avigliano ha riportato dignità e pregevolezza alla cu-cina.Si chiama Stefano Errichetti, per

i clienti Stefano. La sua vita è la ristorazione.

Per anni ha svolto il ruolo di maître in diversi risto-ranti d’Italia.Prima a Brescia, poi a Cortina d’Ampezzo, infi-

ne a Roma. A conclusione di questo inten-so percorso la saggia decisione di mettere a frutto tutta l’espe-rienza e le conoscenze acquisite nella sua terra. Decisione intelli-gente e proficua.Il successo inizia nel 2003 con un’impresa che sembrava im-possibile. Riportare in vita “La Strettola”. Un piccolo ristorante chiuso nell’estate del 2002 dopo una stagione fallimentare.L’impresa riesce.E il connubio è talmente intenso che era abitudine, per i clienti, usare la seguente frase: “andia-mo da Stefano?”.L’abitudine è rimasta con la dif-

Stef

ano

, tito

lare

del

l’Ost

eria

Gag

liard

i

Page 23: Brek Magazine numero 7

ferenza che oggi “andare da Stefano” significa altro.Significa Osteria Gagliardi. Cosa dici ai tuoi clienti affezio-nati che ti cercano ancora alla “Strettola”?Chi cerca quell’atmosfera e quei sapori deve fare qualche metro in più e, a ridosso di Piazza Gian-turco (nel cuore di Avigliano), nello storico Piano Gagliardi tro-verà il nuovo ristorante.Troverà l’Osteria Gagliardi. Tro-verà Stefano. Solo o in compagnia?In questo nuovo e affascinante progetto mi hanno seguito tutti, personale di cucina e quello di sala.Avete cambiato solo il nome, insomma?Non solo. L’anima, il calore e l’ac-coglienza è rimasta la stessa. Di nuovo ci sono gli ambienti, più eleganti e raffinati. Il menù con una scelta più ampia e un’accu-rata e ricercata rielaborazione della cucina tradizionale. Una cantina impegnativa. La pastic-ceria di produzione propria. Di nuovo c’è anche un’altra filo-sofia come la scelta di approv-vigionarsi di materia prima del posto rigorosamente controllata e certificata.Con queste credenziali chissà che prezzi.Cerchiamo di offrire i nostri prodotti ad un ottimo rappor-to qualità/prezzo. Per una cena completa bastano 25 Euro, vini esclusi. La buona cucina, basa-ta su prodotti genuini ha i suoi costi. Noi cerchiamo di renderla

Largo Gagliardi, 1885021 Avigliano (PZ)tel. (+39) 0971 700743

chiuso domenica sera e lunedì

21

coperti: 50 interni, 50 esternicarte di credito: accettatecarta dei vini: 130 etichettecarta dei distillati: 40 etichettepasticceria artigianaleprodotti a km. 0cena completa: da 25€ (vino escluso)

accessibile a molti, evitando inu-tili e pericolose speculazioni.Il bilancio di questi primi 6 mesi?Molto positivo. Entrare all’Oste-ria Gagliardi è un viaggio che nobilita tutta la sfera sensoriale. Alle persone piace sentirsi coin-volte nella loro totalità. Noi cer-chiamo di accontentarle, in tutti i sensi. Spesso ci riusciamo, e la nostra gratificazione è vedere le persone ritornare.

L’arcano che spinge le persone a ritornare è presto svelato.A tavola assaggiamo il suo ric-co menù. Ricchissimi antipasti (squisite le 6 modalità con cui presenta il baccalà).Eccellenti primi piatti cucinati con il baccalà, con i funghi car-doncelli, il tartufo.E i tanti sapori degli orti loca-li. Variegati e ottimi i secondi a base di baccalà (naturalmente), di manzo (squisito il filetto al pepe verde) di agnello e di ma-iale. Per i più esigenti un ricerca-to carrello di formaggi.I dolci e la pasticceria realizzati rigorosamente in casa.L’ora tarda induce alla medita-zione e tra i distillati c’è l’imba-razzo della scelta.Un piacere costante.Nel guardare e nel toccare.A decifrare gli odori.A godere dei sapori.Purtroppo il viaggio è terminato. Ritorneremo. A cercare Stefano. A chiedere emozioni. A sederci all’Osteria Gagliardi. fotografie: Vito Salvatore

Page 24: Brek Magazine numero 7

22

Page 25: Brek Magazine numero 7

23

Page 26: Brek Magazine numero 7

24

2007: Woody Allen rilancia i dati nel gioco del destino, ripropone la commedia delle fatalità, con-tinua il percorso nelle trame del fato cominciato con Match Point (2005), abbandona temporanea-mente la commedia brillante e raffinata per indagare le fatalità della vita.

Così manda sul grande schermo Sogni e delitti (titolo originale Cassandra’s dream), secondo atto di questa commedia del destino.Film meno conosciuto del pre-cedente Match Point (2005) ma altrettanto importante e fonda-mentale per approfondire la ri-

flessione del regista newyorkese sulle aggrovigliate trame della vita.Il film racconta la storia di due giovani fratelli, Ian (Ewan Mc-Gregor), alla ricerca del grande affare della sua vita, e Terry (Co-lin Farrell), giocatore incallito pieno di debiti.

24

Page 27: Brek Magazine numero 7

25

I due si troveranno a corto di sol-di, soprattutto Terry, indebitato fino al collo per giocate andate male. Così, per risolvere i loro problemi economici, i due gio-vani saranno disposti a fare di tutto, ignari di quello che il de-stino gli sta riservando. Il lungometraggio è uno dei po-chi in cui Woody Allen non com-pare come attore ma si riserva solo il ruolo di sceneggiatore e regista lasciando così la scena ai due giovani attori sopracitati. Ewan McGregor e Colin Farrell impersonano in maniera calzante la strausata ma sempre efficace coppia di belli e dannati e grazie alle loro differenti e opposte sfu-mature caratteriali riescono ad equilibrare l’intera storia senza eccessivi sbilanciamenti verso questo o quel personaggio re-galando così imparzialità all’oc-chio dello spettatore e lasciando che emerga soltanto la labilità e l’incomprensibilità del destino che va oltre la singola volontà.La regia è semplice e lascia mol-to spazio agli attori, alla storia e soprattutto ai dialoghi (parte fondamentale e di grandissima rilevanza di ogni film di Woody Allen) ed è volutamente a trat-ti un po’ lenta per far sì che la struttura narrativa risulti chiara e lucida e che la narrazione metta ben in luce gli imprevedibili ri-svolti del fato.Da non dimenticare il commen-to musicale di Philip Glass.La sua musica minimalista so-spende il racconto a mezz’aria, proiettandolo in un atmosfera di ansia e attesa come se il destino fosse pronto ad attendere dietro l’angolo i due protagonisti.Woody Allen gioca su un sottile, semplice e quasi impercettibile parallelismo, quello tra l’impre-vedibilità del gioco d’azzardo e l’imprevedibilità della vita.Emerge così la linea portante del film, il gioco del destino: qualcuno o qualcosa sopra di

noi tira i dadi a nostra insaputa, determinando gli eventi, eventi non prevedibili dalla razionalità umana.Detto in modo più semplice, la voglia di successo e realizzazio-ne se non gestita con lucidità può sopraffarci e così la vita ci travolge e ci trascina nel suo vortice e a volte anche con tra-giche conseguenze.È quello che accade ai due pro-tagonisti del film.Ian crede di avere trovato il modo di concludere un grande affare e Terry vince una grande somma al gioco d’azzardo ma, nonostante ciò, quest’ultimo continua a sfidare la dea benda-ta e si indebita fino al collo.Allora i due, entrambi squattri-nati, accettano di commettere un omicidio per conto dello zio Howard (Tom Wilkinson) in cam-bio di danaro, ma a un certo punto Terry, preso dal rimorso del delitto commesso, deciderà di confessare il crimine. Da lì in poi il destino gli preserverà altre tragiche sorprese.Il punto fermo della po-etica del regista newyor-kese risulta così essere la fatalità del destino, la visone di una vita determinata non dalle sole capacità dell’uomo, ma an-che e soprattutto da cause che vanno oltre la nostra volontà e comprensione.In questo senso l’uomo ha la possibilità di affrontare e gesti-re gli imprevedibili risvolti del destino mantenendo lucidità e attenzione senza farsi travolge-re e trascinare dagli eventi.Qualcuno o qualcosa sopra di noi mischia le carte e le serve per giocare, a noi non resta che ricordare che la mano migliore non è quella dove si ha il punto più alto ma quella dove si vince con il punto più basso.

Davide Galasso

25

Page 28: Brek Magazine numero 7

26

Niente da fare, se sei nato ad EUREKA, non puoi che essere un genio.Ok, non sarà il caso di tutti gli abitanti di questa cittadina ca-liforniana, ma nel caso di Mike Patton, mai natali furono più az-zeccati. Chi è Mike Patton? Partiamo dal fatto che lavora in ambito musi-

cale. Continuiamo dicendo che nel suddetto ambito è capace di fare di tutto, ma dopotutto anche al di fuori di esso, sicché è difficile dargli una precisa col-locazione.In primis lo definirei interprete, ma non si tratta di un vocalist standard: riesce a plasmarsi a piacimento, a seconda dei pez-

zi che canta. La sua è una voce liquida, assume la forma del “contenitore” in cui la si immer-ge, con il pregio di personaliz-zare tale contenitore e renderlo unico.Negli anni ha spaziato da can-tati abbastanza normali nel rock crossover dei suoi Faith No More, alla riproduzione di rumo-

Page 29: Brek Magazine numero 7

27

ri come nella collaborazione con Bjork nell’album Medulla, dove in due brani fa le veci della se-zione ritmica con tanto di bassi perfetti.Passa da uno stile educato, ele-gante e sensuale come con i Pe-eping Tom o nei Lovage (Music To Make Love To Your Old Lady By: mai fu prodotto album a più alto tasso erotico) senza dimen-ticare Mondo Cane, recente col-laborazione con il nostrano Roy Paci, in cui, sfidando il miglior Celentano dei tempi che furono, interpreta magistralmente alcuni dei pezzi italiani più famosi degli anni ‘60; a growl striduli: in Irony Is A Dead Scene, dei The Dillin-ger Escape Plan, cinque pazzi scellerati che fanno un mathcore violento - stiamo quindi parlan-do di urla, chitarre impazzite, produzioni semi incomprensibili anche ad un orecchio allenato, macelli inenarrabili dal vivo, sta-ge diving, litri di birra sempre e comunque; insomma quanto di meglio può offrire la falange più estrema dell’hardcore america-no - che con lui hanno prodotto questo ep così perfetto ed omo-geneo che neanche la sottoscrit-ta l’avrebbe potuto immaginare, sapendolo il parto di due mondi così diversi.

Consigliatissimo!..Potrei definirlo anche composi-tore: con i Mr. Bungle in tre al-bum ha fatto di tutto: da brani crossover, a pezzi quasi indefini-bili, soprattutto in Disco Volante ed in California, in cui è palese la sua passione per il campiona-mento ed i synth.Passione ulteriormente sottoli-neata e proclamata con i Fanto-mas: le voci,quando ci sono,sono anch’esse strumenti, mischiate a spezzoni di altri suoni, musiche di videogiochi e colonne sonore di film.Restando in tema cinematogra-fico, il disco The Director’s Cut non è altro che la reinterpreta-zione in chiave pattoniana delle colonne sonore di alcuni dei film più famosi di sempre. Vi assicuro che dopo averlo ascoltato, film come Il Padrino avranno tutto un altro sapore.Ad un primo ascolto sembrereb-be trattarsi di solo rumore, ma posso assicurarvi che non è ma-teriale buttato lì allo sbaraglio; in quel disordine schizoide c’è, nel limite del possibile e della com-prensione dell’immaginario col-lettivo, un ordine, consapevole e colto soprattutto.Perché dico questo? Prendiamo il secondo album da solista di

Mike Patton, Pranzo Oltranzista: è un manifesto tributo al futu-rismo e, guardando ai titoli dei pezzi, si trova anche anche Con-torno Tattile Per Russolo. Il suddetto Russolo (Luigi), for those uneducated, fu un compo-sitore futurista che teorizzò una musica fondata sull’organizza-zione sonora dei rumori e costruì una macchina detta, appunto in-tonarumori. Mica pizza e fichi.Cosa ne facciamo di codesto Patton, lo buttiamo in mare o, nonostante possa risultare osti-co ai più, gli riconosciamo le immense capacità che ha, da camaleonte quale è, di giocare con la sua voce, i suoi mille ta-lenti musicali e la sua cultura?Perché di gioco si tratta. Avessi avuto le sue capacità, personalmente mi sarei innalza-ta a dio supremo della musica, mentre lui no, non si è preso mai sul serio ed è sempre andato avanti quasi sempre low profile, facendo ciò che più gli aggrada, comprese le cover demenziali della musichetta di Super Mario, della Pantera Rosa, di Baby One More Time di Britney Spears e di Poker Face di Lady Gaga.Molti lo considerano come una sorta di prostituta musicale, poi-ché ha collaborato praticamente con chiunque.Io vi inviterei invece a guardarlo come un novello Leonardo Da Vinci musicale, che si è cimenta-to nelle cose più disparate, do-nando un importante contributo innovativo ad ognuna di esse.Forse se si fosse concentrato su un solo campo avrebbe potuto fare molte più scintille di quelle che ha fatto e sta tuttora facen-do, però, dai ragazzi, si tratta pur sempre di un puro esempio di genialità.Che, da che mondo, è mondo, è sempre andata a braccetto con la sregolatezza.

Alessandra Carlucci

Page 30: Brek Magazine numero 7

28

Ha 50 anni. É bella, magra e sempre in ordine.Ha lunghi capelli biondi, morbi-di come seta. Nessun accenno di bianco.Un corpo asciutto e longilineo. Niente cellulite , niente sma-gliature. Il viso è etereo, liscio, teso, senza neanche bisogno di un lifting; non una ruga, non un segno del tempo.

Ha un guardaroba di oltre 1000 abiti, tutti dei migliori

stilisti. Scarpe alla moda, borse da lista d’attesa.

Ogni stilista combatte per aver-la come musa.Ha tanti amici, tutti felici, ricchi e belli. Un uomo bellissimo, ab-bronzatissimo e con un fisico perfetto, che non l’abbando-na mai.Nessuna rivale è mai riu-scita a sostituirla. Un solo difetto. L’altez-za: 29,5 centimetri.Un miracolo o un e s p e r i m e n t o scientifico?Un nome: Barbara Milli-cent Roberts, più conosciuta come Barbie. L’unica donna amata dalle don-ne di tutto il mon-do e di tutte le età.

Una bambola che, da sempli-ce accompagnatrice dei giochi delle bimbe, è diventata un vero status symbol, un’icona di stile.Adesso, a 50 anni dalla sua na-scita, mantiene il primato di bambola più amata al mondo.Ma non solo.Ogni stilista vorrebbe vestirla e vorrebbe adattarla al proprio stile, finalmente con la possibi-lità di dire: “Ho vestito la donna perfetta”.Nessuna donna può dire di aver avuto una vita così piena di sod-

Page 31: Brek Magazine numero 7

29

disfazioni.Ultima tra tutte, una collezione di sedie tutte dedicate a lei, pre-sentate da Kartell in onore del suo cinquantesimo compleanno, e la 500 rosa, che ha accompa-gnato la super bambola in giro per Milano e Parigi in occasione del suo anniversario.Un mercato tutto rosa e plastica, quello che gira intorno alla miti-ca ragazza bionda.Dalla fine degli anni 50, quando fu creata, Barbie ha subìto mille cambiamenti, seguendo le leggi universali della società. Ha prati-cato ogni sport esistente e vesti-to ogni tessuto.Si è adattata senza problemi a ogni cultura e ad ogni profes-sione.Negli anni è stata: soldato, som-mozzatrice, veterinaria, dentista, campionessa di nuoto, campio-nessa di pattinaggio sul ghiac-cio.Una principessa, una regina, ma anche una cantante rock ed una

top gun.L’ultima collaborazione più im-portante di Barbie con la moda è quella con Karl Lagerfield, che ha personalmente ideato e realizzato una serie di foto a lei dedicate ed esposte lo scorso marzo presso il rinomato store parigino Colette.Un’esposizione che ha radunato fashioniste, collezionisti e per-sone da tutto il mondo. Per chi volesse ammirare le creazioni di mr. Lagerfield per Barbie, è pre-sente una galleria fotografica su facebook.Per chi ama la Barbie e non può farne a meno, il sito BarbieCol-lector offre novità, anteprime ed edizioni super limitate della bambola più amata del mondo.Perchè quello di Barbie è un mondo da favola, un mondo fat-to di lustrini e ricchezza.Perchè in fondo “Life in Plastic is Fantastic”.

Andreina Serena Romano

Page 32: Brek Magazine numero 7

30

“Il gioco del mondo è un bam-bino che gioca a dadi, è il regno sovrano di un bambino…” (DK 52), è questa la frase di Eraclito che è alla base del pensiero gio-cante e danzante di F. W. Niet-zsche.Il gioco andrà a pervadere tutta l’opera del pensatore tedesco, non lo lascerà mai, anzi sarà in continuo e in continuo svilup-po, con molti significativi cam-biamenti, di quello che fu già dall’inizio un tema a dir poco fondamentale del suo pensiero.É già nelle pagine di La Nasci-ta della Tragedia che Nietzsche inizia l’interpretazione del passo dell’oscuro Eraclito, come la me-tafora di una realtà che non ha e non può avere leggi immutabili, costrizioni e convinzioni invalica-bili, che vanno ad imprigionare gli stessi uomini che le hanno create: questo è il bambino che gioca a dadi ponendo ordine ad ogni lancio, per poi distruggerlo con quello successivo per crear-

ne ancora un altro, in un infinito processo di creazione e distru-zione.Meglio ancora risulta chiara la metafora, sempre eraclitea e ripresa da Nietzsche, del bam-bino che gioca su una spiaggia ponendo pietre qua e là, alzan-do mucchi di sabbia per poi di-sperdere il tutto e ricominciare, con il concetto di Logos eracli-teo, cioè di quel principio che tramite la lotta dei contrari dà la legge del divenire.In Nietzsche tutto ciò assume i caratteri della dicotomia tra Apollineo e Dionisiaco, dove il Dionisiaco prende le sembianze di quella che è una delle carat-teristiche fondanti dell’uomo, la poieticità.É grazie al Dionisiaco che l’uomo può assumere quell’autentico agire poietico, artistico, creativo, in una parola, libero, come l’uni-ca via d’uscita dalla scientificità positivistica che, già all’epoca di Nietzsche, aveva iniziato a per-

vadere le vite quotidiane di uo-mini troppo apollinei, razionali, metodici, da rendersene conto.Parla di noi, Nietzsche tramite Eraclito, parla di una società, un occidente, in continua deca-denza, perché ha rinunciato in nome dell’assoluta applicazio-ne di un metodo razionale, alla sua fanciullesca voglia di creare il nuovo, alla purezza del gioco che altro non è che una metafora della vita, un fare come se, che è l’unica possibilità che abbiamo di immaginare un modo diverso di fare le cose, di condurre le no-stre vite, di cambiare, di ribellar-ci a quell’apollineo-ragionatore-calcolatore di profitti, e solo di quello, che opprime il bambino-artista-giocatore che c’è in noi.Il gioco è un invito a far fuoriu-scire la parte di noi che ci ha resi umani, degni di dire si alla vita e di essere liberi: la facoltà di creare.

Andrea Samela

30

Page 33: Brek Magazine numero 7

31

Erano gli anni di Alan Sorrenti e si era tutti figli delle stelle, del desiderio di una bella Harley Da-vidson su cui sfrecciare lungo la Basentana direzione Metaponto, io Jack Nicholson della Lucania Terrons che sognavo California.Erano gli anni delle giornate estive trascorse a sistemare i fila-ri di viti che avrebbero dato, ‘’se Dio voleva’’, il Vino buono. Iniziai a bere col naso durante il rito autunnale della vendemmia che contava la partecipazione dei parenti e di pochi amici, quel-lo diventava anche il momento dei pettegolezzi di corte. In un paio di giorni si raccoglieva tutta l’uva, e poi la domenica la gran-de cerimonia.Le squadre si dividevano le competenze: cucina - cantina. Io aiutavo a misurare il raccolto così da confrontarlo con la resa degli anni precedenti, un gioco nel gioco.Un rito al quale non avrei rinun-ciato per nulla al mondo, ci si preparava con settimane di anti-cipo contando le lune per imbot-tigliare il vino in quelle enormi damigiane di vetro impagliato.Un appuntamento romantico consumato nelle lande di uno spigolo di terra lucana.Durante le fatiche il vino scorre-va generosamente per le giugo-lari, raggiungendo il fondo della propria vita, o bottiglia che dir si voglia, quando ci si sedeva a pranzare.Quando si era belli rossi con la voce più certa cominciava lo show, si formavano le squadre e si dava il via alla Morra! Imman-cabile a quel punto lo zio con l’organetto, che allora trovavo davvero tamarro, ad accompa-gnare quelle sfide all’ultima goc-cia.Ripensare a quei momenti è come affogare nel cuore del tempo, sino all’archetipo di un mondo e di un vino capace di restituire felicità immensa.

Solo negli ultimi anni della mia vita ho cominciato a bere i pri-mi vini importanti, e inizialmente provavo una strana sensazione di colpa, quasi di tradimento verso il mondo che m’aveva cresciuto.Poi ho capito che così non era, che non stavo tradendo le mie radici, anzi, riprendevo tra le mani un percorso fatto solo di fatica per allacciarlo a quello del-la ricompensa in favore di quei contadini che con tenacia e sa-crificio hanno allevato, vinificato, perfezionato e reso celebre quel Vino conosciuto come Aglianico del Vulture.Le guide ve lo descriveranno come di origine Vulcanica, di co-lore rosso rubino, intenso, frut-tato, abbastanza fresco, giusta-mente tannico, acido, di corpo, armonico, con l’invecchiamento acquista in finezza sprigionando profumi eleganti. Invece io vi invito al gioco ed al viaggio che dalla terra d’Orazio vi porta sin dentro la casa di Giu-stino Fortunato e poi sotto i Ca-stelli di Federico.Alzate gli occhi al cielo a guarda-re il volo del nibbio, respirate gli odori dei boschi, smarritevi per i tratturi che questa parte di terra conserva e ascoltate lo scorrere delle acque, sarete un po’ bri-ganti un po’ forestieri.Ritmo, melodia, armonia come i madrigali di Gesualdo, tutto questo e altro ancora è l’Agliani-co del Vulture.Dunque, con innocente gra-titudine a chi mi ha allevato all’odore del mosto, e alle terre dell’Aglianico brindo.Prosit e Serenità.

Wine_R

Page 34: Brek Magazine numero 7

32

Dopo mesi trascorsi davanti a scrivanie, riunioni, macchinari, ecc., gli italiani si regalano il me-ritato riposo.L’estate è sicuramente il momen-to di relax assoluto, ma anche di giochi, divertimenti e tanta spensieratezza.Associare le bellezze, sia pae-saggistiche come anche archi-tettoniche e culturali all’offerta di attività ludiche vuol dire crea-re un habitat ideale per trascor-rere le proprie vacanze.È il periodo dove si organizza-no spettacoli, giochi e serate di piazza, dove ogni realtà cittadi-na decide di onorare il proprio Santo con feste religiose e sagre cittadine, al fine di invitare, acco-gliere e ospitare la gente.I piccoli borghi prendono vita e

le grandi città, caotiche durante tutto l’anno, si spopolano.I piccoli paesi lucani si ripopo-lano, come a sottolineare il le-game di coloro che, dopo anni di immigrazione, hanno ancora saldo con la propria Terra.Quindi, stregati dai ricordi e dal-le radici del passato, molti sono a scegliere le meraviglie della Basilicata e i prodotti che offre. Infatti, l’importanza dedicata ai prodotti tradizionali e tipici, negli ultimi anni, sta crescendo sempre più e tanti sono portati a scegliere le eccellenze enoga-stronomiche come souvenir per trasportare un piccolo angolo di territorio, un ricordo, un’emozio-ne.Vacanze vuol dire allontanarsi dalla routine quotidiana, viag-

giare con il pensiero e con la fantasia, attraverso le dimensio-ni spaziali del tempo.Vacanze vuol dire divertirsi e tra-sportare ricordi, regalarsi sogni e immaginare di sentirsi diversi da quello che si è.Vacanze vuol dire non fare niente e lasciarsi trasportare dal tempo che passa in fretta.Vacanze vuol dire avere nostal-gia e ritornare progettando un altro viaggio!!!

Donato Sabia

Page 35: Brek Magazine numero 7

33

L’obiettivo dell’Associazione Kreattività è quello di offrire occasione di confronto tra lettori e scrittori, sfruttando le potenzialità di Internet. Attraverso il sito dell’associazione, si vuole dare possibilità diespressione, allo scopo di stimolare, aggregare, valorizzare epromuovere le creatività e le attitudini professionali in ambitoletterario. info: www.kreattivita.it. mail: [email protected]

La Mia EstateConcorso letterario

Il concorso, giunto alla quinta edizione, organizzato dall’Associazione Oltremusica, a cui potranno partecipare musicisti di qualunquenazionalità, è quest’anno dedicato a cinque strumenti: pianoforte,violino, viola, violoncello e chitarra. È inoltre prevista, come datradizione consolidata, una sezione dedicata alla Musica da Camera.Info www.concorsomosso.oltremusica.com

Carlo Mosso 2009Concorso di Interpretazione Musicale

L’Associazione Nazionale Città della Nocciola in collaborazione con Accademia Segetum organizza per l’anno 2009 un concorso di fotografia dal tema: “Le stagioni della nocciola italiana”. Con questo concorso si vogliono incentivare gli amanti della fotografia e della natura, a frequentare e conoscere il territorio della nocciola italiano. Info e regolamento sul sito www.cittadellanocciola.it

Città della NocciolaConcorso Fotografico Nazionale

scadenza

3settembre

La rassegna, promossa dalla Fondazione Oprandi di Lovere,rappresenta un vero e proprio trampolino di lancio per molti giovani autori e registi. Il Festival sarà caratterizzato dalla presenza di ospiti di alto livello provenienti dal grande schermo e, avrà come presidente onorario il cartoonist italiano più conosciuto nel mondo:Bruno Bozzetto. info: www.cortolovere.it

Cortolovere 2009XII edizione

scadenza

5settembre

scadenza

15settembre

scadenza

20ottobre

Page 36: Brek Magazine numero 7

34

Quest’anno Luciano Ligabue riproporrà i suoi brani più famosi e recenti esibendosi da solo con l’orchestra, ma ci saranno anche canzoni in cui il rocker si esibirà accompagnato dalla sua band, per poi concludere con l’emozionante fusione di band e orchestra.Uno spettacolo di grande raffinatezza e di puro rock’n’roll.Info: www.ticketone.it

Ligabue in ConcertoRaffinato rock’n’roll

Torna finalmente in tour nei teatri e nei palasport Corrado Guzzan-ti. Corrado torna in scena a grande richiesta, con uno spettacolo interamente dedicato ai suoi personaggi vecchi e nuovi, dal santone Quelo, al giovane coatto Lorenzo, da Antonello Venditti a Giulio Tremonti, da Emilio Fede alla procace conduttrice Vulvia.Info e biglietti: www.ticketone.it

Corrado GuzzantiIn Tour

A distanza dalla prima e unica antologica che fu allestita nel dicembre del 1983 a Palazzo Zanca di Messina, Taormina Arte intende, riconside-rare il percorso di un artista che, malamente ristretto nel ‘’realismo’’, ha saputo costruire un personale linguaggio che lo ha portato a sfiorare le esperienze di Van Gogh, di Bacon e le esperienze del Cubismo.info: www.taormina-arte.com

Giuseppe MignecoMostra nella Chiesa del Carmine

L’opera di Lucio Dalla è ormai entrata nella storia dello spettacolo italiano. Dal suo debutto, il 23 ottobre 2003, Tosca si è via via arricchi-ta di nuove tensioni poetiche e musicali che hanno meglio definito i contorni di un lavoro unico, oggi unanimemente apprezzato da pubblico e critica.info: http://www.toscamoredisperato.it

Tosca Amore DisperatoDa Puccini a Lucio Dalla

Ravenna12

settembre

Verona12

settembre

Verona24

settembre

Taorminafino al 1

novembre

Page 37: Brek Magazine numero 7

35

Un percorso tra i capolavori della collezione d’Errico e l’arte contempo-ranea. La mostra, nell’autorevole spazio di Palazzo d’Errico, presenta una serie di capolavori dalla collezione, affiancati a opere di arte contem-poranea, per un rapporto sinergico tra passato e presente, che illustra la fisionomia e la storia della collezione, caricata di nuovi significati meta-morfici grazie all’arte contemporanea. info: www.pinacotecaderrico.eu

Oltre Il ModernoPercorso di Arte Contemporanea

Il magico scenario del Parco dei Palmenti di Pietragalla ospita,durante la stagione estiva, uno dei più suggestivi eventi della Basilicata. Organizzata dalla Tetractys per il terzo anno consecutivo, “Ballate nei Palmenti” fa rivivere il mito greco di Dioniso ed Arianna, fra le cavità fatte di tufo; lo spettacolo è mozzafiato, una vista che si perdenell’altura del Parco. info: www.ballateneipalmenti.com

Ballate Nei PalmentiIl mito greco di Dioniso ed Arianna

Il Comune di Matera e il Circolo Culturale “La Scaletta” dal 1978organizzano nei suggestivi ambienti rupestri di Madonna delle Virtù e San Nicola dei Greci un evento denominato “Le Grandi Mostre nei Sassi di Matera” dedicato alla scultura contemporanea. L’appuntamento è dedicato al centenario della nascita di Dino Basaldella.info: www.materacultura.it

Le Opere di BasaldellaMostra Antologica

Al di sopra delle Dolomiti Lucane, un cavo d’acciao sospeso tra le vette di due paesi, Castelmezzano e Pietrapertosa, permette di effettuare e vivere il volo dell’angelo. Legati con tutta sicurezza da un’apposita imbracatura e agganciati ad un cavo d’acciaio ilvisitatore potrà provare l’ebrezza del volo e si lascerà scivolare in una fantastica avventura. info: www.volodellangelo.com

Il Volo Dell’angeloUna Fantastica Avventura

Pietragallafino al 5

settembre

Dolomiti Lucane

fino al 13settembre

Palazzo San Gervasofino al 26

settembre

Materafino al 3ottobre

Page 38: Brek Magazine numero 7

36

Le vacanze estive sono ormai al termine, l’estate sta finendo e un anno se ne va...oops, no quella era un’altra cosa...Dicevo è finita la pacchia, ognu-no torna alle proprie occupazio-ni portando nel cuore i ricordi delle vacanze: chi un amore, chi una spiaggia, chi una pallonata presa durante interminabili par-tite a beach soccer, chi un ca-gnetto trovato sul bordo dell’au-tostrada, chi la soddisfazione di essersi sbarazzati del cagnetto di cui sopra. Io porto con me “La Settimana Engmistica”, la rivista che vanta innumerevoli tentativi di imita-zione, la rivista di enigmistica prima per fondazione e diffu-sione, l’unica con le definizioni impossibili che quando riesci a leggere la parola nelle caselle preposte dici “ah, voleva dire proprio le due lettere nel mezzo di precipitevolissimevolmente, come ho fatto a non pensarci prima!”. La Settimana Engmistica esce in edicola ogni sabato ma io di martedì ho già finito le paro-le crociate, le parole crociate a schema libero, la pista cifrata (cioè unisci i puntini in ordine di grandezza e senza fare le curve) e “che cosa apparirà” ovvero il

Page 39: Brek Magazine numero 7

37

gioco che vi fa consumare un’in-tera penna biro pur di annerire gli spazi con il puntino. Mercoledì so a memoria le incre-dibili notizie de “forse non tutti sanno che...”, “leggendo qua e là”, le “spigolature”, “strano ma vero!” e mi sono sbellicata leg-gendo le vignette per rinfrancar lo spirito tra un enigma e l’altro. Ma a questo punto mi assale la tristezza, guardo la sgualcita copertina con la foto di un per-sonaggio noto ai più e mi ac-corgo che il personaggio non è più noto perché io ho disegnato baffi e barba mentre cercavo la definizione del 47 orizzontale. Inizio a sfogliare le pagine del-la mia garbata Settimana e vi ritrovo macchie di caffè, gelato, granita, pasta al forno... leggo l’ultima pagina e cerco di usa-re le soluzioni della settimana precedente per gli enigmi della settimana in corso (senza alcun risultato ahimè!) ma la tristezza non svanisce. Giovedì mi alzo con i migliori

propositi: non posso abbando-nare la mia Settimanina Enig-mistica così, come un cagnolino comperato a Natale per il tra-stullo di grandi e piccini; sabato non è ancora arrivato e la mia compagna di giochi ha ancora tanto da dirmi.Imparerò i giochi che ancora non conosco. Dunque, visto che le parole cro-ciate sono il mio forte, proverò con le sue varianti, parole cro-ciate a chiave periferica: a gioco risolto, leggendo in senso orario nelle caselle periferiche, otterre-te un pensiero di G.Sand.Ma io non ho bisogno di cono-scere il pensiero di G.Sand, me-glio passar oltre, è solo la prima pagina.Parole crociate bi-triletterali, mi risulta complessa anche la bre-ve spiegazione in calce; parole crociate bifrontali e non ho uno specchio a portata di mano; parole crociate a riempimento, cado nel vuoto delle caselle li-bere, per non parlare dell’enig-

ma senza schema... da dove si comincia?Va bene, giovedì volge al termi-ne e domani è già venerdì.Venerdì lei è lì sul tavolino e mi guarda disperata, io sono scossa dai sensi di colpa... proverò con i rebus.Apro la pagina della Sfinge e già mi sento in Egitto.Cambio d’iniziale: nel cuor della ragazza fece xxxxxxx e questa gli calò la lunga xxxxxxx; ci sono, la soluzione è: nel cuor della ragaz-za fece breccia e questa gli calò la lunga treccia, ce la posso fare. A noi due Sfinge!Sciarada, crittografia sinonimica, aggiunta iniziale, cambio di con-sonante, zeppa, scarto sillabico, lucchetto, anagramma diviso, bizeppa, falso iterativo e infine palindromo.Solo per leggere i titoli e le spiegazioni è passato il pome-riggio... beh, fa niente, domani finalmente è sabato!

Simona Simone

Page 40: Brek Magazine numero 7

38

del Paese? Carlin narra di come questi muscolosi Springboks si misero come scolari a studiare “Nkosi Sikelel’ iAfrica” in lingua Xhosa, che diventava inno na-zionale, o del momento in cui, all’ingresso allo stadio, Mandela fu salutato da una folla comple-tamente bianca e il carcerato diventato presidente sfruttò al meglio il momento: con la ma-glia degli Springboks addosso scese a salutare il capitano Pie-naar prima dell’incontro; al ter-mine della “partita che cambiò una nazione”, con la stessa ma-glia di cotone verde, consegnò al capitano degli Springboks la Webb Ellis Cup, la Coppa del Mondo del rugby: 38 centimetri d’argento che simboleggiavano la pacificazione del Sudafrica. La vittoria strettissima (15-12) sui temutissimi All Blacks neozelan-desi era arrivata per un drop nel secondo tempo supplementare di Joel Stransky: se quel calcio fosse finito fuori ora avremmo una leggenda in meno, la storia non sarebbe la stessa, Mandela non si sarebbe infilato la maglia, non avrebbe mai stretto la mano all’afrikaner Pienaar e Clint East-wood non ci potrebbe fare ades-so un film. Sono passati anni, ora gli Springboks hanno persino un ct di colore, Peter de Villiers. Dopo un secolo e mezzo, inve-ce, l’Italia è ancora divisa tra no-stalgici di destra e di sinistra, ha il suo sport nazionale, ma manca una personalità unificante.Se è vero che il gioco ha anche una funzione educativa, riusci-rà il nostro calcio a far crescere la nazione italiana? Fino ad ora così non pare.

Marika Iannuzziello

Mentre in Italia fervono i prepa-rativi per i festeggiamenti, nel 2011, dei 150 anni dall’unità, a Città del Capo, Clint Eastwood sta girando un film per racconta-re di una storica partita di rugby che cambiò il Sudafrica. Era il 24 giugno 1995. L’anno preceden-te Nelson Mandela aveva vinto trionfalmente le prime elezioni libere dell’ex colonia britannica. A quel punto egli si era posto

il problema che già era stato di Massimo d’Azeglio: co-struire i sudafricani.Furono sufficienti quindici uomini – a fronte dei nostri mille - e, nonostante l’esiguità

numerica, per loro fu “un gioco” da ragazzi. John

Carlin, ex corrispon-dente dal Sudafrica, ne fu testimone e ora ha raccontato in un libro, “Playing the enemy, Nelson Mandela and the game that chan-ged a Nation”, di

come Mandela sfruttò magistralmente la coppa del

mondo di rugby che il Sudafrica ospitava quell’anno. Il gioco del rugby nella terra dell’apartheid era la “religione laica” degli Afri-kaners, la minoranza bianca che governava il Paese segregando la maggioranza dei neri, e ave-va nella selezione nazionale, gli Springboks, i propri sacerdoti. Il movimento di liberazione aveva usato e ottenuto il boicottaggio internazionale degli Springboks per minare nella passione le cer-tezze razziste degli Afrikaners. Come poteva ora Mandela, eletto da un’enorme maggio-ranza nera, fare della nazionale di rugby un elemento di unione

Page 41: Brek Magazine numero 7

39

Page 42: Brek Magazine numero 7

40

Sembra strano, ma il gioco è anche una teoria matematica, scienza che, come tutti noi sap-piamo, non accetta alcuna opi-nione. Per definizione, la teoria dei giochi è la scienza matema-tica che analizza situazioni di conflitto e ne ricerca soluzioni competitive e/o cooperative tra i vari soggetti coinvolti.Alla base c’è sempre lo studio dell’influenza che l’azione di un soggetto può generare sugli al-tri. E di come questa influenza condizioni (positivamente o ne-gativamente) i risultati ottenuti dagli altri.Sintetizzando questa bella de-finizione ho solo due strategie per raggiungere il mio risultato-obiettivo. Competere o Coope-rare. Un esempio concreto è il rapporto commerciante/acqui-rente.Qui i due soggetti muovono azioni per influenzare i risultati della controparte e raggiungere i propri obiettivi...Infatti il commerciante può mo-

dificare i prezzi per influenzare l’acquirente e spingerlo a com-prare e raggiungere così il suo obiettivo di aumentare i propri profitti.Dall’altro lato, invece, l’acqui-rente può astenersi dall’acquisto per influenzare il commerciante ad abbassare i prezzi e raggiun-gere così il suo obiettivo di ri-sparmiare e soddisfare comun-que il suo bisogno di possedere il bene-prodotto.Questa situazione di conflitto è sicuramente caratterizzata dalla competizione e genera, in en-trambi i casi, un vincitore e un perdente.Come accade, d’altronde, nella maggior parte dei giochi.Quando commerciante e acqui-rente iniziano una contrattazio-ne, invece, viene fuori la coope-razione.Il conflitto non si risolve con un vincitore e un perdente, ma con due vincitori poiché ognuna del-le due parti ha raggiunto l’obiet-tivo prefissato. La seconda situazione è sicura-mente da preferire poiché sacri-fica l’interesse di uno a vantag-gio di quello di un altro.

Cosa accade, invece, se lo scopo è sempre vincere, prevalere? Accade proprio ciò che stiamo vivendo in questa fase in cui i mercati globali, imponendo come unico obiettivo il massimo profitto, portano, inevitabilmen-te, alla competizione e dunque all’idea che qualcuno, all’interno del gioco, debba necessaria-mente perdere.Cosa c’è alla base di questo pensiero dominante? Una cultu-ra basata sull’egoismo e sull’in-dividualismo.Una cultura che vede nell’altro un nemico che ci minaccia e non una potenziale risorsa.La domanda a questo punto è obbligatoria. Se fosse possibile puntare sempre al gioco coope-rativo per raggiungere gli obiet-tivi prefissati e dunque i legittimi interessi di ognuno, il problema sarebbe risolto? Probabilmente sì, proprio come accadeva da bambini quando in ogni attività di gioco l’interesse del gruppo era sempre priorita-rio rispetto all’individuo.Già, ma era solo un gioco.

Michele Guido

40

Page 43: Brek Magazine numero 7

41

Le parole gioco e giocare ricor-rono frequentemente nel nostro linguaggio comune, ma troppo spesso tali vocaboli vengono as-sociati a tempi trascorsi e lonta-ni ed hanno un sapore tenero e gioviale, che ci riporta ad un’età improntata sull’ingenuità e sulla spensieratezza.Ma non sarebbe bello saper gio-care con la consapevolezza e la voglia di divertirsi senza avver-tire quei sensi di colpa, propri di un’epoca che ci “impone” ritmi e stereotipi, portandoci a soffrire, in modo differente, ma indistintamente, del male del secolo?Pensateci bene.Una delle cause dell’ansia po-trebbe essere ricercata nella no-stra incapacità ad opporci all’es-sere diventati dei “giocattoli” nelle mani della nostra stessa vita.Una vita che ci porta a essere tutto, tranne che noi stessi.Che gioco crudele!Secondo una prospettiva socio-logica di Roger Caillois, i giochi

di simulacro, i cosiddetti “giochi di ruolo” dove si diventa “altro”, è una delle categorie in base a cui i giochi vengono classificati.I nostri ragazzi non giocano più a nascondino o, per meglio dire, lo fanno nascondendosi dietro un nickname o dietro macchine elettroniche (i famosi computer che hanno assunto oramai sem-bianze e funzioni di giocattolo), usano quegli orrendi video ga-mes nei quali trasferiscono i loro obiettivi e le loro aspettative, vivendo un’esistenza che non è la propria; oppure si nascondo-no dietro le playstation, che li trasforma nei mostri del gioco... e guai a disturbarli mentre am-mazzano i loro nemici… si rischia di diventare uno di loro.Dove sono andati a finire i nostri dolci pargoletti?Non credo che Caillois avesse quest’idea quando parlava o scriveva dei giochi di simulacro.Il filosofo Aristotele accostò il gioco alla gioia e alla virtù, di-stinguendolo dalle attività prati-cate per necessità.

Ma quali sono i giochi che pro-curano gioia?Come sempre il problema non sono gli “aggeggi” che inva-dono le nostre abitazioni e che rischiano di essere inclusi a breve nello stato di famiglia di ognuno di noi e conteggiati nel nostro I.S.E.E. (poco male, visto che non producono reddito, ma contribuirebbero a diminuire so-lamente il suo valore), ma il pro-blema è il concetto di gioco che, come tutte le attività in evolu-zione, ha perso il suo significato originario. Friedrich Schiller affidò al gioco la funzione di tramite per rag-giungere la libertà e l’espressio-ne della fantasia. Il gioco, in via generale, è un’at-tività che può avere diverse fun-zioni ed è basato su un obiettivo da raggiungere, un insieme di regole da seguire, e noi dovrem-mo imparare a vivere giocando senza barare… soprattutto con noi stessi!!!!!

Anna D’Andrea

41

Page 44: Brek Magazine numero 7

42

Per chi, invece, come me, è amante dei vecchi giochi (quelli che andavano con le 200 lire!!!), che hanno segnato la nostra in-fanzia, oltre a titoli più recenti, vi segnalo MultiEmoPack (http://uploaded.to/?id=tn2153), ossia una raccolta di tutti i migliori emulatori reperibili sulla rete, dalla Playstation alla Xbox, dai giochi Nintendo a quelli Arcade. Oltre a quest’ultimo vi segnalo questi siti dove spassarvela nei momenti di noia:• microgiochi.com • gioco.it• puffgames.com• flashgames.itA chi utilizza la Playstation più del pc, segnalo questo link pre-so dal sito della Sony, www.

Quale miglior passatempo del gioco... se non quello con il nostro amato pc o con-sole? Di giochi ne ven-gono sfornati a migliaia ogni mese dalle più grandi case produttrici, tanto da soddisfare tutti i gusti dei gamers, anche in base alle tasche.Sarebbe quanto mai inutile par-larvi di Pet Society o delle pros-sime uscite (ne parlano già tan-to giornali e riviste del settore), ma, tanto per citarvene alcune, non perdetevi l’arrivo di Mafia 2 e di Assassin’s Creed 2.Anche in questo numero vi par-lerò di alcune curiosità, ovvia-mente OpenSource.Iniziamo con il primo: Fyrebug (www.fyrebug.com/).É un sito web che ci permette di creare dei piccoli e simpaticissi-mi giochi personalizzabili (come ad esempio inserire la nostra faccia o quella dei nostri amici, scegliendo anche la musica di sottofondo), partendo da diver-si tipi di gioco di default.Una volta terminata la procedu-ra di creazione ci verrà rilasciato il codice che ci permetterà di caricare il gioco sul nostro sito, oppure un link da postare sui nostri social network, e quindi invitare i nostri amici a farsi una bella partita... dove i protagoni-sti saranno proprio loro!

us.playstation.com/Support/CompatibleStatus.Permette di conoscere l’effettiva compatibilità di un determinato gioco con la nuova console di casa Sony.Concludo: per tutti coloro che conoscono GuitarHero, un gio-co semplice e divertente, ma a pagamento. Esiste però Frets on Fire, un clone Open Source del gioco per Xbox e PlayStation, anche se chiamarlo clone è mol-to riduttivo. Infatti, a differenza di GuitarHero, mette a disposi-zione moltissime canzoni, davve-ro tante, grazie ad internet.Alla fine possiamo dire... les jeux sont faits!

Mimmo Claps

Page 45: Brek Magazine numero 7

43

Cara Redazione di brek, volevo esprimere la mia sul vostro ma-gazine e devo dire che lo trovo piacevole da leggere e ricco di contenuti.Un plauso va fatto alla veste gra-fica, davvero molto professio-nale e diversa da qualsiasi altro freepress da me consultato.Donato

Sto ancora ridendo dopo aver letto gli articoli della sezione “zoom” dello scorso numero di Brek!!! Ma come fate a trovare quelle notizie così assurde!?Grandi!!!Giulia Salve!Ho appena finito di leggere il vostro articolo su Don Peppino Stolfi (mio carissimo amico, tra l’altro). Volevo congratularmi con la vostra redazione per aver dato risalto ad una grande per-sonalità come la sua.Questo è solo uno dei riconosci-menti che merita.Ne arriveranno tanti di articoli così, ma dopo, come sempre. Vito

Gentile redazione di brek maga-zine, vi leggo da quasi un anno e credo di poter dare un parere, ormai, sui contenuti della vostra

rivista. Trovo che gli articoli “di settore” siano molto interessan-ti (cinema, musica, moda, ma anche politica e società)... ma il resto?Non sarebbe meglio creare ulte-riori rubriche di settore piuttosto che inserire articoli che non inse-gnano assolutamente nulla?Il mio è solo un parere, ma spero ne teniate conto.Luciana

Ma chi è Wine_R?Scrive in un modo a dir poco fa-voloso!Anna

Complimenti per quest’uscita. Mi piace molto la scelta degli ar-gomenti.Molto molto carino l’articolo sul Syrah, che tra l’altro adoro, an-che se c’entra poco. :)Complimenti.Sarah

Appoggio vivamente la propo-sta di Angelo Raffaele, che sulla posta del n° 6 del vostro magazi-ne chiedeva di dare la possibilità di abbonarsi al vostro bel gior-naletto.Sarebbe bello evitare di cercarvi per mari e per monti nel mio pa-esino dimenticato da tutti.Fatemi felice!

Alberto

Salve a tutti!Mentre sfogliavo l’ultimo nume-ro di brek ho pensato: perchè non realizzate un concorso di fotografia su un tema ben de-finito? Magari potreste dare al vincitore l’onore di comparire in copertina per una prossima usci-ta e al secondo e terzo classifica-to la pubblicazione all’interno di qualche articolo?Magari, se la cosa dovesse riu-scire, potreste poi fare, allo stes-so modo, un concorso di saggi brevi o articoli a tema.Che ne pensate?Spero che anche altri lettori ap-poggino la mia proposta.Ah, dimenticavo... complimenti per il vostro stupendo magazi-ne!!!Rachele

Grazie a tutti quelli che ci han-no scritto, e anche a quelli che, per motivi di spazio, non han-no trovato pubblicazione su questo numero.Siamo entusiasti dei vostri commenti e vi invitiamo a pas-sare a trovarci sul nostro sito internet www.brekmagazine.it e sulle nostre pagine di Fa-cebook e MySpace.Ci b(r)ekkimao presto!

Page 46: Brek Magazine numero 7

44

Page 47: Brek Magazine numero 7
Page 48: Brek Magazine numero 7