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XIV 03/2015 © Caffè Moak S.p.A. ITA

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La grande ascesa del mercato del serving (cialde e capsule) sembra preoccupare gli italiani più conserva-tori. Più che altro quelli che prendono l’espresso solo al bar e quelli che a casa amano il rumore della goccia che lentamente scende in tazza, il profumo che emana la moka mentre il caffè sale e quella piacevole attesa, di circa quattro minuti, prima di poterlo bere. Ma questo “passaggio” ha realmente cambiato il nostro rapporto con il gusto del caffè? Credo di no, perché dalle capsule si cerca di ottenere comunque un caffè all’italiana. E non credo sia neppure un cambiamento dovuto alla cri-si: prendo il caffè a casa perché spendo meno (quello in capsula in media costa più del macinato). Sono cambiate le abitudini e la consapevolezza del consumatore italiano, attento alla qualità, ma anche alla comodità. Mi va, per questo, di rassicurare quei baristi che credono che la cur-va di crescita del serving sia inversamente proporzionale a quella dell’horeca. L’uno non credo sostituisca l’altro. Anzi. Chi sceglie di acquistare un ottimo caffè in capsula per casa o in ufficio, non è detto che voglia rinunciare al piacere di sedersi al bar, di ritagliarsi una pausa tra amici o colleghi. Più semplicemente sempre più persone a casa vogliono mangiare e bere al meglio. A noi torrefat-tori non resta che “ascoltare” le nuove tendenze, dare ai nostri clienti la possibilità di poter scegliere, come al bar, un buon caffè anche a casa. È ciò che abbiamo cercato di fare con la nuova linea “my music coffee”: sei miscele nei formati capsula e cialda. I dati vendita e di gradimen-to del primo semestre all’interno del circuito Feltrinelli ci hanno dato ragione e noi continuiamo ad ascoltare i nostri clienti, perché possano ritrovare il vero espresso in ogni luogo.

Il PresidenteGiovanni Spadola

commenta su Twitter l’editoriale con l’hashtag #caramoak. seguici su @twitmoak

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Live My Music Coffee - Articolo a pag. 16

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Il racconto di Ilenia Calafiore e la fotografia di Edoardo Seminara vincono ai Concorsi Moak 2015

Libri da parati. Una storia da “appendere”

Il caffè fra Dolce e SalatoMarino Pasquale e Patrizia Di Benedetto

Locali storici, Caffè Poliziano

Moak people contest

Live My Music Coffee Da Milano a Napoli il caffè si “esibisce dal vivo”

Put your face contest

Disegno industrialeConosciamo Ivana Laura Sorge

Caffè da leggere

Sicilia in rosa. Simona Malato

Alle Feltrinelli piccoli artisti con la latte art. E per loro Moak lancia il cappuccino vegetale 2.0.

Caffè e sani dintorni

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www.caffemoak.com

Spedizione poste italiane - cod.sap. n.30907349- DCB Centrale/PT Magazine iscriz. R.O.C.n.23325 - valida dal 18/03/2013 - Aut. Trib. Modica n.218/2013 VG - Notizie n.2/2013.Direttore Responsabile: Sara Di PietroRedazione: for[me]moakFoto: for[me]moakCoordinamento grafico: for[me]moakArt work: for[me]moak Editore: Moak Holding S.p.A. Viale delle Industrie s.n. – 97015 Modica (RG) tel.0932-904755 www.caffemoak.com, mail: [email protected] Azienda con sistema qualità certificato da ISO 9001/14001 Stampa in esclusiva per Moak Holding S.p.A. a Soveria Mannelli (CZ) A norma dell’art. 7 della legge n. 196/03 il destinatario può avere accesso ai suoi dati, chiederne la modifica o la cancellazione oppure opporsi scrivendo a: Moak Holding S.p.A. - Viale delle Industrie s.n.- 97015 Modica (RG) - Italy

In copertina:My Music Coffee

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S i è conclusa con grande successo l’edizione 2015 di Caffè Letterario e Fuori Fuoco, i due concorsi ideati da Caffè Moak, in collaborazione con Archinet, con

l’intento di promuovere giovani scrittori e fotografi. Sabato 10 ottobre, il cuore della produzione dell’azienda siciliana ha ospitato, sotto la conduzione di Paola Maugeri, la serata di Premiazione dei due eventi, dove l’arte della fotografia e della scrittura si sono unite sotto un unico denominatore: il caffè. Ad aprire il sipario il sound avvolgente, tra visuali psi-chedeliche, dei VeiveCura, considerata tra le dieci migliori band italiane di giovani emergenti. A trascinare, invece, il pubblico nell’universo dei racconti premiati, la voce narrante di Alessandro Romano. Anche per questa edizione Moak si è avvalsa di due giurie di tutto rispetto. A presiedere la XIV edizione di Caffè Letterario lo scrittore Mauro Covacich, che ha commosso il pubblico con il modo in cui ha saputo affrontare i delicati temi della maternità e della sterilità nel suo ultimo libro “La Sposa”, che gli hanno fatto vincere il secondo posto del Premio Strega 2015. Al suo fianco gli scrittori Gianluca Morozzi e Guido Conti, Enza Campino, responsabile della rubrica “parola di libraio” del Il Sole 24 Ore ed Elena Stancanelli, scrittrice e giornalista di fama nazionale. Sul palco è salito anche Franco Ruta dell’Antica

Dolceria Bonajuto, grande amico dell’illustre scrittore mo-dicano Antonio Maria Belgiorno, al quale Moak da cinque edizioni rende omaggio. I dieci racconti selezionati saranno pubblicati nell’antologia “I racconti sul caffè”.“Come la scrittura, allo stesso modo la fotografia – ha det-to nel suo intervento il maestro Denis Curti, presidente di giuria di Fuori Fuoco – riesce a raccontare il mondo e a fare memoria, facendoci vedere quello che non riusciamo a percepire con gli occhi”. Accanto a lui presente la giuria di eccellenza di Fuori Fuoco: il fotografo Massimo Siragusa di Contrasto, Ginette Caron (designer grafico e membro di Aiap), Marco Lentini, grafico di Caffè Moak e Tony Gentile (autore della celebre foto Falcone-Borsellino) dell’agenzia Reuters. I portfolio delle opere vincitrici di Fuori Fuoco sa-ranno pubblicati sulla rivista nazionale “Il Fotografo” e di-vulgate da Moak attraverso mostre e campagne pubblicitarie.Ospiti della serata anche Andrea Bartoli e Florinda Saieva di Farm Cultural Park. Per celebrare il rapporto di amicizia tra Moak e Farm e la “Giornata Internazionale dell’Infan-zia”, per l’occasione è stata allestita, in collaborazione con Fatboy, l’installazione Best Friends: una famiglia di barbon-cini giganti, per promuovere la raccolta fondi per la realizza-zione del Farm Children’s Museum.

Il racconto di Ilenia Calafiore e la fotografia di Edoardo Seminara vincono ai Concorsi Moak 2015

di Sara Di Pietro

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Brano consigliato per la lettura di questo articolo: Di Roccia - VeiveCura

Caffè Letterario Moak

“Scrivere è sempre nascondere qualcosa, in modo che poi venga scoperto” (Italo Calvino)

1° CLASSIFICATOCome nascono gli imperidi Ilaria Maria Calafiore Motivazione: “per la capacità dell’autrice di utilizzare il tema del caffè facendone il perno narrativo del racconto. Una storia d’amore epistolare con un’orchestrazione molto originale di voci, spazio e tempo. Nella quale i bianchi, intendendo quello che non viene detto, valgono quanto i neri”.

2°CLASSIFICATOElide e Arturo, Caffè in fabbricadi Daniela GrandinettiMotivazione:“Attuale, senza pietismi, racconta una vicenda dei nostri giorni con una buona capacità di osservazione dei sentimenti, in un rapporto di coppia, messo in crisi dalla chiusura di una fabbrica che modi-fica le loro vite”.

3° CLASSIFICATO e VINCITORE PREMIO BELGIORNOConforti politicidi Roberto GeraceMotivazione: “Racconto di notevole impatto espressivo, ambientato in un caffè siciliano dove una molteplicità di personaggi si confronta attraverso una serie di trovate divertenti, arricchite da citazioni letterarie. Un riuscito esperimento linguistico.”

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Fuori Fuoco Moak

1° CLASSIFICATOImmobiledi Edoardo Seminaramotivazione: “Per aver saputo raccontare una grande storia fotografica di grande coerenza stilistica, per aver saputo sfruttare la potenzialità narrativa della luce, per aver ambientato la sequenza di immagini in luoghi carichi di valori e intimità, per la capacità di ritrarre i suoi soggetti senza alcuna forzatura con grande sponta-neità”.

2° CLASSIFICATOFondi di caffèdi Gianluca Bevacquamotivazione: “per la sua capacità innovativa e per aver saputo dar vita a un iconografia in grado di confrontarsi con i linguaggi contemporanei senza mai perdere di vista il significato e la tradizione del caffè. Lo spunto sui re-conditi significati dei fondi di caffè è qui raccontato con leggerezza e coerenza estetica”.

3° CLASSIFICATORicordi di famigliadi Lorenzo Cicconi Massimotivazione: “Per aver raccolto una serie di immagini di forte impatto emotivo e per la sua capacità di met-tere in scena situazioni di carattere surreale. Per aver saputo interpretare con coerenza stilistica il tema pro-posto, proponendo diversi contesti comunque capaci di dialogare”

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Brano consigliato per la lettura di questo articolo: Crossing - Pietro Dossena

sinossi: Apparentemente immobile, lì, nel salotto di casa sua, con un caffè in mano, un’anziana donna viaggia nel caos dei suoi ricordi.

sinossi: La tradizione popolare vuole che nei fondi di caffè possa leggersi il futuro; voi cosa ci vedete?

sinossi: I ricordi di un bambino la cui famiglia ha sempre lavorato nella torrefazione del caffè.

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ciliana. Da quel “colloquio” nasce il libro da Parati “Fiori bianchi bacche di caffè” scritto da Pia Parlato, giornalista e blogger e disegnato da Angelo Ruta, illustratore e gra-fico editoriale. Gli inediti della collana “I libri da parati” sono albi illustrati e poster d’autore insieme, stampati su un foglio tipografico 100x70 cm. Dispiegando le pagine si legge la storia fino a scoprire l’ultima tavola: un poster da incorniciare e appendere alla parete. Un’idea editoriale originale e audace nella forma, definita “munariana”, che si fonde con una storia poetica che racconta cosa ci sia

D i incontri ne ha abbiamo fatti tanti. In molti di questi, spesso fortuiti e non programmati, ci siamo trovati a parlare d’altro, con persone – dai giova-

ni, a chi porta con sé bagagli di esperienza – che il più delle volte non aveva nulla a che fare con il mondo del caffè. Tra una parola e l’altra scopriamo, invece, di avere interessi e passioni comuni. Empatia. Non si può definire diversamente. Da questi incontri sono poi nate partnership, legami che ancora oggi danno vita a idee e progetti. Uno di questi è quello tra Moak e VerbaVolant, casa editrice si-

Libri da parati. Una storia da “appendere”

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Brano consigliato per la lettura di questo articolo: Love Sails - Ilaria Graziano & Francesco Forni

prima del caffè in tazzina. Il racconto struggente coinvolge i sensi: toccando la piacevole ruvidezza della carta Favini Crush (realizzata con gli scarti di caffè) si può quasi sen-tire il profumo di fiori delle piantagioni d’Africa e imma-ginare i lussureggianti colori delle bacche e dei chicchi. Nella tavola finale si sprigiona il profumo e l’aroma del caffè in tazzina Moak, in cui riverbera il ricordo. “La col-lana Libri da Parati – dice Fausta Di Falco, editrice di Ver-baVolant- nasce dal desiderio di coniugare il design, l’illu-strazione e le parole, utilizzando anche una carta rispettosa dell’ambiente. L’incontro con Moak è stato naturale, senza alcuna forzatura: azienda siciliana, molto attenta al design e alla qualità dei propri prodotti.”

sinossiCosa c’è prima di un’aromatica e corroborante tazzi-na di caffè? C’è un mondo coloratissimo, profumato e vivace: le piantagioni, lussureggianti e popolate di rac-coglitori operosi che vivono tra le piante dai profumatis-simi fiori bianchi e bacche rosse. “Fiori bianchi, bacche di caffè” racconta di questo affascinante mondo e della storia di due sorelle che sono pienamente inserite nella vita del villaggio addossato alla piantagione di caffè. La vita, con le sue inaspettate curve, le porterà a dover coltivare il ricordo l’una dell’altra e in questo saranno fatalmente aiutate dall’elemento che le ha sempre unite oltre all’amore: il caffè.

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Operà Ingredienti per il bisquit: uova intere, farina di mandor-le, zucchero a velo, albume, zucchero semolato, burro, farina;per la ganache: panna liquida, cioccolato fondente 61%, burro, trimolina (tipo di zucchero);per la crema al caffè: latte, zucchero semolato, tuorli, fe-cola, burro, estratto di caffè;Procedimento: stendere il bisquit Gioconda (alto cm 1 circa) e inzupparlo di caffè, proseguire con uno strato di crema al burro al caffè, adagiare altro bisquit e inzuppar-lo di caffè, continuare con lo stesso procedimento alter-nando altri due strati. Completare glassando con la gana-che al cioccolato fondente e guarnire con piccoli frutti e spirali di cioccolato.

Espresso, in polvere o in chicchi, a renderlo protagonista – tra note dolci e salate - saranno Marino Pasquale della Pasticceria Cucchi di Milano e Patrizia Di Benedetto del ristorante Bye Bye Blues di Palermo

A Milano, in un angolo tra Corso Genova e Piazza della Resistenza Partigiana cattura l’attenzione dei passanti una struttura di raro valore storico

“La Pasticceria Cucchi”. Fondata nel 1936 divenne su-bito un luogo di intrattenimento notturno dove i migliori esponenti della città trascorrevano il tempo libero tra un bicchiere di whisky e uno squisito manicaretto. Nel ‘43 venne distrutta da un bombardamento che la rase comple-tamente al suolo, ma Luigi Cucchi e la moglie Vittorina non si persero d’animo e con determinazione riportarono l’elegante fabbrica di dolci allo splendore di una volta. Oggi, grazie al figlio Cesare, è ancora un luogo di ritrovo per tutti coloro che non rinunciano a un momento di go-losità e piacere. A realizzare un dessert per noi è il primo pasticcere Marino Pasquale.

Il caffè fra Dolce e SalatoMarino Pasquale e Patrizia Di Benedetto

di Sara Di Pietro

Marino Pasquale

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Tartare di manzo con terra di porcini e polvere di caffèIngredienti per 4 persone: gr 30 di polvere di caffè, 4 cucunci (frutto del cappero); per la tartare: gr 500 di filetto di manzo, gr 30 di capperi sotto sale, gr 50 di mandorle sgusciate e leggermente to-state, sale e pepe, 70 ml di olio extravergine, 25 ml succo di limone; per la terra di porcini: gr 100 farina 00, gr 80 di burro, gr 20 di porcini secchi frullati finemente, 1 pizzico di sale, gr 10 di zucchero, gr 30 di acqua ghiacciata, gr 30 di polvere di caffè, 4 cucunci (frutto del cappero) Procedimento: Impastare tutti gli ingredienti per la terra e fare raffreddare in frigo per 30 minuti. Stendere la pasta e cucinare in forno a 175° per 20 minu-ti. Raffreddare e schiacciare con un batticarne. Preparare la tartare mescolando tutti gli ingredienti. Impiattare la tartare con l’aiuto di un anello di metallo e mettere accan-to un po di terra di porcini e la polvere di caffè. Decorare con una mandorla intera e i cucunci.

Dalle coste isolane, nella pacifica e formosa Mon-dello, giunge la storia di una donna che dal 1991 ad oggi è riuscita a conquistare i palati interna-

zionali più pretenziosi. È Patrizia Di Benedetto del ristorante Bye Bye Blues, che insieme al marito Antonio Barraco, barman e sommelier, realizza il sogno di aprire uno dei ristoranti che potesse cambiare il concetto tradi-zionale di fare ristorazione a Palermo. Fin da bambina apprende dalle donne della sua famiglia gli antichi segre-ti della cucina mediterranea. Ottiene importanti ricono-scimenti in ambito enogastronomico e nel 2010 si fregia della tanto ambita “Stella Michelin”, unica in Sicilia ad essere stata conquistata da uno chef donna. Recentemen-te è stata protagonista nelle cucine statunitensi di New York, Boston, Baltimora e Long Island. Una donna e in-sieme uno chef stellato che non ha mai distolto lo sguar-do dal suo obiettivo: alleggerire i piatti della tradizione e adattarli ad uno stile di vita diverso, attento alla salute e ai valori tradizionali.

Brano consigliato per la lettura di questo articolo: What’s the matter - Marella Motta

Patrizia Di Benetto

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In Toscana, tra la Val di Chiana e la Val d’Orcia, sorge un piccolo borgo che porta il nome di Montepulcia-no, terra di conquistatori e amanti dell’arte. La storia

ci restituisce un’immagine di un locus amaenus, dove paesaggi marittimi e collinari si intrecciano per dar vita ad un dipinto dai colori pastello. In questa perla di To-scana, tra le vie del posto, sorge nel 1868 una bottega di caffè l’antico “Caffè Poliziano”. Noto salotto in stile liberty, Caffè Poliziano gode della fama di locale storico

L’elenco di nomi di donne e uomini illustri che hanno frequentato i locali storici in Italia è vastissimo. Basta sedere in questi luoghi, prendere un caffè o un aperitivo e subito si ha la piacevole sensazione di fare un salto nel passato, dove i cimeli, le ope-re d’arte o i mobili d’epoca rievocano i ricordi di celebri personaggi che si intrecciano con gli eventi storici del nostro Paese. Alcuni sono diventati fast food o boutiques. Ne sopravvivono ancora più di 120 e noi vogliamo raccontare e tenere in vita nella nostra memoria questi luoghi che con onore e coraggio portano avanti pagine di storia e cultura della nostra bell’Italia.

d’Italia dove hanno sostato grandi scrittori italiani come Carducci e Pirandello. L’ambiente in cui ci si immerge, valicando l’elegante ingresso, è quello di un raffinato locale in cui ogni minuscolo dettaglio è stato scelto e selezionato con cura da chi ha speso ogni energia per regalare momenti di infinita spensieratezza. Il bancone sinuoso, i rivestimenti murari firmati William Morris, le specchiere e i vetri decorati con motivi grafici di un tempo regalano a chi beve anche solo un caffè un moti-

Locali storici, Caffè Poliziano

di Francesca Puglisi

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vo in più per restare. Fiore all’occhiello di questo bijoux d’epoca è l’ampia caffetteria ospitata da una sala con vista panoramica, dove degustare le quaranta specialità di thè e tisane e i dolcetti rigorosamente artigianali come i cantuccini alle mandorle. Non da meno sono le specia-lità enogastronomiche del lussuoso ristorante. Le spe-cialità culinarie, inoltre, possono essere accompagnate dal “nobile di Montepulciano”, vino impregnato di odori e sapori delle vallate, dove viene prodotto da secoli. Il

Caffè Poliziano si riconferma a distanza di anni un vero e proprio ritrovo dall’inconfondibile gusto retrò dove ogni cliente è considerato tassello fondamentale di un puzzle fatto di raffinatezza, classe e buon gusto. Anche il grande Federico Fellini amava sostare lì durante i suoi viaggi in Toscana e chissà che proprio Caffè Poliziano non fu la musa ispiratrice della pellicola de “La dolce vita”, uno delle opere cinematografiche più riuscite di tutti i tempi.

Brano consigliato per la lettura di questo articolo: Just Friends - Chiara Izzi 13[ the sign moak ]

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Condividete con noi un caffè al giorno.Le migliori foto e i volti più simpatici scelti fra quelli inviati.

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Live My Music Coffee Da Milano a Napoli il caffè si “esibisce dal vivo”

di Sara Di Pietro

Paola Maugeri ha affiancato sei diversi musicisti. Per far conoscere dal vivo i loro inediti, l’azienda in part-nership con Feltrinelli ha organizzato una serie di con-certi live all’interno delle librerie di Milano, Roma e Napoli aperte a tutta Italia. Le tre tappe, su cui è calato il sipario lo scorso 30 Settembre sono state accolte con entusiasmo dal pubblico delle tre città italiane.

“Hai mai ascoltato un caffè?”. Questo è l’in-terrogativo, e insieme l’idea, che porta con sé il progetto di Caffè Moak in collabora-

zione con il gruppo Feltrinelli. “My music coffee” è il tentativo riuscito di assemblare la musica al caffè attra-verso la creazione di una linea di capsule e cialde che richiamano sei generi musicali, ai quali la talent scout

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al suo fedele maestro Paul Rosette il concerto di Tiziano Ferro e che attualmente sta lavorando al suo secondo di-sco “In My Solitude”. Le note swing e soul hanno allieta-to il pubblico presente durante la degustazione delle due miscele trasportandolo nell’universo dei cinque sensi. “Il soul è pura emozione che vola libera, da ogni schema e costrizione. Perciò ho scelto la calda voce di Marella Motta. Lo swing è la spensieratezza neces-saria ad alleggerire l’impegno di vivere felici. Perciò ho scelto la solarità empatica di Woody Gipsy Band”. (P.Maugeri)

My music coffe. Live to Milano.Prima tappa del tour è stata Milano. Lo scorso 21 settem-bre la Feltrinelli di Piazza Piemonte ha ospitato il concer-to live dei primi due artisti, che hanno ben interpretato le due miscele della linea My Music Coffee: swing e soul. La prima è stata assegnata alla ”Woody Gipsy”, la band nata nel 2011 che vanta quattordici concerti in Italia e due dischi a livello internazionale: “Wood Evening” (2012) e “Live in London”(2013). Dopo l’energica esibizione swing, il palco è stato affidato alla calda voce soul di Marella Motta, artista che nel 2002 ha inaugurato accanto

Brano consigliato per la lettura di questo articolo: Urlando tango - Woody Gipsy Band 17[ the sign moak ]

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rock singers Ilaria Graziano e Francesco Forni. Nella loro ricca esperienza lavorativa hanno ricevuto diversi riconoscimenti collaborando anche con il circuito Rai e con il mondo del cinema. Gli attenti spettatori hanno deliziato i loro palati con le due miscele della linea ser-ving, guidati nella percezione delle note musicali dei brani eseguiti dal vivo.“Il rock è musica sulla quale si scrive l’unicità di ogni artista e di chi l’ascolta. Perciò ho scelto i bravissimi Ilaria Graziano e Francesco Forni. Il Jazz, invece, è gioia di vivere, con qualche pennellata di malinconia, ma mai tristezza. Perciò ho scelto la potente vocalità di Chiara Izzi”. (P.Maugeri)

My Music Coffee. Live to Roma.Coinvolgente ed intensa la seconda tappa nella capitale. Nello store romano Feltrinelli di Via Appia Nuova, lo scorso 23 settembre, protagoniste sono state le misce-le Jazz e Rock Coffee “ascoltate” attraverso le voci di Chiara Izzi e del duo Ilaria Graziano e Francesco Forni. La prima ad esibirsi è stata Chiara Izzi, che ha colmato con la sua voce ogni atomo di pura musica e aroma. La talentuosa cantante jazz ha collaborato, nella sua carriera, con artisti del calibro di Roberto Gatto, Maurizio Gianmarco e Massimo Manzi e nel 2013 ha esordito con il suo album “Motifs”. A concludere la serata con un ritmo travolgente e forte sono stati i due

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ca in Francia, Spagna e in America. Premiato in numerosi concorsi di composizione, scrive per strumenti acustici e dispositivi elettronici, per la sala da concerto e per il cine-ma. Entrambi gli artisti, seppur con leit motiv differenti, hanno colto pienamente l’essenza del progetto Moak, im-pregnando l’atmosfera di fascino e di suggestione. “Il funk è una ventata di ribellione pacifica. Una musica che abbatte qualunque confine geografico e di stile. Per-ciò ho scelto la tensione e la grinta di Wena. La musica classica, per me, è un viaggio nel mondo degli esseri viventi e della natura di ogni epoca. Anche di quella che non conosciamo. Perciò ho scelto l’intensità emotiva di Pietro Dossena”. (P.Maugeri)

My Music Coffee. Live to NapoliAi piedi dell’imponente Vesuvio si è concluso il 30 set-tembre il tour di concerti live delle sei band di My Music Coffee. Protagonisti a Napoli, nello store di P.zza dei Martiri, i due artisti che hanno tradotto in note musicali le capsule “ funk coffee” e “ classic coffee”. La miscela funk è stata magistralmente interpretata da Valentina Gnesutta in arte Wena, di origine partenopea che fin da piccola ha stretto legami con il genere funk e rap riuscen-do ad essere notata da Ghemon e Torreggae. Ad esaltare invece la musica classica e le note aromatiche della mi-scela decaffeinato è stato Pietro Dossena. Compositore e musicista ha studiato in Italia, ma ha portato la sua musi-

Brano consigliato per la lettura di questo articolo: Live Well - Wena 19[ the sign moak ]

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Diventa anche tu protagonista della Moak Generaction nel mondo.#Putyourfacemoak, I volti del mese più votati dagli utenti su Instagram

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MACCHINE ESPRESSO ITALIANE

Host/SicMilano, 23-27 Ottobre 2015

padiglione 24P/stand M28 N27

Our machines represent a perfect balance between well-advanced know-how and traditional care of the product. Thanks to our highly experienced technicians and their attention towards new technologies, we are able to offer top quality products in terms of reliability, toughness and services.

Le nostre macchine rappresentano il perfetto equilibrio tra know-how all’avanguardia e cura artigianale del prodotto. Grazie alla grande esperienza dei nostri tecnici e alla loro attenzione verso le nuove tecnologie, siamo in grado di offrire prodotti di altissimo livello per af�dabilità, robustezza e prestazioni.

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nel veder innalzare la costruzione e il suo essere cordiale ed affabile con i clienti. Credo che tutto ciò abbia potuto influenzare i miei giochi d’infanzia, visto che tra i miei preferiti c’era il disegnare delle case ed i loro spazi, im-maginandovi dentro dei pupazzetti muoversi all’interno. In età matura, ho avuto conferma che non si trattasse solo di un gioco, ma volevo andare oltre l’edilizia, volevo pro-gettare guardando al paesaggio, studiando la luce naturale che mutua gli spazi, miravo alla poesia del progettare.

Non solo architettura, ma anche design. Con la colle-zione outdoor “Ray of Sunshine“ (raggio di sole) hai vinto quest’anno il premio della prima edizione Tao Awards Talent Design. Cosa ha significato per te?Per una siciliana che ama la propria terra ed il proprio lavoro di architetto e designer, ricevere un premio di tale prestigio rappresenta un orgoglio del made in Italy per l’ambito na-zionale e del made in Sicily visto che la collezione di arredi outdoor Raggio di sole è interamente prodotta da siciliani.

G iovane, brava e con le idee ben chiare: creare qualcosa di bello e sostenibile, scuotendo – per-ché no - le vecchie istituzioni. Ivana Laura Sorge,

trentacinquenne designer catanese, si laurea nel 2007 in Architettura con il massimo dei voti. Il legame con la sua terra, la Sicilia, è forte e attivo (come il vulcano che la sovrasta a pochi chilometri) e la voglia e determinazione di mettersi subito in gioco le farà aprire nel 2010 uno studio tutto suo, dove progetta e innesca fili conduttori tra recupero e modernità. Il suo campo si estende dalla progettazione urbanistica e dei giardini a quella architet-tonica, residenziale, commerciale, direzionale, attenta al consumo energetico, fino all’interior ed exterior design.

Diciamo che sei figlia d’arte, provenendo da una fami-glia di imprenditori e carpentieri. Quanto ha inciso nel-la tua scelta professionale?Sin da piccola ho osservato ed ammirato mio padre, il suo entusiasmo in cantiere unito a quello delle manovalanze

Disegno industrialeConosciamo Ivana Laura Sorge

rubrica a cura di ADI Sicilia

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Brano consigliato per la lettura di questo articolo: Nine Types of Industrial Pollution - Frank Zappa

L’essere una giovane siciliana, è come essere un fiore nato da un nuovo innesto trapiantato in una terra lavorata con i sistemi della tradizione; se a tutto ciò, novità, bel-lezza e tradizione, si affiancasse un sistema economico differente dal nostro nazionale e si lavorasse mettendo al primo posto le capacità intellettuali e artigianali, sarebbe tutto davvero più semplice.

Quanto è importante oggi per un architetto collaborare con Adi?Sentirsi parte del mondo del design italiano, significa anche conoscere e vivere un istituzione di prestigio come ADI. Spero che il mio contributo in Sicilia possa portare la nostra Isola oltre che nel resto dell’Italia anche all’estero.

I tuoi progetti futuri? Un’azienda leader nel mondo di prodotti che portano la luce e ventilazioni naturali, mi ha coinvolta nel Day Light Challenge, un team di 13 architetti siciliani con l’obiet-tivo di trasmettere al fruitore, ciò che ho sempre ritenuto importante nell’architettura di nuova edificazione così come nel recupero dell’esistente: riportare le luce natura-le e il confort al centro del progetto, al fine di una proget-tazione ambientale e di bioarchitettura.

Un successo che si è aggiunto a quello riscontrato al Fuori Salone di Milano 2015, dove la collezione è stata esposta con il riconoscimento del Design Selection di Ar-chiproduction dato soltanto a circa 250 marchi ed aziende a livello internazionale.

In pochi anni hai già un portfolio da professionista affermata, spaziando da progetti di ristrutturazione, a nuove residenze, fino a realizzare opere per il mondo del sacro. In quale hai provato più emozione?Ogni architettura e opera di design è un’emozione, una crescita. Un coinvolgimento emotivo, perché cambia il luogo, cambia colui o coloro che andranno a viverci, la-vorare, socializzare. Amo il progetto di un’abitazione per un diversamente abile, posta su una collina panoramica sul mare e pertanto progettata in stretta relazione visiva e fisica con l’esterno; un volume vetrato incastonato tra la roccia in cui si specchiano i cipressi al vento e il riflesso dell’acqua della piscina ed un volume superiore concepi-to come un cannocchiale verso il paesaggio; amo la spi-ritualità e la dimensione umana che c’è in ogni progetto, enfatizzata nel sacro.

Quali sono i limiti e le opportunità per una giovane sici-liana di affermarsi professionalmente?

Ivana Laura Sorge

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A Roma, nella caput mundi, sorge nel 2005 La-Feltrinelli libri e musica di Viale Marconi, un vero e proprio angolo abitato da migliaia di libri,

dischi e vinili che cullano le giornate dei passanti. La Feltrinelli di Viale Marconi si conferma ancora oggi, a distanza di dieci anni, una tappa irrinunciabile di un pellegrinaggio culturale e artistico. Ospita circa 36000 libri che possono essere comodamente sfogliati all’in-

terno dei salotti illuminati che all’occasione si trasfor-mano in accoglienti aule studio, rifugio di bambini e studenti. E come un genitore che conosce bene i propri figli, ma non smette mai di meravigliarsi dinnanzi alle prodigiose novità che comporta la crescita, la direttrice di Viale Marconi Sara Di Matteo non ha ancora smesso di stupirsi delle prodezze di questa “figlia” poco più che adolescente.

Sara Di Matteo, direttore de laFeltrinelli Viale Marconi

Continua il nostro viaggio fra le librerie LaFeltrinelli, Ogni singolo scaffale è impregnato di un odore che rimanda al passato, si affaccia al futuro e si nutre del presente. E la poesia, la musica, il cinema sono coinquilini perfetti di una casa che accoglie migliaia di persone ogni giorno e che offre la possibilità di alienarsi dagli impegni più ardui per dare spazio alla lettura o ad una mostra. I “custodi” di questi luoghi fervidi di spunti culturali sono i loro direttori, che immancabilmente ci indirizzano sul-le migliori letture o sulle note da ascoltare in un pomeriggio mite.

Caffè da leggere a cura di

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Vi suggerisco un libro e un disco.Avevo questo libretto di 160 pagine in mano già da tempo, ma il titolo Il senso di una fine mi scoraggiava un pò. Un romanzo di Julian Barnes. Poi l’ho iniziato e sono stata travolta da una storia semplice a prima lettura che però si sviluppa attraverso una narrazione a mio parere prodigio-sa. Se penso che all’inizio del libro Tony Webster è anzia-no e subito dopo, attraverso i ricordi e la ricostruzione del-la memoria, lui e i suoi amici sono giovani poi li ritrovo alla fine delle poche pagine, al termine della loro esisten-za, allora capisco che il vero protagonista è il Tempo e il ruolo prepotente che ha nella narrazione. Per questo consi-glio di leggerlo tutto d’un fiato, senza interruzioni, per non perdere il Senso del Tempo spiegato dalla scrittura.Breakfast on the morning tram della cantante jazz ame-ricana Stacey Kent è invece un disco per tutti coloro che amano il jazz e lo swing, le atmosfere calde e soavi. Per rimanere in tema di libri, ben quattro tracce sono state scritte per lei dal grande scrittore inglese Kazuo Ishiguro (ve lo ricordate Quel che resta del giorno?) e lei le inter-preta magnificamente, creando atmosfere di rara bellezza.

Vi suggerisco un libro e un disco di Sara Di Matteo

Titolo: Il senso di una fineAutore: Julian BarnesCollana: SupercoralliEdizioni: EinaudiAnno: 2012Numero di pagine: 150Prezzo: € 17,50 euroISBN: 9788806211561

Titolo: Breakfast on the Morning TramAutore: Stacey KentAnno: 2007Genere: JazzEtichetta: Lucky RedTracce: 12

Brano consigliato per la lettura di questo articolo: Breakfast on the Morning Tram - Stacey Kent 25[ the sign moak ]

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Sicilia in rosa. Simona Malato

di Francesca Puglisi

Chi è stato il tuo mentore?Così d’istinto mi verrebbe da dire Palermo. Si, una città, la città della mia nascita artistica. Spesso mi sono trovata ad attraversarla, di notte, quando era semi sveglia, nel suo traf-fico di vite e auto, piena, quando era infuocata dall’estate e vuota. Questa città mi ha adottata e accudita, ed è lì che ho avuto i miei incontri. La poesia crudele e dolce di un grande Maestro come Franco Scaldati mi ha abbagliata dandomi una “visione”, un punto di vista sull’arte, sulla realtà e sul loro appassionato legame. Sempre il teatro mi scuote quan-do mi racconta storie che si fanno largo dentro. Come se il mio corpo fosse pieno di sabbia e loro tracciando strade solcano, aprono. Mentore è chiunque mi abbia fatto questo.

Quanto c’è della tua terra d’origine negli spettacoli che porti in scena?Sono siciliana e guardo il mondo con questo punto di vista, quello di una donna che ha scelto di vivere nella sua terra e che la lascia ogni volta che può, andando il più lontano possibile, ma non può fare a meno di tornare. Spesso ho affrontato dei lavori recitando nella mia lingua d’origine, il siciliano. Una lingua dolcissima ed elegante quanto diretta e cruda. Adesso la insegno alle mie figlie.

D i origine palermitana Simona Malato riesce a va-licare i confini della trinacria per affermarsi nel panorama nazionale come attrice. Vanta collabora-

zioni con grandi firme del mondo cinematografico come Giuseppe Tornatore e Raùl Ruiz, oltre che una formazio-ne di respiro internazionale. Ha diretto ed interpretato lo spettacolo “Insomnia 6 a.m. Girl”, vincitore del premio miglior spettacolo (e lei come migliore attrice) al TXT Blog Theater Festival di Graz (Austria). Dal 2007 è im-pegnata con la sua Compagnia Bogotà in giro per l’Italia con lo scopo di diffondere l’arte teatrale. Abbiamo chiac-chierato con lei ripercorrendo le tappe più significative della sua esperienza artistica.

Quale è stato il tuo primo approccio con il mondo del teatro?Non finisco mai di approcciarmi al teatro, di intricarmi nelle sue trame, di perdermi e ritrovarmi grazie al teatro. A diciotto anni sognavo di diventare una psicoterapeuta, studiavo per diventarlo. Poi d’un tratto la teoria non mi bastò più. Mi sono ritrovata su un palcoscenico, dentro un teatro, con le luci, le quinte, un testo. Un mondo, che non mi lasciava spazio per altro.

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Molto fisico ed estroverso il lavoro che Emma mi ha chiesto di fare: un concerto di Carmen Consoli nei Teatri d’Opera di tutta Italia per un pubblico diverso da quello che sceglie il teatro. Tre piccole deflagrazioni le tre donne che interpretavo, come dei pezzetti di Sicilia.

I tuoi progetti futuri?Uno in particolare a cui tengo molto è un progetto de-dicato alle nuove generazioni, un’Antigone raccontata ai bambini. “Parole e Sassi” è un progetto curato nella direzione artistica da Letizia Quintavalla (Teatro delle Briciole di Parma) che ha desiderato costruire tre anni fa un Collettivo di diciannove attrici che raccontano la Tra-gedia ai bambini ognuna nella propria regione.

Simona Malato e il suo rapporto con il caffè?Notturno! Ma solo in compagnia di mia madre. C’è un’usanza famigliare che ha stupito tutti i miei amici, anche grandi bevitori di caffè. A casa di mia madre si beve il caffè prima di andare a letto; dopo una cena si sta a parlare e trascorrere insieme il tempo fino a tardi, anche molto tardi e poi ad un certo punto arriva il mo-mento di fare di nuovo un caffè, come ultima cosa prima di andare a letto.

Cosa ha significato lavorare con un regista del calibro di Giuseppe Tornatore?Bàaria è stata davvero un’esperienza bellissima. Lui, Tornatore, che insegna tanto del suo mestiere semplice-mente con uno sguardo, con una parola detta a te, alla costumista, al direttore della fotografia, alle maestranze ed io come una spugna con occhi e orecchi e sensi aperti, dentro questa macchina dei sogni che è il cinema.

Da dove nasce l’idea di dar vita alla compagnia teatrale “Bogotà”?La Bogotà nasce da un desiderio di autonomia, di portare avanti dei progetti che fossero trasversali: teatro, forma-zione, scrittura. È una casa a cui tornare dopo viaggi con altri compagni. È un percorso parallelo ad altri mille.

Carmen Consoli, Emma Dante e Simona Malato, tre donne siciliane, in tre diverse vesti artistiche: cantante, regista e attrice.In quell’occasione ho conosciuto una bellissima artista come Carmen, donna divertentissima e piena, portando nel suo concerto dei testi di un’altra grande artista colora-ta e cruda come Emma Dante. I loro linguaggi così diver-si eppure complementari si sono incrociati nel mio corpo.

Brano consigliato per la lettura di questo articolo: Pink-O-Boogie - Ry Cooder

Una scena dell’opera teatrale Riccarrdo III

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Alle Feltrinelli piccoli artisti con la latte art. E per loro Moak lancia il cappuccino vegetale 2.0.

di Francesca Puglisi

In occasione dei primi tre eventi, Moak ha lanciato anche il cappuccino 2.0. 100% vegetale. Realizzato con latte di mandorla Condorelli - partner insieme al Latte Sole nel progetto di formazione MPT (Moak People Trainin)g - il nuovo cappuccino è stata una sana e buona alternativa an-che per chi non può assumere latticini. “Abbiamo selezio-nato due partner di eccellenza siciliana – spiega Annalisa Spadola, direttore marketing di Caffè Maok - che ci ga-rantissero la qualità del prodotto e la possibilità di offrire un ottimo cappuccino anche vegetale”. Le prossime date in calendario saranno pubblicate su mptraining.it.torio, può consultare il sito mptraining.it e segnare sull’agenda le prossime date che presto saranno pubblicate.

I l progetto di latte art junior promosso da Caffè Moak approda a Milano e Firenze. Ad ospitare il calendario di eventi sull’arte di decorazione del cappuccino dedicata

ai più piccoli sono gli store Feltrinelli. Il 23 Settembre a Milano, nella libreria di Piazza Piemonte si è tenuta la prima tappa, che ha visto coinvolti numerosi bambini di fascia d’età compresa fra i 4 e i 10 anni. Creatività e divertimento le parole chiave di questa esperienza, in cui ogni bambino ha avuto la possibilità di essere titolare di una personale opera d’arte realizzata su una bianca e sof-fice schiuma di latte. Grande entusiasmo e partecipazione anche per al secondo appuntamento al Red di piazza Gae Aulenti e in quello di piazza della Repubblica di Firenze.

Brano consigliato per la lettura di questo articolo: Chinese Children - Devendra Banhart28 [ XIV 03/2015 ]

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Arriva l’autunno e per quanto possa darci l’impressione di essere una stagione priva di risorse alimentari, la natura ci sorprende con ricche primizie e ultimi ortaggi dell’estate, da gustare a tavola con amici e parenti. In questo periodo autunnale si prediligono le pre-parazioni al forno, per non sforzare l’organismo dopo gli eccessi della stagione calda. A far da regina nel piatto che presentiamo è un ingrediente prettamente ottobrino: la zucca che, legata degnamente ai selvaggi funghi porcini, crea un connubio delizioso di sapori. Ad arricchire fortemente il tutto una spolverata di caffè, quasi a voler ricordare l’odore di terra e pioggia nei boschi spogli di foglie.

ingredienti per 4 persone:per la polpetta: 100 gr di riso tondo bianco, 200 gr brodo vegetale, 100 gr di zucca,1/2 cipolla rossa di Tropea,15 gr nero d’avola, q.b.sale, pepe nero, timo, pangrattato;per il ripieno: 200gr di melanzane, 50 gr di sesamo, 2 gr succo di limone, q.b. Sale, olio;per la crema: 100gr funghi porcini, 15gr vino bianco, 1 spicchio d’aglio, Q.b.timo, sale, olio, acqua, caffè Moak in polvere;

Procedimento: affettare finemente la cipolla, soffriggere a fuoco medio rimescolando di continuo, finchè non si am-morbidisce, aggiungere il riso facendolo tostare per qualche minuto, sfumare con il vino, aggiungere il brodo vegetale e lasciare cuocere finchè il riso non sarà ben cotto e asciutto. A questo punto stendere su una placca e lasciare raffreddare. Tagliare la zucca a pezzettoni e cuocere in forno a 185 gradi

per 20 minuti. Quando il riso e la zucca si saranno raffred-dati, frullarli insieme e aggiungere a sale, olio, timo e pepe nero. A parte sbucciare e tagliare la melanzana a dadini. Disporli in un colapasta e cospargendoli di sale. Lasciare mezz’ora a riposare. Sciacquare quindi i dadini e condirli con olio. Metterli in forno ben caldo fino alla cottura. In un mixer frullare il sesamo e unire dadini di melanzane, succo del limone, sale e olio. Mettere in una casseruola un filo d’o-lio e lo spicchio d’aglio e disporre su fuoco medio, aggiun-gere i funghi porcini affettati e rimescolare, sfumando con vino bianco. Spegnere il fuoco e aggiungere il timo. Frullare nel mixer aggiungendo caffè in polvere e acqua, fino ad ot-tenere un composto cremoso. Prendere il composto di zucca e riso, ormai freddo, stenderlo sulla mano e praticare una conchetta in cui inserire la farcitura di melanzane al sesamo e richiudere con altro riso e zucca. Finite le polpette, impa-narle e infornare a 200 gradi. Una volta pronte, disporre su un piatto la crema di funghi e le polpette e decorare con una spolverata di caffè Aromatik.

Caffè e sani dintorni rubrica a cura di Roberta Tribastone

Polpetta di zucca e polvere di caffè

Brano consigliato per la lettura di questo articolo: Mayonaise - Smashing Pumpkins30 [ XIV 03/2015 ]

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