calcio2000 189

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diretto da Fabrizio Ponciroli n.189 settembre 2013 L’enciclopedia del calcio CALCIO2000 pag.14 pag.18 pag.52 pag.76 “200 gol e il Brasile” Esclusiva DI NATALE pag.8 LE VERITÀ DI VICINI OGGI MANCA LA QUALITÀ ESCLUSIVA SANNINO PRONTI PER IL DERBY SPECIALI BOMBER DA PIOLA A MILLA COPPA LIBERTADORES IL RITORNO DI DINHO CALENDARI 2013/14 ITALIA ED EUROPA SERIE A SPECIALE NUOVE MAGLIE SERIE B IL RITORNO DI MISTER DI MICHELE LEGA PRO 2013/14 TUTTE LE NOVITÀ!!! pag.28 pag.24 pag.30 pag.34

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In questo numero Intervista esclusiva a Di Natale e panoramica sui bomber di razza del nostro campionato. Interviste a mister Sannino, al ct Vicini e a Di Michele. Speciale dedicato alle maglie della Serie A e la Copa Libertadores.

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Page 1: Calcio2000 189

diretto da Fabrizio Ponciroli

n.189settembre 2013

L’enciclopedia del calcio CALCIo2000

pag.14

pag.18

pag.52

pag.76

“200 gol e il Brasile”

Esclusiva DI NATALE

pag.8

LE vErITà DI vIcINIOggI mANcA LA quALITà

EscLusIvA sANNINOPrONTI PEr IL DErby

sPEcIALI bOmbErDA PIOLA A mILLA

cOPPA LIbErTADOrEs IL rITOrNO DI DINhO

cALENDArI 2013/14 ITALIA ED EurOPA

sErIE A sPEcIALE NuOvE mAgLIE

sErIE b IL rITOrNO DI mIsTEr DI mIchELE

LEgA PrO 2013/14 TuTTE LE NOvITà!!!

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3set 2013calcio2000

Le FAVOLe PIACCIONO seMPRe...

i è capitato spesso, negli ultimi anni, di intervistare Di Natale. Ogni volta, per un attimo, penso che possa essere l’ultima ma, per for-tuna, mi sbaglio sempre… Totò fa parte di quella ristretta e presti-giosa categoria di giocatori a cui l’età non può togliere nulla. Le

stagioni passano, noi invecchiamo ma Totò no. Lui non ci riesce, complice un’innata capacità di vivere il calcio. Quando indossa i suoi scarpini da calcio Di Natale si trasforma in un supereroe dai poteri magici. Gol, gol e anco-ra gol, fregandosene dell’età e di chi gli vuole male… Beh, ci è sembrato opportuno regalare, ancora una volta, al mitico ed immarcescibile Totò la cover di Calcio2000, la seconda dal nostro ritorno in edicola… “Voglio 200 gol in Serie A e giocare in Brasile”, ci ha confidato. Conoscendolo, siamo sicuri che possa realizzare anche questi due nuovi sogni… Amici miei, questo è un numero particolare, sapete? Abbiamo disturbato un leg-gendario allenatore come Vicini, per capire come è cambiato il calcio, e abbiamo pensato di celebrare degnamente il ritorno in paradiso di un certo Ronaldinho, un altro che, come Totò, ha quel pizzico di magia che lo rende eterno. A proposito di giocatori senza età, non perdetevi anche l’altro “vec-chietto” che risponde al nome di Di Michele, uno che potrebbe far decol-lare la Reggina… Per gli amanti delle statistiche, tanta ma tanta Lega Pro, così per ricordare a tutti che, per noi (così come per voi), il calcio non lo fanno le categorie. Non potevano certo mancare tutti i calendari della nuova stagione agonistica e qualche racconto che vi terrà compagnia per qualche

minuto, come la prima puntata della storia della Champions League o, come si diceva ai miei tempi, Coppa del Campioni. Infine, vi rubo un attimo per

un pensiero sul nostro calcio. Nel grande ritorno dei super campioni (Gomez, Tevez, Higuain…) mi sono dovuto sorbire, ancora una volta, i soliti insulti raz-

zisti ai danni di Constant… Il giorno che riusciremo ad isolare i deficienti che, da tempo immemore, inquinano gli stadi, allora sì che il calcio italiano svolterà.

Non sono i campioni a fare grande il calcio di casa propria ma l’educazione e la cultura sportiva e di quelle, purtroppo, siamo carenti… Buona lettura, vi aspetto per

la nuova stagione!

Mdiretto da Fabrizio Ponciroli

n.189settembre 2013

L’enciclopedia del calcio CALCIo2000

pag.14

pag.18

pag.52

pag.76

“200 gol e il Brasile”

Esclusiva DI NATALE

pag.8

LE vErITà DI vIcINIOggI mANcA LA quALITà

EscLusIvA sANNINOPrONTI PEr IL DErby

sPEcIALI bOmbErDA PIOLA A mILLA

cOPPA LIbErTADOrEs IL rITOrNO DI DINhO

cALENDArI 2013/14 ITALIA ED EurOPA

sErIE A sPEcIALE NuOvE mAgLIE

sErIE b IL rITOrNO DI mIsTEr DI mIchELE

LEgA PrO 2013/14 TuTTE LE NOvITà!!!

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di Fabrizio Poncirolieditoriale

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SE VUOI IL NUMERO COMPETO DI STATISTICHE

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STRAORDINARIO DI € 3,90!!!

SOMMARIO189

6 LaboccadelleonediFabrizioPonciroli

8 IntervistaEsclusivaDiNatalediFabrizioPonciroli

14 BombersenzaetàdiPierfrancescoTrocchi

18 IntervistaEsclusivaSanninodiStefanoBenetazzo

20 ProfessioneDirettoreSportivodiPierfrancescoTrocchi

24 LeNuoveMagliedellaSerieAdiTaniaEsposito

30 SerieB–DiMichelediPasqualeRomano

34 RubricaLegaPro-Pro-RevolutiondiNicolòBonazzi

36 RubricaSerieD–U.S.InverunodiTaniaEsposito

SERIE A

ALTRI CAMPIONATI ITALIA

serie A

38 Imitidelcalcio-DasaevdiLucaGandini

42 AccadeaSettembrediSimoneQuesiti

44 SpecialeChampionsLeaguediGabrielePorri

48 Dovesonofiniti?LulùOliveiradiPaoloCamedda

50 Aunpassodallagloria-EdmundodiFabrizioPonciroli

52 Aimieitempiallenavocosì-AzeglioVicinidiGabrieleCantella

54 Top11-CroaziadiAntonioVespasiano

60 Spagna-LosMejores64 Inghilterra-NuovoSirCercasi68 Germania-L’eternasfida72 Francia-PeterPanLeo76 SpecialeLibertadores

TOP CALCIO

IL CALCIO RACCONTA

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5AgO 2013calcio2000

SOMMARIO189Direttore responsabilealfonso Giambelli

Direttore eDitorialeFabrizio [email protected]

responsabile iniziative specialiriccardo [email protected]

caporeDattoresergio [email protected]

reDazionetania [email protected] boschi

Hanno collaboratoDaniele chiti, renato Maisani, antonio longo, Deborah bassi, luca Gandini, alvise cagnazzo, Gianpiero versace, luca Manes, Flavio sirna, paolo Mandarà, stefano De Martino, antonio Giusto, nicola pagano, eleonora ronchetti, simone Grassi, Gianluigi bagnulo, antonio vespasiano, Matteo perri, Francesco Del vecchio, antonio Modaffari, Gabriele porri, paolo camedda, alessandro basile, Francesco schirru, pasquale romano, elvio Gnecco, Dario lisi, Francesco ippolito, roberto zerbini, andrea rosati, silvia saccani, lorenzo stillitano, riccardo cavassi, antonello schiavello, alfonso scinti roger, elmar bergonzini, alessandro casaglia, simone Quesiti, pierfrancesco trocchi, stefano benetazzo, nicolò bonazzi, Gianni bellini, Francesco scabar, Daniele berrone, irene calonaci, simone beltrambini, Gabriele cantella

realizzazione GraFicaFrancesca crespi

FotoGraFie agenzia fotografica liverani

statisticHeaction GroUp srl champions league a cura di soccerdata

concessionaria esclUsiva per la pUbblicitàaction GroUp srlvia londonio 222o154 Milanotel. 02.345.38.338cell. 338.900.53.33e-mail: [email protected]

5SET 2013calcio2000

calcio2000

Numero chiuso il 30 luglio 2013

Il prossimo numero sarà in edicola il 15 settembre 2013

DI NATALE, qUANDO IL gOL NON HA ETà

eDitore action Group s.r.l.via londonio, 22

20154 Milanotel: 02 345.38.338

Fax: 02 34.93.76.91

registrazione del tribunale di Milano n.362 del 21/06/97

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6 set 2013calcio2000

BAstA CON IL RAZZIsMO!!!Gentile Direttore,ero alla tv a gustarmi il mio Milan e, ancora una volta, ho per-so il gusto per il calcio. Non bastavano gli idioti della Pro Pa-tria, anche quelli del Sassuolo ora, non ho parole. Constant ha fatto bene ad andarsene, non si può giocare in campi così idioti. Io farei fermare la partita al primo buu, non vedo altra soluzione. Mi piacerebbe un suo pensiero in merito. Compli-menti per essere tornati in edicola, mi mancavate…Leonardo, mail firmata

Caro Leonardo, hai toccato un argomento molto delicato. Da giorni mi faccio questa domanda: “Perchè un “buu” fa indi-gnare più di un “figlio di put...a?”. Negli stadi si sente ogni genere di insulto (Ibra e Materazzi ne hanno sentiti di ogni tipologia e forma), eppure ciò che salta all’occhio sono gli in-sulti a livello razziale? Constant è l’ultimo esempio di un mal costume in cui alcuni tifosi italiani sono maestri... Non voglio giustificare nessuno o minimizzare l’ultimo caso Constant ma qualcuno può spiegarmi perchè si lasciano passare pesantissi-mi insulti alla persona e si grida allo scandalo se qualcuno at-tacca un giocatore di colore? Io non ho risposta, so solo che il calcio è malato da tempo, non solo da quando si sentono sgra-devoli cori a sfondo razziale. Fermare le partite non avrebbe senso, darebbe ancor più potere a queste sudici individui che riversano in insulti gratuiti le loro frustrazioni quotidiane. Non si insegna la cultura sportiva, purtroppo…

IL MIgLIOR ACquIstO È…Cara redazione,sono un titolare di un blog di calcio e vorrei sapere chi, secondo voi, è il miglior acquisto di questo calciomercato? Citerò la fonte. Grazie per l’eventuale rispostaLuca, mail firmata

Ciao Luca, ti rispondo io e ti dico Giuseppe Rossi. Si, lo so, non è arrivato quest’estate ma rivederlo in campo è una gioia immensa e sono sicuro che farà fare il salto di qualità finale alla Fiorentina. Tra i nuovi arrivati “veri” dico Tevez. Ha una voglia di vincere e spaccare il mondo che fa paura…

BeLLO RIAVeRe CALCIO2000…Che piacevole sorpresa Direttore, non me l’aspettavo di avere nuovamente per le mani Calcio2000!!! Complimenti, di questi tempi non deve essere stato semplice. Sono con-tento, anche se pesa il fatto di non avere tutti i numeri, comunque meglio che niente. Uscirà anche la Guida alla Serie A, vero?Colan67, mail firmata

Caro amico (prossima volta metti il tuo nome), sono conten-to anche io… Indubbiamente è stata una faticaccia ma ne è valsa la pena. Speriamo vada tutto per il verso giusto, così che si possa continuare a lungo. Per la Guida, certo, sul nu-mero di settembre ci saranno tutte le rose aggiornate di tutte le 20 squadre di Serie A e qualche chicca… Mi raccomando, spargi la voce!!!

Per scriverci – [email protected]

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7set 2013calcio2000

di Fabrizio Ponciroli

NAPOLI DA sCuDettO?Egregio Direttore,mi chiamo Fedele, ho 16 anni e sono un grande tifoso del mio Napoli. Sono rimasto deluso dall’addio di Cavani, non me l’aspettavo ma sono contento dei nuovi arrivati. Secon-do me possiamo vincere lo scudetto, anche se la Juventus è davvero forte e ha una grande squadra. Le voglio fare una domanda: pensa che questo Napoli vincerà lo scudetto?Fedele, mail firmata

Sapessi, caro Fedele, chi si aggiudicherà il prossimo cam-pionato, investirei tutti i miei esigui risparmi nel betting… A parte le battute, il nuovo Napoli è altrettanto competitivo rispetto a quello dell’era Mazzarri. Non sono stupito dell’ad-dio di Cavani, era inevitabile. Un affare per tutti, in primis per De Laurentiis. Il Pipita (Higuain) mi è sempre piaciuto e Benitez sa il fatto suo. Personalmente vedo la Juventus un passo avanti a tutte ma gli impegni di Champions potrebbe-ro distrarla, soprattutto dovesse far bene nella fase a gironi. Dico Napoli secondo al traguardo ma non ci azzecco mai nei pronostici…

MAgLIA AutOgRAFAtAGentile Redazione,avrei una domanda per chi mi può aiutare. Ho una magliet-ta del Brasile, anno 1982, firmata dal grande Zico e una dell’Italia firmata da Fulvio Collovati. Vorrei venderle ma non so proprio quanto possano valere. Su internet non ho trovato nulla del genere, magari è un buon segno. Potete aiutarmi? Avrei proprio bisogno di venderle in tempi brevi ma non vorrei sbagliare il prezzo. Grazie in anticipo per quello che potrete fare.Adriano, Udine

Caro Adriano, quello che posso fare è pubblicare la tua lette-ra. Se qualcuno fosse interessato, può scrivere a [email protected] e noi gireremo il tutto ad Adriano…

tONI DOVe PuO’ ARRIVARe?Buongiorno Ponciroli,ci siamo conosciuti a Novegro, ricorda? Sono il tifoso del Verona. Ha visto, abbiamo preso Toni. Che ne pensa, pos-siamo salvarci? Io sono convinto che uno come Toni ci pos-sa dare una grossa mano. Abbiamo bisogno di giocatori di esperienza e Toni ne ha da vendere. Poi a Verona si troverà benissimo, è la città ideale per giocare a calcio senza pres-sioni. Mi aspetto presto una super intervista a Toni sul gior-nale, non mi deluda.Francesco, mail

Ciao Francesco, che piacere risentirti… Certo che mi ricordo ma ci davamo del tu… Allora, Toni è un grande, lo conosco da anni e so che farà benissimo. Ora che è diventato papà, è ancora più sereno e voglioso di far bene, farà una grande stagione, come il Verona del resto. Non vedo l’ora di goder-mi il derby, anzi penso proprio che verrò a vederlo. Toni su Calcio2000? Perché no? Tranquillo che ci sarà spazio per il tuo amato Verona…

RIsPOste IN BReVePer motivi di spazio, rispondo velocemente ad alcune vo-stre mail/lettere qui di seguito: Caro Severino da Clusone, ritengo che Honda non sia un giocatore che possa spostare gli equilibri in casa Milan. È un buon giocatore, nulla di ec-cezionale. Preferisco Poli. Per Gianluca da Lecce: mai detto che Miccoli è finito, anzi… È un appassionato di wrestling, saprà rialzarsi. Per Federico: più forte attaccante che ab-bia mai visto nel gioco acrobatico dico Riedle. Per Luciano da Rimini: Il mio allenatore preferito resta Mourinho, tra i “nuovi” ho un debole per Maran. Per Carmela: se vuoi fare contento il tuo ragazzo, io ti consiglio una gara interna del Real Madrid. Il Bernabeu pieno fa impressione!!!

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8 set 2013calcio2000

È seMPRe (DI) NAtALe

apoli, 13 ottobre 1977. Nasce Antonio Di Natale, per tutti Totò. Un bambi-no destinato ad entrare nel

gotha del calcio. Nel suo corpo scorre il sangue puro del goleador. La sua unica missione è semplice e chiara a tutti: met-tere quella palla in fondo alla rete. Quasi 36 anni dopo, Totò è ancora sulla cresta dell’onda. Al momento, il suo score in Serie A parla di 176 gol all’attivo. Fatta eccezione per il “mostro Totti”, nessun giocatore in attività ha messo a segno tante reti nel massimo campionato ita-liano. Ma il navigato Totò non è affatto pago del 12esimo posto assoluto nella classifica dei marcatori di sempre, lui vuole arrivare a quota 200 gol, ed entrare in quella privilegiata schiera di immor-tali che, al momento, vede iscritti solo Piola, lo stesso Totti, Nordahl, Meazza,

N

intervista - antonio di natale di Fabrizio Ponciroli

Altafini e Roby Baggio. Un record da centrare con la casacca della sua amata Udinese, il club di cui è il re incontra-stato. Calcio2000 lo ha intervistato per saperne di più su questo terribile “ragaz-zino” che non smette mai di segnare…Buongiorno Totò, partiamo forte ma devi essere onesto: quale è il gol a cui sei più legato? Uno che ricordi con af-fetto…“È difficile scegliere, in questo momen-to mi viene in mente il gol messo a se-gno a Milano contro l’Inter lo scorso 19 maggio perché ci giocavamo la qualifi-cazione in Europa nell’ultima giornata di campionato. Una rete a cui sono mol-to legato è quella realizzata alla Spagna nella partita d’esordio dell’Italia negli Europei del 2012”.Continui a segnare 20 gol a stagione, il prossimo anno sarà più difficile o or-

mai sei abituato e sai come si fa?“L’avanzare dell’età non mi ha fatto per-dere l’istinto del gol. Il mio compito è finalizzare il lavoro di squadra e, se alle mie spalle non avessi avuto un team di massimo livello, non sarei mai riuscito a realizzare tanti gol”.Come vedi la Serie A? Ti sembra che, nel corso degli anni, sia peggiorata?“Più che un livellamento verso il bas-so della Serie A ho riscontrato maggior competitività negli altri campionati. In-ghilterra, Germania e Spagna hanno au-mentato il tasso tecnico e tattico colman-do il gap che li separava dal campionato italiano”.Ennesimo miracolo Udinese, ma lo scorso anno sembra che si sia andati davvero oltre? Come ci siete riusciti, quale la svolta?“Probabilmente delle ultime tre qualifi-

Passano gli anni, ma il cecchino dell’Udinese continua a segnare con una regolarità da vero top Player…

i

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9set 2013calcio2000

È seMPRe (DI) NAtALe cazioni in Europa questa l’ultima è sta-ta la più insperata e la più bella perché meno attesa. Ci siamo riusciti non mol-lando mai, nemmeno quando l’obiettivo sembrava non essere più alla portata. Le otto vittorie finali ci hanno permesso di coronare la più incredibile delle rimonte. La svolta? Lo 0-3 al Tardini di Parma”.Hai anche avuto incomprensioni in passato con Guidolin, oggi siete le colonne dell’Udinese: che tipo di rap-porto c’è tra voi? Ogni tanto ti chiede consigli?“Non ho avuto incomprensioni con il mister. Ci siamo confrontati come è normale che avvenga tra persone adul-te e coscienziose. Il rapporto tra di noi è schietto e sincero, vogliamo entrambi il meglio per la nostra squadra del cuo-re. Consigli? Sono io che ne chiedo a lui (Ride ndr)”.

Come svolgi il ruolo di capitano? Dai consigli, spieghi l’Udinese ai nuovi, li rimproveri se si lasciano andare?“La fascia comporta onori e oneri, è ine-vitabile. Col passare degli anni mi sono calato nella parte e ora posso dire che mi fa piacere essere un punto di riferimento per tanti ragazzi nuovi che mettono pie-de per la prima volta nel nostro spoglia-toio”.L’ultimo che hai ripreso? Perché?“Mi spiace ma credo sia giusto che que-sti argomenti rimangano all’interno del-lo spogliatoio…”.Muriel è il prossimo fuoriclasse del calcio italiano? Quanto è forte e che consigli gli dai?“È un fenomeno. È vero quello che dico-no molti addetti ai lavori, che il colom-biano ricorda Ronaldo sia fisicamente che tecnicamente. È una forza della natura, se saprà coltivare il suo talento

tra le tantissime soddisfazioni che si è tolto Di natale in carriera c’è anche l’essere diventato una statua. realizzata in resina colorata da idea Prototipi, l’azienda di basiliano di agostini che aveva già “congelato” le due scarpette di totò in occasione dei 100 gol del capitano, la statua raffigura il bomber mentre mette a segno, contro il Pescara, il 150esimo gol, in serie a, con la casacca dell’Udinese. Di natale è stato immortalato, mediante un’apposita tecnologia che permette la scannerizzazione tridimensionale, per dar vita ad una statua decisamente speciale… c’è ora da pensare a cosa fare per i 200 gol in serie a…

A N C H E U N A S T A T U A …

SiringraziaPaniniperlagentileconcessionedelleimmagini

staGione sQUaDra serie Presenze Gol1995-96 empoli c1 0 01996-97 empoli b 1 01997-98 iperzola * c2 33 6 1998-99 varese c1 4 0ott.-98 viareggio c2 25 121999-00 empoli b 25 62000-01 empoli b 35 92001-02 empoli b 38 162002-03 empoli a 27 132003-04 empoli a 33 52004-05 Udinese a 33 72005-06 Udinese a 35 82006-07 Udinese a 31 112007-08 Udinese a 36 172008-09 Udinese a 22 122009-10 Udinese a 35 292010-11 Udinese a 36 282011-12 Udinese a 36 232012-13 Udinese a 33 23* Play-out 2 2

t u t t i i g o l i n c a r r i e r a

diventerà uno dei migliori attaccanti del mondo”.Tu sei una delle ultime bandiere, come Totti. Fossi in De Rossi, lasceresti Roma?“No, non lo farei, ma sono scelte per-sonali. Ognuno deve essere libero di decidere cosa fare della propria vita. Da-niele si è sempre comportato da grande professionista e, nel corso degli anni, ha dato tutto per la causa giallorossa”.È vero che a quelli come voi si chiede di più ed è veramente difficile accon-tentare i tifosi?“Spesso rappresentiamo il punto di rife-rimento di un’intera tifoseria ed è nor-male che la gente ci chieda il massimo perché indossiamo una maglia simbolo per tutte le persone e la città intera”.Quanto sei stato vicino all’addio al calcio a fine stagione? “Non l’ho mai preso in considerazione.

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10 set 2013calcio2000

intervista - antonio di natale

Giornata Partita n.Gol sU riGoreEMPOLI 2002-2003 1 empoli-inter 1 - 2 como-empoli 1 - 4 Perugia-empoli 1 - 6 empoli-roma 1 - 9 brescia-empoli 1 - 10 empoli-reggina 3 - 23 roma-empoli 1 - 29 Milan-empoli 1 - 30 empoli-Udinese 1 - 31 Modena-empoli 1 - 33 torino-empoli 1 - TOTALE GOL 13 EMPOLI 2003-2004 1 Juventus-empoli 1 - 2 empoli-reggina 1 - 4 empoli-lazio 1 - 15 bologna-empoli 1 - 16 empoli-ancona 1 - TOTALE GOL 5 UDINESE 2004-2005 2 Udinese-Parma 1 - 10 lecce-Udinese 1 - 14 Udinese-siena 1 - 18 Udinese-cagliari 1 - 19 Milan-Udinese 1 - 26 Fiorentina-Udinese 1 - 30 Udinese-roma 1 - TOTALE GOL 7 UDINESE 2005-2006 6 Udinese-lazio 1 - 15 Udinese-lecce 1 - 19 Udinese-treviso 1 1 21 Udinese-roma 1 - 28 Udinese-ascoli 1 - 32 Udinese-Parma 1 - 35 Udinese-chievo 1 - 36 sampdoria-Udinese 1 - TOTALE GOL 8 1UDINESE 2006-2007 2 Udinese-torino 1 - 3 sampdoria-Udinese 1 - 17 atalanta-Udinese 1 - 25 Udinese-Parma 2 1 29 Udinese-livorno 2 - 30 Udinese-lazio 1 1 31 siena-Udinese 1 - 32 Udinese-chievo 1 - 37 Milan-Udinese 1 - TOTALE GOL 11 2UDINESE 2007-2008 3 Juventus-Udinese 1 - 4 Udinese-reggina 2 - 12 Fiorentina-Udinese 1 - 13 Udinese-siena 1 - 15 Udinese-sampdoria 1 - 17 Udinese-empoli 1 - 23 reggina-Udinese 2 - 24 Udinese-Genoa 2 2 TOTALE GOL 2 2EMPOLI 2002-2003 1 empoli-inter 1 - 2 como-empoli 1 - 4 Perugia-empoli 1 - 6 empoli-roma 1 - 9 brescia-empoli 1 - 10 empoli-reggina 3 - 23 roma-empoli 1 - 29 Milan-empoli 1 - 30 empoli-Udinese 1 - 31 Modena-empoli 1 - 33 torino-empoli 1 - TOTALE GOL 13 EMPOLI 2003-2004 1 Juventus-empoli 1 -

2 empoli-reggina 1 - 4 empoli-lazio 1 - 15 bologna-empoli 1 - 16 empoli-ancona 1 - TOTALE GOL 5 UDINESE 2004-2005 2 Udinese-Parma 1 - 10 lecce-Udinese 1 - 14 Udinese-siena 1 - 18 Udinese-cagliari 1 - 19 Milan-Udinese 1 - 26 Fiorentina-Udinese 1 - 30 Udinese-roma 1 - TOTALE GOL 7 UDINESE 2005-2006 6 Udinese-lazio 1 - 15 Udinese-lecce 1 - 19 Udinese-treviso 1 1 21 Udinese-roma 1 - 28 Udinese-ascoli 1 - 32 Udinese-Parma 1 - 35 Udinese-chievo 1 - 36 sampdoria-Udinese 1 - TOTALE GOL 8 1UDINESE 2006-2007 2 Udinese-torino 1 - 3 sampdoria-Udinese 1 - 17 atalanta-Udinese 1 - 25 Udinese-Parma 2 1 29 Udinese-livorno 2 - 30 Udinese-lazio 1 1 31 siena-Udinese 1 - 32 Udinese-chievo 1 - 37 Milan-Udinese 1 - TOTALE GOL 11 2UDINESE 2007-2008 3 Juventus-Udinese 1 - 4 Udinese-reggina 2 - 12 Fiorentina-Udinese 1 - 13 Udinese-siena 1 - 15 Udinese-sampdoria 1 - 17 Udinese-empoli 1 - 23 reggina-Udinese 2 - 24 Udinese-Genoa 2 2 26 Udinese-atalanta 1 - 28 Udinese-lazio 1 - 30 Udinese-livorno 1 - 31 Udinese-Fiorentina 1 - 33 Udinese-roma 1 - 35 Udinese-catania 1 - TOTALE GOL 17 2UDINESE 2008-2009 1 Udinese-Palermo 2 - 8 Udinese-roma 2 1 13 Fiorentina-Udinese 1 1 16 Udinese-lazio 2 - 17 Milan-Udinese 1 - 20 Palermo-Udinese 1 - 21 Udinese-Juventus 1 - 22 napoli-Udinese 1 1 24 siena-Udinese 1 - TOTALE GOL 12 3UDINESE 2009-2010 1 Udinese-Parma 2 1 2 sampdoria-Udinese 1 - 3 Udinese-catania 3 1 5 Udinese-Milan 1 - 6 Udinese-Genoa 1 - 7 inter-Udinese 1 - 14 Udinese-livorno 1 - 15 bologna-Udinese 1 - 17 Udinese-cagliari 1 - 19 Udinese-lazio 1 - 21 Udinese-sampdoria 1 1

23 Udinese-napoli 3 - 24 Milan-Udinese 1 - 26 Udinese-inter 1 1 29 roma-Udinese 2 1 32 Udinese-Juventus 1 - 33 livorno-Udinese 1 - 34 Udinese-bologna 1 - 35 Udinese-siena 1 1 36 cagliari-Udinese 1 - 37 Udinese-bari 2 - 38 lazio-Udinese 1 - TOTALE GOL 29 6UDINESE 2010-2011 4 bologna-Udinese 1 - 8 Udinese-Palermo 1 1 12 Udinese-lecce 3 - 14 Udinese-napoli 3 1 15 Parma-Udinese 1 - 16 Udinese-Fiorentina 1 - 18 Udinese-chievo 1 - 19 Milan-Udinese 2 - 20 Genoa-Udinese 1 - 21 Udinese-inter 1 - 24 Udinese-sampdoria 1 - 25 cesena-Udinese 2 - 27 Palermo-Udinese 3 1 28 Udinese-bari 1 1 29 cagliari-Udinese 2 - 30 Udinese-catania 1 - 32 Udinese-roma 1 - 36 Udinese-lazio 2 - TOTALE GOL 28 4UDINESE 2011-2012 1 Udinese-Juventus - 2 lecce-Udinese 1 - 3 Udinese-Fiorentina 1 1 4 Milan-Udinese 1 - 6 Udinese-bologna 1 1 8 Udinese-novara 2 - 10 Udinese-Palermo 1 - 11 Udinese-siena 1 - 13 Udinese-roma 1 - 15 Udinese-chievo 1 - 17 Udinese-cesena 2 - 18 Genoa-Udinese 1 1 19 Udinese-catania 1 - 21 Udinese-lecce 1 - 22 Fiorentina-Udinese 1 - 23 Udinese-Milan 1 - 25 bologna-Udinese 1 1 28 Udinese-napoli 1 - 31 Udinese-Parma 1 - 35 Udinese-lazio 1 - 37 Udinese-Genoa 1 - 38 catania-Udinese 1 - TOTALE GOL 23 4UDINESE 2012-2013 3 siena-Udinese 1 - 4 Udinese-Milan 1 1 9 roma-Udinese 2 1 10 Udinese-catania 2 1 11 bologna-Udinese 1 - 13 Udinese-Parma 1 - 16 sampdoria-Udinese 1 - 17 Udinese-Palermo 1 - 19 Udinese-inter 2 - 20 Udinese-Fiorentina 2 1 27 Pescara-Udinese 1 - 31 Udinese-chievo 2 - 33 Udinese-lazio 1 - 35 Udinese-sampdoria 2 - 37 Udinese-atalanta 2 - 38 inter-Udinese 1 - TOTALE GOL 23 4

t u t t i i g o l i n s e r i e a

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11set 2013calcio2000

È seMPRe (DI) NAtALe

Voglio continuare a giocare a calcio e di-vertirmi ancora un po’…”.Come ti immagini nell’istante in cui non giocherai più a calcio? Ciabatte e divano, scarpette e ragazzini o giacca cravatta e panchina?“Ancora non ho pensato a questo scena-rio, ma credo che quando arriverà il gior-no mi dedicherò anima e corpo ad inse-gnare ai ragazzini a giocare a calcio”.È vero che Conte ti ha chiesto e ancora ti chiede di andare alla Juve? “Ho ricevuto molte offerte nel corso de-gli ultimi dieci anni, ma non le svelo…”.Mai avuto nessun rimpianto per le vol-te che hai detto no ai grandi club?“No, non ho mai avuto alcun rimpianto, nemmeno per un momento. L’Udinese è stata la scelta lavorativa più felice della mia vita”.Cosa rispondi a quelli che dicono che non sarai mai ricordato tra i più gran-di solo perché non hai giocato con le più grandi?“Dico loro di guardarsi le classifiche marcatori degli ultimi anni”.Che effetto ti fa sentire di attaccanti come Falcao che arriveranno a pren-dere 14 milioni all’anno? Fossi nato una decina d’anni dopo…“Il mondo del calcio è anche questo: show-business. Per vincere ai massimi livelli servono i giocatori più forti del mondo e i prezzi si conoscono. Si può discutere se sia eticamente giusto o meno pagare cifre simili, ma se ciò avviene non è certo colpa di Falcao o di altri col-leghi…”.Parliamo di Mondiale, se segni altri 20 gol Prandelli mi sa che ti chiamerà a dare una mano? Ci andresti?“Già giocare una Coppa del Mondo (e segnare un gol) è stato fantastico, figu-riamoci un’altra! Andrei in Brasile a nuoto!!!”.Un giovane in cui rivedi alcune delle caratteristiche del grande Di Natale?“Beh, dico Saponara dell’Empoli e Insi-gne del Napoli”.Il posto migliore dove mangiare a Udi-ne?“Conosco tanti locali gestiti da amici napoletani dove si mangia veramente bene...”.

Un film che ti è rimasto in mente?“Benvenuti al Sud, davvero fantasti-co…”.Hai mai chiesto un autografo? A chi?“Sì, mi è capitato, in particolare a due sportivi, ovvero a Maradona e a Fede-rer…”.Con chi usciresti a cena? Uno sportivo che ti piacerebbe conoscere…“Beh, troppo facile, sicuramente Mara-dona”.Un giocatore che vorresti con te nella tua squadra ideale?“Vado sul sicuro e dico Pirlo…”.Il por-tiere che ti ha impedito di segnare più gol?“Non ho dubbi, Buffon”.

si chiamano asics letHal tiGreor 6 e sono le nuove scarpe di totò. Modello rinnovato della gamma calcio asics, di elevato contenuto tecnico, realizzato per giocatori professionisti che cercano ammortizzazione, leggerezza e comfort…CArATTErISTIChE TECNIChE - HG10mm (Heel Gradient 10mm): differenza di spessore tra parte posteriore

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Parlaci di Asics, un altro matrimonio che dura da tantissimo tempo…“Come spero che la maglia dell’Udinese sia l’ultima, così mi auguro che queste scarpe mi accompagnino sino all’ultimo giorno della mia carriera. Non serve ag-giungere altro…”.Ultima domanda: se non fossi stato un campione di calcio, cosa credi che avresti fatto nella vita?“Chi lo sa! Era nel mio destino fare il calciatore”…Vero, verissimo, uno come Di Natale non poteva fare altro che giocare a calcio e segnare una montagna di gol… Ora c’è da pensare ai 200 gol in Serie A, il nuovo sogno del terribile “ragazzino”…

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12 set 2013calcio2000

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13set 2013calcio2000

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14 set 2013calcio2000

NON hO L’età

è chi, dopo 15, massimo 18 anni passati a calcare il rettangolo verde, decide che è venuto il momen-

to di appendere gli scarpini al chiodo, ritenendo ormai compiuta la propria parabola di calciatore. C’è, però, anche chi, con l’entusiasmo di un ragazzi-no, non riesce ad abituarsi all’idea di dover rinunciare alle palpitazioni del pre-partita, alla sensazione ineffabile che l’odore dell’erba stimola, alla gioia di vedere i propri tifosi correre giù per gli scaloni della curva, impazziti per un goal, magari all’ultimo secondo. Se le cadenze compassate del calcio di qual-che decennio fa permettevano una car-riera più lunga e diluita, i ritmi odier-ni impongono maggiori difficoltà agli aspiranti highlanders. Esistono, però, alcune splendide eccezioni, come con-

C’

sPeciale - i bomber Più lonGevi di Pierfrancesco trocchi

tinua a dimostrare lo stesso Di Natale. Non è l’unico, perché l’Italia, come da tradizione, si conferma latrice di longe-vità, anche nel mondo del pallone, in particolare per quanto concerne i bom-ber infiniti, che continuano, a dispetto dell’anagrafe, a segnare e a far sognare. Delizia per noi, che li vorremmo vede-re giocare per sempre. Allora sognia-mo, ripercorrendo le storie di attaccanti la cui dirompente fame di goal conti-nua ad emozionare.

NON MI AVRETE MAIIl capostipite dei goleador senza età, giocatore di classe più che cristallina ed efficacia micidiale, che ogni anno continua idealmente a fuggire, impren-dibile per chiunque. Stiamo parlando di Silvio Piola, sul trono dei migliori marcatori di Serie A con 274 reti distri-

buite in 24 campionati, con esordio a soli 16 anni datato 16 aprile 1930 con la Pro Vercelli. Da lì fu una continua apoteosi, disegnata con le maglie della “Pro”, appunto, della Lazio, del Tori-no, della Juventus e del Novara. Furo-no quelli di Roma i momenti migliori, quando in nove anni mise a referto 159 segnature (traguardo tuttora insupe-rato) che gli valsero memoria imperi-tura nel cuore dei tifosi biancocelesti, impressionati dalla sua grinta inesau-ribile. Un episodio valga per tutti: è il 16 marzo 1941, il giorno del derby di Roma. Silvio, in campo da pochi minu-ti, si procurò un brutto taglio alla testa, che avrebbe compromesso la partita di chiunque, ma non la sua. Breve rico-gnizione a bordocampo, ferita suturata alla bell’e meglio con quattro grappette e di nuovo in campo. Con la testa fa-

Panoramica sui “fratellini” di di natale, i bomber più longevi.

S

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15set 2013calcio2000

Il Leone del Camerun è l’icona dei bomber più longevi, l’ultimo segnato alla veneranda età di 42 anni!

sciata segnò il primo goal della Lazio, addirittura di testa, e pure il secondo, portando la propria squadra al succes-so e rafforzando la sua vocazione di leader assoluto. Dopo la parentesi to-rinese, Piola venne ceduto al Novara con la convinzione che fosse oramai “finito”. Nulla di più sbagliato, perché in Piemonte “Silvio gol” prima ottenne la promozione in A, poi trovò il tempo di “buttarla dentro” ancora 70 volte, l’ultima delle quali a 40 anni suonati. Incredibilmente, non riuscì mai a vin-cere uno Scudetto, mentre in Nazionale (30 goal in 34 presenze) visse la sod-disfazione di vincere il Mondiale del 1938 e di siglare una doppietta nella finale contro l’Ungheria. Di lui restano le proverbiali “rovesciate alla Piola” e l’alloro come uno dei più grandi calcia-tori che il Bel Paese abbia mai potuto ammirare.

Il GOLDEN SIRCi spostiamo in terra d’Albione per ri-cordare un altro totem senza età, que-sta volta con meno spiccate attitudini realizzative. Nato centravanti, Stanley Matthews decise autonomamente di arretrare il suo campo d’azione dopo che i difensori avevano incomincia-to a marcarlo in maniera più stretta. Si trasformò così in un’ala destra dal dribbling spiazzante, generosissima e dal cross fatato. Una carriera, quella di Stanley, lunga una vita, divisa tra Sto-ke City e Blackpool, con cui vinse il suo unico titolo, la F.A. Cup del 1953 in virtù di una finale (contro il Bolton)

entrata nella leggenda come The Mat-tew’s final. Il mito parla di un Sir in preda ad una ferocia agonistica senza pari, indiavolato per il risultato parziale di 3 a 2 in favore degli avversari; ag-giustata la fascia di capitano, guidò la squadra verso un 4 a 3 assolutamente insperato davanti ai 100.000 di Wem-bley. Primo Pallone d’Oro nella storia (nell’anno di grazia 1956), disputò la sua ultima partita nella massima divi-sione inglese all’età di 50 anni, mentre con la maglia dell’Inghilterra segnò il suo ultimo goal a 41 anni e 248 gior-ni, record che nessuno è ancora riusci-to a battere. Viene da ridere pensando alla frase rivolta a Stanley nel 1947

dall’allora allenatore del Blackpool Joe Smith: “Hai 32 anni, pensi di riuscire a giocare un altro paio di stagioni?”. Pro-vate ad inventare voi la risposta.

MILLA E UNA NOTTEProbabilmente servirebbe un libro per raccontare in modo esauriente la storia di Roger Milla. Il leone del Camerun è forse una delle icone più amate da-gli aficionados del calcio vintage, dove tutto era possibile e splendidamente paradossale. Proviamo riannodare i fili dei ricordi. Milla firmò, nel 1965, il suo primo contratto da professionista a soli 13 anni per un club camerunense, l’Eclair de Douala, e subito stupì tut-

era il 1994 quando a Genova sbarcò, tra gli sguardi attenti e sorpresi degli astanti, una seconda punta dagli occhi stretti come fessure come mai se n’erano visti in italia. Quel giocatore, acquistato dall’allora presidente del Genoa spinelli, era Kazuyoshi Miura, un nome dietro a cui si celava un’astuta operazione di marketing e che i tifosi rossoblù vedevano come possibile craque. si sbagliavano. bastarono 24 partite per portare l’indimenticato scoglio a dire che “Kazu” era “soltanto un bravo ragazzo”, oltretutto con un bilancio imbarazzante: un solo goal segnato nel derby della lanterna e tanti saluti. tornato in patria, Miura riprese a segnare tanto, tantissimo e tuttora non smette. È recente, infatti, la notizia del suo record come marcatore più longevo della storia del calcio nipponico. nel match di J-league 2 (l’equivalente della nostra serie b) tra il suo Yokohama Fc e il tochigi Fc ha infilato il goal che ha aperto le marcature alla veneranda età di 46 anni e 4 mesi, superando anche zico, che segnò a 41 anni e 3 mesi. Meteora in italia, leggenda in Giappone: semplicemente, imprevedibile Kazuyoshi.

M I U R A , E L I S I R D I L U N G A V I T A

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16 set 2013calcio2000

ti, con 45 goal in 52 partite. A 18 anni i primi successi con l’altra squadra di Douala, il Léopard, quando mise in bacheca due campionati e assaggiò il calcio internazionale attraverso la par-tecipazione alla Coppa dei Campioni d’Africa. Pallone d’Oro africano nel 1976, militò ancora nel suo paese na-tale fino all’anno successivo, quando si accasò al Valenciennes, la prima, in 12 anni francesi, di tante squadre, tra cui Monaco e Saint-Etienne. Anno domini 1990: Roger aveva lasciato da poco la sua Nazionale per sopraggiunti limiti anagrafici, ma Paul Biya, presidente del governo camerunense, lo chiamò e lo convinse a tornare per prendere parte ai Mondiali italiani di quell’an-no. Milla, a 38 anni, diventò la stella di quella manifestazione con 4 reti (tutte da subentrato), accompagnando il suo Camerun fino agli incredibili ottavi di finale contro l’Inghilterra. Ormai eroe nazionale, il campione africano venne invitato a rientrare per i Mondiali USA del 1994 addirittura tramite una peti-zione popolare. Fu in questo caso che la sua vita raggiunse il sigillo del mito, perché Roger, con la squadra sotto 6 a 0 nel match contro la Russia, segnò la rete della bandiera a 42 anni. Sì, 42, per un record irripetibile nelle modalità e nelle emozioni. L’epilogo? Esatto, con-tinuò a gonfiare la rete per un paio di annate. Elementare, Watson.

TOTTI IN PIEDIArriviamo ai giorni nostri tornando in Italia. Se prima abbiamo concentra-to le nostre attenzioni su Silvio Piola, ora scendiamo di una sola riga nella classifica dei marcatori di Serie A per incontrare, sul secondo gradino del po-dio, Francesco Totti. 227 goal, tutti per due soli colori, il giallo e il rosso, la sua Roma, che l’ha sempre amato e che ha sempre amato. È un idillio amoroso che incominciò 20 anni fa, quando subentrò a 16 anni durante Brescia-Roma, invitato a scal-darsi dal sibillino Boskov. Francesco racconta che, inizialmente, pensava che il coach ce l’avesse con Muzzi, seduto di fianco a lui: troppo

Fino ad ora abbiamo parlato di attaccanti, ma c’è chi ha deciso di crearsi una singolarissima veste di bomber trasversale. se sei portiere, brasiliano e amante del futebol bailado è naturale, non puoi rimanere lì a guardare, devi inventarti qualcosa, come diventare uno specialista dei calci piazzati. È il caso di rogério ceni, quarantenne portiere del são Paulo, capace di segnare 110 goal (!) in gare ufficiali, tutti con la mitica maglia bianco-rosso-nera dei paulisti. spiega così la sua evoluzione in portiere goleador: “nel 1996, quando telê santana (c.t. del brasile ai Mondiali 1982 e 1986, ndr) era allenatore della mia squadra, non c’era nessuno che tirasse i calci da fermo. arrivavo mezz’ora prima dell’allenamento e ci provavo. riempivo un sacco con una ventina di palloni e cercavo di colpire il palo. Mi dicevo: ’se riesco a colpirlo, posso centrare facilmente pure la rete’”. obiettivo assolutamente raggiunto, provato da cifre impressionanti per un estremo difensore che raccontano di più di 40 reti su punizione e di un numero di rigori realizzati intorno a 60, con addirittura una marcatura su azione. ceni, che stacca nettamente altri portieri-cannonieri come chilavert (62 goal) e l’immenso Higuita (41), ha l’unico rimpianto di non avere mai segnato con la camiseta verde-oro nonostante 17 partite disputate. Un vero peccato, ma, sicuramente, rogério ha voglia di sorprenderci ancora.

1 1 0 E L O D E

NON hO L’etàsPeciale - i bomber Più lonGevi

umile per entrare come sostituto, figu-ratevi per immaginarsi capitano della Maggica, ma così è stato ed è ancora. Basti una frase, ai tempi profetica, del Barone Liedholm per spiegare chi sia e cosa rappresenti quell’eterno ragaz-zo di 36 anni con la numero 10 sulle

spalle: “La gente pagherà il biglietto per vedere giocare Totti”. Riteniamoci fortunati: potremo di nuovo ammirar-lo mentre aggiorna i suoi record nella partita infinita del calcio, quella che i bomber qui sopra hanno già, meravi-gliosamente, giocato.

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Ceni, il “secolare” portiere brasiliano ha segnato la bellezza di 110 goal!

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17set 2013calcio2000

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18 set 2013calcio2000

sANNINO 2, LA RIVINCItA

na bellissima domenica pomeriggio, tifosi a caccia di foto ricordo, giocatori e allenatore che giungono

a piedi al campo di San Zeno di Mon-tagna per l’amichevole contro la Vir-tus Vecomp e una tribuna gremita: lo sfondo ideale per una chiacchierata con Giuseppe Sannino, tecnico del Chie-vo Verona, intervistato in esclusiva per Calcio2000.Mister, è pronto per questa nuova av-ventura?“Intanto è importante aver trovato anco-ra la possibilità di allenare in Serie A. Si tratta di una nuova avventura e di una squadra che ha l’obiettivo di salvarsi, sono ben felice di poter ripartire con i

u

intervista - GiUsePPe sannino di stefano benetazzo

soliti stimoli, con nuovi volti e una nuo-va società. Vogliamo costruire qualco-sa: ogni anno è stato sempre così e mi auguro che attraverso i ragazzi si possa costruire una squadra con un’identità e con il carattere di Sannino”.Quali sono gli obiettivi?“Più che personali credo che gli obiet-tivi debbano essere di squadra. Il mio lavoro è dar loro tutte le conoscenze e, con il sacrificio e l’intelligenza dei ra-gazzi, arrivare alla salvezza”.In carriera ha allenato molte squa-dre, affacciandosi però alla Serie A soltanto da poco. Perché?“Perché si vede che doveva andare così. Ci sono percorsi che sono più rapidi e altri che sono più lunghi ma credo che

alla fine ognuno di noi debba essere contento di quello che ha fatto e che farà. Si vede che il mio percorso è stato un po’ più lungo, forse ho qualcosa in più da raccontare, qualche aneddoto in più rispetto ad altri”.Ovunque ha ottenuto importanti traguardi, come a Varese, che hanno aperto le porte al Siena. Cosa ricorda di quegli anni?“Non bisogna mai demordere e mai de-moralizzarsi. Le stagioni di Varese si sono succedute dopo un momento di de-lusione perché ero rimasto a casa dopo aver vinto due campionati consecutivi ma, essendo fatalista, per me è già tutto scritto. Quando ho ripreso il Varese nes-suno si aspettava di ottenere due promo-

a tu per tu con Giuseppe sannino che, dopo Palermo, ricomincia dal chievo per ritornare in alto.

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19set 2013calcio2000

A Varese Sannino ha vissuto emozioni indelebili, due promozioni incredibili e tanto affetto

sANNINO 2, LA RIVINCItAzioni arrivando a sfiorare la Serie A. Il ricordo più bello è proprio l’ultima par-tita in casa contro il Padova, terminata 3-3, anche se è stata una delusione per i tifosi. Varese mi è rimasta nel cuore, una città dove è possibile tornare sempre e in cui si ricordano di te”.Dai biancorossi ai bianconeri: c’era più emozione o timore?“Mi accompagnano sempre dubbi e paure ma credo sia la base di una per-sona intelligente; quando sono andato a Siena ho preso un’eredità pesante ma ho trovato un gruppo straordinario con una grande cultura del lavoro, che mi ha dato la possibilità di lavorare ed esprimermi per quello che ero capace di fare”.Annata strepitosa a Siena: ha svez-zato giocatori importanti, ottenuto la salvezza in anticipo e battuto grandi squadre…“È stata un’annata splendida dove ci sono stati anche momenti non facili ma grazie ai ragazzi e alla dirigenza che mi è stata vicino li abbiamo superati. Cre-do che Siena si ricorda di Sannino ma Sannino si ricorda molto molto bene di Siena”.Dopo il Siena è arrivato il Palermo…“Palermo è stata un’annata straordinaria sotto l’aspetto professionale. Ho iniziato senza sentirmi allenatore di quella squadra, sono stato a casa sei mesi, sono ritornato e ne sono stato or-goglioso. I due mesi finali credo che abbiano fatto parlare molto del Palermo in Italia, era-vamo quasi riusciti in un’impresa stra-ordinaria”. Avventura rosanero iniziata e finita, ma non costruita: come mai?“Non c’era stato un gran feeling tra tutte le componenti, è stata dura, ma mi pre-me dire che quando cambi cinque volte la giuda tecnica, la squadra una doman-da se la deve porre, ossia se è solo colpa dell’allenatore. Ed è quello che ho detto al mio ritorno. È stata comunque una stagione molto positiva perché se sono qui al Chievo devo dire grazie anche al Palermo”.Ce la può fare quindi Gattuso a far bene a Palermo?“Gli auguro di poter far bene intanto per

il Presidente che ci mette molto del suo, per la città e poi perché ho tanti ragazzi che ho allenato e mi auguro che, anche grazie al Direttore Perinetti, ce la possa fare a tornare subito in Serie A”.Ora il Chievo del Presidente Campe-delli: come mai ha scelto la formazio-ne clivense?“Perché mi hanno voluto fortemente. Mi hanno attratto la serietà ma anche la storia; sarà un’annata importante per la città, avere due squadre in Serie A è molto bello e dovremo farci trovare pronti per regalare la salvezza ai tifosi”.Dai tempi di Varese sembra abbia perso un po’ di spensieratezza: il Chievo è la squadra giusta per torna-re a lavorare col sorriso?“Ho sempre lavorato con il sorriso, cre-do che non si perda mai la spensieratez-za, solamente si diventa più esigenti; c’è la coscienza che la Serie A è difficile e la cura del particolare è troppo importante, per me il campo e gli allenamenti sono determinanti”. Lei è stato un fautore del 4-4-2 ma, so-prattutto da Siena in avanti, più volte ha cambiato modulo…“Ci deve essere l’umiltà di sapere che il calcio non si fa solamente come uno pensa, ci sono tanti modi di fare calcio; ho capito che bisogna togliere qualcosa del proprio io per non prendere grandi legnate e così facendo abbiamo ottenu-

to molti risultati, grazie a ragazzi duttili che hanno saputo trasformare le loro ca-pacità in tanti modi di stare in campo e questo mi ha aiutato anche nell’aspetto professionale”.Cosa apprezza dei suoi giocatori?“Apprezzo la capacità di autocritica e di sapere che fanno un lavoro straordina-rio, devono ritenersi fortunati; il calcia-tore deve essere bravo a capire che per continuare servono sacrifici, bisogna mettersi in discussione gestendo anche momenti negativi. Vorrei tanto che i cal-ciatori capiscano che il calcio si gioca in undici ed essere partecipi di un’annata in Serie A è già di per sè importante”.Lei ha fatto lavori molto “normali”: cosa Le hanno dato?“Un’esperienza di una persona norma-le che deve arrivare alla fine del mese e prendere lo stipendio come la maggio-ranza delle persone; mi ritengo fortuna-to e vorrei dare la possibilità a tante altre persone di poter vivere un sogno come quello che sto vivendo io”.Un suo augurio?“Vorrei fare un saluto a tutte le perso-ne, che trovino la serenità per venire allo stadio perché intanto nel quotidia-no stanno bene, cosa difficile in questo momento, e poi perché riempire gli sta-di è sempre uno spettacolo. Portare tanti bambini allo stadio, questa è la cosa più bella”.

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ordialità, estrema cura dei particolari e una passione viva e costante, nel lavo-ro come in questa intervi-

sta. Carlo Regalia è quello che, con un termine di recente successo, potrem-mo definire un top-player del calcio nostrano, protagonista di un singolare triathlon che dal campo lo ha portato a sedersi in panchina e, infine, dietro alle scrivanie delle società di mezza Italia. Chi meglio di lui avrebbe potuto par-larci della figura del Direttore Sportivo, di cui tanto si discute? Abbiamo fatto due chiacchiere col direttore, il cui ri-sultato è un interessante spaccato del pallone nostrano.

Come definirebbe il ruolo di Diretto-re Sportivo nel calcio moderno?“Penso di essere stato uno dei primi a fare il direttore sportivo, tanto che sono presidente della A.DI.SE da 23 anni. Non credo sia cambiato molto. Diciamo che prima c’era il presidente, il segretario e l’allenatore; in seguito, si sono create nuove figure societarie come il team manager, il direttore del marketing e tante altre. Il DS non svol-ge le stesse mansioni in tutte le società: c’è chi deve curare con maggiore at-tenzione il calciomercato, chi si pone come aiuto importante in particolare all’allenatore, chi fa entrambe le cose e così via”.

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sPeciale - direttore sPortivo di Pierfrancesco trocchi

Il ruolo di DS è passato in secondo piano con la ribalta dei procuratori?“No, al contrario ha maturato ancor maggiore importanza. Ad esempio, fino a 3 anni fa tra A e B erano ben 90. Inoltre, qualche mese fa ho scoperto che alla Juventus lavorano 9 DS. Tutto questo per dire che il DS ha molte più possibilità di lavorare ora, dopo l’av-vento dei procuratori, che prima”.Dopo la sentenza Bosman i calciatori hanno ottenuto molta più voce in ca-pitolo. Secondo lei, il ruolo di DS si è complicato?“Certamente sì, in particolare all’inizio. Il procuratore ha un ruolo determinante quando vengono stipulati contratti o in

AMORe INFINItO

intervista a carlo regalia, decano dei direttori sportivi italiani e Presidente dell’a.di.se da 23 anni.

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sede di discussione del contratto. Come nella vita, ci sono procuratori con cui si lavora meglio e altri con cui si dialoga in modo meno semplice, con cui si è amici o no. Come mi è capitato più di una volta, i problemi sorgono quando un procuratore decide di avere come unico interlocutore il presidente di una società, mettendo in secondo piano il DS. Il procuratore non è un nemico, è una controparte e il DS, che è uomo del presidente, deve farsi rispettare”.Lei dice, quindi, che i procuratori hanno il vizio di sentirsi troppo im-portanti?“La colpa non è loro, ma dei presiden-ti. Il DS, dal canto suo, ha il dovere di non farsi prevaricare, naturalmente in modo corretto”.Tra i DS in carica, chi lavora meglio secondo lei?“Sono convinto che, più si scende di categoria, più bisogna essere preparati, perché aumentano le problematiche. In Serie A, ad esempio, i compiti vengono divisi tra più persone, mentre nei cam-pionati inferiori il DS deve battere il calcio d’angolo e andare subito a colpi-re di testa. Il bravo Direttore Sportivo è quello che riesce a portare un giocatore semisconosciuto a valere tanti milioni, come all’Udinese, dove a questo fine esiste un curatissimo lavoro di orga-nizzazione. Chi ha un budget elevato a disposizione è facilitato nella scelta dei calciatori”.Se lei potesse offrire a un aspiran-te DS i comandamenti del mestiere, cosa direbbe?“Il DS ha l’obbligo di capire che i suoi programmi debbono essere quelli del-la società, ognuna di esse ha le sue dinamiche e le sue esigenze. È fonda-mentale che ci sia fiducia reciproca tra allenatore, DS e presidente, alimentata da un continuo confronto. Il Direttore Sportivo deve fare conoscere le pro-prie idee con onestà, senza temere di prendere decisioni che non piacciono nell’immediato, perché nel tempo ver-ranno apprezzate”.Spesso la stampa non lesina com-menti negativi sul vostro operato.“A me è successo diverse volte di subi-

classe ‘34 (ma l’età biologica è di molto inferiore), carlo regalia è finissimo conoscitore del mondo calcistico, che ha attraversato in tutte le sue forme. centrocampista con buon senso del goal, ha vestito le casacche, tra le altre, di cagliari e Pro Patria. Proprio con i varesini comincerà la sua decennale carriera di allenatore, che lo vedrà anche alla guida di reggina, salernitana e bari. nella città pugliese si affermerà come Direttore sportivo a più riprese tra il 1982 e il 2003, con le parentesi di alessandria e lazio (ben 5 gli anni a roma), scoprendo e consacrando talenti come caricola, zambrotta, Perrotta e cassano. le ultime sue esperienze da dirigente sportivo sono quelle di lecce, Pro Patria e Piacenza, dopo le quali decide di dedicarsi esclusivamente ai compiti di presidente dell’a. Di. se, l’associazione dei Direttori sportivi italiani, di cui fu co-fondatore nel 1976. sono proverbiali l’attenzione e l’acume con cui curava i suoi personalissimi archivi, dove erano annotati i nomi e le caratteristiche di ogni singolo giocatore visionato.

p r a o l a d i t a l e n t s c o u t

Tra i colpi di Regalia anche un certo Zambrotta

re critiche, specie ai tempi del Bari. In particolare, nell’estate del 1997 i gior-nali scrissero che sarebbe servito uno psicologo a chi aveva ideato la squa-dra per la stagione successiva. Poi, nel mercato di gennaio, scoppiò un putife-rio perché non avevamo l’intenzione di comprare un attaccante. Io, d’accordo con Fascetti, fui chiaro: i titolari era-no Ventola, Di Vaio e Flachi, ai tempi nemmeno 60 anni in tre, ma ne cono-

scevamo il valore. C’era chi diceva che non capivamo nulla di calcio. Un conto è giudicare uno spettacolo, un altro è crearlo. In particolare, mi infastidiva e mi infastidisce tuttora notare malafede negli articoli”.Si parlava di Bari, la città che più è legata al suo nome.“Quando ero a Bari ho rinunciato a di-verse proposte importanti pur di rima-nere. Ho avuto la possibilità di lavorare serenamente, con la soddisfazione di vedere i nostri calciatori giocare ad alti livelli”.A tal proposito, quali sono stati i col-pi più importanti in uscita?“Nel 2002, quando retrocedemmo, incassammo qualcosa come 86-87 miliardi dalla vendita di alcuni nostri giocatori. Per giustificare la cifra, basti ricordare che, agli Europei di Porto-gallo, la Nazionale contava 6 elementi passati da Bari. Per esempio, dalla ces-sione di Ventola all’Inter ottenemmo 26 miliardi più il cartellino di Spinesi, ma penso anche ad Amoruso, acquista-to dalla Fiorentina, a Perrotta, Marco-lin, De Ascentis. Poi, naturalmente, c’è Cassano, che la Roma pagò 55 miliardi più D’Agostino, e Zambrotta. Un aned-doto proprio su Zambrotta: quando ancora giocava nel Como, il padre ci disse che Gianluca avrebbe dovuto as-solutamente finire l’ultimo anno di un

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istituto di perito tessile prima di pren-dere una decisione. Lì si pose il proble-ma, perché avevamo già l’accordo con la società. Dissi al presidente: “O lo prendiamo ora o non lo prendiamo più, perché tutti si accorgeranno di quanto è forte”. Lo comprammo, lasciandolo un anno al Como, e 2 anni dopo lo ce-demmo alla Juventus per 27 miliardi e mezzo”.Altri tempi per il Bel Paese. Lei cre-de che il mercato italiano possa com-petere con quello europeo?“È un momento di difficoltà della na-zione e delle società, ma dobbiamo ri-metterci in gioco, come abbiamo fatto sempre, con i nostri giocatori, facendo crescere i nostri vivai. È inutile parlare di giovani se poi non si concede loro lo spazio di cui hanno bisogno o se, addi-rittura, li si vende all’estero”.A proposito di mercato: l’Inter ha venduto Cassano, che lei ha lanciato nel grande calcio. Un ambiente come quello di Parma è quello di cui ha bi-sogno Antonio?“Credo che un attaccante dovrebbe sempre augurarsi di avere di fianco uno come Cassano. Antonio è addirittura esagerato, pensa di più a procurare as-sist che a fare goal, anche se ne avrebbe le qualità visti il suo tiro e la sua tec-nica. Quando riceve palla, sa già dove la deve giocare. Io credo che Amauri

farà più goal di quanti ne abbia fatti a 20 anni. Cassano è stato alla Roma, al Real Madrid, all’Inter e al Milan: non ci è capitato per caso, anche se ha usato soltanto, come dice lui stesso, una parte del suo talento. I rapporti con le socie-tà sono sempre finiti non a causa di un cattivo rendimento, ma per i motivi che tutti conosciamo. Sono convinto che possa fare veramente bene a Parma”.Un’altra sua esperienza famosa fu quella della Lazio. Sembra specializ-zato in recuperi.“Dico spesso che ho avuto fortuna, perché sono sempre capitato in società con difficoltà finanziarie, non ho potu-to fare cavolate, sennò mi avrebbero li-cenziato (ride, ndr). A Roma ho dovuto lavorare con l’ingegno più che con il portafogli, fu un’esperienza partico-lare. La Lazio era appena finita in B, con 9 punti di penalizzazione e i libri contabili in tribunale; insomma, si era ad un passo dal fallimento. La stagione partì male, poi abbiamo fatto un cam-pionato discreto che ci ha costretto allo spareggio per salvarci. Mano a mano, il nostro percorso è migliorato e sono ri-uscito a portare in biancoceleste gioca-tori del calibro di Rubén Sosa, Riedle e Doll. Siamo riusciti ad acquistare anche Gascoigne, che però è rimasto fermo un anno per un brutto infortunio patito in Inghilterra. A mio parere, era

il miglior giocatore del mondo, perché aveva la forza fisica di un tedesco e la classe di un brasiliano; quel lungo stop, però, lo danneggiò, perché gli ha offer-to la possibilità di assecondare il vizio dell’alcool”.Domanda a risposta secca. Il Bari le chiede di tornare: sì o no?“Direi di no, lo sanno, non credo che ora abbiano problemi legati al Diret-tore Sportivo. Sono molto affezionato alla città, ho vissuto a Bari 21 anni ec-cezionali dal punto di vista professio-nale. Ho potuto lavorare insieme ad al-lenatori bravi come Fascetti (2 anni alla Lazio e 5 e mezzo ai Galletti, ndr), con cui ho sempre avuto confronti leali. Fa-scetti è un soggetto difficile, ma se si rende conto di avere a che fare con per-sone serie, si mette contro tutto e tutti pur di difenderle. Anche dei Matarrese ho un ottimo ricordo, mi dispiace che siano inciampati in diverse difficoltà fi-nanziarie. Volevano, per amore, dare al Bari più di quanto disponessero”.Qualcosa che vorrebbe fare e che non ha mai messo in pratica?“A 79 anni ho ancora uno spirito vivace e parlo di calcio con tanto entusiasmo, ma ormai quel che ho fatto, ho fatto”.Giù il cappello, passa Carlo Regalia.

AMORe INFINItOsPeciale - direttore sPortivo

Riedle fu uno dei tanti colpi riusciti in casa Lazio

Di Cassano Regalia pensa tutto il bene di questo mondo, ovunque è andato ha lasciato il segno!

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JUVENTUS PADRONA IN SERIE A, MILAN E NAPOLI LE POSSIBILI SORPRESE

Lotta aperta per un posto in Champions League tra partenopei, Inter, Fiorentina e Roma. Incubo serie B per Livorno, Sassuolo e Verona ma rischiano anche Chievo e Bologna

Un altro campionato dominato dalla Juve. Se si è attesa la fine luglio per conoscere il prossimo calendario della Serie A, il pronostico dei bookie è pronto da un bel po’. La Juventus resta la squadra favorita per il titolo a 1,75, mentre il Milan si piazza al secondo posto a 5,50 ed il Napoli, nonostante Higuain, viene bancato a 8,00. Più distanti in lavagna Inter (11,00) e Fiorentina a 15,00 e la Roma (23,00). Impossibile però il Triplete (campionato-champions-coppa italia) per la formazione di Conte bancato a 101,00 e difficile l’accoppiata campionato-coppa italia a 5,.55. Per quanto riguarda la zona Champions, sembra scontata la qualificazione per gli uomini di Antonio Conte (quota 1,07), così come è bassa la propo-sta per il Milan, in lavagna a 1,75 . Più aperta la lotta per alme-no uno dei primi tre posti tra Napoli, Inter, Roma e Fiorentina: le quote sono rispettivamente di 1,55 per gli azzurri, di 3,33 per l’Inter di Mazzarri, di 3,50 per i giallorossi e di 2,50 per i viola. Il sogno Champions per la Lazio vale invece ben 7 volte la posta. Capitolo retrocessione: il Livorno viene considerato la squadra più a rischio (in B a quota 1,60), poi la lavagna pro-segue con le altre neopromosse Sassuolo (2,00) e Verona (2,50). Partenza in salita anche per Chievo (2,75), Bologna (3,00), Cagliari (3,75) e Atalanta a 3,50.

Le noveLty bets arriveranno in itaLia a fine estateE’ alla firma di Luigi Magistro, vicedirettore dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, il decreto che autorizzerà anche in Italia le novelty bets, le scommesse su avvenimenti di cronaca e costume. Il testo – che ha passato a luglio 2012 lo stand still presso la Commissione Europea – potrebbe subire al-cune modifiche, in particolare potrebbe essere depennata la tassa aggiuntiva dello 0,5% della raccolta che i concessionari avrebbero dovuto pagare (oltre al prelievo ordinario, che in media si aggira poco al di sopra del 4%) come “indennizzo” per i maggiori oneri derivanti dall’ampliamento del palinsesto. La tassa aggiuntiva infatti potrebbe limitare la diffusione di questo prodotto. Una volta firmato dal vicedirettore dell’ADM, il decreto verrà trasmesso alla Corte dei Conti per la registra-zione, e quindi pubblicato in Gazzetta Ufficiale. Con il lan-cio del palinsesto liberalizzato, gli operatori potranno offrire scommesse su qualunque evento (ma non si potrà giocare sulle elezioni politiche italiane, o commercializzare scommes-se che possano risultare discriminatorie o lesive della priva-cy), dovranno però ottenere un’autorizzazione da parte dei Monopoli, che avranno un termine di 30 giorni per approvare la scommessa.

(Le quote sono soggette a variazione)

di Fabrizio Gerolla

Juventus 1,75

Milan 5,50

Napoli 8,00

Inter 11,00

Fiorentina 15,00

Roma 23,00

Lazio 25,00

Altro: 125,00

Vincente Serie AJuventus 1,07

Milan 1,75

Napoli 1,55

Inter 3,33

Fiorentina 2,50

Roma 3,50

Lazio 7,00

Qualificazione Champions League

Si: 101,00

No: 1,01

Juve vincente Campionato-Champions-Coppa Italia

Si: 5,55

No: 1,15

Juve vincente Campionato- Coppa Italia

Livorno 1,60

Sassuolo 2,00

Verona 2,50

Chievo 2,75

Bologna 3,00

Cagliari 3,75

Atalanta 3,50

Retrocessione in serie B

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righe larghe, strette, aderenti, larghe, full colored, in materiale performante... come ogni anno le squadre di calcio presentano a tifosi e addetti ai lavori le

nuove maglie che verranno indossate durante la stagione. l’argomento sembra leggero in realtà dietro la scelta dell’outfit di una squadra ci sono stylist di prim’ordine, basti pensare al giro di soldi che gravita intorno alla vendita delle divise ufficiali e ai ricavi degli sponsor, per capire la portata del topic! vediamo ora le principali casacche della prossima stagione

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sPeciale - le nUove maGlie di tania esposito

quANDO L’ABItO FA IL MONACO!

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carrellata delle principali nuove maglie che i nostri beniamini indosseranno durante la stagione 2o13/2o14

Juventus La nostra carrellata parte ovviamente dai Campioni d’Italia che, in linea con le ten-denze di moda della stagione, strizzano l’occhio ai mitici anni ’80 con la scelta di strisce verticali ovviamente bianche e nere leggermente più strette, scollatura a V profonda con al centro il logo Jeep. Stesso gusto retrò anche per la seconda maglia ispirata alla mitica divisa con la quale la Juve vinse la Coppa delle Coppe nella sta-gione 1983/84; interamente gialla con il colletto macchiato da due strisce bianconere; sponsor in nero e pantaloncini blu a riprendere i colori della città di Torino. Scompa-iono invece le stelle così come la scritta sul colletto “30 sul campo”, archiviando, se dio vuole, la sterile polemica con la Lega Calcio e i processi di Calciopoli.

MilanI rossoneri spiazzano tutti presentando prima sul web la nuova maglia adidas 2013-2014 al grido di “We are Ac Milan”. Scompare il collettone bianco, sostituito da un più ricercato scollo a V, righe più strette che presentano sottili linee nere, bande ros-se e sfarzosi inserti dorati; dorata è anche la terza maglia, con buona pace di Adriano Galliani che non ha mai approvato il look total black della scorsa stagione, a sua detta iellato! La seconda maglia è invece tradizionalmente bianca con dettagli ros-soneri. Le tre strisce adidas sono in oro, colore dominante su tutto l’abbigliamento tecnico della prossima stagione. Il colletto è a girocollo con il bordo inferiore rosso e quello superiore nero. Tra i dettagli destinati ad alimentare le polemiche il tricolore posto sul collo della maglia, il regolamento non lo vieta e la versione ufficiale è che sia stato aggiunto per sottolineare l’orgoglio italiano. A nessuno però è sfuggito che il tricolore è tradizionalmente riservato ai campioni in carica...

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InterLe sirene d’Oriente si fanno sentire anche nella scelta della maglia dei nerazzurri che per la stagio-ne 2013-2014 indosseranno casacche con colletto alla “coreana” aperto e dotato di bottoni! Chissà che non ci sia lo zampino del magnate indonesiano Thohir in questa originale scelta stilistica... Sulla prima maglia spiccano ovviamente le strisce verticali nerazzurre leggermente più strette rispetto al solito mentre la seconda divisa è tradizionalmente bianca e ha lo stesso design della prima, con la differenza dei bordi delle maniche, che richiamano i colori nerazzurri.

LazioDecisamente più “allineata” la scelta della Lazio che alla presenza anche di Pino Insegno, noto sostenitore biancoceleste, ha svelato il nuovo look per la stagione: classico colore celeste con colletto e stemma finemente ricamato a sinistra, opposto al lettering Macron spicca invece la coccarda della Coppa Italia. Il bianco torna sul bordo delle maniche e sui fianchi in micromesh, sui quali è stata disegnata l’aquila stilizzata. La seconda maglia colpisce per il suo giallo acceso rigato tono su tono, una scelta stilistica che richiama la divisa indossata nell’ultima edizione della Coppa delle Coppe del 1998-1999 dove la S.S. Lazio s’impose per 2-1 nella finale contro il Maiorca. Infine la Macron ha voluto realizzare una terza maglia in colore navy, con righe oriz-zontali celesti, un tocco di classe in più!

FiorentinaStemma societario sul cuore per la nuova casacca viola caratterizzata da un colletto a polo chiuso da un tassello nero con tre impunture discrete che formano il tricolore italiano, davvero un dettaglio di classe quello scelto dalla Joma. In centro al petto campeggia ben in evidenza il logo della Mazda. Scompare invece il richiamo a “Save The Children” anche se la società gigliata ha fatto sapere che il sostegno all’associazione benefica continuerà. Stesso outfit scelto per la seconda maglia con base bianca e finiture viola. La terza è invece in un bellissimo color antracite che sostituisce il biancoros-so della passata stagione. Il colletto è viola a polo, da cui partono due bande poste sulle spalle con dettagli viola e oro. Una scelta très chic per la famiglia Della Valle.

RomaUnica la scelta stilistica dei capitolini che quest’anno scenderanno in campo “unbrended” ovve-ro senza uno sponsor tecnico ufficiale. I giallorossi, infatti, dopo aver chiuso il rapporto con la Kappa che li ha vestiti nella stagione dello scudetto e nelle ultime cinque stagioni, ha firmato un contratto per 10 anni con la Nike che partirà però solo dalla stagione 2014-2015. Pertanto la pros-sima stagione la maglia di Capitan Totti, l’ultima che indosserà il numero 10 come confermato al momento della presentazione ufficiale, sarà senza loghi e in perfetto old style (classica la scelta sia delle maniche che del colletto con la scritta sul retro dell’anno di fondazione in numeri romani). Una maglia unica come ha sottolineato il club, destinata ad entrare nella storia!

NapoliClassico azzurro per la prima maglia che non si discosta molto dalla tradizione partenopea. Grande lavoro di fantasia invece per la versione away che quest’anno vedrà l’armata napoletana in assetto mimetico! Pare ci sia anche lo zampino di De Laurentiis nella scelta del tema mimetico, definito camouflage, per la seconda maglia. Un vero azzardo, forse la scelta più rivoluzionaria fin qui ef-fettuata dai club di Serie A. L’azzurro è presente sia sulle maniche che nel colletto, identico alla prima versione. Non c’è che dire quest’anno sarà davvero uno sballo vedere i “guerrieri” napoletani scendere in campo nei campi avversari!della Coppa delle Coppe del 1998/1999 dove la S.S. Lazio s’impose per 2-1 nella finale contro il Maiorca. Infine la Macron ha voluto realizzare una terza ma-glia in colore navy, con righe orizzontali celesti, un tocco di classe in più!

* Al momento di andare in stampa non erano ancora state presentate ufficialmente le nuove maglie di Cagliari, Livorno e Sassuolo.

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sPeciale - le nUove maGlie

ChievoSe la prima maglia non desta tanti clamori, con il classico giallo, la seconda divisa è per lo meno ardita nella scelta del colore, un grigio argento con inserti piombo e banda verticale blu e gialla in cui, all’altezza del petto, campeggia lo stemma scaligero. La linea cromatica è ispirata all’uniforme dei San Francisco Giants, una delle più celebri e vincenti franchigie della Major League Baseball. Originale anche la terza scelta a quarti nero verdi che richia-ma atmosfere ‘Old England’ e in effetti il color verde s’ispira al colore ufficiale delle automobili da gara utilizzate dal British Racing Motors, istituzione negli sport motoristici nonché team degli anni ruggenti della Formula Uno.

CataniaNulla di trascendentale nelle scelte stilistiche dei rossoazzurri che “rischiano” qualcosa solo con la seconda casacca: bianca, presenta una trama rossazzurra nella parte alta, una soluzione per altro già sperimentata negli anni ‘80; completamente rossa infine la terza maglia.

ParmaIl logo del centenario campeggia sul petto dei crociati di Parma che quest’anno avranno una prima maglia bianca con girocollo nero con spacco sul davanti. Il logo Erreà è color oro sia sulle maniche che al centro della croce che, novità della stagione, continua anche nel retro della casacca. wLa seconda divisa s’ispira alla maglia a quarter della Verdi Football Club con un profondo scollo a V come prevede la tradizione. Infine la terza di colore nero con 2 righe diagonali gialla e blu.

hellas VeronaI derby veneti quest’anno saranno stimolanti anche dal punti di vista cromatico, l’Hellas Verona in-fatti punta su un fondo blu notte e banda gialla verticale per la prima maglia, mentre la divisa away quest’anno sarà di un inedito color giallo! Il blu notte per la maglia casalinga è atipico ma non ine-dito, venne infatti già utilizzato nel 1995-1996 quando a disegnare la casacca fu il Presidente Mazzi. Inedito invece il nuovo sponsor degli scaligeri che da quest’anno e per i prossimi quattro saranno griffati Nike!

genoaTocco fashion per i liguri che scelgono un taglio slim fit per la prima maglia, quindi super aderente! Tanti i richiami alla tradizione e alla storia del club: sul colletto campeggia il numero 1893 e al suo interno, sono riportati gli anni dei nove campionati nazionali vinti. Lo scudetto ufficiale con l’em-blema del Grifone è posizionato sul petto, sopra la scritta celebrativa ‘il Club più antico d’Italia’. La maglia Away è un tributo alle origini: total white, con i bordi blu, elegante e vintage!

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quANDO L’ABItO FA IL MONACO!

udineseMaglia a km 0 per l’Udinese che affida alla friulana HS Football, il cui presidente è nello staff bianconero, la realizzazione delle tre maglie dallo styling decisamente classiche. Le tradizio-nali tre righe verticali vengono richiamate in tutte e tre le maglie. La prima divisa è sicuramen-te classica, a righe verticali di cui tre nere e quattro bianche, il colletto a listino. Interessante la striscia nera con profilo giallo che congiunge le due maniche e scorre lungo la schiena; al suo interno le “frecce” di HS Football che somigliano alle celebri chevron di Hummel.

AtalantaGrande restyling per la divisa away dell’Atalanta che quest’anno sarà di un inedito color giallo su cui campeggiano tre vistose righe nere e numeri sul retro con effetto 3D, una scelta che ha fatto storcere il naso ai puristi e che richiama quella utilizzata dal Borussia Dortmund in Champions League... che sia di buon auspicio! Più in linea con la tradizione la prima casacca che avrà righe più strette, sul pet-to il logo societario ai lati gli sponsor Erreà e il tanto criticato Konica Minolta con lo sfondo bianco...

sampdoriaRivoluzione in casa doriana, per la prima volta in 10 anni di sponsorizzazione la Kappa opta per un colletto a polo. Sul petto il logo Baciccia mentre la fascia simbolo blucerchiata si sposta più in basso per lasciare ampio spazio al main sponsor Gamenet. Sia la seconda che la terza divisa, rispettivamente bianca e nera, hanno un colletto a girocollo e la fascia applicata alla stessa altezza di quella casalinga. Tra le curiosità da segnalare la scelta di un materiale tecnico che perfeziona il principio dello “stop stopping”, ovvero la trattenuta degli avversari risulta più evidente. evidente. A buon intenditor poche parole!

BolognaCuriosa la scelta degli emiliani che affidano l’outfit della terza maglia a Caterina, studentessa del-la Scuola Galilei di Sasso Marconi e Maria Luisa e Rebecca, entrambe studentesse della Scuola Cerreta di Bologna, loro sono le vincitrici del concorso indetto tra tutti i tifosi rossoblu, invitati a disegnare una maglia che richiamasse lo storico scudetto della stagione 1963-64, conquistato nell’indimenticabile spareggio contro l’Inter di Herrera. Le tre ragazze si sono aggiudicate la sfida ideano una maglia verde dove saranno i nomi dei giocatori di quel grande Bologna. Meno rivolu-zionaria la scelta della maglia home che mantiene i colori sociali alternati in bande verticali e la divisa away bianca con bande diagonali rosse e blu.

torinoScelta vintage per il Toro che torna ad un girocollo bianco su cui svetta un classicissimo colletto a polo. Il bianco borda anche le maniche della prima divisa ovviamente color amaranto sul cui petto è ricamato, sempre in bianco, uno scudo e il classico toro rampante. Le altre due maglie hanno un normale colletto a girocollo, la versione away total white con collo e maniche amaranto e la terza divisa invece torna un azzurro più chiaro rispetto all’anno precedente su cui campeggia il solo toro rampante senza scudo. Il colore celeste è un omaggio al Manchester City.

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serie a - calendario 2o13/2o14 tUtte le Giornate della staGione a Portata di mano!A25-ago 1a giornata 19-gen

and. rit.

cagliari - atalanta

Fiorentina - catania

H. verona - Milan

inter - Genoa

lazio - Udinese

livorno - roma

napoli - bologna

Parma - chievo

sampdoria - Juventus

torino - sassuolo

01-set 2a giornata 26-gen

and. rit.

atalanta - torino

bologna - sampdoria

catania - inter

chievo - napoli

Genoa - Fiorentina

Juventus - lazio

Milan - cagliari

roma - H. verona

sassuolo - livorno

Udinese - Parma

22-set 4a giornata 09-feb

and. rit.

atalanta - Fiorentina

bologna - torino

cagliari - sampdoria

catania - Parma

chievo - Udinese

Genoa - livorno

Juventus - H. verona

Milan - napoli

roma - lazio

sassuolo - inter

25-set 5a giornata 16-feb

and. rit.

bologna - Milan

chievo - Juventus

inter - Fiorentina

lazio - catania

livorno - cagliari

napoli - sassuolo

Parma - atalanta

sampdoria - roma

torino - H. verona

Udinese - Genoa

06-ott 7a giornata 02-mar

and. rit.

bologna - H. verona

catania - Genoa

chievo - atalanta

inter - roma

Juventus - Milan

lazio - Fiorentina

napoli - livorno

Parma - sassuolo

sampdoria - torino

Udinese - cagliari

20-ott 8a giornata 09-mar

and. rit.

atalanta - lazio

cagliari - catania

Fiorentina - Juventus

Genoa - chievo

H. verona - Parma

livorno - sampdoria

Milan - Udinese

roma - napoli

sassuolo - bologna

torino - inter

15-set 3a giornata 02-feb

and. rit.

Fiorentina - cagliari

H. verona - sassuolo

inter - Juventus

lazio - chievo

livorno - catania

napoli - atalanta

Parma - roma

sampdoria - Genoa

torino - Milan

Udinese - bologna

29-set 6a giornata 23-feb

and. rit.

atalanta - Udinese

cagliari - inter

catania - chievo

Fiorentina - Parma

Genoa - napoli

H. verona - livorno

Milan - sampdoria

roma - bologna

sassuolo - lazio

torino - Juventus

27-ott 9a giornata 16-mar

and. rit.

bologna - livorno

catania - sassuolo

chievo - Fiorentina

inter - H. verona

Juventus - Genoa

lazio - cagliari

napoli - torino

Parma - Milan

sampdoria - atalanta

Udinese - roma

28 set 2013calcio2000

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tUtte le Giornate della staGione a Portata di mano!

30-ott 10a giornata 23-mar

and. rit.

atalanta - inter

cagliari - bologna

Fiorentina - napoli

Genoa - Parma

H. verona - sampdoria

Juventus - catania

livorno - torino

Milan - lazio

roma - chievo

sassuolo - Udinese

03-nov 11a giornata 26-mar

and. rit.

bologna - chievo

H. verona - cagliari

lazio - Genoa

livorno - atalanta

Milan - Fiorentina

napoli - catania

Parma - Juventus

sampdoria - sassuolo

torino - roma

Udinese - inter

24-nov 13a giornata 06-apr

and. rit.

bologna - inter

H. verona - chievo

livorno - Juventus

Milan - Genoa

napoli - Parma

roma - cagliari

sampdoria - lazio

sassuolo - atalanta

torino - catania

Udinese - Fiorentina

01-dic 14a giornata 13-apr

and. rit.

atalanta - roma

cagliari - sassuolo

catania - Milan

chievo - livorno

Fiorentina - H. verona

Genoa - torino

inter - sampdoria

Juventus - Udinese

lazio - napoli

Parma - bologna

15-dic 16a giornata 27-apr

and. rit.

catania - H. verona

chievo - sampdoria

Fiorentina - bologna

Genoa - atalanta

Juventus - sassuolo

lazio - livorno

Milan - roma

napoli - inter

Parma - cagliari

Udinese - torino

22-dic 17a giornata 04-mag

and. rit.

atalanta - Juventus

bologna - Genoa

cagliari - napoli

H. verona - lazio

inter - Milan

livorno - Udinese

roma - catania

sampdoria - Parma

sassuolo - Fiorentina

torino - chievo

10-nov 12a giornata 30-mar

and. rit.

atalanta - bologna

cagliari - torino

catania - Udinese

chievo - Milan

Fiorentina - sampdoria

Genoa - H. verona

inter - livorno

Juventus - napoli

Parma - lazio

roma - sassuolo

08-dic 15a giornata 19-apr

and. rit.

bologna - Juventus

cagliari - Genoa

H. verona - atalanta

inter - Parma

livorno - Milan

napoli - Udinese

roma - Fiorentina

sampdoria - catania

sassuolo - chievo

torino - lazio

06-gen 18a giornata 11-mag

and. rit.

catania - bologna

chievo - cagliari

Fiorentina - livorno

Genoa - sassuolo

Juventus - roma

lazio - inter

Milan - atalanta

napoli - sampdoria

Parma - torino

Udinese - H. verona

12-gen 19a giornata 18-mag

and. rit.

atalanta - catania

bologna - lazio

cagliari - Juventus

H. verona - napoli

inter - chievo

livorno - Parma

roma - Genoa

sampdoria - Udinese

sassuolo - Milan

torino - Fiorentina

29set 2013calcio2000

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30 set 2013calcio2000

ltima tappa di un lungo girovagare. David Di Mi-chele, attaccante classe 76’, è uno dei pochi ‘Hi-

ghlander’ rimasti nel calcio italiano. Tornato alla Reggina lo scorso genna-io, si è rivelato decisivo per la salvezza degli amaranto, confermando di avere ancora i guizzi e l’imprevedibilità degli anni migliori. L’obiettivo, adesso, è quello di festeg-giare in modo degno i cento anni della società calabrese. A trentasette anni compiuti, l’attaccante nato a Guido-nia non vuole saperne di appendere le scarpette al chiodo. Obiettivi, stimoli e passione rinviano il sipario a data da destinarsi… Tante maglie indossate, dalla Lodi-giani alla Reggina. L’Italia girata da Nord a Sud, l’esperienza in Inghil-

terra. Un modo per assecondare l’i-stinto funambolico o cos’altro? “Dietro ogni trasferimento c’è stata una ragione precisa. Talvolta non ho avver-tito la fiducia della società, o mancava il giusto feeling con l’allenatore. In al-cuni casi mi sarei fermato più a lungo, ma non è stato possibile”.Di una lunga carriera, quali le emo-zioni più forti e le esperienze mag-giormente significative? “La Champions League con l’Udinese, la maglia azzurra della Nazionale, gli anni vissuti a Reggio Calabria e Lecce, sono questi i ricordi più emozionanti”.Con Totti sei il portabandiera del calcio anni 90’, oramai in via di estinzione. Cosa ha lasciato la vostra generazione a quella attuale e, se si può fare un raffronto, quali sono le differenze maggiori?

u

serie b - david di michele di Pasquale romano

”Spero che la nostra generazione ab-bia lasciato una traccia positiva, dalla quale i più giovani possano trarre inse-gnamento. Allenarsi a 37 anni con l’en-tusiasmo di un ragazzino della Prima-vera, è questo l’augurio che faccio ai giovani calciatori d’oggi, in un’epoca che rischia di perdere certi valori”.Sei dietro solo a Del Piero tra i gioca-tori in attività della classifica marca-tori della Coppa Italia, venticinque reti a ventiquattro. Il sorpasso è tra i tuoi obiettivi stagionali? “Spero possa succedere, ho a disposi-zione questa stagione per provare a su-perarlo. È comunque una gratificazione enorme per la mia carriera, tra le soddi-sfazioni maggiori”.Sarai ricordato anche per il rigore parato a Vucinic in Lecce-Udinese, evento più unico che raro. Possibile

IL RItORNO DI Re DAVID

B

intervista a di michele, pronto a trascinare una reggina che si propone come mina vagante della serie bwin.

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31set 2013calcio2000

grazie alla fortuna o all’istinto?“Siamo in pochi effettivamente a essere nel ‘club dei pararigori’, è un qualcosa da raccontare un giorno ai nipoti. C’è stato un mix delle due cose, quando ho visto Vucinic sul dischetto ho spe-rato mi calciasse addosso (ride, ndr). Fortunatamente è andata bene, ricordo quell’episodio con affetto anche perché ci ha permesso, al ritorno, di superare il turno”.Da attaccante di razza, qual è stato il più forte collega ammirato sul ret-tangolo verde?“Ne ho incontrati tanti, ma dico Fran-cesco Totti. È un esempio dentro e fuo-ri dal campo, sono orgoglioso di aver-lo conosciuto. È un ragazzo d’oro, un giocatore eccezionale, da tifoso della Roma lo ringrazio per tutto quello che ha fatto con la maglia giallorossa”.La parentesi di Udine rappresenta quel trampolino mancato verso il go-tha del calcio italiano?“Dopo la stagione 2004-2005 (15 reti in campionato e 6 in Coppa Italia, ndr) mi sentivo al top, pronto per una gran-de occasione. Purtroppo non è arrivata, credo anche per colpe non mie. Quan-do vedi alcune promesse non mantenu-te, perdi stimoli fondamentali”.L’esperienza in Inghilterra con il West Ham cosa ti ha lasciato e come

ti ha arricchito?“Il calcio inglese regala sensazioni indescrivibili, credo sia il più emozio-nante in Europa. Vivono questo sport in modo unico: poco stress, nessuna pole-mica, stadi pieni di famiglie e bambini. Quando scendevo in campo avevo una carica speciale, mai provata prima”.Il calcio italiano, negli ultimi anni, ha perso posizioni in quanto ad appeal e a forza economica. Solo con sceicchi e americani si potranno colmare le distanze da Inghilterra e Germania?“Purtroppo non esiste una cura certa-mente efficace. I soldi portati da investitori stranieri danno una forza economica importan-te nell’immediato, bisogna capire però cosa succederà quando decideranno di chiudere questo tipo di esperienza. Chi potrebbe accollarsi simili spese? Puntare sui giovani italiani è una scelta più sensata, anche se la strada verso i top club stranieri si allunga”.Prandelli prova a contrastare il do-minio spagnolo puntando sui giova-ni, scelta obbligata?“Credo di sì. Serviva un ricambio ge-nerazionale, il commissario tecnico ha

avuto coraggio a lanciare diversi giova-ni ed esordienti. L’Europeo e la recente Confederations Cup hanno dimostrato che siamo sulla buona strada, bisogna continuare a puntare sui migliori talenti italiani”.Di Michele e la Reggina, una storia d’amore risbocciata all’improvviso. Sei tornato in Calabria spinto prin-cipalmente da cosa? “Il feeling con la piazza e il presidente Foti è sempre rimasto forte. Ogni volta che ero sul mercato ricevevo la chia-mata del presidente amaranto, in pre-cedenti occasioni avevo già preso ac-cordi con altre società. Stavolta invece il ritorno alla Reggina è stato possibile, ho accettato subito e con entusiasmo la sua proposta”.Senza i tuoi gol, difficilmente la Reg-gina si sarebbe salvata, difficoltà non previste a inizio anno. Dovute a quali fattori?“Credo abbia influito la poca esperien-za del gruppo, non a caso la società è intervenuta nel mercato invernale in-gaggiando me e Colucci. I giovani sono importanti ma credo debbano essere sostenuti da 4-5 giocatori più esperti,

Per David sei presenze con la maglia azzurra

Anche un’esperienza in Premier per Di Michele

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32 set 2013calcio2000

il comune denominatore è la voglia di andare in gol, nonostante la carta d’identità. non c’è solo David Di Michele tra i bomber senza età del campionato cadetto: a empoli la scorsa stagione si è sognato grazie a tavano e Maccarone. entrambi classe 79’, hanno trascinato la squadra toscana sino a un passo dalla promozione. Quaranta i gol segnati dalla coppia evergreen: 23 (compresi i play-off) per tavano, 17 per ‘big Mac’, il difficile adesso sarà confermarsi, anche perché il suggeritore saponara è passato al Milan. sansovini vola anche senza zeman. in molti avevano dato gran parte dei meriti al tecnico boemo, per l’ottima stagione disputata dall’attaccante classe 80’ con la maglia del Pescara. Passato allo spezia, la musica invece non è cambiata. venti le reti siglate, nonostante la difficile stagione vissuta dai liguri e le molte panchine con cagni, il quale nell’ultima parte di stagione gli ha spesso preferito okaka. l’airone è tornato a volare. reduce da qualche stagione non esaltante, caracciolo ha ritrovato la vena realizzativa degli anni migliori. i diciassette i gol realizzati nello scorso campionato dal centravanti classe 81’ hanno permesso alle rondinelle di centrare i play-off, il livorno però si è dimostrato un ostacolo insormontabile. succi, ritorna la gioia. Dopo un campionato passato quasi interamente in infermeria, l’attaccante classe 81’ è rinato in quel di cesena. Quindici i centri stagionali, la formazione romagnola difficilmente avrebbe centrato la salvezza senza il suo fondamentale apporto, attaccante che (salvo guai fisici) in serie b è una garanzia. Di nardo e bruno, i gol della campania. entrambi classe 79’ e nati a napoli e dintorni, Di nardo e bruno hanno contribuito alle salvezze di cittadella e Juve stabia. sette centri a testa, per bruno un bottino esiguo se confrontato con i 38 gol realizzati in due stagioni con la maglia del Modena. Foscarini ha colto l’attimo con Di nardo: per lunghi tratti della stagione in panchina, l’ex attaccante del Padova è sbocciato in primavera, contribuendo sensibilmente alla salvezza ottenuta all’ultimo respiro dalla formazione veneta.

B o m b e r s e n z a e t à a n c h e i n B

che possano aiutarli e consigliarli”Il ritorno di Atzori dopo le negative esperienze con Sampdoria e Spezia, la voglia di Foti di allestire una squa-dra competitiva per il centenario. Avverti la voglia di riscatto che vi accomuna?“La comunione d’intenti non potrà che farci bene, tutte le componenti tecniche e societarie sono animate dalla voglia di riscatto. Dovremo creare un gruppo compatto, credo sia quella la chiave di volta per disputare una stagione importante”.La tua stagione però non è iniziata nel migliore dei modi…“Vero, mi sono dovuto fermare per un’ernia. L’intervento di routine è per-fettamente riuscito, mi dispiace soltan-to di non poter effettuare la preparazio-ne con i compagni. Punto a rientrare il prima possibile, spero di farcela per l’inizio del campionato”.Lasciare una traccia visibile nel cen-tesimo anno della Reggina sarebbe il perfetto atto conclusivo di una lunga carriera…“Non capita tutti i giorni di poter fe-steggiare i cento anni della società. Assieme ai miei compagni vogliamo

serie b - david di michele IL RItORNO DI Re DAVID

dare un segnale forte alla città e ai tifo-si, grazie al loro sostegno potremo di-sputare un campionato all’altezza della storia di questo club”.Il sipario si avvicina, con quale veste ti piacerebbe rimanere nel mondo del calcio?“Sino a quando mi diverto e non sfigu-

ro, voglio continuare a giocare. In fu-turo mi vedo ancora alla Reggina, ad allenare i ragazzi mettendo al loro ser-vizio la mia lunga esperienza nel mon-do del calcio. Spero che il presidente Foti mi conceda questa opportunità, poi saranno le ambizioni e le mie capa-cità a decidere il percorso”.

Di Michele con la maglia dell’Udinese contro il Barcellona in Champions

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33set 2013calcio2000

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34 set 2013calcio2000

essuna retrocessione in Prima Divisione, play-off a nove squadre e un numero elevatissimo di

compagini che scenderanno in Serie D al termine del prossimo campionato di Seconda Divisione. La Serie C a girone unico fortemen-te voluta dalla Lega Pro nascerà con la stagione 2014/2015 e nel prossimo campionato tutta la terza serie attraver-serà un inusuale periodo di transizione condito da nuove regole sui giovani che stanno facendo molto discutere, soprattutto i vertici dell’associazione italiana calciatori.

POCHI MA BUONII campionati di Lega Pro per la sta-gione che inizierà il prossimo settem-bre saranno composti da 33 squadre complessive in Prima Divisione e 36 squadre in Seconda Divisione. La crisi ha avuto un effetto tangibile anche nel mondo del calcio, se si considera che fino a qualche anno fa le squadre nella ex C2 erano 44. L’obiettivo della Lega è quello di formare una Lega Pro a girone unico a 60 squadre con tre gironi da 20 ciascuno. Per fare ciò dovranno essere tagliate nove squadre in più di quelle che normalmente retrocedono dalla B alla Prima e dalla Prima alla Seconda.

N

leGa Pro di nicolò bonazzi

Per questo motivo il prossimo campio-nato sarà differente rispetto al passato. In Prima Divisione non ci sarà alcuna retrocessione mentre ai playoff andran-no otto squadre invece che quattro. Il fatto di non vedere squadre scendere in Seconda comporta due conseguenze immediate: meno pressioni sul campo e motivazioni che potrebbero venir meno nonostante gli incitamenti degli allenatori. I playoff, invece, saranno una lotteria ben più lunga che accen-derà sicuramente un mini-campionato a parte. Sostanzialmente la lunghezza degli spareggi è raddoppiata e per que-sto potrebbe succedere di tutto. La for-

PRO-ReVOLutION

dal prossimo anno cambieranno parecchie cose in lega Pro. vediamo come…

LP

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35set 2013calcio2000

mula degli spareggi è sempre la stessa e una sola squadra verrà promossa in Serie B, oltre la prima classificata. In Seconda, invece, non essendoci pro-mozioni, tutte le squadre che non re-trocederanno faranno parte della nuova Lega Pro a girone unico.

18 ALL’INFERNORetrocederanno in D complessivamen-te diciotto squadre: le ultime sei di ogni girone e altre due società per girone al termine di playout che verranno dispu-tati fra quelle squadre che si piazze-ranno fra il nono e il dodicesimo posto compresi. Il quadro è diverso rispetto all’anno scorso e questa situazione ha creato qualche perplessità, soprattutto in Seconda Divisione. Questi criteri di retrocessione stanno spaventando molte società che sono ora attente ad ogni minimo dettaglio per far parte a tutti i costi della futura Serie C a giro-ne unico. A settembre 2014, quindi, la nuova Serie C che si presenterà ai na-stri di partenza sarà una categoria più omogenea ed equilibrata. Si potranno quindi costituire gironi con squadre più vicine tra loro facendo risparmiare alle società denaro in vista delle trasferte e si potranno stilare calendari senza sco-mode giornate di riposo e senza paura di fusioni e fallimenti, presto coperti da una delle tante squadre che verranno retrocesse in una Serie D più ampia e più florida.

SPAZIO AI GIOVANIAl di là di questo, però, un fattore che potrà sconvolgere i vari campionati è quello legato alle regole degli under. Da quest’anno la Lega Pro ha introdot-to due assiomi fondamentali: il primo è che le squadre di terza serie, per ri-cevere i contributi federali, dovranno avere una rosa con età media pari a 24 anni per la seconda e 25 per la prima divisione. Il secondo, invece, riguarda i giovani da schierare. I contributi ver-ranno assegnati anche in base al minu-taggio maturato dai giovani che dovrà essere ripartito nel seguente modo: se il minutaggio dei giocatori nati nel 1991 dovesse essere preponderante allora la

società riceverà il 60% dei contributi federali, mentre se i giocatori più uti-lizzati sono quelli del 1992 allora i con-tributi saranno nella misura dell’80%. Il ragionamento prosegue in questo modo: 1993 (100%), 1994 (120%) e 1995 (140%). Il metodo di calcolo, però, è complesso, visto che verranno valutate anche le situazioni miste. In ogni caso i centomila euro di contributi federali erogati dalla Lega Pro fanno comodo a molte squadre che, pertan-to, stanno già agendo per cercare di assicurarseli. Il problema principale di questa regola, contestato dal presidente dell’A.I.C. Umberto Calcagno, è che questi vincoli tagliano fuori moltissimi giocatori che a 27-28 anni sono costret-ti a trovarsi una squadra in D oppure a smettere di giocare perché nessuna so-cietà offre loro un contratto.

PRIMAVERA ADDIOCon queste regole (e questa crisi) le squadre attingono a piene mani dai vivai dei grandi club. Società come Roma, Juventus e Milan possono far maturare i propri giovani in un cam-pionato difficile come quello di Lega Pro che potrebbe ergerli a nuovi pro-tagonisti. Sono poche le squadre che si possono permettere certi ingaggi e certi giocatori che non rientrano nei

parametri anagrafici e sono molti i gio-catori che, appena possono, fuggono in Serie B, all’estero, o smettono di gio-care (è il caso di Luca Franchini, difen-sore del Monza che a 29 anni decide di proseguire gli studi con un Master in lingua inglese). Un’altra faccia della medaglia, evidenziata da molti addetti ai lavori, è che la meritocrazia sareb-be vicina alla scomparsa. Con le re-gole ferree sui giovani i ragazzi sono “obbligati” a giocare, a discapito di giocatori più esperti che servirebbero per fare amalgama con il gruppo dei ragazzini e che servirebbero per dare quel tocco di esperienza che inevi-tabilmente manca a giocatori di età compresa fra i 18 e i 20 anni. Molti dirigenti e calciatori hanno lamentato un livello che potrebbe drasticamente (e inevitabilmente) diminuire e il calo sarebbe, manco a dirlo, collegato con le volontà della Lega Pro. In una re-cente intervista Mario Macalli, presi-dente di Lega Pro, ha dichiarato che almeno 40 società di terza serie sono virtuose e, quindi, probabilmente non faranno ricorso alle regole per otte-nere i contributi federali. In ogni caso queste regole non sembrano aver sod-disfatto gli addetti ai lavori e quindi, molto probabilmente, continueranno a far discutere.

Tra le tante novità di questa Lega Pro anche le prime due giornate in notturna

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36 set 2013calcio2000

uccessi e insuccessi, gioie, vittorie…ma anche scon-fitte. Questo è il gioco del calcio, questa è la nostra

passione. Recita così il racconto della storia dell’U.S. Inveruno una società storica nata nel primissimo dopoguerra e che ancora oggi battaglia sul campo con la stessa caparbietà e la medesima passio-ne. Quest’anno però qualcosa nell’aria è cambiato. Dopo tre anni di faticosi tentativi alla fine la soddisfazione è ar-rivata e sarà Serie D! Dopo 50 anni i gialloblù sono riusciti nell’impresa e si

preparano a vivere un anno incredibi-le, carico di responsabilità ma anche di emozioni. “Il paese è in fermento, con ansia si attende il 1° Settembre 2013”, ci racconta il Mister, Roberto Gatti, alla guida di un gruppo che sta giorno dopo giorno prendendo forma, grazie al grande lavoro svolto dalla società e dal ds Davide Raineri. “La società sta lavorando molto bene per allestire una squadra competitiva – spiega Gat-ti – anche se voglio subito dire che il nostro obiettivo è la salvezza”. Stessa prudenza da parte del neo ds gialloblù, giunto a Inveruno dopo le esperienze a

s

serie d - inverUno di tania esposito

Lecco, Verbano e Solbiatese, il quale non nasconde qualche preoccupazio-ne per il passaggio di categoria: “Un po’ di preoccupazione è normale che ci sia, il palcoscenico è importante ma i giocatori che abbiamo in rosa sono tutti abituati a questo tipo di categoria. I giovani sicuramente subiranno qual-che pressione in più o meglio avranno molta più curiosità rispetto agli altri, ad ogni modo sarà sicuramente un anno ricco di emozioni. È normale alla vigi-lia di un debutto così importante par-lare di salvezza ma non precludiamoci altri orizzonti, vedremo passo dopo

ChI LA DuRA LA VINCe

dopo 5o anni di astinenza e attesal’U.s. inveruno torna in serie d coronando il sogno di migliaia di tifosi

D

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37set 2013calcio2000

ChI LA DuRA LA VINCepasso fino dove potremo arrivare”.Piedi piantati ben per terra, del resto non potrebbe essere altrimenti, anche se l’arrivo di Fabio Demasi, centro-campista classe 1989, già protagonista in Serie D con Solbiatese e Seregno, ha già esaltato la piazza. “È un giocatore importante, che potrà darci una bella mano anche nella gestione dello spo-gliatoio”, commenta il Mister. Tra le novità della prossima stagione di Serie D ci sarà l’istituzione della cosìdet-ta “panchina lunga”. Si tratta di una novità che consentirà di portare nove calciatori in panchina il quali potran-no essere indicati nella distinta di gara. Un’occasione in più per buttare nella mischia i tanti giovani in attesa di una chance e a Inveruno, per tradizione, ab-bondano sia giovani che giovanissimi; il vivaio dell’U.S. Inveruno è infatti cresciuto in maniera esponenziale nel corso dell’ultimo decennio, ottenendo anche molte soddisfazioni (basti conta-re la recente vittoria degli Juniores per il secondo anno consecutivo del Tor-neo Intercil Memorial Bettinelli che ha regalato tante soddisfazioni a staff e tifosi). “I giovani da sempre sono il sale di questa società, ci danno il giusto entusiasmo e sono fondamentali anche a superare i momenti di crisi”, sottoli-nea Gatti. Il mercato comunque non è

ancora concluso assicura il ds Raineri: “Servono ancora un paio di innesti: un difensore centrale o forse due, va rin-forzato anche l’attacco con una punta. Tra i papabili in difesa stiamo valutan-do Giacomoni del Bra e in attacco mi sarebbe piaciuto Chiurato ma è fuori budget per noi. Ad ogni modo prima che inizi la preparazione il mister avrà a disposizione la rosa completa”. Tra le riconferme invece spicca quella di Jonathan Broggini, dopo essere stato acclamato a furor di popolo “giocatore dell’anno”, il bomber ripagherà la fidu-cia a suon di moneta pesante (in tre sta-gioni ha segnato la bellezza di 97 reti), ne è sicuro coach Gatti: “Tra tutti chi sicuramente non sfigurerà in Serie D sarà proprio lui, è un giocatore di gran-dissima qualità e sono sicuro che con-tinuerà a fare gol come ha sempre fatto in queste stagioni”. Musica per i tanti tifosi gialloblù chiamati quest’anno a sostenere più che mai la loro squadra: “Inveruno vanta una tifoseria numero-sa (quasi 600 i followers sulla pagina di Facebook) e soprattutto calda che non mancherà di farci sentire la pro-pria vicinanza”, rassicura Gatti. Ne è convinto anche Raineri: “La tifoseria è sicuramente adatta ad un palcoscenico come la Serie D, in paese c’è un’aria di attesa trepidante, mi fermano in conti-nuazione, vogliono sapere degli acqui-

sti, è gente curiosa e per certi versi an-che passionale”. Il viaggio sarà dunque entusiasmante ma anche ricco di insi-die tra queste Raineri ne individua due: “Secondo il mio modestissimo parere, nel girone B, ha fatto un ottimo lavoro il Seriate, non doveva iscriversi e inve-ce è molto attiva e ha messo a segno colpi importanti, anche la Pro Sesto sta facendo innesti giusti per il resto chi vivrà vedrà!”. I primi impegni ufficiali per la Prima Squadra inizieranno il 18 agosto con il 1° turno di Coppa Italia Serie D, poi dal 1° settembre spazio alle emozioni, quelle vere, quelle attese da lunghi anni di sudata gavetta!

I NUMERI DELLA STAGIONECon 81 punti e il secondo posto in clas-sifica l’U.S. Inveruno ha staccato un biglietto per la Serie D dopo 3 anni di tentativi dove però non sono mancate le soddisfazioni come la vittoria della Coppa Italia regionale vinta sul neutro di Lecco contro il Ciserano. Il sigillo di una stagione chiusa con il miglior at-tacco 95 gol fatti (34 portano la firma del bombe Broggini, 22 di Sarr, 11 di Cò) e 16 vittorie consecutive, un filotto che ha sbaragliato la concorrenza. Inol-tre delle 26 vittorie su 34 partite, 10 sono terminate con almeno 3 gol fatti e 10 con 4 o più gol... segno di una squa-dra decisamente votata all’attacco!

CreditPhoto:U.S.Inveruno

Tra le soddisfazioni più grandi la Coppa Italia di categoria vinta nel 2011

Broggini è il bomber di casa, l’asso nella manica di coach Gatti

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38 set 2013calcio2000

hi di noi non ricorda Ivan Drago, il celebre pugile so-vietico che con sguardo mi-naccioso e pugni d’acciaio

spaventò e non poco Sylvester Stallo-ne e tutto l’Occidente in uno dei più fortunati episodi della saga di Rocky? Proprio in quegli stessi anni di guerra fredda e di un mondo diviso in blocchi contrapposti, l’eco delle imprese di un altro campione made in CCCP trava-licava la Cortina di Ferro e giungeva fino a noi. Non era biondo e muscoloso come Ivan Drago. Era moro, magro e slanciato, ma il sangue freddo e il tono

C

miti del calcio - Rinat dasaev di Luca Gandini

L’INVALICABILe CORtINA DI FeRRO

Quando falce e martello sventolavano sulla Piazza Rossa, la sicurezza del cremlino era in buone mani: quelle di Rinat dasaev, emblema di un’epoca e di un mondo che oggi non esiste più.

cupo della voce erano gli stessi del pu-gile. E anziché parare i micidiali mon-tanti di Rocky, l’altro eroe volava da un palo all’altro per respingere gli attac-chi, non meno devastanti, di Marco van Basten, Zico e Michel Platini. Diretta-mente dalla foce del Volga, ecco Rinat Dasaev, portiere simbolo degli anni ‘80 e di una Nazionale che, pur senza vin-cere nulla, seppe comunque riscuotere il rispetto e l’ammirazione di tutti gli appassionati.

L’UOMO DI ASTRAKHANAstrakhan, città della Russia meridio-

nale sul delta del Volga, a due passi dal confine con il Kazakistan. È qui che, il 13 giugno 1957, nacque Rinat Fajzrachmanovič Dasaev. Figlio di una famiglia operaia di etnia tartara, ini-ziò a coltivare l’amore per lo sport sin dall’infanzia. Sarebbe forse diventato un campione di nuoto, se un infortunio alla mano non lo avesse convinto a de-dicarsi al calcio. Tutto iniziò un po’ per caso: le prime partitelle con gli amici e le prime parate nei giardinetti sotto casa, lui che, essendo il più giovane di tutti, veniva sempre messo in porta, quasi un pegno da pagare per entrare

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39set 2013calcio2000

a far parte della compagnia. E invece si capì che Rinat ci sapeva fare davve-ro. Il padre, uno che ci vedeva lungo, lo iscrisse alla scuola calcio dell’FC Volgar, la compagine più famosa della città, e così, a 18 anni, ecco l’esordio in prima squadra. Non il massimo della vita, d’accordo, visto che il Volgar era un club dalle modeste tradizioni che viveva ai margini dei grandi palcosce-nici, ma senz’altro una buona vetrina in cui Rinat poté esibire tutto il suo for-midabile talento. E infatti non impiegò molto ad attirare l’attenzione su di sé. Lo notò lo Spartak Mosca, la “squadra del popolo”, una grande del calcio so-vietico caduta un po’ in disgrazia dopo la clamorosa retrocessione del 1976. Il suo nuovo allenatore, Konstantin Be-skov, era stato a lungo compagno di Lev Yashin, il portierone capace di vin-cere il Pallone d’Oro nel 1963, e sape-va riconoscere subito i grandi numeri 1. Dasaev poteva essere l’uomo giusto per la rinascita. Il 23 maggio 1978, l’asso di Astrakhan debuttava ufficial-mente in campionato con la nuova, pre-stigiosa casacca. Fu una stagione posi-tiva, chiusa con un quinto posto che non solo metteva fine a un periodo di delusioni, ma che candidava anche lo Spartak al ruolo di protagonista in vista dell’anno successivo.

SOVIET SUPREMOIl 1979 segnò infatti la definitiva esplo-sione di Rinat Dasaev. Grazie alle sue parate, lo Spartak si laureò campione dell’Unione Sovietica dopo un memo-rabile testa a testa con la Dinamo Kiev, mentre a settembre arrivò la prima presenza in Nazionale in un’amichevo-le con la Germania Est. Il grande ap-puntamento a cui lui e tutto il popolo sovietico tenevano maggiormente era però l’Olimpiade di Mosca ‘80, l’edi-zione del boicottaggio americano. C.t. dei padroni di casa era proprio Kon-stantin Beskov, l’uomo che aveva por-tato Dasaev allo Spartak e che aveva fatto di lui un pilastro della Nazionale. Fu, in verità, un’avventura piuttosto deludente. I sovietici, grandi favoriti

della vigilia, dopo una partenza a razzo si erano arenati in semifinale contro la Germania Est e avevano dovuto accon-tentarsi della medaglia di bronzo. Era un periodo controverso, quello. L’iso-lamento internazionale in cui viveva il Cremlino non permetteva ad appas-sionati ed addetti ai lavori di conoscere fino in fondo le reali potenzialità del calcio giocato a Mosca e dintorni. Fu dunque una sorpresa un po’ per tutti osservare l’alto livello tecnico mo-strato dalla Nazionale ai Mondiali di Spagna ‘82. Trascinata dalla classe di Oleg Blokhin, un attaccante elegante e rapidissimo, e, soprattutto, da un Da-saev in vena di miracoli, l’Unione So-vietica superò il primo turno e approdò nel successivo gironcino dei quarti di finale con Polonia e Belgio, dove solo una differenza reti sfavorevole le im-pedì di affrontare l’Italia in semifinale. Dasaev divenne “La Cortina di Ferro” e fu unanimemente riconosciuto come il miglior portiere del Mundial, insieme al nostro Zoff. Proprio in virtù di que-sti successi internazionali, a lui toccò anche il premio di calciatore sovietico dell’anno.

A UN PASSO DALLA GLORIADotato di riflessi formidabili e di un’a-

gilità felina, era però nelle uscite che il campione di Astrakhan dava il me-glio, grazie a quella freddezza che gli permetteva di scegliere sempre il tem-po giusto per l’intervento. E poi, altro dettaglio non da poco, era il primo attaccante della squadra. Con la sua straordinaria forza nelle braccia, riu-sciva infatti a scagliare rilanci potenti e precisi in direzione delle punte, tra-sformando così ogni palla innocua in possibile contropiede. Il mondo lo am-mirò di nuovo a Messico ‘86. L’URSS, allenata stavolta dal colonnello Valery Lobanovsky, giocava il “calcio del 2000”: quel sofisticato sistema che, per automatismi, organizzazione, pre-parazione fisica e velocità, ricordava un po’ il “calcio totale” dell’Olanda di qualche anno prima. Avrebbero po-tuto fare grandi cose, gli Zar, ma, ne-gli ottavi di finale contro il Belgio, il caldo asfissiante di León e alcuni scia-gurati errori arbitrali rovinarono tutto, costringendo Dasaev e soci a riporre nel cassetto ogni ambizione. Ci ripro-varono, più forti e convinti che mai, all’Europeo del 1988. Il genio di Sasha Zavarov, l’agilità e il senso del gol di Igor Belanov, le sgroppate sulla fascia di Anatoli Demjanenko, le geometrie di Sergej Alejnikov e la potenza di Oleg

Pilastro della nazionale Dasaev esplose definitivamente con la maglia dello Spartak

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miti del calcio - Rinat dasaev L’INVALICABILe CORtINA DI FeRRO

Protasov: ecco gli ingredienti che fece-ro di quella Unione Sovietica una tra le Nazionali più temute. Superarono l’Olanda 1-0, con Dasaev imperforabile muraglia, si accontenta-rono del pari con l’Irlanda e poi stra-pazzarono l’Inghilterra con un 3-1 che aprì loro le porte della semifinale con-tro l’Italia. E anche qui, altra lezione di calcio: un 2-0 che forse non espresse del tutto la reale potenza dell’Arma-ta Rossa. In finale, di nuovo di fronte all’Olanda, qualcosa non funzionò. Partita brutta, squadra poco ispirata, energie al lumicino. Prima Ruud Gul-lit di testa, poi Marco van Basten con quella famosa fucilata al volo di destro da posizione defilata, infine il rigore

fallito da Igor Belanov. Evidentemente era destino che quella squadra restasse un’eterna incompiuta.

IL PORTIERE DI SIVIGLIAParziale consolazione, per il nostro Da-saev, il premio quale miglior portiere dell’anno assegnatogli dall’Istituto In-ternazionale di Storia e Statistica del Calcio. Arrivato ormai a 31 anni, decise di lanciarsi nell’ennesima sfida: la Liga spagnola. Lo acquistò infatti il Siviglia, un’ambiziosa compagine costretta a vi-vere all’ombra di Real Madrid e Bar-cellona, ma non per questo rassegnata a recitare la parte della comprimaria. Lo dimostrò il delirio con cui oltre 2000 tifosi scatenati accolsero il campione al

momento del suo sbarco all’aeroporto di San Pablo. Dal freddo di Mosca al sole dell’Andalusia: tutto stava cam-biando, nella vita di Dasaev. La prima stagione furono più ombre che luci; meglio andarono le cose nella secon-da, quando aiutò la squadra a raggiun-gere un buon piazzamento UEFA. Ma solo raramente si rivelò decisivo come quando indossava la casacca dell’U-nione Sovietica. Già, l’URSS. Anche lì, nulla era più come prima. Il Muro di Berlino era stato abbattuto, i regimi comunisti stavano crollando, mentre la Perestrojka di Gorbaciov non riuscì a ridare vita a un modello economico e politico ormai agonizzante. Ai Mon-diali di Italia ‘90, l’Unione Sovietica si presentò per la prima volta senza il marchio CCCP disegnato sul petto, se-gnale che ormai, per il gigante dai pie-di d’argilla, si era alla fine di un’epoca. Anche sul campo. Rinat Dasaev giocò la sua 91ª e ultima partita in Nazionale in un malinconico sabato pomeriggio, al San Nicola di Bari. La Romania vin-se 2-0, lui subì un gol parabilissimo sul primo palo e un altro su un rigore clamorosamente inventato dall’arbitro. Dopodiché fu relegato in panchina. Tornato a Siviglia, le cose precipita-rono. Perse il posto in squadra, affo-gando le sue malinconie nell’alcool e in compagnie sbagliate. Si separò dalla moglie e, nell’estate del 1991, rimase seriamente ferito in un incidente stra-dale causato proprio dal brutto vizio che lo stava divorando. Chiuse quin-di la carriera e, per alcuni anni, fece perdere le proprie tracce, rapito da un periodo difficile. Ora il peggio sembra passato. È tornato in Russia, ha messo su famiglia con la seconda moglie si-vigliana e collabora attivamente nello staff tecnico dello Spartak Mosca. In quanti lo hanno ammirato, resta co-munque l’immagine di lui in comple-to giallo, mentre, sull’attenti, ascolta le note dello splendido inno sovietico. Con lo sguardo impenetrabile e sicuro rivolto verso i compagni, come a dire: “Tranquilli, tanto c’è il vecchio Rinat che veglia sempre su di voi”.

40 set 2013calcio2000

Fu solo per un infortunio alla mano che Dasaev abbandonò il nuoto per abbracciare il pallone tra i pali

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41set 2013calcio2000

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42 set 2013calcio2000

i sono sfide che definire classiche è riduttivo. Ger-mania-Inghilterra rientra infatti tra le superclassiche

del calcio, è una delle partite più sentite di sempre per storia, blasone e spetta-colo. E’ uno scontro da libri del No-vecento. Le guerre, Londra e Berlino distrutte dalle bombe. Poi pace o qual-cosa di simile. La Germania sconfitta è più lesta dei vincitori a rilanciare la propria economia. Gli inglesi scopro-no l’incomunicabilità tra i ceti sociali, nel cinema e nel teatro gli angry young men descrivono un mondo paralizza-to interiormente. Il primo segnale di un’Europa più paese, dove viaggiare e sentirsi a casa lontano da casa non sono più delle chimere, lo lanciano i Beat-les che si fanno le ossa ad Amburgo. Germania-Inghilterra è come Italia-Brasile. E’ una partita di cui il mondo del calcio sente il bisogno.

CORSI E RICORSI STORICIUna rivalità che in realtà esplose, spor-tivamente, nella finale di Londra del mondiale del 1966, il primo ad avere una mascotte (il leone Willie) e l’ul-timo ad essere trasmesso in bianco e nero. La partita degli uomini del West Ham (Moore, Peters, Hurst), ma an-che del gol fantasma più chiacchierato della storia, che aprì la strada del suc-cesso inglese per 4-2 nei supplementa-ri. Un consiglio? Evitate di parlare di Inghilterra-Germania con Southgate: sbagliò il rigore che tolse all’Inghilter-ra la finale degli Europei ’96. I Tre Le-oni l’avrebbero giocata in casa contro

C

accadde a... - settemBRe 2oo1 di Simone Quesiti

GOD sAVe tHe... GOLDeN BOY

ci sono sfide epiche, quella tra inghilterra e Germania, rientra a pieno titolo nel novero delle grandi imprese...

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43set 2013calcio2000

la Repubblica Ceca di Nedved e forse l’avrebbero vinta come la vinsero i te-deschi. Una delle tante sfide andate di traverso a una delle parti. E’ storica la foto del suo viso attonito, con gli occhi che guardano fisso un punto che non esiste, sospeso fra la gente di Wembley e il fallimento, between nowhere and the goodbye. Fra il nulla e l’addio.

NEW WATERLOOMa la rivalità non finisce qui. Agli albo-ri delle qualificazioni per i Mondiali del 2002 in Giappone e Sud Corea, le due nazionali sono reduci da un fallimenta-re Europeo, quello del 2000 ospitato in Belgio e Paesi Bassi. Iniziate le gare di qualificazione per la Coppa del Mon-do 2002, la sera del primo settembre 2001, Germania e Inghilterra arrivano in situazioni molto diverse. I padroni di casa tedeschi, guidati da Rudi Voel-ler, hanno collezionato ben 16 punti in 6 partite, avendo perso per strada solo due punti nel pareggio a Helsinki con-tro la Finlandia. Fra questi sedici, pro-prio tre erano stati conquistati a Wem-bley contro l’Inghilterra il 7 ottobre 2000 grazie a un gol di Hamann. L’In-ghilterra, che aveva esordito con Kevin Keegan e poi con Howard Wilkinson come CT, ha racimolato 10 punti in 5 gare. Ma con Sven Goran Eriksson, arrivato sulla panchina dei Tre Leoni solo dalla terza giornata , sono arrivate tre vittorie in altrettante partite. Insom-ma, gli inglesi sono tornati a ruggire. Nella notte perfetta dell’Inghilterra, il prologo non poteva che essere di stam-po tedesco. Il solo e unico momento di luce, in una notte grigia e amara. Al ter-mine di una splendida azione manovra-ta, è Jancker a portare in vantaggio la Germania, anticipando Seaman con la suola destra. 1-0 al 6’ e gara apparente-mente in mano ai tedeschi. La reazione inglese non si fa però attendere e al 12’ è già 1-1. Sugli sviluppi di una puni-zione dal fondo calciata da Beckham, Gary Neville mette il pallone nel cuore dell’area tedesca dove la linea difensi-va tedesca, salita male nell’occasione, lascia Kahn a tu per tu con tre ingle-si. Il più lesto è Barmby, che passa la

palla a Owen, libero di appoggiare in rete a porta sguarnita. Da un avvio così scoppiettante si passa a una fase di gara piuttosto convulsa, con molto posses-so palla (quasi solo tedesco) e poche occasioni. Minuto dopo minuto, l’In-ghilterra però vince la titubanza e nei minuti di recupero della prima frazione costruisce il sorpasso grazie a Steven Gerrard che spara una sassata di collo destro che non lascia scampo a Kahn. E’ il gol che spezza gli equilibri, che cambia il destino della partita. Nella ri-presa sono ancora gli inglesi a colpire. L’ispiratore è Beckham, che scodella dalla destra una palla centrale dove He-skey si avventa e libera al tiro il solito Owen, completamente smarcato e per-fettamente in grado di spedire in gol. La Germania è in ginocchio, mentre l’In-ghilterra annusa ancora gol nell’aria e lascia sfogare la bestia ferita. Accade così che al 66’ Gerrard strappa la sfera a Ballack e lancia in profondità Owen che avanza velocemente e gonfia, per la quarta volta, la rete difesa da Oliver Kahn. La chiusura più bella arriva otto minuti dopo, quando un Beckham in serata di grazia vede Heskey lanciato fra due difensori tedeschi e lo serve. Tap-in vincente dinanzi a Kahn e rete dell’1-5, la rete del trionfo. Il resto è solo un’umiliante tortura finale per i te-

deschi, che nell’ultimo quarto d’ora in-crementano uno sterile possesso palla.

CELEBRAZIONI«Arise, Sir Sven-Goran of Munich». Alzatevi, Sir Sven-Goran di Mona-co. «Arise, Sir Michael of Germany». Alzatevi, Sir Michael di Germania. E’ mancata solo l’investitura ufficiale, con la regina Elisabetta in ermellino a segnare con lo spadone le spalle e il capo degli eroi dell’ Inghilterra nell’ inattesa epopea della conquista dell’ Olympiastadion. Cinque gol del Liver-pool anche se, tra le cinque gemme, i tre diamanti più luminosi portano la firma di un indiscutibile, autentico fuoriclasse mondiale, Michael Owen, il golden boy, premiato con il Pallone d’Oro nel 2001. L’ abbandono in massa dei tifosi tedeschi al quinto gol inglese rievoca ritirate ben più tristi, di un pas-sato che riaffiora nei cori bellici degli inglesi che sugli spalti si scatenano nel-le celebrazioni. Ma la vittoria è anche di Eriksson, primo straniero sulla pan-china dei maestri del calcio, chiamato con rivoluzionaria intuizione dal diret-tore generale della federazione inglese, lo scozzese Crozier, a far rinascere l’ Inghilterra dalle ceneri dello 0-1 con la Germania, nel funebre sipario finale della storia di Wembley.

Eriksson fu il primo straniero a sedere sulla panchina dei maestri del calcio

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44 set 2013calcio2000

a Coppa Campioni è nata anche grazie a una polemica giornalistica. Nei primi anni ‘50 le competizioni interna-

zionali per club sono per lo più a caratte-re regionale, come la Coppa Latina, che mette di fronte i campioni di Francia, Spagna, Italia e Portogallo. La creazio-ne di un europeo per club ossessiona da anni il francese Gabriel Hanot, giornali-sta, ex calciatore e CT dei Bleus.Poi ci si mettono anche gli inglesi. Nel 1954 il Wolverhampton disputa una serie di prestigiose amichevoli, vincendo tut-ti gli incontri e facendo dire alla tronfia stampa inglese che i Wolves sono “cam-pioni del mondo”. Alla provocazione risponde Hanot, asserendo che Real Madrid, Milan e Honved sono più forti. Sostenuto dal giornale di Hanot, L’Equi-pe, il progetto di Coppa Europa incassa, dopo lunghe discussioni, il benestare di FIFA e UEFA, purché tale competizione venga organizzata dalla neonata Confe-derazione Europea. Decisivo l’esecutivo UEFA del 21 giugno 1955: torneo a eli-minazione diretta con partite di andata e ritorno e il punteggio totale dei due in-contri determinerà la vincente; in caso di parità, partita di spareggio in campo neu-tro. Poche regole, ma “chiare e distinte”: questo il segreto di tanto successo. Nella prima edizione della “Coppa dei Cam-pioni”, di campioni non ce ne sono mol-ti: ben 9 squadre su 16 non hanno vinto il titolo nazionale, addirittura troviamo una quinta (Partizan Belgrado) e sesta classificata (Servette), riducendo questa prima edizione, più a un torneo ad inviti che “meritocratico”. Risaltano le assen-ze, tra le altre, di sovietici e inglesi, ma i

L

GLI ALBORI DeLLA CHAMPIONs

1956: debutta la competizione europea più seguita nel mondo...

“big” latini si presentano al via con tutti i campioni nazionali, fatto positivo per il prosieguo e la sopravvivenza stessa del-la competizione. Tra i fondatori anche Saarland, protettorato francese strappa-to ai tedeschi dopo la guerra, che merita un discorso a parte. Il club più rappre-sentativo è il Saarbrücken, che nel 1949 partecipa alla Division 2 francese, come ospite, figurando molto bene. Al termi-ne della stagione chiede affiliazione alla locale Federazione, che non viene ac-colta. Quando, nel 1951, le squadre del protettorato tornano al campionato te-desco, il Saarbrücken raggiunge la fina-lissima. Nel 1955 è terzo nell’Oberliga Sud-West e come migliore squadra del Saarland viene invitato alla prima Cop-pa Campioni.È il 4 settembre 1955, allo stadio Nacional di Lisbona, Sporting e

Partizan si affrontano per l’andata del primo turno. Dopo solo 14’ il portoghese João Baptista Martins diventa il primo marcatore in assoluto del torneo, ma il match inaugurale, nonostante un roton-do 3-3, passa alla storia più per il gioco duro che per lo spettacolo. Oltre alla pri-ma espulsione, dunque, da segnalare an-che la prime 2 doppiette, realizzate dallo slavo Milos Milutinovic e dallo stesso Martins.Altri quattro giorni - senza date fisse, si gioca in base agli impegni dei club – ed entra in scena il “gioiello” di Santia-go Bernabeu. Il presidente del Real ha costruito uno squadrone a trazione an-teriore con Di Stefano, Rial e Gento, a colmare le carenze di una difesa non al top. Allo Charmilles di Ginevra la ”Li-nea Maginot” del Servette resiste fino al

sPeciale coPPa camPioni di Gabriele Porri

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45set 2013calcio2000

HIBERNIAN EDIMBURGOThomas YoungerWilliam Mc FarlaneJohn PatersonJohn BuchananJohn Grant,James ThomsonGordon Smith (Cap.)Robert CombeLawrence ReillyEdward TurnbullWilliam OrmondCt: Hugh Shaw

HIBERNIAN EDIMBURGO-StADE REIMS 0-1 (0-0)

StADE REIMSRené JacquetSimon ZimnyRobert Jonquet (Cap.)Raoul GiraudoMichel LeblondRobert SiatkaMichel HidalgoLéon Glovacki Raymond KopaRené BliardJean TemplinCt: Albert Batteux

MIlANLorenzo BuffonCesare MaldiniFrancesco ZagattiNils Liedholm (Cap.)Franco PedroniLuigi RadiceAmos MarianiEduardo RicagniGunnar NordahlJuan Alberto SchiaffinoGiorgio Dal Monte Ct: Ettore Puricelli

MIlAN-REAl MADRID 2-1 (0-0)

REAl MADRIDJuan AlonsoAngel AtienzaMarquitosRafael LesmesMiguel Muñoz (Cap.)José Maria ZarragaJoseito Roque OlsenAlfredo Di StefanoJosé Hector RialFrancisco GentoCt: José Villalonga

Mercoledì 18 aprile 1956 - EDIMBURGO (Stadio “Easter Road Park”)Arbitro: Arthur EllIS (ENG) - Spettatori: 44.941Reti: 57’ Léon Glovacki

Martedì 1 maggio 1956, ore 15 - MIlANO (Stadio “San Siro”)Arbitro: Carl Erich StEINER (AUt) - Spettatori: 30.000 circaReti: 65’ Joseito, 69’ rig. - 86’ rig. Giorgio Dal Monte

StADE REIMSRené JacquetSimon ZimnyRobert Jonquet (Cap.)Raoul GiraudoRobert SiatkaRaymond CicciMichel HidalgoLéon GlovackiRaymond KopaMichel Leblond René Bliard Ct: Albert Batteux

StADE REIMS-HIBERNIAN EDIMBURGO 2-0 (0-0)

HIBERNIAN EDIMBURGOThomas YoungerWilliam Mc FarlaneJohn PatersonJohn BuchananJohn GrantJames ThomsonGordon Smith (Cap.)Robert CombeLawrence ReillyEdward TurnbullWilliam OrmondCt: Hugh Shaw

REAl MADRIDJuan AlonsoJoaquin NavarroMarquitosRafael LesmesMiguel Muñoz (Cap.)José Maria ZarragaJoseito Roque Olsen Alfredo Di Stefano José Hector Rial Francisco GentoCt: José Villalonga

REAl MADRID-MIlAN 4-2 (3-2)

MIlANLorenzo BuffonCesare MaldiniFrancesco ZagattiNils Liedholm (Cap.)Franco PedroniGianfranco GanzerEros BeraldoEduardo RicagniGunnar Nordahl Juan Alberto Schiaffino Giorgio Dal MonteCt: Ettore Puricelli

Mercoledì 4 aprile 1956 - REIMS (Stadio “Auguste Delaune”)Arbitro: Manuel Martin ASENSI (ESP) - Spettatori: 35.486Reti: 67’ Michel Leblond, 89’ René Bliard

Giovedì 19 aprile 1956, ore 16:30 - MADRID (Stadio “Santiago Bernabeu”)Arbitro: Eduard HARZIC (FRA) - Spettatori: 129.690Reti: 6’ José Hector Rial, 9’ Gunnar Nordahl, 25’ Joseito, 30’ Juan Alberto Schiaffino, 40’ Roque Olsen, 62’ Alfredo Di Stefano

seMIFINALI

REAl MADRIDJuan AlonsoAngel AtienzaMarquitos Rafael LesmesMiguel Muñoz (Cap.)José Maria ZarragaJoseitoRamon MarsalAlfredo Di Stefano José Hector Rial Francisco Gento Ct: José Villalonga

REAl MADRID-StADE REIMS 4-3 (2-2)

StADE REIMSRené JacquetSimon ZimnyRobert Jonquet (Cap.)Raoul GiraudoMichel Leblond Robert SiatkaMichel Hidalgo Léon GlovackiRaymond KopaRené BliardJean Templin Ct: Albert Batteux

Mercoledì 13 giugno 1956, ore 20:30 - PARIGI (Stadio “Parco dei Principi”)Arbitro: Arthur EllIS (ENG) - Spettatori: 38.239Reti: 6’ Michel Leblond, 10’ Jean Templin, 14’ Alfredo Di Stefano, 30’-79’ José Hector Rial, 62’ Michel Hidalgo, 67’ Marquitos

FINALe

tiro potente di Miguel Muñoz, col raddoppio nel finale di Rial. Al ritorno, il Real vince 5-0 senza problemi.Per l’Italia c’è il Milan di Hector Puricelli, che a inizio decen-nio aveva interrotto un digiuno di vittorie lungo 44 anni e ora vuole vincere anche in Europa. Comincia però sorprendente-mente male, sconfitto in casa dal Saarbrücken. Oggi si anticipa in campionato al venerdì, prima della Champions, invece nel 1955 il Milan gioca due soli giorni dopo avere affrontato la SPAL. Il calo del secondo tempo, quando i rossoneri passano dal 3-1 al 3-4, ne appare diretta conseguenza. Il Milan si dimo-stra superiore al ritorno, anche se la qualificazione si concre-tizza solo nel finale, con tre reti negli ultimi 20’ che danno il 4-1 decisivo.Passano il turno anche Rapid Vienna, Hibernian, Djurgarden, Partizan, Stade Reims e Voros Lobogo (oggi MTK Budapst). I quarti di finale si disputano nell’arco di tre mesi. Il Real ri-schia un’incredibile rimonta: dopo il 4-0 natalizio al Partizan, al ritorno sotto 3-0 si salva al 90’ grazie a una pozzanghera che ferma il pallone prima che entri in porta. Brilla invece la stella dello Stade Reims. Con il futuro Pallone d’oro Raymond Kopa,

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46 set 2013calcio2000

sPeciale coPPa camPioni

I Quaderni di Soccerdata I Giocatori Impiegati

Giocatore Presenze RetiRuoloNazData Nascita

REAL MADRID

COPPA CAMPIONI 1955/56

Juan ALONSO 7 -10PortiereESP13.12.1927

José Maria ZARRAGA 7 0DifensoreESP15.08.1930

Rafael LESMES 6 0DifensoreESP09.11.1926

MARQUITOS (Marcos Alonso Imaz) 6 1DifensoreESP16.04.1933

Angel ATIENZA 3 0DifensoreESP16.03.1931

Joaquin NAVARRO 3 0DifensoreESP02.08.1921

José BECERRIL 2 0DifensoreESP21.08.1926

Heliodoro CASTAÑO 2 2DifensoreESP05.04.1933

Joaquin OLIVA 1 0DifensoreESP11.11.1926

Miguel MUÑOZ 7 1CentrocampistaESP19.01.1922

José Hector RIAL 7 5CentrocampistaESP14.10.1928

JOSEITO (José Iglesias Fernandes) 4 3CentrocampistaESP23.12.1926

Roque OLSEN 4 1CentrocampistaARG09.09.1925

Luis MOLOWNY 2 1CentrocampistaESP12.05.1925

Ramon MARSAL 1 0CentrocampistaESP12.12.1934

José Luis PEREZ PAYA 1 0CentrocampistaESP02.03.1928

Alfredo DI STEFANO 7 5AttaccanteESP04.07.1926

Francisco GENTO 7 1AttaccanteESP21.10.1933

José VILLALONGA 7AllenatoreESP04.12.1919

COPPA CAMPIONI 1956/57 - ReAL MADRID

i campioni di Francia si sbarazzano di Aarhus e Voros Lobogo e trovano in se-mifinale gli scozzesi dell’Hibs. L’ultima semifinalista è il Milan che dopo l’1-1 di Vienna travolge il Rapid al ritorno, 7-2 a San Siro. Sgombrato il campo dalla neve nel pre-partita, sgombrati i dubbi di qualificazione già all’intervallo, coi ros-soneri avanti 4-0. In semifinale c’è però il favoritissimo Real.Davanti al pubblico record di Chamar-tin, il Milan gioca bene i primi 30’ ma va sotto prima dell’intervallo e si schianta nella ripresa, perdendo 4-2. Al ritorno bisogna segnare subito, ma Nordahl e Schiaffino sono in giornata no. Segna

Joseito, poi i due rigori trasformati da Dal Monte fanno solo illudere i milani-sti. Il Real raggiunge in finale il Reims, che nel frattempo ha eliminato agevol-mente gli scozzesi. Al Parco dei Principi si respira aria di sorpresa, al 6’ Leblanc segna di testa trasformando una punizio-ne di Kopa e Templin raddoppia al 10’. Kopa si vede respingere un gol quasi fatto e dal possibile 3-0 si passa al 2-2 (Di Stefano e Rial). Quando il futuro CT francese Michel Hidalgo trasforma un’altra punizione di Kopa, il Real sem-bra capitolare, ma ha fortuna quando il tiro del difensore centrale Marquitos trova una deviazione decisiva. Sul 3-3

ci pensa ancora Rial a siglare il gol-vit-toria, ma gli spagnoli tremano nel fina-le per la traversa di Templin. Il Real è campione d’Europa ed è destinato a non lasciare lo scettro per molto tempo. La prima stagione di Coppa Campioni ha un buon successo: sfiorato il milione di spettatori (33.500 circa a partita con una punta di 129.690 per Real-Milan), si sono verificate 12 vittorie interne, 6 pareggi e 10 successi esterni. Non c’è stato bisogno di spareggi. I gol segnati sono 127, con una media gol/partita di 4.38. Una sola gara si è conclusa senza reti, quella di Stoccolma tra Djurgarden e Gwardia Varsavia nel primo turno.

Giocatore N° Minuti% Titol.Rig. N°Partite Giocate

CLASSIFICA MARCATORI

N° OgniRig. Falliti

RetiMaxReti

Milos MILUTINOVIC (Partizan Belgrado) 4 360 0,0 4 0 0 8 45' 4

Léon GLOVACKI (Stade Reims) 7 630 0,0 7 0 0 6 105' 2

Peter PALOTAS (MTK Hungaria) 4 360 0,0 4 0 0 6 60' 3

René BLIARD (Stade Reims) 7 630 0,0 7 0 0 5 126' 2

Alfredo DI STEFANO (Real Madrid) 7 630 0,0 7 0 0 5 126' 2

José Hector RIAL (Real Madrid) 7 630 0,0 7 0 0 5 126' 2

Alfred KÖRNER II (Rapid Vienna) 3 270 0,0 3 1 0 4 68' 3

Mihaly LANTOS (MTK Hungaria) 4 360 0,0 4 3 0 4 90' 2

Michel LEBLOND (Stade Reims) 6 540 0,0 6 0 0 4 135' 2

Gunnar NORDAHL (Milan) 5 450 0,0 5 0 0 4 113' 2

Realizzazione grafica e statistiche a cura di

CLAssIFICA CANNONIeRI

tutte le statistiche della champions su www.soccerdataweb.it

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Giocatore N° TotMinuti PTitol. V N Aut. Rig.Reti SubitePartite

I PORTIERI

Prima Partita Ultima PartitaN°Rigori Parati Rete Inviolata

Ogni %Partite Imbatt.Minuti

%

Henry FROM (AGF Aarhus) 2 4 180 1 2 0 1 0 0 21.09.1955 26.10.1955 0 045' 0,0 0,0 65

Felix WEEK (Anderlecht) 2 10 180 2 2 0 0 0 0 07.09.1955 19.10.1955 0 018' 0,0 0,0 53

Arne ARVIDSSON (Djurgardens) 4 5 360 2 4 1 1 0 1 20.09.1955 28.11.1955 0 172' 25,0 0,0 104

Tomasz STEFANISZYN (Gwardia Varsavia) 2 4 180 1 2 0 1 0 0 20.09.1955 12.10.1955 0 145' 50,0 0,0 95

Thomas YOUNGER (Hibernian Edimburgo) 5 4 450 2 5 3 0 0 0 14.09.1955 18.04.1956 0 2113' 40,0 0,0 246

William ADAMS (Hibernian Edimburgo) 1 1 90 0 1 0 1 0 0 12.10.1955 12.10.1955 0 090' 0,0 0,0 47

Arpad FAZEKAS (MTK Hungaria) 2 4 180 0 2 2 0 0 0 07.09.1955 19.10.1955 0 045' 0,0 0,0 52

Istvan FECSKE (MTK Hungaria) 1 4 90 1 1 0 0 0 0 14.12.1955 14.12.1955 0 023' 0,0 0,0 33

Janos VERES (MTK Hungaria) 1 4 90 0 1 0 1 0 0 28.12.1955 28.12.1955 0 023' 0,0 0,0 38

Lorenzo BUFFON (Milan) 5 12 450 2 5 2 1 0 1 01.11.1955 01.05.1956 0 038' 0,0 0,0 99

Santino CICERI (Milan) 1 1 90 0 1 1 0 0 0 23.11.1955 23.11.1955 0 090' 0,0 0,0 58

Lieuwe STEIGER (PSV Eindhoven) 2 6 180 1 2 1 0 0 0 21.09.1955 01.11.1955 0 130' 50,0 0,0 98

Slavko STOJANOVIC (Partizan Belgrado) 3 9 270 1 3 1 1 0 0 04.09.1955 25.12.1955 0 030' 0,0 0,0 61

Milutin SOSKIC (Partizan Belgrado) 1 0 90 0 1 1 0 0 0 29.01.1956 29.01.1956 0 1- 100,0 0,0 90

Herbert GARTNER (Rapid Vienna) 3 9 270 1 3 1 1 0 0 21.09.1955 12.02.1956 0 030' 0,0 0,0 92

Walter ZEMAN (Rapid Vienna) 1 1 90 1 1 0 0 0 0 01.11.1955 01.11.1955 0 090' 0,0 0,0 81

Juan ALONSO (Real Madrid) 7 10 630 2 7 5 0 0 3 08.09.1955 13.06.1956 0 363' 42,9 0,0 294

Fritz HERKENRATH (Rot Weiss Essen) 2 5 180 1 2 0 1 0 0 14.09.1955 12.10.1955 0 036' 0,0 0,0 85

Camillo FISCHBACH (Saarbrucken) 2 7 180 1 2 1 0 0 0 01.11.1955 23.11.1955 0 026' 0,0 0,0 67

Anton RÜESCH (Servette) 2 7 180 2 2 0 0 0 0 08.09.1955 12.10.1955 0 026' 0,0 0,0 74

CARLOS GOMES (Sporting Lisbona) 2 8 180 1 2 0 1 0 0 04.09.1955 12.10.1955 0 023' 0,0 0,0 45

René JACQUET (Stade Reims) 4 6 360 1 4 2 1 0 0 26.10.1955 13.06.1956 0 260' 50,0 0,0 201

Paul SINIBALDI (Stade Reims) 2 6 180 0 2 1 1 0 3 14.12.1955 28.12.1955 0 030' 0,0 0,0 43

Marcel DANTHENY (Stade Reims) 1 0 90 0 1 1 0 0 0 21.09.1955 21.09.1955 0 1- 100,0 0,0 90

GLI ALBORI DeLLA CHAMPIONs

I PORtIeRI

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48 set 2013calcio2000

a spina nel fianco per le dife-se avversarie quando ‘sfrec-ciava’ sul campo di gioco, a promessa della panchina.

Luis Airton Barroso Oliveira, per tutti ‘Lulù’, nato in Brasile, a São Luis, il 24 marzo 1969, ha dedicato gran parte della sua vita al gioco del calcio, ereditando l’amore per il pallone dalla sua fami-glia. “La passione me l’ha trasmessa mio padre – racconta – lui era un calciatore, come mio fratello e mia sorella. Quando ero piccolo, in Brasile non esistevano le scuole calcio, il mio campo era la stra-da, l’unica a decidere chi sarebbe andato avanti e avrebbe fatto carriera e chi inve-ce no. Un giorno un procuratore argenti-no venne a vedere una partita della mia squadra perché voleva portare in Europa un ragazzo, un mio compagno di squa-dra. Io giocai molto bene e lui alla fine decise di portare me, che ero più veloce”. Luis Oliveira approda così nell’autunno 1985 in Belgio, all’Anderlecht, società che decide di investire su di lui inse-rendolo inizialmente nel proprio settore giovanile, dopo averlo visto all’opera in alcuni tornei in Spagna, Francia e Ger-mania. “Arrivai in Belgio nel novembre 1985 e il ricordo che ho ancora oggi molto nitido è quello del gran freddo che sentivo per la prima volta. In Brasile, in-fatti, dalle mie parti, ci sono sempre 30 gradi…”. Nonostante il freddo, Oliveira riesce a farsi strada e nel 1987 viene pro-mosso in Prima squadra. In biancoviola gioca 95 gare e segna 36 gol, mettendo-si in mostra anche nelle coppe europee. Vince un campionato nel 1990-91, due coppe del Belgio e una Supercoppa. Nel

D

dove sono finiti? - luis oliveiRa di Paolo Camedda

IL ‘FALCO’ VuOL tORNARe A VOLARe

intervista a lulù oliveira, indimenticato bomber, tra le altre, di cagliari e fiorentina.

1992, dopo aver ottenuto il passapor-to belga, arriva il gran ‘balzo’ nel cal-cio italiano. “Ricordo che mi voleva la Samp, poi non se ne fece nulla”. A quel punto si inserisce il Cagliari, che riesce a

sbaragliare la concorrenza. “Con il mio procuratore vidi Cellino a Bruxelles e in breve tempo fu definito il mio passag-gio in rossoblù. Quando mi dissero che avrei giocato con il Cagliari non sapevo

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49set 2013calcio2000

Oliveira vestì anche la maglia della Fiorentina diventando “Il Falco” per tutti i tifosi viola

neanche dove fosse la città. I primi mesi sono stati duri, perché mentre in Belgio giocavo in un grande club che puntava sempre a lottare per lo Scudetto, in Italia arrivavo in una squadra che lottava per la salvezza. Poi con l’aiuto dei compagni e dei tifosi sono riuscito a inserirmi bene e a dare una svolta alla mia carriera da cal-ciatore”. Per tutti a fine stagione la sod-disfazione di un 6° posto finale che vale la qualificazione alla Coppa Uefa. “Fu bellissimo, per noi è stato come vincere il campionato. Mazzone aveva la mania di urlare e mi diceva sempre di tagliarmi i capelli e togliermi l’orecchino. Ricordo che una volta decisi di accontentarlo, ma giocai malissimo e da allora l’ho sempre tenuto… L’anno seguente arrivò Bruno Giorni, un bravo allenatore che purtrop-po oggi non c’è più, e in Coppa facemmo una splendida cavalcata fino alle semifi-nali”. Diventato un beniamino dei tifosi sardi, Oliveira resta in rossoblù fino al 1996, quando l’ambiziosa Fiorentina di Ranieri decide di puntare su di lui e lo acquista per 9 miliardi più il cartelli-no di Banchelli. “Quella Fiorentina era una grande squadra che voleva vincere qualcosa, visto che andavo a comporre un grande trio con Rui Costa e Batistuta. I primi mesi ebbi un po’ di alti e bassi, ma era normale, perché a Cagliari tutti i palloni arrivavano a me, a Firenze invece non poteva essere così. Poi però mi sono sbloccato ed è stato tutto in discesa”. An-che in viola Oliveira segna e fa segna-re, diventando ‘Il Falco’ per tutti i tifosi fiorentini. “Mio padre aveva in casa dei falchi e dei galli da combattimento e un giorno il mio compagno di squadra, San-dro Cois, mi disse perché non mi inven-tavo un’esultanza particolare dopo aver segnato. Io ci pensai e dopo aver fatto gol al Milan, esultai imitandone il volo”. Nel 1998 a Firenze arriva però in panchi-na Giovanni Trapattoni, con cui ‘Lulù’ aveva già avuto dei problemi a Cagliari. “Con Trapattoni ho avuto delle difficol-tà, perché mi faceva giocare da esterno a centrocampo, schierando in attacco Edmundo con Batistuta. Dopo aver chiu-so in testa il girone di andata, Edmundo andò al Carnevale in Brasile, mentre Batistuta s’infortunò… Allora il mister

per necessità mi ripropose in attacco, ma ormai, dopo esser stato utilizzato a lungo in un altro ruolo, avevo perso i movimenti…”. L’anno dopo il ritorno in Sardegna. “Arrivai a Cagliari non al meglio, perché sapendo di non essere una prima scelta di Trapattoni, a Firen-ze mi ero un po’ lasciato andare. Dovevo ritrovare la forma, ma il debutto fu co-munque incredibile. Entrai nel secondo tempo della gara contro la Juventus. Per-davamo 1-0, e dopo pochi minuti segnai un gol bellissimo quasi da metà campo… Purtroppo l’arbitro me lo annullò per un fuorigioco inesistente… Alla fine quella stagione si chiuse in maniera sfortunata per il Cagliari con la retrocessione in Se-rie B…”. Per l’attaccante inizia un lungo girovagare per i campi di mezza Italia, fino ad arrivare nel campionato di Ec-cellenza, con i sardi del Muravera. Nella squadra del paese sardo che gli ha dato la cittadinanza onoraria, Oliveira chiude la sua esperienza da calciatore dopo aver vestito molte maglie e segnato tanti gol. “I più belli sono la mezza rovesciata con-tro la Fiorentina nel dicembre del 1992, e

quello in Coppa Uefa alla Juventus a To-rino, che resterà per sempre nella storia del Cagliari”. Tanti anche i difensori duri con cui ha dovuto misurarsi: “Il più cat-tivo di tutti era Pasquale Bruno, uno che non si faceva problemi a metterti le dita negli occhi…”. Sul compagno più forte, invece, Lulù non ha dubbi: “Matteoli, perché quando mi diceva di partire mi metteva sempre la palla sui piedi. Da lui ho imparato tanto”. Appesi gli scarpini al chiodo, Oliveira ha iniziato la carriera da allenatore, con risultati particolarmente brillanti: “Nel mio primo anno in panchi-na con il Muravera abbiamo vinto subito la Coppa Italia di categoria e la Super-coppa, mentre in campionato siamo arri-vati terzi. Di meglio non potevo sperare, ora farò in autunno il corso Uefa Pro a Coverciano”. Ora ‘Il Falco’ è pronto di nuovo a spiccare il volo. “L’ambizione c’è sempre, spero di avere il patentino e di allenare ad alti livelli, ma partendo dal basso: ad esempio, facendo qualcosa di importante con un settore giovanile, magari fuori dalla Sardegna. Qui, infatti, con la crisi, è tutto più difficile”.

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50 set 2013calcio2000

dmundo Alves de Souza Neto, meglio noto come Edmundo, anzi, ancor più celebre per il soprannome

piuttosto colorito, ovvero O Animal. La storia, calcistica e non, di O Ani-mal è degna di una soap opera ameri-cana in stile Dallas. Edmundo è stato tutto e il contrario di tutto. Dotato di un talento con pochi eguali al mondo, Già attaccante da gol pesanti ai tempi

e

ad un Passo dalla GloRia - edmundo di Fabrizio Ponciroli

O ANIMAL INGABBIAtO

Pochi hanno avuto il talento che ha contraddistinto edmundo, peccato mancasse la testa…

in cui, poco più che maggiorenne, fa-ceva magie con le casacche del Vasco prima e del Palmeiras dopo, O Animal ha subito mostrato un certo feeling con i guai. Nel 1995, a Rio de Janeiro, è protagonista di un incidente d’auto in cui perdono la vita tre persone. A 24 anni, la sua vita è già segnata ma il calcio continua a regalargli momenti di autentica gloria. Nel 1997 vince il campionato brasiliano (con l’amato

Vasco) e la Coppa America. È la svol-ta. La Fiorentina se lo porta in casa per la cifra, tutt’altro che modica, di quasi 13 miliardi di lire (dopo innumerevoli problemi burocratici, pagando anche una tassa al Vasco). Dopo una stagione in sordina, con di-versi problemi con la dirigenza giglia-ta (viene multato, litiga con Malesani, allora allenatore viola, reo di averlo parcheggiato in panchina), nella sta-

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51set 2013calcio2000

gione 1998/99, il brasiliano fa volare la Viola che, a fine del girone d’anda-ta, comanda il campionato. Il navigato Trap, tecnico di quella splendida Fiorentina, sa che biso-gna restare concentrati e determinati sull’obiettivo finale. Edmundo non la pensa così e scappa a gustarsi l’amato Carnevale mandando su tutte le furie l’intero ambiente toscano (in realtà il contratto gli garantiva questa “scappa-tella” brasiliana). La sfortuna si accanisce sulla Fioren-tina che, orfana di Edmundo, perde, per infortunio, anche Batistuta, dicen-do addio alla possibilità di vincere il tricolore. Nonostante buone cifre (12 gol in 37 gare), uno così non viene ri-tenuto in grado di giocare in Serie A e, allora, ecco il ritorno al Vasco. Tutto finito? No, O Animal stupisce ancora, se-gnando gol a grappoli. Intanto viene condannato a quattro anni a mezzo per il già citato incidente del 1995. Pri-gione? Non se ne parla, grazie al buon lavoro dei suoi avvocati, il suo talento resta libero. Gli amici fidati (se mai ne ha avuti) li consigliano di mettere la testa a posto. Classe 1971, ha, a 30 anni, una nuova chance. Il Napoli lo richiama in Italia. Corbelli lo porta al San Paolo, davanti a circa 20.000 tifosi urlanti. Purtrop-po, anche a causa di diversi infortuni, gioca poco e male (quattro gol in tutta la stagione), bruciandosi la riconfer-ma. Ci prova il Cruzeiro ma Edmundo ha altre mire, in particolare la progres-siva e divertente J-League. In Giappo-ne viene accolto come fosse un mes-sia. Gioca nei Tokyo Verdy (in teoria, dopo una sola stagione, firma anche per gli Urawa Reds ma non vede mai il campo). La nostalgia del Brasile e dell’amato Carnevale lo riporta in pa-tria. Ancora Vasco, poi Fluminense e Figueirense. A 36 anni sembra arrivato il momen-to di dire basta ma O Animal strappa ancora un contratto con il Palmeiras e, incredibile ma vero, nel 2008, a quasi 38 anni, con l’immarcescibile Vasco. Poi il sipario cala, O Animal dice basta

con il calcio (opinionista, showman, si cimenta in tutto nel post calcio). Di lui restano tanti problemi caratteriali ma anche l’impressione che, se avesse voluto, uno così avrebbe potuto entra-re nel gotha del calcio. Chi ha avuto la fortuna di assistere, il 12 settembre 1997, alla sfida tra Vasco e San Joao, ancora si ricorda di Edmundo. In quel-la magnifica gara, O Animal segnò tut-ti i sei gol realizzati dal Vasco. Un record degno di un fuoriclasse, la conferma che, uno come lui, avrebbe davvero potuto diventare una leggen-da del calcio. Ma O Animal era ed è anche tutt’altro. Spavaldo come pochi altri (quando venne acquistato dal-

la Fiorentina, arrivò a dire: “In Italia segnerò più di Ronaldo”), ha sempre voluto fare quello che più gli aggra-dava, a prescindere dalle conseguenze delle proprie azioni. Come quella vol-ta che fece imbestialire gli animalisti per aver fatto ubriacare (di birra) una scimmia alla festa di compleanno del figlio… Da uno come O Animal ci si deve aspettare di tutto… Se a qualcu-no dovesse interessare, ora Edmundo è un apprezzato opinionista televisivo. Recentemente è tornato anche a parla-re del suo periodo gigliato, dichiaran-dosi pentito per aver lasciato la squa-dra per il Carnevale di Rio. Difficile credergli…

Croce e delizia della Fiorentina, Edmundo ha fatto imbestialire il Trap...

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52 set 2013calcio2000

a guidato la nazionale nelle notti magiche di Italia ‘90, dandole un gioco divertente e spettacolare, conducendo-

la a un passo dalla vittoria. Ha plasmato generazioni di giovani campioni durante la sua esperienza come CT dell’Under 21 e, una volta pronti, li ha portati con sé nella nazionale maggiore, lanciandoli nel firmamento del calcio mondiale. Da Vialli a Mancini, da Zenga a Maldini, da Giannini a Donadoni, tutti approdati in maglia azzurra grazie a mister Azeglio Vicini, un’istituzione del nostro calcio. A lui, abbiamo chiesto come si sia evo-luta e quanto sia cambiata negli anni la figura dell’allenatore, quanto sia diverso il modo attuale di allenare e gestire un gruppo dal modo in cui lui allenava e gestiva il suo. Non potevamo non chie-dergli, infine, a ventitré anni di distanza dalla sfortunata semifinale persa ai rigori contro l’Argentina di Maradona, cosa gli rimanga ancor oggi dentro di quelle not-ti magiche, sotto il cielo di quell’estate italiana.Mister, da qualche anno ormai, lei si è allontanato dal mondo del calcio, un mondo che ha vissuto a fondo, giorno per giorno, da giocatore prima e al-lenatore poi... Oggi, cosa le manca di più di quel mondo? “Indubbiamente mi manca. Dopo aver smesso i panni di allenatore sono co-munque rimasto nel calcio, infatti, ho rivestito per un decennio la carica di presidente dell’Associazione Allenatori e per un quinquennio quella di presiden-te del Settore Tecnico di Coverciano. Da due anni sono ormai fuori dal calcio, ma seguo sempre le partite in tv”.

H

ai miei temPi allenavo così - azeGlio vicini di Gabriele Cantella

L’AzeGLIO NAzIONALe

intervista ad azeglio vicini, indimenticato tecnico della nostra nazionale.

Quanto è stata importante la sua espe-rienza da calciatore per la sua succes-siva carriera da allenatore?“Credo che l’esperienza da calciatore sia molto importante per diventare poi un allenatore e più ad alto livello la si fa, meglio è. Allenatori però si diventa anche con l’applicazione, la passione, la personalità, la cultura e tutta una serie di altre attitudini”.Quanto e come è cambiata la figura dell’allenatore dai suoi tempi ad oggi? E come sono cambiati i metodi di alle-namento?“Credo che i metodi di allenamento si-ano cambiati, ma non così tanto, perché se andiamo a vedere come si allenano le squadre di calcio oggi, gran parte delle

attività si svolgono allo stesso modo di venti o trent’anni fa. La figura dell’al-lenatore è cambiata, ma non tantissimo rispetto ai miei tempi”.In che percentuale, secondo lei, incide, nel calcio di oggi, un allenatore sui ri-sultati di una squadra e in che percen-tuale incideva invece nel suo calcio? “Un allenatore incide sempre in modo determinante. Una squadra guidata da un allenatore non all’altezza della situa-zione è destinata a fallire in partenza. L’allenatore dev’essere un leader, deve avere grande personalità”.Come è cambiato, se è cambiato, il rapporto tra l’allenatore e i propri calciatori? “Se ci riferiamo a quarant’anni fa, cer-

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53set 2013calcio2000

L’AzeGLIO NAzIONALe

to, il rapporto tra allenatore e calciatori è notevolmente cambiato. La gestione di venticinque/trenta giocatori quasi di pari livello rende più difficile per l’alle-natore instaurare un rapporto con ognu-no, ma allo stesso tempo costituisce un grande vantaggio, perché si hanno a di-sposizione giocatori che entrando dalla panchina possono cambiare il volto di una partita”.Come si approccerebbe ai giovani d’oggi, lei, che plasmò tanti giovani calciatori ai tempi dell’Under 21?“Penso che alla mia età sarebbe difficile, quindi è meglio che stia fuori. Ottant’an-ni mi sembrano un’età giusta per star fuori (ride ndr.)”.Chi degli allenatori italiani di oggi le somiglia di più e chi invece vede più distante da lei per carattere e idea di gioco? Chi di loro incarna il prototipo dell’allenatore moderno e quale alle-natore del suo periodo si è rivelato un precursore in questo senso?“È difficile dire quale degli allenatori di oggi mi somigli più o meno, perché il calcio è cambiato e non è semplice mettere a confronto due epoche diver-se. Tra gli allenatori italiani in attività, ce ne sono diversi che incarnano il pro-totipo dell’allenatore moderno, su tutti Capello, Lippi, Ancelotti e il mio amico Zaccheroni, ma pure Conte, Mazzarri e Allegri, che mi sembra incarnino bene la modernità, anche per via della loro ancor giovane età. Quando allenavo io, non c’era qualcuno che fosse più moderno

degli altri, ci si adattava ai tempi”.Lei è stato il CT della nazionale italia-na ai mondiali del ‘90, che si giocaro-no, tra l’altro, proprio nel nostro Pae-se... La sua nazionale era una squadra di campioni: da Vialli a Baggio, da Baresi a Maldini, da Giannini a Schil-laci... Come si gestisce uno spogliatoio all’interno del quale convivono perso-nalità così forti?“Ci vuole indubbiamente una grande personalità. Devo dire che io fui fortu-nato, perché molti di quei ragazzi li co-noscevo da tempo, avendoli già allenati nell’Under 21. Per gestire uno spoglia-toio di campioni, bisogna saper comu-nicare con loro, fargli capire che c’è

bisogno di tutti, che si dev’essere sem-pre disponibili. Soprattutto non bisogna mostrare incertezze e si deve sempre parlare chiaro con tutti”.Cosa ricorda della semifinale triste-mente persa ai rigori contro l’Ar-gentina? Non crede che la lotteria dei rigori sia uno strumento profonda-mente iniquo e inadeguato a decreta-re la sorte di partite così importanti?“È vero, la lotteria dei rigori è spesso in-giusta, ma rimane l’unico modo per de-cretare un vincitore, purtroppo non vedo alternative. Comunque l’Italia ha anche vinto ai calci di rigore. Di quella semifi-nale è rimasta in me e nei miei calciatori una profonda amarezza, perché credo che la squadra meritasse di più. E non perché giocavamo in casa, avremmo fatto ugualmente un bel mondiale anche fuori dall’Italia”.Un’ultima domanda, mister... Il suo calcio e quello di oggi sono molto di-versi... C’è qualcosa di quel calcio che non ritrova in quello attuale? E cosa invece di questo calcio le sarebbe pia-ciuto ci fosse nel suo? “Io trovo che nel calcio di oggi manchi forse un po’ di qualità, mentre la distri-buzione della fatica è l’aspetto del cal-cio attuale che avrei voluto ci fosse nel mio, anche se Bearzot ed io provammo a precorrere i tempi da questo punto di vista”.

Il segreto di Vicini per gestire uno spogliatoio di campioni è di far sentire tutti indispensabili

Vicini con altre due icone del nostro calcio: Riva e Bearzot

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54 set 2013calcio2000

uando l’utopia di un’unio-ne tra popoli slavi era anco-ra in piedi la Jugoslavia era una delle potenze calcisti-

che europee, certamente tra le migliori nazionali dell’area orientale. Li chia-mavano i “brasiliani d’Europa” visto il notevole tasso tecnico che da sempre veniva espresso dai “Plavi”. Simbolo quanto mai riuscito di quell’orgoglio slavo che avrebbe dovuto essere il col-lante per tenere unite le diverse etnie strette nel calderone dei Balcani, la nazionale jugoslava era uno dei fiori all’occhiello dell’integrazione slava; mix ben riuscito dei migliori talenti dei quattro angoli della Repubblica fede-ralista. Serbi (Mihajlović, Stojković, Džajić), Montenegrini (Savićević), Macedoni (Šekularac, Pančev), Slo-veni (Katanec), tutti insieme appas-sionatamente. E seppur l’asse portante era rappresentato per una buona parte da giocatori serbi (tant’è che la FIFA riconosce la Serbia come erede sporti-va della Jugoslavia), un’indiscutibile e corposo apporto alla causa è stato sem-pre dato dalla scuola croata. In ogni successo della Jugoslavia, infatti, c’è sempre stato il contributo della Cro-azia. Senza scomodare i talenti croati che hanno fatto le fortune del calcio jugoslavo (i vari: Beara, Vukas, Zebec, Bobek e tantissimi altri), basterebbe ci-tare i giocatori croati che fecero parte della rappresentativa jugoslava che nel 1987 vinse i Campionati del Mondo under 20, lasciando presagire un futu-ro ricco di successi. Di quella squadra

Q

toP 11 - cRoazia di Antonio Vespasiano

I BRAsILIANI DeI BALCANI

la storia racconta che i croati, a calcio, sono dotati di quel talento che pochi altri hanno…

facevano parte: Jarni, Štimac, Boban, Prosinečki, Šuker, preziosi tasselli di un mosaico che andò in frantumi col calcione che Boban rifilò ad un poli-ziotto negli scontri allo stadio Maksi-mir di Zagabria il 6 maggio del 1990, preludio all’inizio dello sfaldamento della federazione jugoslava.Se gli jugoslavi erano conosciuti come i “brasiliani d’Europa” i croati sono senza dubbi i “brasiliani dei Balca-ni”. La scuola croata infatti ha sempre sfornato giocatori dalle grandissime capacità tecniche, e negli anni ’90 la “Generazione d’Oro” del calcio croa-

to, giovane e orgoglioso, ha mietuto i suoi successi più grandi, raggiungendo addirittura il terzo posto del ranking FIFA. Già all’Europeo del 1996, com-petizione internazionale che ha tenuto a battesimo la neonata nazionale (sce-sa in campo ufficialmente per la prima volta solo nel 1992), i croati seppero farsi valere fino ai quarti di finale (eli-minati dai tedeschi futuri campioni). L’exploit però avvenne due anni dopo, al Mondiale francese del 1998 quando i ragazzi di Miroslav “Ćiro” Blažević sorpresero tutti centrando un clamoro-so e inaspettato terzo posto. Fatale fu la

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doppietta di Thuram (!) nella semifina-le con la Francia. Messa da parte una svogliatezza tipica dei primi della clas-se i croati seppero lottare col coltello tra i denti e grazie ad una tasso tecnico davvero eccelso stupirono addetti ai lavori e tifosi piazzando anche Šuker sul trono dei cannonieri della mani-festazione. Spentasi la “Generazione d’Oro” la Croazia ha comunque saputo mantenersi ad ottimi livelli, sfornando continuamente mirabili talenti (dal me-rengue Modrić, a Kranjčar, fino al di-ciannovenne interista Kovačić). Salvo qualche scivolone (come la mancata qualificazione ai Campionati del Mon-do sudafricani), i croati sono sempre un osso terribilmente duro da affrontare in ogni incontro, forti di esperienza inter-nazionale, tecnica e fisicità.

LA FORMAZIONE DI SEMPREUNA DIFESA DI DURIQuando giovanissimo convinse tut-ti guadagnandosi il posto da titolare nell’Hajduk Spalato per STIPE PLE-TIKOSA già si intravvedeva un futu-ro ad alti livelli. Sicurezza nei propri mezzi, agilità felina e ottimo istinto sono la qualità alla base del suo so-prannome, la Piovra. Calciatore croa-to dell’anno nel 2002. Ha giocato due Mondiali e due Europei racimolando oltre cento presenze in Nazionale. Ot-timo rigorista (ne ha segnati diversi), ha il suo punto debole nelle uscite alte ma resta comunque un portiere esperto e affidabile, capace anche di interventi spettacolari. Come secondo DRAŽEN LADIĆ, primissimo portiere della Cro-azia indipendente. Difese i pali della porta croata agli Europei del 1996 e ai Mondiali del 1998 dove i suoi guantoni risultarono fondamentali. Efficace, mai plateale, ottimo senso della posizio-ne. Forte tra i pali, meno nelle uscite. Carattere d’acciaio grazie al quale era capace di comandare e dare sicurezza all’intero reparto. Colonna della Dina-mo Zagabria, fece in tempo a vestire anche la maglia della Jugoslavia. Ter-zino destro DARIJO SRNA, capitano della Croazia con le sue 104 presenze

Il portiere Pletikosa è stato tra gli uomini di punta della nazionale croata

Pletikosa

Šimić

Bilić

Jarni

srna

Štimac

Šuker

modrić

BokŠić

Prosinečki

BoBan

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Le stelle della Croazia in figurina

(recordman assoluto) e 20 reti, nume-ri da big assoluto. Terzino ma anche centrocampista di fascia e alle volte addirittura laterale offensivo vista la sua spiccata propensione ad attaccare. Bravissimo nel calciare il pallone, il suo stile ricorda quello di Beckham, è uno specialista dei calci da fermo, che siano punizioni, rigori o calcio d’ango-li. Pedina insostituibile nello scacchie-re dello Shakhtar Donetsk di Lucescu dove ha vinto sette Campionati, quat-tro Coppe Nazionali e la storica Cop-pa Uefa del 2009. A sinistra invece la corsa e l’agonismo di ROBERT JARNI laterale mancino velocissimo, sempre pericoloso nelle sortite offensive che chiudeva con un cross oppure calcian-do pericolosamente a rete. Lanciato in velocità era inarrestabile grazie ad una buona tecnica individuale sorretta da ottime capacità fisiche. Campione del Mondo under 20 nel 1987 con la Ju-goslavia, nazionale con la quale prese parte anche ai Mondiali del 1990. Con la Croazia invece giocò due Mondiali e un Europeo, divenendo un perno fon-damentale. Suo il primo dei tre gol con i quali i croati fecero fuori la Germania nei quarti di finale di France ’98, vendi-cando così l’eliminazione all’Europeo di due anni prima. Giocò diversi anni in Italia, vincendo uno Scudetto e una Coppa Italia con la Juve. Col Real Ma-drid, invece, vinse la Coppa Intercon-tinentale del 1998. Al centro tre coria-cei baluardi. SLAVEN BILIĆ, stopper ruvido e deciso, faceva della potenza fisica la sua arma in più. Bravo nel gio-co aereo e nella marcatura sull’uomo anche se aveva una troppo sfavorevole propensione al cartellino. Con la ma-

glia a scacchi della Croazia è stato tra i protagonisti del fantastico Mondiale del 1998 (fu lui a causare l’espulsione di Blanc in semifinale). Ha giocato in Premier League e in Germania ma il suo vero amore è stato l’Hajduk Spala-to, club della sua città, con il quale ha vinto lo storico primo titolo della Cro-azia indipendente. Secondo marcatore DARIO ŠIMIĆ, soldatino sempre at-tento e affidabile, capace di giocare an-che come laterale destro. Ottima velo-cità di base, buona tecnica, bravo anche in proiezione offensiva. Nonostante la frequente propensione all’infortunio in Nazionale ha collezionato ben 100 pre-senze, giocando tre Europei e tre Mon-diali (ottime le sue prestazioni in quello del ’96). In Italia, con le maglie di Inter e Milan, ha sempre vissuto all’ombra

di altri campioni, ma quand’era chia-mato in causa si faceva trovare sempre pronto. Tra i tanti trofei conquistati la Supercoppa Uefa del 2003 lo ha visto protagonista in campo. Chiude il trio IGOR ŠTIMAC, ennesimo prodotto del vivaio dell’Hajduk Spalato. Un vero e proprio duro, marcatore spieta-to, forte fisicamente ruvido sull’uomo. Intelligente, non un fulmine di guerra ma bravissimo nel comandare la linea difensiva e attento nel posizionarsi nella zona. Protagonista del Mondiale under 20 vinto nel 1987 con la maglia della Jugoslavia è stato poi un pilastro della rappresentativa croata prima agli Europei del ’96 e poi ai Mondiali del ’98.In riserva ROBERT KOVAČ centra-le difensivo forte fisicamente. Fa del

toP 11 - cRoazia

In difesa uno come Simic ha fatto sempre comodo alle squadre in cui ha militato

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temperamento gagliardo e combattivo la sua arma in più. Ha speso gli anni migliori della sua carriera in Germania vestendo col fratello Nico la maglia del Bayern Monaco dove ha vinto due Campionati e la Coppa Intercontinen-tale del 2001. Con la Nazionale ha gio-cato due Mondiali e due Europei raci-molando 84 presenze. Altro difensore meritevole di una citazione è il lun-gagnone IGOR TUDOR centrale con velleità da centrocampista interdittivo. Imbattibile di testa per nove anni ha calcato i campi di calcio della serie A. Con la Juve è stato protagonista nei due Scudetti del 2002 e del 2003 segnando reti decisive. Stilisticamente non certo il massimo ma dall’alto del suo metro e novanta ha fatto paura a diversi avver-sari. Infine JOSIP ŠIMUNIĆ, difensore dall’imponente stazza fisica. Si è impo-sto in Germania acquisendo anno dopo anno completezza tecnica e cattiveria agonistica. Colonna, per nove stagio-

ni, dell’Herta Berlino dove ha colle-zionato tra Coppa e Campionato ben 230 presenze venendo eletto miglior difensore della Bundesliga nel 2009. In Nazionale ha giocato tre Europei e due Mondiali.

NEL SEGNO DI ZORROIl centrocampo croato è un concentrato di deliziosa tecnica. Mezzo destro RO-BERT PROSINEČKI l’ultima grande speranza del calcio jugoslavo prima che la storia lo travolgesse. Centrocam-pista tecnicamente indiscutibile, deli-zioso nelle giocate, si mise in mostra al Mondiale under 20 del 1987 segnando all’89° il gol decisivo contro il Brasile ai quarti di finale. A 21 anni era già al Mondiale italiano realizzando pure un gol (due invece quelli segnati nel ’98). L’anno dopo vinse da protagonista la storica Coppa dei Campioni con la Stel-la Rossa nel 1991. Talento da vendere non poteva non accasarsi al Real Ma-

drid dove però iniziò ad avere una serie infinita di guai fisici. Ha vestito anche la maglia del Barça. Il dinamismo non è mai stato il suo forte ma la tecnica era davvero di un’altra categoria. In cabina di regia ZVONIMIR BOBAN, leader e simbolo del calcio croato post indi-pendenza. Giocatore di una eleganza straordinaria, tecnica preziosa, visione di gioco incantevole, un vero e proprio fuoriclasse. Troppo spesso tormentato dal mal di schiena e da una svogliatez-za che ne ha condizionato la carriera, la quale, per quanto brillantissima, sem-bra essere incompiuta per una buona parte. Giocatore “intellettuale”, eroe popolare da quando difese l’onore dei croati nel derby tra Dinamo Zagabria e Stella Rossa. Leader della Croazia ai Mondiali del 1998 trascinata allo sto-rico terzo posto. Capace di giocare da registra, mezzala, trequartista, secon-da punta. Legatissimo al Milan dove ha giocato per nove stagioni vincendo

I BRAsILIANI DeI BALCANI

In pochi hanno espresso sul campo tutto il talento che ha offerto Boban

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toP 11 - cRoazia

quattro Campionati (decisivo in quel-lo del ’99) e la Champions League del ’94. Mezzo sinistro LUKA MODRIĆ l’ultimo grande talento del calcio cro-ato dopo la “Generazione d’Oro” degli anni ’90. Centrocampista brevilineo, dal piede raffinato sempre pronto allo giocata geniale e risolutiva. Mezzala col pallino della costruzione del gio-co, ha l’assist sempre in canna senza precludersi però la possibilità di con-cludere egli stesso l’azione di gioco. In Croazia ha vinto tutto quello che c’e-ra da vincere, passando poi al Totten-ham e successivamente al Real Madrid sempre per cifre astronomiche. Ha fat-to tutta la trafila delle rappresentative giovanili croate e oggi è il leader indi-scusso della nuova Croazia. Ha giocato due Europei (nel 2008 fu incluso nella formazione ideale della manifestazio-ne) e un Mondiale, è stato votato tre volte calciatore croato dell’anno. Tra le riserve MARIO STANIĆ, altro eroe del Mondiale francese del ’96 giocato nell’inedito ruolo di laterale destro, e dire che in Belgio con il Club Brugge giocando da centravanti aveva vinto la classifica cannonieri. Centrocampista che sapeva unire forza fisica e tecni-ca. Difficile da fermare se lanciato in velocità. Devastanti le sue incursioni sulla fascia e i suoi tagli in area di ri-gore. Dopo le buone stagioni al Parma ha chiuso la sua carriera nel Chelsea. In mezzo la solidità di NIKO KOVAČ, fratello maggiore di Robert con il quale ha condiviso le stagioni e i trionfi col Bayern Monaco. Mediano di ottime doti fisiche e naturale capacità d’inse-rimento. Riusciva a coniugare quanti-tà e qualità giostrando in mediana con insospettabile efficacia e piglio da lea-der. Ha vestito la casacca croata in due Mondiali e due Europei. Centrocampi-sta difensivo ZVONIMIR SOLDO è il classico e imprescindibile lavoratore oscuro, giocatore tutta sostanza senza alcuna velleità di forma. Prestante fi-sicamente, forte sui palloni alti, sicuro e deciso nell’anticipo. Grazie alle sue qualità ha vestito la maglia dello Stoc-carda per dieci stagioni, diventando un

vero e proprio esempio di professiona-lità. Tra le icone del calcio croato c’è pure ALJOŠA ASANOVIĆ centro-campista giramondo che nonostante un passo cadenzato ebbe il suo momento di massima forma proprio durante i Mondiali del ’98. Fisico prestante, tec-nicamente indiscutibile, mancino di piede, bravo nel saper leggere il gioco, fu l’autore del primissimo gol della ne-onata rappresentativa croata, nell’ami-chevole non ufficiale con gli Stati Uniti nel 1990. In Italia transitò nella disgra-

ziata stagione del Napoli nel 1997-98 culminata con la retrocessione.

ATTACCO ALIENOLa migliore coppia d’attaccanti che la Croazia può schierare è un duo di tutto rispetto. Innanzitutto ALEN BOKŠIĆ, centravanti dalle qualità tecniche di prim’ordine. Non un cannoniere ma senza dubbio un attaccante prezioso per la sua intelligenza tattica. Amava partire da lontano in devastanti acce-lerazioni nel cuore delle difese avver-

Suker si è distinto soprattutto a Francia 1998 dove ha segnato ben sei gol

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MultiCroatiPartiamo da quella che era una volta la Jugoslavia. Ebbene, diversi sono stati i calciatori croati che hanno giocato tra le fila della rappresentativa jugoslava prima che la Croazia proclamasse l’indipendenza e si costituisse come autonoma federazione calcistica, giocando così di fatto per due nazionali (su tutti Prosinečki, nato per giunta in Germania da padre croato e mamma serba, che ha giocato 15 incontri con la Jugoslavia prima di giocarne 49 con la Croazia). Detto questo numerosa è la colonia di calciatori provenienti dalla folta comunità croata in Australia. Nati e cresciuti nella terra dei canguri, alcuni hanno optato per la nazionale australiana. Tra quelli che, invece, si sono resi disponibili a vestire la maglia della Croazia ci sono Anthony Šerić, laterale sinistro dal passato italiano incluso nella rosa dei Mondiali del ’98, il portiere Joey Didulica, che ha giocato nelle giovanili australiane salvo poi vestire quattro volte la maglia croata. Il più “famoso” di tutti, però, è il centrale difensivo Josip Šimunić, protagonista suo malgrado di un curioso siparietto al Mondiale del 2006 quando nella sfida con la “sua” Australia fu ammonito tre volte prima di essere espulso. L’arbitro Graham Poll riconobbe successivamente l’errore, chiarendo che era stato tratto in inganno dal suo accento australiano! I fratelli Robert e Niko Kovač sono nati in Germania, così come Ivan Klasnić. Il talentuoso Ivan Rakitić è nato e cresciuto in Svizzera. L’interista Kovačić è nato a Linz in Austria. Gordon Schildenfeld ha origini sloveno-austriache, mentre Djovani o Giovanni Rosso è di chiare origini italiane. Impossibile poi provare a far luce sull’intricato puzzle delle origini di molti dei giocatori che hanno vestito la maglia della Croazia. Diverse etnie infatti si sono mescolate nel corso degli anni, del resto era quello uno degli obiettivi del maresciallo Tito (tanti, ad esempio, i croati di Bosnia). I due croati naturalizzati veri e propri sono i brasiliani Eduardo da Silva, attaccante dello Shakhtar Donetsk, il quale però è letteralmente cresciuto calcisticamente in Croazia, giocando anche per l’Under 21 e, ultimo in ordine di tempo il centrocampista della Dinamo Zagabria Sammir.

di Antonio Vespasiano

I BRAsILIANI DeI BALCANI

sarie. Quando in giornata non c’era marcatore che poteva contenerlo vi-sto che alla tecnica univa un notevole stazza fisica. Carattere difficile a volte svogliato ma stoffa da vero campio-ne. Esplode nell’Olympique Marsiglia segnando 23 gol in 37 partite, laure-andosi capocannoniere del Campio-nato e campione di Francia (titolo poi revocato) nonché Campione d’Europa ai danni del Milan. In Italia “Alien” diventa un fuoriclasse assoluto con la maglia della Lazio e nella stagione ’96-’97 con quella bianconera. Vince due Campionati, due Coppe Italia, due Su-percoppe italiane, una Coppa Intercon-tinentale, due Supercoppe Uefa, una Coppa delle Coppe. Unica nota dolen-te, oltre ai troppi infortuni, è il non aver mai saputo concretizzare tutte o quanto meno buona parte delle occasioni che riusciva a crearsi. Con la maglia della Croazia ha giocato gli Europei del ’96 e i Mondiali del 2002 saltando però per infortunio la kermesse francese del 1998 dove avrebbe potuto fare la diffe-renza. Braccio armato della formazio-ne croata è DAVOR ŠUKER autentica macchina da gol, centravanti mortifero in aria di rigore, bravo palla al piede

è stato l’uomo in più della Croazia al Mondiale francese del ’98 dove ha vin-to la classifica marcatori con sei gol. Del resto non poteva essere altrimenti, in Spagna ha dimostrato di essere un bomber implacabile con le maglie del Siviglia e del Real Madrid, club con il quale vinse un Campionato, una Cham-pions League e una Coppa Interconti-nentale. Miglior marcatore nella storia della Croazia con 45 gol, sei volte cal-ciatore croato dell’anno (un record), secondo nella graduatoria del Pallone d’Oro del 1998. Un autentico campio-ne. Tre le riserve in attacco: GORAN VLAOVIĆ contropiedista rapidissimo dal notevole bagaglio tecnico. Lesto nel puntare e saltare l’avversario così come nel tirare in porta da ogni posi-zione. Compagno d’attacco di Šuker ai mondiali francesi del ’98. Merita una menzione anche IVICA OLIĆ, centra-vanti dall’instancabile dinamicità. Giu-stiziere, insieme a Rapaić, dell’Italia ai Mondiali del 2002. Ha vinto la Coppa Uefa col CSKA Mosca salvo poi tra-sferirsi al Bayern Monaco dove ha continuato a mietere successi. Con la Croazia ha messo a segno 16 gol in 85 presenze. Chiude il reparto il brasiliano

naturalizzato EDUARDO DA SILVA talentuosissimo attaccante dal drib-bling mortifero, capace con le sue gio-cate e la sua tecnica di dare imprevedi-bilità al reparto. 27 gol in 55 presenza con la maglia della Croazia. A causa di un terribile scontro con Martin Taylor si fratturò tibia e perone, le immagini fecero il giro del mondo.

I brasiliani dei Balcani, questo il soprannome della nazionale croata che negli anni ‘90 incantò l’Europa

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Los Mejoresn attesa che inizi la decisiva sta-gione che precede i mondiali in Brasile abbiamo deciso di conce-derci un excursus tra i migliori cal-

ciatori della Liga spagnola, analizzando il panorama dei talenti ruolo per ruolo.

Lo “Zamora” inattesoConviene iniziare celebrando il portiere meno battuto della Liga, un titolo pre-stigioso che deriva da Ricardo Zamora Martínez, leggendario portiere degli anni ’20 e ’30. Il 21enne belga Thibaut Courtois, “zamora” dal rendimento a tratti strepitoso, è un gigante di 199 cm che ha stregato i tifosi “colchoneros” con due stagioni sensazionali, meritando il rinnovo del prestito all’Atlético da parte

Dopo la conquista

dell’Europeo U21,

facciamo una

panoramica sul meglio

che ha da offrire il

movimento spagnolo a

livello giovanile.

del Chelsea. Con l’arrivo di Mourinho, che ha subito chiesto il ritorno alla casa madre di Courtois, anche un fenomeno come Cech rischia il posto da titolare, anche se il “guardameta” belga ha fat-to capire che ormai a Madrid è di casa. D’altronde proprio con la complicità dello “Special One” l’affidabile Diego López aveva soffiato il posto al “Santo”, Iker Casillas, con l’inaspettato e imba-razzante dualismo tra un buon portiere e un’istituzione; ci ha pensato Vicente Del Bosque a ristabilire le gerarchie, convo-cando Casillas e schierandolo subito titolare in Confederations Cup. Victor Valdés, un altro mostro sacro, non ha rinnovato il contratto in scadenza nel 2014, e l’attenzione di un vecchio cam-

ligaspagna

I

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61set 2013calcio2000

Los Mejores pione come il ds Andoni Zubizarreta si è concentrato subito sulle possibili alter-native, in particolare su Marc-André ter Stegen: ventunenne portiere del Borus-sia Mönchengladbach, è diventato cele-bre nottetempo per una topica colossale in un’amichevole contro gli Stati Uniti. Merita molta attenzione per la reattivi-tà e le poche reti incassate il portiere dell’Osasuna, Andrés Fernández, pro-tagonista di una stagione decisamente sopra la media. Valutazione importan-te anche per Diego Alves, il giovane estremo carioca del Valencia, messo in competizione con il promettente “guar-dameta” argentino Vicente Guaita in modo non troppo proficuo dal tecnico Valverde, subentrato in corso d’opera e subito scalzato dal giovane Djukic. Poco amato dai tifosi “donostiarra” il cileno Claudio Bravo della Real Socie-dad, relativamente poco battuto, mentre

a Siviglia c’è stato l’ennesimo acuto della carriera di Andrés Palop, splen-dido portiere che a ottobre compirà 40 anni e che andrà a chiudere la carriera nel Bayer Leverkusen. Al Celta Vigo uno come Javi Varas, giovane di talento invecchiato all’ombra di Palop, ha avuto modo di dimostrare di essere ancora un buon portiere, determinante per la con-quista di una storica salvezza. Apprez-zato in Italia anche Roberto Jiménez, un portiere reattivo messosi in luce suo malgrado per le tante parate nell’“annus horribilis” del Saragozza. Tra le squa-dre interessate la Fiorentina, che ha già preso dal Levante lo svincolato Gustavo Munua, esperto estremo difensore uru-guagio rinomato per l’abilità con i piedi.

se La prima regoLa è non prenderne La Spagna non è certo la patria dei gran-

di difensori, e tralasciando i soliti noti a mettersi in mostra nelle patrie difese sono stati in pochi. Un pugno di giovani virgulti, tra cui spetta un posto di diritto per i campioncini della “cantera balugra-na”: su tutti l’esterno basso Montoya (a segno con un tiro formidabile nell’ul-tima gara di campionato) e il centrale Bartra, che costituiscono il ricambio na-turale di Dani Alves e Puyol e hanno im-pressionato anche nell’under-21. Rude e roccioso ma dal buon rendimento il cen-trale dell’Osasuna, Alejandro Arribas Garrido, che ha destato interesse anche presso i grandi club. Tra gli esterni di sinistra ha completato la sua definitiva maturazione il brasiliano Guilherme Si-queira, leader indiscusso del Granada, mentre l’esterno basso Nyom è un altro difensore dal fisico possente che costitu-isce un fiore all’occhiello della scuderia della famiglia Pozzo. Ma è il sorpren-

di Daniele Chiti

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ligaspagna

De la Bella ha stupito tutti per qualità e continuità di rendimento con la casacca della Real Sociedad

dente quarto posto della Real Sociedad (il tecnico Philippe Montanier ha chiuso in bellezza la sua avventura spagnola e si è trasferito al Rennes, sostituito sulla panchina dei biancazzurri dal suo vice Arrasate), che ha portato alla ribalta le prestazioni di alcuni dei più talentuosi difensori della Liga: la coppia centra-le formata da Iñigo Martínez e Mikel González ha fatto la differenza, con un rendimento costante a protezione del portiere Claudio Bravo. Il ventitreenne Iñigo Martínez ha convinto tutti con una stagione da leader, facendosi apprezzare non solo per la maturità tattica e il gio-co aereo, ma anche per l’impostazione del gioco e la vena realizzativa. Sulla fascia destra Carlos Martínez Díez si è confermato uno stantuffo inesauribile: con la migliore stagione della carriera si è imposto all’attenzione degli addet-ti ai lavori, conquistando addirittura un posto nell’undici ideale della Liga spa-gnola secondo il giudizio della UEFA. Sulla fascia sinistra Alberto De la Bel-la si è affermato come uno dei migliori esterni del campionato per continuità di rendimento, costituendo con Gonzalo

lastri della difesa dell’Atlético Madrid: Filipe Luís, esterno sinistro, e l’esperto centrale João Miranda, il match-winner della finale di Coppa col Real Madrid. Spetta agli uomini del “Cholo” Simeone fregiarsi di avere la miglior difesa della Liga spagnola.

ricambio generaZionaLeL’Under-21 di Julen Lopetegui ha vin-to a mani basse l’europeo di categoria disputatosi in Israele, abusando di un conclamato strapotere sul piano dell’e-sperienza, della tecnica individuale e dell’affiatamento per bissare il successo del 2011 in Danimarca. Allora la vitti-ma sacrificale in finale fu la Svizzera; stavolta è toccato agli Azzurrini di De-vis Mangia, protagonisti di un grande europeo e determinati a dare battaglia fino alla fine. Troppo forte l’organico della “Rojita”, con Thiago Alcántara, il talentuoso figlio di Mazinho, che ha ripetuto e migliorato l’exploit dell’ulti-ma finale, in cui aveva segnato un gol, mettendo a segno una tripletta da cam-pione consumato. Il tocco di palla del brasiliano naturalizzato spagnolo è uno spettacolo a vedersi: detta i tempi della manovra con straordinaria sapienza tat-tica, confermandosi un regista già ma-turo, come sa benissimo Guardiola che l’ha fortissimamente voluto al Bayern. Tra i giovani di grande prospettiva ab-biamo potuto ammirare il dinamismo e l’estro di Jorge Resurreción Merodio, in arte “Koke”, che in questa stagione si è confermato elemento cardine della me-diana dell’Atlético Madrid del presente e del futuro. È esploso quest’anno anche Asier Illarramendi, mediano di spin-ta tutto mancino, rivelatosi tra i punti di forza della Real Sociedad e finito al Real, che ha pagato l’intera clausola di rescissione di 33milioni pur di accapar-rarselo. Guardando la formazione non si trovano punti deboli: David De Gea è l’erede predestinato per il dopo Casillas; Joel Robles Vázquez, portiere dell’Atle-tico Madrid in prestito al Wigan, ha gio-cato da titolare, temperando la delusione della retrocessione con l’euforia per la conquista dell’FA Cup contro il Man-chester City; potremo apprezzare anche le parate di Diego Mariño nel neopro-

La Coppa del Re ha sorriso all’Atletico Madrid di Falcao, una bella rivincita per i biancorossi

Castro una catena efficace e tutta man-cina. Con la consacrazione di Raphaël Varane, Pepe ha trovato meno spazio; sulla corsia di sinistra Marcelo è rien-trato dopo alcuni mesi di stop, ritrovan-dosi chiuso da Fabio Coentrão. Ottima stagione anche per i due brasiliani pi-

Barça in barca Lionel Messi non è stato altrettanto bravo a dribblare il fisco spagnolo: la notizia della cifra evasa tramite ingenti trasferimenti di denaro in paradisi fiscali dal 2007 al 2009 lo porterà a doversi difendere in tribunale assieme al padre Jorge Horacio, considerato dagli inquirenti la mente dietro la maxi evasione sui diritti di immagine e le sponsorizzazioni del figlio denunciata dall’agenzia delle entrate spagnola. L’imputazione è grave, come denotano le pene previste (fino a 5 anni di reclusione, massima sanzione amministrativa di 24 milioni), ma è ancor più grave il fatto di avere rovinato l’immagine positiva formata agli occhi dell’opinione pubblica con le sue memorabili imprese sportive. Per evitare ulteriori indagini della Finanza dagli esiti potenzialmente molto compromettenti ha spontaneamente ritoccato la dichiarazione dei redditi del 2010 e del 2011 di una decina di milioni, con un tardivo ma provvidenziale ravvedimento che dovrebbe ammorbidire la posizione del fisco nei suoi confronti. Come se non bastassero i problemi fiscali di Messi, al Barça si è respirata aria pesante tra l’ex Guardiola e il presidente Rosell: il tecnico lo ha accusato di aver usato la malattia di Vilanova per screditarlo. A rispondergli, proprio Vilanova: “Pep non mi è stato vicino quando avevo bisogno di lui”. Infine, il colpo di scena: Vilanova costretto a lasciare per i suoi problemi di salute (tumore alla ghiandola parotide). Diciamo che la nuova stagione per il Barcellona non è proprio nata sotto i migliori auspici. Alla fine toccherà a Tata Martino, vincitore del Final del 2013 in Argentina coi Newell’s Old Boys, sistemare le cose e restituire al calcio il Barcellona dei Miracoli. Garantisce Messi, dicono…

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mosso Villarreal. Di Montoya, Bartra e Iñigo Martínez si è già detto ma dietro di loro spingono talenti puri come il centrale 23enne della cantera merengue, José Ignacio Fernández Iglesias, in arte “Nacho”, uno dei pupilli di Mourinho, che assieme a Varane, Dani Carvajal e al mediano Carlos Henrique “Casemiro” (questi ultimi riscattati rispettivamen-te per 6.5 e 6 milioni di euro da Bayer Leverkusen e San Paolo) andrà a costi-tuire nel Real uno dei reparti difensivi più forti e completi del panorama inter-nazionale. Tra i difensori dell’under-21 figurano anche Marc Muniesa del Bar-cellona, il centrale del Saragozza Álva-ro González Soberón, il laterale sinistro Alberto Moreno Pérez, cresciuto nelle giovanili del Siviglia e già protagonista di qualche apparizione nella Liga. Una squadra che può concedersi il lusso di tenere in panchina Ignacio “Nacho” Ca-macho, mediano tuttofare del Málaga, Sergio Canales, il fantasista “enfant pro-dige” di proprietà del Valencia e Pablo Sarabia García, vivace esterno sinistro del Getafe, ha un potenziale mostruoso anche a metà campo.

giovani punte cresconoRestando nel novero degli attaccanti dell’under-21 di Lopetegui hanno cre-

ato sconquassi le scorribande del velo-cissimo Cristian Tello, consacratosi nel-la scorsa stagione con 8 reti in maglia blaugrana; Álvaro Morata si è confer-mato un centravanti moderno e impla-cabile, oltre che un vero uomo squadra già pronto per il calcio di vertice; Álva-ro Vázquez García e Iker Muniain sono esplosi giovanissimi, e continuano la loro evoluzione stagione dopo stagione confermandosi ottimi attaccanti di mo-vimento, in forze a Getafe e Athletic di Bilbao rispettivamente. Infine una men-zione per il bomber Rodrigo Moreno Machado, cugino di Thiago Alcántara, anch’egli brasiliano naturalizzato spa-gnolo, che sembra già maturo per racco-gliere l’eredità di Óscar Cardozo al cen-tro dell’attacco del Benfica. Un capitolo a parte lo meriterebbe Francisco Román Alarcón Suárez di Benalmádena, in arte Isco, che dopo due stagioni di evoluzio-ne vertiginosa al Málaga, ha raggiunto l’accordo economico per il trasferimen-to al Real Madrid alla cifra record di 30 milioni di euro: tra i centrocampisti solo Xabi Alonso era costato tanto nel recente passato. Il piccoletto col numero dieci che aveva tanto impressionato per rapidità di esecuzione e caparbietà nel dribbling è diventato un giovane leader e un trequartista completo, ostentando

una crescita impressionante in tutti gli aspetti del gioco. Protagonista delle due migliori stagioni della storia del Mála-ga, l’andaluso è entusiasta di appro-dare al Real Madrid con un contratto quinquennale. Assomiglia molto per il modo di giocare e la personalità a Cesc Fábregas e promette di diventare un ele-mento inamovibile della nuova squadra di Carlo Ancelotti. Acquisto fortemente caldeggiato da Zidane e finalmente con-cluso dopo l’accordo raggiunto tra il dg del Málaga Vicente Casado e il direttore del Real Madrid José Ángel Sánchez.

Aggiungi un posto a tavola: è tornato l’Almería L’Andalusia acquista un’altra squadra in Primera División: alla fine ce l’ha fatta anche l’Almería, ritornato nella massima serie dopo due anni di purgatorio. Alla poca ombra dell’Alcazaba, nella cittadina andalusa famosa per il mare e il deserto dove un tempo venivano ambientati gli spaghetti western, il 22 giugno si è festeggiato fino a tarda notte una promozione sofferta perché arrivata solo dopo lo snervante e pleonastico epilogo dei playoff. Il terzo posto guadagnato sul campo non era bugiardo: la squadra di Javi Gracia ha dimostrato di essere di tutt’altro spessore rispetto a Las Palmas e Girona, letteralmente spazzate via grazie alle reti del grande eroe della stagione dell’“Unión”: il 29enne centravanti brasiliano Charles Dias. Con un nome importante, che rievoca quello del compare gallese del minuto Sivori, protagonista con la maglia della Vecchia Signora più di cinquant’anni fa, il generoso Charles ha trascinato i biancorossi a suon di gol, serviti ad espugnare Girona nella finale di andata e a colorare la festa per la promozione allo Stadio dei Giochi Mediterranei nel rotondo 3-0 della gara di ritorno. L’Almería fa ritorno in Primera assieme ad Elche e Villarreal. Gli elementi di esperienza della rosa hanno contribuito moltissimo alla promozione, dal portiere Esteban Suárez, al veterano della difesa, l’ex merengue Álvaro Mejía, ai decani del centrocampo, Rubén Suárez (reduce da un’esperienza in Cina), Fernando Soriano e Miguel Ángel Corona. Tra i giovani si sono messi in mostra anche i centrocampisti Aleix Vidal, Iago Falqué e Carlos Calvo (di proprietà dell’Udinese). Marcelo Silva e Pellerano hanno contribuito alla solidità del pacchetto difensivo e il calore e l’entusiasmo di tutto l’ambiente hanno fatto il resto. È una nuova occasione anche per l’ambizioso imprenditore Alfonso García Gabarrón, padre padrone del club dal 2003, implicato in un’inchiesta per abusi edilizi e pronto a rituffarsi nella mischia del calcio che conta.

Tito Vilanova rinuncia alla panchina del Barça, quest’anno un’altra sfida ben più importante lo attende

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64 set 2013calcio2000

nuovo sIr cercasI

la stagione del post-Fergu-son, nonché quella del ritor-no di Josè Mourinho. Della prima volta di due squadre

gallesi, ma anche dell’auspicato pronto riscatto in Champions League. La Pre-mier 2013-14 parte all’insegna di un po’ di novità, sebbene il prossimo maggio sarà improbabile non ritrovare i soliti noti in vetta alla classifica. Il copio-ne della lotta per il titolo appare infatti pressoché immutato. Manchester City

Una nuova premier

sta per partire, con

tanti volti più o meno

nuovi…

e Chelsea braccheranno i campioni del Manchester United, con l’Arsenal e il Tottenham che più che puntare al primo posto si giocheranno l’ultimo utile per la qualificazione in Champions League.

nuove panchineLe prime classificate del campionato 2012-13 hanno tutte cambiato allenato-re, ma tra i tre tecnici quello più sotto pressione sarà senza dubbio David Mo-yes, vista la pesantissima eredità lascia-

è

prEmiEr lEagUEinghiltErra

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65set 2013calcio2000

tagli da Alex Ferguson. L’ex manager dell’Everton potrà contare sui servizi del giovane più promettente dell’intero pa-norama calcistico inglese, quel Winfrid Zaha strappato già a gennaio al Crystal Palace e che non sarà dato in prestito come si era ipotizzato in un primo mo-mento. Ma il mercato dello United ruota soprattutto sull’acquisto del playmaker a centrocampo – sfumato Thiago Alcanta-ra, l’oggetto del desiderio è Cesc Fabre-gas – e sulla conferma o meno di Wayne Rooney. Salvo clamorose sorprese sul fronte Gareth Bale. Non è detto che pri-ma di fine agosto il Tottenham ci ripensi e accetti la favolosa offerta dei Red De-vils (70 milioni di euro) per il gallese, a cui però ha proposto un contratto di circa nove milioni l’anno. Ad oggi non c’è an-cora nulla di definito, ma l’impressione è che soprattutto per lo scontentissimo

Rooney – che Moyes non ritiene più un giocatore fondamentale – la “saga” pos-sa andare avanti a lungo, sulla falsariga di quanto accaduto l’anno scorso per il trasferimento proprio in maglia United di Robin Van Persie. Wazza, non è un segreto, è concupito dal Chelsea. Mou-rinho lo considera l’attaccante che può regalare il salto di qualità al team dello Stamford Bridge e, dopo le schermaglie iniziali, non è da escludere che possa es-sere accontentato. La pratica attaccanti è stata invece subito evasa dal Manchester City, che a Edin Dzeko e Sergio Aguero ha aggiunto per una sessantina di milioni di euro Alvaro Negredo e Stevan Jove-tic. Ora rimane da vedere quanto Ma-nuel Pellegrini saprà plasmare una rosa – ulteriormente rinforzata dagli arrivi di Jesus Navas e Fernandinho – a sua immagine e somiglianza, mostrando sia

in Premier che in Champions League il bel gioco che era la cifra distintiva del Malaga.

nuovi squadroniCon l’incognita Bale a turbare i sogni di André Villas Boas, gli Spurs hanno più che puntellato il centrocampo con l’ac-quisto del nazionale brasiliano Paulinho, mentre scandagliano il mercato nella speranza di portare al White Hart Lane un attaccante di qualità. Stesso obiettivo di Arsene Wenger, sulle tracce di Gonza-lo Higuain e Luis Suarez. Uno dei due si materializzerà – e forse l’avrà già fatto quando leggerete questo articolo – ma non è detto che possa bastare per cata-pultare i Gunners al vertice della Pre-mier. Il Liverpool si è ormai rassegnato a perdere il turbolento uruguayano, che non vuole assolutamente rinunciare alla

di Luca Manes

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vetrina europea e non ha nascosto le sue intenzioni di abbandonare l’Anfield Road. I Reds, che nel 2013-14 vedran-no in televisione non solo la Champions League, ma anche l’Europa League, puntano a guadagnare quanti più quat-trini possibili dalla sua cessione. Poi per risalire la china si affideranno ai giovani quali Sturridge, Borini, Coutinho e Ster-ling e all’esperienza di Steven Gerrard (cui è stato rinnovato il contratto per due anni), nonché ai nuovi Iago Aspas e Luis Alberto, entrambi provenienti dalla Liga. Di certo non basterà per competere per un posto nelle prime quattro, forse servirà almeno per sopravanzare in clas-sifica i cugini dell’Everton, nella stagio-ne passata aggiudicatosi la supremazia cittadina. Al Goodison Park si attende con curiosità di vedere come si compor-terà Roberto Martinez. Al Wigan ha fatto miracoli, vincendo la FA Cup – sebbene poi non sia riuscito a evitare la retro-cessione in Championship dei Latics. I tifosi dei Toofeemen, però, di recente si sono preoccupati più di contestare il nuovo stemma, ritenuto non consono alla storia e alla tradizione del club. A differenza dei supporter romanisti – le cui rimostranze contro il crest made in Usa non hanno per il momento sortito alcun effetto – quelli dell’Everton hanno portato a casa un risultato di rilievo. Fra un anno si torna all’antico, ha promesso la dirigenza. Il ventilato boicottaggio dei

prodotti con la nuova effigie ha conta-to molto, specialmente per una socie-tà che non naviga nell’oro e che non è detto riuscirà a conservare i suoi gioielli – Marouane Fellaini e Leighton Baines in primis. Non ci meraviglieremmo se almeno uno dei due (il centrocampista belga?) continuerà a essere allenato da David Moyes...

nuovi cLubNovità ancora più sostanziose nel West End londinese, dove a cambiare non è lo stemma ma la proprietà. Il Fulham dell’ex romanista Marten Stekelenburg

prEmiEr lEagUEinghiltErra

In attesa che la nazionale maggiore stacchi il pass per il mondiale brasiliano – al momento la qualificazione non è per niente scontata – quest’estate le selezioni giovanili inglesi hanno rimediato schiaffi a destra e a manca. Agli europei under 21 in Israele sono arrivate tre sconfitte in altrettante partite, ai mondiali under 20 il team inglese non è riuscito nemmeno a raggiungere gli ottavi di finale. Un chiaro segnale di difficoltà di un movimento “condizionato” dallo strapotere della Premier League, con tante squadre che puntano pochissimo sui vivai e preferiscono invece fare incetta di giocatori stranieri. Da più parti si alzano accorate grida di allarme e il primo a essere chiamato a invertire questa tendenza negativa è il nuovo presidente della Football Association, Greg Dyke. L’ex grande capo della BBC, entrato ufficialmente in carica a metà luglio, ha già fatto sapere che proverà a innovare in maniera profonda il sistema. Oltre ad aver bisogno di intese proficue con la Premier League, la FA sotto la guida di Dyke dovrà investire un bel gruzzolo di quattrini nei settori giovanili, per cui il nuovo contratto dal valore di circa 250 milioni di euro siglato con la BBC e la British Telecom per la cessione dei diritti della Coppa d’Inghilterra dal 2014-15 al 2017-18 potrà tornare molto utile. Per il momento però i tradizionalisti si dovranno mettere l’animo in pace, il fischio d’inizio della finalissima di Wembley sarà ancora alle 17.15 e non più alle 15, com’era stato per decenni.

v e c c h i e u n d e r 

Fabregas è l’oggetto del desiderio del Manchester United che punta a dare sostanza al centrocampo

è diventato la sesta squadra di Premier (le altre sono Manchester United, Ar-senal, Aston Villa, Liverpool e Sunder-land) ad avere un azionista di maggio-ranza statunitense. Dopo 16 anni, in cui ha portato i Cottagers dai bassifondi delle serie minori alla finale di Europa League, Mohamed Al Fayed ha passato la mano al milionario a stelle e strisce di origini pakistane Shahid Khan, già proprietario della franchigia di football americano dei Jacksonville Jaguars. Khan si è definito “custode del club”, un po’ come erano i directors all’epoca in cui televisioni e merchandising non

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67set 2013calcio2000

prietario malese Vincent Tan ha passato l’estate più a negoziare la ristrutturazio-ne dei debiti pregressi che a rinforzare la squadra, che però era già abbastanza competitiva. Il Cardiff sembra più at-trezzato per sopravvivere alle asperità della Premier rispetto alle altre matrico-le Hull City (che però in attacco ha mes-so a segno un buon colpo con il prestito annuale di Danny Graham dal Sunder-land) e Crystal Palace. Nella parte bassa della classifica rischiano di ritrovarsi an-che Southampton, Norwich e Stoke con le ultime due che, a nostro modesto pa-rere, sono insieme alle Eagles londinesi le indiziate per il capitombolo in Cham-pionship. Non prevediamo particolari patemi invece per West Ham United e West Bromwich Albion. I primi sono ri-usciti a trattenere al Boleyn Ground (al terzultimo anno di servizio prima del tra-sferimento degli Irons allo Stadio Olim-pico) Andy Carroll, i secondi hanno do-vuto lasciar partire a malincuore Romelu Lukaku, ora alla corte di Mourinho. Per sostituirlo hanno puntato sull’usato (an-che troppo) sicuro: Nicolas Anelka, libe-rato dalla Juventus, dove non ha lasciato tracce. Dubitiamo molto che il francese possa imprimere un segnale indelebile alla Premier 2013-14.

la facevano da padroni. Staremo a ve-dere se, oltre a mantenere in buona sa-lute finanziaria il Fulham, saprà anche avvicinarlo ai vertici del calcio inglese. All’Aston Villa l’altro americano Ran-dy Lerner per la verità non ha sortito gli effetti sperati. Anzi, i Villans nelle ultime stagioni hanno flirtato pericolo-samente con la zona retrocessione. Ora si sono sbarazzati degli stagionati Shay Given e Darren Bent, riuscendo dopo un lungo tira e molla a prolungare il contratto a Christian Benteke (ben 19 goal nel 2012-13) fino al 2017. Basterà per evitare brutte sorprese?

nuovi “mostri”Continuando a parlare delle “altre” or-mai perennemente alle spalle delle big, si attendono conferme dal Sunderland targato Paolo Di Canio. Di buon profi-lo il mercato dei Black Cats: gli italiani Vito Mannone ed Emanuele Giaccheri-ni, il bomber Usa Jozy Altidore e il di-fensore ex Lazio Mobido Diakitè sono addizioni di qualità. Allo Stadium of Light auspicano un campionato meno travagliato del precedente. Medesimo desiderio serbano i rivali del Newcastle, che però continuano a essere maestri nel crearsi problemi. C’era proprio bisogno

di mettere sotto contratto con la quali-fica di director of football Joe Kinnear, che nell’anno della retrocessione (2008-09) al St James’ Park trascorse alcuni mesi come manager prima di essere co-stretto a lasciare per problemi di salute, ma fu ricordato solo per le gaffe clamo-rose e gli sprezzanti attacchi ai calciato-ri? Questa volta, appena tornato a New-castle, ha pensato bene di prendersela con i fan. Chissà che penserà di questa mossa così poco ispirata il tecnico Alan Pardew, già scottato da un 2012-13 da incubo. Visto il clima non proprio idil-liaco, non è da escludere che prima della fine del mercato qualche pezzo pregiato – da Yohan Cabaye a Hatem Ben Arfa, passando per Demba Cisse, apertamente in rotta con la società – possa migrare altrove.

nuovi derbyTutto da gustare sarà il derby gallese tra Swansea e Cardiff, il primo della sto-ria nella massima divisione del calcio inglese. Per gli Swans sarà durissima ripetere le imprese dell’anno passato, ma almeno dovrebbero poter contare su Michael Laudrup in panchina e Michu sul fronte offensivo. I Bluebirds sono neo-promossi e il pro-

In tempi di crisi come quelli che stiamo vivendo, la mossa della dirigenza dello Stoke City non può certo passare inosservata. I vertici del club, infatti, hanno deciso di offrire un posto gratuito su pullman pagati dalla società a tutti i tifosi che si recheranno in trasferta. Un bel regalo, che il presidente Peter Coates ha motivato anche con il considerevole aumento di introiti derivanti dal nuovo contratto per la cessione dei diritti tv della Premier (oltre tre miliardi di euro per i prossimi tre anni, +71 per cento rispetto al recente passato). Lo Stoke non è nuovo a iniziative di tutela nei confronti dei suoi calorosissimi supporter. Da quando è salito in Premier, nel 2008, ha congelato il costo dei biglietti per i match casalinghi. Insomma, una realtà in controtendenza rispetto a tante altre più attente ad accumulare profitti che ad ascoltare le istanze dei tifosi. Non è un caso se nelle ultime stagioni le away end degli stadi Premier si sono riempite di meno rispetto alle annate precedenti – clamoroso il caso del boicottaggio dei tifosi del Manchester City all’Emirates, dove erano stati obbligati a pagare circa 70 euro per un tagliando. Le proteste dei tifosi, culminate in una manifestazione davanti alla sede londinese della Premier, sembrano dare qualche frutto, specialmente se l’esempio virtuoso dello Stoke sarà seguito da altre società.

v e c c h i e t r a s f e r t e

Giaccherini ha risposto presente alla chiamatadi Di Canio al Sunderland

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L’eterna sfIda

on cambia la musica in Bundesliga. Anche nel-la stagione 2013-2014, a meno di clamorosi exploit,

la lotta per il titolo sarà tra il Bayern Monaco di Pep Guardiola ed il Borus-sia Dortmund di Jurgen Klopp (primo sorriso giallonero in Supercoppa tede-sca). Una sfida infinita con bavaresi e gialloneri protagonisti assoluti del marcato teutonico.

anche l’anno

prossimo sarà

Borussia Dortmund

contro Bayern o,

forse, Bayern contro

se stesso…

bayern fameLicoPartiamo dal Bayern Monaco: dopo aver vinto tutto, Rummenigge ha de-ciso di regalare all’ex-Barcellona il talentuoso Mario Gotze per la consi-derevole cifra di 37 milioni di euro e l’altrettanto promettente centrocam-pista della Spagna Under 21, nonchè pupillo di Pep, Thiago Alcantara, letteralmente scippato al Manchester United per la cifra di 20 milioni di

n

BUnDEsligagErmania

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69set 2013calcio2000

euro. Anche con la perdita di Mario Gomez, con destinazione Fiorentina, Guardiola si troverà a disposizione una squadra super con due giovani in più, che non potranno che dare respi-ro ogni tanto ai vari Schweinsteiger, Robben, Ribery, Muller, che stanno oramai portando avanti la squadra da qualche anno col loro sudore. Di mi-nore cassa di risonanza l’acquisto del promettente difensore classe 1990, proveniente dal Mainz, Jan Kirchoff.

iL borussia insegueCapitolo Dortmund: sarà pure vero che ci sarà un Gotze in meno, sarà pure vero che Lewandowski, al quale è stato letteralmente impedito di an-dare al Bayern Monaco, non renderà forse come fatto nella scorsa annata,

di Flavio Sirna

ma i due acquisti messi a segno dalla dirigenza sono di valore molto supe-riore rispetto a quello che dice il loro nome e potranno sicuramente aiutare la squadra a contendere il Maister-chale ai campioni del Triplete: Pierre Emerick Aubameyang, colui che pre-sumibilmente dovrà prendere il posto del gigante polacco, è un giocatore in crescita esponenziale che in Ligue 1 con la maglia del Saint-Etienne ha mo-strato di avere tutte le carte in regolare per diventare un bomber di fama euro-pea. Per non parlare dell’ex-Shakthar Donetsk Henrikh Mkhitaryan: l’ar-meno, costato 27 milioni di euro, è il prototipo del giocatore moderno. Per la sua duttilità tattica potrà sicuramen-te giocare sia come tre quartista che come esterno. Ed ha anche una gran-

de confidenza con il goal. Discutibile invece, soprattutto valutando il suo rendimento con le maglie di Genoa e Milan, l’acquisto in difesa, dal Werder Brema, del difensore greco Sokratis Papastathopoulos; l’ellenico prenderà il posto di Felipe Santana, passato allo Schalke 04.

dietro si affiLano gLi artigLiA proposito di Schalke 04, come si è mossa la squadra arrivata quarta in classifica? Sicuramente ci si sarebbe aspettato di più: oltre al brasiliano in difesa sono arrivati alla corte di Jens Keller, confermato come tecnico, l’at-taccante ungherese Adam Szalai (8 mi-lioni di euro il costo dell’operazione), che col Mainz ha dimostrato di poter

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essere un’ottima punta centrale di livello internazionale, e il centrocampista tede-sco ex-Colonia, classe 1991, Christian Clemens, capace di poter giocare sia al centro del campo che come esterno (3,5 milioni di euro il costo dell’operazio-ne). In uscita c’è da segnalare l’addio di Jurado, passato allo Spartak Mosca per circa 3 milioni di euro. A meno di altri arrivi prima del gong (c’è da segnalare come operazione minore in prospettiva l’acquisto per quasi 4 milioni di euro dal Bochum del centrocampista classe 1995 Leon Goretzka), con questa rosa non si potrà che sperare in un’ulteriore qualificazione alla prossima Champions League, sempre passando per i preli-minari. Un po’ più dispendioso, anche per i maggiori introiti, il calciomercato delle Aspirine del Bayer Leverkusen: perso il gioiello Schurrle, passato alla corte di Josè Mourinho al Chelsea, è stato acquistato per 10 milioni di euro dall’Amburgo l’attaccante sudcoreano Heung-Min Son. Si tratta di un gioca-tore ricercato da importanti club che permetterà alla società rossonera sia di poterlo trattenere e farne l’erede del non sempre eterno Kiessling. O potrà even-tualmente, in caso di necessità, fungere da gioiello da mettere sul mercato per il quale ricavare una considerevole som-ma. Come suo eventuale sostituto è arri-vato dal Fortuna Dusseldorf l’ala destra australiana Robbie Kruse (1,5 milioni di euro il costo dell’operazione). In difesa, dove sono arrivati il maggior numero di giocatori, il primo rinforzo ha parla-to italiano: per circa 4 milioni di euro è arrivato dall’Inter Giulio Donati, che ha stregato la dirigenza tedesca durante l’ultima edizione dell’Europeo Under 21 giocato con la maglia della nazionale azzurra guidata da Devis Mangia. Sem-pre dietro, per dare un tocco di esperien-za in più, sono arrivati dal Siviglia il centrale 1980 Emir Spahic ed il terzino ex-Besiktas Roberto Hilbert. Tutto da scoprire il classe 1995 ex-Paok Salonic-co Konstantinos Stafylidis. In porta, al posto di Adler, passato a parametro zero all’Amburgo, è arrivato lo stagionato ma ancora affidabile Andres Palop dal Siviglia.

gErmaniaBUnDEsliga

Konstantin Rausch andrà a rinforzare la difeda dello Stoccarda

ex big aLLa riscossaHanno cercato invece di muoversi in maniera più oculata ed intelligente, per cercare di migliorare la scorsa de-ludente stagione finita al di sotto delle aspettative, lo Stoccarda, il Wolfsburg ed il Werder Brema. I biancorossi di Labbadia hanno deciso di cambiare volto al loro reparto d’at-tacco cedendo il giapponese Okazaki al Mainz e acquistando dall’Hannover il marocchino naturalizzato norvegese Abdellaoue, che andrà a formare un terzetto di tutto rispetto con Ibisevic e Harnik. Rinforzata anche la difesa con l’arrivo, a parametro zero dall’Hanno-ver, dello stantuffo di sinistra (classe 1990) Konstantin Rausch. Ed il reparto di mezzo, dove suscita molta curiosità cosa riuscirà a fare Marco Rojas, centrocampista di destra dalla doppia nazionalità (neozelande-se e cilena), che ha lasciato il Mel-bourne per provare un’esperienza in Europa. Come sempre consistente numerica-mente il calciomercato del Wolfsburg,

riuscito nell’intento di trattenere il brasiliano Diego, che avrebbe volu-to tornare in Spagna con la maglia dell’Atletico Madrid. Ceduti il ceco Pilar al Friburgo ed il giovane Se-bastian Polter al Mainz (entrambi attaccanti), sono arrivati in tanti, so-prattutto a centrocampo: l’acquisto di maggior grido è sicuramente stato l’ex-Friburgo Daniel Caligiuri, per il quale è stata sborsata la cifra di 3 mi-lioni di euro. Dello stesso reparto farà parte l’ala della Costa d’Avorio, clas-se 1991, Ibrahim Sissoko. Capitolo difesa ed attacco: volti nuovi sono il centrale Marco Russ (che potrà fare da chioccia al classe 1992 Bjarne Thoelke, promosso in prima squadra), il terzino destro Patrick Ochs e il por-tiere classe 1987 Max Grun. Si spera potranno diventare nuovi Mandzukic o nuovi Dzeko l’ex-Francoforte Rasmus Jonsson, svedese, e Stefan Kutschke, arrivato dal Lipsia a parametro zero. I tifosi dei ‘Verdi’ sperano non tan-to di ripetere i fasti dell’era Magath, quando arrivò quello scudetto ina-

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71set 2013calcio2000

spettato, ma perlomeno che il nuovo allenatore Dieter Hecking possa fare bene così come ha fatto in precedenza sulle panchine di Norimberga ed Han-nover, che è riuscito a far stabilizzare nella parte medio-alta della classifica di Bundesliga. Nuovo allenatore per cercare di dimenticare un comunque glorioso, anche se a tratti, passato, al Werder Brema. Dopo 15 anni di scet-tro Thomas Schaaf ha detto addio alla squadra anseatica per lasciare il posto a Robin Dutt. Che di sicuro, sino a questo momento, non potrà dirsi certo soddisfatto del calciomercato posto in essere dal di-rettore sportivo Klaus Allofs. L’unico acquisto di un certo spessore è stato, per la cifra di 3 milioni di euro, quello del centrocampista classe 1984 ex-Friburgo Cedric Makiadi; in difesa è arrivato l’italiano ex-Inter Luca Cal-dirola, in avanti è tornato dallo Zwolle Denni Avdic ed è stato riscattato dal Bayern Monaco il tedesco Nils Peter-sen. Si tratta di elementi che sicuramente non potranno consentire di lottare per le zone che contano della classifica, nemmeno per l’Europa League.

Le nuove LeveA proposito di Europa League c’è da parlare del Friburgo, la squadra di Streich piazzatasi al quinto posto in classifica nella scorsa stagione. Ci sono state alcune importanti ces-sioni (Makiadi, Caligiuri, Rosenthal all’Eintracht Francoforte, il bomber Mike Hanke al Borussia Monchen-gladbach), che sicuramente influiran-no sul rendimento della squadra, sia interno che europeo. I nuovi arrivi sono il centrocampista svizzero Gelson Fernandes dallo Spor-ting Lisbona (che in campo prenderà il posto di Makiadi), l’altro mediano classe 1992 Felix Klaus, il ceco Pilar dal Wolfsburg e l’attaccante macedo-ne (classe 1991) Admir Mehmedi. In cerca di riscatto anche l’Amburgo: sino a questo momento però non c’è stato un mercato all’altezza della si-tuazione: è anzi arriva la cessione del

promettente Heung-Min Son. È torna-to il centrocampista Robert Tesche, si spera molto nel trequartista turco di 19 anni Hakan Calhanoglu ed è arrivato a parametro zero dal Bayer Leverkusen il portiere Renè Adler. In prestito dall’Arsenal è stato preso il difensore svizzero Johan Djorou. Concludono la carrellata Eintracht Francoforte e Borussia Monchen-gladbach: la squadra di Veh ha preso il 23enne attaccante spagnolo Joselu, il possente difensore centrale norvegese Vadim Demidov, l’ala sinistra tedesca Stephan Schrock. Due invece gli arrivi per l’ex-squa-dra di Marco Reus: il bomber Mike Hanke, l’esperta punta brasiliana ex-Dynamo Kiev ed Hertha Berlino Raf-fael (costato cinque milioni di euro).

avanti tuttaSi sono attivate sul mercato anche le altre squadre che prenderanno parte all’edizione 2013-2014 della Bunde-sliga. Molto attivo l’Hannover, che vuole ri-scattare l’ultima stagione nella quale

non è riuscito a riqualificarsi per una competizione europea. In panchina è rimasto Mirko Slomka, che potrà con-tare sull’ala destra classe 1993 Leo-nardo Bittencourt, sull’altrettanto gio-vane difensore tedesco Florian Ballas e sul portiere ex-Stoccarda Konstantin Fuhry (classe 1994, arrivato nell’am-bito dell’operazione che ha visto la cessione di Rausch ai biancorossi di Labbadia). In avanti si punta sul classe 1990 Ar-tur Sobiech, promosso dalla prima squadra: sarà però difficile per lui far dimenticare il marocchino Abdella-oue, passato allo Stoccarda. Più corposo il mercato del Mainz di Tuchel, compagine anch’essa alla ri-cerca di posizioni meno ‘pericolose’: è stato ceduto uno dei pezzi pregiati della squadra, e cioè l’austriaco An-dreas Ivanschitz, passato al Levante (si spera che possa ripercorrere le sue orme il giovane Julian Koch, arrivato dal Dortmund). Dal Fortuna Dusseldorf è però arriva-to il bomber Dani Schahin, che verrà affiancato all’interno del reparto dal nigeriano Anthony Ujah. In difesa in-vece ci sarà il classe 1983 ex-Monaco 1860 Malik Fathi. Speso anche 1 milione di euro per pre-levare dal Greuther Furth il 23enne mediano Johannes Geis (c’è anche il centrocampista Christoph Moritz, precedentemente svincolato). Esigui invece gli arrivi in casa Hof-fenheim, dove si vuole evitare di esse-re nuovamente invischiati nella lotta per la salvezza: dal Twente è tornato in prestito il terzino olandese Edson Braafheid; stesso discorso per il cen-trocampista dello Zimbawe Knowled-ge Musona. Il colpo ad effetto arriva dalla Ligue 1: dal Bordeaux Anthony Modeste avrà il compito di non far rimpiangere i 3 milioni di euro che sono stati spesi. Tre invece gli arrivi per il Norimber-ga di Wiesinger: l’esperto difensore Pogatetz, l’attaccante svizzero-croato Josip Drmic (21 anni, costato 3 milio-ni di euro), il portiere 20enne Johan-nes Brinkies.

Rivoluzione in casa Werder Brema, Schaaf cede lo scettro dopo 15 anni di sodalizio

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72 set 2013calcio2000

durata due anni la seconda vita parigina di Leonar-do che, tornato all’ombra della Tour 14 anni dopo

la conclusione della sua stagione da calciatore, ha deciso di lasciare nuo-vamente le sponde della Senna per lanciarsi nella sua ennesima nuova avventura, ancora ignota persino a se stesso. I motivi dell’addio, però, non sono da ricercare nella ricerca di nuo-

altro giro, altra corsa:

leonardo lascia il paris

saint germain e si

prepara per un’altra

avventura

vi stimoli o, ancor meno, nell’insod-disfazione dovuta ai risultati ottenuti. Sarebbe ancora più assurdo collegar-li ad una scarsa fiducia nel progetto PSG, sempre più in espansione. Ma come accade ogni qualvolta una de-cisione coglie di sorpresa l’uditorio, la versione ‘ufficiale’ trova chi non è pronto a reputarla vera fino in fondo. Un gesto di protesta nei confronti del-la Federazione francese, rea di avergli

è

ligUE 1francia

Peter Pan Leo

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73set 2013calcio2000

inflitto una maxi-squalifica... Un po’ pochino, forse, per mandare all’aria un progetto a lungo termine. Strano, sicuramente. Ma non per questo ne-cessariamente falso. Ciascuno, ov-viamente, andrà avanti con la propria idea. Ma analizzare l’intera situazione potrebbe essere utile per fare un po’ di chiarezza sui motivi della separazione e per tirare le somme dei due anni del Leonardo-bis a Parigi.

Lo spintone gaLeottoRiavvolgiamo il nastro della nostra storia fino al 5 maggio quando, al ‘Parco dei Principi’, il PSG ospita il Valenciennes. La squadra di Ancelotti si presenta all’incontro con 6 punti di vantaggio sul Marsiglia ed una par-tita in più da disputare. Le giornate che mancano alla fine del campionato sono 3 e la differenza reti, nettamen-

te migliore rispetto a quella dell’OM, garantirebbe ai parigini il titolo in caso di vittoria. Il pubblico è quel-lo delle grandi occasioni ed il ‘Parco dei Principi’ fa registrare 45.000 spet-tatori: il finale appare già scritto. Un Valenciennes, già sufficientemente lontano dalla zona retrocessione, non giocherà certo con il sangue agli occhi e per il PSG ottenere il trionfo finale appare soltanto una formalità. E, pro-babilmente, è proprio questa eccessiva sicurezza a costare cara in termini di nervosismo ai parigini: il Valencien-nes trova il vantaggio al 17’ con Danic e i padroni di casa faticano a rimettere in sesto la gara. Un presunto fallo su Javier Pastore, non ravvisato dal di-rettore di gara, scatena le proteste di Thiago Silva che, inavvertitamente, viene a contatto con l’arbitro: nessun dubbio, rosso diretto per il difensore!

di Renato Maisani

Il PSG, con l’uomo in meno, riuscirà soltanto nel finale a rimettere in piedi la gara, pareggiando ma non ottenen-do i 3 punti necessari ai fini del trionfo finale. Leonardo va su tutte le furie e nel do-pogara inveisce contro l’arbitro Castro e, nel sottopassaggio, lo colpisce con una spallata sbarrandogli la strada. Il gesto, unito alle dure dichiarazioni rilasciate dal dirigente brasiliano nel dopogara, non lascia indifferente la federazione transalpina che, dopo un lungo conciliabolo, decide di fermare Leonardo per addirittura 9 mesi. Uno sproposito, senza ombra di dubbio. Il PSG ricorre, ma la beffa è dietro l’an-golo: la pena, infatti, piuttosto che es-sere ridotta, viene prolungata di ulte-riori 5 mesi ed estesa fino al 30 giugno del 2014, vale a dire fino al termine della stagione successiva.

Peter Pan Leo

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74 set 2013calcio2000

La rabbia di LeoLeonardo non ci sta e quasi istantane-amente annuncia le proprie dimissio-ni, che il PSG non può non accettare. È il 10 luglio quando l’ex allenatore di Milan e Inter dice addio ad una so-cietà che, dichiaratamente dispiaciuta, non può opporsi. Una reazione esa-gerata quella di Leo, secondo alcuni. Una ‘scusa’ per abbandonare la barca, secondo altri. Una giusta punizione nei confronti di una Federazione che ha sbagliato una sanzione, secondo un’ulteriore chiave di lettura. Difficilmente sapremo la verità. Chi ama fare dietrologia, ha evidenziato come Leonardo abbia sempre inve-stito molto nel progetto a lungo ter-mine del PSG e che fosse dunque per lo meno curioso vederlo tirarsi fuori di fronte al primo ostacolo. Secondo molti, piuttosto, al dirigente brasiliano non sarebbe andata giù la scelta so-cietaria di affidare a Laurent Blanc la guida tecnica del club. Teoria sicuramente discutibile ed az-zardata, soprattutto tenuto conto del fatto che – a quanto pare – fu proprio la presenza di Leonardo nei quadri so-cietari del PSG ad indurre Mourinho a virare verso Londra, destinazione Chelsea. Insomma, Leonardo sa im-porre il proprio ‘veto’ allo Special One e non a Blanc? Curioso, quanto meno. Ma non impossibile, per carità. E il mistero Leonardo, ne siamo cer-ti, continuerà a far discutere ancora a lungo…

ligUE 1francia

Più volte si è detto che Leonardo, innegabilmente rimasto legato al nostro Paese, abbia ‘saccheggiato’ la Serie A. Mai termine, però, fu più inappropriato. Il sinonimo più adatto per il termine ‘saccheggiare’, infatti è ‘depredare’, vale a dire portar via qualcosa senza pagare un (giusto) corrispettivo. Nel caso di Leonardo, però, il corrispettivo è stato pagato, eccome! Se è vero che il PSG nell’era Leo ci ha portato via alcuni dei calciatori più forti, è altrettanto vero che, di contro, ha immesso ricchezza in un calcio, quello italiano, che definire in profonda crisi sarebbe eufemistico. Sono 273 i milioni che Leonardo ha consegnato al nostro calcio. Estate 2011, pronti-via ed ecco arrivare a Parigi Sissoko, Menez, Pastore e Sirigu. Il primo, reduce da una buona stagione alla Juventus, viene pagato 7 milioni di euro per finir presto nel dimenticatoio. Menez, invece, dopo un’altra stagione dal rendimento altalenante a Roma, viene riportato in Francia dietro il pagamento di 8 milioni di euro. Il vero affare si chiama Sirigu, pagato meno di 4 milioni di euro al Palermo e prossimo a diventare uno dei migliori portieri d’Europa. A fronte del buon affare concluso, però, Leonardo – forse spinto dai sensi di colpa (siamo ironici, ovviamente) –

E L’ I T A L I A R I N G R A Z I A

clausola rescissoria imposta dal presi-dente del Napoli De Laurentiis, infatti, il PSG è riuscito a portarsi a casa Edin-son Cavani, fresco capocannoniere del campionato italiano e tra i più forti attaccanti in circolazione. Un colpo ‘col botto’, senza ombra di dubbio. Una volta archiviato il trasferimento dell’estate, poi, Leonardo non si è fatto mancare il bis, strappando alla concor-renza di mezza Europa un altro talento ‘nostrano’, vale a dire il difensore della Roma Marquinhos, per il quale il PSG

chiusura coL bottoNonostante il mandato ‘a termine’, però, Leonardo è rimasto in carica fino al termine del calciomercato e non si è risparmiato dal voler chiudere col bot-to. Pur non presenziando alle cerimonie di annuncio dei nuovi acquisti e met-tendoci poco – televisivamente parlan-do – la faccia, il direttore sportivo del PSG ha continuato a lavorare nell’om-bra, portando a termine importanti ope-razioni di mercato. Su tutte, la ‘bomba’ dell’estate. Dietro il pagamento della

Cavani, l’utimo grande colpo di Monsieur Leo

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75set 2013calcio2000

ha sborsato complessivamente 31.4 milioni, 2.6 dei quali finiti nelle casse del Corinthians e gli altri – la maggior parte - a Trigoria. I due acquisti (uniti a quello del laterale Digne) non fanno al-tro che proiettare ulteriormente il PSG nel gotha del calcio europeo, facendo riaffiorare però il solito interrogativo: dove termina la bravura di Leonardo ed iniziano i meriti di chi – nello specifico Al-Khelaifi – permette al dirigente di sbaragliare la concorrenza offrendo ci-fre fuori mercato?

ti piace vincere faciLe?Ed è appunto partendo da questo in-terrogativo che è facile comprendere la posizione di chi non perde occasio-

ne per sottolineare come sia piuttosto semplice dominare il mercato se a disposizione si hanno mezzi pratica-mente illimitati. Senza considerare ul-teriori acquisti, alla voce ‘uscite’ nel calciomercato del PSG troviamo già un esborso di 107 milioni di euro, risultan-te degli acquisti di Cavani, Marquinhos e Digne. Tre ‘colpacci’, senza ombra di dubbio, ma tre giocatori sicuramente pagati più del loro reale valore di mercato. Con meno di 80 milioni, infatti, sarebbe stato possibile portare a casa i tre ta-lentuosi atleti. Ma non è certo la prima volta che Leonardo chiude con i con-ti in rosso il mercato del suo PSG. Il saldo acquisti/cessioni fatto registrare

Marquinhos è costato alle casse Psg 31,4 milioni di euro

‘regala’ 43 milioni di euro a Zamparini per Javier Pastore. Un ottimo calciatore, sia chiaro, reduce da una stagione a tratti magnifica ma che, siamo certi, sarebbe stato possibile acquistare anche spendendo 10-15 milioni in meno. A gennaio, poi, non pago, Leonardo torna nella sua Milano – sponda nerazzurra – per strappare all’Inter un Thiago Motta in scadenza di contratto, portandolo però immediatamente a Parigi dietro il pagamento di 11 milioni di euro. L’estate del 2012 è invece quella del doppio affare col Milan: Leonardo vuole a tutti i costi Thiago Silva e cede alla controfferta dei rossoneri. Insieme a Thiago, infatti, il PSG ‘deve’ portarsi a casa anche Zlatan Ibrahimovic, il cui ingaggio pesa parecchio sulle casse del Diavolo. 63 milioni il costo complessivo dell’operazione. Brilla il talento di Verratti? Ecco l’assegno da 12 milioni per il Pescara. Piace Lavezzi? Senza indugi, il PSG paga i 31 milioni di euro previsti dalla clausola rescissoria e se lo porta a casa. Il resto è storia recente: altri 63 milioni ai partenopei per Cavani e 31 alla Roma per Marquinhos. Totale? 273 milioni di euro. Milione in più, milione meno. Chiamatelo saccheggio…

nel corso della stagione 2012-2013 ha infatti dell’incredibile: 147 i milioni sborsati al fronte di appena 2.7 incassa-ti. E ‘minus-valenze’ a gogò. Se è vero che il PSG si è portato a casa – appun-to con quei 147 milioni – giocatori del calibro di Lucas, Ibrahimovic, Thiago Silva, Verratti, Lavezzi e Van der Wiel, è altrettanto vero che, anche in questo caso, il tutto sarebbe stato possibile a cifre decisamente inferiori. Insomma, se Napoli e Juventus si contendono Verratti offrendo circa 6 milioni di euro al neopromosso Pescara e Leonardo si presenta con in mano un assegno da 12, è facile che a spuntarla sia proprio il club rappresentato dal brasiliano… Ma sin dal primo anno Leonardo era partito col botto, investendo ben 106 milioni di euro sul mercato senza tut-tavia riuscire a portare a casa il titolo nazionale. I 42 milioni di euro sborsati per Pastore sono l’esempio più lam-pante di come, con un fondo pratica-mente illimitato, sia facile dominare la scena. Ma anche gli 11 milioni versati nelle casse dell’Inter per Thiago Mot-ta lasciarono di stucco tanti addetti ai lavori. Il PSG, però, aveva bisogno di rilanciarsi in fretta e non poteva per-mettersi di vedersi sfuggire calciatori individuati come obiettivi per trattare sul prezzo. Ma presentarsi in un nego-zio e comprare ogni oggetto offrendo la cifra richiesta – leggi clausola di re-scissione per Lavezzi e Cavani – non fa di un ricco mercante un grande ne-goziatore…

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on avrà le grandi orec-chie che caratterizzano il profilo argenteo della no-stra Champions League,

eppure la Copa Libertadores esercita un fascino quasi magnetico, capace di smuovere i sentimenti degli oltre tre-cento milioni di sudamericani. Il trofeo, dedicato ai ‘Liberatori’, ossia gli eroi che hanno guidato le guerre d’indipen-denza delle nazioni latino-americane, è finito quest’anno nelle mani dell’Atleti-co Mineiro, uscito vincitore dal doppio confronto contro i paraguaiani dell’O-limpia Asunción. La dura legge dello

stadio Mineirão, che vede i bianconeri di Belo Horizonte imbattuti in casa da due anni (53 partite fa l’ultima sconfit-ta), colpisce ancora, mietendo una vitti-ma illustre come il Decano, che rivive l’incubo del 1989, quando, dopo aver vinto 2-0 la finale di andata, perse quel-la di ritorno ai rigori contro i colom-biani dell’Atlético Nacional. La storia si ripete, questa volta in Brasile, dove gli uomini di Cuca hanno confermato i favori del pronostico, che li vedeva nettamente favoriti sugli avversari, ri-uscendo a ribaltare il 2-0 incassato ad Asunción nella gara d’andata, firmato

n

spEcialE - copa liBErtaDorEs di Carlo Tagliagambe

dalle reti di Alejandro Silva e Pittoni, che aveva seriamente indirizzato il tro-feo verso la strada per il Paraguay. E in-vece, ecco l’ennesima rimonta degli Al-vinegro che, sospinti dal tifo delle mura amiche e da un Ronaldinho particolar-mente ispirato, sono riusciti nell’impre-sa di recuperare lo svantaggio grazie a due reti nella seconda frazione di gara: prima Jô, con una bella girata, trova il gol della speranza e poi Leo Silva, a una manciata di minuti dalla fine, insac-ca di testa, approfittando di un errore di valutazione del portiere avversario. La rete del 2-0, e la contestuale espulsione

IL ‘GaLo’ daLLe uova d’oro

S

l’atletico minero sbaraglia la concorrenza e riporta alla ribalta ronaldinho, protagonista assoluto!

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77set 2013calcio2000

di Manzur dell’Olimpia, danno la cari-ca al Galo, che, spinto dai 58.000 tifosi che infiammano il Mineirão, prova a chiudere la gara nei supplementari; l’O-limpia vende però cara la pelle, salvan-dosi un paio di volte per il rotto della cuffia e procrastinando il verdetto fino ai calci di rigore. Che ancora una volta sorridono ai brasiliani, già vittoriosi dal dischetto in semifinale contro i New-ell’s Old Boys. Eroi di giornata sono il portiere Victor e Leonardo Silva, la cui trasformazione spedisce la Copa in Brasile come da pronostico, nonostante la brutta gara d’andata per gli uomini di Belo Horizonte. Eppure, la storia era dalla parte dell’Olimpia, capace di vin-cere per ben tre volte l’ambito trofeo: in bacheca, il Decano vanta i titoli del 1979, del 1990 e del 2002, che sono valsi al club il prestigioso soprannome di Rey de Copas. Ancora fermi a zero, fino ad oggi, i successi dei brasiliani, che conquistano il trofeo nella prima finale della loro storia, fregiandosi dell’onore di avere sconfitto una ‘nobile decaduta’ del calcio sudamericano, ri-scopertasi grande proprio nel momento più importante, ma non ancora pronta per il definitivo salto di qualità. Il pri-mo successo del Galo, a ben guardare i numeri, è il classico trionfo di Golia contro Davide: basti pensare che la

Ronaldhino trova una seconda primavera vincendo la Coppa Libertadores

somma di tutti gli ingaggi dei giocato-ri dell’Olimpia è di poco superiore allo stipendio del solo Ronaldinho (circa 4 milioni all’anno) e che il club paragua-iano si trova in serie difficoltà econo-miche, legate al mancato pagamento di alcune mensilità a giocatori e membri dello staff tecnico. L’Atletico, al contra-rio, è una squadra che scoppia di salu-te, sia dal punto di vista calcistico che

economico, avendo cavalcato l’onda ascendente dell’economia brasiliana di questi ultimi anni: il presidente Kalil, imprenditore di fama internazionale, non ha badato a spese per allestire uno squadrone, guidato dall’attacco delle meraviglie composto da Dinho, Diego Tardelli e Jo, laureatosi capocannoniere del torneo con sette reti. La nota finale è tutta per Ronaldinho: il Gaucho, dopo anni in chiaroscuro tra i campi europei e sudamericani, si prende una bella rivin-cita sui detrattori, diventando il settimo giocatore della storia ad aver vinto sia la Champions League sia la Copa Liberta-dores, e lanciando un chiaro messaggio al c.t. brasiliano Felipe Scolari in vista dei mondiali del 2014; queste le parole del giocatore a fine gara: “Sono tornato in Brasile per conquistare ciò che non avevo vinto. Nel momento più diffici-le della mia vita, questa tifoseria mi ha abbracciato. Ora cerco nuovi obiettivi. La Libertadores ancora non basta per ripagare l’affetto dei tifosi”.Le due squadre sono arrivate all’ap-puntamento della finale dopo un lun-go percorso, durato circa sei mesi (da gennaio a luglio) durante il quale si sono affrontate 38 pretendenti, di ben undici nazionalità diverse, che si sono

Parata di stelle anche nella Copa Libertadores; tanti quest’anno i campioni che hanno calcato i campi della manifestazione, tra i quali spicca il nome di Ronaldinho, stella brasiliana degli Alvinegro, che entra nella storia come uno degli otto giocatori capaci di vincere sia la Champions League (Barcellona 2006) che la Libertadores (Atletico Mineiro 2013). Altro protagonista è senz’altro Jô, capocannoniere del torneo con 7 reti, stella del Mineiro assieme ai colleghi d’attacco Diego Tardelli e al giovane Bernard, già trionfatore in Confederations Cup. Per quanto riguarda i vice-campioni dell’Olimpia, da segnalare i bomber Fredy Bareiro e Juan Manuel Salgueiro, autori rispettivamente di cinque e quattro reti. L’argentino Ignacio Scocco ha trascinato i Newell’s Old Boys fino alle semifinali, grazie anche alle sue sei marcature, che gli hanno valso l’interesse dell’International di Porto Alegre, che lo ha acquistato per la prossima stagione. Un altro che saluterà i propri tifosi sarà Ruben Botta, stella del Tigre che ha già firmato un contratto con l’Inter, nonostante il brutto infortunio che lo ha colpito lo scorso aprile. Per il San Paolo sono scesi in campo anche le bandiere Rogerio Ceni (quarant’anni e ventitre stagioni nei Tricolores) e Luis Fabiano, bomber paulista autore di cinque reti nel torneo.

L E S T E L L E D E L T O R N E O

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date battaglia in stadi caldissimi, spesso contrassegnati da temperature bollenti o altitudini ai limiti della vertigine. La rincorsa dell’Olimpia al trofeo è partita addirittura dal primo turno, dove i pa-raguaiani hanno eliminato gli urugua-gi del Defensor Sporting, grazie ad un 2-0 tra le mura amiche che ha garan-tito l’accesso alla fase ai gironi, dove ha poi sconfitto compagini del calibro di Newell’s Old Boys, Universidad de Chile e Deportivo Lara, qualificandosi come prima classificata agli ottavi di fi-nale. Qui i Franjeado hanno domato la formazione argentina del Tigre, battuta 2-0 al Manuel Ferreira dopo la sconfitta subita in trasferta. Ai quarti, è stata la Fluminense l’avversaria dei paraguaia-ni, che hanno vinto 2-1 il confronto con la Tricolor Carioca, accedendosi in se-mifinale contro i colombiani del Santa Fe, sconfitti sul filo di lana grazie al 2-0 dell’andata, che ha garantito l’accesso

spEcialE - copa liBErtaDorEs

alla finale nonostante la sconfitta per 1-0 subita a Bogotà. Poi, tra l’Olim-pia e il trionfo, c’erano solo i brasiliani dell’Atletico Mineiro, arrivati puntuali all’appuntamento con la storia che li vedeva per la prima volta protagonisti in una finale di Copa Libertadores. Fi-nale che è arrivata dopo un grande gi-rone iniziale, che ha visto la squadra di Belo Horizonte mettere in fila avversari quali San Paolo, Arsenal e i boliviani dello Strongest, grazie a cinque vittorie in sei partite, condite da ben sedici reti, il miglior bottino della prima fase del torneo al pari dell’Olimpia. Poi, ancora il San Paolo agli ottavi di finale, battu-to con un risultato complessivo di 6-2 tra andata e ritorno; ai quarti il Galo ha avuto la meglio dei messicani del Club Tijuana solo grazie alle reti in trasferta, che hanno premiato i bianconeri in un doppio confronto ricco di pathos. Poi, in semifinale, ecco il capolavoro di Dinho

e compagni: sconfitti per 2-0 fuori casa dal Newell’s Old Boys, i brasiliani han-no compiuto una grande rimonta tra le mura amiche, pareggiando i conti agli sgoccioli dei 90’ minuti regolamentari e trovando poi la vittoria ai calci di rigo-re, guadagnandosi così l’accesso all’at-to conclusivo della manifestazione. Un percorso lungo e tortuoso, insidiato e conteso da squadre blasonate di varie nazioni, capitanate dalle sei brasilia-ne (tutte qualificate agli ottavi) e dalle quattro argentine (solo l’Arsenal non è riuscita a qualificarsi alla fase ad elimi-nazione diretta, essendo arrivata terza nel gruppo 3). La rivalità tra verdeoro e albiceleste ha animato, come spesso ac-caduto in passato, la Copa Libertadores, dando vita a incroci calienti come quel-lo tra Corinthians e Boca Juniors, curio-so revival della finale 2012 che, questa volta, ha visto gli xeneises trionfare nel doppio confronto eliminando così i

Ignacio Scocco ha trascinato i suoi Newell’s Old Boys in semifinale!

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IL ‘GaLo’ daLLe uova d’oro

La Copa Libertadores è la massima competizione sudamericana di calcio per club organizzata dalla CONMEBOL e corrisponde alla Champions League europea: il vincitore si fregia del titolo di campione del Sudamerica e participa, come rappresentante del continente, alla Coppa del Mondo per Club. Istituita nel 1960 con il nome di Copa Campeones de América, la manifestazione ha modificato più volte la formula di partecipazione, giungendo all’attuale denominazione nel 1965, quando furono invitate anche le seconde classificate dei campionati di tutti i paesi sudamericani. L’attuale sistema, riveduto l’ultima volta nel 2005, prevede la partecipazione di 38 squadre, tre per ogni nazione eccezion fatta per Argentina (con cinque squadre ammesse alla fase a gironi) e Brasile (quest’anno con sei squadre ammesse, le cinque canoniche più i campioni uscenti del Corinthians). L’albo d’oro della manifestazione vede in testa gli argentini dell’Indipendiente, con 7 successi (su 7 finali disputate), seguiti dal Boca Juniors (6 trionfi) e dal Peñarol (5). Complessivamente, l’Argentina è il paese che vanta il maggior numero di vittorie (22 totali: si contano, oltre alle già citate, anche le 4 dell’Estudiantes, le 2 del River Plate e una a testa per Racing Club, Vélez e Argentinos Juniors) seguita dal Brasile con 17 (3 per San Paolo e Santos, 2 per Cruzeiro, Grêmio e Internacional, 1 per Flamengo, Palmeiras, Vasco da Gama e Atlético Mineiro), dall’Uruguay con 8, dal Paraguay con 3, dalla Colombia con 2 e da Cile ed Ecuador con un’affermazione a testa. La recente vittoria dell’Atlético Mineiro conferma il dominio del calcio brasiliano sul Continente: negli ultimi tre anni sono state infatti tre squadre verdeoro ad aggiudicarsi il titolo, rispettivamente l’Internacional di Porto Alegre nel 2010, il Santos nel 2011 e il Corinthians nel 2012.

L A S T O R I A D E L L A C O M P E T I Z I O N E

campioni in carica, puniti dal gollonzo di Riquelme, dall’errore da due passi di Pato e da parecchie decisioni discutibili della terna arbitrale, che condannano il Timão a guardare i quarti di finale da spettatore. Il Boca, dopo aver vendica-to la sconfitta dell’anno precedente, ha però dovuto cedere il passo ai quarti ai connazionali del Newell’s Old Boys in un doppio confronto che rimarrà nella storia: dopo che, sia andata che ritorno si sono concluse a reti inviolate, sono serviti i calci di rigore per decretare il semifinalista uscente dal derby argenti-no. Ma non una normale lotteria da 5 tiri dal dischetto, bensì 26 calci piaz-zati, che hanno visto i rosarini del Tata Martino trionfare per ‘logoramento’ dell’avversario, sconfitto più dalla sfor-tuna che da demeriti propri. Eroe per la Lepra è Maxi Rodriguez, che segna il 26esimo rigore approfittando dell’erro-re del collega boquense Martinez, rega-lando ai suoi un inatteso passaggio del turno. Altra sfida degna di nota quella dei quarti tra Santa Fe e Real Garcilaso, che ha visto i colombiani prevalere sui peruviani in maniera netta, con un risul-tato totale di 5-1, frutto del 3-1 di Bogo-tà e del 2-0 di Cusco, impreziosito dal grande gol di Jefferson Cuero, padrone di un sinistro terrificante che, anche in questo caso, ha fulminato il portiere av-

versario, sbloccando il match per i suoi. Il Santa Fe si è reso protagonista di un grande torneo, dove ha espresso un bel calcio grazie alle indicazioni tattiche di mister Wilson Gutiérrez, impavido con-dottiero di un gruppo basato su un giu-sto mix tra gioventù ed esperienza, che ha sconfitto una squadra del calibro del Grêmio agli ottavi, arrendendosi solo in

semifinale dall’Olimpia vicecampione, in una partita molto combattuta e in-certa fino alla fine, come spesso capita in questa competizione definita Loca dagli stessi sudamericani, dove anche quest’anno le grandi favorite hanno lasciato la scena ad una ‘Cenerento-la’ alla prima consacrazione nel trofeo continentale.

Grandi emozioni anche nei quarti con Boca Juniors e Newell’s Old Boy

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80 ago 2013calcio2000

I sognI dI RavanellI“Non mentirò, il mio sogno è di allenare il Marsiglia: ho un rappor-to speciale con quella città, mi è rimasta nel cuore”

Fabrizio Ravanelli, neo allenatore dell’Ajaccio – France Football

QuestIone dI numeRI...“Ho scelto il 78 perché rappresenta il luogo da cui vengo e dove avevo tanta pace”

M’Baye Niang , sulla decisione di passare dal 19 al 78, co-dice INSEE del suo comune di nascita, il pesino francese di Meulan-en-Yvelines – Twitter

QuestIone dI numeRI 2...“Mi hanno sorpreso le notizie uscite sui media riguardanti la mia età, sono totalmente ridicole. Desidero smentirle fermamente e ter-minare questo argomento una volta per tutte”.

Radamel Falcao, “accusato” di avere 29 anni anziché 27... – Twitter

amoRI estIvI“Mazzarri mi ha fatto un’ottima impressione: vive di calcio ed è un grandissimo lavoratore. L’entusiasmo dei tifosi è anche il mio e credo che sia dovuto alla voglia che sa trasmettere questa squa-dra, che poi è la voglia che deriva dall’allenatore, che mi ha fatto un’ottima impressione”.

Massimo Moratti – Sky Sport

Zampa vs IbRa“Cedere Ibra sarebbe stata la soluzione migliore per il Psg, altrimenti lo svedese rovinerà Cavani come è avvenuto finora con Javier Pasto-re e gli impedirebbe di avere lo stesso rendimento di Napoli”.

Maurizio Zamparini – France Football

Il dIavolo non sI dImentIca!“Sarei ipocrita se non dicessi che un giorno vorrei allenare il Mi-lan, al momento però ho tanto lavoro da fare per arrivare a quella

di Elisa Palmieri

80 set 2013calcio2000

panchina. Oggi come oggi non ci penso”.

Rino Gattuso, neo allenatore del Palermo – La Repubblica

Kobe RossoneRo“Porto il Milan sempre nel cuore. Nel mio spogliatoio a Los Ange-les ho la maglia e la sciarpa del Milan, le ho messe nello spogliato-io e le vedo ogni giorno”

Kobe Bryant – Milan Channel

“Grazie Barça, grazie a tutti,Dopo cinque anni meravigliosi un una squadra nella quale ho re-alizzato tutti i miei sogni da allenatore, è giunto il momento di affrontare un cambiamento nella mia vita professionale e di de-dicare le mie forze per curarmi da quella malattia che mi è stata diagnosticata un anno e mezzo fa (...) Non è facile lasciare questo gruppo di giocatori così speciali, i compagni dello staff e gli amici con cui ho condiviso molte esperienze memorabili. Sarò eterna-mente grato per tutto quello mi hanno dato. La qualità umana e di questa squadra può superare qualsiasi ostacolo e sono convinto che con la sua forza, sarà in grado di affrontare le sfide di una stagione sportiva che dovrebbe essere emozionante per tutti.(...) A tutti voi, soci e tifosi del club, voglio ringraziarvi per il sostegno e l’affetto che mi avete regalato, non solo ora, ma nel corso de-gli ultimi mesi. Io sono tranquillo, forte e dovrò affrontare questa nuova tappa nel processo della mia malattia con piena fiducia che tutto sta andando verso il meglio.Grazie a tutti gli appassionati di calcio, i colleghi, i club, atleti, conoscenti e non per i vostri mes-saggi di incoraggiamento, stanno aiutando me e la mia famiglia. Questi sono momenti difficili per noi e così ho chiesto il rispetto dei media e la comprensione. Una volta che lasciato il Barcellona spero di avere la tranquillità e la privacy di cui io e la mia fami-glia abbiamo bisogno adesso. Non posso concludere questa lettera senza augurare ogni fortuna ed ogni successo a quello che sarà il nuovo allenatore della migliore squadra del mondo. Grazie a tutti.Tito Vilanova”.

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