cap.8a formulazione dell elemento link (tirante/puntone)Β Β· rappresentando lo spostamento di ogni...

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UniversitΓ  degli Studi di Cagliari - FacoltΓ  di Ingegneria e Architettura Metodi agli Elementi Finiti - (AA 2019/’20) A cura di Filippo Bertolino: novembre 2019 Pag 1 CAP.8a – Formulazione dell’elemento LINK (tirante/puntone) 1) L’elemento LINK a 2 nodi Per dare alla formulazione precedente una giustificazione fisica e controllare la sua validitΓ , consideriamo una trave tipo tirante/puntone con due nodi terminali, sezione trasversale costante e modulo elastico . Per semplicitΓ  consideriamo che l’asta sia orientata come l’asse orizzontale . Lo spostamento in direzione Γ¨ l’unica componente di spostamento che deve essere presa in considerazione. Ipotizziamo che vari linearmente con : {} = () = 0 + 1 βˆ™ = {1 } βˆ™ { 0 1 } [8a.1] Come fatto nel paragrafo 7.9, sostituiamo i parametri 0 e 1 con i gradi di libertΓ  nodali 1 e 2 . L’uso dell’eq.(8a.1) valutata nei due nodi terminali, conduce alla seguente espressione: {} = { 1 2 }=[ 1 0 1 ]βˆ™{ 0 1 } = [] βˆ™ {} [8a.2] da cui: {} = {1 } βˆ™ { 0 1 } = {1 } βˆ™ [] βˆ’1 βˆ™ {} = {1 } βˆ™ [ 1 0 βˆ’ 1 1 ] βˆ™ {} = = [1 βˆ’ ] βˆ™ {} = [] βˆ™ {} [8a.3] L’eq.(8.2.3) diventa: {} = = = {0 1} βˆ™ [ 1 0 βˆ’ 1 1 ] βˆ™ {} = [βˆ’ 1 1 ]βˆ™{ 1 2 }=[ 1 2 ] βˆ™ {} = [] βˆ™ {} [8a.4] L’eq.(8.2.9) puΓ² essere adattata al caso in esame modificando la matrice [] in modo da esaminare uno stato di sforzo monoassiale. Per questo caso particolarmente semplice Γ¨ facile notare che: 1. L’energia specifica di deformazione elastica per uno stato di sforzo monoassiale vale: 0 = 1 2 βˆ™βˆ™ 2 ; 2. In generale, l’energia di deformazione dell’elemento vale: = 1 2 βˆ™ {} βˆ™ [] βˆ™ {}. Di conseguenza, possiamo esprimere l’energia di deformazione elastica e la matrice di rigidezza elementare nel modo seguente: =∫ 1 2 2 0 = 1 2 ∫ = 1 2 βˆ™ {} βˆ™ ∫ [] βˆ™ βˆ™ [] βˆ™ βˆ™ 0 0 βˆ™ {} = 1 2 βˆ™ {} βˆ™[] βˆ™ {} [8a.5] dove [] = ∫ [] βˆ™ βˆ™ [] βˆ™ βˆ™ = 0 ∫{ βˆ’ 1 1 } βˆ™ βˆ™ {βˆ’ 1 1 } βˆ™ βˆ™ = βˆ™ βˆ™[ 1 βˆ’1 βˆ’1 1 ] 0 Per costruire il vettore {}, supponiamo che la trave sia inizialmente troppo lunga di una quantitΓ  pari a βˆ†, per cui sarΓ  sottoposta ad una deformazione iniziale pari a 0 =βˆ† ⁄ , e che subisca un riscaldamento pari a gradi Celsius cosΓ¬ che lo sforzo termico iniziale Γ¨ pari a 0 = βˆ’ βˆ™ βˆ™ , dove indica il coefficiente di dilatazione termica lineare. Supponiamo inoltre che sia presente una forza di massa diretta in direzione negativa, pari a per unitΓ  di volume ed una forza concentrata in direzione positiva applicata nel punto di coordinata = 2 3 ⁄ . CosΓ¬ le eq. (8.2.10) e (8.2.11) danno: {} = ∫ { βˆ’ 1 1 }βˆ™βˆ™ βˆ† βˆ™ ( βˆ™ ) 0 βˆ’βˆ« { βˆ’ 1 1 } βˆ™ (βˆ’ βˆ™ βˆ™ ) βˆ™ ( βˆ™ ) 0 + +∫ { 1βˆ’ } βˆ™ (βˆ’) βˆ™ ( βˆ™ ) 0 +{ 1βˆ’ 2 3 2 3 }βˆ™ [8a.6]

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Page 1: CAP.8a Formulazione dell elemento LINK (tirante/puntone)Β Β· Rappresentando lo spostamento di ogni elemento in funzione della coordinata locale normalizzata πœ‰, con ... Con la fattorizzazione

UniversitΓ  degli Studi di Cagliari - FacoltΓ  di Ingegneria e Architettura

Metodi agli Elementi Finiti - (AA 2019/’20)

A cura di Filippo Bertolino: novembre 2019 Pag 1

CAP.8a – Formulazione dell’elemento LINK (tirante/puntone)

1) L’elemento LINK a 2 nodi Per dare alla formulazione precedente una giustificazione fisica e controllare la sua validitΓ , consideriamo

una trave tipo tirante/puntone con due nodi terminali, sezione trasversale 𝐴 costante e modulo elastico 𝐸. Per

semplicitΓ  consideriamo che l’asta sia orientata come l’asse orizzontale π‘₯. Lo spostamento 𝑒 in direzione π‘₯ Γ¨

l’unica componente di spostamento che deve essere presa in considerazione. Ipotizziamo che 𝑒 vari

linearmente con π‘₯:

{𝑠} = 𝑒(π‘₯) = π‘Ž0 + π‘Ž1 βˆ™ π‘₯ = {1 π‘₯} βˆ™ {π‘Ž0π‘Ž1} [8a.1]

Come fatto nel paragrafo 7.9, sostituiamo i parametri π‘Ž0 e π‘Ž1 con i gradi di libertΓ  nodali 𝑒1 e 𝑒2. L’uso

dell’eq.(8a.1) valutata nei due nodi terminali, conduce alla seguente espressione:

{𝑑} = {𝑒1𝑒2} = [

1 01 𝐿

] βˆ™ {π‘Ž0π‘Ž1} = [𝐴] βˆ™ {π‘Ž} [8a.2]

da cui:

{𝑠} = {1 π‘₯} βˆ™ {π‘Ž0π‘Ž1} = {1 π‘₯} βˆ™ [𝐴]βˆ’1 βˆ™ {𝑑} = {1 π‘₯} βˆ™ [

1 0

βˆ’1

𝐿

1

𝐿

] βˆ™ {𝑑} =

= [1 βˆ’π‘₯

𝐿

π‘₯

𝐿] βˆ™ {𝑑} = [𝑁] βˆ™ {𝑑} [8a.3]

L’eq.(8.2.3) diventa:

{πœ€} = πœ€π‘₯ =πœ•π‘’

πœ•π‘₯= {0 1} βˆ™ [

1 0

βˆ’1

𝐿

1

𝐿

] βˆ™ {𝑑} = [βˆ’1

𝐿

1

𝐿] βˆ™ {

𝑒1𝑒2} = [

πœ•π‘1

πœ•π‘₯

πœ•π‘2

πœ•π‘₯] βˆ™ {𝑑} = [𝐡] βˆ™ {𝑑} [8a.4]

L’eq.(8.2.9) puΓ² essere adattata al caso in esame modificando la matrice [𝐸] in modo da esaminare uno stato

di sforzo monoassiale. Per questo caso particolarmente semplice Γ¨ facile notare che:

1. L’energia specifica di deformazione elastica per uno stato di sforzo monoassiale vale: π‘ˆ0 =1

2βˆ™ 𝐸 βˆ™ πœ€π‘₯

2;

2. In generale, l’energia di deformazione dell’elemento vale: π‘ˆ =1

2βˆ™ {𝑑}𝑇 βˆ™ [π‘˜] βˆ™ {𝑑}.

Di conseguenza, possiamo esprimere l’energia di deformazione elastica e la matrice di rigidezza elementare

nel modo seguente:

π‘ˆ = ∫1

2πΈπœ€π‘₯

2𝐴𝑑π‘₯𝐿

0=

1

2∫ πœ€π‘₯

π‘‡πΈπœ€π‘₯𝐴𝑑π‘₯ =1

2βˆ™ {𝑑}𝑇 βˆ™ ∫ [𝐡]𝑇 βˆ™ 𝐸 βˆ™ [𝐡] βˆ™ 𝐴 βˆ™ 𝑑π‘₯

𝐿

0

𝐿

0βˆ™ {𝑑} =

1

2βˆ™ {𝑑}𝑇 βˆ™ [π‘˜] βˆ™ {𝑑} [8a.5]

dove

[π‘˜] = ∫ [𝐡]𝑇 βˆ™ 𝐸 βˆ™ [𝐡] βˆ™ 𝐴 βˆ™ 𝑑π‘₯ =𝐿

0 ∫ {βˆ’1

𝐿1

𝐿

} βˆ™ 𝐸 βˆ™ {βˆ’1

𝐿

1

𝐿} βˆ™ 𝐴 βˆ™ 𝑑π‘₯ =

π΄βˆ™πΈ

πΏβˆ™ [

1 βˆ’1βˆ’1 1

]𝐿

0

Per costruire il vettore {𝑓}, supponiamo che la trave sia inizialmente troppo lunga di una quantitΓ  pari a βˆ†πΏ,

per cui sarΓ  sottoposta ad una deformazione iniziale pari a πœ€0 = βˆ†πΏ 𝐿⁄ , e che subisca un riscaldamento pari a

𝑇 gradi Celsius cosΓ¬ che lo sforzo termico iniziale Γ¨ pari a 𝜎0 = βˆ’πΈ βˆ™ 𝛼 βˆ™ 𝑇, dove 𝛼 indica il coefficiente di

dilatazione termica lineare. Supponiamo inoltre che sia presente una forza di massa diretta in direzione π‘₯

negativa, pari a 𝛾 per unitΓ  di volume ed una forza concentrata 𝑓𝑐 in direzione π‘₯ positiva applicata nel punto di

coordinata π‘₯ = 2𝐿 3⁄ . CosΓ¬ le eq. (8.2.10) e (8.2.11) danno:

{𝑓} = ∫ {βˆ’1

𝐿1

𝐿

} βˆ™ 𝐸 βˆ™βˆ†πΏ

πΏβˆ™ (𝐴 βˆ™ 𝑑π‘₯)

𝐿

0βˆ’ ∫ {

βˆ’1

𝐿1

𝐿

} βˆ™ (βˆ’πΈ βˆ™ 𝛼 βˆ™ 𝑇) βˆ™ (𝐴 βˆ™ 𝑑π‘₯)𝐿

0+

+∫ {1 βˆ’

π‘₯

𝐿π‘₯

𝐿

} βˆ™ (βˆ’π›Ύ) βˆ™ (𝐴 βˆ™ 𝑑π‘₯)𝐿

0+ {

1 βˆ’2

32

3

} βˆ™ 𝑓𝑐

[8a.6]

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Metodi agli Elementi Finiti - (AA 2019/’20)

A cura di Filippo Bertolino: novembre 2019 Pag 2

{𝑓} = 𝐸 βˆ™ 𝐴 βˆ™βˆ†πΏ

πΏβˆ™ {βˆ’11} + 𝐸 βˆ™ 𝐴 βˆ™ 𝛼 βˆ™ 𝑇 βˆ™ {

βˆ’11} +

π›Ύβˆ™π΄βˆ™πΏ

2βˆ™ {βˆ’1βˆ’1} + {

1

32

3

} βˆ™ 𝑓𝑐 [8a.7]

Chiaramente {𝑓} Γ¨ un vettore di carichi applicati dagli elementi sui nodi.

Una volta determinati gli spostamenti nodali, gli sforzi a cui sono sottoposti gli elementi seguono la legge di

Hooke:

𝜎 = 𝐸 βˆ™ (πœ€ βˆ’ πœ€0) + 𝜎0 = 𝐸 βˆ™ [𝐡] βˆ™ {𝑑} βˆ’ 𝐸 βˆ™βˆ†πΏ

πΏβˆ’ 𝐸 βˆ™ 𝛼 βˆ™ 𝑇 [8a.8]

Ancora una volta non abbiamo fatto alcuna distinzione tra 𝜎0 e πœ€0 ; essi possono essere usati in modo

intercambiabile o contemporaneamente, come risulta piΓΉ conveniente.

Consideriamo la deformazione assiale πœ€π‘₯ in un tirante sottoposto ad un carico assiale distribuito.

Immaginiamo di dividere il tirante in elementi di lunghezza βˆ†π‘₯. Come βˆ†π‘₯ tende a zero, ogni variazione di πœ€π‘₯

entro l’elemento diventa insignificante rispetto al valore della deformazione πœ€π‘₯. Di conseguenza, se in ogni

punto π‘₯ della trave desideriamo calcolare il valore dello spostamento e della deformazione con una precisione

sempre maggiore man mano che la mesh diventa sempre piΓΉ fitta, ogni elemento deve essere capace di

rappresentare una deformazione costante quando le condizioni lo richiedono.

Risultati teorici di riferimento

𝑁π‘₯ = π‘ž(𝐿 βˆ’ π‘₯)

𝜎π‘₯ =𝑁π‘₯

𝐴; πœ€π‘₯ =

𝑁π‘₯

𝐸𝐴=

π‘ž

𝐸𝐴(𝐿 βˆ’ π‘₯)

𝑒 =π‘ž

𝐸𝐴∫ (𝐿 βˆ’ π‘₯)𝑑π‘₯ =

π‘ž

𝐸𝐴(𝐿π‘₯ βˆ’

π‘₯2

2+ 𝐢1)

𝐿

0

PoichΓ© 𝑒(π‘₯ = 0) = 0 allora 𝐢1 = 0

Sintetizzando qui di seguito i risultati dell’analisi precedente relativa all’elemento LINK a due nodi abbiamo:

{𝑠} = 𝑒(π‘₯) = π‘Ž0 + π‘Ž1 βˆ™ π‘₯ = {1 π‘₯} βˆ™ {π‘Ž0π‘Ž1} [8a.1]

{𝑑} = {𝑒1𝑒2} = [

1 01 𝐿

] βˆ™ {π‘Ž0π‘Ž1} = [𝐴] βˆ™ {π‘Ž} [8a.2]

{𝑠} = [1 βˆ’π‘₯

𝐿

π‘₯

𝐿] βˆ™ {𝑑} = [𝑁] βˆ™ {𝑑} [8a.3]

πœ€π‘₯ = [βˆ’1

𝐿

1

𝐿] βˆ™ {

𝑒1𝑒2} = [𝐡] βˆ™ {𝑑} [8a.4]

[π‘˜] =𝐸𝐴

πΏβˆ™ [

1 βˆ’1βˆ’1 1

] ; {𝑓} =π‘žπΏ

2βˆ™ {11} [8a.7]

dove nei carichi nodali equivalenti {𝑓} della formula (8a.7) si Γ¨ posto π‘ž(π‘₯) = 𝛾𝐴 diretto verso le π‘₯ positive.

Modellando la trave con un solo elemento abbiamo:

𝐸𝐴

πΏβˆ™ [

1 βˆ’1βˆ’1 1

] βˆ™ {𝑒1𝑒2} =

π‘žπΏ

2{11}

Dopo avere inserito le condizioni al contorno (𝑒 = 0 in π‘₯ = 0) risulta:

𝐸𝐴

πΏβˆ™ [1 00 1

] βˆ™ {𝑒1𝑒2} =

π‘žπΏ

2{01}

da cui:

x, u

q(x) L

x

u

x

x

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Metodi agli Elementi Finiti - (AA 2019/’20)

A cura di Filippo Bertolino: novembre 2019 Pag 3

𝑒2 =π‘žπΏ2

2𝐸𝐴 𝑒(π‘₯) = [1 βˆ’

π‘₯

𝐿

π‘₯

𝐿] βˆ™ {

𝑒1𝑒2} =

π‘žπΏ

2𝐸𝐴π‘₯ πœ€π‘₯(π‘₯) = [βˆ’

1

𝐿

1

𝐿] βˆ™ {

𝑒1𝑒2} =

π‘žπΏ

2𝐸𝐴

Modellando la trave con due elementi abbiamo:

𝐸𝐴

βˆ†πΏβˆ™ [

1 βˆ’1 0βˆ’1 2 βˆ’10 βˆ’1 1

] βˆ™ {

𝑒1𝑒2𝑒3} =

π‘žβˆ†πΏ

2{121}

dove βˆ†πΏ = 𝐿 2⁄ .

Dopo avere inserito le condizioni al contorno risulta:

𝐸𝐴

βˆ†πΏβˆ™ [1 0 00 2 βˆ’10 βˆ’1 1

] βˆ™ {

𝑒1𝑒2𝑒3} =

π‘žβˆ†πΏ

2{021}

da cui:

𝑒3 =2π‘ž(βˆ†πΏ)2

𝐸𝐴 𝑒2 =

3π‘ž(βˆ†πΏ)2

2𝐸𝐴

Rappresentando lo spostamento di ogni elemento in funzione della coordinata locale normalizzata πœ‰ , con

0 ≀ πœ‰ ≀ 1, lo spostamento nei due tratti della trave vale rispettivamente:

𝑒 = [1 βˆ’ πœ‰ πœ‰] βˆ™ {𝑒1𝑒2} =

3π‘ž(βˆ†πΏ)2

2πΈπ΄πœ‰ 𝑒 = [1 βˆ’ πœ‰ πœ‰] βˆ™ {

𝑒2𝑒3} =

π‘ž(βˆ†πΏ)2

2𝐸𝐴(3 + πœ‰)

e quindi la deformazione nei due tratti della trave vale rispettivamente:

πœ€π‘₯ =1

βˆ†πΏ[βˆ’1 1] βˆ™ {

𝑒1𝑒2} =

3π‘žβˆ†πΏ

2𝐸𝐴 πœ€π‘₯ =

1

βˆ†πΏ[βˆ’1 1] βˆ™ {

𝑒2𝑒3} =

π‘žβˆ†πΏ

2𝐸𝐴

Modellando la trave con tre elementi abbiamo:

𝐸𝐴

βˆ†πΏβˆ™ [

1 βˆ’1 0 0βˆ’1 2 βˆ’1 00 βˆ’1 2 βˆ’10 0 βˆ’1 1

] βˆ™ {

𝑒1𝑒2𝑒3𝑒4

} =π‘žβˆ†πΏ

2{

1221

}

dove βˆ†πΏ = 𝐿 3⁄ .

Dopo avere inserito le condizioni al contorno abbiamo:

[

1 0 0 00 2 βˆ’1 00 βˆ’1 2 βˆ’10 0 βˆ’1 1

] βˆ™ {

𝑒1𝑒2𝑒3𝑒4

} =π‘ž(βˆ†πΏ)2

2𝐸𝐴{

0221

}

Con la fattorizzazione di Gauss si ottiene:

[

1 0 0 00 2 βˆ’1 00 0 3 βˆ’20 0 0 1

] βˆ™ {

𝑒1𝑒2𝑒3𝑒4

} =π‘ž(βˆ†πΏ)2

2𝐸𝐴{

0269

}

da cui: 𝑒4 =9π‘ž(βˆ†πΏ)2

2𝐸𝐴 𝑒3 =

4π‘ž(βˆ†πΏ)2

𝐸𝐴 𝑒2 =

5π‘ž(βˆ†πΏ)2

2𝐸𝐴

In questo caso lo spostamento nei tre tratti della trave vale rispettivamente:

𝑒 = [1 βˆ’ πœ‰ πœ‰] βˆ™ {𝑒1𝑒2} =

5π‘ž(βˆ†πΏ)2

2πΈπ΄πœ‰

𝑒 = [1 βˆ’ πœ‰ πœ‰] βˆ™ {𝑒2𝑒3} =

5π‘ž(βˆ†πΏ)2

2𝐸𝐴+3π‘ž(βˆ†πΏ)2

2πΈπ΄πœ‰ =

π‘ž(βˆ†πΏ)2

2𝐸𝐴(5 + 3πœ‰)

𝑒 = [1 βˆ’ πœ‰ πœ‰] βˆ™ {𝑒3𝑒4} =

4π‘ž(βˆ†πΏ)2

𝐸𝐴+π‘ž(βˆ†πΏ)2

2πΈπ΄πœ‰ =

π‘ž(βˆ†πΏ)2

2𝐸𝐴(8 + πœ‰)

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Metodi agli Elementi Finiti - (AA 2019/’20)

A cura di Filippo Bertolino: novembre 2019 Pag 4

mentre la deformazione nei tre tratti della trave vale rispettivamente:

πœ€π‘₯ =1

βˆ†πΏ[βˆ’1 1] βˆ™ {

𝑒1𝑒2} =

5π‘žβˆ†πΏ

2𝐸𝐴

πœ€π‘₯ =1

βˆ†πΏ[βˆ’1 1] βˆ™ {

𝑒2𝑒3} =

3π‘žβˆ†πΏ

2𝐸𝐴

πœ€π‘₯ =1

βˆ†πΏ[βˆ’1 1] βˆ™ {

𝑒3𝑒4} =

π‘žβˆ†πΏ

2𝐸𝐴

All’aumentare degli elementi, la soluzione converge verso quella teorica: Γ¨ inoltre possibile osservare

l’andamento a gradino delle deformazioni calcolate.

2) L’elemento LINK a 3 nodi Le coordinate π‘₯ dell’elemento a tre nodi e i suoi spostamenti 𝑒 si possono esprimere in funzione delle

coordinate naturali πœ‰ nel modo seguente:

π‘₯ = {𝑁1(πœ‰) 𝑁2(πœ‰) 𝑁3(πœ‰)} {

π‘₯1π‘₯2π‘₯3} e 𝑒 = {𝑁1(πœ‰) 𝑁2(πœ‰) 𝑁3(πœ‰)} {

𝑒1𝑒2𝑒3}

Per esprimere le funzioni di forma [𝑁] usiamo i polinomi di Lagrange definiti nel dominio βˆ’1 ≀ πœ‰ ≀ 1:

𝑁1(πœ‰) =πœ‰2βˆ’πœ‰

2 ; 𝑁2(πœ‰) =

πœ‰2+πœ‰

2 ; 𝑁3(πœ‰) = 1 βˆ’ πœ‰

2

La deformazione assiale vale:

πœ€π‘₯(π‘₯) =𝑑𝑒

𝑑π‘₯=𝑑

𝑑π‘₯{𝑁1(π‘₯) 𝑁2(π‘₯) 𝑁3(π‘₯)} {

𝑒1𝑒2𝑒3}

PoichΓ© le funzioni di forma 𝑁𝑖 non sono funzioni dirette della coordinata π‘₯ ma della variabile πœ‰, abbiamo:

𝑑𝑁(πœ‰)

π‘‘πœ‰=

𝑑𝑁(π‘₯)

𝑑π‘₯

𝑑π‘₯

π‘‘πœ‰ e quindi

𝑑𝑁(π‘₯)

𝑑π‘₯=

𝑑𝑁(πœ‰)

π‘‘πœ‰

𝑑π‘₯

π‘‘πœ‰β„

Per iniziare dobbiamo calcolare lo Jacobiano:

𝐽 =𝑑π‘₯

π‘‘πœ‰=𝑑

π‘‘πœ‰{𝑁1 𝑁2 𝑁3} {

π‘₯1π‘₯2π‘₯3} = {

2πœ‰ βˆ’ 1

2

2πœ‰ + 1

2βˆ’2πœ‰} {

π‘₯1π‘₯2π‘₯3} =

𝑑π‘₯

π‘‘πœ‰=π‘₯2 βˆ’ π‘₯12

+ (π‘₯1 + π‘₯2 βˆ’ 2π‘₯3)πœ‰

La matrice di rigidezza elementare risulta quindi:

0,000

0,050

0,100

0,150

0,200

0,250

0,300

0,350

0,400

0,450

0,500

0 0,5 1

ux

esatto

1 elemento

2 elementi

3 elementi

0,000

0,100

0,200

0,300

0,400

0,500

0,600

0,700

0,800

0,900

1,000

0 0,5 1

x

Esatto

1 elemento

2 elementi

2 elementi

3 elementi

3 elementi

3 elementi

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Metodi agli Elementi Finiti - (AA 2019/’20)

A cura di Filippo Bertolino: novembre 2019 Pag 5

[π‘˜] = ∫ [𝑩]𝑇𝐸[𝑩] βˆ™ π‘‘π‘‰π‘œπ‘™π‘£π‘œπ‘™

= ∫ [𝑩]𝑇𝐸𝐴[𝑩] βˆ™ 𝑑π‘₯𝐿

0

= ∫ [𝑩]𝑇𝐸𝐴[𝑩] βˆ™ 𝐽 βˆ™ π‘‘πœ‰1

βˆ’1

dove: [𝑩] =𝑑

𝑑π‘₯{𝑁1 𝑁2 𝑁3} =

1

𝐽

𝑑

π‘‘πœ‰{𝑁1 𝑁2 𝑁3} =

1

𝐽{2πœ‰βˆ’1

2

2πœ‰+1

2βˆ’2πœ‰}

Come si puΓ² osservare i coefficienti della matrice [𝑩] si ottengono dal rapporto di due polinomi di primo grado

in πœ‰ dove al denominatore compare lo Jacobiano. Sviluppando abbiamo:

[π’Œ] = ∫𝐸𝐴

4𝐽[

(2πœ‰ βˆ’ 1)2 4πœ‰2 βˆ’ 1 4(πœ‰ βˆ’ 2πœ‰2)

4πœ‰2 βˆ’ 1 (2πœ‰ + 1)2 βˆ’4(πœ‰ + 2πœ‰2)

4(πœ‰ βˆ’ 2πœ‰2) βˆ’4(πœ‰ + 2πœ‰2) 16πœ‰2] βˆ™ π‘‘πœ‰

1

βˆ’1

L’integrazione in forma chiusa dei coefficienti della matrice di rigidezza puΓ² risultare complicata e si ricorre

quindi all’integrazione numerica. Osserviamo inoltre che:

a) quando π‘₯3 = π‘₯1 +𝐿

4 𝐽 =

π‘₯2βˆ’π‘₯1

2+ (π‘₯1 + π‘₯2 βˆ’ 2π‘₯3)πœ‰ =

𝐿

2(1 + πœ‰) e in πœ‰ = βˆ’1 risulta 𝐽 = 0

b) quando π‘₯3 = π‘₯1 +3𝐿

4 𝐽 =

π‘₯2βˆ’π‘₯1

2+ (π‘₯1 + π‘₯2 βˆ’ 2π‘₯3)πœ‰ =

𝐿

2(1 βˆ’ πœ‰) e in πœ‰ = 1 risulta 𝐽 = 0

CiΓ² indica che se il terzo punto si trova fuori dall’intervallo π‘₯1 +𝐿

4≀ π‘₯3 ≀ π‘₯1 +

3𝐿

4 allora ci sono dei punti

lungo la trave dove lo Jacobiano Γ¨ negativo o nullo. CiΓ² puΓ² impedire l’integrazione della matrice di rigidezza.

Lo Jacobiano non dipende da πœ‰ solo quando π‘₯1 + π‘₯2 βˆ’ 2π‘₯3 = 0 ovvero quando π‘₯3 =π‘₯1+π‘₯2

2 e quindi il terzo

nodo si trova a metΓ  del lato: in tal caso 𝐽 =π‘₯2βˆ’π‘₯1

2=

𝐿

2. Se inoltre lungo la trave 𝐸𝐴 è costante, la matrice di

rigidezza esatta risulta:

[π’Œ] =𝐸𝐴

2𝐿∫ [

(2πœ‰ βˆ’ 1)2 4πœ‰2 βˆ’ 1 4(πœ‰ βˆ’ 2πœ‰2)

4πœ‰2 βˆ’ 1 (2πœ‰ + 1)2 βˆ’4(πœ‰ + 2πœ‰2)

4(πœ‰ βˆ’ 2πœ‰2) βˆ’4(πœ‰ + 2πœ‰2) 16πœ‰2]

1

βˆ’1

=𝐸𝐴

3𝐿[7 1 βˆ’81 7 βˆ’8

βˆ’8 βˆ’8 16]

Il vettore dei carichi nodali equivalenti nel caso di carico uniformemente distribuito π‘ž vale:

{𝑓} = ∫ {

𝑁1(πœ‰)

𝑁2(πœ‰)

𝑁3(πœ‰)} βˆ™ π‘ž βˆ™ 𝐽 βˆ™ π‘‘πœ‰ = ∫

{

πœ‰2 βˆ’ πœ‰

2πœ‰2 + πœ‰

21 βˆ’ πœ‰2}

βˆ™ π‘ž βˆ™πΏ

2βˆ™ π‘‘πœ‰

1

βˆ’1

1

βˆ’1

=π‘žπΏ

6{114}

Se discretizziamo la trave con un solo elemento di tipo LINK a tre nodi abbiamo:

𝐸𝐴

3𝐿[7 1 βˆ’81 7 βˆ’8

βˆ’8 βˆ’8 16] {

𝑒1𝑒2𝑒3} =

π‘žπΏ

6{114}

Dopo avere inserito le condizioni al contorno (𝑒1 = 0) abbiamo:

𝐸𝐴

3𝐿[1 0 00 7 βˆ’80 βˆ’8 16

] {

𝑒1𝑒2𝑒3} =

π‘žπΏ

6{014}

Con la fattorizzazione di Gauss si ottiene:

[1 0 00 7 βˆ’80 0 6

] {

𝑒1𝑒2𝑒3} =

π‘žπΏ2

2𝐸𝐴{019 2⁄

} da cui {

𝑒1𝑒2𝑒3} =

π‘žπΏ2

2𝐸𝐴{

013

4

}

La coordinata π‘₯ in funzione della coordinata naturale πœ‰ vale:

Page 6: CAP.8a Formulazione dell elemento LINK (tirante/puntone)Β Β· Rappresentando lo spostamento di ogni elemento in funzione della coordinata locale normalizzata πœ‰, con ... Con la fattorizzazione

UniversitΓ  degli Studi di Cagliari - FacoltΓ  di Ingegneria e Architettura

Metodi agli Elementi Finiti - (AA 2019/’20)

A cura di Filippo Bertolino: novembre 2019 Pag 6

π‘₯ = {𝑁1(πœ‰) 𝑁2(πœ‰) 𝑁3(πœ‰)} {

π‘₯1π‘₯2π‘₯3} = {

πœ‰2 βˆ’ πœ‰

2

πœ‰2 + πœ‰

21 βˆ’ πœ‰2} {

0𝐿𝐿 2⁄

} =𝐿

2(1 + πœ‰)

da cui: πœ‰ =2

𝐿π‘₯ βˆ’ 1

Il campo di spostamento risulta:

𝑒(πœ‰) = {𝑁1(πœ‰) 𝑁2(πœ‰) 𝑁3(πœ‰)} {

𝑒1𝑒2𝑒3} = {

πœ‰2 βˆ’ πœ‰

2

πœ‰2 + πœ‰

21 βˆ’ πœ‰2}

π‘žπΏ2

2𝐸𝐴{013 4⁄

} =π‘žπΏ2

8𝐸𝐴[βˆ’πœ‰2 + 2πœ‰ + 3]

mentre la deformata vale:

πœ€π‘₯(πœ‰) = [𝑩] {

𝑒1𝑒2𝑒3} =

2

𝐿{2πœ‰ βˆ’ 1

2

2πœ‰ + 1

2βˆ’2πœ‰}

π‘žπΏ2

2𝐸𝐴{013 4⁄

} =π‘žπΏ

2𝐸𝐴(1 βˆ’ πœ‰)

Esprimendo la coordinata naturale πœ‰ in funzione di quella reale π‘₯ si ottiene:

𝑒(π‘₯) =π‘ž

𝐸𝐴[𝐿π‘₯ βˆ’

π‘₯2

2] ; πœ€π‘₯(π‘₯) =

π‘ž

𝐸𝐴(𝐿 βˆ’ π‘₯)

Questi risultati coincidono con quelli teorici di riferimento e confermano che per modellare la trave

sottoposta ad un carico uniformemente distribuito di trazione Γ¨ sufficiente un solo elemento di tipo quadratico.