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M—01 analogico/digitale aspetto funzione linguaggio storia In questo capitolo: — Stampa — Fotografia — Video e ripresa — Televisione — Radio — Dispositivi di registrazione e riproduzione musicale — Telegrafo e telefono — Internet — Computer BREVE STORIA DEI MEDIA by Grazia Dammacco data di creazione 23/01/16 16:24 ultima modifica 10/02/16 20:25 capitoli / parte complementare http://www.postdigitaltribe.org/dt/2015/06/15/breve-storia-dei-media/

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analogico/digitale aspetto funzione linguaggio storia

In questo capitolo:

— Stampa— Fotografia— Video e ripresa— Televisione— Radio— Dispositivi di registrazione e riproduzione musicale— Telegrafo e telefono— Internet— Computer

B R E V E S T O R I A D E I M E D I Aby Grazia Dammaccodata di creazione 23/01/16 16:24ultima modifica 10/02/16 20:25

c a p i t o l i / p a r t e c o m p l e m e n t a r e

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Può essere ut i le avere a dispo -siz ione una panoramica sugl i svi luppi temporal i dei var i mass media, test imoniando i moment i in cui è avvenuto, per ogni tecno -logia, i l passaggio dal l ’analogico al d ig i ta le. In questo modo avre -mo a disposiz ione i l quadro sto -r ico del le tecnologie a cui faccia -mo r i fer imento nei var i capi to l i .

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S o m m a r i o d e g l i e v e n t i c h i a v e n e l l a s c i e n z a e n e l l a t e c n o l o g i a n e l l ’ u l t i m o s e c o l o e m e z z o :

1830-40: Charles Babbage sviluppa i principi del computer meccanico1847: inventata la macchina rotativa di stampa1858-89: teoria dell’evoluzione proposta da Charles Darwin e Alfred Wallace1857-66: prima posa di cavo telegrafico transatlantico1867: inventata la macchina da scrivere (con tastiera QWERTY)1876: brevetto del telefono1879: prima lampada a bulbo di vetro praticamente utilizzabile1903: primo volo con un aereoplano a motore (fratelli Wright)1904: prima “valvola” elettronica1915: teoria generale della relatività di Einstein1921: inventata la telescrivente1944: IBM produce una macchina di calcolo meccanica1945: prima bomba nucleare realizzata e testata1948: invenzione del transistor1950-60: sviluppata la registrazione magnetica1953: determinazione della struttura del DNA1955: entrata in commercio dei primi computer: diventeranno sempre più comuni a partire dal 19601956: energia nucleare su scala industriale1957: lancio dello Sputnik I1966: primo trapianto di cuore1960-70: sviluppati i circuiti integrati1969: primo sbarco umano sulla Luna, Apollo 111970-90: innovazioni nell’elettronica di stato solido portano ad una esplosione dell’informatica e portano ad una accessibilità internazionale di computers, macchine per fax, sistemi di comunicazione satellitare.

[ Per maggiori informazioni sulla storia della scienza e della tecnologia, consulta il sito ECHO (Exploring and Collecting History Online), http://echo.gmu.edu/ ]

S o m m a r i o d e g l i e v e n t i c h i a v e n e l l a s t a m p a :

VII secolo d.C.: stampa con blocchi di legno (Cina, Dinastia Tang)1041-1048: stampa a caratteri mobili in argilla (Cina, Bi Sheng)1298: stampa a caratteri mobili in legno (Cina, Wang Zhen)1234-1377 circa: stampa a caratteri mobili in metallo

(bronzo) (Corea, Chae Yun-ui)1450 circa: stampa a caratteri mobili in ferro e acciaio (Germania, Johannes Gutenberg)1884: Linotype, composizione tipografica meccanica a freddo (Germania, Ottmar Mergenthaler)1887: Monotype, composizione tipografica meccanica a freddo (Tolbert Lanston, USA)Anni ‛70: fotocomposizioneAnni ‛80: Desktop Publishing

S TA M PALa prima tecnica di stampa tramite l’uso di un processo meccanico viene attribuita alla Cina. Si ritiene che l’invenzione risalga all’epoca delle Dinastia Tang (618-907), anche se esistono delle testimonianze che spostano la data ancora prima: un tessuto con disegni risalente alla Cina prima del 220 d.C. e alcuni reperti trovati in Egitto databili intorno al VI o VII secolo. La tecnica descritta dell’epoca della dinastia Tang consiste nell’impressione su carta di blocchi di legno. La xilografia si diffonde anche in Europa, e dal XIV secolo diventa di uso comune. La tecnica consiste nell’incisione di tavolette di legno, le matrici, che poi vengono inchiostrate e impresse su un supporto mediante la pressione a torchio. Viene utilizzata perlopiù per la stampa artistica o per testi brevi su supporti vari, come i tessuti. Quando in Europa la carta diventa più facilmente reperibile, intorno al 1400, la xilografia inizia ad essere realizzata anche su carta.

La nascita della stampa a caratteri mobili viene attribuita al tipografo cinese Bi Sheng tra il 1041 e il 1048. I caratteri erano in argilla, e si rompevano molto facilmente. Nel 1298 il funzionario Wang Zhen introduce dei caratteri più resistenti in legno, e sviluppa un complesso sistema di tavole girevoli e associazioni tra numeri e caratteri cinesi che miglioravano la qualità dello stampato. Durante la dinastia Goryeo (918-1392) in Corea, si attribuisce a Chae Yun-ui l’introduzione dei caratteri mobili in metallo (bronzo) intorno al 1234. Tuttavia il testo completo più antico ritrovato stampato a caratteri mobili è del 1377.

Nonostante alcuni pensino che Gutenberg fosse a conoscenza delle invenzioni asiatiche, non ci sono prove che lo sostengono. Così, Johannes Gutenberg, verso la metà del Quattrocento collabora con il mercante Johann Fust e con Peter Schöffer per

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completare la sua macchina da stampa a caratteri mobili in metallo. La stampa a caratteri mobili orientale era molto incentrata sul lavoro manuale. Gutenberg utilizza il ferro e l’acciaio, più duri del bronzo e si avvale di punzoni e matrici. Il punzone è un parallelepipedo sulla cui testa è inciso a rilievo e a rovescio un segno tipografico, ed è fatto con l’acciaio, l’elemento più conosciuto all’epoca. Il punzone viene martellato a caldo su un altro supporto, creando la matrice, dentro la quale vengono fusi i caratteri in piombo. Una volta che i caratteri sono pronti vengono messi in fila per comporre le parole, inchiostrati e messi a contatto — attraverso una pressa — con la carta.

Il processo della composizione è rimasto manuale per quattro secoli, fino a quando, nel 1884, viene inventata la Linotype dal tecnico tedesco Ottmar Mergenthaler. La Linotype è una macchina per la composizione a caldo che permette di creare una linea intera di caratteri in metallo in maniera meccanica. La macchina è composta da una tastiera, e il tecnico comanda con ogni tasto una leva che libera la matrice corrispondente. Le matrici si dispongono nel compositoio fino a completare una riga. Appena completata, la riga viene portata in prossimità di un crogiolo che immette nelle matrici un metallo fuso (in genere il piombo) e che fonde l’intera riga. Questa si solidifica rapidamente e viene inviata sul vantaggio, dove crea progressivamente la pagina stampata. Attraverso un sistema meccanico le matrici vengono poi rimesse al loro posto. Il problema della Linotype è che, fondendo una riga per volta, le correzioni sono dispendiose, perché per correggere una singola parola bisogna riscrivere l’intera riga. Per risolvere questo inconveniente nasce la Monotype — introdotta dall’inventore americano Tolbert Lanston, il fondatore della Lanston Monotype Machine Company — che permette di fondere un unico carattere alla volta.

Dagli anni Settanta del Novecento la composizione a caldo viene sostituita dalla fotocomposizione, il processo di composizione a freddo. Qui la composizione tipografica viene eseguita da un computer dedicato all’immissione di testi connesso ad una fotounità (prima fotografica e a tubo catodico e poi a laser). Il risultato è una pellicola contenente l’impaginato che viene poi utilizzato per impressionare una lastra per la stampa offset. Il Desktop Publishing è invece il nuovo metodo per comporre documenti tramite lʼintroduzione del Macintosh (1984), di un software per lʼimpaginazione (Aldus Pagemaker) e di una stampante laser.

F O T O G R A -F I A

Nella rappresentazione analogica l’informazione elettronica varia in modo analogo all’informazione che si vuole rappresentare, varia quindi in modo continuo e può assumere un numero molto alto di valori. Nella rappresentazione digitale invece, l’informazione elettronica che si vuole rappresentare viene codificata in una sequenza di numeri e quindi varia in modo discreto e assume un numero limitato di valori corrispondente al numero di cifre utilizzate dal sistema numerico scelto.

Come Claudio Marra scrive ne “L’immagine infedele”, la fotografia ha tutta l’autorità per proporsi come primo modello di analogicità. Essa infatti é un’esemplificazione perfetta del concetto di analogia, in quanto fenomeno che replica in modo fedele e totale un determinato evento:

«In questo senso essa non pare neppure un medium singolarmente inteso, bensì l’essenza stessa dell’analogia, il fotografico come idea di duplicazione totale della realtà».[Marra Claudio, “L’immagine infedele. La falsa rivoluzione della fotografia digitale”, Bruno Mondadori, Torino, 2006]

I processi che hanno condotto alla nascita della fotografia molto spesso si sono sviluppati in maniera parallela e in alcuni casi la paternità delle invenzioni risulta incerta. Nei primi anni dell’Ottocento il ceramista inglese Thomas Wedgwood sperimentò l’immersione di fogli in nitrato d’argento, esponendoli alla luce dopo avervi deposto sopra degli oggetti. Dove la luce colpiva il foglio, la sostanza si anneriva. In seguito agli esperimenti condotti da Joseph Nicéphore Niépce, che si interessò alla recente scoperta della litografia e che approfondì l’uso di sostanza capaci di impressionarsi alla luce, Louis Jacques Mandré Daguerre, informato anche sul suo lavoro e che lavorò per qualche tempo con Niépce, inventò, nel 1837, quella che chiamò “dagherrotipia”. Il procedimento venne reso pubblico nel 1839, e consisteva nell’utilizzo di una lastra di rame su cui era applicata elettronicamente uno strato di argento. La lastra veniva sensibilizzata grazie allʼesposizione a vapori di iodio, così reagiva formando ioduro d’argento. Per catturare lʼimmagine la lastra veniva esposta entro unʼora per diedi/quindici minuti. Lo sviluppo avviene mediante l’esposizione a vapori

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di mercurio e veniva fissata con sale.

Nel corso degli anni il procedimento è stato perfezionato, tra le maggiori innovazioni c’è stata l’introduzione delle pellicole in rullo, realizzate per la prima volta da George Eastman — che in realtà rubò l’idea della pellicola al reverendo Hannibal Goodwin, che la inventò intorno al 1885. Inizialmente il supporto delle pellicole era in carta, dopo divenne in celluloide (1891). Negli anni Sessanta del Novecento gli esposimetri vennero incorporati nelle macchine, e alla fine degli anni Ottanta la messa a fuoco e l’esposizione divennero completamente automatiche. La grande svolta avvenne negli anni Ottanta, quando vennero introdotte macchine fotografiche digitali che usavano al posto della pellicola un CCD (Charge Coupled Device). Il CDD venne inventato tempo prima, nel 1969 da George Smith e William Boyle, ingegneri americani alla Bell, come microchip da utilizzare al posto del tradizionale tubo catodico come parte sensibile di una videocamera inserita in un apparecchio di videotelefonia. Inizialmente quindi il CCD veniva utilizzato per le videocamere, perché utilizzava un’immagine a bassa risoluzione e non poteva competere con le tradizionali pellicole fotografiche.

Abbiamo visto come la fotografia analogica utilizzi un principio chimico (dei materiali esposti alla luce), ma allo stesso modo funziona secondo un processo anche ottico, non dissimile da quello della fotografia digitale. Il processo ottico è fondamentalmente quello della camera oscura (detta anche camera obscura, camera ottica o fotocamera stenopeica), che consiste in una macchina capace di replicare quel sistema di rappresentazione elaborato concettualmente nel 1433 nel “De Pictura” da Leon Battista Alberti sulla base delle ricerche condotte da Filippo Brunelleschi, definendo il sistema di “prospettiva rinascimentale”. La camera oscura è un dispositivo ottico composto da una scatola oscurata e un foro stenopeico sul fronte, in cui la luce proietta l’immagine (capovolta) che si trova davanti al foro, all’interno della scatola stessa, sulla parete opposta al foro.

L’aspetto interessante della fotografia quindi, è che il cuore del processo analogico e di quello digitale è il medesimo. Nella fotografia l’oggetto della rappresentazione è la luce, e nel procedimento analogico i cristalli di bromuro d’argento cosparsi sulla pellicola si raggruppano quando vengono colpiti dalla luce che transita attraverso l’obiettivo, registrano in modo continuo le variazioni di tonalità

della luce riflessa sulle cose e producendo in tal modo una forma di rappresentazione della luce analoga alla condizione di continuità della luce reale. Più è forte la luce e più denso e vasto sarà il raggruppamento. Nella fotografia digitale, la pellicola è sostituita come abbiamo detto dal CCD, un apparato elettronico, un microchip in silicio ricoperto da piccoli elettrodi (photosite) disposti su una griglia in cui ogni singola cella è detta pixel. Al momento dello scatto la superficie del CCD viene caricata di elettroni che sotto azione della luce si raggruppano sui vari photosite. Più è forte la luce e più denso e vasto sarà il raggruppamento degli elettroni. La differenza tra i due sistemi è che nel CCD manca il mantenimento di memorizzazione della luce presente con il negativo fotografico. Quindi sono entrambi processi analogici, che registrano la luce con continuità, la differenza potrebbe stare nella scarsa quantità di pixel che riduce la risoluzione nel caso del processo digitale, ma oggi è una lacuna colmata. In un secondo momento, la macchina digitale trasforma il segnale analogico della luce in segnale digitale, trasferendo il segnale ad un convertitore. La prima operazione è la campionatura, ovvero la selezione, ad intervalli regolari, di alcuni campioni del segnale continuo, che quindi diverrà un segnale discontinuo, discreto. Maggiore è il numero dei campioni e maggiore sarà la somiglianza all’originale. In seguito avviene la quantizzazione, ovvero la carica elettrica viene trasformata in dato numerico binario. È come se dentro le fotocamere digitali ci fossero una macchina fotografica analogica e uno scanner.

V I D E O E R I P R E S A

Marra sostiene che la fotografia sia il medium analogico per eccellenza, ma che dire della ripresa video? Mentre la fotografia riprende solo una singola immagine — così come può essere percepita dall’occhio nel mondo reale — il video riprende quella porzione di tempo di un avvenimento realmente accaduto (che sia autentico o costruito poco importa), di un dato momento che ci propone l’intera esperienza che viviamo davanti a delle immagini in un intervallo di tempo: guardiamo le immagini, percepiamo il movimento, ascoltiamo i suoni.

La storia della ripresa video è inevitabilmente legata

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a quella della fotografia, del cinema e quindi della televisione. La pellicola, usata per la prima volta nelle macchine fotografiche, venne in seguito utilizzata per la ripresa cinematografica. La prima ripresa cinematografica risale al 1888 da parte di Loius Aimé Augustin Le Prince, mentre la cinematografia intesa come proiezione in sala di una pellicola di fronte ad un pubblico pagante, nasce nel 1895 quando i fratelli Lumière mostrarono al pubblico il cinematografo, macchina da presa che serviva anche come proiettore. Tale apparecchio era in grado di proiettare su uno schermo bianco una sequenza di immagini distinte, impresse su una pellicola stampata con un processo fotografico, in modo da creare l’effetto del movimento. La cinepresa è uno strumento che registra una sequenza di immagini fotografiche in rapida successione su una pellicola continua, per via fotochimica. Il supporto della pellicola era fatta di celluloide e la parte sensibile alla luce era un composto a base d’argento, più tardi fu introdotto il poliestere. In seguito allaripresa, la sequenza di immagini veniva riprodotta tramite proiettore. Le prime macchine da presa funzionavano a manovella, in seguito è stato applicatoun sistema a molla, mentre oggi si usano dispositivi alimentati da batterie.

Infatti, più tardi nasce la telecamera, un dispositivo elettronico per l’acquisizione di immagini in sequenza. Inizialmente basata sul tubo catodico, sul finire degli anni Settanta comparvero sul mercato i primi sensori di immagine CCD. L’abbinamento di una telecamera e di un videoregistratore in un unico dispositivo portatile ed autoalimentato ha generato la videocamera, che dai primi anni Ottanta è diventata la macchina da ripresa più diffusa, sostituendo le cineprese portatili a pellicola. Le prime videocamere immesse tra gli anni Settanta e Ottanta avevano come videoregistratore a cassette un sistema analogico Betamax o VHS. I primi modelli di videocamera digitale usavano il D-VHS e il Digital8, e successivamente il MiniDV. Tra i supporti digitali più diffusi ci sono il CD (1979 circa), DVD (1995), e formati come QuickTime e MPEG-4. Con l’avvento dell’alta definizione, si sono diffusi i modelli tapeless in grado di registrare su HDD o scheda di memoria.

Il video digitale è stato introdotto nel 1986 dal formato D-1 della Sony, un sistema di registrazione che permetteva di registrare un segnale video in forma digitale anziché analogica. Dato che il costo del D-1 era molto alto, inizialmente veniva utilizzato dai grandi canali televisivi e in seguito venne

sostituito da sistemi più economici che utilizzavano dati compressi, come il formato digitale (con corrispondenti cassette e videoregistratori) Digital Betacam della Sony (1993) che offre qualità maggiori rispetto alle precedenti versioni Betacam analogiche. Il video digitale amatoriale appare per la prima volta in forma QuickTime nel 1990 circa, architettura della Apple.

Il vantaggio del digitale rispetto alla pellicola sta nel fatto che il digitale è memorizzabile su supporti come dischi ottici che hanno lunga durata nel tempo; è sempre possibile effettuare copie identiche all’originale, mentre nell’analogico il degrado nella copia è inevitabile e peggiora ogni volta che si esegue una copia della copia; la trasmissione senza errori dell’informazione digitale è sempre possibile, mentre l’informazione analogica subisce sempre un certo degrado durante la trasmissione; Il video digitale inoltre può essere manipolato utilizzando appositi software tramite manipolazioni, effetti speciali, e si possono anche creare filmati completamente artificiali al computer; inoltre i filmati digitali si conservano meglio rispetto alle pellicole. La pellicola subisce un inevitabile degrado nel corso del tempo, anche se rispetto al digitale presenta una consolidata standardizzazione che la rende stabile da utilizzare del tempo, rispetto ai formati e ai supporti digitali che diventano presto obsoleti e vengono sostituiti molto rapidamente.

T E L E V I S I O -N E

In seguito alle prime esperienze cinematografiche, negli anni Venti nasce la televisione. La prima televisione è un modello meccanico risalente al 25 marzo 1925, quando l’ingegnere scozzese John Logie Baird ne da una prima dimostrazione. Sono circa mille gli esemplari venduti in tutta Europa: il pubblico poteva così vedere le prime trasmissioni che la BBC diffondeva in via sperimentale dal 1929. Nel 1927 l’inventore americano Philo Farnsworth realizza la prima televisione elettronica, in quanto sia l’apparecchio di ripresa delle immagini che quello di visione sono realizzati con dispositivi elettronici, il tubo a raggi catodici. Nel 1932 nel Regno Unito vengono trasmessi programmi sperimentali dalla BBC, nel 1935 viene messo in onda dalla Germania nazista il primo programma televisivo regolare, e nel

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1939 la NBC inizia negli USA regolari trasmissioni televisive. In Italia la televisione arriva ufficialmente nel 1954, ma la copertura del territorio e le ore di trasmissione saranno ancora scarse fino alla fine degli anni Cinquanta. È infatti negli anni Sessanta che la tv si espande molto rapidamente: è ormai diffusa in 56 paesi, e nel 1970 arriverà a 104. Se alla fine degli anni Cinquanta in Italia la gente va nei bar per vedere la televisione, durante gli anni Sessanta-Settanta l’apparecchio si diffonde anche nelle case. A quei tempi la rappresentazione digitale dell’informazione elettronica non esisteva ancora, infatti nascerà più tardi, intorno al 1941 con il primo computer digitale (ABC). Ma la televisione digitale arriva alla portata di tutti molto più tardi del computer digitale, negli anni Novanta.

R A D I OPrima dell’avvento della televisione uno dei maggior mass media è stata la radio. La radio permette la trasmissione di contenuti sonori tramite onde radio che vengono fruiti in tempo reale da più utenti situati in aree geografiche differenti, tramite specifici apparecchi elettronici. Anche oggi la radio è prevalentemente analogica — AM e FM — ma esiste anche la radio digitale, come quella trasmessa dalla televisione digitale o dalle radio in rete, e infine la radio satellitare. La radio nasce in seguito ad una serie di sperimentazioni svolte alla fine dell’Ottocento per dimostrare la possibilità di trasmettere informazioni tramite le onde elettromagnetiche. L’invenzione della radio è molto contesa: Marconi ha sviluppato il telegrafo senza fili, ma per trasmettere segnali e non suoni; Julio Cervera Baviera è stato il primo a trasmettere la voce umana senza fili tra Alicante e Ibiza nel 1902. Tuttavia Nikola Tesla già quattro anni prima aveva fatto diversi spettacoli e pubblicazioni sui principi della radio. La corte statunitense perciò ha nominato Tesla il vero inventore della radio. Negli anni Venti la radio inizia a diffondersi come mezzo di comunicazione di massa di tipo broadcasting, ovvero una comunicazione unidirezionale dal trasmettitore a più ricevitori, di uno-a-molti. La radio viene considerata la prima radicale innovazione nelle comunicazioni di massa dopo la stampa, e conosce subito un grandissimo successo soprattutto in America e in Europa. All’inizio la radio si diffonde secondo due modelli: un modello completamente libero in cui il servizio viene offerto da privati

finanziati dalla pubblicità (negli Stati Uniti), e un modello monopolistico in cui lo Stato gestisce la radio come servizio pubblico (in Europa). In Italia comunque, negli anni Venti l’alto costo degli apparecchi ne limita l’uso in casa. Durante gli anni Trenta in Italia la radio viene gestita dall’agenzia Stefani, l’organo di stampa ufficiale del regime fascista. Come avverrà dopo con la tv, la gente, non potendosi permettere la radio in casa la ascolta nei bar e nei locali pubblici, dove la propaganda fascista favorisce la diffusione di altoparlanti che collegati agli apparecchi radio trasmettono i discorsi di Mussolini nelle piazze italiane. Si diffonde inoltre il genere della radiocronaca, ovvero della cronaca in diretta dai luoghi di battaglia e sull’andamento della guerra. La radio diventa così il mezzo più potente e più veloce per le comunicazioni belliche, in Italia come negli altri paesi. Dopo la guerra, negli anni Cinquanta i prezzi degli impianti scendono e le radio si diffonde nelle case. In seguito, l’avvento della televisione nel 1954 in Italia spinge la radio verso nuove strategie: compare l’autoradio. Nel ’69 nasce in Italia il programma radio “Chiamate Roma 3131”, la prima trasmissione italiana che effettua un contatto diretto tra ascoltatore e radio attraverso chiamate telefoniche.

D I S P O S I T I V I D I R E G I -S T R A Z I O N E E R I P R O D U -Z I O N E M U S I C A L E

Prima della nascita della radio, la musica — il genere di informazione per antonomasia più diffusa in radio — nel corso della storia è stata trasmessa e diffusaattraverso una grande varietà di strumenti che percorrono le mutazioni tecnologiche. In epoche preistoriche le composizioni musicali vengono diffuse oralmente, in seguito si assiste al passaggio verso la notazione musicale (semiografia musicale) di altezza e durata delle note, le cui più antiche forme a noi giunte sono quelle della civiltà sumera (sotto forma di incisioni su tavolette). Nel corso del Medioevo in Europa la notazione musicale si evolve.

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I primi strumenti meccanici in grado di registrare e riprodurre musica risalgono al Settecento e sono i carillon, strumenti capaci di riprodurre un solo brano. Partendo da strumenti in grado di riprodurre suoni prestabiliti, si è passati alla registrazione della musica prodotta dal vivo. I primi strumenti in grado di registrare e riprodurre musica sono il fonografo di Edison (1877), il grafofono di Bell e Tainter (1880 circa) e il Dittafono (1907, comunemente usato per registrare il parlato da riprodurre in seguito per la dattilografia).

Le principali tecnologie utilizzate negli strumenti analogici per la registrazione della musica sono la microincisione su disco di materiale plastico e la registrazione di sequenze magnetiche su nastro. Successore del fonografo di Edison è il giradischi o grammofono. Nel giradischi il cilindro del fonografo viene sostituito con un disco, e mentre i primi fonografi sono in grado di registrare e di riprodurreil suono, successivamente ci sarà una netta distinzione tra le macchine per l’incisione dei dischi e gli apparecchi per la riproduzione. I giradischi diffusi tra il pubblico sono esclusivamente in grado di leggere i dischi pre-incisi. I primi dischi ad essere utilizzati con i giradischi sono a microincisione a 78 giri, così detti per la loro velocità di riproduzione, e vengono incisi con mezzi meccanici fino agli anni Cinquanta, quando viene introdotta, nel processo di incisione, l’elettronica, con il conseguente aumento della qualità del prodotto. Il 78 giri si è evoluto nel 1948 negli Stati Uniti con il disco in vinile, che ha permesso di rimpicciolire i solchi e portare il numero dei giri a 33, ottenendo maggiore durata di ascolto a parità di dimensioni del supporto. Un altro formato è il 45 giri, più piccolo che contiene solo uno o due brani. In genere un giradischi è collegato ad un amplificatore elettrico per la diffusione del suono.

Nel 1935 la BASF AG introduce il nastro magnetico, una sottile striscia in materiale plastico rivestita di materiale magnetizzabile in grado di memorizzare la musica sottoforma di variazioni delle proprietà magnetiche. Dagli anni Trenta si diffondono i registratori magnetici, inizialmente a bobine aperte, prevalentemente riservati ad ambienti professionali come gli studi di registrazione. La musicassetta — supporto fonografico a nastro magnetico — viene introdotta sul mercato dalla Philips nel 1963 e si diffonde largamente tra la popolazione. Questo supporto viene largamente impiegato per le registrazioni amatoriali, e con la nascita del primo Walkman nel 1979 da parte della Sony, il suo utilizzo cresce ulteriormente. Nel 1966 nasce lo Stereo8,

il riproduttore musicale per automobili.

Nel corso degli anni Ottanta si sviluppa, in campo musicale, il supporto digitale. Nei primi anni Settanta nascono, negli USA, i primi dischi ottici. Il Laserdisc è il primo tra questi, grande quanto un disco vinile a 33 giri, nonostante il sistema di lettura simile al sucessivo Compact disc, conteneva dati video in formato analogico e tracce audio in formato analogico e digitale. Questi supporti sono costituiti da un disco piatto in genere in policarbonato con all’interno un sottile foglio metallico in alluminio su cui vengono registrate e lette le informazioni tramite un raggio laser. La qualità del formato è molto elevata in quanto il video viene modulato in frequenza e registrato così com’è, senza compressione, permettendo una qualità video alla pari di quella di un videoregistratore. Poi, a partire dagli anni Ottanta, si sviluppa e diffonde il Compact disc (1979), un disco ottico per la memorizzazione di informazioni in formato digitale, di dimensioni più piccole del Laserdisc. Il Super Audio CD e il DVD-Audio vengono introdotti poco prima del 2000, permettono una maggiore qualità audio. Durante gli anni Novanta si sviluppa il formato MP3, algoritmo di compressione audio capace di ridurre sensibilmente la quantità di dati richiesti per registrare un suono, pur mantenendo una qualità del suono accettabile rispetto al file originale non compresso.

T E L E G R A F O E T E L E F O N O

Ma prima ancora della fotografia, del cinema e della televisione, la gente aveva già iniziato a comunicare a distanza, in maniera più diretta. Le prime forme di comunicazione erano i segnali di fumo utilizzati dagli indigeni di Nord America e Cina, e i tamburi dei nativi africani e sud americani. La parola viene introdotta più tardi, una forma rudimentale di media in questo senso è stato il telefono meccanico. I primissimi telefoni meccanici sono stati introdotti dal fisico britannico Robert Hooke intorno al 1664-1685, ed erano costituiti da due bicchieri di carta o altri oggetti simili collegati da un filo o corda tesa. È un esempio di strumento analogico, in quanto l’uomo ha in questo caso imitato il processo naturale del suono (continuo) per trasmettere un contenuto sonoro. Quando la corda è tesa, una persona parla in una delle lattine

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e il fondo agisce come un diaframma, converte le onde sonore in vibrazioni meccaniche che spostano sulla corda, provocando nel fondo della seconda lattina una vibrazione simile all’originale, permettendo all’altra persona di ascoltare il messaggio. Ma per comunicare a distanze maggiori, l’ingegnere francese Claude Chappe costruisce, nel 1792, il primo telegrafoottico tra Lilla e Parigi, progetto abbandonatoperchè necessitava di operatori specializzati e costose torri. Il primo telegrafo elettrico commerciale fu costruito da Sir Charles Wheatstone e Sir William Fothergill Cooke nel 1939.

«Prima del telegrafo l’informazione poteva muoversi solo alla velocità del treno, […] Con l’avvento del telegrafo questo stato di cose cambiò, e iniziò la seconda fase della rivoluzione dell’informazione: il telegrafo infatti eliminò lo spazio in quanto costrizione inevitabile al movimento dell’informazione e, per la prima volta, trasporti e comunicazioni divennero due momenti distinti. […] È l’annientamentodello spazio”. […] La fotografia fu inventata quasi completamente al telegrafo, e diede inizio alla terza fase della rivoluzione dell’informazione. […] All’inizio del Novecento, la quantità d’informazione disponibile attraverso la parola e l’immagine crebbe a dismisura. Con il telegrafo e la fotografia nacque una nuova definizione dell’informazione: una informazione che rifiutava la necessità dell’interconnessione, esisteva al di fuori di un contesto, sosteneva l’immediatezza a svantaggio della continuità storica e offriva suggestione al posto di complessità e coerenza».[Postman Neil, “Tecnholopy. La resa della cultura alla tecnologia”, seconda edizione, Bollati Boringhieri, Torino, seconda edizione, 2003]

Con il telegrafo quindi, si assiste alla prima fase della costruzione del villaggio globale: due persone distanti potevano essere connesse, in maniera immediata. Le distanze fisiche, per la prima volta, si dissolvono. L’uso del telegrafo si è diffuso rapidamente, diventando, fino ai primi decenni del Novecento, il mezzo di comunicazione più diffuso presso gli uffici postali. Successore del telegrafo è il telefono, la cui paternità è affidata ad Antonio Meucci, che lo ha ideato nel 1871. Il telefono di Meucci era in grado di trasmettere la voce su una linea elettrica, ma per problemi economici non lo brevettò. Così nel 1876 Alexander Bell creò un dispositivo migliorato rispetto a quello di Meucci e lo brevettò. Il telefono si diffuse dapprima negli uffici postali e stazioni ferroviarie, e in seguito anche nelle abitazioni. Le linee fisse erano composte da cavi in rame che formano un circuito tra l’abbonato e l’interfaccia con la linea

dell’abbonato. Ogni doppino di rame viene attestato ad un armadio o box ubicato nelle strade. Dalla scatola parte un cavo multicoppia per connettere l’armadio alla più vicina centrale telefonica. Per molti anni il telefono analogico è stato largamente utilizzato nelle case di tutti, fino all’arrivo di internet, dei telefonini e dei telefoni digitali e, infine, degli smartphone. La Integrated Services Digital Network, o ISDN, è una rete di telecomunicazioni digitale che consente di trasmettere servizi di voce (fonia) e trasferimento dati su un unico supporto. L’ISDN ha avuto la sua maggiore diffusione tra i privati verso la fine degli anni Novanta, perchè consentiva a tutti di usufruire dei servizi dati internet con prestazioni più elevate rispetto ai modem analogici. Il telefono si è evoluto anche in un prodotto nuovo, che si è nel corso del tempo sviluppato in un prodotto a se stante, più simile al computer che al telefono tradizionale: il cellulare, fino ad arrivare ai moderni smartphone. Il primo telefono cellulare fu inventato da Martin Cooper, della Motorola, nel 1973. I cellulari dagli anni Settanta fino agli anni Novanta erano basati su sistemi analogici, il passaggio al digitale avviene grazie all’uso di tecnologie basate su standard GSM (standard 2G, ovvero seconda generazione) nel 1987, GPRS (generazione 2.5), EDGE (un’evoluzione del GPRS per il trasferimento dati sulla rete cellulare GSM consentendo maggiori velocità di trasferimento dati), UMTS operativa dal 2003 e VSF-Spread OFDM (rispettivamente 3G e 4G). Con il digitale alla voce viene aggiunta la possibilità di inviare e ricevere SMS, registrare e visualizzare foto e video, con il GPRS il cellulare può inviare e ricevere foto e video, streaming audio e video (generalmente solo con l’EDGE, ovvero l’ultima generazione del 2G), navigare in internet e spedire e-mail. Con l’UMTS si può anche videotelefonare.

I N T E R N E TCosì introduciamo il più importante mezzo di comunicazione di massa: la rete internet, che ha realmente portato la nostra società a diventare il villaggio globale di cui parla McLuhan. I primi progetti che hanno portato allo sviluppo della rete risalgono alla fine degli anni Cinquanta con la costruzione di ARPA (Advanced Research Projects Agency), un’agenzia governativa incaricata dello sviluppo di nuove tecnologie per uso militare, creata dal Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti. L’ARPA nasce nel 1958 come risposta al lancio della sonda

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sovietica Sputnik l’anno precedente, allo scopo di mantenere il passo dell’Unione Sovietica nell’ambito del progresso tecnologico. Verso il 1965 l’ARPA iniziò ad avere problemi di gestione tra i diversi computer sparsi nelle varie sedi i quali non potevano comunicare tra loro, scambiare file (a causa dei formati di archiviazione differenti), ed era perciònecessario lavoro e tempo per poter passare informazioni tra i vari computer. Così nel 1966 Charlie Hertzfeld, direttore dell’ARPA, ottenne un finanziamento di un milione di dollari per il progetto ARPANET. Il progetto sarebbe servito per condividere online informazioni tra i computer dei diversi centri di elaborazione dati e i gruppi di ricerca. L’IPTO (Information Processing Techniques Office), il dipartimento che aveva realizzato ARPANET, si basò sulla rivoluzionaria tecnologia della commutazione di pacchetto (packet switching). Nell’ottobre del 1969 fu creato il primo collegamento telefonico da computer a computer fra la UCLA e lo Stanford Research Institute, i primi due nodi di internet. Seguirono nuovi nodi: le università di Santa Barbara e dello Utah, la BBN (Bolt, Beranek e Newman) una società di ingegneristica acustica di Boston. Alla fine del 1971 i nodi di internet erano quindici, e alla fine del 1972 trentasette. Da quel momento i nodi collegati iniziarono a crescere in maniera esponenziale e allo stesso tempo nacquero altre reti che collegavano altri nodi. È dagli anni Ottanta che internet prende a diffondersi nel mondo, e nel 1989 Peter Deutch della Mc Gill University di Montréal inventa ARCHIE, un programma in grado di indicizzare il contenuto dei file presenti su internet. Nel 1990 ARPANET, ormai obsoleta, viene smantellata, e nel corso degli anni Novanta cresce la privatizzazione della rete. Ma la vera potenza di internet esplode con il World Wide Web (WWW) — sviluppato nei laboratori del CERN (Centro Europeo per la ricerca nucleare) di Ginevra — un sistema per la condivisione di informazioni in ipertesto sviluppato nel 1990 da Tim Berners-Lee. Vennero creati il protocollo HTTP e il linguaggio HTML, con i quali venne realizzato, nel 1991, un primo programma browser usato all’interno del CERN. Nel 1993 nasce il browser Mosaic. Nel corso degli anni Novanta, dopo il lancio del World Wide Web, la rete diventa popolare a livello massivo. Nel 2015 il web raggiunge il 42% della popolazione mondiale: sui 7,2 miliardi di persone al mondo più di 3 miliardi sono connessi a internet.

C O M P U T E ROvviamente la storia di internet è strettamente connessa a quella del computer. Il computer analogico, usato per effettuare calcoli, sfruttava fenomeni fisici utilizzando valori continui, perciò ripetendo il processo non si era sicuri di ottenere sempre lo stesso risultato. Alcuni tipi di computer analogici sono di tipo meccanico — in cui vengono utilizzate molle, ammortizzatori, elementi idraulici — altri sono realizzati con componenti elettriche. In passato erano molto utilizzati perché garantivano prestazioni maggiori rispetto ai primi computer digitali. Il primo calcolatore analogico viene individuato nella Macchina di Anticitera, datato tra il 150-100 a.C. e scoperto nell’isola greca di Cerigotto (Anticitera) nel 1901. Si trattava di un planetario con ruote dentate usato per calcolare il sorgere del sole, le fasi lunari, i movimenti dei pianeti, i mesi, i giorni della settimana. Il Regolo calcolatore è invece un calcolatore analogico usato per fare moltiplicazioni e divisioni, inventato tra il 1620-1630. Successivamente — e saltando diverse tappe — troviamo gli Heathkit EC-1, computer analogici costruiti dalla Heath Company negli USA nel 1960. Il primo computer digitale totalmente elettronico è stato l’Atanasoff-Berry Computer (chiamato anche ABC), progettato e costruito da un fisico e da un ingegnere statunitensi, John Vincent Atanasoff e Clifford E. Berry all’Iowa State University tra il 1937 e il 1942. Questo computer introdusse tre aspetti fondamentali presenti in tutti i computer moderni: i numeri binari per rappresentare numeri e dati; calcoli effettuati tramite circuiti elettrici piuttosto che ingranaggi e parti meccaniche o elettromeccaniche;sistema organizzato in due parti separate: una che elabora i dati, l’altra che li memorizza.

In seguito si sono susseguite numerose versioni di computer digitali, sempre più piccoli e facili da utilizzare, fino ad arrivare, nel 1977, all’Apple II, il primo computer per il quale venne usata l’espressione “personal computer” e il primo modello ad avere successo su scala industriale. Nel 1984 Apple compie un altro passo con Macintosh che, accessibile nel prezzo, ottiene un grande successo anche grazie al suo approccio user-friendly, alla facilità di utilizzo del sistema operativo (Mac OS) e all’interfaccia grafica che per la prima volta utilizza metafore visive facili da comprendere, le icone. Da quel momento il computer ha vissuto una grande ascesa, e nel giro di due decenni il suo utilizzo si è esteso tra le mura domestiche in maniera capillare.

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B i b l i o g r a f i a c o n s u l t a t a

Marra Claudio, “L’immagine infedele. La falsa rivoluzione della fotografia digitale”, Bruno Mondadori, Torino, 2006

Postman Neil, “Tecnholopy. La resa della cultura alla tecnologia”, seconda edizione, Bollati Boringhieri, Torino, seconda edizione, 2003

S i t i c o n s u l t a t i ( 2 0 1 5 )

Per “Stampa”:https://it.wikipedia.org/wiki/Fotocomposizionehttps://it.wikipedia.org/wiki/Linotypehttps://it.wikipedia.org/wiki/Stampa

Per “Fotografia”:http://it.wikipedia.org/wiki/Storia_della_fotografia

Per “Video e ripresa”:http://it.wikipedia.org/wiki/Cinema_digitalehttp://it.wikipedia.org/wiki/Macchina_da_presahttp://it.wikipedia.org/wiki/Storia_del_cinema#I_fra-telli_Lumi.C3.A8re_e_Thomas_Edisonhttp://it.wikipedia.org/wiki/Videohttp://it.wikipedia.org/wiki/Video_digitale

Per “Televisione”:http://it.wikipedia.org/wiki/Storia_della_televisione

Per “Radio”:https://it.wikipedia.org/wiki/Radio_(mass_media)

Per “Dispositivi di registrazione e riproduzione musicale”:http://it.wikipedia.org/wiki/Storia_dei_supporti_mu-sicali

Per “Telegrafo e telefono”:https://it.wikipedia.org/wiki/Telefonohttp://it.wikipedia.org/wiki/Telefono_cellularehttps://it.wikipedia.org/wiki/Telegrafo

Per “Internet”:http://it.wikipedia.org/wiki/Telecomunicazionehttp://it.wikipedia.org/wiki/Telefono_meccanicohttp://it.wikipedia.org/wiki/Storia_di_Internet

Per “Computer”:http://it.wikipedia.org/wiki/Atanasoff-Berry_Com-puter

http://it.wikipedia.org/wiki/Storia_del_computer

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