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Caprigliola

La nave tra gli ulivi guardia della valleCaprigliola, splendido borgo murato posto sull’ultimo sprone dell’Appennino di Camporaghena, si stende lungo la sponda della Magra.

Per alcuni studiosi l’origine del nome di Caprigliola va ricercata nel termine edilizio militare che ha significato di sostegno, contrafforte, ma secondo la tradizione popolare deriverebbe da “capriolo”, in latino capreolus.

Le prime notizie di questo borgo risalgono al 1124, quando il borgo o il castello inteso come luogo abitato e fortificato da una cinta, dopo essere stato sotto il dominio degli Obertenghi, passa ai vescovi conti di Luni.

L’esistenza di un cassero, parte più elevata e fortificata di un castello, sta

ad indicare il compito difensivo del borgo, inoltre, in caso di guerra, Caprigliola era obbligata a fornire alla chiesa lunense 17 soldati contro

i 7 di Albiano.

Caprigliola nel 1200 diventa sempre più un’importante postazione di difesa a guardia della valle e delle merci che percorrono le grandi strade medioevali che collegano la Pianura Padana al mare e il sud a Genova.

Terminato il dominio vescovile Caprigliola subisce la supremazia prima di Lucca e poi di Castruccio Castracani degli Altelminelli, vicario del vescovo di Luni.

Dopo varie vicissitudini nel 1404 Caprigliola insieme ad Albiano e Stadano, si cede a Firenze sotto la cui dominazione vengono costruite le possenti mura che circondano il paese.

Salvo un breve periodo napoleonico, Caprigliola appartiene alla Toscana fino al 1847, quando viene assoggettata al Ducato di Modena fino all’avvento dell’Unità d’Italia (1861).

Dopo l’Unità d’Italia, disgregatosi il Comune di Albiano, Caprigliola viene aggregata a quello di Aulla.

Il primo insediamento era posto sulla sommità del colle che era costituito da un recinto fortificato con torre al centro ed aveva una funzione soprattutto militare; a questo primo impianto seguirono due primi gruppi di fabbricati, posti a sud ed a ovest della torre, che sfruttavano la pendenza rocciosa del colle.

In seguito il borgo si sviluppò secondo le direttrici ormai segnate dai due insediamenti precedenti.

La cresta del colle lunga ma stretta ha determinato in seguito uno sviluppo urbano di forma sottile e lunga divisa da numerose e anguste vie interne, che a loro volta hanno dato alle case del borgo una disposizione a gradoni.

Le mura medicee hanno seguito questa caratteristica forma dando al paese un aspetto diverso come se il borgo fosse sorto su uno spazio piano anziché degradante come la cresta di una collina.

L’antica torre dei Vescovi di Luni di pietra arenaria di forma cilindrica e slanciata domina il borgo ed è elemento rappresentativo del paese.

Nel 1600 proprio accanto alla torre fu costruita una nuova chiesa ricavata dalla trasformazione di una parte dell’antica residenza del vescovo.

 Da ricordare il coro, tutto in legno di noce intarsiato, i vari dipinti, la statua di S.Niccolò da molti ritenuto un capolavoro dell’arte barocca ed un tabernacolo in marmo di Carrara datato 1513.

Il vecchio borgo conserva ancora un suo fascino dovuto alla sua posizione, alle mura che lo cingono permettendone l’accesso da un’unica porta.

Le mura costruite per la maggior parte con pietre, presentano parti in mattoni e sono un esempio eccezionale di unione di esigenze urbanistiche e militari in quanto la stupenda configurazione stellare si è adeguata via via al contorno degli edifici costruiti e alla forma del terreno.

Le case nel loro aspetto modesto e purtroppo modificato, non offrono motivo di particolare attenzione: è la loro sequenza irregolare che rende veramente suggestivo il borgo.

Di maggiore nobiltà è Casa Belloni Pasquinelli, ritenuta il palazzo del vescovo.

Dalla sommità del colle Caprigliola dominava le vie di comunicazione tra gli Appennini e il mare nonché il guado sulla Magra per Albiano e la Val di Vara.

In località Bettola anticamente c’era la sede di riscossione del dazio, infatti tutti coloro che trasportavano lana, tela, lino, canapa e generi alimentari quali carne salate, miele, cacio e frumento erano tenuti

a pagare il pedaggio.

Lo stesso valeva per il legname trasportato via fiume.

AlbianoAvamposto mediceo sulla sponda della MagraAlbiano, che si trova alla destra della Magra e alla confluenza del Vara, è l’ultimo sperone dell’Appennino tosco-emiliano.

Il suo nome di origine incerta è senz’altro un toponimo di derivazione romana, legato alla famiglia romana Albia di cui un discendente si stabilì in questa zona, quando questo territorio era sotto la giurisdizione del Municipio di Luni.

Notizie di Albiano risalgono alla fine del XII secolo, periodo in cui Albiano si sottomise alla curia di Luni. La critica storica ipotizza però l’esistenza di Albiano in un tempo più lontano come territorio con sparuti abituri.

Il primo nucleo di abitanti si stabilì in località Groppo dove si trasferirono anche gli abitanti di “Belvedere”, castello posto ai confini con Bolano e il luogo, fortificato per volere dello stesso vescovo, sarà chiamato Albiano. Tutto ciò risulta nel “Codice Pelavicino”, 15 luglio 1266.

In seguito Albiano fu governata dai Malaspina, che risultarono vincitori nella lotta con i Vescovi di Luni.

Nel XV secolo Albiano, Caprigliola e Stadano deliberarono di sottoporsi alla Repubblica Fiorentina, che aveva già da tempo ambito al possesso di questo centro di notevole importanza strategica.

La Repubblica di Firenze concesse a questi territori un governo Municipale, basato su speciali statuti, mentre un podestà fiorentino amministrava la giustizia.

Nel 1496 gli Albianesi diedero prova di coraggio, quando rifiutarono di arrendersi al re di Napoli che in guerra con i Fiorentini mise a ferro e a fuoco tutto il territorio di Albiano.

Quando il Granduca Cosimo unì la comunità di Caprigliola e quella di Albiano i fiorentini riuscirono a controllare totalmente quella strada che, nota come via Francigena, era anche la via del sale.

Il castello di Albiano era cinto da vecchie mura munite di torri con la chiesa di san Martino che è posta ai piedi del castello. Il vicolo anulare è scosceso e angusto, spesso sovrastato dagli archi di spinta che collegano le case.

 

L’economia della comunità di Albiano era basata sull’agricoltura.

Il piano di Albiano, che si estendeva dalla Chiesa di san Martino al greto del fiume, era coltivato a grano, orzo, farro e colture da orto.

La collina era riservata a vite ed olivo, mentre nella parte più alta dominava il castagno.

Oggi è sorta una zona industriale in cui si trovano numerosi capannoni. Le attività che si svolgono qui sono fonte di occupazione e guadagno, segno di progresso, ma anche motivo di contrasti con la popolazione, quando le attività rischiano di non essere eco compatibili.

Inoltre l’abitato si sta espandendo lungo la strada statale per La Spezia, nuova direzione di sviluppo, con la costruzione di nuovi edifici secondo un sistema a nucleo aperto senza un piano urbano ben preciso.

La contesa del BILANCIONE

Sin dall’antichità, il sale è stato una materia prima importantissima perché veniva usato non solo come moneta di scambio ma anche come moneta pura, basti pensare al termine “salario” cioè paga.

Il sale arrivava dal mare ad Albiano e da qui a Caprigliola.

Il Bilancione, indispensabile per la pesatura del sale, è l’oggetto della contesa tra i paesi di Albiano e Caprigliola, narrata in un poemetto eroicomico che il professore Amelio Vivaldi trascrisse da un manoscritto nel 1945 intitolato il Bilancione.

Il governo toscano, evidentemente il Granducato sotto il cui dominio i due paesi tornarono dopo la caduta di Napoleone, aveva tolto agli Albianesi l’appalto per la vendita del sale e l’aveva concessa ai Caprigliolesi che, pertanto, avevano richiesto lo strumento per la pesatura custodito nella casa comunale di Albiano.

Due ambasciatori si presentarono per ottenerlo con le buone, ma ricevettero un netto rifiuto che fu la causa di una guerra tra i due paesi.

 

BIBLIOGRAFIA

• F. Bonatti, R. Ghelfi G. Ricci, “Albiano Magra. Un castello, un borgo, una comunità”, Studi Lunigianesi, Aulla 1988.

• S. Bonatti, “ Albiano e la sua Filarmonica”, Ente Promotore Società Filarmonica Albianese.

• R. Ghelfi “Caprigliola”, Studi Lunigianesi, Aulla 1993.

• A. G. Hollett, “ Memorie di Lunigiana, Aulla e il suo territorio” , Edizioni Stabilimento Tipografico Fabbiani.

• G. Ricci, “Il santuario della Madonna degli Angeli di Caprigliola”, Aulla Nuova Edizione1999.

• F.Testa, “ Aulla, analisi del territorio per uno sviluppo sostenibile”, Banca Carispe,1997.

Gli alunni della classe 1^BAnno scolastico 2010/2011

Baldi GabrieleBertoli SilviaCanaccini NicolòCianciosi ChiaraConti MartinaDe Gasperis MattiaDi Blasi EmilioDi Paolo RacheleGraziani BeatriceJacques MariaLisi Pierluigi Anno scolastico 2010/2011Malaspina AlessiaMarcis AndreaMartinelli NicholasMendoza LouisMercatali GiordanoMoretti ValeriaPerfetto LorenzoRemedi AndreaRuiu DianaTarca ErikaViola AnnaVisone Alessia

Coordinamento professoresse Adriana Pietrini e Francesca Frediani