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4 CARO MUTUI, PORTABILITÀ GRATUITA PER I CITTADINI E AIUTI ALLE FAMIGLIE La Provincia trova l’accordo con banche, notai, consumatori e Acer che porterà un aiuto concreto alle tante famiglie in difficoltà per il “caro mutui”. Accordo che potrebbe fare scuola a livello nazionale, perché anticipa uno dei capisaldi delle liberalizzazioni incompiute di Bersani: la portabilità gratuita dei mutui da banca a banca. Una misura che finora non ha trovato attuazione nel Paese perché, per estinguere il mutuo con una banca e accenderne uno più conveniente con un’altra, il cittadino deve pagare le spese dell’atto notarile che annullano tutti i possibili vantaggi della rinegoziazione. L’assessore al Bilancio della Provincia di Bologna,Aleardo Benuzzi, è invece riuscito a definire un accordo con tre livelli di intervento. Il primo prevede che i costi notarili per il trasferimento di un mutuo da un istituto di credito a un altro siano a carico della banca che accende il nuovo mutuo e non del cittadino. Per consentire questa operazione che darà molte più possibilità ai cittadini di rinegoziare i mutui e abbassare le rate, è stata concordata con l’Ordine dei notai una tariffa calmierata che mediamente farà costare l’atto per un mutuo (fino ai 150 milioni) non più di 600 euro. Il secondo punto prevede la possibilità per le famiglie che hanno bisogno di aiuto per onorare il pagamento delle scadenze rateali di accedere a microcrediti a tasso agevolatissimo (3,25%) fino a 3.000 euro, erogati da MicroBo. Il terzo livello coinvolge direttamente l'Acer. Nelle situazioni più gravi, gli inquilini delle case popolari potranno evitare il pignoramento della casa trasferendo la nuda proprietà all'Acer, che si accollerà il mutuo residuo dando al cittadino la possibilità di continuare a vivere nell’appartamento per un tempo proporzionale alle rate del mutuo già pagate, mantenendo al termine il diritto di prelazione. Sul piano politico istituzionale la Provincia sollecita inoltre l’attuazione della norma prevista dalla Finanziaria che consente alle famiglie in difficoltà la sospensione temporanea del pagamento delle rate. SOCIETÀ PARTECIPATE TRASPARENZA E MERITI D’ora in poi la nomina degli amministratori delle società partecipate di competenza della Provincia avverrà anche con il principio della selezione pubblica e della valutazione dei curricula. La Provincia di Bologna apre le porte delle proprie partecipate alle autocandidature (ne sono arrivate più di cento) da parte di chiunque possieda competenze professionali di tipo economico-gestionale e giuridico- amministrativo adeguate a rappresentare l’Amministrazione provinciale nel Consiglio di Amministrazione delle società partecipate. L’Amministrazione di palazzo Malvezzi ha pubblicato l’avviso pubblico per la presentazione di candidature che andranno a formare una banca dati dalla quale la presidente Draghetti potrà attingere per designare un rappresentante della Provincia nel Consiglio di amministrazione delle società partecipate. RIQUALIFICAZIONE PER L’EX DEPOSITO ATC Via libera del Consiglio all’accordo sul recupero urbanistico e ambientale dell’area dell’ex deposito Atc di via Libia, di proprietà provinciale. Il progetto prevede la realizzazione di alloggi, negozi, verde pubblico, piste ciclabili e della nuova sede della Polizia municipale del Quartiere. Parte degli introiti derivanti dall’alienazione immobiliare finanzierà, tra l’altro, la realizzazione della nuova sede dell’associazione Piazza Grande in un’area messa a disposizione dal Comune nei pressi di via Stalingrado. attualità news

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CARO MUTUI,PORTABILITÀGRATUITA PER ICITTADINI E AIUTIALLE FAMIGLIELa Provincia trova l’accordo con banche,notai, consumatori e Acer che porterà unaiuto concreto alle tante famiglie in

difficoltà per il “caro mutui”. Accordo che potrebbe fare scuola a livellonazionale, perché anticipa uno dei capisaldi delle liberalizzazioni incompiutedi Bersani: la portabilità gratuita dei mutui da banca a banca. Una misurache finora non ha trovato attuazione nel Paese perché, per estinguere ilmutuo con una banca e accenderne uno più conveniente con un’altra, ilcittadino deve pagare le spese dell’atto notarile che annullano tutti ipossibili vantaggi della rinegoziazione. L’assessore al Bilancio della Provinciadi Bologna,Aleardo Benuzzi, è invece riuscito a definire un accordo con trelivelli di intervento. Il primo prevede che i costi notarili per il trasferimentodi un mutuo da un istituto di credito a un altro siano a carico della bancache accende il nuovo mutuo e non del cittadino. Per consentire questaoperazione che darà molte più possibilità ai cittadini di rinegoziare i mutuie abbassare le rate, è stata concordata con l’Ordine dei notai una tariffacalmierata che mediamente farà costare l’atto per un mutuo (fino ai 150milioni) non più di 600 euro. Il secondo punto prevede la possibilità per lefamiglie che hanno bisogno di aiuto per onorare il pagamento dellescadenze rateali di accedere a microcrediti a tasso agevolatissimo (3,25%)fino a 3.000 euro, erogati da MicroBo. Il terzo livello coinvolge direttamentel'Acer. Nelle situazioni più gravi, gli inquilini delle case popolari potrannoevitare il pignoramento della casa trasferendo la nuda proprietà all'Acer,che si accollerà il mutuo residuo dando al cittadino la possibilità dicontinuare a vivere nell’appartamento per un tempo proporzionale allerate del mutuo già pagate, mantenendo al termine il diritto di prelazione.Sul piano politico istituzionale la Provincia sollecita inoltre l’attuazione dellanorma prevista dalla Finanziaria che consente alle famiglie in difficoltà lasospensione temporanea del pagamento delle rate.

SOCIETÀ PARTECIPATETRASPARENZA E MERITI

D’ora in poi la nomina degliamministratori delle società partecipatedi competenza della Provincia avverràanche con il principio della selezionepubblica e della valutazione deicurricula. La Provincia di Bologna aprele porte delle proprie partecipate alleautocandidature (ne sono arrivate piùdi cento) da parte di chiunque possiedacompetenze professionali di tipoeconomico-gestionale e giuridico-amministrativo adeguate arappresentare l’Amministrazioneprovinciale nel Consiglio diAmministrazione delle societàpartecipate. L’Amministrazione dipalazzo Malvezzi ha pubblicato l’avvisopubblico per la presentazione dicandidature che andranno a formareuna banca dati dalla quale la presidenteDraghetti potrà attingere per designareun rappresentante della Provincia nelConsiglio di amministrazione dellesocietà partecipate.

RIQUALIFICAZIONE PER L’EXDEPOSITO ATC

Via libera del Consiglio all’accordo sul recupero urbanistico eambientale dell’area dell’ex deposito Atc di via Libia, di proprietà

provinciale.

Il progetto prevede la realizzazione di alloggi, negozi, verdepubblico, piste ciclabili e della nuova sede della Polizia municipale del

Quartiere. Parte degli introiti derivanti dall’alienazione immobiliarefinanzierà, tra l’altro, la realizzazione della nuova sede dell’associazione

Piazza Grande in un’area messa a disposizione dal Comune nei pressidi via Stalingrado.

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LA COSTITUZIONESIAMO NOILa Costituzione compie 60 anni e perl’occasione la Provincia di Bologna invita apercorrere, a piedi o in bicicletta, i sentieri checollegano i Parchi di Monte Sole e Sant’Anna diStazzema, a esprimere emozioni, pensieri,domande e riflessioni attraverso un prodottoaudiovisivo, grafico o testuale che siatestimonianza o rappresentazione della cartacostituzionale o di uno dei suoi articoli. Imateriali vanno inviati entro il 1 settembre 2008all’ufficio di Gabinetto della Provincia di Bologna(via Zamboni 13, 40126 Bo) in busta chiusa,accompagnati da una scheda descrittiva. Unaselezione dei materiali pervenuti sarà inserita nel

dvd sul 60° Anniversariodella Costituzione che saràprodotto dall’Assemblealegislativa regionale edistribuito nelle scuoledella regione nel2008/2009.

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POLITICHEGIOVANILINuove proposte per le politichegiovanili presentate ai sindaci inConferenza metropolitana: ognizona socio-sanitaria dovrà creareun tavolo ad hoc, in cui progettareazioni volte anche all’”agio” e nonsolo al “disagio” dei giovani; iComuni delle zone socio-sanitariepotranno presentare progetti chesaranno successivamente finanziatidalla Provincia grazie al contributodella Fondazione Cassa diRisparmio.

l’Industriale (sono oltre 300) e l’Agrario

(+35 iscritti); il totale dei nuovi iscritti au-

menta anche a Ragioneria (870) e nei

Professionali (oltre 1.300). Sempre alti i

numeri all’Alberghiero di Castel San Pie-

tro (310). Conferme per i Poli scolastici di

Castiglione dei Pepoli, Porretta, Budrio, e

San Giovanni in Persiceto. Qualche criti-

cità nelle piccole scuole con offerta for-

mativa ridotta rispetto a scuole vicine più

attrattive, come accade a San Pietro in

Casale, Monghidoro, Loiano.

Anche per il 2008-2009 i ragazzi bologne-

si preferiscono gli istituti Tecnici e Pro-

fessionali ai Licei nella scelta delle supe-

riori: questo il dato emerso dalle iscrizio-

ni alle prime classi. Stabile il Classico

(sono 570 le iscrizioni totali tra Bologna,

Imola, San Giovanni in Persiceto e Bu-

drio) mentre crescono gli Scientifici (sono

2.050) e calano le Scienze sociali e gli Ar-

tistici (-170).

Nei Tecnici i nuovi studenti aumentano di

circa 100 e calano i Geometri; crescono

DETENUTI INPROVINCIADue detenuti potranno svolgereattività di pubblica utilità, per unmassimo di sei mesi ciascuno, nonretribuita presso due Istituzioni dellaProvincia (Villa Smeraldi e Minguzzi)come misura alternativa al carcere.Questo l’oggetto di una convenzionefra la Provincia e il Tribunale diBologna, approvata dalla Giuntaprovinciale, con la qualel’Amministrazione si candida asperimentare quanto previsto dallerecenti riforme legislative (DecretoLegislativo 274 del 28 agosto 2000;Legge 49 del 21 febbraio 2006).Talinorme prevedono che, su richiestadell’imputato, il giudice di pace e ilgiudice monocratico possanosostituire le pene detentive epecuniarie con la pena del lavoro dipubblica utilità da svolgere in attivitànon retribuita per lo Stato, le Regioni,le Province, i Comuni e Enti diassistenza sociale e volontariato.La sperimentazione, che avrà ladurata di un anno, non comportaoneri finanziari a carico dellaProvincia.

I RAGAZZI PREFERISCONO GLI ISTITUTI TECNICI

PIANO DEL COMMERCIOSi è chiusa il 16 aprile la Conferenza di pianificazione del nuovo Piano operativo degliinsediamenti del commercio. Dopo 10 mesi di consultazioni con Comuni, NuovoCircondario Imolese e associazioni di categoria, il progetto di Piano presentato dallaProvincia è stato ratificato dalla Conferenza, senza modifiche sostanziali econfermando tutte le principali strategie proposte dalla Provincia. Con la ratificainizia l’iter per l’adozione formale del Piano - che avverrà entro la prossima estate - e

per la successiva approvazione finale, che si concluderà entro il mandatoamministrativo, nei primi mesi del 2009. Sono nove gli ambiti territoriali sui quali

potenzialmente, nei prossimi anni, si potranno concentrare gli sviluppi commercialirelativi alla grande distribuzione organizzata: ambiti che coincidono con i Poli funzionali già

previsti dal Ptcp - Piano territoriale di coordinameto provinciale.Tre sono gli aspetti innovativi,anche rispetto al panorama nazionale, che il Piano del commercio introduce:

- la centralità del Sistema ferroviario metropolitano e delle sue stazioni, come luoghi da abitare, vitali e di qualità, cui i progetticommerciali di piccola entità potranno dare nuovo impulso;- il progressivo adeguamento dei grandi progetti commerciali in Aree ecologicamente attrezzate;- un sistema di perequazione urbanistica che indirizzi i ricavi pubblici derivanti dall'edificazione delle grandi strutturecommerciali, a compensare gli impatti territoriali ed economici generati.Non va infine dimenticato il forte contenimento delle dimensioni: a fronte di una prima ipotesi che sfiorava i 200 mila mq disuperficie di vendita per un arco di tempo indeterminato, il Piano stabilisce - seguendo le indicazioni della normativa regionale -una dimensione di 86 mila mq per sei anni; proponendo una verifica dopo tre anni a un tavolo di consultazione, da istituire con iComuni e le Associazioni di categoria, per verificare e valutare congiuntamente gli effetti di questa manovra sul commercio, edeventualmente introdurre dei correttivi.

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DIMISSIONIDELL’ASSESSOREPAMELA MEIERL’assessore alleAttività produttivePamela Meier il 7aprile scorso harassegnato ledimissioni allapresidente BeatriceDraghetti, che le haaccettae, riassumendoin capo alla suaresponsabilità ledeleghe dicompetenzadell’assessore.

6 MILIONIDI EURO IN BOPApprovata l’emissione di un prestitoobbligazionario per un importonominale di € 5.870.000,00. La

delibera è stata approvata dal Consigliocon 23 voti favorevoli (Pd, Sd,Verdi,

PdCi, Rc, IdV) e 5 astenuti (FI-Pdl,An-Pdl).Si tratta della prima tranche dell’operazione difinanziamento delle opere pubbliche del 2008. Altre dueemissioni di Bop sono previste a giugno e ad ottobre, per unammontare complessivo di 18 milioni di euro. Con questeprime obbligazioni verranno finanziate opere diqualificazione e di pavimentazione stradale, nonché lacostruzione di una nuova palestra nel Polo scolastico dellazona Sud-Ovest (un milione e centomila euro) el’ampliamento dell’Itc “Mattei” (mezzo milione di euro), checosterà complessivamente oltre tre milioni di euro, finanziati,per la restante parte, con un mutuo particolarmentefavorevole contratto con la Carisbo. I Bop vengono emessi aun tasso variabile nominale annuo molto vantaggioso, pariall’Euribor a sei mesi maggiorato dello 0,0685%.

La presidente dellaProvincia, BeatriceDraghetti a nome dell’Enteche amministra, ha rivoltoun caloroso benvenuto e imigliori auguri per il nuovoincarico al nuovo questore,Luigi Merolla che ha presoservizio nella città felsineail 21 aprile al posto diFrancesco Cirillo, e adAngelo Tranfaglia, nuovoprefetto di Bolognasubentrato il 26 aprile aVincenzo Grimaldi.

PREFETTO EQUESTORE

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SCUOLA DI PACEDI MONTE SOLE,SERGIO SPINANEL CDAIl 5 febbraio scorso ilConsiglio provincialeha nominato SergioSpina, presidente delgruppo consiliare diRifondazioneComunista, comerappresentantedell’ente nel Consigliodi amministrazionedella FondazioneScuola di Pace diMonte Sole.

LA PROVINCIADI BOLOGNAVERSOIL MILIONE DIABITANTICresce di un altro 1% lapopolazione della provincia diBologna, che arriva ormai a sfiorareil milione di abitanti mentre siconferma la tendenza dei cittadini apreferire sempre più i piccoli centririspetto al capoluogo. Questo quantoemerge dai dati registrati dagli uffici delleanagrafi comunali riguardanti la popolazioneresidente in provincia di Bologna al 31 dicembre2007. I comuni più popolosi, dopo Bologna, risultanoImola, con oltre 67 mila abitanti, Casalecchio di Reno conoltre 34mila e San Lazzaro di Savena con più di 30mila; i meno popolati sono Castel delRio (1.233) e Castel d’Aiano (1.989).Per quanto riguarda la presenza di stranieri, gli iscritti all’anagrafe, sempre alla fine del2007, risultano 75.267, cioè il 7,8% della popolazione.

L'Associazione intercomunaleReno-Galliera, che comprende iComuni di Argelato, Bentivoglio,Castello d'Argile, Castel Maggiore,Galliera, Pieve di Cento, San Giorgiodi Piano e San Pietro in Casale, hadeciso di costituirsi Unione di Comuni.Il percorso istituzionale è giàcominciato e permetterà agli ottoComuni, associati dal 2001, ditrasformarsi in ente pubblico dotato dipersonalità giuridica, con una Giuntacostituita dai sindaci e un Consigliocomposto da una rappresentanza diconsiglieri di ogni Comune a darevoce alle minoranze. Il territorio dellaprovincia di Bologna conta 57 Comunisu 60 aderenti a una qualche formaassociativa

ATTENZIONEAI NAVIGATORI!La diffusione crescente dell’uso dei sistemi di navigazione satellitare perfacilitare la vita a chi è al volante, finisce a volte per tradursi in unacomplicazione per chi cerca scorciatoie alla viabilità principale.È il caso dei conducenti di Tir che nelle zone montuose si trovano apercorrere strade provinciali individuate dai dispositivi satellitari come“alternative” alle arterie più trafficate. Il problema è che i navigatori nontengono conto delle caratteristiche dei tracciati e frequentementesegnalano strade con caratteristiche in realtà non idonee a sostenere iltransito di veicoli pesanti e un volume elevato di traffico: una larghezzamedia della carreggiata di 5 metri, che in alcuni punti si restringe fino a 3.70metri, un elevato numero di curve e tornanti, una pendenza significativanon le rendono infatti consigliabili ai veicoli pesanti, in particolare autotrenie autoarticolati la cui lunghezza richiede manovre che risultano difficili epericolose su percorsi di questo genere.Per questo motivo la Provincia ha già chiuso al traffico pesante nonautorizzato le provinciali n. 39 “Trasserra”, n. 72 “Campolo-Serra dei Galli”,n. 73 “Stanco” nella zona appenninica compresa tra Grizzana Morandi,Camugnano e Castiglione dei Pepoli. Stessa sorte anche per la n. 35“Sassonero” che collega la vallata del Sillaro a quella dell’Idice.

NUOVA UNIONEDI COMUNI

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Furono veramente “storiche” le ele-zioni di sessant’anni fa, il 18 aprile:perché prime dopo la dittatura

mussoliniana ed il regno dei Savoia; primead essere governate dalle regole stabilitedalla nuova Costituzione; prime aperte alvoto politico delle donne. Prime, infine, avedere contrapposti gli alleati nella lottaal fascismo: cristiano-liberali e socialco-munisti non più insieme al governo delPaese, come dal giugno ’45 al maggio ’47,ma divisi, anzi avversi, in disaccordo insa-nabile sui principi politici, sociali, etici daproporre alla scelta degli italiani. Un con-fronto-scontro “di civiltà” che chiamò incausa non solo le propensioni politichenazionali ed internazionali, ma anche gliaspetti privati e familiari degli elettori: co-sì in Italia, così a Bologna. In città l’ecodell’“appello agli italiani”, lanciato dalle si-nistre all’insegna dell’immagine ecumeni-ca di Garibaldi, si ebbe il primo febbraio1948 con il congresso provinciale fronti-sta a Palazzo d’Accursio. Gli antimarxistiinvece si trovarono uniti, senza costi-tuente, in una “coalizione d’argine” cheandava dai cattolici (DC), alla destra libe-

rale e monarchica (Blocco nazionale), airepubblicani (PRI), ai socialisti democrati-ci, saragattiani (PSLI e, in alcune realtà,Unione o Movimento dei socialisti). In-tensa e partecipata la campagna elettora-le che si aprì con il primo comizio delFronte il 29 febbraio (Pertini, GiancarloPaletta, Volterra ex rettore) e la rispostademocristiana del 18 marzo (Alcide DeGasperi). Ben 283 gli oratori impegnatinella settimana di chiusura dal 10 al 16aprile. La battaglia politica fu combattutaanche con i pennelli intrisi di colla o divernice che portarono spesso i conten-denti davanti al giudice. Diverse, infatti, lecondanne per risse fra attacchini ed una,la più singolare, inflitta dal pretore di Va-do al “ciclista uncinato” che - sfrecciantein bici e munito d’arpione - strappava imanifesti degli avversari. Elementi carat-teristici della disputa politica in PiazzaMaggiore si rivelarono, allora, i cosiddet-ti capannelli, versione petroniana dell’an-golo dei conversatori di Hyde Park aLondra. Con qualche “sceneggiata” comequella -riportata dalle cronache- del fintodemocristiano che, convinto dal contrad-

dittore comunista, toglie dal portafogli latessera Dc e la strappa. A Pieve del Pinoinvece un sacerdote chiese il confrontodiretto in piazza con l’oratore frontistache stava parlando. I carabinieri si oppo-sero e la “singolar tenzone” si trasferì incanonica con i paesani pressati come sar-dine per sentire e vedere. Una partecipa-zione diretta, fisica, umorale, senza esclu-sione di colpi che si spinse fino al “politi-camente scorretto”. Il 2 gennaio arrivò aBologna il “treno dell’amicizia” con gliaiuti americani, anticipazione del PianoMarshall per iniziativa del giornalistaDrew Pearson: farina, pasta e uova, ac-compagnate dal motto “ Con le chiac-chiere di Togliatti non si condisce la pa-stasciutta”. Il sindaco comunista Dozzareplicò “Agli aiuti condizionati (all’asser-vimento Usa ndr) preferisco i sacrifici piùduri del popolo” e non partecipò alla ce-rimonia di ringraziamento in stazione. Fu,però costretto a mutare atteggiamentoalla notizia che un gruppo finanziario ita-lo-americano era pronto a concedere unprestito di trenta miliardi per interventisui danni arrecati alla città dalla guerra. Il

Un votopoliticamentescorrettoA 60 ANNI DALLE PRIME ELEZIONI DELLAREPUBBLICA, LA “SCELTA DI CIVILTÀ” SITRASFORMÒ IN UNA “GUERRA SANTA” SENZAESCLUSIONE DI COLPI. IL CLIMA DELLA BOLOGNADI ALLORA. GLI AIUTI AMERICANI, GLI SCANDALIDENUNCIATI DAI SOCIALCOMUNISTI,GLI INTERVENTI DELLA CHIESA. LA PAURADI UN INTERVENTO ARMATOdi Claudio Santini

rifiuto pregiudiziale si sarebbe prestato afacili critiche, anche strumentali, così ini-ziò le trattative che però non portaronorisultati concreti e la stampa di sinistra,una settimana prima del voto, poté spara-re vistosi titoli con la parola “bluff”. Lacampagna sui giornali fu animosa soprat-tutto per gli scoop del “Progresso d’Ita-lia”, fiancheggiatore frontista, nato comerisposta della sinistra bolognese alla ster-zata a destra del “Giornale dell’Emilia” ex“Carlino”. Cominciò il 27 gennaio col“mistero sulla morte di 80 bambini al-l’Orfanotrofio di Bologna”. Era accadutonel maggio-giugno del ’45 per le conse-guenze fatali delle mancanze alimentariprimarie, in un contesto contraddistinto,però - si disse - anche dalla presenza nel-l’istituto di “strani sfollati”. Il sottintesodunque era che la struttura condotta dareligiosi avesse ceduto ad estranei, a bor-sa nera, il sostentamento dei “bastardini”:sospetto gravissimo e di gran presa sul-l’opinione pubblica anche per gli appas-sionanti servizi di Renata Viganò. Inchie-sta amministrativa ed istruttoria giudizia-ria, nessuna accertata violazione burocra-

tica e penale, in ogni modo scandalo econtroscandalo. Come per la vendita, du-rante la Repubblica sociale, di un’area de-stinata a finanziare opere di bene e finitainvece, a prezzo vantaggiosissimo, nel pa-trimonio personale di “persone ora inse-rite nella lista socialdemocratica”. Comeper la presunta delazione sulla base parti-giana all’Ospedale Putti, fatta, si disse, nel‘44 dalla Curia bolognese ai nazifascisti erespinta dall’Arcivescovado con una “so-lenne cerimonia di riparazione all’offesaarrecata “, in San Pietro, la sera prima delvoto. Il “tutto è permesso”, previsto dalproverbio “ in guerra e in amore”, si dila-tò alla campagna elettorale sia in campolaico sia in ambito cattolico: la rete dellecellule e la maglia delle parrocchie; gli ap-pelli degli intellettuali di sinistra ed i Co-mitati civici di Luigi Gedda; i sostegni elet-torali dell’Unione sovietica e quelli dal-l’America. Poi le “prediche rosse” su“San Francesco vero democratico controi falsi cristiani” ed il manifesto con loscheletro di un soldato dietro i reticolatirussi e l’invocazione "mamma, votaglicontro anche per me". L’ effige luminosa

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Nella pagina accanto e sotto: 30 gennaio 1948, delegazioni di lavoratori della provincia si recano presso lo stabilimento“Barbieri & Benzi” in solidarietà con gli operai in sciopero (da “100 anni sono un giorno” Musca s.c.r.l. editrice).Sotto, Palmiro Togliatti il 4 gennaio 1948 durante il congresso del PCI e una delle celebri frasi di Guareschi

di Garibaldi sulla Torre Asinelli a fronteg-giare il vistoso neon blu con “Votate perla DC”. L’ammonimento: “Se vincerannoi padroni di case come prima cosa au-menteranno gli affitti!” ed i sermoni, inSan Petronio, di Padre Angelini divulgaticon gli altoparlanti in Piazza Maggiore, edoccasione, il 12 aprile, di un tentativo diinvasione della basilica da parte dei com-pagni “sentitisi oltraggiati”. E l’ancora piùdecisa reazione dei partigiani, il giornodopo, al primo ed unico comizio del Mo-vimento sociale in Piazza Rossini. Tra gliinterventi “a gamba tesa” va ricordata pu-re la notificazione dell’arcivescovo-cardi-nale Nasalli Rocca che il 4 marzo ammo-nì i fedeli sulla “colpa grave” dei cattoliciintenzionati a dare il voto “a chi non rico-nosce la legge di Dio”.L’ intimazione su-

scitò impressione soprattutto nell’eletto-rato femminile con ripercussioni in ambi-to domestico come sosterrà, qualchemese dopo, il deputato Fausto Gullo inun intervenento alla Camera. “Si è fattouso - dirà - del terrorismo religioso cheha portato scompiglio nelle famiglie…Hosentito dei sacerdoti consigliare alle don-ne in chiesa financo lo “sciopero nottur-no” per piegare i mariti alle necessitàelettorali “. Anche padroni e dipendenticombatterono, un quella stagione politi-ca, la loro “guerra santa” come dimostrail caso della Barbieri-Burzi, fabbrica di ce-ramiche e mattonelle, oltre trecentooperai, stabilimento fuori S. Vitale. Tuttocominciò con la sanzionata “ribellione” diun operaio che non si era tolto il cappel-lo salutando il proprietario in visita colnuovo malvisto vicedirettore generale;proseguì con scioperi, occupazioni, corteie scontri con la Celere.Un caso, tuttosommato, di ordinari cattivi rapportiaziendali divenuto però, in clima pre-elet-torale, emblema nazionale del conflitto diclasse con, da una parte, i lavoratori ed ilsindacato e, dall’altra, un datore di lavo-ro, Giorgio Barbieri, presidente dell’As-sociazione industriali di Bologna e mem-bro dell’esecutivo nazionale di Confindu-stria. Inquinata dalla contaminazione poli-tica faziosa anche la vicenda, sostanzial-mente triste, di Giuseppe Massarenti,perseguitato fascista richiamato a Moli-nella e proposto come senatore da unComitato di amici. Prima fu accolto ami-chevolmente da tutti, poi guardato consospetto dalla sinistra frontista perchétroppo amico di Saragat: quindi possibile“cavallo di Troia” per “combattere gliideali per i quali aveva sofferto persecu-zioni”. Proposto per la Camera (per es-

sere controllato meglio), finì col presen-tarsi per Palazzo Madama col solo suovolto, non ebbe la maggioranza per il pas-saggio diretto, fu battuto in ambito nazio-nale dal cumulo delle altre liste, fu esclu-so e ad ottant’anni entrò in una strutturasanitaria per morirvi due anni dopo. Lavera cappa pesante sulle elezioni politichedel ’48 fu in ogni caso il sospetto chel’esito del voto sarebbe potuto esserepremessa ad un intervento partigiano ar-mato. Fu lo stesso ministro dell’Interno,Mario Scelba, ad alimentarlo con un’in-tervista al “Giornale dell’Emilia” nellaquale parlò di “organizzazioni militari pa-racomuniste” pronte ad intervenire o perrafforzare o per sovvertire l’esito delleurne. Le armi – mormorarono poi i Ser-vizi – erano già pronte nelle centrali loca-li del potere rosso e, forse non a caso, ilsindaco Dozza, a marzo, rispose all’insi-nuazione con un’accurata perquisizionedei Vigili a Palazzo d’Accursio. Nulla dinulla. Ma che il “ritirar fuori i fucili” nonfosse solo una leggenda metropolitanaelettorale sarà confermato poi dai docu-menti scoperti nei decenni successivi: da-gli appunti dell’ambasciatore sovieticoKostylev ( i “lavoratori armati” di Sec-chia) al rapporto Cia ’48 (“conseguenzedi un accesso dei comunisti al potere”),all’inchiesta giudiziaria sul Movimentobianco ( “controffensiva in caso di vitto-

ria del Fronte”). Fortunatamente la pru-denza prevalse sulla faziosità e quella del18 aprile 1948 fu anche a Bologna una“placida domenica elettorale”. La dram-matizzazione della campagna elettoralenon fu però senza conseguenze: il più va-sto settore dell’elettorato, infatti, messodavanti al bivio fra la via nuova e la viavecchia optò per il conosciuto sentierotracciato della tradizione liberale e catto-lica del Paese. Questo è il giudizio dimolti politologi di fronte ad una sostan-ziale sconfitta del frontismo social comu-nista anche in una roccaforte rossa comeBologna. La lista di Garibaldi, infatti, rag-giunse sì il 53 per cento dei voti, ma per-se quasi 19 punti sul 72 per cento di co-munisti e socialisti nel 1946. I deputati disinistra nella dodicesima circoscrizione(Bologna, Ferrara, Ravenna, Forlì) furono13 contro gli 11 di Dc, Pri, Psli. I senato-ri due ed uno. “La migliore propagandaalla Dc, l’hanno fatta i comunisti” senten-ziò il cristiano Raimondo Manzini constemperante ironia; “Il proletariatoavrebbe trionfato senza i tradimenti deisaragattiani e dei repubblicani” replicòDozza guardando più “in casa” che fuori.Il disarmo dell’animosità durò però solotre mesi e lasciò nuovamente campo alla“guerra”con la rottura dell’unità sindaca-le. Sette mesi dopo, il 4 novembre, veni-va assassinato Giuseppe Fanin. �

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Manifesto anti-comunista 1948.A lato,il sottosegretario di Stato americano George Marshall in

visita in Italia incontra Alcide De Gasperi (a sinistra).Dal volume “Immagini del Giornale d’Italia” Grafis Edizioni

MariaMaddalenaa Bolognadi Nicola Muschitiello

Èbello credere che le misteriose “Sette Chiese”, cioè labasilica di Santo Stefano conosciuta anche come “SantaGerusalemme”, siano lentamente germinate dal profon-

do dell’era cristiana sopra un santuario dedicato alla dea egiziaIside, il cui culto era diffuso nell'Impero romano soprattuttonel primo secolo. Dea dai diecimila nomi, Iside veniva rappre-sentata che allattava il figlio Horus, una prefigurazione dellaVergine col Bambino. E il fratello e sposo suo, Osiride, che eraappunto unito a lei in un forte culto misterico, nel mito muo-re e poi rinasce, regna sui morti e poi sui vivi. Come acqua delNilo, fecondava Iside sua sposa, dea del cielo in forma di terrasabbiosa.All’interno della “Santa Gerusalemme”, sulla sinistra, nel cuo-re del vestibolo circolare, sopra una sorgente nascosta si ergecome un patibolo quella che oggi viene chiamata l’edicola delSanto Sepolcro. Simboli incisi nella pietra antica, una croceparlante sul pulpito e, sotto, un pertugio che mena alla tombadi Cristo rifatta. È un monumento unico al mondo. Sembra chesia stato costruito sulle indicazioni di alcuni crociati che torna-vano da Gerusalemme. Confesso che mi turba il pensiero chenel culto di Osiride trovava posto la sua tomba vuota, che ve-niva costruita a imitazione della sua tomba “vera” nella necro-poli di Abido.Il Sepolcro dell’edicola stefaniana, altrimenti inaccessibile agliumani, viene aperto dai buoni monaci olivetani il giorno di Pa-squa, e resta aperto fino alla domenica successiva. Poi viene ri-chiuso. E così resta fino alla Risurrezione della prossima prima-vera. Nel Vangelo secondo Giovanni, è Maria Maddalena, ve-nuta di prima mattina, a trovare vuoto il Sepolcro e vedere per

prima il suo Signore risorto, che non riconosce finché non sen-te la sua voce che la chiama per nome: “Maria !”Ora, ho scoperto che il giorno di Pasqua, e sempre di primamattina, quando non si vede o albeggia appena, Maria Madda-lena continuava a venire “plorante” al Santo Sepolcro di Bolo-gna. Erano tante Marie Maddalene. Donne vestite di nero e ve-late, che si strascinavano ginocchioni dall’ingresso della basilicafino all’ingresso del Santo Sepolcro, e vi sgusciavano dentro. Elì, nella tomba rinnovata di Cristo, leggevano in segreto unapreghiera segretissima, più segreta di un libro sacro dei miste-ri di Iside e Osiride. Erano le prostitute della città, che usciva-no dalle loro case chiuse per visitare una tomba aperta.Sembra che sia stato appunto un olivetano, dom Sergio Livi, avedere l’ultima Maria Maddalena, piuttosto decrepita, unatrentina di anni fa. La preghiera segretissima non fu confidataneanche a lui che parlò con la donna (in quella situazione, luiera davvero l’hortulanus e non il Risorto), ma gli fu detto ge-nericamente il suo contenuto. Sulla base della sua testimonian-za, ho immaginato che la preghiera potesse essere più o menoquesta (ho voluto riportare il “noi” delle preghiere cristiane aun “io” personale che si duole): “O Gesù amore, come MariaMaddalena sono venuta qui da te, e imploro il tuo perdono, oRisorto, anche se so già che domani tornerò a peccare, con-travvenendo alla parola che dicesti all’adultera sorella mia: iamamplius noli peccare. Come Maria Maddalena, ti amo tanto an-ch’io. Non sono degna di precedere nessuno nel tuo Regno,ma per la speranza della tua parola che non passerà mai e peril tuo infinito amore, o mio Signore, fa’ che io non sia perdutaper sempre, ma salvami che sono perduta. Amen.”Immagino che in quel freddo e stretto Sepolcro eternamentevuoto quelle Marie Maddalene dai diecimila nomi, a quell’ora atutti sconosciute, sentissero anche loro, in fondo al cuore, unavoce chiamarle con un unico nome: “Maria !”(Ringrazio dom Stefano Greco, che una sera d’inverno mi par-lò di questa tradizione scomparsa, e dom Sergio Livi che la rac-contò in un vecchio numero della rivista “Sette Chiese”.) �

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IL PIANO MAGGIOR EQUILIBRIOTRA PRESENZE FAUNISTICHE E PIÙATTENZIONE ALLE ESIGENZE DELMONDO AGRICOLO. UN NUOVORUOLO PER I PARCHI E LE OASI

NATURALI E UN AMPIAMENTO DELTERRITORIO FAUNISTICO

di Veronica Brizzi

Risorsa faunisticaP

rovare a mettere d’accordo le esigenze ditutti - cacciatori, agricoltori, territorio, as-sociazioni ambientaliste, enti locali e citta-

dini - per arrivare alla massima compatibilità del-l’esercizio venatorio con le altre esigenze dellacomunità provinciale.Con questo proposito è stato pensato e redattoil nuovo Piano faunistico venatorio 2007-2012,approvato lo scorso dicembre dal Consiglio pro-

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Associazioni venatorie e ambientaliste, organizza-zioni professionali agricole, insieme agli Enti loca-li e alle istituzioni scientifiche sono chiamati adesercitare qui la loro capacità di autogoverno, at-traverso la reale partecipazione di tutte le com-ponenti interessate, in virtù anche delle nuovenorme di elezione dei Consigli Direttivi previstedalla riforma della legge regionale 8/94. Con ilnuovo Piano, gli Ambiti passeranno da quattro (fi-no ad oggi sostanzialmente equivalenti come su-perficie e collocati due in pianura e due in collina-montagna) a tre, con l’obiettivo di favorire le eco-nomie di scala e ampliare le opportunità venato-rie. Alla base della riorganizzazione degli Ambiti cisono i problemi riscontrati sia di carattere funzio-nale (economici e organizzativi) sia quelli legati aldesiderio di maggiore mobilità dei cacciatori, uni-ti al fatto che l’assetto attuale non sempre ha rag-giungo equilibri di pace sociale ed economica frale varie componenti in special modo con quellaagricola.Nel riordino ha influito anche l’andamen-to demografico, che ha dimostrato una progressi-va riduzione del numero dei cacciatori della pro-vincia. La Provincia istituirà inoltreun tavolo di confronto permanentecon gli ATC per consentire una ge-stione coordinata delle diverse pro-blematiche, nell’ottica di una miglio-re efficienza e di una maggiore capa-cità di raggiungimento degli obietti-vi specifici e di carattere generale.“Nel Piano - sottolinea Strada - lavolontà è quella di determinare ilgiusto equilibrio tra numero di ani-mali e territorio ed intervenire confermezza per ridurre il numero diquelli oggi in eccesso in particolaredi grossa taglia come icervi, i cinghiali, i daini ei caprioli.” Alla redazio-ne del nuovo Piano si ègiunti dopo una attentaanalisi dei fattori cheinfluenzano la presenzadi animali selvatici neidiversi ambienti delterritorio bolognese,per individuare la den-sità ottimale (numero

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vinciale. Per legge spetta infatti alla Regione condelega alle Province la predisposizione e l’attua-zione della pianificazione faunistico-venatoria. Neiprossimi cinque anni il Piano regolamenterà l’atti-vità di caccia nel territorio provinciale bolognese,con una particolare attenzione alle attività agrico-le e alla tutela della biodiversità.

L’iter è durato più di un annoRispetto al precedente, il nuovo Piano ricerca in-fatti un maggiore equilibrio tra presenze faunisti-che ed esigenze del territorio, in primo luogoquelle agricole. “Mettere d’accordo tutti non èstato facile - sottolinea l’assessore alla pianifica-zione faunistica Marco Strada - e a questi docu-menti si è arrivati dopo un anno e mezzo di con-fronto e concertazione tra i vari soggetti interes-sati, con 54 incontri e 33 versioni in progress deldocumento con lo scopo di mettere al centro latutela dei cittadini e non dei singoli portatori diinteresse.”Con il nuovo Piano, la Provincia ha così program-mato l’assetto del territorio agro silvo pastoraleper i prossimi cinque anni prevedendone la sud-divisione nei diversi istituti di gestione della cac-cia e di protezione della fauna (Ambiti territoria-li di caccia, aziende faunistiche e turistiche vena-torie, centri di riproduzione, zone per l’addestra-mento cani, ambiti protetti e zone di ripopola-mento e cattura).

Tutte le novitàLa novità più rilevante riguarda il numero degliAmbiti territoriali di caccia (ATC). Strutture asso-ciative senza scopo di lucro in cui è stato suddivi-so il territorio provinciale e in cui dovrebberotrovare espressione tutti i portatori di interessein ambito faunistico-venatorio.

COSÌ IL VOTO

Il Piano è stato varato dal Consiglio provincia-le il 27 dicembre scorso con i 19 voti a favoredella maggioranza di centro sinistra (Pd, Sd,PdCi, Rc, Idv), mentre Fi e An non hanno par-tecipato al voto contestando la legittimità del-la delibera. Secondo la minoranza di centrodestra, il Piano emendato in aula avrebbe do-vuto ricevere un nuovo parere di conformitàda parte della Regione.

FAUNA STIMATA

1.400 capi di Cervo

20.000 capi di Capriolo

1.300 capi di Daino

5.000-15.000 capi di Cinghiale

5.969 capi di Lepre

9.690 capi di Fagiano

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capi per km2) compatibile con le altre attività an-tropiche. Le densità obiettivo - in particolare pergli ungulati, che nella provincia hanno raggiuntonumeri molto consistenti - si dovranno raggiun-gere nell’arco di tre anni innanzitutto attraverso i“piani di prelievo” (ossia la vera e propria caccia)integrati, se necessario, da “piani di controllo” conil supporto della Polizia provinciale. Il raggiungi-mento di presenze faunistiche più equilibrate sa-rà ottenuto attraverso azioni di carattere gestio-nale e alcune misure di garanzia, come l’estensio-ne dei censimenti di caprioli, cervi e daini a tuttele aree interessate, l’adozione nell’ambito del Ca-lendario venatorio di piani di prelievo coerenticon le densità obiettivo (con la conferma della to-tale assenza di caprioli, cervi e daini in pianura), larealizzazione di miglioramenti ambientali percreare ambienti naturali più ricettivi e quindi al-lontanare gli ungulati dalle superfici agricole, e ilperfezionamento della cattura di animali di pregio(cervi e caprioli) per trasferirli in aree extra pro-vinciali nell’ambito di specifici piani di ripopola-mento e reintroduzione. Inoltre è prevista l’istitu-zione di una nuova figura, il “referente agricolo”,in ogni distretto di gestione degli ungulati, per fa-vorire una migliore collaborazione tra il mondoagricolo e quello venatorio.Anche per quanto riguarda la selvaggina stanzialenel Piano sono fissati obiettivi ambiziosi. In parti-colare verrà introdotto, attraverso aree speri-mentali individuate in collaborazione con gli ATC,il modello di gestione basato su censimenti e suc-cessivi prelievi rapportati alle consistenze stima-

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Cervo

Capriolo

Daino

Cinghiale

Coniglio selvatico

Lepre

Fagiano

Pernice rossa

Starna

Volpe

Nutrie

Corvidi

Storno

Piccione di città

6

3

10

1.281

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-

-

-

-

850

11.207

2.397

3.043

14.882

ATTIVITÀ DICONTROLLOSPECIE

188

3.465

287

3.580

329

18.209

39.557

861

169

180

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-

-

-

ATTIVITÀVENATORIA

Per la fauna stanziale minore i dati si riferiscono al 2006-2007

CAPI ABBATTUTI NEL 2006

Si può fare con una semplice comunicazionealla Provincia se si recinta l’area interessatacon una rete od altra effettiva chiusura di al-meno 1 metro e 20 centimetri di altezza lun-go tutto il perimetro (Fondo Chiuso).Oppure, in tutti gli altri casi, bisogna chiedereuna autorizzazione alla Provincia. Si può farerichiesta nei 30 giorni seguenti all’approvazio-ne di un nuovo Piano Faunistico Venatorio (ingenere ogni 5 anni), oppure si può fare do-manda ogni anno entro il 31 dicembre (FondoSottratto alla Caccia). Oppure si può chiede-re di rientrare in un progetto di ZRC o Rifugio.

SOTTRARRE UN FONDOALLA CACCIA

te, secondo il modello della caccia ecocompatibi-le; verrà rivisitato il sistema di gestione delle Zo-ne di ripopolamento e cattura (ZRC), verrannoricreate popolazioni di lepri e fagiani anche neiterritori collinari e montani per avere densità dianimali più omogenee in ambito provinciale e ver-rà dato valore economico a una percentuale delcatturato per sostenere azioni gestionali condivi-se con gli ATC. Continueranno anche, come nelprecedente Piano, progetti ad hoc per migliorarelo stato delle conoscenze di alcune specie di par-ticolare interesse conservazionistico, tra le quali ilFalco pellegrino, il Lanario, la Cicogna e il Lupo.

A proposito dei danni provocatiall’agricolturaNell’ambito dei danni causati da fauna selvaticanel Piano si configurano innovazioni sia a livelloorganizzativo che amministrativo ribadendo ilproposito di privilegiare, nelle situazioni dove siapossibile, l’impiego dei sistemi di prevenzione, an-ziché dover provvedere – a danni accertati - al lo-ro costoso risarcimento.Sul piano organizzativo - per superare l‘attuale di-visione di competenze tra Provincia e ATC - sipunta a realizzare un’unica struttura di riferimen-to alla quale competano gli aspetti funzionali del-la gestione delle richieste di danno e prevenzione,per snellire le fasi di risarcimento e per offrire un

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ti della Rete Natura 2000 per tutelare le specie egli habitat di interesse comunitario. Queste nor-me sono state individuate dopo una attenta “va-lutazione di incidenza” dell’impatto delle diverseforme di caccia nei siti oggetto di tutela. Nel Pia-no viene inoltre confermata l’importanza delleOasi di protezione della fauna, per le loro molte-plici finalità di carattere ambientale.Verranno isti-tuite, in aree già vocate, due nuove oasi:“Gandaz-zolo” nel comune di Baricella e “Rondanina” nelcomune di Imola.Attraverso il coinvolgimento delvolontariato locale si potranno sviluppare alcuniinterventi per una migliore gestione di questi spa-zi di tutela della biodiversità, favorendone una ot-timale fruizione didattico-divulgativa.

L’istituzione di un osservatorio faunisticoCon un occhio rivolto al futuro, una programmazio-ne attenta alla evoluzione dei tempi e delle situazio-ni necessita di un continuo monitoraggio dei diversifenomeni che compongono l’articolato compartofaunistico e venatorio. La Provincia - in accordo congli ATC e con gli Enti di gestione dei Parchi - inten-de investire su uno strumento di raccolta e di ela-borazione dei dati, l’osservatorio faunistico, per di-sporre di un patrimonio di conoscenze di interessecomune e quindi utili a tutti per una migliore gestio-ne futura. La base conoscitiva rappresenta, inoltre,una indiscutibile fonte di informazioni per favorireuna divulgazione delle tematiche legate all’ambientee alla fauna presso un pubblico più ampio di ammi-nistratori e di cittadini. �

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riferimento unico per la presentazione delle do-mande. La struttura farà riferimento ad un Fondoa gestione unitaria per il risarcimento e la preven-zione dei danni da fauna selvatica condiviso tral’Ente e gli ATC, in cui far convergere le recipro-che risorse economiche necessarie ad affrontareadeguatamente il risarcimento alle Aziende Agri-cole danneggiate o per intervenire tempestiva-mente con la prevenzione.

Gli ambiti protetti dalla cacciaSull’intero territorio provinciale gli ambiti protet-ti dalla caccia corrispondono ad una superficie dioltre 90 mila ettari. In coerenza con le disposizio-ni regionali, il Piano contempla anche le previsio-ni programmatiche delle singole Aree Protette edelle rispettive aree contigue, in una logica di coe-renza e di sinergia tra i diversi organismi. Con gliEnti Parco saranno adottati protocolli di Intesaper realizzare meglio gli obiettivi di pianificazioneintegrata con la Provincia. Inoltre particolari pre-scrizioni si applicano all’esercizio venatorio nei si-

Oltre 300 mila ettari la superficie del territorio provinciale, gliambiti dedicati alla caccia, tra pubblici e privati, ne occupanocirca 250 mila, e sono stati frequentati nella stagione2006/2007 da quasi 10 mila cacciatori con più di 60 milacapi abbattuti. Fagiani, lepri, cinghiali, conigli selvatici, pernicirosse, starne e volpi sono state le specie maggiormentecacciate.

PER DIVENTARECACCIATORE

Si deve superare un esame teorico-praticocon prova scritta, prova orale e prova di ma-neggio delle armi da fuoco. Le materied’esame sono 5: legislazione, zoologia ap-plicata alla caccia, tutela della natura e del-le produzioni agricole, norme di primo soc-corso, armi e loro uso. Superato l’esame eavuto dalla Questura il porto d’armi, ognianno il cacciatore per poter cacciare devepagare una tassa allo Stato, una tassa allaRegione e una quota di iscrizione all’ATC.

LE NOSTRE DOPPIETTE

Cacciatori bolognesi totali 9.738

Caccia al cinghiale in braccata 3.977

Capi squadra cinghialai 347

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l’asta di quella eccedente. Un sistema dareplicare non solo nei parchi, ma anchein tutto il territoruio provinciale. Invece,è stata scelta la strada di lasciare tuttoin mano ai cacciatori che ne fanno unreddito e che in passato, a quanto ci ri-sulta, hanno fatto fiorire un mercato il-legale della carne degli ungulati. Unicopunto qualificante del Piano è l’attenzio-ne alle aree protette». Semaforo verdeal Piano, invece, viene da Confagricoltu-ra. «Tre elementi ci fanno ben sperare -afferma Giovanni Guerrini, dirigentedell’associazione - il confronto tra leparti che dovrebbe avvenire entrol’estate di quest’anno, la costituzionedelle aree speciali nel breve periodo e,infine, la valorizzazione del referenteagricolo. In pratica, ci aspettiamo chequesto Piano dia risposte concrete aiproblemi sollevatidagli agricoltori».L’Arcicaccia di Bologna, dal canto suo,così si esprime. «Bisogna correggere al-cuni errori - attacca il presidente Val-ter Cardi - come quello che stravolgele zone da sature a non sature. E se su-gli ungulati possono andar bene le den-sità obiettivo, non ci si può fermare so-lo agli studi sul territorio, ma passare al-le iniziative operative, viste le pressoninon più sopportabili che stanno metten-do in ginocchio gli agricoltori. In quantoalla riduzione degli Atc, questa favoriscesolo chi ha più soldi che può acquistarei tesserini di tutti e tre gli Atc. Un pove-ro pensionato potrà prenderne a mala-pena uno. Non è vero, poi, che riducen-do gli Atc si risparmia sulle spese, per-ché si sarà costretti a creare i distretti, icapidistretti e un’organizzazione deva-

stante». Critica anche l’altra associazio-ne dei cacciatori, Federcaccia Bologna.«Per prima cosa - sottolinea il presiden-te Saverio Tabarini - ci devono diredove vanno a reperire i fondi che man-cano. Poi, siamo scettici sulla riperime-trazione delle aree protette. In quantoagli ungulati, accertato che sono ormaitroppi, bisogna dare in mano agli Atc ipiani di controllo che debbono cercaredi favorire le aziende agricole.Siamo, infine, contrari alla creazione dinuove aree protette che se non sonogestite in pieno creano solo problemi.Gli ungulati escono dalle aree protette,rovinano gli Atc e ritornano indietro. Ilfallimento di quanto attuato al parco deiGessi sta sotto gli occhi di tutti».Il 14 febbraio scorso Federcaccia hastretto un accordo con Coldiretti Bolo-gna, l’associazione che più di tutte si èbattuta contro il Piano faunistico e vena-torio. «Nel 2006 - rivela il neo presiden-te Gabriele Cristofori - i danni causa-ti dalla selvaggina sono stati di oltre350.000 euro (quelli indennizzati) e nel2007 sono più che raddoppiati, raggiun-gendo quota 650.000, con un incremen-to del 76 per cento. Si tratta di danni acolture agricole, ma anche di incidentiautomobilistici causati da animali erran-ti. Nella sola zona di Vergato Coldirettiha ricevuto nel 2007 oltre 400 segnala-zioni di danni da cinghiali ed altri ungu-lati e ultimamente perfino di canidi e lu-pi. E, visto che i risarcimenti risultanobassi e insufficienti, dove ci sarà bisognosiamo pronti a passare alle azioni legali».Infine, la Cia (Confederazione italianaagricoltori) di Bologna chiede più spazio

Si attendono le verifiche

I PARERI A CONCLUSIONEDELL’ITER DI APPROVAZIONE

DEL PIANO FAUNISTICOVENATORIO LE VOCI DELLE

ASSOCIAZIONIMAGGIORMENTE COINVOLTE

di Nicodemo Mele

Alla redazione del Piano si è giun-ti dopo il censimento delle spe-cie esistenti e la definizione di un

rapporto più corretto tra la densità del-le singole specie e gli Atc.Il dibattito in aula del Piano faunisticovenatorio è stato seguito da una foltadelegazione della Coldiretti, contrariaalla sua approvazione, anche se è emer-sa la volontà di determinare il giustoequilibrio tra numero di animali e terri-torio e di intervenire con fermezza perridurne il numero oggi in eccesso, inparticolare degli animali di grossa tagliacome i cervi, i cinghiali, i daini e di ca-prioli, e, se si intende prevenire i poten-ziali danni derivanti da uccelli ittiofagi,dagli istrici, dai colombi, dai corvidi edalle nutrie.Negativo anche il commento degli am-bientalisti. «È un piano che ascolta solola voce dei cacciatori - sostiene Massi-mo Bolognesi del Wwf regionale del-l’Emilia Romagna - un esempio? La cat-tura degli ungulati. Noi abbiamo propo-sto il sistema adottato nel parco diMonte Sole, ossia quello con i recinti dicattura, di riscatto della carne da partedegli agricoltori o di messa in vendita al-

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Fondamentale, all’interno del Pianofaunistico venatorio, è il ruoloesercitato dalla Polizia provinciale.

Come sottolinea il comandante dott.ssaMaria Rosaria Sannino, infatti, “nelle no-stre competenze rientrano quella ittico-faunistica di vigilanza, di lotta al bracco-naggio, di verifica del rispetto delle nor-me nelle materie di competenza, delcontrollo sulle attività gestionali, dallecatture ai ripopolamenti, dell’attività dicontrollo di cinghiali, volpi, nutrie, passe-ri e storni, senza dimenticare i censi-menti di cervidi, di uccelli ittiofagi e diavifauna acquatica svernante.A questo si aggiungano la verifica deidanni agricoli, l’aspetto tecnico proget-tuale, l’attenzione alla flora e ai prodot-ti del sottobosco, oltre alla funzione am-bientale, quella di protezione civile, conattività di soccorso in caso di calamità,catastrofi ed altri eventi, e di polizia stra-dale”.Negli ultimi tempi la Polizia provincialesi è quindi prodigata per la ricostituzio-ne di una popolazione selvatica di Cico-gna Bianca nella pianura bolognese, delmonitoraggio della popolazione e dellavigilanza presso i siti di nidificazione delFalco Pellegrino e del Falco Lanario e

del Progetto Lupo, relativo alla verificadella distribuzione, della consistenza edella dinamica della popolazione dellaspecie nell’Appennino bolognese.La Polizia provinciale opera in otto zonedi competenza suddivise come segue:zona 1 S. Giovanni, zona 2 Castelmag-giore, zona 3 Buda, zona 4 Zola Predo-sa, zona 5 Idice, zona 6 Imola, zona 7 Sil-la, zona 8 Montorio. [D.M.]Infowww.provincia.bologna.it/polizia

Chi sorvegliail territorio

per le voci degli agricoltori nel Piano fau-nistico. «Prima di tutto - sottolinea Car-lo Marchesi, responsabile del settoreAmbiente - vorremmo che i risarcimen-ti dei danni venissero pagati tutti e noncome fa la Regione che di anno in annoha diminuito le risorse. Né ci vanno be-

ne le ordinanze varate da questa che, daun lato, dispongono la libera macellazio-ne e l’auto consumo da parte dei caccia-tori degli ungulati abbattuti in cacciamentre, dall’altro, impongono agli agri-coltori di portare la selvaggina abbattutain controllo o in autodifesa alla commer-

cializzazione forzata, ossia al macello conalti costi di trasporto e di macellazione.Infine, sugli Atc non ci interessa quantidevono essere, ma che funzionino a do-vere e per questo indicheremo nei con-sigli di gestione nostri rappresentantimolto competenti». �

Le Guardie Volontarie sonocittadini che offrono impegno etempo libero gratuitamente peruna pubblica utilità. Questa attivitàpuò essere svolta da soggetti chepresentino requisiti particolari enecessari a rivestire la qualifica diguardia giurata ai sensi del Testounico delle Leggi di PubblicaSicurezza, dopo aver partecipatoa un corso di formazione di duratavariabile (da Provincia aProvincia), ed aver superatopositivamente un esame diidoneità di fronte ad unacommissione esaminatricenominata dalla Provincia.A differenza delle comuni guardiegiurate, svolgono una funzionepubblica (sono Pubblici Ufficiali),hanno come strumento poteri diaccertamento sulle leggi dicompetenza e la facoltà diredigere Verbali, comminaresanzioni amministrative percomportamenti illeciti, in alcunimaterie, individuare reati.Affiancano e collaborano con altricorpi istituzionali.

GUARDIE GIURATEVOLONTARIE

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Glossario

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AFV Azienda Faunistico VenatoriaÈ un territorio di caccia di varie dimensioni (da150 a più di 1.000 ettari) ove la caccia è gestita daprivati (imprenditori agricoli e non).

Area di rispettoÈ un territorio di non grandi dimensioni indivi-duato dagli ATC per proteggere specie quali le-pre e fagiano mentre vi si cacciano altre speciemaggiormente problematiche (volpe, cinghiale,daino, capriolo, cervo) al fine di mantenere unequilibrio accettabile con le attività imprendito-riali agricole.

ATC Ambito Territoriale di CacciaÈ un territorio aperto alla caccia a tutti i caccia-tori, a parità di condizioni, fino ad un massimo (inlinea generale) di 1 cacciatore ogni 18 ettari.Gli ATC, sotto il profilo giuridico, sono struttureassociative senza scopo di lucro a cui è affidato losvolgimento delle attività di gestione faunistica edi organizzazione dell’esercizio venatorio in for-ma programmata nel territorio di competenza.Vengono gestiti da Consigli rappresentativi delleAssociazioni Venatorie, delle Organizzazioni Agri-cole, delle Associazioni di Protezione Ambientalee da rappresentanti nominati dalla Provincia.Le attività degli ATC sono controllate dall’Ammi-nistrazione Provinciale.

ATV Azienda Agro-Turistico VenatoriaÈ un territorio di caccia di varie dimensioni (da300 a più di 1.000 ettari) ricadente in terreni adagricoltura marginale o svantaggiata ove la caccia,gestita da privati, si esercita esclusivamente supoche specie stanziali appositamente allevate.

CPRFS Centro Privato di Riproduzionedella Fauna SelvaticaÈ come una ZRC, ma è gestita da privati (imprendi-tori agricoli) che ne traggono reddito con la venditaagliATC,alleAFV od alleATV,dei capi che si riprodu-cono in maniera naturale (in genere lepre e fagiano).

Oasi di Protezione della FaunaSono territori di varia dimensione, in cui la cac-cia è vietata; sono individuati dalla Provincia perproteggere specie faunistiche in difficoltà, in dimi-nuzione o particolarmente protette.

ZAC Zona Addestramento CaniÈ un territorio ove non si caccia, gestito da pri-vati, destinato alla sgambatura, all’allenamento ealla qualificazione dei cani da caccia e non.

Zona di RifugioÈ un territorio in cui la caccia è vietata per una sta-gione venatoria (dalla terza domenica di settembreal 10 marzo).Viene istituito per proteggere tempo-raneamente un territorio destinato a diventareZRC od OASI o per proteggere in via d’urgenza si-tuazioni faunistiche non tutelabili in altra forma.

ZRC Zona di Ripopolamento e CatturaÈ un territorio di ampie dimensioni (alcune centi-naia di ettari) in cui la caccia è vietata per tutta lasua durata; viene individuato dalla Provincia perprodurre in campo aperto lepri e fagiani e perproteggere tutta la restante fauna selvatica. Lespecie riprodotte in maniera naturale sono desti-nate a ripopolare il territorio aperto alla caccia. Ilvantaggio rispetto alla immissione di animali alle-vati o importati dall’estero è di carattere ecologi-co poiché previene la diffusione di malattie e diepizoozie e si immettono specie nate sul medesi-mo territorio.

a cura dell’Ufficio tutela e sviluppo fauna

Da sinistra, un esemplare dinutria, una coppia di cicognee sotto un airone cinerino (fotoL. Rigacci e M. Melis)

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Una vita spesa per gli animali, in un piccolopaese sull’Appennino bolognese, in unagrande casa colonica circondata da 20 et-

tari di terreno, in un Centro nato per passione eche, col trascorrere degli anni, è diventato un pun-to di riferimento a livello provinciale e nazionale.La storia del “Centro Tutela e Ricerca Fauna Eso-tica e Selvatica Monte Adone”, è una storia d’altritempi per una famiglia da romanzo: lui, Rudi Ber-ti, lei, Mirca Negrini, e la figlia, Elisa. Abitano nellaBologna degli Anni Ottanta, fuori porta Lame.Hanno un lavoro, ma dentro di loro pulsa forte lapassione di una vita.Ad un certo punto l’idea. “Ioe mio marito abbiamo sempre amato gli animali -racconta infatti Mirca Negrini - e per questo tra il1986 ed il 1987 abbiamo iniziato a pensare dicreare un Centro di Prima Accoglienza per il re-cupero della fauna autoctona, perché allora nonc’era niente, tanto che, se un animale si feriva, do-veva essere portato addirittura a Parma”. È statoin quel momento che il seme è caduto sul terre-no fertile di una progettualità comune, è stato inquell’istante che la famiglia Berti ha capito che, pervivere in modo pieno la loro passione, avrebbe do-vuto trasferirsi in montagna, e più precisamente aBrento, un piccolo paesino tra Pianoro, Monzunoe Sasso Marconi, dove oggi sorge il Cras Bologna1 che opera con una reperibilità di 24 ore su 24.“La nostra è una realtà molto impegnativa - affer-ma infatti Mirca Negrini - dal momento che co-priamo una zona che va da Bologna fino anche alocalità lontane come Gaggio Montano o Lizzano.Giriamo molto e, per avere un’idea, nell’anno 2007abbiamo percorso ben 14000 km per recuperareanimali feriti su tutto il territorio di Bologna”.Avendo a che fare in particolare con gli ungulati(caprioli, cervi, daini e cinghiali), con istrici e contassi. “Guardando il flusso degli animali che abbia-mo soccorso - racconta Elisa Berti, figlia di Rudi eMirca e laureanda in Veterinaria - emerge che nel

2007 ci siamo occupati di 160 caprioli, di 3 cervi,di 11 daini, di 3 cinghiali, di 29 uccelli rapaci, di 35piccoli mammiferi come ricci e scoiattoli, di 21volpi e anche di un muflone” che chiaramente nonè stato trovato nella zona del bolognese, a confer-ma del fatto che il Centro MonteAdone opera an-che a livello nazionale, potendo contare sulle Con-venzioni stipulate con la Provincia di Bologna econ il Ministero dell’Ambiente. Risorse importan-ti per coprire le spese medico-veterinarie, i farma-ci, la benzina e le esigenze del Centro, ma non suf-ficienti per permettere alla famiglia Berti di faredella loro passione un lavoro. Nonostante questo,però, sono quindici anni che il Centro presta soc-corso agli animali feriti, compresi quelli esotici, trai quali scimpanzé, piccoli primati, tartarughe di ter-ra e azzannatrici, pappagalli, procioni, furetti, unagenetta e una volpe artica. �

Accogliendola passione

ANIMALI FERITI E ABBANDO NATIIL CENTRO TUTELA E RICERCAFAUNA ESOTICAE SELVATICA MONTE ADONEdi Damiano Montanari

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Recependo la pianificazione regionale, laProvincia ha approvato in aprile i docu-menti preliminari del Piano di tutela delle

acque per la gestione dei beni idrici nei prossimidieci anni, con l’obiettivo di migliorarne qualità equantità e adeguare il sistema agli standard impo-sti dalla normativa europea. Il Piano prevede la ri-duzione dei prelievi sotterranei e delle perdite direte, l’incentivazione al risparmio domestico, la ri-cerca di nuovi approvvigionamenti e il migliora-mento del sistema depurativo per ridurre di 12milioni di metri cubi all’anno i prelievi da falda eaumentare di 6-8 milioni quelli di superficie.L’acqua utilizzata per usi agricoli oggi è principal-mente di superficie (proviene cioè da fiumi, laghi,canali) mentre quella destinata ad usi idropotabiliviene prevalentemente dalle falde sotterranee.Nel nostro territorio la qualità dell’acque super-ficiali è scadente in tutta la zona a valle della viaEmilia, fiumi e laghi restano di sufficiente o buona

PREVENZIONE OGNI ANNONELLA PROVINCIA DI BOLOGNA SI CONSUMANO

100 MILIONI DI METRI CUBI D’ACQUA PERUSI IDROPOTABILI E 180 MILIONI PER USI AGRICOLI E

INDUSTRIALI. MA L’ACQUA, APPARENTEMENTEILLIMITATA, È UNA RISORSA PREZIOSA

DI CUI CITTADINI E ISTITUZIONIDEVONO PRENDERSI CURA. L’ECCESSIVO PRELIEVO

DA FALDA, LA CARENZA D'ACQUA NELPERIODO ESTIVO E LA SCARSA QUALITÀ DELLE

ACQUE DI SUPERFICIE SONO LE PRINCIPALICRITICITÀ DEL TERRITORIO

A tutela delle acque

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dalla scelta di colture meno idroesigenti potrannoessere recuperati altri 5,5 milioni di metri cubid’acqua.Quello dei depuratori è un tema importante, per-ché l’utilizzo plurimo delle acque, e quindi il lororiuso, è la regola numero uno in tutta Europa.“Gravano sul nostro territorio ritardi storici - evi-denzia Burgin - ma dal 2005, da quando operal’ATO, abbiamo raddoppiato il livello degli investi-menti sul sistema idropotabile del nostro territo-rio: 35 milioni all’anno, di cui il 60% per fognaturae depurazione.Lo sforzo si è ripercosso sugli incrementi tariffarichiesti ai cittadini: nel 2009 finalmente andremo aregime, con tutti i grandi depuratori in regola conle norme europee, e credo proprio che il 2008 sa-rà davvero l’ultimo anno in cui dovremo chiedereaumenti superiori all’inflazione”. Usare al megliol’acqua che c’è impone una sempre maggioreresponsabilizzazione sociale. Unaspecifica linea d’azione del Pianoriguarderà il risparmio dome-stico seguendo l’esempio delprogetto pilota “Non c’è ac-qua da perdere a Castel SanPietro”, che con la diffusionesistematica dei riduttori di flus-so ha permesso l’anno scorso unrisparmio d’acqua del 18% sul 35%dei cittadini raggiunti, un risultatoche su base provinciale vale ben 6-8milioni di metri cubi all’anno.Un’altra linea di azione riguarderà le per-dite nel sistema acquedottistico, che oggicomportano uno spreco di acqua del21,4% ossia 22,7 milioni di metri cubi, undato notevole anche se al di sotto dellamedia nazionale.“Il nostro obiettivo è ridurre le perditedi un quinto entro il 2016 per arrivarealmeno al 16% - evidenzia Burgin - erecuperare così tra i 5 e i 7 milio-ni di metri cubi di acqua”. Dopol’approvazione in Giunta dei do-cumenti Preliminari l’iter preve-de ora l’apertura della Confe-renza di pianificazione per arriva-re all’approvazione definitiva delPiano entro fine mandato. [V.B.]

dal dire al fare

qualità solo oltre i colli bolognesi fino ai tratti ap-penninici di Savena, Setta e Reno e nel lago di Su-viana. Critico anche l’aspetto quantitativo, soprat-tutto in estate quando la portata è insufficienteper la vita di animali e vegetali: i dati medi 2003-2006 mostrano che non si raggiunge il deflussominimo vitale per il 75-80% dei giorni di giugno eluglio e addirittura l’85% in agosto.La situazione è solo apparentemente migliore perle acque sotterranee: la riserva delle falde è sta-bile da più di venti anni ma preoccupa il fenome-no della subsidenza, lo sprofondamento del terre-no, in particolare verso Sala Bolognese ed il Per-sicetano. Per quanto il fenomeno cominci a evi-denziare segni di rallentamento, la terra continuaa scendere, con punte di 3-4 cm all’anno. “ La si-tuazione è veramente critica - sottolinea l’asses-sore all’Ambiente Emanuele Burgin - e non riusci-remo a raggiungere gli obiettivi qualitativi previstidalla Regione che richiedevano una qualità “suffi-ciente” ovunque entro il 2008 e “buona” nel2016. Il nostro obiettivo è arrivare, per quella da-ta, almeno una qualità sufficiente in pianura e buo-na in montagna.”

Evitare gli sprechi“Abbandoniamo i sogni di soluzioni miracolisti-che. Non possiamo lavorare sempre e solo peraumentare l’offerta, come se la disponibilità fosseinfinita. Utilizzare al meglio l’acqua che c’è - sotto-linea Burgin - è il criterio con cui abbiamo indivi-duato le azioni del Piano, adoperando in modo piùrazionale l'acqua proveniente sia dai bacini monta-ni esistenti che dai canali di derivazione del Po.”Nella riorganizzazione del sistema di distribuzio-ne, l’acqua di Suviana (circa 16 milioni di metri cu-bi rilasciati nella stagione estiva) già da quest’annoverrà impiegata esclusivamente per usi idropota-bili mentre per l’agricoltura la misura sarà contro-bilanciata da un utilizzo più esteso dell’acqua delPo, derivata dal Canale emiliano romagnolo grazieal nuovo tubone che la porta fino a Corticella. So-no previste anche nuove risorse come i bacini diMordano ed un nuovo bacino lungo il Reno in zo-na Maglio,mentre sull’intero territorio si dovrà fa-vorire la creazione di piccoli invasi a servizio del-l’agricoltura, con un potenziale recupero dai 5 ai7 milioni di metri cubi.Dal riuso delle acque di scarico dei depuratori e

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Dal 3 all’11 Marzo 2008 abbiamoavuto la possibilità d’effettuareuna preziosa esperienza formati-

va presso diverse sedi dei Servizi di Co-municazione (U.R.P., Ufficio Stampa eProduzioni editoriali), nell’ambito dellostage organizzato annualmente per leclassi III e IV del Liceo delle Scienze socia-li dell’Istituto d’Istruzione superiore“Enrico Mattei” di San Lazzaro di Save-na. Il 3 Marzo è stato il nostro primogiorno e siamo stati accolti nella SalaRossa di palazzo Malvezzi dalla nostratutor, Rita Michelon, e dal presidente delConsiglio Maurizio Cevenini che ci han-no illustrato le funzioni e i compiti diquesto ente.Essendo stato il nostro primo approccio“dall’interno”con una pubblica istituzio-ne, all’inizio non riuscivamo a immetter-ci nell’ottica della burocrazia provincia-le, ma con il progredire di questa espe-rienza abbiamo incominciato a ritrovar-ci nel lessico giuridico e negli iter politi-co-amministrativi. Siamo rimasti moltostupiti dalle numerose competenze dipalazzo Malvezzi come, ad esempio, ladislocazione dei super mercati, la ri-strutturazione, messa a norma degli im-pianti nelle scuole e molte altre attività

per noi insospettabili. L’esperienza è sta-ta di autentico interesse conoscitivo, mail giorno più degno di attenzione di tut-ti è stato quello in cui siamo andati nel-la sede dell’Ufficio Politiche Sociali edella Salute.Questi temi ci hanno appassionato tal-mente tanto che abbiamo dato vita adun vivace dibattito alimentato dalle no-stre curiosità. I primi giorni sono statiun po’ impegnativi, perché abbiamotrattato argomenti prettamente giuridiciche, non corrispondevano alle nostrepregresse conoscenze scolastiche e,pertanto, ostici!In rappresentanza delle Classi III sezioni“A” e “D” siamo stati impegnati, in par-ticolare, nel tirocinio curricolare previ-sto dal Progetto formativo e di orientamen-to, curato dal Prof. Giovanni Dursi, in-centrato su «il sistema dell’informazione ela comunicazione sociale: giornalistica, pub-blica, culturale», in modo tale che, al ter-mine dello stage, le conoscenze e com-petenze di base utili per orientarsi, conconsapevolezza, nella professioni giorna-listica e della comunicazione sociale, conspecifico riguardo all’evoluzione deiprofili professionali emergenti, potesse-ro essere acquisite.A tale scopo, sono stati predisposti in-contri preparatori ed organizzativi conla direzione e i giornalisti dei Servizi dicomunicazione della Provincia di Bolo-

gna al fine di sottoscrivere la prevista“convenzione”, individuare la figura deltutor e concordare le attività dei tiroci-nanti ed il relativo calendario.Nel corso delle attività svolte quotidia-namente sono stati consegnati e messi anostra disposizione utili materiali, a sup-porto degli interventi formativi, rappre-sentativi delle attività di comunicazioneposte in essere, comprendenti anchesupporti informatici ed audiovisivi chenecessitano per lo svolgimento dellestesse attività.L’esperienza in Provincia è stata utileper comprendere dal “vivo” comeun’articolazione della Pubblica Ammini-strazione presente sul territorio orga-nizza e realizza “prodotti e servizi” spe-cifici per comunicare efficacemente coni cittadini e rendere accessibile e traspa-rente l’operato dell’amministrazioneprovinciale bolognese nei vari settori diinteresse pubblico.Per noi stagisti, è stata una settimana dicuriosità e di osservazioni che troveran-no un esito rielaborativo e di riflessionenel “diario di bordo” e nelle relazioni fi-nali individuali che stiamo redigendo;tutti noi ora abbiamo maggiore consa-pevolezza su quanto sia possibile faregrazie alla Legge n° 150/2000 che disci-plina le attività di informazione e comu-nicazione della P. A. permettendo ad al-cune professionalità giornalistiche, untempo estranee al pubblico impiego, diarricchire le competenze a disposizionedella Provincia.

I ragazzi del Liceo delle scienzesociali dell’Istituto d’istruzione superiore"Enrico Mattei” di San Lazzaro di Savena

La Provincia vista da noiL’ESPERIENZA ALCUNI STUDENTI PER UNASETTIMANA HANNO SEGUITO L’ATTIVITÀ DI

INFORMAZIONE DEI SERVIZI DI COMUNICAZIONEDELL’ENTE. UN’OCCASIONE PER CONOSCERE

UN’ISTITUZIONE ANCORA TROPPO POCO NOTA E PERPENSARE A FUTURI SBOCCHI PROFESSIONALI

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Si è conclusa la prima parte delcorso ”Giornalisti fra pace eguerra” realizzato dalla Provincia

di Bologna, con l’Ordine dei Giornalistidell’Emilia Romagna ed il contributodella Fondazione Cassa di Risparmio diImola. Obiettivo la formazione di giova-ni motivati a lavorare nel mondo dell’in-formazione con particolare attenzionealla politica estera e alle aree di crisi: 24giovani tra i 23 e 33 anni hanno parteci-pato alle lezioni tenute da docenti uni-versitari, giornalisti, esperti del mondodella cooperazione. La seconda partedel progetto prevede esperienze direttein Libano e Kosovo, di quattro borsistiselezionati, che realizzeranno (nei pros-simi mesi), accompagnati da tutor, re-portage scritti e filmati.Abbiamo raccol-to le impressioni dei primi quattro clas-sificati.

Giulia BondiPartecipare al corso “Giornalisti tra pa-ce e guerra” mi è sembrata un’originaleopportunità di crescita professionale. Ilcorso ci ha dato l’occasione di appro-fondire l’attuale situazione di due areedel mondo, Medio Oriente e Balcani, ri-costruendo le radici storiche dei conflit-ti. Abbiamo avuto interessanti testimo-

nianze di inviati di guerra: ho apprezzatoin particolare la vivace narrazione che ciha fatto Ettore Mo e i preziosi consigli of-fertici da Milena Gabanelli.Con l’esperienza all’estero vorrei conso-lidare la mia professionalità nell’ambitodel reportage, attività che finora ho svol-to come freelance ottenendo la soddisfa-zione di vincere, con un lavoro realizzatoinsieme a 3 colleghi, la sezione giovani delPremio Ilaria Alpi 2006.

Cristiano TinazziIl corso è stata una sfida ed un confron-to, un modo per conoscere altri giorna-listi e affrontare temi importanti.Poter parlare con grandi nomi dell'infor-mazione e con persone che tutti i gior-ni vivono sulla loro pelle le difficoltà, maanche le gioie del loro lavoro in zone diconflitto è stata un'esperienza formati-va. Iniziative come questa servono permantenere viva una professione, quelladel giornalista, che oggi purtroppo èspesso associata al pressappochismo ead una informazione gridata, senza ap-profondimenti che possano lasciare achi legge gli strumenti per interpretarela realtà e un minimo di riflessione.La ricerca della verità, raccontata in pre-sa diretta, è ormai inusuale per i giorna-

listi che preferiscono assumere veritàpreconfezionate.

Cristina ProvenzanoHo scelto di fare questo corso perchémi ha sempre affascinato poter raccon-tare la vita delle persone. Ryszard Kapu-scinski diceva che “raccontare la storianel suo farsi è il giornalismo”. Anche iltitolo del corso è stato molto coerentecon questo spirito: essere giornalisti dipace implica inevitabilmente il fatto diconoscere la storia e le condizioni so-cio-economiche di un paese. Uno degliincontri più significativi è stato conMimmo Candito, inviato de “La Stampa”,che ci ha raccontato come è diventatoquello che è, incoraggiandoci a non mol-lare di fronte alle difficoltà che si incon-trano. La figura dell’inviato sta, infatti,scomparendo con l’avvento delle nuovetecnologie, ma Candito ci ha esortatoad impegnarci nel costruire solide basi etirare fuori la determinazione per rom-pere i muri che ci sembrano invalicabili.

Anna Maria SeliniInvidia e curiosità. Sono queste le molleche mi hanno spinto a frequentare ilcorso “Giornalisti tra pace e guerra” e,ancora prima, fatto desiderare di poter-mi occupare, un giorno, di esteri e inparticolare delle zone in cui insitonoguerre e conflitti. Come si può non pro-vare invidia, fin da bambini, per chi vuo-le fare questo mestiere, di fronte ai re-portage di Enzo Biagi, a Oriana Fallaciche intervista l’ayatollah Khomeini oGianni Minà che chiacchiera con FidelCastro, solo per citarne alcuni? Grandiprotagonisti della storia osservati da vi-cino, ma anche racconti di paesi, costu-mi e soprattutto persone, che dentroquesta storia vivono. �

Inviati fra pacee guerra

Un momento della giornataconclusiva del corso per“giornalisti fra pace e guerra”(foto V. Cavazza)

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Da alcuni anni si è imposto l'inte-resse per i “piccoli lettori”, gra-zie anche a progetti quali Nati

per leggere - progetto nazionale al qua-le aderisce anche la nostra Provincia,che con il coinvolgimento di specialisti epediatri si propone di favorire la letturaad alta voce nella primissima infanzia - eFieri di leggere - che nasce proprio aBologna nel 2001 da un'iniziativa pro-mossa dalla Fiera del libro per ragazzi -,progetti che hanno posto al centro l'im-portanza della lettura per bambini/e eadolescenti.Ci siamo orientati verso tre bibliotecheche potevano rappresentare dei model-li “tipo”: Casa Piani di Imola - che puòessere considerata una delle capostipitiin questo settore - , la sezione per ra-gazzi della Biblioteca comunale di Por-retta Terme - che illustra la ricchezzadelle esperienze in atto anche in situa-zioni caratterizzate da limiti oggettivi -ed infine la Casa di Khaoula, ultima natatra le biblioteche per ragazzi a Bologna.

Casa PianiTra le prime biblioteche in Italia ad ade-rire a Nati per leggere,Casa Piani - che haricevuto negli anni riconoscimenti di no-tevole prestigio quali i premi Andersen eIl Grillo - , nasce nel gennaio del 1990ereditando l'esperienza e il patrimoniolibrario della biblioteca Giardino, già atti-va nei primi anni 60, trovando colloca-zione nei tre piani di un palazzo sette-centesco adiacente alla Biblioteca co-munale, nel centro storico di Imola.Al piano terra la luminosa ludoteca -aperta tre volte alla settimana per diver-se fasce d'età - e lo spazio laboratorio- sotto la responsabilità della biblioteca-ria Ivana Alpi -, rappresentano uno deipunti forti di questa esperienza, comesottolinea Federica Di Silvio, responsa-bile di Casa Piani.Al primo piano una saletta per i più pic-coli (0-5 anni) con giochi e libri tattili (equalche proposta bibliografica per gli ac-compagnatori), e due sale dedicate allaconsultazione e allo studio, frequenta-te dai bambini delle elementari e dellemedie. Questi ultimi dispongono anchedi una saletta multimediale per ricercheinternet, visione Cd-rom e ricerche bi-bliografiche.Il catalogo della biblioteca conta circa18.500 volumi a scaffale aperto e altret-tanti nei depositi (ne vengono acquistatioltre 2300 ogni anno), un patrimonio dicirca 1200 giochi e 2000 tra videocas-sette e Dvd, tutti materiali destinati an-che al prestito.Accurata la scelta dei titoli - una venti-na - dell'emeroteca, destinata alla solaconsultazione.Una loggetta, come anche due piccolicortili esterni, sono ulteriori spazi che,

soprattutto in estate, vengono adopera-ti per laboratori ed iniziative.Al secondo ed ultimo piano infine, unsalone di circa 100 metri quadrati è de-stinato a iniziative quali mostre - comele recenti 60 testimonianze partigiane illu-strate da 30 artisti italiani e Garibaldi. Unmito raccontato ai ragazzi - , incontri conautori, letture animate, laboratori conclassi scolastiche ed iniziative che hannocoinvolto anche l'università come la mo-stra-laboratorio Nell'atelier del filosofo.La carta vincente di questa biblioteca siè rivelata negli anni la proposta di attivi-tà integrate tra loro, attente alla multi-medialità e all'interdisciplinarietà e allesinergie stabilite con altre realtà delterritorio (in primis la scuola) nella rea-lizzazione di iniziative oramai divenuteappuntamenti fissi in città.Basti pensare alle letture e ai percorsibibliografici proposti per la Giornata del-la Memoria o al calendario di Estate aCasa Piani, che partirà anche quest'annoda fine maggio e il cui programma si puòrichiedere a [email protected]

L’ INDAGINE ALLASCOPERTA DI UNA REALTÀ

RICCA DI INIZIATIVE EAPPUNTAMENTI. PARLIAMODELLE BIBLIOTECHE PER

RAGAZZI, PUNTO DIECCELLENZA NEL NOSTRO

TERRITORIOdi Vicenza Perilli

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Case per leggere

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Biblioteca comunale di PorrettaTermeAnche la sezione ragazzi all'interno dellaBiblioteca Comunale di Porretta Terme(inaugurata nel 1969, prima bibliotecapubblica aperta fuori Bologna) si caratte-rizza per la forte sinergia stabilita con al-tre realtà presenti sul territorio - il mon-do della scuola e la B.A.M (Biblioteca Ar-chivio Museo) -, e per una grande capaci-tà inventiva e organizzativa che, a dispettodegli spazi ristretti e di problemi specificilegati al territorio,ha saputo dare luogo adiniziative di notevole interesse. Questaesperienza si colloca infatti in un contesto“difficile” come quello montano, caratte-rizzato sia dalla carenza pressoché totaledi biblioteche e sale di lettura sia dallamancanza di capitoli di acquisto libri neibilanci dei Comuni afferenti al sistema bi-bliotecario, come ha recentemente sotto-lineato Marco Tamarri - responsabile delsettore Cultura del Comune di Porretta -nel recente convegno Reti bibliotecari: nuo-vi scenari. La riqualificazione del sistema bi-bliotecario dell'Alto Reno,partita circa tre

anni fa, ha dunque dovuto fare i conti conquesto scenario e non si può che restaresorpresi dei risultati ottenuti e resi possi-bili dalla stretta collaborazione tra il Setto-re Cultura del Comune, la B.A.M e l'unico(ed instancabile) bibliotecario AlessandroRiccioni. Momento cruciale di questa ri-qualificazione è stata l'istituzione del Liber-bus che - tramite l'istituzione di un servi-zio di prestito e di cinque sale di letturanei comuni di Lizzano in Belvedere, Gag-gio Montano, Castel D'Aiano e Granaglio-ne - garantisce la fruizione del patrimoniolibrario della biblioteca anche ai residentinei territori limitrofi.Ma, come afferma Alessandro Riccioni, lavolontà di portare “il piacere” della lettu-ra in contesti privi di biblioteche, ha datovita ad iniziative quali La fiaba della buona-notte destinata ai bambini abitanti in con-domini e case sparse, che (su prenotazio-ne) possono avere un “bibliotecario inprestito” (lo stesso Riccioni e Marco Ta-marri) per letture ad alta voce delle storiepreferite.Tra i prossimi appuntamenti se-gnaliamo la mostra Il pifferaio magico di Ha-melin (inaugurazione il 10 maggio allaB.A.M) e l'incontro con Umberto Fiori,che si terrà il 17 maggio,presso i locali del-la Biblioteca.

Casa di KhaoulaSeppure attiva già da alcuni mesi, è statainaugurata ufficialmente l'11 aprile l'ultimanata tra le biblioteche bolognesi, la Casa diKhaoula. La nuova biblioteca ha trovato ca-sa nelle ex-scuderie Orsi-Mangelli dell'ip-podromo Arcoveggio, in via di Corticella104, grazie ad un accordo con la SocietàIppo Group e il contributo della Fondazio-ne Carisbo.Al piano terra,oltre il banconeprestiti e informazioni, una sala accoglie ipiù piccoli - con tappeti e poltroncine

morbide,giochi e libri per la primissima in-fanzia - mentre un'altra contigua è destina-ta ai più grandini che possono disporre li-beramente dei libri a scaffale, dalla narrati-va a quelli utili per le prime ricerche sco-lastiche. Sempre al piano terra è situata lazona laboratori composta da due lumino-se sale, aperte sia all'utenza scolastica cheprivata. La Casa di Khaoula ha infatti assor-bito il progetto - indirizzato alle scuoledell'infanzia, primarie e secondarie di pri-mo grado - Pino Pinocchio che propone,sotto la responsabilità della bibliotecariaLidia Righini, percorsi di lettura e attivitàlaboratoriali. Al secondo piano,diverse sa-le (per incontri con autori o presentazio-ni libri, consultazione internet, emeroteca,sala consultazione per adulti) e varie se-zioni di volumi e fumetti, messe a puntodal responsabile Michele Righini. Mal'aspetto caratterizzante la Casa di Khaou-la è, come ci tiene a sottolineare MarinaCesari - direttrice della biblioteca -, il temadell'intercultura, molto sentito in un quar-tiere dove circa il 9% dei residenti sonocittadini migranti.L'approccio a questo tema non si ferma al-la scelta dei volumi - su un patrimonio dicirca 10 mila, moltissimi sono quelli dedi-cati a questo tema e molti in lingue noneuropee - ma investe anche le attività manmano programmate. Del resto, come miracconta ancora Marina Cesari, il nomedato a questa nuova struttura nasce da unepisodio reale avvenuto a Bologna qualcheanno fa, quando una bambina - Khaoulaappunto -, scrisse una lettera per lamenta-re il fatto che, avendo una casa molto pic-cola, non aveva uno spazio tutto suo perleggere e studiare ed era costretta a fare icompiti nel corridoio.Non ci è dato sapere se Khaoula ha poitrovato una casa più grande per sé e la suafamiglia, ma sicuramente ha trovato unnuovo luogo per leggere. �

Nella pagina a fianco “Casa Piani”la biblioteca comunale nel centrodi Imola:A fianco, una lettura allabiblioteca di Perretta Terme e sottola nuova biblioteca bolognese nelleex scuderie dell’ippodromoArcoveggio.

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“C ome si sta bene qui, si vede tutto ilmondo”. Il mondo è la val Randaragna,torrente del Reno, sull’Appennino

all’estremo sud della provincia di Bologna, a oltreun’ora e mezza dal capoluogo; valle isolata, senzasbocchi, ricchissima di boschi e di frazioni eborgate, anche minuscole.Ci si arriva svoltando a destra a Ponte la Venturi-na, proseguendo poi per 14 chilometri verso l’al-to direzione rifugio di Monte Cavallo, passandodai 400 agli 860 metri di quota.Lei è Dina Lazzaroni, 85 anni, residente da sempre

tra Borgo Lazzaroni e Casa Begorri, due agglome-rati di poche case l’uno a poche centinaia di me-tri dall’altro. Sono salito a trovarla, assieme a Da-niele Magagni che l’ha scovata quassù, una matti-na di inizio primavera e l’ho trovata di ottimoumore. Ospitale, generosa e desiderosa di rac-contarci un po’ di sé, non grandi avvenimenti, maepisodi di vita quotidiana vissuta ai confini delmondo, per noi, al centro dell’universo, per lei.Nella casa natia Dina sta dal 1970, quando ci ri-tornò con il marito alla morte dei genitori, dopoaver vissuto a Casa Begorri dopo le nozze. Scom-parso il marito Giovanni, nell’’86, prima carbona-ro in Sardegna durante la stagione invernale poioperaio sull’Appennino nei cantieri stradali e nel-la forestale, via via è rimasta qui con uno dei 4 fi-gli – due maschi e due femmine - mentre gli altrivivono altrove.“Mi sveglio presto al mattino - rac-conta con accento toscano in un italiano senzaerrori - quando Mario va al lavoro, sono abituatae devo prendere le pillole per il diabete e la labi-rintite, faccio colazione con caffelatte e biscottiintegrali, sbrigo qualche faccenda e mi metto alla

IL PERSONAGGIO VIVE COME SIVIVEVA UN TEMPO NEPPURE

TANTO REMOTO IN CUI (SEMBRA)CHE LE COSE IMPORTANTI

DELLA VITA FOSSERO TUTTEAL LORO POSTOdi Gregory Picco

Dina e la sua finestra sul

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“Questi sono figli, non come quelliche quando sono vivi i genitori nonvanno mai a trovarli, poi quandomuoiono portano i fiori in cimitero, eche se ne fanno?”. Lo sa, continua,“dadove mi viene la pensione?Dalla forestale, ci ho lavorato alcunianni, si andava al lago Brasimone an-che a piedi; ho la minima ma mi basta

e non ho bisogno dei figlioli”.E anche se non tiene a mente quando si sposò, haben presente che la pensione di guerra del mari-to le è stata attribuita “solo 14 anni dopo avernematurato il diritto”. Dina ha molta voglia di parla-re, si fa guidare dai pensieri che le passano in te-sta e nel cuore, non c’è un ordine.A Pasqua “tut-ti sono venuti a trovarmi e mi hanno telefonato.Qui non mi sento sola e se il mio figliolo mi di-cesse di andare a vivere dove c’è più gente andrei,ma lui non dice niente”.Comunque,“io ho piacere che mi vengano a tro-vare qui, facile che se abitassi dove c’è più genteverrebbero a trovarmi di meno”. E “Quando vie-ne il buio?”, le chiedo pensando al suo angolo sulmondo.“Accendo la luce”, sentenzia Dina. Quellaluce all’esterno per lei importante che un giorno,per sbaglio, un tecnico del Comune di Granaglio-ne le disattivò.Qualche mese dopo, spiega fiera, una delle figlie sitrovò a pranzare con il sindaco e gli raccontò ilfatto:“il giorno dopo riebbi la mia luce”.Viene il momento del congedo, Dina ci accompa-gna alla porta non prima di averci regalato i suoipreziosi oggetti di lana.All’ingresso c’è una speciedi piccola serra, ce la indica e ci saluta a suo mo-do: “Ho legna, rosmarino, prezzemolo, salvia, checosa mi manca?”. �

finestra a filare calzettoni e cuffie di lana”.Un quadrato che guarda verso valle, da dove Di-

na vede arrivare le auto, molto poche finché nontorna la bella stagione: due persone abitano a Ca-sa Calistri, poco più in basso, e due a Borgo Laz-zaroni, lei e il figlio. Eppure “l’inverno non vienemica più - ricorda - come quando si spalava in tre-dici dalla mattina presto fino all’ora di pranzo perarrivare fino alla ‘madonnina’”, qualche decina dimetri più in basso. Mostra orgogliosa la stufa a le-gna e ripensa alla confusione che non c’è più.“Eravamo tanti - rievoca - in tutte le case c’erano3-4 persone, e avevamo capre, fino a 18 pecore, ilmaiale e le galline, poi patate, grano, si faceva ilformaggio, ne ho venduto tanto”.Ora invece c’è un grande silenzio, osservo:“E co-sa devo sentire?”, mi fredda Dina.Vede anche po-co la televisione, solo le previsioni del tempo.Sorride e ride volentieri la signora. Si alza e da uncassetto recupera una pila di istantanee, che sfo-glia durante tutto il nostro incontro.Sopra ci sono tutti, i figli, le famiglie, sei nipoti etre pronipoti.

mondo

Le foto sono diDaniele Magagni

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Aveva quattro in storia dell'arte, EugenioRiccomini. Unica materia insufficiente acausa “di un professore noioso”, lo stu-

dente di un liceo classico "buono, fatto bene",venne indotto all'amore per l’arte dalla matrigna,che, figlia di un editore del settore, durante unavilleggiatura, gli regalò in premio per la bella pa-gella, anziché l'agognata bicicletta da corsa, unascatola di colori ad olio. "La feci volare non sodove - racconta l’interessato -, ma poi, in quellelunghe giornate di vacanza in Piemonte, cominciaia disegnare, copiando nature morte dai libri. Lamatrigna trovò brutti i miei disegni e mi mandò alezione da un bravissimo insegnante". Inizia così il

feeling tra Eugenio Riccomini - classe 1936, natoa Nuoro ma cresciuto a Viterbo, Bologna e Par-ma - e l'arte.Dal salotto della bella casa di Strada Maggiore,dove vive con la moglie, il professore racconta lasua vita con passione, rievocando le vacanze inSpagna con la famiglia e le visite nei musei col tac-cuino al seguito, per copiare Velasquez e i grandipittori spagnoli,“i primi di cui mi sono innamora-to”. Vista panoramica sui tetti e alle pareti tanteopere d'arte, antiche ma anche contemporanee,come quelle dell'amico Wolfango, da lui "costret-to" ad esordire con una sorprendente personalein Santa Lucia e del quale, sempre per suo volere,

INCONTRO CON L’AUTORE SCRITTORE, CONFERENZIEREDI SUCCESSO, DOCENTE UNIVERSITARIO, EUGENIO RICCOMINI HA

L’ARTE NEL DNA E NELL’ORIZZONTE DEL SUO FARE.UN PATRIMONIO A DISPOSIZIONE DI BOLOGNA E DEI SUOI CITTADINI

di Michela Turra

Quando l’arteva a servizio

foto

FN

tendenze

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con la nonna, dovendo, unico maschio di casa,procurare ogni giorno il cibo alla famiglia. Finito iltempo dei butteri e delle mandrie di cavalli incorsa per le strade di Viterbo, ecco Bologna e lebombe, scansate rifugiandosi nei fossi; ecco Bolo-gna e le bestie in via Dello Scalo, sede futura del-le sue affollatissime lezioni ("Non sono le mie pa-role a catturare la gente - osserva al riguardo - ,ma le immagini dei quadri che proietto").A guer-ra finita, segue la ricongiunzione con il fratello, ilpadre Generoso e la nuova mamma a Parma, mala libertà cui il bambino era abituato non favori-sce l’accordo con la neogenitrice e per lui si apro-no le porte del collegio (“dal quale non uscivomai, nemmeno la domenica”).Viene il tempo del-l’Università, l’assidua frequentazione dell’Istitutodi Storia dell’arte conVolpe e Bottari, fino alla te-si su un pittore del Seicento, Giovanni AntonioBurrini, cui cinquant’anni dopo il professore dedi-cherà una monografia grazie al materiale procura-togli dal figlio.C’è la parentesi del militare, con un difficile esor-dio a Trapani prima del trasferimento a Bologna,quindi l’esame per entrare in Sovrintendenza, da-to e vinto (insieme a Andrea Emiliani), gli frutta unposto aVenezia,“troppo bella, tanto che non scri-vevo più nulla e dopo quattro anni chiesi il trasfe-rimento”. Parma, Bologna e Ferrara, le docenzeuniversitarie prima a Messina poi a Milano, infinela pensione, ma sempre con tanto lavoro da svol-gere, tra scritti, ricerche e appuntamenti pubblici:una carriera nel segno del successo, dovuto allostudio e alle capacità.La Bologna di oggi sembra a Riccomini “più o me-no quella che è sempre stata, ha solo perso il pri-mato di città comunista al di qua della cortina diferro, e non è più la prima in quanto a servizi pub-blici”. Tutto sommato abbastanza normale, in unasocietà globalizzata “in cui il luogo sembra noncontare più nulla e si va in vacanza alle Maldivecome una volta si andava a Porretta”.La città, a parere del suo ex-amministratore, nelcaos del contemporaneo conserva comunque deivantaggi: niente turismo di massa, resta abbastan-za defilata, mantenendo una dimensione un po’ dapaese che assicura una certa vivibilità.“Abbiamo ottime biblioteche e quaranta chilo-

metri di portici sotto ai quali passeggiare senzacorrere il rischio di venire investiti”. �

è stato collocato un quadro in Comune in sala Sa-vonuzzi, lo studioso ha in bella vista anche i dipin-ti dei figli, un maschio e una femmina, entrambiapprezzati storici dell'arte. "E' una balla che perdisegnare ci vuole predisposizione - dice -. Chiesial primo governo Prodi, senza risposta, di intro-durre il disegno nelle scuole, perché può essereinsegnato a tutti, da bambini, attraverso la copia-tura dei grandi e il confronto tra il proprio e il lo-ro lavoro. Se c’è talento, si vedrà dopo, ma intan-to quel tipo di esercizio permette di comprende-re la differenza qualitativa e di apprezzare la bel-lezza. Oggi noi andiamo nelle Pinacoteche senzacapire se un quadro è bello o brutto perché nes-suno ci ha spiegato come è stato fatto".Una decina di libri all'attivo, oltre a moltissimi ar-ticoli e saggi, l’artefice di conferenze che cataliz-zano un pubblico numerosissimo ha l'arte neldna: "La mia famiglia, di origine toscana, ha ante-nati scultori, ai quali si deve la facciata della catte-drale di Pietrasanta". E alla scultura, l’esperto -laureatosi in lettere a Bologna poi specializzatosiin storia dell'arte ("quasi una seconda laurea") -ha dedicato libri sul Seicento e sul Settecento inEmilia-Romagna, per non farla restare seconda al-la pittura:“I miei amici stranieri nelle chiese guar-davano con attenzione le figure nei quadri, men-tre ignoravano le molte statue intorno".Testi sulCorreggio (i cui affreschi fece ammirare da vicinoa venticinquemila persone in un mese, quando,Sovrintendente a Parma, autorizzò la salita suiponteggi della cupola del Duomo a restauro fini-to), ma anche sui contemporanei, da Morandi aDe Vita, Riccomini ha scritto moltissimo. Ha an-che fatto restaurare la facciata di San Petronio edorganizzato importanti mostre quali "Arte emilia-na del Settecento", costata tre anni di lavoro, cin-que cataloghi e tre sedi e una grande esposizionea Leningrado e Mosca, in epoca brezneviana. Con-sigliere comunale con Zangheri, assessore allacultura e vicesindaco con Imbeni, ancora consi-gliere ed assessore con Vitali, che lo nominò di-rettore dei Musei civici, lo storico dell’arte nonha mai avuto tessere: "Solo quella per mangiare,durante la guerra". E scorrono i ricordi di un pe-riodo avventuroso, quando, morta in un bombar-damento la mamma ricoverata nell'ospedale diVi-terbo, il piccolo Eugenio si trova, dopo un viaggiodi tre giorni su una Topolino, a vivere a Bologna

tendenze

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Èpossibile calmierare il mercato della loca-zione a Bologna e Provincia? L'Agenzia Me-tropolitana per l'Affitto, ci prova. Inaugurata

recentemente, fortemente voluta dal Comune edalla Provincia di Bologna, dall’Acer e da numero-se associazioni di rappresentanza dei proprietari,degli inquilini e delle imprese artigiane, si proponedi agevolare l’incontro tra domanda offerta di abi-tazioni a canone calmierato. AMA rappresentaun'opportunità non solo per gli inquilini ma ancheper i proprietari privati di immobili: mentre i primi

possono accedere ad un alloggio pagando un cano-ne commisurato alla propria disponibilità econo-mica, i secondi sono certi di percepire regolar-mente quanto concordato, grazie all'attivazione diun fondo di garanzia contro i rischi di morosità, ol-tre a beneficiare di consistenti agevolazioni fiscali.Un affitto sicuro, conveniente e trasparente cherappresenta una vera e propria "rivoluzione" per lalocazione non solo a Bologna ma anche sul terri-torio dei 34 comuni dell'area metropolitana.L’Agenzia Metropolitana per l’Affitto, dotata di au-tonomia giuridica ed economica, si avvale per lapropria quotidiana attività del contributo degli as-sociati e del sostegno economico della FondazioneCassa di Risparmio in Bologna e della Fondazionedel Monte di Bologna e Ravenna. Il funzionamentodi AMA è relativamente semplice: chi "cerca casa”si deve rivolgere agli uffici comunali che hanno ilcompito di selezionare la domanda, mentre chi in-tende "affittare" può bussare alla porta dei frontoffice di Acer, Sunia, Sicet, Asppi e Cna distribuiticapillarmente sul territorio e in grado di garantireinformazioni sul progetto e un’assistenza completaper il conteggio del canone, la stipula e la gestionedel contratto.InfoL’Agenzia Metropolitana per l’Affitto ha un proprio sito internet visio-

nabile all’indirizzo: www.ama.bo.it

Troviamo casainsieme

OPPORTUNITÀ OPERATIVAL’AGENZIA METROPOLITANA PER

L’AFFITTO CHE SI PROPONE DIAGEVOLARE L’INCONTRO TRA

DOMANDA E OFFERTA DI CASE ACANONE CONTENUTO

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dalconsiglio

MENO UFFICI,

MENO STRUTTURE

PERIFERICHE, MENO

AZIENDE PUBBLICHE,

MENO COMUNI

E MENO PROVINCE.

È APERTO ORMAI DA TEMPO

IL DIBATTITO SUL FUTURO

DEGLI ENTI LOCALI,

UN TEMA IN AGENDA

PER CHI SI OCCUPA

DEL RIORDINO

DEI “COSTI DELLA POLITICA”

E DELLA SEMPLIFICAZIONE

AMMINISTRATIVA.

DIVERSE SONO LE PROPOSTE IN CAMPO, MA UNA SU TUTTE SEMBRA

INCONTRARE I FAVORI DI BUONA PARTE DELL’ARCO COSTITUZIONALE:

ABOLIRE L’ISTITUZIONE PROVINCIA LADDOVE ESISTONO LE AREE

METROPOLITANE. OBIETTIVI COMUNI, MA STRATEGIE DIVERSE.

MENTRE DA PIÙ PARTI VIENE RIBADITO IL RUOLO FONDAMENTALE

DELLE PROVINCE, “NON UNO SPRECO, MA UNA RISORSA”,

PER IL LORO IMPORTANTE LAVORO DI PROGRAMMAZIONE E

NELL’EROGAZIONE DI SPECIFICI SERVIZI SUL TERRITORIO.

NE DISCUTONO I CONSIGLIERI MASSIMO GNUDI (PARTITO DEMOCRATICO),

ALFREDO VIGARANI (VERDI PER LA PACE), SERGIO CASERTA (SINISTRA

DEMOCRATICA), GIOVANNI VENTURI (PARTITO DEI COMUNISTI ITALIANI),

LUCA FINOTTI (FORZA ITALIA-POPOLO DELLE LIBERTÀ),

SERGIO GUIDOTTI (ALLENZA NAZIONALE-POPOLO DELLE LIBERTÀ).

IL FUTUROdelle Provincer t96r uèSùè7rsv88r d 36<èv cr 963 ir 68è

Una seduta straordinariadel Consiglio in occasionedel “Premio Provincia” 2007

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dalconsiglioi l tema

34

LA PROVINCIA È UN ENTE CHE RICOPRE MOLTI RUOLI. QUAL È IL SUO FUTURO? COME POTREBBE

ESSERE RIORGANIZZATA PER RIDURNE I COSTI?

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dalconsiglioi l tema

35

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i v6zè3Pr 7v68rVms’vi qm''q–v X ymhsqÈÈhym mnnqkqmuÈh,tho oqvymn“uÈqvuhsq'V, yqzwhytqv , shEq'-' V tm 'yvwvsq'huh wv'y miim mzzmym“uh–hsqlhzvs“Èqvum. Smy k“q,kvzY kv tm hsshSyv–qukqhzvuv z' h'm lmsmoh'm n“uÈqvuqlh hs'yqsq–mssqqz'q'“Èqvuhsq(lh sshUmoqvumqu tvlv why'qkvshymkvu s’hwwsqkhÈqvumlms 'q'vsv 5T), kymlv vkkvyyh qtth oquh-ymx“mz'h yqnvyt h hukpmkvtm l mkmu-'yhtmu' v myhnnvyÈhtmu'v lq x“mssmn“u-Èqvuqlq ov–myuv kpm, h sq–mssvlms 'myyq-'v yqv, qzquovsqEv t“ uqv qEv t“ uqhz-zvkqh'q uvu yqmzkvuv h z–vsomymh“'v uv -thtm u'm.Lu x“mz'v zmuzv, kymlv kpm, quzqmtm h“uh yq–qzq' hÈqvum lms tv lmssv qz'q'“Èqv-uhsmkpmw“Z wym–mlmym“uh yql“Èqvumlmosqh'' “hsqsq–mssq,shn“uÈqvumlmsshSyv -–qukqhz’qlmu'qnqkpq kvu sh l qt muzqvumtm'yv wvsq'huh ymz'hulv kmu' yhsm: zqw“ZwmuzhymkvzY h “u kvuzqosqvlmsshEq'' Vt m'yvwvsq'huh kvz'q'“q'h h'' yh–myzv shwhy'mkqwhÈqvum lqym''h ml msm''q–h l mqyhwwymzmu'hu' qEv t“ uqzquovsqv l hzzv-kqh'q, quzqmtm hskvt“u mtho oqvymkpmXDvsvouh umsuvz' yv khzv, kpmkvukvyyv-

uv h kvz'q'“qymsh u“v –h oyhul mqz' q' “-Èqvum. ■

Uè3:r22ènv2896èSmy E q'' V tm 'y vwvsq' hum zq qu' mulv uvoyhulq i hkquq,wmy qsu“tm yv l qhi q'hu' q,kvtm P qshuv , Qhwvsq, Uvt h, ‘ vyquv,uvu kmy' v kq' ' V kvt mDymzkqh v Dvsv -ouh. Lux“mz'qkhzq,s’Gu'mSyv–qukqhl m–mkvu'qu“hymhmzqz'mym. Qvu zvsv : wmuzqh-tv hukpmhsshzvwwymzzqvuml mqE vt “-uqzv''v q5.000 hi q'hu'q.Ohuvz' yh ymoqvum X kvtwvz ' h l h 341Ev t“ uq, 170 lmqx“hsq- qs50" - zvuvEv t“ uqkvu tmuv lq 5.000 hi q'hu'q; 13,hll qyq' ' “yh, phuuv t muv l q 1.000 hiq-'hu' q; kmumzvuv 3 kvu t muv l q 500hi q'hu'q. I qVkvu x“mz'’hÈqvumwv' ymt -tv yqzwhytqhymtvs' myqzvyzml h l ml q-khymhqzmy–qÈq,zvwyh''“ ''v qzmy–qÈqwyq-thyq hsshwmyzvuh. F v ii qhtv wvqwyvkm-lmymkvu sh zvwwymzzqvumlmssmEv t “-uq'V tv u'humkpmuvu phuuv qymx“qzq'q(v––myv hst muv qss’80" lmsshsvyv z“-wmynqkqmhs lq zvwyhlmq500 t m'yql qhs'q-'“lq um).C sq–mssv uhÈqvuhsmhyyq–mymt-tv hsshzvwwymzzqvum lq 80 Ev t “uq'Vtvu ' hummsmyqzvyzmkpmum–myymi i m-yv n“vyqhuly miimyv qulqyqÈÈh'mh x“msnvulv wmy sh tv u' houh kpmX z'h' v kv -z'q'“q'v kvu s’“s'qth HquhuÈqhyqhl ms ov -–myuv Syv lq. ■

b9tr Tè2388èV“s lqzkvyzv E q''V tm 'yv wvsq'humzvuvzmtw ym z' h'v hi ih z'huÈh l “i i qvzv .Eyml m–v mkymlv hukvyh kpmsmE q' ' Vtm' yvwvsq'humlmi i huv h–myml m'myt q-uh'mlqtm uzqvuq, lm'mytquh'm kv t wsmz-zq'V. SmyZ, zmEq''V tm 'yv wvsq'huh –“vs

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QUALE PROGETTO PER LE CITTÀ METROPOLITANE? QUALI I RIFERIMENTI TERRITORIALI E I BACINI DI

RIFERIMENTO?

lqymov–myuv lq hymh–hz'h, hssvyhhukpmDvsvouh sv X. Eqykh l“m huuqnh, zvuvz'h'q h––qh'q'h–vsqmkvttq zzqvuqkpmyq-o“hylh–huv, hww“u'v, shE q''V tm 'yvwv-sq'huh lq Dvsvouh, th lh 18 tmzq uvuzhwwqhtv wq[uqmu'm. T “mssh lq Dvsvouh X “uh ymhs'Vkvt wvzq'h : lm–mmzqz'mym“u Gu'm l qwyvoyhtthÈqv umkpmlmkqlh, wmy mzmt -wqv,lv –m lmiih mzzmymymhsqÈÈh'h “uhlqzkhyqkh, v kpmumz'hiqsqzkh smkyq'qkq'V.E pmx“mz'v Gu'm zqhsh Syv–qukqh v shEq''V tm'yvwvsq'huh lq–mu'h zmkvulh -

c r77è13 U29uèT“ hu'v s’h''q–q'V lmssmSyv–qukmzqh kv-uvzkq“'h lhss’vwquqvumw“iis qkhX “u lh -'v z“sx“hsmhiiqhtv wq[–vs'myqnsm''“'vmkpmuvu w“Zwymzkqulmymlhssmn“uÈqv-uqkpmsmSyv–qukmzvuv kpqhth'm h z–vs-omym:kqvX wyvoyhtthÈqvum, kvv ylquh-tmu'v qu'myqz'q'“Èqvuhsmmtvs 'v tmuvomz'qvumlqym''h lq zmy–qÈq.T“mz'h, nvy-zm, X hukpm“uh lmssmyhoqvuqkpmphuuvnh''v wmuzhymhssh wyvwvz'h lq “u z“wm-yht mu'v lmssmSyv–qukm.Ph s’mzwmyqmu-Èh kpm hiiq htv kvtwq“'v , hukpmumskvyzv lq x“mz'v thulh 'v httq uqz'yh'q-–v , wmymzmtwqv x“hulv hi iqht v hw-wyv–h'v qs iqshukqv mqswqhuv'yqmuuhsmlmosqqu–mz'qt mu'q,X sh kvunmyt h lms-s’qt wvy'huÈh l q “u sq–mssvqz'q'“Èqvuhsmmsm''v lqym''htmu'm lhq kq''h lquq,quoyh-lv lq yhwwymzmu'hymhwwqmuvshwyvwyqhn“uÈqvum lq yhwwymzmu'huÈhwvsq'qkh mlqov–myuv . Lsnh''v kpmqukqlqhtv t muv,

yqv, sàqtwv y'hu'mX kpmhii qhlmq ymhsqwv'myqwmy z–vsomymhs tmosqvqkv twq'qlq kvvylquhtmu ' v mlq omz'qvumkpmosq–muovuv hzzmouh'q. ■

i v6zè3U9èu388èOhSyv–qukqhph “u z“v y“v sv muvu ph'hu' v qtwvy'huÈh kpmzqkpqht qSyv–qu-kqhv Eq'' V tm 'yvwvsq'huh, qsw“u' v X kpmlm–mz–vsomym“u kvtwq'v lq kvvylquh-tmu' v l qhymh –hz'h qu“uh zvkqm' V kpmph hsshyoh'v qkvunquql mqzmy–qÈq.Lsov–my-uv lm–mmzzmymt vl “sh'v z“s i hkquv lq

“'muÈh l mqzmy–qÈqkpmzqzvuv –mu“'q hkymhym.F v–mmzqz'mshumkmzzq'VX oq“z'vx“qulq kymhym“uh E q''V t m'yvwvsq'huh:P qshuv mUvt h, hl mzmt wqv , vww“yml v -–mzqhumkmzzhyqv kymhym“u’hymht m'yv -wvsq'huh - mnvyzmDvsvouh kqz' h - wmyht wqmÈÈh lq qu'mymzzqkpmz“ mzzh oyh–q-'huv. Ls ih kquv i v svoumzmlq 360.000 ym-zqlmu'q lq–mu'h qunh''q muvyt mtmu'mwq[oyhulm zmzqwmuzh hss’qulv' ' v kpmhyyq–hvouqoqvyuv wmy sh–vyhymv wmyz'“ lqhymmkpmshymulm “uh kq''V lq x“hzq“u t q-sqvumlq hi q'hu' q. ■

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LE PROVINCE SVOLGONO ATTIVITÀ CHE, SPESSO, NON SONO SUFFICIENTEMENTE CONOSCIUTE DAI

CITTADINI. QUALI LE CAUSE? E QUALE IL RUOLO DELL’INFORMAZIONE LOCALE NELLA MEDIAZIONE

GIORNALISTICA?

hl mzmtwqv, z“s 'mth lmqzmy–qÈqyqzwm' -'v hssmht t quqz'yhÈqvuq kvt “uhsq,uvutm'' mqum–qlmuÈh“u 'mth nvulh tmu' h-sm:kpmmzqz'm“u sq–mssvwvsq'qkv yhwwym-zmu'h' q–v, qu oyhlv lq kvtwqmymzkms'mmnnqkhkqz“ qul qyqÈÈq kpmphuuv kvt “u-x“m “uh yqkhl“ 'h yqzwm''v hs yhwwvy'vkvu qkq''h lququms uvz'yv 'myyq'vyqv.

Nùy6vu3 nèzr6r2èOhSyv–qukqhzvz'huÈqhstmu'm X “u mu'mlq kvssmohtmu 'v nyhmu'q, uvu ph x“msyhwwvy'v lq nyvu' vnnqkmkpmqu–mkmph qsEv t“um , uvu nh smsmooqkv tm shUmoqv-um: X “u’qz'q'“Èqvumkpmph “uh n“uÈqvumwqhuqnqkh'vyqh qtwvy'hu'qzzqth , lv– m zqyhoqvuh z“ kvtm omz'qymqzqz'mtq 'myyq-'v yqhsqkpmuvu wvzzvuv mzzmymvyohuqÈ-Èh'q qu th uqmyh whykmssqÈÈh'h umqzquovsq'myyq'vyq kv t“u hsq.SmykpW, w“y h–mulv“uh n“uÈqvumkvzY qt wvy'hu'm, smSyv -–qukmzvuv uvyth stmu'm qu v ti yhB

Sv 'ymq lh ym“uh yqzwvz'h lq om'' v : wmy-kpW s’L'hsqhX “u whmzmkpm–q–muvyt hs-tmu'mz“ssmmtmyomuÈm; s’L' hsqh X wq[ qswhmzmlmqomvtm' yqkpmlmosq“yi huqz'q;X qswhmzmwq[lmosqhzzqz'mu'q zvkqhsqkpmlmosqwzqkvsvoq.Lu “u whmzmkvtm qsuvz'yv - mx“qzqh-tv oqVqu“u 'myyq'vyqvwq[nvy'“ uh' v lqhs'yq- uvu k’X s’hi q'“lqumlq h''y qi“qymhs-shwqhuqnqkhÈqvumqsy“vsv kpmph quhs'yqwhmzqm“yvwmq.G’ umkmzzhyqv“u hwwyvk-kqv lq–myzvlh why'mlq '“ ''q, zhymii myq-l “' 'q–v kpqml mysv zv sv hq t mlqhm hqoqvyuhsqz'q.

i v6zè3Pr7v68rEv tm Syv–qukqhhi i qhtv wyvi hi qst mu-'m“u lmnqkq' umsymshÈqvuhykqhss’qunvyth -Èqvumyqzwm' 'v hssmkvzmkpmnhkkqhtv.T “ms kpmnh shSyv–qukqhquymhs'V X om-umyhstmu'm qtwvy'hu'mwmysh –q'h lmqkq''hlquq,hukpmzmuvu zmumzvuv qunvy-

t h'qh z“nnqkqmuÈh, mkkm''v x“hulv qsyhw-wvy'v X lqym''v (kvtm hl mzmtwqv wmyqsSqhuv nh“uqz'qkv , kpmqu'mymzzhqkvu'hlq-uqv qkhkkqh'v yq,v umskhzv lmq' h–vsqlqkyqzqlmssmhÈqmulm). Cukpmx“hulv hlv' -'qhtv qsSqhuv l msshx“hsq'V lmss’hyqhv qsSqhuv lmq yqnq“'q,wvy'qht v h–hu'q “uhwyvoyhtth Èqvumkpmkmykh l’qukqlmymlqym''ht mu'mz“ kqZkpmosqGu'qsvkhsqnh-yhuuv z“s 'myyq'vyqv. au mzmtwqv kvu -kym'v: umswqhuv l qyhkkvs'h lmqyqnq“'q kqzqhtv wyvwvz'q l qhyyq–hymhs 60-70" l qyhkkvs'h l qnnmymuÈqh'h,x“mz'h X “u’hÈqv -umlq wqhuqnqkhÈqvummlq kvukmy' hÈqvum,lq hlvÈqvum l q tqz “ymqu ymshÈqvum kvu–hyqhs'yqzvoom''q(kv t“uq ml hÈqmulmqu-'mymzzh'm)kpmph “uh kvukym'hmnnqkhkqhz“s wqhuvl mqyqz“s'h'q lmsov–myuv mkpml v–ymiim mzzmymt hooqvytmu'm kvuv -zkq“'h lhq kq''hlquq. ■

Uè3:r22ènv2 896èQvqkvuzqosqmyqwyv–qukqhsqzqhtv qs wym-zqlqv lmsshwvsq'qkh, smh–huo“hylqm,zqlq-km–h “uh –vs'h , lmsshwvsq'qkh,wmykpWzqhtv qutmÈÈv hqkq''h lquqmzqhtv umq'myyq'vyq tvs'v wq[lq x“hu'v sv zqhuvzmuh'vy qmlmw“'h'q. Lu wyqtv s“v ov wmy-kpW zqhtv z'h'q msm''q lqym''htmu' m lhqkq''hlquq.SmyZ, mnnm''q–htmu 'm, kvosqhtvs’mzqomuÈh lq “u yqlqzmouv lmssmqz'q'“Èqv-uq, lmosqGu'q svkhsq,kpm lqh yqzwvz'mkpqhymmwymkqzmhqkq''hlquq, kvu th o-oqvymmnnqkqmuÈh, kvu tquvyq kvz' q. éOm

qz'q'“Èqvuq kpm kvz' huv 'y vwwvQ uvu–“vs lqymwvy'hymh–hu'q “uh wvsq'qkh wv-w“sqz'qkh hsshI yqssvmzvz'mumymkpméi q-zvouh hi ih '' mymshSyv–qukqhwmykpW kv -z' hQ vww“ymkpmékymmymtv x“hskvzhkpmzvz'q'“ qzkmshSyv–qukqh. SmyZ qu'hu-'v i qzvouh kpq“lmymQ. T “mz'h X zqk“yh-tmu 'm shz' yhlh zih osqh'h. Ci i qhtv um-kmzzq'V lq “u u“v–v lqzmouv qz'q'“Èqvuh-smkpmzqhmnnm''q–htmu'm quoyhlv lq lh -ymyqzwvz'mkmy'mhqkq''hlquq.E vtm BUq-lqzmouhulv “u x“hlyv qz'q'“Èqvuhsmqlv -umv. ■

b9tr Tè2388èUqkvylv kpmnhkm–v hyyhi i qhymbq''v yqvSyvlq wmykpW osqlqkm–v kpm, zmsv wymu-lm–v mosq lh– v l “m khÈÈv' 'q qu nhkkqh,z“q oqvyuhsquvu k’myh zkyq'' v éHquv' 'qwqkkpqhSyvl qQ, th éqskhwvoy“wwv lqHvyÈh L'hsqhh' 'hkkh qsnyh'mssv lms Symzq-lmu'm lms E vuzqosqvQ. Ls w“u'v X kpmshuv 'qÈqhuvu shnh shSyv–qukqh. S“ y'yv wwvv wmynvy'“ uh qkvtwq'q lmsshSyv–qukqhzvuv qu oyhu why'mzkvuv zkq“'q hqkq''h-l quq,kpmzqqu'mynhkkqhuv umssh wyv ism-th' qkhlq why'm- w“Z mzzmym“uh –vs'h qsSqhuv nh“uqz' qkv –muh'vyqv, x“qulq osqhoyqkvs'v yq,v s’h“tm u' v lq hsk“umqtwv-z'mkpmshSyv–qukqhz'mzzhw“Z nhym,kv-tm s’hllqÈ qvuhsmz“ss’mumyoqhmsm''yqkh -:wmyZ, qukvukym'v , qkvtw q'qlmsshSyv -–qukqhzvuv zkvuvzkq“'q. Vmhulqhtv quoqyv wmyDvsvouh mlqkqhtv éx“mz'h X sh

Fyh opm' 'qQ, qkq''hlquqkpqml vuv éEp qBQ.Vmh Ih ooqvPv u'huv nhkkqhtv sh z'mzzhkvzh kvu Ev nnmyh' q,zhuuv '“ ''q kpqX. ■

iv6 zè3U9èu388èOhSyv–qukqhz–vsomqsy“v sv lq “u –hzv lqkvkkqv qutmÈÈv h –hzqwq[yv i “z' q.Smyk“q,zmqs'mth X qskvz'v lmsshwvsq'qkh mqsyqzwhytqv , zqhi v sqzkmshSyv–qukqhwmy-kpW X x“msshkpm, hs lq sV l mqy“vsqkpmz–vsom, ph tmuv zwvuzvy muvu qukvu-'yh “u’h“lqmukmwhy'qkvshym:X m–qlmu'mkpmqskq''hlquv uvu zqqu'mynhkkqh lqym' -'htmu'm kvu sh Syv–qukqhkvt mqu–mkmnhkvu qsEv t“ um.Vmwvqqtm lqh uvu nhuuv u“ssh wmykpW qssh–v yv lq kv v ylquhtm u'v kpm z'h hssmzwhssm–muoh qux“hskpmtv l v –hsvyqÈÈh-'v , sh Syv–qukqhX “u’qss“z'ym zkvuvzkq“-'h. Qvu X zvsv qswyvi smt h Evnnmyh'q-Fyh opm' 'q: zm–hqwmyshz'yhlh ml qkqékq–mlqhtv zv''v sh zmlmlmsshSyv–qukqhQs’80" lmqiv svoumzquvu zh l v–mX, t mu-'ym ' “' 'q zhuuv lv– ’X qsShshÈÈv l ms Ev -t“ um.T“ mz'v 'mz' qtv uqh uvu oqV s’“' qsq'Vvs’qu“ 'qsq'V lmss’Gu'm, x“hu'v sh khwhkq'Vlmss’Gu'm lq nhy whyshymlq zW qu“u t vu-lv hi q'“h'v h yhoqvuhymx“hzqmzks“zq–h-tmu' m z“ssmmtmyomuÈm, qu “u tv ul vkpmkvuvzkmtv s'v wq[qstm l qkv kpmsvk“yh lq x“hu'v uvu kvuvzkh sh t mlqkquhwym–mu'q–h v shwyvom' 'hÈqvummshwyv -oyhtth Èqvum. ■

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CONTRASTOIN GIUNTAiv 6zè3U9èu388è

Omymkmu'qlqtqzzqvuqlmss’hzzmzzvymPm-qmyzvuv 'mz'qtv uqhuÈhm–qlmu'ml mswyv-nvu l v thsmzzmymkpmhnnsqoomsh Iq “u'hFyh opm''q,shk“q thooqvyhuÈhX lh zmt -wymwyvnvulhtmu'm lq–qzhvouqx“hs–vs'hl m–mhnnyvu'hymx“mz'qvuqqtwvy'hu' qml qzwmzzvym.Lswyvismth kpmph nh''v y“tv yvzhtmu-'myv'vshymsh'mz'h lmss’hzzmzzvymhssmh'-'q–q'V wyvl“''q –mX qsSqhuv wyv–qukqhsml mskvttmyk qv, “uv lmq lvk “tmu'q wq[qtw vy'hu'q mkvu thooqvyqyqnsmzzqumssh–q'hwyh'qkh l ms'myyq'vyqvlmss’qu'myh ' vy-uh'h httquqz'yh 'q–h.Eq 'yv–qhtv kvzY vooqh l v–mymyhoqvuh-ymz“ l“ m lq–myzqwyvom''q, h“'v uvth -tmu'm uh'qhss’qu'myuvlmsshz'mzzh Iq“u -'h, kvzY yhlqkhstmu'm lq–myzq'yh svyv lhwym'mulmymsm lqtqz zqvuqlmsshwmyzvuhqz'q'“Èqvuhstmu'mkvtwm'mu'mwmyt h'm-yqh;'mz'qtvuqhuÈh lq “u kvu'yhz 'v kvzYwyvnvulv moyh–mkpmqtwvum“uh l mnquq-' q–hyqnsmzzqvumz“sshkvuzqz'muÈh z'mzzhl mssh tho oqvyhuÈhkpmov–myuhshSyv–qu-kqh.au h wymzqlmu'mml “uh Iq“u'h , qukv -zkqmu'mtmu'm hukvyh smoh'm hssmhu'qkpmsvoqkpmwyvlqhum, nym''vsvzhtmu'm hi -i hulv uh'm m –myovouvzhtmu'm kmsh'mwmy '“''h shkhtwhouhmsm''vyhsmlh sShy-'q'v Fmtvkyh'qk v, kpmlmiiv uv, hssh s“-kmhukpmlq x“mz'mlqtqzzqvuq,wymulmymqu zmyqhkvuzqlmyhÈqvums’qwv'mzqlq h–myml mnquq'q–htmu'mnh''v qssvyv 'mtwv. ■

DUE TEMIIMPORTANTI PERIL FUTUROb9tr Tè2388è

O’“s'qtv wmyqvlv lms uv z' yv thul h'vuhzkmkvu' yhllq z'qu'v lh l“ m 'mtq lqoyhul myqsm–huÈh.Lswyqtv X v––qhtmu'm s’hww“u'htm u'vmsm'' vyhsmkpmzhyV oqVh––mu“'v hs tv -tmu ' v l mss’“zkq' h l qSvy'qkqmkpmzmkvu-lv smuvz' ymhzwm''h'q–mlv– ymi i mtv -lqnqkhymqs whuvyhth wvsq'qkv uhÈqvuhsm,yqshukqhulv nyh s’hs'yv sm oyhulq qunyh-z' y“' '“ ymkpmzvuv z'h'mnymuh'mumql “mhuuqlq I v–myuvSyvlq mkpml v–ymi im-yv h–mymqtwv y'hu'q yqkhl“' mhukpmz“suvz' yv 'myyq' vyqv .Lszmkvu lv , l qz' ym''h kv twm'muÈh wmy smm–mu'“h sqyqwmyk“zzqvuq kpmkqyqo“hyl h-uv kvukym'ht mu'm,X qslqih' 'q'v qu kvy-zv qu ' “' ' q osqzkpqmyhtmu'qwvsq' qkq z“s-s’m–mu' “hsmzvwwymzzqvumlmssmSyv–qukm.Smyzvuhst mu'm kymlv kpmsmSyv–qukmkvzY kvtm mzqz' vuv h''“hst mu'muvu hi -iqhuv “u oyhu zqouqnqkh'v qux“hu' v zvuvz'h'mz–“v' h'ml qht wqhwhy'm l mqwyvwyqwv'myq, l hsshkymhÈqvumlq “uh wsm'vyh lqmu'qqunmyqvyq x“hsq Evt “uq'V P vu 'hum,Eqykvul hyq,C'v, m'kSLs–myv l qih' ' q'v lv –ymiim mzzmymyq–vs-'v h –myqnqkhymsh umkmzzq'Vlq “u Gu'ml qkvv yl quhtmu 'v lq hymh–hz'h, kpmzqhhtm' V z' yhl h nyhsmUmoqvuqml qEvt“ uq.Eymlv kpmx“mz' h m–mu'“hsq'V, hi iqh “uhsvoqkh zvsht mu'mhss’qu'myuv l q“uh yqlm-nquqÈqvumkvt wsmzzq–h lq '“ ''v s’hwwhyh'vlmosqmu' qsvkhsq, msqt quhulv x“mssqtqu v -yqwymzzvkpX qu“' qsq(–mlqzvwyh) myqlmnq-umulv ml htw sqhulv q kvtw q'q lmssmm–mu'“ hsq Syv–qukmv––myv lmssmEq' 'VPm' yvwvsq' hum(v kvtm zq–vyyV kpqhth -yms’m–mu'“hsmsq–mssv qu'mytmlqv). Vvsvqux“mz' v khzv ph “u zmuzv qsthu 'muq-tmu ' v l qx“mz'm ymhs'V hukpmzmh vuvy

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TRASVERSALE DIPIANURA ULTIMOATTOUè9ùè3f èv6è2è

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1948. ilmondo sta appenauscendodall’or-rore e devastazione della seconda guerramondiale e dei crimini nazisti. Le NazioniUnite promulgano la Dichiarazione dei dirit-ti dell’uomo e ne consacrano l’universalità.Il senso è quello del rispetto della vita uma-na, della sua dignità e integrità. Un rispettoancora poco agito se è vero che si muoreancora per fame, per malattie facilmentecurabili, si muore di stenti nelle enormibidonville delle megalopoli del mondo.Si muore di mancanza di identi-tà, nelle varie riserve del pianetadove i “normali” cacciano i “di-versi” siano essi indigeni, poveri,malati, o semplicemente conidee ed aspirazioni non conformiai dettami della maggioranza o diunaminoranzadispotica.Daque-sto numero “Portici” cercherà difare il punto non solo sulla attuali-tà e validità dellaDichiarazionedeidiritti ma anche su come anchenella nostra realtà essi venganoancora troppo spesso disattesi.

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li a cui partecipa - il diritto di sposarsi, dilibertà di movimento, alla riservatezzanella vita familiare -, i diritti politici - dipensiero e di riunione, di elettorato atti-vo e passivo, di libertà di espressione e dipensiero -, come anche i diritti che siesercitano nel campo economico e socia-le - diritto al cibo,al lavoro e a un'equa re-tribuzione. Ecco, tutti questi elementi so-no contenuti in una Dichiarazione che a60 anni di distanza ci propone un'ereditàimportantissima, perché afferma che talidiritti sono tra loro interdipendenti.Un approccio isolato a un singolo dirittonon riesce a compiere la dignità umana: sipuò non essere prigionieri a motivo delleproprie opinioni ma prigionieri della po-vertà. Gli ultimi tre articoli della Dichia-razione, in particolare l’Art.28, affermanoche abbiamo diritto a una società che og-gi definiremmo “globale”, a un ordinemondiale in cui questi stessi diritti sianorispettati e realizzati. È soprattutto inquesto ambito che ogni giorno si regi-strano violazioni in tanti Paesi del mondo,un ambito su cui si incentrano l’attenzio-ne e gli sforzi di organizzazioni come Am-nesty International.

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Cl lvvl zol%e tUmlc@oV 3ficV

G�FL RDOSFPRB DIECI DICEMBRE 1948.A PALAZZO CHAILLOT, A PARIGI, I 58 STATI MEMBRIDELL’ASSEMBLEA GENERALE DELLE NAZIONI UNITE

SI RIUNISCONO E PROCLAMANO LADICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI DELL’UOMO.DOPO 60 ANNI E IN UN ORDINE MONDIALE CAMBIATO

È IN CORSO UNA RIFLESSIONESULLA SUA UNIVERSALITÀ E APPLICAZIONE.

NE PARLIAMO CON PIETRO ANTONIOLI, MEMBRODEL COMITATO ESECUTIVO INTERNAZIONALE

DI AMNESTY INTERNATIONALuèTvuv6èt3brttà v

Bon la Dichiarazione ha fine unaserie di grandi riflessioni partitein Europa con le rivoluzioni del

XVIII secolo, ma anche di movimenti sto-rici diversi, come quello comunista cheriuscirono a raggiungere una sintesi note-vole, capace di far emergere le istanze e idiritti degli individui rispetto a quelli degliStati. Ma la Dichiarazione Universale deiDiritti dell’Uomo fu anche l'inizio di unprocesso, in quanto espressione formaledi un compromesso tra Stati che propo-nevano di dare obbligatorietà ai diritti cheoccorreva proclamare e altri Stati che atutto questo si opponevano. Così, si affer-mò che la Dichiarazione sarebbe rimastatale, non legalmente vincolante, seppurcon la mediazione che altri strumenti(quali, per esempio, le “convenzioni”)avrebbero dovuto essere successivamen-te promossi e approvati. In tal senso siaprì un cammino, che certamente ancoranon è compiuto.

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umani intrinseci alla dignità dell’uomo -,elementi di matrice ideologica statalistadi stampo socialista, elementi nazionalisti-ci che precisano le responsabilità, i dirittie i doveri degli Stati nel far rispettare i di-ritti ma anche il non ammettere troppeinterferenze dall'esterno ripetto alle re-sponsabilità di uno Stato sul proprio ter-ritorio. Sono ambiguità che scontiamoancora oggi, che emergono per esempioin tutto ciò che sta accadendo in Cina eTibet e che rispecchia questo stesso di-battito. Credo però, e questo è partico-larmente vero per un'organizzazionepragmatica come Amnesty International,che dovremmo sposare la lezione diNorberto Bobbio, secondo il quale non ètanto importante spendere tempo nelgiustificare questi diritti, quanto nel pro-teggerli. Il dibattito filosofico è importan-te, ci offre chiavi di lettura per capire ledifficoltà dell’affermazione dei diritti uma-ni, ma la missione che abbiamo è quella diproteggerli e realizzarli .

l988r :èr- ù3 78v773 O3ssè3 6èsruè:rùr 7836ètè8Auvèuè6è88è91r2è- ùr :rAzàv<<r uvù13u3 è2t9è4377323 v7A7v6v v746v77è-ùr ù363:r6èrsèùè8Avù’v77v6v 73zzv88èr t32uè<è32r1v28èt9ù896rùèBVa sposata la valutazione di Bobbio. Èchiaro che c'è una storicità dei diritti. Aquesto aggiungerei che la dinamica geo-politica che dominava il dibattito del se-condo dopoguerra portò a una contrap-posizione assolutamente artificiale: da unlato, i diritti civili e politici proclamati daiPaesi occidentali, rinfacciati a quelli delblocco socialista; dall'altro, Paesi socialisti

consideravano realizzati i dirittieconomici e sociali negati dal capi-talismo, mal tollerando le accusedi persecuzione nei confronti deipropri dissidenti politici. Su questosi è bloccata la riflessione storicasui diritti umani e i movimenti so-ciali ad essa collegati, fino alla “caduta delmuro”. Con la Conferenza di Vienna del1993 si assiste però a una fortissima riaf-fermazione del messaggio dell'universalitàe interdipendenza dei diritti umani. Para-dossale è che questa sintesi - ampiamen-te sottovalutata - era già contenuta nellaDichiarazione del 1948. Se, come hannoaffermato alcuni studiosi, a Parigi si com-pì una guerra fredda in miniatura, que-st’ultima ha in ogni caso prodotto un ri-sultato che ancora oggi rappresenta pernoi un riferimento fondamentale.

b’92r2è1è8A uvùùr ù363 463tùr1r<è3A2v B t327èuv6r8r ùry328v uvèuè6è88è91r2è- èùy32ur1v283 uvùùr ù363 ùvAzè88è1è8ABfv2 7r2u3 r2tà v rùù’v7èA78v2<r- urùDLKD-uè92r Rètàèr6r<è3A2v è7ùr1ètr uvè uè6è88è uvùù’9313-59rùv 6vrùv :rù36v àr r:983 v 437A7èvuv 3zzè59vùt32tv883 uè92è:v6A7rùè8AMÈ interessante osservare che inizialmen-te, nelle sessioni di preparazione, si parla-va di 3aMUaKgKoaedP adiPgdKoaedKbPNPaNagaii al cKd a, Poi, su richiesta di alcuni Stati e inparticolare della Francia, si concordò sulfatto di utilizzare la parola “universale”. Intal senso, certamente, l'universalità è unasfida, un traguardo da raggiungere nei fat-ti e negli atti, dove l'universalità è statafortemente ribadita. Progressivamente, il

carattere universale dei diritti umani si èandato affermando. In alcune culture que-sta universalità trova delle difficoltà. Inparticolare, per quanto concerne la Di-chiarazione islamica che lei ha citato, ri-spetto ad alcuni diritti problematici perquella cultura (come quello di poter cam-biare religione) ci sono studiosi islamicidei diritti umani che hanno esaminato latradizione coranica, concludendo cheparti di quei testi sacri sono state trascu-rate e che, se ben esaminate, potrebberoportare a un pieno riconoscimento deidiritti umani così come sono attualmentecodificati.Tuttavia, per gli attivisti dei dirit-ti umani come Amnesty, occorre anchedire che questo dibattito sull'universalitàè sempre rimasto difficile da digerire. Ilproblema sull'universalità dei diritti uma-ni, infatti, emerge quando parliamo con igoverni e mai con le persone di cui cer-chiamo di difendere e promuovere i dirit-ti. Non abbiamo mai avuto questi proble-mi incontrando attivisti per i diritti inAmerica latina, nel mondo islamico o insocietà asiatiche. Il problerma è dei go-verni, che vedono i diritti umani comeuna pericolosa intromissione nei loro af-fari interni. Perciò Amnesty è molto fidu-ciosa che tale dibattito sull'universalità sa-rà superato nei fatti, dal sentire comunedelle persone, degli individui, dei titolariveri di quei diritti. �

io Vzz1In apertura

Robert Rauschemberg, “Kite”, 1963.A latoWolf Vostel,

particolare di “Miss America”, 1968.Le immagini sono tratte da

“Pop Art” di Tilman Osterwold,edizioni Taschen

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Ia storia di buona parte delle mi-grazioni nella nostra città passa dalfiume Reno.Tutti i rom e sinti, cit-

tadini e migranti hanno trovato una pri-ma sistemazione sulle sponde di questofiume e solo successivamente sono sta-ti presi in considerazione dalle istituzio-ni e hanno potuto ottenere una colloca-zione residenziale diversa, voluta e gui-data dagli Enti locali (Provincia e Comu-ni), in applicazione delle leggi regionali enazionali che contemplano le condizionidi una minoranza (L.R. 47/88), le sue mi-grazioni (L. 39/90) e la sua profuganzadai Balcani (L.390/92). Risulta esempla-re la solidarietà degli anni “80 e “90 del-la cittadinanza nei confronti degli ac-campati sul Lungo Reno. Uomini e don-ne di Bologna, in particolare dei quartie-ri Barca e Borgo Panigale, singoli ma an-

che organizzati in associazioni di volon-tariato, hanno mostrato in quegli anniuno straordinario interesse e hannopraticato una sostanziale e pragmaticasolidarietà verso “le famiglie del fiume”La solidarietà agita verso i rom e le lorofamiglie, va di pari passo con le vicendedella guerra nella Jugoslavia e dell’indiffe-renza e apatia dell’Europa nei loro con-fronti. Lungo il Reno in quegli anni vive-vano uomini e donne, bambini e grandiche cercavano di ricominciare a partiredal sostegno che ricevevano da altri uo-mini e donne che pur facendo fatica acapire fino in fondo la loro situazioneerano comunque presenti e condivide-vano, cibo e parole - ed è questa la que-stione più importante - perché la cono-scenza avviene se le distanze si accorcia-no, e indirizza l’agire istituzionale. Glisgomberi, tentati allora sul lungo Reno,non trovarono alcun consenso.

Pr14è231ruè2vù1è6è23uvù8v6636è713La presenza rom e sinta, interessa il ter-rorismo, quello della banda della “Unobianca” che cerca di condizionare le po-sizioni della città, le scelte verso l’immi-grazione che si sta strutturando e la so-lidarietà che interloquisce con la politi-ca e che diventa politica. Nei primi anni“90 i terroristi della “Uno bianca” com-piono, tra gli altri, tre attentati con mor-ti e feriti contro questa presenza “zinga-ra” proprio quando questa presenzacerca di uscire dal fiume tentando la viadi un’altra collocazione. Colpendo i no-madi i terroristi della “Uno bianca” han-no voluto condizionare le politiche so-

ciali di questa città colpendo le sue par-ti più deboli facendo intravedere la pos-sibilità che si potevano “punire” gli zin-gari e ogni altro immigrato profugo eclandestino liberando il territorio dallaloro presenza invisa a molti propriomentre si cercava di andare oltra la ge-stione dell’emergenza.

b’rtt3 zùèv2<r uvùù’v1v6zv2<ruè:v28r 7è78v1rNegli anni ’90 l’accoglienza si strutturasulla logica dell’emergenza ed è investitadalla straordinarietà - eccezionalità del-

BCCMEGFDL TB DAL FIUMERENO AI CAMPI NOMADI.

IL PERCORSO DI UNAPOPOLAZIONE COSTITUITA

DA UNA PRESENZADIVERSIFICATA E

SIGNIFICATIVA IN TUTTAEUROPA, CHE CERCA DI

CONQUISTARE ATTRAVERSOLA RIAFFERMAZIONE

DELLA PROPRIA IDENTITÀ,DIRITTI, CONSIDERAZIONE

E RISPETTOuèRè1è86è7N6zè63439ù37

àn ).v( 8)nB(-+. +-+ ò-+8().7n ).)( .7.+B . .=+( òz. )( *(+-7n+Bn .).) ). *(v7nB(-+(( r 8=n=n .) r n=?==6-vv ( (+ )?.+B n=n )n)). logichedell’emergenza9aP(7(==( �*n+( . )( L(==n)(+n+Bn()( (ò()*.+=. 8-+- (+=.7/.))no()((7.) n=(@n*.+=. )n 3?.8=(-+. 7-* .8(+=n( /-(òzq 3?.8=( ?)=(*( 8-+-([email protected]=( =( )n) )n ).8ò7(B(-+. +.vn=(@n. /.7ò./ (=( ò-*. n'8-ò(n)(9a)7(ò-+-8ò(*.+=- ) .)). )( .7.+B .8-ò(- ò?)=?7n)(( n@@(.+. (+ 8.+8-7.8=7( ==(@- . ?+(ò- 8?) 4/7(@().v(-5)( ?+n òn=.v-7 (n ) ( 7( .7 (*.+=-p 8( rnomade e non cittadino( +-+/7- ?v-( +-+ (**(v7n=- . +-+ò(==n)( +-( n+òz. 3?n+)- 8( =7n==n)( ò(==n)( +( .?7-/.( 9

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la misura e della istanza alla quale cercae vuole rispondere, ed è per questo chesi chiama Prima Accoglienza. Si strutturacon la cooperazione straordinaria di piùsoggetti pubblici e privati, e i suoi risul-tati sono straordinari. I Centri di primaaccoglienza coinvolgono più paesi dellaprovincia evidenziando che l’accoglienzaè possibile e visti i modi e i tempi degliinserimenti degli “ospiti” potrebbe di-ventare un modello per l’accoglienzapermanente. Ma qui sta il paradosso,l’accoglienza strutturata lascia il postoall’accoglienza eterna, non riuscendo adare circolarità di entrata e di uscita agli“ospiti” che vuole inserire ed integrare.L’accoglienza eternizzata diventa esclusi-va di quei rom che riescono a entrarenei CpA, non si estende ad altri rom ne

ad altri profughi ed ad altre emergenze.Perde i suoi obbiettivi e si disgrega, fa-cendo marcire la vita nei campi. La nonaccoglienza e l’accoglienza strutturatanon sono immuni dalle situazioni estre-me; si muore da non accolti nell’abban-dono, come si muore di accoglienza(campo si S.Caterina 2000, Villa Salus2006) E davanti all’impossibilità di rag-giungere gli obbiettivi dell’accoglienza, sipassa alla teorizzazione della debolezza,la debolezza dell’altro, dell’ospite e dellasua impossibilità di cambiare e di inte-grarsi per via della sua “costituzione cul-turale”.Si passa così alla riconsiderazione dellapropria misura come misura debole, darafforzare con regolamenti di gestionepiù rigidi, con meccanismi di espulsione,con controlli e allontanamenti, consgomberi.Tutte le famiglie rom sono passate dallungo Reno e tutte le famiglie rom han-no avuto più sgomberi prima di trovareuna sistemazione residenziale stabile nelterritorio provinciale.Paradossalmente la loro visibilità, siste-mazione e inserimento nel territorio èsubordinata alla quantità di misure dipolizia e di ordine pubblico ricevute.

d 32 8988èzùè=<è2zr6è>7323 231ruèCi sono zingari “nomadi” e zingari stan-ziali, I “nomadi” sono più visibili e rumo-rosi, costituiscono un ”problema” inve-stito di provvisorietà e di superficialità eche ci porta ad approssimarsi e a valuta-re loro con il binomio nomadismo -stanzialità, come ’unica chiave interpreta-tiva delle realtà dei rom e sinti.La polarizzazione del nomadismo, na-sconde la sostanza di una contrapposi-zione forte; fuga e tregua di una mino-ranza che adegua le sue presenze alla so-pravvivenza nei territori europei, e chesi fonda nei rapporti con i non rom, igaggi. Non considerare ciò è stata unaforzatura che ha mutato il carattere del-l’accoglienza minando la reciproca possi-bilità di conoscenza. Il concetto di noma-de applicato indistintamente ha permes-so la destrutturazione delle accoglienzesperimentate, fornendone gli argomentiutili alla non considerazione e riconosci-mento dell’altro. I cittadini sinti senza ca-sa sono stati collocati nei campi “noma-di”, i rom jugoslavi immigrati alla fine de-gli anni “80 non sono stati riconosciutilavoratori migranti ma “nomadi” e i Cen-tri di prima accoglienza riservati a lorosono stati e sono ancora campi “noma-

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Sotto: accampamento profughi bosniacilungo il Reno, inizio anni ’90(foto N. Motta)

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Gsistemi informativi attualmente esi-stenti non permettono di calcolarecon precisione la presenza della popo-

lazione Sinta e Rom sul territorio. È so-lamente possibile una stima di detta po-polazione nei campi, visto che da vari an-ni la Regione Emilia-Romagna promuoveuna rilevazione statistica ad hoc.

Pr14è v 7378v 3ttr7 è32rùè3 8v1436r2vvSul territorio della provincia di Bologna,al 30 novembre 2006, risultano com-plessivamente 11 campi Sinti o Rom - lostesso numero riscontrato nella rileva-zione immediatamente precedente ed incalo rispetto al medio periodo.

8 sono i Comuni interessati.I campi censiti sono nei seguenti Comu-ni e Quartieri:• distretto di Bologna: Quartieri di Navi-le, San Donato, Savena e Borgo Panigale;• distretto di Pianura Ovest: Comune diCalderara di Reno;• distretto di Pianura Est: Comuni di Bu-drio, Granarolo dell’Emilia e CastelMaggiore (quest’ultimo campo è gestitodal Comune di Bologna);• distretto di Casalecchio di Reno: Co-muni di Casalecchio di Reno e di SassoMarconi (quest’ultimo campo è gestitodal Comune di Bologna);• distretto di San Lazzaro di Savena: Co-mune di San Lazzaro di Savena.I distretti di Imola e di Porretta Terme

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riferiscono di non avere campi sul pro-prio territorio.In 22 Comuni si è verificata, nel 2006, lasosta occasionale o temporanea di po-polazioni Sinte e Rom (sebbene non siasempre facile conoscere l’appartenenza‘etnica’ della popolazione migrante).Si tratta nella totalità dei casi di Comunidi Pianura e prima Collina, soprattuttolungo l’asse della Via Emilia.36 Comuni dichiarano esplicitamenteche sul proprio territorio, nell’arco ditempo considerato, non vi sono stati nécampi né soste occasionali o tempora-nee di popolazioni Sinte e Rom.

a cura di Raffaele Lelleri, responsabileOsservatorio delle Immigrazioni di Bologna

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di”, i profughi della Jugoslavia in guerra, ri-conosciuti profughi con molti e plurien-nali ritardi poiché rom ovvero “nomadi”,e, una volta accolti, sono stati collocati incentri di accoglienza profughi che hannola stessa struttura dei campi “nomadi” a

tutti gli effetti. Oggi i cittadini rom, euro-pei, rumeni ma non solo, sono considera-ti “nomadi” e cioè non cittadini se è veroche sul loro “nomadismo” si basano sia leespulsioni verso il paese di provenienza,sia i pogrom giustificati dalla impossibilità

di distinguere fra responsabilità persona-le e collettiva. Il “nomadismo” costruitoper “riconoscere” i rom ha reso la loropresenza ancor più marginale e insosteni-bile socialmente, rafforzando i pregiudizie le stereotipie. �

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GRom sono esclusi anche dalla storia,una storia che li ha visti perseguitaticome delinquenti senza delitto, e pro-

prio per questa condizione, svuotati diogni capacità di reazione e di ribellione.Un popolo che ha scelto di difendersiscegliendo spesso di rendersi invisibilenel silenzio, di resistere davanti ad unaperdita di cultura e di identità che sem-bra diventata ormai inesorabile.

d32 73ù3<è2zr6èC'è molta confusione in merito alle de-nominazioni che si utilizzano per definir-li e spesso sono espressioni generiche,inesatte o molto riduttive, rispetto aduna realtà complessa ed articolata. C'èun modo che hanno usato i non-Zingariper chiamare queste popolazioni: Zinga-ri, Tzigani, Gitani, Bohémiens, che veico-lano spesso antichi stereotipi, senza daredefinizioni precise. Dal termine -ihadSK’deh, con cui si designava in Grecia unasetta eretica proveniente dall'Asia Mino-re, derivano i nomi Zingari, in Italia, Zi-geuneur, in Germania, Tsiganes, in Fran-cia…Altri gruppi vennero chiamati 6Sa’oaKda; alcune regioni della Grecia da lorofrequentate erano infatti denominate"Piccolo Egitto", per la fertilità della ter-ra. Da qui Iq'huq, I…wzqmz,Iq'h uvzS Aquesti si aggiungono anche altre espres-sioni peggiorative e stigmatizzanti, relati-ve allo stato di vagabondi ed erranti, e alloro modo di vita, come per esempio HK’SKdiPh, HKSKLldNPd , CecKN a, @iadPgKdih,spesso usate dalle amministrazioni locali.Gli Zingari non sono soliti usare questotermine per definirsi, se non nel caso incui si rapportino con dei non-Zingari, da

cui l'hanno appreso. Essi hanno altri mo-di per riconoscere la loro appartenenza:Rom, Sinti, Manouche, Kalé, Romanichals,ognuno dei quali fa riferimento solo alproprio gruppo senza riconoscere un in-sieme comune. Per questo motivo risul-ta essere molto difficile offrire una visio-ne globale della società zingara che cor-risponda a quella che hanno i suoi mem-bri. Ogni gruppo però designa in modomolto preciso i sottogruppi che lo com-pongono, considerando gli altri come ca-tegoria generica; tutti quelli che non ap-partengono al gruppo, ad esempio, sonochiamati "gagi", l'ampia categoria dei non- Zingari, gli stranieri, che determina ilprimo confine tra il mondo "proprio" equello esterno. Questi sono solo alcuniesempi della complessa articolazioneche forma la società romanì e credo chela consapevolezza di tale complessitàpossa aiutarci a superare la banalità e lasuperficialità con cui spesso trattiamoquesta cultura e i suoi appartenenti.Un discorso a parte merita l'ormai tanto

diffusa denominazione di "nomade", chetrova posto accanto alle espressioni qua-li "di colore" o "extracomunitario", checi vengono in aiuto quando si vuole assu-mere un atteggiamento meno discrimi-natorio e più democratico e politicallycorrect nei confronti di una realtà o dialcuni soggetti…che non si sa comechiamare. Spesso viene definito nomadechi da generazioni vive stabilmente in ca-se o appartamenti, come nel caso dimolti Rom della ex-Jugoslavia, che nellacondizione di profughi sono costretti avivere per anni in roulotte. Al contrario,molti gruppi di tradizione nomade, comei Sinti Giostrai, hanno una residenza fissa,nelle aree attrezzate per la sosta, chepuò durare anche tutta la vita. L'espres-sione "campo nomadi", dove campo hauna connotazione di stabilità forzata enomadi quella di libertà di viaggiatorisenza fissa dimora, è un esempio dellecontraddizioni e della confusione con cuila società affronta le problematiche checoinvolgono le popolazioni dei Rom edei Sinti.

nè:v6v rèùè1è8èuvùùrtè88AParlare di Rom significa anche parlare didiritti, diritti negati, di sicurezza e quindianche di città, proprio per il loro esserecollocati ai margini, fuori, oltre quei luo-ghi in cui si vivono le relazioni, le decisio-ni, la vita…Ma la città è fatta di luoghi che respingo-no, che precludono, in cui si escludonocostantemente categorie di persone chenon trovano una loro collocazione, sonole minoranze che è come se fossero inpiù, persone superflue, non collocabili,

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non impiegabili in nessun tipo di lavoro.L’emarginazione nei confronti di chi sitrova nel gradino più basso della scalasociale e del processo produttivo e dichi ha sviluppato valori, relazioni e visio-ni del mondo che non sono quelli dellamaggioranza non porta solo alla negazio-ne del diritto all’autonomia e all’autoaf-fermazione tramite il lavoro, le risorseeconomiche e l’accesso ai beni comuni,necessari per accedere alla cittadinanza,ma soprattutto alla negazione della pos-sibilità di scelta e alla libertà che occor-rono ad ogni individuo per costruire lapropria identità, personale e sociale.

Zùsè73z23 uè196èRoberto Escobar in “Metamorfosi dellapaura” scrive:“in Europa, milioni di don-ne e di uomini fanno pagare ad altri uo-mini e altre donne il prezzo di una pau-ra che vive sui confini”. Noi viviamo in-fatti nelle città assediate, come violenta-te da una migrazione epocale, da un’inva-sione barbarica; da questo deriva un in-nalzamento del pregiudizio che esercitia-mo nei confronti di chi consideriamo eabbiamo collocato fuori da questo confi-ne, che ci dà sicurezza, che limita la no-stra precarietà e rinforza il nostro biso-gno di ordine. La paura dell’altro, del di-verso si trasforma in ordine e sicurezza,che vogliamo ottenere e mantenere at-traverso meccanismi crudeli che sempli-ficano l’eccessiva e spesso non graditacomplessità del mondo. Ci serviamo in-fatti di semplificazioni che gettano la no-stra paura fuori dai nostri confini (pensa-te a dove sono collocati i cosiddetti“campi nomadi”…) ai margini, consen-tendoci di localizzare FUORI il nemico,lo straniero che diventa il capro espiato-rio. Forse i cosiddetti zingari sono pernoi i nemici principali, per il fatto di nonavere patria, di attraversare territori difrontiera, passare attraverso gli stati. Lipercepiamo come invasori anche quan-do le migrazioni sono dovute non ad unfolckloristico e romantico girovagare ma

l’identità che sta dietro alle minoranze…che vuol dire dare loro la possibilità diesprimerla, finanziare e sostenere possi-bilità di espressione e di vivere una cul-tura; la seconda va verso un lento pro-cesso di inclusione che passa attraversol’assimilazione. L’impressione che si ha, inquesto momento è che questi gruppi sitrovino in una situazione forzatamentestretta tra esclusione e assimilazione:conservare le proprie abitudini di vita eaccettare la progressiva ghettizzazione orinunciare agli aspetti più significativi del-la propria cultura. Isabel Fonseca in “Sep-pellitemi in piedi. In viaggio lungo i sen-tieri del popolo Rom” dice: “il miracoloè che gli Zingari in complesso siano so-pravvissuti a un’assimilazione che hasempre significato resa”. Attualmentel’incontro con il popolo rom, quando av-viene, non avviene mai attraverso il rico-noscimento della loro cultura: avvienecon due modalità, che sono un prenderequello che vogliamo, un rifiutare quelloche non accettiamo. Sta a noi la respon-sabilità di trovare una terza possibilità…

* ricercatrice del Dipartimento di Scienzedell’Educazione - Università di Bologna

a persecuzioni, fughe da guerre…Spesso sono i perseguitati che noi scam-biamo per invasori, ignorando che i per-secutori siamo noi. Sembra che più ten-tiamo di erigere muri più si insinua il pe-ricolo della diversità, e quando ci accor-giamo che l’altro ha già varcato la portaed è tra noi, allora dobbiamo rendere inostri pensieri più radicali, più duri…Il distinguere un dentro da un fuori, lacontrapposizione con chi è straniero, ne-mico ci dà la possibilità di vedere nel suodisordine il nostro ordine, nella sua disu-manità la nostra umanità, nella sua illega-lità il nostro rispetto delle leggi, il nostroessere tutti d’accordo. Questa semplifi-cazione ci rende più coesi, in un proces-so di semplificazione che rende più uniti,trasferendo i problemi sull’alterità. Ed èproprio questa alterità che diventa un in-sieme omogeneo, con le stesse caratte-ristiche che accomunano tutti nell’esse-re delinquente, sporco, violento, ladro…In questa omogeneità si nasconde l’invi-sibilità delle culture e delle diverse iden-tità non riconosciute. Sotto la denomi-nazione di Rom, o nella definizione dinomade chi c’è? Ci sono i Rom rumeni,di recente immigrazione, i rom italiani,quelli che non sono mai stati nomadi,quelli che sono nomadi stagionali permotivi lavorativi, i gruppi provenienti daiBalcani a seguito della guerra in Bosnia,quelli che non hanno mai vissuto in unaroulotte…Spesso confondiamo l’espressione pro-fonda di un disagio o della disperazione,che nasce da una condizione di degradoe di povertà, con l’espressione di unacultura. Gli IadSKga fantasmi cheincarnano ogni brutto sogno del-la città spaurita, sempre più spes-so si nascondono, quasi per volerresistere ad una lenta agonia “cul-turale” o per avere anche una mi-nima possibilità di integrazione.Purtroppo abbiamo davanti a noisolo due direzioni: la prima èquella di riconoscere la cultura,

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In questa e nella pagina a fianco il campo rom di via delle Voltecondiviso con gli animatori del Giovanni XXIII

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Èil pakistano Asif Raza il presiden-

te del Consiglio dei cittadini stra-nieri e apolidi della Provincia di

Bologna. L’elezione è avvenuta IL 10aprile a Palazzo Malvezzi durante la ter-za seduta del Consiglio, presieduta dalpresidente del Consiglio provincialeMaurizio Cevenini e della Commissioneelettorale che ha certificato la regolaritàdella competizione e ha convalidato glieletti. Alla seduta è intervenuto anchel’assessore alle Politiche sociali, GiulianoBarigazzi. Il presidente parteciperà allesedute del Consiglio provinciale in rap-presentanza delle diverse comunità. Nel-la seduta sono stati eletti anche i com-ponenti dell’Ufficio di presidenza e i rap-presentanti del Consiglio degli stranieriche parteciperanno ai lavori del Nuovo

Circondario Imolese. Il Consiglio deglistranieri è stato eletto in libere elezioniche hanno visto la partecipazione di ol-tre 9.200 elettori, dei circa 43.000 uffi-cialmente residenti nella provincia di Bo-logna: una partecipazione al voto supe-riore al 21%, con una percentuale di po-co inferiore al 17% tra le donne e del25,2% tra gli uomini, che è stata conside-rata buona da tutti gli osservatori e dibuon auspicio per il futuro. Alla compe-tizione elettorale hanno partecipato ben32 liste con 275 candidati. Il Consiglio,che sarà composto da 30 consiglieri inrappresentanza delle numerose comuni-tà, è il primo organismo elettivo di rap-presentanza della popolazione stranieradella provincia di Bologna.

Pàè7323ASIF RAZA, è nato il 02/05/1973 a Laho-re, Pakistan dove ha frequentato lescuole conseguendo una Laurea breve inIngegneria chimica presso l’Islamia Col-lege Civil Line.Vive a Bologna dal 1994 e da allora si oc-cupa di mediazione linguistica e cultura-le. Attualmente svolge attività di consu-lente finanziario in special modo perl’accesso da parte delle fasce sociali piùdeboli al credito bancario.Da sempre, seguendo una passione perla politica, svolge attività di mediazionefra le istituzioni italiane e le varie comu-nità straniere presenti sul territorio. Atal fine, ha frequentato corsi di specializ-zazione in “Immigrazione e sicurezza”(Comune Bologna, Cospe e Min. Int2000) e in “Mediazione linguistica e cul-turale” (Cefal, Cdlei e Rer 2001-02).È Presidente della “Comunità pakistana”a Bologna e provincia, e Segretario della“Federazione Pakistana in Italia”, cheraccoglie sul territorio nazionale 40 as-

sociazioni. È inoltre membro della Con-sulta per il Ministero dell’Emigrazionepakistana e collabora con l’ambasciatadel Pakistan per la tutela dei cittadini pa-kistani residenti in Italia.Parla punjabi (madrelingua), urdu (linguanazionale pakistana), hindi, italiano e in-glese, arabo.

ZAKIRI MOHAMED, è nato in Marocconel 1963. Padre di due figli, un maschio di11 anni e una femmina di 7. È in posses-so di un diploma di scuola superiore.In passato ha lavorato come operaio ecome impiegato.Attualmente lavora pres-so l’ufficio Ml hiecPg’hPgmaMP di un’aziendamultinazionale americana.Da circa cinque anni ha iniziato a lavora-re nel campo dell’associazionismo, ed èpresidente dell’“Associazione culturaleislamica di Baricella” fondata nel 2004.Conosce l’arabo (madrelingua) il france-se e l’italiano. �

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ELETTO IL PRESIDENTEDEL CONSIGLIO

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Ia Cineteca di Bologna ha promos-so un nutrito carnet di eventi perla primavera e l’estate con due fe-

stival: “Slow Food on Film”, inedita ma-nifestazione che approda nella nostracittà dal Piemonte e l’ormai consuetoappuntamento con “Il Cinema ritrova-to” che anche quest’anno propone re-trospettive su autori classici del cinemarestaurato, per allietare l’estate in PiazzaMaggiore.

Tv78è:rùiù3; T33uL’intera cittadella della Manifattura delleArti di Bologna è stata attraversata dal 7all’11 Maggio dall’energia delle immaginie degli eventi enogastronomici voluti dalmovimento Slow Food e dalla Cineteca.Si tratta di un Festival che propone inmaniera nuova e urgente un confrontointernazionale sul cibo attraverso i piùimportanti linguaggi audiovisivi dellacontemporaneità, tra cinema e televisio-ne. La sede internazionale dell’associa-zione Slow Food si trova a Bra in Pie-monte, dove nel 2002 il direttore delFestival Stefano Sardo decise di pro-muovere l’associazione raccogliendouna serie di cortometraggi sul tema,creando un festival che negli anni si è ri-velato una grande risorsa cinematografi-ca, con materiali provenienti soprattut-to dal cinema indipendente. Slow Food èun movimento altamente qualificante,con la sua attenzione al cibo, all’ecologiae all’ambiente, con un attenzione straor-dinariamente politica, in una società co-m’è la nostra fortemente globalizzata.La Cineteca di Bologna ha accolto ilprogetto di Slow Food con un grandeFestival, il cui scopo è stato quello dipresentare non tanto un cinema dagrande gourmet, quanto una panorami-ca a trecento sessanta gradi sulla produ-

zione del cibo, sulle sue dinamiche eprblematiche, con un taglio fortementesocio-economico e politico: la produzio-ne del cibo è diventata uno dei proble-mi di maggiore impatto ambientale delpianeta. L’attitudine consumistica versoil cibo, tipicamente americana, e che og-gi riguarda anche i grandi soggetti comela Cina e l’India, sta distruggendo il pia-neta: la produzione massificata di frutta,verdura, bovini, animali da allevamento,sta depauperando le risorse del pianeta,facendo perdere la stagionalità, la cultu-ra delle diversità, modificando l’ambien-te e in sintesi la vita.

ZùPè2v1r hè863:r83Il Cinema Ritrovato, festival promossodalla Mostra Internazionale del CinemaLibero e dalla Cineteca del Comune diBologna, anche quest’anno invita a Bolo-gna gli appassionati di cinema di tutto ilmondo,da sabato 28 giugno a sabato 5 lu-glio, in Piazza Maggiore, a Bologna. La se-zione più ampia e spettacolare è dedicataa Josef von Stenberg, uno dei più grandi

registi mai esistiti, l’uomo che inventò“Marlene Dietrich” (e della star si ve-dranno appunto i sei film che Stenberg di-resse in America), autore di un importan-te e meno conosciuto corpus di operemute, presentate in retrospettiva integra-le. I film stemberghiani con Marlene Die-trich spalancano le porte di un universoimmaginario che spazia dalla Cina allaRussia Imperiale dal Nord Africa fino al-l’Austria e alla Spagna, con Marlene neipanni di spia, avventuriera, cantante, impe-ratrice. Star del muto del programma2008 sarà Emilio Ghigne (1879-1930),creatore dell’oscuro personaggio Za lamort, autore di “I topi grigi” (1918), atto-re e regista di enorme popolarità neglianni dieci. Con la sezione “Forze irresi-stibili, attrici comiche e suffragette”(1910-1915) il Cinema Ritrovato prose-gue l’esplorazione delle origini del cinemacomico, quest’anno osservato da un’otti-ca femminile. Prosegue anche il lavoro delCinema Ritrovato intorno a Charlie Cha-plin: con un omaggio dedicato a MontaBell si inaugura quest’anno una sezioneche potremmo chiamare “filiazioni chapli-niane”. Un nuovo omaggio a casaWarnerapre la “sezione sonora”: molti saranno ititoli realizzati dai vari registi della Majornegli impetuosi anni Trenta. E ancora sivedranno i lavori di Giovanni Guareschi, iltalento di Fernandel e un appuntamentocon il Cinema Scope. �

OBPPDELD D CFLDI BBOLOGNA GRAZIE AL

LAVORO DELLA CINETECAACQUISTA “SLOW FOOD ONFILM” PER PARLARE DICIBO. CONTINUAANCHE L’IMPEGNOPER IL FESTIVAL

“IL CINEMA RITROVATO”CHE ACCOMPAGNERÀ

LE NOTTI ESTIVEuècèt3 ùN6zv283

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Dbbe un’anima visionaria, fu unsognatore, e viaggiò pochissi-mo. Come Morandi, come

Guercino, come Ludovico. Ma tra lepareti di casa e nelle sale dell’Accade-mia, Antonio Basoli, NPhaSdPg, sceno-grafo, pittore di paesaggio, il mondo lopercorse tutto, con la fantasia, e sispostò oltre i limiti dello spazio. Del-lo spazio e del tempo, perché inventò,con le sue vedute, luoghi straordinari,“superluoghi” mai visti che sconvolse-ro la tradizione. Letture bibliche, libridi viaggio, stampe da tutta Europa, e iromanzi di Walther Scott. Così ali-mentò l’immaginazione, liberandolanella pittura, nella grafica, nell’incisio-ne. Così, nel bPi iPgadS del suo -bRKLPie ,simbolico e misterioso, ecco Babiloniache si sposa con l’Egitto, l’antica Gre-cia che si confonde nella Cina, mentreil gotico convive con l’oriente. Il suolinguaggio classico punta ad un lin-guaggio nuovo.Anzi, più che nuovo, dafilm, visto che le sequenze della GiegaKadRadaiK si aprono sulle sue vedute. Ef-fetti speciali nel genere RKdiKhn, sor-prendentemente moderni nel :gK dNPehhPgmKiegae Khigedec aMe NPbbK0adK

DSDLRF ESOTICO E STRAVAGANTEANTONIO BASOLI VISITÒ CONL’IMMAGINAZIONE L’INTERO

MONDO NEL SEGNO DI UN’ARTEA TUTTO CAMPO

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fogli da una selezioneda oltre diecimila car-te, catalogate e restau-

rate dalla Fondazione Ca-risbo, sostenitrice dell’ini-ziativa. Corposo il catalo-go, con saggi di AndreaEmiliani, Alessandra Bor-gogelli, Anna Maria Mat-teucci, Vincenza Scassella-ti e altri esperti di setto-re; oltre, beninteso, allecuratrici. Proprio la Fon-dazione, che ha prestatoper l’occasione numerose

vedute, ha scelto di estendere il percorso attra-verso le immagini di Bologna con una rassegna ditele allestite in palazzo Saraceni. HPNl iP LebeSdPha

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(1847), degno del GaSde’gP NPSba-d Pbba, e una se-rie inesauribile di am-bientazioni. Che si

estesero anche agli interni. Neogotico, neoclassi-co, neoromantico: l’“antisintassi” eclettica con laquale il nostro innescò la modernità, offrendonuovi scenari. Che erano quelli, raffinatissimi, peri rituali dell’alta borghesia, balzata alla ribalta conl’arrivo dei francesi. Fiori, ghirlande, piume legge-re. Non solo muri dipinti e infissi decorati, ma an-che arredi, suppellettili, drappeggi, suggestioni dal-l’antico. La sua produzione diventò di moda, fu unprogetto totale e un anticipo -un altro!- della ge-stione globale degli spazi. Molte idee gli venivanodal Palagi, pittore, amante dell’antico e progettistastraordinario che come lui frequentava il salottodi palazzo Aldrovandi, il “gotha” dell’intellettualitàbolognese. Certo, fu un gran giorno quando scar-tò dal proprio studio “tutte le cose barocche”,come lui stesso confessò nella sua HaiK -gi ahiaMa.Ma per fortuna “gli uomini sono troppo amantidella varietà per godere d’una medesima decora-zione”, scriveva Piranesi. Il bello diventava unamissione che gli artisti si proponevano, e per luiera un dovere, nella sua qualità di docente all’Ac-cademia: la prima, in Italia, tra quelle rifondate daNapoleone. Questa “storia infinita” è oggi prota-gonista di una mostra organizzata dall’Accademiadi Belle Arti con l’Accademia Clementina, il Co-mune di Bologna e la Soprintendenza per il patri-monio storico artistico di Bologna, per cura di Fa-bia Farneti e di Eleonora Frattarolo. Sono circa200 le opere presentate: una trentina tra dipinti e

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3KbHKdmaiPbbaK :aemKdda.e bNadaè il titolo della mo-stra, curata da Beatrice F.Buscaroli. Un itinerarionel tempo, dove la città delle due torri appare inscorci fedeli o di fantasia, con le sue feste, i suoicortili, i suoi canali: una rete d’acque alla quale lamostra dedica una sezione particolare, illustratada Angelo Zanotti, autore di un saggio nel catalo-go a stampa insieme ad Alessia Marchi, MirkoNottoli e la Buscaroli. �

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la guerra era là. Fu richiamato e manda-to come tenente di complemento sulfronte jugoslavo alle Bocche di Cattaro.In soli due anni, tra il 1943 e il 1945, pri-ma “inventò” la guerra partigiana in pia-nura e nelle valli, conquistò la fiducia de-gli Alleati (che a guerra finito lo avrebbe-ro decorato con la medaglia d’oro al va-lor militare), del nuovo governo italiano(il primo con dentro i comunisti) e per-fino del “re di maggio”, Umberto II di Sa-voia. Quindi guidò la 28^ Brigata Gari-baldi “Mario Gordini” fianco a fiancocon l’VIII Armata alla liberazione di Ra-venna e della fascia adriatica fino alleporte di Venezia.Nel dopoguerra diventò poi uno deiprotagonisti della rinascita democraticadell’Italia dopo il Ventennio: un “monu-mento nazionale”, anche se – modesto e

riservato com’era - non gli piaceva chelo si dicesse.“Io non sono un eroe - diceva sempre -la Resistenza senza il sacrificio e il soste-gno della popolazione civile non ci sa-rebbe stata; il merito del successo dellalotta di liberazione è di quella genteumile e coraggiosa”.R3:v B t31è2tèr8r ùr79r r::v289A6r r28èyr7tè78rMBIn casa, in parrocchia e al bar, negli am-bienti che frequentavo.Venivo da una fa-miglia antifascista. Ero amico d’infanziadi Benigno Zaccagnini. Poi avevo cono-sciuto persone come Giuseppe D’Ale-ma, il papà di Massimo, che allora facevail segretario in clandestinità della federa-zione Pci di Ravenna, e Gino Gatta, chepoi sarebbe diventato il primo sindacocomunista di Ravenna. Ma allora non sa-pevo nemmeno che fossero dirigenti delPci.Alla politica attiva mi avvicinai con laguerra di Spagna, nel 1938-39.Al Partitocomunista mi iscrissi più tardi, dopo l’8settembre 1943. Quando cadde Musso-lini, ero ricoverato all’ospedale militaredi Bari e ricordo che ci fu una esplosio-ne di gioia fra i militari e il personale.Qualche giorno dopo ottenni una licen-za di convalescenza di 40 giorni e rien-trai a Ravenna. Era l’8 agosto. E non ave-vo più nessuna intenzione di mettere ladivisa militare.S t37r yvtvMFrequentavo i ritrovi di un gruppo di an-tifascisti ravennati. Noi giovani comin-ciavamo a pensare alla lotta armata.Allafine di agosto, a casa mia, ci fu un primoincontro con alcuni militanti comunisti

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LO SCORSO GENNAIOSI È SPENTO A RAVENNA

ARRIGO BOLDRINI,IL LEGGENDARIO

COMANDANTE “BULOW”INVENTORE DELLA

RESISTENZA IN PIANURA.AVEVA 92 ANNI.LO RICORDIAMO

PUBBLICANDO ALCUNISTRALCI DI UNA

DELLE SUE ULTIMEINTERVISTE

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Gl Consiglio provinciale ha reso onorecon un minuto di silenzio alla figura diArrigo Boldrini, “indiscusso protago-

nista della rinascita italiana”. Con lui, hadetto la presidente Beatrice Draghetti,“se n’è andato uno dei padri della no-stra Costituzione, un grande italiano”.Era figlio unico di un vetturino mezzoanarchico e mezzo repubblicano che la-vorava tra piazza del Popolo e la Stazio-ne di Ravenna, prima con la carrozza e icavalli, poi con un vecchio taxi a moto-re, e di una casalinga. Da ragazzo avevafrequentato la parrocchia e lì, giocandoa pallone, era diventato amico di Beni-gno Zaccagnini. A vent’anni, nel 1935 sidiplomò perito agrario a Cesena, fece ilservizio militare e andò fino a Napoliper trovare lavoro, nel suo campo, alConsorzio cerealicolo. Quando scoppiò

Nella pagina a fianco il comandante Bulow (a sini-stra) con i comandanti della V Armata britannica

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di Alfonsine. Decidemmo di reperire ar-mi per poter organizzare la guerriglia inprevisione di una crisi generale.f3 èr66è:Cù’K7v88v1s6 v?Eravamo al caffè “Grande Italia” di Ra-venna, quel giorno. Io ero armato. Inpiazza c’era molta gente. Gli amici delbar mi convinsero a parlare alla folla. Poila polizia intervenne per caricarci.Un’operaia mi aiutò a fuggire: ricordoche mi caricò sulla sua bicicletta e miportò in una casa sicura. Era NatalinaVacchi, che il 25 agosto del 1944 sareb-be poi stata impiccata dai nazifascisti aRavenna, sul Ponte degli Allocchi. Neigiorni successivi all’armistizio cominciòa prendere forma la lotta clandestina, laresistenza organizzata….Nelle grandi città - a Bologna, Milano,Torino - si formarono i primi Gruppid’azione patriottica (Gap), mentre inmontagna nascevano i primi gruppi par-tigiani. L’anima di quel movimento eraovunque il Partito comunista. In queigiorni il massimo dirigente del Pci raven-nate, Ennio Cervellati, mi chiese di dedi-carmi all’attività militare. Fu una sceltadifficile, ma accettai. Qualche tempo do-po, nel dicembre ’43, il comandante del-la Brigata Garibaldi di Bologna e coordi-natore regionale delle formazioni parti-giane, Ilio Barontini, venne a Ravenna

per incontrarci: voleva sapere cos’eraquella resistenza nelle valli di cui si par-lava in giro.Z28r283 v6r 2r8r ùr hv49s sùètr uèir ùC- èùhv v Oru3zùè3 7èv6r23 6èy9Azèr8èr O6è2uè7èùèsv6r8r urzùèNùùvrA8è v èùz3:v623 è8rùèr23 r:v:r uèAtàèr6r83 z9v66r rùùrUv61r2èrBS ùrhv7è78v2<r t6v7tv:r?Il movimento partigiano crebbe conl’appoggio della popolazione. I nostri ri-fugi erano le case dei contadini. Le riu-nioni le facevamo nelle loro stalle. I ri-schi per le famiglie che ci aiutavano era-no enormi. Se i fascisti e le truppe tede-sche li scoprivano, nella migliore delleipotesi gli bruciavano le case… Molti fi-gli di mezzadri e contadini si unirono anoi che erano ragazzi, con il consensodelle loro famiglie. Le donne, poi, eranoeccezionali: le più motivate contro il fa-scismo, l’occupazione tedesca, la guerra.Ci diedero un aiuto grandissimo, si offri-vano per fare le staffette... Non è maicapitato che i partigiani siano stati tradi-ti dalle famiglie dei civili.Vorrà pur direqualcosa, no? Nel ravennate i nazifascistihanno compiuto oltre 70 eccidi, con cir-ca 450 vittime. Quando ci penso sentoancora come un pugno allo stomaco.Eppure, nonostante tutti quei morti néallora né dopo la guerra nessuna fami-

glia è venuta a rimproverarmi. Mai unoche mi sia venuto a dire: siete stati voi iresponsabili....g9 r2u3 tèy9èù46è13 t328r883 t32zùèNùùvr8èMAlla fine di novembre. Cervia era stataliberata il 22 ottobre. In città erano en-trati per primi partigiani e canadesi. De-cidemmo di organizzare un viaggio viamare, aggirando le linee tedesche, perraggiungere il comando dell’VIII Armata.Partimmo la sera del 18 novembre conuna barca a remi: eravamo in nove, settepartigiani più due piloti inglesi fuggiti daicampi di concentramento e da temporifugiati in Romagna. Per vincere il fred-do e la paura portammo con noi una da-migiana di vino…UùèNùùvr8è4v6C 232 r:v:r23 2v7A792r y6v88r uèr:r2<r6v :v673 236uv t328è29r:r23 r z9r6ur6v t32 73A74v883 èù13:è1v283 4r68èzèr23?Le loro motivazioni e le nostre eranomolto diverse. A premere per la libera-zione eravamo noi. La prima preoccupa-zione degli Alleati era invece quella dinon avere vittime. Ricordo che il co-mandante canadese mi disse:“Preferiscoperdere tutti i miei carri armati piutto-sto che un solo soldato”...Poi scattò l’ora della liberazione di Ra-venna…Sì, il messaggio arrivò nella notte tra il 2e il 3 dicembre ’44. La comunicazionediceva: ”ora zero”. Era il segnale stabili-to per attaccare: noi dovevamo muover-ci da nord, da Sant’Alberto fino al mare;gli alleati da sud. L’operazione Alleata sichiamava Chuckle (risatina). All’alba del4 dicembre scattarono le operazioni.Noi riuscimmo a mettere in campo tragli ottocento e i mille partigiani nella zo-na attorno a Ravenna. La sera dello stes-so giorno Ravenna venne liberata. Libe-rata dai partigiani.-d MUP aced l cPd ia NPbbKMai i r PgKde hKbma,GKbmKia NKafKgiaSaKdaMUP MedmadhPgeSba-b’bPKiaNPbbKdPMPhhair Naded LecL KgNKgP bKMaii r , �

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la disabilità, dell’immigrazione e del disa-gio scolastico, con iniziative di ricerca, didibattito pubblico, di formazione dei do-centi e dei dirigenti scolastici. La più re-cente iniziativa è stata la creazione, insie-me all’Assessorato all’Istruzione dellaProvincia, di Aneka - centro per il benes-sere a scuola. Il principio a cui si ispiravaera infatti la ricerca del benessere comeprioritario contrasto al disagio giovanile.Questo principio ha connotato tutte leazioni a cui l’Istituzione Minguzzi ha col-laborato. La presidente della ProvinciaBeatrice Draghetti, anche a nome dellaGiunta, ha ricordato “con gratitudine illavoro del professor Loperfido, la suapassione civile, che lo ha portato a svol-gere negli anni ’70 il ruolo di assessorenella Giunta comunale bolognese e lesue battaglie in prima fila per i diritti deipiù deboli, dai bambini, alle persone condisabilità, agli immigrati”. �

Addlp UL1),t fic1IL CORDOGLIO DELLA PROVINCIA PER LA SCOMPARSA

DI EUSTACHIO LOPERFIDOIL NEUROPSICHIATRA INFANTILE AMICO DEI PIÙ DEBOLI

Re ne è andato il giorno di Pasquadopo 76 anni molti dei quali de-dicati all’impegno professionale,

politico e civile.Veniva da Matera e dopoun periodo all’Università di Bari si trasfe-rì a Bologna dove come allievo del pro-fessor Gentili si specializzò in neuropsi-chiatria infantile. Una qualifica testata sulcampo che lo arricchì di esperienze me-diche ed umane tanto che quando arriva-rono, negli anni ’70, le idee e propostedell’”antipsichiatria” e della lotta alle isti-tuzioni totali, lo trovarono sensibile eaperto ai cambiamenti.Alla fine degli an-ni ’60 cominciò insieme a pochi altri psi-chiatri italiani ad abolire gli psicofarmacie la segregazione dentro le stanze deimanicomi per i bambini “difficili”. Crede-va fermamente per quei ragazzi di cuispesso era l’unico amico nella possibilitàdi una vita attraverso l’accoglienza nellecase famiglia, un lavoro, la condivisione di

spazi e di tempi con l’intera collettività inuna città che se non era a misura di bam-bino - diceva - non era proprio. Nel 1970il sindaco di Bologna, Renato Zangheri, lochiamò come assessore all’Igiene e lui in-ventò quei “distretti socio-sanitari” pri-mo modello e laboratorio della Usl dellafutura riforma sanitaria. Nel 1995 avevaaccolto con entusiasmo la proposta del-la Provincia di dirigere l’Istituzione Gian-franco Minguzzi (incarico mantenuto finoal luglio 2007), riuscendo nell’obiettivo digarantire la continuità nell’attività di do-cumentazione e di servizio pubblico bi-bliotecario nel campo della psichiatria,utilizzando il grande patrimonio accumu-lato nei decenni di attività della Provincianel settore. Allo stesso tempo aveva av-viato un’attività intensa in campo cultu-rale, sociale e scolastico in collaborazio-ne con i rispettivi assessorati provinciali.Aveva in particolare affrontato i temi del-

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Fantasioso, provocatore, sperimentatoreb9èzèe 28r2èè stato il protagonista di unamostra, appena conclusa, dal titolo “Gigan-

te3razzetà7articentauro”, organizzata dal MAMboche così rende omaggio a uno dei maestri ricono-sciuti dell'arte contemporanea. Attraverso un iti-nerario cronologico che si snoda dagli esordi ne-gli anni Sessanta fino ai giorni nostri (Ontani havoluto creare alcune opere proprio in occasionedi questa esposizione), le circa 200 opere in mo-stra illustrano le scelte poetiche di Ontani. Dai vi-deo alla fotografia, dalla ceramica al disegno allascultura, i diversi mezzi espressivi adottati sonosempre ricondotti all'interno di un percorso arti-stico che si caratterizza per l'intima coerenza el'originalità rispetto agli umori dei tempi. Con i ci-cli fotografici delle “24 Ore” e de “I prigioni” che,posti l'uno di fronte all'altro quasi si parlano, l'ar-tista crea giganteschi tableaux vivants in cui su-bito emerge egli stesso quale soggetto pre-diletto in un continuo rimando di edoni-smo e spiritualità. Ontani soggetto e og-getto della propria arte, assume le po-se dei personaggi della storia o delmito, protagonisti di talmente tantiquadri da essere nell'immagi-nario collettivo come im-mortalati per sempre inquella vita ormai solo damuseo: San Sebastiano,Narciso, Leda e il cignotornano alla vita grazie al-

uèOr6sr6r l9 ttèl'estro dell'artista.Così autorappresen-tandosi Ontani met-te in scena un giocoincrociato fra mito e fa-vola, sacro e profano, passa-to e presente. Questo viag-gio nel tempo che già negli anniSettanta gli fa creare i cicli fotografici di-venta un viaggio nella geografia quando cominciaad indossare le maschere, i costumi e gli accesso-ri di civiltà lontane: sempre pronto a mettersi inscena, ad esternarsi in mille guise, a fuggire losquallore del tempo presente, indaga la culturathailandese, indiana, balinese. Lo ritroviamo in te-nute esotiche, avvolto da serpenti, raffigurante dèilontani, sopra ad elefanti, in un vasto repertorio dicostumi, quasi l'opera fosse un palcoscenico e luil'attore. Il suo viaggio nell'immaginario antropolo-

G1AMOENOARI ERPONE

nella colonnina di sinistra:Luigi Ontani, “24 Ore”, 1975

“Le belle statuine Giardini Margherita”, 1968-2003

a sinistra: Luigi Ontani“San SebastianoSagittario”,1996

a destra:“AlnusThaiAurea”, 2002albero di carta pesta

e legno con sei maschere

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AMOC DIOEBAA IMOLALa particolare esposizione, che proseguefino all’8 giugno, e si snoda attraverso unpercorso artistico tra diversi luoghi storici

della città, mostra al pubblico, per la prima volta nella sua interezza,importanti episodi artistici di area imolese databili al periodo gotico.Punto di partenza ed epicentro dell’esposizione è il Museo di SanDomenico, dove sono presentate numerose opere tra dipinti, oreficerie eminiature, testimonianza della varietà e della ricchezza della culturafigurativa imolese di quel periodo. Parte integrante della mostra, all’internodel Museo, anche l’ex Capitolo del convento dove si trovano altri affreschiriscoperti tra i quali un ritrovamento di grande importanza storicoartistica: entro una piccola nicchia sopra l’ingresso, l’affresco di Cristo cheesce dal sepolcro una Imago pietatis, pittura trecentesca riapparsa dopooltre 500 anni e in ottimo stato di conservazione. Il percorso espositivoprosegue in altri due importanti contenitori architettonici, in cui si trovanoi più significativi materiali figurativi ancora in situ: nella ex Chiesa di SanFrancesco, oggi Biblioteca Comunale, sono stati ritrovati in modoinaspettato e riportati a visibilità dopo un lungo periodo di restauro, alcuniaffreschi tra cui il brano pittorico di maggior interesse che raffigura

La Madonna della Misericordia tra angeli e santi;un altro notevole ciclo di affreschi e duesignificative lastre tombali si trovano nellaCappella delle Laudi nella Chiesa di SanDomenico dove, all’esterno, particolare rilievoriveste il grande portale in cotto (1340).InfoTel 0542 60 26 09, Ingresso mostra: 3 euro

http://www.comune.imola.bo.it/[email protected]

gico e folclorico è costellato distravaganti creature: fontane an-

tropomorfe, ragnatele popolate dipersonaggi fiabeschi, luccicanti cera-miche e statue animate in un tripu-dio di colori, simboli, icone, miti. Co-me suggerì Renato Barilli, che lotenne a battesimo in occasione del-la sua prima personale a Milano nel1970,“la sua mente fervida si conce-deva il piacere dell'associazione, ecosì gli oggetti (...) entravano in cor-tocircuito fra loro, si aggregavano, fa-cevano nascere delle ibridazioni dalsignificato sfuggente.” Con questapersonale bolognese, Luigi Ontani,originario di Vergato, torna nella suaterra per inscenarvi con leggerezzae arguzia il suo grande viaggio visio-nario, onirico in un mondo variopin-to e incantato che altro non è che larappresentazione dell'altrove. ■

Luigi Ontani“DandyDelfino”, 2005-2006china e acquerelloprogetto per scultura in vetro di MuranoCourtesy dell’artista

Affresco San DomenicoCapitolo-Portale-imago pietatis

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Un’irruzionenel ’700bologneseL’INCANTO DELLA QUADRERIAE DELLA PREZIOSA RACCOLTA DI OGGETTIDI USO QUOTIDIANO PER UN TUFFOIN UN PASSATO CHE AVEVA ELETTOIL BELLO A SUA IDEA GUIDAuènè2tv2<r fv 6èùùè

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INAUGURATA LA NUOVAPROVINCIALE “SAN CARLO”Sabato 15 marzo è stata inaugurata lanuova strada provinciale numero 19 “SanCarlo”, la radiale che collega direttamen-te Castel San Pietro (e il casello del-l’A14), Castel Guelfo e Medicina allaprovinciale 3 “Trasversale di pianura”. Sitratta di un’opera strategica per la viabi-lità provinciale, una nuova strada di 7chilometri costata complessivamente ol-tre 18 milioni di euro, con finanziamentidella Regione e della Provincia. La “Nuo-va San Carlo” è stata aperta con oltresette mesi di anticipo rispetto al terminecontrattuale dei lavori, fissato per no-vembre 2008.

ELETTROTRENI TRA BOLOGNAE BAZZANONovità e potenziamenti sulla linea dellaSuburbana Bologna-Vignola (FBV) gestitada Atc. Sulla tratta intermedia Bologna-Bazzano sono state attivate otto nuovecorse, quattro per ogni senso di marcia,grazie all’entrata in funzione di due elet-trotreni. Il servizio, che potenzierà quel-lo attualmente in funzione con cadenzadelle corse ogni ora con treni diesel, perora sarà attivo nelle ore di punta deigiorni feriali (dal lunedì al sabato).Per ulteriori informazioni sui servizi FBVCall Center ATC 051-290290 tutti i giorni dalle 7.00alle 20.00Call Center Fer 800-915030 dal lunedì al venerdìdalle 7.00 alle 17.30Siti internet www.suburbanafbv.it e www.fer-online.it

NUOVO CAVALCAVIA SULLA“TRASVERSALE DI PIANURA”Il 5 aprile è stato inaugurato a Sala Bolo-gnese il cavalcavia tra la strada provincia-le 3 “Trasversale di Pianura” e la stradaprovinciale 18 “Padullese”. La Provinciadi Bologna sta portando avanti in questianni una politica di messa in sicurezzadelle proprie strade, a partire dal miglio-ramento degli incroci. La realizzazionedel cavalcavia tra la "Trasversale di Pianu-ra" e la “Padullese" rientra tra questi in-terventi. La sostituzione dell'intersezio-ne a raso con quella a livelli sfalsati, infat-ti, permette di eliminare un incrocio par-ticolarmente pericoloso, migliorando altempo stesso la percorrenza e i flussi ditraffico della Trasversale di Pianura, stra-da di fondamentale importanza per ilterritorio bolognese.Il costo complessivo originario del pro-getto è di 3.850.000 euro, l’opera è sta-ta finanziata con 3.692.667 euro dallaRegione Emilia-Romagna e per i rima-nenti 157.333 euro dalla Provinciadi Bologna.

PRIMO BANDO PERAUTOTRASPORTATORE PERCONTO TERZIGli autotrasportatori di merci e autisti dipullman che hanno maturato un’espe-rienza complessiva di almeno cinque an-ni all’interno di una o più imprese po-tranno godere di facilitazioni procedura-li partecipando all’esame d’idoneità pro-fessionale, nella cosiddetta forma del-l’esame di controllo, rispetto a coloro

che non hanno mai svolto questo lavoroma che intendono sostenere l’esame.Per ottenere il punteggio minimo di se-dici punti richiesti per il caso pratico,l’esaminato con cinque anni di esperien-za dovrà rispondere esattamente ad al-meno il 50% dei requisiti, mentre gli altricandidati dovranno rispondere “in modosufficientemente corretto” ad almeno 3quesiti su quattro raggiungendo il pun-teggio minimo di venti punti.Tenendo conto di questi criteri, la Pro-vincia di Bologna ha pubblicato il primo“Bando pubblico per la presentazionedelle domande di ammissione all'esameper il conseguimento dell'idoneità pro-fessionale per l’accesso alla professionedi autotrasportatore di merci per contoterzi” riservato ai candidati con residen-za anagrafica nella provincia di Bologna.Per partecipare all'esame è necessariopresentare la domanda entro il 7 mag-gio 2008. Il Bando contenente tutte le in-formazioni necessarie ed i requisiti ri-chiesti è scaricabile all’indirizzo webwww.provincia.bologna.it/urp/bandi.htmlLa domanda – compilata chiaramente inogni sua parte – va inviata a mezzo rac-comandata con avviso di ricevimento al-la Provincia di Bologna- Servizio ammini-strativo Pianificazione territoriale e Tra-sporti-Ufficio amministrativo Trasporti(via Zamboni, 13 40126 Bologna), utiliz-zando direttamente lo schema allegato alBando entro la data suindicata.Per informazionitel. 051 6598390.

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In alto a sinistra, il nuovo cavalcavia tra la “Trasversaledi Pianura” e al “Padullese” in località Sala Bolognese.Sopra, l’inaugurazione della Strada porvinciale n. 19“San Carlo”

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Il nuovo portaledella Provinciauèi v6v2r c rè2è

DALLO STUDIO DI UN FOSSILE GEOLOGICODELL’APPENNINO LA COMPRENSIONE DEIFENOMENI SISMICI DEL CILE. NELLARICERCA IMPEGNATI STUDIOSI DEGLI ATENEIDI MODENA, REGGIO E FIRENZEuèi8 vyr23 U6944973

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IL SENTIERO DEI GESSAROLIOhoqvyuh' h lms29 t hyÈv X z'h'h l mlqkh-' h hq Imz zq l qd vsh Symlvzh, “u 'mzvyvz' vyqkv muh'“yhsqz'qkv lq–mu“'v ymkmu'm-tmu' méVq'v lq qtwvy'huÈh kvt“uq 'hyqhQ.E vu qs zvz' mouvl mssh Hvul hÈqvumEhyq-ziv lq 70tq sh m“yv, X z'h'v ymhsqÈÈh'v “uwyvom''v l q ymk“wmyv m–hsvyqÈÈhÈqvumlms zmu'qmyvlmqImzzhyvsq, kpmh'' yh–my-zh qsDvyov lmqImz zqmkpm–muq–h “'qsqÈ-Èh'v l hqtq uh'vyqwmy'yhzwvy'hymqsomz-zv mz'yh'' v lhssmkh–m.Lswyvom'' v ph s’v iqm'' q–v lq ymk“wmyhymshtmtv yqh lmqs“vopqz'vyqkq, 'mz'qtvuq hu-Èh “uqkh lms kqksv lmss’mz'yhÈqvummsh–v-yhÈqvuml msomzzvh Dvsvouh, qsk“qkvt -tmykqv kvz' q' “q–h “uh zvy'h lq t vuvwv-sqv m“yvwmv,mkpmz“s omzzvnvul h qz“vqwyqukqwhsqt vu“tmu' q, hl mzmtwqvsml“m' vyyq, mz'y“' '“y mkvtm qswyqt v kmykpqvlq t“y h. Lu'mulm quvs'ym–hsvyqÈÈhymosqhzwm'' quh' “yhsqz' qkqumsnyh'' mtwv hkkym-zkq“' qmhy'qkvsh' qzqhukpmh zmo“q'v lmsshkmzzqvuml mssmh'' q–q' V wyvl“' 'q–mml ms-s’hiihulv uv l mq'myymuqnquv h uvu t vs' qhuuqnhhukvyh kvs' q–h'q.Cs'yv viqm'' q–v lms wyvom''v X x“mssv l qymulmymhkkmzzqiqsqmny“qiqsqhssh kq'' hlq-uhuÈh “uh zmyqml qs“vopqqtwvy'hu' qwmysh z'vyqh k“s' “yhsmmqlmu' q'hyqhl mssh wv-wvshÈqvum lq dv sh Symlvzh mlmsshz'mzzhkq' ' V l qDvsvouh.

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ORGANI ANTICHICukpmx“mz'’huuv sh 'yhlqÈqvuhsmyhzzm-ouh lq kvukmy'qéRyohuqhu'qkpq,“u wh'yq-tv uqv lh hzkvs'hymQ,oq“u'hhssh–mu'mzq-th mlqÈqvum, hkkvtwhoumyVnquvh l q-kmtiym osqhwwhzzqvuh'q lq vyohuv ml ms-sh t“ zqkh lq x“hsq'V. O’viqm''q–vX nhyhzkvs'hymmyqzkvwyqymhsk“uqlmq'ymkmu-'v 'ymu'h vyohuqz'vyqkqk“z'vlq'q qu kq'' V mums 'myyq'vyqvwyv–qukqhsm,qswq[yqkkv quL'hsqh l h x“mz'v w“u'v lq –qz'h.Info:Associazione Organi antichi, tel 051 [email protected]

APPUNTAMENTI AL MUSEOHquv hss’1oq“ouv, h bqsshVtmyhsl ql qVhuP hyquv l qDmu'q–vosqv,qsP“z mv l mssh kq-–qs'V kvu'hlquh vnnyqyVhsw“iisqkv sh wvz-zqiqsq'V lq –qzq'hymsmwyvwyqmzmÈqvuqmzwv-zq'q–mwhy'mkqwhulv , lq –vs'h qu–vs'h, h sh-i vyh' vyq v h lmo“z'hÈqvuqo“qlh'm.O’qu-'mu'v X x“mssv lq h––qhymhssh zkvwmy'hlmsshz'vyqh lmssmzwmkqhsq'Vohz'yvuvtq -kpmml mosqhu'qkpqtmz'qmyqhy'qoqhuqmhs-sh kvuvzkmuÈhlmqo“z'q lmssm lqnnmymu'q–hyqm'V lq ny“''qkpmzqkvs'q–huvumssh uv-z'yh 'myyh. Smywhy'mkqwhymhssmquqÈqh'q–mquwyvoyhtth X wym–qz'vqszvsv whoh-tmu'v l msiqosqm''vlq quoymzzv hst “zmv.Per informazioni e prenotazioniTel. 051.891050, dalle 9 alle 12 dei giorni feriali

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CENSIMENTO TEATROPER RAGAZZIOhSyv–qukqh lq Dvsvouh X lh 'mtwv qt -wmouh'h z“ quqÈqh'q–mmwyvom'' qk“s' “yhsqyq–vs'q hssàqunhuÈqh. Lu x“mz' v kvu'mz'v ,s’hzzmzzvyh'v E “s' “yh mShyqvwwvy'“uq'Vph kvtt qzzqvuh'v h éOhDhyhkkhQ ù Syv-l“Èqvuq'mh' yhsq,kvu qsz“wwvy'v t m'vl v -svoqkv l mssh HvulhÈ qvumC'my, “uh yqkmy-kh z“s 'mh'yv yhohÈÈqums'myyq' vyqv ivsv -oumzm.Fhssh yqkmykhmzkmqsx“hl yv l q' “' -'msmh'' q–q' V lq 'mh'yv ml qshiv yh'vyqv yq-–vs'mhqyhohÈÈqz–vs'mhss’qu'myuvl ms'my-yq'vyqv iv svoumzmmqsnvy'mqtwmouv lms-smhttq uqz'yhÈqvuqw“iis qkpmh zvz'mumymm x“hsqnqkhym “u qu'my–mu'v k“s'“ yhsmz'y“'' “yh'v mkvu'qu“h' q–v umqkvunyvu'qlmssmwq[ oqv–huqomumyhÈqvuq. Gkkvhsk“uqlh' q, yqnmyq'q hs 2006, kpmzvuv mtmyzq:209 h'' q–q' V wyvtvz zmlhq E vt“uq l msshwyv–qukqh kvu kqykh 1850 qu'my–mu'qm“ukvqu–vsoqtmu' v lq 2300 hl “s' q.

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