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SETTIMANALE 30 APRILE / 6 MAGGIO 2010 CANTIERI SOCIALI ANNO XII N. 14 3 RITRATTO VINCENZO PISO Il regista della destra che comanda a Roma e nel Lazio REPORTAGE COCHABAMBA Acqua al popolo e buon clima a tutto il pianeta Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, CN/BO HAVINTO T. I. N. A. [THERE IS NO ALTERNATIVE]

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Ha vinto T.I.N.A [there is no alternative]

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SETTIMANALE 30 APRILE / 6 MAGGIO 2010CANTIERI SOCIALI ANNO XII N. 14 € 3

RITRATTOVINCENZO PISOIl regista della destrache comandaa Roma e nel Lazio

REPORTAGECOCHABAMBAAcqua al popolo e buon climaa tutto il pianeta

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HA VINTO T. I. N. A. [THERE IS NO ALTERNATIVE]

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REDAZIONEPierluigi Sullo[direttore]Marco CalabriaEnzo ManginiGianluca CarmosinoRosa MordentiGiuliano Santoro

AMMINISTRAZIONEBarbara Pacini

PROGETTO GRAFICOE IMPAGINAZIONELorenzo Sansonetti Antonella Tancredi

HANNOCOLLABORATOEleonora FormisaniSarah Di NellaAnna PacilliMatteo MicalellaCinzia CherubiniRaffaella RussoGabriele SavonaChiara GiaramidaroMarcello WalterBrunoChiara SassoAlberto ZorattiOrnella De ZordoSelene PascarellaRudi GhediniAndrea BagniAnna PizzoAlain BerthoGianni BelloniMarco DeriuPaolo CacciariSara RocuttoAttilio ScarpelliniGuido VialeFabrizio BottiniMarica Di PierriEmiliano ViccaroPalagummi SainathSusanna Camusso

OME LA SCORSA SETTIMANA abbiamo dedicato molte pagine ed energie a ca-pire cosa accade nel posto di confine tra il «territorio» e le «banche», do-ve oggi i leghisti sono in fila con il passaporto [e i voti che hanno preso]in mano, questa settimana ci occupiamo di un certo Vincenzo Piso. Chi

sarà mai? È il coordinatore del Pdl [il Popolo di Berlusconi] nel Lazio, uno che ha co-ronato una lunga traiettoria: da Terza posizione, gruppo neofascista anni settan-ta, a una posizione da numero uno. Un curriculum simile possono esibire molti per-sonaggi, nella nomenklatura berlusconiana di Roma e del Lazio, ad esempio il sin-daco di Roma, Gianni Alemanno. E la domanda è: come hanno fatto, questi giova-notti in camicia nera, marginali perfino dentro il Movimento sociale di Giorgio Al-mirante, sempre sull’orlo della galera per via di accuse di bande armata e simili, se-guaci delle più esoteriche nostalgie littorie o appunto «terze posizioni» [tra Occiden-te capitalista ed Est comunista], organizzatori di Campi Hobbit in tuta mimeticae nipotini [o generi, nel caso di Alemanno] di pensosi organizzatori di sovversioni«nazionali», come Pino Rauti, a diventare: a] padroni del destino di Roma; b] neo-occupanti della Regione Lazio; c] fedelissimi di Berlusconi [anche se qualcuno di lo-ro si è adesso imprevedibilmente schierato con Fini]; d] alleati di ferro, cioè subal-terni a leghisti antinazionali che bruciano tricolori?

Decenni fa, da redattore del manifesto, ho a lungo studiato l’estremissima de-stra: la direttrice del finiano «Secolo d’Italia», Flavia Perina, ancora ricorda - e loha raccontato al Magazine del Corriere della Sera - uno strano giornalista comu-nista che si presentò alle porte del Campo Hobbit, in un paesino abruzzese abban-donato e provvisoriamente ripopolato di tizi con la testa rasata, dicendo: «Buon-giorno, mi dite cosa fate qui?». Una volta ho perfino intervistato Rauti, allora undemonio agli occhi della sinistra. Sono stato al funerale di Almirante, tra selve disaluti romani e con un giovanissimo Fini, il delfino, in lacrime. Insomma, un po’ neso. Eppure, faccio fatica a capire. Non fosse per quel che scrive, in un lungo e im-portante articolo in questo giornale, Guido Viale: non solo siamo immersi in unamutazione antropologica, non solo siamo tutti soggetti alla dittatura dell’ignoran-za, ma sembra aver vinto su tutto Tina [«there is no alternative»]: l’ideologia del mer-cato restringe tutte le ipotesi ad una sola, la sua.

Tocca forse rimpiangere le «terze posizioni» sacrificate in nome di un pragma-tismo che è solo occupazione di quel che resta del potere politico e soprattutto ob-bedienza alle forze economiche, che nel caso di Roma sono, eternamente, i palaz-zinari, i costruttori, gli spargicemento che si sono ormai saldati con «le banche», chequi non sono le fondazioni e gli istituti di credito intrecciati con una economia dei«piccoli», come nel nord, ma la leva e la cassaforte dell’edilizia finanziarizzata, quel-la dove non conta dove e per chi si costruisce, bensì quanto flusso finanziario si puòmovimentare. Tutto quel che Alemanno fa, o non fa, è coerente con questo impe-rativo: credere, obbedire, costruire. All’orizzonte, l’incubo delle Olimpiadi del 2020.Poi, certo, c’è lo stillicidio di idiozie post-cameratesche un po’ razziste e qualchetrombonata «italica», ma sono residui e dettagli.

Pierluigi Sullo

CI post-neo-fascisti

L A L E T T E R A

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C A R T A G E O G R A F I C A

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QUESTA SETTIMANA6 Aria di Cochabamba [MARICA DI PIERRI]12 Vincenzo Piso, il trait d’union [EMILIANO VICCARO]18 La missione di Fini20 La fascia dei suicidi [PALAGUMMI SAINATH]21 Banlieues [ALAIN BERTHO]23 Fairwatch [ALBERTO ZORATTI]24 Isola d’oro [GIANNI BELLONI]30 Euro decrescita [MARCO DERIU E PAOLO CACCIARI]

DEMOCRAZIA KM ZERO34 Il sindaco Vincenzo non molla36 Trivelliamo l’area protetta[ELEONORA FORMISANI]37 Eddyburg [FABRIZIO BOTTINI]

CLANDESTINO40 Gli invisibili di Cassibile[SARAH DI NELLA]43 Antigone [SUSANNA CAMUSSO]

ECONOMIA SOCIALE44 Comunità in cerca di futuro [GIANLUCA CARMOSINO]

POST50 La dittatura dell’ignoranza[GUIDO VIALE]60 Una crisi made in Italy[SARA ROCUTTO]62 Tutta scena [ATTILIO SCARPELLINI]62 Bassa definizione [ANDREA BAGNI]63 Semaforo [MARCELLO W. BRUNO]64 Parabole [SELENE PASCARELLA]65 Fuori gioco [RUDI GHEDINI]

SEGRETERIADI REDAZIONEtel 06 45495659fax 06 [email protected]

ABBONAMENTI E DIFFUSIONEtel 06 45495685

SPEDIZIONItel 0776 832873

NUMERO 14Settimanale dellaCooperativa CartaPresidente Marco Calabria

Iscrizione al Tribunale di RomaReg. Stampa n.548/99del 22/11/1999

Direttore responsabile Pierluigi Sullo

Via Scalo di San Lorenzo, 67. 00185 – ROMA

Distribuzione in edicola: RedsRete Europeadistribuzione e serviziRoma - via bastioniMichelangelo5/A tel.0639745482fax 0639762130

Stampa: Poligrafici il BorgoS.p.Avia del Litografo, 640138 BolognaTel. 051.6034001

Chiuso in tipografiail 26 aprile 2010

La testata fruisce deicontributi statali direttidi cui alla legge 7 agosto 1990, n. 250.

Numeri arretrati:€ 3,00con ccp n. 16972044intestato a: Carta soc. coop. via Scalo di San Lorenzo, 6700185 - [email protected]

PIAGGEIl 25 aprile non si consu-

ma, nonostante il tempo che passa e nono-

stante fischi nelle piazze a ex fascisti oggi «isti-

tuzionali» che sui media diventano teppismo

e aggressione. Sembra che ci sia un vero

boom di iscrizioni all’Anpi, ad esempio, e oggi

l’associazione dei partigiani è popolata di ra-

gazzi. O anche: i movimenti per l’acqua hanno

scelto questo giorno per iniziare la raccolta

delle firme per i referendum: porta bene. E il

25 aprile è tornato a dire messa alle Piagge, a

Firenze, il nostro amico Alessandro Santoro,

prete. Ne era stato rimosso ma il vescovo ha

fatto marcia indietro. Una liberazione.

ADRO A proposito di Liberazione e di

preti, anzi missionari. Scrive il giornale di

Rifondazione che al comune di Adro, ormai

celebre per aver cacciato dalla mensa i bam-

bini i cui genitori non pagano la retta, sono ar-

rivati 700 euro. Serviranno a sfamare almeno

uno di quei bambini. I soldi arrivano dal Con-

go, dalla missione di Giovanni Piumetta, mis-

sionario comboniano che ogni giorno appa-

recchia per 900 persone senza nemmeno

chiedere loro di pagare il conto.

CASERME Un protocollo di in-

tesa: è quello firmato dalla ministra dell’istru-

zione, Gelmini, e dall’amministratore delegato

di Finmeccanica, Guarguaglini. Si chiama

«Tecnici superiori per Finmeccanica». La mul-

tinazionale produttrice di armi apre la strada a

colleghe come AgustaWestland [elicotteri],

Alenia Aermacchi [aerei e radar], ecc. E i co-

mandi militari offrono alle scuole conferenze

utili a proporre l’arruolamento. In effetti, il

mercato delle armi non conosce crisi, e il bi-

lancio della difesa non fa che aumentare. Vo-

lete un lavoro sicuro, ragazzi?

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LA NOSTRA CARTA è prodotta dalla Cartiera verde Romanello senza abbattere un solo albero. Viene utilizzata esclusivamente carta da macero post-consumo privata dell’inchiostro. L'impattoambientale del procedimento industriale è minimo grazie all'utilizzo di detergenti biodegradabili.

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CLIMA Sul sito di Carta abbia-

mo seguito passo dopo passo la confe-

renza di Cochabamba, in Bolivia, sul cli-

ma: un incontro di governi democratici

e movimenti sociali di tutto il mondo

per mettere una toppa al fallimento

molto ufficiale di Copenhagen. In que-

sto numero del settimanale vi raccon-

tiamo [pagina 6] tutto quel che è suc-

cesso. Solita lamentela: quanti media se

ne sono accorti?

CGIL Il 5 maggio si apre il con-

gresso della Cgil, a Rimini, e Carta sarà lì

a curiosare. Ad essere pessimisti, si po-

trebbe però dire che il congresso si

aprirà quattro giorni prima, il primo

maggio, quando per la prima volta in

una lunga serie di città si «romperà il

tabù», come scrive sogghignando il

Corriere della Sera. I negozi resteranno

aperti, e commessi e impiegati non po-

tranno festeggiare – anche solo facen-

do una gita con la famiglia – la giornata

mondiale del lavoro.

ROSARNO Finalmente

una buona notizia: la polizia ha arrestato

lunedì scorso, su ordine della magistra-

tura, 31 persone accusate di aver sfrutta-

to in modo selvaggio i migranti nel lavo-

ro agricolo. Ponendo così, dicono gli in-

quirenti, le premesse per quel che è poi

accaduto nella cittadina calabrese. Ecco:

in questo numero [pagina 40] offria-

mo - a polizia e magistrati, anche - un

buon resoconto di quel che accade a

Cassibile, Siracusa. Non era meglio pre-

venire che reprimere?

VIOLENZA Nel suo duello

pubblico con Berlusconi, Fini ha depre-

cato gli effetti del «reato di clandesti-

nità», a cui evidentemente non pensava,

quando firmò con Bossi la famigerata

legge sull’immigrazione. Gli suggeriamo

un’altra situazione deprecabile: l’altro

giorno sono stati rinviati a giudizio per

violenza privata un alto funzionario del-

la polizia e un generale della guardia di

finanza: avevano riconsegnato ai libici

75 migranti, soccorsi e imbarcati su una

nave della finanza, che è tecnicamente

territorio italiano.

Nella foto, i reduci da Rosarno accampatia Roma per chiedere lo status di rifugiati.A Rosarno si arrestano i loro sfruttatori.

HO LETTO sulla Repubblica che ilcentrosinistra vuole fare un Cln:la sigla però non viene tradotta

nel modo in cui una nobile tradizioneimporrebbe, cioè «Comitato di libera-zione nazionale», ma «Comitato di sa-lute pubblica». Un fronte che com-prenda tutte le opposizioni, compresoFini [?]. A dire il vero, il segretario del Pd,Bersani, dice che riunire solo le oppo-sizioni non basta e che ci vogliono «leforze sociali ed economiche». E ha ag-giunto che in settimana incontrerà PierFerdinando Casini e Nichi Vendola.

Ma in una intervistina nella stessapagina Vendola, da poco ritornato nel-la hit parade delle opposizioni dallaquale il Pd di Bersani aveva cercato difarlo scendere, dice una cosa diversa:«Se una coalizione di governo si rom-pe in modo verticale, su elementi stra-tegici di fondo, è oggettiva la conse-guenza di tornare alle urne. Non do-vrebbero essere uno spavento per leopposizioni. Ma il centrosinistra è piùpreoccupato del centrodestra sull’ar-gomento e questo la dice lunga sulfatto che il cantiere dell’alternativa ètutto da costruire». E così il «Comitatodi salute pubblica» diventa un «cantie-re dell’alternativa».

Se le parole non sono pietre, nonsono però neppure aria fresca e c’èuna bella differenza tra un comitato diliberazione nazionale, uno di «salutepubblica» e un «cantiere delle alterna-tive». Non so se la citazione sia ade-guata ai tempi, ma mi viene irresistibil-mente in mente la frase di Carlo Marxsulla «notte in cui tutte le vacche sononere». Ho conosciuto delle bellissimemucche nere, ma ce ne sono di altret-tanto belle pezzate, bianche e marro-ni. Pretendo di avere la libertà di nonschierarmi.

B O R D E R N E W S DI ANNA PIZZO

CLN O CSP?

FOTO EIDON

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C A R T A G E O G R A F I C AC A R T A G E O G R A F I C A

UATTRO MESI DOPO il fallimentare summit Onu di Copenhagen, il testimo-ne della lotta ai cambiamenti climatici cambia continente e passa dimano. Dai governi che si sono mostrati incapaci di arrivare a un accor-do vincolante, passa ai movimenti sociali e dall’Europa poco dispostaa impegnarsi per tagliare le emissioni di CO2 passa all’America latinache codifica anche nelle sue nuove costituzioni i diritti della Natura.

È con questo spirito che dal 19 al 22 aprile si è tenuta a Cochabam-ba, nel cuore della Bolivia, la prima Conferenza mondia-le dei popoli sul cambiamento climatico e i diritti della Ma-dre Terra. La Conferenza è stata convocata dal presiden-te boliviano Evo Morales all’indomani del fiasco dellaquindicesima Conferenza delle parti [Cop15] dell’Accordoquadro dell’Onu sui cambiamenti climatici [Unfccc], tenu-ta a dicembre dell’anno scorso nella capitale danese. Perla Conferenza boliviana, sono arrivate a Cochabamba piùdi 30 mila persone, tra attivisti, sindacalisti, scienziati, in-tellettuali e delegati di governo provenienti dai cinque con-tinenti. Una partecipazione che è andata ben oltre i 15 mi-la iscritti attesi, nonostante le defezioni dell’ultimo minu-to, soprattutto dall’Europa, a causa dell’eruzione del vul-cano islandese.

Sia la scelta del luogo che il periodo della conferenza so-no tutt’altro che casuali. Esattamente dieci anni fa, nel-l’aprile del 2000, Cochabamba è stata teatro della Guerradell’Acqua: la popolazione si mobilitò in massa contro l’ac-cordo firmato dall’allora governo boliviano e la multinazio-

QTrentamilapersoneda tutto il mondohanno rispostoalla convocazionedella Conferenzamondialedei popolisui cambiamenticlimaticie per i dirittidella Madre Terra.Un nuovo mododi pensareal pianeta

CochabambaAria di

di Marica Di Pierri *

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FOTO DI PIERRI

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nale statunitense Bechtel. Era un accordo di priva-tizzazione totale delle risorse idriche, comprese lefonti e i pozzi privati. Dopo mesi di manifestazio-ni e scontri, i cittadini di Cochabamba riuscirono aottenere che il contratto fosse annullato e l’acquarimanesse pubblica, anzi, sociale.

Fu una lotta che fece scuola: in Bolivia ha con-

tribuito in modo determinante a innescare il pro-cesso di cambiamento che ha portato all’elezionedi Morales, sei anni più tardi. Nel resto del mondoha dimostrato che su un tema come l’acqua è pos-sibile battere anche i colossi multinazionali.

L’eredità di quella mobilitazione è entrata nel-la nuova costituzione boliviana che riconosce l’ac-

CentomilafirmeIl 24 e 25 aprile èiniziata in tutta Italiala raccolta di firmeper i tre referendumpromossi dal Forumdei movimentiitaliani per l’acqua.L’esordio è andatobenissimo: in duegiorni sono stateraccolte circacentomila firme.Il secondo finesettimana dimobilitazione èquello dell’1 e 2maggio. La raccoltaandrà avanti fino al 4 luglio,e il Comitatopromotore si èposto l’obiettivo diavere 700 milafirme. Date delleiniziative, materialeper far conoscere itre referendum eanche la mappa pertrovare il banchettopiù vicino possonoessere trovati suwww.acquabenecomune.org

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FOTO KRIS KRÜG

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qua come diritto fondamentale e ne impedisce lagestione privata.

Una realtà molto lontana da situazioni comequella italiana, in cui i movimenti stanno lottan-do contro una sistema di leggi, l’ultima dellequali - il decreto Ronchi - dà il colpo finale alla ge-stione pubblica dell’acqua imponendone la priva-tizzazione. E poco dopo la chiusura della conferen-za boliviana, nel fine settimana della Festa dellaLiberazione – altra coincidenza non casuale - inItalia è iniziata la raccolta delle firme per i tre re-ferendum abrogativi che hanno come obiettivo ot-tenere che la gestione dell’acqua torni pubblica,trasparente e partecipata, preannunciando unabattaglia di civilità dalla quale dipende lo stato disalute già molto precario della nostra democrazia.

Di crisi democratica hanno parlato un po’ tutti,qui a Cochabamba. L’esigenza di riformare i mec-canismi di negoziato e di adozione di risoluzioni inseno alle Nazioni unite e alle altre istanze interna-zionali è stato uno dei temi ricorrenti, assieme alpreoccupante impatto sociale che i cambiamenticlimatici inziano ad avere nei sud del mondo.

Dalla Conferenza di Cochabamba è emerso un

documento finale, chiamato Accordo dei Popoli,che contiene alcune proposte puntuali che costi-tuiranno la piattaforma di mobilitazione per i mo-vimenti sociali e assieme saranno la base di nego-ziato per quei governi che hanno deciso di appog-giare il processo di base avviato a Cochabamba.Tra essi i paesi aderenti all’Alba, l’Alternativa bo-livariana de las Americas sostenuta dal presiden-te venezuelano Hugo Chávez. I rappresentanti deigoverni latinoamericani presenti in Bolivia [condelegazioni di profilo più basso di quanto Moralesavrebbe voluto] hanno manifestato l’intenzione diportare alla prossima conferenza Onu sul clima,come proposte ufficiali, le principali risoluzioniadottate per consenso qui in Bolivia. L’appunta-mento è fissato per dicembre, con la Cop16 che siterrà a Cancún, in Messico.

Tra le proposte, la richiesta di discutere e appro-vare davanti all’Assemblea generale delle Nazioniunite la Dichiarazione universale dei diritti dellaMadre Terra; la costituzione di un Tribunale inter-nazionale per la giustizia climatica e ambientaleche recepisca il percorso sin qui compiuto dal tri-bunale etico creato sulle questioni climatiche unanno fa; la promozione di un referendum mondia-

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C A R T A G E O G R A F I C AC A R T A G E O G R A F I C A

La Feria del agua Pochi giorni prima della Conferenza sul cambiamento climatico, a Cochabamba c’è stata la terza edi-zione della Feria internacional del agua. È il modo scelto dalla Coordinadora en defensa del agua y de la vida per ricordarel’anniversario della Guerra dell’acqua del 2000. http://feriainternacionaldelagua.org

La prossimascadenzaè la Cop16,a Cancun,in Messicoa dicembre.L’ultimaoccasioneper direai governiche non c’èpiù tempoper mezzemisure

FOTO KRIS KRÜG

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gie per i paesi che hanno rifiutato di sottoscriverel’accordo emerso a Copenhagen. Una pratica que-sta definita «di ricatto» da molti dei delegati istitu-zionali presenti al vertice. Il Congresso statuniten-se, infatti, d’accordo con la Casa bianca ha decisodi tagliare i fondi per il trasferimento di tecnologiae la mitigazione degli effetti dei cambiamenti cli-matici. A subire i primi tagli sono stati proprioEcuador e Bolivia, «colpevoli» di aver criticato ilfinto accordo di Copenhagen.

Al di là dei documenti finali e delle dichiarazio-ni, però, la questione di fondo resta una: come co-niugare il diritto allo «sviluppo» - per quanto so-

le dei popoli sul cambiamento climatico, che tral’altro fissi il limite per il surriscaldamento del pia-neta a un grado centigrado invece dei due gradi in-dividuati come «soglia critica» a Copenhagen.

Una proposta provocatoria è arrivata dal gover-no dell’Ecuador. Quito offre agli Usa un contribu-to di 2,5 milioni di dollari se finalmente Washin-gton sottoscriverà il protocollo di Kyoto e si ade-guerà alle misure di riduzione delle emissioni in es-so contenute. La proposta è arrivata probabilmen-te per ribaltare le velate minacce di sospenderel’erogazione di fondi e il trasferimento di tecnolo-

In tuttii dibattitiemergeil problemachiave :come unire«sviluppo»e armoniacon i dirittidella Terra?Un nodocomplessoanchein Americalatina

C A R T A G E O G R A F I C A

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DocumentiLa dichiarazionefinale dellaConferenza, cosìcome alcuni deimateriali deidiciassette tavolidi lavoro, sono sucmpcc.org

stenibile dal punto di vista sociale e ambientale -al buen vivir e all’armonia con la Madre Terra?

Su questo punto anche qui nel continente inmarcia le contraddizioni e i problemi da affronta-re non mancano. Tra i presidenti invitati al verti-ce c’era anche Chávez, fautore di una politica, tan-to interna quanto internazionale, basata sull’eco-nomia del petrolio. Lo stesso vale per per il presi-dente ecuadoriano Rafael Correa, che pur avendoportato avanti alcune proposte innovative e dal-l’alto valore simbolico come quella del parco Ya-sunì Itt, continua ad avere problemi con il movi-mento indigeno per via dei progetti estrattivi e mi-

nerari attivi nel paese. Neppure il governo di Mo-rales sfugge ad alcuni conflitti interni per esem-pio sul tema dell’estrazione mineraria, che da sem-pre rappresenta un problema scottante per la Bo-livia dal punto di vista sociale e ambientale.

In uno dei dibattiti a cui ha partecipato, NaomiKlein ha citato un esempio per spiegare che lasemplificazione secondo cui privato è male epubblico è bene non porta da nessuna parte.Nell’ultimo secolo, le emissioni di gas ad effettoserra sono progressivamente e inesorabilmentecresciute, con sole due eccezioni: una è stata la cri-si dell’anno scorso, quando per effetto della de-pressione economica le emissioni di un paese in-dustrializzato come il Giappone sono calate.

L’altra è stata concomitante alla caduta dell’im-pero sovietico, quando le emissioni di gas diminui-rono a causa della riduzione della produzione indu-striale russa. Se dal punto di vista della sovranitàdei popoli e della giustizia sociale c’è forte differen-za tra il sistema capitalista e sistemi a base socia-lista, non è detto che a livello ambientale la diffe-renza ci sia. Quello che va invertito – ha detto Klein- è il modello stesso di sviluppo, verso un nuovo pa-radigma di civiltà che, come espresso nella dichia-razione finale della conferenza «contempli i prin-cipi di complementarietà, solidarietà ed equità, dibenessere collettivo, di soddisfazione delle neces-sità di tutti in armonia con la Madre Terra».

Lo hanno ripetuto tutti, in questi giorni di lavo-ri: la scelta che dovrà compiere l’umanità è sempli-ce, cambiare o morire. Per questo, da Cochabambaè arrivato un forte appello alla partecipazione al-la Cop16 di Cancún, dove le proposte emerse in Bo-livia saranno appoggiate su due livelli: dalle mas-sicce mobilitazioni sociali dei tanti movimenti chehanno già confermato la loro presenza e dall’appog-gio istituzionale dei governi che hanno accettato diportarle al tavolo ufficiale dei negoziati.

C’è la chiara e condivisa percezione che il tem-po per agire stringa, e che Cancún potrebbe essereun punto di non ritorno nel cammino verso la giu-stizia climatica. Altra felice coincidenza, la Cop16di Cancún cade in Messico alla fine del 2010, annonevralgico nel quale ricorre il bicentenario dell’in-dipendenza e il centenario della rivoluzione di Pan-cho Villa ed Emiliano Zapata. Un buon auspicio peruna rivoluzione climatica non più rinviabile.

* Associazione A Sud

C A R T A G E O G R A F I C A

I ritratti dei partecipanti alla Conferenza di Cochabambapubblicati in queste pagine sono di Marica Di Pierri e AnnaCristin, dell’Associazione A Sud [www.asud.net].

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« ROMA rappresenta il cuore pulsante del Pdl: la difesa dell’identità nazionale, l’enfasisul ruolo della famiglia e un modello molto pragmatico in materia di immigrazione che ponga fine alla accoglienza indiscriminata», ha dichiarato Vincenzo Piso in un’intervista al Giornale.( (

tere di Roma Tre, dove, a seguito di una aggressione premeditata, dieci stu-denti dell’organizzazione giovanile Blocco studentesco sono rimasti feri-ti gravemente. Un’aggressione premeditata che si deve leggere come un ve-ro e proprio salto di qualità negativo della violenza politica nella nostracittà. Assistiamo alle farneticanti dichiarazioni dei soliti noti prevaricato-

ri che vogliono passare per aggrediti utilizzando, per giunta, gli spazi istituzionali di un Muni-cipio». Questa dichiarazione, che rovescia la realtà dei fatti del 13 aprile scorso, l´aggressione diun gruppo di neofascisti, non è stata fatta dal leader di CasaPound Gianluca Iannone, né da qual-che «fascista del terzo millennio» del Blocco studentesco.

di Emiliano Viccaro

ITENIAMO A DIR POCO preoccupante quel che è accaduto dinanzi alla facoltà di let-

DALL’ESTREMISMO DEGLI ANNI SETTANTA DI TERZA POSIZIONE

ALLA STANZA DEI BOTTONI DEL POPOLO DELLA LIBERTÀ LAZIALE:

LA STORIA DI VINCENZO PISOÈ MOLTO EMBLEMATICA, ED È UTILE

A CAPIRE COME IL POPULISMOBERLUSCONIANO ABBIA ASSORBITO

LE CORRENTI DELLA DESTRA PIÙ RADICALE A ROMAE NEL LAZIO

Pisoil trait d’union

RVincenzo

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Queste parole sono state pronunciate da Vin-cenzo Piso, 52 anni, deputato e coordinatore regio-nale del Pdl nel Lazio, ex consigliere comunale edex presidente della federazione romana di An.

Piso ha una lunga esperienza politica alle spalleche, stranamente, scompare dalle note biogra-fiche ufficiali. Sul suo sito non vi è traccia di quelche ha fatto tra gli anni settanta e i primi novan-ta. Soltanto una frase sibillina: «Negli anni settan-ta [Piso, Ndr] è riferimento e protagonista dell’a-rea della destra giovanile romana». La riga succes-siva conduce direttamente all’adesione ad Allean-za nazionale, nel 1994. Eppure, parliamo dell’uo-mo chiave che, insieme ai suoi vecchi sodali di Ter-za posizione, Marcello de Angelis e Giuseppe Di-mitri, ha contribuito all’affermazione della «De-stra sociale», prima in An e poi nel Pdl. C’è Vincen-zo Piso, dietro la scalata di Gianni Alemanno alCampidoglio, nel 2008, grazie ad una alleanzaacrobatica che ha tenuto insieme la destra ripuli-ta e le esperienze sociali più «radicali», come le«Occupazioni non conformi» e CasaPound. Duran-te i festeggiamenti per l’elezione di Alemanno, Pi-so venne sorpreso, affacciato a una finestra delCampidoglio, a salutare con le tre dita appoggia-te sul cuore. «È un omaggio commosso ai camera-ti che non ci sono più», fu il suo commento a chi glichiedeva il significato del gesto. La spregiudicatez-za di Piso deriva direttamente dall’esperienza di«frontiera» di Terza posizione, organizzazione fon-data nel 1976 da Gabriele Adinolfi, Roberto Fioree Giuseppe Dimitri che propagandava «l’alterna-tiva al comunismo e alla destra reazionaria».

Piso venne arrestato nel 1980 e restò in carce-re per cinque anni con l’accusa di banda armata,da cui venne poi prosciolto. Dieci anni di oblio, poientra in An per dare vita ad un’area politica cheabbia l’obiettivo di evitare una fuga di consensinostalgici verso l’opposizione nera all’epoca del-la svolta di Fiuggi, che confluisce nel Movimentosociale Fiamma tricolore di Pino Rauti. In quel mo-mento, non c’è nulla più a destra della Fiamma: ilMovimento politico di Maurizio Boccacci è statosciolto d’autorità con la legge Mancino, Meridia-no zero ha optato per l’autoscioglimento.

An abbandona la retorica fascista ma vuoleconservare consensi e militanti della vecchia ba-se missina: il compito di organizzare la correnteviene affidato al genero di Rauti, Gianni Aleman-

no, che, in accordo con l’altro pezzo forte della cor-rente, Francesco Storace, chiama a raccolta i mag-giori esponenti della disciolta Terza posizione.Contestualmente nasce la rivista «Area», diretta daMarcello De Angelis, cinque anni e mezzo di car-cere alle spalle e una nuova carriera come cantan-te del gruppo musicale «270bis» [dall’articolo delcodice penale sul reato di banda armata]. Luogo diriferimento della corrente, il circolo «Civiltà Ro-mana», che viene affidato a Giuseppe Dimitri [exAvanguardia nazionale e Nar, gruppo armato an-ni settanta], anche lui condannato otto anni di car-cere per banda armata. Dimitri, detto il «Coman-dante» per il suo ruolo militare all’interno dell’or-ganizzazione, gode di un consenso diffuso a Romaavendo guidato negli anni settanta la «Legione»,una sottoformazione di Terza posizione dedita al-le attività paramilitari.

Dimitri muore in un incidente stradale nel 2006.Il suo funerale, nonostante il silenzio dei media, ri-chiama una folla di ministri, parlamentari, ex ter-roristi, giovani militanti e gente comune. Nel gi-ro di pochi anni, Piso conquista gli incarichi piùimportanti: iscritto ad An dalla fondazione, entrasubito nell’esecutivo romano; eletto consiglierecomunale nel 1997 e riconfermato nel 2001, dal2006 al 2008 ottiene la carica di vicepresidente delconsiglio comunale di Roma. Nel 1999 promuoveun coordinamento, chiamato «Terza Europa», cheraccoglie circa ottanta circoli territoriali, con nu-merosi eletti negli enti locali di Roma e Provincia.Tre le parole d’ordine: militanza politica, volon-tariato sociale e attivismo culturale [www.ter-zaeuropa.com]. L’antica vocazione «comunitariae ambientalista» di Terza posizione si trasforma inprogramma politico nella battaglia in difesa del-la zona agricola di Tormarancia dagli speculato-ri, le iniziative per un piano di residenze sanitarieper anziani e per l’abbattimento delle barriere ar-chitettoniche. In pochissimo tempo «Terza Euro-pa» si rafforza; d’altronde, all’epoca, Alemanno e

LA SVOLTA Nel 1995 viene celebrata la cosiddetta «svolta di Fiuggi» con cui il Movimento sociale italiano diventaAlleanza nazionale e cerca di emanciparsi dal neofascismo. Poco prima, l’ex militante di Terza posizione Vincenzo Piso [accusato e poi assolto per banda armata] era entrato nel partito con l’obiettivo di ricostruire una base militante.

TERZA

POSIZIONE

L’organizzazione Terza Posizione

operò dal ‘76 al l‘80. Il simbolo

era ispirato alla «runa

wolfsangel» usatadalle Ss.

Raccolse molti ex militanti

di organizzazionisciolte

dalla magistraturaper apologia

di fascismo comeOrdine Nuovo,

AvanguardiaNazionale,

Lotta di Popolo,Fronte Studentesco.

I L R I T R A T T O

1995Piso viene da Terzaposizione,gruppo neofascista: dopo qualcheanno in carcere per un’accusadi banda armata da cui viene assolto,sparisce per dieci anni. Ricompareper organizzare la Destrasociale.

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Storace hanno incarichi istituzionali rilevanti: uno è ministro all’agricoltura, l’altro è presidente del-la Regione Lazio. Dal 2002 al 2006 Piso diventa presidente della federazione romana del partito, e nel2008 viene eletto deputato del Pdl, membro della commissione trasporti e telecomunicazioni della ca-mera. Dal 2009, infine, assume il ruolo di coordinatore regionale del Popolo della libertà nel Lazio. Unacarriera senza ostacoli, che ha traghettato la storia di una «comunità militante» direttamente nel cor-

tile di casa di Silvio Berlusconi. Come ha fatto? Nel 2003, nel ruolo di capo della federazione romanadi An, Piso offre una copertura politica alle prime «Occupazioni non conformi», i «centri sociali»dell´estrema destra che replicano alla lunga stagione dei centri sociali. Sono gli anni del «Laborato-rio Roma», della prima esperienza di Veltroni, che sembra accogliere le suggestioni «partecipative» deimovimenti altermondialisti e del nuovo municipalismo. E la Destra sociale accetta la sfida della spe-rimentazione, «oltre gli steccati ideologici», tentando azzardi estranei alla tradizione fascista.

Nel settembre 2003, in via Capo d’Africa, a due passi dal Colosseo, viene occupato uno stabile ab-bandonato, negli anni venti del Novecento Casa del popolo e ritrovo antifascista degli Arditi del po-polo. Furono due anni di iniziative «identitarie» e nazionaliste, condite da un’estetica «apolitica» eda servizi per il quartiere come corsi di sostegno scolastico, sala prove e una palestra super attrezza-ta, prezioso regalo della Regione Lazio, allora guidata da Storace. Foro 753, così si chiamavano i «nonconformi» del Colosseo, si presenta formalmente con un profilo autonomo da Alleanza nazionale, ingrado di convogliare settori giovanili insofferenti alla svolta di Fini, sensibili alle tematiche della nuo-va destra, dalla lotta agli Ogm fino alla critica della globalizzazione. In realtà, il progetto è tutto in-

SALUTI

Renata Polverini,a sinistra con il presidente della Provincia di Roma NicolaZingaretti, è statacontestata il 25 aprilea Porta San Paolo.Polverinisi era presentataalle elezioni-in coalizione con l’Udc,ma al momento di formare la giunta ha deciso di escluderela formazione di Casini.Segno delle primecrepe nel centrodestra.

IN CONSIGLIO COMUNALE Vincenzo Piso viene eletto consigliere comunale a Roma per la prima volta nel 1997e siede ai banchi dell’opposizione con Francesco Rutelli sindaco. Verrà riconfermato nel 2001, quando a sedere sullo scranno più alto dell’aula Giulio Cesare, quello del sindaco, c’è Walter Veltroni. 1997

La carriera di VincenzoPiso è servita a uno scopo preciso: ha traghettato la «comunità militante» dell’estrema destra direttamente nel cortile di casa di Silvio Berlusconi

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FOTO EMBLEMA

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terno ad An, gestito direttamente dalla corrente diPiso. Ed è lui in persona, all’inizio del 2004, a fa-re da tramite tra la redazione di Carta e i militan-ti di Foro 753: volevamo fare una inchiesta sui pri-mi passi dei «centri sociali di destra». La Destra so-ciale si candida così a diventare un alleato strate-gico delle nascenti «Occupazioni a scopo abitati-vo», costola di CasaPound, guidate dal vecchio ca-merata Gabriele Adinolfi, ex tesoriere di Terza po-sizione, fuggito negli anni ottanta in Inghilterradopo una condanna per banda armata.

Nel giugno 2005 la giunta Veltroni sgomberaForo 753 per far posto al Museo della Shoa, ma ilpaziente lavoro di Piso convince l’equidistanteWalter ad assegnare una sede comunale ai ragaz-zi del Foro «per la riconosciuta valenza sociale del-l’attività svolta». Due anni dopo, il 21 aprile 2007,Foro 753 inaugura i nuovi locali a Boccea, alla pre-senza di Rutilio Sermonti [uno dei fondatori di Or-dine nuovo, gruppo radicale degli anni settanta] edecine di militanti di Fiamma tricolore, Forza nuo-va e Spqr Skinheads. Piso non si ferma qui: il 13maggio 2006, in piena campagna elettorale per ilCampidoglio, l’associazione culturale «Il Quadra-to» occupa uno stabile nel quartiere Portuense. Sitratta di una ex scuola già occupata nel dicembre

1990 – e ribattezzata «Bartolo» - da giovani mis-sini usciti dal partito, che in seguito daranno vi-ta a Meridiano Zero. L’occupazione è guidata daiconsiglieri comunali Piso e De Vecchis, e da LucaCirimbilla, candidato dei circoli «Marco Aurelio»,nuova denominazione di Terza Europa. Dopo po-chi giorni, gli occupanti lasciando perdere. L’asso-ciazione riapparirà tre anni dopo, nel gennaio2009, come protagonista del presidio «contro l’e-mergenza abitativa», promosso da Foro 753 e Ca-sa Pound, che sancisce la nascita del «Coordina-mento unitario per il Mutuo sociale», la propostadella destra radicale sull´emergenza casa.

Nel giro di due anni, dal 2008 ad oggi, la Destrasociale, grazie alla regia di Piso, ha costruito unafiliera di potere molto solida, che parte dal Comu-ne di Roma, passa per la Regione Lazio e arriva algoverno nazionale. Nell’aula Giulio Cesare, sededel consiglio comunale, cresce il peso di Ugo Cas-sone, esponente di primo piano di Foro 753, e diAlessandro Cochi, consigliere comunale con dele-ga allo sport, protagonista nel 1990 della prima«occupazione non conforme» chiamata Portaper-ta, nel quartiere di San Giovanni. Da quella occu-pazione nasce il progetto della Palestra Fortitudo,gestita direttamente da Stefano Andrini, ex mana-ger dell’Ama, recentemente coinvolto nella truf-fa da 2 miliardi delle compagnie telefoniche e perriciclaggio di capitali della ‘ndrangheta. Andrini èl’uomo di fiducia di Alemanno nella azienda mu-nicipalizzata, nonostante un curriculum da pic-chiatore nel «Movimento politico occidentale»,condannato a quattro anni per tentato omicidionei confronti di due ragazzi di sinistra aggrediti nel1990 all’uscita del cinema Capranica.

Lo sport è uno dei settori di punta del sistemadi potere della destra a Roma. Il 18 marzo scorso,a pochi giorni dalle elezioni regionali, all’Audito-rium della tecnica all’Eur, si è tenuta una manife-stazione elettorale dal titolo «Gli sportivi del La-zio incontrano Renata Polverini». In prima fila,Alemanno e Cochi. L’incontro è organizzato daCoordinamento sport sociale e Alleanza sportivaitaliana, ente di promozione sportiva federato alConi fondato nell’aprile 1994 subito dopo la nasci-ta di An, che ha preso il posto del vecchio Centronazionale sportivo Fiamma. Lo sport è uno stru-mento di consenso politico, ma soprattutto unastraordinaria occasione di affari. Per questa ragio-

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2002 AL PARTITO Nel 2002 Vincenzo Piso viene nominato capo della federazione romana di Alleanza nazionale. Negli anni precedenti si era fatto strada promuovendo un coordinamento di un’ottantina di circoli del partito chiamato «Terza Europa», che ha lo scopo anche di arginare la fuga da destra di An.

LE LISTE

ESCLUSE

La poltronadi Vincenzo Piso

è stata in bilico a causa del caos

organizzativo che ha portatoall’esclusione

delle liste del Pdl a Roma. Pare che

la mancatapresentazione

delle liste fossedovuta

all’inserimento di alcuni nomi

collegati adaltrettante lobby:Adriano Palozzi,

sindaco di Marino,Samuele Piccolo,

legatoa Comunionee liberazione,

e Pietro Di Paolo,marito della

deputata BarbaraSaltamartini

e considerato vicino a Gianni Alemanno.

La Destra socialeguarda con una certa simpatia le sedicenti«occupazioni non conformi»di CasaPounde dell’ex di Terzaposizione Gabriele Adinolfi

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2003OCUPAZIONI In via Capo d’Africa, a Roma, viene occupato uno stabile. Nasce il Foro 753, che tenta di riproporreil modello del centro sociale all’estrema destra e che viene appoggiato dalla giunta di Storace e dall’attivismo politico di Vincenzo Piso. Quello delle «occupazioni non conformi» è un altro tassello della nuova destra romana.

GAFFES

La prima vittimadella guerra tracorrentiinterna al Pdl lazialeè Vincenzo Zaccheo:il sindaco di Latinaproviene da An e è stato colto dalle telecameredi Striscia la notiziamentre racomandavale figlie alla neo-presidente RenataPolverini e le dicevadi «non dare appalti»al boss Pdl del bassoLazio, Fazzone.

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ne, Alemanno scommette tutto sulla candidatura di Roma alle Olimpiadi del 2020, un evento che muo-verebbe un giro d’affari di circa 10 miliardi ed è il piatto forte degli «Stati generali della città» del pros-simo 18 maggio. Non è un caso che alcune società coinvolte nell’organizzazione della kermesse abbia-no conquistato le cronache nazionali per il giro di truffe attorno ai Mondiali di nuoto del 2009. Duesu tutte: da una parte, Ecosfera spa, società dei fratelli Ezio e Duilio Gruttadauria finita nello scan-dalo del Salaria Sport Village di Diego Anemone, nelle inchieste della procura di Firenze e negli appal-ti abruzzesi dell’ex presidente Del Turco; dall’altra, Jumbo Grandi Eventi, società presieduta da Ros-sella Bussetti, vicina alla deputata Pdl Barbara Saltamartini, responsabile nazionale del settore pariopportunità, proveniente dalla fondazione Nuova Italia, creata da Alemanno quando era ministro del-le politiche agricole. «Impegnata nel volontariato – si legge nelle sue note biografiche - si è adopera-ta per la realizzazione di numerose iniziative rivolte alle donne, ai minori e agli anziani». In partico-lare, risulta tra le fondatrici dell’associazione «Terzo Sole». Un numero, una storia. Jumbo ha già ge-stito il Villaggio dei Mondiali di nuoto e ora ha ottenuto l’appalto in esclusiva dell’organizzazione del-l’ospitalità ai prossimi Mondiali di calcio in Sudafrica. Chiude il cerchio la nomina di Bussetti nel Co-mitato promotore delle Olimpiadi 2020, un posto chiave per dare «visibilità» alla sua Jumbo.

Nella scommessa su Renata Polverini, Alemanno ha giocato tutto, la sua faccia e il suo pacchettodi voti. Il miracolo della lista civica, che ha supplito alla scomparsa di quella del Pdl nella provin-cia di Roma, porta soprattutto la firma della sua corrente, che ha raccolto il maggior numero di vo-ti di preferenza e ha eletto cinque consiglieri regionali. Le nomine degli assessori nella giunta di Pol-verini rappresentano il compimento di un impegno lungo quindici anni. Alle attività produttive e airifiuti finisce Pietro Di Paolo, vecchia conoscenza di Piso in Terza Europa; ai lavori pubblici Luca Mal-

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Il finiano Augello è un uomo chiave nella geogra-fia del potere della Destra sociale di Alemanno,pur non facendo parte della corrente. La ragio-ne è semplice: è lui che ha in mano le relazioni coni poteri forti della città. Tra il 2000 e il 2005, Au-gello è stato assessore al bilancio della Regione La-zio, con il gravoso compito di coprire i miliardi dieuro di debito. Augello ha gestito l’avvio della car-tolarizzazione del patrimonio immobiliare, cioè lamessa in vendita di società finanziarie, gruppi im-mobiliari e aziende ospedaliere, operazione gesti-ta dalla Banca nazionale del lavoro per un introi-to complessivo di 203 milioni di euro. In quegli an-ni Augello entra in contatto con una buona fetta diestablishment romano, e in particolare con il nu-mero uno della Bnl, Luigi Abete.

Nel 2008, Augello e Piso hanno coordinato lamacchina elettorale che ha portato Alemanno inCampidoglio. Alle elezioni europee del 2009, lacandidata di Augello, Roberta Angelilli [anche leiha votato contro il documento anti-Fini nella di-rezione del Pdl], ha conquistato 131 mila preferen-ze contro le 78 mila del candidato di Alemanno,Potito Salatto. Il sindaco e la sua cordata hannoavuto così la conferma che, senza Augello, non sipuò governare la città. Un incidente di percorsoinaspettato, nella guerra di posizione controGianfranco Fini. Tuttavia, Silvio Berlusconi alme-no su questo può stare tranquillo: la fedeltà poli-tica della Destra sociale» e dei «fascisti del terzomillennio» è assicurata.

cotti, legato al sottosegretario Andrea Augello, cheha ricevuto il sostegno esplicito di CasaPound. Loscontro tra Fini e Berlusconi ha rischiato di far sal-tare il puzzle delle nomine e in particolare l’inca-rico di Malcotti, alla luce della scelta di Augello,potentissimo senatore del Pdl e coordinatoredella campagna elettorale di Polverini, che ha de-ciso di votare contro il documento anti-Fini appro-vato la scorsa settimana dalla direzione naziona-le del Pdl.

OMUNQUE VADA A FINIRE, lo scontrotra Gianfranco Fini e Silvio Ber-

lusconi è destinato a cambiare la faccia delPopolo della libertà e della destra italiana.

Prima che sui contenuti e sulle propostedi governo, la linea di divisione tra il presi-dente della camera e il premier riguarda ilmodo di intendere la politica e il partito:Berlusconi vule continuare con quello cheormai i suoi stessi sostenitori definiscono «ilpartito carismatico» mentre Fini immaginaun partito tradizionale. Ecco perché laquestione basica che riguarda i finiani, el’essere riconosciuti come minoranza omeno, è già dirimente: per i berlusconianifondare una corrente significa macchiarsi dilesa maestà, perché il modello populistaprevede un uomo solo al comando. Ne di-scutiamo con Guido Caldiron, giornalistaautore di numero saggi sulla destra. L’ulti-mo, uscito per manifestolibri, si intitola «Po-pulismo globale» [192 pagine, 18 euro] ed èun ottimo strumento per analizzare inchiave internazionale le tendenze dellenuove e vechie destre.

«Il Movimento sociale italiano era unapiccola Dc, da un certo punto di vista - diceGuido - C’era un dibattito interno, c’eranodelle correnti. Credo tuttavia che la maggiorparte dei cosiddetti ‘colonnelli’ abbia sceltoBerlusconi perché con lui si vince. Non è unaquestione di ‘cultura politica’, anche perchésono sempre stati minoritari, i sostenitori deldibattito e dell’elaborazione dentro il Msi».Insomma, il fatto che la stragrande maggio-ranza dei dirigenti di An - a partire dai «co-lonnelli» La Russa, Gasparri, Alemanno,Matteoli - abbia scelto di schierarsi con Ber-

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2008 LA PRESA DI ROMA Nel 2008, dopo una campagna elettorale tutta giocata sui temi della «sicurezza» e dell’allarme migranti, Gianni Alemanno vince e elezioni comunali contro Francesco Rutelli e diventa sindaco. Vincenzo Piso è uno dei coordinatori della campagna elettorale del Pdl.

7 MAGGIO

È prevista per il 7 maggio

prossimo la parata

dei «fascistidel terzo millennio»

di CasaPound e della sigla con cuicercano di infilarsinelle scuole e nelleuniversità: Blocco

studentesco.Formalmente

si tratta di una«manifestazione

nazionale» ma è facileprevedere

che i partecipantiarriverannosoprattutto

dal Lazio, visto che la presenza di CasaPound

nel resto del paese è poco più che

virtuale.L’Anpi ha chiesto

di vietare il corteo esta organizzando

una manifestazionea Piazza Santi

Apostoli.Gli studentiuniversitari

e medi stannoorganizzando un

corteo controGelmini e la

«giovinezza delpotere».

Il finiano Andrea Augello è l’altro uomo chiave della destra romana:quando era assessorere al bilancioalla Regione Lazio ha coltivato legamigestendo le cartolarizzazioni

La missione di Fini

di Giuliano Santoro

C

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2009IL PDL DEL LAZIO Nel 2009 Piso è coordinatore regionale del Popolo della libertà. Nel 2010 Renata Polverini alla presidenza della Regione Lazio: pesa l’esclusione delle liste del Pdl a Roma e provincia e il crollo dei voti del partitonella città governata da Alemanno, ma Polverini viene eletta grazie ai voti dei piccoli centri della regione.

MINORANZA

«Al congresso del Pdlci sarà una mozione diFini - dice il fianiano Italo Bocchino - la presenteremo in centinaia di congressi locali. Ciconteremo sul serio. Per orasiamo 38 deputati e 14 senatori».

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Sarkozy, che pure è in declino nel suo paese,e del conservatorismo comunitarista di Da-vid Cameron in Gran Bretagna, serve a tro-vare dei riferimenti internazionali.

Tuttavia, l’Europa mostra chiaramenteche la destra non vince senza ricorrere aduna certa dose di populismo: in molti pae-si [Ungheria, Olanda, Svizzera, Repubblicaceca], ha bisogno dei voti delle formazionipopuliste che speculano politicamente sugliscompensi della globalizzazione prometten-do protezionismi e politiche contro i migran-ti: l’uomo dell’accordo con la Lega, però, èGiulio Tremonti, non Gianfranco Fini. Ulte-riore motivo che spinge quest’ultimo a sot-tolienare le differenze col partito di Bossi eMaroni. Inoltre, bisogna ricordare che i co-siddetti «finiani» non sono tutti compassaticonservatori in cerca di un partito liberale:il «triestino irredento» Roberto Menia, il«pinguino» Domenico Gramazio e l’ex Ugloggi amico di CasaPound Luca Malcotti so-no sensibili al richiamo identitario di Gian-franco Fini. Insomma, la strada è stretta maquasi obbligata: «Fini deve tutto a Berlusco-ni - conclude Caldiron - È Silvio l’uomo chel’ha sdoganato e messo al centro dello schia-ramento politico, ma è costretto a deberlu-sconizzarsi per proseguire».

Come sopravviverea Berlusconi?L’ex leaderdi Alleanzanazionale ha il compitodifficile di cambiare il Pdlnei prossimi.tre anni.Ma è stato messoin minoranzaanche dai suoiex camerati

lusconi invece che con Fini è legato a ragio-ni di potere, più che ideali. «Il cosiddetto ‘ra-dicamento’ della cosiddetta Destra socialeavviene alleandosi coi gruppetti di estremadestra, non trovando consensi e militantinelle periferie - spiega ancora Caldiron - Noncredo si tratti di una scelta culturale, pesapiù la necessità di mantenere i propri postie le proprie clientele». Ecco perché a Romasi abbracciano i «fascisti del terzo millennio»di CasaPound e a Milano, La Russa si circon-da di personaggi della destra più estrema e diimprenditori discussi.

L’ex segretario Fini come si colloca? «Il suoè un investimento di prospettiva - dice Gui-do - Per tre anni non ci sono scadenze eletto-rali e lui, che come molti altri politici ‘tradi-zionali’ era convinto della sconfitta di SilvioBerlusconi già alle ultime elezioni regiona-li, ha deciso di puntare tutto sulla ‘costituzio-nalizzazione’ del Pdl».

Ulteriore motivo di rischio per l’opera-zione finiana: da bravo populista abitutatoa puntate il dito contro il nemico di turno,Berlusconi si esalta di fronte alle sfide elet-torali mentre si spegne quando è costrettoa misurarsi col governo non con la propa-ganda. Fini si gioca tutto in tre anni: evoca-re l’esempio della destra repubbliana di

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India Together Sito indipendente di informazione sociale, India Together nasce a Bangalore nel 1998 per iniziativadi Subramaniam Vincent e Ashwin Mahesh, editori e cofondatori della testata. Può contare su una quarantina di giornalisti. Il 40 per cento dei costi di gestione sono coperti dalle donazioni dei lettori. www.indiatogether.net

C I SONO STATI almeno16.196 suicidi di con-tadini in India nel

2008. Un dato che porta iltotale dal 1997 a 199.132,secondo quanto ha comuni-cato l’Ufficio nazionale distatistica criminale [Natio-nal crime records bureau,Ncrb] di New Delhi.

Rimane molto alta la per-centuale dei cinque grandistati della cosiddetta «fasciadei suicidi» nel 2008 - Maha-rashtra, Andrha Pradesh,Karnataka, Madhya Pra-desh e Chhattisgarh [sono glistati dell’India centrale ecentro-meridionale, che as-sieme contano circa unquarto della popolazione in-diana, ndt]. In questi cinquestati sono stati registrati nel2008, l’ultimo anno con da-ti ufficiali disponibili,10.797 suicidi di contadini, il66,6 per cento del totale na-zionale.

Rispetto al 2007, c’è sta-to un aumento dello 0,4 percento - la percentuale eradel 66,2. Il Maharashtra [lo

stato di cui è capitale Mum-bai, circa 100 milioni di abi-tanti] rimane lo stato peg-giore della federazione in-diana per quanto riguarda isuicidi nelle campagne, conun totale, nel 2008, di 3802contadini che si sono tolti lavita. Una cifra che è appenadi 40 unità inferiore allasomma dei suicidi in AndhraPradesh e Karnataka.

Il totale nazionale di16.196 suicidi nel 2008 pre-senta una leggera flessione[436 casi] rispetto all’annoprecedente, ma la tenden-za generale del decennio1997-2008 non mostra va-riazioni significative. Dal2003, la media nazionaledei suicidi nelle campagnerimane ferma al ritmo diuno ogni 30 minuti.

Tra i cinque stati, l’An-dhra Pradesh, il MadhyaPradesh e il Chhattisgarhhanno fatto registrare nu-meri più alti. L’aumento di604 casi in questi tre stati inqualche modo come pensa ilcalo nel Maharashtra [-436]e nel Karnataka [-398], maun corrispondente calo deisuicidi in altri stati [peresempio 412 casi in menonel Kerala e 343 in meno nelBengala occidentale], signi-

fica che, nel 2008, i suicidisono stati più concentratinei cinque stati principali.

I dati dell’Ufficio nazio-nale di statistica criminalecoprono adesso tutti gli sta-ti indiani, per un periodo didodici anni, dal 1997 in poi.Nei primi sei anni [1997-2002] i cinque stati più gran-di hanno registrato 55.769suicidi di contadini. Dal2003 al 2008, invece, il tota-le è stato di 67.054, con unaumento medio annuo dicirca 1900 casi.

Il Maharashtra ha assisti-to a 41.404 suicidi di conta-dini dal 1997, pari a circa unquinto del totale nazionale[la popolazione del Mahara-stra è meno di un decimo diquella indiana, ndt]. Dal1995, primo anno per cui cisono dati disponibili perquesto stato, la cifra è di44.468. Nessun altro statodella federazione si avvicina

Palagummi SainathUno dei migliori reporter indianisui temi legati alla situazione dellecampagne.

Città e villaggi L’INDIA È i suoi villaggi, dice-va il Mahatma Gandhi. An-che se la popolazione india-na vive prevalentementenelle campagne, le città so-no ormai il motore economi-co del paese e anche il puntodi riferimento culturale. Uncambiamento epocale, scri-ve Gautam Bhan sul sitowww.indianexpress.com

NaxalitiTRE interventi della scrittriceArundhati Roy sul tema dellaguerriglia maoista [o naxali-ta] che è attiva nell’India cen-tro-orientale si possono leg-gere sul sito della rivista «dis-sidente» statunitense Znet.zcommunications.org

CricketALTRO che calciopoli: LalitModi, capo dell’Indian pre-mier league, la serie A delcricket indiano, è stato in-terrogato per ore dalla poli-zia indiana il 23 aprile. Deverispondere delle accuse dicorruzione, riciclaggio didenaro sporco e di aver truc-cato le scommesse sul cam-pionato indiano di cricket, ilpiù seguito al mondo. Giàperquisite le sedi di molticlub. news.bbc.co.uk

I dati ufficiali del governo indiano mostranoche il numero dei contadini che si tolgono la vita non diminuisce da oltre dodici anni

La fasciadei suicidi

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A T L A N T E

a questo primato, nemmenolontanamente.

Tra il 1997 e il 2002, inMaharashtra, in media, cisono stati otto suicidi dicontadini al giorno. Un da-to che tra il 2003 e il 2008 èsalito a undici suicidi algiorno. Su base annua, l’au-mento è stato dai 2833 suici-di nel primo periodo a 4067nei sei anni successivi.

Nello stesso Mahara-shtra, poi, la concentrazionegeografica è variabile, con ilpiù alto numero di suicidiregistrato nel distretto di Vi-dharba [nella parte orienta-le dello stato, al centro geo-grafico dell’India, con capo-luogo Nagpur, ndt]

Il professore K. Nagaraj,un economista che ha lavo-rato all’Istituto di studi sul-lo sviluppo di Madras [Ma-dras institute for develop-ment studies] commenta co-sì i dati dell’Ncrb: «Non c’è

alcun declino nel numerodei casi di suicidio registra-ti nella cosiddetta ‘suicidebelt’, anche se i singoli statimostrano alcune variazioninell’arco dei dodici anni co-perti dai dati ufficiali del go-verno».

«Se questi sono i dati del2008, l’anno in cui il gover-no federale ha varato unprogramma di prestiti rura-li da 70 miliardi di rupie[quasi 12 miliardi di euro,ndt] e diversi progetti di so-stegno ai contadini - com-menta amaro Naragaj - Nonoso pensare quali saranno idati del 2009, un anno di sic-cità e monsoni particolar-mente avari. Potrebbero es-sere numeri estremamentepreoccupanti che dimostra-no, soprattutto, che i proble-mi profondi delle campagneindiane sono gravi comesempre e ben lontani dall’es-sere risolti».

EPPURE NON È LA GUERRA», è il titolo di un raccontodi Maryline Desbiolles, ambientato nei quartie-ri popolari di Nizza. È quel che avranno pensa-

to gli abitanti della città di Tremblay, in Francia, nel-la periferia parigina [nei dintorni dell’aeroporto diRoissy], quando lo scorso 31 marzo un autobus è sta-to preso d’assalto a colpi di molotov. Vendetta di spac-ciatori disturbati da una riuscita operazione di poli-zia il giorno prima? Collera di giovani abitanti dopola diffusione di un reportage a dir poco stigmatizzan-te sul loro quartiere? Le autorità preferiscono la pri-ma ipotesi, che criminalizza di primo acchitto la lo-gica dello scontro che sembra oramai in atto.

Questa interpretazione rassicura a poco prezzo.Incidenti, tafferugli, imboscate sembrano prendereil sopravvento sulla rivolta nella periferia francese.Il 26 marzo ad Achères, nelle Yvelines, alcuni poli-ziotti che tentavano di impedire il danneggiamentodi auto ne hanno fatto le spese. L’8 marzo a Epinay,nella Marne, un poliziotto è stato gravemente feritodopo un tentativo di arresto.

A febbraio, a Chanteloup-les-Vignes, nelle Yvelines,per due ore si sono verificati tafferugli tra poliziotti euna trentina di giovani del quartiere La Noé. Una pat-tuglia in borghese della Brigata anticriminalità è sta-ta accerchiata verso le 19,30 da giovani che lancianosassi e i poliziotti sono stati costretti a chiamare rin-forzi. Sono serviti spari di flashball e di lacrimogeniper disperdere i giovani. A gennaio, alcuni poliziotti euna trentina di giovani che si ribellavano contro il fer-mo di due di loro si sono scontrati a Mantes-la-Jolie,sempre nelle Yvelines. La logica dello scontro è pro-prio in atto.

Censura Il cambiamento di governo in Kyrghizistan non ha ancoraprodotto i risultati promessi dalla leader Roza Otunbayeva: nel sud del paeseè tornata la censura, rileva Reporter senza frontiere. www.rsf.org

BANLIEUES DI ALAIN BERTHO

EPPURE NON È LA GUERRA

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A T L A N T E

Paranoia L’Unione europea ha bisogno di una Homeland security? È il titolo di una inquietante tavola rotonda organizzata dalla commissariaeuropea Cecilia Malmstrom. neoconopticon.wordpress.com

SI CHIAMAVA Linda: una motona-ve vecchia di 42 anni, abban-donata nel porto irlandese di

Dundalk, dopo che le autorità ave-vano arrestato il propretario per-ché sfruttava l’equipaggio lituano enon pagava il salario ai marinati.

Il 31 marzo scorso la Linda è ri-nata. È stata comprata per 70 milaeuro dal Free Gaza movement, lacoalizione internazionale di orga-nizzazioni e movimenti sociali chesi batte contro l’embargo a Gaza.Ora la nave, 1200 tonnellate, sichiama «Rachel Corrie», in onoredell’attivista britannica dell’Inter-national solidarity movement [Ism]uccisa nel 2003 da un bulldozerisraeliano mentre cercava di impe-

dire l’abbattimento di una casa pale-stinese.

La «Rachel Corrie» salperà prestoper Gaza, assieme alle altre navi del-la flottiglia che il Free Gaza move-

ment sta componendo assieme ad al-tri movimenti internazionali.

Con la quieta ostinazione dellapersona che portava il suo nome, la«Rachel Corrie» cercherà di arrivarea Gaza ai primi di giugno e a conse-gnare ai palestinesi cemento, carta,materiali scolastici e altre merci cheil governo israeliano del primo mini-stro Benyamin Netanyahu non vuoleentrino a Gaza.

La nave è stata rimessa a nuovograzie all’aiuto dei cittadini di Dun-dalk mentre la carta caricata a bordoè stata donata dal governo norvege-se. Ai primi di maggio, la flotta salpe-rà. C’è ancora tempo, però, per dareuna mano o decidere di unirsi al-l’equipaggio. www.freegaza.org

Nuova vita per la motonave Linda

SUDANVince Bashir

AVREBBERO dovuto essere re-si noti giovedì 22 i dati delleelezioni in Sudan, le prime nelpaese africano dal 1986 e «lepiù complesse mai organizza-te dalle Nazioni unite». I risul-tati sono arrivati invece lunedì26 aprile. Il presidente uscen-te Omar el-Bashir, indiziato dicrimini di guerra, ha avuto il68 per cento dei voti, mentreSalva Kiir è stato confermatoalla guida della semi-autono-ma regione del Sud Sudan.

BABELELa speranza del sud del mondoSCOMODO E PROVOCATORIO, a volte perfino fastidioso daleggere, ma lucidissimo, documentato e audace. Così è«L’odio per l’Occidente», di Jean Ziegler [Tropea, 270 pa-

gine, 17,50 euro]. Ziegler riassume la sua«scoperta» in decine di viaggi nelle zone piùdepresse del mondo, in qualità di relatorespeciale delle Nazioni unite. La scoperta èche nel sud del mondo si è accumulata unamassa critica di odio verso i paesi ricchi,l’Occidente in senso lato. Un odio che nonha nulla di isterico e cieco, è cristallino, ana-litico, sostenuto dai dati e dalla percezionedell’egoismo dei paesi ricchi, che hannoperso i Lumi, la loro capacità di produrre un

senso collettivo, coinvolgente anche per il resto del mondo.Questo resto del mondo, però, a partire dall’America latina,sta trasformando l’odio, la frustrazione in alcuni casi secola-re, in un’energia di trasformazione con cui l’Europa, per salva-re se stessa, farebbe bene a essere solidale. La speranza, diceZiegler, è in questa coraggiosa ammissione di insufficienza.

CITTÀ INVISIBILIEurolobby SI TERRÀ dal 30 giugno al pri-mo luglio il grande happeningdell’industria e della finanzaeuropee. L’European businesssummit, a Bruxelles, si presen-ta come «l’evento chiave per ileader economici e i decisoripolitici» e afferma di poter con-tare su una partecipazione di2500 persone, tra amministra-tori delegati, politici e giornali-sti. È l’Europa che conta, o al-meno quella che spera di con-tare: il titolo di quest’anno è«Rimettere l’Europa in carreg-giata». La crisi, infatti, ha colpi-to il Vecchio continente in mo-do più pesante del resto delmondo. E loro, i decision ma-kers, non sanno ancora comeuscirne.

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A T L A N T E

URUGUAYIl fiume e la CorteLA CORTE INTERNAZIONALEdell’Aja ha emesso la sua sen-tenza sulla controversia traUruguay e Argentina a proposi-to degli impianti per la produ-zione di cellulosa che l’Uru-guay ha deciso di costruire sul-le sponde del fiume omonimo,confine tra i due paesi. La que-relle, animata dalla protestedegli ambientalisti argentini,ha rischiato di arrivare alla rot-tura delle relazioni diplomati-che. La Corte ha dato ragioneall’Argentina: l’Uruguay ha vio-lato il trattato che regola lo sta-tus del fiume di confine e do-vrà rivedere i piani industrialiad altissimo impatto ambien-tale e a vantaggio delle multi-nazionali europee della carta.

NON ALLINEATIThe M worldCI PROVANO, a rompere il silenzio, le lesbiche e i gaymarocchini. Da aprile esce in 200 copie clandestineMithly, il primo magazine gay del Marocco. Mithly vuol

dire sia «come me» che «gay»,detto però in modo molto genti-le. La definizione ufficiale dellastampa marocchina è «pervertiti»e l’omosessualità è ancora punitacon il carcere [condanne da seimesi a tre anni]. La rivista carta-cea si appoggia a un accattivantesito web, www.mithly.net che èil vero motore dell’operazione dicoming out culturale e politico,finanziata anche dall’Unioneeuropea. Mithly è collegato a

www.lesbiennesdumaroc.com e aspira a essere unosnodo del nascente movimento Glbtq marocchino. Se il«democratico» re Mohammed VI non farà scattare la cen-sura.

NEGLI ULTIMI TEMPI i climatologi hanno avvisatoche lo scioglimento del permafrost e l’aumen-to della temperature dell’Oceano Artico [fino

a 4 gradi in media nel triennio 2005-2008 rispetto alperiodo 1951-1980] potrebbe portare alla dissocia-zione degli idrati di metano immagazzinati, con rila-scio di gas fortemente climalteranti in atmosfera. Chici riporta ad un tale scenario non è un fondamentali-sta ambientale, ma uno scienziato. Si tratta di An-drew Glikson, ricercatore e paleoclimatologo all’Au-stralian National University.

Dal fallimentare summit di Copenhagen, molto siè detto ma poco si è fatto. Sono oltre 122 i paesi chehanno aderito a un protocollo non vincolante che ri-schia di affossare il percorso formale dell’Onu e del-l’Unfccc. E che rischia di far saltare un reale accordovincolante ed efficace.

Paesi come Ecuador e Bolivia erano inseriti nellaGlobal climate change initiative dell’amministrazio-ne Obama, che stanziava 373 milioni di dollari in aiu-ti sull’adattamento e la mitigazione. Ma il Congressoha deciso di tagliare i fondi, portandoli a quasi 306milioni. In quei fondi tagliati sono finite anche le ri-chieste di Morales e di Correa per rispettivamente 3e 2,5 milioni di dollari. I motivi? Morales è stato ilpromotore della Conferenza dei popoli sul clima diCochabamba, Correa ha rimandato al mittente l’Ac-cordo di Copenhagen, senza firmarlo.

«Sono fondi approvati all’interno dell’Accordo e,nell’interesse generale, gli Stati uniti li useranno perquei paesi che hanno mostrato interesse per l’Accor-do». Parola del responsabile delle politiche climati-che degli Stati uniti, Todd Stern al Washington Post.

FA I R WATC H DI ALBERTO ZOR AT TI

SENZA ACCORDO, NIENTE FONDI

IN CIFREArmi senza crisiNON HA RISENTITO della crisiglobale il mercato mondialedelle armi. Nella sua relazioneannuale, l’Istituto di Stoccol-ma per le ricerche sulla pace[Sipri] rileva che nel periodo2005-2009 il commercio mon-diale delle armi è cresciuto del22 per cento rispetto ai cinqueanni precedenti. Il settore chetira di più è quello dei caccia dacombattimento [27 per cen-to]. Il principale esportatore,come sempre, gli Usa.

Banche «Libero mercato non vuol dire che si può prendere quello che si vuole,quando si vuole, come si vuole. Questo è ciò che è successo negli anni che hannoportato alla crisi». Barack Obama ai banchieri di Wall Street, 22 aprile 2010.( )

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L ’ I N C H I E S T A

Isola

ILLIDO DI VENEZIA DIVENTERÀ UN RESORT TURISTICO

DI LUSSO, GRAZIE ALLA SPECULAZIONE FINANZIATA

CON I SOLDI DELLE CELEBRAZIONI PER L’UNITÀ D’ITALIA

E A UN COMMISSARIONOMINATO DA BERLUSCONI

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DEL 15 LUGLIO 2009 l’ordinanza di Protezione civile che stabilisce che «il commissario delegato assu-ma le iniziative e adotti i provvedimenti necessari occorrenti per la realizzazione di ogni altro inter-vento al Lido di Venezia, collegato e/o connesso con la costruzione del nuovo palazzo del cinema». Lafirma è di Silvio Berlusconi, il commissario risponde al nome di Vincenzo Spaziante, vice di Guido Ber-tolaso al Dipartimento della Protezione civile negli anni cruciali tra il 2001 e il 2006, quando la strut-tura assume quei connotati che le indagini stanno cominciando a delineare. Da allora Spaziante - giànominato commissario per sovraintendere alla costruzione del Palazzo del cinema, opera inserita neifesteggiamenti del centocinquantesimo anniversario dell’unità d’Italia - domina incontrastato su que-sta languida striscia di terra e di sabbia, di giardini e villette ai bordi della Laguna di Venezia.

Quel giorno è stato di certo un buon giorno per Gianfranco Mossetto [già assessore alla cultura nel-la prima giunta veneziana di Massimo Cacciari] e Federico Tosato, amministratori di Est Capital, un’im-

d’ORO

Èdi Gianni Belloni

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SpA Avrebbe dovuto essere il presidente della Protezione Civile spa, Vincenzo Spaziante,secondo fonti interne al Dipartimento, se l’operazione di privatizzazione non fosse stata bloccataper opportunità politica dopo l’esplosione dello scandalo appalti per il G8 della Maddalena.

portante società di gestione di fondiimmobiliari, con sede a Padova, che sulLido di Venezia ha puntato qualcosacome 480 milioni di euro con l’obietti-vo di farlo ritornare ai fasti dell’iniziodel secolo scorso. La novità è che orac’è un uomo solo al comando su tuttal’isola e le procedure sono così moltopiù rapide: azzittiti consiglio comuna-le e consiglio della municipalità, azze-rata la commissione di salvaguardia, laprocedura è ora in discesa.

Già il 23 settembre dello stesso annola conferenza dei servizi presiedutada Spaziante approva i progetti pre-sentati da Est Capital: la ristruttura-zione di alberghi storici come il DesBains [50 milioni d’investimento] el’Excelsior [90 milioni], la riconversio-ne dell’ex forte di Malamocco in strut-tura turistica di lusso [30 milioni] e la«Staff House» [15 milioni], un comples-so di alberghi e appartamenti. Ed è ap-pena il 10 dicembre quando la confe-

renza dei servizi approva il progettodell’Est Capital di «riqualificazione»dell’ex ospedale, nel frattempo acqui-stato dalla società padovana dal comu-ne di Venezia. Così, grazie all’attività«straordinaria» del commissario, nelgiro di quattro mesi l’isola venezianacambia volto. «Le ordinanze della Pro-tezione civile consentono di derogaredalle leggi e quindi non c’è nessunostrappo né istituzionale né normativo»,ha sottolineato Spaziante. Il sindacoMassimo Cacciari, ascoltandolo, avràpensato a Carl Schimitt e allo sua teo-rizzazione dello «stato d’eccezione», haannuito e rivendicato di aver sollecita-to lui stesso Silvio Berlusconi perché ipoteri del commissario si estendesserosu tutta l’isola. Più che grave, il tuttoappare incomprensibile.

Il caso del Lido è l’eccezione dell’ec-cezione, l’estenuazione di un sistemache vive della sospensione delle nor-mali procedure. Il Lido di Venezia è unodegli epicentri dello scandalo della

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( )

Èstato dopo l’abbattimento dellapineta per i lavori del nuovo pa-lazzo del cinema, nel settembre

del 2008, che si è costituito il coordina-mento delle associazioni ambientalistedel Lido di Venezia.

Da quel momento una decina di as-sociazioni si sono organizzate colmotto: «Un altro Lido è possibile».«Sulle questioni ambientali i lidensi so-no molto sensibili», racconta Salvato-re Lihard, uno degli animatori delcoordinamento. Raccolte di firme, ri-chieste di controlli ambientali, reteinformatica, riunioni, convegni, docu-

PER DIFENDERSIDAGLI SQUALI,UN ALTRO LIDOdi G. B.

GUSCIOQui sopra e accanto l’immagine di come do-vrebbe apparire il nuovo Palazzo del cinema,una delle opere fondamentali della «riqualifi-cazione» del Lido di Venezia.

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18mila persone vivono sull’isola, periferia di qualità del centro storico. Alta l’etàmedia e anche per questo è molto sentito il tema della sanità vista la chiusuradell’ospedale e il rischio di smantellamento delle strutture pubbliche rimaste.

L ’ I N C H I E S T A

Salzano: «Il Lido è un casodi trasformazionedell’amministrazionepubblica in snodo fra affariprivati e il territorio».

mentari, comunicati stampa, lettere,interviste, manifestazioni, questa èl’attività del coordinamento. Oltre aldocumentato esposto che nel marzo diquest’anno è stato inviato alla procu-ra della Repubblica e alla Corte deiconti. «Una delle questioni che abbia-mo sollevato – racconta Federico An-driollo della Lipu – è se è lecito che i

soldi della legge speciale per Venezia,finalizzata a tutelare la città, venganospesi per il nuovo palazzo del cinemacosì come i soldi provenienti dalla ven-dita dell’ospedale, frutto di finanzia-menti per il settore sanitario, oltre chedi donazioni private».

Tanto più che le alternative per do-tare il Lido di un palazzo del cinema al-l’altezza del suo festival c’erano, comeil potenziamento della sede attuale, conla costruzione di un nuovo piano, comeindicava il progetto originario. «Il pro-getto di Est Capital di rendere l’interaisola una destinazione turistica di lus-so - sottolinea Lihard – va contro gli in-teressi dei residenti. Avevano promes-so lavoro, ma l’unico risultato è che, conla chiusura per lavori dell’albergo DesBains, ci sono decine di posti di lavoroin meno per la prossima stagione». Il 9maggio è in programma una bicicletta-ta attraverso i luoghi della devastazio-ne che si sta compiendo sull’isola.

Il 9 maggio i cittadiniprotestano, in bicicletta,contro la devastazioneche si sta abbattendosul Lido e su Malamocco

ha affermato Eddy Salzano, decano de-gli urbanisti italiani, «la vicenda del Li-do di Venezia è un caso esemplare ditrasformazione delle amministrazionipubbliche in snodi tra gli affari priva-ti e il territorio».

Un piccolo passo indietro: è l’alloraministro Francesco Rutelli, nel 2007,ad inserire la costruzione del nuovopalazzo del cinema del Lido nel pro-gramma per il centocinquantesimodell’unità d’Italia e quindi tra i grandi

Protezione civile, il «sistema gelatino-so», venuto parzialmente alla luce unpaio di mesi fa. È finito in carcere Mau-ro Della Giovampaola, coordinatoredell’«unità di missione» che si occupa-va delle opere connesse ai festeggia-menti dell’unità d’Italia e nominato daSpaziante in un ristretto comitato tec-nico di valutazione dei progetti liden-si, così come Fabio De Santis e AngeloBalducci che hanno avuto a che fare di-rettamente con il progetto del palazzodel cinema.

Nella costruzione del palazzo del Li-do sono stati coinvolti tutti i personag-gi che sono finiti nell’orbita dell’inchie-sta delle procure di Firenze e Perugiasugli affari della Protezione civile e quiun agguerrito manipolo di associazio-ni ambientaliste sta combattendo unasolitaria battaglia per la legalità asuon di esposti e mobilitazioni. Come

eventi di competenza del Dipartimen-to della Protezione civile. Un’anomalia,visto che non si tratta di un incendio nédi un terremoto, che fa strame di pro-cedure e di tutele. Ma questo non fa piùnotizia. La particolare eccezionalità, secosì si può dire, sta nel fatto che l’attua-le commissario, ancora in sella malgra-do la bufera che ha coinvolto il Dipar-timento, si occupi anche delle diverseopere che riguardano l’isola e che solograzie a complesse equazioni logiche sipotrebbero considerare essenziali perle celebrazioni per l’unità d’Italia.

Ristrutturare un albergo c’entracon l’unità d’Italia? Casomai riguardagli affari della Est Capital di Mossettoe Tosato, che di tutte quelle opere risul-tano promotori e titolari. E riguarda gliabitanti del Lido costretti al ruolo de-gli spettatori.

È con l’alba del secolo scorso che na-

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sce il Lido come meta del turismo glo-bale di allora, con il Des Bains e soprat-tutto con l’Excelsior, grande albergodalle esotiche architetture, e le ville li-berty immerse in splendidi giardini: iltutto immaginato e costruito dallaCompagnia italiana grandi alberghi, laCiga. L’alba di questo secolo vede nuo-vi cantieri sorgere sull’isola che chiu-de la Laguna di fronte a San Marco.Peccato che al fascino letterario di Tho-mas Mann e Camillo Boito si siano so-stituite le cronache del saccheggiooperato dai responsabili della Protezio-ne civile dell’era di Guido Bertolaso.

A lavorare alla costruzione del nuovopalazzo del cinema, futura sede del fe-stival cinematografico che proietta ilLido ogni anno, per una decina di gior-ni, sulla scena globale, è la Sacaim, unaditta veneziana che si aggiudica l’ap-palto di 61 milioni di euro nel dicembredel 2007. Non è la prima volta che laSacaim «incrocia» gli uomini dellaProtezione civile: per la ricostruzionedel teatro la Fenice l’allora sindacoPaolo Costa rescisse il contratto con laditta vincitrice del primo appalto e in-disse una nuova gara, vinta appuntodalla Sacaim. Consulente dell’interaoperazione ritroviamo Angelo Balduc-

ci, allora capo dipartimento per lo svi-luppo e la competitività del turismodella Presidenza del Consiglio. Balduc-ci lo ritroviamo al Lido sia perché, perla Protezione civile, si è occupato diret-tamente della procedura di gara del pa-lazzo del cinema, sia per incarichi lega-ti al collaudo del Mose ricevuti dalConsorzio Venezia Nuova.

Assieme alla Sacaim, alleati nellarealizzazione del nuovo palazzo, ci so-no la Gemmo impianti, del gruppoGemmo - una delle cinque o sei azien-de che, durante l’era Galan, hanno be-neficiato di molti grandi appalti pub-blici - l’architetto Gabriele Napolitano[indicato nelle intercettazione comel’«architetto di Rutelli»] e la Intini diBari, patrocinata presso Bertolaso daGianpaolo Tarantini [Bertolaso dichia-rerà di non aver commissionato «ad In-tini né a Tarantini nemmeno l’acquistodi una matita», ma Intini troverà il mo-do di «consolarsi» con questo lavoro].

L’appalto della nuova opera del Lido haattirato molte curiosità anche graziealle intercettazioni telefoniche in cuigli esclusi denunciavano come fosse«tutto già stabilito» e come i vincitorilavorassero al progetto almeno daquattro mesi prima che fosse bandito.La sentenza del Tar ha, comunque, da-to torto ai ricorrenti.

Tra la vicenda del palazzo del cine-ma e la Est Capital non risultano lega-mi diretti anche se non è un misteroche Mossetto coltivi l’ambizione di ge-stire il nuovo palazzo del cinema. LaEst Capital ha acquistato l’area dell’exospedale aderendo al «bando di dichia-razione d’interesse dell’acquisto del-l’ex ‘Ospedale al Mare’» e risultandol’unica offerente. La vendita era datempo programmata - è del 2006 il pri-mo accordo di protocollo d’intesa - perfinanziare la nuova opera.

La Est Capital non ha comunque le-gami con il dipartimento della Prote-zione civile. Ma un stretto suo partnereconomico, sì. Il gruppo vicentinoMaltauro, una delle più grandi holdingitaliane di costruzioni ha costituito conEst Capital il fondo immobiliare RealStone - il fondo ha come finalità l’inve-stimento in terreni a sviluppo e a desti-nazione residenziale e commerciale:diversi i progetti in corso tra Venezia,Padova e Vicenza - e lo stesso gruppoMaltauro si è aggiudicato, insieme al-la Taddei costruzioni, la fetta piùgrossa, 53 milioni di euro, del famoso,e famigerato, progetto C.a.s.e. impostodalla Protezione civile e dal governo aiterremotati aquilani.

La Est Capital è comunque ben intro-dotta a Venezia: nel novembre del2009 si è aggiudicata, a spese dellaconcorrente Pirelli Re, la gestione delfondo immobiliare «Città di Venezia»,creato dall’amministrazione per gesti-re una quota consistente del patrimo-nio immobiliare pubblico. Grazie aquesta operazione il comune ha finan-

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I poteri del commissarioSpaziante si estendonooltre il palazzo del Cinemae riguardano tutto l’assettodell’isola del Lido

Filosofia «Ce ne vorrebbero di commissari così», disse l’allora sindaco MassimoCacciari a proposito di Spaziante. Cacciari ha inoltre dichiarato di aver fatto pressione sul governo perché ampliasse i poteri del commissario delegato.( )

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ziato una parte consistente del pianod’investimenti del 2009. Insomma,Est Capital gioca un ruolo non da poconella città lagunare.

L’isola del Lido è una striscia sottile,lunga appena undici chilometri. Ilcommissario Spaziante è chiamato aben altro. Ed infatti l’ex sindaco Cac-ciari l’ha chiamato a gestire un proget-to di 17 miliardi che riguarda la vicinaisola lagunare della Certosa. Sull’allar-gamento fuori dal Lido della sua giuri-sdizione si è registrato il forte distin-guo del nuovo sindaco Giorgio Orsoniche sul ruolo di Spaziante, al contrariodi Cacciari, ha manifestato più diqualche perplessità.

Un ruolo apertamente contestatoinvece da un agguerrito gruppo di as-sociazioni del Lido che, nelle scorsesettimane, ha inviato un dettagliato

esposto alla procura della Repubblicae alla Corte dei conti. Sono il progettospeculativo nel forte austriaco di Ma-lamocco, tutelato dal piano d’areadella laguna, e il progetto di «riqualifi-cazione» dell’ex ospedale a destare lepreoccupazioni maggiori. Per quantoriguarda Malamocco i lavori sono giàpartiti e prevedono la costruzione, nel-l’area del forte ottocentesco, di unatrentina di villette, un albergo e uncentro benessere.

Nell’area dell’ex ospedale si preve-dono nuove costruzioni e un aumentoconsiderevole della cubatura esisten-te. Le associazioni stanno seguendoanche i lavori per il nuovo palazzo delcinema dove sono stati abbattuti, nelfebbraio dell’anno scorso, oltre uncentinaio di alberi ad alto fusto provo-cando la rabbia degli abitanti. Un epi-sodio che ha aperto gli occhi a molti su

quello che stava accadendo sull’isola. Il ritrovamento di lastre di amianto

durante i lavori di scavo sta ipotecan-do l’avanzamento dei lavori secondo latabella di marcia. Un nuova area di8000 metri quadri verrà sacrificata perlo stoccaggio dell’amianto. I lavori delpalazzo del cinema dovrebbero termi-nare per giugno 2011 pena il mancatofinanziamento. «Ma evidentementeci sono dei problemi perché non mar-ciano a pieno ritmo come sostengono»assicura Salvatore Lihard.

Le polemiche politiche sui festeggia-menti per l’unità d’Italia pesano sui fi-nanziamenti e pare che, degli 81 mi-liardi impegnati per l’acquisto dell’exospedale, la Est Capital ne abbia fin’o-ra versati solo 14. Malgrado le energieprofuse, la belle époque che ha fattograndi queste spiagge non sembra in-tenzionata a ritornare.

metri quadrati del nuovo Lido saranno destinati allo stoccaggio dell’amiantoritrovato durante i lavori di scavo, che vanno meno velocemente del previsto.Dovrebbero finire a giugno 2011.

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PAOLO CACCIARI, laureato in architettura, giornalista e saggista,è tra i fondatori di Carta. È stato assessore e vicesindaco a Venezia,consigliere regionale e parlamentare con Rifondazione comunista.

EUROdecrescita

LA CONFERENZAINTERNAZIONALE SULLA DECRESCITA,

CHE SI È TENUTA A BARCELLONA, HA MOSTRATO

LA RICCHEZZA GEOGRAFICA E SOCIALEDI UN MOVIMEN-

TO IN ESPANSIONE. ECCO DOVE STA ANDANDO

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MARCO DERIU è docente in Sociologia della comunicazioneall’Università di Parma ed è tra i promotori, con Mauro Bonaiuti [un suoarticolo su Barcellona è su carta.org] dell’Associazione per la decrescita.

ON SONO SOLTANTO i numeri dei quattro giorni di conferenza - ol-tre cinquecento presenze, circa sessanta relatori nelle diverse ses-sioni, trenta laboratori, ottanta poster – a colpire e dar ragione

di un sempre più diffuso interesse per la prospettiva della decrescita. Significa-tiva è anche l’ampia area geografica: circa una quarantina di paesi rappresenta-ti, tra cui Spagna, Francia, Italia, Inghilterra, Austria, Germania, Belgio, Portogal-lo, Grecia, Danimarca, Finlandia, Ungheria, Turchia, Australia, Stati uniti, Cana-da, Perù, Messico, India. Ancora più significative sono le diverse competenze e pro-venienze disciplinari e di ricerca – economia, ecologia, sociologia, politologia, sto-ria, filosofia, pedagogia, psicologia, biologia, fisica, statistica, comunicazione – einfine le diverse anime sociali e politiche [studenti e professori, ambientalisti, al-termondialisti, femministe, anarchici, squatter…] che hanno potuto incontrarsie confrontarsi, a partire da punti di vista diversi ma con curiosità e attenzione re-ciproca. Niente male, per un movimento nato in polemica con le scienze econo-miche e le parole d’ordine dominanti – l’ossimoro dello «sviluppo sostenibile» sututti – non solo tra governi e istituzioni ma anche tra Ong, associazioni, gruppi emovimenti politici.

Il successo di una «parola-cornice»Tutti questi segnali mostrano che quella della decrescita non è,

come qualcuno ha pensato, semplicemente un’altra del-le effimere mode che attraversano i movimen-

ti internazionali. Pur essendo oggetto di

DI MARCO DERIU E PAOLO CACCIARI

N

una continua e velenosapubblicità negativa, privi di sponsorpolitici, non dotati di grandi organizzazioni,senza poltrone o cariche da offrire, in questi anni i mo-vimenti della decrescita sono comunque riusciti a diffondereuna consapevolezza dell’insostenibilità ecologica e sociale della cresci-ta economica e delle illusioni delle teorie dello sviluppo. Tanto che quello del-la decrescita è il movimento che in questo momento riesce ad esprimere e cata-lizzare la critica più radicale alla nostra società.

Da questo punto di vista, quello che agli inizi poteva sembrare il limite della pro-posta – l’aggressione frontale al feticcio della crescita, senza cautele o particola-ri distinguo – che ha irritato [e continua a irritare] perfino molti intellettuali marxi-

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Ora non sempre, o non in tutti,queste diverse anime si combinanospontaneamente o pacificamente.Durante la conferenza di Barcellonaci sono stati momenti di confrontoserrato e anche di polemica, peresempio tra i sostenitori di approccipiù economicisti e quelli di impron-ta più sociale o culturalista, o tra unavisione più razionalista dell’ecologiae una più ispirata al riconoscimentodel mondo indigeno e delle culture«altre». Ma va detto che complessi-vamente il movimento della decre-scita sembra caratterizzarsi rispettoad altre correnti di pensiero peruna maggiore sensibilità verso laparzialità dei diversi punti di vista ela consapevolezza della necessità diun’integrazione di visioni e approc-ci diversi. E questi conflitti, se gesti-ti con maturità, potrebbero alla finerisultare produttivi. Non è un casoche attorno alla decrescita stiano fio-rendo, perfino in un ambito rigidocome quello universitario, nuovigruppi di ricerca con un caratterespiccatamente multidisciplinare.

C’è in fondo una buona notizia cheha iniziato a correre per l’Europa eche ha tutta l’aria di non volersi fer-mare molto presto. Sta aumentandoil numero di persone – e fra questisempre più i giovani – disposte a ten-tare di modificare il proprio stile divita, e a rivedere consumi e abitudi-ni nel tentativo di diminuire – far de-crescere – la dipendenza dal merca-to per rendere così possibile una vi-ta migliore per sé e per gli altri. Qua-lunque sarà la strada che resta dapercorrere, questa disponibilità, el’entusiasmo che sta generando, è giàun risultato in sé. Una novità che do-vrebbe far riflettere anche i più cini-ci e pessimisti. Ci auguriamo chequesta buona notizia sia un incorag-giamento anche per altri.

sti e ambientalisti, sembra invece og-gi rivelarsi un faro di riferimento cheha obbligato tutti, anche i più scetti-ci, a prendere posizione e a misurar-si con il nodo cruciale della questio-ne: la fine di un’era, quella dello svi-luppo economico, su cui si è costrui-to non soltanto l’immaginario econo-mico, ma anche quello politico e cul-turale della nostra modernità. Men-tre per decenni tutti, comprese le piùgrandi corporation, si sono dichiarati per lo «sviluppo sostenibile» [ora declinatonella versione «green economy»] proprio perché per la sua natura ambigua que-sto concetto non implica nessuna opzione radicale, al contrario la decrescita ob-bliga a ridefinire priorità e intenzioni e a prendere posizione.

La decrescita rappresenta in effetti una «parola-cornice» che disegna niente me-no che uno spostamento di piani del discorso: tutte le categorie linguistiche del-l’immaginario tradizionale - economia, lavoro, ricchezza, povertà, progresso, svi-luppo, democrazia – vengono in questo modo decostruite e reinterpretate. Libertà,giustizia, equità, convivialità e gioia di vivere, tutto ciò su cui si può fondare unabuona vita e una buona società, non vengono attribuite al campo della crescita,ma cercate altrove. La decrescita sta diventando una «parola-cornice» anche inun senso autenticamente politico. Sempre più una serie di movimenti sociali dalbasso, di diversa estrazione, si riconoscono in questo mutamento di prospettivae si trovano a rileggere quello che stanno facendo – dalle pratiche di sobrietà al-l’autoproduzione, dalla salvaguardia dei prodotti locali ai gruppi di acquisto so-lidale, dall’opposizione alle grandi opere alla lotta allo sprawl urbanistico, dallemonete locali e dal vegetarianesimo alle lotte per la sovranità alimentare, dalladifesa dei beni comuni alle pratiche di permacultura, dall’uso della bicicletta alco-housing - come frammenti di uno schema più ampio e dotato di senso. Questopermette di individuare meglio una direzione di marcia, anche in mancanza di unprogetto finale prestabilito, e di ricercare dunque sempre maggiore coesione e coe-renza nelle proprie pratiche e proposte.

Radici multiple e conflitti produttiviQuesto non significa che sotto l’ombrello della decrescita non ci siano visionidifferenti, tensioni, o addirittura conflitti più o meno latenti. In un recente ar-ticolo del «Journal of Cleaner Production», François Schneider, Giorgos Kallis eJoan Martinez-Alier hanno sottolineato l’esistenza di almeno cinque filoni chesono confluiti nella proposta della decrescita. Un filone culturalista di critica an-tropologica al modello di sviluppo, letto come tentativo di «occidentalizzazionedel mondo»; un filone di critica democratica volto a rivendicare un controllo po-litico sulle dimensioni tecnologiche, economiche, e della comunicazione; un filo-ne ecologico orientato alla difesa degli ecosistemi e al rispetto delle diverse for-me di vita; un filone etico-filosofico che propone un ripensamento dei valori fon-danti della vita, enfatizzando la spiritualità, la nonviolenza, o la semplicità volon-taria; infine un ultimo filone che può essere ricondotto alla teoria bioeconomicadi Georgescu Roegen e alla prospettiva dell’economia ecologica.

DECRECIMIENTO O BARBARIE Questo è il titolo del libro di Paolo Cacciari, scrittoper Carta nel2006 [in vendita su bottega.carta.org], tradotto dalla casa editrice catalana Icaria,presentato alla conferenza internazionale sulla decrescita a Barcellona. icariaeditorial.com

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La decrescita è la «parola-cornice» che disegnauno spostamento di pianidel discorso: le categorielinguistiche dell’immaginariotradizionale vengonodecostruite e reinterpretate

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F ERRANDELLE E MARUZZELLA, nomi che sanno moltodi spot pubblicitari: in realtà sono le discariche in-fernali, in provincia di Caserta, dove si consuma

tuttora un’emergenza rifiuti campana mai risolta. È sot-to a questo tappeto che si nasconde l’immondizia diquasi tutte le province campane e di Napoli, nonostan-te il decreto 195 del dicembre 2009 dichiari conclusal’emergenza in regione. Ma in questo decreto c’è del-l’altro, spiega Vincenzo Cenname, sindaco di Camiglia-no, unico comune del casertano socio dell’Associazio-ne comuni virtuosi, che rischia di essere commissaria-to [Carta n. 13/2010]. «La legge parla anche di provin-cializzazione della gestione dei rifiuti, cioè di societàcreate dalle Province che dovrebbero gestire non solo gliimpianti di trattamento ma anche la raccolta dei rifiu-ti. Per inciso – fa notare Vincenzo – sulla base delle nuo-ve norme, il 40 per cento delle società pubbliche passe-

Il sindacoVincenzonon molla i rifiutidi Anna Pacilli Nel casertano

crescono rifiuti,discarichee camorra.A Camigliano,che rischiadi essere scioltoper troppa virtù,i cittadini sonopronti a lottareper difendereil sessanta per centodi differenziata

società provinciali sia trasferita nonsolo la raccolta ma anche la riscossio-ne della tariffa sui rifiuti: o almeno co-sì la interpreta la Provincia di Caserta.In quella di Salerno, invece, la riscos-sione rimane ai comuni e chi nonvuole non si consorzia.

«Producendo ulteriori danni – spie-ga il sindaco di Camigliano – Abbiamodipendenti comunali assunti per gesti-re i rifiuti che sono pagati con la riscos-sione della tariffa: un costo che il co-mune non potrebbe più coprire. Manon è solo questo. L’amministrazionenon avrebbe più nessuno strumentoper contestare eventuali disservizi daparte della società che farebbe la rac-colta e riscuoterebbe direttamente latariffa. Quindi, di fronte alle lamente-le dei cittadini potrei solo rispondere dirivolgersi alla società provinciale. Al-la faccia del federalismo».

rebbe ai privati, spingendo ancora dipiù verso la privatizzazione anche deirifiuti». Vincenzo si è rifiutato di trasfe-rire i dati della Tarsu [la tariffa rifiuti]e per questo il suo comune è minaccia-to di scioglimento.

Camigliano e altri comuni del caser-tano, che sette o otto anni fa hanno de-ciso di non aderire ai Consorzi di baci-no e che gestiscono in proprio i rifiuti,hanno fatto la scelta vincente: percen-tuali alte di raccolta differenziata, ze-ro debiti con i gestori degli impianti, ta-riffe contenute. Una scelta impegnati-va, perché sul territorio non ci sono im-pianti per il trattamento della frazioneumida dei rifiuti, che deve essere por-tata fuori regione a un costo quasi tri-plo: oltre 200 euro a tonnellata rispet-to agli 85-90 per il conferimento in di-scarica come rifiuto indifferenziato,«tal quale». «Con mezzi e personaleproprio, e non attraverso società fasul-le, abbiamo superato il 60 per cento di

raccolta differenziata. L’intero servizioè finanziato con la tariffa sui rifiuti ei soldi passano attraverso il bilanciocomunale, verificabile da tutti, com-presa l’opposizione in consiglio co-munale, che non a caso ha votato a fa-vore di tutte le delibere in materia dirifiuti». Poi è arrivata lil decreto 195,peraltro da molti giudicato incostitu-zionale dato che entra nel merito di co-me nelle regioni si dovrebbero gestirei rifiuti, e distinguendo fra le Regioni.

Sono tanti i motivi di preoccupazio-ne che inducono l’amministrazione diCamigliano a non cedere alle societàprovinciali, specchi dei già fallimenta-ri Consorzi. Innanzitutto, il timore fon-datissimo di non avere più l’attualeservizio, che gli stessi camiglianesi giu-dicano ottimo, e di dire addio alla rac-colta differenziata. Timori accentuatidal fatto che la legge prevede che alle

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milioni di tonnellate di rifiuti speciali sono smaltite illegalmente ogni anno in Campania.Bisogna «occuparsi dell’emergenza rifiuti per prevenire le conseguenze sulla salute dei bambini», dicel’Associazione culturale pediatri [Acp] del centro sud, lanciando l’allarme sui rischi per i bambini. 14

E c’è altro. Portare nell’impianto diselezione il rifiuto «multimateriale»raccolto nei comuni costa 40 euro atonnellata. È pensabile che le societàprovinciali, che gestiscono anche gliimpianti di incenerimento, vogliano af-frontare il costo della selezione dei ri-fiuti anziché bruciarli, intascando an-che i lauti incentivi Cip6?

Insomma, Vincenzo gli archivi coni dati sui rifiuti non li consegna. E co-sì hanno risposto pochi giorni fa gli uf-fici del comune di Camigliano alla te-lefonata degli uffici della Provincia,che consigliavano di inviare i dati, pe-na la nomina del commissario. «Staràpoi alla Provincia giustificare la nomi-na di un commissario per un comuneche supera il 60 per cento di raccoltadifferenziata, senza aver accumulatodebiti, mentre non viene fatto neiconfronti di comuni indebitati e senza

differenziata»: per Vincenzo la questio-ne è politica, ma confida ancora nelbuonsenso di chi ci amministra, altri-menti la protesta sarà inevitabile. «To-tale appoggio, vicinanza e sostegno», èstato espresso a Vincenzo Cenname dalpresidente dell’Associazione naziona-le dei comuni virtuosi Luca Fioretti,sindaco di Monsano [Ancona], prontoinsieme agli altri «a partire, zaino inspalla e fascia tricolore, per sostener-ti e superare insieme questo difficilemomento».

E non sarebbero soli. «Se arrivasseil commissario, la popolazione reagi-rebbe sicuramente, come è già suc-cesso – fa sapere Vincenzo – I cittadi-ni sanno che il servizio non sarebbepiù lo stesso, a fronte di un aumentodei costi: qui ogni abitante per l’inte-ro servizio paga 77-78 euro l’anno,mentre con i Consorzi si arriva a 110-115 euro. E mettere le mani nelle ta-sche dei cittadini in questo modo e inquesto momento è da folli: certa-mente ci sarebbe una reazione. Poi, ol-tre agli amici dell’Associazione comu-ni virtuosi c’è il sostegno sul territorio,a partire da ‘Speranza provinciale’, unmovimento civico nato l’anno scorso,di cui faccio parte, che ha già dichia-rato di voler appoggiare la mia inizia-tiva». Il caso di Camigliano, insomma,rischia di esplodere e di diventare na-zionale.

Ma se il buongiorno si vede dalmattino, il neopresidente della Provin-cia di Caserta, Domenico Zinzi, po-trebbe riservare non poche sorprese,e non esattamente di buonsenso. Zin-zi, deputato Udc in carica, ha appenapresentato una proposta di legge af-finché i sindaci uscenti siano nomina-ti «consiglieri a vita» e come tali retri-buiti. E pare abbia fatto sapere cheuno dei primi atti come presidente, ol-tre che proporre i casinò per il rilancioturistico dell’area, sarà proprio dinominare il commissario ad acta, de-stinazione Camigliano.

FERRANDELLE a Santa Maria delle Fosse[Caserta], nella foto, era stata individua-ta per lo stoccaggio temporaneo di die-cimila tonnellate di rifiuti: è diventata ladiscarica a cielo aperto di milioni di ton-nellate. L’area, fino a non molto tempofa presidiata dall’esercito, ora è recinta-ta, con cartelli che dicono «zona strategi-ca militare». A un centinaio di metri in li-nea d’aria c’è Maruzzella, comune di SanTammaro, una vecchia discarica sceltaper accumulare milioni di tonnellate dirifiuti tolti dalle strade di Napoli e dellaCampania: ma anch’essa è sito di stoc-caggio provvisorio. Camigliano, che di-fende la sua gestione virtuosa dei rifiuti,è solo a una decina di chilometri.

Le discarichedell’emergenza

FOTO CONTROLUCE

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DOPO IL VIA LIBERA nel Polesine, inAbruzzo e in Molise, le trivellesbarcheranno anche in Puglia, a

largo delle isole Tremiti, una delle tre areemarine protette della regione. A dare l’okè stato l’ufficio Via [valutazione d’impat-to ambientare] del ministero dell’am-biente, che ha rilasciato parere positivo al-la richiesta presentata da una società pe-trolifera irlandese, la Petroceltic Elsa, adeffettuare ricerche petrolifere al largo del-le isole Tremiti.

Per farlo la Petroceltic pagherà allo Sta-to una cifra irrisoria, il 30 per cento del-le royalties e tasse varie allo Stato e l’unoper cento alla Regione, che il 24 marzoscorso aveva espresso parere negativo[purtroppo non vincolante] alla proposta.Potrebbe così iniziare una «avventura dis-sennata - come l’ha chiamata il presiden-te della regione Nichi Vendola - non soloper i profili ecologici ma anche per quel-

li economici». Proprio la sua giuntasi era espressa sfavorevolmente al-la richiesta della società irlandese loscorso 24 marzo.

I rischi per l’ambiente, infatti,sono tanti e si presentano già nel-la fase iniziale della ricerca petroli-fera eseguita secondo una tecnicapericolosa per la fauna marina chesi chiama «Air-Gun» e, come haspiegato in una nota il Wwf Foggia,è «ufficialmente annoverata tra leforme riconosciute di inquinamen-to, arreca seri danni alla biodiversi-tà marina, in primo luogo ai mam-miferi ma anche a pesci, invertebra-ti e tartarughe marine». Un tristeparadosso se pensiamo che «perandare nella riserva marina delleTremiti, ad esempio con un gommo-ne o solo per un bagno, è necessarial’autorizzazione del Parco e occorreseguire una serie di prescrizioni pernon danneggiare l’ambiente», haspiegato Giuseppe Calabrese, il sin-daco delle Isole Tremiti.

Contro le trivelle sono scesi per lestrade di Lesina [Foggia] molti sinda-ci, amministratori, associazioni ecittadini. Più di trecento persone sisono date appuntamento lo scorsosabato 24 aprile davanti al centro vi-

site del Parco nazionale del Garganoe attraverso le dune del Parco han-no raggiunto in corteo la «destina-zione simbolica, la Eden V, navespiaggiata da più di venti anni, a te-stimoniare l’impotenza della politi-ca e l’assopimento della coscienzacivile di un Sud sempre più alla ri-cerca di uno scatto d’orgoglio», han-no detto quelli del «Comitato per latutela del mare Gargano» che ha or-ganizzato la manifestazione. Il Co-mitato, che ha aperto un sitohttp://maregarganico.altervista.org,si dice pronto ad organizzare «presi-di permanenti, anche notturni, sul-la duna di Lesina per sollecitare l’at-tenzione pubblica sulle questione»,ha spiegato il presidente MicheleEugenio Di Carlo.

I prossimi passi? Le amministra-zioni preparano un ricorso al Tarcontro la Petroceltic Elsa che inmolti si augurano di vincere, vistoche un precedente positivo c’è giàstato: la richiesta di sospensione,presentata dal Comune di Ostuni,delle trivellazioni in mare dellaNorthen Petroleum e accolta dalTar di Lecce lo scorso 24 febbraio.Cinque europarlamentari [del Pdl]hanno poi presentato un’interroga-zione alla Commissione europea inmerito, si legge, «ad un eventualerischio idrogeologico prodotto dagliinterventi di ricerca».

Le associazioni ambientalistevanno avanti. Venerdì 7 maggio aSan Nicandro Garganico Legam-biente ha organizzato un convegnosul tema.

L’area protetta del Gargano?Trivelliamola

di Eleonora Formisani

Dentro al parco Le trivelle della Petroceltic cercaranno gli idrocarburia una decina di chilometri dall’area marina protetta delle isole Tremiti e ad altrettantidalla costa pugliese, davanti al lago di Lesina, nel Parco nazionale del Gargano.

La RegionePugliaha dato parere negativo.Opposta la Valutazionedel ministero ambiente,contro ogni tutela

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per cento è l’aumento dei gas serra dovuto ai trasporti, il settore che dal 1990 ha avutol'incremento più elevato, seguito dalla produzione di energia [più 16 per cento. Lo dicono i datidell’Ispra a proposito dell’Italia, maglia neranella riduzione delle emissioni nell’Europa a 15. 20

EDDYBURG DI FABRIZIO BOTTINI

LA CITTÀ DI SINISTRA E IL TERREMOTO

T U T T O C I T T À

TRINO VERCELLESE [VC]Il Coordinamento nazionale anti-nucleare ha organizzato per sa-bato 8 maggio una assembleaper discutere delle scelte del go-verno «privo di capacità di pro-gettazione di una ricerca - si leg-ge in un comunicato che convo-ca l’assemblea - Una ricerca chepermetta al nostro paese di usci-re dal cappio dei combustibilifossili ma contemporaneamentedi non finire in quello ancor piùstretto dell’uranio [materiale invia di esaurimento]. Il luogo del-l’assemblea, al momento in cuiscriviamo, non è ancora stato de-ciso ma per ricevere informazionisi può mandare una mail a:

[email protected]

TORINOSi terrà il 14 maggio «I Comuni intempo di crisi», un incontro orga-nizzato dal Comune di Torino, laRete del nuovo municipio e Altre-conomia. Tra gli altri interverran-no: Pietro Raitano [direttore Altre-conomia], Salvatore Amura [vice-presidente Rete nuovo municipio]e Marco Boschini [CoordinatoreAssociazione comuni virtuosi]. Al-le 16.30 presso la sala PasqualeCavaliere in via Palazzo di Città 14.

www.nuovomunicipio.org

PERUGIA Proseguono gli ap-puntamenti delle «Iniziative diprimavera della Fondazione An-gelo Frammartino». Il prossimo èil 14 e 15 maggio a Perugia per ilmeeting dei giovani in prepara-zione della marcia Perugia Assi-si. Parteciperà una delegazionedi studenti che ha aderito al pro-getto «Educare alla pace» prove-nienti dalle scuole superiori di

Milano, della Provincia di Roma edi Caulonia [Reggio Calabria].

angeloframmartino.org

PINEROLO [TO]La piazza co-me dimensione pubblica, questo ilprincipio ispiratore di «Pensieri inpiazza», una iniziativa promossadall’associazione culturale Pen-sieri in piazza e dall'assessoratoalla cultura del Comune di Pinero-lo. Lunedì 3 maggio alle 21 al teatrosociale «La storia e la paura» conFranco Cardini - Università di Fi-renze. Martedì 4 alle 21 «Per unpresente sostenibile. Arte e scien-za in dialogo con la naturadi Sista Bramini e il Trio FrancescaFerri con Camilla Dell’Agnola e Va-lentina Turrini, che si terrà sempreal teatro sociale. Il programma è consultabile su:

www.pensierinpiazza.it

TUTTA ITALIA Tre domenichedi apertura speciale il 9, il 16 e il 23maggio il «Mese delle Oasi» delWwf. Oltre 500 classi potranno vi-sitare gratuitamente, accompa-gnate da educatori esperti, decinetra le più belle Oasi Wwf in tuttaItalia. L’evento clou sarà il 16, conla tradizionale Giornata delle Oasi.L’elenco delle Oasi aperte su:

www.wwf.it

BERGAMO «Ho visto l’oppres-sione del mio popolo. [Es 3,7] At-tualità dell’Esodo» è il titolo delconvegno organizzato dai pretioperai il 1 maggio. Il perché? «De-grado istituzionale, prevaricazionedei poteri, deriva lobbistica delvolto pubblico della chiesa, silen-zio dei cristiani in Italia. Aprirestrade per l’Esodo», dicono.

www.pretioperai.it

C’È UNA SCENA IDILLIACA da dopoterremotoche mi è rimasta impressa. Un pomerig-gio primaverile a Colfiorito, fra l’Umbria

e la valle del Chienti, epicentro del terremotofine anni novanta.

Il bar nel campo per sfollati allestito oltre lastrada statale pieno di ragazzi. Gente ai tavo-lini, qualcuno con la birra in mano a chiac-chierare nel parcheggio, qualcun altro appog-giato ai muri esterni dove batte ancora il sole.Niente di speciale, se non fosse che, a pochedecine di metri, il centro è quasi già del tuttoricostruito, i locali aperti. È il campo provvi-sorio ad essere in via di smantellamento. Per-ché mai sono lì, davanti al piazzale di ghiaia unpo’ sconnessa, invece di approfittare degli spa-zi accoglienti del borgo antico?

Varie risposte sono possibili. La prima è cherisulta facile andare e venire in macchina, enessuno intende star lì in eterno. Un’altra èche, vista l’età media, per molti di loro quel po-sto provvisorio e mezzo smantellato rappre-sentasse davvero un riferimento «storico»,l’ambiente in cui si erano sempre ritrovati fraragazzi.

Però vorrei provare a fare un’altra ipotesi,che tra l’altro non esclude queste prime due.Cercavano la loro new town, ovvero uno spa-zio aperto per costruire un proprio futuro. È aquesto assai vitale e positivo anelito che, infondo, si rivolgono anche i regimi autoritariquando sconvolgono i territori: dalle bonifichepontine mussoliniane, ai villaggi alternativi, aquelli zapatisti per minarne la coesione [vediCarta n. 10/2010], alla ricostruzione-deporta-zione abruzzese di Bertolaso-Berlusconi.

E la questione vera, per la sinistra, è: abbia-mo un modello di città nuova? O la pur sacro-santa reverenza per la storia, le radici sociali,la sapienza accumulata dalle generazioni, fi-nisce per far perdere qualche colpo all’imma-ginazione? Qualcuno [a proposito di tutt’altro]diceva che bisogna convivere col terremoto.Magari innovando.

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BLOCCO DELLE DEMOLIZIONI degli edifi-ci abusivi in Campania fino al 31dicembre del 2011, stabilisce il de-

creto approvato dal consiglio dei ministriil 24 aprile. In questo modo la Regioneavrà il tempo di legiferare in proprio e ri-dare ai propri abusivi quel condono vo-luto da Berlusconi nel 2003 ma negato,dice il Pdl, ai campani, inibiti dalle nor-me della giunta Bassolino.

Pare che il decreto contenga alcunicorrettivi rispetto all’impianto origina-riamente proposto, ma come sempre sipresta a interpretazioni, che certamen-te verranno esplorate nei 60 giorni ne-cessari a convertirlo in legge. «Questo de-creto era necessario per fare chiarezza e

poter finalmente avviare unpercorso virtuoso che ripor-ti la legalità anche nell'edili-zia campana. Sono state ov-viamente escluse dall'inter-vento tutte le costruzioniche deturpano il territorio oi beni culturali e paesaggisti-ci», ha detto in modo suffi-cientemente generico la mi-nistra campana alle pari op-portunità Mara Carfagna,la più votata d’Italia alle re-centi elezioni regionali. Insieme a lei, erastato il candidato del Pdl alla guida del-la Regione Stefano Caldoro a promette-re il condono, e ora che è presidente del-la Campania Caldoro intende mantene-re l’impegno.

Ma c’è agitazione fra gli amministra-tori di zone apparentemente esclusedallo stop alle ruspe. «Dal decreto ver-

rebbe esclusa proprio la nostra isola – hacomunicato il sindaco di Forio d’Ischia,Franco Regine – La ritengo l’ennesima di-scriminazione perpetrata ai danni deicittadini isolani che hanno creduto allepromesse del Pdl, ricambiando con enor-me consenso di voti».

E eddyburg.it lancia l’appello controla sanatoria edilizia in Campania. [A. PA.]

Simona Vicari «Le posizione di una piccola minoranza del Pdl, capeggiatada Italo Bocchino, sono la base di un'operazione di filibustering contro la stagionedelle riforme annunciate dal presidente Berlusconi», ha detto la senatrice.

CALABRIAValle dei veleni

SI SCAVA nella Valle del fiu-me Oliva, in Calabria. E siaspettano i risultati di que-sti carotaggi per fare lucesulle cause delle straneanomalie radioattive rileva-te nella zona, che da piùparti vengono messe in re-lazione con le presuntemorti per tumore. Secon-do alcuni testimoni, ascol-tati dalla Procura di Paola,quei rifiuti potrebbero pro-venire dalla nave «dei vele-ni» Jolly Rosso.

NUCLEAREL’Enel in Russia

Proprio il giorno dell’anniver-sario di Chernobyl, il 26 aprile,l’amministratore delegato del-l’Enel, Fulvio Conti, e il presi-dente della società russa InterRao Ues, Boris Y. Kovalchuk,hanno firmato un Memoran-dum per la cooperazione nu-cleare italiana in Russia e neipaesi dell'Est. Si sono incontra-ti a Lesmo, in Brianza, duranteil vertice bilaterale Italia Russiafra il presidente del consiglioSilvio Berlusconi e il premierVladimir Putin. Fra i progetticomuni, una nuova centralenucleare a Kaliningrad, e un re-attore sperimentale termonu-cleare di tecnologia russa, lastessa che Enel starebbe utiliz-zando in Slovacchia.

ELEZIONIIncoerenteBonino

LA RETE dei cittadini del Lazio,che alle recenti elezioni regio-nali ha candidato Marzia Mar-zoli, interviene sulla decisionedell’altra candidata sconfitta,Emma Bonino, di dimettersida consigliera regionale. «Unadomanda nasce spontanea :qual è stato il vero voto inuti-le? – si chiede la Rete – La ri-sposta ci arriva dagli elettoriche ci scrivono: ‘Emma Boninorimane in senato, avevate ra-gione voi, ho sprecato il miovoto’». E poi: «È giusto concor-rere alla presidenza della Re-gione solo per vincere la pol-trona da presidente, lasciandosenza rappresentanza queglielettori che hanno scelto te enon un altro consigliere?».

FILMA Nord Est

Milo Adami e Luca Scivolet-to, un romano e un siciliano,con la loro casa di produzio-ne Pinup Filmaking hanno

prodottoun docu-mentariosul Venetoprofondo:«A NordEst». Unviaggio nel

«cuore di tenebra» del nordest italiano, seguendo la sta-tale 11 da Venezia al lago diGarda, attraverso il territorio«messo a lavoro» fra infra-strutture, case e industrie.www.youtube.com/watch?v=1x_CRTJAOjo

)Il condonosecondo Caldoro

FOTO SABBADINI

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M U T U O S O CCO R S O D I C H I A R A S A S S O

LIBERAZIONE, NON LIBERTÀ

I PRESIDI sono considerati un prodotto naturale dei luoghi resistenti. Aitanti amici che capitano in Valle di Susa, come si segnala la Sacra di San Mi-chele, abbazia che sovrasta dal monte Pirchiriano con la sua storia e bellez-za, si mostrano i presidi, quelli nuovi, quelli rasi al suolo da incendi dolosi,quelli ricostruiti. Il 25 aprile, tutti in piazza a seguire le manifestazioni, chein valle sono particolarmente sentite. Sull’onda di questi tempi è successoche il comune di Borgone si sia lasciato prendere la mano e abbia affissomanifesti intitolati: Festa delle Libertà. Subito è scattata, proprio dai presi-dianti di Borgone, la mobilitazione insieme all’Anpi, che non si capacita didover ancora difendere questa giornata. «La festa della Libertà non esiste,esiste la Festa della Liberazione». Attualissima e fatta propria dalle personeche resistono [da vent’anni] contro tutti i poteri cosiddetti forti.

E S T N O R D D I G I A N N I B E L LO N I

LA CHIESA «CONTRO»

È TORNATA la pagina delle lettere sul settimanaledella diocesi triestina «Vita Nuova». Una decisioneautonoma e coraggiosa della direttrice Fabiana Mar-tini. L'eliminazione della pagina, sollecitata dal nuo-vo vescovo Giampaolo Crepaldi, aveva provocato unacceso dibattito, fuori e dentro la chiesa triestina,con l'intervento dello scrittore Claudio Magris, diesponenti politici e della Federazione nazionale dellastampa. La decisione censoria era stata scatenatadalla pubblicazione della consueta «lettera di Nata-le» di un gruppo di «preti di frontiera» del nordest,quest'anno dedicata alle ronde e al razzismo. La scel-ta se ospitare o meno la rubrica delle lettere e quindiun dialogo tra diverse opinioni e sensibilità è, contutta evidenza, una scelta tra una chiesa arroccata edogmatica e una che, come diceva Paolo VI, citatoda Fabiana Martini nel suo editoriale, condivide la re-altà quotidiana «senza porre distanza di privilegi odiaframma di linguaggio incomprensibile». Una«chiesa triestina sorridente e amica», scrive Martini.E con la schiena diritta.

U N A LT R O S G UA R D O D I O R N E L L A D E Z O R D O

L’UNICO CIE BUONO È QUELLO CHIUSO

È lapidario e preciso lo slogan scelto per il presidio anti-Cie a Firenze: davan-ti al Consiglio regionale, mentre Enrico Rossi presenta la nuova giunta, sare-mo in strada per confermare il nostro no all’apertura di Centri di identifica-zione ed espulsione in Toscana. Prima di essere eletto, Rossi ha «aperto» aiCie, ponendo come condizione una loro maggiore «umanità». Ma quantoaccade quotidianamente nei Centri di tutta Italia, violenze, abusi, degradoe abbandono, ci conferma che non possono esserci Cie «umani». Ed è già di-sumana e contraria al diritto l’esistenza stessa di simili luoghi, dove sonorinchiuse senza processo persone che non hanno commesso alcun crimine.Nei giorni della Festa della Liberazione, dire no ai Cie significa anche ribadi-re il nostro rispetto per i valori della Costituzione e per i diritti di ogni essereumano. Significa non dimenticare la nostra storia.

G I R O D I TA L I A / PA R M A

I RIFIUTI COME A SAN FRANCISCO

MIGLIAIA DI PERSONE arrivate da Torino, Genova, Roma, Trento, Treviso,Venezia, Pistoia, Aversa e da tutta l'Emilia Romagna hanno invaso e colo-rato le vie di Parma, nonostante il tempo inclemente di quel giorno. So-no arrivati in città lo scorso 17 aprile per partecipare alla prima manife-stazione nazionale contro tutti gli inceneritori e per discutere su comeproseguire la resistenza, con l’obiettivo di smettere di bruciare e di di-struggere materia. Un modo per cambiare strada lo ha indicato, ancorauna volta, Paul Connett, consulente dell'Onu sui rifiuti oltre che di SanFrancisco, città all’avanguardia nel settore.

www.gestionecorrettarifiuti.it

Diossina Ad Anagni, in provincia di Frosinone, un’ordinanza del sindaco vietail consumo di frutta, ortaggi e pollame da oltre un anno. I rilievi della Aslhanno portatoalla luce la presenza di diossina, sostanza considerata altamente cancerogena.

No Bertolaso Il comune de L’Aquila ha negato la cittadinanza onoraria al capo della Protezione civile, Guido Bertolaso. E non solo per le vicende giudiziarie.

L A Z I O R O M A D I C A R TA

CITTADINI VS MINISTERO

LA RETE dei cittadini contro la turbogas di Aprilia [La-tina] ha presentato alla Corte di giustizia europea larichiesta di apertura di una procedura d’infrazionenei confronti del ministero dell’ambiente italiano.Un passo deciso a fronte dei silenzi del ministero aproposito della contestazione della Rete sulla perdi-ta di efficacia della Valutazione di impatto ambienta-le per la centrale turbogas, ora in fase di realizzazio-ne ad Aprilia, zona Campo di Carne. Il contenuto delricorso è stato illustrato nei giorni scorsi in un’as-semblea cittadina organizzata dalla Rete insieme aGisa [associazione dei genitori degli oltre cinquecen-to alunni della scuola primaria e dell’infanzia di Cam-po di Carne], alla parrocchia della Beata Vergine Ma-ria, al locale centro anziani e al Comitato di quartiereCampo di Carne. «La turbogas, ad esclusione di qual-che proprietario di serre nei dintorni, nulla di buonoporterà agli apriliani e ai comuni limitrofi, inquinan-do ancor più una zona già fortemente compromes-sa», dice il presidente della Rete, Filippo Valenti.

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10%È la percentuale di lavoratori stranieri in agricoltura. A trasferirsi in Italiacon un permesso stagionale per lavorare nei campi sono soprattutto albanesi[17,2 per cento], marocchini [12,6] e indiani [13,8]. Fonte Caritas/Migrantes.

A CASSIBILE, una frazione di Si-racusa, i sudanesi vivono indue casolari poco distanti

l’uno dall’altro, e che cadono a pez-zi. Dormono in trenta o quaranta in-sieme, ma il numero varia ognigiorno. Nel primo edificio, copertada un tessuto, c’è la carcassa di unapecora, appesa vicino alla finestra.

paesani, se non quando faccio laspesa. Parliamo arabo, tra di noi, osudanese. In città si rischiava dimorire di fame, così alla fine sonovenuto qui.

A volte non ho i dieci euro cheservono per mettere la benzina evado a piedi. Il mio insegnante diitaliano ci aveva raccontato come alnord un tempo c’erano cartelli sul-le case con la scritta ‘Qui non si af-fitta ai meridionali’. Accade lo stes-so a noi oggi». Mohammed viene dalCiad, e viste le condizioni in cui vi-ve, vorrebbe tornarci. Ibrahim è ve-nuto da Parma, dove vive da cinque

di Sarah Di Nella

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Migliaia di lavoratorimigrantiarrivanonelle campagnedella Sicilia.Quattrocentovivonoa Cassibile, Siracusa.Una delle tappedel nomadismodei bracciantistranieri,dopo Castelvolturnoe Rosarno

Gli invisibili di CassibileL’hanno comprata per poco più di 50euro. Mohammed offre caffè, tè edolci di farina fritta. Spiega, insiemead Ahmed, che chi lavora compra damangiare, mentre chi rimane nel ca-solare cucina per tutti. È un viavaicontinuo, attraverso il telone diplastica che funge da porta. Nellestanze ci sono molti letti, ma non pertutti. Davanti al casolare, due mac-chine, qualche bici e un motorino.Per andare in piazza, dove all’alba icaporali scelgono i braccianti, biso-gna camminare almeno mezz’ora,un po’ su stradine sterrate, un po’sul ciglio della statale dove camione macchine passano a tutta velocità.Nonostante manchi tutto, c’è anchedel cibo per i gatti, che razzolanonell’erba alta.

Ahmed ha provato di tutto, primadi arrivare qui. È stato a Crotone ea Rosarno, e andrà a Lecce. Per so-pravvivere insegue le stagioni agri-cole. È diventato un nomade. A Ro-ma ha seguito lezioni di italiano,per qualche mese, e ha fatto un cor-so di formazione da saldatore. Dadue mesi ha la patente. «Ma non èservito a niente. Qui dimenticol’italiano, perché non parlo connessuno al di fuori dei miei com-

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Primo maggio Il tradizionale appuntamento dei sindacati confederali quest’anno sisposta a Rosarno. Epifani [Cgil], Bonanni [Cisl] e Angeletti [Uil] hanno scelto questo luogosimbolo della negazione dei diritti per riaffermare, il primo maggio, il ruolo del sindacato.

C L A N D E S T I N O

ci convive, chi sfrutta gli immigrati,chi li aiuta. Fatto sta che sono qui e celi dobbiamo tenere». Al bar Oasi so-no affissi cartelli in arabo e inglese:«Low battery, charge telephone 0,50c.», e dietro al bancone,un altro car-tello precisa: «Per caricare i telefonisi paga prima, anticipatamente 0,50c. Si prega di non insistere, grazie».Mahala, che non ha lavoro oggi, be-ve un caffè e chiama il barista per no-me. «Vivo a Milano – spiega – ero me-talmeccanico ma nel 2008 sono sta-to licenziato».

Giampaolo e Pina sono i proprie-tari del negozio di alimentari chefunge anche da sportello informa-le per i migranti. «Le cose si stannomuovendo un po’- spiega Giam-paolo – Con le denunce della rete an-tirazzista sul lavoro nero e il capo-ralato l’anno scorso ci sono statedelle multe, e l’Ispettorato del lavo-ro ha cominciato a controllare il ter-ritorio. Ma resta molto da fare».

«A causa della crisi agricola – ag-giunge Pina – c’è meno terreno col-tivato e quindi meno lavoro». Ma aCassibile sono arrivati lo stessoquattro o cinquecento stagionali.Per essere «ripreso», un immigratodeve aver raccolto, in una giornatadi lavoro, almeno cento cassette dipatate di circa venti chili l’una.

In 130 dormono nella tendopoliallestita dalla Croce rossa aperta daiprimi di aprile. Quaranta sono suda-nesi, quaranta marocchini, gli altrivengono da paesi dell’Africa subsa-hariana. «Entra solo chi è registrato,e se per due notti non ti fai vedere su-bentra qualcun altro – spiega Alfon-so di Stefano – È un’accoglienza ipo-crita. Se si certifica che siano regola-ri prima di concedere un posto letto,allora bisognerebbe certificare anchecome vengono assunti, e perseguirechi evade ogni contribuzione, non le

Una candela illumina la stanza, incui svolazzano calabroni. «Sonomigliaia, gli immigrati che da Ro-sarno scendono a Cassibile, poivanno in Puglia, poi tornano in Sici-lia per la vendemmia», spiega Alfon-so Di Stefano, della Rete antirazzistacatanese, che continua: «Dopo l’as-sassinio nel settembre 2008 di seiimmigrati a Castelvolturno, partedei migranti che da lì erano scesi aRosarno furono coinvolti in unanuova rivolta - continua Di Stefano- Quest’anno, dopo la rivolta di gen-naio, sono venuti subito a Cassibile,anche se il lavoro qui inizia ad apri-le. Seguire tutti questi spostamentiè molto importante: lanciamo un ap-pello perché si costruisca, a livellomeridionale, una rete fra le varieesperienze solidali con i migrantistagionali».

Qualcuno riesce anche ad affitta-re una casa. È il caso di Mokhless,viene da Roma, dove vive in un pa-lazzo occupato da rifugiati sudane-si. «Siamo tre amici, paghiamo cen-to euro a testa. Mi ha aiutato un ami-co marocchino. Di solito chiedono300 euro di caparra, 300 di affitto e300 di anticipo. Non li ha nessuno».Gli abitanti di Cassibile sono circa 5mila, oltre trecento sono immigratidal Marocco. Un’esigua parte di diloro è complice del caporalato.

Il tratto di via Nazionale, tra il barOasi, il bar Gardenia, la scuola, il mi-nimarket e il negozio di alimentari,alle cinque del mattino è molto affol-lato. I furgoncini arrivano e caricanoi lavoratori. Altri aspettano, appog-giati ai muri delle case o del bar.Aspettano anche quando i furgoninon passano più. Alle sette gli alun-ni salgono sull’autobus per Siracusa,e la piazza ha già cambiato aspetto.Un signore dai capelli bianchi esce daun negozio: «C’è una realtà variopin-ta, a Cassibile. C’è chi si lamenta, chi

anni. Ha fatto il panettiere e il ca-meriere, ma dopo cinque mesi sen-za lavoro è diventato impossibilepagare l’affitto dell’appartamentoche divideva con due amici e, dopoaver provato senza successo con leagenzie interinali di Bologna, è ve-nuto a Cassibile. Anche Josef vieneda Parma.

Mohammed ha studiato l’italia-no al laboratorio Zeta di Palermo:«Loro aiutano tanto i sudanesi - di-ce - Dove c’è lavoro, vado. Foggia,Lecce, Rosarno, ogni anno è così.Vorrei vivere diversamente, questanon è una vita».

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vittime del lavoro nero». La tendopoli è su un terreno incol-

to, tra la statale e l’autostrada. «Nonè un caso – sottolinea Alfonso – i cas-sibilesi non vogliono che i migrantisiano visibili». Giampaolo vive qui daventitrè anni. «I lavoratori stagiona-li – racconta – ci sono sempre stati.Cassibile non esisteva, era il borgo diun marchese, dove sono venuti a la-vorare braccianti da Enna e dall’en-troterra. Poi, dalla seconda metàdegli anni novanta, sono arrivati an-che marocchini, e poi altra gente dalMaghreb. Il grosso del fenomeno sta-gionale migrante è iniziato dal 2003.I problemi nel 2006».

Da quell’anno Medici senza fron-tiere e il movimento antirazzista si-ciliano seguono la situazione. «De-nunciamo lo sfruttamento di questimigranti – spiega ancora Alfonso –Una vergogna che avviene a cinquechilometri da Avola, luogo di eroichelotte bracciantili. Quarantadue an-ni dopo, la vergogna del caporalatosi ripete». Un copione ormai ben ro-dato. «La gente dice che i migrantiurinano per strada, si lavano perstrada, insultano le donne – spiegaMassimiliano Perna, giornalista si-racusano autore di «Lo straniero e lasocietà aperta» - Possono lavorare,ma per il resto devono essere invisi-bili. Le associazioni di categoria ne-gano lo sfruttamento invece di de-nunciarlo. Con la parrocchia siracu-sana Bosco Minniti di padre Carlostiamo pensando a un’agenzia per ilavoratori stagionali, gestita da vo-

lontari, che faccia da intermediariacon le imprese».

Quest’anno la rete antirazzistacatanese, insieme ai Gruppi di ac-quisto solidale, ha lanciato la cam-pagna «Io non assumo in nero», chegarantisce la vendita di patate so-cialmente eque. «Abbiamo indivi-duato una grossa ditta che assumeregolarmente i migranti per la rac-colta, ma subisce la concorrenzasleale delle aziende che usano il la-voro nero – spiega Alfonso – Un fe-nomeno che dilaga nella latitanzadelle istituzioni e dei sindacati, chefanno protocolli d’intesa ma non ne

garantiscono l’applicazione. Baste-rebbe alzarsi presto e seguire lemacchine per avere decine di nume-ri di targa e risalire ai responsabili.Serve l’estensione dell’articolo 18 eun permesso provvisorio per moti-vi di giustizia a chi denuncia glisfruttatori».

Il primo maggio la rete antirazzi-sta catanese, la parrocchia di padreCarlo e altre associazioni sarannoqui, nella piazza dove la mattina c’èil mercato delle braccia. Alle 19, nel-la scuola, sarà offerta una cena a mi-granti e italiani. Una festa finalmen-te comune.

Il primomaggio la piazza dove ogni giornosi reclutano i bracciantiservirà a chiedere la fine del caporalato

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Maggio Il Coordinamento per un primo maggio migrantea Cassibile dà appuntamento davanti all’istituto comprensivo«Falcone Borsellino» in via Nazionale. Alle 18,30, ci sarà un’ani-mazione con un gruppo di capoeira. Alle 20, la proiezione del do-cumentario «La terra [E]Strema», che si può richiedere a Carta osul sito http://bottega.carta.org. Interverranno gli autori EnricoMontalbano ed Angela Giardina.

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DI RECENTE ABBIAMO PORTATO avantiun’inchiesta sulla Lis, la Lingua ita-liana dei segni. Abbiamo parlato con

esperti, osservato realtà territoriali, analiz-zato risultati di studi scientifici. Non c’en-tra niente con questa rubrica? Non ha a chefare con i nostri interessi? Certo che c’entra.Sapete cosa abbiamo scoperto?

Che ci sono scuole in Italia dove si è scel-to di procedere secondo questo modello: in-vece di classi di bambini sordi cui insegna-re in modo mirato la Lis, creare classi dibambini sordi e udenti cui insegnare ognimateria nella doppia lingua, parlando e a se-gni insieme. Classi bilingue con bambini bi-lingue. Qui sordi e udenti usano i segni cor-rentemente. Per i primi è una reale integra-zione nel tessuto del quartiere dove la scuo-la sorge, per i secondi è uno stimolo cogniti-vo importantissimo che passa attraversol’arricchimento linguistico, come confer-mano i ricercatori del Cnr che seguono unistituto bilingue nella capitale. Bimbi diquattro anni leggono e scrivono con disin-voltura. Sono bimbi con un’apertura versol’altro e un’assenza di pregiudizi nei con-fronti di ogni diversità ampie e profonde.

La diversità la vivono quotidianamentenella serenità della loro vita scolastica. So-no circa 50 mila, le persone sorde in Italia.Un numero significativo, un laboratorio do-ve osservare in vitro la scempiaggine delleclassi-ponte per stranieri. Un laboratorioche risponde con i gesti delle mani alle pro-vocazioni leghiste sulle insegne dei negozigestiti da stranieri. L’integrazione linguisti-ca è una delle forme più significative di con-vivenza e di rispetto dell’altro. Vadano aguardare cosa succede ai nostri bambinisordi: e si presentino come i razzisti che so-no, senza venirci a raccontare che per vive-re in Italia serve parlare solo l’italiano.

A N T I G O N E SUSANNA CAMUSSO

PER VIVERE IN ITALIA SERVE SOLO L’ITALIANO?

M U L T I C I T T À

ROMA Il 30 aprile alle 16 [Pon-tificia Università Gregoriana,piazza della Pilotta 4 ] verrà pre-sentato il libro di Adnane Mokrani«Leggere il Corano a Roma», pub-blicato nella collana Strumenti diPace del Cipax. Un’introduzioneall’Islam e alla «mistica del dialo-go». Saranno presenti, oltre aMokrabi, anche Paolo Branca,professore della Cattolica di Mila-no, Khaled Fouad Allam [universi-tà di Trieste e Urbino] e un docen-te dell’università Gregoriana, Si-mone D'Agostino. www.icone.it

MSF Medici senza frontiere,l’associazione dei medici volon-tari in giro per il mondo, lancia lacampagna «Adotta una crisi di-menticata». È rivolta ai media, al-le università e alle scuole di gior-nalismo per dare più spazio al-l’approfondimento sulle crisiumanitarie. Tutti possono aderirea «Accendi un riflettore sulle crisidimenticate». Si può fare dell’atti-vismo virtuale su www.crisidi-menticate.it e Facebook, o or-ganizzando flashmob, perché i te-legiornali tornino a parlare dellemalattie tropicali dimenticate,della guerra nella Repubblica De-mocratica del Congo o in Sri Lan-ka, Yemen, Sudan, Pakistan, So-malia o Afghanistan.

VENEZIA Continua la rasse-gna di seminari e aperitivi inter-culturali «Spritz in black», una ini-ziativa promossa dall’associazio-ne Djembe. I prossimi appunta-menti sono il 7, l’8 e il 9 maggio,con Anita Daulne, fondatrice delgruppo Zap mama.www.djembe.it

TRIESTELe ceneri islandesiUN IMMIGRATO senegalese, fermatolo scorso 16 aprile a Trieste e manda-to nel Centro di identificazione edespulsione di Gradisca d’Isonzo per-ché non era in possesso di documen-ti, non sarà espulso. Bas, trent’anni,collaboratore domestico dello scrit-tore sloveno Sandi Volk, aveva pre-sentato una richiesta di regolarizza-zione respinta dalla questura perchéera stato già condannato per nonaver rispettato un ordine di espulsio-ne. Il giudice di pace però ha dispo-sto il rilascio di Bas dopo il ricorso ur-gente presentato dal suo avvocato,Debora Berton, per violazione del di-ritto di difesa. E anche grazie alle ce-neri islandesi che hanno impeditol’espulsione per via aerea, prima an-cora della sentenza del giudice di pa-ce di Gradisca.

EGITTO-ISRAELEUcciso al confine

UN GIOVANE ERITREO è stato ucciso il20 aprile dalla polizia egiziana mentrecercava di entrare in Israele. Anche unaltro migrante di 22 anni è rimasto fe-rito. Sono14 i migranti uccisi nel 2010dalla polizia di frontiera egiziana. Dal2007, il governo egiziano ha scelto lalinea dura anche per le forti pressionidi Israele, che ha deciso di costruire unmuro anti-migranti. L’Onu chiedel’apertura di un’indagine indipenden-te sulle uccisioni al confine.

tonnellate È la quantità di fiori kenianirimastial suolo per l’eruzione del vulcanoEyafjallajokull. La paralisi dell’economia keniana - anche le esportazioni di prodotti agricoli hanno subito danni - non è l’unico effetto collaterale in Africa. Anche la pesca ugandese affonda.3000

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ECOSOCE C O N O M I A S O C I A L E

Nei prossimi anni la collaborazione na-ta tra le due iniziative sarà poco a po-co più evidente, a cominciare dalla set-tima edizione di Terra futura di finemaggio [dal 28 al 30], il cui tema prin-cipale è «Le comunità sostenibili» e al-la quale partecipano, tra gli altri, Wol-fgang Sachs, Vandana Shiva e Susan Ge-orge. «La collaborazione ha un signifi-cato simbolico e pratico. Vogliamo di-mostrare che in molti paesi, sempre piùspesso, sono i cittadini comuni, le orga-nizzazioni e i movimenti sociali a por-si domande importanti sull’economia –dice Ugo Biggeri, presidente della Fon-dazione di Banca etica – Le cose impor-tanti e in comune credo siano proprio ildesiderio di porre domande e quello dicercare risposte nuove. Certo, nel Gre-en Festival mancano le amministrazio-ni locali e ci sono poche Ong, ma comeper Terra futura o Fa’ la cosa giusta i ve-ri protagonisti sono i cittadini».

Il tema sceltoda Banca eticae dagli altriorganizzatori per Terrafutura 2010 è «le comunitàsostenibili».A Firenze, dal 28 al 30maggio,sono attesequasi 100 milapersone

ECOSOC

di Gianluca Carmosino

IL GREEN FESTIVAL, promosso da pezzi della società civile statu-nitense, in particolare Global exchange [organizzazione nonprofit che lavora su commercio equo e turismo responsabile]

e Co-op America, in cinque città statunitensi [Washington, SanFrancisco, Seattle, Denver e Chicago], sarà pure l’esposizione eco-logica più grande del mondo, ma guarda con molta attenzione eforse anche con un po’ di invidia Terra futura, la mostra conve-gno internazionale delle buone pratiche organizzata dalla Fon-dazione culturale responsabilità etica, del gruppo Banca etica, ealtri. Non solo perché i numeri dell’evento fiorentino, quanto apartecipanti, espositori e numero di seminari e incontri, restanosuperiori. Ma soprattutto perché le risposte messe in campo a Fi-renze, appuntamento nato nel 2004, non a caso dopo il succes-so del Forum sociale europeo organizzato alla Fortezza da Bas-so, pur tra non poche contraddizioni, sembrano mettere in discus-sione gli orizzonti e paradigmi del liberismo.

Comunitàin cerca di futuro

-22 %

-13,1%

-11,4%

I DATI DIFFUSI DA COLDIRETTI, relativi al febbraio 2010, dico-no che i costi degli alimentari sono in lieve aumento: più 0,1per cento rispetto al febbraio 2009, nonostante i prezzi deiprodotti agricoli in campagna si siano ridotti in media del 6,9per cento rispetto al 2009. Cali record per frutta [-22,3 percento], ortaggi e legumi [-13,1 per cento], cereali [-11,4 percento]. Il futuro del cibo è uno dei temi principali di Terra fu-tura 2010, sul quale interviene Vandana Shiva; a Firenze saràanche presentato il «Manifesto sul futuro dei sistemi di cono-scenza: sovranità delle conoscenze per un pianeta vitale».

FRUTTA

ORTAGGI E LEGUMI

CEREALI

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E C O N O M I A S O C I A L E

Le città come luoghi di contraddizio-ni e di conflitto provocato dai processidi globalizzazione ma anche le città co-me laboratori di sperimentazione dinuovi modelli di mobilità, di gestionedel territorio, di risparmio energetico, dipartecipazione, sono i temi intorno aiquali cittadini e reti si incontreranno aFirenze. «Il tema delle comunità soste-nibili – aggiunge Biggeri – si è molto dif-fuso negli ultimi tempi. Dal fallimentodella conferenza sul clima di Copena-ghen passando per le elezioni ammini-strative e per le diverse iniziative dellasocietà civile, quel tema ha cominciato,nonostante tutto, a fare breccia. Maquesto accade in modo insufficiente e avolte folcloristico. Quello che i movi-menti sociali sostengono invece da oltrequindici anni, cioè che i cambiamentiglobali sono urgenti ed è possibile favo-rirli attraverso cambiamenti locali pro-fondi, è ormai una tematica intorno alquale molti hanno cominciato a riflet-tere. Insomma, sempre più persone sichiedono come fare reti di sostenibilitànei territori, cosa significa davveroeconomia verde».

Quale ruolo possono giocare gli en-ti locali? «Se dovessi dirlo con un slo-gan comprensibile a tutti direi che èora di smetterla con gli assessorati al-l’ambiente o quelli ai servizi sociali perpensare a mettere in discussione quel-lo delle attività produttive – rispondeBiggeri – In troppi parlano di economieverdi ma non sembrano crederci sul se-rio: invece, se pur in un contesto anco-ra frammentato e confuso, diverse retisociali hanno cominciato a proporreprogetti di distribuzione locale sosteni-bile, dall’artigianato al consumo critico.Le amministrazioni locali possono so-stenere progetti di questo tipo».

Quattro le sfide cruciali individuateda Terra futura: l’edilizia [ripensare ilmodo di costruire e di gestire gli edifici],la mobilità [favorire quella ciclabile e iltrasporto pubblico locale, soprattuttosu rotaia], il microclima urbano [gesti-

Terra futura 2010, inoltre, avvieneuna settimana dopo l’assemblea deisoci di Banca etica a Padova, durantela quale sarà eletto il nuovo consigliodi amministrazione. Ugo Biggeri, mol-to probabilmente, sarà il nuovo presi-dente. «A Padova e Firenze ci incontre-remo innanzitutto con la consapevolez-za di aver vinto la scommessa di quin-dici anni fa – commenta Biggeri –, quan-do ci chiedevamo se fosse possibile fa-re una banca in grado di offrire rispostediverse in termini di trasparenza, di usoresponsabile del denaro e di lavoro cul-turale. Quel sogno è stato realizzato. Og-gi però occorre andare oltre e ragiona-re su come Banca etica possa sostenerela diffusione di reti di economia solida-le: quando aprivamo i primi sportelli diBanca etica, non si parlava come oggi dienergie rinnovabili o di bioedilizia, e ilnumero dei Gas era molto inferiore aquello di oggi. Ora queste enormi poten-zialità possono, non solo con il contribu-to di Banca etica, costruire qualcosa diinedito e importante».

re diversamente le aree verdi e l’acquae rilanciare l’agricoltura urbana] e le re-lazioni sociali [coniugare la sostenibili-tà di una nuova economia con l’acco-glienza]. Anche quest’anno il program-ma culturale sarà fitto e articolato, fraseminari, dibattiti, convegni e poi wor-kshop e laboratori. La rassegna esposi-tiva è divisa in tredici sezioni tematiche,progetti ed esempi concreti per un futu-ro ecologico ed equo: dalla tutela del-l’ambiente alle energie alternative, dal-l’impegno per la pace alla solidarietà so-ciale, dalla finanza etica al commercioequo, e ancora agricoltura biologia,edilizia e mobilità sostenibili, turismoresponsabile, welfare, cittadinanza at-tiva e partecipazione. Terra Futura, coni suoi 90 mila partecipanti, cerca di es-sere un evento sostenibile grazie anchead altre scelte: la carta per i materiali dicomunicazione è certicata Fsc [cioè èper un terzo composta a da prodotti ri-ciclati], la ristorazione propone prodot-ti del commercio equo e del biologico, lestoviglie sono biodegradabili.

GANDHI E DON MILANI, il cattolicesimo di base e quello degliscout, il ‘77, il commercio equo. «Ho sognato una banca» [Fel-trinelli, con la prefazione di Ilvo Diamanti] è il libro di Fabio Sal-viato, presidente uscente e fondatore di Banca etica, che riannodale idee, i movimenti e i progetti con cui è nata dieci anni fa Banca etica. Interessanti so-no anche le analisi a proposito del futuro del movimento della finanza etica, che l’au-tore, come altri, vede legato alla nascita di una banca alternativa europea. Un puntodebole che emerge dal lavoro culturale di Banca etica, raccontato nel libro, sembra ladifficoltà di abbandonare l’immaginario dello sviluppo sostenbile, anche se, quandoSalviato descrive l’«economia altra», non è facile distinguere ciò che fa parte o menodello sviluppo sostenibile. E se è vero che movimenti come il commercio equo e la fi-nanza etica sono in parte cresciuti nell’orizzonte dello sviluppo, per quanto sostenibi-le, è anche vero che grazie a movimenti di questo tipo [come dimostra la biografia diSalviato] l’economia sta diventando un sapere non più in mano soltanto ai grandi po-teri [in primis, le banche] e agli accademici, ma ai cittadini e alle reti sociali [G. CA.].

Le tre C Il programma culturale di Terra futura, si legge nel sito, è stato costruito quest’anno all’incrocio fra la triade «Comunità-Crisi-Città» e le cinque parole chiave di Terra Futura, cioè abitare,coltivare, produrre, agire, governare. Tutto il programma sarà presto leggibile su terrafutura.it

UNA BANCA SENZA BANCHIERI

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RICICLOAmati oggetti

«RIFIUTO con affetto»[Rca] è un progetto natonel 2007 a Macerata. Il suostrumento è il «cassonettoRca», un cassonetto a ripia-ni con uno sportello tra-sparente che funge da ve-trina, dove si possono la-sciare gli oggetti. L’idea èpromossa dal gruppo arti-stico Publink ed è stata ri-presa a Venezia e in altrecittà.www.rifiutoconaffetto.it

L A LETTERA DI Paolo Trezzi e di Quelli dellasporta, Gas di Lecco, a proposito delle po-lacchine di Astorflex, e la replica del-

l’azienda mantovana, pubblicate nel sito di Car-ta e segnalate nel settimanale, hanno fatto di-scutere. On line abbiamo pubblicato altre opi-nioni. Il Gas di Lecco non è convinto, per moltimotivi, della scelta di Astorflex di distribuire lepolacchine ecologiche nei negozi a prezzo ridotto rispetto a quello proposto ai Gas, e comequesta scelta è stata spiegata. L’azienda ammette che poteva «marchiare in modo diverso ledue linee», che le scarpe sono comunque diverse [più ecologiche e di migliore qualità quelledei Gas], e che il percorso di riconversione è per forza lento. Salvo Schiavone del Gas Zenze-ro di Genova è perplesso: pensa che se un’azienda «decide di ‘convertirsi’ deve abbandona-re la precedente filosofia di produzione e non mantenerne due». Marco Mantero parla inve-ce di «male necessario», mentre Beatrice Andreose, assessore all’ambiente del comune di Este[Padova], che aderisce al Gas di Este, apprezza il progetto di Astorflex grazie al quale il cit-tadino consumatore è al centro di una politica di produzione. Da Astorflex, intanto, arriva,una proposta: caro Paolo, promuoviamo un incontro pubblico? [www.carta.org]

euro è il risparmio di ogni famiglia che ha scelto i pannolini lavabili. La Settimanainternazionale del pannolino lavabile [inventata nel 2005 e «celebrata» in 14 paesi]termina domenica 2 maggio. L’elenco degli eventi è su www.pannolini-lavabili.org.

Ragioniamo con i piedi. Insieme

B U E N V I V I R

RAGUSA Si svolgerà il 22 e 23maggio la seconda festa sicilia-na dei Gas. Convegni, gruppi dilavoro, laboratori, mercato deiproduttori, forum delle associa-zioni, stand gastronomici, visiteguidate, spettacoli, nella magni-fica cornice del Castello di Don-nafugata.

www.gas-sicilia.it

FIRENZE Il 22 e 23 maggio aFirenze è il week-end di Smar-keting: un corso per le «formi-che» che vogliono farsi vederesenza farsi fagocitare dai mec-canismi della pubblicità dei «di-nosauri». Con il pubblicitario di-sertore Marco Geronimi Stoll,accompagnato da un gruppo distilisti molto atipici [noti con ilbrand Serpica Naro], Altracittà– giornale della periferia, Agen-zia di base, perunaltracittà eAgenzia Metamorfosi.

corsi.smarketing.it

PAVIA Dal 30 aprile al 2 mag-gio torna una delle più longeve einteressanti fiere dell’alimenta-zione biologica e dell’ecologiadomestica. Al Castello di Bel-gioioso e nel suo bellissimo par-co. L’ingresso costa 4 euro.

www.belgioioso.it

VIDRACCO [TO] Dal 5 al9 maggio si svolge un incontrointernazionale sul tema «La na-scita»: l’obiettivo è «integrare leesperienze sulla gestazione fat-te da popoli differenti, con i lorosimboli e le loro emozioni». Unapproccio molto interessanteper affrontare un tema com-plesso - anzi di più, misteriso.

www.perladonna.net

LIBRIRecupero e donoRECUPERARE ciò che è anco-ra utile e donarlo a chi ha bi-sogno. Questo è, in fondo, ilLast minute market, il pro-getto ormai noto, sperimen-

tato con suc-cesso a Bolo-gna, su inizia-tiva di AndreaSegrè, presi-de della facol-tà di agraria.Nel libro edito

da Pendragon, «Last Minu-te Market», si racconta co-me e perché è possibile il re-cupero di merci invendute,che non hanno più un valorecommerciale, ma sono an-cora utilizzabili.

500

REGGIO EMILIAScarti e bimbiREMIDA è il primo centro di ri-ciclaggio creativo in Italia, na-to a Reggio Emilia nel 1996.Raccoglie i materiali di scartodell’industria e dell’artigiana-to e promuove il loro riutiliz-zo didattico da parte deibambini e delle loro famiglie,degli operatori di bibliotechee ludoteche e degli insegnan-ti, delle associazioni e di tuttii cittadini. Il centro organizzaogni anno, a maggio, i «remi-daday»: giornate speciali «dedicate a reinterpretareluoghi della città e a rinnova-re sguardi curiosi verso i ma-teriali di scarto». Prossimo remidaday, dome-nica 23 [email protected]

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E C O N O M I A S O C I A L E

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UNO NON HA IL CORAGGIO di chiederlo, quindi ve lo di-ciamo noi: il «Salame Felino» che trovate nei ce-

sti degli autogrill non è davvero frutto della macella-zione di gatti. Si tratta di un caratteristico salume pro-dotto sull’appennino in provincia di Parma, a Felino,dove vivono 8 anime. Ma l’equivoco è stato foriero diun traffico internazionale che farà saltare sulla sediai più sensibili. La Guardia di finanza ha bloccato nelporto di Livorno, un container proveniente dalla Ci-na pieno di salami preparati con carne di gatto, com-missionato da un’azienda alimentare.

Secondo i finanzieri, gli sprovveduti importatoriitaliani avrebbero richiesto ai determinatissimicommercianti cinesi di confezionare dei «salami diFelino», con l’intenzione di contraffare un notissi-mo salume tipico e non di rifilare ai buongustai ita-liani la carne di gatto. Vaglielo a spiegare, ai cinesi.

mila tonnellate di buste di plastica vengono prodotte ognianno usando 450 mila tonnellate di petrolio. Dall’1 gennaio2011sarà vietato produrle e commercializzarle in Europa.

Il 7 maggio alle 14 alla fiera Solar Expo [VeronaFiere] c’è ilconvegno «I Gruppi di acquisto del solare in Italia. Esperienze disuccesso e potenzialità». Sarà presente anche Banca Etica.

MILANO Come rinnovare gliabiti che già possediamo per ot-tenere un guardaroba in lineacon le ultime tendenze a costozero? Come accessoriare uncapo per trasformarlo in qual-cosa di [scusatelaparola] «tren-dy»? Ve lo spiegheranno al cor-so di «Wardrobe Refashioning»:«l’essenza pratica dello stylingin otto ore di lezione» suddivisein due pomeriggi, l’8 e il 9 mag-gio. Organizza l’Atelier del Rici-clo, costa 110 euro.

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SU VALORI.IT prosegue ilprogetto «Capire la finanza»,promosso da Fondazione cultu-rale Responsabilità etica, dallaCampagna per la riforma dellabanca mondiale e dal mensile diBanca Etica, Valori. Ogni mese,una scheda monografica vienepubblicata online . Le prime dueriguardavano le istituzioni finan-ziarie internazionali e i paradisifiscali, ora è online la terza, sul-la finanza etica. Ogni scheda ècorredata da una bibliografia euna sitografia per approfondirele questioni trattate.

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CASTIGLIONE Sono statiinaugurati, presso i supermer-cati Coop di Castiglione del La-go e di Città di Castello, due nuo-vi distributori di detersivi allaspina [per piatti, pavimenti, bu-cato e ammorbidente]. L’iniziati-va fa parte dei progetti promos-si dalla Regione Umbria con leProvincie di Perugia e Terni in-sieme a Coop Centro Italia per lariduzione dei rifiuti.

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MILANO L’assemblea na-zionale della campagna Cam-pagna di obiezione di coscienzaalle spese militari si svolge il 29e 30 maggio. Per parteciparescrivete a:

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OSNAGO [Lecco] ospitaquest’anno, il 5 e 6 giugno, ilconvegno annuale dei Gas. Perla prima volta sarà unito alll’ap-puntamento annuale dei Di-stretti di economia solidale. In-somma, un appuntamento dav-vero importante, la settimanadopo Terra futura. Ci sarà, ov-viamente anche Carta.

www.retegas.org

220L A C AV I A [email protected]

IL SALAME FELINO

3 0 A P R I L E - 6 M A G G I O 2 0 1 0 • 4 7

E C O N O M I A S O C I A L E

Carta senza carta Abbonatevi al settimanale in pdf

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Carta edizione pdf: Il giornale scaricabile ogni giovedì con un giorno di anticipo sull'uscita in edicola. Lapossibilità di accedere all'archivio dei numeri del 2009. Abbonarsi per un anno costa 50 euro, per un

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l'accesso gratuito al formato pdf. A partire da marzo 2010, Carta propone un omaggio per chi si abbona all'edizione pdf: il dvd In between, nove sguardi sulla scena europea

un film documentario sulle seconde generazioni di migranti

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Partecipare è un buon consiglio.

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WWW.CONSIGLIO.REGIONE.LAZIO.IT

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COME HANNO POTUTO TRIONFARE IL POPULISMO

TELEVISIVO E LADEMAGOGIA XENOFOBA?

PERCHÉ HA VINTO T.I.N.A., OSSIA «THERE IS NO

ALTERNATIVE»?E I SAPERIACCUMULATI

DAI MOVIMENTI SOCIALI SONO UN ANTIDOTO?

P O S T

ILLUSTRAZIONI DI DORIANO STROLOGO

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di Guido Viale

A PERCHÉ NEL PAESE che ha avuto il più grande partito comunista eil più forte movimento operaio dell’Occidente, una cultura di si-nistra egemone per almeno tre decenni, una delle manifestazioni

più radicali e prolungate del «’68» e la maggiore proliferazione dei gruppi della sinistraradicale siamo poi caduti tanto in basso da diventare lo zimbello di tutta l’Europa, siadi destra che di sinistra?

Per alcuni, perché non sono stati elaborati quegli anticorpi che hanno permesso in-vece ad altri popoli e paesi di non venir travolti – o di venir travolti in misura minore –dall’ondata di demagogia e populismo che ha accompagnato gli sviluppi della globaliz-zazione nel corso degli ultimi due decenni; e che rischia di avere effetti ancora più de-leteri con lo scoppio e il prolungarsi – a tempo indeterminato – della crisi economica. Peraltri, perché la maggior parte delle risorse di quelle organizzazioni, o di una parte pre-ponderante di esse, è stata per anni impegnata nel contenere, nel contrastare, nello scre-ditare, assai più che nell’assecondare, le spinte sociali di cui pretendevano la rappresen-tanza; lasciando così liberi i germi della reazione di sviluppare indisturbati tutte le lo-ro potenzialità; o addirittura alimentandoli. Forse le due tesi non sono così alternativecome la loro contrapposta formulazione potrebbe far credere.

Nelle condizioni materiali che stanno alla base del regime berlusconiano c’è certamen-te un risvolto specificamente italiano; ma ce ne è anche uno, sicuramente più rilevante,di dimensioni planetarie, o comunque transnazionali. Entrambi sono il portato di una mu-tazione antropologica con cui occorre fare i conti. Anche se i suoi tratti sono complessi, lacifra di questa mutazione è riconducibile a quella «dittatura dell’ignoranza» che

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SU

IGNORANZA

«

DITTATURADELL’

LA

M

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SapereNello scorso numero di Car-ta, Devi Sacchet-to ha definitoquella della de-stra «cultura just in time» citando il casodel sindaco di Verona, FlavioTosi, che smentìin tv lo studioso di fama mondialeGiovanni Arrighidicendo: «Sonostato in Cina,non è come la descrivi».

ScritturaDel passaggiodalla cultura orale alla scrittu-ra si occupa il Fedro di Plato-ne. Questo è iltema che trattò nel 1964 Umber-to Eco nel suo «Apocalittici e integrati», saggio sulla cul-tura di massa

precedenti non sono state elimina-te [ancora oggi si imparano a memo-ria canzoni e persino poesie; qual-cuno scrive ancora a mano; moltileggono a voce più o meno sommes-sa]; ma soverchiate, sicuramente sì.

Se è vero che i «contenuti» veicola-ti su questi supporti possono esse-re gli stessi – ma in genere non losono – le modalità di trasmissionee di recepimento ne alterano radi-calmente la portata. In fin deiconti il medium è il messaggio. Suquesto punto non occorre insistereperché è stato ampiamente analiz-zato: la pagina scritta richiede at-tenzione, sforzo, riflessione, invitaa costruire schemi e griglie per si-stemare – e sistematizzare sulla ba-se di un principio di coerenza –quanto appreso. L’audiovisivo èmolto più volatile; consente – anchese non necessariamente impone –una ricezione più passiva; non com-porta, se non in rari casi, uno sfor-zo di apprendimento e meno anco-ra di interpretazione; permette dipassare da un tema all’altro – o ad-dirittura da un universo all’altro –con la semplice pressione di un ta-sto; non si deposita, o si deposita so-lo flebilmente, nel costrutto menta-le del recipiente; soprattutto si rin-nova ogni giorno, cancellando o re-legando nell’oblio quello che era sta-to detto o comunicato solo ieri.

L’espressione «cultura del pa-linsesto», che un tempo indicava ilfaticoso recupero di un supporto or-ganico, raschiando la pelle di unacapra per depositarvi sopra un nuo-vo testo a spese di quello cancella-to - che magari era assai più impor-tante e che a volte oggi riusciamo arecuperare con sofisticate tecnolo-gie – ai giorni nostri sta a indicareche le informazioni, come le affer-mazioni, cambiano ogni giorno;che quello che viene detto o visto

ha dato il titolo a un recente te-sto di Giancarlo Majorino. In Italia Silvio

Berlusconi non ha «sdoganato» soltanto il fa-scismo, ancora largamente diffuso tra i ranghi

dell’ex Alleanza nazionale, e anche altrove.Questo è stato, almeno in parte, un mero epife-nomeno della politica.

Quello che Berlusconi ha veramente sdogana-to è l’ignoranza; l’orgoglio di essere ignoran-ti; il disprezzo, questo sì di stampo fascista,per i saperi, qualsiasi sapere, e per i loro cul-tori; la pretesa di «fare» e saper fare anche sen-za conoscere e sapere; la convinzione, laten-te anche prima di lui nello spirito nazionalema promossa a piene mani dal sentire di cuiè espressione il suo regime, di essere miglio-ri di tutti gli altri: in particolare di arabi, «ne-gri», cinesi, slavi, ebrei, a seconda dei gusti.Oggi è del tutto normale per personaggi co-me Borghezio, Gentilini o Calderoli sentirsie presentarsi come esemplari di un mondo e

di una razza superiori; e considerare e tratta-re figure come Mandela, Evo Morales o Gandhi,

e soprattutto i popoli che li hanno espressi, comeesemplari di un universo subumano.

Questo sdoganamento dell’ignoranza, ilcui strumento principale è stata in Italia la te-levisione, privata e di Stato - la peggiore delmondo; e non solo nei notiziari e nelle tra-smissioni «politiche», quanto soprattutto nel-la pappa securitaria [fondata sulla propala-zione della paura] e decerebrata rifilata quo-tidianamente al pubblico culturalmente piùindifeso dalle trasmissioni di intrattenimen-to – si è innestato tuttavia su alcuni processidi fondo che attraversano il panorama mon-diale da decenni.

Il primo è il passaggio epocale – uso questotermine abusato a ragion veduta, perché inquesto caso lo ritengo appropriato – dalla cul-tura scritta dei libri, dei giornali e delle rivistealla cultura audiovisiva della televisione e di in-ternet. Solo due o tre altri passaggi hanno avu-to sulla storia umana un peso paragonabile:quello tra cultura orale e scrittura, quello dalmanoscritto alla stampa e, forse, quello dal-

la lettura ad alta voce alla lettura mentale.In tutti e tre i casi, le modalità di tra-

smissione e comunicazione

P O S T

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Guido Viale, saggista, è nato a Tokio nel 1943. Ha scritto numerosi libri su movimenti del ‘68,ecologia e critica alla società dei consumi e dell’automobile. Il suo ultimo saggio è uscito nel 2009e si intitola «Prove per un mondo diverso» [Nda press, 172 pagine, 10 euro]

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oggi può contraddire completamen-te quanto detto o visto ieri – o ancheoggi stesso - senza bisogno di spie-gazioni. Quello che si perde, soprat-tutto, è la tensione alla costruzionedi un universo cognitivo coerente eunitario. Come è noto, Berlusconi èstato il più rapido a capire e ad ap-propriarsi di questo meccanismo.

In un ambiente del genere, l’uni-co modo per consolidare dei saperiè quello di legarli strettamente aun’attività pratica. Le cascate di pa-role e di immagini che ci investonoattraverso i media audiovisivi diffi-cilmente si depositano, e quando lofanno si sovrappongono in strati traloro impermeabili. Ma come la mo-neta cattiva scaccia quella buona,l’inflazione di informazioni e imma-gini prodotta dai media restringeprogressivamente lo spazio riserva-to al testo scritto e meditato.

La scuola tradizionale e tutta laformazione scolastica odierna sonostate le prime vittime di questocambio di paradigma. Ancora qua-si interamente affidate all’accu-mulo di parole scritte in quotidianacompetizione con la marea di suoni,immagini e parole, gridate, sussur-rate o cantate, provocata dai media.Ovvio che a scuola non si impari piùnulla o quasi. Nessuno lo sa megliodegli insegnanti, anche quando nedanno la colpa ai ragazzi.

Il secondo processo a cui è ricondu-cibile la dittatura dell’ignoranza èil fondamentalismo, non solo reli-gioso - islamico, cristiano, giudaicoo induista: ma sempre vissuto comefattore identitario, con effetti san-guinosi perseguiti in nome del benecontro il male – ma anche «razzia-le»: trasferendo magari dal pianobiologico a quello culturale – in sen-so «antropologico» - la pretesa supe-riorità di un’etnia o di una nazionesull’altra. Il fondamentalismo è sta-

to e viene alimentato soprattutto da una reazione identitaria e difensivanei confronti dei processi di sradicamento, di perdita delle proprie certez-ze, di aumento dell’insicurezza indotti dalla globalizzazione.

Cresce in tutto il mondo il numero delle persone disposte a sostenere chenella Bibbia, nel Corano, nelle Upanishad o nel Vangelo - spesso senza conoscer-ne o senza nemmeno saperne leggere il testo - o in loro interpretazioni schema-tiche, dogmatiche o addirittura false, sempre autoritarie, è contenuto tutto quel-lo che una persona giusta deve sapere; e pronte a negare qualsiasi evidenza,scientifica e non, che ne contraddica anche solo una singola sentenza.

Anche in questo caso il berlusconismo, questa volta anticipato dalla Le-ga, disinvoltamente passata dall’adorazione del dio Po, o Eridano, e dai ri-ti celtici all’alleanza con Cristo re, ha saputo e potuto mettere a frutto lasostanza fondamentalmente razzista di questa chiusura culturale. Lo hafatto con un’alleanza tra trono e altare configurata ad hoc per coprire re-ciprocamente le rispettive debolezze. Il risultato più feroce e grottesco diquesto innesto sono le dissertazioni psudoscientifiche sullo statuto dell’em-brione, sulla tempistica dell’estinzione della vita o sull’omosessualità. E losarà probabilmente ben presto anche l’imposizione del creazionismo, comegià avviene in molte scuole degli Stati Uniti.

Il vuoto culturale indotto o favorito da questi due processi, cioè la ditta-tura dell’ignoranza e il fondamentalismo, convive con – o addirittura si qua-lifica come – una sorta di pragmatismo «di ordinanza», imposto dalla cosid-detta fine delle ideologie: in realtà di una sola ideologia, quella socialista, conla sua appendice comunista; che forse ideologia non era, bensì un insieme disaperi, seppur parziali e di parte, e certo irrigiditi da una codificazione au-toritaria, e in questa forma sicuramente inadatti all’interpretazione del mon-do attuale; ma la cui cancellazione ha lasciato dietro di sé solo macerie.

Perché le altre cosiddette «ideologie» dei due secoli scorsi non sono cer-to scomparse. Quella cattolica - la «dottrina sociale della chiesa» nelle va-rie formulazioni che hanno tenuto uniti molti partiti occidentaliper più di un secolo – o genericamente cristiana, lungi dal-

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Shock EconomyIl saggio del 2007dell’autricedi «No logo»,Naomi Klein,descriveil modo in cui il «capitalismodei disastri» cerchi di fare tabula rasa della societàsfruttando[e creando] i disastri naturalie le crisi socialiambientalied economiche.

AuditelÈ la società che si occupa dellarilevazione deidati di ascoltotelevisivo tramiteun campione di telespettatori,influenzando letariffe del mer-cato pubblicita-rio e i palinsestidi reti pubblichee private.

riflette puntualmente indici diascolto ampiamente determinatida chi controlla i media, a indirizza-re la programmazione, cioè le «scel-te culturali» dei palinsesti: cioè a farprecipitare i contenuti delle trasmis-sioni televisive verso la decerebra-zione totale. Il riscontro più massic-cio e tangibile dello stesso fenome-no è invece il controllo totale delmercato, cioè della rendita fondia-ria, sulla morfologia delle città e sul-le forme dell’espansione urbana: intutto il mondo. Cioè sulle basi mate-riali, fisiche, solide, che costituisco-no l’infrastruttura della convivenzaumana; con il loro portato di idioti-smo abitativo, di brutalità sociale, dianalfabetismo culturale e di brut-tezza.

Per questi motivi il populismoautoritario e personalizzato - dicui Berlusconi è forse l’esponentemaggiore nel mondo odierno, e sicu-ramente quello di maggiore succes-so, ma non certo l’unico - è la mani-festazione più vistosa di una ten-denza che si radica in questi dueprocessi in atto, declinandoli indifferenti versioni nazionali, regio-nali, locali, o anche etniche e religio-se [anche la chiesa cattolica, daWojtyla in poi - anzi, soprattuttocon Wojtyla - è una tipica manife-stazione di questo andazzo: populi-smo, autoritarismo, fondamentali-smo e dittatura dell’ignoranza].

All’interno di questo meccani-smo infernale la competizione poli-tica si è ridotta a una corsa al peg-gio: vince chi riesce a falsare di piùla realtà; a degradare di più conte-nuti e forme della comunicazione; asolleticare maggiormente gli istin-ti più bassi – e sempre latenti – del-l’umanità; a farle rinunciare piùtranquillamente alla propria di-gnità; a promuovere di più il servi-lismo [l’entourage di Berlusconi neè sicuramente l’esempio più vistoso

lo scomparire, è possentemen-te risorta negli ultimi decenni in forme

più radicali, brutali e «ideologiche» sotto levesti, appunto, di integralismo fondamenta-

lista. E quella liberale, trasmutatasi in fonda-mentalismo liberista, ha ormai occupato tuttala scena planetaria sotto forma di «pensierounico». Che altro non è che la forma più sche-matica e idiota di un «mercatismo» da tempoimpegnato a identificare tutte le manifestazio-ni della vita umana, e a volte anche quelle del-la natura, con una sorta di totalitario «darwi-nismo sociale»: un meccanismo fondato sul-la competizione e la selezione comandato dalgioco di un mercato concorrenziale che non èmai esistito e mai esisterà in quella forma. Senon negli scritti dottrinari di centinaia di mi-gliaia di accademici che hanno fatto da scu-do alla prassi dei rispettivi allievi.

I quali, come ha ben illustrato NaomiKlein in «Shock Economy», dalle istituzioniuniversitarie in cui sono stati allevati hanno

finito per occupare tutti i gangli vitali degli or-ganismi che governano i processi della globa-

lizzazione economica: dalla Banca mondiale allaWto, dal Fmi alla Commissione europea, fino a

coinvolgere i vertici di quasi tutti gli Stati siadell’Occidente che di quelli nati dalla disso-luzione dell’impero sovietico, e persino del-la Repubblica popolare cinese, che pure si di-chiara ancora «comunista».

Proprio perché autentica ideologia, che nonha alcun riscontro non solo nella realtà deiprocessi economici [i «mercati» reali], manemmeno nella prassi di chi la professa so-lo per farne un paravento delle proprie scel-te, il liberismo o «pensiero unico» può esse-re senz’altro identificato con la forma più di-spiegata e diffusa di ignoranza: una forma,cioè, non solo di occultamento della verità, madi orgoglio nel volerla ignorare. Mentre i suoiproseliti, di destra e di sinistra, o né di destra nédi sinistra, non sono che sacerdoti di questa«dittatura dell’ignoranza».

Il riscontro più immediato di questo feno-meno – ma ce ne sono altri mille disponibili,

basta osservare un’assemblea di Confindu-stria - lo troviamo nell’Auditel: è

il mercato pubblicitario, che

P O S T

Giancarlo Majorino, poeta e critico, è autore del pamphlet «La dittatura dell’ignoranza»[Tropea, 96 pagine, 10 euro], di cui parla Guido Viale. Nel libro, Majorino descrive «un regime invisibile che penetra dovunque, persino nelle convinzioni o nel fare di moltissime persone».

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del mondo; ma, anche qui, la gerar-chia cattolica non gli è da meno]. E’un processo di cui siamo quotidia-namente spettatori; ma spesso an-che, volontariamente o no, sia atto-ri che vittime. Il suo fondamento ènoto, ed è stato battezzato con unacronimo: Tina [«There is no alter-native»: non si può fare diversa-mente]. È la gabbia in cui si sono au-toreclusi tutti quelli che accettanodi competere nello stesso agone, sul-la stessa arena. Ma individuareun’altra arena e promuovere un im-pegno collettivo in essa è, comeognun sa, tutt’altro che semplice.

In altra sede [«Prove di un mondodiverso», NdaPress] ho propostouna periodizzazione di questo pro-cesso per ricollocarlo in un tempostorico: primo passo – ma indispen-sabile - per prospettarne un possibi-le superamento: gli oltre sessant’an-ni che separano la crisi attuale dal-la fine della seconda guerra mondia-le possono essere divisi in due par-ti. La prima, i cosiddetti «trenta glo-riosi», si sono svolti, bene o male, al-l’insegna della decolonizzazione;di una pretesa «competizione paci-fica» tra Occidente e Comunismo[pur nel quadro della guerra fredda;e certo contrassegnata da orrori co-me i gulag, le dittature imposte concolpi di stato, i conflitti sanguinosiin Corea, in Vietnam, in Africa, inMedio oriente]; e soprattutto all’in-segna dello «sviluppo» economico,della crescita dell’occupazione, deilivelli salariali, del welfare e delconsumismo nei paesi «sviluppati»;della loro attesa in quelli via via de-colonizzati.

La seconda parte del periodo havisto l’inversione di tutti questiprocessi: il fallimento delle promes-se della decolonizzazione; la finedell’equilibrio bipolare e la moltipli-cazione delle guerre locali; la con-

trazione dei redditi del lavoro e l’aumento di quelli del capitale, con il conse-guente aumento stellare delle differenze sociali, tanto nel primo quanto nel se-condo, nel terzo e nel quarto mondo; il crollo del welfare, l’esplosione del de-bito delle persone, delle imprese, delle economie, dei governi nazionali e lo-cali, usato soprattutto per procrastinare una resa dei conti; la conseguente «fi-nanziarizzazione» dell’economia mondiale.

Se a mettere in mora gli equilibri – meglio sarebbe dire gli squilibri – instau-rati nel corso di questo secondo periodo è stata l’esplosione della crisi finan-ziaria, e poi economica, e in ultima analisi ambientale, a mettere in mora gliequilibri dei «trenta gloriosi» era sta l’esplosione del ’68: cioè dei movimen-ti sociali che a partire dalla metà degli anni sessanta, e per tutta la prima metàdei settanta, avevano attraversato quasi tutti i paesi, sia dell’Occidente che del«Terzo mondo» e del mondo comunista, muovendo dalle università per investi-re in modo più o meno profondo tutto l’assetto sociale.

I tratti costitutivi comuni a tutti quei movimenti, per lo meno nella loro fa-se iniziale, erano stati uno spirito di rivolta e una temperie antiautoritaria te-si all’affermazione della propria autonomia personale nell’ambito di un pro-cesso di crescita collettiva. Temperie e spirito che si erano poi propagati in tut-ti gli ambiti sociali: dalle fabbriche all’università, dalle scuole alle carceri, daicorpi militari all’amministrazione della giustizia, dai quartieri ai laboratoridi ricerca: con il tentativo di disarticolare le linee di comando gerarchico – enon solo quelle del sistema di fabbrica – attraverso la messa in questione delproprio ruolo e dei propri compiti. Ma quei movimenti si erano poi arenati,sfrangiati e dissolti, non tanto sotto il peso della repressione [che pure in al-cuni paesi era stata violenta], quanto per mancanza di punti di applicazioneconcreti, una volta venute meno le ragioni e le occasioni che li avevano susci-tati, come la mobilitazione contro la guerra in Vietnam o la rigidità delle strut-ture dell’università, delle professioni e, dove ancora prevaleva come modo diproduzione, della grande fabbrica fordista.

La «lunga marcia attraverso le istituzioni» propugnata dal leader degli stu-denti tedeschi Rudi Dutschke non aveva trovato a sua disposizione saperi ade-guati a formulare e perseguire strade alternative a quelle di una contestazio-ne ripetitiva, e a lungo andare sterile, degli assetti del potere costituito. Ed è quiche vanno cercate probabilmente anche le radici di un irrigidimento dottrina-rio di tanta parte del movimento che ha poi generato una proliferazioni di grup-pi e sottogruppi in concorrenza tra loro; una «mania» che in molti paesi, tracui l’Italia, si è poi protratta addirittura fino ai giorni nostri.

D’altronde, se fino ad allora il mondo accademico era stato dot-to, ma chiuso di fronte all’evoluzione della società e alle istan-

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PensierounicoÈ l'espressione[in francese«pensée unique»]che identificala dittaturae l’egemoniadel neoliberismonella prima fasedella globalizza-zione. È statautilizzata per laprima volta nel 1995 daIgnacio Ramonet in un editoriale di Le Monde Diplomatique .

CognitariatoL’egemonia del lavoro cognitivo,cioè la messa a va-lore della sfera piùintima della vita[passioni, saperi,affetti, relazionisociali] viene teo-rizzata da molti«post-operaisti»quali Toni Negri,Paolo Virno, Franco Berardi Bifo.

processi di delocalizzazione e sem-pre più esposti al ricatto che questiprocessi consentono di esercitare.

Ma dal punto di vista dei saperi,il grande capitale e gli establish-ment politici degli Stati – sia di mag-gioranza che di opposizione – epersino il mondo accademico più di-rettamente interconnesso con essisono ormai imprigionati dentro lagabbia sempre più stretta del «pen-siero unico»: cioè della loro ignoran-za. Ne sono prigionieri perché perloro, allo stato di cose esistente «nonc’è alternativa»: Tina.

In Italia questa perdita di cono-scenze – e di capacità di conoscere– ci viene ribadita quasi ogni gior-no dai rappresentanti dell’opposi-zione: «Non abbiamo saputo rico-noscere e interpretare l’evoluzionedella società» è ormai diventato unritornello. Ma forse che i rappresen-tanti della maggioranza lo hanno sa-puto fare? Certo sono «al passo» conmolte delle sue trasformazioni: an-zi, a volte le anticipano e nel caso diquelle peggiori, come la rinata viru-lenza del razzismo, la competizionesenza freni, il disprezzo per la cono-scenza, l’ipocrisia e la truffa, le sol-leticano e le moltiplicano. Hanno«fiuto» si dice. Ma il fiuto è una fa-coltà che ti tiene legato a terra, im-pedisce di sollevare lo sguardo ver-so l’orizzonte, costringe a seguiretracce di itinerari già percorsi.

Ma di quali strumenti dispongo-no mai i membri dell’establish-ment di tutti i paesi del mondo, e delnostro in particolare, per fare fron-te alla crisi ambientale, alla globa-lizzazione dell’economia, alla sua fi-nanziarizzazione, alla dissoluzionedei legami sociali? Sia loro che l’op-posizione non possono fare altro cherincorrere questi processi e cercaredi adeguarvisi; perché «non c’è al-ternativa» [Tina]. Giocano con i nu-

ze di autonomia delle persone,il ’68 aveva sì spalancato sul mondo rea-

le le finestre delle discipline universitarie,ma senza saperne poi trarre delle indicazio-

ni pratiche in grado di concretizzarsi in nuovisaperi. Così l’accademia era ben presto torna-ta a chiudersi su se stessa; e da allora non è sta-ta più né aperta né dotta. Il «pensiero unico»che ha guidato e in cui si è concretizzata la rea-zione al «grande disordine» di quegli anni ave-va dunque potuto inserirsi proprio in quelladebolezza dei movimenti del ‘68, affidando ilperseguimento di un obiettivo analogo al loro– la realizzazione della propria autonomia in-dividuale - non a un’azione collettiva e consa-pevole, ma ai meccanismi automatici [o pre-sunti tali] del mercato: affermazione e realiz-zazione personali sarebbero da allora dipesidal funzionamento falsamente «meritocrati-co» della competizione individuale.

Questo approccio è stato poi gradualmen-te e quasi inavvertitamente assimilato da

tutta la società; soprattutto dopo che l’affie-volirsi e il venir meno dell’«onda lunga» dei mo-

vimenti; e, in Italia, le conseguenze di un terro-rismo, di Stato e dei gruppi armati, che ne ave-

va deviato la carica innovativa verso vicoli an-cora più ciechi e tragici - ne avevano disper-so i già fragili presidi culturali.

Oggi la situazione si è in qualche modo in-vertita rispetto a quegli anni: nei rapporti diforza, il mondo del lavoro ha perso l’autono-mia e la forza che aveva conquistato in annidi lotte e di antagonismo nei confronti dei po-teri forti del capitale, dei governi e delle gran-di corporation. Queste ultime sono ormai or-ganismi in larga parte sovranazionali, in gra-do sia di ricattare i governi nazionali che di as-soldarne il personale [la corruzione è infatti di-ventata un elemento costitutivo dei «meccani-smi di mercato» o, se vogliamo, del «modo diproduzione»; e non solo in Italia]. Oggi esse ap-paiono – e sono - più forti che mai, nonostantela crisi; anzi, anche grazie alla crisi, che accre-sce la loro capacità di ricattare e sfruttare unamassa sterminata di lavoratori, dipendenti eautonomi, manuali o intellettuali [il cosiddet-

to «cognitariato»], del nord e del sud delmondo, ma sempre più precari,

dispersi su tutto il pianeta dai

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There is no alternative è lo slogan che usava spesso il primo ministro conservatoreMargaret Thatcher quando si trattava di difendere alcune delle misure neoliberiste prese dal suo governo. Da allora è diventato un motto del pensiero unico.

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meri – e con il fuoco; e con la guer-ra; e con i disastri economici, e conla crisi ambientale – come stregoni:dividendosi i compiti. Alcuni sonoaddetti a esorcizzare i disastri: vatutto bene; altri a prospettare gior-no per giorno soluzioni fasulle, il cuiunico risvolto è il business ad esseconnesso; altri, infine, a dare la cac-cia – una caccia spesso brutale – aqualche capro espiatorio: gli immi-grati, la concorrenza cinese, il pub-blico impiego e persino il ricorren-te fantasma del ’68.

Di contro, nel corso di questistessi anni, e in forma quasi carsi-ca, è andata sviluppandosi, ad ope-ra di una molteplicità di organismi,di movimenti, di studiosi indipen-denti, di «imprenditori sociali»,spesso collettivi, una serie di sape-ri autonomi che coprono quasi tut-to l’arco dei problemi e dei settoridecisivi per affrontare sia la crisiambientale, tanto a livello globaleche locale, sia la crisi occupaziona-le, la crisi alimentare, quella ener-getica, quella urbanistica, quellaeducativa. Si tratta di saperi diret-tamente legati a una prassi, o a ve-rifiche pratiche dirette o già speri-mentate altrove, o messe comun-que alla prova in attività di disse-minazione mirate e capillari. Perora coinvolgono solo alcune mino-ranze più o meno diffuse, ancorainsufficientemente collegate traloro; soprattutto perché quei movi-menti sono spesso monotematici ela ricomposizione di iniziative delgenere è difficile e complessa.

Quarant’anni fa gli unici ambitiintorno a cui erano andati svilup-pandosi saperi e pratiche alternati-ve alle conoscenze egemoni erano lamedicina – soprattutto per quantoriguarda le prevenzione sui luoghidi lavoro, anche grazie all’apportodi alcune organizzazioni sindacali –e, in misura più ridotta, e certo con

esiti meno sostenibili, l’urbanistica.Oggi i saperi che i movimenti degli anni più recenti hanno contribuito a co-

struire, o a consolidare attraverso una pratica diretta, o intorno a cui sono an-dati sviluppandosi nel corso degli anni, permettendo la formulazione e la con-divisione di piattaforme rivendicative o programmatiche sempre più ampiee circostanziate, riguardano una vasta gamma di ambiti: innanzitutto le tec-nologie e l’utilizzo delle fonti energetiche rinnovabili come alternativa a unsistema interamente dipendente dai combustibili fossili; l’efficienza energe-tica; l’edilizia ecocompatibile; l’urbanistica partecipata; l’agricoltura biologi-ca; l’alimentazione e il ciclo agroalimentare nel suo insieme. E poi la gestionedei rifiuti [prevenzione e riciclo] per ridurre il consumo di risorse vergini, ma an-che per interconnettere e sviluppare processi industriali su basi locali; la mobi-lità flessibile; la conservazione della biodiversità; la manutenzione del terri-torio e del patrimonio edilizio e soprattutto l’informatica open source e la con-divisione di contenuti: un processo che nelle sue diverse espressioni coinvol-ge milioni di soggetti in tutto il mondo e consente circolazione e gestione diinformazioni e idee in forme autonome.

In realtà sono tutti i saperi su cui sono cresciuti i nuovi movimenti a unirein forme inscindibili competenze tecniche specialistiche, più o meno larga-mente diffuse, con competenze gestionali che derivano da una pratica di-retta. Ma si parla qui di competenze gestionali che riguardano beni comuni oprocedure condivise, apprese ed eventualmente codificate in corso d’opera, nel-l’ambito di processi partecipativi che prevedono come loro pre-condizione l’im-pegno al confronto e alla collaborazione tra soggetti diversi, con interessi, va-lori e condizioni materiali diverse; e anche tra loro conflittuali.

Un «know how» del tutto estraneo alle pratiche e alle competenze della mag-gioranza delle amministrazioni locali, per non parlare delle società di servi-zi pubblici locali, pubbliche private o miste, che spesso coltivano il tema del-la «responsabilità sociale dell’impresa» o pubblicano i loro bilanci sociali in car-ta patinata solo per imbellettare il loro operato; ma che sono del tutto impre-parate a misurarsi con processi collettivi di presa in carico di una gestione con-divisa dei beni comuni oggi affidati alle loro amministrazioni. Conoscenzetecniche, conoscenza del territorio e competenze gestionali autonomamen-te acquisite, cioè capacità di autogoverno, o comunque di par-tecipazione tesa a accrescere o realizzare un controllo dal bas-

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so dei processi economici e dellescelte politiche, sono dunque indis-solubilmente legati ai processi dipartecipazione.

A differenza di quanto era suc-cesso quarant’anni fa, quando imovimenti si erano arenati soprat-tutto per l’incapacità di confrontar-si con la dimensione pratica dei pro-blemi, oggi la forza dei movimentirisiede in primo luogo nella qualitàdei saperi che hanno sviluppato osulla cui diffusione sono cresciuti.Democrazia e partecipazione sonoormai inscindibili da conoscenza esaperi diffusi.

L’esempio più luminoso di questoaccoppiamento ci è forse fornitodal movimento No Tav della Val diSusa: un movimento fondato su unalarghissima partecipazione, che hasaputo rinnovarsi e resistere a unaserie di attacchi concentrici peranni. E che ha polarizzato gli schie-ramenti a tal punto da spingere i si-gnori delle tessere e delle leve di go-verno di Regione, Provincia e comu-ne di Torino a imporre ai loro refe-renti locali di allearsi con i propri[pretesi] avversari politici, nel vanotentativo di mettere alle corde i pro-tagonisti del movimento. Con l’esi-to, in termini elettorali, che tuttisappiamo: hanno consegnato allaLega e a Berlusconi le chiavi dellaRegione, oggi; e probabilmentequelle della Provincia e della città,domani.

Che cosa dicono quei signori, e iloro corifei, per giustificare un’aber-razione del genere, perpetrata a spe-se di tutta la popolazione che avreb-bero dovuto rappresentare? Dicono«non c’è alternativa» [Tina]. Tav èprogresso, è industria, è finanza, èoccupazione, è collegamento conl’Europa, è riduzione dell’impattodel trasporto. E si fermano lì. Nonun’analisi dei flussi di merci presen-

ti e futuri, che per tutti gli esperti di trasporto non richiedono assolutamen-te un investimento del genere. Non un’analisi costi benefici [anzi, una sì: deiprofessori Pennisi e Scandizzo, due luminari del settore, che manipolano da-ti di cui non espongono né fonti né procedure di elaborazione e ne ignoranoaltri ben più significativi]. Non la minima attenzione per le condizioni di vi-ta di una popolazione che vorrebbero condannare a vivere dentro un cantie-re, per di più altamente nocivo, per i prossimi quindici o vent’anni. E, soprat-tutto, la favola della riduzione dell’impatto del trasporto merci di una ferro-via pensata per trasportare solo passeggeri a 250 chilometri all’ora, pur es-sendo chiaro che il passaggio delle merci dal trasporto su gomma a quello suferro o si fa – gradualmente – in tutto il paese, o non avverrà in nessuna sua trat-ta. E’ il trionfo dell’ignoranza.

Guardate ora la conoscenza diffusa che larga parte della popolazione dellaVal di Susa ha sviluppato nei confronti del progetto di Tav Torino-Lione, deiproblemi relativi al trasporto e agli impatti ambientali, dei costi e dei bene-fici e soprattutto degli impatti sociali ad esso connessi. Una conoscenza sucui è stata costruita la forza del movimento. Se ne può ricavare un’idea na-vigando nei diversi siti web gestiti collettivamente dai comitati che anima-no il movimento e che sono aperti a una partecipazione corale di tutta la po-polazione. Come in molte altre situazioni analoghe, la cosa che impressio-na di più è la conoscenza, anche tecnica, dei problemi che essi dimostrano;la ricchezza della documentazione, anche di parte avversa, che espongono;l’onestà intellettuale nella gestione dell’informazione. Tutte risorse oggi deltutto inutilizzate da chi ha le leve del governo a qualsiasi livello. Ma tutte co-se che fanno dire che democrazia e conoscenza costituiscono ormai un bino-mio inscindibile.

Quello che vale per la Val di Susa vale dappertutto. Democrazia e partecipa-zione vengono costruiti intorno o attraverso saperi che non possono prescin-dere da una conoscenza specifica del territorio: quella che solo chi ci vive e la-vora può possedere. E che è indispensabile per mettere a punto progetti speci-fici di rientro nei parametri della sostenibilità ambientale, sociale ed economi-ca, che sono necessariamente diversi da un territorio all’altro, come sono di-verse le risorse fisiche e umane su cui contare, le opportunità da valorizza-re, i problemi specifici da risolvere. Ma che proprio in questa differenzia-zione locale, all’interno di una visione globale, radicano la prati-ca di una autentica democrazia partecipata.

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Edicole in crisi Negli ultimi dieci anni in Italia hanno chiuso novemila edicole. Solo nel2009, i ricavi dei giornalai sono calati del 15 per cento. Pesa la crisi della carta stampata ma anche la liberalizzazione della vendita dei quotidiani e l’aumento del costo degli affitti.{

QUANDO I LAVORATORI della Montefibre diPorto Marghera hanno distribuito unvolantino per spiegare all’opinione pub-

blica la loro situazione di crisi e per chiedere ilriavvio degli impianti, hanno capito che «piùautonomi dalla politica riusciremo a stare e piùla gente sosterrà la nostra proposta»: una realtàindustriale che chiude e trasforma 330 lavora-tori in esuberi per mantenere la produzione inSpagna e in Cina non è solo un danno per 330famiglie, ma per l’intero sistema manifatturie-ro territoriale.

Quello della Montefibre di Porto Marghera èsolo un esempio. Quante narrazioni della crisisi possono incontrare e intrecciare attraver-sando la pianura padana? Matteo Gaddi nelsuo «Lotte operaie nella crisi» ha scelto di uti-lizzare i materiali d’inchiesta elaborati daRifondazione comunista nell’ambito della spe-rimentazione del «partito sociale».

Viene fuori un quadro molto duro della si-tuazione in cui stanno scivolando tanti territo-ri dell’ormai ex «locomotiva d’Italia». Allo stes-so tempo, il risultato è una chiave abbozzataper leggere le storie della crisi attraverso i la-voratori, le paure e le attese rispetto ad avveni-menti finanziari dentro a cui si sono trovatispesso inaspettatamente catapultati.

Ci sono storie simili a tante altre: mentrelegge della storia dell’Ideal Standard di Bresciaal lettore friulano potrebbe venire in mentequanto accaduto nello stabilimento della stes-sa azienda di Pordenone. Così che i lettori di al-tre regioni, dentro alla storia raccontata per laex Ineos di Marghera, forse troverebbero ana-logie con la cronaca degli stabilimenti dellachimica di Mantova, Ferrara e Ravenna.

La crisi entra solo nei casi più eclatanti den-tro alle colonne dei giornali locali, ma svaniscespesso dalle narrazioni nazionali senza per-mettere di leggere il puzzle del paese.

Per questo l’inchiesta diventa elemento del-la costruzione più complessa di un’informazio-ne svanita sulla narrazione della vita di mi-

gliaia di persone. Forse è da questa constata-zione che muove l’avvertimento di una man-canza, e in fondo è anche questo lo scopo na-scosto tra una pagina e l’altra: portare il letto-re a guardarsi attorno. «È ancora largamentediffusa l’attitudine a ragionare solo per paro-le d’ordine e slogan, magari con lo stesso vo-lantino da Bolzano e Enna, con gli stessi temiindipendentemente che si tratti di un Centro diricerca sulle nanotecnologie o di un’acciaieria»,scrive Gaddi.

Le tante lotte qui raccontate si oppongono aun vocabolario ormai consueto, fatto di cassaintegrazione, mobilità, delocalizzazione, e pon-gono questioni comuni: i lavoratori della Tec-notest di Sala Baganza, in provincia di Parma,chiedono una legge che tuteli il know how ita-liano perché «è assurdo che le multinazionalivengano qui, comprino e poi si portino via il pa-trimonio di competenze, esperienze e profes-sionalità». La pensano così anche i lavoratoriintervistati della Valentino Fashion Group diValdagno, dove la produzione si è ridotta del 70per cento per essere delocalizzata in Egitto, Tu-nisia, Marocco, Romania, Cina per lasciare poiai vicentini solo il compito di attaccare la fami-gerata etichetta «Made in Italy».

Spetta a Gaddi infine presentare le propostedi legge di Rifondazione comunista per le Re-gioni del Nord: il blocco dei licenziamenti, ilcontrasto della delocalizzazione delle attivitàproduttive, la riqualificazione e la riconversio-ne industriale. Il libro è stato scritto prima diconoscere l’esito delle elezioni regionali. Madentro a una crisi dove nessuno si può sentirein salvo non è poi una cattiva idea pensare ascialuppe che partano dal basso.

di Sara Rocutto

Una crisi «made in Italy»

MATTEOGADDI«Lotte operaienella crisi»[Punto rosso, 296 pagine, 15 euro]

UNA INCHIESTA SULLA CRISINEL SETTENTRIONE D’ITALIA. UNO SGUARDO D’INSIEME PER USCIRE DAI LUOGHI COMUNI

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Striscia la notizia «Ritengo che l’opera televisiva di uno come Antonio Ricci sia una fedele e magari anche inconsapevole espressione del fascismo del mondodei consumi: usa lo stesso linguaggio», afferma lo scrittore Nicola Lagioia. {

PINEROLO, 1981: mentre scompareBob Marley nascono gli Africa Uni-

te.La band di Madaski e Bunna ha sa-puto nel corso di tre decenni contami-nare il reggae con il dub e l’elettroni-ca, rivestendo il tutto di una poeticatutta italiana. Quindici album in stu-dio, un turbine live che ha attraversa-to lungo un ampio arco temporale iconfini dentro e fuori il Belpaese. Aquattro anni dall'ultimo lavoro in stu-dio, gli Africa Unite recuperano i colo-ri fiamminghi del genere, reintrodu-cono la sezione fiati e iniettano di dube poetry un album che porta un titolopiù che esemplificativo: «Rootz», le ra-dici. C’è aria di creatività solida da gu-stare a pieni polmoni, da queste parti.

Il perfetto taglio del beat a sroto-larsi, il canto che svolge sempre un pri-missimo piano nella ricerca melodica,gli arrangiamenti dalla freschezzacontemporanea che hanno un pesodeterminante nel costruire una trac-cia musicale aderente al presente. Poici sono le parole che attraversano aci-dule immagini del quotidiano, chepuntano il dito contro la derivaomofoba di alcuni dei nuovi nomi delreggae internazionale, la cura per il séche passa per la tutela della terra.Nuovi e vecchi amici partecipano allafesta: da Patrick ‘Kikke’ Benifei [Casi-no Royale] a Mama Marjas, passandoper Alborosie e i Franziska. Un albumaccessibile ma per nulla accomodan-te, che si nutre di una scrittura nitidacapace di percorrere le strade dellamolteplicità senza che l'identità poe-tica della band di Pinerolo si smarri-sca, con spalle larghe, decine di sen-tieri percorsi e radici rigogliose e mil-lenarie proprio come gli alberi di Mon-terey che vengono ritratti sulla lorocopertina: solidi e ancorati alla terrache dà loro nutrimento. [ESTER APA]

M U S I C S H A R I N G

Alle radici degli Africa Unite

ROBERT CRUMB, fumettista-sim-bolo della controcultura ameri-cana [è l’autore di «Fritz il gatto»],è anche un discreto suonatore dibanjo. Ecco quindi che ritroviamole musiche country, bluegrass eblues dei suoi antenati con diver-se band dal 1972 al 2003: dallaKeep On Truck’in Orchestra allaCrumb Family. Ascoltando la rac-colta «Sampler» sembra di tro-varsi dentro le tavole del grandeRobert, ed è un ottima occasioneper riscoprire quelle sonorità.

ANDRÉ ORLÉAN «Dall'euforia al panico»[Ombre corte, 224 pagine, 18 euro]

QUESTA RACCOLTA DI SAGGI di uneconomista eretico francese spiegacome la crisi non sia dovuta alla cor-ruzione e alle manovre degli specula-

tori ma alla struttura stessa del capitalismo finanzia-rio. Il liberismo, spiega Orléan, ha traformato i valorid'uso in titoli finanziari, tentando quindi di misurarel’immisurabile [come la vita stessa] e facendo dellacrisi il fondamento principale del suo meccanismo diaccumulazione.

AFRICA UNITE«Rootz»[Universal]

ALESSANDRO DAL LAGO «Le nostre guerre» [manifestolibri, 264 pagine,22 euro]

ALTRO CHE «fine della storia»: daventi anni a questa parte, dalla pri-ma guerra del Golfo in poi, i conflittiin armi sono entrati dentro il nostrovissuto quotidiano, sono diventati

parte della normalità delle democrazie occidentali gra-zie ad acrobazie politiche e linguistiche come le cosid-dette «missioni di pace» e la «polizia internazionale» egrazie alla militarizzazione delle città e alle emergenzesulla «sicurezza».

CORRADO STAJANO «L Italia ferita» [Cinemazero, 274 pagine, 15 euro]

UN LIBRO senza soluzione di continuità,che mescola riflessioni, annotazioni e ar-ticoli di uno dei più acuti osservatori del-la società italiana. La raccolta cominciadal 1981 con un omicidio di camorra a

Pagani, comune del salernitano, e ripercorre questi annialla ricerca di soluzioni per i problemi e cure per un paese«ferito». «Nulla è più romanzesco dei fatti che stanno ac-cadendo - nota Stajano lungo il suo cammino - Devo rac-contare storie apparentemente minute capaci di far dasimbolo, mi dico».

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B A S S A D E F I N I Z I O N E D I A N D R E A B A G N I

conclude. Roba buona per i critici. Non sifa così, noi abbiamo dei diritti, il pubblicovuole sapere. Io per esempio potrei avereun po' più di spazio, no? E io vorrei tantoinnamorarmi. Non posso innamorarmi?Reti di simmetrie attraversano ogni in-quadratura. Come in uno specchio. Vita dauna parte, scrittura dall'altra.

Che ci fa un gabbiano in una città sen-za mare? Bici, sguardo verso il cielo a cer-care spiegazioni, scontro con donna cheattraversa, svagata. Invito a cena ripara-torio e incontro con le due famiglie i cui fi-gli «particolari» si vogliono sposare. A se-dici anni. Abatantuono, abbronzato fric-

HAPPY FAMILY[ITALIA 2010]Un film di GabrieleSalvatores.Con Fabio De Luigi,Diego Abatantuono,Fabrizio Bentivoglio,Margherita Buy,Carla Signoris.Sandra Milo.01 Distribution

S I COMINCIA CON UNO davanti a un portatile cheparla direttamente verso la macchina da presa.L'Autore. Un 33 giri. Simon e Garfunkel, Grea-

test hits. Sarà la cifra stilistica di tutta la narrazione.Un racconto musicale dolce, happy-familistico. Tes-suto di note pieno di echi, voci che si richiamano inun'armonia un po' stucchevole ma che scivola lieve.Tutto torna, fluido e compiuto. Ezio crea i suoi perso-naggi. Le creature gli parlano, bussano al suo moni-tor, protestano quando la conclusione progettata non

T U T T A S C E N AD I AT T I L I O S C A R P E L L I N I

A PELLE NUDA

ALL’INIZIO DI OPHELEIA, Alessandra Cri-stiani è già in scena, ma non ci si ac-corge subito di lei: schiacciata come

un geco su un lato del muro di fondo delteatro Furio Camillo di Roma, il corpo tor-to in un fregio indescrivibile, tiene un tu-lipano tra le dita. La sua nudità – la suatrasparenza – si mimetizza nella bassastriscia di luce che corre lungo il muro. Bi-sogna tornare a certe immagini di Fran-cesca Woodman [fotografa a cui non a ca-so la danzatrice romana si è ispirata peruno dei suoi precedenti lavori] per trova-re la stessa capacità di nascondere l’evi-denza nell’evidenza, di rendere il nudoun’altra dimensione del segno, e non ilbrusco corto-circuito di tutti i segni: l’i-nizio di qualcosa e non la sua fine.

«Nude» e mai «naked» [per usare unadistinzione cara agli anglosassoni], Cri-stiani nuota nello spazio vuoto che la so-rella Sabrina trasforma in funebre giar-dino di gigli, e incarna le epifanie più sot-tili di un corpo che ha il potere di non ap-parire mai lo stesso: alto, statuario, per-sino sontuoso – torso greco che si restrin-ge e scompare in una mandorla di luce –eccolo farsi minuto, debilitato, klimtia-no. Ofelia butoh, nell’arco di una solaperformance va da oriente a occidente,evocando intere ere del movimento e del-la visione. Fasciata da un lungo abito ver-de, usa la propria potenza organica perdeformarlo in una figurazione inaspetta-ta – à la Graham – poi si slancia in unadanza libera di sorprendente precisione,prima di ricadere in una nudità lustrale,arborescente.

Torna all’agonia della terra da cui siera momentaneamente staccata e a unabellezza che è sublime perché ferita. Di-mostrando quanto Valéry avesse ragionea sostenere che ciò che possediamo di piùprofondo è la pelle.

In bici È interamente girato vicino a piazza San Babila, in una ricca casa borghese nel centrodi Milano, il film di Salvatores, prodotto ancora dalla Colorado Film. Un’occasione per gli spettatoriper scoprire le bellezze inesplorate della città, che lo stesso regista ha conosciuto andando in bici. {

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Dedicato a chi ha paura

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chettone, porta le barche a clienti che vo-gliono solo mostrarle in porto, mai chepensino davvero di navigare il mare. Cipensa lui. Bentivoglio è l'avvocato fasci-noso, malato, strepitoso nel suo under-statement, mai prendersi troppo sul se-rio. Vi comunico che ho una malattia – gra-ve e inguaribile naturalmente. Con quel ti-po bizzarro sempre in cerca di canne faràdiscussioni filosofiche strampalate viamare. La figlia dell'avvocato è quella chevuole innamo-rarsi. Ma hapaura: di nonpiacere, di avereun cattivo odo-re. Ezio alla cenaarriva con Gian-ni. Gianni saltasubito addossoalla prima fem-mina che trova.Una cagna, uncane, vite parallele.

L'odore di Caterina allo scrittore piacema lei si va a lavare continuamente, pen-sa di sapere di sottaceti. Simmetria di pen-sieri asimmetrici. I personaggi sempre fradue finestre, al centro di guanciali ordina-ti perfettamente, su sfondi perfetti conte-nitori. La macchina da presa si muovemorbida a fare tessuto di quelle vite. Si-mon e Garfunkel pure. Quando lei suona inotturni di Chopin, campo e controcampocon l'innamorato fra i fiori in platea, scor-rono le immagini in bianco e nero di unaMilano notevole.

Regia musicale come poche, sinfonialeggera, eine kleine musik. Un po' conso-latoria. Forse troppo. Ma il film è dedica-to a quelle/i che hanno paura. Gianni e lasua amica pelosa avranno vari cuccioli –ce lo racconta lei, felice. La figlia correràdal padre che muore a Panama – stanza diospedale, vetrata splendida sul mare. È in-cinta. Poi una uguale a lei incontrerà unoscrittore, fuori della storia, davanti a duecampanelli e due portoni. Forse pioverà aMilano, forse no. Forse ci bagneremo. Masi può provare. Non c'è da avere paura.

COME MAI proprio adesso lemajor hollywoodiane han-no deciso che i prossimi ca-

sting controlleranno che le aspi-ranti protagoniste possegganoveri seni e non protesi? Se i diviche fumano in scena contrav-vengono a una norma salutistache ha ricadute sulla sanità pub-blica, in che senso un airbag allaEkberg non è politically correct?

In Italia la videocrazia diffon-de modelli di vendibilità femmi-nile tali che la stessa politica di-venta appannaggio delle giovanie belle: eleggibilità fa rima convelinità. Poi, però, la sottogrete-ria leghista alla salute acchiappaconsensi vietando il silicone alleminorenni, notoriamente ansio-se per il loro decolleté. Nostalgiaper quando le maggioranze si-lenziose si riconoscevano nellemaggiorate fisiche «nature»?

Certo, c’è di mezzo la preven-zione: in epoca di tette esplosive,non è bene investire in attrici a ri-schio e teenager alla ventura. Ma,dicono le statistiche, sulle venti-cinquemila italiane che ogni an-no chiedono protesi mammariesolo il due per cento ha meno di

vent’anni, e le minorenni sono po-che decine. Dunque, la presa di po-sizione governativa è più ideologica[d’apparenza] che sostanziale. Sitratta, insomma, del solito finto mo-ralismo: le ragazze vengono tutela-te finché non raggiungono la matu-rità, poi la loro conoscenza dell’in-glese permetterà di sapere cos’è uncall center e cos’è una escort. Cometogliere fondi alla scuola ma reintro-durre i grembiulini e la bocciaturaper cattiva condotta.

Un presidente del consiglio chesi vanta di aver fatto il trapianto deicapelli si lamenta del fatto che lacriminalità organizzata italiana è lapiù famosa internazionalmente puressendo solo al sesto posto delleclassifiche mondiali. La discrasia,dice il proprietario della Mondado-ri, è colpa di libri come «Gomorra».

S E M A F O R O D I M A R C E L LO WA LT E R B R U N O

MENO TETTE PER TUTTE

A N C O N AAfrica in festivalANCONA OSPITA, fino al 30 aprile, il nono Festival del cinemaafricano. Le proiezioni sono nelle sale di Mister Oz, alle 21,30[via Damiano Chiesa 3]. È una delle iniziative del Circolo cul-turale Africa, associazione di volontari impegnata nella pro-mozione delle relazioni mondiali tra Nord e Sud del mondo,diventata un punto di riferimento per migrati e non.

www.circoloafrica.eu

Checco Zalone «Volevo raccontare non la solita terra in mano a delinquenti e ladri. Era facilecadere nella retorica dello scontro sud e nord, ma il mio personaggio è cosi puro che non si accorgeneppure della Lega, né della cocaina che scambia per gesso», dice del suo film «Cado dalle nubi». {{

UN RACCONTOMUSICALE DOLCEIN UNA MILANONOTEVOLE.UNA COMMEDIATIPICA ITALIANA

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PA R A B O L E DI SELENE PASCARELLA

versi agevolmente nel sistemadelle lobby economiche transna-zionali e di parlare il gergo dellapolitica e delle istituzioni. Rifiu-tando l’immagine di una struttu-ra criminale destinata a soccom-

bere di fronte alla modernità in-carnata dallo Stato-buono e daisuoi paladini cui oggi assistiamoin televisione.

In queste settimane vienepresentato da Raifiction e dallaRegione Sicilia un cartoon ispi-rato alle figure di Giovanni Fal-cone e Paolo Borsellino. Si inti-tola «Giovanni e Paolo e il miste-ro dei Pupi», e per parlare di ma-fia e coraggio civile sceglie l’am-bientazione non contemporanea[gli anni cinquanta] e la chiavefavolistica.

SONO PASSATI dieci anni dal-l’ultima stagione de «Lapiovra», eppure Berlusconi

giura che se la mafia italiana,«solo la sesta nel mondo», è an-che la più conosciuta, la colpa èdi Roberto Saviano ma anchedello sceneggiato alla cui regiaera Damiano Damiani mentredavanti alla macchina da presac’erano Michele Placido, RemoGirone e Vittorio Mezzogiorno. Ese il mitico Placido-commissarioCattani manda a dire al premierche le sue televisioni sfornanoprodotti su Cosa nostra a tuttaforza, non sfugge che tra la seriepiù importante della tv italianae le sue pro-nipotine è avvenutauna vera e propria rivoluzioneculturale. Un’involuzione.

Ciò che nel 1984 rese defla-grante la creatura di Sergio Sil-va ed Ennio De Concini era l’ideadi fondo, esemplificata dal ge-niale titolo, ovvero che la mafianon fosse un fenomeno locale mala forma globalizzata di un ma-laffare capace di creare una mi-tologia criminale adatta allo spi-rito dei tempi, in grado di muo-

In produzione «Il segreto dell’acqua» è una fiction Rai su un agente della Dia [Riccardo Scamarcio]che, trasferito in Sicilia, scopre di essere figlio di un boss. «È un romanzo in sei capitoli su un’indagine lunga e una travagliata storia d’amore - dice lo sceneggiatore Umberto Contarello - la mafia c’è ma non è La Piovra».

QUANDO LA MAFIA IN TVERA ATTUALE ,NON SOLO UN FENOMENOARCAICO E PITTORESCO

C’era una volta Cosa nostra

I N R E T E

Google entra dentroDOPO AVER IMMORTALATO strade e piazze con GoogleMap, Google ora invia isuoi fotografi a ritrarre l’interno di negozi, alberghi e ristoranti con GooglePla-ce.Gli utenti avranno la possibilità di guardare dentro ai locali pubblici: «Se sicerca un ristorante romantico per festeggiare l’anniversario di nozze si vuoletrovare un locale con la giusta atmosfera», spiegano da Google. In fase speri-mentale da alcuni mesi, il servizio appena lanciato copre una trentina di città inUsa, Giappone e Australia. Presto i fotografi sbarcheranno in altri paesi.

RaiTre SpecialeJohn Cassavetes a «Fuori Orario», venerdì 30 aprile alle 2 «Faces» [1968]con John Marley. Alle 4, va in onda«Una moglie» [1974]con Peter Falk.

Cooltoon Ogni martedì alle 10.30 e alle 17 «Excel sa-ga» : dal manga diKoshi Rikdo un car-toon per ca[r]pire iparadossi dell’im-maginario seriale dimassa.

Italia 1 se «Lost»non vi è bastato per-detevi nella scienzadi confine di «Frin-ge», ogni venerdì al-le 23, che entra incampo «quandosuccede qualcosadi cui nessuno saniente e che non haalcun senso» .

Drammi medici È ricominciato diretta-mente dalla terza serie [la seconda è andataperduta] il telefilm di Maccio Capatonda conElio nei panni del brizzolato dottor Giolsot, cheprende in giro i serial ospedalieri: ogni puntataè piena di battute nonsense. Si può vedere instreaming dal sito www.floptv.tv.{ {

DIVANO

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Reti «Nella crisi sistemica del capitalismo, la rete indica altre strade, in cui pubblicoe privato sono concetti che non rappresentano più nulla», dicono gli organizzatoridel seminario «Digital Commons»: il 7e 8 maggio 2010 al Vega di Venezia.

SOPRA LE RIGHE

Pivetti all’ergastolo

PER ME non cambia nulla:nel mio matrimonio con-tinuo a crederci». Irene

Pivetti, passata nel giro di qual-che anno da presidente dellacamera leghista e baciapile aconduttrice trash in abiti sado-maso, prova a rigiocare la cartadella moglie inconsolabile do-po essere stata mollata dal ma-rito. Spiega la signora Pivetti aGioia: «Nel mio matrimonio cicredo ancora».Il motivo di tanta ostinazione èmolto serio, e non ha che farenon con solenni cerimonie reli-giose ma con uno show televisi-vo: «Quando ci siamo sposatisiamo andati ospiti in un pro-gramma condotto da Frizzi chesi chiamava ‘Per tutta la vita’.Un giornale disse che il titolodel programma era da ergasto-lani: fine pena mai. Ecco, a meva bene il fine pena mai. Natu-ralmente lui è libero: non possomettergli il guinzaglio e nean-che vorrei. Ma il matrimonioper me è la scelta della vita. Nonmi interessa quello che pensa-no gli altri, per me nel matrimo-nio non c’è game over. C’è soloil game on».

DA 4 A 3: DAL 2011-12, l’Italia per-derà una squadra in ChampionsLeague. Materialisticamente par-

lando, un disastro [calcolabile in decine dimilioni di euro]. La classifica più impor-tante non è quella di Serie A, ma quellache deriva dai cosiddetti «coefficienti Ue-fa», la formula matematica che sintetizzai risultati ottenuti nelle coppe europee nelcorso delle ultime quattro stagioni. Irrag-giungibili Inghilterra e Spagna, il calcioitaliano è stato progressivamente avvici-nato da quello tedesco, e adesso siamo alsorpasso, con grave danno di immagineper il nostro movimento calcistico, pro-prio adesso che si sta per decidere doveverranno giocati gli Europei 2016.

Alcuni spiegano questa perdita di com-petitività in ambito europeo con la man-canza di stadi di proprietà. In effetti, qua-si tutte le squadre giocano su terreni co-munali e pagano affitti, più o meno risibi-li. Molte società si dicono impegnate nel-

la costruzione di nuovi stadi – da Euro 2016si aspettano una spinta ulteriore, cioè finan-ziamenti agevolati – ma se si va a vedere sot-to la superficie delle dichiarazioni di circo-stanza, si scopre che il calcio professionisti-co è funzionale alla speculazione edilizia.

La formula magica è: «cambio di destina-zione d’uso». Accanto alla richiesta di edifi-cabilità del nuovo impianto, le società pian-gono miseria e si rivolgono alle amministra-zioni comunali per chiedere il cambio di de-stinazione di vaste porzioni dei terreni cir-costanti, per edificare supermercati e cine-ma, palestre e centri convegni, magari unpo’ di villette a schiera.

A rafforzare queste richieste, una nuovaideologia, quella per cui la squadra di cal-cio sarebbe «un patrimonio della città». Pernon divenire complici degli insuccessi spor-tivi, sindaci e consigli comunali sono chia-mati a uno scambio: svendere la program-mazione urbanistica per il miraggio dellaChampions League.

F U O R I G I O CO DI RUDI GHEDINI

CHAMPIONS LEAGUE E SPECULAZIONI EDILIZIE

C R A S H T E S T

Sony blinda la PlaystationCON LA CONSOLLE PLAYSTATION3, Sony ha deciso di inserire negliaggiornamenti dei veri e propri downgrade funzionali: per strada èsparita l’emulazione Ps2, il supporto ad alcuni formati audio e, per ul-tima, la possibilità di installare un altro sistema operativo, tipicamen-te Gnu/Linux, a fianco dell’Os nativo. Eppure, la possibilità di esegui-re qualsiasi software sulla console aveva portato a esperimenti scien-tifici di calcolo parallelo. Nel 2007, adesempio, l’Università di Stanford hasperimentato una configurazione diPs3 per la ricerca biomedica. Nell’atte-sa che Sony ci ripensi, l’hacker Geohot[http://bit.ly/4D1Q7] sta sviluppan-do una patch che ripristina il supportoOtherOS. Intanto, consigliamo agliutenti Ps3 di non aggiornare il propriosistema.

V I D E O G A M ETORNA Lara Croft, starvirtuale dei videogiochicon Tomb Rider: in «LaraCroft and The Guardianof Light» vive un’avven-tura che ha che fare con il popolo dei maya...

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Il tour di Abahlali in Italia dal 18 al 30 maggioPresto i mondiali ci porteranno virtualmente in Su-dafrica. Poco prima, tre persone di Abahlali percor-reranno la strada inversa per venirci a trovare in Ita-lia. Dal 18 al 30 maggio Busisiwe, Thembani e Phila-ni incontreranno associazioni e movimenti per rac-contare che cosa significa la Coppa del mondo peri sudafricani più poveri, parlare della lotta di Abah-lali per terra, case, dignità e democrazia nel Suda-frica post-apartheid e ascoltare a loro volta il rac-conto delle lotte sociali che stiamo portando avan-ti qui. È un’occasione preziosa e straordinaria chediversi soggetti hanno già colto al volo: sono previ-ste iniziative a Caserta [18 maggio] Reggio Cala-bria [19], L’Aquila [21], Pisa [22], Verona [23], Vi-cenza [24], Milano [25], Varese [26], 27 e 28 Valdi Susa, Roma [29 e 30 maggio]. Le tappe del«tour» definitivo saranno su clandestino.carta.org.

LA COPPA DEL MONDO, ospitata in Sudafrica a giu-gno 2009, rischia di nascondere le condizioni di mi-lioni di poveri. In particolare dei baraccati, che nu-merose amministrazioni comunali hanno deciso disfrattare per mostrare città «accoglienti» e pulite aituristi in arrivo da tutto il mondo.Abahlali BaseMjondolo [«quelli che vivono nellebaraccopoli» in lingua zulu»] è il più grande movi-mento di impoveriti del paese, con sedi in più diquaranta città, in particolare a Durban, Pinetown,Pietermaritzburg e Port Shepstone. Negli ultimimesi Abahlali ha promosso molte manifestazioni einiziative di protesta che sempre più spesso sonostate represse con la violenza dalla polizia.Gli articoli e i reportage pubblicati negli ultimi me-si sul settimanale Carta e su clandestino.carta.orghanno posto le basi per la nascita di una grandecampagna, «Mondiali al contrario», il cui obiettivoè l’organizzazione di un viaggio in Italia [dal 18 al 30maggio] per ospitare alcuni tra i promotori del mo-vimento. Qui di seguito le notizie principali sull’ini-ziativa, diventata un pezzo della campagna Clande-stino organizzata da Carta; tutti i dettagli sono suclandestino.carta.org.

Gli «zapatisti»del SudafricaSecondo alcuni suda-fricani esiste una con-nessione tra Abahlali eil movimento degli zapatisti: entrambi portano avan-ti una critica del potere e sono impegnati in prassi de-mocratiche e di partecipazione, ma mentre quellozapatista è radicato in una cultura indigena, diconoquelli di Abahlali, e quindi più legato alla terra, Abah-lali sembra più cosmopolita e interculturale. La gran-de sfida che il movimento dei baraccati lancia in que-ste settimane alle istituzioni è il rifiuto della politicadei potenti, per promuovere quella che viene chia-mata «ipolitiki ephilayo», la politica della vita.

mondiali al contrario

SPESE DI SPEDIZIONEGli ordini dei prodotti di bottega.carta.org devono comprendere le spese di spedizione.Per conoscerle chiamate il numero 0776 832873 [dal lunedì al venerdì ore 10/13]

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È possibile partecipare alla raccolta fondiper sostenere la campagna con piccole quotedi almeno 30 euro, 200 euro per le organizzazio-ni sociali. Queste le coordinate bancarie per ef-fettuare un bonifico: Banco di Napoli – CollegioMissioni Africane, via Matilde Serao 8 81030Castelvolturno [Ce], causale «Mondiali al con-trario» IBAN IT92Y0101074820000027005524ccpn. 19884808 oppure conto corrente postale n.19884808, sempre intestato a Missionari Com-boniani via Matilde Serao 8, 81030 Castel Vol-turno [Ce], causale «Mondiali al contrario».

Il coordinamento Mondiali al contrario è coordinata da Filippo Mon-dini e Antonio Bonato [missionari comboniani aCastel Volturno], Francesco Gastaldon [ricercato-re], Michele Citoni [giornalista e videomaker], la re-dazione di Carta. Per informazioni: tel. 0645495659, [email protected]

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