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Macbeth (William's Cut)

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La Bottega del Verrocchio

COMUNICATO STAMPA

Macbeth(William’s Cut)

Venerdì 10 agosto 2012 ore 21.00 Fortezza Vecchia, Livorno

La Bottega del Verrocchio presenta la celebre opera di William Shakespeare nella nuova traduzione inte-grale di Piero Posarelli in pentametri giambici.Una messa in scena intensa e ricca di simboli, che trasporterà il pubblico in un mondo popolato da spettri e streghe dove l’anima degli uomini è sempre in bilico tra chiarezza e intuizione, tra paura e bramosia. Macbeth (William’ s Cut), frutto del lavoro di 35 persone tra attori e tecnici, è un viaggio attraverso sentieri oscuri alla ricerca - forse vana - della verità e del potere, in un continuo alternarsi di sospetti, inganni e brevi momenti di luce.

Fatica inutile è la tua: sarebbepiù facile affettare l’aria, per

la tua tagliente lama, che riuscire a farmi male; fai cadere

la tua spada sopra ad elmi vulnerabili, la mia vita è stregata: non potràfinire che per mano di qualcuno

non nato da una donna.

Le mura della Fortezza Vecchia regalano una cornice perfetta alla rappresentazione della tragedia, mentre le musiche composte dai Soogo Wonk, rielaborazione elettronica delle originali partiture seicentesche composte per l’opera, creano un’atmosfera al tempo stesso suggestiva e onirica.Per Alessandro Baldi, presidente dell’Associazione e regista: « ... il messaggio più bello di questo progetto viene dalle decine di persone che hanno costruito con noi lo spettacolo, unite dalla passione per il teatro e da una grande energia. Ciascuno a suo modo ha personalizzato l’opera ... »

Macbteh (William’s Cut) traduzione in pentametri giambici di Piero Posarelli, regia di Alessandro BaldiVenerdì 10 agosto 2012 ore 21.00 Fortezza Vecchia, LivornoIngresso 10 euro

Ufficio Stampa La Bottega del VerrocchioRaffaella [email protected]@yahoo.itCell. 3383675024fax 0586 801027

La Bottega del Verrocchio

Macbeth(William’s Cut)

di William Shakespeare

L’oscurità e l’ombra sono le proprietà permanenti della condizione umana e i protagonisti di questa tragedia. Esse caratterizzano l’individualità prevalente e le dinamiche sociali e culturali di tutta la storia. Un immanente Medio Evo che attraversa i secoli, che dopo brevi periodi di luce restituisce all’uomo la sua visione bidimensionale, orizzontale, rendendolo cieco in relazione alla visione complessiva della realtà. Un’umanità di ciclopi monoculari privi del senso della profondità e quindi incapace di creare un rapporto profondo con la propria natura, che prima di tutto è spirituale.

La Bottega del Verrocchio presenta al pubblico uno dei capolavori dell’arte drammatica, restituito per la prima volta in lingua italiana alla metrica originale, grazie alla traduzione in pentametri giambici di Piero Posarelli e alla regia di Alessandro Baldi.

Alcuni aspetti del Medio Evo, periodo caratteriz-zato dalla chiusura in tutte le espressioni sostan-ziali della civiltà, sono presenti anche nella società di oggi, come la tendenza all’inganno a discapito dell’apertura a nuove culture e a nuove cono-scenze. La condivisione coatta dei mercati e la mercificazione delle tecnologie - e degli uomini - si sostituisce in certi casi all’atteggiamento saggio di apertura verso se stessi. Le società teocratiche, le monarchie assolute e la civiltà borghese sono tutte raccolte in un unico contenitore dal quale si dipana il giogo della schiavitù, che si manifesta sui corpi e nelle coscienze.

La Bottega del Verrocchio propone uno spettacolo dove i simboli - resi ancor più evidenti dalla metrica giambica, collante ritmico della passione umana - donano agli spettatori la percezione collettiva di quei significati che il linguaggio convenzionale non è in grado di fornire, limitandosi a raccontare una storia come tante. Le musiche dei Soogo Wonk, ottenute dall’ampliamento e dalla rielaborazione elettronica delle partiture seicentesche composte per il Macbeth, vestono l’opera di abiti onirici ed evocativi.

Ufficio Stampa La Bottega del VerrocchioRaffaella [email protected]@yahoo.itCell. 3383675024fax 0586 801827

Il Macbeth è il frutto dell’intuizione di un autore geniale, che ha saputo cogliere il nesso tra bra-mosia e paura, sospetto e tragedia. Tra intuizione e chiarezza, perseveranza e trionfo.Quello che emerge è un ego dominato dall’osti-lità e dalla paura dell’altro, orfano di un’anima scissa e relegata in modo liturgico nei luoghi di culto. Un ego così costretto sulla difensiva finisce per generare una dissociazione delle coscienze. I nemici sono mostri e spettri e sono ovunque, nelle foreste scozzesi e nel parcheggio sotto casa. La quantità di informazioni e di stimoli finisce per confondere l’individuo, che invece di scegliere ciò che veramente conta cerca di riempire il poco spazio vuoto rimasto (secondo la teoria aristoteli-ca dell’horror vacui). La manipolazione del pros-simo quindi diviene l’unico mezzo per sottrarre all’altro il potere personale.