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catalogo mostra Pino Pascali Mediterraneo MetropolitanoParma 31 marzo - 14 aprile 2011TRANSCRIPT
Pino Pascali
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Mediterraneo metropolitano
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Pino Pascali
3
Pino Pascali Mediterraneo metropolitano
A cura di:
Enza Bergantino
Assistenti scientifici:
Raffaella Carluccio
Alice Dotti
Alessandra Gavazzoni
Martina Perotti
Catalogo a cura di:
Davide Cariola
Allestimento a cura di:
Rossella Romito
Progetto grafico a cura di:
Giulia Pallavicini
Addetto stampa e comunicazione:
Fabiola Signorini
Fotografia:
Enza Bergantino
Mediterraneo metropolitano
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Pino Pascali
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Sommario
Un grande sperimentatore .............................................................................. 7
Pascali e il mondo della pubblicità ............................................................... 15
Mediterraneo metropolitano: l’artista nel contesto storico-culturale. .......... 18
Carosello: un sipario aperto al consumo ...................................................... 25
“L'Italia non è un paese povero” .................................................................. 31
Una vita all’insegna della velocità ............................................................... 39
Opere ............................................................................................................ 47
Conversazione con Claudia Lodolo ............................................................. 97
Bibliografia ................................................................................................ 103
Cataloghi .................................................................................................... 104
Sitografia .................................................................................................... 105
Filmografia ................................................................................................. 105
Esposizioni personali ................................................................................. 107
Esposizioni collettive ................................................................................. 112
Cronologia .................................................................................................. 127
Mediterraneo metropolitano
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Pino Pascali
7
Un grande sperimentatore di Enza Bergantino
La mostra dedicata a Pino Pascali: PINO PASCALI
“Mediterraneo Metropolitano”, si inserisce nell’ambito del
workshop “Pensare per fare” e del Corso di Storia e Teorie delle
Esposizioni e degli Allestimenti, tenuto dalla Professoressa
Francesca Zanella, coadiuvata dai tutors: Ilaria Bignotti,
Elisabetta Modena e Marco Scotti, presso l’Università degli Studi
di Parma; mentre il tema del workshop è stato, a livello generale:
Architettura&Pubblicità-Pubblicità&Architettura. Il gruppo di
studenti (Enza Bergantino, Rossella Romito, Fabiola Signorini,
Alice Dotti, Davide Cariola, Giulia Pallavicini, Martina Perotti,
Raffaella Carluccio e Alessandra Gavazzoni) ha scelto di
lavorare su una delle tre proposte espositive e curatoriali rivolte
dalla Professoressa Zanella e dai Tutors: sul ruolo di Pino Pascali
nei confronti della pubblicità e in relazione all’iconografia
architettonica.
Si tratta dunque di elaborare le fasi progettuali, teoriche e
allestitive di una mostra monografica storica le cui date sono
Mediterraneo metropolitano
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state così individuate:
31 Marzo - 14 aprile 2011, Contrafforti della Pilotta,
Piazzale della Pace, 7 Parma.
La mostra vuol essere un lavoro innovativo dedicato
all’artista pugliese che metta in risalto l’amore di Pascali per la
sua terra natia legata a quei valori tipici del mondo contadino e,
allo stesso tempo, il fascino che su di lui esercitava l’energia
totalmente nuova della metropoli americana.
La mostra si prefigge come scopo quello di presentare
l’artista attraverso questi due aspetti fondamentali della sua
produzione artistica e della sua persona, cercando di non
scinderli mai eccessivamente ma fondendoli e facendoli confluire
in un unico ambito.
Pascali è un grande sperimentatore, che ha saputo
interpretare in modo sapiente gli aspetti archetipici della cultura e
della mediterraneità, senza mai perdere di vista l’irrinunciabile
legame con l’ironia e con il gioco... 1
Una mostra dal titolo “ Pino Pascali Mediterraneo
Metropolitano” mette in evidenza il connubio, ma anche
differenza sostanziale tra due termini così lontani tra loro. Una
scelta voluta quella del titolo senza nessun segno
d’interpunzione, che va a rimarcare come questi due concetti
sono fondamentali nel lavoro dell’artista, e nessuno dei due
sembra mai prendere il sopravvento sull’altro. 1 Cfr. Pio Baldi, in Pino Pascali : Napoli, Castel Sant'Elmo a cura di Achille Bonito Oliva, Angela Tecce, Livia Velani. - [Napoli] : Electa Napoli, stampa 2004. (Catalogo della Mostra tenuta a Napoli nel 2004)
Pino Pascali
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Nel 1956 Pino Pascali si trasferisce a Roma da Bari.
Frequenta l’Accademia e qui, come scrive Anna D’Elia2 appare
ancora ai suoi compagni come il provinciale virtuoso del disegno
dal vero, della linea, dello sfumato. Indossa giacca e cravatta, è
timido, impacciato, ma in pochi anni cambia look e muta
soprattutto il suo rapporto con l’arte. Pascali conosce il lavoro di
Burri, la sua lezione materica ed oggettuale, dal quale i giovani
artisti dei primi anni sessanta avevano preso il gusto dell’oggetto
e della sua espansione, la possibilità di sconfinare dalla
bidimensionalità della superficie pittorica, mediante l’assunzione
di materiali carichi di spessore e di vita;3 scopre le opere di Ives
Kline, di Manzoni, conosce i lavori dei new Dada e degli artisti
Pop americani. Decisivo nel suo percorso artistico è l’influsso di
Rauschemberg, ma anche la ricerca estetica di Jasper Johns. (Si
veda la Bandiera americana del 1964 in cui Pascali cita Johns
sostituendo alle stelle degli stati USA delle Pin-up). Alla Galleria
La Tartaruga incontra quelli che saranno suoi amici e compagni
d’avventura, Renato Mambor, Franco Angeli, Jannis Kounellis,
Paola Pitagora che nel suo libro “Fiato d’artista”4, descrive gli
scenari e gli avvenimenti nella Roma di quel periodo,
raccontando come in quella Roma magica, punto d’incontro
2 Cfr Anna D’Elia in: Pino Pascali a cura di Anna D'Elia ; testi di Alberto Boatto ... [et al.]. - [Riedizione]. - Milano : Electa, 2010.
3 Cfr. Achille Bonito Oliva, “Pascali: la scena mediterranea” in Pino Pascali, op. cit.
4 Paola Pitagora, Fiato d'artista. Dieci anni a Piazza del Popolo, Sellerio Editore Palermo
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fondamentale era Piazza del Popolo e il Caffè Rosati, dove si
potevano incontrare scrittori, critici, filosofi, artisti conosciuti ed
emergenti e collezionisti d’arte. Il mercato però non c’era, e gli
unici riferimenti per questi artisti, che saranno successivamente
riconosciuti come la Scuola di Piazza del Popolo, erano il
mecenate Giorgio Franchetti, che colleziona le loro opere e il
lavoro di Plinio de Martiis e la sua Galleria La Tartaruga di
Roma, che organizza mostre personali e collettive degli artisti del
gruppo. Nella cerchia romana, tutti avvertono il pericolo di essere
omologati alla Pop Art e di esser cancellati in assenza di un
mercato forte e in presenza di un vuoto politico nei confronti
dell’arte contemporanea; 5 ma l’ ambiente è caratterizzato da una
grande eterogeneità di lavori e ricerche artistiche, Mambor, Lo
Savio, Angeli, “fondono sulla tela pittura, parola e segnaletica
urbana; la loro è una pittura intrisa di memoria, impegno, analisi
e riflessioni, elementi che distingueranno la Pop Art italiana da
quella americana”6; la cosa che li accomuna sono gli ideali, l’età,
l’estrazione sociale. In Italia la ricerca artistica non va verso il
mercato, verso la serialità dell’opera, come accade negli Usa, si
resta ancora legati ai concetti antichi di opera, se ne producono
uno, massimo due esemplari. Gli anni ’60 sono segnati
fortemente dall’influsso della Pop Art, che porta le immagini
urbane e le produzioni industriali nelle opere d’arte, il mito della
metropoli americana, con i suoi grattacieli altissimi e alienanti,
5 Anna D’Elia. Testi citati
6 Anna D’Elia. Testi citati
Pino Pascali
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che affascinerà molto Pascali in tante sue opere e nella serie dei
Killers soprattutto dove riprende una New York City anni ’30, le
metropoli Usa così vitali, ma anche così dispersive, luogo di
grande consumismo. La questione romana è completamente agli
antipodi, Roma è una città si in espansione e coinvolta nel boom
economico, una città che guarda al futuro, ma con occhi diversi
rispetto alla megalopoli americane creatrici di grandi fantasie
nell’uomo italiano, come abbiamo visto in Pascali e nei suoi tanti
bozzetti di grattacieli, queste enormi steli neri, tutte uguali, Roma
produce tutta una serie di immagini completamente diverse, di un
passato, come dice Achille Bonito Oliva, divenuto paesaggio e
storia dell’arte. La figura di Pino Pascali in questo contesto si
inserisce in maniera trasversale, il suo lavoro passa dalle
citazioni di Rauschemerg nel Tempio, disegno per la Pubblicità
della cera per pavimenti Marga della Sutter, alle citazioni di
Johns nella già segnalata Bandiera Americana, si spinge al
collage, Pascali conosceva il lavoro di Rotella, e all’Arte Povera,
con i lavori come Vedova Nera, in alcuni casi avvicina molto la
Land Art, come nell’opera “32 mq. di mare circa”. Gioca molto,
ma il suo non è un gioco con il solo intento ludico, come lui
stesso dice in una lunga conversazione con Carla Lonzi:
“Con tutto questo non si vuole parlare di gioco in
senso di “puro divertimento” (è un’altra cosa!), bensì inteso
come attività normale dell’uomo. E il gioco, anche per i
bambini, è una cosa seria, è un modo per conoscere. I giochi
Mediterraneo metropolitano
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dei bambini sono veramente fatti per permettere loro di
sperimentare
e scoprire le cose, per conoscere e nello stesso
tempo superarle.”7
Pascali è riuscito in un modo brillante e creativo ad
amalgamare forme archetipiche e tradizionali della cultura e della
natura mediterranea come i campi di grano, il mare, la terra e gli
animali (si vedano: Campi arati, Canali d'irrigazione, 1 mc di
terra) con le forme infantili del gioco e le icone e i feticci della
cultura pop. (Mignotte, Killers)
La mostra, come anticipato, si prefigge lo scopo di indagare
questi due aspetti contrastanti rilevati nello studio della figura
dell’artista, principalmente nell’ambito della sua produzione
pubblicitaria per la Lodolo film, Mediterraneo Metropolitano,
mediterraneo per richiamare la sua provenienza, la sua Polignano
a Mare, il suo legame inscindibile con quella natura selvaggia e
incontaminata, ma anche il suo modo di pensare, di vestire, di
essere, il “Mediterraneo” designa uno spazio altro, un’identità
alternativa agli spazi ufficiali del sapere;8 tant’è vero che pur
senza mai menzionare la sua terra natia, Polignano a Mare, o i
ricordi d'infanzia pugliese nei suoi lavori, la poetica e il suo
linguaggio artistico pascaliani, derivano da un sostrato 7 Conversazione di Pino Pascali con Cala Lonzi. 8 Cfr. Ritorno al mare, di Antonella Marino, in Pino Pascali / saggio critico di Luciano Caramel. - Milano : Mazzotta, \1993 (Mostra tenuta a Milano nel 1993-1994. - Trad. di James Davis. - Testo anche in inglese)
Pino Pascali
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mediterraneo e del mezzogiorno d’Italia, che si fonderanno a
Roma con le esperienze Metropolitane della Pop Art americana
soprattutto, dell’Arte Povera di Germano Celant e delle
performances; metropolitano dunque, l’artista arrivato a Roma
sul finire degli anni ’50, nel pieno del boom economico,
s’imbatte nella grande metropoli, che ne condiziona la
produzione artistica, è folgorato dall’altezza e dalle dimensioni
dei grattacieli newyorkesi per non essendoci mai stato
personalmente, e questa ammirazione sarà rimarcata nei suoi
bozzetti per i Killers, spot realizzato per, un Carosello
commissionato dalla Lodolo Film e mai mandato in onda dalla
RAI, causa l’eccessiva violenza delle immagini:
“La New York dei Killers è la metropoli degli anni '30, perché
come immagine, i gangster degli anni '30 sono più "belli", sono
un simbolo, sono i gangster che hanno fatto la storia della
malavita. Prendete per esempio la strage di San Valentino del
1929, una guerra da bande che fece la storia della criminalità
americana e che fu anche ripresa nel 1959 da Billy Wilder nel
film "A qualcuno piace caldo". Quello era il periodo dei gangster
che lo affascinava. Forse è più giusto mettere Roma, come
simbolo metropolitano, la metropoli nella quale Pascali arrivò
per studiare e dove continuò a vivere. Roma certamente può
Mediterraneo metropolitano
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essere l'ossimoro, l'altra faccia che si contrappone alla sua
"mediterraneità".9
Mediterraneo Metropolitano ergo, due termini così lontani
eppure così vicini, due sfaccettature di un artista a tutto tondo:
Pino Pascali, un grande sperimentatore.
9 Conversazione con Claudia Lodolo, a cura di Enza Bergantino e Rossella Romito, inserita nel catalogo Pino Pascali Mediterraneo Metropolitano, Parma 2011.
Pino Pascali
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Pascali e il mondo della pubblicità di Raffaella Carluccio, Alice Dotti, Alessandra Gavazzoni, Martina Perotti
Le opere di Pino Pascali, lavori per la pubblicità, opere
pittoriche e scultoree, realizzate tra il 1958 e il 1968, hanno piano
piano guadagnato un posto di alto interesse e di larga
considerazione all’interno del mondo artistico, tanto da essere
definite creazioni di indiscutibile gusto e capacità creativa. In
particolare per quanto riguarda i suoi lavori per la pubblicità, che
inizialmente non furono considerati al pari delle altre sue opere,
si è definitivamente scavalcata la perplessità iniziale di alcuni
artisti e critici che, non riconoscendo la libertà espressiva dei
lavori, considerandoli solo frutto di commissioni, li avevano
declassati ad un livello senza alcun pregio artistico, addirittura
ritenendoli dannosi all’immagine dell’artista.10
Pascali si avvicinò al mondo della pubblicità nel 1957, anno
i cui conobbe Ermanno Biamonte, un grafico talentuoso a capo
del settore artistico della PROA; notata subito la sua 10 Claudia Lodolo, Pascali per la pubblicità
Mediterraneo metropolitano
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intraprendenza e creatività, Biamonte gli commissionò alcuni
lavori fra i quali la realizzazione di un plastico dell’Italia
settentrionale per l’Agip, con lo slogan “Supercortemaggiore11, la
potente benzina Italiana”.
Nel settembre del 1958 si presentò per l’artista
un’importante occasione lavorativa, che lo impegnerà per circa
dieci anni, ovvero fino al giorno della sua prematura scomparsa:
conobbe, grazie all’amico e collaboratore Biamonte, una figura
importante come Sandro Lodolo, titolare dello “Lodolofilm”, una
casa di produzione di film pubblicitari specializzata nel cinema di
animazione, che offrirà lui la possibilità di spaziare in un
ambiente artistico non scultoreo.
Dal lavoro per la pubblicità italiana esce un Pascali
versatile, dal carattere poliedrico, che si cimenta in una
lunghissima carrellata di tecniche, stili e scelte di materiali,
talmente ampia da destare interesse e curiosità. Tra la vasta
gamma di possibilità Pascali sceglie di utilizzare disegni su carta
e acetato, collage e fotomontaggi che utilizza per la preparazione
dei filmati, spot pubblicitari e caroselli.
La carrellata delle trovate iconografiche, delle tecniche e dei
materiali utilizzati, è inesauribile e desta ancora meraviglia di
come tale creatività irrefrenabile sia perfettamente equilibrata da
una ricerca stilistica di sintesi e di quanto l’inclinazione ironica e
la fantasia estrema di questo artista si concili da una sempre
precisa calibrazione progettuale. 11 L’Agip nel 1945 aveva scoperto giacimento di petrolio in val Padana, nello specifico a
Cortemaggiore, nella provincia di Piacenza.
Pino Pascali
17
Pascali esordisce quindi come grafico. Anche nella
produzione grafica, l’artista non si limita alla semplice creazione
dei personaggi e bozzetti, ma anima in prima persona i suoi
“burattini”, o interpreta i personaggi, come nella sequenza della
maschera di Pulcinella.
Il primo lavoro che Pascali realizzò per Carosello fu lo spot
per l’autonoleggi Maggiora, del 1958, cui fecero seguito gli spot
per l’ Algida (Vita col nonno, I Killers e Salvador, el matador del
televisor); per le sigarette Amadis (Pronti, fuoco! e 777); per le
confezioni Monti (Fin dai tempi della preistoria…); per le
Ferrovie dello Stato (che posizione! e Storia del treno); per la
Cera della Sutter (Bacco); per Getto, l’insetticida della Squibb
(un dolce sogno); per il Caffè Camerino (il caffè con tre effe);
per Conserve e Confetture Arlecchino ed infine per i Biscotti
Maggiora.
Come testimonia la mostra di EMMEOTTO, tenutasi a
Roma nel quarantennale della morte dell’artista, dal titolo: “Pino
Pascali, disegni per la pubblicità”, in qualunque campo si
applichi, con o senza committente, la creatività di Pascali ha una
sua tipicità, prima di tutto tematica: il gioco, le armi, la terra, il
mare e il sole. Ma comuni sono anche gli elementi che lo
rendono emblema delle tendenze più innovative della sua epoca:
l’interesse simultaneo per l’arte, il cinema e la fotografia,
l’abbattimento delle barriere tra arte e cultura di massa e il gusto
della performance12.
12 Roma, Pino Pascali, Disegni per la pubblicità, da Emmeotto, febbraio 2008
Mediterraneo metropolitano
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Ecco, quindi, che i disegni per la pubblicità e la sua attività
artistica di pittore e scultore, appaiono diversi soltanto per il loro
risultato finale. Perché in essi si ritroveranno la stessa energia, la
stessa inventiva e la stessa volontà di ricerca che hanno fatto di
Pascali l’uomo che con il suo estro voleva “rifare a mano il
mondo”.13
http://www.eosarte.eu/?p=1368 13 Ivi
Pino Pascali
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Mediterraneo metropolitano: l’artista nel
contesto storico-culturale. di Davide Cariola
L’opera dell’artista barese si concretizzò in pochi ma intensi
anni, con un susseguirsi di elaborazioni che seppero rapportarsi
sia con lo spazio, alla ricerca di singolari soluzioni estetiche, sia
con la cultura del tempo, impregnata dei due grandi movimento
che, l’uno in Italia e l’altro nel mondo, riuscirono a stravolgere e
ridefinire il concetto stesso di “arte”. Il primo punto che
dobbiamo porre sotto la nostra lente d’ingrandimento fu senza
dubbio il suo trasferimento a Roma, allora molto attiva dal punto
di vista artistico e divisa in schieramenti tanto autoritari quanto
variegati; nell’ampio panorama romano merita una citazione
particolare il movimento artistico che seguì le orme della
blasonata Pop Art, movimento che negli anni Sessanta poté
vantare esponenti di prima grandezza, quali ad esempio Mario
Schifano e Tano Festa, protagonisti della cosiddetta Scuola di
piazza del Popolo, all’interno della quale possiamo riconoscere
Mediterraneo metropolitano
20
anche la persona di Renato Mambor, grande amico di Pino
Pascali. Qui l’influenza degli artisti americani fu più che
evidente, soprattutto in alcuni esponenti maggiormente in vista e
capaci di indirizzare le ricerche altrui e di seguire le orme dei
grandi: questo è soprattutto il caso di Schifano, figura centrale
del gruppo, molto legato al mito di Andy Warhol ed ai temi più
attuali presi in prestito dal panorama americano.
In parte, Pascali subì e reagì di fronte a questa tendenza:
nelle sue opere troviamo sicuramente richiami relativi al mondo
metropolitano, alla megalopoli, allo stesso mito statunitense,
considerato tale in un periodo storico difficile e complesso in
ambito internazionale, tra le tensioni della guerra fredda e le
conseguenti guerre tra comunisti e anti-comunisti; ma
rintracciamo ancor di più una ferma contestazione all’uso delle
armi per uccidere, una ricerca di stabilità e pace tra i popoli che
lo avvicinerà ideologicamente, oltre che artisticamente, alla
corrente povera romana, assieme ad artisti di primissima caratura
come quali Jannis Kounellis, Mario Merz, e precursore di
personaggi di rilievi, tra i quali Michelangelo Pistoletto e Mario
Ceroli. Rivelatore dei metodi di lavoro dell’artista barese e del
suo giusto inserimento nel panorama dell’arte povera romana, fu
l’utilizzo quasi maniacale di materiali grezzi o di riciclo, e il
riferimento costante ai temi della natura, all’inserimento di esseri
viventi all’interno delle opere, talvolta dell’artista stesso.
Centrale nella biografia di Pascali si rivelò la collaborazione
con la RAI per un supporto alla realizzazione di scenografie
Pino Pascali
21
utilizzate per gli spot del Carosello. In questa circostanza, i
leitmotiv più cari all’artista esplosero dall’interno del loro stadio
embrionale e si materializzarono in successioni di bozze, schizzi,
idee che non si limitarono a pubblicizzare un preciso prodotto
piuttosto che un altro, bensì lasciarono trapelare pensieri, paure e
ironiche riflessioni. Nel nostro caso, per dare adito alla scelta di
questo titolo complesso nella sua semplicità, è necessario
soffermare l’attenzione su alcuni cicli di opere, preparati per
altrettanti arrangiamenti pubblicitari, senonché, ad avvallare o
meno un progetto, intervenisse colui che aveva il compito di
coordinare direttamente la scenografia e la produzione del
Carosello negli anni della collaborazione di Pino Pascali, ovvero
Sandro Lodolo.
Oltre ad essere la patria e l’orizzonte dell’artista, il
mediterraneo venne proposto come motivo dominante della
campagna per il Carosello “Bacco”, nella pubblicità della cera
per pavimenti Marga della Sutter, e dello spot “Pop Corn Story”
prodotto per la M.I.M. Mobili. Rispettivamente con l’inserimento
delle rappresentazioni di templi e piramidi, Pascali cercò di unire
l’utile al dilettevole: era necessario valorizzare il prodotto
pubblicizzato con paragoni e similitudini azzeccate, ma l’artista
decise di rendere fondamentale il suo contributo, inserendo in
primo piano l’ambientazione e le caratteristiche peculiari che
portano alla mente le meraviglie del Mediterraneo. A favorire
questo amore compartecipò sicuramente la sua provenienza, la
sua Polignano a Mare, affacciata sul Mar Adriatico; sino ai
Mediterraneo metropolitano
22
ventun anni questa terra gli permise di coltivare un salutare e
affettuoso rapporto con il mare e, indubbiamente, la sua grande
passione per la pesca subacquea e per la natura.
Ciò che lo legò alla metropoli può essere collegato
all’antipodica visione proposta dalle grandi città americane,
rispetto alla piccola realtà barese nella quale crebbe e al
differente ambiente trovato all’arrivo a Roma, città pur immensa,
ma strutturalmente e visivamente diversa rispetto a una New
York qualsiasi. Senza dubbio Pino Pascali fu affascinato dalla
forma e dalla verticalità del grattacielo, esplorato soprattutto
negli Stati Uniti, ma allo stesso tempo nacque in lui una certa
repulsione, dovuta all’idea di potere e dominio che si espandeva
attorno a quelle costruzioni macroscopiche. Qui il legame con la
condanna della guerra, nelle sue raffigurazioni dei mitra, dei
missili e dei gangster, fu evidente, soprattutto se si considera che
egli partì da un’idea ben precisa: “C’è il fatto che la gente
rimane colpita dall’idea della pace e della guerra, e questo è
anche giusto, solo che a un certo punto uno fa i cannoni, non fa i
cannoni veri, l’essenziale è quello, oppure li facesse pure
l’essenziale è che non sparino”14. Più di una volta, la sua
passione per le armi lo condusse a rappresentare o realizzare vari
tipi di cannoni, pistole e ecc, con l’unico intento di tramutare
questi oggetti di morte in sculture, opere d’arte inoffensive,
associate al gioco e all’ironia presenti inequivocabilmente nella
persona di Pino Pascali. Come dimenticare poi la serie di lavori 14 Pino Pascali. Genio ribelle tra libertà e committenza, catalogo della mostra, Colossi
Arte Contemporanea, Chiari, 23 settembre - 15 novembre 2006, p. 20
Pino Pascali
23
prodotti per lo spot dei Killers, successivamente non approvato
dalla RAI a causa dell’eccessiva violenza delle immagini, ma
utile alla nostra causa per comprendere più a fondo cosa abbia
legato Pascali all’attributo metropolitano: qui gangster, armi e
metropoli sono al centro delle rappresentazioni e fanno pensare
proprio alla New York degli anni Trenta, disseminata di
grattacieli e avvolta da un’atmosfera cupa e drammatica, resa
meno pesante dalle figure protagoniste all’interno della scena,
quei Killers che assumono ad un tempo il ruolo di carnefici e ad
un altro vengono ironicamente stilizzati sino a ricordare
personaggi grotteschi, singolari, avvolti in impermeabili e coperti
da particolari cappelli. Insomma, per Pino Pascali la metropoli
simboleggiò il dramma della vita caotica, della sensazione di un
potere asfissiante, ma al tempo stesso concesse al suo genio la
possibilità, l’habitat giusto per esprimere al meglio la sua vena
sarcastica, ironica di artista fuori dagli schemi pur nella sua
semplicità.
Dopo questa breve analisi dei tempi e dei contenuti risulta
più chiaro e comprensibile l’accostamento proposto nel titolo, un
avvicinamento che a prima vista potrebbe apparire stonato,
proprio per i significati e le idee che portano alla mente i due
termini, ma che, inseriti nell’attività artistica di Pino Pascali,
possono convivere e contrapporsi nelle opere connesse all’ambito
pubblicitario, agli spot trasmessi nel Carosello, alla storia della
RAI, e non solo.
Mediterraneo metropolitano
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Pino Pascali
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Carosello: un sipario aperto al consumo di Raffaella Carluccio
“Dopo Carosello, tutti a nanna”. Questa ingiunzione, che è
diventata il vero simbolo del ventennio caroselliano, divenne un
proverbio volto a segnalare l’impatto che ebbe la televisione su
quella società particolarmente ricettiva e malleabile della fine
degli anni Cinquanta. Ma ormai, oltre alla psicologia di massa, ai
modi di dire e alla puntuale musichetta serale che per vent’anni
lo ha annunciato, per Carosello c’è di mezzo anche la storia.
Perché a circa mezzo secolo dalla sua nascita e a poco meno di
quarant’anni dalla sua fine, nominare Carosello significa
concentrarsi su un pezzo di storia italiana: la fine del dopoguerra,
la ricostruzione del nostro paese e gli anni del grande boom
economico, cioè dell’Italia opulente, ricca del periodo del
consumismo di massa.15
15 Guia Croce (a cura di), Tutto il meglio di Carosello 1957-1977, Torino, Einaudi, 2008,
p.V
Mediterraneo metropolitano
26
Forse sarebbe meglio spendere qualche riga per ricordare
quegli anni febbrili del nostro paese. Nasce la televisione, la vita
nelle città conferisce un nuovo profilo al paesaggio nazionale,
scatta la tumultuosa migrazione dal meridione verso il triangolo
nazionale con tutti i problemi connessi ad una profonda
trasformazione sociale.
In questo contesto, il teatrino serale di Carosello diventa lo
sfondo di una nuova dimensione metropolitana dell’Italia che
vede il crepuscolo della società contadina e la nascita di una
visione del mondo più pragmatica, aperta al cambiamento e
segnata dalla meccanizzazione dell’agricoltura, dallo sviluppo
della grande industria e dei mezzi di trasporto individuali che
rendono gli italiani più mobili, più liberi, più ricchi e più
consumatori.16
Considerato una festa del consumismo e, come sostiene
Enzo Biagi in un articolo pubblicato sul Corriere della Sera, il 22
luglio 1976, “un appuntamento ed una pausa nell’angoscia
quotidiana che mostrava un mondo che non esiste…”17,
Carosello, si fa portavoce di una società gioiosa, disincantata e
astratta, che nulla aveva in comune con quella che era la reale
società dell’epoca: prevedibile, riproducibile, calcolabile,
misurabile e quantificabile.
Carosello detta caratteri di comportamento o, come afferma
Berman: “La funzione originaria della pubblicità era la
presentazione sul mercato dei prodotti. Oggi purtroppo 16 Piero Dorfles, Carosello, Bologna, Il Mulino, 2008, p.32 17 www.mondocarosello.com
Pino Pascali
27
suggerisce anche sentimenti, sensazioni, stili di vita”.18 Il modo
di essere, di esprimersi, di vestirsi e di vivere dei giovani,
cambiano radicalmente, e Carosello, crea un linguaggio
generazionale che spinge a chiedere una maggiore libertà di
comportamento, un’autonomia intellettuale, e soprattutto il
bisogno di cercare nuovi valori di riferimento più consoni alla
dimensione della cultura di massa.19 Ma soprattutto, più di altre
forme di pubblicità, Carosello, crea un nuovo modello educativo
per cui la sua funzione risulta “inquietamente didattica”20:
insegna ad apprezzare i valori della società, attraverso lezioni
serali senza banco e per mezzo di immagini stereotipate.21 Il
gioco e lo spettacolo, quindi, diventano una chiave per aprire alle
famiglie le porte degli acquisti attraverso un’educazione di massa
al consumo. Carosello fu anche questo: “un cavallino di Troia”
attraverso il quale i bambini e i genitori, responsabili degli
acquisti, non solo potevano divertirsi ma anche imparare l’utilità
del brand, il marchio del prodotto, elemento della distribuzione
di massa.
Gli italiani iniziano così ad apprendere, attraverso quei dieci
minuti serali del teatrino televisivo, il linguaggio del mercato.
La stessa etimologia della parola Carosello, anche se non
del tutto accertata, rimanda al mondo dell’infanzia. ‘Carusielli’
erano quei piccoli salvadanai, di forma sferica, così chiamati per
18 Ronald Berman, Pubblicità e cambiamento sociale, trad.it. Milano, Angeli, 1990, p.31 19 P. Dorfles, Ivi, p.95 20 Omar Calabrese, Carosello o dell’educazione serale, Firenze, Clufs, 1975, p.7 21 O.Calabrese, Ibidem.
Mediterraneo metropolitano
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la loro somiglianza con le teste rotonde dei bambini, dette
‘carusi’. E forse è proprio in questo significato che si fondono
due mondi: il mondo dei bambini e il mondo dei grandi;
pubblicità e guadagno, gioco e sogni.
Tutto cominciò il 3 febbraio 1957 alle ore 20.50 quando,
dopo il telegiornale dell’unico canale televisivo allora esistente
della RAI, ecco che davanti alle famiglie italiane esordì un
teatrino chiuso da pesanti tendaggi, quattro sipari consecutivi al
termine dei quali sbucarono due paggetti che reggevano uno
striscione: ‘CAROSELLO’.
Carosello doveva essere la parentesi leggera,
l’intrattenimento spettacolare ma educativo di un’Italia al
tramonto della civiltà contadina e mediterranea ed all’alba di
quella industrializzata e metropolitana; un mezzo di enormi
Pino Pascali
29
potenzialità commerciali che nacque per permettere alle aziende
di produrre pubblicità sotto forma di brevi filmati accattivanti e
narrativi. Era, infatti, un compromesso essenziale: creare una
pubblicità non fine a se stessa ma assolutamente spettacolare e di
intrattenimento.
I suoi vent’anni sono stati una scuola a una gara di regia
unica al mondo. Sono nate piccole storie nell’arco di qualche
minuto finalizzate a comunicare un messaggio di mercato
attraverso l’utilizzo di più linguaggi: dallo sceneggiato al disegno
animato, dal balletto al mimo, dal gioco plastico alla conferenza
stampa, dalla musica lirica al coretto di montagna. Sullo sfondo
delle maschere e delle canzoni, fra un’interpretazione di Mina e
una regia di Federico Fellini, Carosello ha dettato il canone della
nuova “Italietta”, nella quale ha vissuto in prima persona per
quasi dieci anni Pino Pascali. Ed è proprio in questo mondo di
sogno e di fantasia instancabile che l’artista pugliese dà
dimostrazione del suo eclettico talento, capace di esaltare la
propria innata creatività anche per l’esigente mondo della
comunicazione di massa.
Mediterraneo metropolitano
30
Pino Pascali
31
“L'Italia non è un paese povero”22 di Martina Perotti
Proprio quando Pino Pascali teneva a Roma la sua prima
personale23, nel 1966, si era appena concluso il decennio del
"miracolo economico".
Dopo molta fatica l'Italia era riuscita finalmente a liberarsi
dalla forzata cultura fascista e dalla dura sconfitta subita durante
il secondo conflitto mondiale. All'instabilità politica che
caratterizzò gli anni Cinquanta, per alcuni aspetti ricordati come
"anni bui", si contrappose la profonda trasformazione della
struttura produttiva del paese. Gli sforzi compiuti in campo
economico, politico e sociale del dopoguerra non furono vani e
risultarono propedeutici per i futuri anni Sessanta, gli anni della
rinascita nazionale. Il boom economico è ormai comunemente
individuato come un momento di trasformazione radicale della
22 Film tv del 1960 diretto da Joris Ivens. Documentario in tre episodi settimanali sull’Italia e sui cambiamenti provocati dall’industrializzazione e dal boom economico degli anni ’50. 23 Cfr. Il sito web del Museo Pino Pascali: http://www.museopinopascali.it/fe/pascali/opere/01_opere_giovanili/default.php.
Mediterraneo metropolitano
32
società italiana, quella in cui l'Italia conosce la sua vera
"rivoluzione industriale". Quest'ultima per la prima volta investe
tutto il territorio nazionale e tutti gli strati della società,
determinando un mutamento rapido e radicale, oltre che
nell'economia, negli stili di vita e nella mentalità; si passò, infatti,
da una società prettamente agricola ad una fortemente
industrializzata ed occidentalizzata24.
La ripresa italiana, però, pesò soprattutto sulle spalle della
classe lavoratrice e non sarebbe stata possibile senza l'aiuto
determinante di tecnici ed esperti dei paesi alleati, in primo luogo
gli Stati Uniti d'America. Quest’ultima non era più solo patria
della libertà laica e del progresso modernizzante, ma anche patria
nella quale dilagavano i modi e i simboli di comportamento della
cultura mass-mediale.
Dal punto di vista sociologico, quindi, si assistette alla
diffusione di nuovi stili di vita, a nuovi usi ed a nuovi costumi
molti dei quali di origine anglosassone.
L'American way of life, così viene chiamato questo
fenomeno, si manifestò principalmente come aumento imponente
dei consumi e dei servizi privati: auto , casa di proprietà,
frigorifero, televisione. Il consumo di elettricità triplicò,
comparvero le carte di credito e il tempo libero assorbì una quota
crescente delle spese dei cittadini25.
24 T. Detti - G. Gozzoni,, Storia Contemporanea. Il Novecento, Milano, Mondadori, 2002. 25 A. Cardini, Il miracolo economico italiano (1958-1963), Bologna, il Mulino, 2006.
Pino Pascali
33
Anche la vita delle famiglie italiane subì numerose
innovazioni e compì una svolta migliorando di molto lo standard
di vita medio.
Purtroppo, in moltissimi casi, questi discorsi valgono
soltanto per le realtà centro-settentrionali; il Sud Italia continuò a
vivere in maniera più arretrata ed, anzi, vi fu un peggioramento
delle condizioni complessive di vita della popolazione che
conobbe una nuova migrazione, come era già avvenuto all'inizio
del secolo. Questa volta non si andava in America, ma,
semplicemente, nel Nord Italia dove si era ugualmente stranieri
ed emarginati. La migrazione interna, che fra il 1958 ed il 1963
riguardò 9 milioni di persone, ebbe effetti dirompenti sui tessuti
famigliari e culturali del Mezzogiorno, mentre al nord intere
città, come Torino, risultarono profondamente trasformate dalla
presenza di immigrati.
Era in atto la grande mutazione dei valori e dei miti
dell'Italia intera: tradizioni credenze e costumi del mondo
contadino si avviarono verso una sostanziale scomparsa, sostituiti
da comportamenti e abitudini del mondo cittadino, industriale ,
moderno, "americano". Questa mutazione avvenne in modo così
accelerato grazie alla mediazione televisione (inaugurata nel
1954) che portò questi nuovi aspetti nelle case di tutti gli italiani.
Grazie alla televisione si affermò la lingua italiana,
nacquero nuovi miti, come quello di Mike Buongiorno, ma
soprattutto si diffusero costumi moderni, aperti e liberi,
variamente influenzati dai miti del cinema e della pubblicità
Mediterraneo metropolitano
34
commerciale. I giovani divennero un segmento di mercato con
gusti, mode e consumi culturali propri ed anche le donne
divennero target specifici della pubblicità, che ne favorì una
crescente autonomia sia per quanto riguarda i costumi che per la
esigenze.
Era l'Italia che aveva cominciato a veder cambiare il suo
paesaggio "per la selva delle antenne televisive"26. Tutta una
nuova generazione si riconosceva nel sogno americano, in un
processo confuso ma veloce di omogeneizzazione. Alberto Sordi
lo registrò ironicamente nel suo "Americano a Roma". Dopo
poco Pasolini avrebbe narrato la "Morte delle lucciole", la
scomparsa dell'Italia contadina e dei ragazzi di campagna, mentre
i figli dei poveri andavano ad arruolarsi nella polizia dove si
sarebbero ritrovati di fronte gli studenti contestatori, ma figli dei
ricchi borghesi.
L’American way of life stravolse completamente tutta la
cultura e le tradizioni italiane27.
In arte, però, si assistette a qualcosa di diverso rispetto ai
cambiamenti radicali che avvennero all’interno della struttura
sociale ed economica del “bel paese”. Le tradizioni, le credenze,
gli usi e i costumi delle vecchia società rurale italiana non
vennero aboliti ne sostituiti del tutto, ma anzi vennero presi come
spunti o come punti di partenza per l’elaborazione di nuove
proposte culturali. Le tendenze artistiche avanzate in Italia furono
26 M. Giusti, Il grande libro del carosello. E adesso tutti a nanna…, Milano, Frassinelli, 2004. 27 G. Croce (a cura di), Tutto il meglio di Carosello. 1957-1977, Torino, Einaudi, 2008
Pino Pascali
35
si sottoposte alle forti sollecitazioni e suggestioni delle proposte
provenienti da New York e dintorni, ma nel nostro paese
rimasero appunto solamente suggestioni e influenze. L’Italia
rimaneva comunque legata alle sue fortissime tradizioni artistiche
e a quelle tradizioni e icone legate alla sua terra tipicamente
mediterranee, rielaborando così in chiave italiana tutti quegli stili
e correnti statunitensi che investirono e percossero
profondamente il vecchio continente tra gli anni cinquanta e
sessanta.
Dalla fine del secondo conflitto mondiale sino alla fine degli
anni cinquanta avevano prevalso ancora i modelli europei, in
gran parte come recupero storico: dal Post-cubismo, all’
Impressionismo, all'Astrattismo. Più modesti gli influssi Dada-
Surrealisti, salvo certe correnti collegabili all'ambito Futurista
che si sarebbero sviluppate grazie all'Informale. Ma fu con gli
anni sessanta, anni in cui gli USA diventarono il modello
culturale di riferimento per tutto il mondo occidentalizzato, che
le nuove proposte culturali come Action Painting e
successivamente Pop art arrivarono di prepotenza nel vecchio
continente, senza però riuscire a plasmare e trasformare
completamente quelle che erano le tradizioni artistiche europee
che avevano “dettato legge” fino a qualche decennio prima.
L’Europa artistica non si piegò mai del tutto alla cultura
transatlantica, ma, nonostante i tanti influssi e le tante suggestioni
Mediterraneo metropolitano
36
della cultura metropolitana, darà una risposta tutta sua agli anni
del dopoguerra e del boom economico28.
Pensiamo ad esempio all’arrivo dell’ Action Painting in
Italia. Questa corrente arrivò a Roma già confusa, in quanto al
modello americano di Pollock (presentato alla Galleria d'Arte
Moderna nel 1958), si affiancarono le proposte europee (nel '60 a
Venezia furono premiati Hartung e Fautrier); questo avvenne
perché gli stimoli provenienti da oltreoceano, che denunciavano
la crisi nei confronti del sistema urbano-tecnologico, non
potevano imporsi nel nostro sistema culturale sì industrializzato,
ma ancora profondamente radicato in quelli che erano i valori
mediterranei e provinciali. Così l'Informale italiano fu diluito
prettamente in naturalismo astratto o in strutturazione segnica.
Stessa sorte toccò alla Pop art che giunse in Italia con la
Biennale di Venezia nel 1964. Gli artisti italiani ne assorbirono il
clima (come Franco Angeli, Mario Schifano, Tano Festa, Pino
Pascali) e con la loro genialità ne rielaborarono temi e soggetti in
modo personalissimo ed in versione italiana.
Toccò quindi alla generazione di Pascali un complesso
destino nuovo: affrontare le fortissime suggestioni della civiltà
dei consumi e la dimensione della cultura dell'oggetto,
dell'immagine plurima, dell'estetico di massa.
Arrivò anche nell'Italia del "boom economico" la cultura
metropolitana americana, legata al consumismo di massa tipico
di quegli anni. A questa cultura l'Italia, e in particolar modo 28 A. Vettese, L'espressionismo astratto americano e L'informale europeo, in Capire l'arte contemporanea dal 1945 ad oggi, Torino, Allemandi & C., 2006.
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artisti come Pascali, non si sottomisero mai del tutto, cercando
sempre di rielaborare quelle icone metropolitane provenienti da
oltre oceano in chiave mediterranea, dando in questo modo
un’originale risposta critica tutta italiana alle nuove tendenze
culturali imperanti.
Mi piacerebbe -culturalmente parlando- definire e vedere l’
Italia di quegli anni come un’ eclettica ribelle, mai schiava di una
corrente artistica, ma un abile artista che riesce a trovare sempre
una giusta chiave di lettura in grado di rielaborare, in maniera
personale e con i valori e le icone legate alla sua terra, tutte
quelle grandi correnti culturali dalle quali venne profondamente
percossa, ma mai assoggettata del tutto.
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Una vita all’insegna della velocità di Alessandra Gavazzoni
Se è vero che i giovani strappati alla vita sono cari agli dei,
è altrettanto vero che morire giovani è una fregatura. In arte,
tuttavia, questa triste circostanza a volte non basta per impedire
ai grandi talenti di contribuire a fare storia, nonostante la brevità
della propria vita29. Già nel Rinascimento una vita breve, ma
intensa caratterizzò l’esistenza di Raffaello. Nella
contemporaneità diversi artisti, nati all’incirca negli stessi anni,
subirono la stessa sorte. Francesco Lo Savio (morto a soli
ventotto anni suicida), Piero Manzoni (morto a ventinove anni di
infarto), Paolo Scheggi morto a trentuno anni) e Pino Pascali
(precocemente scomparso a trentatre anni per un incidente in
moto) sembravano essere al corrente che il destino gli serbava
una breve vita, per cui correvano ad enorme velocità nelle
sperimentazioni artistiche, le loro idee sembravano non esaurirsi
mai. 29 http:// sottoosservazioni.wordpress.com Francesco Lo Savio:forza e fragilità di un’utopia.
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Quindi, una vita caratterizzata dalla velocità, quella di Pino
Pascali; una velocità intellettuale ed esistenziale, che si riflette
nell’immagine di un uomo geniale, desideroso di cambiare l’arte
ed il mondo, assumendo su di sé quelle pulsioni della sua
generazione, nella convinzione che tutto fosse pronto per essere
afferrato.
Fu proprio la sua passione per la velocità (la motocicletta) a
strapparlo precocemente alla vita, ma il suo genio non poteva
passare inosservato ed in breve tempo “salì sull’Olimpo”,
insieme agli altri artisti italiani degli anni sessanta e settanta;
anche i critici e gli storici dell’arte, che l’avevano snobbato in
vita, iniziarono presto a stimarlo e a considerarlo.
La sua vita fu, insomma, fulminea, ma intensa.
L’artista nasce a Bari il 19 ottobre 1935 da Francesco,
funzionario di polizia, e da Lucia, casalinga e cugina degli artisti
Arnaldo e Giò Pomodoro. Trascorre la sua infanzia tra Tirana,
dove la famiglia si trasferisce tra il 1940 e il 1941, e Polignano a
Mare, nella poverissima provincia barese. A Bari frequenta il
Liceo Scientifico della città, che abbandonerà, nel 1955, ma il
giovane non perde tempo, ha già le idee chiare, nello stesso anno
si iscrive all’Istituto d’Arte di Napoli e si diploma. Pascali,
seppur giovane, dimostra una grande passione ed inclinazione per
l’arte, inoltre é dotato di una buona abilità manuale, come ricorda
il padre: “già dalla più tenera età Pino era avezzo a racimolare
pezzetti di carta e di legno e con le forbici e coltelli ritagliava e
componeva pupazzetti, aeroplani…verso i dieci, undici anni,
Pino Pascali
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invece, si appassionò all’aeromodellismo, fabbricando macchine
con motori a scoppio con le quali partecipò anche a concorsi e
ciò a discapito dello studio che trascurava spesso e volentieri”.30
L’artista è affascinato dal mondo dell’arte, che per lui è un
progetto di reinvenzione e trasfigurazione fantastica del mondo.
Proprio il suo sogno lo porta al trasferimento da Bari a Roma,
quella Roma città grande ed aperta, capitale della neonata
Repubblica italiana e capitale delle arti italiane, in particolare del
cinema. Qui Pascali si iscrive all’Accademia di Belle Arti e
frequenta il corso di scenografia di Toti Scajola, maestro di gran
parte degli artisti emergenti dal nuovo contesto sperimentale di
quegli anni (Nato Frasca, Piero Dorazio, Carla Accardi).
All’Accademia molti dei suoi compagni gli attribuiscono
l’appellativo di “provinciale”, le sue idee artistiche agli occhi
degli altri appaiono retrograde e in particolar modo deridono il
suo abbigliamento: ogni giorno una giacca e una cravatta e un
porsi timido ed impacciato. Ma in breve tempo Pascali cambia
non solo il look, iniziando ad indossare giubbotti e pantaloni di
pelle e facendosi crescere i capelli, ma anche il suo modo di
concepire l’arte e di rapportarsi ad essa, infatti è proprio in quegli
anni e nella capitale che l’artista riesce ad aprire i suoi orizzonti
artistici. Il giovane nella Roma degli anni cinquanta e sessanta
può vedere grandi magazzini, discariche, musei, monumenti,
campi rom, tutto questo agglomerato di vita e storia offre a
Pascali gli spunti e le idee che moltiplicano le sue possibilità di
30 Pino Pascali, a cura di Anna D’Elia, 1983.
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creare intrecci tra arte e vita. Pino corre, con la sua motocicletta e
con la sua mente, non si ferma mai, è sempre alla ricerca di
qualcosa di nuovo e stravagante.
Presto diventa protagonista del mondo della ricerca artistica
contemporanea, stringendo un sodalizio con molti giovani artisti,
tra cui il gruppo di Piazza del Popolo di Roma31, la nota piazza
cittadina diviene, infatti, nel corso degli anni cinquanta il nuovo
salotto culturale e mondano più attivo a Roma e in Italia,
soppiantando quella che era stata la storica Via Veneto della
“Dolce Vita”32 italiana.
Il clima culturale di Roma in questi anni è straordinario,
emergono idee nuove e creative non solo nelle arti visive, ma
,anche, nel cinema, nel teatro, nella letteratura e nella musica.
Pascali è in contatto con i più grandi artisti dell’epoca: visita gli
studi di Burri, Caporossi e Marco-Relli, conosce i lavori di Yves
Klein, Piero Manzoni, dei new dada e pop americani, vede,
inoltre, le opere di Rauschenberg e di Salvatore Scarpetta,
l’artista italo-americano che realizza automobili d’epoca con
pezzi di scarto.
Pascali, in seguito, comincia a seguire i cicli di conferenze
sull’arte contemporanea alla Galleria Nazionale di Arte Moderna,
31 Gruppo di artisti degli anni sessanta che intrecciavano icone del consumo di massa e
citazioni dai movimenti italiani protagonisti del primo novecento europeo. Le tendenze del
gruppo erano varie: Mario Schifano era a capo della parte che si dedicava al Pop colto
italiano, Pino Pascali insieme ad altri si dedicò all’Arte Povere, mentre altri artisti si
appassionavano al minimalismo. Il gruppo si riuniva in Piazza del Popolo, perché li aveva
sede lo storico caffè Rosati e la Galleria la Tartaruga. 32 Film diretto dal regista Federico Fellini, 1960.
Pino Pascali
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grazie alla quale entra in contatto con i padri dell’informale
americano: Pollock, Gorky e De Kooning. L’energia vitale e il
ritmo caotico, fatto di segni, colore e materia, attraggono il
giovane studente, ma nelle sue opere l’artista non abbandonerà
mai completamente la figurazione, infatti, sebbene la
sperimentazione americana lo seduce, la cultura mediterranea è
intrinseca nel suo animo e da essa non può prescindere. È lui
stesso ad affermare: “Il contatto con gli artisti mi propose una
visione critica del mio mondo eroico. Ma nello stesso tempo,
tutte le proposte che mi si offrivano dai grandi maestri della
pittura mi rimanevano estranee. Dopo diverse esperienze di
tendenza il mio organismo era spossato, sperduto in un vicolo
cieco. L’unica convinzione di cui ero in possesso fu che il mio
problema consisteva in un recupero delle mie origini.”33
Già prima di diplomarsi, nel 1959 con il massimo dei voti,
inizia a lavorare come aiuto scenografo in alcune produzioni Rai
e a collaborare con lo Studio Saraceni e la LodoloFilm34 in
qualità di grafico per la pubblicità televisiva. Sarà proprio
quest'ultima a rappresentare per Pascali la straordinaria palestra
in cui esercitare il proprio impeto creativo, sperimentando,
ricercando e iniziando racconti che saranno sviluppati in seguito
nelle opere artistiche consacrate nel corso del Novecento.
L’artista collaborerà con la LodoloFilm fino all'anno della sua
morte, anche in virtù del forte legame d'amicizia con Sandro 33 Pino Pascali, a cura di Anna D’Elia, 1983, pag .232. 34 Fondata da Sandro Lodolo nel 1965, divenne una delle maggiori aziende che
producevano pubblicità televisive.
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Lodolo. Nel gennaio 1965 espone per la prima volta i suoi lavori
alla Galleria la Tartaruga35, di Plinio De Martinis, che accoglie
nei suoi spazi la sperimentazioni di artisti emergenti. Prima della
formulazione dell'Arte Povera, così battezzata da Germano
Celant nel 1968, l'artista si confronta con materiali privi di
nobiltà, spesso d'uso quotidiano, adoperandoli per le loro
specificità plastiche e con un nuovo scopo: quella di una scultura
iconica colta ma semplice, altamente ironica e dissacratoria.
Pascali è un artista sperimentatore e poliedrico, si dedica
all’arte, alla fotografia, al cinema e alla performance, ma a lui
spetta soprattutto il merito di aver eliminato le barriere che
correvano tra arte e cultura di massa, in particolare con i lavori
per il Carosello. Proprio per questo suo eclettismo è difficile
collocare l’artista in una determinata corrente artistica, egli,
infatti, riesce a dare un’originale risposta critica, italiana e
meridionale anche alle nuove tendenze americane: quali la Pop
Art e la Minimal Art.
Pascali sarà anche uno dei primi a cogliere i segnali della
crisi della cultura metropolitana, rielaborando poeticamente le
energie vitali insite nei miti mediterranei e nei rituali tipici della
sua terra. Non sarà mai schiavo di una corrente artistica, sarà
sempre capace di rielaborarle criticamente, in chiave personale e
con i valori e le icone legate alla sua terra di origine.
35 Galleria aperta nel 1954 da Plinio de Martinis e sua moglie. Divenne il luogo di incontro
e di esposizione di molti artisti. Qui circolavano le idee più all’avanguardia di Roma in
campo artistico.
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Ma dentro l’adulto resta il bambino. Nel 1967, anno della
sua prima mostra all’estero, in procinto di prendere l’aereo per la
Germania, Pino gioiva alla vista di “quegli oggettini che si
sarebbero poi staccati dal suolo con lui dentro. Era tutto eccitato-
ricorda Fabio Sargentini- e mi ricordo che bevemmo
champagne.”36
La sua visione della vita è, però non solo gioco, ma anche
eroismo, è lo conferma il gesto inattuale e controcorrente tenuto
alla Biennale di Venezia nel 1968, dove si rifiutò di chiudere la
sua sala, rivendicando il passato e l’arte e attingendo la risposta
ai conflitti del presente nell’assolutezza dei miti. E lui divenne un
mito, anche la sua morte, mentre attraversava in motocilcletta il
vento e gli spazi, sembra uscire da un copione noto, quello del
viaggio dell’eroe alla ricerca della libertà37.
36 Pino Pascali, a cura di anna D’Elia, 1983, pag.233. 37 Pino Pascali, a cura di Anna D’Elia, 1983, pag.233.
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Opere
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Che posizione!
Nello spot Che posizione!, vincitore nel 1961 del secondo
premio al Festival Nazionale di Trieste commissionato alla
Lodolo-Saraceni dalle Ferrovie dello Stato, rafforza la sensazione
di sicurezza del servizio, adoperando antiche stampe e
dipingendo i fondali in stile futurista. Per questo short Pascali
riutilizza l’opera del 1960 intitolata Treno, dove il soggetto
dell’opera, la locomotiva e le carrozze, sono realizzate in latta
punzonata, dipinta e ritagliata per una lunghezza di tre metri.
Sia il soggetto che la tecnica di realizzazione suggeriscono
ricordi d’infanzia dall’imponenza dei pezzi, riprodotti con
l’occhio del bambino che vede intorno a sé un mondo di giganti.
“Arte con accenti di favola ma anche favola nelle dimensioni
dell’Arte” (Calvesi in Pino Pascali, 1966). Il richiamo alla favola
caricando lo spettatore di meraviglia, viene però smentito subito
dopo da alcuni dettagli che denunciano il disagio e l’amarezza. Il
materiale e il colore, percepiti inizialmente come elementi propri
del meraviglioso, rivelano – ad uno sguardo più approfondito-
certe rassomiglianze con allusioni al passato.
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Stazione FFSS Cliente: Ferrovie dello Stato Anno di creazione: 1962 Tecnica: disegna e collage su cartoncino cm. 34,2 x 52 Galleria Colossi Arte Contemporanea (direttore artistico Daniele Colossi, Corsia del Gambero 12/13 Brescia)
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I Killers
I Killers, una banda di gangster degli anni ‘30, erano i
personaggi scelti da Pascali per i caroselli dell’Algida che
tuttavia furono rifiutati dalla stessa ditta a causa della grafica
considerata troppo innovativa per l’epoca. I clienti, infatti, non
erano propensi a rischiare di realizzare uno spot interessante dal
punto di vista estetico ma poco utile alla finalità commerciale.
Le avventure che vedono affrontarsi i Killers ad altre bande
rivali, si svolgono sullo sfondo della metropoli americana del
primo dopoguerra.
L’impegno dell’artista per questo progetto a partire dal 1961
si protrae fino al 1967 diventando l’ipotesi di un cortometraggio.
Infatti in quella data fu realizzato un provino, della durata di
circa un minuto, proposto alla Cineritz che pur apprezzandolo lo
respinse ritenendolo troppo sofisticato ed innovativo.
Il desiderio di Pascali di vedere realizzato questo progetto
rimase nel cassetto dei suoi sogni a causa della sua prematura
scomparsa.
Oggi si può mai affermare che, pur essendo nati come
personaggi per la pubblicità, i Killers escono dai lavori su
commissione per i quali l’artista lavorò, venendo così classificati
come disegni preparatori per un filmato di videoart.
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Scenografia Killers Cliente: Algida Anno di creazione: senza data Tecnica: disegni e collage su cartoncino Dimensioni: cm 33x99 Collezione privata
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Scenografia Killers Cliente: Algida Anno di creazione: senza data Tecnica: disegni e collage su cartoncino Dimensioni: cm 33,3x97,6 Collezione Famiglia Lodolo (courtesy dell’Archivio dell’Opera Grafica di Pino Pascali, Firenze)
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I Killers Cliente: Algida Anno di creazione: senza data Tecnica: matite a cera, grafite e pennarelli su carta Dimensioni: cm 22x28 Archivio dell’Opera Grafica di Pino Pascali, Firenze
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Al Cafone e Killers Cliente: Algida Anno di creazione: senza data Tecnica: matite a cera e grafite su carta Dimensioni: cm 25,1x35 Collezione privata
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I Killers Cliente: Algida Anno di creazione: 1961 Tecnica: grafite su carta Dimensioni: cm 22x28 Archivio dell’Opera Grafica di Pino Pascali, Firenze
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Al Cafone e gatto
Cliente: Algida Anno di creazione: senza data Tecnica: grafite e matite a cera su carta Dimensioni: cm 22x14,3 Archivio dell’Opera Grafica di Pino Pascali, Firenze
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I Killers Cliente: Algida Anno di creazione: 1961 Tecnica: matite a cera su carta Dimensioni: cm 34x24 Archivio dell’Opera Grafica di Pino Pascali, Firenze
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Quattro Killers Cliente: Algida Anno di creazione: senza data Tecnica: smalti su legno Dimensioni: cm 69,5x95,5 Collezione Famiglia Lodolo (courtesy dell’Archivio dell’Opera Grafica di Pino Pascali, Firenze)
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Al Cafone e il bottino Cliente: Algida Anno di creazione: 1961 Tecnica: matita a cera e collage su carta Dimensioni: cm 26,5x22 Archivio dell’Opera Grafica di Pino Pascali, Firenze
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I Killers Cliente: Algida Anno di creazione: 1961 Tecnica: grafite e matita a cera e collage su carta Dimensioni: cm 28x22 Archivio dell’Opera Grafica di Pino Pascali, Firenze
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Salvador el Matador del televisor
Cliente: Algida
Anno di messa in onda: 1962
Tecnica: disegni e collage su cartone
I caroselli degli anni sessanta composti da una prima parte
narrativa e da un codino per il messaggio commerciale, gli
offrono un grosso laboratorio per inventare stili e misurarsi sul
piano narrativo, costruendo storie emblematiche per ogni
prodotto.
I suoi sono spot ingenui e bizzarri che rivelano il suo interesse
per la fotografia, l’arte e il cinema. I disegni sono essenziali e
ben si adattano all’elaborazione del racconto animato.
Salvador el Matador rientra nei sedici caroselli che Pino Pascali
realizza negli anni sessanta con la Lodolo Saraceni
cinematografica per l’Algida. Questa committenza si trasforma in
un laboratorio creativo sui personaggi che animano gli spot dei
prodotti alimentari, in particolare della Cirio e dell’Algida. Si
tratta di disegni essenziali che raccontano una vivace animazione,
realizzati per due serie di caroselli. I personaggi principali ad
occupare la scena sono dei tori bizzarri tra i quali Battista, il toro
esibizionista e Artista, il toro trasformista, che in ogni spot
pubblicitario, Salvador, il torero doppiato da Elio Pandolfi,
incontra.
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Matador Cliente: Algida Anno di creazione: 1962 Tecnica: grafite e pastelli a cera su carta Dimensioni: cm 22x28 Archivio dell’Opera Grafica di Pino Pascali, Firenze
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Matador Cliente: Algida Anno di creazione: 1962 Tecnica: biro e pastelli a cera su carta Dimensioni: cm 22x28 Collezione privata
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Toro Cliente: Algida Anno di creazione: 1962 Tecnica: inchiostro e tempera su lucido e carta sovrapposti Dimensioni: cm 25x35,2 Collezione privata
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Salvador Cliente: Algida Anno di creazione: 1962 Tecnica: tecnica mista su acetato e cartoncino Dimensioni: cm 25x34,8 Collezione privata
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Scenografia Algida Cliente: Algida Anno di creazione: 1958-59 Tecnica: disegni e collage su cartone Dimensioni: cm25,2x75,9 Collezione Famiglia Lodolo (courtesy dell’Archivio dell’Opera Grafica di Pino Pascali)
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Pino Pascali
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Mediterraneo/Metropolitano
Tempio greco 1963/New York 1963
Il tempio greco è il simbolo della cultura classica che ha
avuto come centro propulsivo il mar Mediterraneo; con tale
immagine Pino Pascali ha voluto riallacciarsi alla tradizione
Nonostante l’artista sia legato alla tradizione mediterranea
non può non rimanere affascinato da quella che è in quegli anni
la cultura predominante, ovvero quella che arriva da oltre oceano.
Lo skyline è testimone di quanto la metropoli statunitense incida
sulla sua attività artistica, producendo quella contrapposizione tra
una natura primordiale e un ambiente artificiale figlio di una
cultura moderna.
Nell’opera in primo piano si stagliano edifici di diversa
altezza, tutti caratterizzati da una rigida geometria euclidea. Ogni
grattacielo è suddiviso da un innumerevole numero di finestre,
dalle quali si sprigiona una luce fioca, immersa in una tipica
ambientazione metropolitana.
Mediterraneo metropolitano
84
Tempio greco Cliente: Sutter Anno di messa in onda: 1963 Tecnica: timbri, matite e china su cartoncino Dimensioni: cm 33x35 Galleria Colossi Arte Contemporanea (direttore artistico Daniele Colossi, Corsia del Gambero 12/13 Brescia)
Pino Pascali
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Mediterraneo metropolitano
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Piramidi e meridiana Cliente: M.I.M. Mobili Anno di messa in onda: 1963 Tecnica: mista su carta da pacco Dimensioni: cm 24,5x100 Galleria Colossi Arte Contemporanea (direttore artistico Daniele Colossi, Corsia del Gambero 12/13 Brescia)
Pino Pascali
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Mediterraneo metropolitano
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Maschere Cliente: RAI TV Radiotelefortuna Anno di messa in onda: 1964 Tecnica: grafite e pastelli su carta Dimensioni: cm 28x22 Galleria Colossi Arte Contemporanea (direttore artistico Daniele Colossi, Corsia del Gambero 12/13 Brescia)
Pino Pascali
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Mediterraneo metropolitano
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Skyline a penna New York Anno di creazione: 1963 Tecnica: timbri, matite e china su carta Dimensioni: cm 25x35,4 Archivio dell’Opera Grafica di Pino Pascali, Firenze
Pino Pascali
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Mediterraneo metropolitano
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New York Anno di creazione: 1966 Tecnica: mista su cartone Dimensioni: cm 25,5x36,5 Galleria Colossi Arte Contemporanea (direttore artistico Daniele Colossi, Corsia del Gambero 12/13 Brescia)
Pino Pascali
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Mediterraneo metropolitano
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Sir e scottish terrier Anno di creazione: 1962 Tecnica: china e pastelli a cera su acetato e carta sovrapposti Dimensioni: cm 25,5x24,2 Archivio dell’Opera Grafica di Pino Pascali, Firenze
Pino Pascali
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Mediterraneo metropolitano
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Pino Pascali
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Conversazione con Claudia Lodolo a cura di Enza Bergantino e Rossella Romito
Enza e Rossella: Leggendo la sua biografia abbiamo notato che
lei è nata nel ‘65, tre anni prima della morte di Pino Pascali,
riteniamo quindi che non abbia molti ricordi dell’artista, che però
era un grande amico e collaboratore di suo padre. Lui le ha mai
raccontato di questo rapporto di amicizia? C’è qualche aneddoto
in particolare che l’ha colpita?
Claudia Lodolo :Io non mi ricordo di Pascali, sebbene, dai
racconti dei miei genitori, lui frequentasse spesso la nostra casa.
Perché lui partecipava a tutto, in ogni occasione, si interessava a
qualsiasi questione. Per la nostra casa, ad esempio, aiutò mio
padre a scegliere dei mobili antichi, andando con lui nei mercati
di antiquariato. D'altra parte, non dimentichiamo che Pascali
studiò scenografia, e una casa da arredare per lui poteva essere
benissimo uno spazio scenico da riempire.
EeR: Perché ha deciso di scrivere la sua tesi di laurea proprio su
Pascali?
CL:Perché Pascali ha collaborato dieci anni con mio padre nel
campo pubblicitario e mio padre, oltre ai ricordi, ha conservato
negli anni molti disegni usati per la pubblicità ed io ho ritenuto
importante scrivere ed analizzare questo cospicuo numero di
disegni e schizzi rimasti a lungo solo per mio padre che li
conservava gelosamente e con affetto.
Mediterraneo metropolitano
98
EeR: Cosa l’ha spinta a continuare ad interessarsi alla
produzione di Pascali, intervenendo in numerosi eventi inerenti la
produzione di questo artista?
CL:Il fatto che negli anni ho acquisito una certa esperienza
nell'analisi e nella critica dell'artista. A volte, mentre scrivevo la
tesi, mi sembrava di essere un investigatore di polizia, cercavo di
ricomporre la sua vita dei suoi anni a Roma e nel fare questo mi
è sembrato a volte di conoscerlo di persona. Devo dire che
infatti, pur non avendolo di fatto conosciuto, quando scrivo o
parlo di lui, mi sembra quasi di parlare di un amico..
EeR: Sappiamo che suo padre ha fondato l’archivio dell’opera
grafica di Pino Pascali con la collaborazione della Galleria
Frittelli di Firenze i cui documenti verranno poi pubblicati in un
catalogo generale dell’opera dell’artista. Visto che lei fa parte del
comitato peritale, ci spiega come mai suo padre ha creato questo
archivio, come state lavorando e perché?
CL: In realtà mio padre negli anni passati non è mai stato molto
convinto della creazione di un archivio, ma poi, considerate
tante cose, visto che i disegni ormai avevano conquistato
l'attenzione di collezionisti e di critici, gli è sembrato logico dare
un ordine a questo materiale. Purtroppo dopo poco la
fondazione dell'Archivio, mio padre è deceduto. Siamo rimasti
però io, la sua seconda moglie, nonché collaboratrice per
trent'anni dello studio Lodolo che ha conosciuto Pascali, e altri
Pino Pascali
99
componenti del comitato, e vogliamo portare avanti quello a cui
anche mio padre, alla fine della sua vita, aveva creduto.
EeR: Il nostro progetto didattico di mostra è inserito nell’ambito
di un workshop che ha come tema:
ARCHITETTURA&PUBBLICITA. Il titolo della nostra mostra
è Pino Pascali Mediterraneo Metropolitano, i due termini che
abbiamo scelto compongono un ossimoro che riteniamo possa
racchiudere la produzione pubblicitaria di Pascali. Oltre ad essere
la patria e l’orizzonte dell’artista, il mediterraneo venne proposto
come motivo dominante nei suoi lavori. Rispettivamente con
l’inserimento delle rappresentazioni di templi e piramidi, Pascali
cercò di unire l’utile al dilettevole: era necessario valorizzare il
prodotto pubblicizzato con paragoni e similitudini azzeccate,
inserendo in primo piano l’ambientazione e le caratteristiche
peculiari che portano alla mente le meraviglie del Mediterraneo.
A favorire questo amore partecipò sicuramente la sua
provenienza. Metropolitano perchè era appassionato della
metropoli, di New York soprattutto, che riappare
sistematicamente nei suoi lavori per la Lodolo Film. Come nella
serie di lavori prodotti per lo spot dei Killers: qui gangster, armi e
metropoli sono al centro delle rappresentazioni e fanno pensare
proprio alla New York degli anni Sessanta, disseminata di
grattacieli e avvolta da un’atmosfera cupa e drammatica. Lei è
d’accordo con la nostra tesi, o pensa che si possano rintracciare
altri filoni nella produzione pubblicitaria di Pascali?
Mediterraneo metropolitano
100
CL:A dire il vero, Pascali portava poco della sua esperienza nel
lavoro su commissione. Lui portava la sua esperienza,
mediterranea, come voi dite, soprattutto nella sua produzione
scultorea, quando faceva le cose per sè, e non per un
committente. Oltre ad essere un artista, Pascali era un serio e
professionale lavoratore che si concentrava con tutte le sue forze
su ciò che doveva fare.. Questo dover fare una cosa per un altro
(il cliente), gli dava però l'opportunità per addentrarsi in settori
a cui lui magari non aveva pensato. Per il resto comunque era
molto impegnato a risolvere i problemi del messaggio
pubblicitario da trovare, come voi dite, era necessario
valorizzare il prodotto pubblicizzato con paragoni e similitudini
azzeccati, e nel fare ciò, Pascali si scrollava di dosso la sua
esperienza, ma spaziava in ogni campo. La New York dei Killers
in realtà è la metropoli degli anni '30, perché come immagine, i
gangster degli anni '30 sono più "belli", sono un simbolo, sono i
gangster che hanno fatto la storia della malavita. Prendete per
esempio la strage di San Valentino del 1929, una guerra da
bande che fece la storia della criminalità americana e che fu
anche ripresa nel 1959 da Billy Wilder nel film "A qualcuno
piace caldo". Quello era il periodo dei gangster che lo
affascinava. Forse è più giusto mettere Roma, come simbolo
metropolitano, la metropoli nella quale Pascali arrivò per
studiare e dove continuò a vivere. Roma certamente può essere
Pino Pascali
101
l'ossimoro, l'altra faccia che si contrappone alla sua
"mediterraneità".
EeR: Lei è un’artista a tutto tondo, dipinge e realizza anche
scenografie: secondo lei quanto e cosa ha lasciato in eredità
l’opera di Pascali?
CL:Prima di tutto, vi ringrazio per definirmi "un'artista".. Si,
dipingo e mi diverto a farlo, anzi, anni fa ho rivoluzionato la mia
vita per fare quello che sto facendo, sapendo le difficoltà, i rischi
e le insicurezze di fronte alle quali mi sarei trovata. Ma è quello
che ho voluto fare. Per quanto riguarda Pascali, è chiaro che io
l'ho "respirato" da quando sono nata, soprattutto quello che
aveva fatto con mio padre, più che la sua opera museale. Per
farvi capire, se io vedo uno dei disegni pubblicitari esposti in
una galleria o a un'asta, la prima cosa che mi viene da dire è:
"questo disegno è nostro"! e per "nostro", intendendo mio padre,
la mia famiglia. Io non posso neanche lontanamente
paragonarmi a lui, ma di Pascali mi affascina soprattutto il suo
cervello, la sua creatività, il suo modo di pensare, di muoversi da
un'idea all'altra, di inventare. A prescindere da quello che poi ha
realizzato, quello che mi attira da impazzire è la sua mente.
EeR: Come è cambiato il ruolo dell’artista che si presta a lavori
di scenografia (come ha fatto Pascali), con l’ avvento di nuove
tecnologie, soprattutto in campo grafico, rispetto all’approccio di
Mediterraneo metropolitano
102
Pascali, che era solito abbozzare i suoi personaggi su pezzi di
carta, anche mentre chiacchierava con qualcuno?
CL: Non lo so, non ho elementi su cui farmi un'idea precisa, ma
quello che intuisco è che con le nuove tecnologie ci sia meno
bisogno di fantasia e creatività. Le nuove tecnologie
sorprendono per gli effetti, ma non per le idee. Negli anni '60 era
diverso. Ma non voglio fare la nostalgica, anche perché io negli
anni '60 sono nata ma non li ho vissuti.
Pino Pascali
103
Bibliografia
Omar Calabrese, Carosello o dell'educazione serale, CLUFS, Firenze, 1975.
Ronald Berman, Pubblicità e cambiamento sociale, Angeli, Milano, 1990.
T.Detti, G.Gozzini, Storia contemporanea. II. Novecento, Bruno
Mondadori, Milano, 2002.
Marco Giusti, Il grande libro di Carosello. E adesso tutti a nanna...,
Frassinelli, Milano, 2004.
Angela Vettese, L'espressionismo astratto americano e L'informale
europeo, in Capire l'arte contemporanea dal 1945 ad oggi, Torino,
Allemandi & C., 2006.
A.Cardini, Il miracolo economico italiano (1958-1963), Il Mulino, Bologna,
2006.
Guia Croce (a cura di), Tutto il meglio di Carosello. 1957-1977, Einaudi,
Torino, 2008.
Piero Dorfles, Carosello, Il Mulino, Bologna, 2008.
Mediterraneo metropolitano
104
Cataloghi
Pino Pascali, (a cura di) Anna D'Elia, Laterza, 1983.
Pino Pascali, catalogo della mostra, saggio introduttivo di Luciano
Caramel, Mazzotta, Milano, 1993.
Pino Pascali, catalogo della mostra, Castel Sant'Elmo, Napoli, saggi a cura
di Achille Bonito Oliva, Angela Tecce e Livia Velani, Electa, Napoli, 2004.
Pascali. Il mare ecc., catalogo della mostra, Galleria Nazionale d'Arte
Moderna di Roma, 15 ottobre -. 27 novembre 2005, saggi a cura di Maria
Vittoria Marini Clarelli e Livia Velani, Electa, 2005.
Pino Pascali. Genio ribelle tra libertà e committenza, catalogo della mostra,
Colossi Arte Contemporanea, Chiari, 23 settembre - 15 novembre 2006.
Pino Pascali, catalogo della mostra, a cura di Anna D'Elia, Electa, Milano,
2010.
Pino Pascali. Lavori per la pubblicità, catalogo della mostra, Galleria
Frittelli, Firenze
Pino Pascali
105
Sitografia
• http://www.archiviopinopascali.org
• http://www.esoarte.eu
• http://www.mondocarosello.com
• http://www.museopinopascali.it
Filmografia
• "SKMP2", regia di Luca Maria Patella, 1968.
• "Pino Pascali o Le trasformazioni del serpente", regia di Marco Giusti,
2003.
Mediterraneo metropolitano
106
Pino Pascali
107
Esposizioni personali
1965
Galleria La Tartaruga, Roma.
1966
Galleria Gian Enzo Sperone, Torino.
Nuove-sculture, Galleria L'Attico, Roma.
1967
Galerie Ars Intermedia, Colonia.
Galerie M.E. Thelen, Essen.
Galerie Alexandre Jolas, Milano.
1968
Galerie Alexandre Jolas, Parigi.
Bachi da setola ed altri lavori in corso, Galleria L'Attico, Roma.
Pascali: Les sculptures blanches. Les eléments de la Nature, Galerie
Alexandre Jolas, Parigi.
XXXIV Biennale Internazionale d'Arte di Venezia (sala personale).
1969
Pino Pascali, Galerie Alexandre Jolas, New York.
Mostra di Pino Pascali, Galleria Nazionale d'Arte Moderna, Roma.
1970
Galerie Alexandre Jolas, Milano.
Le armi di Pino Pascali, Modern Art Agency, Napoli.
Galerie Alexandre Jolas, Parigi.
Galleria Christian Stein, Torino.
Mediterraneo metropolitano
108
1973
Pino Pascali, Pinacoteca Provinciale, Bari.
1974
Galleria Il Fauno, Torino.
Galleria LP 220, Torino.
Galleria Marin, Torino.
1976
Galleria La Tartaruga, Roma.
1981
Musée National d'Art Moderne, Centre Pompidou, Parigi.
1983
Pino Pascali su commissione.Grafiche pubblicitarie, scenografie,
decorazione 1955-1965, Pinacoteca Provinciale, Bari.
1987
Centre d'Art Contemporain Le Consortium, Digione.
Pino Pascali, PAC - Padiglione d'Arte Contemporanea, Milano.
1988
Salvatore Ala Gallery, New York.
Galleria L'Attico, Roma.
1989
Galleria Peccolo, Livorno.
Salvatore Ala Gallery, New York.
Pino Pascali
109
1990
Il luogo e la contrada, Castello Svevo, Bari.
Pino Pascali. Opere 1958-1964, Galleria Peccolo, Livorno.
1991
Pino Pascali, Rijksmseum Kroller Muller, Otterlo.
Pino Pascali, Musée d'Art Moderne de la Villa de Paris, Parigi.
Galleria d'Arte Niccoli, Parma.
Galleria Arco d'Alibert, Roma.
Pascali performer, Galleria L'Attico, Roma.
1992
Omaggio a Pino Pascali, Cala Paura, Polignano a Mare.
Pino Pascali. La reconstruccion de la naturaleza. 1967-1968, IVAM
Centre Julio Gonzàles, Valencia.
1993
Pubblicità d'artista, Studio Trisorio, Napoli.
1994
Pino Pascali, Arte 92, Milano
1996
Pino Pascali, Galleria Cesarea, Genova.
Pino Pascali, Akira Ikeda Gallery, Taura, Tokyo.
Pino Pascali, Galerie Liliane & Michel Durant-Dessert, Parigi.
1998
L'isola di Pascali 1968-1998. Pino Pascali trent'anni dopo, Museo
Comunale Pino Pascali, Polignano a Mare.
Mediterraneo metropolitano
110
2000
Pascali Geometrico, Galleria L'Attico, Roma.
2001
Pino Pascali, 1961-1968, Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofia,
Palacio de Velazquez, Madrid.
Esso Gallery and Books, New York.
Africa, oevres de Pino Pascal et des Ejagham, Galerie Liliane & Michel
Durant-Dessert, Parigi.
Galleria L'Attico, Roma.
2004
Pino Pascali, Castel Sant'Elmo, Napoli.
2005
Galleria Gate24 Contemporary Art, Falconara Marittima.
Galleria Peccolo, Livorno.
Pascali. Il mare ecc., Galleria Nazionale d'Arte Moderna, Roma.
2006
Pino Pascali, genio ribelle tra libertà e committenza, Colossi Arte
Contemporanea, Chiari.
Pino Pascali. Disegni per la pubblicità, Frittelli Arte Contemporanea,
Firenze.
Gagosian Gallery, New York.
Palazzo Pino Pascali, Polignano a Mare.
2007
Galleria Pananti, Firenze.
2008
Pino Pascali
111
Palazzo Pino Pascali, Polignano a Mare.
Palazzo Pino Pascali, Polignano a Mare (con Claudio Abate).
Galleria Emme Otto, Roma.
Mediterraneo metropolitano
112
Esposizioni collettive
1965
L'art actuel en italie, Casino Municipal, Cannes.
Luna Park, Galleria del Gruppo 70, Firenze.
XIX Premio Nazionale di Pittura Michetti, Francavilla al Mare.
Revort 1. Documenti d'arte oggettiva in Europa, Galleria Civica d'Arte
Modena, Palermo.
Realtà dell'immagine, Libreria Feltrinelli, Roma.
V Rassegna di arti figurative di Roma e del Lazio, Palazzo delle
Esposizioni, Roma.
Decennale del Premio Termoli, mostra nazionale d'Arte Contemporanea,
Palazzo del Comune, Termoli.
Corradino di Svevia, Galleria La Salita, Premio Notturno 1965, Torre
Astrura.
La critica e la giovane pittura italiana d'oggi, Galleria Ferrari, Verona.
1966
Premio Avezzano, Palazzo del Liceo, Avezzano.
L'art actuel en italie, Casino Municipal, Cannes.
Situazione '66, Galleria Del Deposito, Genova.
Tendenze confrontate. Figurazione oggettuale Arte visuale, Galleria
Il Centro, Galleria Il Quadrante, Napoli.
Mambor. Pascali, Libreria-galleria Guida, Napoli.
Troisième Exposition International de Sculpture Contemporaine, Musée
Rodin, Parigi.
VI annuale Porec, Jugoslavija-Italija, Porec.
Realtà dell'immagine, Galleria La Tartaruga, Roma.
Bianco+Bianco, Galleria L'Obeliso, Roma.
Pino Pascali
113
Aspetti dell'arte italiana contemporanea, Galleria Nazionale d'Arte
Moderna, Roma.
XII Premio Spoleto, Palazzo Collicola, Spoleto.
Luna Park, Ca' Giustiniani, Venezia.
1967
Proposte Uno, Premio Avezzano, Palazzo del Liceo, Avezzano.
8 pittori romani, Galleria De' Foscherari, Bologna.
Lo Spazio dell'Immagine, Palazzo Trinci, Foligno.
Arte Povera e Im-Spazio, Galleria La Bertesca, Genova.
VIII Premio Modigliani, Palazzo della Cultura, Livorno.
Salone Internazionale dei Giovani, Galleria Civica, Milano.
Expo 67, Montreal.
III Rassegna d'Arte del Mezzogiorno, Palazzo Reale, Napoli.
Art objectif, Galerie Stadler, Parigi.
Cinquième biennale de Paris, Musée d'Art Moderne, Parigi.
Oltre la scultura, Galleria G.S. , Pescara.
Nuove tecniche d'immagine, Palazzo dei Congressi, Repubblica di San
marino.
Realtà dell'immagine e strutture dalla visione, Galleria Il Cerchio, Roma.
Fuoco, Immagine, Acqua, Terra, Lo spazio dello spettacolo, Lo spazio degli
elementi, Galleria L'Attico, Roma.
Mattiacci-Pascali, Galleria Nazionale d'Arte Moderna, Roma.
La terza dimensione, Qui Arte Contemporanea, Roma.
XI Bienal, Museu de Arte Moderna de Sao Paulo, San Paolo del Brasile.
Undici artisti italiani degli anni sessanta, X Festival dei Due Mondi,
Palazzo Ancaiani, Spoleto.
Contemporary Italian Art, The National Museum of Modern Art, Tokyo.
Flavin Rosenquist... Pascali..., Galleria Sperone, Torino.
1968
Mediterraneo metropolitano
114
Arte povera, azione povera, Arsenali, Amalfi.
Arte povera, Galleria De' Foscherari, Bologna.
Youngs Italians, Institute of Contemporary Arts, Boston e New York
Jewish Museum, New York.
Proiezione del film SKMP2 di Luca Patella, Galleria L'Attico, Roma.
Centro opere d'arte italiana dal Futurismo ad oggi, (sala Nuove Tendenze)
Galleria Nazionale d'Arte Moderna, Roma.
VI Rassegna di Arti Figurative di Roma e del Lazio, Palazzo delle
Esposizioni, Roma.
Arte povera, Centro Arte Viva Feltrinelli, Trieste.
Centro opere d'arte italiana dal Futurismo ad oggi, Palazzo Zachete,
Varsavia.
XXXIV Esposizione Biennale Internazionale d'Arte, Venezia.
5 artisti romani, Extra Stadt Museum, Weisbaden.
1969
Zwolf italianische Bildhauer, Kunstverein Hmburg, Amburgo.
When Attitudes Become Form, Kunsthalle Bern, Berna.
When Attitudes Become Form, Museen Haus Lange/Haus Esters, Krefeld.
When Attitudes Become Form, ICA, Londra.
Le due nature, Galleria Il Centro, Napoli.
Quatre artistes Italiens plus que nature, Musée des Arts Décoratifs, Parigi.
Warhol Turcato Twombly... Pascali..., Galleria La Tartaruga, Roma.
1970
Arte e critica. Segnalazioni, Palazzo dei Musei, Modena.
Due decenni di eventi artistici in Italia: 1950-70, Palazzo Pretorio, Prato.
Vitalità del negativo, Palazzo delle Esposizioni, Roma.
Conceptual art, arte povera, land art, Galleria Civica d'Arte Moderna,
Torino.
Pino Pascali
115
1971
Roc 71, Dublino.
Arte povera, Kunstverein, Monaco di Baviera.
La ricerca estetica dal 1960 al 1970, X Quadriennale Nazionale d'Arte,
Palazzo delle Esposizioni, Roma.
Italianesche Kunst Heute, Belgrado, Vienna.
Mostra d'arte italiana contemporanea, Moderna Galerija, Zagabria.
1973
Contemporanea, Parcheggio di Villa Borghese, Roma.
1974
Ghenos Eros Thanatos, Galleria De' Foscherari, Bologna.
1975
Aspetti dell'arte fantastica oggi, XXII Fiorino d'Oro, Biennale
Internazionale d'Arte, Forte Belvedere, Firenze.
1976
Europa-America. L'astrazione determinata 1960-1976, Galleria Comunale
d'Arte Moderna, Bologna.
Prospect Retrospect, Kunsthalle, Dusseldorf.
1977
Arte in Italia 1960-1977, Galleria Civica d'Arte Moderna, Torino.
1978
Dalla natura all'arte. Dall'arte alla natura, XXXIX Esposizione Biennale
Internazionale d'Arte, Venezia.
1979
Mediterraneo metropolitano
116
Italy and Japan. Art in the Last Ten Decades, The National Museum of
Art, Osaka.
1980
Pop Art in Italia (1969-1980). Vent'anni di segnali, Palazzo Collicola,
Spoleto.
1981
Westkunst, Rheinhallen Messegelane, Colonia.
Identité italienne. L'art en Italie depuis 1959, Musée de l'Art Moderne,
Centre Pompudou.
Linee della ricerca artistica in Italia 1960-1980, Palazzo delle Esposizioni,
Roma.
Pop Art e ricerca oggettuale a Roma negli anni sessanta, Circolo
Culturale del Comune, Senigallia.
Campionario '60-68. Alternative italiane alla Pop Art e al Nouveau
Réalisme, Palazzo della Gran Guardia, Verona.
1982
Registrazioni di frequenze, Galleria Comunale d'Arte Moderna, Bologna.
Arte italiana 1060-1982, Hayward Gallery, Londra.
Cent'anni d'arte moderna italiana1880-1980, Tokyo.
1983
Ab origine, Studio Carrieri, Martina Franca.
La scuola di Piazza del Popolo, Galleria La Tartaruga e Galleria
Marino, Roma.
Artisti italiani contemporanei 1950-1983, chiesa di San Samuele, Venezia.
Pino Pascali su Commissione. Grafiche pubblicitarie, scenografie,
decorazioni 1955-1965, Pinacoteca Provinciale, Bari.
Pino Pascali
117
1984
Coerenza in Coerenza, dall'arte povera al 1984, Mole Antonelliana,
Torino.
1985
Exhibition-Dialogue on Contemporary Art in Europe, Calouste
Gulbenkian Foundation, Lisbona.
Dall'arte povera al 1985, Palacio de Velazquez, Madrid.
1986
Sculture da camera, Castello Svevo, Bari.
Qu'est-ce que la sculpture moderne?, Musée d'Art Moderne, Centre
Pompidou, Parigi.
Arte e Scienza, XXXXII Esposizione Biennale Internazionale d'Arte,
Venezia.
1987
50-80 alta tensione, Palazzo delle Mostre e dei Congressi, Alba.
Turin 1965-1987: de l'Arte povera dans les collections publiques françaises,
Musée Savoisien, Chambéry.
Italie hors d'Italie, Musée d'Art Contemporain, Nimes.
L'agave sullo scoglio, Palazzo Comunale, Palazzo Catena, Procida.
4 scultori: Leoncillo, Pascali, Nagasawa, Nunzio, Galleria L'Attico, Roma.
Perspectives cavalieres, Ecole Régionale Supérieure d'Expression
Plastique Turckeim.
1988
Mythos Italien, Bayerische Staatsgemaldesammulungen, Monaco di
Baviera.
The Silent language of Sculpture, The Murray and Isabella Rayburn
Foundation, New York.
Mediterraneo metropolitano
118
20 anni fa: 1968, Studio La Città, Verona.
La scuole romane, Galleria d'Arte Moderna e Contemporanea, Palazzo
Forti, Verona.
1989
Bilderstreit, Rheinhalle der Kolner Mess, Colonia.
Vom Kriege, Grazer Kunstverein, Graz.
Italian Art in the 20th Century, Royal Academy of Arts, Londra.
Verso l'arte povera. Momenti e aspetti degli anni sessanta in Italia, PAC-
Padiglione d'Arte Contemporanea, Milano.
1990
Artificial Nature, House of Cyprus, Atene.
Il luogo e la contrada, Castello Svevo, Bari.
La otra escultura, Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofia, Palacio
de Cristal, Madrid.
Italia '60, Studio Marconi, Milano.
65-75 aspetti e pratiche dell'arte europea, Castello di Rivara, Rivara.
Artoon, Palazzo Civiltà del Lavoro, Roma.
Attualissima, Fortezza di Basso, Firenze.
Pino Pascali (opere 1958-1964), Galleria Peccolo, Livorno.
1991
Un'idea di leggerezza, Galleria d'Arte Niccoli, Parma.
Riassunto, Galleria L'Attico, Roma.
Roma anni '60, al di là della pittura, Palazzo delle Esposizioni, Roma.
Bildlicht: Malerei Zwischen material und Immaterialitat, Museum des 20.
Jahrhunderst, Vienna.
Pino Pascali, Musée de la Ville de Paris, Parigi.
Pino Pascali, Galleria Arco d'Alibert, Roma.
Pino Pascali. Opere su commissione, Palazzo Comunale, Salò.
Pino Pascali
119
Pascali. Corpi di Cartone, Taormina Arte, Taormina.
1992
Les liasons dangereuses, Galleria L'Attico, Roma.
La Collection Christian Stein, un regard sur l'art italien, Nouveau Musée,
Villeurbanne.
Pino Pascali: appunti e suggestioni, Tridente Sette, Roma
1993
Pino Pascali: pubblicità d'artista, Galleria Trisorio, Napoli.
Pino Pascali. Slittamenti, XXXXV Biennale Internazionale d'Arte,
Venezia.
1994
The italian Metamorphoses 1943-1968, Guggenheim Museum, New York.
La metafora trovata - 30 years, Galleria Sperone, Roma.
1995
Quasi per gioco - Das Spiel in der Kunst, Neue Galerie Graz am
Landesmuseum Joanneum, Graz.
Venezia e la Biennale: per una storia del gusto, Palazzo Ducale, Venezia.
Pino Pascali, Galleria Milano, Milano.
1996
The Factory, Everything that's interesting is new: The Dakis Joannou
Collection, Athens School of Fine Arts, Atene.
Pino Pascali, Galleria Cesarea, Genova.
Pino Pascali. Sculptures & drawings, Akira Ikeda Gallery, Tokyo-
Nagora-Taura.
1997
Mediterraneo metropolitano
120
L'età del modernismo. L'arte nel XX secolo, Martin Gropius Bau, Berlino.
Arte Povera, Neues Museum Weserburg Bremen, Brema.
Pino Pascali, Galerie Jansen, Volonia.
Plastik, Ausstellungshalle zeitgenossische Kunsy Munster - AZKM,
Munster.
Arte Povera - Arbeiten und Dokumente aus der Sammlung Goetz 1958 bis
heute, Kunsthalle Nurnberg, Norimberga.
Città natura, Palazzo delle Esposizioni, Roma.
Plastik, eine Ausstellung zeitgenossischer Skulptur, Wurttembergischer
Kunstverein, Stoccarda.
Minimalia. Da Giacomo Balla a ..., Palazzo Querini Dubois, Venezia.
1998
Pino Pascali, Galleria Fuoricentro, Castelnuovo di Porto.
L'isola di Pascali, Centro Comunale Arte Contemporanea, Polignano a
Mare.
1999
Contrappunti. Pino Pascali e AlbertoSavinio, Centro di Arte
Contemporanea, Palazzo delle Papesse, Siena.
Pino Pascali. L'arte come gioco, Galleria Granelli, Livorno.
2000
L'avventura della materia. Dal Futurismo al Laser, Palau de la Virreina,
Barcellona.
Novecento. Arte e Storia in Italia, Scuderie Papali del Quirinale, Roma.
2001
La scultura italiana del XX secolo, The Museum of Modern Art, Ibaraki.
La scultura italiana del XX secolo, City Museum of Art, Kagoshima.
Africa. Oggetti Tribali e arte contemporanea, Galleria Peccolo, Livorno.
Pino Pascali
121
Zero to Infinity: Arte Povera 1962-1972, Tate Modern, Londra.
Zero to Infinity: Arte Povera 1962-1972, Walker Art Center, Minneapolis.
Cannonata: De Dominicis-Pascali, Galleria L'Attico, Roma.
Da zero all'infinito - Variazioni sul tema della mostra di Londra, Galleria
Nazionale d'Arte Moderna, Roma.
A.B.O. La Arti della Critica, Palazzo Bice Piacentini, San Benedetto del
Tronto.
Italian Art Collection anni '60-80, Palazzo Bice Piacentini, San Benedetto
del Tronto.
La scultura italiana del XX secolo, Museum of Contemporary Art,
Sapporo.
Presenze italiane, Palazzo Ducale, Sassuolo.
Vision, Toyota Municipal Museum of Art, Toyota.
Belvedere Italiano: Tendencies of Italian Art 1945-2001, CSW Centrum
Sztuki Wspolczesnej / Centre for Contemporary Art Ujazdowski
Castle, Varsavia.
Venezia e la Biennale: per una storia del gusto, Palazzo Ducale, Venezia.
Il respiro nascosto delle cose, Galleria Studi La Città, Verona.
La scultura italiana del XX secolo, Museum of Art, Yokohama.
Africa, Galleria Peccolo, Livorno.
Beyond Infinity - Arte povera after arte povera, Istituto Italiano di
Cultura, Londra.
Pino Pascali - La reinvencion del mitomediterraneo 1961-1968, Museo
Nacional Centro de Arte Reina Sofia, Palacio de Velazquez, Madrid.
Drawing by Pino Pascali, Esso Gallery, New York.
Pino Pascali e la sua Africa, Liliane & Michel Durand-Dessert, Parigi.
2002
L'arte del gioco. Da Klee a Boetti, Museo Archeologico Regionale, Aosta.
Zero to Infinity: Arte Povera 1962-1972, The Geffen Contemporary at
MOCA, Los Angeles.
Mediterraneo metropolitano
122
La seduzione della materia, Spazio Oberdan, Chiostro del palazzo
Isimbardi, Milano.
Zero to Infinity: Arte Povera 1962-1972, Walzer Art Center, Minneapolis.
Dal Neorealismo alla Dolce Vita, Palazzo delle Esposizioni, Roma.
La scultura italiana del XX secolo, Shimane Art Museum, Shimane.
Zero to Infinity: Arte Povera 1962-1972, Hirshhorn Museum and
Sculpture Garden, Washington D.C.
Roma 1948-1959. Arte, cronaca e cultura dal Neorealismo alla Dolce Vita,
Palazzo delle Esposizioni, Roma.
2003
Coollustre, Collection Lambert, Avignone.
Futuro italiano, Parlamento Europeo, Bruxelles.
La Poetica dell'Arte Povera, Kloster Unser Lieben Frauen, Magdeburgo.
La grande svolta anni '60, Palazzo della Ragione, Padova.
Pascali, Galleria Free Time Club, Cesena.
Les années de '50 à Rome. Du Néorealisme à la Dolce Vita, Musée des
Beaux-Arts, Mons.
2004
Attraversare Genova. Percorsi e linguaggi internazionali del
contemporaneo, Villa Croce Museo d'Arte Contemporanea, Genova.
Le armi dell'Arte, da Pino Pascali a Andy Warhol, Palazzo Pino Pascali,
Polignano a Mare.
Pino Pascali, Castel Sant'Elmo, Napoli.
2005
Edizione Straordinaria - Le case d'arte 1985-2005, Assab One, Milano.
La scultura italiana del XX secolo, Fondazione Arnaldo Pomodoro,
Milano.
Pop Art Italia, Galleria Civica di Modena, Modena.
Pino Pascali
123
Burri. Gli artisti e la materia, Scuderie del Quirinale, Roma.
Arte povera, Kunstmuseum Liechtenstein, Vaduz.
Pino Pascali, lavori su commissione e pubblicitari, Galleria Peccolo,
Livorno.
Buon compleanno, Pino!, Palazzo Comunale Pino Pascali, Polignano a
Mare.
Pino Pascali. Il mare ecc., Galleria Nazionale d'Arte Moderna, Roma.
2006
Rigorosamente '60 - oggetti e immagini, Galleria Arte e Arte, Bologna.
XII Biennale Internazionale di Scultura, Carrara.
Sound Zero, Kunst Meran, Merano.
Ironica. La leggerezza dell'ironia, Galleria Gruppo Credito Valtellinese,
Milano.
Busy going crazy.- The Sylvio Perlstein collection, La Maison Rouge,
Parigi.
Italy made in art: Now, MOCA Shanghai, Shanghai.
Pino Pascali. Genio ribelle tra libertà e committenza, Galleria Colossi,
Chiari.
Pino Pascali. Lavori per la pubblicità, Galleria Frittelli, Firenze.
v, Gagosian Gallery, New York.
2007
Ironie der Objekte, Museion - Museum fur moderne und zeitgenossische
Kunst, Bolzano.
Le cinque anime della scultura, Cesac - Centro Sperimentale per le Arti
Contemporanee, Caraglio.
Sound Zero, Kunstfurum Halle, Halle.
Chartae, Galleria Tega, Milano.
Arte povera: Perspectives of a New Guerrilla Art, Esso Gallery and Books,
New York.
Mediterraneo metropolitano
124
Il Disegno tra Visione e Progetto, Galleria Oredaria Arti
Contemporanee, Roma.
20 ans du Musée d'Art Moderne - L'art après 1960 dans les collections,
Musée d'Art Moderne de Saint-Etienne, Saint-Eyienne.
Apocalypse Now: The Theater of War, CCA Wattis Institute for
Contemporary Arts, San Francisco.
Viaggio in Italia, Rossoquarantuno, Trani.
Omaggio a Pino Pascali, Galleria Pananti, Firenze.
2008
Life? Biomorphic Forms in Sculpture, Kunsthaus Graz, Graz.
That Was Then... this Is Now, P.S.1 Contemporary Art Center, Long
Island, new York.
ROME-BEIJING a/r, CO2 contemporary art, Roma.
Le armi dell'arte, Galleria De Crescenzo & Viesti, Roma.
Pascali-Leoncillo, Galleria Civica d'Arte Moderna - Palazzo Collicola,
Spoleto.
Italics. Arte Italiana fra Tradizione e Rivoluzione, 1968-2008, François
Pinault Foundation, Palazzo Grassi, Venezia.
Pino Pascali disegni per la pubblicità, Galleria Emme Otto, Roma.
2009
Scoperta - 50 opere di arte contemporanea della Pinacoteca Provinciale, ex
convento di Santa Scolastica, Bari.
Esposizione Universale: l'arte alla prova del tempo, GAMeC - Galleria
d'Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo, Bergamo.
1968. Die Grobe, Unschuld Kunsthalle Bielefeld, Bielefeld.
Italics. Italian Art between Tradition and Revolution 1968-2008, Museum
of Contemporary Art, Chicago.
Spazio Tempo Immagine, Centro Italiano di Arte Contemporanea,
Foligno.
Pino Pascali
125
Love Letters: ampliamento e allestimento della nuova collezione del
MACRO, MACRO - Museo d'Arte Contemporanea Roma, Roma.
Fabula, Studio Angeletti, Roma.
La luna e l'altra, Colossi Arte Contemporanea, Chiari.
2010
El tiempo del Arte, Funcacion PROA, Buenos Aires.
Pino Pascali. Genio ribelle tra libertà e committenza, Colossi Arte
Contemporanea, Chiari.
Mediterraneo metropolitano
126
Pino Pascali
127
Cronologia 1935
nasce il 19 ottobre a Bari, da Francesco, funzionario di polizia, e da
Lucia, cugina di Arnaldo e Giò Pomodoro.
1940
La famiglia si trasferisce a Tirana, in Albania, dove rimane fino
all'anno successivo.
1941
Torna in Italia e, con i genitori, si stabilisce a Polignano a Mare.
1955
Si diploma presso il Liceo Artistico di Napoli, dopo aver abbandona al
penultimo anno il Liceo Scientifico di Bari, e si iscrive all'Accademia di
Belle Arti di Roma, in via Ripetta, presso la quale frequenta il corso di
scenografia di Toti Scialoja.
1955-1965
Sono gli anni della sua formazione: partecipa ad alcune mostre
collettive di giovani artisti, frequenta con assiduità Burri, che aveva
l'abitudine di ospitare, presso la sua cascina sulla via Flaminia, i giovani
artisti usciti dall'Accademia e lavora come grafico pubblicitario e come
scenografo per alcune case di produzione cinematografiche che lavoravano
per la televisione (Incom, Agip, Lodolo, Saraceni, Rai). In quegli stessi
anni, nella casa-studio di Via Boccea, produce opere influenzate dalle
soluzioni della Pop Art, utilizzando soprattutto materiali plastici, spesso di
Mediterraneo metropolitano
128
recupero, che Pascali raccoglieva gironzolando per le strade di Roma con il
suo camioncino.
Questa prima fase artistica, durata fino al 1965, rappresenta per
l'artista un periodo ricco di stimoli, durante il quale si confronta con i primi
amori (Klee, Burri, Scialoja) e sperimenta tecniche e forme espressive
diversissime fra loro. Realizza le Muffe serie di opere ispirate agli artisti che
più ama e che firma con lo pseudonimo di Posa o Pin Pan. I primi ready
made risalgono a questo periodo, come la serie delle Navi ed i primi schizzi
delle Armi.
1959
Si laurea in Scenografia ed inizia a lavorare per la televisione.
Ermanno Biamonte, direttore artistico della PROA, organo dell'INCOM,
presenta Sandro Lodolo a Pascali. Nasce da quest'incontro una profonda
amicizia ed una proficua collaborazione artistica che si manifesta nella
produzione di alcuni caroselli. Il primo filmato che crearono insieme,
Pascali e Lodolo, fu quello per la Autoservizi Maggiora. E' la sua prima
scenografia per la pubblicità.
Per la Rai svolse numerosi e svariati impieghi, fece l'aiuto-scenografo,
l'attore ed anche la comparsa e realizza le scenografie per lo spot della
Coppa Olimpia della Algida.
1960
Realizza il carosello intitolato "Vita col nonno" per l'Algida
1961
Realizza numerosi lavori per la televisione: Sigla di "Intermezzo";
inizia a lavorare a I Killers per l'Algida, che rifiuta l'idea; spot per la
Libreria Maraldi; Che posizione! per i nuovi vagoni delle ferrovie dello
Stato ed infine peri prodotti Arrigoni. Quest'ultimo spot gli valse il
conferimento del II Premio al Fesival Nazionale di Trieste del 1961
Pino Pascali
129
1962
Durante il 1962 crea gli spot Pronti, Fuoco!, per le sigarette Amadis;
Salvador, el matador del televisor, per il Cornetto Algida, cui lavorava già
dall'anno precedente. Realizza poi Fin dai tempi della preistoria... per le
Confezioni Monti ed Il caffè con tre efffe, per il Caffè Camerino
Vince il primo Premio al Festival Nazionale di Trieste con I Killers, al
quale lavorava da diversi anni e che ormai, dopo i rifiuti ricevuti dall'Algida
e dalla Cineritz perché considerato troppo innovativo, andava
configurandosi come cortometraggio vero e proprio.
1963
Nel 1963 realizza numerose reclame, per un totale di trenta. Tra
queste si ricordano: Pop Corn Story per la M.I.M. Mobili; sigla per il
programma "Intermezzo" dal titolo I Posteros; sigla si Tic-Tac; lo spot
intitolato 777 per le sigarette Amadis; Storia del treno per le Ferrovie dello
Stato; Bacco perla cera per pavimenti Marga della Sutter, andato in onda tra
gennaio e febbraio; Un dolce sogno per Alberti; uno spot per l'insetticida
Getto della Squibb.
1964
E' l'anno della XXXII Biennale di Venezia che segna il trionfo
internazionale della Pop Art americana. Il termine pop art è per Pascali un
"termine generico che una certa cultura di massa ha cominciato ad usare da
pochi anni (cioè dall'ultima Biennale) è troppo vago e si presta, dato il
livello culturale attuale, ad interpretazioni ambigue e favorisce il
disinteresse attuale per l'individuo... In Europa al giorno d'oggi cercare delle
situazioni collettive è pura folliae significa usare a modello del proprio
sistema storico critico esperienze e modelli tipici della cultura americana"
(Pascali, dichiarazione del 1965) con quest'affermazione, l'artista, intendeva
Mediterraneo metropolitano
130
affermare la volontà di distinguere nettamente la cultura europea da quella
americana.
A partire da quest'anno lavora come aiuto scenografo di Cesarino da
Senigallia nei musical prodotti dalla "Biblioteca di Studio Uno" e diretti da
Antonello Falqui: Conte di Monte Cristo; Odissea; Primula Rossa; La storia
di Rossella O'Hara; Tre Moschettieri; Al Grand'Hotel; Fornaretto di
Venezia.
Realizza lo spot per la campagna abbonamenti RAI,
"Radiotelefortuna", ispirato alle culture tribali africane intitolato appunto
Africa e animali della savana.
1965
Prima personale alla Galleria La Tartaruga di Plinio De Martiis, figura
di rilievo per la Scuola di Piazza del Popolo (Schifano, Testa, Angela,
Mattiacci, Kounellis, Mambor), dove espone per la prima volta il ciclo delle
Armi, realizzate fin dai primi anni Sessanta. Questa data segna, con l'exploit
artistico alla Tartaruga e quindi il riconoscimenti di Pascali come artista
completo, la conclusione della prima fase del lavoro dell'artista, iniziata
dieci anni prima, ne 1955.
La personale è preceduta da una serie di collettive sia in Italia che
all'estero nelle quali espone i primi Pezzi di donna, tele centinate quasi
monocrome nelle quali viene riprodotto ed esaltato un particolare del corpo
femminile, realizzati a partire dall'anno precedente (Primo Piano Labbra;
Omaggio a Billie Holiday; Labbra Rosse; Gravidanza o Maternità; Torso di
negra; Grande bacino di donna o Mons veneris).
A questa data, che segna un periodo particolarmente fertile nella
produzione di Pascali, risalgono anche i cicli dei Ruderi romani (Requiescat
in pace Corradinus - per l'happening Corradino di Svevia) e delle Armi,
armi giocattolo di grandi dimensioni realizzate con rottami, tubi e
componenti meccaniche (Cannone "Bella Ciao"; Colomba della Pace;
Contraerea; Mitragliatrici; Lanciamissili "Uncle Tom and Uncle Sam").
Pino Pascali
131
La collaborazione con la RAI non si interrompe, nonostante il sempre
maggiore impegno artistico, anzi realizza i bozzetti per la sigla della
trasmissione "Radiotelefortuna 65" (abbonamento alla RAI TV) intitolati
Giappone ed ispirati ai samurai e infine la sigla per la trasmissione
"Incontri", la rubrica TV che presentava un personaggio diverso in ogni
puntata, in particolare Pascali crea i bozzetti per gli incontri con Emilio
Vedova, Jean-Paul Sartre e Saul Steinberg.
1966
Espone per la prima volta le opere appartenenti al ciclo delle armi alla
Galleria Gian Enzo Sperone di Torino e presenta altri suoi lavori nello
spazio di Fabio Sergentini, a Roma. Instaura un fecondo rapporto con gli
artisti che gravitavano attorno alla Galleria L'Attico, con sede nella capitale
e con loro espone in occasione di numerose collettive.
Vanno in onda gli spot delle Conserve e Confetture Arlecchino diretti
da Enrico Sannia, cui lavorava dal 1964 e realizza gli spot per i biscotti
Maggiora, sempre per la regia di Sannia.
Fa l'attore sia nello spot della Cirio in cui impersona Pulcinella e
o'Pazzariello, sia in "Gioco", film sperimentale di Giosetta Fioroni.
Inizia la produzione del ciclo denominato delle Finte sculture,
realizzate con la medesima tecnica usata per i Pezzi di donna, ovvero tele
sagomate montate su strutture lignee che danno loro forma. Il ciclo delle
Finte sculture può essere suddiviso in due sottogruppi, il primo è dedicato
agli animali preistorici (Decapitazione del rinoceronte; Dinosauro riposa;
Grande Rettile; Ricostruzione de dinosauro; Decapitazione delle giraffe,
Pellicano; Trofeo Bianco), mentre il secondo si ispira alla natura pura e
incontaminata (Il mare)
1967
Per la prima volta Pascali è oggetto di mostre personali all'estero:
presso la Galleria Thelen, di Essen, e presso la Galerie Alexandre Jolas di
Mediterraneo metropolitano
132
Parigi, mentre ne programma una nella sede di New York per l'anno
successivo alla quale però non presentò i suoi lavori a causa della sua
prematura morte. Partecipa con alcune sue opere anche alla Biennale die
giovani di Parigi, insieme a Pistoletto, Ceroli e Kounellis. In quella sede
presenta le Acque dormienti, i Campi arati, il Fiume a foce tripla e la
Ricostruzione del dinosauro.
Dal 1967 all'anno seguente ri-costruisce gli Elementi della natura (32
mq di mare circa; Cornice di fieno; Botole, ovvero Lavori in corso; 1 mc di
terra e 2 mc di terra; 9 mq di pozzanghere; Confluenze; Fiume con foce
tripla; Balla di fieno) per la cui realizzazione utilizza elementi primari come
l’acqua e la terra. Per la RAI crea, invece, la sigla per "TV7" e di
"Prossimamente".
1968
Espone presso la Galerie Ars Intermedia di Colonia ed all'interno della
collettiva, "Cento opere d'arte italiana dal futurismo ad oggi" organizzata
dalla Galleria d'Arte Moderna di Roma, presso Palazzo Zacheta a Varsavia,
in Polonia, con l'intento, ambizioso, di proporre una panoramica delle
ricerche italiane in campo artistico del XX secolo.
Viene poi allestita una sala personale a lui dedicata alla Biennale di
Venezia. Qui espone i suoi ultimi lavori nonostante le proteste che
portarono al esporre solo alcuni artisti ed altri a ritirare le proprie opere.
Pascali fu l'ultimo a chiudere la sua sala personale, la decisione, sofferta,
fece seguito alle violenze di studenti e polizia alla vernice. Non accettava le
estensioni socio-politiche alla sfera dell'arte nella quale egli si identificava:
"Non Ammetteva il sindacalismo in campo artistico, perché intendeva
l'artista solo, in libertà assoluta" (F. Pascali).
Il 1968 è l'anno in cui nascono le Ricostruzioni della natura (Baco da
setola; Vedova blu; Solitario; Pelo; Contropelo o Fungo; Cavalletto o Senza
titolo; Ponte; Ponte levatoio; Le penne di Esopo; Attrezzi agricoli; Arco di
Ulisse; Liane; Trappola; Coda; Tela di Penelope; Cesto).
Pino Pascali
133
Recita nel ruolo di protagonista nel film SKMP2 (il titolo è l'unione
delle iniziali di Sergentini, Kounellis, Mattiacci, Pascali, Patella) di Luca
Maria Patella.
Muore, a seguito di un tragico incidente motociclistico, l'11 settembre
lungo il Muro torto a Roma.