ccomemagazine n0

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2 magazine >> Editore responsabile Creo Edizioni - Pescara www.c-magazine.it - [email protected] >> Direttore responsabile Cristina Mosca (non fumatrice) se volete dirle qualcosa fatelo a: [email protected] >> Coordinatore generale e Art director Francesco Cinapri (non fumatore) se volete dirgli qualcosa fatelo a: [email protected] >> Area commerciale Alessio Pisciella se volete dirgli qualcosa fatelo a: [email protected] >> Direttore marketing Daniele Di Vittorio (ex fumatore) se volete dirgli qualcosa fatelo a: [email protected] >> Grafica ed impaginazione Creo Advertising - Pescara www.creoadv.it >> Ufficio fotografico Sergio Pasqual >> Stampa Papers World - Teramo >> Distribuzione M&N Service - Pescara Hanno consumato 208 tazzine di caffè, 53 panini, 312 ore davanti al computer, 26 notti insonni... Cristian D’Aloia, Marco Gaito, Guernica, Anita Righetti, Andrea Santilli. Anno 1 n. 0 - Marzo/Aprile 2008 In attesa di registrazione presso il Tribunale di Pescara

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C COME MAGAZINE, il primo free-press abruzzese a trattare di enogastronomia e di promozione del territorio.

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Page 1: Ccomemagazine N0

2magazine

>> Editore responsabileCreo Edizioni - Pescarawww.c-magazine.it - [email protected]

>> Direttore responsabileCristina Mosca (non fumatrice)

se volete dirle qualcosa fatelo a: [email protected]

>> Coordinatore generale e Art directorFrancesco Cinapri (non fumatore)

se volete dirgli qualcosa fatelo a: [email protected]

>> Area commercialeAlessio Pisciellase volete dirgli qualcosa fatelo a: [email protected]

>> Direttore marketingDaniele Di Vittorio (ex fumatore)

se volete dirgli qualcosa fatelo a: [email protected]

>> Grafica ed impaginazioneCreo Advertising - Pescarawww.creoadv.it

>> Ufficio fotograficoSergio Pasqual

>> StampaPapers World - Teramo

>> DistribuzioneM&N Service - Pescara

Hanno consumato 208 tazzine di caffè, 53 panini, 312 ore davanti al computer, 26 notti insonni... Cristian D’Aloia, Marco Gaito, Guernica, Anita Righetti, Andrea Santilli.

Anno 1 n. 0 - Marzo/Aprile 2008

In attesa di registrazione presso il Tribunale di Pescara

Page 2: Ccomemagazine N0

4magazine

sommariocome

06 >> C come Editorial(i)

08 >> C come Fumetto

11 >> C come Gusto L’Italia in tavola, la genuinità è servita

18 >> C come BlogIl Cavoletto di bruxelles

20 >> C come DegustazioneL’ Abc di Bacco

22 >> C come InformazioneL’etichetta “salva olio”

23 >> C come MIASulla via della fiera - Reportage

27 >> C come VinoCantine Talamonti, l’Abruzzo in dote

33 >> C come NaturaleRubrica del mangiare naturale

39 >> C come SaralVentimila visitatori l’anno a Silvi - Reportage

41 >> C come TradizioneIl bianco è in tavola

47 >> C come Agenda del vinoL’Abruzzo tra i campioni d’Italia

49>> C come Niko RomitoUna stella...appennina

53 >> C come BalsamicoIl gusto si serve a gocce - Redazionale

60 >> C come FilmCous Cous (La graine et le mulet)

62>> C come News Cosa

c’è

nel

num

ero z

ero

Page 3: Ccomemagazine N0

editorial(i)come

I sogni condizionano la realtà. Ci si può rovinare la vita nell’inseguirli e si può cambiare per sempre per averli final-mente raggiunti. I sogni danno qualcosa da cercare. Anche se spesso, per poterli realizzare, tocca svegliarsi.Ho l’onore di far parte del sogno/progetto “C come maga-zine”. Sono l’ultimo tassello del puzzle, quello che manca sempre per avere una visione completa; quello che rimane nascosto sotto il risvolto della scatole. Sul puzzle “C come magazine” c’è disegnata un’ambizione, ed è disegnata con curiosità, freschezza d’animo ed entusiasmo.Ho scelto di prendere parte a questo delizioso progetto che vuole cristallizzare le “virtù” più preziose dell’Abruzzo, per-ché mi è stato dimostrato che i sogni si possono avverare. Le idee non ci mancano e il coraggio nemmeno. Intendia-mo raccontarci e raccontarvi il nostro Abruzzo, piano piano, cercando di non sbrodolarci addosso, con tutta l’onestà e la passione che possiamo offrire. Partiremo lentamente, con 64 pagine, e vi daremo appuntamento ogni due mesi, per quest’anno, perché occorre dare tempo alla fiducia ma so-prattutto fiducia al tempo, e perché vogliamo prenderci la libertà di fermarci in una strada di campagna se la nostra attenzione verrà attirata da formiche in fila indiana. Vogliamo prenderci il diritto di sederci a tavola all’una e di alzarci alle cinque solo perché ci siamo fermati a contare le briciole. E fare tardi a cena perché abbiamo preferito ascoltare il rac-

conto di un anziano apicoltore seduto davanti casa.

“Cos’è, un libro?“ “Cos’è... Un catalogo?” “Che cosa? E’ un

free-press?!” “E quanto spendete?” “Ma quante copie stam-

pate?” “Ma davvero con questa grammatura?” “Ma solo a

Pescara?” “Ah, in tutta la regione?”

“...Ma siete matti?”

C’è una differenza tra chi pone queste domande e chi ri-

sponde: i fatti.

Chi crede in qualcosa non si ferma davanti ai “se” né davanti

ai “ma”, perché ha una marcia in più, la passione; e se noi

oggi siamo qui, nelle vostre mani, tramite questa rivista, è

perché siamo carichi di voglia di dimostrare che i progetti si

possono realizzare, se lo si vuole.

La nostra redazione, già forte di un’esperienza solida nei

campi del giornalismo e della comunicazione, si è reinven-

tata in questa rivista free-press che è la prima del territorio

abruzzese a trattare di enogastronomia.

L’intento? Far conoscere con gusto e attenzione quelle che

sono le realtà ancora troppo nascoste della regione, tanto

vicine agli occhi che a volte non le sappiamo vedere.

Vogliamo farlo fermandoci a pensare, a mettere a fuoco.

“E come si chiama, questa rivista?” “Cosa? C come...? C...?

Ma C magazine o C come magazine? Ma che c’entra maga-

zine? E la C?”. Fermarsi a pensare.

:-)

Cristina Mosca 27 anni / donna / incensurataUna passione: la pennaSegno zodiacale: Bilancia /ascendente: capricornoNon fumatrice (convinta)Direttore responsabile di C-Magazine

Francesco Cinapri28 anni / uomo / incensuratoUna passione: la cucinaSegno zodiacale: Ariete /ascendente: gemelliNon fumatore (convinto)Art Director di C-Magazine

Sovversivi!!!C come Puzzle

6magazine

Page 4: Ccomemagazine N0

fumettocome

8magazine

Page 5: Ccomemagazine N0

Nuova Classe C Station Wagon. Il mondo è il suo palcoscenico.Inizia lo spettacolo: 8 diverse motorizzazioni, tra cui la nuova 320 CDI con trazione integrale 4MATIC. Un crescendo di potenza e versatilitàper un divertimento di guida unico, grazie all'esclusivo Pacchetto Dinamico, per passare con un tasto dal pieno comfort alla massima sportività.Nell’inconfondibile stile Mercedes-Benz. Nuova Classe C Station Wagon: la strada ha una nuova protagonista.

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Pescara Via Tiburtina, 141 - tel. 085 43201 - fax 085 4320205Mozzagrogna Lanciano (CH) Strada Statale, 524 km 5 - tel. 0872 579090 - fax 0872 578057

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Page 6: Ccomemagazine N0

Custodire i prodotti di campagna in un barattolo senza al-

terarne il gusto e garantendone la fragranza: è la sfida de

“L’Italia in Tavola”, azienda agricola a gestione familiare la cui

sede è adagiata nelle campagne tra Loreto Aprutino e Colle-

corvino, in provincia di Pescara. Con alle spalle intere gene-

razioni di lavoratori in simbiosi con la campagna, “L’Italia in

Tavola” oggi è un marchio ben riconoscibile e possiede una

sua identità specifica e un orgoglio: quello di creare sughi

e sott’oli senza conservanti. «La nostra famiglia – racconta

Amedeo De Ritis, titolare dell’azienda – è stata tra le prime

della zona ad avere un trattore: fu mio nonno a comprarlo,

a ridosso degli anni ’60, con lungimiranza e voglia di cre-

scere». Da decenni nel settore ortofrutticolo, l’azienda lavora

insieme alle maggiori industrie alimentari. Poi, nel 2006, la

volontà di un’evoluzione: non solo fornire materia prima, ma

utilizzarla per creare prodotti propri. «Il ritmo rapido dei tempi

moderni – spiega Amedeo De Ritis – coinvolge anche noi in

campagna. Ci siamo resi conto di quanto possa essere utile

L’italia in tavola,la genuinità è servita

Parte dal pescarese l’attenzione per i dettagli

gustocome

Redazionale - foto: Mario Mariani

12magazine

Page 7: Ccomemagazine N0

avere a portata di mano dei prodotti pronti che consentano

di preparare velocemente un pasto, ma anche di quanto sia

importante che i piatti non ne risentano in termini di sapore».

Il percorso intrapreso si è perciò tradotto, con il supporto di

analisi biologiche condotte in laboratorio, in un’attenta ricerca

volta alla conservazione sì del prodotto, ma anche del gusto,

senza l’utilizzo di conservanti chimici. «Cogliamo le primizie

direttamente dai nostri campi – continua Amedeo De Ritis –

che si estendono per circa 40 ettari di terreno coltivato a ro-

tazione. Per garantire l’estrema qualità della nostra materia

prima, inoltre, riduciamo drasticamente gli interventi con i fito-

farmaci applicando la lotta integrata, che è una metodologia

11magazine

14magazine

Page 8: Ccomemagazine N0

di coltivazione». Il processo si chiude con operazioni artigia-

nali: carciofini, peperoncini, pomodori, melanzane, zucchine

e persino zucca vengono raccolti e tagliati rigorosamente a

mano, senza l’uso di macchinari, e infine messi sott’olio.

A questi prodotti, “L’Italia in Tavola” ha affiancato una novità:

sughi pronti che non sono solo la conserva di pomodoro alla

contadina in cui sono stati soffritti cipolla, sedano e carota,

ma che ripropongono un must per gli intenditori della cucina

abruzzese: «Abbiamo realizzato delle conserve di pomodoro

con ceci e con fagioli borlotti – conclude De Ritis – perché

sono sughi che richiedono tempi di preparazione abbastanza

lunghi. Questi sono preparati proprio secondo la tradizione

contadina, e in pochi minuti possono essere serviti a tavola.

Inoltre abbiamo proposto la versione abruzzese della capo-

nata, un sugo con un misto di ortaggi soffritti singolarmente.

Il nostro obiettivo è far conoscere la cucina abruzzese in Italia

ma soprattutto all’estero. Per farlo, però, occorre stare al pas-

so con i tempi». “L’Italia in tavola” è presente in circa trenta

negozi di prodotti tipici in tutto Abruzzo e nelle principali città

italiane, a Roma è nel punto vendita “Bello & Buono”.

“L’Italia in tavola”

C.da Campotino, Collecorvino (Pe)

tel. 085/8289217

www.litaliaintavola.it

15magazine

Page 9: Ccomemagazine N0

Un mondo a parte, quello dei foodbloggers, ovvero di chi tie-ne aperto un blog inerente la cucina; per chi si imbattesse oggi per la prima volta in questo termine, vogliamo far pre-sente che in Italia ce ne sono tantissimi e che alcuni di essi sono anche molto famosi. Su questo numero vi parleremo di quello che è definibile il foodblog per eccellenza: “Il cavoletto di Bruxelles”.Ciò che ci ha spinto a recensire “Cavoletto” sul nostro primo numero, oltre al fascino dello stile ed alla completezza del blog, è stata una frase che si legge nel suo “about cavoletto”: “Vivo di passione, e spero di poter continuare a farlo!”. Ci ha colpito perché avremmo potuto scriverla noi, dal mo-mento che è lo stesso principio per cui C-Magazine oggi è tra le vostre mani.“Il cavoletto di Bruxelles” nasce nel 2005 con l’idea di diventare semplicemente un faldone digitale di ricette che altrimenti sarebbero andate sparse qua e la per là cucina; mischiato all’amore per la fotografia, oggi conta circa unmilioneottocentomila visitatori...A tenerlo è una ragazza che si chiama Sigrid e che ama definirsi, col sorriso sulle labbra, “fiamminga, francofona e italiana d’adozione”.Ciò che colpisce di questo blog è la semplicità con cui Sigrid scrive, fotografa e pubblica le sue ricette: riprova, questa, di una personale interpretazione del bello, secondo la quale le cose più belle hanno una speciale semplicità intrinseca. Parlare di semplicità nelle sue ricette, tuttavia, diventa difficile, dal momento che i suoi piatti godono dell’influenza cosmopolita derivante dalle esperienze di Sigrid in giro per l’Europa, a differenza di molti altri blog che hanno un’impronta prettamente mediterranea.“Cavoletto” è la prova di quanto le influenze esterne possano aiutare in lavori creativi, anche se i suoi ingredienti sono molto ricercati - introvabili a volte. Per chi non vive a Roma come lei è quasi una condanna appassionarsi al “Cavoletto

Style”: leggerla diventa talmente coinvolgente che si finisce per cercare questo o quell’ingrediente in tutta la città, giran-do per ore pur di trovarlo; credeteci, è successo anche questo...Le fotografie di Sigrid Verbert sono semplicemente fantasti-che, tassativamente “home made”, ma che “home made”! L’impressione è di alta professionalità: è il risultato di una grande passione mescolata a competenza.Oggi Sigrid lavora per “Il Gambero Rosso”, firmando con le sue fotografie la rivista del gambero e libri di cucina.Da appassionati non possiamo far altro che amare questo blog, tanto che è una delle prime tappe non appena seduti al Mac. Inoltre abbiamo ragione di credere che abbia salvato tante volte “cene speciali” in tutta Italia, perché la sua crea-tività e la sua facile navigazione fanno di “Cavoletto” il foodblog per eccellenza. Brava Sigrid...Otra Vez!

Orzo mantecato con ortichee caprino fresco ( nella foto )

Porzione da single: orzo perlato 80g - brodo vegetale qb - scalogno, piccolo 1 - ortiche fresche (giovani) - 1 mazzetto pic-colo - caprino fresco (tipo spalmabile) 35g - sale & pepe

Tritare finemente lo scalogno. In un pentolino, versare l’orzo insieme

allo scalogno e a una presa di sale grosso, coprire appena di brodo e

mettere sul fuoco per 15-20 minuti finché l’orzo non sia cotto (sem-

mai aggiungere un po’ di liquido in cottura se si asciuga troppo velo-

cemente). Nel mentre, pulire le ortiche (con i guanti!), conservandone

soltanto le foglioline tenere. Tritarle grossolanamente e farle saltare in

padella con un filo di olio, giusto il tempo di farle appassire. Tenere

da parte. Quando sarà cotto l’orzo, mantecare con il caprino, aggiu-

stare di sale & pepe e aggiungere le ortiche saltate. Servire subito.

www.cavolettodibruxelles.it

di Francesco Cinapri - www.cucinamente.itFoto: Sigrid Verbert

blogcome

18magazine

Page 10: Ccomemagazine N0

20magazine

degustazionecome

l’ABC di baccoA Francavilla un corso per diventare assaggiatori di vino

Sono in pieno svolgimento i corsi per aspiranti assaggiatori di

vino organizzati dall’Onav (Organizzazione nazionale assag-

giatori di vino) di Chieti presso il Palazzo Sirena di Francavilla

al mare. Frequentati da ristoratori, produttori, rappresentanti

di associazioni di categoria ma anche da semplici appassio-

nati, i corsi prevedono 18 incontri riservati agli associati e si

concluderanno ad aprile con un esame finale e a maggio con

la consegna del diploma. «I nostri relatori – spiega Danilo

Iasci, delegato provinciale Onav e direttore del corso – sono

esperti in viticoltura, agronomia ed enologia e accompagna-

no i corsisti alla scoperta degli approcci basilari con il vino.

Si tratta di lezioni teorico-pratiche che si concludono con

degustazioni e compilazioni di specifiche schede tecniche

per l’esame organolettico dei vini, in cui ne vengono distin-

ti limpidezza, colore, finezza, intensità, franchezza, corpo e

armonia. Ogni frequentante, infatti, ha il suo cestino con sei

bicchieri per non confondere i sapori delle diverse degusta-

zioni». «Il nostro calendario – aggiunge l’enologa Valentina

Di Camillo, vicedelegata Onav – è ripartito in due incontri

a settimana in cui si puntualizzano aspetti come il dialogo

con i consumatori attraverso l’etichetta dei vini, il valore ali-

mentare del vino o ad esempio la vinificazione in bianco».

Incontri che prevedono l’intervento di personaggi come Le-

onardo Seghetti, Romano D’Amario. Nicola Paolucci, Rocco

Pasetti, Luigi Di Camillo (25 marzo), Giuseppe D’Angelo (10

aprile), e che sono seguiti da una classe di trenta persone

circa. «L’importante – conclude il relatore Antonio Laudadio

– è non lasciarsi condizionare dall’ambiente esterno quando

si analizza un vino. Concentrarsi, ed essere obiettivi.

C’è un codice da rispettare».

Reportage - Foto: Alessio Pisciella

Page 11: Ccomemagazine N0

del Dott. Marco Gaito - Università degli Studi della Tuscia

Il 17 gennaio scorso è entrato in vigore il decreto che impo-

ne l’obbligo di apporre in etichetta l’indicazione di origine

dell’olio. In questo modo, sarà finalmente possibile accer-

tarsi al momento dell’acquisto se un olio vergine od extra-

vergine è stato prodotto con olive italiane. Fino a ieri, infatti,

l’unico modo per i consumatori di verificare che un olio fosse

veramente italiano era o attraverso l’acquisto di oli con una

certificazione DOP (denominazione di origine protetta) od

IGP (indicazione geografica protetta), che attestano il lega-

me del prodotto con uno specifico territorio di produzione,

oppure attraverso le cosiddette “filiere corte”, acquistandoli

cioè direttamente da produttori locali.

Il consumatore, dunque, d’ora in poi sarà certo dell’origine

dell’olio che acquista. In particolare, dovrà essere riportato

in etichetta lo Stato nel quale le olive sono state raccolte ed il

luogo dove si trova il frantoio presso cui l’olio viene estratto.

Se l’olio deriva da olive raccolte in diversi paesi, allora questi

andranno indicati in ordine decrescente rispetto alla quantità

di olio presente in bottiglia. L’assenza di queste informazio-

ni sull’etichetta significherà che si tratta di olio non italiano.

Tuttavia la mancanza di un preciso riferimento sull’origine

dell’olio potrebbe anche derivare dal fatto che l’olio è sta-

to imbottigliato precedentemente al 17 gennaio, e per la cui

commercializzazione, secondo quanto previsto dal decreto,

vengono concessi 18 mesi di tempo.

Ora si aspetta con ansia la reazione delle istituzioni europee,

che sino a questo momento hanno solo concesso la facoltà

e non l’obbligo di apporre in etichetta l’origine dell’olio di

oliva. La speranza è che questo decreto non venga critica-

to in sede europea e che possa invece aprire la strada ad

una revisione della legislazione sull’etichettatura dei prodotti

agroalimentari, al fine di garantire la salute ed il diritto alla

completa informazione dei cittadini europei.

Nel frattempo, sia tra le associazioni dei consumatori sia tra

le organizzazioni agricole professionali è unanime il plauso al

cosiddetto decreto “salva olio”, in quanto si ritiene che andrà

a tutelare da un lato i consumatori, che vedranno finalmente

garantito il diritto ad una maggiore trasparenza, dall’altro i

produttori di olio italiano, che assicureranno una produzione

di eccellenza.

informazionecome

L’etichetta“salva olio”

Più trasparenza nelle scelte di acquisto

22magazine

Page 12: Ccomemagazine N0

miacomeMostra Internazionale dell’Alimentazione (Rimini)

Un evento dal respiro internazionale e dedicato alla cucina

italiana. La redazione di C come magazine si è spinta fino a

Rimini per seguire le carovane abruzzesi fuori regione, ap-

prodando così alla Mostra Internazionale dell’Alimentazione

(Mia) che si è svolta a Rimini dal 23 al 26 febbraio.

Il Mia è giunto al 38esimo anno di vita e porta con sé la

settima edizione del “MSE Seafood & Processing” (il salo-

ne internazionale delle tecnologie e ai prodotti della pesca

per il Mediterraneo), la decima del “Pianeta Birra Beverage

& Co” e la quarta di “Oro Giallo”, per l’olio extravergine di

oliva. Proprio tra i 70 espositori sui 5mila metri quadrati del

padiglione dedicato ad “Oro Giallo” incontriamo le prime re-

altà abruzzesi: sono l’azienda agricola Persiani di Atri, che

produce l’olio biologico “San Martino” («L’Abruzzo merita di

essere conosciuto fuori!», esclama la signora Helvia Persiani

mentre scattavamo foto), e la “Fattoria Bardella” di Ortona.

Presso due stand la “Fox Italia”, l’azienda di snack e pata-

tine di Città Sant’Angelo, si offre le nuove tortillas mentre i

due titolari Massimo e Antonio Pavone si confrontano con il

Aziende all’arrembaggio:sulla via della fiera

Conosciamo davvero il valore dei nostri produttori?

24magazine

23magazine

Reportage - Foto: Alessio Pisciella

Page 13: Ccomemagazine N0

loro export manager della sede olandese, Steve Green. Dove

c’è “Falcone” c’è casa, ed ecco i veri cantuccini abruzze-

si trionfare su tutta una parete... dolcemente allestita. Una

bella sorpresa in “Pianeta Birra”: la “Lacu” di Ugo Faieta, la

bionda in doppio malto che viene prodotta nel territorio di

Moscufo a partire dalla coltivazione del luppolo. Insieme alla

birra “Lacu” scopriamo la rivista “Birra & Sound”, inventata

da Luca Gennaro per gli operatori del settore e in prima linea

nel proporre la birra in vesti diverse, persino come ingredien-

te in cucina. Gli stand di “Caffé Mokambo”, prodotto a Chieti

Scalo, e di “Agrifood Abruzzo” si fanno notare ed apprezza-

re con degustazioni e distribuzione di materiale informativo,

mentre quello dell’acqua “San Benedetto” ci ricorda che le

bottiglie “Primavera di Popoli” e “Guizza” sono due “figlie” di

questo produttore nazionale. A fine fiera, grosse soddisfazio-

ni arrivano dai concorrenti abruzzesi ai campionati mondiali

indetti dalla Nazionale Italiana Pizzaioli. Un’avezzanese, Gio-

vanna Luisi, si è classificata al secondo posto all’VIII cam-

pionato di pizza senza glutine, mentre due abruzzesi sono

saliti sul podio del I campionato di Kamut® Pizza (per il quale

è stata utilizzata farina di kamut® al 100%): Claudio Fran-

chi di Avezzano (Aq) e Valerio Valle di Giulianova (Te), che si

sono classificati primo e secondo. I due avezzanesi si sono

classificati al primo e al terzo posto anche nell’VIII campiona-

to della pizza di alta qualità, mentre vediamo un pescarese,

Alberto Aceto, aggiudicarsi il primato del campionato per la

pizza classica fantasia.

25magazine

Page 14: Ccomemagazine N0

Nata nel 2001 come società di imprenditori e liberi professio-

nisti e dal 2007 azienda a gestione di carattere familiare, la

“Cantine Talamonti” sorge tra le colline di Loreto Aprutino, nel

pescarese, e lavora uve provenienti da terreni che si esten-

dono per 25 ettari. Una realtà giovane che punta in alto e si

muove lungo linee guida che mettono al primo posto l’innova-

zione, la qualità, la selezione.

«Il 90% della nostra produzione è d.o.c. – spiega la sua

proprietaria Antonella Di Tonno – Produciamo in gran parte

Montepulciano d’Abruzzo, seguito dal Trebbiano, e abbiamo

adottato un processo di selezione e lavorazione dei vini tale

da esaltare le potenzialità dei vitigni.

Ad esempio consideriamo pronto il nostro Montepulciano

solo dopo averlo fatto decantare nelle botti almeno per un

anno, tanto che tra la raccolta e la commercializzazione di

un vino può passare un periodo di tempo che va dai dodici

mesi ai tre anni e mezzo: solo così il prodotto può affinare

e mettere in risalto le sue caratteristiche». Alla base di tutto

questo ci sono il piglio e la dinamicità di una realtà giovane

e appassionata: «Tutto quello che sappiamo di poter portare

Cantine TalamontiL’Abruzzo in dote

Un applauso a scena aperta

vinocome

Redazionale - Foto: archivio Cantine Talamonti

®

28magazine

Page 15: Ccomemagazine N0

con noi – spiega Rodrigo Redmont, direttore commerciale – è

il nostro territorio: da qui il claim “L’Abruzzo in dote®”.

I nostri vini sono presenti nei ristoranti italiani di riferimento e

in 25 Paesi all’estero, per questo stiamo costruendo rapporti

con altre realtà di punta del territorio. Desideriamo promuo-

vere la nostra regione nel modo più completo».

La produzione della “Cantine Talamonti” raggiunge oggi le

350mila bottiglie l’anno: «Crediamo che il nostro futuro sia

nella lavorazione del Montepulciano – continua Antonella Di

Tonno – E’ un vitigno di cui, sebbene si parli poco, riteniamo

debba ancora mostrare appieno il suo potenziale e che sia,

dal punto di vista degli studi scientifici, piuttosto giovane.

Nel Trebbiano crediamo molto, vogliamo valorizzarlo perché

è molto radicato nel territorio ma poco conosciuto nel mondo

perché difficile da lavorare: è un vitigno “testardo” che non

matura in maniera uniforme, ma pur non avendo profumi esa-

gerati è molto elegante».

11magazine

30magazine

Page 16: Ccomemagazine N0

La gamma dei “classici” Talamonti comprende il Rosé (il

Montepuciano Cerasuolo), il ModA’ (il Montepulciano) e

il Trebì (il Trebbiano): vitigni che trovano la loro massima

espressione nelle “selezioni” Tre saggi e Aternum.

«Il Tre Saggi – continua Antonella Di Tonno – è un vino che

proviene dalla cernita effettuata su uve Montepulciano e

prende il nome dai tre patriarchi raffigurati in un dipinto cu-

stodito nella chiesa di Santa Maria in Piano a Loreto.

L’Aternum, come si intuisce, allude al fiume più lungo della

regione, che oggi conserva nel tratto alto il nome di Aterno

ed ha acquisito nel tratto basso il nome di Pescara.

Abbiamo scelto queste denominazioni per fortificare ul-

teriormente il legame con il territorio». Tra i futuri progetti

dell’azienda “fermentano” la produzione di un passito di

Montepulciano e di olio extravergine di oliva: non dimenti-

chiamo che Loreto Aprutino ha ottenuto la prima certificazio-

ne d.o.p. d’Italia.

L’ultimo nato di casa Talamonti è il Kudos, un vino frutto di

un blend tra le uve di Montepulciano e di Merlot: «Tra l’altro,

il Kudos è il risultato di uno studio condotto in collaborazione

con la Facoltà di Enologia dell’Università degli Studi di Tera-

mo dietro finanziamento europeo – conclude Rodrigo Red-

mont – che prevede l’utilizzo di legni di diverse tostature e

deriva dalla scelta di comprendere meglio il nostro territorio.

Il Montepulciano è un vitigno “capriccioso”: abbiamo deciso

di coniugarlo al Merlot affinché lo stemperasse e lo rendesse

ancora più fruibile. Il nome stesso, kudos, che è una parola

greca, indica prestigio.

Un vino che merita un applauso a scena aperta».

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Cantine Talamonti S.p.A.C.da Palazzo - 65014 Loreto Aprutino (Pe)

Tel. +39 085/8289039

www.cantinetalamonti.it

Vinitaly: Padiglione 11 - Stand E2

Page 17: Ccomemagazine N0

In Foto: Semi di Zucca tostati con uvetta sultanina

naturalecome

di Andrea Santilli - Associazione clorophilla 99 www.clorophilla99.it - [email protected]

Partiamo dal principio che come prima cosa

evolve l’anima, quindi in base alle sue necessità la Natura

provvede al corpo. In questo modo non esiste una evoluzione

dal punto di vista fisico, ma spirituale.

Così, la cucina naturale in sintonia con le stagioni può diven-

tare il tramite per far rinascere individualmente uno spirito più

responsabile nei confronti della propria salute e dell’ambiente

in cui si vive. E’ molto di più di una “dieta”, è una filosofia pra-

tica e applicabile ad ogni situazione della vita che, partendo

dall’alimentazione, permette di riconsiderare le proprie abitu-

dini alla luce delle reali necessità del corpo.

Come ogni forma d’arte terapeutica, richiede sensibilità, stu-

dio e sperimentazione, in un percorso che stimola la creati-

vità, il rispetto e una maggiore consapevolezza nei confronti

della MadreTerra, conducendo il praticante ad amare l’atto

del cucinare e non solo quello di mangiare.

Una maggiore attenzione alle associazioni tra cibi, agli effet-

ti che producono sull’organismo, alla qualità e provenienza

degli ingredienti e all’utilizzo dei metodi di cottura più indi-

cati stagione per stagione, diventa fattore fondamentale per

cucinare un menù equilibrato, gustoso al palato e carico di

energia vitale.

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Page 18: Ccomemagazine N0

Per esempio, durante la stagione fredda, oltre la scelta delle

verdure e dei cereali coltivati in modo bio-logico o biodinami-

co, sono il fuoco, il tempo di cottura e il sale marino integrale

gli elementi che trasformano gli ingredienti, portando vitalità e

calore all’interno del corpo. Viceversa nella stagione calda si

cucinerà di meno,scegliendo ricette semplici a base di cereali

più digeribili e verdure appena saltate in padella o crude, pre-

ferendo inoltre frutta locale possibilmente lontano dai pasti.

Il menù che presentiamo si presta bene a rappresentare, con

le sue caratteristiche energetiche, questo ultimo scampolo

d’inverno umido e freddo.

Le varie preparazioni sono servite in un unico piatto di porta-

ta, magico mix di colori e sapori fondamentali in equilibrio tra

loro. Il cereale in chicchi è la base su cui ruotano la proteina

di origine vegetale e due ricette a base di verdure cucinate

usando stili di cottura opposti e complementari.

In Foto: Miglio e zucca, scaloppina di seitan, alghe Hijiki e broccoli in salsa di sesamo

36magazine

Page 19: Ccomemagazine N0

Il miglio e la zucca cotti in pentola a pressione sono un con-centrato di calda energia che stimola positivamente lo sto-maco, la milza e il pancreas, stabilizzando il livello di glicemia nel sangue con un equilibrato sapore tendente al dolce. Il miglio è un cereale molto nutriente, ricco di calcio facilmente assimilabile che rinforza denti, ossa, capelli e unghie.

Il regno vegetale offre alternative valide ed ecologiche dal punto di vista proteico e di consistenza per soddisfare il fab-bisogno giornaliero e l’appetito. Il seitan è la componente proteica del grano (glutine di fru-mento) estratto con semplice procedimento direttamente dal-la farina. L’ingrediente usato in questa ricetta per addensare il ricco brodo di cottura è la polvere di una radice dalle mille virtù (kuzu), vera e propria ‘medicina’ per il sistema digesti-vo.

Tra le tante verdure di mare commestibili, le alghe marine Hijiki sono le più ricche di sostanze nutrienti che rinforzano il sangue e lo purificano. Trifolate in padella sprigionano il loro caratteristico profumo di mare che si sposa magnificamente con aglio, erba cipollina e olio d’oliva a crudo.

La salsa a base di crema di sesamo esalta il sapore dei broc-coli appena scottati, per via della concentrazione di preziosi elementi, tra cui calcio e proteine facilmente assimilabili, pre-senti in entrambi.

Per i più esigenti, un assaggio del dolce budino a base di riso e cacao dolcificato con malto di cereali: molto delicato al gusto, incontra un palato abbondantemente soddisfatto e un’inaspettata sensazione di sazia leggerezza.

In Foto: Budino di riso e cacao37magazine

Page 20: Ccomemagazine N0

saralcome Silvi Marina

- Teramo -

In un Abruzzo poco dedito alle fiere, il Saral organizzato dal-

la Fiere Service s.a.s. fa la parte del ricambio d’aria per le

aziende, e non solo per quelle del territorio. Giunto ormai alla

diciassettesima edizione è ormai diviso, per esigenze di spa-

zi, tra i mesi di febbraio e marzo: esordisce il Saral dedicato

alle attrezzature e agli arredamenti del settore alberghiero

e segue il Saral Food per il settore dell’alimentazione. Oltre

cento espositori per una media di ventimila visitatori l’anno:

entrambe le sezioni del Saral attirano al Palafiera di Silvi Ma-

rina (Te) sia professionisti sia semplici curiosi, richiamandoli

anche dalle altre province e da fuori Abruzzo. Al Saral ristora-

zione, ad esempio, l’azienda “Synergy” di Città Sant’Angelo,

che cura prodotti di servizio per ristorazione, ha presentato

la sua ultima evoluzione, la Linea Food; la “Faber Sedie”,

sempre di Città Sant’Angelo, ha avuto occasione di far co-

noscere il suo stile e i suoi prodotti sia in metallo sia in legno;

il “Piccoli Big Store” ha esposto i suoi inconfondibili arre-

damenti in bambù, legno e di artigianato orientale, mentre

i gelati artigianali di Raffaele Magrini hanno dato un motivo

ulteriore ai visitatori di... farsi un giro in più. Presenti anche

i vini d.o.c. della tenuta I Fauri, l’azienda agricola teatina di

Domenico e Valentina Di Camillo; “Bellomo” e i suoi capi di

abbigliamento per ristoratori e operatori alberghieri; il Cna

Abruzzo; Franco Di Iulio e le sue forniture per alberghi; e in-

fine la F.a.b., la Federazione autonoma balneari. Al centro

dell’attenzione il rivenditore “Peva”, di Collecorvino, con le

sue attrezzature per bar, ristoranti e pizzerie.

Presenti anche aziende da fuori regione come la “Angelo

Po”, il produttore di cucine; la “Silio Antonelli”, da Pollenza

(Mc), creatrice del marchio della bevanda “Il caffè del non-

no”; “Zanussi”, che per le sue attrezzature alberghiere ha

sede a Pordenone ; o, infine, l’azienda di Morrovalle (Mc) “D

Desuite” che ha proposto i suoi delicati arredamenti.

Il Saral di febbraio è stato affiancato da eventi collaterali

come il terzo campionato di pizza tipica regionale, che si è

svolto dietro organizzazione dell’associazione regionale piz-

zaioli “Pizz’Abruzzo d.o.c.”, presieduta da Nicola Salvatore e

supportata dall’esperienza del pizzologo “Lucullus” Angelo

Petrone. La giuria del campionato, presieduta da Vito Satur-

no – direttore della guida alle pizzerie d’Italia – e composta da

Francesco Matellicani (vicepresidente nazionale e presiden-

te regionale API in Calabria), dai campioni mondiali di pizza

acrobatica Antonio e Vincenzo Mansi, dal campione mondia-

le di pizza senza glutine Claudio Padano, e dalla pluricam-

pionessa Laura Ansalone, ha assegnato il primo posto nella

sezione regionale abruzzese e in quella nazionale a Valerio

Valle di Giulianova (Te). Al secondo posto ex-aequo Biagio

Saccomanni, della pizzeria giuliese “Bellavista”, e Rossano

Rossella, da Pietralcina. Ha conquistato il terzo posto l’esor-

diente Dojana Cela della pizzeria “Stella d’Abruzzo” di Lan-

ciano, classificatasi prima anche nella categoria juniores.

La fiera delle specialita’Il Saral a Silvi richiama ventimila visitatori l’anno

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Reportage - Foto Alessio Pisciella

Page 21: Ccomemagazine N0

tradizionecome

IL BIANCOè in tavolaSegreti della cucina contadina

di Anita Righetti - Foto: Sergio Pasqual + archivio Creo adv.

La cucina del nonno, rivisitata.

Di recente la cucina abruzzese non ha elaborato nuovi piatti.

Alleggeriti e rinnovati, i piatti che tornano sulla nostra tavola re-

stano quelli della secolare cultura contadina. Per una questione

puramente numerica, però, la memoria riporta piatti poveri, omet-

tendo per mancanza di conoscenza il ricordo di una cucina ricca e

sontuosa che era riservata a pochi.

In sostanza una cucina legata al territorio, come si usa dire oggi,

ma soprattutto espressione di produzioni delle grandi famiglie con-

tadine che, proprietarie delle terre, le coltivavano a ciclo chiuso,

producendo cioè tutto quello che occorreva per vivere – cibo, tessu-

ti, legnami – e vendendo l’eccedenza della produzione.

Il guadagno dell’eccedenza andava al proprietario del fondo, ma di

fatto, laddove era presente, era il fattore a saper cucinare.

Chi produceva, sviluppava particolare maestria nella preparazione

dei piatti... vale a dire, si mangiava benissimo.

Contraddicendo la tesi marxiana, la produzione di beni e merci

creava un circuito virtuoso per l’uomo e non andava a suo detri-

mento.

Ma erano veramente in pochi, e ancora in meno ricordano.

La buona tavola La regola principe in cucina, cioè la freschezza degli ingre-

dienti, produce effetti golosissimi.

La glassa bianca sulle pupe e i cavalli di Pasqua, una chia-

ra – l’albume – d’uovo appena raccolto dal nido sbattuta a

lungo insieme a cento grammi di zucchero, a velo non vani-

gliato e a succo di limone alla fine – proprio alla fine – versato

lentamente senza smontare il composto, è fragrante perché

indurisce all’aria rapidamente. Con l’uovo vecchio, invece, la

glassa diventa molliccia.

Stesso discorso per le “spumette” (le meringhe), dolce spe-

ciale per le nozze, ma di gran pregio per ogni occasione. Il

bianco è il colore degli sposi, con le sue valenze di significato

(castità, purezza ed altro), quindi anche le pupe e i cavalli de-

stinati agli sposi si decoravano con la glassa bianca; quando

si avvicinava il matrimonio, si aggiungeva un uovo alla pan-

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Page 22: Ccomemagazine N0

cia del dolce per augurare la fertilità. Per le “spumette” sono

necessari la chiara di un uovo superfresco, cento grammi di

zucchero semolato e cento grammi di mandorle spellate: le

dosi da lavorare sono di almeno due chiare, perché altrimenti

non montano.

Le mandorle si buttano nell’acqua bollente e quando la buc-

cia scivola via vanno scolate, passate sotto l’acqua fredda

e spellate. Si sciacquano di nuovo bene in uno scolapasta

sotto l’acqua corrente e si lasciano asciugare per ventiquat-

tro ore su un piatto o su un tovagliolo di cotone o di lino,

girandole ogni tanto con le mani pulite.

Quando sono asciutte vanno tagliate con un coltello a pezzi

non piccolissimi. In una bacinella, poggiata su un’altra con

acqua calda che non deve schizzare nel composto, si met-

tono le chiare con lo zucchero semolato e si cominciano a

montare con la fr usta elettrica.

Il composto deve diventare bianco lucido – con un termine

di moda, “bianco ottico” – e sodo. Con la frusta elettrica ci

vogliono circa venti minuti. Si aggiungono le mandorle giran-

dole molto delicatamente con un cucchiaio da tavola.

Su una lamiera da forno o anche una teglia si spolvera del-

la farina, mai olio, che col calore darebbe cattivo sapore al

dolce, e si poggia, a distanza di circa tre centimetri l’uno

dall’altro, mezzo cucchiaio da tavola di composto.

Il forno deve essere preriscaldato a 150/160 e la teglia va

controllata continuamente, una meringa per volta.

Quando, toccandole, le “spumette” cominciano a indurire,

dopo circa 10/12 minuti bisogna controllare bene che induri-

scano senza ingiallire. Si toglie la teglia e si lasciano raffred-

dare, poi si tolgono con l’aiuto di una paletta piatta.

Con molta perizia e queste dosi si dovrebbero avere 35/45

“spumette”.

Considerato che non è un dolce facile e che veniva infornato

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Page 23: Ccomemagazine N0

dopo il pane e le pizze, solo le grandi famiglie si potevano permettere di avere

gli ingredienti e di sviluppare la perizia per lavorarli.

Un tocco in più: nella pasta cruda, una grattata di buccia di limone.

Solo se del proprio giardino, però.

Filosofia di cotturaE’ il nostro stile di vita che ci impone di cuocere poco i cibi, quando non sono crudi.

Non è solo perché non abbiamo tempo, e neanche per lasciare intatte le proprietà del

cibo. E’ un modello di vita: modus vivendi avrebbero detto i latini.

Ieri, cioè quando c’era la cucina contadina storica, il solo modo di cucinare era con

il fuoco a legna e il tegame di creta. Era prevista una lenta cura del cibo e un rincal-

zare attento e continuo della brace, se non della cenere calda per cotture ancora più

lunghe. Il cibo acquistava sapori profondi e sapidi assolutamente diversi dai sapori

fragranti e croccanti del cibo cotto rapidamente, come invece facciamo oggi.

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Page 24: Ccomemagazine N0

Un percorso “degustativo” di 186 pagine per conoscere le

etichette da assaggiare e avere un quadro completo della

migliore produzione dei vini rosati italiani. E’ quanto offerto

dalla guida “Rosati d’Italia”, edita dalla casa editrice Cucina

& vini che propone, in questa seconda edizione dedicata al

bere rosa di qualità, una selezione di 395 rosati di tutte le

regioni italiane, scelti tra circa 600 vini inviati da più di 480

aziende e prodotti da oltre 60 vitigni diversi. Un carnet dove

i prodotti sono raccontati uno per uno, quasi a far sentire a

chi sfoglia le sue pagine il sapore profumato, intenso o vel-

lutato dei vini che hanno avuto il merito di essere presenti.

Tra le etichette selezionate soltanto 24 rosati sono stati però

considerati di livello superiore e hanno ricevuto la particolare

menzione “I vini da non perdere”, rappresentando così il top

della produzione in rosa d’Italia secondo i panel di degusta-

zione di Cucina & vini. Tra le regioni presenti in questa rosa di

campioni spicca l’Abruzzo, che con le sue sei etichette meri-

tevoli di fascia fa sfoggio della sua lunga tradizione vinicola,

il cui valore è stato confermato anche dai risultati ottenuti nel

2006 nei diversi concorsi enologici nazionali e internazionali

come il Vinitaly, dove è stato proprio l’Abruzzo ad aggiudi-

carsi tutte le medaglie a disposizione nella categoria rosati

d.o.c. “Da non perdere”, quindi, il “Cerasuolo” delle cantine

Pasetti e Valentini, “Hedos” di Cantina Tollo, “Villa Gemma”

di Masciarelli, “Cerano” di Pietrantonj e “Vigna Corvino” del-

la cantina Contesa, tutti Montepulciano d’Abruzzo, rigorosa-

mente cerasuolo d.o.c., annata 2006. Medaglia d’argento,

invece, per il numero di vini presentati e selezionati, dove

l’Abruzzo è battuto dalla Puglia con una sola bottiglia. «La

crescita costante dell’interesse del mercato nei confronti dei

rosati - spiega il curatore della guida, Massimo Di Cintio -

ha spinto molte nuove aziende ad inserire questa tipologia

nella gamma dei prodotti, ma anche stimolato il migliora-

mento qualitativo dei rosati già conosciuti sul mercato. Oggi

ai rosati italiani deve essere riconosciuta una precisa digni-

tà, che valorizzi quella grande tradizione che molti territori

possono vantare, tale da affrancarli dall’immagine di vini da

consumarsi entro l’anno successivo alla vendemmia: nelle

degustazioni abbiamo trovato rosati anche longevi, capaci

di fondere la freschezza dei bianchi e la potenza dei rossi,

talvolta ben strutturati talaltra più beverini».

agendacome

delvino

di Valentina Tenaglia - Foto: archivio Creo adv.

VINI ROSATIl’abruzzo tra i

campioni d’italiaSecondo Cucina & Vini sono sei le etichette abruzzesi da non perdere.

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Page 25: Ccomemagazine N0

La tradizione? Non dev’essere un limite territoriale. La cucina

dei nostri nonni? E’ il la da dare ad una sinfonia di sapori ri-

assemblati con stile moderno.

Con questi pochi, leggeri tratti si può provare a riassumere la

filosofia di Niko Romito, cuoco e titolare di quello che finora

è l’unico ristorante abruzzese “stellato” dalla guida Michelin

2007. La sfida: non tanto riportare nella sua regione una ma-

niera moderna di fare cucina dopo l’esperienza lavorativa al

ristorante “Caino” di Montemerano (Grosseto), ma proporla

nel suo paese natale, Rivisondoli, un paesino di appena 700

abitanti arroccato tra le montagne della provincia dell’Aquila.

Alla base di questa scelta c’è un albergo, “Residenza Reale”,

diventata poi pasticceria e trasformata nel 1996 nel Risto-

rante Reale da suo padre Antonio Romito, prematuramente

scomparso nel 1998.

A soli 23 anni, perciò Niko, ha lasciato gli studi di Economia a

Roma e si è reinventato cuoco tra le – possiamo dire – monta-

gne domestiche.

Da allora lui e la sorella Cristiana mandano avanti il “Risto-

rante Reale” con amore ed un indubbio talento. Il 2006 è

stato l’anno della svolta per Niko: prima il premio Tolaini della

guida dell’Espresso per il “Giovane dell’anno”, poi il secondo

posto al campionato mondiale di gastronomia di San Seba-

stian, e nel gennaio 2007 il primo intervento a “Identità golo-

se”, il congresso italiano della cucina d’autore a Milano.

«Credo in una cucina dall’approccio facile – ha spiegato al

suo secondo intervento a “Identità golose”, lo scorso genna-

io – che metta in risalto la materia prima, con quel tocco di

freschezza che non annoia mai.

Quando si parla di alta cucina, nell’immaginario collettivo c’è

la convinzione che a tavola vengano servite cose “strane”: è

ora di tornare a quei piatti che rappresentano un gusto ben

preciso».

Niko Romito ha accettato di prestare due ricette a “C come

magazine”: la scelta è stata dura ma alla fine l’hanno spunta-

ta gli gnocchi con zucchine, zafferano (un must nell’aquilano)

e ricotta di pecora, e una “croccante espressione di lingua”

che lo chef ha proposto al congresso di Milano due mesi fa,

prima di partire per Francoforte insieme ad una delegazio-

ne organizzata dall’assessorato alle attività produttive del-

la Regione Abruzzo nell’ambito di un progetto di marketing

territoriale. «Occorre ricordare – spiega – che la lingua è un

muscolo: non solo è il taglio più magro che si possa ottenere

da un manzo e dalle caratteristiche organolettiche superiori,

ma è assolutamente estraneo al morbo della “mucca pazza”.

Alcune false leggende andrebbero sfatate».

di Cristina Mosca - Foto: Flavio Palazzo

nikocome

romito

una stella... appennina

E’ a Rivisondoli l’unico ristorante abruzzese riconosciuto dalla guida Michelin.

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1 lingua di manzo1 carota, 1 cipolla, 1 costa di sedano

3 litri di latte fresco1 rametto di timo, 8 foglie di salvia,

1 spicchio di aglio, 200 grammi di cipolle rosse150 grammi di cipolle dorate

200 grammi di cavolfiore lesso100 grammi di patate lesse250 grammi di aceto bianco

150 grammi di zucchero300 grammi di acqua

50 grammi di lampone centrifugatoolio

Come si prepara & cucina la linguaSi raschiano carote e sedano e si lavano; le cipolle vanno sbucciate e tagliate a mirepoix (cubetti di 3 millimetri di lato) insieme alle carote e al sedano. Si scalda un filo d’olio di oliva in una cocotte di ghisa e vi si rosola il mirepoix di verdure fino ad ottenere una colorazione bionda. Si unisco-no lo spicchio di aglio e gli odori (il timo, la maggiorana, la salvia) e si aggiunge la lingua già precedentemente sala-ta e pepata, facendola rosolare. Si copre il tutto con il latte fresco e si cuoce per sei ore a temperatura controllata non superiore ai 90 gradi.

Come si preparano le cipolle in agrodolce di lampo-neSi porta l’aceto ad ebollizione insieme all’acqua e al suc-co di lampone, e si aggiungono le cipolle rosse tagliate a spicchi e lo zucchero. Si fa bollire per cinque minuti e si fa raffreddare immediatamente.

Come si prepara l’olio al carboneSi fanno carbonizzare le cipolle dorate su una piastra di ghisa e si frullano con dell’olio extravergine di oliva. Poi si passa il tutto ad un colino.

Come si rifinisce e presentaSi pulisce la lingua dalla pelle esterna e si taglia in cubi da due centimetri per lato che verranno rosolati in una padel-la antiaderente da entrambi i lati. Si posizionano al centro del piatto, infine vi si distribuiscono tutt’intorno le patate lesse, i cavolfiori e le cipolle in agrodolce, irrorando con l’olio al carbone e foglioline di maggiorana.

500 grammi di patate200 grammi di farina

1 uovo400 grammi di zucchine

1 grammo di zafferano dell’Aquila200 grammi di ricotta salata

Pomodori canditi, cipolla bianca, sale, pepe.

Come si preparano

Si cuociono le patate a vapore e si formano gli gnocchi con della farina e l’uovo. Si mondano le zucchine eliminando l’anima bianca e si fanno stufare in un tegame con della ci-polla; si sala e si frulla il tutto con dell’acqua e con lo zaffe-rano precedentemente lasciato in acqua per una mezz’ora. Si cuociono gli gnocchi in acqua salata, si posizionano nel piatto e si salsano con la crema di zucchine, con le zucchi-ne crude, i pomodori canditi e la ricotta salata.

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Un’intensità profonda si può nascondere anche in un picco-

lo sapore, se è il risultato di anni di pazienza. È il segreto

dell’aceto balsamico artigianale che viene creato da uomi-

ni appassionati come Nadio Caporrelli, titolare da 25 anni

dell’”Antica Acetaia” a Montesilvano, che ci spiega: «Il nostro

aceto balsamico è il frutto di operazioni lente e accurate, ap-

partenenti ad un percorso di rincalzi premurosi effettuati una

volta l’anno. Tutto inizia dalle botti, le acetaie, grandi a scalare

e disposte in batteria da cinque o sei: non sono vergini quan-

do vengono acquistate bensì già vinificate, ossia pre-trattate

con l’aceto per evitare muffe e batteri. Sono grandi dai 20

litri in su, fatte a mano e con legni diversi: ciliegio, castagno,

frassino, ginepro, gelso... È in questo modo che l’aceto si

impregna di profumi diversi durante il suo cammino». Nella

botte più grande c’è la materia prima, costituita da mosto di

Trebbiano, aceto forte e mosto cotto distribuiti in percentuali

IL GUSTOSI SERVE A GOCCE

L’Abruzzo scopre l’aceto balsamico

Redazionale - Foto: Mario Mariani

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precise. Al momento del rincalzo, Nadio Caporrelli, aiutato

da un amico produttore di Maranello, Maurizio Amato, prima

svuota la botte più piccola dell’aceto che ha prodotto duran-

te l’anno, poi ha inizio il travaso: si mesce il contenuto delle

botti più grandi in quelle più piccole, progressivamente, fino a

svuotare un poco anche la maggiore e quindi restituirle una

nuova dose di “prodotto base”. «Le miscele evaporano du-

rante l’estate e il loro livello scende anche di 14 centimetri

– continua Nadio Caporrelli – infatti andrebbero conserva-

te in determinate condizioni di umidità, di ventilazione e di

esposizione al calore e alla luce. L’ideale è custodirle sotto

i granai, ma l’aria di mare crea la situazione più auspicabile.

Tra maggio e agosto le botti non si possono neanche toccare

Page 29: Ccomemagazine N0

perché in piena attività, mentre in inverno la fermentazione

rallenta». È proprio in inverno che si può intervenire con il rin-

calzo: un’operazione lenta che può richiedere anche giornate

intera, poiché occorre annotarsi ogni variazione di livello. È

così che l’aceto balsamico diventa un prodotto artistico, da

centellinare nelle dosi e sperimentare su qualsiasi pietanza,

tanto che Nadio Caporrelli ha raccolto in un ricettario alcune

idee sorprendenti sui suoi possibili utilizzi. Dulcis in fundo –

ed è proprio il caso di dirlo – è sua l’invenzione di una coppa

artistica di gelato decorato con aceto balsamico, che serve

in una nota gelateria di Montesilvano in qualità di mastro ge-

lataio.

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Un film di Abdel Kechiche. Con Habib Boufares, Hafsia Her-zi, Faridah Benkhetache, Abdelhamid Aktouche, Bouraouïa Marzouk, Alice Houri.

Genere: Drammatico/Commedia - 151 minuti. Produzione: Francia 2007.Distribuzione: Lucky Red.

Sète, cittadina portuale a pochi chilometri da Marsiglia.Il sessantenne Beiji Slimane (H. Boufares), lavora da una vita nel cantiere navale della città. La nuova organizzazione, cogliendo al balzo la scarsa disponibilità dell’uomo ad ade-guarsi a ritmi di lavoro più flessibili, lo licenzia.Beiji è divorziato, ma nonostante le vecchie divergenze ha sempre mantenuto buoni rapporti con la famiglia. La disoccupazione e le difficoltà economiche fanno sorgere in lui un senso di sconfitta e frustrazione, ma allo stesso tempo un forte anelito di riscatto personale e sociale: si fa strada il sogno di ristrutturare una vecchia imbarcazione e realizzarvi un ristorante etnico, in cui proporre come piatto principale il cous cous di pesce.Tenacemente sostenuto da Rym (H. Herzi), la figlia della sua nuova compagna, e successivamente da tutta la famiglia, Beiji si sforza di superare le barriere burocratiche e finanziarIe che lo separano dal suo sogno e nonostante le vicissitudini iniziali, il progetto sembra prendere corpo. Dopo la parentesi offertaci con “La Schivata”, Kechiche torna a proporre un bel film di denuncia al razzismo. Toccando le gravi note dell’immigrazione e integrazione in Francia, e offrendoci uno spaccato della vita quotidiana di una famiglia franco-araba.Invidie, pettegolezzi, ipocrisie e forza dei legami familiari; tutto fuso in questo colorito e variegato cous cous servito diret-tamente sulla nostra tavola. Perché questo film ha talmente poco della finzione cinematografica, da farci sentire tutti invitati al “pranzo di famiglia”. Faccia a faccia con i protagoni-sti-attori, non professionisti, ma ottimi interpreti della vita.

Cous Cous(La Graine et le Mulet)

di Guernica - http://atuttavita.blogspot.com

Meritato il premio “Marcello Mastroianni” come migliore attrice emergente attribuito ad Hafsia Herzi.Volti solcati dal fluire di una vita faticosa e dall’ondata dei forti cambiamenti economici. Nei gesti spontanei, l’espressione di un forte disagio sociale.Audacemente, vengono imposti un ritmo serrato nel montag-gio e dialoghi battenti come pioggia. Voci insistenti e sovrap-poste, a tratti snervanti. La parola è la colonna sonora.Forse eccessivo l’indugio su alcune scene, quali i rimproveri incalzanti di una giovane madre oltremodo petulante o il pian-to della donna tradita che si protrae davvero a lungo. Scenografia ridotta all’osso e una rappresentazione anticon-venzionale voluta e legata alla necessità di essenzialità del film.Nonostante qualche piccola incertezza e il senso di angoscia che attanaglia a tratti lo spettatore, il film risulta facilmente metabolizzabile e ne è consigliata la visione a chiunque ab-bia voglia di qualcosa fuori dai canoni. A chiunque sia pronto a farsi rifocillare con un gustoso e nutriente cous cous.

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Si chiama ”www.trentanove.com” ed ha l’ambizione di rivoluzionare il siste-ma commerciale a livello internazionale. L’idea del primo shopping center sul te-lefonino nasce dalla società abruzzese di Ict (Information and Communication Technologies) Riviera Communications e permetterà alle aziende di vendere i propri prodotti attraverso il telefono cellulare. Il progetto, già brevettato, deve il suo nome al prefisso telefoni-co dell’Italia (+39) ed è visibile anche dal web. «Trentanove.com – spiegano Cinzia Cordesco e Roberto Santuc-cione, responsabili di Riviera Commu-nications - è rivolto a tutte le imprese di piccola, media e grande distribuzio-ne che vogliano aprire un negozio sul telefono cellulare per vendere i loro prodotti di qualsiasi natura commer-ciale». L’utente che farà shopping non pagherà nessun servizio aggiuntivo alla connessione a internet e le aziende che vorranno entrare nel circuito dovranno solo sostenere il costo dell’affitto del-lo spazio virtuale. Il progetto “mobile shopping” è sostenuto da Confcoo-perative Abruzzo, Confcommercio e l’Unione Industriali: le prime imprese ad “entrare” nel cellulare sono state quelle della Confcommercio.

Potrebbero diventare presto realtà i “Din-ink”, i tappi-posate per bic ideati dal gruppo abruzzese di giovani appas-sionati di architettura, design e spazio urbano Zo_loft (www.zo-loft.com). La loro invenzione, disarmante e allo stesso tempo geniale, ha conseguito il primo premio ex-aequo al concorso dedicato alla ricerca di soluzioni per il pranzo del futuro “Dining in 2015”, conclusosi a Milano alla fine di gennaio in occasione della VI edizione del Ma-cef Design Award “Massimo Martini”. Gli Zo-loft si sono uniti nel 2002 dopo essersi conosciuti a Pescara, durante gli studi universitari, presso la Facoltà di Architettura dell’università “Gabriele d’Annunzio”, e sono il laureando Pao-lo Emilio Bellisario di Sora (Fr), Cristian Cellini di Chieti scalo, fresco di laurea triennale, e Francesca Fontana e An-drea Cingoli, l’una di Pescara e l’altro di Roseto degli Abruzzi, abilitati da poco alla professione di architetto. I “Din-ink” entrano facilmente in tasca, sono bio-degradabili, non tossici e durano fino a 180 giorni perché resistono a tempe-rature che superano anche i 100 gra-di, per cui sono lavabili. Il progetto ha destato l’interesse di diversi produttori internazionali che stanno già contattan-do il team.

L’Abruzzo sarà sponsor e protagonista dell’edizione 2008 dello Spring Fancy-Food di Chicago grazie all’efficiente sinergia tra la Camera di Commercio di Pescara, il Centro Estero delle Camere di Commercio d’Abruzzo e l’assessora-to regionale all’agricoltura. Dal 27 al 29 aprile un settore del McCormick Place di Chicago sarà interamente dedicato alle eccellenze dell’agro-alimentare abruz-zese con aree espositive riservate alle imprese e stand per la degustazione dei prodotti. Alle attività espositive si ag-giungeranno altri due importanti eventi: una cena dedicata ai sapori della nostra regione, che vedrà la partecipazione dei più importanti operatori americani e canadesi del settore agro-alimentare, ed un seminario dedicato all’olio d’oli-va organizzato in collaborazione con “Fiera Milano”. La rivista della NASFT (National Association for the Specialty Food Trade) “Specialty Food”, distri-buita in 40mila copie tra gli operatori del centro America, ha già previsto un inserto monografico sull’Abruzzo e sui suoi prodotti agro-alimentari che sarà leggibile anche on-line per un anno sul sito del Fancy-Food (www.fancyfood-magazine.com).

Arrosticini a ChicagoA pranzo con la BicIl primo mobile shopping center è un’idea abruzzese.

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Il 2 febbraio è stata inaugurata la nuova sede della Cia provinciale di Teramo: dalla zona del Duomo, infatti, la sede della Confederazione Italiana Agricol-tori di Teramo si è trasferita in via Gam-melli 8 (tel. 0861/245432, e-mail [email protected]) nella zona dell’ex Villeroy & Bloch. «Con la nostra assistenza i lavo-ratori possono avere la sicurezza di es-sere seguiti e consigliati in ogni settore della vita pubblica e privata – ha di-chiarato al taglio del nastro il presiden-te Giorgio De Fabritiis, che dall’ottobre 2006 guida la Cia provinciale al posto del giuliese Massimo Cerasi, prematu-ramente scomparso – Ci impegniamo a svolgere un’opera importante nella salvaguardia dell’ambiente, nell’assi-stenza previdenziale, nella sicurezza alimentare... ma soprattutto nella va-lorizzazione dell’agricoltura biologica, dei nuovi insediamenti e degli agri-turismi». Le altre sedi operative nella provincia sono ad Atri in via Cherubini 10 (tel. 085/87723, [email protected]), a Ca-stiglione M.R. in viale Umberto I (tel. 0861/990479, [email protected]), a Giulianova in via Ruetta Scarafoni (tel. 085/8006064, [email protected]), a Montorio al Vomano in piazza Orsini 11 (tel. 0861/591994, [email protected]) e a Nereto in via Enrico Fermi 1 (tel. 0861/82203, [email protected]).

«Se l’Italia ha perso importanti fette di mercato, è perché i nostri operatori co-minciano a venire surclassati da profili stranieri più specializzati nelle lingue e nelle competenze: dobbiamo essere più competitivi». Con queste parole il dirigente scolastico dell’istituto alber-ghiero di Pescara “Filippo De Cecco” Raffaele Vitale motiva l’adesione della scuola al primo corso formativo profes-sionalizzante d’Italia in operatore con-gressuale - esperto di meeting industry, realizzato per le quarte e le quinte classi in collaborazione con Federcongressi, Ally Eventi/Gruppo Fonema e Adecco. «Il corso di formazione – spiega Rodol-fo Musco, di Federcongressi - prevede un sicuro sbocco occupazionale a livel-lo nazionale; a giugno si concluderà il primo biennio e l’Italia avrà i suoi primi operatori congressuali professionisti». Lo scorso febbraio, nell’ambito del primo convegno d’Italia sulla meeting industry “Ristorazione & Meeting In-dustry: fatti e misfatti”, gli allievi han-no ascoltato da qualificati esperti del settore testimonianze su esperienze lavorative focalizzate su alcune finalità specifiche, sulle esigenze organizzative dei grandi eventi e sulle necessità del cliente.

In occasione di San Valentino la Canti-na di Tollo (Ch), eletta Cantina dell’anno 2008 dall’Almanacco del Bere Bene, ha lanciato i vini della linea “Cuore”. L’ele-mento caratterizzante delle etichette Cuore è la Presentosa, il gioiello otto-centesco che nella tradizione contadi-na abruzzese veniva offerto alla propria innamorata. La nuova linea di vini (Mon-tepulciano, Montepulciano Cerasuolo e Trebbiano) nasce dal progetto Vigneto Avanzato, un coraggioso piano vitivini-colo frutto della storia di cooperazione di Cantina Tollo. Per Vigneto Avanzato, infatti, basandosi su criteri di “storici-tà”, affidabilità e sostenibilità ambien-tale e territoriale, Cantina Tollo ha se-lezionato un gruppo di soci che hanno sottoscritto un patto: quello di produrre uve di qualità superiore per dare vita a vini top di gamma. Una scelta non sen-za sacrifici, in quanto i soci dovranno attenersi scrupolosamente ad un disci-plinare di produzione che prevede dira-damenti drastici, per una resa massima che varia, a seconda della varietà, tra gli 80 e i 100 quintali ad ettaro. Sce-gliendo di retribuire questi produttori ad ettaro e non a quintale, per prima in Italia la Cantina Tollo assicura in modo costante un reddito maggiore, in modo da consentire ai soci di attuare investi-menti a medio e lungo termine.

Una nuova sede per la CIA di Teramo.

Meeting Industry, a Pescara il primo convegno d’Italia.

Cantina Tollo, nasce la linea Cuore

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Tredici cooperative della pesca fanno ufficialmente squadra dalla fine dello scorso febbraio, unendosi nella Feder-coopesca Abruzzo, la federazione re-gionale delle cooperative della pesca e dell’acquacoltura, di Confcooperative. La nuova federazione avrà sede ad Or-tona (Ch) e conterà un volume di affari complessivo di circa 3,5 milioni di euro. Non a caso la pesca è una risorsa eco-nomica importante nella nostra regione, ma con una forte connotazione artigia-nale, annoverando oltre il 70% delle im-barcazioni nella piccola pesca costiera, e flotte con un età media superiore ai 20 anni.

Confcooperative, nasce la Federcoopesca Abruzzo

Al 29esimo salone internazionale della gelateria, pasticceria e panificazione artigianali (Sigep) che si è svolto alla Fiera di Rimini dal 26 al 30 gennaio, la sede giuliese dell’istituto “Lorenzo Di Poppa” si è classificata al primo po-sto all’interno del concorso tra scuole alberghiere ospitato dal forum Con.Pa.it. (Confederazione Pasticceri Ita-liani). Gli allievi della scuola, diretta a Giulianova da Rosanna Di Berardino, hanno partecipato con un colosseo di cioccolata dietro il coordinamento de-gli insegnanti di sala Dario Tinari, Mas-simo Di Gaetano e Federico Anzellotti. Sul podio anche l’istituto alberghiero di San Giovanni Rotondo (Foggia) e l’istituto alberghiero di Siracusa. Il “Di Poppa” ha sede centrale a Teramo ed è un istituto molto attivo: dieci studenti e due insegnanti saranno presenti anche al Vinitaly a Verona, grazie al suppor-to dell’Arssa, l’Agenzia Regionale per i Servizi di Sviluppo Agricolo in Abruzzo. A maggio la sede giuliese ospiterà un concorso internazionale al quale parte-ciperanno trenta istituti alberghieri pro-venienti dall’Italia e da tutta Europa.

L’istituto alberghiero di Giu-lianova è scuola alberghiera Campione d’Italia.

Dopo gli aumenti della pasta, del pane, della carne ed il recentissimo rincaro del carburante, la Federconsumatori Abruzzo registra oggi anche pesanti rincari del latte. Acquistato al bar (dove è possibile) o al supermercato, il prezzo del latte è aumentato dal 3 al 12% ri-spetto al 2007.Da un primo rilevamento, effettuato da iscritti della Federconsumatori, «senza nessuna pretesa scientifica - spiega il presidente Franco Leone - ma solo sul-la base della esperienza diretta, abbia-mo verificato l’incremento del costo di un litro di latte fresco nelle diverse città abruzzesi. Calcolando che una fami-glia media abruzzese acquista un litro di latte al giorno, pari a una media di 1,55 €, la spesa annuale ammonta a 565,75 €: ben 36,50 € in più rispetto al 2007, quindi con un incremento del 7%». Prendendo a campione una fa-miglia in cui siano presenti almeno 2 bambini, inoltre, di cui almeno uno con età inferiore ad 1 anno, la spesa cresce di quasi il doppio. Federconsumatori ribadisce fermamente la necessità di sistemi istituzionali di verifica, controllo e sanzione al fine di colpire ed estirpa-re abusi speculativi su questo alimento primario.

Federconsumatori: «Il latte fresco è sempre più caro»

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