cellule staminali, problema etico tra fede e scienza

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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI SASSARI Facoltà Di Scienze Politiche CORSO DI LAUREA SPECIALISTICA IN EDITORIA COMUNICAZIONE MULTIMEDIALE E GIORNALISMO LABORATORIO DI ETICA DELLA COMUNICAZIONE Cellule staminali: Il problema etico tra fede e scienza Relazione di: Sardu Francesco 30026571 DOCENTE: PROF. PIERO DOMINICI ANNO ACCADEMICO 2007-2008

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Saggio breve sulle cellule staminali dal punto di vista etico

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Page 1: Cellule Staminali, Problema Etico Tra Fede E Scienza

UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI SASSARI

Facoltà Di Scienze Politiche

CORSO DI LAUREA SPECIALISTICA IN EDITORIA COMUNICAZIONE MULTIMEDIALE E GIORNALISMO

LABORATORIO DI ETICA DELLA COMUNICAZIONE

Cellule staminali: Il problema etico tra fede e scienza

Relazione di:

Sardu Francesco 30026571

DOCENTE:

PROF. PIERO DOMINICI

ANNO ACCADEMICO 2007-2008

Page 2: Cellule Staminali, Problema Etico Tra Fede E Scienza

Etica e morale

Ci sono due termini, etica e morale, che spesso vengono utilizzati come sinonimi, spesso

confusi o scambiati, ma che hanno significati diversi.

Il termine morale si utilizza per denotare il comportamento umano nelle sue azioni,

associate al concetto di bene o male. La morale di una società è l'insieme delle

consuetudini che sono state elevate a livello di norme per fornire un quadro di riferimento

per la collettività. Il concetto di moralità varia nel tempo e nello spazio. Per esempio, in

passato e in alcune culture, la poligamia e il maschilismo erano fenomeni non solo

accettati, ma gli individui che li praticavano godevano di stima e venivano ritenuti soggetti

di buona moralità. In alcune popolazioni, come Sparta, si eliminavano i bambini

malformati e questo faceva parte della loro quotidianità. Alcuni di questi elementi al giorno

d’oggi sarebbero inaccettabili, altri sono fonti di accese discussioni. La morale, insomma,

nasce per l'imposizione di un determinato gruppo rispetto ad un altro. Quello che ha

maggiore forza politica, religiosa o ideologica impone i suoi valori e la sua maniera di

concepire la vita, il bene e il male, il giusto e lo sbagliato. In questi termini l'individuo

"morale" ha una identità indottrinata che reprime la sua capacità di elaborazione critica e di

libera scelta.

L'etica invece e' quella parte della filosofia che studia la morale da una prospettiva umana,

tenendo in conto i concetti di autonomia, bontà, equità, solidarietà e uguaglianza di genere.

L'etica si realizza quando l'individuo esercita la capacità di pensare, di fermarsi prima di

agire e di chiedersi il perché deve seguire una determinata regola. Questa mediazione

riflessiva tra l'individuo e la norma, in cui si fa uso del pensiero critico, da' origine all'

etica.

Se l'etica comporta la riflessione e l'interiorizzazione perché sia autentica, la morale esige

solo il rispetto di una norma. Se si vuole essere etici e' necessario essere disponibili,

occasionalmente, a divenire immorali, magari andando controcorrente in nome della

ricerca di verità. La morale non può essere portata avanti da uomini liberi, necessita di

semplici esecutori. La libertà è dunque la discriminante tra etica e morale: la libertà e'

l'essenza dell'etica, cioè consapevolezza di compiere determinate scelte, mentre la

passività è l'essenza della morale, che fa compiere delle scelte automatiche in nome di

dogmi.

Su certi argomenti tanto complessi come quelli della bioetica, c'è un bisogno di risposte

etiche, sia dalla parte laica che religiosa.

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Cellule staminali

Un notevole interesse scientifico e clinico, non disgiunto da un ampio dibattito pubblico

sulle sue implicazioni etiche, sociali e giuridiche, continua a circondare lo studio delle

cellule staminali. Queste cellule, capaci di autorinnovarsi in coltura, rappresentano la

naturale sorgente citologica dalla quale si formano tutti i tessuti del corpo. Gli aspetti

tecnici e le prospettive terapeutiche, così come le questioni antropologiche e morali

sollevate da questa importante area della ricerca biomedica contemporanea, sono già stati

considerati in precedenza (L'Osservatore Romano, 11-12.09.2000, p. 10 e 16.09.2000, p.

9).

Una definizione comunemente accettata di "cellula staminale" è quella di una cellula che

ha due caratteristiche principali:

1) la capacità di auto-rinnovamento illimitato o prolungato, cioè di riprodursi a lungo senza

differenziarsi;

2) la capacità di dare origine a cellule progenitrici di transito: (nervose, muscolari,

ematiche,ecc).

Da circa 30 anni queste cellule hanno costituito un ampio campo di ricerca sia in tessuti

adulti, sia in tessuti embrionali e in colture in vitro di cellule staminali embrionali di

animali da esperimento. Ma l'attenzione pubblica ad esse è stata richiamata recentemente

da un nuovo traguardo raggiunto: la produzione di cellule staminali embrionali umane.

Nel 1998 è stato possibile per la prima volta isolare e coltivare cellule staminali embrionali

umane, il che ha aperto nuove prospettive terapeutiche e altresì generato una serie di

roventi polemiche, soprattutto nei paesi cattolici. Cellule staminali embrionali umane

possono dare origine a tutti i tessuti differenziati del nostro corpo e quindi generare nuovi

neuroni o cardiomiociti o epatociti per riparare tessuti vitali danneggiati da malattie

degenerative.

Le cellule staminali embrionali o ES (dall’inglese: “embryonic stem” cells) possono essere

geneticamente modificate in vitro mediante sostituzione di un gene sano con uno mutato o

viceversa (ricombinazione omologa). Queste cellule si ottengono dalla distruzione di

alcuni embrioni congelati, da qui nasce il problema etico.

Esistono, in Italia decine di migliaia di embrioni congelati. Molti di questi embrioni,

benché ancora vivi, non sono più in grado di dare origine ad una blastocisti normale e

pertanto non vengono impiantati. Contengono però al loro interno cellule che possono

essere espiantate in coltura e dare origine a nuove linee di cellule staminali.

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In parole povere, se si insegna loro a differenziarsi in cellule nervose, si spera di poter

curare, fra l’altro, l’infarto, la sindrome di Alzheimer, il morbo di Parkinson, la sclerosi

multipla, le malattie del midollo spinale. Se si insegna loro a diventare cellule del sangue,

sarà possibile curare la leucemia, molti tipi di cancro, le immunodeficienze e le malattie

ereditarie del sangue. E se si insegna loro a differenziarsi in cellule delle ossa, della

cartilagine, del fegato, della pelle, della retina o dei muscoli che reggono lo scheletro, sarà

possibile curare l’osteoporosi, le osteoartriti, le epatiti e le cirrosi, le ustioni, la

degenerazione maculare degli occhi, la distrofia muscolare. 

Le fonti conosciute di cellule staminali umane sono quattro:

1Alcuni tessuti fetali;

2) Gli embrioni, soprattutto quelli ai primi stadi di sviluppo, ossia i cosiddetti pre-

embrioni;

3) Il sangue del cordone ombelicale; 

4) Alcuni tessuti di organismi adulti (midollo spinale, epitelio-pelle, retina, midollo osseo,

cervello, gonade maschile);

Mentre le ultime due fonti di cellule staminali non sollevano problemi morali, la

questione etica subentra con le altre. Prendiamo il caso di tessuti fetali provenienti da

aborti procurati: qualora si considerasse immorale l’aborto non terapeutico, è legittimo

inserirsi al processo in corso per scopi buoni e terapeutici, ad esempio per  curare malattie

cerebrali? È lo stesso caso di un espianto di organi da un morto in un incidente stradale?

Con cautela, sembra che si possa rispondere di sì. Chiamiamo questo il problema dell’

«inserimento» in medias res, a cose già fatte. Stante il fatto che in Italia l’aborto è legale,

l’utilizzo di materiale fetale tratto da un cadavere abortito non è fondamentalmente diverso

dall’espianto di organi da un cadavere di un morto in altre circostanze. La moralità si

giudica guardando in avanti agli scopi, obiettivi e conseguenze, e non guardando

all’eventuale immoralità iniziale. Ciò significa ad esempio che l’utilizzo di materiale fetale

a scopo terapeutico è da considerarsi legittimo, mentre è da considerarsi immorale un suo

utilizzo per produrre cosmetici. 

Per la scienza l’embrione non è considerato essere umano: Il rapporto della commissione

Dulbecco afferma la differenza: «Un oocita, la cellula uovo femminile, ricostituito con il

nucleo di una cellula somatica adulta non può considerarsi uno zigote in senso classico, in

quanto non deriva dall’unione di due gameti. A riprova di ciò sta il fatto che l’oocita così

ricostituito non dà spontaneamente luogo allo sviluppo embrionale, poiché ciò può

avvenire solo grazie a stimolazioni artificiali che lo forzano a svilupparsi in blastocisti. In

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altre parole, quello che si forma non è l’embrione, ma una cellula in grado di generare

cellule staminali, con le stesse caratteristiche genetiche del paziente.

Concettualmente quindi, il prelievo di queste cellule equivale al prelievo di un organo da

un soggetto ancora vivo ma in stato di morte cerebrale.

Il motivo reale della situazione italiana è legato al concetto cattolico di “sacralità della vita

umana”, che viene esteso anche ad embrioni congelati allo stadio di poche cellule o di

blastocisti. I problemi legali, etici e politici concernono esclusivamente le cellule staminali

embrionali umane. In tutti gli altri casi l’utilizzo di cellule staminali adulte o non umane

non pone problemi di sorta. Nel febbraio del 2004 è stata promulgata la legge 40 sulla

fecondazione medicalmente assistita che vieta la produzione di cellule staminali

embrionali, anche a partire da embrioni congelati.

Perché la chiesa interviene

La risposta che la Chiesa dà è la seguente: ogni persona umana, dal momento del suo

concepimento alla sua fine naturale, è dotata di un tale valore da escludere assolutamente

ed incondizionatamente che essa possa essere esclusivamente considerata e trattata come

un mezzo. Partendo dalla considerazione del soggetto umano dal momento del suo

concepimento, la Chiesa pone i seguenti problemi etici:

Il primo problema etico, fondamentale, può essere formulato così: “È moralmente lecito

produrre e /o utilizzare embrioni umani viventi per la preparazione di ES ”?

«La risposta è negativa» per le seguenti ragioni.

1. Sulla base di una corretta e completa analisi biologica, l’embrione umano è vivente a

partire dalla fusione dei gameti, un soggetto umano con una ben definita identità, il quale

incomincia da quel punto il suo proprio coordinato,continuo e graduale sviluppo, tale che

in nessuno stadio ulteriore può essere considerato come un semplice accumulo di cellule i.

2. Ne segue che: come «individuo umano» ha diritto alla sua propria vita; e, perciò, ogni

intervento che non sia a favore dello stesso embrione, si costituisce come atto lesivo di tale

diritto. La teologia morale ha da sempre insegnato che nel caso dello «jus certum tertii» il

sistema del probabilismo non è applicabile.

3. Pertanto, l’ablazione della massa cellulare interna (ICM) della blastociste, che lede

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gravemente e irreparabilmente l’embrione umano, troncandone lo sviluppo, è un atto

gravemente immorale e, quindi, gravemente illecito.

4. Nessun fine ritenuto buono, quale l’utilizzazione delle cellule staminali che se ne

potrebbero ottenere per la preparazione di altre cellule differenziate in vista di

procedimenti terapeutici di grande aspettativa, può giustificare tale intervento. Un fine

buono non rende buona un’azione in se stessa cattiva.

5. Per un cattolico, tale posizione è confermata dal Magistero esplicito della Chiesa che,

nella enciclica Evangelium Vitae - riferendosi anche alla Istruzione Donum Vitae della

Congregazione per la Dottrina della Fede - afferma: “ La Chiesa ha sempre insegnato, e

tuttora insegna, che al frutto della generazione umana, dal primo momento della sua

esistenza, va garantito il rispetto incondizionato che è moralmente dovuto all’essere umano

nella sua totalità e unità corporale e spirituale: «l’ essere umano va rispettato e trattato

come una persona fin dal suo concepimento e, pertanto, da quello stesso momento gli si

devono riconoscere i diritti della persona, tra i quali anzitutto il diritto inviolabile di ogni

essere umano innocente alla vita»”.

Il secondo problema etico può essere formulato così: È moralmente lecito eseguire la

cosiddetta «clonazione terapeutica» attraverso la produzione di embrioni umani e la loro

successiva distruzione per la produzione di ES?

«La risposta è negativa» per la seguente ragione:

Ogni tipo di clonazione terapeutica, che implichi necessariamente la produzione di

embrioni umani e la susseguente distruzione degli embrioni prodotti, al fine di ottenerne

cellule staminali, è illecita; poiché, si ricade nel problema etico preceden-temente esposto,

il quale non può avere che una risposta negativa.

In conclusione, appare evidente la serietà e la gravità del problema etico aperto dalla

volontà di estendere al campo umano la produzione e l’uso di embrioni umani anche in una

prospettiva umanitaria.

Il Magistero entra nel dibattito bioetico perché intende affermare e difendere questo valore,

questa dignità di ogni e singola persona umana. Le ragioni sono due: la costituzione

ontologica della persona; la sua finalizzazione.

La prima ragione è data dalla costituzione della persona umana. Essa è la sola

nell’universo visibile che sia un soggetto spirituale, immortale quindi e capace di

conoscere e scegliere liberamente. Ogni cosa di cui abbiamo esperienza è destinata a

corrompersi e a finire; solo la persona umana è incorruttibile ed eterna. Essa inoltre è

capace di conoscere, di aprirsi cioè alla totalità dell’essere

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La seconda ragione è costituita dalla nobiltà del fine a cui la persona umana è destinata. In

forza dell’apertura illimitata del suo spirito, essa non è finalizzata a nessuna realtà di valore

limitato, come è dimostrato dall’insoddisfazione permanente che dimora nel cuore

dell’uomo. Essa è destinata a Dio stesso. Questa sua destinazione lo nobilita al di sopra di

ogni altra creatura: il bene dell’universo intero non è a misura dell’uomo. La singola

persona umana vale di più dell’intero universo.

La Chiesa radica le sue risposte nell’affermazione della dignità della persona umana, ma

l’essere umano quando si può definire tale? Per la chiesa dal concepimento, per la scienza

dalla formazione del feto. Proprio da questo presupposto ne derivano delle problematiche

contrastanti sul concetto di essere umano. Ma sia nel caso della Chiesa sia per la scienza ci

si chiede quali siano i criteri per stabilire una tale affermazione.

Sconfinamento

Abbiamo visto che su questo argomento esistono due versioni contrastanti, ed è giusto che

la Chiesa si pronunci a riguardo. L’Italia però dovrebbe essere un paese laico e le sue leggi

non dovrebbero contenere disposizioni di carattere religioso. In realtà lo stato Italiano

appare più come una Teocrazia. Penso che sulla questione della legge 40 vi sia stato un

massiccio intervento sul piano politico da parte della Chiesa; questo per me appare come

uno sconfinamento. Il palese invito ad astenersi dal referendum ha poco a che fare con

l’etica ma appare più come una costrizione morale.

Il motivo reale della situazione italiana è legato al concetto cattolico di “sacralità della vita

umana”, che viene esteso anche ad embrioni congelati allo stadio di poche cellule o di

blastocisti.

Il dilemma, del ricercatore prima e medico poi, sta nel fatto se sia lecito sacrificare una

vita creata ad hoc per salvarne un’altra, quella di un paziente affetto da una malattia

incurabile.

C’è però un’altra considerazione da fare ed è sulle probabilità di vita. Se un embrione

naturale ha circa il 30% di probabilità di nascere e quello ottenuto in vitro il 20%, un

embrione clonato ha meno di una probabilità su cento di nascere.

Questo vorrebbe dire che la struttura vivente clonata non è un embrione e non solo perché

non deriva dalla fusione di uovo e spermatozoo (infatti non sarebbe uno zigote ma,

secondo Rudy Jaenisch, un clonote) ma soprattutto perché non ha probabilità alcuna di

dare origine ad un nuovo bambino. Se così fosse, dovremmo considerare questa struttura

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clonata alla stregua di un tessuto, o meglio di molti tessuti in potenza, ma non un individuo

e pertanto utilizzarlo come un tessuto nuovo e capace di curare un malato. Questa è

ovviamente una posizione parziale, sebbene basata su dati oggettivi e certamente c’è da

riflettere su questo punto, ricordando però che il medico ha comunque l’imperativo morale

di fornire al paziente consenziente la migliore terapia possibile.

Io ritengono che la tecnologia debba restare al servizio dell'essere umano. La legge 40 e' la

trasformazione di una morale religiosa in una norma.

A questo punto si pongono almeno due domande: chi ha il potere di istituire queste regole?

i

Bibliografia

Russ Jacqueline, L’etica contemporanea, Bologna, Il Mulino, 1997.

Sitografia

www.caffarra.it

www.culturacattolica.it

www.espresso.repubblica.it

www.ilfoglio.org

Page 9: Cellule Staminali, Problema Etico Tra Fede E Scienza

quale è il criterio o quali sono i criteri secondo cui vengono stabilite? Alla prima domanda

noi tutti oggi rispondiamo che le regole sono stabilite dalla maggioranza. Ma resta la

seconda e più grave domanda: la maggioranza è solo il soggetto che istituisce le regole o è

anche il criterio della giustizia delle stesse? Cioè: tutto ciò che stabilisce la maggioranza è

per ciò stesso giusto e buono? L’esperienza storica del ventesimo secolo ha dimostrato che

ci possono essere maggioranze ingiuste. E’ ipotizzabile che la maggioranza di un popolo

decida di sopprimere una minoranza che vive al suo interno.

La ragione è capace di conoscere quei beni umani che sono incondizionatamente da

proteggere e difendere. Essa è in grado, faticosamente, progressivamente e non senza gravi

errori, di conoscere la verità sul bene dell’uomo universalmente condivisibile.

www.staminali.aduc.it

www.vatican.va