centopaesi 2010-3

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1 La rivista delle Pro Loco e dei Consorzi Pro Loco del Trentino anno XV n°3 - ottobre 2010 Spediazione in abb.postale-45%art.2 comma 2/b Legge 662/96 - Filiale di Trento edito dalla Federazione Trentina Pro Loco e Consorzi - Comitato UNPLI Trentino EDITORIALE Aspettando i 130 anni... pag. 3 FEDERAZIONE Leader si nasce o si diventa? pag. 18 CONSORZI A Bocca Casèt per vedere i migratori pag. 13 PRO LOCO L'oro bianco di Darzo pag. 6 ASPETTANDO i 130 anni della Pro Loco DG

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Rivista delle pro loco e dei consorzi trentini

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La rivista delle Pro Locoe dei Consorzi Pro Loco del Trentino anno XV n°3 - ottobre 2010

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EDITORIALE

Aspettando i 130 anni...pag. 3

FEDERAZIONE

Leader si nasce o si diventa?pag. 18

CONSORZI

A Bocca Casèt per vedere i migratoripag. 13

PRO LOCO

L'oro bianco di Darzopag. 6

ASPETTANDOi 130 anni della Pro Loco

DG

CENTOPAESI

DIRETTORE RESPONSABILEArmando Pederzolli

REDAZIONELeone CiroliniRina Chemelli

Deborah GarbariIvo Povinelli

DIREZIONEVia Garibaldi 3

Trentotel 0461 239006

[email protected] deltribunale di Trenton. 926 del 26.09.96

IMPAGINAZIONEGRAFICA

Rina ChemelliDeborah Garbari

STAMPATipografia Esperia

Lavis - Trento

INDICEPag. 30-00 Aspettando i 130 anni...Pag. 4-600 Disegna la tua Pro Loco II edizionePag. 50-00 La nascita delle società di abbellimentoPag. 6-110 L'oro bianco di Darzo Pag. 10-00 "Premio Nazionale Francesco Dattini"Pag. 13-00 A Bocca Casèt per vedere i migratoriPag. 16-00 PubblicitàPag. 18-17 Leader si nasce o si diventa?Pag. 19-19 Tutti gli eventi delle Pro Loco on-linePag. 20-21 Una Magnarustega da tutto esauritoPag. 22-23 Festa a rifiuti zero a LavisPag. 23-25 Festa del radicchio di BienoPag. 24-27 La Pro Loco di Cavareno ha festeggiato i primi Pag. 00-00 100 anniPag. 26-00 Festa delle Brise IV edizionePag. 28-00 Il fascino della soffiaturaPag. 30-00 Calcio saponatoPag. 00-00 A...spettando la GanzegaPag. 31-31 Minori di anni 18 no alcol

APPUNTAMENTO NAZIONALE UNPLI

Quest'anno si terrà aTRAPANI il 26, 27, 28 NOVEMBRE 2010

il Convegno annuale UNPLI"Turismo territoriale, una strategia per il futuro".La Federazione Trentina Pro Loco e loro Consorzi

si occuperà dell'organizzazione del viaggio. I dettagli e il costo del viaggio sono ancora da

definire, invieremo al più presto via mail tutte le informazioni.

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Stanno per arrivare i 130 anni della Pro Loco di Pieve Tesino e questo per noi è un traguardo importante. È vero che ci chiamiamo così da

qualche anno in meno ma per noi il primo momento che è stato formalizzato, in un documento ancora esi-stente, risale al 1881. Dobbiamo farci i complimenti, perché non sono mica tante le istituzioni che durano così tanto e che sono sopravvissute alla caduta dell’Impero Austroungarico, al fascismo, a due guerre mondiali e alla prima e seconda repubblica ita-liane. Sarà che Pro Loco vuol dire tante cose, con dei pro e dei contro. Portando un nome che lascia così tanto spazio all’interpretazione, a volte si può non sa-pere bene qual è l’oggetto preciso del proprio lavoro. Diversamente, non essendo ‘Pro Loco’ un nome che definisce precisamente le cose che si fanno, c’è sempre spazio per la creatività e la fantasia del vo-lontariato.Ebbene allora tiriamola fuori questa fantasia e inventiamoci il nostro futuro, pensiamo a come ci pia-cerebbe essere tra dieci anni oltre che a quanti vorremo essere. Il trend quantitativo è in crescita, que-sta rivista si chiama così – 100 PAESI - perché all’inizio della sua storia le Pro Loco erano circa un centinaio, mentre oggi, a distanza di 15 anni, sono circa 160. Se pensiamo anche alla qualità, invece che solo alla quantità, gli sforzi sono già cominciati, con il progetto Qualità e con una serie di altre iniziative che aiutano a guardare non solo all’oggi ma so-prattutto al domani. Guardare al futuro serve a superare le difficoltà, perché se guardiamo solo gli ostacoli del presente la vita è troppo amara e allora vi propongo anche di guardare alle possibilità che abbia-mo e alle opportunità che non è più il tempo di lasciarci sfuggire.È proprio di questo che vogliamo parlare a Pieve Tesi-no i prossimi 26, 27 e 28 maggio, delle possibilità e delle opportunità che le Pro Loco potrebbero cogliere per immaginarsi il proprio futuro. Ancora non abbia-mo deciso di quali temi vorremo parlare; sarà il direttivo della Federazione a fare una scelta in questo senso, cercando di includere le questioni più signifi-cative nella discussione che verrà avviata. Sarà insieme un’occasione di riflessione e di festa a livello nazionale perché inviteremo i responsabili UNPLI na-

zionali, regionali e provinciali, provenienti da tutta l’Italia.Per l’occasione speciale abbiamo deciso che la pre-miazione della seconda edizione del concorso "Disegna la tua Pro Loco" si terrà in quella speciale occasione anche se le scuole conosceranno prima

l’esito per poter organizzare in tempo utile il viaggio premio previsto. Il tema di quest’anno è la "Pro Loco del futuro" e speriamo che i bambini possano con la loro simpatia ed immediatezza darci qualche buona idea per i nostri anni a venire. Lo scorso anno abbia-mo ricevuto ben 500 disegni e invito le Pro Loco a farsi di nuovo promotrici di quest’esperienza presso le scuole delle loro comunità presentando l'iniziativa e spiegando cos'è una Pro Loco.Prepariamoci tutti per questo compleanno così importante, il tempo ha dimostrato il nostro valore e il futuro ci riserverà tutte le opportunità che vorremo e sapremo cogliere. Viva le Pro Loco.

EDITORIALE

Nella foto:Armando Pederzolli.

ASPETTANDO I 130 ANNI...26, 27 e 28 maggio 2011, a Pieve Tesino si fa festaper i 130 anni della prima Pro Loco d’Italiadi Armando Pederzolli, Presidente della Federazione Trentina Pro Loco e loro Consorzi

2° EDIZIONELA PRO LOCO DEL FUTURO

Per i 130 anni dalla nascita della prima Pro Loco in Italia, la Federazione Trentina Pro Loco e loro Consorzi assegna il tema "La Pro Loco del futuro", al secondo concorso di disegno per bambini "Disegna la tua Pro Loco".

•Possono partecipare al concorso tutti i bambini delle scuole elementari dell'anno scolastico 2010/2011.•Ogni concorrente potrà inviare un solo disegno in formato A4 che rappresenti la sua idea della Pro Loco del futuro.•I disegni dovranno recare sul retro nome, cognome, scuola e classe di appartenenza del bambino.•I disegni dovranno essere inviati via posta o consegnati a mano alla Federazione Trentina Pro Loco e loro Consorzi con sede in via Garibaldi n° 3 cap 38122 Trento entro il 31 MARZO 2011.•Il vincitore verrà designato da apposita commissione nominata dal Comitato Direttivo della Federazione e verrà reso noto entro il 30 aprile 2011. La premiazione ufficiale avverrà durante le celebrazioni per i 130 anni delle Pro Loco d'Italia che si terranno a Pieve Tesino il 27, 28 maggio 2011.•Il premio consisterà in un buono, per tutta la classe del bambino vincitore, per un viaggio di istruzione della durata di un giorno (comprensivo di trasporto, pasto ed eventuali biglietti di entrataa musei o altro)•L'organizzazione del viaggio sarà a cura dellaFederazione Trentina Pro Loco e loro Consorzi in accordo con l'istituto di appartenenza della classe del bambino vincitore.

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Tutti gli storici vorranno perdonare la mia impre-cisione su quanto vado scrivendo, ma i pochi documenti che il tempo mi ha permesso di

consultare e qualche scambio di opinioni con una cara vecchia conoscenza, pronipote di un fondatore di una società di abbellimento che preferisce l’anonimato, mi spingono a formulare alcuni pensieri.La prima società di abbellimento nasce in Tesino, nel 1881, con lo scopo di abbellire il colle di San Sebastia-no. Una decina di anni dopo iniziano a nascere qua e là, in tutto il Trentino austro-ungarico, le società di abbellimento. Non nei centri più piccoli, ma in quelli più popolosi, come Borgo Valsugana, Tione, Rovereto, Cles… . Tutti i loro statuti sono depositati negli archivi di stato, ben 5 le copie che era necessario redigere per inviarle al capitanato dell’impero, il quale a sua volta le doveva inviare su e su fino al grado più alto di quella imponente macchina burocratica che era l’impe-ro austro-ungarico. Con l’unità d’Italia del 1861, inoltre, c’era da sospettare di ogni mossa separatista e quindi, circa 15 anni dopo, Francesco Giuseppe aveva deciso che ogni associazione, per ‘esistere’, doveva aver ricevuto il visto dell’autorità. Sempre invischiate con la politica le Pro Loco, fin dalla loro nascita!In pratica il movimento delle società di abbellimento sembra crescere pari pari con l’irredentismo e, a naso, ripeto, a naso, forse gli fa un po’da supporto e un po’ da copertura. Certo è che non si trattava di volontari nello stesso senso in cui oggi guardiamo alle Pro Loco, bensì di persone che dedicavano parte dei propri soldi alla realizzazione di opere pubbliche, sia di abbelli-mento che di intrattenimento. Non erano certo quisquiglie se a Rovereto la società di abbellimento riu-sciva a costruire la fontana in corso Rosmini, attraverso un sistema di autotassazione dei soci che difficilmente poteva essere sostenuto dagli strati più bas-si della popolazione. Quindi non si trattava di cittadini senza distinzione di classe e censo bensì, piuttosto, di personaggi interessati al bene pubblico, forse con un senso estetico del rendere bello l’ambiente in cui viveva-no. Persone che probabilmente vedevano in questa operazione anche la possibilità di rendere i propri centri più accoglienti, per un turismo italiano che pote-va andare a sostituirsi a quello della corte austriaca, con la quale ormai i rapporti andavano raffreddandosi sempre di più. Il fronte occidentale diventava ormai terra di poco interesse per Francesco Giuseppe, che forse già sapeva a cosa avrebbe portato l’italianità trenti-na, veniva piano piano armato a zona di confine mentre l’investimento infrastrutturale era sempre più scarso. E tra tutti i turisti che frequentavano le monta-

gne Trentine perché non guardare a quelli italiani invece che solo agli svizzeri, ai francesi agli inglesi o agli austriaci? Insomma, che lingua doveva parlare il turista che frequentava il Trentino? Dal primo nove-cento sicuramento l’italiano.Non essendo dei poveracci quindi i fondatori delle so-cietà di abbellimento, forse anche un po’ massoni, desideravano entrare nei meccanismi di potere e quindi perché non sostenere il passaggio ad uno stato diverso che li avrebbe visti protagonisti. Sempre a smarcarsi dai poteri esterni i Trentini, questo già lo faceva Cristo-foro Madruzzo, il lupo perde il pelo ma non il vizio; cosa avranno mai inventato gli autonomisti…?! Boh!E le società di abbellimento che centrano? Non vi è certezza, possiamo però dedurre che si pensasse al futu-ro, che si pensasse a come prendere parte al proprio destino al di là del potere istituzionale, a fare qualche cosa nella propria terra e per la propria terra, e se l’irre-dentismo aiutava, perché no!Se qualche studente universitario interessato alla storia del Trentino, o del turismo, volesse un giorno prendersi la briga di verificare qualcuna delle ipotesi appena abbozzate saremo lieti di offrire lui tutto l’appoggio possibile.

LA NASCITADELLE SOCIETA' DI ABBELLIMENTOImprecise suggestioni tra turismo e irredentismodi Ivo Povinelli, storico impreciso, improvvisato ed estemporaneo

Nell'immagine:documento di accordo tra Comune e Pro Loco, conservato nell'archivio di Pieve Tesino.

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L'ORO BIANCO DI DARZORitratto di un paeseRecensione di Deborah Garbari

Cos' è la barite?Il solfato di bario, detto più comunemente barite, ha la particolarità di avere un elevato peso specifico, insolito per un minerale non metallico, che la rende immediatamente riconoscibile. In natura i cristalli di barite si presentano limpidi, incolori o di un bianco purissimo, anche se talvolta possono prendere colora-zioni giallo miele, rosa o celeste. Gli utilizzi di questo minerale variano a seconda della sua qualità e della sua polverizzazione. La barite bianchissima e pura è impiegata nella produzione di colori, stucchi e vernici oppure nell’industria tessile, cartaria, della gomma, della tela cerata, del vetro, o come base di partenza per la produzione di sali di bario e nelle pro-duzione di calcestruzzo pesante. Il solfato di bario viene usato addirittura in medicina come diagnostico di contrasto per eseguire esami radiografici dell’appa-rato digerente.La barite di seconda categoria viene utilizzata per la produzione di colle per il fissaggio delle piastrelle e quella non purissima, di colore scuro, nelle sale di ra-diologia e nei pozzi petroliferi.

Tratto dal libro "L'oro bianco di Darzo ritratto di un paese" di Andrea Petrella.

La miniera

L’oro bianco di Darzo, ritratto di un paese. Que-sto è il titolo del libro scritto da Andera Petrella e voluto dalla Pro Loco di Darzo per

non dimenticare un periodo importante per la propria comunità.Un libro che tocca molti aspetti: il lavoro e le paure dei minatori, dei teleferisti e delle cernitrici, raccontati attraverso le parole di molte persone che quel periodo l’hanno vissuto e amato, che hanno vi-sto la miniera come una valida alternativa all’emigrazione.Il libro racconta con numerosi particolari come veni-va estratto l’oro bianco, a partire dalle tecniche adottate dai minatori che si trovavano di fronte ad un lavoro mai svolto prima, dato che la maggior parte di loro veniva da famiglie di contadini. Vengono raccontate anche le innovazioni e i macchinari che nel corso degli anni le ditte hanno portato per svolge-

re meglio il lavoro in miniera. Colpisce molto l’affetto con cui tutti gli intervistati parlano delle mi-niere e dei proprietari, nonostante il lavoro faticoso e pericoloso che li impegnava per moltissime ore al giorno. Parlano con molta riconoscenza e nostalgia di un periodo di benessere terminato nel 2009 con la chiusura, a Marigole, dell’ultima miniera.Per capire cos’ha rappresentato la miniera per gli abi-tanti di Darzo, è necessario fare un passo indietro, raccontare come viveva la popolazione e quali lavori svolgeva in quel periodo. Prima della scoperta della barite, la Valle del Chiese presentava un’economia principalmente rurale. La popolazione sfruttava il corso del fiume per il trasporto di materiale, vendeva il legname e allevava il baco da seta. Verso la metà del secolo queste attività vennero abbandonate perché la fluitazione venne sospesa, il disboscamento normato e gli allevamenti del baco da seta subirono una forte crisi per colpa di una grave malattia e della concorrenza asiatica. A causa di tutti questi fattori e anche dell’aumento demografico registrato in tutta la provincia, molte famiglie furono costrette ad emigra-

Nella foto in basso:parte del murales voluto dalla Pro Loco per non dimenticare la miniera. Nel murales sono stati inseriti anche dei frammenti di barite.

7 LENTE DI INGRANDIMENTO

A fianco:copertina del libro "L'oro bianco di Darzo ritratto di un paese", collana vesti del ricordo n° 15, Edizione Fondazione museo storico del Trentino.

re principalmente verso l’America. Ci fu un’emigra-zione anche interna, verso le grandi città del nord come Milano, Torino, Brescia e Genova, dove moltis-sime donne si spostarono per prestare servizio come balie, cameriere o domestiche presso le famiglie della borghesia urbana.È in questo contesto che nel 1894 venne scoperta la barite, che rappresentò per moltissime persone spe-ranza e lavoro vicino a casa.Il 9 luglio la ditta “Fratelli Giacomo e Piero Corna Pellegrini” cominciò la sua attività, con notevoli diffi-coltà nel trasporto della barite e nella perforazione della montagna. Le prime innovazioni sono del 1934: con l’utilizzo della teleferica venne migliorato il tra-sporto e a Darzo venne costruito uno stabilimento per il lavaggio, la cernita e la macinatura della barite. La ditta dei fratelli Pellegrini non fu l’unica, altre due importanti ditte, Maffei e Sigma, fecero fortuna inve-stendo nel mercato della barite i propri capitali.

I minatoriLa figura del minatore che viene raccontata in questo libro lascia spazio a riflessioni inevitabili. Viene raccontato come vivevano, cosa indossavano, come la-voravano, gli strumenti che usavano, gli alloggi, la voglia di tornare finalmente il sabato pomeriggio a ca-sa dalle proprie famiglie. Un lavoro fatto di molti sacrifici, che ha spinto moltissimi uomini ad addentrarsi all’interno della montagna per portare alla famiglia il denaro necessario per vivere. I minato-ri lavoravano in coppia, con la paura di crolli ad ogni minimo rumore. Erano un’unica grande famiglia, che lavorava insieme per 10 ore al giorno, compreso il sa-bato. Inizialmente a turno un minatore usciva prima dalla miniera per preparare il pranzo e la cena per tutti; principalmente polenta o pasta e ognuno si porta-va un pezzo di formaggio, un po’ di lardo o si faceva mandare dalle mogli con la teleferica qualche piatto pronto.Negli alloggi la situazione era quasi insostenibile, tutti raccontano del grandissimo freddo patito e di una piccola stufa vicino alla quale ci si sedeva a turno per scaldarsi un po’. Gli abiti erano sempre umi-di o bagnati a causa della neve, il bagno era esterno e per lavarsi usavano l’acqua ghiacciata del pozzo. Alla sera avevano l’unico momento di svago di tutta la giornata in cui potevano giocare a carte o alla morra, evitando così di pensare troppo alla famiglia la-sciata in paese.Un lavoro molto pesante, che non gli faceva mai vede-re il sole, di cui spesso avevano paura ma non lo davano a vedere. Non si sono mai opposti alle condi-

zioni in cui stavano; sapevano bene che guadagnavano molto più che facendo i contadini e se avessero detto qualcosa sarebbero stati licenziati. Per avere quel posto di lavoro c’era la fila e chiunque avrebbe potuto essere rimpiazzato in qualsiasi mo-mento. Moltissimi morivano giovani, per silicosi o baritosi, a causa delle polveri inalate.

Le cernitriciLe ragazze trovarono lavoro all’interno degli stabili-menti. Per molte rappresentava finalmente l’indipendenza anche se tutti i soldi guadagnati anda-vano alla famiglia. Nonostante il lavoro pesante, le ragazze erano felici di poter aiutare la propria fami-glia e si sentivano pari all’uomo nel dare un contributo economico. Le donne dovevano separare la barite bianca, quella più pura, dall’altra, dovevano essere molto veloci perché il nastro trasportatore avanzava e altrimenti la barite pura si mischiava all’altra. Avevano le mani e i piedi sempre bagnati e dovevano coprirsi la bocca con un fazzoletto per non inalare la polvere della barite. Venivano assunte le ra-gazze delle famiglie più povere e chi si sposava rinunciava al lavoro per lasciare il posto a chi ne ave-va più bisogno.

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Riassumere in uno spazio ri-dotto un tema tanto complesso quanto quello

espresso dal titolo è impresa ardua e stimolante al tempo stesso. Ardua perché impone una riflessio-ne approfondita e, possibilmente, documentata relativa al ruolo forse poco riconosciuto svolto dalle Pro Loco in migliaia di diffe-renti realtà italiane. Stimolante perché la domanda permette di spa-ziare in uno degli ambiti più fecondi e affascinanti delle scienze umane e sociali, ovvero il rapporto che lega i gruppi sociali al proprio territorio. Non si tratta, ovviamente, di un campo del tutto inesplorato, dal momento che di-verse discipline hanno più volte ri-marcato l’impossibilità di scindere i tratti culturali di una collettività dal contesto locale in cui risultano inse-riti. Tuttavia, assumere le Pro Loco come un soggetto attivo all’interno del binomio territorio-popolazione rappresenta per certi versi una novità a cui forse il mondo accademico dovrebbe pre-stare la dovuta attenzione. Vorrei pertanto dedicare le mie riflessioni a tre nodi concettuali che più di altri mi sembrano descrivere dal punto di vista sociologico ed antro-pologico il multiforme universo delle Pro Loco italiane: impegno, partecipazione, comunicazione.L’impegno su cui si basa un’asso-ciazione è notoriamente volontaristico; non è catalogabile come lavoro retribuito e chiama in

causa le passioni, le sensibilità e le possibilità di ciascun membro. Sono proprio questi elementi che spingono gli individui a investire il loro tempo e le loro energie nell’azione volontaria; nel caso delle Pro Loco, un’azione dettata da un sentire condiviso. Lo stesso sentire che pervade e ha sempre pervaso le diverse organizzazioni sociali che si sono succedute nella storia dell’umanità: il desiderio o la necessità di formare gruppi coe-si, funzionali al soddisfacimento di bisogni materiali ed immateria-li, ed imperniati su alcuni valori condivisi. Se è più scontato evi-

denziare il ruolo svolto dalle Pro Loco nel promuovere i beni mate-riali storicamente prodotti da una comunità (piccolo artigianato, pro-duzioni artistiche, eno-gastronomia, edifici), è giusto in questa sede menzionare il fonda-mentale contributo che alcuni soggetti volontari apportano alla custodia e alla valorizzazione dei beni immateriali che l’antropolo-go Cirese definisce volatili, ovvero difficili da fruire senza una corretta rilevazione e riproposizio-ne. Il sentire comune, la trama in grado di tenere assieme le varie ani-me di una società, si esprime

anche e soprattutto attraverso la sua produzione orale, musicale e le sue narrazioni. L’impegno fina-lizzato alla loro valorizzazione e profuso da migliaia di volontari, in piccoli borghi così come in po-polosi quartieri metropolitani, è quindi un atto di generosità nei confronti del proprio gruppo socia-le, a cui l’azione della Pro Loco è primariamente rivolta. È signifi-cativo notare che molte delle iniziative siano pensate per la collettività di riferimento, per il suo benessere e per rinsaldare que-gli invisibili elementi alla base del vivere comunitario.

La partecipazione dei cittadini alla cosa pubblica è una tematica re-centemente molto dibattuta e suffra-gata da una serie di dati che dimo-strano come negli ultimi decenni la propensione a prendere parte a momenti decisio-nali riguardanti il

proprio territorio sia decisamente aumentata e abbia assunto forme diverse rispetto alle tradizionali modalità di confronto tra la sfera sociale e quella politica. La do-manda di partecipazione non viene più raccolta ed incanalata esclusivamente nei partiti o nei movimenti, ma trova una sua ade-guata collocazione in forme meno strutturate e maggiormente legate al volontariato. È perciò possibile leggere il fenomeno delle Pro Lo-co e della loro dinamicità rilevando la loro funzione più strettamente “politica”, capace di coinvolgere i cittadini più attivi.

Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c'è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti.Ma non è facile starci tranquillo. Cesare Pavese, La luna e i falò, 1950.

Che cos'è la Pro Locodal punto di vista antropologico?di Andra Petrella, ricercatore antropologo autore di "L'oro bianco di Darzo ritratto di un paese"

9 LENTE DI INGRANDIMENTO

Possiamo interpretare questa capa-cità come un tentativo di impadronirsi o di tornare ad impa-dronirsi dei basilari strumenti democratici, troppe volte osteggiati o inibiti dalle istituzio-ni. Le Pro Loco sembrano perciò essere dei contesti nei quali il ri-corso allo strumento della delega, quel comodo rimedio grazie al qua-le, pilatescamente, affidiamo ad altri la gestione delle risorse e de-gli interessi del territorio, è meno frequente, presupponendo cioè una diretta presa di posizione e mo-bilitazione dei cittadini. Non solo. Svolgono anche un insostituibile ruolo nel promuovere i talenti loca-li e nel rendere fruibili ed utili all'intera collettività le doti e le abi-lità di ciascuno. Il coinvolgimento interno alle Pro Loco, che po-tremmo definire emotivo, dimostra di non conoscere barrie-re di età o di genere, rappresentando per le generazioni più giovani una valida educazione alla cittadinanza attiva e alle rego-le democratiche.La terza chiave interpretativa che propongo è relativa alle strategie comunicative e agli impatti reali e potenziali che una Pro Loco può produrre nel suo campo d’azione. Storicamente nate come “Società di Abbellimento” e ancora oggi spesso scambiate o sovrapposte

con le aziende di promozione turi-stica (enfatizzando esclusivamente il carattere folkloristico, ad uso e consumo del turismo), le Pro Loco svolgono tuttora una funzione di comunicazione del proprio territo-rio nei confronti dell’esterno. Più o meno consapevolmente, deci-dendo quali aspetti del patrimonio materiale ed immateriale promuo-vere e valorizzare, una Pro Loco decide con quale immagine pre-sentare il proprio paese al mondo, proponendo peculiarità, tradizioni o paesaggi ritenuti significativi dai residenti stessi, senza mediazioni istituzionali. In altre parole, tra-sformare il territorio da semplice spazio fisico a luogo, dotato, oltre che di una sua morfologia ed estensione, di un modo (o più mo-di) per definirlo, per riempirlo cioè di significati e in esso identifi-carsi. È il paese di cui scrive Cesare Pavese, è quel pezzo di terra, quel nucleo di case, quel gruppo di amici che ci tiene anco-rati, pur con fili sottilissimi, in un qualche punto. Anche se “non è fa-cile starci tranquillo…”. In questa ammissione cogliamo anche un’esortazione, un invito ad eserci-tare quello sguardo critico in grado di volgersi non solo verso i punti di forza di un territorio, ma anche verso le sue criticità.E allora, restituendo ai cittadini il

ruolo di “sentinella” ambientale ed etica, perché non potrebbe esse-re una Pro Loco a denunciare le storture del territorio, le devasta-zioni ambientali, gli eco-mostri? Potrebbe essere questa la nuova sfida delle Pro Loco italiane: usci-re dal cono d'ombra dei campanili e dei tendoni delle sagre, evitare la ricerca ossessiva di presunte identità storiche o le spinte seces-sioniste dettate da false omogeneità culturali e riappro-priarsi di un senso civico capace di fare sentire inclusi gli esclusi e di ricucire il legame virtuoso tra natura e attività umane che sta alla base di ogni società.

Nella foto:Andrea Petrella.

All'interno del libro è presente anche un dvd, "Minatori", documentario realizzato da Micol Cossali, che racconta gli ultimi giorni di attività della miniera di Marigole attraverso le parole e i volti dei protagonisti.La miniera, aperta nel 1849, si chiude oggi e con lei una storia fatta di fatiche e sofferenze, ma anche di passione e di amicizie. Il direttore, già in pensione dopo 45 anni di lavoro, non ha voluto abbandonare la miniera prima della chiusura e segue con premura la dismissione. Gli ultimi quattro minatori attendono alle attività

estrattive residuali, quando ormai l'eco delle esplosioni è solo un ricordo. il cuoco e custode della casa, che durante la settinana alloggia i minatori, li accompagna in questi ultimi giorni di lavoro. Quello del minatore è sempre stato un lavoro pericoloso e, nonostante le importanti innovazioni che si sono susseguite negli anni, il pericolo si respira ancora oggi negli orscuri e umidi cunicoli delle gallerie che si inoltrano nella montagna.

Tratto dal libro "L'oro bianco di Darzo, ritratto di un paese".

Minatori

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premio dattini"PREMIO NAZIONALEFRANCESCO DATTINI"Vincitrice del concorsola Pro Loco di Villalagarina Castellano Ceidi Ivo Povinelli, Direttore della Federazione Trentina Pro Loco e loro Consorzi

Nella foto in alto:il tavolo della

rappresentanza.A fianco:

i vincitori del "Pre-mio Nazionale

Francesco Dattini".

Nella pagina a fianco:

in alto, il premio vinto dalla Pro

Loco, un arazzo che risproduce "Il

miracolo della sorgente" di Giotto.In basso, il gruppo

delle Pro Loco finaliste presente ad

Assisi.

Il primo fine settimana di otto-bre ha visto la Federazione Trentina Pro Loco e loro

Consorzi impegnata insieme alle 8 Pro Loco trentine finaliste del “Pre-mio Nazionale Francesco Dattini” edizione 2010. Il premio Dattini na-sce in concomitanza del rituale dono dell'olio di San Francesco. Ogni anno la diocesi di una regio-ne italiana offre ad Assisi l'olio che alimenterà dal 4 ottobre la lampada del Santo per un anno inte-ro. Il 2010 è l'anno del Trentino e quindi il Comitato delle Pro Loco Assisane invita le Pro Loco trenti-ne a partecipare al premio. Le Pro Loco hanno inviato i propri elabo-rati, video, pubblicazioni o libri che riguardassero ricerche, feste, rievocazioni o tradizioni. La vinci-trice del premio è la Pro Loco di Villalagarina-Castellano-Cei.Il “Premio Dattini” ricorda France-sco, politico e amministratore impegnato da sempre nel mondo del volontariato turistico umbro, scomparso prematuramente nel 2003. Fondatore di numerose Pro

Loco, viene ricordato ogni anno attraverso questa piacevole compe-tizione in cui le Pro Loco gareggiano con i propri lavori. Lo scopo del premio è quello di valo-rizzare e far incontrare la spontaneità delle persone che attra-

verso le Pro Loco si impegnano per il proprio territorio e per la propria comunità.Tra le otto finaliste del premio, le Pro Loco di Caoria (Vanoi), Cari-solo, Darzo, Villalagarina-Castellano-Cei, Fae-

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do, Terres, del Casale e il Consorzio Pro Loco della Val di Non. I lavori inviati erano dei più vari, tutti unici nel loro genere e tutti testimoni della creatività e dell'impegno delle associazioni coinvolte. Ci tiene a sottolinerlo Euri Matteucci, presidente del co-mitato UNPLI Umbria, che non parla di turismo religioso ma di tu-rismo spirituale, parlando del primo come fenomeno industriale e selvaggio mentre si potrebbe, pro-prio attraverso le Pro Loco, recuperare un contenuto valoriale radicato e rispettoso della sensibili-tà di chi si avvicina a un luogo sacro.Chi era Francesco Dattini. Sicura-mente era un cristiano che si batteva contro l'assenza di valori, un ispirato Degasperi umbro che sfidava l'ambiguità del mondo mo-derno invocando speranza ed azione concreta. Francesco di no-me, e forse anche di fatto, ha testimoniato la possibilità delle Pro Loco di fare miracoli attra-verso le loro azioni pe il luogo ma soprattutto per gli uomini e le donne che ci vivono. Il parroco che celebra l'omelia in ricordo di Franceso Dattini lo definisce 'cre-

dente e credibile', un uomo che seppe affrontare un trapianto polmonare per il quale molte Pro Loco d'Italia si mobilitarono nella raccolta dei fondi necessari. Francesco volle restituire quanto fatto per lui e si offri ancora di più al servizio della sua comunità pri-ma di lasciare per sempre i suoi cari, i suoi amici e le sue Pro Lo-co.Vince il premio la Pro Loco di Villalagarina-Castellano-Cei con i quaderni della collana EL PAES. Ritirano il premio Gianluca Pe-derzini insieme ad Armando Pederzolli presidente della Federa-zione Trentina Pro Loco e loro Consorzi. Menzione d'onore per i secondi classificati, la Pro Loco di Carisolo con un libro e un'audio-guida del paese e il Consorzio Val di Non con un volume sulla cate-na delle Maddalene.Chiude la premiazione il sindaco di Assisi Claudio Ricci dicendo che gli uomini delle Pro Loco so-no uomini che lavorano sempre 'per', non gli interessa il fine ma l'essere 'per'. Il premio è un'arazzo in punto croce assisano che ripro-duce “il miracolo della sorgente” di Giotto.

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Chi eraFrancesco Dattini?dalla Pro Loco di Capodacqua

Francesco Dattini era un uomo semplice, di solo 48 anni, che tra tanti sogni portava nel cuore quello della crescita delle Pro Lo-co, che per tanti anni ha cercato di realizzare. Nel 1986 Dattini ha dato inizio alla Pro Loco di Capodacqua che oggi porta il suo nome. Grazie al suo impegno, ogni frazione del comune di Assisi ha la propria Pro Loco nata dalla trasformazione di associazioni già esistenti sul territorio o dalla costi-tuzione di nuove. Le Pro Loco del comune di Assisi, insieme a quelle dei comuni di Bastia Umbra, Betto-na e Cannara sono riunite nell’UNPLI - Comitato Locale As-sisano di cui Francesco è stato responsabile per diversi anni. Francesco, ha portato avanti il Suo impegno per le Pro Loco, per il

territorio ed in particolare per la “ tanto amata città di Assisi ”, anche durante la sua grave malattia. Pro-prio in quel periodo ha dato tutto se stesso, organizzando convegni a livello nazionale. Uno in partico-lare, “Il festival della salute“, a cui sono intervenute personalità di fa-ma nazionale e internazionale. Quello è stato uno dei momenti in cui Francesco ha dimostrato tutto il suo carattere e la sua forza nel raggiungere i propri obiettivi. La sua attività nelle Pro Loco è culmi-nata con l’ingresso nell’UNPLI regionale come consigliere, con l’idea che le Pro Loco debbono avere un ruolo fondamentale nelle istituzioni.Francesco ci insegna che la vita è bella se vissuta intensamente assaporando ogni circostanza e

valorizzando l'incontro con ogni individuo. Con la sua persona, abbiamo compreso che c'è una speranza anche sulla soglia della morte.

A seguito della vittoria del “Premio Nazionale Francesco Dattini”, ricevuto ad Assisi il 3 ottobre 2010, la Pro Loco di Villalagarina Castellano Cei ha organizzato una conferenza stampa per rendere parte-cipe tutta la comunità del proprio successo.Martedì 26 ottobre si sono riuniti presso il Teatro di Castellano i componenti della Pro Loco di Villalaga-rina, l’Assessore al turismo Tiziano Mellarini, il Sindaco di Villalagarina Alessio Manica, il Presi-dente della Federazione Trentina Pro Loco e loro Consorzi Armando Pederzolli, la Presidente dell’APT di Rovereto Enrica Bettini e i rappre-sentanti delle otto Pro Loco finaliste del concorso.Tutti i presenti si sono complimentati con la Pro Lo-co per la vittoria conseguita. Hanno inoltre sottolineato che questo tipo di azione culturale è una delle possibili strade per il futuro delle Pro Loco trentine.La Pro Loco ha vinto presentando il periodico “El Paes de Castelam, quaderni di ricerca storica, curiosi-tà, aneddoti e altro del paese montano di Castellano”.

Conferenza stampa a Castellano di Villalagarina,26 ottobre 2010

Nella foto a lato:Francesco Dattini.

In basso:immagine della conferenza stampa di Castellano.

Da vent’anni il Consorzio Pro Loco Valle di Le-dro si attiva per valorizzare il territorio e dare ai turisti delle opportunità in più per co-

noscere la Valle e l’ambiente circostante, con tutte le sue molteplici sfaccettature e bellezze. Nasce così il programma “Settimane Natura”, nel quale i turisti pos-sono scoprire, sulla base di numerosi itinerari proposti dal Consorzio, angoli meno conosciuti del territorio, vario in termini di ambienti e vegetazione. Nel 2005, all’interno del programma, è stata inserita la pubblicizzazione dell’inanellamento di Bocca Ca-sét, il più famoso valico del Trentino attraverso il quale avviene la migrazione degli uccelli.Bocca Casèt, deve la sua notorietà alle ingenti catture effettuate quando era una famosa uccellanda, attiva, anche se non in modo continuativo, dal 1849 al 1955. L’impianto utilizzato era la passata con fischio al vo-lo: una lunga fila di reti disposta lungo tutto il valico, dove gli uccelli in transito venivano spaventati con il fischio del sordino (sifol), così da abbassarne il volo e farli entrare nella rete. Dalla fine degli anni cinquanta, la passata con fischio al volo venne sostitui-ta da alcuni roccoli e successivamente da capanni per la caccia al volo con fucile. Dall’autunno del 1996, il valico ospita la stazione permanente per il censi-mento degli uccelli migratori.Nelle cinque escursioni annuali, gli ospiti possono visi-

tare la stazione ornitologica permanente del Museo Tridentino di Scienze Naturali dove è possibile assi-stere all’attività di inanellamento scientifico da parte degli esperti del Museo. L’inanellamento serve a censire e monitorare il passaggio delle specie di uccelli che sorvolano le Alpi per svernare in Africa o nel Mediterraneo.Il 3 settembre 2010 anche noi della Federazione Trentina Pro Loco e loro Consorzi abbiamo parteci-pato ad un’uscita a Bocca Casèt, accompagnati da Francesco Rigobello, botanico del Museo Tridentino di Scienze Naturali e Natalia Pellegrini del Consorzio Pro Loco Valle di Ledro. Lungo il percorso ci hanno illustrato il tipo di vegetazione presente nella valle, un’area protetta con oltre 2000 specie di piante pre-senti con un elevato numero di piante endemiche, piante rare che vivono solo in un luoghi limitati.Presenti anche numerose famiglie con bambini, persone anziane, turisti tedeschi e curiosi che a Bocca Casèt non hanno esitato a chiedere maggiori informazioni agli esperti ornitologi. Hanno aderito all’iniziativa moltissime scuole portando le loro clas-si a vedere come vengono catturate, inanellate e classificate diverse specie di uccelli che passano sul nostro territorio durante le loro migrazioni.Arrivati alla stazione abbiamo subito notato numero-si sacchettini di stoffa appesi alla parete in cui sono

A BOCCA CASETPER VEDERE I MIGRATORIIn migliaia sorvolano le Alpiper svernare in Africa o nel Mediterraneodi Rina Chemelli e Deborah Garbari

Nella foto:un regolo impigliato nella rete.

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Nella foto in alto:un esemplare catturato a Bocca Casèt.

Sotto:la trascrizione dei dati raccolti.

Nelle pagina a fianco: foto di alcune delle operazioni principali dell'inanellamento dei migratori.

1. AAppeerrttuurraa ddeellllee rreettii:: le reti sono aperte dall’alba fino a notte fonda e rimosse solo in caso di forte vento o pioggia battente.

2.CCaattttuurraa eedd eessttrraazziioonnee ddeellllaa rreettee:: ad intervalli regolari l’impianto viene ispezionato e gli uccelli intrappolati, prontamente estratti, sono ospitati in sacchetti di colore bianco.

stati messi gli esemplari catturati nelle ore precedenti il nostro arrivo. Uno alla volta sono stati estratti e Paolo Pedrini, collaboratore della sezione di zoologia del museo, ha subito cominciato ad eseguire le proce-dure per l’inanellamento: l’apposizione dell’anello, l’esame del piumaggio, la misurazione delle ali, quella del tarso, la valutazione del grasso e della mu-scolatura, la pesatura ed infine, dopo la trascrizione di tutti i dati, gli esemplari sono stati fatti liberare dai bambini presenti.Sono numerose le specie che si possono osservare da vicino a Bocca Casèt. Tra luglio e settembre si cattu-rano migratori a lungo raggio come la rondine, il balestruccio, l’usignolo e il codirosso: questi sono mi-gratori notturni che sostano di giorno per riposarsi, alimentarsi e ripristinare le riserve energetiche. Da fi-ne settembre a novembre invece si catturano i migratori a corto raggio come il pettirosso, il fringuello e il cardellino: si tratta di migratori diurni che si spostano in gruppo verso il Nord Africa o il Mediterraneo per trascorrere l’inverno.Gli esperti del museo ci hanno dato moltissime informazioni e curiosità sulla migrazione di questi esemplari, arrivando a catturarne 300 in una sola notte. Alcuni percorrono anche 300 km al giorno, arrivando a perdere in questo tragitto il 30% del pro-prio peso.Una apprezzabile iniziativa proposta dal Consorzio Pro Loco Valle di Ledro, che permette gratuitamente a tutti i curiosi di vedere da vicino specie di migratori che sorvolano il nostro territorio per trascorrere l’inverno in luoghi più miti.

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10.DDaattii:: tutti i dati raccolti vengono inseriti in computer. La lettura dell’anello in caso di ricattura o di ritrovamento, permette il rico-noscimento individuale di ogni esemplare come una carta d’identità. I dati elaborati forni-scono importanti informazioni sui tempi e le modalità di migrazio-ne, e sugli spostamenti effettuati dai migratori.

Le fasi dell’inanellamento

3.AAppppoossiizziioonnee ddeellll’’aanneelllloo:: raggiunta la “base operativa” l’uccello viene identificato e marcato con un anello alla zampa sul quale è inci-so un codice alfanumerico. Tutti i dati vengono trascritti in schede appositamente predisposte.

4.EEssaammee ddeell ppiiuummaaggggiioo:: l’animale viene accuratamente esaminato; dalle particolarità del piumaggio si traggono indicazioni su sesso, età, muta e stato fisico generale.

5.MMiissuurraazziioonnee ddeellllee aallii:: viene misu-rata la “corda massima” (lunghezza massima dell’ala in po-sizione di riposo) e la lunghezza della terza remigante.

6.MMiissuurraazziioonnee ddeell ttaarrssoo:: facendo uso di un calibro si misura la lunghezza della “zampa”.

7.VVaalluuttaazziioonnee ddeell ggrraassssoo ee ddeellllaa mmu-u-ssccoollaattuurraa ppeettttoorraallee:: soffiando tra il piumaggio del petto e dell’addo-me è possibile qualificare con un codice gli accumuli di grasso sottocutaneo e lo sviluppo dei mu-scoli, dati utili per valutare il dispendio di energia e lo sforzo compiuto dal migratore durante il volo (viaggio).

8.PPeessaattuurraa:: con semplici ma precise bilance si rileva anche il peso dell’uccello.

9.LLiibbeerraazziioonnee:: al termine delle ope-razioni l’uccello viene liberato.

VALLE DI LEDRO

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Diventare un buon leader. Questo è l’obiettivo di “Presidente che passione!” il nuovo percorso formativo che ha preso il via merco-

ledì 13 ottobre presso la sede della Federazione Trentina Pro Loco e loro Consorzi, grazie al supporto finanziario di Fondazione trentina per il volontariato sociale. I presidenti di tutte le associazioni di volonta-riato del Trentino potranno dare forma al proprio modo di esercitare la leadership attraverso 9 incontri, tra seminari e laboratori, che si tengono settima-nalmente a Trento dalle 18.00 alle 21.00.Sono moltissime le associazioni di volontariato pre-senti sul territorio e come sanno i loro presidenti non è cosa semplice gestirle. Ecco perché la Federazione Trentina Pro Loco e loro Consorzi ha pensato di orga-nizzare per tutte le Pro Loco e per le altre associazioni di volontariato “Presidente che passio-ne!”. Il percorso nasce dall’esigenza di rendere i presidenti delle associazioni più autonomi e consape-voli della posizione che ricoprono e per dare loro la possibilità di confrontarsi su un ruolo a volte comples-so come quello di gestione e rappresentanza di un gruppo.

La novità è che i diversi appuntamenti saranno suddi-visi tra teoria e pratica, per dare agli iscritti la possibilità di lavorare sulle proprie capacità. Du-rante il seminario, nella parte teorica del percorso, i partecipanti porteranno le proprie esperienze di lea-der di associazione, in modo da individuare le questioni di interesse del gruppo che poi verranno sviluppate durante il laboratorio. Nella parte pratica i contributi teorici verranno applicati alle storie perso-nali degli allievi, al fine di progettare strategie di sviluppo e miglioramento di queste capacità.La Federazione Trentina Pro Loco e loro Consorzi da anni si impegna nella formazione dei propri associati e non solo, creando percorsi che possano servire alla gestione e al miglioramento delle attività svolte dalle associazioni di volontariato. Ciò è possibile grazie al sostegno di altri enti, Provincia Autonoma di Trento, Fondazione trentina per il volontariato sociale e Accademia d’Impresa sempre attivi nel valorizzare il mondo del volontariato.

LEADER SI NASCE O SI DIVENTA?È partito il nuovo percorso per formaretutti i presidenti delle associazioni di volontariatodi Deborah Garbari, addetta stampa della Federazione Trentina Pro Loco e loro Consorzi

LABORATORImartedì 19 ottobre, Leadership efficacemartedì 16 novembre, Dalla motivazione al sensomartedì 30 novembre, Gestire i gruppimartedì 14 dicembre, Organizzare il volontariato

APERTURAmercoledì 13 ottobre,Fondazione del gruppoe analisi del fabbisogno

CHIUSURAmercoledì 15 dicembre,Valutazione del percorso

SEMINARImercoledì 27 ottobre, Io volontario, l'altro volontariomercoledì 10 novembre, Modelli di leadermercoledì 24 novembre, Leader di conflitti

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La Federazione Trentina Pro Loco e loro Consorzi è lieta di

annunciarvi che da novembre 2010 dedicherà uno spazio perma-

nente on-line agli eventi organizzati dalle Pro Loco trentine e

dai loro Consorzi. Il calendario degli eventi sarà attivo per tutto

l'anno sul sito www.unplitrentino.it

L'idea è nata a seguito di numerose richieste da parte vostra di

poter pubblicizzare gli eventi, offrendo la possibilità a turisti e

fruitori di conoscere e poter partecipare a tutte le manifestazioni

presenti sul territorio. A breve vi invieremo tutte le modalità per il

funzionamento del nuovo servizio.

TUTTI GLI EVENTIDELLE PRO LOCO ON-LINE

Nell'immagine a lato:la nuova grafica per il calendario eventi delle Pro Loco.

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Sull’ Altopiano di Folgaria undicesima edizione premiata da una folla straripante: fra cibo musi-ca e spettacoli gente da tutto il Nord Italia,

Svizzera, Austria, Germania.Raggiante la Pro Loco di Mezzomonte: “Siamo la mani-festazione enogastronomica intinerante di maggior successo di tutta la provincia. Grazie anche ai 250 vo-lontari”Una fila di 2700 persone, almeno 200 dirottate sulle strutture ricettive dell’altipiano.La macchina organizzativa della 11° edizione della Ma-gnarustega, curata dall’efficientissimo responsabile dell’evento Sergio Sgrott, è già in moto sin dalle primis-sime ore del mattino, le 2,30 per l’esattezza! Il luogo di partenza anche quest’anno la frazione Nègheli di Co-sta di Folgaria, scelta logistica resasi necessaria da qualche anno per consentire ai partecipanti di poter disporre di ampi e comodi parcheggi. Sul tracciato di quasi 9 km una massa di volontari, oltre 250, che si muovono sul territorio ed in ogni postazione come pezzi di una scacchiera. Straordinari, perfetti, impecca-bilmente coordinati. Si aprono i cancelli di buon mattino, prima dell’orario previsto delle ore 9,00, ed inizia un lungo serpentone, sapientemente mosso con re-golarità svizzera: sono tanti, tantissimi, arrivano da tutta l’Alta Italia, dal veneto in particolare, ma anche dal Friuli, dalla Lombardia, Liguria ed Emilia Roma-gna, alcuni anche dall’Austria, Svizzera e Germania. L’organizzazione ha previsto la chiusura a 2500 perso-ne, ma c’è chi, vista la splendida ed irripetibile giornata, arriva all’ultimo minuto e senza prenotazio-ne preventiva; ne vengono accontentati ulteriori 200 ma moltissimi non vengono accolti per motivi orga-

nizzativi e vengono dirottati sulle strutture ricettive dell’altipiano. La manifestazione parte dal Santuario Madonna delle Grazie – Patrona degli Sciatori d’Italia -, ad accogliere la nutritissima truppa di vacanzieri e camminatori-degustatori la Bifolk Band di Pergine che allieta con note scanzonate note ed ironici stornelli po-polari. Il percorso si addentra subito nel bosco lungo i sentieri che seguono il corso del Rio Cavallo. Si arriva a Francolini, ridente frazione folgaretana dalla quale si ammira il capoluogo Folgaria in tutta la sua bellezza. Viene servito lo yogurt ai frutti di bosco e qualche centinaio di metri più a valle – in un ampio verdissimo prato l’Associazione Promocosta coordinata dal sinda-co di Folgaria Maurizio Toller offre uan gustosa una fetta di torta saracena con caffè d’orzo e succo di frutta della Val di Non. Poi giù per un ripido sentiero sino a raggiungere il “Dos della Garàut” dove la Compagnia Schutzen di Folgaria propone un freschis-simo e spumeggiante brindisi a base di spumante Trento Doc della Cantina Vivallis, il “Valentini”. Si scende ancora per addentrarsi nella foresta del Gonn dove i Cicloamatori di Folgaria servono un profu-matissimo “panino con la luganega”, adeguatamente bagnato dal fresco autoctono Nosiola del Maso ai Dos-si di Cimone, servito dal produttore. Un generoso antipasto chiama un primo piatto all’altezza della situa-zione: eccolo servito! I canederli – ricetta trentina doc dello Chef Lauro Rigo della Sacra Famiglia di Rovere-to - preparati con passione e serviti con gentilezza e stile dallo staff roveretano nella fresca radura del Bìse-la. Ottimo lo Chardonnay della Sociale di Nomi proposto dal produttore e da gentilissimi mescitori. Il cammino prosegue prevalentemente in discesa, verso

UNA "MAGNARUSTEGA"DA TUTTO ESAURITO2700 partecipanti all'11° edizione di Romeo Larcher

Nella foto: momento della camminata durante il percorso.

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Mezzomonte. Ecco in sequenza il panoramico “dos del Stock”, la cascata dell’Hoffentol - sede ideale per una bella foto ricordo – il pittoresco centro di Guardia con i suoi murales, gli usi e costumi trentini, la bella musica di Paola e Tiziano, il profumato gulasch alla trentina dello chef Giuliano Plotegher coadiuvato da un nugolo di collaboratori del Comitato Scanuppia (polentèri per l’occasione) e del Circolo Culturale di Guardia, i padroni di casa attivissimi e perfetti. Di pre-gio il vino servito in abbinamento: il Marzemino Verde della Cantina Sociale di Isera, davvero pregevo-le! Una sosta all’ombra della tensostruttura e poi giù nel ripido sentiero che porta al vecchio maso cimbro di Ondertòl dove i locali – residenti ed ospiti per l’occasione- sono tutti impegnati alla griglia per la “lombatina con verdure”, tanto apprezzato…. Irri-nunciabile davvero il bicchiere di vino Carestèl accuratamente spiegato e generosamente proposto dalla famiglia Bruno Grigoletti di Nomi.Due passi per digerire ammirando il bel panorama su Castel Beseno e la Valle dell’Adige con davanti Mezzomonte e la zona d’arrivo…ancora distante! Agli “Spiazzi” una grande sorpresa: la famiglia Mi-lenkovic al completo, i due genitori e tre figli, tutti con l’archetto in mano, a proporre brani di Mozart, Brahms, Schubert, …con gli assolo del piccolo Teofil, ragazzo prodigio virtuoso del violino, noto ormai a li-vello internazionale.Siamo ormai arrivati su greto del Rio Cavallo – il Ros-spack che ha segnato nei secoli la valle – dove il Caseificio degli Altipiani e del Vezzena ha prodotto sul posto una degustazione di formaggio Vezzena e miele di acacia, servito dal volontariato di Mezzo-monte di Sotto, coordinato dal Vice Presidente Giorgio Larcher e da Fabio Larcher. Di pregio anche qui il vino abbinato: il Pinot Nero dell’Azienda Agri-cola Maso Roveri di Avio, partner della manifestazione fin dalla sua prima edizione.Ci si avvia al termine del percorso con il caffè, la ma-cedonia di frutti di bosco della Cooperativa Sant’Orsola, un assaggio di grappa trentina Marzadro e il meritato gelato del “Bologna” al campo sportivo.I pullman – ben sette – fanno la spola riportano gli amanti della natura e delle passeggiate enogastronomi-che a Folgaria – tutti felici per aver trascorso una bella giornata – anzi bellissima e forse irripetibile – scandita dal preciso ritmo messo in capo dell’orga-nizzazione e dall’efficienza, impegno ed attenzione dei simpatici volontari, oltre che dal contorno di apprezzati e spettacoli musicali. “Una giornata da scri-vere negli annali, un successo strepitoso nonostante lo stop per ben due anni – sottolinea Romeo Larcher - segretario della Pro Loco – di una manifestazione che si è ulteriormente consacrata come uno dei principali eventi estivi degli altipiani e che dimostra come i turi-sti – sia quelli che soggiornano a Folgaria che quelli arrivati appositamente per la Magnarustega – non solo amino camminare in un vero paradiso verde ma anche come sappiano apprezzare una proposta che punta alla

genuinità dei prodotti trentini, alla ricerca delle tradi-zionie del folclore, alla tutela ed al rispetto per la natura”. Devo ringraziare tutti i volontari di Mezzo-monte ed i soci della Pro Loco con il Presidente Velio Larcher in testa, gli Enti sostenitori: Comune di Folga-ria, Apt degli Altipiani, Provincia Autonoma di Trento, Bim Adige e Comprensorio C10 ;tutti gli sponsor con in testa la Cassa Rurale di Rovereto, i fornitori di beni e servizi, le forze dell’ordine e la Croce Rossa degli Altipiani, la Carosello Ski ed il Caseifico degli Altipia-ni e del Vezzena, oltre ovviamente le Associazioni di Volontariato attive sul percorso: Megabike, Promoco-sta, Compagnia Schutzen Folgaria, Gruppo Cicloamatori di Folgaria, Staff Sacra Famiglia di Ro-vereto, Circolo Culturale e Ricreativo di Guardia, Comitato Scanuppia, Amici di Ondertòl, Comitato Ma-gnalonga”.

Nell'immagine in alto: partenza del gruppo dal Santuario Madonna delle Grazie.In basso: uno degli stand disposti durante il percorso serve le pietanze preparate dai volontari.

ALTIPIANO DI FOLGARIA

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1 chilo e 12 grammi: questo è l'esatto peso di tutto il rifiuto secco non riciclabile prodotto ve-nerdì 27 Agosto a Lavis in occasione della

Cena Contadina organizzata dalla Pro Loco in colla-borazione con altre associazioni attive sul territorio.Giunta alla 11 edizione, la Cena Contadina è occasio-ne di festa per la nostra comunità, che è invitata nella piazzetta antistante la biblioteca comunale ad assapo-rare un menu semplice, come vuole la tradizione: Pasta e fagioli, il classico "Tortel de patate" con luccanica, formaggio e capussi.Ad accompagnare la serata c'è la fisarmonica di Bru-no Regnana che ci intrattiene con ballate popolari.Il clima di festa però non ci distoglie da questioni se-rie come quella dell'Ambiente: da anni ormai la Pro Loco assieme all'associazione Ecovolontari promuo-vono su tutto il territorio le "Ecofeste", nelle quali si cerca di mettere in pratica comportamenti virtuosi per cercare di ridurre il più possibile l'impatto delle manifestazioni.Il percorso che ci ha portati a questo ottimo risultato non è quindi stato improvvisato, ma è la somma di

FESTA A "RIFIUTI ZERO" A LAVIS Piatti in ceramica e bicchieri in vetroper la Cena Contadinadi Andrea Ghensi

piccole scelte attentamente programmate nel corso di tutti gli eventi passati.Si è giunti quindi ad utilizzare piatti in ceramica, bicchieri e tozzole in vetro, posate in acciaio, anche grazie alla disponibilità della lavastoviglie industriale acquistata recentemente dal comune e disponibile a tutte le associazioni; per le bevande si è scelta la ero-gazione alla spina e le bottiglie in vetro a rendere.In questo modo si è riuscito ad eliminare la maggior parte di rifiuto indifferenziato tipico delle feste mangerecce, che comunque in altre occasioni era stato ridotto grazie all'impiego di stoviglie in mater-bi.Dalla cucina è quindi uscito solo rifiuto organico e qualche imballaggio in materiale riciclabile.Grazie all'impegno della Pro Loco con la collabora-zione dell'amministrazione comunale, Ecovolontari, CRCS Paganella, Alpini, Donne Rurali, Coro Santa Cecilia, Lega Pasi Battisti, Scout e a tutti coloro che a titolo personale hanno collaborato, la Cena Contadi-na è la prova che è possibile coniare momenti di festa a rispetto per l'ambiente.

PIANA ROTALIANA

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Che la “Festa del radicchio” fosse diventata, in breve tempo, la manifestazione più importante dell’intera stagione “bienata” credo non vi fosse-

ro perplessità alcune… ma indubbiamente con l’edizione 2010 la stessa entra a pieno titolo tra le ini-ziative “gastronomiche” più rilevanti e famose dell’intera Valsugana.La storia della festa è costellata da un costante cre-scendo sia di presenze che di conseguente visibilità ottenuta, anche grazie alla qualità delle iniziative che fanno da cornice alla festa ma soprattutto alla capacità organizzativa di tutti coloro che hanno dato il loro importantissimo aiuto.Nonostante in quest’edizione, per la prima volta (ed è giusto ricordarlo), il tempo non fosse stato partico-larmente benigno (nuvoloso e temperature decisamente poco miti) le solide basi affinché la festa iniziasse con i migliori auspici c’erano tutte: l’entusiasmo delle deci-ne di volontari, l’apporto economico dei numerosi (e in crescendo) sponsor privati e il sostegno diretto d’autore-voli Enti quali, ad esempio, il riconoscimento del marchio TRENTINO con relativo supporto dell’Asses-sorato Provinciale all’Agricoltura, l’apporto a 360° del Comune di Bieno, la Cassa Rurale Centro Valsugana, l’ A.P.P.A., il Servizio Conservazione Natura e Valorizza-zione Ambientale della P.A.T. e infine l’A.P.T. Valsugana.Da sottolineare il ruolo dell’Azienda Agricola di Igor Busarello che nella "Festa del radicchio" ha saputo co-niugare perfettamente sia il personale apporto (ricordiamo che tutto il radicchio cucinato viene donato gratuitamente dall’Azienda) che la naturale ricaduta d’immagine della stessa.Per tornare alla manifestazione vera e propria, fin dalle prime ore di apertura della cassa si è capito che si sa-rebbe trattato di un’edizione record: le lunghe file di attesa non hanno certo scoraggiato i visitatori, tant’è che alle 14.00 i 1100 buoni pasto erano già stati vendu-ti e, tenuto conto che a questi si sono aggiunti oltre un centinaio tra sponsor e naturalmente i volontari, i pasti sfornati dalle cucine sono stati oltre 1200. Ma non sono mancati anche i semplici visitatori (in totale sono state calcolate 2500 presenze) che hanno contribuito a creare una bella cornice festosa durata fino a tarda sera.Come tutti gli anni molto seguite ed apprezzate sono state le numerose iniziative di contorno alla manifesta-zione che, iniziando dalle riconferme delle passate edizioni, sono stati: i numerosi stand di prodotti tipici lo-cali e di lavorazioni artistico/artigianali, la possibilità di effettuare voli turistici in elicottero (che visto il tempo non è stato preso d’assalto come gli anni scorsi) e l’immancabile palestra artificiale di roccia per bambi-

ni. Particolarmente atteso era il famoso cabarettista trentino Mario Cagol (in arte “Supermario”) che ha fatto scoppiare dalle risate un tendone riempito comple-tamente mentre, durante la distribuzione dei pasti, a tener compagnia vi era l’ormai nota BIFOLK BAND (“Orchestra instabile da Ostaria”) i quali, ricevendo nu-merosi complimenti, si sono esibiti all'insegna della goliardia e dell'improvvisazione, con un repertorio perlopiù legato alla musica popolare trentina. Note particolari per le due novità di quest’edizione, ovvero la passeggiata naturalistica per conoscere le bellezze dei dintorni di Bieno (a cura dell’A.P.P.A.) e lo spetta-colo di dimostrazione di volo con falchi e falconieri; entrambe le iniziative, pur essendo state dislocate al di fuori della sede “naturale” della festa, hanno ottenuto sia un buon numero di presenze che di apprezzamenti.Insomma una festa ben organizzata e ben riuscita che, come ogni bella cosa, ha anche la sua ciliegina sulla torta: l’intera vendita delle torte cucinate dalle brave massaie bienate, il cui ricavato è stato interamente de-voluto per scopi di beneficenza.In conclusione un doveroso ringraziamento a tutti i vo-lontari delle Associazioni paesane e a tutti coloro che, seppur non iscritti ad alcuna Associazione, hanno co-munque dato il loro ENORME contributo: per un paese di nemmeno 500 abitanti organizzare una festa di tali dimensioni è sicuramente motivo di orgoglio e di vanto non indifferente.

FESTA DEL RADICCHIO DI BIENONumerose iniziative per la 5° edizionedi Carla Brandalise

Nella pagina a fianco in alto:i rifiuti non riciclabili prodotti durante la "Cena contadina".Nella pagina a fianco in basso: un momento della festa.

In basso:immagine della "Festa del radicchio di Bieno".

VALSUGANA

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Nel lontano 1910 nasceva la Pro Loco di Cavareno: lo statuto, ricavato in

parte dalla precedente “Società di abbellimento”, prevedeva tra le altre cose anche l’organizzazione di momenti di intrattenimento per turisti, mediante manifestazioni sportive, culturali e di svago.Questo è valido ancora oggi , tant’è che, durante l’estate, quasi tutti i giorni la nostra Pro Loco ha qualcosa in programma, dalla mani-festazione culturale al ballo liscio, dall’intrattenimento per i giovani al disco bimbo per i più piccoli.Altre manifestazioni che si orga-nizzano sono, ad esempio, i “Balconi e giardini fioriti”, manife-stazione che in passato ha visto una notevole risposta da parte dei paesani ed un apprezzamento da parte dei turisti.Quest’anno, a conclusione delle attività estive, abbiamo orga-nizzato i festeggiamenti per il centenario della Pro Loco, svoltisi sabato 4 e domenica 5 settembre alla Tennis Halle di Cavareno. Il

programma corposo comprende-va: sabato bisonte meccanico e concerto del gruppo country “Yellow Capra’s” e domenica pranzo tipico trentino, premiazio-ne degli ex presidenti e giochi di ogni genere; la manifestazione ha visto il consiglio di amministrazio-ne della Pro Loco e i volontari del paese impegnati per la buona riusci-ta della festa.Gli ex Presidenti sono stati pre-miati con la consegna di una pergamena da parte dell’attuale Pre-sidente Mauro Larcher, che li ha ringraziati per il loro impegno all’interno della Pro Loco. Questi i loro nomi: Battocletti Enrico (il più anziano), Endizzi Edwige, Larcher Renato, Marches Candi-do, Bertasi Napoleone, Torneri Cristina, Springhetti Mariangela. Larcher ha poi ricordato anche gli ex Presidenti deceduti: Gasperini Carlo, Springhetti Giuseppe, Vi-sintin Giuseppe, Franch Evaristo, Visintin Giuseppe, Borzaga Pietro, Gasperini Carlo, Rizzi Valentino, Battocletti Olivo, Covi Cesare,

Pellegrini Bruno, Zini Pio, Zini Vittorino.Ha poi ringraziato tutti e ha ga-rantito che l’impegno della Pro Loco non verrà mai meno anche negli anni futuri, contando, come sempre, sulla collaborazione di tutte le associazioni e dell’ammini-strazione comunale. Ha ricordato poi come l’obbiettivo della Pro Loco era quello di festeggiare que-sti 100 anni assieme a tutto il paese e le associazioni in esso inserite. “Questo in parte è riusci-to – ha concluso il Presidente - e possiamo ritenerci soddisfatti.Un grazie sincero a tutti coloro che hanno collaborato”.Erano presenti ai festeggiamenti il Sindaco Gilberto Zani, Marco Zi-ni per la Cassa Rurale, il Presidente del Consorzio Pro Lo-co Val di Non Leone Cirolini e il Presidente della Federazione Trentina delle Pro Loco e loro Consorzi Armando Pederzolli.Leone Cirolini si è complimentato con la Pro Loco per il traguardo raggiunto e ha raccomandato ai

LA PRO LOCO DI CAVARENOHA FESTEGGIATO I PRIMI 100 ANNILa ricetta di questo succcesso: passione e qualitàdi Leone Cirolini

Nella foto in alto: alcuni degli ex Presidenti premiati.

Nella pagina a fianco: il Sindaco Gilberto Zani con il Presidente della Pro Loco Mauro Larcher.

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Interventodel sindaco Gilberto Zani“Siamo qui oggi riuniti a celebrare 100 anni di storia di questa nostra associazione.Un traguardo importante non solo per Cavareno, ma per il Trentino turistico cresciuto grazie al dinamismo e all’intraprendenza delle Pro Loco e alla dedizione e la voglia di fare dei tanti uomini che in questi anni si sono spesi per il proprio Paese e la propria Comunità.100 anni fatti anche di ricordi e di emozioni che ri-porta ognuno di noi indietro nel tempo a rivivere i cambiamenti che si sono susseguiti nella nostra socie-tà e nel nostro Paese in tutti questi anni, nei quali la Pro Loco è stata una indiscutibile protagonista.Dagli anni ‘50 dove si cominciava ad intravedere il be-nessere crescente e le grandi opportunità che il turismo avrebbe rappresentato per la nostra terra che piano, piano usciva da una economia esclusivamente agricola, fino ai tempi d’oggi nei quali la globalizza-zione ha avvicinato il mondo, ha aperto nuove, grandi opportunità, ma anche reso tutto molto più difficile.Dall’iniziale attività di abbellimento del paese mirata a presentare un paese pulito e attento a rendere bello l’ambiente che ci circonda, la Pro Loco si è tra-sformata e si è impegnata ad offrire un importante stimolo ad una economia che cresceva e portava be-

nessere e un servizio finalizzato a sostenerla ed a rendere vivo il paese, con momenti di animazione e socialità che nel tempo si sono adeguati alle mutevoli esigenze e agli stili di vita.Non posso non ricordare alcuni momenti, anche perché alla Pro Loco ci ho lavorato con passione, so-no stato nel Consiglio di amministrazione ed ho avuto modo di collaborare fattivamente come Sinda-co negli anni ’80.Dai balconi fioriti, quale stimolo a rendere bella la propria casa, alle spettacolari gimcane al Campo sportivo con le prime auto di massa, dai tornei nazio-nali di tennis con le tribune gremite, alle gare ciclistiche con l’esordio di Francesco Moser, dai pri-mi ritiri della squadre di calcio di serie A (con il glorioso Vicenza di Puricelli e il Brescia) con le parti-te di cartello con il Torino e il Verona, ai teatri tenda, proprio qui in questo posto dove oggi c’è il nostro centro sportivo, con Gianni Morandi, Enrico Ruggeri e Roberto Vecchioni, ma anche le tante piccole mani-festazioni che hanno fatto di Cavareno e dell’Alta Val di Non una delle zone più apprezzate turisticamente del Trentino.Oggi abbiamo raggiunto un importante traguardo del quale andiamo fieri, ma se ne apre un altro perché quello spirito e quei valori che la Pro Loco ha da sempre saputo interpretare non sono venuti meno, co-me non potrà venir meno l’impegno e quel sentirsi appagati di aver fatto qualcosa di utile per gli altri e per la propria Comunità.Grazie Pro Loco e grazie a quanti si sono impegnati e si impegneranno in futuro a fare questo.Buona festa a tutti”.

volontari della Pro Loco di conti-nuare sempre con impegno e dedizione l’attività prevista dallo statuto. “I soci della Pro Loco – ha ricordato Cirolini – devono ri-cordare sempre queste due parole: Passione e Qualità. Bisogna metterci passione in tutto quello che si fa, la Pro Loco bisogna averla prima di tutto nel cuore. E poi la qualità: le manifestazioni devono essere sempre improntate alla massima qualità, non bisogna fare le cose pressappoco o per forza. Senza queste due qualità una Pro Loco non può andare molto lontano.”Marco Zini ha portato il saluto della Cassa Rurale e ha garantito l’appoggio attento e costante della Cassa anche per il futuro.

VAL DI NON

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L’evento che quest’ anno ha raggiunto la sua ottava edizione e grazie alla

campagna di promozione su stampa, (Gazzettino nazionale inserti su riviste mensili e giornali locali), e radio di tutto il triveneto, con spot specifico della festa, ha vi-sto aumentare notevolmente il numero di presenze e la sua popo-larità, dandole un carattere più che regionale, nazionale. L’affluenza ri-scontrata infatti, è stata per la maggior parte dall’Italia settentrio-

nale ed in particolare dal Veneto (Verona, Vicenza, Treviso e Pado-va), ma anche dalle Marche, dal Piemonte, Lombardia e dell’Emi-lia Romagna.Tutto ciò è stato possibile alla mi-rata e capillare promozione sul territorio nazionale, dell’Azienda per il Turismo d’ambito, Passo Rolle San Martino di Castrozza, Primiero e Vanoi.Sono stati realizzati 200 manifesti e 3000 locandine riportanti tutto il programma dell’iniziativa, con pacchetti soggiorno ed i loghi che contraddistinguono il prodotto trentino.L’iniziativa è stata aperta il ve-nerdì mattina con l’escursione alla ricerca di funghi con gli esperti del gruppo micologico Bresaola di Vicenza e le guardie forestali loca-li, alla quale hanno partecipato una cinquantina di persone.Nel pomeriggio apertura dell’espo-sizione del 2° Concorso di disegno per ragazzi dai 4 ai 12 anni “Brisa regina dei funghi del bosco”, presso l’oratorio parrocchiale di Caoria e della Filie-ra Ittica lungo l’area fluviale nel centro di Caoria a cura delle asso-ciazioni pescatori Primiero e Vanoi.La sera, presso il tendone Ana di Caoria, serata musicale e lotteria i cui premi erano ricchi cesti di funghi nostrani.Il sabato mattina, escursione alla ricerca di funghi con gli esperti mi-cologi e le guardie forestali, alla quale hanno partecipato circa 80 persone.Nel pomeriggio presso il tendone Ana di Caoria, i Cuochi della Fede-razione Italiana Trentina in

collaborazione con la condotta Slow Food Feltrino-Primiero hanno eseguito in diretta alcune preparazioni culinarie con prota-gonista “la brisa”. Ospite d’eccezione con curiosità e consi-gli, nonché testimonial della festa e dei prodotti trentini e locali il sig. Beppe Bigazzi, noto esperto in prodotti locali italiani e ospite fisso per diversi anni alla trasmis-sione in onda a mezzogiorno su RAI 1 “La Prova del cuoco”.I funghi raccolti durante le due escursioni del venerdì e del sabato sono stati impiegati per l’allesti-mento della mostra micologica, inaugurata e aperta alle 18.00 di sabato pomeriggio all’oratorio di Caoria.Notevole l’affluenza e l’interesse per questa esposizione, affiancata dalla mostra di disegni per ra-gazzi con tema i funghi e dalla filiera ittica. La sera apertura dello stend gastronomico con me-nù a base di funghi e serata danzante con musica tirolese.La domenica mattina allestimento lungo le vie del paese del mercati-no di prodotti tipici ed artigianali trentini e della Valle e sfilata del Gruppo Folk I Laché di Romeno.S. Messa, apertura della Filiera Ittica, della mostra micologica e dei disegni per ragazzi e a mezzo-giorno apertura dello stend gastronomico con menù fisso a base di funghi..Nel pomeriggio spettacolo musi-cale dal vivo e premiazione del 2° Concorso di disegno per ragazzi dai 4 ai 12 anni “Brisa regina dei funghi del bosco” dove sono stati premiati i migliori tre disegni delle categorie suddivise nelle se-

FESTA DELLE BRISE VI EDIZIONECaoria di Canal San Bovo10-11-12 settembre 2010di Orindo Loss

Nelle foto:momenti della

festa con Beppe Bigazzi,

ospite d'eccezione.

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- Serena con i formaggi e il burro della Malga Mie-snotta;- l’Azienda agricola Loss Claudio con i fiori, le piante da frutto e piccoli frutti coltivati in Valle e as-sociata alla cooperativa di Sant’Orsola;- la Fam. Cooperativa di Caoria con i formaggi trenti-ni, il Trentingrana, il mielelocale, i vini doc trentini e le grappe, nonché la farina di Storo e le confetture di Sant’Orsola;- l’artigiano/scultore Cecco Fernando, con le sue crea-zioni e i suoi prodotti in legno intagliati artigianalmente;- Sabrina Loss con oggettistica in legno dipinta a ma-no;- Macelleria Caser Mirco, con le luganeghe de Caoria e gli insaccati nostrani;- vari produttori di miele locali;- la bancarella delle ceste artigianali;- alcune donne locali che si cimentano ancora nell’ arte del ricamo su tessuti di lino di un tempo;- gli artigiani locali con bastoni lavorati, ceste, “cra-spe” (racchette da neve in legno), le scandole (tegole in legno di larice per la copertura dei tetti delle baite) e i “laip” (portafiori scavati nei tronchi di larice).

guenti fasce di età: 4-6 anni; 7-9 anni e 10-12 anni.Durante questi giorni di festa, è stato possibile visitare il Museo della Grande Guerra e la mostra sulla tassidermia, la Mostra Arti e mestieri e tutti i siti lungo il Sentiero Etnografico di Caoria.Nel tendone, dove la festa si è svi-luppata maggiormente, sono stati esposti, assieme ai manifesti e striscioni della Festa delle Brise, anche quelli del marchio trentino.I prodotti tipici trentini e locali, sono stati esposti e venduti nell’ambito del mercatino delle “brise”, allestito fin dal mattino e per l’intera giornata di domenica, lungo le vie del paese di Caoria. La festa ha riscontrato un grosso successo e ci auguriamo di incre-mentare la qualità e l’affluenza della festa stessa.

VALLE DEL VANOI

Fra gli espositori presenti:

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La Pro Loco di Carisolo e la Fondazione “Maria Pernici Antica Vetreria” ha ripropo-

sto nell'estate appena trascorsa la magia e il fascino della soffiatura del vetro, evento già ospitato con successo all'interno della rassegna “Montagne di vetro” nell'estate 2007.Alla fornace installata nei pressi del nuovo palazzetto dello sport hanno lavorato il maestro Silvano Signoretto artista rinomato di Mura-no e il suo servente Guido Benamati figlio di una delle pro-prietarie della Località Antica Vetreria.

Novità importante di quest'edizio-ne è stata l'installazione del forno della tempra, che ha permesso di raffreddare in modo graduale, le opere realizzate evitando la rottura dei pezzi. Questa scelta ha di fatto sancito la ripresa della produzione di manufatti in vetro a Carisolo do-po la chiusura della prestigiosa Fabbrica dei Cristalli “Pernici e Bo-lognini” avvenuta più di 120 anni fa.La “Fabbrica dei cristalli” di Cari-solo nacque per iniziativa di due famiglie: la famiglia Pernici di Ri-va del Garda e quella Bolognini originaria di Pinzolo che agli inizi

dell'800 scelsero la Val Rendena perché luogo strategico per la pro-duzione del vetro. La valle era infatti ricca di quarzo, la materia prima della composta vetrosa, abbondava del legname necessario per riscaldare le fornaci ed era ricca di acqua che incanalata pro-duceva la forza idraulica per far girare le macine di frantumazione.L’attività intrapresa con mae-stranze venute dalla Boemia, dall'Alsazia e dalla Lorena diede subito i risultati auspicati nella produzione delle cosiddette “ga-lanterie di cristallo a uso di Boemia”.

IL FASCINO DELLA SOFFIATURAa Carisolo un artista di Murano ha realizzatovasi soffiati, bicchieri coloratie tante altre creazionidi Michela Bertarelli e Modesto Povinelli

29VAL RENDENA

Ed è così che quest'estate nei giorni in cui i giornali veneti dava-no risalto alla lotta intrapresa contro la contraffazione del vetro muranese, a Carisolo dal 5 al 10 agosto si è svolta l'interessante e riuscita dimostrazione della soffiatura del vetro.Silvano Signoretto, opera da più di 50 anni in fornace, dapprima co-me servente e successivamente come maestro. Le sue innate capa-cità creative e la sua forte sensibilità verso l'arte vetraria lo hanno portato, fin da giovane, a collaborare con le più rinomate fornaci muranesi. Ciò gli permise di acquisire esperienza e di essere ricercato da numerosi designers ed artisti di fama internazionale quali Gigi Marcazzan, Antonella Costa, Ginny Ruffner.Quest'anno la soffiatura del vetro a Carisolo era legata alla mostra “L'avventura del vetro - Dal rina-scimento al Novecento tra Venezia e mondi lontani” proposta dal Castello del Buonconsiglio di Trento nella quale era esposta la magnifica opera “VetroCenacolo” del maestro Signoretto, una ripro-duzione in vetro dell'apparecchio della tavola raffigurata nell'ultima cena dei Baschenis a Santo Stefa-no.Numerosi gli spettatori che hanno assistito alla creazione dei vari pezzi, dai vasi soffiati, ai bicchieri colorati, dalle sculture degli ani-mali del bosco ai tipici cavallini veneziani, dagli agrumi dorati ai centrotavola decorati. Pezzi che sono andati a ruba l'ultima sera, battuti all'asta al termine dei lavo-ri.Durante la serata era possibile acquistare la ristampa del volume “La fabbrica dei cristalli” di Francesca e Manuela Bonfioli, pubblicazione che racconta la sto-ria della vetreria di Carisolo ed oggi disponibile presso l'ufficio della Pro Loco.Ora si auspica di riuscire a pro-porre ogni anno la dimostrazione di soffiatura ed altre attività legate al vetro con l'intento di far di-ventare, Carisolo il punto di riferimento per la lavorazione del

Nella pagina a fianco:gli oggetti creati dal maestro

Silvano Signoretto.

In alto:alcune immagini delle fasi

della soffiatura.

vetro nell'arco alpino. Un ringra-ziamento, doveroso, va al maestro Silvano Signoretto, alla Fondazio-ne “Maria Pernici Antica Vetreria” con i quali si è instaurata una pro-ficua progettualità e collaborazione, ed a tutti i volonta-ri della Pro Loco che hanno contribuito all'allestimento delle attrezzature necessarie ed alla buo-na riuscita dell'evento!

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Si è svolta il 3 ed il 4 luglio 2010 l’ultima edizio-ne del Calcio Saponato a Monte Terlago. Evento ormai immancabile per chi vuole passa-

re due giorni tra sport e divertimento. Appuntamento fisso che ha richiamato quest’anno 12 squadre che si sono sfidate nel torneo, vinto dalla squadra “ZERO STABILITA’”. Non erano presenti squadre femminili anche se, il team “Palla al Piede” aveva una forte pre-senza di determinate ragazze.La festa è stata caratterizzata da un efficiente servizio bar e cucina che ha lavorato ininterrottamente per due giorni consecutivi; azzeccata inoltre l’idea di avere un maxischermo per vedere le partite dei mondiali di calcio.Anche il tempo ha fatto la sua parte:due giorni di bel

sole hanno permesso lo svolgimento del torneo nel migliore dei modi, ed un po’ di pioggia il sabato sera non ha guastato la festa.A coronare il tutto il concerto dei THE WILSON, band del luogo, durante la serata del sabato.L’evento è stato reso possibile dalla buona collabora-zione tra le varie associazioni del territorio e specialmente: il G.S.A. COVELO, la PRO LOCO TERLAGO, gli ALPINI MONTE TERLAGO e gli AMICI DI MONTE TERLAGO ed ovviamente tutti quelli che hanno aiutato e partecipato rendendo, anco-ra una volta, questa manifestazione gioiosa e ben riuscita.

CALCIO SAPONATOa Terlago si sono sfidate 12 squadredi Isabella Toscana

Una serata organizzata nei minimi dettagli, questa è la prima cosa che è

saltata all’occhio a quanti hanno potuto partecipare all’apertura della Ganzega 2010. A…spettando la Ganzega, questo il titolo della serata dell’11 settembre organizzata dalla Pro Lo-co di Mori, dove 250 persone hanno potuto cenare con piatti della tradizione contadina dei pri-mi del 900 e con ricette della cucina povera.La piazza è stata addobbata per l’occasione con quadri raffiguranti damigiane di vino, in un angolo so-no stati posizionati dei vitigni, carri e balle di fieno per rendere la serata ancora più suggestiva. Ad intrattenere gli ospiti e molti curio-si che hanno osservato la serata, il gruppo “Gli Amici di’ Chianti” che con le loro canzoni della tradi-zione popolare toscana hanno

fatto ridere e divertire i presenti. Durante la serata anche il gruppo “Bilicoteatro” ha fatto il suo ingresso nella piazza lasciando tutti, e in particolar modo i bambi-ni, senza parole: ragazze vestite con dei drappi colorati si muove-vano sui trampoli a ritmo di tamburi, creando delle pose davve-ro affascinanti. Al termine della serata la premiazione dei vincitori di “Maestro de Caneva”, concorso enologico Vallagarina Terre dei Vi-ni.Alla serata hanno partecipato Armando Pederzolli, Presidente della Federazione Trentina Pro Lo-co e loro Consorzi, Enrica Bettini, Presidente dell’APT di Rovereto e Roberto Caliari, Sindaco di Mori, che si sono congratulati con tutta la Pro Loco e in particolare con il Presidente Flavio Bianchi, per l’ottima riuscita di questa manife-stazione.

A...SPETTANDO LA GANZEGATra piatti della tradizione, musica e danzedi Deborah Garbari, addetta stampa della Federazione Trentina Pro Loco e loro Consorzi

Nella foto in basso:alcune ragazze del gruppo "Bilicoteatro".