chi era giuseppe sarto?

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CHI ERA GIUSEPPE SARTO? Questo argomento si trova incluso in un’antologia, “La storia sulle rive del Muson”, che si può consultare anche in: http://rivemuson.wordpress.com/ I compaesani di San Pio X conoscono da vicino il contesto, a volte quasi intatto, nel quale è vissuto quasi tutta la vita e questo è fondamentale per chi desidera approfondirne l’umanità, sfrondata dalle leggende. La sua forte personalità si esprime nelle vicende della sua vita, che non si può comprendere, se non si conosce un po’ la storia locale. Gli informati sanno che era sostanzialmente un “austriacante” e conoscono bene anche il perché. Pochi conoscono il suo ruolo nella battaglia per riportare nell’ortodossia gli antichissimi culti pagani dei Veneti ed il suo sforzo deciso per sradicarne perfino la memoria. Oblio che sembra scendere solo adesso, dopo più di due millenni, per il perverso effetto di una pessima scolarizzazione di massa.

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CHI ERA GIUSEPPE SARTO?

Questo argomento si trova incluso in un’antologia, “La storia sulle rive del Muson”, che si può consultare anche in: http://rivemuson.wordpress.com/

I compaesani di San Pio X conoscono da vicino il contesto, a volte quasi

intatto, nel quale è vissuto quasi tutta la vita e questo è fondamentale

per chi desidera approfondirne l’umanità, sfrondata dalle leggende.

La sua forte personalità si esprime nelle vicende della sua vita, che non

si può comprendere, se non si conosce un po’ la storia locale.

Gli informati sanno che era sostanzialmente un “austriacante” e

conoscono bene anche il perché.

Pochi conoscono il suo ruolo nella battaglia per riportare nell’ortodossia

gli antichissimi culti pagani dei Veneti ed il suo sforzo deciso per

sradicarne perfino la memoria.

Oblio che sembra scendere solo adesso, dopo più di due millenni, per il

perverso effetto di una pessima scolarizzazione di massa.

INDICE

(*) Questa numerazione vale per il documento singolo, in “La storia sulle rive del Muson” per ricavare il valore progressivo

INDICE DIAPOSITIVA

LA FAVOLA DEGLI INCENDI DI BOSCHI PER SPIEGARE LE ORIGINI DI CENDROLE

UNA “PUGNA” PER POGGIANA, I LONGOBARDI PER GODEGO 3

A SALZANO UN CULTO PRIMITIVO PAGANEGGIANTE - REITA ANCHE A SALZANO ? 4

ROATA VIENE DA REITA? 5

LA CHIESA CRISTIANA SOSTITUISCE UN EDIFICIO PAGANO? 6

LA RIVOLUZIONE DI NAPOLEONE 7

LA RIVOLTA DEI COMPAESANI 8

L’INCOMPRENSIBILE NOSTALGIA DEL LOMBARDO VENETO 9

JACOPO MONICO E GIUSEPPE SARTO, AUSTRIACANTI 10

GIUSEPPE SARTO E GLI IGNORANTI 11

BANDIERA E GUIDA DEI SEGUACI DI LEFEBVRE 12

LA FAVOLA DEGLI INCENDI DI BOSCHI PER CENDROLE

UNA “PUGNA” PER POGGIANA, I LONGOBARDI PER GODEGO

CHI LA SPARA PIU’ GROSSA?

Che fondamento hanno tutte queste leggende, citate acriticamente nelle pubblicazioni “ufficiali”

locali, per spiegare le origini dei nostri paesi? Secondo me, non meritano un commento.

Qualsiasi dilettante di storia locale, purché spudorato, può partorire ipotesi meno strampalate.

COSA C’ENTRA IN TUTTO QUESTO GIUSEPPE SARTO?

Reita, una figura femminile, era la principale divinità dei Veneti, sappiamo come si scrive il suo

nome, ma non come si pronuncia.

Sia a Riese che a Godego, è ben documentato, da autori locali, uno scontro, durato fino a tempi

molto recenti, per riportare nell’ortodossia questi antichi culti pagani.

Il parroco Sarto ritrovò anche a Salzano un antichissimo culto, dedicato ad una misteriosa figura

femminile, chiamata ora Madonna della “Roata”.

Una sua statua lignea è stata riciclata nella chiesa parrocchiale.

Mons. Agnoletti ha partorito la favola degli incendi per Cendrole, in un documento che aveva

l’esplicito scopo di compiacere l’amico cardinale di Venezia, celebrando i suoi luoghi di origine: un

evidente tentativo di recidere i legami della memoria popolare con il passato pagano.

PERCHE’ TIRARE IN BALLO I LONGOBARDI PER LE ORIGINI DI GODEGO ?

Mons. Camavitto, nella stessa occasione, si inventa l’assonanza tra la parola “Gudega” e “Godego”

per avallare l’ipotesi di una fondazione longobarda.

I pochi elementi seri disponibili convergono, tutti ed univocamente, sull’occupazione

dell’antichissimo terrapieno, attualmente visibile e realizzato forse dai Veneti , da parte dei Goti.

Il religioso forse pensava, in questo modo, di confondere/negare un’ascendenza barbara/pagana.

Ignorava che allora, di solito, i Goti erano già “cristianizzati” (ariani), gli autoctoni ancora pagani.

A SALZANO UN CULTO PRIMITIVO PAGANEGGIANTE

REITA ANCHE A SALZANO ?

edificio voluto dal parroco

don Giuseppe Sarto

LA MADONNA DELLA ROATA

Certamente il giovane Giuseppe Sarto aveva vissuto con passione lo sforzo della chiesa, per

ricondurre nell’ortodossia il culto mariano di Riese e Godego, allora molto “pagano”, superstizioso.

A Salzano si è ritrovato forse in una condizione peggiore, con il culto della Roata.

vecchio edificio

ROATA VIENE DA REITA?

Questa è la tipica domanda che fa eccitare l’erudito. Come indizio, preso da solo, vale poco.

Se fossi un abitante di Salzano, sarei molto interessato a cercare altri riscontri più seri.

Su Reita vedi il documento :

http://www.slideshare.net/sergiobernardi/reita-a-cendrole-ed-i-retii-a-riese

costruzione voluta dal

parroco don Sarto

Di fronte ad uno qualsiasi degli

innumerevoli santuari mariani del

Veneto, ci sono buone probabilità che

risalga ad un culto per l’antica divinità

femminile dei Veneti, Reita, quando:

-ha origine assolutamente oscure

oppure evoca la leggenda di

un’apparizione ad una pastorella

-è dedicato specificamente alla nascita

della Vergine oppure a temi affini.

Questi due elementi non mancano mai

nei siti archeologici dove è accertato il

culto a Reita.

LA TIPICA CONVERSIONE ALL’ORTODOSSIA DEL RITO PAGANO?

LA CHIESA CRISTIANA SOSTITUISCE UN EDIFICIO PAGANO?

A SALZANO, UN DISASTRO RISPETTO A CENDROLE

Giuseppe Sarto, ha solo abbellito Il santuario che frequentava da piccolo e che aveva allora tutti i

crismi architettonici, materiali, dell’ortodossia ( a parte forse alcuni dei moltissimi ex voto….)

Invece l’edificio della madonna della Roata, conservava certamente anche elementi simbolici,

quanto meno sospetti ed ambigui di un culto primitivo e pagano.

Il vecchio edificio è stato sconsacrato e

sostituito dalla nuova costruzione in figura.

I due elementi più simbolici ed evocativi

per i fedeli, sono stati riciclati nella chiesa

parrocchiale;

-il primo fa parte dell’altare della madonna,

vedi la targa descrittiva posta in loco

-il secondo è la statua lignea della

Madonna del Carmine con il relativo rito

della vestizione. vecchio nuovo

Quando stuprò la millenaria ed illibata regina dei mari

Il baldo generale aveva solo 28 anni, penetrò fino al suo cuore, senza percepire resistenza, senza un

brivido di emozione, del resto era tutto concentrato sulla meticolosa organizzazione del furto dei gioielli di

famiglia.

Dato lo stato di decadenza della vittima, un racconto che potrebbe appassionare un gerontofilo, con

qualche complicazione più adatta alla penna di Masoch che di uno storico.

La rivoluzione di Napoleone

Non provo a fingermi obiettivo: penso tutto il male possibile del personaggio.

La mia condanna è incattivita dall’immobilismo servile della nostra cultura storica: secondo me, la scuola

è ancora sostanzialmente appiattita sulla lezione del Manzoni: leggete “Il cinque maggio 1821”.

Però è facile conoscere quali principali novità percepirono i nostri poveri ed ignorantissimi antenati:

- la riorganizzazione burocratica, finalizzata ad una rapina fiscale feroce , vedi diapositiva seguente

- la coscrizione militare obbligatoria, imposta anche ai nemici assoggettati

Il soldato di mestiere venne sostituito dalla moltitudine immensa di tutti i cittadini.

I giovani venivano strappati alle famiglie, nel periodo di massimo vigore e produttività, anche per periodi

molto lunghi.

Addestrati ed obbligati ad uccidere genti sconosciute, in luoghi anche molto lontani da casa, senza essere

in grado di dare un senso al loro cieco obbedire: pedine insignificanti nella scacchiera del geniale

stratega.

In questo modo Napoleone inaugurò una nuova era, dove fu possibile adunare e sterminare, in battaglie

immani, moltidudini di proporzioni mai viste prima.

- la rivoluzione antireligiosa, feroce, con la condanna allo stato laicale di tutti i religiosi

Opposto il suo atteggiamento con la nobiltà, alla quale associò presto se stesso e l’entourage famigliare,

aumentandone spesso i vecchi privilegi.

LA RIVOLUZIONE DI NAPOLEONE

LA RIVOLTA DEI NOSTRI COMPAESANI

(*)Questi paesi erano passati per mezzo agli avvenimenti causati dall'invasione repubblicana francese, e

successivamente nel 1797 furono assoggettati all'Austria; ma la guerra continuata in Europa doveva ben presto

ricomparire anche qui. Il 30 marzo 1806 Napoleone aveva emanato un decreto con cui univa al Regno d'Italia

tutte le province Venete. Il distretto di Castelfranco venne a formar parte del dipartimento del Bacchiglione, di cui

era capoluogo Bassano del Grappa. Fra le nuove leggi e balzelli imposti dal nuovo governo, la tassa del macinato

parve insopportabile agli abitanti delle nostre ville. Gli animi si esacerbarono tanto da far nascere una vera

sollevazione: "fino le donne armate di mannaie e badili dopo aver fatto macinare nei molini senza pagare, fatto

dare campana a martello, si recano alla residenza del Municipio gridando 'Morte ai Francesi', invadono le stanze

superiori, saccheggiano tutto, e portate le carte dell'archivio nel vicino piazzale le danno alle fiamme". Per questo

fatto giunge subito a Loria una compagnia di soldati francesi proveniente da Bassano, che arriva quando la gente

è raccolta per la sacra funzione in chiesa; la quale viene circondata chiamando il parroco che vogliono arrestare

come supposto istigatore dei tumulti avvenuti. Nel frattempo gli abitanti di Bessica, avvertiti di quanto accadeva a

Loria, si armano e corrono in aiuto dei loro vicini: si dividono in due schiere ed appiattatisi nelle macchie boscose

ch'erano presso la chiesa, con alcuni colpi di fucile riescono facilmente a porre in fuga i soldati francesi, colti così

all'improvviso. Unitisi poi i tumultuanti a quelli di Castello di Godego vanno in massa a Castelfranco dove nasce

un conflitto. (*) Tratta dal sito del comune di Loria al link: http://www.comunediloria.tv.it/contenuti.php?id_contenuti=5

Ecco come accolsero i francesi nel 1806!

Giuseppe Sarto nasce nel 1835, nel frattempo Napoleone

aveva già chiuso i conventi, riaperti poco dopo dall’Austria.

Napoleone Bonaparte

L’INCOMPRENSIBILE NOSTALGIA DEL LOMBARDO VENETO

Il buon governo di Venezia, dimenticato dai veneti

Fino a quando i commerci con l’oriente permanevano floridissimi, Venezia ha snobbato la terraferma.

I pochi fortunati, che vissero sotto il suo dominio, beneficiarono del governo più illuminato d’Europa.

Niente guerre continue dentro i suoi confini e cioè transito di soldataglia, angherie e saccheggi.

L’inquisizione ebbe gli artigli spuntati, gli ebrei il primo rifugio sicuro, con la creazione del ghetto.

Per evitare l’interramento della laguna, fu attuato il riassetto idrologico, che però rese più vivibili vaste zone della

terraferma, valorizzando economicamente i corsi d’acqua con l’irrigazione, i mulini ecc.

La nostra campagna è disseminata di ville bellissime, spesso associate a qualche attività manifatturiera: certo per

il piacere ed il profitto dei veneziani, ma aiutò a sfamare la moltitudine dei nullatenenti.

L’eredità culturale rimane grandissima e, secondo me, sottovalutata.

La millenaria esperienza di governo della Serenissima rifulse nell’azione politica del pontefice PioX.

La dominazione austriaca: mezzo secolo di efficientissima rapina fiscale

L’Austria era irrimediabilmente inguaiata da un deficit crescente ed

incontrollabile, la vacca lombardo-veneta, indubbiamente la più prosperosa

dell’impero, si fece mungere sempre molto docilmente.

Non riesco a capire la nostalgia di molti veneti per quei tempi: ignoranza,

mistificazione o mi sfugge qualcosa?

L’impero austriaco: grande protettore della religione

Tale fu sicuramente percepito, non solo dai vertici della chiesa, ma anche dai

poveri, ignoranti, contadini veneti.

Per loro il parroco era quasi tutto, moltissimo di più di un semplice pastore

delle anime; per esempio suppliva a molte delle funzioni tipiche dello stato

assistenziale moderno.

E’ facile immaginare con quale sollievo abbiano assistito alla fuga dei

mangia preti francesi ed all’arrivo degli austriaci. Radetzky

JACOPO MONICO E GIUSEPPE SARTO, AUSTRIACANTI Nel grafico le tre tappe della loro carriera pastorale: primo incarico in parrocchia, vescovo, patriarca, contestualizzato alle guerre d’indipendenza

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MONICO

L’UMILTA’ DI GIUSEPPE SARTO ED IL SUO CURRICULUM INGANNARONO I CARDINALI PIU ASTUTI E NAVIGATI Il conclave che lo elesse nel 1903 era molto politicizzato: l’Europa era già divisa in due fazioni, che stavano accelerando affannosamente i preparativi per la prossima guerra mondiale, dove si sarebbero scannate a vicenda. Tutte nazioni cristiane, ma ciascun episcopato libero di incoraggiare il suo popolo, anche con la benedizione delle armi. Prima dello scontro, su ciascun fronte, un prete rassicurava le coscienze dei combattenti, confortandoli con l’amministrazione degli stessi sacramenti, nel nome dello stesso Cristo. Il fronte antiaustriaco dei cardinali ingoiò la sua candidatura, commettendo un colossale errore di sottovalutazione: pensava di poter condizionare facilmente quel “povero parroco di campagna”. Fu ingannato dall’autentica umiltà di Giuseppe Sarto, ma anche dal suo curriculum, il più mediocre tra i mediocri, nella storia del papato: nove anni per passare da cappellano a parroco! Noi abbiamo capito benissimo perché.

JACOPO MONICO Più uomo di lettere che pastore: prete nel 1801, insegna in seminario, ma soprattutto si dedica con passione alla letteratura, per ben 17 anni, prima di iniziare un’esperienza pastorale! Inizia una carriera fulminante come parroco a San Vito di Altivole nel 18, vescovo nel 23, cardinale nel 27! Nel grafico la cronologia delle guerre d’indipendenza e le carriere pastorali: le buone relazioni con altolocati ambienti austriaci hanno accelerato la sua ascesa come penalizzeranno poi Giuseppe Sarto. Nel 48, cardinale, sta con l’Austria, nel 49 fugge la vendetta popolare, scappando nell’isola degli Armeni.

GIUSEPPE SARTO Il carriera del futuro papa è lentissima, all’opposto del suo mentore: adesso tirava un’altra aria. Prete nel 58, un anno prima della seconda guerra d’indipendenza, parroco nel 67, un anno dopo l’annessione del Veneto all’Italia, tra la nomina ecclesiastica a cardinale ed il suo travagliato ingresso a Venezia passano ben 16 mesi. Prima deve fare letteralmente a pezzi la giunta laica di Selvatico. Pochi dubbi sul suo orientamento politico; da pochi anni, anche in Veneto, Napoleone aveva spazzato via il buono ed il brutto del clero cattolico, svuotando i conventi senza tanti complimenti; Vienna costituiva oggettivamente il baluardo della chiesa , così come i nostri compaesani la potevano immaginare allora.

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SARTO

moti

GIUSEPPE SARTO E GLI IGNORANTI

Pare incredibile che un errore tanto grossolano, sia rimasto ben in vista per un secolo, senza che nessuno abbia provveduto a correggerlo, magari alla chetichella: in questa chiesa sono passati quasi tutti i papi successori di Pio X ed uno stuolo innumerevole di dotti latinisti, vescovi e cardinali. Siamo nel santuario simbolo, dove convergono, da tutto il mondo, i cultori del ritorno al latino! Escludo che nessuno si sia accorto dell’errore, penso che l’autorità religiosa non ritenga affatto necessario correggerlo, dando per scontata una grande ignoranza dei fedeli. Forse è proprio questo è il punto! Il latino non serve per comunicare con la gente, tanto meglio se risulta incomprensibile, come una lingua esoterica. Consente al prete un dialogo esclusivo e privilegiato con Dio, escludendo opportunamente il volgo ignorante. Esattamente questo vogliono i seguaci di Lefebvre.

NEL SANTUARIO A CENDROLE: UNO STRAFALCIONE IN LATINO

La scritta è ben visibile, a destra della balaustra, sotto la statua di Ezechiele, una delle quattro regalate dal neo papa al santuario. L’artista, probabilmente un analfabeta, deve essersi confuso copiando un testo con caratteri gotici.

Questo narra la leggenda popolare e ribadisce il recente monumento nella foto, a Vallà. Per quanto mi risulta : 1) il fatto non è vero 2) il Papa, appena eletto, fu particolarmente irritato per questa sciocca diceria. Preso atto che era troppo diffusa, molto complicato e forse controproducente smentire, decise di arrendersi alla stoltezza del popolo. E’ possibile che questa fonte venga rettificata da altre, ma non è così importante. Per chi si è accostato un po’ al personaggio, la vera certezza è che questa melensa favola è inverosimile. Umile, schietto, semplice, ma certamente alieno dal voler apparire uno “sfigato”, un morto di fame. La sua famiglia apparteneva alla cerchia strettissima delle meno disagiate del paese. L’ultimo anno andò a Castelfranco da gran signore, con tanto di calesse.

ANDAVA A SCUOLA SCALZO PER RISPARMIARE LE SCARPE?

PIO X, BANDIERA E GUIDA DEI SEGUACI DI LEFEBVRE

Papa Francesco e le lobbies del Vaticano Papa Francesco, riformatore energico e motivato come nessun altro predecessore, assomiglia molto a Pio X, nello stile umile e dimesso, che nasconde una formidabile energia e grande statura intellettuale. Dopo più di un anno dall’elezione, Novello Ulisse, dorme ancora, ostentatamente, fuori dalla propria casa. I “proci”, che la occupano, non mostrano molta fretta di sgombrarla spontaneamente, ma Papa Francesco si sta muovendo bene, senza inutile clamore e con determinazione. Le lobbies dei gay, dei pedofili e degli affaristi dello IOR, sono annidate proprio ai vertici del potere. Intente ai loro intrallazzi, non intendono affatto farsi notare, disturbare chi governa.

Fraternità Sacerdotale San Pio X E’ una comunità grande e potente, diffusa in tutto il mondo, ha sempre tenuto un atteggiamento intransigente verso il magistero, continuamente ad un passo dallo scisma. Sostanzialmente dissente da alcune importanti innovazioni del concilio vaticano II° e vorrebbe ritornare alle regole di Pio X (Instaurare omnia in Christo). Ha sempre trovato consensi importanti nelle più alte gerarchie della chiesa: tutti gli ultimi papi, nel difficile tentativo di bilanciare le spinte verso il ritorno al passato, hanno alternato, con scarso successo, il bastone e la carota. Il nostro è un santo molto popolare e quest’affiliazione è certamente scandalosa, anche se di interpretazione molto difficile per la gente comune. Forse, a livello mediatico, sarebbe opportuna una presa di distanza, un chiarimento, più netto e didattico.

I punti fermi simbolici per Lefebvre:

- il prete rivolto a Dio e non al popolo

- il ripristino del latino