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Page 1: Chimica delle fibre tessili Carlo Quaglierini

Chimicadelle fibre tessili

Carlo Quaglierini

Seconda edizione

Idee per il tuo futuro

SCIENZE

Page 2: Chimica delle fibre tessili Carlo Quaglierini

Chimicadelle fibre tessili

Carlo Quaglierini

Seconda edizione

Page 3: Chimica delle fibre tessili Carlo Quaglierini

Copyright © 2012 Zanichelli editore S.p.A., Bologna [9637]www.zanichelli.it

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Realizzazione editoriale:– Coordinamento redazionale: Martina Mugnai– Redazione: Sonia Serra di dMB Editoria e grafica srl, Firenze– Segreteria di redazione: Deborah Lorenzini– Progetto grafico e impaginazione: Matteo Urro di dMB Editoria e grafica srl, Firenze– Composizione: Litoincisa, Bologna– Ricerca iconografica: Sonia Serra di dMB Editoria e grafica srl, Firenze– Disegni: Thomas Trojer– Rilettura dei testi, indice analitico: Sonia Serra di dMB Editoria e grafica srl, Firenze

Contributi:– Rilettura critica: Paola Zonda

Copertina:– Progetto grafico: Miguel Sal & C., Bologna– Realizzazione: Roberto Marchetti– Immagine di copertina: Yuji Sakai/Getty Images

Prima edizione: gennaio 2012

L’impegno a mantenere invariato il contenuto di questo volume per un quinquennio(art. 5 legge n. 169/2008) è comunicato nel catalogo Zanichelli, disponibile ancheonline sul sito www.zanichelli.it, ai sensi del DM 41 dell’8 aprile 2009, All. 1/B.

File per diversamente abiliL’editore mette a disposizione degli studenti non vedenti, ipovedenti, disabili motorio con disturbi specifici di apprendimento i file pdf in cui sono memorizzate le paginedi questo libro. Il formato del file permette l’ingrandimento dei caratteri del testo e la letturamediante software screen reader.Le informazioni su come ottenere i file sono sul sito www.zanichelli.it/diversamenteabili

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Chimicadelle fibre tessili

Carlo Quaglierini

Seconda edizione

SCIENZE

Page 5: Chimica delle fibre tessili Carlo Quaglierini

IV Sommario

Capitolo 1Introduzionealle fibre tessili

1.1 Generalità 1

1.2 Classificazione merceologica 2

Fibre naturali 2

Fibre artificiali 3

Fibre sintetiche 3

1.3 Classificazione chimica 3

1.4 Struttura 4

1.5 Proprietà delle fibre tessili: generalità 7

Caratteri morfologico-organolettici 7

Caratteri fisico-meccanici 9

Caratteri fisiologici 15

1.6 Proprietà chimiche 16

Tipi di saggi chimici 16

1.7 Etichettatura dei prodotti tessili 17

1.8 Tabelle di classificazione merceologica 21

Capitolo 2La lana

2.1 Generalità 23

2.2 Struttura morfologica 24

Fusto del pelo 25

Radice del pelo 25

Follicolo del pelo 26

Ghiandola sebacea 26

Muscolo erettore 26

Struttura del fusto del pelo 26

2.3 Struttura chimica 29

2.4 Struttura spaziale delle catene polipeptidichedella cheratina 33

2.5 Impurezze del vello di lana 35

Lanolina 35

2.6 Proprietà fisiche 36

Tenacità 36

Elasticità 36

Vitalità e nerbo 36

Rigidità o resistenza alla torsione 36

Igroscopicità 37

Tasso di ripresa 37

Coibenza 37

Proprietà elettriche 37

Feltrabilità 37

Plasticità 37

2.7 Comportamento nei confronti degli agenti chimici 38

Azione degli acidi 39

Azione delle basi 39

Azione degli sbiancanti e degli stabilizzanti 39

2.8 Lavaggio e conservazione 40

Autoaccensione della lana 40

2.9 Classificazioni commerciali 40

Classificazione secondo la provenienza 41

Classificazione secondo la razza 41

Classificazione secondo l’origine 43

Altre classificazioni della lana 44

2.10 Analisi qualitativa delle fibre di lana 45

Osservazione microscopica 45

Comportamento nei confronti del calore 47

Azione dei reattivi chimici e dei solventi 48

Prove tintoriali 48

Fluorescenza alla luce di Wood 49

Differenziazione delle varie fibre di lana 49

2.11 Analisi quantitativa delle fibre di lana 50

Con soda e potassa caustica 50

Con ipoclorito 51

Con acido solforico 51

Esempi di calcolo nel dosaggio di una fibra mista 51

Capitolo 3La seta

3.1 Seta 53

Il baco da seta 53

Morfologia della seta 56

Struttura chimica della seta 57

Proprietà della seta 60

Trattamenti e lavorazione della seta 64

Impieghi, lavaggio e conservazione della seta 68

Classificazioni commerciali della seta 69

3.2 Bisso 72

3.3 Analisi qualitativa delle fibre di seta 72

Analisi microscopica 72

Saggio della combustione 73

Saggi chimici 73

Prove tintoriali 74

3.4 Analisi quantitativa delle fibre di seta 74

Capitolo 4La cellulosa e i suoiderivati

4.1 Generalità 75

4.2 Composizione chimica 76

4.3 Cristallinità 79

Carlo Quaglierini CHIMICA DELLE FIBRE TESSILI © Zanichelli 2012 Seconda edizione

Page 6: Chimica delle fibre tessili Carlo Quaglierini

VSommario

4.4 , , cellulose 80

4.5 Le sostanze incrostanti 80

4.6 Amido 81

4.7 Comportamento fisico 82

4.8 Comportamento chimico 82

4.9 Esteri ed eteri 84

Esteri 84

Eteri 84

4.10 Comportamento biologico 86

4.11 Estrazione 86

4.12 Analisi 87

Capitolo 5Fibre vegetalida seme

5.1 Generalità 89

5.2 Fibre vegetali da seme: cotone 90

Le specie del cotone 90

Produzione del cotone 90

Morfologia del cotone 92

Composizione chimica del cotone 94

Proprietà del cotone 95

Comportamento nei confronti del calore

e degli agenti atmosferici 97

Lavaggio e conservazione del cotone 98

Classificazioni commerciali del cotone 99

Lavorazione del cotone 101

Prodotti secondari dell’industria del cotone 104

5.3 Kapok 104

5.4 Analisi qualitativa e quantitativa delle fibre di cotone 105

Analisi microscopica 105

Saggi qualitativi 105

Saggi quantitativi 106

Capitolo 6Fibre vegetali da fusto,foglie, frutti e alghe

6.1 Generalità 107

6.2 Lino 108

Generalità sul lino 108

Macerazione del lino 109

Separazione della fibra del lino 110

Morfologia del lino 110

Struttura chimica del lino 111

Saggi di riconoscimento del lino 111

Classificazioni commerciali del lino 112

Sottoprodotti della lavorazione del lino 113

6.3 Canapa 113

Generalità sulla canapa 113

Macerazione della canapa 114

Morfologia della canapa 115

Composizione chimica della canapa 115

Proprietà della canapa 115

Comportamento della canapa nei confronti

degli agenti chimici 115

Classificazioni commerciali della canapa 116

Lavorazione della canapa 116

Usi della canapa 117

6.4 Juta 117

Generalità sulla juta 117

Morfologia della juta 117

Struttura chimica della juta 118

Proprietà della juta 118

Comportamento della juta nei confronti

degli agenti chimici 118

Varietà commerciali e usi della juta 118

6.5 Kenaf 119

6.6 Sunn 119

6.7 Ramiè 119

Generalità sul ramiè 119

Morfologia del ramiè 120

Struttura chimica del ramiè 120

Poprietà del ramiè 120

Comportamento del ramiè nei confronti

degli agenti chimici 121

Classificazioni commerciali e usi del ramiè 121

6.8 Fibre liberiane minori 121

Ortica 121

Ginestra 121

Ibisco 121

Gelsomino 121

6.9 Fibre da foglie 122

Lino della Nuova Zelanda 122

Canapa di Manila 122

Agave o sisal 122

Agave americana 123

Henequen 123

Aloe 123

Sansevieria 123

Alfa 124

Sparto 124

Paglia 125

Rafia 125

6.10 Fibre da frutto 125

Cocco 125

6.11 Fibre alginiche 126

6.12 Analisi qualitativa e quantitativa 126

Analisi al microscopio 126

Saggi qualitativi 127

Saggi quantitativi 128

Carlo Quaglierini CHIMICA DELLE FIBRE TESSILI © Zanichelli 2012 Seconda edizione

Page 7: Chimica delle fibre tessili Carlo Quaglierini

SommarioVI

Capitolo 7Fibre tessiliartificiali

7.1 Generalità 129

7.2 Fibre artificiali di origine vegetale cellulosiche 130

Generalità 130

Rayon: precisazioni terminologiche 130

Nitro (Rayon alla nitrocellulosa) 131

Cupro (Rayon cuproammoniacale) 132

Viscosa 134

Fibre derivate dalla viscosa 138

Acetato di cellulosa 139

Fibre derivate dall’acetato di cellulosa 142

7.3 Fibre artificiali di origine vegetale alginiche 142

Proprietà 143

7.4 Fibre artificiali di origine vegetale proteiche 143

Generalità 143

Ardil 143

Vicara 144

Azlon e Prolon 144

Rilsan 145

Materiali misti di viscosa e di fibre proteiche artificiali 145

7.5 Fibre artificiali di origine animale 145

Generalità 145

Caseina 145

Lanital 146

Merinova 147

7.6 Fibre artificiali di origine minerale 148

Generalità 148

Fibre di vetro 148

Fili metallici 149

Fibre di carbone 150

7.7 Analisi qualitativa e quantitativa 150

Analisi al microscopio 150

Analisi per il riconoscimento dei vari titpi

di fibre artificiali cellulosiche 151

Analisi quantitativa 152

Capitolo 8Fibre sintetiche

8.1 Generalità 153

8.2 Classificazione 154

8.3 Reazioni di polimerizzazione 155

Reazioni di poliaddizione a catena 155

Reazioni di poliaddizione a stadi 156

Reazioni di policondensazione 157

Condizioni di reazione 158

8.4 Fibre di poliaddotti 158

Fibre poliolefiniche 158

Fibre poliviniliche 163

Fibre acriliche 169

8.5 Fibre da policondensati 173

Fibre poliesteri 173

Altre resine di policondensazione 176

Fibre poliammidiche 178

Altre resine di policondensazione a stadi 187

8.6 Analisi qualitativa e quantitativa 190

Analisi al microscopio 190

Analisi qualitativa 191

Analisi quantitativa 191

Capitolo 9Elastomeri

9.1 Generalità 195

9.2 Caucciù 196

Composizione chimica del caucciù 197

Comportamento del caucciù nei confronti

degli agenti chimici 198

Lavorazione industriale del caucciù 198

9.3 Elastomeri di sintesi 200

Generalità 200

Buna S 200

Buna N 200

Gomma al butile o Vistanex 201

Neoprene 201

Gomma etilenpropilenica 202

Gomma poliisoprenica 202

Gomma poliuretanica 202

Gomme siliconiche 203

9.4 Fibre di gomma 204

Generalità 204

Lavorazione industriale 204

Morfologia 204

Composizione chimica 205

Proprietà 205

Comportamento nei confronti degli agenti chimici 205

9.5 Analisi qualitativa e quantitativa degli elastomerinaturali e di sintesi 206

Capitolo 10I materiali tessili

10.1 Filati 207

Definizione di filato 207

Carlo Quaglierini CHIMICA DELLE FIBRE TESSILI © Zanichelli 2012 Seconda edizione

Page 8: Chimica delle fibre tessili Carlo Quaglierini

VIISommario

I filati ritorti 207

Classificazione dei filati in base alla destinazione d’uso 208

Classificazione dei filati in base all’aspetto 208

10.2 Superifici tessili 209

Tessuti non tessuti 209

10.3 Tessuti tradizionali o a fili ortogonali 211

Tessuti a fili ortogonali speciali

(tessuti operati o tessuti complessi) 213

10.4 Classificazioni merceologiche dei tessuti 214

Tessuti di lana 215

Tessuti di seta 216

Tessuti di cotone 218

Tessuti di canapa o lino 219

10.5 Tessuti a maglia 220

Classificazione dei tessuti a maglia 220

10.6 Nuovi materiali per la moda: tessili high tech 221

Definizione di tessile tecnico 221

Materiali utilizzati 222

Campi di applicazione dei tessuti high tech 222

10.7 Microfibre 225

10.8 Analisi qualitativa e quantitativa dei filatie dei tessuti 225

Analisi dei filati 225

Analisi dei tessuti 229

Capitolo 11Processi di lavorazionedelle fibre tessili

11.1 Generalità 231

11.2 Filatura 232

Generalità 232

Filatura per fibra corta (o filatura cardata) 232

Filatura per fibra lunga 234

Filatura per filo continuo 234

Caratteristiche tecniche dei filati 235

11.3 Tessitura 237

Generalità 237

Telaio 237

11.4 Operazioni di rifinitura (finissaggi o nobilitazioni) 239

11.5 Lavaggio 240

Lavaggio in corda 241

Lavaggio in largo e in continuo 241

Lavaggio veloce 242

11.6 Follatura 242

Apparecchiature di follatura 243

11.7 Garzatura 245

Garzatura con garzi vegetali 246

Garzatura con punte metalliche 247

11.8 Asciugatura 248

Ramosa 249

Hot-flue 250

Preessiccatoi ed essiccatoi 250

11.9 Cimatura e bruciapelo 250

11.10 Pressatura e calandratura 251

Pressatura 251

Calandratura 251

11.11 Fissazione 252

Decatizzo 253

Decatizzo in autoclave o KD 254

Crabbing 255

Potting 255

11.12 Carbonizzo 256

11.13 Vaporizzo ed egualizzo 256

11.14 Altri trattamenti dei materiali tessili 257

Mercerizzazione 257

Sanforizzazione o compattazione 257

Tollatura 258

Ratinatura 258

Marezzatura 258

Capitolo 12Ausiliari tessili

12.1 Generalità 259

12.2 Sostanze addensanti naturali 260

Amido e fecola 260

Destrina 261

Colle di provenienza animale 262

Sostanze albuminoidee 262

Sostanze caseinose 262

Sostanze gommose 262

Sostanze resinose 262

Estratti di alghe 263

Tannini 263

Olio di lino 263

12.3 Sostanze addensanti artificiali 264

12.4 Sostanze addensanti sintetiche 264

Addensanti polivinilici 264

Addensanti poliacrilici 265

Addensanti siliconici 265

12.5 Altri prodotti usati come ausiliari tessili 265

Sostanze emollienti 265

Sostanze caricanti 266

Sostanze igroscopiche 266

Sostanze antipiega 266

Sostanze antisporco 267

Prodotti ignifuganti 267

Prodotti impermeabilizzanti 268

Sostanze antisettiche 268

Sostanze antitarmiche 268

Carlo Quaglierini CHIMICA DELLE FIBRE TESSILI © Zanichelli 2012 Seconda edizione

Page 9: Chimica delle fibre tessili Carlo Quaglierini

SommarioVIII

12.6 Oleanti tessili 269

12.7 Cenni sui metodi di imbozzimatura e apprettatura 269

12.8 Detergenti 270

Generalità 270

Classificazione dei detergenti 271

12.9 Saponi 271

Processo industriale 272

12.10 Detergenti sintetici 273

Detergenti anionici 273

Detergenti cationici 273

Detergenti non ionici 274

Additivi per detersivi 274

12.11 Inquinamento delle acque 274

12.12 Candeggianti 275

Generalità 275

Candeggianti ossidanti 275

Candeggianti riducenti 278

Azzurranti ottici 279

12.13 Saggi analitici 279

Saggi analitici delle bozzime 279

Saggi analitici degli appretti 279

Analisi dell’estratto in tetracloruro

di carbonio (CCI4) 280

Analisi dell’estratto in alcol etilico (C2H5OH) 280

Analisi dell’estratto in acqua (H2O) 280

Analisi dell’estratto in diossano 282

Analisi dell’estratto in acido cloridrico diluito (HCl) 282

Capitolo 13Coloranti, tintura e stampaper i materiali tessili

13.1 Nozioni preliminari sulla luce 283

13.2 La tricromia e il triangolo del colore 287

13.3 Sostanze coloranti 289

13.4 Coloranti: generalità e classificazioni commerciali 289

Classificazione chimica 289

Classificazione secondo l’origine 293

Classificazione tintoriale 293

13.5 Proprietà dei coloranti 296

13.6 Coloranti naturali 296

Coloranti naturali di origine animale 296

Coloranti naturali di origine vegetale 297

13.7 Coloranti sintetici 301

Coloranti basici 301

Coloranti acidi 302

Coloranti diretti 302

Coloranti a sviluppo 303

Coloranti a mordente 304

Coloranti al tino 305

Coloranti al tino solubili 307

Coloranti allo zolfo 308

Coloranti fluorescenti 309

Coloranti reattivi 309

Coloranti premetallizzati 311

Coloranti dispersi 312

13.8 Generalità sul processo di tintura 312

Tintura della lana con coloranti acidi 314

Tintura della lana con coloranti al cromo 315

Tintura della lana con coloranti premetallizati 315

Tintura della lana con coloranti al tino 315

Tintura e stampa della seta con coloranti acidi 316

Tintura del cotone con coloranti diretti 316

Tintura del cotone con coloranti reattivi 317

Tintura dell’acetato e del triacetato 318

Tintura dei poliesteri con coloranti dispersi 318

Tintura delle fibre poliammidiche

con coloranti dispersi 318

13.9 Cenni di chimica analitica dei coloranti 319

Analisi qualitativa 319

Analisi quantitativa 323

Esercizi 324

Indice analitico 331

Referenze iconografiche 338

Carlo Quaglierini CHIMICA DELLE FIBRE TESSILI © Zanichelli 2012 Seconda edizione

Page 10: Chimica delle fibre tessili Carlo Quaglierini

IX

1 Tutti i dati sono trattida una ricerca Isfolcon dati relativi al2010, (l’Isfol, Istitutoper lo Sviluppodella FormazioneProfessionale deiLavoratori è un entepubblico di ricerca), eISTAT del II Trimestre2011.

2 Rapporto OCSEEducation at a Glance2011.

3 Dati ISTAT del IITrimestre 2011.

4 Dati ConfartigianatoImprese Emilia-Romagna, 2010.

www.ideeperiltuofuturo.it

La laurea “paga”.Una recente ricerca Isfol1 ha mostrato che chi è laureato ha più pos-sibilità di trovare un’occupazione e in media riceve uno stipendio più alto rispetto a chipossiede soltanto un diploma.

Dal momento che i diplomati entrano nel mondo del lavoro prima dei laureati, ini-zialmente il tasso di occupazione per i primi è superiore rispetto a quello dei secondi,ma già prima del compimento dei 30 anni chi possiede una laurea ha più possibilitàdi trovare lavoro, per arrivare nella fascia 34-44 anni, dove il tasso di occupazione deilaureati supera del 7% quello dei diplomati.

In media tra 25 e 64 anni è occupato il 73,1% dei diplomati e il 79,2% dei laureati.Secondo uno studio OCSE del 2011 i giovani laureati subiscono di più gli effetti della

recente crisi economica rispetto ai loro coetanei con istruzione secondaria inferiore2.

Quali lauree valgono un lavoro? Le lauree “brevi” servono? Le lauree triennali si rive-lano molto utili ai fini dell’occupazione: a un anno dal termine degli studi il 42,1% deilaureati triennali lavora, con picchi dell’81,7% per le professioni sanitarie. Tirocini estages sono determinanti per formare e inserire questi laureati nel mondo del lavoro.I tassi di occupazione più alti si hanno tra i medici, seguiti dai laureati in chimica far-maceutica e ingegneria. In generale sono le discipline di tipo scientifico – sia a livellodi diploma sia a livello di laurea – le più spendibili nel mondo del lavoro, mentre lediscipline umanistiche condannano a una difficile collocazione sul mercato, anche afronte di un eccesso di offerta di laureati in questi ambiti.

A Nord c’è più lavoro, ma… A livello nazionale il tasso di disoccupazione è 7,8%, chesale a 27,4% se si considerano solo i giovani (15-24 anni): più alto al Sud (39,2%), menoal Centro (25,3%), più basso al Nord (19,0%). La situazione per le ragazze è più critica:il tasso della disoccupazione femminile, nella fascia 15-24 anni, supera di circa 8 puntipercentuali quello maschile (32,3% per le donne, 23,9% per gli uomini), forbice che simantiene simile nelle diverse zone geografiche: al Nord il tasso è 22,7% per le donne e16,4% per gli uomini; al Centro è 34,8% per le donne e 18,7% per gli uomini e a Sud è di44,0% per le donne e 36,0% per gli uomini.

Tuttavia i dati della disoccupazione giovanile non devono scoraggiare chi cerca la-voro: se la disoccupazione giovanile è del 27,4%, vuol dire che una parte non piccoladei giovani che hanno cercato lavoro (il 72,6%) lo ha trovato3. Inoltre i dati variano mol-to da luogo a luogo e anche all’interno di una stessa regione può esservi una grande va-rietà di situazioni. L’Emilia-Romagna è tra le regioni in cui la disoccupazione giovanileincide meno, ma con grandi differenze tra le province: se Bologna nel 2010 raggiungeun tasso di disoccupazione di 29,2%, a Piacenza il valore è più che dimezzato (13,6%)4.

CHE COSA FARÒ DA GRANDE

Idee peril tuo futuro

Sei alla fine del tuo percorso scolastico. Che cosa fare adesso? Iscriversi a uncorso universitario? Fare uno stage o un corso professionalizzante? Cercare dientrare subito nel mondo del lavoro? Studiare e al contempo lavorare?

Per aiutarti nella scelta ti proponiamo alcuni dati relativi al 2009-2011. È im-possibile dire come saranno le cose tra qualche anno, i tempi recenti ci hannoabituati a cambiamenti anche repentini.

Carlo Quaglierini CHIMICA DELLE FIBRE TESSILI © Zanichelli 2012 Seconda edizione

Page 11: Chimica delle fibre tessili Carlo Quaglierini

X

Quanto costal’Università?

Vorrei studiare negliUSA

Il mio diploma èriconosciuto in Europa?

www.ideeperiltuofuturo.it

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POSSO ISCRIVERMIALL’UNIVERSITÀ?

Per iscriversiall’Università ènecessario il diploma dimaturità quinquennaleoppure quelloquadriennale con unanno integrativo o, inalternativa, un obbligoformativo aggiuntivoda assolvere durante ilprimo anno di corso.

L’Università italiana offre corsi di studio organizzati in tre cicli:

laurea, di durata triennale (180 crediti formativi in un massimo di 20 esami), al ter-mine della quale si consegue il titolo di Dottore; ad esempio laurea in Tecniche diradiologia medica o in Scienze del comportamento e delle relazioni sociali.

Laurea magistrale, di durata biennale (120 crediti in un massimo di 12 esami), altermine della quale si consegue il titolo di Dottore magistrale; ad esempio laurea inBiotecnologie mediche o in Psicologia clinica.

Dottorato di ricerca e Scuola di specializzazione.

Esistono anche corsi di laurea magistrali a ciclo unico, della durata di 5 (300 creditiin un massimo di 30 esami) o 6 anni (360 crediti in un massimo di 36 esami); ad esem-pio Medicina e Chirurgia.

Per approfondire gli studi si può accedere a master di 1° e di 2° livello e ai corsi dialta formazione.

I crediti formativi universitari (CFU) misurano il carico di lavoro dello studente(1 CFU = 25 ore di impegno; 60 CFU = 1 anno di impegno universitario), compresi lostudio individuale ed eventuali esperienze di apprendistato5. Sono stati introdotti perfacilitare il confronto tra i sistemi e i programmi di differenti corsi e Atenei italiani edeuropei, e quindi il passaggio da un corso di studio a un altro, oppure da un’Universitàa un’altra, anche straniera: i CFU sono trasferibili in ECTS (European Credit Transferand Accumulation System) e quindi riconosciuti nelle Università di tutta Europa.

Tramite i CFU è possibile valutare ai fini della laurea anche esperienze quali stages etirocini. Infine i CFU permettono di semplificare la determinazione dei piani di studioindividuali (PSI) che ciascuno studente può modulare su se stesso. In alcuni casi èpossibile personalizzare il proprio percorso di studi, inserendo nel piano degli esamida sostenere alcuni corsi non previsti dal piano di studi istituzionale.

Quando si presenta il PSI bisogna rispettare il minimo di crediti obbligatori perciascun ambito disciplinare previsti dal proprio corso di laurea.

Vorrei studiare in Europa. I cittadini dell’Unione europea (UE) possono studiare, dallascuola primaria al dottorato di ricerca, in uno dei paesi UE.

Per facilitare questi scambi è stato creato Ploteus, il portale delle opportunità diapprendimento (www.europa.eu/ploteus): programmi di scambio, borse di studio,descrizioni dei sistemi di istruzione e apprendimento dei vari paesi europei, nonchéindicazioni dei siti web degli istituti di istruzione superiore, i database dei corsi di for-mazione, le scuole... Attraverso Ploteus è possibile anche avere notizie pratiche, adesempio su come raggiungere la località e dove alloggiare, sul costo della vita, le tasse,i servizi cui si può accedere.

COME FUNZIONA L’UNIVERSITÀ

5 Regolamento recantenorme concernentil’autonomia didatticadegli atenei, DecretoMinisteriale 3 novembre1999, n.509

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XI

VERSO IL LAVOROVorresti trovare lavoro? Nelle pagine che seguono trovi informazioni su come edove cercare lavoro, cos’è lo stage, come scrivere un curriculum e una lettera diaccompagnamento, come sostenere un colloquio. Sul sito www.ideeperiltuofu-turo.it trovi tante informazioni utili e dettagliate in più per aiutarti nella tua ri-cerca in Italia e all’estero: i centri per l’impiego e i Career days, siti internazionali,una panoramica dei contratti di lavoro e altro ancora.

La ricerca di lavoro in Italia. Per mettere in contatto domanda e offerta di lavoro esisto-no in Italia numerosi soggetti, sia pubblici sia privati, autorizzati dallo Stato a svolgereservizi di intermediazione e collocamento. Sono i Centri per l’impiego (CIP), le Agen-zie per il lavoro, la Borsa continua nazionale del lavoro (BCNL) e il portale «Cliclavo-ro». Anche le scuole secondarie di secondo grado, le Università, i comuni, le associa-zioni dei datori di lavoro e dei lavoratori, i patronati, i gestori di siti internet possonosvolgere attività di intermediazione, purché non abbiano fini di lucro.

Cercare lavoro tra le pagine dei giornali. Un canale tradizionale ma sempre valido perchi cerca annunci di lavoro è rappresentato da supplementi e inserti delle maggioritestate a diffusione nazionale e dai giornali specializzati; ne segnaliamo alcuni fra iprincipali:

il supplemento «Tutto Lavoro» del lunedì della «Stampa»;

le pagine dedicate al lavoro il giovedì dalla «Repubblica»;

il supplemento «Corriere lavoro», con la sezione «Trovo Lavoro», del «Corriere della Sera» del venerdì;

il supplemento «Carriere&Lavoro» del «Sole 24Ore» del venerdì tocca tematiche relative al nuovo mercato del lavoro attraverso inchieste e dossier, e forniscestrumenti e notizie utili per cambiare mestiere e migliorare la propria carriera.

Fra i giornali specializzati:

il settimanale «Trova Lavoro» con annunci dall’Italia e dall’estero e una selezionedei concorsi tratti dalla Gazzetta Ufficiale;

«Walk on Job» , un bimestrale distribuito gratuitamente in 41 città italiane, che dàspazio al mondo del lavoro e della formazione, con inchieste, interviste, notizie eopportunità prima e dopo la laurea;

il mensile «Bollettino del Lavoro».

Cercare lavoro online. Accanto alla versione cartacea dei supplementi dei giornali, sitrova anche la versione online, col vantaggio di consentire un aggiornamento continuodegli annunci, l’inserimento immediato del proprio curriculum in apposite banchedati, di inviare direttamente la propria candidatura in risposta alle offerte di lavoro, diricevere gli annunci sulla propria e-mail.

Tra le versioni online segnaliamo «Job24» del «Sole 24Ore» e «MioJob» della «Re-pubblica». Tra i più importanti (e seri) siti per la ricerca di lavoro indichiamo Monster(www.monster.it) e Infojobs (www.infojobs.it). Da consultare è anche il sito www.con-corsi.it, che informa sui concorsi pubblici banditi in Italia. Per quanto riguarda i socialnetwork professionali si segnalano Linkedin (www.linkedin.com) e Xing (www.xing.com) che, oltre a funzionalità come “find job” offrono la possibilità di entrare a far par-te di gruppi di discussione utili alla crescita professionale.

LA TOP TEN DEI LAVORIIN ITALIA

Non hai un’ideaprecisa di cosa vorrestifare? Alcune figureprofessionali sono moltoricercate in Italia, eccola top ten dei profililavorativi più ricercati inItalia nel 2011, secondoil quotidiano “Il Sole 24Ore”.

1) Farmacista

2) Progettista settoremetalmeccanico

3) Infermiere

4) Addetto consulenzafiscale

5) Sviluppatore software

6) Progettista meccanico

7) Educatoreprofessionale

8) Addetto logistica

9) Disegnatore tecnicoCad-Cam

10) Fisioterapista

(Fonte: Union Camere-Excelsior 2011)

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Vuoi cercare lavoroall’estero?

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XII

CURRICULUM VITAE E LETTERA DI ACCOMPAGNAMENTO

www.europassitalia.it

Scarica il CVEuropass

Il Curriculum Vitae.Quando si è alla ricerca di un lavoro, prima o poi arriva il momen-to di inviare (per posta ordinaria o per e-mail) il proprio Curriculum Vitae (CV) e unalettera di accompagnamento alle aziende per le quali si desidera lavorare, sperando diessere chiamati per un colloquio.

Il CV è la carta di identità professionale del candidato e deve indicare l’iter formati-vo, le conoscenze e le competenze di chi si propone per ottenere un impiego.

Si comincia sempre dai dati anagrafici, per un’inquadratura iniziale, e dai contatti(indirizzo, numero di telefono, cellulare, e-mail...), per poi passare in rassegna le prece-denti esperienze lavorative e le varie tappe della propria istruzione/formazione, dallapiù recente alla più lontana nel tempo.

Altre informazioni indispensabili riguardano la padronanza di una o più lingue stra-niere e le competenze tecniche; conviene anche mettere in rilievo le capacità relazio-nali e organizzative, se si posseggono.

Per quanto riguarda altre informazioni personali, è meglio inserire solo quelle chepossono essere apprezzate dalla specifica azienda cui è indirizzato il CV.

Infine, non bisogna mai dimenticare di autorizzare il trattamento dei dati personali,facendo riferimento al d. lg. 196/2003.

Un CV efficace sarà completo, chiaro e soprattutto breve (due pagine di solito sonosufficienti): bisogna tenere conto che chi lo legge è abituato a valutarne decine tutti igiorni e apprezzerà il fatto di trovare subito le informazioni che gli interessano.

Meglio selezionare solo le aziende che più si avvicinano al proprio profilo profes-sionale e scrivere per ciascuna una lettera di accompagnamento mirata.

I portali che si occupano di selezione del personale solitamente dannola possibilità di compilare CV online, secondo modelli prestabiliti; oppuresi può preparare da soli il CV e poi caricarlo sul sito su cui ci si vuole pro-porre.

La lettera di accompagnamento (o cover letter) va preparata con mol-ta attenzione perché serve a convincere il selezionatore a prenderein considerazione l’offerta di lavoro e quindi a esaminare il CV.

La forma deve essere curata e corretta, per dimostrare unbuon livello di istruzione.

La lettera di accompagnamento è una e-mail (o unalettera) dalla quale devono emergere in maniera sinteti-ca (dieci righe al massimo) le motivazioni del candidato,le competenze, i titoli, le esperienze che rendono la per-sona adatta per quel posto di lavoro.

Sintetici sì, ma non vaghi o generici: l’impegno nelloscrivere la lettera sta proprio nel risultare sinceri, con leidee chiare ma anche aperti a varie possibilità.

La lettera deve far capire che si conosce, anche se dal difuori, l’azienda e che se ne comprendono le necessità. Peravere queste informazioni è necessario visitarne il sito in-ternet ma anche, ad esempio, cercare e, se si può, speri-mentare i prodotti di quell’azienda. In questo modo saràpiù facile mettersi dal punto di vista dell’azienda stessa,capire quali competenze potrebbero essere utili e pun-

tare su quelle.

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XIII

CURRICULUM VITAE E LETTERA DI ACCOMPAGNAMENTO

Una lettera di accompagnamento. Carla è diplomata in Servizi per l’agricoltura elo sviluppo rurale. Ha sfruttato un periodo di lavoro part-time in un call center peravere il tempo di cercare un corso di formazione che faccia al caso suo. Dopo hafrequentato un corso della Regione di 180 ore inSicurezza alimentare.

Nel frattempo visita i siti di varieaziende della zona in cui abita e ne indi-vidua alcune cui decide di inviare il CV.

La ditta dove vorrebbe lavorare è “LaMozzarella”, che produce latte e deriva-ti. Nel sito si insiste sulla qualità dei pro-dotti unita al rispetto dell’ambiente.

A chi vuole lavorare per “La Moz-zarella” è richiesta personalità, grintae condivisione dei valori dell’azienda.Con una telefonata Carla verifica che ilresponsabile della sicurezza alimentareè il dott. Biancolatte.

Ecco la lettera di accompagnamentoscritta da Carla.

Le possibilità di essere valutati crescono se la busta che contiene lettera e CV, o l’e-mail, è indirizzata al direttore del settore nel quale vorremmo lavorare e non generica-mente all’impresa o, ad esempio, all’ufficio delle risorse umane. In questo caso bisognafare accurati controlli per essere certi di scrivere correttamente il nome, il titolo di stu-dio, la posizione che ricopre la persona a cui indirizziamo la lettera ed essere sicuri cheeffettivamente lavori ancora lì.

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XIV

IL COLLOQUIO E LO STAGE

Il colloquio. La strategia per la buona riuscita di un colloquio di lavoro comincia nelmomento in cui si viene contattati. Innanzitutto è importante rispondere subito e congentilezza alla convocazione (che sia arrivata per telefono, lettera o e-mail) e presen-tarsi puntuali all’appuntamento.

Per evitare ritardi, conviene informarsi bene su come raggiungere la sede del collo-quio e partire con largo anticipo, così da non arrivare trafelati all’incontro.

Il successo di un colloquio dipende anche da una serie di informazioni che saràstato possibile raccogliere sull’azienda e utilizzare a proprio vantaggio. Ad esempio,per decidere quale sia l’abbigliamento più adatto, uno sguardo allo stile dell’aziendaè consigliato. Basterà poi adattare questo stile al proprio e alla posizione alla quale siaspira. Se, ad esempio, cerchiamo lavoro in banca potrebbe essere una buona idea nonmettere i jeans, se si tratta di un’azienda di grafica che ha uno stile giovane e casual ijeans andranno benissimo. Conoscere l’azienda per la quale si desidera lavorare èimportante anche per mostrare in maniera mirata le competenze di cui si dispone,nonché interesse e sintonia con quella specifica linea imprenditoriale.

Quando ci si trova di fronte alla persona incaricata della selezione bisogna mostrarsisicuri e determinati senza essere spavaldi o sbruffoni. Non conviene mentire a propo-sito delle esperienze lavorative precedenti o essere disonesti riguardo alle proprie ca-pacità: prima o poi si verrà scoperti, magari nel momento meno opportuno... È inveceimportante mostrarsi positivi, disponibili a imparare e a risolvere problemi.

I reclutatori rivolgono al candidato una serie di domande, a volte prevedibili, chepossono riguardare la sfera personale (ad esempio “Da quanto tempo cerca lavoro?”...)o la sfera professionale: sia sulle esperienze passate (ad esempio: “Mi parli del suo cur-riculum”, “Perché ha scelto proprio quel corso di studi?”...), sia sul lavoro per cui si èa colloquio (ad esempio “Cosa sa della nostra azienda?”, o anche “Perché dovremmoassumerla?”).

Alcune aziende preparano un colloquio di gruppo, per osservare in che modo i can-didati interagiscono tra loro, collaborano, affrontano alcune situazioni critiche che si-mulano quelle reali. In questi casi il consiglio è di non essere eccessivi: la cosa miglioreè mostrare senso pratico e capacità di mediare e partecipare o guidare il gruppo versola soluzione del problema.

Lo stage (tirocinio formativo o internship). Si tratta di un’esperienza professionale utileper chi si avvicina al mondo del lavoro per la prima volta, per accrescere le propriecompetenze e arricchire il Curriculum Vitae, anche perché è difficile trovare un impie-go senza avere precedenti esperienze.

Lo stage non rientra nelle tipologie di lavoro subordinato poiché è obbligatoria per iltirocinante solo un’assicurazione in caso di infortunio (e non lo stipendio).

Per quantificare l’utilità dello stage è stato creato il sistema dei creditiformativi, ossia un punteggio che il giovane studente guadagna

nel corso del suo tirocinio e che può spendere ai fini forma-tivi: di diploma, per gli studenti del quinto anno di scuola

media superiore; di esame o di laurea, per gli universitari.Un’esperienza di stage può anche arrivare a sostituire

un esame universitario: è sufficiente certificare che l’e-sperienza svolta durante lo stage va a integrare le cono-

scenze acquisite nell’arco degli studi, completandolee arricchendole.

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E se mi fanno unadomanda assurda?

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1

capitolo

1.1 Generalità1.2 Classificazione

merceologica1.3 Classificazione

chimica1.4 Struttura1.5 Proprietà

delle fibre tessili:generalità

1.6 Proprietà chimiche1.7 Etichettatura

dei prodotti tessili1.8 Tabelle di

classificazionemerceologica

1Introduzionealle fibre tessili

1.1 GeneralitàLe fibre tessili sono sostanze, presenti in natura o prodotte dall’uomo, diaspetto filamentoso o fusiforme, che si prestano a essere filate e tessute, siaper la loro morfologia, sia per le loro caratteristiche di resistenza, elasticità eflessibilità. Spesso vengono annoverati tra le fibre tessili anche quei materiali afibra corta che, pur non potendo essere filati, vengono feltrati, cioè compattatitra loro a formare uno strato di un certo spessore e di consistenza simile a untessuto e denominato feltro.

Si comprendono tra le fibre tessili anche quelle sostanze, di solito naturali,che, pur non essendo adatte per realizzare tessuti, possono tuttavia, per il loroaspetto tiglioso, essere usate per lavori di intreccio, così da ottenere cordami,stuoie e tappeti.

Esercizi a p.324

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Page 17: Chimica delle fibre tessili Carlo Quaglierini

2 capitolo 1

1.2 Classificazione merceologicaA seconda della loro origine le fibre tessili si dividono in naturali e tecnofibre(o fibre man-made); queste ultime si suddividono in artificiali e sintetiche.

Le fibre naturali si trovano già in natura sotto forma di filamenti più omeno lunghi. Le fibre artificiali sono prodotte dall’uomo partendo da materieprime polimeriche di origine naturale. Le fibre sintetiche, infine, sono prodot-te partendo da polimeri sintetici ottenuti da materie prime non polimerichemediante reazioni chimiche di polimerizzazione.

Le fibre naturali si dividono in animali, vegetali (in passato si utilizzavaanche la fibra minerale di amianto, oggi totalmente eliminata per la sua tos-sicità), le fibre artificiali in fibre di origine animale, vegetale e inorganica; lefibre sintetiche, infine, sulla base della famiglia del polimero, si dividono inpoliolefiniche, poliviniliche, poliacriliche, poliammidiche, poliesteri, poliurei-che, ecc. (tabella 1.1).

Tabella 1.1 Classificazione delle fibre tessili

Fibre tessili

Fibre naturali

Tecnofibre

Fibre animali

Da bulbopilifero

LanaAlpacaMohairCachemiresetaBissoCotoneKapocLinoCanapaJutaRamièKenafAbacaSisal

Secretive

Da libro

Da seme

Da fogliaDa frutto: Cocco

PolidienichePoliolefinichePolivinilichePoliacrilichePoliflucetilenichePoliesteriPoliammidichePoliuretanichePolicarbonate

Di origine animaleDi origine vegetaleDi origine inorganica: Fibra di vetro

Fibre vegetali

Fibre artificiali

Fibre sintetiche

Le elastofibre comprendono sia fibre prodotte da idrocarburi, sia fibre prodotte da poliuretani, sia fibre prodot-te da resine siliconiche.

Fibre naturalia) Animali: appartengono a questa classe le lane, cioè le fibre animali costi-tuite dai peli dei velli di pecora, capra, alpaca, lama, vigogna, cammello e lesete, cioè quelle fibre costituite dai filamenti prodotti da alcuni insetti (seta,tussah, seta di ragno) o da alcuni molluschi (bisso o seta marina) (tabelle 1.10e 1.12).

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3Introduzione alle fibre tessili

b) Vegetali: sono fibre cellulosiche che a seconda della parte della pianta dacui si ricavano, vengono distinte in fibre da semi (cotone, kapoc), fibre da libroo stelo (lino, canapa, juta, ramiè, ecc.), fibre da foglie (sisal, manila, alfa, ecc.)(tabella 1.11).

Fibre artificialia) Ricavate da polimeri di origine vegetale (viscosa, cupro, acetato, fibre poli-soniche, fibre alginiche).b) Ricavate da proteine animali (caseina, ecc.).c) Ricavate da filamenti inorganici (metallici, di vetro, ecc.) (tabella 1.13).

Fibre sinteticheSono ricavate da composti chimici semplici per polimerizzazione e successivafilatura del polimero (olefine, derivati vinilici, derivati acrilici, fenoli, ammidi,aldeidi, derivati stirenici, ecc.) (tabella 1.13).

1.3 Classificazione chimica

Le fibre tessili, rispetto alla composizione chimica, hanno la più varia origine:sono per la maggior parte macromolecole organiche, ma non mancano com-posti minerali (silicati) e derivati dei metalli.

Come vedremo nei paragrafi successivi, tra le fibre naturali di origine ani-male, la lana e i velli di capre e di camelidi sono composti essenzialmente dauna proteina, la cheratina, caratteristica delle parti di rivestimento protettivodegli animali (come unghie, scaglie, aculei, penne); i filamenti secreti dal bacoda seta e dagli altri animali serigeni, sono invece composti da un’altra proteinadetta fibroina. Nel caso della seta comune i due filamenti di fibroina secreti dalbaco sono cementati da una proteina gommosa detta sericina.

Le fibre naturali di origine vegetale sono composte da cellulosa, in alcunicasi quasi pura (cotone), in altri mescolata a sostanze incrostanti quali la ligni-na, la pectina e le emicellulose (lino e canapa).

Riguardo alle fibre artificiali dobbiamo distinguere quelle di origine ani-male, derivate da proteine animali come la caseina del latte (lanital e merino-va) e quelle di origine vegetale, ottenute da proteine estratte dai semi del mais(vicara), dell’arachide (ardil), della soia (azlon), ecc., o da cellulosa trattata.In quest’ultimo caso si possono avere fibre derivate dalla cellulosa rigenerata(viscosa, cupro, fibre polisoniche), o da cellulosa esterificata (acetato).

Sempre tra le artificiali di origine vegetale sono inoltre da ricordare le fibrealginiche, derivate dall’acido alginico presente nelle alghe come alginato disodio e le fibre di gomma ottenute per coagulazione del lattice estratto dallaHevea brasiliensis.

Infine le più comuni fibre artificiali di origine minerale sono: le fibre divetro composte da silice (SiO2) addizionata o con carbonato di sodio, Na2CO3

(vetri alla soda), o con acido borico, H3BO3, e borace, Na2B4O7, 10H2O (vetrial boro); le fibre metalliche composte da alluminio, stagno, argento, oro ecc.,normalmente ricoperte con resine artificiali o sintetiche e le fibre di carbone,composte da grafite, cioè da carbonio purissimo.

Le fibre sintetiche vengono classificate sulla base della loro natura chimicaspecificata dalla famiglia di appartenenza dei polimeri che le costituiscono:

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4 capitolo 1

poliolefiniche, poliviniliche, poliacriliche, poliammidiche, poliesteri, poliure-taniche ed elastomeriche ottenute da gomme sintetiche (tabella 1.2).

Tabella 1.2 Classificazione chimica delle fibre tessili

Fibre tessili

Naturali

Animalida bulbo pilifero: cheratina

secretiva: fibroina + sericinada seme: cellulosa purada libro: cellulosa+ligninada foglie: cellulosa+incrostantida frutto: cellulosa+incrostantida alghe: acido alginico

animali: casena del lattevegetali: proteine del maiscellulosa rigeneratacellulosa esterificataalginato di sodio solubilizzato in H2O

Polioelefiniche: da alchenipolidieniche: da dienipoliviniliche: da monomeri vinilicipoliacriliche: da acrilonitrile

poliesteri: acido tereftalico+ glicol etilenico

poliesteri speciali: acido tereftalico+ dimetil-cicloesanolo

poliammidiche: acido bicarbossilico+ diammina (di policondensazione)

poliammidiche: da caprolattameo lattami diversi (di poliaddizione)

poliuretaniche: glicol etilenico+ diisocianato

policarbonate: bisfenolo A + fosgene

Isoprene polimerizzato naturalmente

Al, Fe, Sn, Ag. Au. ecc.

carbonio purissimo

Vegetali

Proteiche

Cellulosiche

Alginiche

Polisopreniche

Metalliche

Grafitiche

da poliaddotti

da policondensati

Artificiali

Sintetiche

1.4 StrutturaLe fibre tessili, sia naturali sia tecnofibre, sono per la maggior parte di naturaorganica e costituite da polimeri. Con il termine polimero si intende una so-stanza macromolecolare costituita da raggruppamenti di atomi fra loro legaticon legami covalenti, raggruppamenti che si ripetono uguali numerosissimevolte a formare la macromolecola; sono detti unità strutturali o ripetitive omonomeriche e sono uniti fra loro con due o più legami covalenti. Il numero dilegami che un’unità strutturale forma con altrettante unità è detto funzionalitàe si possono avere unità strutturali bifunzionali, trifunzionali, ecc.

Un polimero può essere costituito dall’unione di monomeri tutti uguali e siha un omopolimero, oppure monomeri del polimero possono essere di due opiù tipi diversi e si ha un copolimero. In un copolimero le diverse unità struttu-rali possono essere distribuite casualmente nella macromolecola (è il caso piùfrequente in particolare nelle fibre) e si ha allora un copolimero statistico:

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Page 20: Chimica delle fibre tessili Carlo Quaglierini

5Introduzione alle fibre tessili

oppure la loro distribuzione segue un certo ordine con alternanze di lunghesequenze di ciascuna unità strutturale, e si ha un copolimero a blocchi:

oppure le sequenze di una unità strutturale sono attaccate alle catene polime-riche delle altre unità ripetitive (in pratica le catene di un altro polimero) e siha allora un copolimero innestato:

Le macromolecole di un polimero, pur presentando tutte la stessa composizionee quindi le stesse caratteristiche chimiche, hanno in genere masse molecolaridiverse in quanto il numero di unità strutturali che le compongono segue unacerta distribuzione statistica e pertanto un polimero viene caratterizzato da unamassa molecolare media o da un grado di polimerizzazione, cioè dal numero diunità strutturali che costituiscono mediamente le macromolecole. Per lo stessopolimero, ma preparato in condizioni diverse, il grado di polimerizzazione equindi la massa molecolare media variano apportando modificazioni delle pro-prietà fisiche e, in particolare, di quelle meccaniche del polimero.

La forma delle macromolecole di un polimero è in relazione al tipo di fun-zionalità delle sue unità strutturali. Si possono avere:a) polimeri lineari, costituiti da lunghe catene di unità strutturali bifunzio-nali;b) polimeri ramificati, costituiti da lunghe catene di unità bifunzionali conl’inserimento di alcune unità trifunzionali alle quali sono attaccate delle cate-ne più corte;c) polimeri reticolati o tridimensionali, costituiti da un reticolo a maglie irre-golari formate e collegate fra loro da unità strutturali tri-tetrafunzionali conpresenza o meno anche di unità bifunzionali:

Le fibre tessili sono costituite da polimeri lineari o al più poco ramificati ecioè con lunghe catene polimeriche formate da atomi uniti da forti legamicovalenti. Le diverse catene polimeriche tendono a legarsi fra loro con legamitrasversali che nella maggior parte dei casi sono deboli legami intermolecolaricome le forze di Van der Waals, i legami dipolari e a ponte di idrogeno; solonelle proteine si trovano forti legami trasversali di tipo chimico quali pontisalini o legami cistinici. La formazione di legami trasversali intercatena è favo-rita dall’allineamento delle catene che è a sua volta stabilizzato e favorito dallaformazione di questi legami.

Questo allineamento porta a un ordinamento tridimensionale delle catenepolimeriche con formazione di cristalliti (o zone cristalline) nella fibra. La dif-

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Page 21: Chimica delle fibre tessili Carlo Quaglierini

6 capitolo 1

frazione ai raggi X dei polimeri tessili ha messo, infatti, in evidenza elementi disimmetria relativi a un certo grado di cristallinità, con zone cristalline ingloba-te in zone amorfe (figura 1.1).

Le lunghe catene polimeriche possono, dunque, attraversare le diversezone del polimero con segmenti disordinati nelle zone amorfe e altri segmentiordinati nei cristalliti.

L’ordinamento delle catene e quindi la cristallinità di un polimero è favoritadalla struttura lineare delle sue catene (nei copolimeri e nei ramificati è bassa,nei reticolati è nulla) e dipende dalla storia termica del polimero.

Nelle fibre chimiche, il polimero, nel passaggio attraverso la trafila o filie-ra, denominato estrusione, e nell’eventuale successivo stiro, viene sottopostoa notevoli sollecitazioni meccaniche che agiscono lungo la fibra orientandolongitudinalmente i cristalliti. Le catene, allineandosi, favoriscono un ulterio-re ordine nella struttura con notevole rinforzo della fibra.

La cristallinità e l’orientamento delle catene polimeriche, favorendo la for-mazione di legami intercatena, aumentano la resistenza allo scorrimento dellecatene polimeriche e influenzano le caratteristiche meccaniche delle fibre cheda questo scorrimento dipendono, come la tenacità che viene aumentata o laflessibilità che vien diminuita.

Le zone amorfe della fibra, anche se hanno subìto un certo orientamento,sono quelle fisicamente più deboli e chimicamente più reattive. Infatti sono lezone più solubili, le prime che reagiscono con i reattivi chimici e che intera-giscono con i solventi, e sono anche i punti dove il colorante effettua il primoattacco per penetrare nella fibra tessile.

È importante sottolineare che una fibra per poter essere impiegata come fi-bra tessile deve essere cristallina, ma solo parzialmente. Una cristallinità trop-po elevata infatti, se da un lato fa aumentare la tenacità, la rigidità e la stabilitàchimica delle fibre, dall’altro ne rende difficile la tingibilità e ne diminuisce labagnabilità, la flessibilità e l’allungamento rendendo così la fibra difficile dalavorare e di «mano» sostenuta, cioè rigida. Per la definizione di queste pro-prietà vedi paragrafo 1.5.

L’orientamento molecolare nelle fibre tessili è sempre parallelo all’asse fi-broso, in maniera quasi perfetta per le tecnofibre, nelle quali il processo pro-duttivo di estrusione orienta le macromolecole nel verso della lunghezza e inmaniera meno precisa nelle fibre naturali. Nel cotone, per esempio, l’orien-tamento molecolare è elicoidale, nel lino invece è parallelo. Ciò contribuisceal diverso comportamento di queste due fibre rispetto alle prove meccaniche:il lino ha un’alta tenacità e un basso allungamento, il cotone al contrario hamedia tenacità e più alto allungamento.

Figura 1.1 Cristalliti.

fascio di catenepolimeriche

parte cristallina

parte amorfa

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Page 22: Chimica delle fibre tessili Carlo Quaglierini

7Introduzione alle fibre tessili

1.5 Proprietà delle fibre tessili: generalitàCome abbiamo già accennato, una sostanza per poter essere considerata comeuna fibra tessile deve avere oltre all’aspetto fibroso determinati caratteri o pro-prietà che la rendono lavorabile, adatta all’impiego per cui è destinata e frui-bile dal consumatore.

I caratteri più importanti sono quelli morfologico-organolettici, quelli fisi-ci, quelli chimici e infine quelli fisiologici (tabella 1.3).

Tabella 1.3 Caratteri delle fibre tessili

Caratterimorfologico-organolettici

1. Lunghezza2. Finezza (diametro)3. Lucentezza4. Sofficità5. Morbidezza mano6. Voluminosità

Caratteri fisico-meccanici

1. Igroscopicità2. Stabilità termica3. Comportamento nei confronti della combustione4. Feltrabilità5. Coibenza6. Tenacità7. Allungamento a rottura8. Resistenza9. Elasticità

Caratteri fisiologici1. Allergenicità2. Senso di caldo o fresco3. Vestibilità

Caratteri morfologico-organoletticiSono sia requisiti dimensionali ed esteriori sia requisiti organolettici.

La lunghezza e la finezza di una fibra sono molto importanti sia per la sualavorazione sia per la qualità del prodotto finito.

La lunghezza di una fibra si misura normalmente in millimetri mentre lafinezza, cioè il diametro della fibra, in micrometri (millesimi di millimetro). Unafibra per poter essere filata ha bisogno di una lunghezza minima di 5 mm. Nor-malmente le fibre più corte si hanno nel lino e nella canapa mentre la lana hadelle fibre piuttosto lunghe. Un caso a parte è rappresentato dalla seta che è l’uni-ca fibra naturale a essere prodotta con un filo continuo. Le tecnofibre viceversasono tutte in filo continuo e solo quando devono essere utilizzate in mischia confibre naturali vengono tagliate a una lunghezza prestabilita denominata fiocco.

Riguardo alla finezza la vigogna e il lino azzurro sono le fibre più fini, aven-do fibre anche di soli 5 μm di diametro. I peli setolosi di pecore e cammellisono invece tra le fibre più grossolane, arrivando al diametro di 140 μm.

Il rapporto lunghezza su diametro si calcola riportando le unità di misura inmillimetri. Così il rapporto lunghezza/diametro di un makò (varietà di coto-ne) egiziano che ha finezza di 24 μm e lunghezza di fibra di 12 mm è:

lunghezza/diametro ,mm

mm24 10

120 5 10 5003

3

$$=

-==

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8 capitolo 1

In tabella 1.4 sono riportati i valori medi di finezza e lunghezza per le principalifibre.

Tabella 1.4 Caratteri dimensionali delle principali fibre tessiliFibre tessili Lunghezza (mm) Finezza (diametro) μm

Lana merina 50-80 15-30, extrafine: 15-18

Lana ordinaria 200-350 30-100

Lana incrociata 80-200 20-50

Mohair kid 100-200 14-25

Mohair I qualità 120-250 18-35

Mohair Il qualità 120-250 20-60

Cachemire 30-120 13-16

Alpaca 50-200 20-30

Vigogna 40-80 6-20

Cammello 40-120 10-30

Seta filo continuo 15-25

Cotone makò 20-30 12-14

Cotone seaisland 28-36 11-13

Lino 20-40 5-30

Canapa 15-50 25-35

Ramiè 40-120 40-70

La finezza di una fibra si può misurare anche col titolo che esprime il pesocorrispondente a una determinata lunghezza del filo.

In Italia, per esempio, per la seta il titolo più utilizzato è il denaro (Td oden), cioè il peso di 450 m di filo misurato in denari, dove il denaro è un’unitàdi peso più piccola del grammo e corrisponde a 0,05 g.

Dunque più un filato è fine più il suo titolo in denari è basso. Un ipoteticotitolo di 1 den corrisponderebbe a un filato così fine che 450 m peserebberosolo 0,05 g.

Oggi, nelle Norme UNI si usa il titolo Tex (Tt). Il peso si misura in grammi,ma rapportato a 1000 m di filo. Un tex corrisponde cioè a un filato tale che1000 m pesano 1 g.

Un altro carattere molto importante per le fibre tessili è la lucentezza, do-vuta alla rifrazione e alla riflessione della luce sulla superficie della fibra stessa.Più la fibra è liscia, con superficie uniforme priva di asperità e solchi, più au-menta la sua lucentezza.

La lucentezza dipende sia dal processo produttivo da cui ha preso originela fibra dalla struttura sia interna sia esterna.

Le fibre naturali sono normalmente meno lucenti di quelle sintetiche e pro-prio per cercare di rendere queste ultime più simili alle fibre naturali, (per esem-pio quando vengono utilizzate in mischia), vengono opacizzate con apposititrattamenti (un classico agente opacizzante è il biossido di titanio, TiO2).

Inoltre se una fibra ha un elevato orientamento molecolare e perciò un’ele-vata cristallinità questa di solito risulta molto lucente.

I caratteri organolettici, cioè la sofficità, la morbidezza e la voluminositàvengono normalmente riassunti in un unico termine, cioè la «mano» dellafibra. Una fibra ha mano sostenuta se al tatto risulta rigida e poco soffice; hainvece mano lenta se è morbida ed elastica alla pressione.

Un tessuto prodotto con fibra di mano troppo sostenuta è rigido, se è pro-dotto con una fibra di mano troppo lenta, è cascante.

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9Introduzione alle fibre tessili

Caratteri fisico-meccaniciSono sia requisiti fisici (igroscopicità, stabilità termica ecc.) che requisiti mec-canici (tenacità, resistenza ecc.).

Igroscopicità È la capacità di una fibra di assorbire umidità dall’ambiente.Dipende dalla composizione chimica e dalla struttura della fibra ed è favorita

dalla presenza di gruppi polari quali gli ossidrili (—OH), carbonili (G

DC"O),

carbossili (—COOH) e di zone amorfe.L’igroscopicità di una fibra si misura in base alla percentuale massima di

acqua che la fibra può assorbire senza apparire bagnata. La lana e le fibre al-giniche sono le più igroscopiche (la lana assorbe acqua fino al 33% del pesosenza dare la sensazione del bagnato).

In relazione all’igroscopicità si stabilisce il tasso di ripresa che rappre-senta la massima percentuale d’acqua che una fibra può contenere per es-sere commercializzata e si misura in percentuale sul peso secco del ma-teriale, cioè la quantità in grammi di acqua assorbita a 20 °C da 100 g difibra, precedentemente essiccata, esposta per un’ora a un’umidità relativapari al 65%.

Il tasso di ripresa varia da fibra a fibra, da un massimo per la lana intornoal 18% a un minimo, per il poliestere, pari all’1,5%.

Collegato al tasso di ripresa è il peso mercantile, cioè il peso della merce sec-ca più il tasso di ripresa. In base a questo peso avvengono le contrattazioni.

Se una partita di 100 kg di canapa, dall’analisi, risulta avere i 118% di umi-dità, peserà allo stato secco 82 kg. Essendo per la canapa il tasso di ripresauguale al 12% circa, il suo peso mercantile sarà il peso del secco più il 12% di82, cioè 9,84. Si otterrà: , , kg82 9 4 91 84+ = .

I tassi di ripresa riportati in tabella 1.5 sono quelli fissati dalla legge 883 del26/11/1973.

Comportamento al calore Per azione del calore le fibre naturali, sia vegeta-li che animali, non fondono ma si decompongono. Per esempio il cotone a120 °C ingiallisce, a 140-150 °C si decompone. La lana invece a 100 °C diventaruvida, a 130 °C inizia a decomporsi, a 200 °C imbrunisce, a 300 °C carbo-nizza.

Le tecnofibre, in quanto costituite da polimeri lineari in parte cristallinie in parte amorfi, presentano tre temperature critiche alle quali subisconocambiamenti di stato. Partendo da temperature molto basse, innalzando latemperatura del polimero si ha il passaggio delle parti amorfe da uno statovetroso (rigido e fragile) a uno stato viscoelastico (gommoso) alla temperatu-ra di transizione vetrosa; a temperatura più alta, le parti amorfe passano dallostato viscoelastico allo stato viscoso (scorrevole) alla temperatura di rammol-limento; infine si raggiunge la fusione delle parti cristalline alla temperaturadi fusione.

Anche le tecnofibre si decompongono, ma ciò avviene ad alte temperaturee per la maggior parte di queste queste fibre la decomposizione si riscontra atemperature superiori a quella di fusione; solo per alcune, la decomposizio-ne può iniziare a temperature inferiori completandosi rapidamente quandosiano portate allo stato fuso. Le fibre artificiali sia cellulosiche sia proteiche sidecompongono prima della fusione. Del comportamento termico delle fibresi deve tener conto per la loro filatura e per i diversi processi di finissaggio, inparticolare nella tintura.

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10 capitolo 1

Tabella 1.5 Tassi di ripresa ufficiali delle principali fibre tessiliNumero d’ordine Fibra tessile Tasso di ripresa %

1 Lana pettinata 18,25

1 Lana cardata 17,00

2 Peli pettinati 18,25

2 Peli cardati 17,00

3 Crine pettinato 16,00

3 Crine cardato 15,00

4 Seta 11,00

5 Cotone 8,5

5 Cotone mercerizzato 10,5

6 Kapoc 10,9

7 Lino 12,00

8 Canapa 12,00

9 Juta 17,00

10 Abaca 14,00

11 Alfa 14,00

12 Cocco 13,00

13 Ginestra 14,00

14 Kenaf 17,00

15 Ramiè 8,5

16,1 Sisal 14,00

16,2 Sunn 12,00

16,3 Henequen 14,00

17 Acetato 9,00

18 Alginica 20,00

19 Rayon cupro 13,00

20 Medal 13,00

21 Merinova 17,00

22 Triacetato 7,00

23 Rayon viscosa 13,00

24 Acrilica 2,00

25 Clorofibra 2,00

26 Fluorofibra 0,00

27 Modacrilica 2,00

28,1 Poliammidica 6-6 fibra: 6,25 filo: 5,75

28,2 Poliammidica 6 fibra: 6,25 filo: 5,75

28,3 Poliammidica Il fibra: 3,5 filo: 3,5

29 Poliestere fibra: 1,5 filo: 3,00

30 Polietilenica 1,5

31 Polipropilenica 2,00

32 Poliureica 2,00

33 Poliuretanica 3,5

34 Vinilal 5,00

35 Trivinilica 3,00

36 Fibra di gomma 1,00

37 Elastan 1,5

38 Fibra di vetro 2,00

39,1 Metallica 2,00

39,3 Fibra di carta 13,75

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11Introduzione alle fibre tessili

In tabella 1.6 sono elencate le temperature di transizione vetrosa, di rammolli-mento, di fusione e di decomposizione delle più importanti fibre.

Tabella 1.6 Comportamento al calore delle principali fibre tessili

Fibra tessileTemperaturadi transizione

vetrosa

Temperatura dirammollimento

Temperaturadi fusione

Temperatura didecomposizione

Lana — — — 130 °C

Seta — — — 150 °C

Cotone — — — 150 °C

Lino — — — 150 °C

Canapa — — — 150 °C

Rayon * viscosa — — — 170-220 °C

acetato 170-180 °C 190-200 °C 230-250 °C —

Poliammidica 6,6 57 °C 220-230 °C 250-260 °C —

Poliammidica 6 50 °C 170-190 °C 215-220 °C —

Poliestere 80 °C 220-240 °C 248-260 °C —

Acrilica 85 °C 200-250 °C a 260 °C fonde decomponendosi

Comportamento nei confronti della combustionea) Le fibre animali bruciano lentamente con caratteristico odore di sostanzacornea bruciata e lasciano residuo abbondante e carbonioso.b) Le fibre vegetali bruciano velocemente con fiamma viva e con caratteristicoodore di carta bruciata.c) Le fibre artificiali si comportano, come le fibre naturali, a seconda dell’ori-gine.d) Le fibre sintetiche bruciano con fumo denso e acre e con fiamma verdogno-la; tendono a fondere, e sono assai difficili da spegnere anche quando sianoallontanate dalla fiamma.e) Le fibre minerali: la fibra di vetro diviene prima incandescente e poi fonde.

Riguardo al comportamento delle fibre tessili alla fiamma bisogna citarel’indice L.O.I. (Indice del Limite dell’Ossigeno) che misura la quantità minimadi ossigeno necessaria a una fibra per poter bruciare.

Partendo dal presupposto che nell’aria la percentuale di ossigeno è del 20-21% risulta chiaro che le fibre che hanno un L.O.I. superiore al 21% non bru-ciano o quantomeno si autospengono, le fibre con L.O.I. inferiore al 21% sonoviceversa da considerare infiammabili. Perciò l’indice L.O.I. misura il potereignifugo delle fibre tessili (tabella 1.7).

Tabella 1.7 L.O.I. (Limit Oxygen Index) delle principali fibre tessili

Fibra tessileL.O.I.(%)

Fibra tessileL.O.I.(%)

Lana 25 Clorofibra 48

Cotone 18 Acrilica 18-20

Viscosa 20 Modacrilica 22-28

Acetato 18 Poliestere 20

Triacetato 18 Poliammidica 20

Dalla tabella risultano molto infiammabili il cotone e le fibre artificiali cellulo-siche e anche le fibre poliammidiche e poliesteri.

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12 capitolo 1

Queste ultime fibre, pur risultando un po’ meno infiammabili del cotone,sono però più pericolose di quello, infatti durante la combustione fondono pro-ducendo masse viscose che possono aderire alla pelle e provocare serie ustioni.

Feltrabilità È una proprietà caratteristica della lana e dei peli animali in gene-re perché è dovuta alla struttura a scaglie di queste fibre e consiste nella com-pattazione delle fibre tra loro per effetto combinato del calore e dell’umidità.

Le scaglie sulla superficie del pelo di lana per esempio sono disposte comegli embrici di un tetto, orientate cioè tutte nello stesso senso, verso la puntadella fibra. Perciò le fibre possono scorrere liberamente fra loro, se sono con-cordi nel verso; nel senso opposto invece sono ostacolate e le stesse scagliealzandosi a causa dell’attrito favoriscono l’unione e l’aggrovigliamento dellefibre.

L’alzarsi delle scaglie è favorito oltre che dallo sfregamento e dal calore,anche dal trattamento con acidi o con basi.

Con il metodo della feltratura anticamente, con le fibre corte di lana, siproducevano i feltri per cappelli e coperte. Le fibre che venivano usate, oltre aquelle di lana, erano i peli di cammello, castoro, lepre e lontra.

Coibenza È la proprietà delle fibre tessili a essere più o meno isolanti al calo-re. Dipende dal loro calore specifico e dalla conduttività termica. Ricordiamoche quest’ultima è data dal rapporto tra la quantità di calore che nell’unità ditempo attraversa l’unità di superficie e la differenza di temperatura che si hadalle parti opposte della superficie di spessore unitario interessate allo scam-bio termico:

Q

d

1 2T T

conduttività termica( )

tQ

kd

T T S2 1 $= =-

dove Q= quantità di calore; S= unità di superficie; d= spessore; T T2 12 .La coibenza, come vedremo, non dipende solo dalla composizione chimica

della fibra ma anche da fattori strutturali e da fattori fisici (igroscopicità, ad-sorbimento, ecc.).

Tenacità Una tra le più importanti proprietà fisiche che deve avere una fibra èla tenacità. La tenacità indica il carico in grammi necessario a rompere un filodi finezza standard. Per finezza standard si intende un filo con titolo uguale aun den o a un tex.

Praticamente si misura il carico di rottura a trazione e si dividono i grammiottenuti per il titolo. Perciò la tenacità si misura in g/den, o g/tex. La UNI 8218definisce la tenacità come rapporto tra la forza di rottura in centi-newton e iltitolo in tex (CN/tex). Si può anche misurare in kg/mm2.

La tenacità, come già abbiamo accennato, dipende dall’orientamento mo-lecolare e dalla cristallinità della fibra. Aumenta passando dalla lana alla seta edal cotone al lino. Però una fibra molto tenace, come il lino per esempio, risul-ta rigida e poco estensibile e perciò difficilmente lavorabile. Inoltre il tessutoprodotto con queste fibre risulta facilmente sgualcibile a causa della scarsaflessibilità (tabella 1.8).

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13Introduzione alle fibre tessili

Tabella 1.8 Tenacità e allungamento a rottura delle principali fibre tessili

Fibra tessileTenacità (g/den) Allungamento a rottura (%)

Condizionata A umido Condizionata A umido

Lana 1,0-1,7 0,7-1,5 30-50 40-70

Seta 2,7-5,4 2,4-4,8 13-25 15-30

Cotone 2,0-5,4 2,7-7,0 3-7 4-8

Lino 5,0-6,0 5,4-7,4 2-3 2,4-4

Canapa 5,5-7,2 6,1-8,2 2-5 3-6

Viscosa 1,4-2,6 0,8-1,8 15-30 20-40

Viscosa adalta tenacità 3,0-5,0 2,0-4,0 9-16 15-24

Acetato 1,1-1,6 0,7-0,9 25-30 30-45

Poliammidica 6-6 4,5-5,5 4-5 26-36 30-46

Poliammidica 6 4,5-6,0 4,0-5,5 30-45 30-45

Poliammidica 11 5-6 4,5-5,5 30-60 30-60

Poliestere 4,0-5,5 4,0-5,5 15-35 15-35

Acrilica 1,6-3,4 1,4-3,2 25-40 30-50

Allungamento a rottura Esprime l’allungamento percentuale subìto dal filoprima di rompersi. Si sottopone il filo a trazione, e si misura con un’appositamacchina l’allungamento massimo prima che il filo si rompa. Si imposta poila seguente proporzione:

lunghezza iniziale : 100= allungamento a rottura : x

e si ottiene così l’allungamento percentuale.Questo si può riportare in grafico rispetto alla tenacità così da ottenere le

curve carico-allungamento. Per esempio nel grafico di figura 1.2 le ascisse A, B, Ce D sono gli allungamenti a rottura del lino, cotone, seta e lana rispettivamente.

LINO

COTONE

SETA

LANA

5

A B DC0

10 20 30 40

tena

cità

g/de

n

allungamento %

Resilienza È la capacità che deve avere una fibra tessile di opporsi all’imma-gazzinamento di energia meccanica cioè di deformarsi senza subire un cam-biamento dimensionale permanente; è detta infatti anche elastanza meccanica.

Figura 1.2 Allungamenti a rotturadi lino, cotone, seta e lana.

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