cimitero liquido del nostro tempo “mare...

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Anno XIV, n. 9 - Novembre 2013 mensile della comunità Ecclesiale N. di registrazione 276 del 7.2.2000 presso il Tribunale di Frosinone. DIRETTORE: Raffaele Tarice IN REDAZIONE: Claudia Fantini Per inviare articoli: Claudia Fantini Via Sanità, 22 03011 Alatri - Tel. 348.3002082 e-mail: [email protected] RESPONSABILE DISTRIBUZIONE Bruno Calicchia AMMINISTRATORE Giovanni Straccamore HANNO COLLABORATO: Giulio Albanese, Luigi Crescenzi, Maria Grazia Costantini, Giorgio Alessandro Pacetti, Filippo Rondinara, Nando Strangis EDITORE Diocesi di Anagni-Alatri FOTOCOMPOSIZIONE E STAMPA Tipografia Editrice Frusinate srl Frosinone Cimitero liquido del nostro tempo di Giulio ALBANESE “Mare Monstrum ” I l Mediterraneo, quel- lo che i latini avevano battezzato “Mare No- strum” e oggi forse sa- rebbe meglio definire “Mare Monstrum”, è un cimitero liquido. Lo scorso 3 Ottobre, come ricorderanno i nostri let- tori, abbiamo avuto la notizia dell’ennesima mattanza. Carne uma- na, proveniente dalla sponda africana, affo- gata dall’egoismo uma- no e recuperata a bran- delli sulla spiaggia di Lampedusa. I commenti – a parte la coraggiosa denuncia di papa Fran- cesco quando ha escla- mato a gran voce “Ver- gogna” – purtroppo so- no stati, in molti casi, espressione del “pensie- ro debole” del nostro modo di fare informa- zione. Luoghi comuni, parole che si dissolvono come bolle di sapone e ciarpame di chi specula sulle altrui disgrazie. Non resta, allora, che fare silenzio, come au- spicato dallo stesso Francesco, riflettendo, col cuore e con la men- te, sul mistero del dolo- re e soprattutto sulle re- sponsabilità umane (di noi tutti) di fronte a quei corpi a cui è stato negato il diritto di fug- gire e dunque di esiste- re. In un Paese come il nostro, in cui la politica si è svuotata di senso e di significato, dove l’i- gnoranza è trasversale a tutte le corporazioni, non resta che invocare la redenzione, attraver- so una decisa assunzio- ne di responsabilità col- lettive e personali. Per favore, non chiediamoci dov’è Dio, ma dov’è l’uomo “creato a sua immagine e somiglian- za”. La risposta, a pen- sarci bene, è una sola: l’abbiamo lasciato anne- gare nel mare dello squallore, dell’indiffe- renza e dell’egoismo più becero e arrogante. Anche noi cristiani, che, solitamente, assolviamo noi stessi con la pretesa d’essere credenti, do- vremmo avere il corag- gio di confessare la no- stra palese omertà. Quella di non dare voce ai senza voce, a coloro che vivono nei bassifon- di della Storia, dimenti- cati da tutto e da tutti. Purtroppo, spesso, duo- le doverlo scrivere, è la demagogia a prendere il sopravvento, manipo- lando le coscienze, col risultato che, come il sa- cerdote e il levita della parabola del Buon Sa- maritano, passiamo ol- tre. Dimenticare che i problemi delle periferie del mondo, quelle in cui si muore per inedia e pandemie, dove si com- battono guerre sangui- nose in nome del “dio denaro” o imperversano regimi dittatoriali che tutelano, sempre e co- munque, interessi fazio- si, significa, davvero, es- sere fuori dal tempo e dalla Storia. Soprattut- to, per dirla con papa 3 Ottobre 2013, carne umana, proveniente dalla sponda africana, affogata dall’egoismo umano IL MONDO CAPOVOLTO Bergoglio, assecondare la “globalizzazione del- l’indifferenza”, è un gravissimo peccato con- tro Dio e contro l’uomo.

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Anno XIV, n. 9 - Novembre 2013mensile della comunità Ecclesiale

N. di registrazione 276 del 7.2.2000presso il Tribunale di Frosinone.

DIRETTORE: Raffaele Tarice

IN REDAZIONE: Claudia Fantini

Per inviare articoli:Claudia Fantini Via Sanità, 22 03011

Alatri - Tel. 348.3002082e-mail: [email protected]

RESPONSABILE DISTRIBUZIONEBruno Calicchia AMMINISTRATORE

Giovanni Straccamore

HANNO COLLABORATO: Giulio Albanese, Luigi Crescenzi,

Maria Grazia Costantini, Giorgio Alessandro Pacetti,

Filippo Rondinara, Nando Strangis

EDITOREDiocesi di Anagni-Alatri

FOTOCOMPOSIZIONE E STAMPATipografia Editrice Frusinate srl

Frosinone

Cimitero liquido del nostro tempo

di Giulio ALBANESE

“Mare Monstrum ”

Il Mediterraneo, quel-lo che i latini avevanobattezzato “Mare No-

strum” e oggi forse sa-rebbe meglio definire“Mare Monstrum”, è uncimitero liquido. Loscorso 3 Ottobre, comericorderanno i nostri let-tori, abbiamo avuto lanotizia dell’ennesimamattanza. Carne uma-na, proveniente dallasponda africana, affo-gata dall’egoismo uma-no e recuperata a bran-delli sulla spiaggia diLampedusa. I commenti– a parte la coraggiosadenuncia di papa Fran-cesco quando ha escla-mato a gran voce “Ver-gogna” – purtroppo so-no stati, in molti casi,espressione del “pensie-ro debole” del nostromodo di fare informa-zione. Luoghi comuni,parole che si dissolvonocome bolle di sapone eciarpame di chi speculasulle altrui disgrazie.Non resta, allora, chefare silenzio, come au-spicato dallo stessoFrancesco, riflettendo,col cuore e con la men-te, sul mistero del dolo-re e soprattutto sulle re-sponsabilità umane (dinoi tutti) di fronte aquei corpi a cui è statonegato il diritto di fug-gire e dunque di esiste-re. In un Paese come ilnostro, in cui la politicasi è svuotata di senso edi significato, dove l’i-

gnoranza è trasversale atutte le corporazioni,non resta che invocarela redenzione, attraver-so una decisa assunzio-ne di responsabilità col-lettive e personali. Perfavore, non chiediamocidov’è Dio, ma dov’èl’uomo “creato a suaimmagine e somiglian-za”. La risposta, a pen-sarci bene, è una sola:l’abbiamo lasciato anne-gare nel mare dellosquallore, dell’indiffe-renza e dell’egoismopiù becero e arrogante.Anche noi cristiani, che,solitamente, assolviamonoi stessi con la pretesad’essere credenti, do-vremmo avere il corag-gio di confessare la no-stra palese omertà.Quella di non dare voceai senza voce, a coloro

che vivono nei bassifon-di della Storia, dimenti-cati da tutto e da tutti.Purtroppo, spesso, duo-le doverlo scrivere, è lademagogia a prendereil sopravvento, manipo-lando le coscienze, colrisultato che, come il sa-cerdote e il levita dellaparabola del Buon Sa-maritano, passiamo ol-tre. Dimenticare che iproblemi delle periferiedel mondo, quelle in cuisi muore per inedia epandemie, dove si com-battono guerre sangui-nose in nome del “diodenaro” o imperversanoregimi dittatoriali chetutelano, sempre e co-munque, interessi fazio-si, significa, davvero, es-sere fuori dal tempo edalla Storia. Soprattut-to, per dirla con papa

3 Ottobre 2013, carne umana, proveniente dalla sponda africana, affogata dall’egoismo umano

IILL MMOONNDDOO CCAAPPOOVVOOLLTTOO

Bergoglio, assecondarela “globalizzazione del-l’indifferenza”, è ungravissimo peccato con-tro Dio e contro l’uomo.

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Spedizione in a.p. art. 2 comma 20c legge 662/96 filiale Frosinone - Spedito il 25 Ottobre 2013 - www.diocesianagnialatri.it

sempre “teologicamente”sbagliate e che hanno porta-to anche ad aspre critiche etaglienti ironie. Questo ren-de lo spazio che state leg-gendo in questo momentoun assoluto esercizio di li-bertà. Frasi che non voglionoesprimere qualcosa di diversoda un pensiero transitorio,un barlume di lucidità chespesso può rivestirsi di ironiae sarcasmo solo per non farsiprendere troppo sul serio. Esapete come fare a renderviconto di tutto questo: in uneditoriale serio, l’autore nondovrebbe mai esprimersi inprima persona, come è inve-ce conveniente fare in altri ti-pi di articoli come quelli di

Dover scrivere un edito-riale non è mai una co-sa semplice. Dovrebbe

essere un articolo in cui ven-gono trattati temi di attua-lità di particolare rilevanza, edovrebbe essere scritto da ungiornalista molto esperto econosciuto dal pubblico, una“grande firma”, tanto chegiornali seri come l’Avvenirehanno una squadra di “edi-torialisti”, e ogni giorno nepubblicano almeno 2 o 3. Inquesti anni, il “Primo Piano”di UNO non è mai stato così.In questo spazio a volte “au-togestito” e a volte “occupa-to” vengono trattati temiche non hanno rilevanza, deltutto marginali, e che spessosono solo il pretesto per unariflessione su un argomentodel tutto inutile. Per non par-lare di chi firma queste righe.Uno che ha deciso di mettereil proprio nome alla fine delpezzo perché nessuno potes-se pensare che era un’espres-sione ufficiale della Diocesi diAnagni-Alatri, “editore” diquesto giornale. Parole quasi

opinione o, meglio ancora, larubrica. Ma c’è una subdolatrappola in cui io cerco sem-pre di trarre voi lettori: uneditoriale, per la forza dellesue argomentazioni, nonprevede l’ausilio di fotogra-fie. La prima pagina di UNOperò ha anche una “Foto No-tizia” che è un corpo a sé enon ha a che fare con l’edito-riale. Il gioco è trovare un ti-tolo da dare all’editorialeche, campeggiando sotto lafoto, possa dare a questa unche di ironico. Allora provatead applicare tutto quello det-to finora a questo pezzo e virenderete conto che è quelloche abbiamo fatto: farvi leg-gere qualcosa di assoluta-

ANNO XIV N. 9NOVEMBRE 2013

FFOOTTOO NNOOTTIIZZIIAA

PPRRIIMMOO PPIIAANNOO

mente inutile. Anzi, questavolta è ancora peggio: farviperdere tempo per il mioegoistico divertimento, scri-vendo parole vuote e senzanessun motivo. Ma mancaancora qualche parola per ar-rivare al limite minimo tipo-graficamente necessario… eallora lancio una sfida: prova-te voi a scrivere un editoriale,serio o scanzonato, impegna-to o inutile non importa. In-viatecelo e noi, forse, lo pub-blicheremo. Ma una cosa l’hoscoperta: forse dovrei aprireun blog. O meglio di no. Sa-rebbe troppo lavoro inutile.

Raffaele TARICE

aa ll ll ’ii nn tt ee rr nnoo.. .. ..“Tu, uomo di

Dio... combattila buona

battaglia dellafede”Pag. 3

Speciale PellegrinaggioDiocesano alla

Tomba di S. PietroPagg. 6-7

Lumen Fidei Enciclica

sulla FedePag. 9

L’INUTILITÀ DELLE PAROLE VUOTE

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110000 NNOOTTIIZZIIEE 110000 NNOOTTIIZZIIEE Novembre 20132222

LL’AAGGEENNDDAA NNOOVVEEMMBBRREE

Venerdì 1 novembreAnagni, Cattedrale,

ore 11.30SOLENNITA’ DI TUTTI

I SANTIPontificale presieduto

dal Vescovo

Alatri, Cimitero,ore 15.30S. MESSA

presieduta dal Vescovo

Sabato 2 novembreAnagni, Cimitero,

ore 15.00S. MESSA

presieduta dal Vescovo

Lunedì 11 sabato 16 novembre

Eremo di CamaldoliESERCIZI SPIRITUALIPER IL PRESBITERIO

Giovedì 21 novembreAnagni, SeminarioVescovile, ore 9.00TERZO GIOVEDI’

DEL CLERO

“Aprite i conventi a bisognosi e rifugiati”.Detto, fatto. Le parole di Papa Francesco,pronunciate un mese fa al centro Astalli di

Roma, trovano una risposta concreta nel convento diSan Lorenzo a Piglio che apre le porte a coppie in sta-to di indigenza. Lo ha deciso il superiore del monaste-ro, Padre Angelo Di Giorgio, 74 anni, il primo, di fat-to, a raccogliere l’invito del Pontefice. Papa Bergoglioera stato chiaro: “I conventi vuoti - aveva ammonito -non servono alla Chiesa per trasformarli in alberghi eguadagnare soldi”. Poi aveva sottolineato: “Dovreb-bero servire per la carne di Cristo e i rifugiati sono lacarne di Cristo. Mostrare che con l’accoglienza e lafraternità si può aprire una finestra sul futuro”.

Nell’eremo di Piglio, alle falde del monte Scalambra, 8ettari tra lecci e lauri secolari, l’ospitalità sarà riservataa coppie di anziani pensionati (anche stranieri), auto-sufficienti, liberi da qualsiasi impegno familiare. Nel-l’imponente monastero, poco distante dai boschi scel-ti da Giovanni Paolo II per una delle sue gite in mon-tagna, saranno garantiti vitto e alloggio gratis. Incambio, le donne provvederanno alle quotidiane atti-vità domestiche, mentre gli uomini saranno chiamatia mantenere il decoro del monastero e a lavori di si-stemazione del giardino. Per conservare in buono sta-to il complesso fondato nel 1215 da San Francesco, inviaggio verso Subiaco. Qualche anno fa, il conventodoveva chiudere per crisi di vocazione dei frati minoriconventuali. Poi la mobilitazione della popolazionefece rientrare la decisione. Oggi, con il padre superio-re, a San Lorenzo è rimasto solo un frate, di 65 anni.La struttura, che conserva affreschi tardo medievali eha una biblioteca, è un regno di pace e di meditazio-ne. Ventisei le stanze a disposizione, ognuna con dop-pio letto e servizi. Spesso utilizzate per ritiri spirituali.Per gli anziani ospiti è previsto un contratto annuale,con possibilità di rinnovo. E per diventare “inquilini”nel convento di Piglio, che negli anni ha accolto santie beati e che nel lontano 1937 vide la presenza diMassimiliano Kolbe, gli interessati devono presentareuna domanda al padre Superiore del monastero. C’ètempo fino al 30 novembre. Poi ci sarà la selezione,che si annuncia piuttosto rigida. Perché vivere in unconvento non è certo impegno dei più semplici.

Tutti i partecipanti potrannopresentare uno o più opereche verranno allestite nei localidel Chiostro San Francesco -Piazza Regina Margherita; leopere saranno esposte dall’8dicembre 2013 al 6 gennaio

2014; le opere potranno essere realizzate con qualsiasi ma-teriale e in qualsiasi forma; alla manifestazione potrannopartecipare: professionisti, ragazzi, bambini, scuole mater-ne, elementari, medie, superiori, pittori, scultori e istituzionivarie; la scheda di adesione potrà essere ritirata e riconse-gnata presso l’Ufficio Cultura del Comune di Alatri, Fax0775/448364 o tramite mal all’indirizzo [email protected], entro il 05/11/2013 per le opere con base superiore a100x100 prendere contatti telefonici - importante: per moti-vi organizzativi le opere devono essere consegnate dal 25novembre al 2 dicembre 2013; ogni ritardo può comportarela mancata accettazione dell’opera stessa; gli organizzatorisi impegnano ad assegnare ad ognuno il proprio spazio; l’e-spositore non può esporre alcuna iscrizione, insegna o altro- l’organizzazione si impegna di indicare su apposito cartel-lino in nome dell’autore dell’opera, la tecnica e i materialiutilizzati; entro tre giorni dalla chiusura della mostra do-vranno essere ritirate le opere esposte, altrimenti l’organiz-zazione non risponde di danneggiamenti o furti; i parteci-panti non possono presentare opere già esposte negli anniprecedenti; la cerimonia conclusiva avverrà il giorno 6 gen-naio 2014 alle ore 17.30 presso i locali del Chiostro San Fran-cesco - Piazza Regina Margherita. Info: Ass. culturale ”Alatriin Presepe cell: 3928640568 email: [email protected]: www.alatriinpresepe.in Comune di Alatri - Assessoratoalla Cultura, tel. 0775 448378 fax 0775.448364 email: [email protected].

Nell’eremo di Piglio,ospitalità agli anziani

11a MOSTRA D PRESEPI ARTISTICIDall’8 dicembre al 6 gennaio

nel Chiostro San Francesco di Alatri

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LLAA CCAATTTTEEDDRRAA DDEELL VVEESSCCOOVVOOAnno XIVNumero 9 3333

per mano di Sargon II re diAssiria (I lettura).Nella parabola del vangelodi Luca viene presentato unaltro caso di disattenzione esconsideratezza. Il ricco chebanchetta non è cattivo: èsolo distratto nei riguardidel povero Lazzaro (unicocaso di personaggio delleparabole identificato con ilnome che significa “Dio vie-ne in aiuto”). Un abisso diignoranza, di indifferenza edi presunzione è scavato trail nababbo e il povero. Aquest’ultimo non vengonolasciate nemmeno le molli-che che servivano ai com-mensali per pulirsi le mani eche venivano gettate perterra. Una parola sola acco-muna i due personaggi del-la parabola: “morì”; mentreanche la sepoltura li divide

La celebrazione odiernanutre il nostro grazie dimolteplici motivazioni.

Le più importanti sono l’ele-vazione all’ordine presbite-rale del diacono FrancescoFrusone, della parrocchia diMaria SS. Addolorata di Pi-gnano, e l’inizio di un nuo-vo anno pastorale con laconsegna dell’Agenda litur-gico-pastorale 2013-2014.Non possiamo sicuramentetrascurare la parola che po-co fa è risuonata alta, bellae forte in questa Cattedralee che è stata pronunciatacon vigore da don France-sco: “Eccomi”! È una parolagrande, rotonda, convintache sigilla un itinerario dianni e che rende disponibilealla chiamata di Dio una vi-ta. Ma, il primo impegnoche abbiamo, in questo mo-mento, è quello di farci at-tenti alla Parola di Dio checi è stata rivolta in questaXXVI domenica del TempoOrdinario.I testi biblici di oggi ci ricor-dano che la vita è un viag-gio più che un banchetto. Eviaggiando è bene non te-nere tutto per sé lasciandoagli altri le briciole. Prima opoi scocca l’ora in cui dob-biamo rendere conto o – co-me si dice a scuola – l’ora incui “bisogna consegnare ilcompito” e non ci sarà più iltempo di rimediare alle di-menticanze o correggere glierrori, soprattutto gli erroridi “distrazione”. Due casiparticolari di sconsideratez-za sono quelli denunciati daAmos (prima lettura) e Gesùnella parabola del ricco chebanchetta (vangelo). Amosgetta un’occhiata di fuocodentro i lussuosi palazzi diSamaria e stigmatizza ilcomportamento irresponsa-bile e gaudente dei suoicontemporanei che ban-chettano, dandosi alla paz-za gioia senza curarsi dellarovina della povera gente.Amos annuncia che l’orgiadei dissoluti finirà in manie-ra tragica con l’esilio. E ciò èpuntualmente avvenutouna ventina di anni dopo

in quanto, a differenza diquella del ricco, quella delpovero non è degna nem-meno di essere citata. Nel-l’altra vita c’è l’inversionedelle situazioni: il povero èfelice, il ricco vive in un“luogo” di tormento. Tra diloro c’è un baratro invalica-bile. La morte per noi cri-stiani non è più una cesuraradicale, dal momento cheGesù Cristo è risorto, ma èuno stop alla nostra libertà.Non si può più tornare in-dietro e, soprattutto, non sifa più in tempo a corregge-re gli errori. Gesù presentaalcune immagini dell’altravita non per solleticare lanostra curiosità, ma per far-ci convinti che non si puòessere amici di Dio nell’eter-nità se, in questa vita, si tra-scura il proprio fratello nella

miseria e se, soprattutto,quello che siamo e quelloche abbiamo non lo mettia-mo a disposizione per uncambiamento del mondo ela sua trasformazione in Re-gno di Dio. L’ascolto dellaParola, la celebrazione deisacramenti, la preghiera so-no in funzione della ridu-zione della distanza che cisepara dagli altri, in modotale che non diventi “abis-so” invalicabile. A Dio noninteressa tanto quello chefacciamo durante la liturgiaquanto quello che ne se-gue. Mettersi a disposizionedel Suo amore per un cam-biamento del mondo secon-do il Vangelo è la formulagiusta per una solida vita difede. La seconda lettura ciconvince che il discorso valeper tutti e non si limita al-l’ambito puramente mate-riale. E’ in questione un at-teggiamento di fondo neiconfronti dei valori umani enei confronti di Dio. S. Pao-lo, mettendo in guardia daifalsi dottori e dalla loro avi-dità di denaro il suo disce-polo Timoteo, afferma: “Tu,uomo di Dio, evita questecose; tendi invece alla giu-stizia, alla pietà, alla fede,alla carità, alla pazienza, al-la mitezza. Combatti labuona battaglia della fede,cerca di raggiungere la vitaeterna alla quale sei chia-mato e per la quale hai fat-to la tua bella professionedi fede davanti a molti testi-moni” (1 Tim 6,11-12).Amos ci parla degli spensie-rati per le cose che contano.Il Vangelo ci presenta unospensierato nei riguardi delprossimo. Paolo ricorda a Ti-moteo che il pensiero dellavita eterna è lo sfondo chedeve guidare la nostra esi-stenza e le nostre scelte, so-prattutto la vita e le sceltedei ministri della Chiesa. L’a-postolo suggerisce a Timo-teo e a noi i materiali per-ché la distanza che ci separadagli altri non diventi abissoinsormontabile: giustizia,pietà, fede, carità, pazienza

29 settembre 2013 – Cattedrale di Anagni

“Tu, uomo di Dio...combatti la buona

battaglia della fede” L’omelia del Vescovo all’ordinazione

presbiterale di Francesco Frusone

continua a pag. 4

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LLAA CCAATTTTEEDDRRAA DDEELL VVEESSCCOOVVOO Novembre 20134444

e mitezza, “Tu, uomo diDio, evita … e cerca …” (IIlettura). Caro don Francesco, il testodi Paolo sembra proprioadatto a farti gli auguri piùbelli e sentiti. Tu, uomo diDio, combatti la buona bat-taglia della fede. Cerca lagiustizia, la volontà di Dio,la realizzazione del suo di-segno di salvezza, anche inuna equa e solidale distri-buzione dei beni di questaterra. Coltiva la pietà, la-sciandoti bagnare il cuore eil volto dalla luce di Dio inun’amicizia bella e senzaombra per Gesù Cristo, col-tivata nella preghiera. Sen-za quest’amicizia non cipuò essere gioia nella vitadi un prete. Senza quest’a-micizia non si può irrobusti-re e vivificare la passioneper il Regno, che è vita e fe-licità per tutti: “Vi ho chia-mato amici, perché tuttociò che ho udito dal Padremio l’ho fatto conoscere avoi” (Gv 15,15). Cerca la ca-rità! Ricordati che l’eleva-zione all’ordine dei presbi-teri accende e perfeziona inte tre relazioni fondamen-tali: la prima è quella conGesù Cristo, il Pastore vero.Chi incontrerai vorrà vederetrasparire dal tuo volto laluce della Pasqua. La gentenon ha bisogno delle nostrecose o di quello che faccia-mo. Ha dentro una grandenostalgia di Dio … ha biso-gno di riconoscere nel no-stro ministero il “sì” che Dioha detto in Gesù Cristo almondo, all’uomo, alla suaintelligenza e alla sua li-bertà. L’altra relazione a cui ti aprel’ordinazione presbiterale èquella con i confratelli, sa-cerdoti e diaconi, e con ilvescovo all’interno del pre-sbiterio. L’imposizione dellemani del vescovo e dei con-fratelli presbiteri ci dirà trapoco che tu sei cooptato inun gioco di squadra, attra-verso un percorso di frater-nità radicato su un’amiciziasolida e sincera. Domai, 30settembre, ricorre l’anniver-

sario della dedicazione diquesta Cattedrale, della no-stra chiesa madre: un fattoche sta ad indicare che dob-biamo essere un solo corpo,non soltanto durante le ce-lebrazioni liturgiche. Tu vie-ni ordinato perché la Chiesadiventi corpo di Cristo, po-polo ci Dio, tempio vivo del-lo Spirito Santo. Il terzo legame che instaural’ordinazione presbiterale ècon i fedeli e il popolo diDio, soprattutto coloro chetu dovrai direttamente ser-vire. Tu presterai il tuo servi-

zio ad Alatri in collabora-zione con don Antonio Ca-stagnacci e con gli altri par-roci. Ti prego, allora, diamare tutti e di frequenta-re soprattutto “le perife-rie” (come ci ricorda spessopapa Francesco) o, con unaparola più rifinita, le fron-tiere esistenziali procuratedal peccato, dalla sofferen-za, dalla ingiustizia e daogni altro germe di male. Vorrei indicarti tre direzioniin ordine agli spazi nei qualiè più difficile dare corpo al-la speranza e sui quali do-vrai impegnare particolar-mente il dono dell’imposi-zione delle mani, “sporcan-doti” le tue: il mondo deiragazzi, degli adolescenti edei giovani, che sono il no-stro futuro, e che dovraiamare senza paura e met-tendoti a disposizione lorocompletamente; l’ambito

degli anziani, che sono lanostra memoria e le nostreradici: il passato è impor-tante come sapienza e inse-gnamento del futuro. Perquanto riguarda il presente,infine, ci sono i tanti “Laz-zaro” del nostro tempo.Vorrei sottolineare soprat-tutto la situazione dramma-tica di coloro che hannoperso l’unico posto di lavo-ro a disposizione della fami-glia in cui vivono. Stamanesono stato un’ora a parlarecon gli operai della “Ma-rangoni Tyre” che, al ritor-

no dalle ferie, i primi di set-tembre, hanno trovato icancelli della loro fabbricachiusi. Sono 410 persone efamiglie in difficoltà. Solo90 di essi sono di Anagni. Inquesta sede, come stamatti-na davanti la fabbrica, misento di dire che il primo ar-ticolo della nostra Costitu-zione non solo va ripreso,ma va sottolineato e resorobusto e, soprattutto, ve-ro. Serve un serio e solidopiano industriale per l’Italiae, in primis, per questa no-stra zona. Ci vuole una bellariforma soprattutto perquanto riguarda il mercatodel lavoro. L’industria haportato ricchezza dalle partinostre e bisogna benedire ilmomento in cui si è svilup-pata. Ma occorre guardareanche ad altre fonti di so-stentamento e di vita, chesono state ingiustamente

disattese. Eppoi diciamo pu-re che in Italia i posti di la-voro sono distribuiti male,perché è l’individuo il metrodi misura, non la famiglia.Le fonti di sostegno an-drebbero ripartite per fami-glie. Non è, in ultimo, datrascurare il fatto che in Ita-lia il costo del lavoro siamolto alto. Prima di chia-mare all’appello la solida-rietà, bisogna far forza nel-la giustizia. E’ la giustizia ilprimo nome della carità.Ragazzi e giovani, gli anzia-ni, i poveri sono tre appellipressanti di Dio in questomomento: non li possiamoignorare! Infine, caro Francesco, vor-rei dirti un ultima cosa: nonaver paura dei laici. Non citolgono nulla. Cerca di aiu-tarli sempre a crescere, manon semplicemente comecollaboratori, bensì comecorresponsabili. Servi sem-pre la loro coscienza e la lo-ro maturità nel rapportocon la Parola di Dio. Non in-tercettare mai questo rap-porto: favoriscilo con amo-re, cercando di farti da par-te al momento opportuno.Il Consiglio pastorale è unodei luoghi in cui si può in-centivare di più la crescita ela maturazione delle perso-ne che ci vengono affidate.Siamo vicini anche ad un’al-tra ricorrenza molto bella:la memoria di S. Teresa diGesù Bambino, vergine edottore della Chiesa (1 otto-bre). S. Teresa è colei che ciha indicato “la piccola via”e ci prende per mano con-ducendoci sulla strada del-l’infanzia spirituale. La re-gola d’oro del nostro servi-zio è scritta nel vangelo:farsi talmente piccoli davan-ti a Dio da accogliere i pic-coli come se fossero Dio.Auguri carissimi. Ti affidia-mo alla potenza della Paro-la e, soprattutto, all’amoremisericordioso di un Padreche mai e poi mai si stan-cherà di volerci bene.

+ Lorenzo Loppa

continua da pag. 3

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VVIITTAA DDII CCOOMMUUNNIITTAA,,Anno XIV

Numero 9 5555

Pastore da11 anni della

nostra Diocesi

Anagni in festa

di Giorgio Alessandro PACETTI

Mons. Loppa guida la chiesa di Anagni-Alatri dal 2002

Mons. LorenzoLoppa nato a Se-gni il 14 Luglio

1947 da Fernando e Giu-seppina Maronita, è statonominato Vescovo il 28Giugno 2002 dal BeatoGiovanni Paolo II, e rice-vette l’ordinazione epi-scopale della diocesi Aan-gi-Alatri il 22 Settembredello stesso anno dal Car-dinale vicario Camillo Rui-ni nella cattedrale di Ana-gni, succedendo a Mons.Francesco Lambiasi. Ama-to e stimato dalla popola-zione della chiesa anagni-na, il Vescovo Lorenzo finda subito ha riscosso sim-patia tra la gente per il

suo carattere umile, di-sponibile e pieno di Dio.Primo di cinque figli, vivela sua fanciullezza a Se-gni, dove frequenta lescuole elementari e fre-quenta la chiesa del Gesùe l’oratorio e le attivitàdell’Azione Cattolica Ra-gazzi. Questo lo portò adaccogliere l’invito di en-trare nel Seminario Ve-scovile della sua città il 1Ottobre 1958 dove hafrequentato la scuola me-dia e il ginnasio. Nell’ot-tobre del 1963 è entratonel Pontificio CollegioLeonino di Anagni, fre-quentando il Liceo Classi-co e il corso di teologia inun momento di particola-

re fervore di studi e dispiritualità coincidentecon la celebrazione e lachiusura del Vaticano II egli anni del post Concilio.Il 17 Luglio del 1971 fuordinato sacerdote daMonsignor Luigi MariaCarli. Prima di divenireVescovo della DiocesiAnagni-Alatri, mons. Lop-pa ha ricoperto varie cari-che nella sua chiesa diprovenienza tra cui quel-la di Vicario episcopaleper la Pastorale ed ha in-segnato Religione nellescuole superiori statali diColleferro e Segni ed halavorato nel campo gio-vanile. Ha conseguito ildottorato in Teologia

presso l’Università Latera-nense con la tesi “In per-sona Christi Nomine Ec-clesiae: linee per una teo-logia del ministero nelVaticano II e nel magiste-ro post-conciliare”. Lapresenza di Mons. Loppain ogni manifestazionereligiosa che si tiene nellasua Diocesi è sempre unevento che richiama tuttialla fede, alla testimo-nianza, alla gioia di ap-partenere a Gesù ed allasua Chiesa, per diventarecontinuamente veri cre-denti che amano, com-prendono e vivono il Van-gelo. A Mons. Loppagiungano gli auguri dallanostra Redazione.

13 Ottobre 2013 - Trivigliano: raduno diocesano delle confraternite

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Mercoledì 9 ottobre circa 1100 persone delleparrocchie della diocesi Anagni-Alatri, guida-te dal vescovo Lorenzo, si sono recate a Roma

per partecipare all’udienza generale con papa France-sco.L’incontro, annunciato durante l’assemblea diocesanadello scorso giugno, è stato per tutti noi il giubileo per“l’anno della fede” indetto dal papa emerito Benedet-to XIV per i 50 anni dell’apertura del concilio ecumeni-co Vaticano II°.Nonostante la pioggia, di buon mattino, ci siamo ritro-vati in piazza per ascoltare la parola del papa, consa-pevoli che quell’incontro avrebbe aumentato la nostrafede e ci avrebbe reso testimoni sempre più veri edautentici del Signore risorto.Il Papa dopo aver salutato tutti i presenti, ha conti-nuato la catechesi sulla Chiesa ponendo attenzionesull’aggettivo “Cattolica”.Egli ha sostenuto che tre sono i motivi fondamentali

per cui la Chiesa deve essere definita Cattolica:1. La Chiesa è cattolica perché è lo spazio in cui viene

annuncigiustifata tutta intera la fede; è il luogo incui l’incontro con la misericordia di Dio ci trasformae ci consente grazie a Gesù Cristo di vivere da cri-stiani per diventare santi per camminare in ogniluogo e in ogni epoca.Al riguardo ci ha sollecitato tre interrogativi che cia-scuno di noi si dovrebbe porre per verificare in chemodo vive la Chiesa e cioè: io come vado in Chiesa?Come accolgo i doni che la Chiesa mi offre? Comepartecipo alla vita di comunità?

2. La Chiesa è cattolica perché è “universale” è di tutti,e annuncia il vangelo ad ogni uomo ed ad ognidonna. Nella Chiesa quindi sperimentiamo la di-mensione della Comunità in cammino che è in co-munione con il Vescovo, con il Papa ed è aperta atutti, senza distinzioni.Al riguardo chiediamoci allora: Cosa faccio io percomunicare agli altri la gioia di incontrare il Signo-re, la gioia di appartenere alla Chiesa?

3. La Chiesa è cattolica perché è la casa dell’armoniadove unità e diversità sanno coniugarsi insieme per

Pellegrinaggio Diocesano alla Tomba

di S. Pietro

9 ottobre la Diocesi incontra il Papa

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essere ricchezza. Pe rendere più chiaro questo pun-to il Papa ha utilizzato l’immagine della “sinfonia”,che vuol dire accordo ed armonia di più strumentidiversi che suonano insieme ed ognuno mantiene ilsuo timbro inconfondibile e le sue caratteristiche disuono.Al riguardo chiediamoci se nella nostra comunitàviviamo in armonia, rispettando le diversità diognuno o litighiamo fra noi? Nel movimento di cuifaccio parte ci sono chiacchiere? Se ci sono chiac-chiere non c’è armonia ma lotta. Accettiamo l’al-tro?Il messaggio che c’ha lasciato è quello di vivere nel-le nostre comunità impegnandoci a mettere a di-sposizione degli altri i nostri talenti, in modo daformare un’unica armonia. In particolare nel saluto finale ci ha incoraggiato amettersi in ascolto delle “piaghe di Gesù”, median-te un’attenzione sollecita verso i più deboli e i piùbisognosi.

La giornata si è conclusa con la visita in basilica doveabbiamo pregato sulla tomba di S. Pietro e del beato“Giovanni Paolo II”; mentre nel pomeriggio con lamessa a San Gregorio VII celebrata dal nostro vescovoLorenzo abbiamo reso grazie al Signore di tutti i donispirituali ricevuti in quest’anno.Il vescovo Lorenzo ha ringraziato tutti per la parteci-pazione e ha annunciato la consegna della lettera pa-storale per il nuovo anno.FOTO DI FILIPPO RONDINARA

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Novembre 20138888 VVIITTAA DDII CCOOMMUUNNIITTAA

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DDoonn LLuuccaa,, iill nnuuoovvoo ppaarrrrooccoo

Alatri - parrocchie di Maria S.ma del Rosario e di S. Emidio

di Luigi CRESCENZI

Sono due le cose che rimangono: la gente e il Santissimo

Domenica, 1 settem-bre don Luca Fanfa-rillo è diventato

parroco delle parrocchiedi Maria Santissima delRosario e di Sant’Emidioin Alatri sostituendo donFabio Massimo Tagliaferri.Quella stessa domenicaalle ore 11.00 è stata cele-brata la s. messa dal Ve-scovo, Mons. LorenzoLoppa, alla presenza didon Fabio e di don Luca.La celebrazione si è svoltanormalmente sino al Van-gelo proclamato dal neoparroco. Nell’omelia il ve-scovo ha sottolineatol’importanza di spostareun sacerdote da una par-

rocchia all’altra poichéogni sacerdote è diversodall’altro, ma “anche se sicambia – ha detto il ve-scovo – sono due le coseche rimangono: la gente,che in una parrocchia nonmanca mai, e il Santissi-mo, in ogni casa a Lui de-dicata, vi è”. Inoltre, il ve-scovo si è soffermato sultema dell’umiltà: “Nellavita bisogna anche saperstare all’ultimo posto ocercare di metterci da soli,non bisogna avere la pre-sunzione di mettersi alprimo posto, se gli altrihanno piacere di noi, sa-ranno questi a dirci diavanzare verso i primi iposti, accanto a loro”.

Dopo l’omelia don Lucaha fatto la professione difede!Prima della benedizionefinale don Luca ha saluta-to la comunità presentan-dosi e dando già ai nuoviparrocchiani un’idea dilui, al termine è stata lavolta di don Fabio che si ècongedato!Vi era un clima di fortecommozione, molte per-sone piangevano per donFabio che se ne andava da

località Mole e molti gio-vani di Anagni, accorsiper l’occasione, piangeva-no perché don Luca si eraallontanato dalla città deiPapi. Al termine della celebra-zione eucaristica tra lafolla si è levato un forteapplauso per salutare ilnuovo ed il vecchio parro-co; il coro ha intonato il“Tanti Auguri” per donLuca poiché era anche ilgiorno del suo complean-no, trent’anni.Per il nuovo parroco avràinizio una splendida av-ventura con responsabi-lità diverse e sempre voltealla cura e all’amore delprossimo.Vengono rivolti gli auguripiù sinceri dai giovanianagnini, dagli alunnidella scuola cattolica, da-gli ex-seminaristi del se-minario vescovile di Ana-gni e dai parrocchiani del-le comunità di Sant’An-drea e di Sant’Angelo diAnagni!Ad Majora! Ancora uno scatto raduno diocesano delle confraternite

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Anno XIVNumero 9 9999VVIITTAA DDII CCOOMMUUNNIITTAA

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di Nando STRANGIS

La Lumen fidei, di cui ab-biamo già parlato nelnumero scorso, non è un

testo contro la modernità nécontro l’attualità. Anzi, è unalettura profonda dell’attualecondizione umana, in quan-to pone domande non soloai cristiani ma anche ai noncredenti. Essa ha il merito difare luce su tante questionidel nostro tempo. Cosa vuoldire avere fede? E davverochi dice di non averla è senzaDio? Cosa c’entra amare conconoscere? E fede con ve-rità? Molti di questi temi vengonoaffrontati nel secondo capi-tolo dell’Enciclica, forse il piùbello e il più intenso: innan-zitutto la questione della co-noscenza della verità. “Ri-chiamare la connessione del-la fede con la verità - scrive ilPapa- è oggi più che mai ne-cessario, proprio per la crisidi verità in cui viviamo”, do-minati da un relativismo “incui la domanda sulla verità ditutto, che è in fondo anchela domanda su Dio, non inte-ressa più”. Il relativismo in-sinua che credere in una ve-rità assoluta ha portato al fa-natismo e ai grandi e sangui-nari totalitarismi del XX seco-lo. A questa insidiosa obie-zione il cristianesimo rispon-de che conoscenza della ve-rità e amore non sono maidisgiunti e s’incontrano nellafede: “La fede conosce inquanto è legata all’amore, inquanto l’amore stesso portauna luce. La comprensionedella fede è quella che nascequando riceviamo il grande

amore di Dio che ci trasfor-ma interiormente e che cidona occhi nuovi per vederela realtà”. Il contenuto del-la fede è, dunque, l’amore(1 Gv 4,16). E quando nonsi crede all’amore, si fini-sce per credere agli idoli.È l’idolatria, non l’atei-smo, il contrario della fe-de: l’idolatria alienante, checonsiste “nell’adorazionedell’opera delle propriemani”, e per questo “è sem-pre politeismo”: non un verocammino, ma il “movimentosenza meta da un signore al-l’altro”, da cui solo Dio libe-ra. Essendo la fede stretta-mente connessa con l’amoredi Dio, non può essere impo-sta con la violenza, non puòessere una verità che schiac-cia il singolo, non sarà fedeintransigente e neppure ar-rogante, ma umile. Infatti,non siamo noi a possedere laverità, ma è essa che, nellapersona di Gesù Cristo, ci ab-braccia e ci possiede.

L’Enciclica si fa portatricedi un messaggio di gran-de speranza anche perquelli che non credono:“Nella misura in cui si apro-no all’amore con cuore since-ro e si mettono in camminocon quella luce che riesconoa cogliere, già vivono, senzasaperlo, nella strada verso lafede”. Chi si mette in cammi-no per fare il bene è già vici-no a Dio, è già sorretto dalsuo aiuto. Gli ultimi due capi-toli dell’Enciclica mostranocome la fede si trasmettanella storia, di generazionein generazione, e illuminitutti gli ambiti della vita per-sonale e sociale. “È attraver-so una catena ininterrotta ditestimonianze che arriva anoi il volto di Gesù. Se l’uo-mo fosse un individuo isola-to, se volessimo partire sol-tanto dall’io individuale, chevuole trovare in sé la sicurez-za della sua conoscenza,questa certezza sarebbe im-possibile. Non posso vedereda me stesso quello che è ac-caduto in un’epoca così di-stante da me”. Per questo, ilSignore ha voluto che il de-posito della fede fosse “con-servato in quel soggetto uni-co di memoria che è la Chie-sa”. In verità, “è impossibilecredere da soli. La fedenon è rapporto isolato tral’io del fedele e il Tu divino.Essa si apre, per sua natura,al noi, avviene sempre all’in-terno della comunione dellaChiesa”, che la trasmette so-prattutto attraverso quattroelementi: i sacramenti – in

particolare il Battesimo el’Eucarestia – il “Credo”, il“Decalogo” e la preghieradel Padre nostro. La fede“non si configura solo co-me un cammino”: costrui-sce anche una nuovacittà, fondata innanzitut-to sulla famiglia, che nasce“dall’accettazione dellabontà della differenza ses-suale” tra uomo e donna,voluta da Dio, e fiorisce nellapromessa di un amore “persempre”, che solo la federende davvero credibile epossibile. In famiglia, poi, igiovani cominciano a scopri-re che “la fede non è un rifu-gio per gente senza corag-gio”, ma l’unica luce che tra-sforma la società. “Quandola fede viene meno c’è ilrischio che anche i fonda-menti del vivere venganomeno. Se togliamo la fedein Dio dalle nostre città, si af-fievolirà la fiducia tra di noi,ci terremmo uniti soltantoper paura, e la stabilità sa-rebbe minacciata”. Viviamo in un tempo digrandi sofferenze. A noi cri-stiani spetta il compito di te-stimoniare che solo Gesù Cri-sto è capace di aprire “unvarco di luce” in ogni storiadi sofferenza, di portare lasperanza anche nelle situa-zioni più disperate. “Nonfacciamoci rubare la spe-ranza”, scrive il Papa a con-clusione dell’Enciclica, ricor-dandoci che possiamo conta-re sulla materna presenza di“Colei che ha creduto”, laVergine Maria, “icona per-fetta della fede”.

La pagina della riflessione - II parte

“Se l’amore ha bisogno della verità, anche la verità ha bisogno dell’amore”

LLUUMMEENN FFIIDDEEIIEEnncciicclliiccaa

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Novembre 2013

CCuullttuurraa AArrttee MMuussiiccaa LLeetttteerraattuurraa SScciieennzzaa SSppoorrtt CC iinneemmaa TTeeaattrroo

11110000

Il Comune di Alatri insieme al-l’Associazione culturale Mala-

mente ricordano il 10 novembrei volti e le storie del terremotodell’Aquila che ha stravolto lavita di un’intera popolazione. Lofanno attraverso lo sguardo el’esperienza di una giornalista edi un fotoreporter, la giornalistadi Sky TG24 Ilaria Iacoviello e ilfotografo Gianpiero Corelli.Dalla lunga esperienza di Iaco-viello, arrivata all’Aquila all’albadel 6 aprile 2009 e che qui è ri-masta per mesi, per poi tornarepiù volte nel corso degli anni,sono nate, come lei stessa hasottolineato, “storie di vita e diamicizia, percorsi che ho volutonarrare e sintetizzare attraversoscrittura e immagini”. Da qui unracconto incentrato su una seriedi oltre trenta interviste adaltrettante donne, contenutoin un cofanetto pubblicato dallaDanilo Montanari Editore e cor-redato dalle foto realizzate daCorelli.Intimi e profondi i ricordi chetrovano spazio nel racconto. Cisono i pensieri del magistratoimpegnata nei processi e nelleinchieste post sisma e c’è l’emo-zione di una giovane donna chesubito dopo il terremoto scopredi essere incinta. Senza dimenti-care l’orgoglio della squadradell’Aquila Rugby per i coloridella maglia nero verde e la te-nacia dell’imprenditrice che èriuscita a riaprire la propria atti-vità in centro a pochi mesi dallagrande scossa.

Sabato, 21 settembre monsignor Angelo Ricci ha festeggiatoben novanta anni di età!

Alle ore 12.00, presso la cappella del seminario vescovile diAnagni, ha celebrato una messa di ringraziamento. Molti era-no i sacerdoti della diocesi di Anagni-Alatri convenuti (donGiovanni Ascenzi, don Antonio Castagnacci, Don Marcello Co-retti, don Bruno Durante, don Luca Fanfarillo, don GiuseppeGhirelli, don Maurizio Mariani, don Walter Martiello, don Ro-berto Martufi, don Angelo Pilozzi, don Agostino Santucci, pa-dre Jacques), erano presenti anche i due diaconi permanentidella diocesi (Massimiliano Floridi e Giovanni Straccamore) eanche alcuni ragazzi che hanno frequentato il seminario mino-re (Danilo Bucciarelli, Marco Cecili, Luigi Crescenzi e don Fran-cesco Frusone).Era presente anche il vescovo, Mons. Lorenzo Loppa, che dopola proclamazione del Vangelo ha tenuto l’omelia rivolta pret-tamente a mons. Ricci, dal tema “la misericordia”. Difatti nellaliturgia del giorno si ricordava la festa dell’apostolo Matteo. Ilvescovo nel commentare il Vangelo ha detto: “Matteo ci fa’contemplare il carattere più forte della personalità di Gesù: lasua mitezza e la sua umiltà! Matteo ci chiede di metterci allascuola della mitezza e dell’umiltà!”.Al termine dell’omelia si è rivolto al festeggiato dicendogli:“Grazie don Angelo per quello che hai fatto e che continui afare per la nostra diocesi, rimanendo sempre nella bontà e nel-la discrezione - elementi che ti caratterizzano -”.Dopo la comunione e prima della benedizione finale, mons.Ricci ha ringraziato tutti coloro che erano accorsi e che aveva-no preparato la festa ma in particolar modo ha ringraziato Id-

dio “colui che mi ha donato la vita -ha detto - e colui che mi ha chiama-to a seguirlo con la vocazione”.E il festeggiato ha iniziato a parlarenel rispondere ad una domanda“Perchè prete?”; il presule è partitodagli albori della sua vocazione(1933) alla sua devozione all’Imma-colata di Carpineto Romano (suopaese natio); dalla sua avventura inseminario alla vita pastorale nelpresbiterato, sino ai nostri giorni...Dopo la celebrazione eucaristica,tutti si sono ritrovati in refettorioper festeggiare, con un buon pran-zo (preparato dalla cuoca del semi-nario, Rosella), il bellissimo ed invi-diato traguardo!Al momento del soffio delle candeli-ne c’è stato un tripudio di affettoed amore verso un presbitero cheda sessantasei anni offre il tutto peril Signore e per gli altri!Auguri!

DON ANGELOFESTEGGIANOVANTA ANNI!di Luigi CRESCENZI

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10 novembre ad Alatri

“DONNE CHE NONTREMANO”

STORIE DEL TERREMOTOAL FEMMINILEdi Claudia FANTINI

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Anno XIVNumero 9 11111111

0021TRAPPOLA LIBICA

DOSSIER

CCuullttuurraa AArrttee MMuussiiccaa LLeetttteerraattuurraa SScciieennzzaa SSppoorrtt CC iinneemmaa TTeeaattrroo

Le coste del Mediterraneo si dividono in due, di partenza edi arrivo, però senza pareggio: più spiagge e più notti d’im-

barco, di quelle di sbarco, toccano Italia meno vite, di quantesalirono a bordo. A sparigliare il conto la sventura, e noi, par-te di essa. Eppure Italia è una parola aperta, piena d’aria.

Solo AndataNon fu il mare ad accoglierci,noi raccogliemmo il mare a braccia aperte.Calati da altopiani incendiati da guerre e non dal sole,traversammo i deserti del Tropico del Cancro.Era finita l’Africa suola di formiche,le carovane imparano da loro a calpestare. …Il mare era una striscia di traverso a carezzare i piedi,il più gentile dei confini messi a sbarramento.Non più a noi, toccava al legno andare,il bagaglio deposto dalle spalle, il mare era sollievo. …

“Iclandestini vengono accalappiati come cani, messi sufurgoncini pick-up e liberati in centri di accoglienza dove

i sorveglianti per entrare devono mettere i fazzoletti intornoalla bocca per gli odori nauseabondi... Il centro prevede diospitare cento persone ma ce ne sono 650, una ammassatasull’altra senza il rispetto di alcuna norma igienica e in condi-zioni terribili”. Questa testimonianza risale al 2006 ed è del-l’ex direttore del Sisde, Prefetto Mario Mori. Ma per i migrantidal 2006 a oggi nulla è cambiato: la Libia resta un luogo didetenzione brutale e disumana su cui l’occidente continua achiudere gli occhi, accrescendo anzi il suo ruolo di argine coat-to per impedire a chi scappa per salvare la propria vita di rag-giungere le coste della Fortezza Europa. Una situazione im-mutabile, ancora una volta raccontata dalle testimonianze dichi in Libia cerca di sopravvivere, raccolte in una indagine re-cente da In Migrazione, associazione nata lo scorso per aiu-tare i migranti. Più del 75% dei migranti che riescono ad arri-vare in Europa hanno tutti i motivi per presentare la richiestadi asilo politico, in fuga da Paesi che non consentirebbero illoro espatrio o da conflitti, fame e povertà. Nel dossier, chepotete trovare su internet alla voce www.inmigrazione.itsono state raccolte le storie e la disperazione di uomini e don-ne in viaggio, qualcuno già arrivato in Italia, altri ancora incar-cerati nell’inferno del “fronte libico” e raggiunti con il telefo-nino cellulare. Il titolo del dossier è proprio 0021, dal numerodel prefisso internazionale libico.

Attual itàAA RR TT EE

Adistanza di 125 anni dallasua fondazione, la mostra

fotografica “La Grande Avven-tura” vuole celebrare la storiadi questo marchio che ha sem-pre perseguito l’obiettivo di farconoscere le popolazioni e gliambienti di ogni angolo dellaterra per salvaguardare e pro-teggere gli uni e gli altri. Gliscatti più famosi osservabilinella mostra ci invitano a riflet-tere sulla biodiversità umana esulla necessità di integrazionetra i vari popoli. Da qui sorgeall’occhio di qualunque osser-vatore l’intento profondamenteumanitario della National Geo-grafic society.E “La Grande Avventura” riper-corre le tappe di questo lungoviaggio straordinario tra impre-se memorabili e personaggileggendari, tra ricerca in labo-ratorio e spedizioni nei luoghipiù sperduti del Pianeta, tra leculture di grandi popolazioni equelle di tribù sconosciute, trala bellezza della vita animale edi quella vegetale, tra l’impe-gno per la conoscenza e quelloper la salvaguardia di MadreTerra. La sua missione, infatti, èesplorare il Pianeta e diffondereuna maggiore consapevolezzadell’uomo nei suoi confronti.La mostra, che ripercorre anchei 15 anni della rivista italiana,sarà aperta fino al 2 marzoprossimo al Palazzo delle Espo-sizioni.

LA GRANDE AVVENTURA

IN MOSTRA I 125 ANNIDELLA NATIONAL

GEOGRAFICdi A.C.

SOLO ANDATAdi Erri De Luca

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