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CIRPA / 1 Centro Interdipartimentale per la Ricerca in Diritto, Economia e Management della Pubblica Amministrazione Università degli Studi di Salerno 4

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CIRPA / 1

Centro Interdipartimentaleper la Ricerca in Diritto, Economia e Management

della Pubblica Amministrazione

Università degli Studi di Salerno

4

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Il volume è stampato con il contributo di fondi FARB del Dipartimento di Studi eRicerche Aziendali, Management & Information Technology dell’Università di Salerno.

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Rosangela Feola

Science Venturing

Metodologie e strumenti per lo sviluppodi progetti imprenditoriali ad alta tecnologia

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Aracne editrice

[email protected]

Copyright © MMXVIIGioacchino Onorati editore S.r.l. – unipersonale

[email protected]

via Vittorio Veneto, Canterano (RM)

()

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I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica,di riproduzione e di adattamento anche parziale,

con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi.

Non sono assolutamente consentite le fotocopiesenza il permesso scritto dell’Editore.

I edizione: dicembre

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Indice

Prefazionedi Paola Adinolfi e Roberto Parente

Introduzione

Capitolo ILe Opportunità imprenditoriali science–based

.. Percorsi e processi del trasferimento tecnologico, – .. L’imprendi-torialità science–based nello sviluppo economico, – .. Caratteristichedelle opportunità imprenditoriali science–based, – .. Le caratteristichedelle imprese science–based , – .. Il percorso di ricerca e acquisizionedelle risorse e competenze critiche, .

Capitolo IILa costruzione del team imprenditoriale

.. Imprenditorialità e team imprenditoriali, – .. Il team impren-ditoriale nelle imprese science–based, – .. Intento e commitmentimprenditoriale del ricercatore–imprenditore, – .. Il coinvolgimentodi soggetti esterni , – .. La governance delle relazioni, .

Capitolo IIIIl management della proprietà intellettuale

.. La proprietà intellettuale nelle imprese science–based, – .. Laqualificazione del risultato della ricerca , – .. Il brevetto: requisitie procedure di tutela, – ... I requisiti di brevettabilità, – ... Leprocedure di brevettazione, – .. Le scelte nella gestione della proprie-tà intellettuale, – .. Le modalità di valorizzazione del portafogliobrevetti, .

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Indice

Capitolo IVIntelligence ed assessment del progetto imprenditoriale

.. Dall’idea al progetto: analisi e scelte, – .. L’attività di intelligen-ce, – .. Le fonti per l’intelligence, – ... L’analisi dei progettiimprenditoriali nei programmi di finanziamento comunitari, – ... Lebanche dati brevettuali, – ... Gli uffici di trasferimento tecnologico ed ibroker specializzati, – ... Il catalogo prodotti di aziende consolidate, – ... I portafogli di incubatori, acceleratori, piattaforme di crowdfunding,fondi di venture capital, e database specializzati, – ... I report di mer-cato, – .. L’assessment del progetto imprenditoriale, – ... Lafocalizzazione sul target ed il dimensionamento, – ... Il sistema delvalore ed il posizionamento, – ... La struttura dei costi ed i modelli diricavo nel settore, .

Capitolo VLa validazione e sviluppo del prodotto/servizio

.. Processo, collaborazioni e valori, – .. Il Processo di sviluppo deinuovi prodotti, – .. Tecniche per lo sviluppo dei nuovi prodotti, .

Capitolo VIIl venture capital

.. L’investitore di venture capital, – ... Aspetti definitori, –... Le fasi tipiche di un’operazione di venture capital, – .. Il pitch el’Executive Summary, – ... Il pitch, – ... L’Executive Summa-ry, – .. L’Information Memorandum, – ... Contenuto e obietti-vi, – ... La verifica della sostenibilità economico–finanziaria e l’analisidi sensitività, – ... Il diagramma di Gantt, – .. La valutazione diuna start–up, – ... Il venture capital method, – ... L‘impattodell’IRR e dell’anno di exit sulla valutazione, – .. Le clausole contrat-tuali e la significatività della valutazione al closing, – ... Il contenutotipico di un contratto di investimento, – ... Le clausole più frequenti persuperare le divergenze negoziali, – ... Gli errori più frequenti in sede ne-goziale e la gestione delle asimmetrie informative, – ... La Liquidationpreference e l’impatto sull’equity value pre–money effettivo, .

Ringraziamenti

Bibliografia

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Prefazione

Verso l’Entrepreneurial UniversityP A, R P∗

Ormai da qualche decennio ha iniziato a farsi strada la consapevolezzache l’Università debba affiancare alle due funzioni tradizionali dellaformazione e della ricerca, una terza missione che è quella di con-tribuire allo sviluppo economico e sociale del territorio attraverso lavalorizzazione della conoscenza scientifica sviluppata al suo internoed assumendo i caratteri di una università imprenditoriale. Questanuova prospettiva riconosce all’Università il ruolo di attore chiave del-lo sviluppo economico e sociale, locale, nazionale e globale, attraversola diffusione della cultura scientifica e tecnologica e attraverso unapiù stretta relazione tra didattica, ricerca, sistema delle istituzioni pub-bliche e sistema economico–produttivo. Nella prospettiva della terzamissione, l’Università che assume sempre più i caratteri di UniversitàImprenditoriale, è chiamata dunque a promuovere una trasforma-zione del proprio ruolo: da organizzazione vocata alla produzione diconoscenza ad organizzazione attivamente coinvolta anche nella suadiffusione e valorizzazione.

Il passo successivo è rappresentato dall’attenzione al coinvolgimen-to sociale e alla partecipazione democratica, per dare sostanza al mo-dello di Civic University attenta a perseguire oltre l’impatto economico,anche quello di sostenibilità sociale e ambientale.

∗ Paola Adinolfi, professore ordinario di Organizzazione aziendale presso l’Universitàdegli Studi di Salerno, è direttore del Centro Interdipartimentale per la Ricerca in Diritto,Economia e Management della Pubblica Amministrazione.

Roberto Parente, professore ordinario di Economia e gestione delle imprese pressol’Università degli Studi di Salerno, è direttore del Laboratorio di imprenditorialità innovativae spin–off accademici (Lisa Lab) del Dipartimento di Scienze Aziendali Managemente Innovation Systems (DISA–MIS), e componente del Comitato Direttivo del CentroInterdipartimentale per la Ricerca in Diritto, Economia e Management della PubblicaAmministrazione.

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Prefazione

Il volume affronta con capacità di osservazione critica il fenomenodelle imprese science–based che nascono dalla ricerca scientifica, qualemassima espressione del nuovo ruolo che le università sono chiamatea svolgere nello sviluppo economico e sociale del territorio. L’autriceanalizza, attraverso una costante integrazione di elementi teorici esuggerimenti pratici, frutto anche dell’attività svolta a supporto dispin–off e start–up altamente innovative, le tipiche sfide che i progettiimprenditoriali science–based si trovano ad affrontare. Propone inoltremetodologie e strumenti che consentono di accrescere le potenzialitàdi successo di questa particolare tipologia di imprese innovative.

In un contesto in cui l’innovazione è sempre più fattore deter-minante della competitività di imprese e territori ed è sempre piùcondizione essenziale per l’efficace ed efficiente funzionamento delleorganizzazioni pubbliche, il tema affrontato nel volume è estrema-mente significativo e di notevole valore. Il lavoro arricchisce ed integrail panorama degli studi sul tema dell’Entrepreneurial University e rap-presenta un utile punto di riferimento per quanti, studiosi o attorieconomici, pubblici o privati, intendano approcciarsi al tema dellosviluppo di start–up science–based che nascono dalla ricerca pubblica.

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Introduzione

Le nuove imprese science–based che nascono dai risultati della ricercascientifica, hanno spesso il potenziale per lanciare tecnologie distrup-tive, introdurre innovazioni significative nei mercati esistenti o addirit-tura crearne di nuovi. Contengono i germi per divenire future globalcompany.

Con questo potenziale, una delle sfide principali che si trovano adaffrontare queste start–up è quella di aggregare risorse finanziarie ecompetenze industriali e strategiche, che consentano di sostenere le di-verse fasi del percorso di validazione e sviluppo tecnico–commerciale.

Tuttavia si tratta di una sfida alquanto complessa, dove i tassi disuccesso risultano ancora piuttosto limitati. I progetti imprenditorialiscience–based finiscono per presentare gap ed elementi di debolezza,che ne frenano l’interlocuzione con gli investitori finanziari ed indu-striali, in grado di apportare quelle risorse e competenze fondamentalialla crescita del progetto.

Talora sono i limiti nella costruzione del team imprenditoriale enel suo commitment, altre volte è la mancanza di una chiara finaliz-zazione commerciale con priorità, target e dimensioni di mercatoimportanti e definite, altre volte sono le lacune nel managementdella proprietà intellettuale, o ancora possono essere i limiti neipercorsi di validazione e di sviluppo prodotto attivati. La vera sfidache le imprese science–based si trovano ad affrontare è nella capacitàdi strutturazione di un progetto di impresa a partire da un’idea in-novativa intorno al quale costruire un modello di business efficienteed efficace.

Il volume pertanto si spinge oltre i classici Volumi sul BusinessModelling e sul Business Planning (strumenti che si presuppone giàacquisiti in linea di massima dal Lettore), per proporre un angolovisuale di Business Structuring propedeutico alla costruzione di unmodello di business necessario per muoversi con efficacia nella ricercadi partner strategici.

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Introduzione

Su queste basi, il volume intende affrontare le principali sfide chei progetti imprenditoriali science–based si trovano a dover affrontaree proporre metodologie e strumenti che consentano di accrescere illivello di investment readiness delle nuove imprese science–based. Comesedersi preparati intorno al tavolo con un potenziale partner che puòfar decollare il progetto imprenditoriale? Come raccogliere la sfidadi ricercare capitali e competenze per far crescere il progetto?: sonoalcune delle domande a cui il volume cercherà di dare risposta.

Il volume è pensato come uno strumento complementare e disupporto per studenti sia dei vari Corsi di Laurea in Economia chedei Master focalizzati sulle tematiche della nuova imprenditorialità adalta tecnologia.

Inoltre, il lettore target è costituito anche dai Consulenti che ope-rano nei TTO e più in generale nelle Strutture a supporto di questeiniziative nonché da aspiranti e neo imprenditori di nuove impre-se science–based che devono proporre il loro progetto, a potenzialiInvestors e Partners.

Il volume è strutturato in capitoli che dopo aver inquadrato,anche da un punto di vista teorico, le specificità delle imprese science–based analizzano in dettaglio modalità e strumenti per accrescerele potenzialità di successo di questa peculiare tipologia di impreseinnovative.

Il primo capitolo introduce il tema dei progetti imprenditorialiscience–based sviluppati da ricercatori universitari, piuttosto che dagiovani laureati, per valorizzare e portare al mercato i risultati ottenutie le competenze acquisite, durante gli studi e nei laboratori di ricerca.Il fenomeno, tipicamente definito di spin–off, nato e consolidatosi negliStati Uniti, in Gran Bretagna e nei principali Atenei del Nord Europa,risulta oramai quanto mai rilevante anche nel nostro Paese. Gli ultimidati Netval, Associazione italiana che raggruppa le Università e gliEnti Pubblici impegnati nella valorizzazione della ricerca, ha censitooltre . spin–off (Netval, ).

Il capitolo si focalizza sulle principali caratteristiche di questo tipodi opportunità imprenditoriali, con particolare attenzione al profilodistruptive e challenging rispetto all’innovazione nelle tecnologie e neisettori, ma allo stesso tempo di elevato rischio ed incertezza per gli svi-luppi di tecnologia, mercato, organizzazione e commitment, proprietàintellettuale.

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Introduzione

Infine il capitolo traccia lo sviluppo tipico di questo tipo di nuoveimprese, dalle fasi pre–seed e seed, fino a quelle più avanzate di matu-razione e consolidamento, quale processo di tipo stage gate, in cui èfondamentale aggregare risorse e competenze diverse per crescere eproseguire nel percorso di sviluppo.

Il capitolo affronta un tema di cruciale importanza nello sviluppodi un’impresa science–based che è quello relativo alla formazione delteam imprenditoriale. Il capitolo spiega come uno dei fattori chiaveper conferire valore imprenditoriale al progetto, anche nella perce-zione di un potenziale investitore, sia la chiara evidenza di un pienoe reale commitment verso l’exploitation dell’opportunità di businessda parte del ricercatore–imprenditore. Un’evidenza che viene fuorianche affiancando alle figure senior, un gruppo di junior che seguanel day by day l’operatività della azienda.

Ovviamente soltanto questo elemento non basta. Accanto allecompetenze di carattere tecnico–scientifico, occorre introdurre nelteam competenze ed esperienze di natura manageriale ed imprendi-toriale, che possano sviluppare gli aspetti di natura più propriamentecommerciale della nuova azienda.

Come comporre ed integrare il team imprenditoriale è quindi ladomanda cui risponde questo capitolo. Quali competenze apportaree come motivarle e integrarle? Quali le possibili scelte di governance?Come può variare il team in base alla fase di sviluppo? Come portarea bordo figure executive di alto profilo?

La proprietà intellettuale, che rappresenta il focus del terzocapitolo, ed in particolare i brevetti, rappresentano tipicamentel’asset core delle nuove imprese science–based. Spesso accade chenel loro percorso di sviluppo, queste start–up non giungano adun prodotto da vendere al consumatore finale, ma cedano un por-tafoglio di brevetti validati a grandi aziende che hanno capacitàdi produzione e distribuzione su larga scala. Una solida proprie-tà intellettuale, ben tutelata fin dalle fasi seminali del progetto,rappresenta quindi un aspetto fondamentale per interloquire conpartner industriali e finanziari. Il capitolo, pertanto, parte dallaqualificazione del risultato della ricerca, in termini di prestazioni,processi ed evidenze tecniche, per descrivere i requisiti di bre-vettabilità (novità ed altezza inventiva) e le procedure di tutela(nazionale, EPO, PCT).

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Introduzione

Oltre a definire il quadro di riferimento, il capitolo suggerisce alneo imprenditore, una serie di elementi chiave per approcciare altema della proprietà intellettuale in termini di decisioni da assumere emodalità di valorizzazione del portafoglio brevetti.

L’identificazione di un risultato della ricerca rappresenta tipicamen-te il fattore di innesco di un progetto imprenditoriale science–based. Apartire dalla qualificazione del risultato, che spesso è una piattaformatecnologica che si presta a molteplici campi di applicazione, il capitolo definisce le possibili attività di technology e business intelligence checonsentono di qualificare le prospettive commerciali del risultato otte-nuto nei laboratori universitari. Quali sono le domande da porsi unavolta identificato un risultato della ricerca? Come progettare e valutarela prospettiva di business? L’obiettivo è di individuare ed interpretaredati, trend, benchmark, che consentano di quantificare ed indirizzarele strategie di sviluppo del progetto e di focalizzare l’opportunità dibusiness. L’attività di assessment mira, in particolare, a definire il targetprioritario di applicazione industriale della tecnologia, dimensionarneil valore e qualificarne gli unmet needs, posizionarsi nella filiera del-l’industria di riferimento, individuare competitor e potenziali partner,analizzare la struttura di costi e di ricavi del settore. Il capitolo suggeri-sce possibili fonti informative e strumenti cui attingere per realizzarel’attività di intelligence ed assessment.

Nel quinto capitolo viene affrontato il tema del percorso di sviluppodi un prodotto/servizio science–based come un processo di tipo stagegate, in cui il team imprenditoriale è chiamato a progressive validazionidella tecnologia, attraverso attività di prototipazione, test, valutazionidi performance, anche comparative con prodotti/servizi già esistenti.

I risultati dell’attività di validazione incidono significativamente sulvalore economico del progetto imprenditoriale che è possibile spunta-re, nelle diverse fasi di sviluppo, ad interlocutori industriali e finanziari.Tuttavia il processo è articolato e non lineare, di tipo trial and error,soprattutto nelle fasi più seminali nei laboratori universitari, ancheprima che la società venga costituita. Successivamente il percorso vastrutturandosi e necessita via via di contaminarsi con competenzeindustriali e relazioni con aziende. Conoscere a fondo le metodologiedi validazione industriale, piuttosto che definire relazioni con aziendedove poter realizzare test, rappresenta un importante valore aggiuntonelle attività di validazione.

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Introduzione

Le decisioni strategico–operative, qualificate attraverso l’attività diassessment e le validazioni tecniche conseguite, confluiscono in undossier da presentare e discutere con gli interlocutori finanziari edindustriali. Il dossier tipicamente si compone di una presentazionesintetica del progetto imprenditoriale (cosiddetto elevator pitch), il pro-getto qualitativo in cui si presenta in dettaglio la proposta di sviluppoimprenditoriale, le proiezioni economico–finanziarie.

Quest’ultima parte viene approfondita nel capitolo che si proponedi esaminare come opera un investitore, quali sono i suoi obiettivie le sue modalità operative, in altri termini qual è il suo linguaggioe di cosa ha bisogno per le proprie analisi e valutazioni. In partico-lare il capitolo illustra come si stima il fabbisogno finanziario per ilpiano di sviluppo, generalmente costruito per milestones, quali so-no i principali prospetti economico finanziari, gli errori da evitare e,infine, le modalità per la stima del valore economico di una start–upscience–based e le clausole contrattuali correlate. In sintesi, l’esposizioneverte sugli aspetti operativi, finanziari e contrattuali che una start–upscience–based è opportuno che conosca per presentare correttamenteil proprio progetto e affrontare adeguatamente la negoziazione conun potenziale investitore.

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Capitolo I

Le Opportunità imprenditoriali science–based

.. Percorsi e processi del trasferimento tecnologico

Il fenomeno dell’imprenditorialità science–based, di cui gli spin offaccademici rappresentano la manifestazione più emblematica, rien-tra nel più ampio tema del trasferimento tecnologico che è ormaida qualche anno al centro di un acceso dibattito sia tra gli studiosiche tra i policy maker. Quando si parla di trasferimento tecnologico,inteso come quel complesso di attività necessarie alla valorizzazionedei risultati della ricerca pubblica (Conti, Granieri e Piccaluga, ), sifa riferimento sia al trasferimento di tecnologie in senso proprio (ces-sione di brevetto, accordo di licenza, accordi di produzione e accordicommerciali) che al trasferimento di know–how e di competenze daun soggetto ad un altro o da un settore industriale ad un altro.

Il concetto di trasferimento tecnologico è dunque un concettomolto ampio e per il quale risulta anche piuttosto difficile ritrovarein letteratura una definizione univoca (Bozeman, ). Pur nellamolteplicità delle definizioni formulate in letteratura (Brooks, ;Leonard–Barton, ; Kranzberg, ; Autio e Laamanem, ;Dodgson e Bessant, , Obasi e Tofner, , Cariola e Coccia, ;Kim, ; Cowan, ) è possibile individuare alcuni elementi co-muni che portano a concepire il trasferimento tecnologico in terminidi un processo di spostamento di una tecnologia da un soggetto de-tentore della conoscenza ad un altro e che può coinvolgere anchealtri soggetti che svolgono il ruolo di intermediari con la funzione difacilitare e stimolare il processo.

I processi di trasferimento tecnologico coinvolgono dunque unapluralità di attori con caratteristiche e ruoli molto differenti, che opera-

. Per una rassegna sulle diverse definizioni di trasferimento tecnologico si vedaPassarelli, .

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Science Venturing

no all’interno di un mercato in cui l’oggetto di scambio è la tecnologia(Fosfuri et al., ; Arora et al., ). Da un lato, vi sono infatti i de-tentori della tecnologia, coloro cioè che sviluppano nuova conoscenzae la offrono sul mercato. Si tratta di una categoria piuttosto eterogeneadi soggetti che comprende le università, i centri di ricerca pubblici eprivati, i laboratori di ricerca delle grandi imprese, le organizzazionino profit che svolgono attività di ricerca. Dall’altro vi sono i destina-tari del trasferimento tecnologico che sono invece una categoria disoggetti piuttosto omogenea costituita prevalentemente dal sistemaindustriale ovvero da realtà imprenditoriali che dispongono delle ri-sorse e delle competenze complementari (Teece, ) necessarie perattivare processi di exploitation commerciale delle tecnologie e cono-scenze generate dalla ricerca e che utilizzano le tecnologie acquisiteper realizzare prodotti e servizi da scambiare sul mercato (Petroni etal., ).

Vi è infine una terza categoria di soggetti coinvolti nei processi ditrasferimento tecnologico che è costituito dagli intermediari, ovveroda soggetti che fungono da interfaccia tra i due sistemi, quello dellaricerca e quello industriale, e svolgono una serie di attività finalizzatea favorire l’incontro e la comunicazione tra i due attori principali deltrasferimento tecnologico.

Nell’ambito dei processi di trasferimento tecnologico, le universitàe i centri di ricerca pubblici rappresentano una tipologia molto parti-colare di soggetti in quanto produttori di conoscenza per eccellenzama tipicamente mossi dall’obiettivo prioritario di diffondere la cono-scenza prodotta (tramite pubblicazioni o presentazioni a convegni) erenderla accessibile a tutti. Ormai da qualche decennio, a partire daglianni ‘ in Italia ma ancor prima nel resto del mondo soprattutto inAmerica dove il fenomeno emerge già nel corso degli anni ’, hainiziato a farsi strada la consapevolezza che l’Università debba affianca-re alle due funzioni tradizionali della formazione e della ricerca, unaterza missione che è quella di contribuire allo sviluppo economicoe sociale del territorio attraverso la valorizzazione della conoscenzascientifica sviluppata al suo interno ed assumendo i caratteri di unauniversità imprenditoriale (Etzkowitz, )

Questa nuova prospettiva, che va sotto la generica etichetta di “ter-za missione” (Etzkowitz e Leydesdorff, ), riconosce all’universitàil ruolo di attore dello sviluppo economico locale, nazionale e glo-

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. Le Opportunità imprenditoriali science–based

bale, attraverso la diffusione della cultura scientifica e tecnologicae attraverso una più stretta relazione tra didattica, ricerca e sistemaeconomico–produttivo. Tradizionalmente infatti, il ruolo istituzionaledi produttori di nuova conoscenza scientifica e tecnologica è statointerpretato da Università e Centri di ricerca attraverso lo svolgimentodi due tipologie di attività: la ricerca e la formazione. Con la prima,queste istituzioni svolgono attività di produzione scientifica originalecontribuendo all’avanzamento della frontiera della conoscenza neidiversi ambiti scientifici; attraverso le attività di formazione le univer-sità diffondono la conoscenza prodotta contribuendo ad arricchire ilcapitale umano di un sistema territoriale (Compagno e Pittino, ).

Nella prospettiva della terza missione, l’Università è stata chiamata apromuovere una trasformazione del proprio ruolo: da organizzazionevocata alla produzione di conoscenza ad organizzazione attivamentecoinvolta anche nella diffusione e valorizzazione della stessa cono-scenza (Etzkowitz, , ; Clark, ; Gibb, ; Piccaluga, ;Compagno e Pittino, ).

È andato dunque progressivamente affermandosi un modello di“università imprenditoriale” (Etzkowitz, ), in cui l’università non èpiù “an isolated island of knowledge” (Klofsten e Jones–Evans, ),bensì “an economic actor on its own right” (Etzkowitz, ) con unimpegno diretto per il progresso economico e sociale.

Il progressivo affermarsi di questa terza missione dell’università èil risultato di fenomeni che si sono verificati nel sistema in cui le stesseistituzioni accademiche si trovano ad operare (Geuna, ; Piccaluga,; Bencardino e Napolitano, ). Diverse sono infatti le causeall’origine dell’affermazione di questo nuovo ruolo delle università

. Alcuni studiosi (Salter et al., ), tuttavia, hanno avanzato perplessità nei confron-ti dell’affermarsi del modello di Università imprenditoriale, sostenendo che la diversitàdi obiettivi tra il sistema della ricerca ed il mondo industriale (individuabili rispettiva-mente nella creazione di nuova conoscenza e nel conseguimento di profitti) potrebbecompromettere l’integrità delle missioni tradizionali del primo.

La prima critica mossa nei confronti di questa evoluzione riguarda il fatto che l’ec-cessiva enfasi sulla valorizzazione della ricerca, potrebbe comportare uno snaturamentodella funzione tradizionale dell’università, rappresentata dalla produzione di conoscenzascientifica di base e finalizzata all’ innalzamento del livello di nuove conoscenze e nondirettamente finalizzata alla realizzazione di un nuovo prodotto o servizio. La tendenzaa privatizzare e sfruttare economicamente i risultati della ricerca scientifica rischierebbesecondo questa visione di allontanare le università dalla loro funzione più importante che è

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Science Venturing

(Piccaluga, , pp. –).Un primo stimolo è rappresentato sicuramente dal progressivo

affermarsi dell’economia della conoscenza, ossia di un’economia incui lo sviluppo di nuova conoscenza costituisce un fattore determi-nante della crescita e della competitività di un sistema economico siaa livello locale che nazionale. In questo nuovo scenario, l’università,produttore di conoscenza per eccellenza assume un ruolo chiave neiprocessi di sviluppo economico ed è sempre più sollecitata ad impe-gnarsi non solo sul fronte della produzione ma anche sul fronte dellavalorizzazione della conoscenza per far sì che le nuove conoscenzeprodotte si traducano in applicazioni utili per il mercato e la società.

Un ulteriore stimolo all’affermazione della terza missione è rappre-sentato dalla riduzione dei finanziamenti pubblici alla ricerca. Negliultimi anni infatti, il sistema universitario è stato interessato da unacostante riduzione di finanziamenti pubblici da parte degli enti nazio-nali e sovranazionali. Ciò ha spinto le università a ricercare canali difinanziamento alternativi. La valorizzazione della ricerca scientifica edunque lo sfruttamento commerciale dei risultati della ricerca diventauno strumento che consente di acquisire nuove fonti di finanziamentoalternative a quelle pubbliche.

quella di diffondere e rendere di pubblico dominio gli avanzamenti nelle conoscenze.Spingere le università a farsi promotrici di attività volte a valorizzare i risultati della

ricerca potrebbe inoltre avere ricadute negative sulla ricerca di base spostando l’attenzioneverso la ricerca applicata più vicina al mercato.

Ulteriore critica che viene rivolta al modello di università imprenditoriale riguardala diminuzione della produttività dei ricercatori. I critici dell’università imprenditorialeaffermano che, spingere i ricercatori a concentrarsi sulla valorizzazione della ricerca esulle sue possibili applicazioni commerciali, potrebbe comportare una diminuzione dellaproduttività dei ricercatori in termini di pubblicazioni.

Infine, alcuni studiosi sostengono che nel momento in cui si inserisce l’elemento dellavalorizzazione della ricerca scientifica nella valutazione dei ricercatori e delle università,si rischia di creare una disparità tra dipartimenti tecnico–scientifico che fanno ricercascientifica vera e propria e che dunque può tradursi in tecnologie applicabili sul mercato, edipartimenti afferenti a facoltà umanistiche nei quali la ricerca ed i suoi risultati hanno perloro stessa natura caratteristiche ed impatti differenti.

Tuttavia, al di là delle critiche avanzate, l’opinione oggi prevalente considera sia la ricer-ca di base sia il trasferimento tecnologico pilastri dell’università del futuro (Parente, )e gli Atenei storicamente impegnati nelle missioni della formazione e della ricerca, motivoper cui vengono definiti “fabbriche di capitale umano” e “fabbriche della conoscenza”, inmisura crescente hanno assunto l’obiettivo della valorizzare economica dei risultati dellaricerca, tanto da divenire anche “fabbriche del trasferimento tecnologico” e “fabbrichedello sviluppo economico regionale” (Lazzeroni, ).

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. Le Opportunità imprenditoriali science–based

A ciò si aggiungono poi le pressioni esterne, nel senso che aumen-tano le sollecitazioni politiche affinché il sistema universitario producarisultati non soltanto nella formazione e nella produzione scientifica,ma sia anche più direttamente coinvolto nella valorizzazione economi-ca della ricerca e quindi nello sviluppo economico regionale. A questifattori si aggiunge poi lo sviluppo di nuove discipline scientifiche,quali le biotecnologie, le nanotecnologie ecc., che offrono innume-revoli opportunità di innovazione tecnologica e di valorizzazionecommerciale.

I molteplici meccanismi di trasferimento tecnologico possono es-sere distinti in due tipologie: meccanismi education oriented e mecca-nismi market oriented (Coccia e Rolfo, ). I primi, comprendonouna serie di attività finalizzate a diffondere la conoscenza, a crearecompetenze e potenziare il livello culturale delle risorse umane appar-tenenti ad una data organizzazione. Essi comprendono ad esempio lepubblicazioni scientifiche, i corsi di formazione tenuti presso soggettiesterni, la mobilità dei ricercatori e i tirocini dei laureandi, la parteci-pazione a convegni, seminari, meeting, fiere. Si tratta in altri terminidi attività che ampliano la tradizionale mission dell’università, ovveroquella della formazione e che sono più facilmente percorribili dagliatenei.

I meccanismi market oriented, al contrario, sono relativamente piùnuovi e riconducibili all’affermazione del modello di università im-prenditoriale secondo il quale il ruolo di sostegno al progresso scien-tifico ed economico si estrinseca attraverso la valorizzazione privatadell’attività di ricerca (Compagno e Pittino, ). I meccanismi mar-ket oriented comprendono tra gli altri, contratti di ricerca, progetti diricerca cooperativi, trasferimento di know–how, cessione o licenza didiritti di proprietà intellettuale, creazione di imprese spin off nonchéservizi di consulenza tecnologica e brevettuale.

I diversi meccanismi di trasferimento tecnologico possono inoltreessere distinti sulla base di due elementi (Piccaluga, ): l’approccioche l’università decide di adottare rispetto ai canali di valorizzazionedella conoscenza (orientato alla diffusione o allo sfruttamento del-la conoscenza); la natura della conoscenza generata nei laboratori(codificabile o tacita) (Fig. .).

Se la conoscenza sviluppata è una conoscenza codificabile e l’orien-tamento dell’università è più improntato alla diffusione, le modalità di

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Science Venturing

valorizzazione della ricerca includono principalmente le pubblicazionie la presentazione a convegni.

Se invece l’orientamento dell’ateneo è più nella direzione dellosfruttamento commerciale e la conoscenza frutto della ricerca scienti-fica è non codificabile o solo in parte codificabile, ovvero incorporatanel sapere dei singoli e diffondibile attraverso processi di socializza-zione (Nonaka e Takeuchi, ), le modalità di valorizzazione dellaricerca comprendono la cessione o il licensing del know–how e lacreazione di un’impresa spin–off, ovvero di una nuova impresa fon-data dallo stesso ricercatore per sfruttare e valorizzare i risultati dellapropria attività di ricerca scientifica.

Se la conoscenza sviluppata è una conoscenza codificabile e pertan-to brevettabile le modalità di valorizzazione della ricerca includonoprincipalmente il licensing e la cessione del brevetto, e l’offerta diservizi basati sul brevetto stesso.

Ciascuna delle diverse modalità di valorizzazione della ricerca hacaratteristiche e problematiche specifiche. Man mano che si passadalla divulgazione della conoscenza alla brevettazione e licensing finoad arrivare alla creazione di una nuova impresa spin– off, il livello didifficoltà cambia notevolmente, così come cambiano il tipo e l’entità

Figura .. Modelli di valorizzazione della conoscenza. Fonte: Piccaluga, .