Collana Ragno magico

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La tela d’oroe altre storie

raccontate al piccolo Charles Darwin

Pia Di Marco

Con interventi di Mirella Delfinie di Aracnofilia – Centro Studi sugli Aracnidi

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ISBN 978-88-548-6003-2

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I edizione: maggio 2013

A Silvano Villani

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Premessa

«Scriviamo un libro sui ragni?» Così, una sera, nel corso della nostra

abituale telefonata, Mirella Delfini mi invi-tava a collaborare con lei.

«L’hai già scritto» rispondo. «Beh, se ne può sempre scrivere un al-

tro…» dice lei. Pausa. «Anzi, scriviamo un libro su Charles

Darwin quand’era bambino!» «Ma… sui ragni o su Darwin?» ero con-

fusa. «Su entrambi: qualcuno racconta al

piccolo Darwin storie sui ragni». Il giorno dopo, la scrittrice mi ha fat-

to avere del materiale: appunti su un suo viaggio in Brasile, schede sui ragni e foto-grafie che gli amici di Aracnofilia – Centro Studi sugli Aracnidi le avevano inviato.

Terrificanti! Io ho la fobia di queste cre-ature, lo confesso.

Uno degli esemplari, l’Argyroneta aquatica, suggeriva il tema dei “brevetti rubati alla natura”, ampiamente trattato dalla Delfini in varie pubblicazioni.

Non mi restava che lavorare di fanta-sia: avevo tutta l’estate a disposizione e la solitudine necessaria a far sì che i miei personaggi si facessero avanti e intratte-nessero me, per prima.

Il secondo passo era illustrare le loro storie: un compito non difficile, dopotutto.

Mirella Delfini seguiva con attenzione il lavoro.

«È la tua prima prova di scrittura per ragazzi, a te la firma» mi ha detto infine.

E io le sono grata, anche per questo riconoscimento. Devo inoltre ringrazia-re Carlo Maria Legittimo e Piergiorgio Di Pompeo, amministratori insieme a Enrico Simeon di Aracnofilia, per le schede che arricchiscono il libro con notizie sulle spe-cie di ragni più interessanti e curiose, e per aver riveduto il testo fornendo prezio-si suggerimenti.

Pia Di Marco

22 ottobre 2011

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Introduzione

Questo libro è dedicato ai ragazzi che amano portare un ragno sul collo, che vanno in campagna e mettono il naso in una ragnatela chiedendo scusa al pa-drone di casa, senza spaventarlo con gri-da d’aiuto.

Un ragno che cosa può fare in questi casi?

Svignarsela appeso a un filo e tessere una tela a sufficiente distanza dai quat-trozampe – per loro, braccia e gambe non devono fare molta differenza.

Eh, gli ottozzampe! Sempre un po’ blasé…

Dunque, un lavoro sui ragni: chi sono, come sono fatti, che cosa fanno nella vita per divertirsi, riprodursi, difendersi, at-taccare. Le sorprese non mancheranno.

La prima parte del libro è una storia di fantasia, e, tuttavia, verte su una ricostru-zione attenta del dato reale.

Charles Darwin è ancora un bambino e scopre, insieme a un amico di famiglia di cui è ospite nell’estate del 1821, la pas-sione per i ragni.

È l’occasione per lui di coltivare il mon-do in cui si è inoltrato da solo attraverso le letture di storia naturale.

Man mano che la storia va avanti, Charles impara molte cose sui ragni, ma anche sui propri familiari e su se stesso.

Nella seconda parte del libro, le schede curate da Carlo Maria Legit-timo e Piergiorgio Di Pompeo presen-tano ragni capaci di camuffarsi in fiori per tendere agguati alle prede: vedre-te con quanta disinvoltura si colorano di lilla o di giallo!

Ragni abili nell’incollare e impacchet-tare ben bene formiche – vestendosi un po’ da formica anche loro –, ragni capa-ci di andare in giro con un sigillo sull’ad-dome che farebbe invidia all’imperatore della Cina, solo per fare da “tappabu-chi”, per difendersi e impedire l’accesso alla tana a intrusi e predatori.

In chiusura, la presentazione di Arac-nofilia illustra le attività, le ricerche e le finalità del sito web e del forum dove i cultori della materia e i semplici appas-

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sionati si incontrano per fare osservazio-ni e ricerche sul mondo dei ragni, degli scorpioni e degli altri aracnidi.

Ritratto di Charles Darwin a sette anni, autore ignoto, 1816, collocazione sconosciuta. Il dipin-to è il primo ritratto che abbiamo di Darwin (Wikipedia).

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CHARLES ROBERT DARWIN(Shrewsbury, 12 febbraio 1809 -

Londra, 19 aprile 1882)

Tutto è cominciato leggendo un libro: The Natural History of Selburne del natu-ralista Gilbert White.

Il piccolo Charles Darwin ne rimane af-fascinato; inizia così a collezionare inset-ti, rocce e minerali, a osservare gli uccelli nei dintorni di Shrewsbury e ad andare a caccia.

Ha nove anni, è uno scolaro bravo in matematica e in geometria, ma trascura i classici antichi.

Uno dei suoi fratelli, Erasmus – come il nonno scienziato, che Charles non ha co-nosciuto – lo aiuta a collezionare uova di uccelli e a fare esperimenti chimici. Il loro “laboratorio” è il capanno degli attrezzi in giardino: il papà, Robert Waring Dar-win, non sopporta l’odore nauseabondo delle miscele create dai figli, specie da Charles che, in famiglia, tutti ormai chia-mano Gas.

A sedici anni Gas è all’università di Edimburgo, studente di medicina, per volere del padre che è il medico di Sh-rewsbury.

Intanto, s’imbarca con i pescatori di perle di Newhaven, fa ricerche negli sta-gni e legge trattati di ornitologia.

A diciotto anni abbandona l’univer-sità. Papà Darwin, deluso, lo iscrive al Christ’s College di Cambridge, sperando di fare di lui un prete.

Charles studia quel tanto che occorre per superare gli esami: intanto colleziona coleotteri, frequenta biologi, botanici, entomologi ed esploratori.

Nel 1831 termina gli studi e parte con il grande geologo Adam Sedgwick per un’escursione nel Galles del nord allo scopo di studiare le rocce stratificate.

Al ritorno, s’imbarca sul Beagle, una nave della marina militare inglese, in par-tenza per il Sud America.

Il viaggio dura cinque anni: Charles analizza le caratteristiche geologiche dei continenti, delle isole, degli organismi viventi, dei fossili, e raccoglie campioni sconosciuti.

In questo lungo periodo tra mari e ter-re, sviluppa quelle capacità di osserva-zione che gli permetteranno di formulare

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principi biologici rivoluzionari sull’evolu-zione delle specie.

Secondo la teoria che Darwin elabo-rerà da grande, gli animali domestici, i topi, le balene, gli uccelli, i pesci deriva-no tutti da un unico progenitore.

Un topolino e una balena non rischia-no di essere scambiati l’uno per l’altra e questo accade perché i loro progenitori hanno dovuto adattarsi ciascuno al pro-prio ambiente.

Non tutti ce l’hanno fatta ma quelli che ci sono riusciti hanno sviluppato caratteri-stiche positive da trasmettere ai loro cuc-cioli. Pian piano, gli antenati campagnoli si sono resi conto che si vive meglio con il corpo piccolo e la coda lunga, mentre nel mare i loro parenti hanno stabilito che la migliore soluzione per vivere è essere grandi e con uno sfiatatoio sulla testa.

Quanti di loro, da una parte e dall’al-tra, si sono estinti perché hanno risposto in maniera sbagliata all’ambiente? Tanti.

Ma alla fine, con lo sforzo di tutti – di quelli che hanno perso e di quelli che hanno vinto la battaglia per la sopravvi-venza – è nato il topo, è nata la balena…

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DANIEL NETTLES

Dintorni di Lichfield, estate 1821

La casa di campagna di Daniel Nettles era a trenta chilometri da Lichfield, nella contea di Staffordshire. Un bel posto per passarci le vacanze, specie per i bambi-ni: godevano di quella libertà che in città non avrebbero potuto avere. Anche lui si sentiva libero. Soprattutto di starsene in pace nello studio per ore senza che nes-sun marmocchio arrivasse a interromper-lo. I marmocchi passavano tutto il giorno in giardino con Rose, la figlia maggiore, che già dava segni d’impazienza. Pove-ra Rose, per lei, forse, la campagna co-minciava a diventare noiosa.

“A quindici anni, si capisce, quella pensa a fidanzarsi… e invece le tocca giocare a moscacieca e roba del gene-re – Nettles rideva fra sé e sé – dopotutto, se aspetta ancora un po’ a fare gli oc-

chi dolci a qualche sbarbatello, mi torna comodo. Un padre ha diritto di tenersi la figlia il più a lungo possibile. Oh, ma quasi dimenticavo: oggi arriva Charles!”

Lui, Charles Darwin, un ragazzino di dodici anni soprannominato Gas, specia-lista nell’appestare la casa e il circonda-rio con esperimenti chimici, mente viva-ce, sempre in fermento, afflitta da noia e curiosità insieme, rappresentava l’unica nube all’orizzonte, quella mattina del 6 giugno.

“Non posso affidarlo a Rose, è già sull’orlo di una crisi di nervi”.

No, non poteva. Nettles cominciò a provare inquietudine. Come minimo, avrebbe dovuto rinunciare al riposino po-meridiano nello studio e alle passeggiate solitarie con Pancho, il suo cane, un go-mitolo di peli, frutto di ancestrali passio-ni fra razze diverse. Non avrebbe potuto fare neppure una puntatina alla barca ormeggiata sul Trent…

“Spicciamoci, ormai è fatta”. Con passo leggero percorse il sentiero

che portava al cancello. Mentre aspet-tava, si ravviava continuamente i capelli che gli sfuggivano da tutte le parti: non era il vento a scomporli, ma i pensieri, piuttosto contraddittori. Perché, insom-

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ma, Nettles era risoluto a non farsi coin-volgere, ma non vedeva l’ora di farsi scippare i pisolini e le ore di solitudine da Gas.

«Buongiorno!» disse con voce vibran-te, aprendo la porta della carrozza.

Gli apparve un visino roseo, paffuto, la fronte coperta da una frangia legger-mente ondulata, gli occhi grandi, di un bel colore castano, l’espressione dolce, malinconica; quel viso sprigionava sicu-rezza di sé, ma con un sorriso.

«Che brutto sei diventato!» Per tutta risposta, Charles gli tese la

manina con un’aria seria, docile, intimidi-ta. Nettles sentì, in quel preciso momento, che si stava sciogliendo come un ghiac-ciolo al sole. Era vinto.

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