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Relazione Componente Paesaggio, Rete ecologica e Rete verde di ricomposizione paesaggistica

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Relazione

Componente Paesaggio, Rete ecologica e Rete verde di ricomposizione paesaggistica

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REVISIONE PTCP LECCO 2012

GRUPPO DI LAVORO Incaricato Arch. Gioia Gibelli Consulenti Prof. Riccardo Santolini, Prof. Gianluigi Sartorio, Arch. Simona Salteri Collaboratori Riccardo Acerbi, Pierluigi Di Cresce, Viola Dosi, Silvia Gibelli, Sara Leonardi, Cristina Mainardi, Giovanni Pasini

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INDICE

1 PREMESSA: MOTIVAZIONI DELLA REVISIONE 5

2 METODOLOGIA DI LAVORO 8

2.1 OBIETTIVI DELLA PRESENTE REVISIONE 8 2.2 PAESAGGIO E RICOMPOSIZIONE PAESAGGISTICA, RETI ECOLOGICHE, ENERGIA 9 2.3 METODOLOGIA 12 2.3.1 LE UNITÀ DI PAESAGGIO 14 2.3.2 LE CAUSE DI DEGRADO 15 2.3.3 RETE ECOLOGICA 17 2.3.4 RETE VERDE DI RICOMPOSIZIONE PAESAGGISTICA 19 2.3.5 FONTI RINNOVABILI 21 2.3.6 SCHEMA METODOLOGICO 23 2.4 RICADUTE ATTESE NELLA REVISIONE DEL PTCP 24

3 ANALISI DEL PTCP VIGENTE 26

3.1 INQUADRAMENTO TERRITORIALE 26 3.2 STRUTTURA DEL PTCP DELLA PROVINCIA DI LECCO 27 3.3 CONTENUTI DI PIANO PER LE TEMATICHE SOTTOPOSTE A REVISIONE 29 3.4 PREVISIONI DI PIANO E INTERAZIONI CON PAESAGGIO, RETE VERDE E RETE ECOLOGICA 34

4 DESCRIZIONE DEL LAVORO SVOLTO 37

4.1 AGGIORNAMENTO DEI QUADRI STRUTTURALI (QS1, QS2, QS3) 43 4.2 COMPLETAMENTO DELL’ANALISI PAESAGGISTICA (SCENARIO TEMATICO 9A) 45 4.3 COMPLETAMENTO DELL’ANALISI PAESAGGISTICA (SCENARIO TEMATICO 9B E SCENARIO TEMATICO 9C) 49 4.3.1 PREMESSA: I PAESAGGI LACUALI NEL PPR 49 4.3.2 I CONTENUTI DEL PTCP VIGENTE 51 4.3.3 AGGIORNAMENTO DELLA TAVOLA SCENARIO 9B 52 4.3.4 I CONTENUTI LEGATI AI PROCESSI DI DEGRADO DEL PAESAGGIO NEL PTCP (SCENARIO TEMATICO 9C) 60 4.3.5 LA RETE ECOLOGICA 77 4.3.6 LA RETE VERDE DI RICOMPOSIZIONE PAESAGGISTICA E L’ELABORATO DI SINTESI FINALE DELLA STRATEGIA

PAESAGGISTICA PROVINCIALE 95 4.3.7 103 4.4 AGGIORNAMENTO E/O MODIFICA DEGLI ELABORATI DOCUMENTALI DEL VIGENTE PTCP 103 4.4.1 REVISIONE DELLE NORME DI ATTUAZIONE DEL VIGENTE PTCP 103 4.4.2 NORME INERENTI LE COMPONENTI IN STUDIO 104 4.4.3 IL REPERTORIO DEGLI INTERVENTI DI INSERIMENTO PAESISTICO AMBIENTALE 105

5 APPENDICE 109

5.1 INDICATORI PER LA DESCRIZIONE SINTETICA DELLE UNITÀ DI PAESAGGIO (UDP) 109 5.2 MODELLO DI IDONEITÀ FAUNISTICA: MODELLO “UCCELLI” 112 5.2.1 LA COMUNITÀ ORNITICA NIDIFICANTE 119 5.2.2 QUADRO SINOTTICO 120 5.2.3 VALORI DELL’INDICE FAUNISTICO CENOTICO MEDIO 120

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1 PREMESSA: MOTIVAZIONI DELLA REVISIONE

Il PTCP vigente, approvato con delibera di Consiglio Provinciale n. 7 nelle sedute del 23 e 24 marzo 2009, già redatto ai sensi della L.r. 12/2005, aveva come obiettivo principe: “tradurre in indicazioni concrete l’aspirazione di sviluppare in maniera sostenibile il territorio della Provincia, per fare ciò mirava a costruire il più ampio consenso e adesione su linee di governo del

territorio, sia quelle di indirizzo che quelle prescrittive”.

Circa un anno dopo, Il Consiglio Regionale della Lombardia ha approvato, con DGR 19 gennaio 2010, n.951, il Piano Territoriale Regionale: il PTR esercita gli effetti indicati all’art.20 della l.r.12/2005 e, inoltre, ha effetti di Piano paesaggistico. Il Piano paesaggistico regionale (PPR) costituisce la terza parte del PTR.

Il PTR ha, pertanto, natura ed effetti di piano paesaggistico, trovando nel Piano Paesistico Regionale una sua parte integrante; in quest'ottica, attraverso definite misure indirizzo, il PPR diviene a tutti gli effetti lo strumento di riferimento nella disciplina di governo del paesaggio della Regione Lombardia.

Il PTR/PPR favorisce inoltre il coordinamento tra le diverse sfere di pianificazione regionale e promuove l'integrazione tra la pianificazione territoriale, urbanistica e paesistica, attraverso un'attenta governance delle trasformazioni che coinvolgono il sistema territoriale.

L’approvazione del PTR/PPR, determina per le province la necessità di adeguamento.

L’attività di revisione è stata pertanto avviata dalla Provincia di Lecco con delibera di Giunta Provinciale n. 208 del 13 settembre 2011. La revisione, documentale e cartografica, è focalizzata rispetto ai seguenti contenuti: componente paesaggio, rete ecologica, rete di ricomposizione paesaggistica, fonti rinnovabili di energia e innovazione tecnologica.

Tali contenuti sono quelli che negli ultimi anni hanno subito le maggiori modifiche dal punto di vista legislativo e programmatico. In particolare, per i contenuti PAESAGGIO, RETE ECOLOGICA E RETE VERDE DI RICOMPOSIZIONE PAESAGGISTICA. Il PPR, comprensivo delle norme per il paesaggio, è strumento di disciplina attiva del territorio interno al PTR: di fatto è l’unica parte del PTR che possiede cogenza rispetto alla pianificazione sotto ordinata.

La componente centrale del PPR è il tema della tutela attiva del paesaggio, inteso come luogo in cui si concentrano e manifestano gli effetti di tutte le azioni antropiche in combinazione con i processi naturali, ed è la risultante della molteplicità dei processi che avvengono tra componenti e fattori ambientali e tra questi e le popolazioni umane e animali. La strada che il PPR traccia, non è quella della cristallizzazione e della mera salvaguardia dei suoi elementi di pregio e caratteri salienti, ma quella dell’individuazione, riqualificazione e gestione del paesaggio, partendo dalla ricognizione delle valenze e dei fenomeni di degrado paesistico e indirizzando a rimuoverne le cause, in modo tale da invertire la tendenza diffusa al degrado.

Tra gli aspetti più innovativi del PPR, che maggiormente indirizzano anche la pianificazione sotto ordinata, vi sono (Cfr. Relazione e Normativa del PPR, 2010):

- (i) l’aggiornamento e l’integrazione degli elementi identificativi del quadro paesistico e delle tutele della natura,

- (ii) la descrizione dei principali fenomeni regionali di degrado e compromissione del paesaggio e delle situazioni a rischio di degrado, definendo gli indirizzi di contenimento delle cause di degrado e di riqualificazione del paesaggio,

- (iii) l'aggiornamento normativo, volto a migliorare l'efficacia della pianificazione paesaggistica e delle azioni locali.

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Infine si ricorda che il PTR riconosce come infrastrutture prioritarie per la Lombardia la Rete ecologica regionale e la rete verde regionale, tali strumenti sono stati approvati da Regione Lombardia con Dgr 30 dicembre 2009 - n. VIII/10962.

Per quanto riguarda invece i contenuti FONTI RINNOVABILI DI ENERGIA E INNOVAZIONE TECNOLOGICA, si richiamano i seguenti dispositivi. L’Azione Clima Europea “20-20-20 entro il 2020”, meglio conosciuta come “Pacchetto 20-20-20”, ha sancito tre diversi obiettivi al 2020 di fondamentale rilevanza per la sostenibilità energetica: (i) l’abbattimento del 20% delle emissioni di CO2eq (rispetto al 2005), (ii) la copertura attraverso le fonti rinnovabili del 20% dei consumi energetici e (iii) la riduzione del 20% dei consumi energetici previsti per il 2020.

Regione Lombardia, in risposta a tale provvedimento, si è dotata del PIANO PER UNA LOMBARDIA SOSTENIBILE - LOMBARDIA 2020: REGIONE AD ALTA EFFICIENZA ENERGETICA E A BASSA INTENSITÀ DI CARBONIO - Dgr 10 febbraio 2010, n. 8/11420, che costituirà il riferimento per la revisione del PTCP di Lecco relativamente alle risorse energetiche.

A livello regionale è opportuno rivedere l’intero documento alla luce del PIANO PER UNA LOMBARDIA SOSTENIBILE - LOMBARDIA 2020: REGIONE AD ALTA EFFICIENZA ENERGETICA E A BASSA INTENSITÀ DI CARBONIO - Dgr 10 febbraio 2010, n. 8/11420- ai fini di renderlo coerente con gli obiettivi, le misure e gli strumenti adottati dalla Regione per la razionalizzazione energetica e la riduzione delle emissioni inquinanti.

La presente revisione interessa attività molteplici, tra cui l’aggiornamento di documenti cartografici già presenti nel PTCP, e la redazione di nuovi elaborati, finalizzata all’adeguamento con la strumentazione regionale citata.

Segue l’elenco delle attività finora effettuate, con indicazione degli elaborati aggiornati e di nuova redazione.

1. Aggiornamento delle tavole dei Quadri strutturali:

• Assetto insediativo (3 tavole),

• Valori paesistici e ambientali (3 tavole),

• Sistema rurale paesistico e ambientale (3 tavole);

2. Revisione delle tavole:

• Scenario 9A. Le Unità di Paesaggio,

• Scenario 9B-1 Il paesaggio del Lario orientale (1 tavola);

3. Redazione di nuovi elaborati ad integrazione di tematismi già presenti nel PTCP vigente:

• Scenario 9B-2 Il paesaggio dei laghi Morenici (1 tavola),

• Scenario 9C. Il rischio di degrado paesaggistico (1 tavola – Analisi dei fenomeni di contesto, 3 tavole – Individuazione dei fenomeni puntuali);

4. Redazione degli elaborati relativi ai nuovi tematismi:

• Progetto di Rete ecologica provinciale: carta di base(1 tavola), progetto (1 tavola d’insieme, 3 tavole dettaglio);

• Progetto di Rete verde di ricomposizione paesaggistica (1 tavola);

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• Proposta di aggiornamento della normativa vigente e normativa delle Rete ecologica provinciale e rete verde;

• Primo fascicolo del quaderno delle Unità di Paesaggio.

• Primo tematismo del Repertorio degli interventi di inserimento paesistico ambientale;

• Integrazioni al documento “Linee guida per la promozione dello sviluppo sostenibile negli strumenti di governo del territorio e nei regolamenti edilizi.

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2 METODOLOGIA DI LAVORO

2.1 Obiettivi della presente revisione

Il prodotto che si sta allestendo è un sistema di riferimento completo, nel quale l’Ente provinciale potrà trovare gli elementi per una gestione integrata del paesaggio. Gli atti pianificatori del PTCP, si porranno come base per i processi di governance successivi. Saranno pertanto utili alle attività di competenza provinciale, agli indirizzi sul sistema paesistico ambientale, per le pianificazioni sottoordinate, alla gestione di eventuali laboratori partecipativi sul paesaggio, alla gestione delle Autorizzazioni paesaggistiche, alle valutazioni di compatibilità dei PGT, fino alla gestione dei contenuti paesaggistici dei grandi progetti in termini di contestualizzazione di riferimento e indirizzi di intervento.

La definizione della disciplina paesaggistica regionale fa si che gli Enti locali debbano tenere conto dei nuovi riferimenti di legge. Inoltre l’introduzione della Rete verde e della Rete ecologica regionale nel PTR, costituiscono altrettanti elementi di adeguamento.

Questo quadro programmatico, permette di focalizzare gli obiettivi della revisione del PTCP, che sono finalizzati a rendere il più chiaro possibile, a chi attuerà e lavorerà con il Piano, il percorso da intraprendere per migliorare la qualità paesistico ambientale del territorio provinciale.

La qualità paesaggistica è perseguibile solo se gli elementi che compongono il sistema paesistico ambientale (siano essi di origine naturale che antropica) sono organizzati in modo equilibrato. Infatti l’equilibrio del paesaggio ha a che fare con identità e sinergie, le diversità e i valori, le relazioni che intercorrono tra i diversi elementi che lo compongono e l’ordine che da queste scaturisce. Un paesaggio in equilibrio subisce meno il degrado dovuto a trasformazioni “ignoranti” delle regole del paesaggio. Pertanto si rende necessario individuare modalità per leggere e capire identità e sinergie, diversità e valori, relazioni e ordine, prima di agire.

Tali aspetti, infatti, incidono anche sulle dimensioni estetica e culturale del paesaggio.

Negli ultimi anni, si sono sviluppate una quantità di ricerche sulle relazioni tra paesaggio e biodiversità, le quali hanno evidenziato come una serie di alterazioni del paesaggio incidano in modo determinante sulla biodiversità, al punto che da molti autori alcuni indici e modelli di biodiversità vengono indicati come efficaci segnali di dinamiche paesistiche. In particolare è noto come l’aumento dell’urbanizzazione diffusa, della frammentazione, la riduzione dimensionale delle patches naturali e l’intensificazione d’uso dei suoli modifichino i caratteri del paesaggio, e incidano negativamente sulla biodiversità oltre che sui comportamenti umani.

La pianificazione è lo strumento che può agire in modo efficace su tali aspetti strutturali del paesaggio, delineando assetti spaziali e indirizzi gestionali finalizzati al mantenimento delle relazioni tra gli elementi che costituiscono il mosaico paesistico. Pertanto gli strumenti di analisi spaziale messi a punto per esempio dalla landscape ecology, possono essere utilizzati efficacemente per valutare, fornire obiettivi chiari dei piani e monitorare il paesaggio. Se a questi si associano considerazioni che legano le modifiche dei patterns del mosaico agli effetti sulla percezione, ecco che ci avvicineremo ad una conoscenza del paesaggio sempre più completa, dalla quale sia possibile individuare livelli qualitativi di riferimento e i relativi obiettivi dei Piani.

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2.2 Paesaggio e ricomposizione paesaggistica, Reti ecologiche, Energia

Paesaggio

Prima di trattare nello specifico i temi di approfondimento, si ritiene opportuno premettere alcuni principi di riferimento che orienteranno la metodologia per la revisione del PTCP di Lecco.

Riferimento costante per il lavoro sul Paesaggio, sono il D.lgs. 42/2004 e s.m. e i., nella sua più ampia accezione, riferendosi quindi alla Convenzione Europea del Paesaggio (CEP), la quale suggerisce una definizione di paesaggio, importante riferimento concettuale e operativo. Il termine "paesaggio" viene definito come “una zona o un territorio, quale viene percepito dagli abitanti del luogo o dai visitatori, il cui aspetto e carattere derivano dall'azione di fattori

naturali e/o culturali (ossia antropici). Tale definizione tiene conto dell'idea che i paesaggi evolvono col tempo, per l'effetto di forze naturali e per l'azione degli esseri umani. Sottolinea ugualmente l'idea che il paesaggio forma un tutto, i cui elementi naturali e culturali vengono considerati simultaneamente.”

Dunque il paesaggio è il risultato finale dell'intreccio tra le componenti ambientali, tra cui la biodiversità, e i processi cognitivi. I processi cognitivi (fortemente variegati dalle diverse percezioni di ognuno) incidono sulle scelte d’uso del territorio, da cui derivano le trasformazioni. Pertanto esiste un rapporto biunivoco tra paesaggio e percezione che non incide solo sulle attribuzioni di valore, ma anche sul destino del paesaggio stesso. La

percezione cambia al cambiamento del mosaico paesistico che, a sua volta, è condizionato anche dalle componenti ambientali, tra cui la biodiversità.

Paesaggio e biodiversità

L’importanza della biodiversità nei confronti della sostenibilità è universalmente riconosciuta, a partire dalla Conferenza delle Nazioni Unite di Rio del 1992 sull’ambiente e lo sviluppo, occasione nella quale si è “ufficializzato” il concetto di rete ecologica, come risposta alla frammentazione degli habitat, riconosciuta come causa prima della perdita di biodiversità. Meno scontati sono i contributi della biodiversità alla formazione dei paesaggi e, viceversa, l’importanza dei caratteri del paesaggio per la conservazione della biodiversità e delle risorse in generale. Biodiversità e varietà dei paesaggi concorrono, insieme, nello scambio di informazioni tra popolazioni e nella modifica della percezione dei luoghi, fino a orientare i comportamenti degli individui e delle comunità. La diversità, nelle sue forme, entra quindi nei processi cognitivi e culturali della popolazione umana.

Figura 2–1 Variazione della biodiversità in funzione degli assetti del paesaggio agrario (fonte: CNRS, Milieux naturels. Illustration de quelques réussites, 1986)

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La comprensione dei legami tra i diversi livelli di biodiversità e il paesaggio, è cruciale ai fini di impostare modalità di governo del territorio finalizzati ad una sostenibilità ambientale, economica e sociale, fondata sulle risorse reali, comprese quelle energetiche, che paesaggi di qualità possono conservare e riprodurre.

Paesaggio e risorse

Risorse naturali e paesaggio di qualità sono la base per l’erogazione di servizi che, anche se normalmente non considerati nei bilanci e nei conti economici, ricoprono ruoli importanti a tutti gli effetti nell’economia di un territorio. Basti pensare al valore del bosco nei confronti del mantenimento dell’equilibrio idrogeologico o della protezione degli acquiferi, e nei confronti dell’attrattività turistica di un luogo.

Rete ecologica e rete verde, sono pensate anche in funzione della conservazione e del potenziamento dei servizi che le risorse naturali e i paesaggi possono erogare, tenendo conto del loro contributo allo sviluppo economico, anche per i valori intangibili che possono sviluppare.

Vulnerabilità, reti ecologiche e rete verde

Tali aspetti, tra l’altro, ricoprono un’importanza notevole in riferimento agli effetti dei cambiamenti climatici, con i quali gli strumenti di governo del territorio debbono iniziare a confrontarsi. Allo stato attuale, due sono i principali approcci per cercare di diminuire i rischi derivanti dai cambiamenti: la riduzione dei gas serra e l'attuazione di strategie di adattamento, basate sulla riduzione della vulnerabilità dei sistemi paesistico ambientali.

Le due strategie sono, peraltro, attuabili a scale diverse: la prima attiene alla scala ampissima delle politiche nazionali e sovranazionali e a quella dei comportamenti individuali. La seconda invece attiene alle scale intermedie, alle quali si attuano le politiche di governo del territorio, che corrisponde, quindi, alle possibilità offerte dalla Pianificazione provinciale e dagli strumenti di governance territoriale in genere.

Queste considerazioni inducono alcune riflessioni di tipo operativo. Ad esempio, la riqualificazione dei Paesaggi rurali o forestali, dovrebbe nascere non solo dal desiderio di recuperarne la memoria e il valore storico, o dalla conservazione della biodiversità, ma soprattutto dalla convinzione che la strutturazione del mosaico paesistico sia, come è sempre stato nei secoli, l’aspetto determinante che influisce sulla minore vulnerabilità degli ecosistemi, quindi sulla loro durabilità e sull’economia complessiva di un sistema territoriale.

Ecco che, in questo quadro, la rete ecologica che costituisce la risposta della pianificazione alle istanze della biodiversità, si pone come elemento integrante delle politiche per il paesaggio e come luogo preferenziale per la conservazione dello stock di risorse che costituiscono quel “capitale naturale” di cui la provincia di Lecco è ricchissima e che attende solo di essere riconosciuto come valore riproducibile. (Rif. Regione Lombardia, Rete ecologica regionale, Dgr 30 dicembre 2009 - n. VIII/10962).

A questo proposito, vale la pena di ricordare che uno dei 10 messaggi dell'EEA (European Environmental Agency) per il 2010, era intitolato “Global change and biodiversity” (Zisenis, 2010), e riporta il seguente “KEY message”:

“La varietà della vita sottende al nostro benessere sociale ed economico e sempre di più rappresenterà una risorsa indispensabile nella battaglia contro i cambiamenti climatici. In ogni caso il nostro sistema di consumo e produttivo sta deprivando gli ecosistemi e la loro capacità

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di reagire ai cambiamenti climatici e di erogare i servizi di cui noi abbiamo bisogno. Più noi capiamo come i cambiamenti climatici impattano sulla biodiversità, più diventa chiaro che noi non possiamo gestire i due aspetti separatamente. La loro interdipendenza richiede che essi vengano trattati insieme.” Il messaggio conclude fornendo indicazioni generali, ma precise, sull'approccio da utilizzare, tra cui la necessità di puntare sull’aumento della resilienza degli ecosistemi e di promuovere il lavoro intersettoriale per disegnare e implementare azioni concrete basate sugli ecosistemi. Tra gli esempi portati sono indicati il mantenimento e la riproposizione di aree esondabili, interventi di ri-vegetazione, le infrastrutture verdi.

Ecco che Rete ecologica e rete verde, acquisiscono nuovi valori e significati che ne sosterranno l’approccio e il disegno finale.

Energia e paesaggio

Per quanto riguarda le fonti energetiche rinnovabili e l’innovazione tecnologica, ricordiamo come le forze in gioco siano gli elementi fondamentali per la strutturazione del Paesaggio. Di queste l’energia, nelle diverse forme, costituisce il principale fattore di trasformazione. Ogni volta che nella storia del mondo si e’ presentata energia disponibile in grande quantità, nel paesaggio, negli ecosistemi e negli habitat, sono avvenute ingenti trasformazioni.

Per esempio, l’elevata frammentazione del territorio causata in larga parte dalle infrastrutture lineari e che incide sia sul paesaggio, che sulla biodiversità, che sui consumi energetici, si è originata con l’ingresso e la diffusione del motore a scoppio. L’inurbamento, il recente dilagare delle città con il conseguente consumo di suolo e di paesaggio, derivano massimamente dalle modifiche degli stili di vita introdotti dalla rivoluzione industriale, evolutisi di pari passo con l’aumento di energia utilizzata e dissipata.

Il recente fenomeno dell’urbanizzazione diffusa, basato sul concetto di disponibilità illimitata di suolo ed energia per il trasporto privato e la conduzione di edifici altamente dissipativi, è addirittura stato indicato come uno dei fattori primari che minacciano la biodiversità a livello mondiale (LIU et al, 2003).

Il riconoscimento del rapporto tra energia e paesaggio può diventare strumento formidabile nell'approfondimento dei metodi per stimare non solo i tipi e le quantità di energia rinnovabile che ogni Unità di Paesaggio è in grado di produrre senza incorrere nell’innesco di processi di degrado, ma anche nella individuazione dei limiti di trasformazione di un ambito paesistico, che sono direttamente connessi con la quantità di energia di trasformazione compatibile con i caratteri strutturali e funzionali dell'ambito stesso e l'informazione che li lega. Ciò permette di individuare parametri di misura utili a definire i limiti delle trasformazioni.

Si conclude questa premessa, sottolineando come, sovente, l’attribuzione prevalente dei valori estetico culturali al paesaggio, lo relega nelle categorie della futilità, facendolo entrare alla fine dei processi di pianificazione come “coronamento” finale con lo scopo di migliorare la qualità estetica dell’oggetto trattato.

Invece la consapevolezza dell’interdipendenza tra risorse naturali, funzionalità ecologica e paesaggio, sottolinea il ruolo fondamentale che il paesaggio ha anche nei confronti della sostenibilità, ponendolo come potenziale protagonista di Piani e programmi, di cui dovrebbe essere punto di partenza della conoscenza e punto di arrivo degli obiettivi di qualità degli strumenti programmatici. Ed è con tale dignità che si vorrebbe trattare il paesaggio nel PTCP di Lecco, anche in riferimento ai dettami regionali, in particolare ai principi generali enunciati nella Relazione del PPR.

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Stante questa premessa, si intende impostare una metodologia che tenda ad una stretta integrazione tra aspetti paesaggistici del PTCP, rete ecologica, sostenibilità delle trasformazioni, aspetti energetici-funzionali. Il tutto è visto in strettissima connessione con lo sviluppo socio economico, per cui si ritiene fondamentale un lavoro di confronto continuo con il gruppo che se ne occupa.

In questo contesto si inserisce anche la questione “turismo” che con il paesaggio è fortemente interrelata. Le indagini recenti dimostrano come il paesaggio, sia la risorsa prima che attrae il turismo: d’altra parte si sta assistendo in moltissimi luoghi al fenomeno per cui lo sfruttamento della risorsa determina il consumo della risorsa stessa.

Per queste ragioni, è importante capire fino a che punto un ambito di paesaggio può essere trasformato, pur mantenendo la propria identità e capacità ecologico-funzionale. Oltre una certa soglia di occupazione di suolo per insediamenti e infrastrutture, il paesaggio si degrada a tal punto, da non richiamare più gli utenti di un tempo e, in genere, viene dichiarata la “crisi del turismo”. Nella maggior parte dei casi, si tratta di una “crisi del paesaggio”.

Nell’attività di revisione del PTCP di Lecco, la definizione dei caratteri delle Unità di Paesaggio già presenti nel PTCP vigente, è completata da alcuni strumenti quantitativi per la stima della vulnerabilità/resilienza e della qualità del sistema paesistico. Le soglie di trasformazione potranno essere utilizzate come supporto alla governance del territorio, trovando un’interazione importante con la V.A.S., ma anche come possibili strumenti di interfaccia con il team che segue gli aspetti di sviluppo economico.

2.3 Metodologia

La metodologia proposta si basa sugli indirizzi regionali relativi a Paesaggio, rete verde, rete ecologica. Si intende ulteriormente arricchire i contenuti regionali con quanto riferito in precedenza, fornendo quindi strumenti ulteriori finalizzati a stimarne i livelli di vulnerabilità sia ai fini della stima dei valori di qualità che dei servizi erogati ed erogabili. Il tutto verrà calibrato in modo tale da adattarsi al meglio al PTCP vigente.

Resta una questione aperta: come sia possibile pianificare qualcosa che sfugge alla concretezza, che ha una natura quantomeno duplice: oggettiva (gli elementi che compongono il mosaico paesistico e i loro processi) e una decisamente soggettiva: la percezione che, spesso, è il primo strumento per la conoscenza dei luoghi. Da questa non derivano solo apprezzamenti di valore (estetici, artistici, ecc.), ma anche aspetti che condizionano in modo importante la qualità di vita di ognuno e le scelte che possono incidere sulle trasformazioni del sistema fisico-biologico alla base del Paesaggio.

D'altra parte, se è vero che il paesaggio non può essere inteso solo come fenomeno complesso descrivibile e analizzabile con metodi scientifici, oggettivi, è altrettanto vero che i significati soggettivi (estetici, simbolici, artistici, sociali, esperienziali ed esistenziali) non possono essere considerati in modo avulso dai fenomeni oggettivi, fisici e biologici, che generano la percezione stessa: un mosaico modificato, determina su ognuno di noi percezioni diverse dalle precedenti.

Il paesaggio si può pertanto considerare come un sistema costituito da due parti fondamentali strettamente correlate:

La parte strutturale del paesaggio, che si sintetizza nel mosaico paesistico, è costituita dai caratteri geomorfologici, dagli elementi fisici che si evolvono nel territorio (gli ecosistemi) dalle loro dimensioni e forme e dalle loro modalità di aggregazione e distribuzione nel paesaggio

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(es: patch di bosco x, siepe y, corridoio fluviale z, patch1 di insediamento j, patch di seminativo semplice H, corridoio infrastrutturale K, ecc.). Tutto ciò è oggettivamente rilevabile. Ma il tipo di struttura condiziona fortemente le funzioni e i processi che nel paesaggio si svolgono.

La parte funzionale del paesaggio è data dai flussi energetici e di informazione, dai movimenti delle specie, dalle interazioni tra ecosistemi e dai processi che avvengono grazie ai movimenti citati e allo scorrere del tempo. Alcuni aspetti funzionali, come il modo di interpretare ciò che ci circonda, sono specie specifici (ad esempio l’uomo percepisce, decodifica ed usa il medesimo mosaico ambientale in modo assai diverso da una volpe o da un insetto), o addirittura individuali: ogni uomo utilizza il sistema paesistico dipendentemente da come la sua sensibilità, il livello culturale e il bagaglio esperienziale propri, gli permettono di percepirlo. Possiamo concludere che il paesaggio è un sistema complesso composto da una parte certamente oggettiva, quindi misurabile, costituita dalla struttura e da molti processi, come le precipitazioni, le piene di un fiume, il metabolismo delle piante, gli spostamenti della fauna, ecc., e una parte soggettiva. Quest’ultima è legata alle funzioni che dipendono dalle particolarità delle specie e degli individui; un esempio è la funzione estetica: non tutti apprezzano allo stesso modo la medesima parte di mondo, ma le diverse percezioni incidono fortemente nell’utilizzo e quindi nelle potenziali trasformazioni del paesaggio intero.

In pratica, ciò che si vede e si percepisce è la forma finale di ciò che è: se mutano i processi, mutano le strutture e muta la percezione che si ha del paesaggio, quindi c’è un rapporto continuo tra l’evoluzione del paesaggio e la possibilità di percepirlo da parte dell’uomo, il quale poi lo interpreta a sua volta in funzione dei numerosi fattori soggettivi legati alla propria natura, alla propria cultura, e alle proprie vicende personali.

Dunque, questo tipo di approccio, che vede alcune componenti oggettive, quali le strutture e i processi paesistici, come gli elementi fondamentali sui quali si costruisce il paesaggio, pur lasciando una certa variabilità alle interpretazioni personali, diminuisce molto la soggettività interpretativa, che diventa una delle numerose dimensioni che costituiscono il paesaggio.

Si inseriscono così i concetti di valutazione e di qualità, tanto fondamentali, quanto difficili da affrontare in termini paesaggistici, in quanto ogni paesaggio è diverso da un altro e non possono esistere standard qualitativi di riferimento uguali per tutti. Anche perché i valori cambiano nel tempo, seguendo l’evoluzione della società.

Tali considerazioni hanno permesso di mettere a punto strumenti di misura del mosaico paesistico ambientale (indicatori spaziali). Questi possono essere utilizzati per studiare le configurazioni degli elementi del paesaggio e le loro dinamiche, contribuendo alla descrizione interpretativa del paesaggio con valori numerici, quindi valutabili e monitorabili. Tali strumenti sono tanto più efficaci in quanto esistono i citati rapporti diretti tra struttura, quindi configurazioni spaziali degli elementi che costituiscono il paesaggio, e gli aspetti funzionali.

E’ su queste basi che si è proceduto all’integrazione del “capitolo paesaggio” nel PTCP di Lecco. In particolare in concetti che si sono posti alla base del processo di integrazione sono i seguenti:

• il paesaggio è l’integrazione tra processi naturale e culturali, quindi non si possono trattare gli aspetti culturali in modo totalmente separato da quelli naturali,

• è una sintesi, quindi non è descrivibile per parti separate, attraverso la sola rappresentazione degli elementi di interesse,

1 Si definisce patch o macchia paesistica, un’area non lineare relativamente omogenea che differisce dal suo intorno (La microeterogeneità interna presente, è ripetuta in forme simili nell’intera area della patch. (Forman, 1995)

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• è tutto, quindi sono presenti ambiti a diversi livelli di degrado e a diversi livelli di qualità, ma tutti gli ambiti richiedono di essere caratterizzati e ciò che vale è l’insieme degli stessi, pertanto acquisiscono importanza anche ambiti meno significativi a seconda delle relazioni che intercorrono con gli altri ambiti,

• ciò che accade in un luogo ha inevitabili ripercussioni altrove, quindi la governance del paesaggio deve poter tener conto delle dinamiche indotte dalle trasformazioni e non solo delle dinamiche in sé,

• è un sistema vivo e, pertanto, deve essere governato con regole condivise attente alla natura propria dei diversi ambiti di paesaggio e non da vincoli che ne inibiscano un’evoluzione positiva.

Per ovviare a tali difficoltà, un metodo impostato su una pianificazione a più scale, che si approfondisce e specifica mano a mano che aumenta il grado di risoluzione del mosaico ambientale e l’informazione relativa, che affronti tematismi specifici solo dopo aver affrontato la realtà sistemica nel suo complesso, anche con alcuni strumenti numerici, sembra essere quello più adatto ad affrontare realtà complesse.

Per questo motivo, la proposta dei nuovi tematismi vede, nel PTCP di Lecco, gli elaborati di dettaglio preceduti da un elaborato che inquadra da un punto di vista più generale, le problematiche affrontate. Non si tratta di un elaborato di sintesi, ma proprio di una tavola che rappresenta questioni di scala superiore, propedeutica alla lettura degli elaborati successivi che restituiscono gli elementi di scala inferiore.

2.3.1 Le Unità di paesaggio

Un approccio in grado di superare la modalità settoriale, è la modalità scelta da regione Lombardia (PPR, parte IV degli Indirizzi),e già perseguita dalla Provincia di Lecco, di suddivisione del territorio in Unità di paesaggio (UdP) a partire dall’identificazione dei bacini idrografici e dei sottobacini, cui dovrebbe riferirsi tutta la Pianificazione.

Lo studio delle caratteristiche spaziali del paesaggio delle UdP, a fronte di un’analisi generale preliminare del paesaggio provinciale, effettuata tramite l’integrazione della cartografia DUSAF, che restituisce un mosaico degli elementi di base che costituiscono il paesaggio, con gli studi che hanno portato alla nuova definizione delle tavole 9b e 9c, permette di individuare ambiti territoriali all'interno dei quali gli ecosistemi, inclusi quelli forgiati dalle attività antropiche, si formano e distribuiscono con modalità caratteristiche e riconoscibili che si ripetono entro gli ambiti stessi, di cui è possibile individuare i limiti oltre i quali le caratteristiche stesse cambiano, dando origine a tipologie di paesaggio diverse che richiedono indirizzi e misure diverse per la loro gestione e riqualificazione.

Questo concetto apre alla possibilità di individuare criteri precisi per la tipizzazione dei paesaggi e sottolinea l’importanza dell’analisi fisionomica, determinando importanti legami con lo studio percettivo classico del paesaggio. Le letture successive e incrociate dei diversi tematismi (geo-morfologia, pedologia, la fitosociologia, gli usi del suolo e i patterns relativi, le dinamiche antropiche, vegetazionali e, se disponibili, faunistiche) permettono di definirne le caratteristiche strutturali e funzionali. La disponibilità di cartografia storica e l’effettuazione di monitoraggi successivi, permettono inoltre la lettura delle dinamiche avvenute e in corso, e il controllo su eventuali accelerazioni che possono essere indice di stress ambientale.

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Per descrivere le caratteristiche, le condizioni di equilibrio, le esigenze, le criticità ambientali, gli scenari possibili delle UdP, anche da un punto di vista quantitativo, si possono utilizzare indici spaziali.

Analisi qualitative e quantitative contribuiscono a delineare nei Piani, le condizioni più adatte per le varie unità, le esigenze e le criticità ambientali, le possibilità di trasformazione e le cautele per le trasformazioni stesse.

Il PTCP, nella sua forma definitiva, conterrà alcuni strumenti per effettuare valutazioni, almeno approssimative, dei limiti di trasformazione delle UdP, in modo tale da indirizzare le azioni compatibili con i caratteri del paesaggio dell’UdP.

Questo approccio determina un legame importante con le procedure della Valutazione Ambientale Strategica (V.A.S.) che, per le sue caratteristiche di integrazione delle componenti ambientali e di valutazione di scenari, si configura come un ottimo strumento di supporto alla pianificazione del paesaggio, se opportunamente impiegata. Una misura specifica della Convenzione Europea sul Paesaggio si riferisce infatti all’identificazione e alla valutazione dei paesaggi. Questa accezione implica l’analisi delle caratteristiche dei paesaggi e delle forze e pressioni che li trasformano, nonché il monitoraggio dei cambiamenti. La valutazione dovrebbe prendere in considerazione i particolari valori assegnati dalle parti e, in particolare, dalla popolazione coinvolta: questo coinvolgimento si ritrova nella definizione degli obiettivi di qualità del paesaggio.

2.3.2 Le cause di degrado

I nostri territori sono sottoposti da tempo ad un progressivo degrado indotto dall’intensificazione sempre più rapida delle attività antropiche. Pressioni che – oltre a determinare la crescita di “oggetti territoriali” poco congrui ad inserirsi paesaggisticamente nel contesto – tendono a destrutturarne la struttura paesistica fino a cancellarne, progressivamente, alcune parti (ciò accade, ad esempio nei fondovalle, nella Brianza lecchese e sulle rive lacustri accessibili). Tale intensificazione è anche in larga misura responsabile dei fenomeni di abbandono che, invece, si determinano nelle zone meno accessibili, più distanti dai poli attrattori di attività, innescando altri tipi di degrado dovuti allo spopolamento delle aree collinari e montane e alla conseguente mancanza di presidio e cura del territorio (come, ad esempio, nelle dorsali e nei sistemi del rilievo prealpino individuati dal PTCP).

Anche il paesaggio viene consumato.

I paesaggi si costruiscono attraverso trasformazioni che avvengono in seguito a scelte e decisioni, altre invece avvengono per il susseguirsi delle azioni quotidiane di chi, il paesaggio, lo vive.

Ma ogni luogo risponde in modo diverso alla stessa azione: il territorio e l’ambiente che lo connota, fanno sì che, a fronte di medesime scelte, continuiamo ad avere paesaggi diversi.

La maggior attenzione sia nel percorso conoscitivo che in quello partecipativo, verrà posta ai paesaggi “normali”, i quali interessano la maggior parte del territorio, e a quelli “degradati”, che necessitano di maggior cura rispetto a quelli eccezionali. Infatti, i paesaggi eccezionali sono già oggetto di attribuzione di valore, cosa che in genere riesce a proteggerli sufficientemente. Invece i paesaggi normali e quelli degradati sono quelli che più necessitano di politiche adatte per la riqualificazione, ma per i quali è anche più difficile trovare risorse e impegno per una gestione “virtuosa”. Inoltre molto spesso è proprio il degrado dei paesaggi

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normali, che genera, magari indirettamente, i problemi più gravi anche nei paesaggi eccezionali. Per cui “curare” i paesaggi normali è il modo più efficace per conservare gli altri.

Il percorso partecipativo, pertanto, vedrà momenti di approfondimento proprio relativamente ai temi del degrado del paesaggio e delle cause che lo producono. Infatti riteniamo che sia molto importante imparare a riconoscere i paesaggi degradati, nella fase di conoscenza (il paesaggio che abbiamo), perché l’abitudine al degrado da parte della popolazione, è una delle minacce più gravi per i paesaggi delle future generazioni.

D’altra parte riconoscere le cause del degrado diventa un elemento fondamentale per combattere il degrado alla radice, ossia nella fase propositiva. Lavorando proprio sulle cause e non sulla sola parte visibile o su gli effetti finali di processi che non vengono interrotti e continueranno a reiterare fenomeni di degrado (il paesaggio che, ragionevolmente, potremmo avere).

Peraltro anche il PTR/PPR, nella parte quarta degli indirizzi contiene un’ampia parte dedicata allo studio, riconoscimento, recupero dei fenomeni di degrado e compromissione paesistica. Il PPR all’art. 28, c.1, descrive le situazioni di compromissione e degrado:

“- compromessi gli ambiti e le aree laddove si è manifestata la perdita definitiva e irreversibile

della connotazione originaria, determinata sia da interventi di trasformazione sia da abbandono;

- degradati gli ambiti e le aree laddove si è manifestata la perdita parzialmente o totalmente

reversibile della connotazione originaria, determinata sia da interventi di trasformazione sia da abbandono,;

- a rischio di degrado/ compromissione gli ambiti e le aree laddove è possibile prevedere a

breve/medio termine il determinarsi di fenomeni di degrado e/o compromissione paesaggistica.”.

La compromissione è la situazione degli ambiti maggiormente destrutturati dalle trasformazioni di paesaggio; in termini di reversibilità è la situazione più difficile da recuperare.

Le politiche dovranno essere pertanto mirate alla reinterpretazione o creazione di nuovi paesaggi. Il degrado del paesaggio e i rischi sono, al contrario, stati reversibili, nei quali le politiche dovranno essere orientate alla mitigazione e compensazione delle trasformazioni.

Medesime opere generano impatti diversi in paesaggi diversi, e l’inquinamento dell’aria, dell’acqua e del suolo, non dipendono solo dalle fonti di emissione, ma sono correlati alla struttura del paesaggio e all’uso che ne viene fatto. E’ noto infatti come, ad esempio, l’urbanizzazione diffusa oltre a modificare i paesaggi in cui si verifica, induca consumi molto elevati sia per le problematiche di trasporto, sia per gli edifici in sé che per le reti tecnologiche.

Gli impatti più gravi sono quelli che, nel tempo, determinano la totale e inconsapevole trasformazione degli ambiti paesistici e la perdita della loro funzionalità ecologica, anche se, talvolta, sono i meno evidenti: l’impatto di una strada è evidente. Se questa rimane una striscia nel territorio, magari mitigata con un buon numero di attraversamenti polivalenti, il suo impatto si vede molto, ma è limitato. Se questa induce nel territorio circostante una serie di trasformazioni che, nel tempo, modificano integralmente l’ambito attraversato in modo caotico e disorganizzato, non c’è schermo visivo o altro accorgimento che possa limitarne l’impatto.

Questi, sono i tipi di trasformazione più gravi di cui anche le valutazioni d’impatto faticano a occuparsi e per i quali è necessario approntare strumenti idonei a fronteggiarli. Infatti le

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mitigazioni o anche le compensazioni locali, possono attenuare gli impatti, rallentare la tendenza di degrado, ma non sono in grado di fermarlo.

Gli effetti delle trasformazioni dipendono evidentemente dal tipo della trasformazione in sé, ma anche dal grado di vulnerabilità del paesaggio (ossia la capacità di mantenere le proprie caratteristiche strutturali e funzionali, connotazioni e identità, a fronte di eventi nuovi. E’ in quest’ottica che è sviluppata la metodologia proposta.) sul quale l’azione si verifica. In particolare l’interruzione delle dinamiche paesistiche naturali, causate dalla iper-strutturazione del territorio, determina gravi alterazioni nelle possibilità di auto-mantenimento dei paesaggi. L’“incoerenza” formale, il contrasto, la banalizzazione, la mancanza di caratterizzazione e di riconoscibilità di un ambito paesistico, sono spesso l’aspetto esteriore di altrettanti problemi derivanti dalla mancanza o carenza di organizzazione del territorio, indice, oltre che di difficoltà funzionali, di un aumento della vulnerabilità del sistema paesistico.

La scelta di lavorare sulla vulnerabilità, dipende da una riflessione che deriva da molte osservazioni effettuate sulle trasformazioni del paesaggio. I trend di trasformazione non sono lineari: si assiste ad una progressiva accelerazione specie negli ultimi anni. La velocità di trasformazione ha ormai superato la capacità di adattamento delle componenti ambientali, comportando in molti casi reazioni insospettabili dei sistemi. Quelli che hanno reagito meglio, sembrano essere quelli dotati di una maggiore capacità propria di risposta o di autorigenerazione, quindi meno vulnerabili. Lavorare sulla vulnerabilità è uno dei modi migliori di rispondere alle attese di una Pianificazione sostenibile, che debba fronteggiare i problemi derivanti dall’incertezza propria dei sistemi complessi, ora aumentata dalle velocità di trasformazione.

Le trasformazioni paesistiche indotte dalle azioni antropiche possono portare i sistemi paesistici molto vicini a soglie di attenzione, se non addirittura a soglie critiche, che costituiscono limiti alle trasformazioni incorporabili dai sistemi stessi, definendo la soglia di trasformazione, cioè fino a che punto è possibile permettersi delle trasformazioni del sistema paesistico ambientale in modo tale che la quantità e la funzionalità delle componenti e dei fattori ambientali che lo costituiscono, possano rimanere invariate anzi, possibilmente, incrementate, e possano essere opportunamente tutelate.

Per intervenire sul contenimento del degrado e della compromissione paesaggistica è necessario puntare sulla costruzione della volontà collettiva di valorizzazione dei caratteri identitari del paesaggio.

2.3.3 Rete ecologica

In questo paradigma la biodiversità acquisisce nuovi valori: resta un obiettivo da perseguire, in quanto dimensione primaria dei sistemi naturali. Ma oltre a questo, acquisisce il significato di indicatore di qualità del sistema paesistico ambientale, con funzione prioritaria di conservare un capitale naturale di qualità (Bennet 2004), il cui ruolo è quello di garantire la durabilità dei processi, la conservazione delle risorse per le generazioni future e di erogare una serie di servizi ecosistemici alle generazioni presenti (Santolini 2010).

Servizi che potrebbero entrare anche nei bilanci economici (rapporti con il gruppo di lavoro “componente sviluppo economico” del PTCP).

Ogni ecosistema si costituisce come elemento di un dato paesaggio e possiede un certo livello di funzionalità caratterizzato da processi (es. per un bosco: fissazione di CO2,

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consolidamento del suolo) e da beni (es. biomassa legnosa). Di conseguenza diversità ecosistemica significa diversità funzionale e quindi qualità ambientale, con beneficio di tutti gli organismi che traggono vantaggio da tali funzioni. Maggiore è la diversità del sistema, maggiore sarà la sua adattabilità alle variazioni e minore sarà la sua vulnerabilità. Per Servizi Ecosistemici (SE) si intendono quindi, sia i beni (come cibo, acqua, materie prime, materiali da costruzione, risorse genetiche), sia le funzioni ed i processi degli ecosistemi (MEA 2005) che forniscono benefici insostituibili, diretti o indiretti, agli abitanti di un territorio, che, attraverso le loro attività, se compatibili, concorrono a mantenere la funzionalità e la qualità ecologica del proprio paesaggio.

La biodiversità quindi non più è obiettivo ultimo della pianificazione delle aree naturali, ma si pone come condizione necessaria al buon funzionamento dell'intero sistema ecologico, ivi comprese le funzioni antropiche, tra cui quelle cognitive legate all’interpretazione del paesaggio e alle scelte derivate da questa. Risulta evidente l'innovazione culturale che sta alla base di tale affermazione, la quale ribalta anche i modi e gli strumenti della pianificazione.

Al momento attuale delle conoscenze, le reti ecologiche sembrano essere l’unico modello in grado di rispondere alle istanze della natura senza condizionare più di tanto l’utilizzo antropico del territorio.

Sono necessarie alcune riflessioni aggiuntive sui sistemi territoriali interessati dalle reti ecologiche:

- L’importanza dei disturbi e dei processi che avvengono ai margini delle aree di tutela possono essere talmente significativi, da inficiare gli sforzi attuati per la conservazione all’interno delle aree tutelate. Più piccole sono le aree da tutelare, più vulnerabili sono nei confronti delle dinamiche di contesto.

- Nelle aree circostanti le aree protette si genera spesso il fenomeno “ terra di conquista”, determinato sia dalla presenza dei vincoli all'interno delle aree protette, sia dal plusvalore che la presenza di ambienti di alta qualità ambientale induce sugli immobili, costituendo un effetto attrattore per gli insediamenti nelle aree confinanti con le aree protette e, di conseguenza, sugli appetiti speculativi. Pertanto proprio le aree esterne a quelle protette richiedono le maggiori attenzioni e criteri di pianificazione efficaci ai fini di conservare al meglio le risorse non rinnovabili del sistema territoriale.

L’approccio metodologico adottato, muove da un‘attenta analisi territoriale basata sull’interpretazione, tramite specifici modelli, delle dinamiche ecologiche che caratterizzano l’area di studio. Esso procede per fasi successive, partendo dalla ricostruzione dell’attuale assetto del territorio, in termini di uso del suolo e composizione delle diverse tipologie di copertura presenti, e si affida ad appropriati indicatori per valutare la capacità biologica del territorio stesso, elaborando modelli di idoneità utili all’individuazione delle potenzialità dinamiche dei processi ecologici, quindi della qualità ambientale e dei servizi degli ecosistemi.

Il lavoro svolto si è articolato attraverso le seguenti fasi:

Una prima fase fondamentale è consistita nella raccolta dei dati e delle informazioni utili alla definizione della carta del mosaico ambientale integrando la carta di uso del suolo regionale (DUSAF), la carta forestale, le ortofoto, gli elaborati cartografici in tema di assetto vegetazionale, raccolta e della documentazione disponibile

Una volta caratterizzato il sistema ambientale da un punto di vista strutturale e funzionale e redatta, quindi, la Carta del Sistema Ambientale, vengono integrate queste informazioni con

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quelle degli indicatori di tipo faunistico, in particolare gli Uccelli nidificanti considerati ormai ottimi indicatori ecologici.

Utilizzando la classe degli Uccelli come indicatore sintetico della qualità degli elementi dell’ecomosaico è stato possibile costruire una graduatoria di importanza delle tipologie ambientali individuate nella carta del sistema ambientale, basata sul valore conservazionistico delle specie: il risultato della integrazione di tali informazioni è la mappa del valore conservazionistico-funzionale ottenuta mediante interpolazione dei valori dell’Indice Faunistico cenotico medio (IFm) in un modello geostatistico.

Questo restituisce planimetricamente la definizione delle zone a maggior grado di naturalità e funzionalità ecologica relativa, la loro distribuzione spaziale, il grado di frammentazione e la tendenza alla connessione, evidenziando le potenzialità della rete ecologica, mettendo in risalto le criticità e le opportunità per possibili soluzioni di intervento.

Da questa carta si sono estratte le diverse criticità, intese come i punti di conflitto tra l’assetto naturale e quello antropico (esistente e di progetto), ed in particolare tra le direttrici e le infrastrutture, gli insediamenti urbani e produttivi, ecc.... Contemporaneamente, su questa stessa base, si sono valutate le opportunità legate all’esistenza di particolari ambiti (i varchi) e strutture (progetti di riqualificazione con creazione di neo-ecosistemi, presenza di sottopassi e passaggi naturali lungo le direttrici, ecc).

Dal modello si passa al progetto di rete ecologica, tramite l’individuazione di punti ed ambiti di intervento, l’indicazione delle relative soluzioni progettuali e attraverso la proposta di indirizzi di gestione del territorio finalizzati a consentire ai diversi elementi della rete ecologica di espletare al meglio la propria funzionalità.

Il progetto di rete e i modelli ad esso sottesi, possono costituire altresì il riferimento per le Valutazioni d’Impatto Ambientale, nonché per le Valutazioni Ambientali Strategiche e i monitoraggi con un innegabile vantaggio economico e di ottimizzazione delle risorse umane ed economiche. Inoltre la rete può diventare elemento catalizzatore per le opere di compensazione che gli interventi infrastrutturali possono mettere in gioco, aumentandone l'efficacia e limitando la dispersione di risorse economiche in interventi non sistemici.

Gli elaborati prodotti per la rete ecologica, costituiscono la base conoscitiva utile a definire il Capitale Naturale provinciale, funzionale a definire le potenzialità dei Servizi ecosistemici erogati ed erogabili dal sistema territoriale provinciale, necessari a supportare strategie di sviluppo o priorità di interventi per il raggiungimento di obiettivi di pianificazione e all’interno di strumenti di pianificazione territoriale e di valutazione ambientale (VIA, VAS).

2.3.4 Rete verde di ricomposizione paesaggistica

Per quanto riguarda la Rete Verde, la metodologia si basa su quanto segue.

Per “Rete verde” si intende l’insieme organizzato di tutti gli elementi esistenti e potenziali che

costituiscono il territorio provinciale liberi da strutture insediative. Si includono aree vegetate a vari gradi di naturalità, sistemi fluviali, aree rurali di pianura e di collina tra cui quelle terrazzate, aree dimesse o dismettibili da attività antropiche intensive, aree di risulta e di servizio all’infrastrutturazione del territorio, tratti costieri liberi anche solo parzialmente, Parchi. In sostanza si tratta di tutte le aree che, con funzioni e valori diversi, contribuiscono a costituire quella parte di territorio che fornisce servizi complementari agli ambienti fortemente antropizzati.

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In riferimento agli indirizzi del PTR e dei contenuti del PTCP vigente si attribuisce alla rete verde la funzione di progetto direttore per la riqualificazione del sistema paesistico ambientale.

Finalità del progetto della rete verde:

1) porsi come strumento attivo per la riqualificazione del sistema paesistico ambientale, comprendente sia i paesaggi naturali che quelli culturali,

2) rendere apprezzabili e fruibili i paesaggi della provincia,

3) costruire un quadro strategico per la destinazione delle risorse economiche attribuibili al paesaggio,

4) costituire il luogo preferenziale lo sviluppo di nuove politiche e strategie economiche incentrate sul paesaggio urbano, rurale e naturale.

Il punto di partenza è l’acquisizione del fatto che il paesaggio non è una risorsa rinnovabile.

Il paesaggio si consuma ogni volta che viene attuata una trasformazione che non tiene conto delle “regole” sottese a quel paesaggio; regole non scritte (i processi fisico-biologici e cognitivi) e scritte (le leggi e le norme della società umana) che ne hanno guidato l’evoluzione fino ad oggi e che continuano a guidarla, contrastandosi piuttosto che agendo in sinergia.

Il paesaggio va quindi conservato, in quanto risorsa non rinnovabile, se si intende continuare a goderne. Ma conservare una risorsa non significa mantenerla immutabile come un oggetto in un museo. Significa piuttosto attuare politiche e strategie gestionali mirate al mantenimento di quelle strutture fisiche e di quei processi che possano continuare a garantirne un’evoluzione in linea con le regole non scritte. Significa quindi imparare a “leggere” e interpretare quelle regole, per poi indicare scelte coerenti con le risorse presenti e la loro valorizzazione.

La strategicità insita nel progetto di Rete Verde, si concretizzerà a partire da alcuni principi di base. Il primo parte dalla considerazione che la pianificazione del territorio costruito - che ha fatto la storia dell'Urbanistica - non ha fornito risultati accettabili nei confronti dell'organizzazione dei sistemi territoriali complessivi. Ci si chiede quindi se non sia possibile che il capovolgimento dell'approccio al territorio, possa dare risultati migliori. Partire dalle risorse

del paesaggio e dell'ambiente per capire dove e come possano collocarsi le strutture antropiche in modo tale da interagire positivamente con il territorio aperto, anziché imporsi ovunque ignorando i contesti e generando inevitabili impatti.

Forse così, sarà anche possibile affrontare in modo pragmatico un secondo aspetto: l'annoso problema dell'integrazione tra le Aree dei laghi e della Brianza, e le Aree montane, in quanto vengono considerate parte di un unico sistema se pure con le dovute diversità. In particolare l'evidenziazione dei servizi ambientali che le aree montane erogano agli altri territori, esplicitato nell'approfondimento sulla rete ecologica, permetterà la messa a punto di dispositivi gestionali innovativi che potrebbero fornire contributi importanti al mantenimento in vita di alcuni paesaggi e delle attività ad essi connesse e, contemporaneamente, alleggerire alcune pressioni costiere o nei fondovalle.

Un terzo importante aspetto è legato alla mancanza di vincoli direttamente connessi con la

rete Verde, sostituiti dalla presenza di una strumentazione implementabile che, se opportunamente gestita, dovrebbe indirizzare verso politiche virtuose a vari livelli, incentivando quel dinamismo che è proprio del paesaggio, nella consapevolezza dei limiti che esistono nella natura del sistema (limiti reali quindi, non imposti) per i quali rimane la libera scelta di superarli, ferma restando l'allerta nei confronti delle criticità ineludibili.

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Peraltro la strumentazione che si sta predisponendo, integrata alla rete ecologica, indirizzerà verso una gestione del territorio attenta alle risorse reali, strategiche per il mantenimento delle molteplici funzioni del sistema territoriale, inserendo dispositivi di controllo che permettono la verifica delle alterazioni possibili, ma anche delle compensazioni efficaci.

In sostanza la Rete Verde si pone come quadro di riferimento generale, in cui sono esplicitati obiettivi di sostenibilità definiti, da raggiungere attraverso le politiche che verranno sviluppate dalla provincia stessa, e dai comuni, ognuna delle quali dovrebbe fornire il proprio personale contributo alla qualità del Paesaggio e dell'ambiente lecchese per il beneficio di tutta la popolazione.

La rete verde integra quindi la rete ecologica con gli ambiti di paesaggio di valenza estetico culturale, non tralasciando ambiti di degrado da riqualificare, in quanto strumento privilegiato per migliorare la qualità del paesaggio e per l’attribuzione di valori ulteriori a quelli ecologici. Ad esempio un filare, dal punto di vista della rete ecologica può avere un valore limitato (la siepe, tra gli elementi lineari, è più efficace), ma dal punto di vista della rete verde può assumere un’importanza nettamente superiore, in quanto elemento identitario o di orientamento in un certo ambito.

La rete ecologica rappresenterà gli ambiti del paesaggio naturale, con una propria normativa che non si sovrapporrà a quella della rete verde, ma l’affiancherà.

Del progetto fa parte anche il sistema della fruizione dolce degli ambiti di paesaggio naturali e antropici interessati dalla rete verde. Il progetto sarà anche volto a mettere in connessione, attraverso le reti della mobilità dolce, gli ambiti individuati. Pertanto la rete verde verrà disegnata sulla base:

- della rete ecologica, che rappresenterà gli ambiti dei paesaggi naturali a vari livelli di qualità,

- degli elementi presenti nel quadro conoscitivo e strutturale, quali gli Ambiti destinati all'attività agricola di interesse strategico a prevalente valenza ambientale, di particolare interesse strategico per la continuità della rete ecologica e in ambito di accessibilità sostenibile,

- delle tappe significative del paesaggio provinciale censite della tavola 9b,

- degli elementi di vulnerabilità del paesaggio (in quanto ambiti da migliorare),

- delle infrastrutture afferenti alla mobilità dolce esistenti.

Pertanto la rete verde si pone come progetto strategico per lo sviluppo dei diversi sistemi di turismo, del miglioramento della qualità della vita e ambientale in genere, a supporto dello sviluppo economico legato ai servizi del paesaggio.

Infine la rete verde può divenire strumento utile alla conoscenza e alla consapevolezza del paesaggio e degli elementi che lo compongono, e contribuire alla costruzione della volontà collettiva di valorizzazione dei caratteri identitari del paesaggio.

2.3.5 Fonti rinnovabili

Per quanto riguarda le fonti rinnovabili e l’innovazione tecnologica non si prevedono elaborati ad hoc, ma si prevede di integrare tale tematica ad altre attività anche in riferimento ai contenuti della premessa metodologica (Cfr. Cap. 2) e dei principali dispositivi normativi vigenti (Cfr. Tabella 2—1).

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Tabella 2—1 Principali riferimenti normativi in materia di energia e fonti rinnovabili

Legge regionale 3 agosto 2011, n. 11

Assestamento del bilancio e modifiche di leggi regionali - Stralcio - Delega alla Giunta su linee guida autorizzazioni e definizione aree non idonee per le rinnovabili

Legge regionale 21 febbraio 2011, n. 3

Collegato ordinamentale 2011 - Stralcio - Norme in materia di certificazione energetica degli edifici, Via e autorizzazione paesaggistica

Decreto direttoriale 27 settembre 2010, n. 9072

Modalità operative e modulistica per installazione di sonde geotermiche

Regolamento regionale 15 febbraio 2010, n. 7

Regolamento regionale per l'installazione di sonde geotermiche che non comportano il prelievo di acqua

Deliberazione di giunta regionale 10 febbraio 2010, n. 8/11420

Il Piano per una Lombardia sostenibile

Legge regionale 5 febbraio 2010, n. 7

Collegato ordinamentale 2010 - Stralcio - Interventi in materia di autorizzazione paesaggistica ed efficienza energetica

Deliberazione di giunta regionale 30 dicembre 2009, n. 8/10965

Criteri per la redazione della Carta geoenergetica regionale in attuazione dell'articolo 10, comma 7, della Lr 24/2006

Deliberazione di giunta regionale 25 novembre 2009. n. 8/10622

Linee guida per l'autorizzazione di impianti a fonti rinnovabili e per l'impatto ambientale degli impianti fotovoltaici ed eolici

Legge regionale 16 luglio 2009, n. 13

Azioni straordinarie per lo sviluppo e la qualificazione del patrimonio edilizio ed urbanistico della Lombardia

Decreto direttoriale 3 agosto 2007, n. 8950

Linee guida regionali per la redazione dei piani comunali dell’illuminazione

Legge regionale 21 dicembre 2004, n. 39

Norme per il risparmio energetico negli edifici e per la riduzione delle emissioni inquinanti e climalteranti

Legge regionale 12 dicembre 2003, n. 26

Norme in materia di gestione dei rifiuti, di energia, di utilizzo del sottosuolo e di risorse idriche – Stralcio

Legge regionale 27 marzo 2000, n. 17

Misure urgenti in tema di risparmio energetico ad uso di illuminazione esterna e di lotta all'inquinamento luminoso

La revisione del PTCP agirà sul discorso energetico su tre fronti:

1) quello legato all’organizzazione spaziale degli elementi del paesaggio, quindi in parte anche del sistema insediativo, in riferimento alla rete verde e ai livelli di vulnerabilità delle UdP. E’ noto infatti come la distribuzione insediativa incida in modo significativo sui consumi energetici; basti pensare agli effetti dell’urbanizzazione diffusa sui trasporti, ma anche sui consumi energetici propri degli edifici sparsi. Un’organizzazione territoriale attenta al consumo di suolo, all’accessibilità ai sistemi di trasporto pubblico, alla mobilità dolce, alla presenza diffusa di elementi vegetali in grado di migliorare il microclima urbano, aiuta certamente a limitare il fabbisogno energetico e, di conseguenza, lo spolio delle risorse e del paesaggio per la produzione energetica.

2) All’interno delle elaborazioni relative alla rete verde, alla rete ecologica e alle UdP, si andranno ad individuare per ogni UdP le potenzialità di produzione di energia rinnovabile, in base alle risorse del sistema paesistico ambientale di ogni UdP. Le fonti rinnovabili compatibili con il sistema paesistico ambientale della provincia di Lecco ci paiono essere: biomasse forestali, geotermia, fotovoltaico, idroelettrico, eolico, oltre all’energia estraibile dai rifiuti.

3) All’interno del repertorio degli interventi di inserimento paesaggistico vengono inserite le “buone pratiche” per il risparmio energetico e l’impiego delle energie alternative.

Non tutte le fonti sono sfruttabili ovunque in quanto anche lo sfruttamento delle fonti rinnovabili determina modifiche al sistema paesistico ambientale. Inoltre ci sono modalità di utilizzo più o meno compatibili con il paesaggio. Ad esempio per quanto riguarda il

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fotovoltaico, è molto diverso il posizionamento a terra rispetto a quello sulle coperture degli edifici industriali, o integrato alle infrastrutture stradali.

Tale parte si avvale anche di alcuni modelli e indicatori, quali il modello geostatistico per la rete ecologica (modello dei valori ambientali). Questo fornisce una mappatura delle aree di maggior valore da tutelare e di quelle a maggiore potenzialità di uso, utili sia per l’individuazione delle aree eventualmente compatibili con impianti eolici e per le biomasse forestali.

Per quanto riguarda le biomasse in particolare, all’interno delle UdP, anche giovandosi del modello dei valori ambientali messo a punto per la rete ecologica, sarà possibile individuare le aree forestali di diversi livelli qualitativi, per le quali individuare la compatibilità con l’utilizzo delle biomasse, magari accompagnate da indicazioni per la riqualificazione dei boschi contestualmente ad un certo tipo di prelievo. Ciò potrebbe essere particolarmente indicato nelle situazioni in cui la composizione floristica sia molto distante dall’associazione vegetale di rifermento.

L’indice di biopotenzialità territoriale - che stima l’energia latente che ogni ecosistema può rendere disponibile - sarà inoltre utile per stimare le potenzialità d’uso in termini di biomasse se incrociato con il modello geostatistico.

Per quanto riguarda la geotermia, sarà indispensabile l’interfaccia con i consulenti geologi della provincia, in quanto le perforazioni profonde richieste necessitano di valutazioni ambito per ambito ai fini di mantenere la sicurezza idrogeologica . Si ricorda che regione Lombardia ha emanato nel 2010 un Decreto direttoriale 27 settembre 2010, n. 9072.

2.3.6 Schema metodologico

L’immagine che segue riporta sinteticamente lo schema delle tre fasi di lavoro previste, i rispettivi contenuti e le interazioni ch tra temi ed elaborati:

prima fase: integrazione delle conoscenze

seconda fase: valutazione e stima dei valori e delle qualità paesostico-ambientali

terza fase: prodotti finali.

I contenuti sono spiegati nel dettaglio nel cap. 4

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Figura 2–2 Schema metodologico per l’attività di revisione delle componenti Paesaggio – rete verde di ricomposizione paesaggistica – rete ecologica regionale – fonti rinnovabili di energia ed innovazione tecnologica del PTCP della Provincia di Lecco: sono incorniciate in amaranto le attività completate (ancorchè suscettibili di modifiche) . I prodotti finali non incorniciati sono invece in via di approfondimento anche a seguito dei confronti in corso con L’Amministrazione

2.4 Ricadute attese nella revisione del PTCP

Le ricadute attese riguardano sia il PTCP in sé e la sua gestione diretta, sia possibili migliorie nell’efficacia dei processi di governo del territorio in genere.

Per quanto riguarda la prima questione, le attività porteranno ad una miglior integrazione tra i diversi tematismi del PTCP, per una più semplice gestione del Piano. In particolare, il fatto di riportare nelle UdP i contenuti dei diversi sistemi del PTCP che interagiscono con il paesaggio, permetterà di evidenziare da subito politiche eventualmente conflittuali o sinergiche, in modo tale da mettere in atto i provvedimenti necessari per la soluzione dei conflitti o l’enfatizzazione delle sinergie. Inoltre l’impostazione che si vuole dare verso “il far bene” anziché il “non fare” e gli strumenti che si vogliono mettere a punto a questo scopo, aiuteranno sia nei processi di sviluppo dei piani sottoordinati, sia nei processi di progettazione, contribuendo alla qualità del paesaggio da una parte e alla facilitazione delle procedure autorizzative dall’altra. Ad esempio le autorizzazioni paesaggistiche avranno un supporto importante sul quale basare le progettazioni, ma anche i pareri.

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Per quanto riguarda la seconda questione, si sottolinea che il paesaggio, in quanto tema trasversale a tutti i settori che incidono sulla gestione del territorio, richiede una interazione tra questi. Ma l’integrazione dei tematismi (agricoltura, difesa del suolo, infrastrutture, cultura, politiche insediative, ambiente, turismo, economia) impone un lavoro trasversale degli uffici, quindi il PTCP si potrà porre come elemento trainante per il lavoro intersettoriale dell’Amministrazione che, nel tempo, permetterà di costruire un sistema di governo del territorio realmente adatto alla gestione del paesaggio.

Inoltre l’introduzione dei concetti di vulnerabilità e qualità del paesaggio e degli appositi strumenti per la stima dei livelli di vulnerabilità e qualità di ambiti paesaggistici, rende disponibili nuove strumentazioni per la governance del paesaggio. I livelli di vulnerabilità e qualità possono costituire obiettivi di Piano o di progetto. Pertanto possono sostituire i vincoli nel caso di trasformazione a patto che siano chiare le “regole” di trasformazione e siano definiti gli elementi insostituibili in quanto non replicabili o rinnovabili. Questi tipi di strumenti, se condivisi in fase di formazione con gli attori del territorio, possono facilitare in modo significativo i processi di governance che trovano delle basi su capisaldi già definiti e contrattati.

L’individuazione delle vulnerabilità e qualità può inoltre condurre alla definizione di scale di valore (sempre da condividere anche sulla base delle percezioni locali), basate sui tipi e sulla qualità dei servizi ecosistemici e dei servizi del paesaggio, dai quali è possibile estrarre nuove modalità di governo, capaci di proporre soluzioni a fenomeni di degrado connessi alle regole della moderna economia.

Tali servizi in futuro, una volta identificati e qualificati, potranno costituire la base per essere tradotti in termini economici, al fine di individuare sistemi di pagamento dei servizi delle UdP che erogano i servizi migliori (in generale le UdP interne) che, attualmente, si collocano tra i territori “svantaggiati” e soffrono dei fenomeni di abbandono2. In questo modo i paesaggi di qualità potranno acquisire un valore economicamente riconosciuto, aspetto che non è di poco significato nei confronti della possibilità di conservarne la qualità.

2 Si tratta di metodologie di grande interesse. Attualmente sono in corso vari studi, anche finanziati dall’UE, che vede in questa strumentazione la possibilità di importare equità tra i territori, oltre che di trovare le opportunità economiche di gestire e far rivivere i territori a minaccia di abbandono. Nell’ambito di questa revisione non si pensa di poter confezionare un prodotto finito da questo punto di vista, ma sicuramente di gettare le basi (se di interesse dell’Amministrazione) affinché il PTCP si presti ad un impiego di questo tipo.

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3 ANALISI DEL PTCP VIGENTE

3.1 Inquadramento territoriale

Al fine di un più organico inquadramento del territorio, si riportano alcuni dati utili a definirne l’assetto generale.

La Provincia di Lecco è una delle 12 province della Lombardia, confina a nord e ad est con la provincia di Sondrio, a est con la provincia di Bergamo, a sud con la provincia di Monza e Brianza, a ovest e a nord con la provincia di Como. La popolazione residente al 31 dicembre 2010 era di 340.167 abitanti (fonte: ASR Regione Lombardia, 2010).

Il territorio provinciale si estende per 816,17 kmq e attraversa una varietà di paesaggi determinata dalle forti differenziazioni geomorfologiche: si va dai paesaggi delle energie di rilievo (PPR), costituite dai rilievi prealpini, ad esempio il gruppo delle Grigne, ai paesaggi lacustri, del Lario e dei laghi morenici, ai paesaggi collinari della Brianza. Il territorio provinciale è posto, per quasi il 70% della sua estensione, nella fascia altimetrica della montagna, mentre il restante 30% circa è collinare (fonte: ASR Regione Lombardia, 2010).

L’idrografia provinciale è caratterizzata da numerose aree lacustri, il lago di Como, i laghi di Garlate e di Olginate, i laghi di Annone e Pusiano. Il fiume Adda e il fiume Lambro sono i corsi d’acqua principali della provincia di Lecco, il primo segna l’area collinare a est, mentre il secondo attraversa la Brianza lecchese. Altri fiumi minori sono il torrente Molgora, il torrente Bevera, tributario del Lambro, e il Pioverna che attraversa la Valsassina.

Le aree protette all’interno della provincia sono il Parco regionale della Valle del Lambro, il Parco regionale di Montevecchia e della Valle di Curone, il Parco dell'Adda Nord, il Parco naturale del Monte Barro e la Riserva regionale del Lago di Sartirana. Le aree protette occupano una superficie di circa 199,66 kmq, pari al 25% della superficie provinciale.

Il PTCP nel quadro strategico suddivide il territorio provinciale in ambiti omogenei di territorio tra loro distinti per diverse caratteristiche morfologiche e territoriali:

- la Brianza lecchese composta dai seguenti comuni: Barzago, Barzanò, Bulciago, Casatenovo, Cassago Brianza, Castello Di Brianza, Cremella, Missaglia, Monticello Brianza, Nibionno, Sirtori, Viganò, Airuno, Brivio, Calco, Cernusco Lombardone, Imbersago, Lomagna, Merate, Montevecchia, Olgiate Molgora, Osnago, Paderno d'Adda, Perego, Robbiate, Rovagnate, Santa Maria Hoè, Verderio Inferiore, Verderio Superiore, Annone Di Brianza, Bosisio Parini, Cesana Brianza, Colle Brianza, Costa Masnaga, Dolzago, Ello, Garbagnate Monastero, Molteno, Oggiono, Rogeno, Sirone, Suello.

- il Lecchese composto dai seguenti comuni: Abbadia Lariana, Ballabio, Civate, Galbiate, Lecco, Malgrate, Mandello Del Lario, Oliveto Lario, Pescate, Valmadrera, Calolziocorte, Carenno, Erve, Garlate, Monte Marenzo, Olginate, Torre De' Busi, Valgreghentino, Vercurago.

- la Valsassina composta dai seguenti comuni: Barzio, Casargo, Cassina Valsassina, Cortenova, Crandola Valsassina, Cremeno, Introbio, Margno, Moggio, Morterone, Pagnona, Parlasco, Pasturo, Premana, Primaluna, Taceno.

- il Lario Orientale composto dai seguenti comuni: Bellano, Colico, Dervio, Dorio, Esino Lario, Introzzo, Lierna, Perledo, Sueglio, Tremenico, Varenna, Vendrogno, Vestreno.

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Il suolo artificializzato rappresenta il 15% del totale, con differenze significative tra i differenti ambiti provinciali, mentre le aree agricole sono il 16% e le aree boscate e occupate da vegetazione naturale il 59%. Le aree lacuali e gli ecosistemi di alta quota occupano il restante 10% del territorio provinciale (fonte: Elaborazione da Regione Lombardia, Banca dati Dusaf 2.1).

Emerge l’altissimo contenuto di diversità presente a tutti i livelli nella prov. di Lecco. Diversità che il presente PTCP ha ampiamente indagato con la mole di materiali descrittivi e l’ingente quadro conoscitivo prodotto. Affinché tale diversità del sistema territoriale, possa costituire veramente la risorsa che è, paiono necessarie due condizioni:

1. “sfruttare” il tema paesaggio come principio integratore del materiale esistente, attraverso una rilettura dello stesso in chiave di paesaggio e una restituzione sintetica e interpretativa in grado di rappresentare gli scenari di paesaggio esistenti e le tendenze evolutive

2. dotare il PTCP di strumenti di governo capaci di valorizzare le diversità esistenti attraverso una rilettura delle NTA e una normativa specifica per i diversi ambiti di Paesaggio, in grado di innescare sinergie tra le diversità e la loro messa a sistema: un sistema diversificato è molto meno vulnerabile e più efficace di un sistema omogeneo. Però deve lavorare come sistema e non come insieme di oggetti diversi che, facilmente, confliggono tra di loro. Ecco perché si è scelto di organizzare l’elaborato richiesto di sintesi finale della strategia paesaggistica provinciale, nel quaderno delle Unità di paesaggio.

3.2 Struttura del PTCP della Provincia di Lecco

La presente revisione si basa sul PTCP vigente, di cui intende confermare struttura e contenuti. Il PTCP, peraltro, risulta già ricco di elaborati conoscitivi e analitici.

Si riporta di seguito la struttura organizzativa degli elaborati di Piano:

1. Scenari tematici: si tratta di documenti analitici cartografici che forniscono una lettura tematica e conoscitiva del territorio provinciale e delle sue dinamiche. Il quadro è già completo, ma manca l’integrazione dei diversi tematismi che ne faccia emergere le interdipendenze, aspetto che viene curato dalla presente revisione, in particolare per quanto riguarda lo scenario 9C e le tav.ole della rete ecologica e della rete verde

2. Relazione: si tratta dell’elaborato documentale principale del Piano, nel quale viene descritto il percorso del Piano e la vicenda normativa-pianificatoria, la struttura ed evoluzione del territorio provinciale per sistemi: demografico, insediativo, trasporti, attività produttive, matrice ambientale, sistema agroforestale e paesaggio. Infine, per ogni sistema, è proposto il quadro strutturale e strategico per l’assetto futuro del territorio, soffermandosi in particolare, sulle tematiche delle reti, infrastrutturale ed ecologica. La relazione di Piano è corredata da cinque monografie che hanno integrato ed aggiornato la relazione durante il primo processo di adeguamento del Piano alla L.r. 12/2005. Il paesaggio rimane come una delle altre componenti: l’integrazione proposta lo pone invece come risultante dell’interazione delle altre tematiche.

3. Norme di attuazione: si tratta dell’elaborato di maggior rilevanza del Piano, in quanto dalla normativa derivano indirizzi e prescrizioni per la tutela del territorio, per le attività di trasformazione e per la pianificazione locale. Le norme di valore prescrittivo sono evidenziate rispetto alle altre dal simbolo (P) dopo l’intestazione dell’articolo. Le norme sono strutturate in più titoli, Titolo I – Generalità e Titolo II – Azioni strategiche e strumenti di attuazione e gestione del PTCP, comprendono le norme di carattere generale che esprimono i principi e gli obiettivi

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generali del Piano, i rapporto con altri piani e programmi, nonché le modalità di attuazione del Piano stesso. I titoli dal terzo all’ottavo sono dedicati a normare i sistemi trattati nella relazione, le norme contengono in genere la definizione dell’oggetto da normare gli obiettivi e le finalità e le modalità di applicazione delle norme. Gli ultimi titoli, Titolo IX - Valutazione Ambientale Strategica (VAS), Titolo X – Contenuti minimi dei PGT ed istruttoria dei relativi atti per la valutazione di compatibilità con il PTCP e Titolo XI – Norme transitorie e finali, raccolgono le norme che sono finalizzate a coordinare PTCP e le altre procedure attinenti il governo del territorio. La presente revisione, conserva l’articolato normativo vigente, lo integra per quanto riguarda rete verde e rete ecologica, e lo rivisita con la finalità di introdurre i temi del paesaggio anche relativamente alle norme che indirettamente possono incidere sugli assetti paesaggistici, in particolare il rischio di degrado del paesaggio.

4. Quadro strutturale: si tratta di documenti cartografici sintetici scaturiti dalla messa a sistema delle analisi e delle indicazioni raccolte nella cartografia costituente gli “scenari tematici”. Tali documenti sono stati redatti per: l’assetto Insediativo, i valori paesistici e ambientali, e il sistema rurale-paesistico-ambientale. Questi sono stati aggiornati in base alle nuovi fonti cartografiche disponibili (Nuova CTR scala 1:10.000 e al nuovo sistema di riferimento cartografico assunto da Regione Lombardia (UTM-WGS84). Sono inoltre stati integrati per costruire i diversi livelli di valore che informeranno le tavole del rischio di degrado del paesaggio, della rete ecologica e della rete verde in base a:

• nuovi studi disponibili e analisi svolte a scala provinciale,

• studio di revisione della componente socio economica e attività produttive del PTCP vigente,

• nuovi PGT approvati,

5. Quadro strategico: si tratta di due documenti cartografici che riguardano il progetto di rete ecologica e l’assetto territoriale futuro, ovvero il quadro strategico dei Progetti di Territorio. Tali progetti sono catalogati in un documento ad hoc e indicati dalla Provincia, di concerto con comuni e attori socio economici del territorio, come gli strumenti in grado di attuare il PTCP. La presente revisione è focalizzata principalmente alla revisione del progetto di Rete ecologica.

6. Quadro riferimento paesaggistico: si tratta di un documento che fornisce specifici indirizzi di tutela ambientale e paesaggistica del territorio attraverso la definizione e analisi delle Unità di paesaggio. Per ogni specifica Unità di paesaggio sono descritti: caratteri identificativi, elementi di criticità e indirizzi di tutela dei caratteri paesistici, in relazione agli elementi di criticità. Tale documento viene approfondito e integrato attraverso il Quaderno delle UdP.

7. Documenti tecnici: si tratta di documenti allegati al Piano, finalizzati a migliorarne la comunicabilità e l’attuazione da parte dei soggetti a cui è indirizzato. I documenti tecnici sono tre e hanno come focus: le Linee guida per la promozione dello sviluppo sostenibile negli strumenti di governo del territorio e nei regolamenti edilizi, il Repertorio degli interventi di mitigazione, compensazione e miglioramento ambientale e i Dossier comunali. Il secondo, in particolare, viene approfondito e arricchito con schemi grafici e testi.

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8. Valutazione ambientale strategica (VAS): si tratta della documentazione cartografica e documentale prodotta in seno al processo VAS. Tale documentazione è finalizzata a descrivere ed analizzare il sistema paesistico ambientale caratterizzante la provincia di Lecco, e valutare gli scenari di sviluppo proposti durante la redazione del PTCP e anche le proposte derivate dalla partecipazione pubblica. A supporto della costruzione dei nuovi documenti è attivato il processo di VAS della revisione del PTCP. Si evidenziano interazioni molto strette tra i due percorsi, anche molto specifiche, come già evidenziato in precedenza.

9. Valutazione di incidenza (VIC): si tratta della documentazione cartografica e documentale prodotta in seno al processo VIC. Tale documentazione è finalizzata a descrivere ed analizzare i possibili effetti sui siti della Rete Natura 2000 derivati dall’attuazione della proposta di Piano. La VIC è fondamentale per la caratterizzazione dei nodi della rete ecologica e, di conseguenza, per il progetto delle connessioni e dello schema dell’intera rete. Molto importante anche per la definizione dell’entità del capitale naturale conservato nei siti della Rete Natura 2000 e il censimento dei servizi ecosistemici.

3.3 Contenuti di Piano per le tematiche sottoposte a revisione

Paesaggio

Gli elaborati del PTCP connessi alla componente paesaggio sono:

- gli scenari tematici: Scenario 9A Le unità di paesaggio, Scenario 9B Il paesaggio del Lario Orientale, Scenario 9C Il rischio di degrado paesaggistico;

- la relazione illustrativa: da pag. 129 a 150;

- le norme di attuazione: Titolo VII – La dimensione paesaggistica del PTCP (art. da 48 a 55);

- il quadro strutturale: dell’assetto insediativo, del sistema rurale paesistico ambientale e dei valori paesistico e ambientali;

- il quadro strategico della rete ecologica: la carta di progetto della rete ecologica provinciale;

- il quadro riferimento paesaggistico provinciale e indirizzi di tutela: le schede delle UdP provinciali.

Il PTCP vigente premette che tutto il territorio è anche paesaggio, ricordando che il paesaggio è frutto, oltre che dei processi naturali, anche delle trasformazioni che l’uomo ha compiuto per adattarlo alla sua vita e sostentamento, e allo sviluppo sociale.

Il PTCP individua nello scenario 9a, le Unità di Paesaggio (UdP), basandosi sulle conoscenze acquisite con la redazione del vecchio PTCP. Le Unità sono descritte come “sistemi del paesaggio” che individuano ambiti territoriali e che possiedono specifiche caratteristiche fisiche, fisionomiche e storico-culturali. Le UdP spesso individuabili come unità percettive e luoghi fortemente caratterizzati, in grado di conferire loro una precisa fisionomia e una riconoscibile identità.

Le UdP del vigente PTCP sono state costruite in osservanza delle Unità di Paesaggio individuate dal PTPR del 2001 (che sono confluite invariate nel PPR).

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L’immagine che segue riporta la sovrapposizione tra le UdP regionali e la tavola 9a che individua quelle provinciali. Si notano minimi scostamenti tra i perimetri regionali e le UdP provinciali, tali differenze sono determinate dalla maggiore scala di dettaglio alla quale sono state realizzate.

Figura 3–1 Sovrapposizione delle UdP del vigente PTCP (Scenario tematico 9a) e UdP del PPR

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Non si è ritenuto possibile, né auspicabile da un punto di vista della gestione del PTCP modificare tale suddivisione. Si è invece provveduto, attraverso un’analisi puntuale delle UdP e delle perimetrazioni del PPR, ad effettuare alcuni accorpamenti o riperimetrazioni al fine della costruzione dello strumento di gestione del sistema paesistico ambientale.

Una criticità che ci sembra utile segnalare è l’appartenenza a più UdP di alcuni comuni. Questo aspetto risulta problematico qualora si voglia conferire al paesaggio (come il PPR del resto fa) una certa cogenza. Dal momento che si propone di inserire gli indirizzi e le misure per la gestione delle UdP, sarà necessario definire i comuni (soluzione consigliata) o la parte di essi che rientra in ogni UdP (fattibile anche se, inevitabilmente, richiederà passaggi con i comuni, oppure una norma che lega la definizione più precisa di tali limiti al PGT)

Nel Quadro di riferimento paesaggistico sono già descritte le Unità di paesaggio attraverso schede che ne tracciano i caratteri identitari, analizzano gli elementi di criticità e propongono indirizzi di tutela dei caratteri paesistici, in relazione agli elementi di criticità. Senza tuttavia indicare azioni o interventi precisi, aspetto che sarà integrato dagli adeguamenti normativi e dal Quaderno delle UdP.

Le UdP sono descritte analizzando sei tematismi. I primi tre definiscono il paesaggio naturale, all’interno del quale sono individuabili i caratteri paesistici naturali di grande scala, essi sono: la morfologia, le acque e la vegetazione. Gli altri tre tematismi definiscono il paesaggio antropico, all’interno del quale sono individuabili i caratteri paesistici che fanno riferimento alle modificazioni introdotte nel paesaggio naturale dall’attività umana, essi sono: il paesaggio costruito tradizionale, il paesaggio agrario tradizionale e il paesaggio urbanizzato.

Tali contenuti sono sinteticamente trasferiti nel Quaderno delle UdP, completati dagli stralci della cartografia oggetto della presente revisione (Quadri strutturali, Scenari 9B e 9C, rete ecologica, rete verde), potenzialità di produzione energetica, e indirizzi e misure

Rete Ecologica

Gli elaborati del PTCP connessi al tema della rete ecologica e la rete verde territoriale sono:

- la relazione illustrativa: da pag. 108 a 114, da pag. 224 a 226, monografia F Rete ecologica;

- le norme di attuazione: Titolo VIII – Sistema rurale paesistico ed ambientale (art. 61);

- il quadro strutturale: dell’assetto insediativo, del sistema rurale paesistico ambientale e dei valori paesistico e ambientali;

- il quadro strategico delle progettualità: le schede progetto che trattano i Parchi locali di interesse sovracomunale, gli Ambiti sciabili, la Rinaturalizzazione del lago di Annone, il Progetto integrato dell’asta del torrente Pioverna, la Riqualificazione sponde del Lario, dei laghi minori e del fiume Adda –navigabilità e l’ecomuseo del distretto dei monti e dei laghi briantei, la Riqualificazione delle linee ferroviarie, i Centri di interscambio merci e la Viabilità di progetto;

- il quadro strategico della rete ecologica: la carta di progetto della rete ecologica provinciale;

- il documento tecnico n.2: il Repertorio degli interventi di mitigazione, compensazione e miglioramento ambientale;

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- la relazione di incidenza allegata alla VIC.

La rete ecologica è stata realizzata a partire dall’analisi della biopermeabilità attraverso l’elaborazione di un modello geostatistico. Tale analisi ha permesso di descrivere il territorio in funzione della sua capacità di assicurare areali di sopravvivenza e rifugio delle specie, e le connessioni ecologiche tra gli stessi, al fine di mantenere adeguati livelli di biodiversità. La biopermeabilità è definita in funzione della qualità ambientale e della idoneità ecologica delle destinazioni funzionale e degli usi del suolo per significativi gruppi di specie, ed è strettamente correlata al grado di continuità o di frammentazione del sistema paesistico ambientale. Sono definite tre classi di biopermeabilità elevata, media e nulla, dalle quali prende forma la rete ecologica provinciale.

Tuttavia nel disegno di rete sono stati riconosciuti anche gli elementi strutturanti l’assetto ambientale ed ecosistemico del territorio provinciale, ovvero le aree con riconosciuta valenza naturalistica ed ecosistemica.

La rete assume all’interno del PTCP una doppia valenza, da un lato segnala e sistematizza le sorgenti di biodiversità, dall’altro individua le connessioni ecologiche già dotate di una propria valenza e riconoscibilità, sia quelle che vanno tutelate e rafforzate attraverso interventi di riconnessione e deframmentazione.

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Figura 3–2 Rete ecologica provinciale dal PTCP vigente (Quadro strategico)

Il PTCP promuove lo sviluppo delle reti ecologiche con l’obiettivo di contrastare i processi di frammentazione ambientale dei sistemi naturali e semi-naturali, di ridurre le discontinuità ambientali (anche di scala sovra provinciale) indotte dallo sviluppo del sistema insediativo, infrastrutture comprese, e di riqualificare ecologicamente e paesaggisticamente l’intero territorio provinciale. Il PTCP intende anche rafforzare la funzione di corridoio ecologico svolta dai corsi d'acqua riconoscendo, anche alle fasce di pertinenza e di tutela fluviale, il ruolo di ambiti vitali propri dei corsi d'acqua, dove garantire la funzionalità idraulica, un rilevante ruolo naturalistico e qualificati assetti paesaggistici.

La rete ecologica provinciale è normata all’art. 61 delle NdA. All’interno di tale articolo sono individuati e descritti gli elementi che costituiscono la rete e per ognuno di essi sono indicati gli obiettivi ed indirizzi di tutela e potenziamento.

La presente revisione, a partire dalla conferma degli obiettivi già espressi dal PTCP vigente, ha operato un approfondimento significativo del tema, attraverso una metodologia che permette di registrare e cartografare su base modellistica, i livelli di idoneità e di biopermeabilità del territorio provinciale. Ciò ha permesso di restituire un progetto di rete ecologica più incisivo e adeguato agli indirizzi regionali. La rete ecologica è inoltre posta come luogo prioritario per la conservazione del capitale naturale e dei servizi ecosistemici provinciali. in questo modo si è costruito un progetto di rete utile al raggiungimento di obiettivi regionali e provinciali, in grado di porsi come supporto alle scelte di trasformazione, evidenziandone i servizi, quindi i valori, da essa conservati.

Tali aspetti sono anche riproposti nel Quaderno delle UdP, in quanto valori ambientali a supporto della qualità del sistema paesistico-ambientale.

Rete verde di ricomposizione paesaggistica

Questa si pone come una tematica nuova che la provincia intende inserire nel nuovo Piano, in adeguamento al PPR.

Tuttavia nel Piano vigente, per le modalità con cui è stata trattata la rete ecologica, è già presente una forte valenza progettuale riferibile alla rete verde. Infatti nel PTR si afferma che la rete ha doppia valenza di connessione tra le aree di maggiore naturalità e di coordinamento per gli interventi di riqualificazione del territorio e del paesaggio.

Nel PTCP si afferma che: “il Progetto di rete verde territoriale provinciale rappresenta uno degli obiettivi del documento di indirizzi regionale, in quanto funzionale alla realizzazione di un

sistema del verde di livello regionale”.

Il PTCP inoltre promuove la pianificazione e la progettazione di interventi volti a sostenere attivamente la qualità paesaggistica del territorio, interventi che possono in larga misura essere ricondotti alla categoria della rete verde, e che trovano una prima espressione nella sezione strategica del PTCP (vedi sopra).

La rete verde introdotta dalla presente revisione, è proposta come integrazione tra rete ecologica (che disegna le aree del capitale naturale di cui la biodiversità a diversi livelli è indicatore fondamentale) e i valori del paesaggio nel suo insieme, ivi comprendendo i valori culturali. La rete verde, oltre ad identificare le aree ad essa attinenti rispetto a diversi livelli di valore ambientali e culturali, pone attenzione alle potenzialità fruitive di essa, in particolare attraverso modalità di spostamento alternative al trasporto su gomma tradizionale. Pone

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quindi in evidenza i nodi e le reti delle ciclovie, dell’intermodalità treno-bici, battello-bici, impianti a fune, ecc.

Fonti rinnovabili di energia e innovazione tecnologica

All’interno del PTCP non vi è una particolare parte o trattazione legata a questo tema. Tuttavia il tema energetico e tecnologico è presente, in particolar modo in riferimento al sistema insediativo (edilizio ed infrastrutturale). Il PTCP accenna a questo tema affermando che: “La realizzazione di aree ecologicamente attrezzate di carattere sovracomunale è altresì finalizzata a promuovere l’attivazione di industrie innovative, ad elevato contenuto tecnologico, all’accorpamento di imprese di produzione di beni e servizi che massimizzano il rendimento economico e minimizzano gli impatti ambientali attraverso la comune dotazione di infrastrutture e servizi, il ricorso a sistemi di recupero e riciclo delle materie prime e degli scarti di produzione, i sistemi di massimizzazione dell’efficienza energetica, l’uso di fonti rinnovabili ed il recupero del calore prodotto, i sistemi integrati di gestione delle acque.”.

Il tema dell’energia è inoltre trattato in relazione al paesaggio e alla rete ecologica, alla necessità di mantenere i flussi di materia, di organismi e di energia (acqua, elementi, specie), e le risorse del territorio (terre, boschi, fiumi,ecc.), che vengono viste solo in quanto capaci di sostenere attività di immediato interesse economico.

Tali temi sono considerati nella revisione per quanto riguarda le interazioni con i temi del paesaggio, relativamente alle fonti rinnovabili di energia e innovazione tecnologica.

Al momento si è integrato il documento tecnico n.1: le linee guida per la promozione dello sviluppo sostenibile negli strumenti di governo del territorio e nei regolamenti edilizie, con un allegato relativo alle buone pratiche, oltre a definire, all’interno delle tavole 9c, gli aspetti relativi allo sprawl urbano (dispersione degli insediamenti), che sono strettamente legati al dispendio generale delle risorse e, in particolare dell’energia.

3.4 Previsioni di Piano e interazioni con paesaggio, rete verde e rete ecologica

L’immagine che segue è tratta dal vigente PTCP, si tratta della carta che disegna il Quadro strategico territoriale. La carta visualizza e sistematizza geograficamente le progettualità catalogate all’interno del corrispettivo elaborato documentale (QUADRO STRATEGICO – Progettualità: “Progetti di Territorio” e “Banca Progetti”).

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Figura 3–3 Quadro strategico territoriale dal PTCP vigente

Il quadro strategico è disegnato sulla base di quanto è emerso dalle descrizioni dei sistemi, contenute nella relazione illustrativa del PTCP, e dall’insieme delle progettualità attive e attuabili sul territorio, anch’esse elencate nel quadro strategico del PTCP.

Si sottolinea che all’interno dell’insieme delle progettualità, ne sono presenti alcune che possono generare potenziali degradi, ovvero riqualificare il paesaggio, oppure, nei confronti della rete ecologica, generare conflitti o sinergie con gli elementi della rete, minacciandone così la capacità connettiva.

Tipicamente le progettualità più problematiche sono quelle che riguardano:

- la realizzazione di nuove infrastrutture o il loro potenziamento,

- la localizzazione di aree insediative produttive, commerciali,

- le espansioni residenziali.

Tali tipologie si reputano particolarmente problematiche, non tanto per l’intervento in sé, quanto per le dinamiche insediative che, quasi sempre, innescano. Queste possono essere enormemente più degradanti degli interventi in sé. Quindi il governo delle dinamiche diventa un punto di interesse strategico proprio del PTCP.

Ovviamente, potenziali degradi e conflitti sono determinati, oltre che in funzione dei contenuti progettuali, anche in funzione del contesto di inserimento.

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La versione finale del Repertorio, affronterà principalmente i tre temi sopra elencati.

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4 DESCRIZIONE DEL LAVORO SVOLTO

Per quanto riguarda l’integrazione della componente Paesaggio nel PTCP vigente, rispetto alle indicazioni del PPR e della metodologia descritta, si è operato principalmente su due filoni:

- approfondimento gli aspetti del degrado esistente e potenziale, in modo tale da fornire un quadro più completo possibile dello stato, ma anche delle misure di riqualificazione. Tali approfondimenti andranno ad integrare quelli sulle UdP,

- approfondimento degli aspetti legati alle UdP, nel senso dell’integrazione tra componenti ambientali, culturali e programmatiche (anche utilizzando l’opportunità di lavorare contemporaneamente sulla rete ecologica), quindi scendendo di scala per alcuni aspetti rispetto alla scala degli elaborati finora prodotti.

Inoltre si sono messi a punto il progetto della Rete Ecologica e della Rete Verde di ricomposizione paesaggistica.

Il materiale conoscitivo raccolto in queste due fasi, verrà ulteriormente elaborato in modo tale da elencare, per ogni UdP, i servizi attualmente erogati con una stima della loro qualità desunta da alcuni indicatori selezionati, significativi della qualità e della vulnerabilità del paesaggio. Tali indicatori, oltre a restituire in prima approssimazione la qualità/vulnerabilità del paesaggio, potranno costituire altrettanti obiettivi da raggiungere con la Rete Verde e le ulteriori strumentazioni urbanistiche o progetti che verranno. Gli indicatori individuati sono Sprawl (dispersione degli insediamenti), Habitat standard pro-capite e Biopotenzialità territoriale (si riporta in appendice una descrizione degli stessi).

Inoltre, gli studi sul degrado, incrociati con le vulnerabilità riscontrate, hanno fornito una serie di tipologie di casistiche che determinano criticità nel paesaggio lecchese, per le quali si produrranno schemi tipologici di riqualificazione che andranno a incrementare l’attuale repertorio.

Le attività sono impostate in modo tale da rispondere alle seguenti finalità principali:

1. introdurre gli elementi richiesti dal PPR, sia in termini di integrazione conoscitiva, sia in termini di approfondimento degli aspetti legati ai fenomeni di degrado e gli indirizzi e misure per il loro contenimento,

2. enfatizzare la trasversalità del paesaggio rispetto ai diversi sistemi sui cui è costruito il PTCP, al fine di evidenziare le possibili sinergie tra tematismi diversi e politiche provenienti da altri settori, che incidono sul paesaggio

3. integrare rete ecologica, rete verde e paesaggio. Tale proposito è già stato affrontato nell’attuale PTCP per quanto riguarda rete ecologica e paesaggio: la presente revisione si propone di continuarne il percorso relativamente alle “novità” che verranno apportate intensificando ulteriormente le interazioni esistenti, al fine della snellezza, efficacia ed efficienza del documento finale.

Di seguito vengono descritte sinteticamente le attività svolte, suddivise tra integrazioni al vigente PTCP e nuove attività. La terza colonna contiene l’indicazione degli elaborati riferibili alle attività. La quarta colonna della tabella contiene il rif. Al capitolo della presente relazione in cui sono descritte le attività elencate.

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REVISIONE PTCP LECCO 2012

Tabella 4—1 Quadro sinottico di raccordo tra elaborati vigente, attività prevista, soluzione adottata, elaborati e indice/contenuti del presente documento.

PTCP VIGENTE (2004) ADEGUAMENTO (2008) REVISIONE 2012

§ DELLA PRESE

NTE RELAZI

ONE

TEMATICA

Relazione illustrativa

Integrata da

Monografia A - Gli obiettivi del PTCP e la sua dimensione strategica

Monografia B - Rassegna delle esperienze di cooperazione intercomunale

Monografia C - Rassegna della pianificazione territoriale

Monografia D - Le politiche insediative

Monografia E - Ambiti e aree agricole

Monografia F - Rete Ecologica

SOSTITUITA Rete Ecologica (2012)

NUOVO ELABORATO

Rete Verde di ricomposizione paesaggistica (2012)

Norme di attuazione Sostituite

da Norme di attuazione - 2008 INTEGRATE

Per la parte riguardante: Paesaggio, Rete ecologica, Rete verde Tematiche energetiche

Scenario 0 Mosaicatura degli strumenti urbanistici comunali

Sostituito da

Scenario 0 - MISURC (Mosaico informatizzato degli strumenti urbanistici comunali - aggiornamento 2006) - 2008

Scenario 1 - Il sistema delle attività produttive

Sostituito da

Scenario 1 - Il sistema delle aree produttive - 2008

Scenario 2A -Il Sistema della mobilità

Scenario 2B - Il Sistema del

BOZZA LUGLIO 2012 RELAZIONE Pag.

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REVISIONE PTCP LECCO 2012

PTCP VIGENTE (2004) ADEGUAMENTO (2008) REVISIONE 2012

§ DELLA PRESE

NTE RELAZI

ONE

TEMATICA

trasporto pubblico Scenario 2C - Variazione dei volumi di traffico

Scenario 2D - Schema infrastrutturale interprovinciale

Sostituito da

Scenario 2D - Schema infrastrutturale interprovinciale – 2008

Scenario 3 - Il Sistema dei servizi

Scenario 4 - Il Sistema della fruizione turistico-ricreativa

Scenario 5 - Il Sistema agroforestale

Scenario 6 - Il Sistema ambientale

Scenario 7 - Le tutele paesistiche

Sostituito da

Scenario 7 - Le tutele paesistiche - 2008

Scenario 8A - Carta inventario dei dissesti (n. 3 tavole)

Sostituito da

Scenario 8A - Carta inventario dei dissesti (n. 3 tavole) - 2008

Scenario 8B - Competenze per monitoraggi di valutazione della pericolosità (n. 3 tavole)

Scenario 9 - Le unità di paesaggio

Sostit uito da

Scenario 9A - Le unità di paesaggio - 2008

SOSTITUITO Scenario 9A - Le unità di paesaggio (2012)

3.3 Aspetti strutturali del paesaggio, integrando quanto già prodotto nel PTCP vigente

Nuovo elaborato

Scenario 9B - Il paesaggio del Lario orientale - 2008

SOSTITUITO

Scenario 9B.1- Il paesaggio del Lario orientale – (2012) Scenario 9B.2- Il paesaggio dei laghi morenici – (2012)

Nuovo Scenario 9C - Il rischio di SOSTITUITO Scenario 9C - Il rischio di degrado 4.3.4 Aspetti connessi ai processi di

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REVISIONE PTCP LECCO 2012

PTCP VIGENTE (2004) ADEGUAMENTO (2008) REVISIONE 2012

§ DELLA PRESE

NTE RELAZI

ONE

TEMATICA

elaborato degrado paesaggistico - 2008 paesaggistico (2012), Analisi dei fenomeni di contesto Scenario 9C - Il rischio di degrado paesaggistico (2012), Individuazione dei fenomeni puntuali

degrado del paesaggio ed individuazione azioni possibili per invertire tali processi

Nuovo

elaborato Scenario 10 - I corridoi tecnologici - 2008

Quadro Strutturale - Assetto insediativo (n. 3 tavole)

Sostituite da

Quadro Strutturale - Assetto insediativo (tavola 1A) - 2008

SOSTITUITE

Quadro Strutturale - Assetto insediativo (tavola 1A) - 2012

Aspetti connessi allo stato attuale e alle previsioni di sviluppo del sistema insediativo (Aree urbane e infrastrutture), nonché gli aspetti connessi alle progettualità locali

Quadro Strutturale - Assetto insediativo (tavola 1B) - 2008

Quadro Strutturale - Assetto insediativo (tavola 1B) - 2012

Quadro Strutturale - Assetto insediativo (tavola 1C) - 2008

Quadro Strutturale - Assetto insediativo (tavola 1C) - 2012

Quadro Strutturale - Valori paesistici e ambientali (n. 3 tavole)

Sostituite da

Quadro Strutturale - Valori paesistici e ambientali (tavola 2A) – 2008

SOSTITUITE

Quadro Strutturale - Valori paesistici e ambientali (tavola 2A) – 2012

Aspetti connessi al paesaggio, agli elementi caratterizzanti e alle tutele. Si tratta della tavola prescritta dalla DGR 6421/2007, la quale contiene i criteri per la trattazione del paesaggio nei Piani Territoriali di Coordinamento Provinciale

Quadro Strutturale - Valori paesistici e ambientali (tavola 2B) – 2008

Quadro Strutturale - Valori paesistici e ambientali (tavola 2B) – 2012

Quadro Strutturale - Valori paesistici e ambientali (tavola 2C) – 2008

Quadro Strutturale - Valori paesistici e ambientali (tavola 2C) – 2012

Nuovo

elaborato

Quadro Strutturale - Sistema rurale-paesistico-ambientale (tavola 3A) – 2008

SOSTITUITE

Quadro Strutturale - Sistema rurale-paesistico-ambientale (tavola 3A) – 2012

Aspetti connessi al sistema delle aree agricole e silvo pastorale. Si tratta della tavola che riporta gli ambiti agricoli strategici come descritti dal PTR e dalla DGR 8059/2008

Quadro Strutturale - Sistema rurale-paesistico-ambientale (tavola 3B) – 2008

Quadro Strutturale - Sistema rurale-paesistico-ambientale (tavola 3B) – 2012

Quadro Strutturale - Sistema Quadro Strutturale - Sistema

BOZZA LUGLIO 2012 RELAZIONE Pag.

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REVISIONE PTCP LECCO 2012

PTCP VIGENTE (2004) ADEGUAMENTO (2008) REVISIONE 2012

§ DELLA PRESE

NTE RELAZI

ONE

TEMATICA

rurale-paesistico-ambientale (tavola 3C) – 2008

rurale-paesistico-ambientale (tavola 3C) – 2012

Quadro strategico Sostituito

da Quadro Strategico Territoriale - 2008

Nuovo

elaborato Quadro Strategico - Rete ecologica - 2008

SOSTITUITO

Rete ecologica provinciale (2012) - Carta di base Rete ecologica provinciale (2012) - Progetto

4.3.5 Nuova definizione della rete ecologica

NUOVO

ELABORATO

Progetto di Rete verde di ricomposizione paesaggistica (2012)

4.3.6

Definizione della rete verde di ricomposizione paesaggistica. Si tratta dell’elaborato che contiene la strategia paesaggistica provinciale

Schede progetto Sostituite

da Quadro Strategico - Progettualità

Nuovo

elaborato

Quadro di riferimento paesaggistico provinciale e indirizzi di tutela

INTEGRATO/ SOSTITUITO

Quaderno delle Unità di Paesaggio (2012)

Redazione dell’elaborato di sintesi finale della strategia paesaggistica provinciale

Nuovo

elaborato VAS: Rapporto ambientale

Nuovo

elaborato VAS: Sintesi non tecnica

Valutazione di incidenza Integrata da

Valutazione di incidenza - aggiornamento 2008

Formulari Siti Natura 2000

Nuovo

elaborato

DOCUMENTO TECNICO 1 - Linee guida per la promozione dello sviluppo sostenibile negli strumenti di governo del territorio e nei regolamenti edilizi – Schede

INTEGRATO

DOCUMENTO TECNICO 1 - Linee guida per la promozione dello sviluppo sostenibile negli strumenti di governo del territorio e nei regolamenti edilizi (2012)

Errore. L'origine riferimento non è stata

Integrazione delle informazioni cartografiche con gli aspetti legati alle energie rinnovabili producibili negli ambiti di paesaggio provinciali, a seconda delle risorse esistenti, e nell’innovazione

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REVISIONE PTCP LECCO 2012

PTCP VIGENTE (2004) ADEGUAMENTO (2008) REVISIONE 2012

§ DELLA PRESE

NTE RELAZI

ONE

TEMATICA

trovata. tecnologica

Nuovo

elaborato

DOCUMENTO TECNICO 2 - Repertorio degli interventi di mitigazione, compensazione e miglioramento ambientale

SOSTITUITO Repertorio degli interventi di inserimento paesistico ambientale

4.4.3

Integrazione delle informazioni cartografiche con gli aspetti legati alle energie rinnovabili producibili negli ambiti di paesaggio provinciali, a seconda delle risorse esistenti, e nell’innovazione tecnologica Integrazione al repertorio delle mitigazioni, ampliandone l’interesse ad altre tipologie di intervento

Nuovo

elaborato DOCUMENTO TECNICO 3 - Dossier comunali (Prototipi)

Queste attività sono accompagnate dagli aggiornamenti e modifica degli elaborati documentali e cartografici del vigente PTCP di cui al Cap. 4.1

Di seguito, vengono descritte nel dettaglio le attività svolte

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REVISIONE PTCP LECCO 2012

4.1 Aggiornamento dei Quadri strutturali (QS1, QS2, QS3)

L’aggiornamento ha riguardato la modifica degli elaborati cartografici costituenti i Quadri strutturali del vigente PTCP, in base a:

- I nuovi studi e le analisi svolte a scala provinciale,

- Lo studio di revisione della componente socio economica e attività produttive del PTCP vigente,

- La disponibilità delle nuove basi cartografiche (Nuova CTR scala 1:10.000),

- Il nuovo sistema di riferimento cartografico assunto dalla Regione Lombardia (UTM-WGS84),

- I nuovi PGT approvati.

Il lavoro, descritto puntualmente di seguito, ha riguardato:

- QUADRO STRUTTURALE 1 - ASSETTO INSEDIATIVO (QS1),

- QUADRO STRUTTURALE 2 - VALORI PAESISTICI E AMBIENTALI (QS2)

- QUADRO STRUTTURALE 3 - SISTEMA RURALE PAESISTICO (QS3)

Tavole dei QS1 e QS2

In virtù del ruolo ricognitivo degli elementi strutturanti il sistema insediativo e paesaggistico della provincia, per le Tavole QS1 e QS2, l’aggiornamento si è svolto attraverso le seguenti fasi:

1. raccolta dei materiali cartografici (shapefiles, cartografie raster - CTR e ortofoto -, layout) costituenti i contenuti delle tavole dei QS1 e QS2;

2. verifica e integrazione delle informazioni contenute nel QS2 con i contenuti individuati da Regione Lombardia nella DGR 27 dicembre 2007 - n. 8/6421 Criteri ed indirizzi relativi ai contenuti paesaggistici dei Piani Territoriali di Coordinamento Provinciali (Legenda unificata delle tavole paesaggistiche)

3. trasformazione del sistema di riferimento degli shapefiles da coordinate Gauss Boaga (Roma 40) fuso ovest, a coordinate UTM (WGS84) fuso 32. Per la trasformazione delle coordinate cartografiche è stato privilegiato l’utilizzo del servizio di trasformazione automatico messo a disposizione da Regione Lombardia all’interno del Geoportale Regionale (http://www.cartografia.regione.lombardia.it/geoportale/ptk). Nei pochi casi in cui la trasformazione delle coordinate non è stata possibile utilizzando il servizio regionale è stato utilizzato il programma VertoGIS ;

4. inserimento delle informazioni cartografiche (shapefiles) trasformate nei Layout predisposti;

5. redazione di una tabella riepilogativa, per ogni QS degli strati utilizzati, delle voci di legenda e delle informazioni correlate necessarie a disegnare la tavola.

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REVISIONE PTCP LECCO 2012

Tavole del QS3

Tale tavola ha significato e valore differente dalle precedenti, in quanto non riguarda solo la ricognizione del sistema rurale, ma inserisce anche elementi di strategia territoriale e indirizzo delle trasformazioni.

Infatti la Lr. 12/2005 all’art. 15, comma 4, afferma che: “Il PTCP, acquisite le proposte dei comuni, definisce, in conformità ai criteri deliberati dalla Giunta regionale, gli ambiti destinati all’attività agricola di interesse strategico, analizzando le caratteristiche, le risorse naturali e le funzioni e dettando i criteri e le modalità per individuare a scala comunale le aree agricole, nonché specifiche norme di valorizzazione, di uso e di tutela, in rapporto con

strumenti di pianificazione e programmazione regionali, ove esistenti.”; e al comma 5: “Tale individuazione ha efficacia prevalente ai sensi dell'articolo 18, nei limiti della facoltà dei comuni di apportarvi, in sede di redazione del piano delle regole, rettifiche, precisazioni e miglioramenti derivanti da oggettive risultanze riferite alla scala comunale. In tal caso per l’approvazione di detto piano si applicano anche i commi 5 e 7 dell’articolo 13.”.

All’art. 18, comma 2, afferma inoltre che: “Hanno efficacia prescrittiva e prevalente sugli atti del PGT le seguenti previsioni del PTCP: […]c) la individuazione degli ambiti di cui all’articolo 15, comma 4, fino alla approvazione del PGT; […]”.

I PTCP possono, per tali ambiti, fornire indicazioni e orientamenti alla pianificazione comunale, in particolare relativamente a quegli ambiti, anche di carattere residuale, di rilevanza per i caratteri ambientali, paesistici o rurali e ritenuti significativi e meritevoli di salvaguardia o riqualificazione, anche se maggiore definizione e’ lasciata ai Piani delle Regole dei PGT.

Si tratta quindi di una cartografia che include contenuti di maggior effetto sulle scelte pianificatorie successive all’approvazione del PTCP. Tale motivazione ha fatto propendere per una diversa modalità di aggiornamento della tavola.

Non si è proceduto quindi alla semplice trasformazione del sistema di riferimento, ma ad utilizzare una base cartografica nuova, che sta entrando ora nella prassi pianificatoria degli enti locali: il Database Topografico (DBT).

Sono stati selezionati alcuni strati e utilizzati come “contenitori di informazioni” delle informazioni contenute nel QS3 attualmente vigente.

Segue la descrizione dei passaggi svolti per aggiornare tale tavola3:

1. raccolta dei materiali cartografici (shapefiles, cartografie raster - CTR e ortofoto -, layout) costituenti i contenuti della tavola QS3;

2. trasformazione del sistema di riferimento degli shapefiles da coordinate Gauss Boaga (Roma 40) fuso ovest, a coordinate UTM (WGS84) fuso 32. Per la trasformazione delle coordinate cartografiche è stato privilegiato l’utilizzo del servizio di trasformazione automatico messo a disposizione da Regione Lombardia all’interno del Geoportale Regionale; solo per lo shapefile viabilità.shp è stato utilizzato il programma VertoGIS;

3. estrazione dal DBT degli strati cartografici (shapefiles) della classe 06 Vegetazione;

4. estrazione dal QS3 degli strati cartografici (shapefiles) riguardanti gli ambiti agricoli;

5. incrocio tra gli strati cartografici (shapefile) estratti dal DBT e quelli estratti dal QS3 vigente. Le informazioni date dai tematismi del QS3 vigente sono state integrate nei

3 Nel testo seguente i termini strati, shapefile e tematismi sono da intendersi come sinonimi

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REVISIONE PTCP LECCO 2012

quattro shapefile estratti dal DBT. Per integrare tali informazioni si è proceduto a realizzare nella tabella “attributi degli shapefiles estratti dal DBT”, una colonna denominata TIPO_AMB che è stata compilata con un codice corrispondente ad ogni strato intersecato dal QS3 vigente.

Nella tabella seguente si riportano le corrispondenze tra nomi degli strati del QS3 e il codice utilizzato nella colonna TIPO_AMB:

Nomi degli shapefile del QS3 intersecati con gli str ati del DBT

Intestazio ne della colonna corrispondente al tematismo intersecato

AMBITI_AGRICOLI (colonna valore=produttivo) AA_produttivo AMBITI_AGRICOLI (colonna valore=ambientale) AA_ambientale

AMBITI_AGRICOLI (colonna interesse=rete ecologica) RE Ambiti_agricoli_access_sost AS Ambiti_paesaggistici_C (colonna TIPO_AMB=C1) C1 Ambiti_paesaggistici_C (colonna TIPO_AMB=C2) C2 Ambiti_paesaggistici_rete_verde RV

6. Si è quindi provveduto alla costruzione di tre nuovi strati cartografici (shapefiles) riepilogativi contenenti le nuove informazioni, descritti nella tabella seguente.

Nuovi Shapefiles Voci di legenda corrispondenti ai nuovi shapefile s AmbitiAccessSost.shp A - Ambiti destinati all'attività agricola di interesse strategico in ambito

di accessibilità sostenibile AmbitiAgriStrategici.shp A - Ambiti destinati all'attività agricola di particolare interesse

strategico per la continuità della rete ecologica A - Ambiti destinati all'attività agricola di interesse strategico a prevalente valenza ambientale A - Ambiti destinati all'attività agricola di interesse strategico

AmbitiValenzaPaesagg.shp C1 - Ambiti paesaggistici di interesse sovra-provinciale C2 - Ambiti paesaggistici di interesse provinciale Ambiti paesaggistici di interesse per la continuità della rete verde

7. Infine si è proceduto all’inserimento degli strati cartografici georiferiti (shapefiles) e dei nuovi strati cartografici costruiti nei Layout predisposti e visualizzazione delle informazioni

8. La redazione di una tabella riepilogativa degli strati utilizzati, delle voci di legenda e delle informazioni correlate che costituiscono la tavola, ha concluso tale attività.

4.2 Completamento dell’analisi paesaggistica (Scenario tematico 9a)

Il lavoro di revisione delle Unità di paesaggio è partito dall’analisi di quanto desumile dal PTCP2008 e dal PPR. Il PPR infatti definisce anch’esso Unità di paesaggio. Ad una verifica effettuata, risulta che il PTCP2008 ha assunto le UdP del PPR, adeguandole per via del passaggio di scala. Pertanto si ritiene di poter confermare tali perimetrazioni anche per le integrazione proposte, con qualche eventuale accorpamento o disegno di nuove sub-unità come dichiarato nella premessa metodologica (Cfr. § 3.2).

Di seguito si riporta il procedimento seguito per la revisione delle UdP

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REVISIONE PTCP LECCO 2012

1. raccolta dei materiali cartografici (shapefiles, cartografie raster - CTR e ortofoto -, layout) costituenti i contenuti della tavola Scenario 9A vigente,

2. trasformazione del sistema di riferimento degli shapefiles da coordinate Gauss Boaga (Roma 40) fuso ovest a coordinate UTM (WGS84) fuso 32, utilizzando il servizio di trasformazione automatico messo a disposizione da Regione Lombardia all’interno del Geoportale Regionale,

3. ridisegno dei perimetri di alcune UdP e accorpamento in Unità Morfolitologiche sulla base di:

• bacini idrografici, definiti da crinali e spartiacque, che costituiscono i confini naturali. I bacini sono stati costruiti seguendo l’andamento del reticolo idrografico principale e dei segni morfologici (crinali e spartiacque), dagli andamenti delle valli e delle vallecole laterali, e dei crinali che le delimitano,

• litologia prevalente derivata dalla carta geologica regionale. I bacini idrografici delimitati sono stati verificati con la litologia in base alle concentrazioni litologiche affini alla luce del fatto che essi determinano poi le dinamiche paesistiche del soprassuolo (copertura vegetale, movimenti di rocce, ecc…);

Le Unità Morfolitologiche risultanti sono sei:

UdP del PTCP 200 8 costituenti l’Unità Morfolitologica A. Unità Morfolitologica del Bacino dell’ADDA (Litologia EFFUSIVA)

• UdP A1 • UdP A3 • la parte nord della UdP A2 • parte della UdP lacustre “Da Dervio a Colico - con l'Olgiasca, i

Montecchi e la Piana di Colico” B. Unità Morfolitologica del Bacino dell’ADDA (Litologia CALCAREA-1)

• UdP A4 • UdP B2 • UdP B6 • UdP lacustre “Varenna Bellano” • UdP lacustre “Abbadia Laria, Mandello del Lario e Lierna” • riperimetrazione della UdP B5 • la parte sud della UdP A2 risultante dal frazionamento precedente • accorpamento delle UdP B3 e B4 • accorpamento delle UdP A5, A6 e C1

C. Unità Morfolitologica del Bacino dell’ADDA (Litologia CALCAREA-2)

• accorpamento delle UdP Lacustri in sponda destra del Lario

D. Unità Morfolitologica del Bacino del LAMBRO (Litologia SEDIMENTARIA)

• UdP E2 • UdP F1 • accorpamento delle UdP C3 e C6 • accorpamento delle UdP E1, E4, F5 e F6 • la parte ovest della UdP “Conurbazione perilacuale di Lecco –

Valmadrera di sponda fluviale di Olginate Calolziocorte e aperta sulla collina e i laghi morenici di Civate” (Valmadrera e Civate)

• la parte ovest della UdP del “L’alta pianura asciutta da Casatenovo a Merate” (Casatenovo)

E. Unità Morfolitologica del Bacino del ADDA (Litologia SEDIMENTARIA)

• UdP F2 • UdP F1 • accorpamento delle UdP E3 e F4 • la parte est della UdP del “L’alta pianura asciutta da Casatenovo a

Merate” (Merate) • la parte ovest della UdP “Conurbazione perilacuale di Lecco –

Valmadrera di sponda fluviale di Olginate Calolziocorte e aperta sulla collina e i laghi morenici di Civate” (sponda fluviale di Olginate)

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REVISIONE PTCP LECCO 2012

F. Unità Morfolitologica del Bacino dell’ADDA (Litologia CALCAREA-3) :

• UdP C2 • UdP C4 • la parte est della UdP “Conurbazione perilacuale di Lecco –

Valmadrera di sponda fluviale di Olginate Calolziocorte e aperta sulla collina e i laghi morenici di Civate” (Lecco e Calolziocorte)

• accorpamento delle UdP C5 e F7

4. costruzione dello strato cartografico (shapefiles) dei perimetri delle Unità Morfolitologiche e della tabella attributi correlata:

n° colonna (field)

field 1 field 2 field 3 field 4 field 5 field 8

Nome Field FID Shape* Unit_LITO S_bacino GEOMORFO Cod_Unit Type field (tipo di dato)

Object ID Geometry text text text text

Lenght filed (numero caratteri)

254 50 50 50

Descrizione Contiene la lettera identificativa dell’Unità Morfol

Contiene l’informazione sul bacino idrografico di appartenenza

Contiene l’informazione sulla litologia prevalente

Contiene il codice identificativo univoco dell’Unità Morfol

5. ridisegno dello strato cartografico (shapefiles) dei perimetri delle Unità di Paesaggio (UdP) e della tabella attributi correlata:

6. redazione di una tabella riepilogativa degli strati utilizzati, delle voci di legenda e delle informazioni correlate necessarie a disegnare la tavola.

Per ogni Unità di Paesaggio si sta infine producendo una sorta di “Carta d’identità”. La Carta d’identità è un fascicolo che contiene schede grafiche, tabelle e/o testi descrittivi delle dinamiche paesistiche e indirizzi per il governo del territorio. Questi fascicoli compongono il Quaderno delle UdP.

n° colonna (field)

field 1 field 2 field 3 field 4 field 5 field 6 field 7 field 8

Nome Field

FID Shape* PAESAGGIO FASCIA_PPR UdPAES_PPR UdP_Cod

Nome_UdP Unit_LITO

Type field (tipo di dato)

Object ID

Geometry

text text text text text text

Lenght filed (numero caratteri)

50 50 254 10 254 254

Descrizione

Contiene l’informazione sulla tipologia di paesaggio

Contiene l’informazione sull’ambito/fascia di paesaggio individuata dal PPR

Contiene il nome dell’Unità tipologica di paesaggio individuata dal PPR

Contiene il codice identificativo univoco dell’UdP

Contiene il nome dell’UdP

Contiene la lettera identificativa dell’Unità Morfol

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REVISIONE PTCP LECCO 2012

tavola Scenario 9A - Le Unità di Paesaggio.

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REVISIONE PTCP LECCO 2012

4.3 Completamento dell’analisi paesaggistica (Scenario tematico 9b e Scenario tematico 9C)

Il completamento dell’analisi paesaggistica ha avuto come obiettivi primari l’adeguamento delle tavole Scenario tematico 9B e Scenario tematico 9C. Quest’ultimo, in realtà, è stato interessato da un rifacimento completo, in base ai criteri espressi dal PPR e alle esigenze di integrazione e supporto agli elaborati della rete verde e della rete ecologica. (Cfr. § 4.3.4),

L’aggiornamento della Tavola 9B, ha avuto come obiettivo il completamento dell’analisi paesaggistica su cui si basa la tavola “Scenario 9B - Il paesaggio del Lario orientale”, estendendola territorialmente anche ai laghi di Garlate-Olginate, al lago di Annone e al lago di Pusiano, ed integrando gli elaborati documentali del vigente PTCP ad essa collegati, aggiornando la tavola di Riferimento e le eventuali tavole ad essa correlate.

L’aggiornamento della Tavola 9C ha avuto come obiettivo il completamento del quadro dei processi di degrado e degli ambiti a rischio della provincia, con individuazione dei contesti paesaggistici degradati, da riqualificare, integrando gli elaborati documentali del vigente PTCP ed aggiornando la tavola di riferimento “Scenario 9C – Il rischio di degrado paesaggistico” e le tavole ad essa correlate.

L’aggiornamento è stato preceduto dall’esame approfondito preliminare del materiale del PTCP, dalla raccolta e verifica dei dati disponibili e ha riguardato:

- la revisione della TAVOLA SCENARIO 9B – IL PAESAGGIO DEL LARIO ORIENTALE,

- la redazione ex-novo della TAVOLA SCENARIO 9B – IL PAESAGGIO DEI LARIO ORIENTALE E DEI LAGHI MORENICI

- la revisione della TAVOLA SCENARIO 9C – IL RISCHIO DI DEGRADO PAESAGGISTICO

il lavoro è stato svolto in riferimento ai principi e alla metodologia enunciata, per il quale valgono alcune considerazioni preliminari. (cfr. §2.3)

4.3.1 Premessa: i paesaggi lacuali nel PPR

IL PPR dedica ampio spazio ai sistemi paesaggistici di rilevanza regionale (laghi, fiumi, navigli e canali etc.) cercando di incidere sia in termini di sensibilizzazione e responsabilizzazione dei diversi enti sia tramite l’individuazione di indirizzi e di disposizioni immediatamente prevalenti.

In particolare il PPR richiama al fatto che la “tutela e valorizzazione dei laghi lombardi è una norma complessa e articolata, che vuole porre l’attenzione di enti e operatori sulla grande rilevanza paesaggistica dei numerosi e diversi specchi e contesti lacuali”.

Di particolare interesse per il paesaggio lecchese è stata l’introduzione, nel PPR; a livello cartografico e normativo del tema della tutela e valorizzazione dei laghi lombardi. (cfr. Figura 4–1).

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REVISIONE PTCP LECCO 2012

Figura 4–1 Tavola D.1b – QUADRO DI RIFERIMENTO DELLE TUTELE DEI LAGHI INSUBRICI: Lago di Como e di Lecco (LARIO) – fonte PPR

I grandi laghi insubrici rappresentano una connotazione lombarda di valore paesaggistico riconosciuto ben oltre i confini regionali. Per essi vengono individuati:

• ambiti di salvaguardia dello scenario lacuale con specifici indirizzi per la pianificazione e i progetti di trasformazione locale, al fine di pervenire ad una politica paesaggistica maggiormente integrata e organica in riferimento al’ambito di percezione e connotazione del bacino lacuale, considerandone le specificità dei sistemi naturalistici e storico-culturali e le relazioni che li correlano;

• indirizzi di maggior dettaglio per la pianificazione locale in riferimento alle sponde lacuali, intese come territori compresi nella fascia a lago di 300 metri oggetto di specifica tutela ope legis. Questi territori, in virtù dell’elevata sensibilità del paesaggio, ma anche delle forti pressioni che vi insistono, richiedono particolari cautele in fase di

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REVISIONE PTCP LECCO 2012

definizione delle politiche di sviluppo locale. Per questi ambiti sono previsti indirizzi specifici per i PGT;

• per ciascun lago vengono inoltre evidenziate alcune specifiche peculiarità paesaggistiche da salvaguardare e valorizzare al fine di tutelarne l’identità morfologica, naturalistica e culturale.

4.3.2 I contenuti del PTCP vigente

Il PTCP vigente ha preceduto queste richieste, rispondendo alla logica della “maggiore definizione” delle indicazioni del PTR/PPR, attraverso la lettura e l’analisi del paesaggio lariano proposta nella tavola SCENARIO 9B – IL PAESAGGIO DEL LARIO ORIENTALE.

Tale analisi ha interessato un’area più vasta della fascia litoranea individuata dal PPR, ma più ristretta dell’ambito di salvaguardia paesaggistica del lago e dello scenario lacuale. La lettura ha riguardato l’“ambito di primo affaccio”, cioè quello che più direttamente si affaccia sul lago e del quale costituisce quindi lo sfondo più immediatamente percepito, ed è stata condotta attraverso l’esame degli Ambiti elementari di paesaggio e del Fronte lago.

Non ha, peraltro, interessato le fasce relative ai paesaggi dei laghi morenici, oggetto prevalente del presente aggiornamento.

Ambiti elementari di paesaggio

Questi sono tracciati tenendo conto di aspetti quali, la morfologia, gli usi del suolo, l’accessibilità e le presenze storiche. Gli ambiti si estendono per una profondità media di circa 1,5~2 km e sono suddivisi in tre fasce classificate seguendo la progressione dell’urbanizzazione:

La fascia A comprende le parti del territorio perilacuale che sono meno idonee all’insediamento, perlopiù in ragione dell’acclività elevata e della difficile accessibilità. In questa parte del lago, si tratta di aree molto estese, che per ampi tratti giungono direttamente fino a lambire l’acqua.

La fascia B, intermedia o di transizione tra le aree precedenti e le parti del territorio più densamente urbanizzate, comprende diverse tipologie di aree, caratterizzate da diverse condizioni morfologiche (versante, piana), di paesaggio agrario (terrazzato e non) e di densità insediativa (urbanizzato a nuclei, diffuso e sparso).

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La fascia C, che occupa prevalentemente le piane costiere e i più ampi conoidi, sono stati individuati tre tipi di ambiti elementari: i tessuti urbani generici, i centri storici e le zone prevalentemente occupate da ville con giardini e parchi di impianto storico.

La suddivisione in fasce è stata confermata anche nella presente revisione, ed è stata completata per la parte di territorio interessata dai laghi morenici (Garlate-Oginat, Annone e Pusiano).

Fronte lago

E’ inteso come la linea di margine tra terra e acqua, si tratta di una linea concettualmente priva di spessore. La classificazione del fronte lago è articolata in otto voci:

1. centro storico

2. giardino o parco storico

3. fronte urbanizzato generico

4. edificazione qualificata dal verde

5. colture agrarie

6. caratteri di naturalità

7. elemento detrattore a sviluppo lineare

8. fronte degradato.

Le voci di tale zonizzazione sono stata riviste, nella presente revisione del Piano, adeguandole ai contenuti elencati nella Dgr. 27 dicembre 2007, n. 8/6421, ovvero alle legende unificate definite da Regione Lombardia per i PTCP. Le modalità di revisione delle voci sono descritte alla tabella Tabella 4—2. La zonizzazione è stata in seguito è stata completata per la parte di territorio interessata dai laghi morenici (Garlate-Oginat, Annone e Pusiano).

4.3.3 Aggiornamento della tavola Scenario 9B

Un primo aspetto relativo all’aggiornamento, ha riguardato la rivisitazione della legenda, anche in riferimento ai termini utilizzati dalla legenda unificata proposta da Regione Lombardia4. Non si sono modificati i contenuti informativi già presenti nella tavola 9b del PTCP vigente, ma si sono organizzati in modo differente, anche per renderli più efficaci nei confronti delle elaborazioni successive, riguardanti la tavola 9C e quella della Rete Verde.

Le finalità per cui è stata costruita la legenda unificata sono:

• agevolare la lettura e il confronto tra i diversi territori provinciali,

•••• confrontare e coordinate politiche dei Piani per permettere alla Regione di individuare le necessarie e opportune sinergie con l’azione locale, sia a livello intraregionale che interregionale, o transnazionale,

4 Rif.: DGR 27 dicembre 2007, n. 8/6421, “Criteri ed indirizzi relativi ai contenuti paesaggistici dei Piani Territoriali di Coordinamento Provinciale”. La DGR contiene, al Capitolo 3, la legenda unificata e coordinata per le tavole a contenuto paesaggistico dei PTCP

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•••• fornire una descrizione interpretativa dei sistemi di paesaggio lacuali e delle loro peculiarità, sulla quale definire valori e “regole proprie ” di ogni tipologia di paesaggio a partire dai fattori di vulnerabilità che ne possono inficiare l’identità e la permanenza come ambiti di qualità,

•••• fornire una delle basi sulla quale elaborare la tavola successiva scenario 9C “il rischio di degrado” (Cfr. § 4.3.4);

•••• fornire gli elementi di riferimento per la costruzione della Rete Verde;

•••• fornire gli elementi di eccellenza del paesaggio da inserire nelle schede delle UdP, per integrare la descrizione interpretativa dei paesaggi;

•••• monitorare l’evoluzione del sistema di paesaggi.

Attività svolte

Lo scenario 9b è stato integrato con:

• gli elementi di valore naturalistico ai vari livelli (tratti dal materiale per la redazione della rete ecologica),

• le matrici costitutive i diversi paesaggi, alcune delle quali sono già presenti nella tavola (es: urbanizzato, urbanizzato diffuso) aggiungendo i diversi tipi di paesaggi agricoli (possono essere estrapolati dai diversi tipi di ambiti agricoli già definiti dal PTCP), ecc.

In questo modo gli elementi puntuali saranno posti in relazione con il contesto, da cui trarranno valori diversi. Ad esempio un giardino o parco storico, acquisisce significati ben diversi se in ambito urbano o rurale.

Tale elaborato costituisce uno dei riferimenti per la redazione della Carta d’identità delle UdP.

La tavola 9B aggiornata, sintetizza due tipi di contenuti: ricognitivi e valutativi. Tale suddivisione è stata utilizzata per strutturare la legenda e la rappresentazione cartografica.

Contenuti ricognitivi

I contenuti ricognitivi sono stati individuati e rappresentati su tutto il territorio provinciale, e costituiscono la base dello Scenario9B. Si riferiscono ad una serie di tematismi, oggettivamente rilevabili, che nell’insieme contribuiscono a definire i caratteri e le valenze paesaggistiche del territorio provinciale. Comprendono gli aspetti morfologici e idrografici, che costituiscono le strutture primarie sulle quali si sono evoluti i paesaggi nel tempo, gli aspetti naturali, insediativi e quelli culturali (valori storici, simbolici ed estetici).

La costruzione della struttura della legenda e la selezione dei contenuti cartografici, per quanto riguarda i contenuti ricognitivi, è stata effettuata:

•••• raccogliendo le informazioni cartografiche idonee a rappresentare l’obiettivo della tavola (il paesaggio dei laghi),

•••• basandosi, in parte, su quanto indicato nel Capitolo 3 della DGR 27 dicembre 2007, n. 8/6421.

Contenuti valutativi

I contenuti valutativi si limitano agli ambiti lacustri, analogamente allo scenario 9b vigente. Rispetto alla carta vigente tale analisi è stata estesa anche ai laghi minori che

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caratterizzano l’area briantea della provincia di Lecco (laghi di Garlate-Olginate, di Annone e di Pusiano). Le valutazioni riportate nella cartografia sono state effettuate a partire dai contenuti ricognitivi e dai caratteri strutturali dei paesaggi caratterizzanti i versanti lacustri.

Nella presente revisione gli Ambiti elementari di paesaggio, che erano suddivisi in fasce definite sulla base del gradiente di urbanizzazione, sono stati sostituiti dagli Ambiti lacuali definiti in funzione dei differenti sistemi di paesaggio che costituiscono il paesaggio lecchese.

Di seguito si riporta la tabella di confronto tra la legenda della Tavola nel PTCP 2008 e nell’attuale revisione.

Tabella 4—2 Confronto tra la legenda della Tavola nel PTCP 2008 e nell’attuale revisione

Classificazione PTCP 2008 Revisione 2012 Simbologia legenda

CONTENUTI RICOGNITIVI Elementi fisiografici Corsi d’acqua Rete idrografica principale Laghi Laghi Sistema infrastrutturale Viabilità Rete stradale principale Linee ferroviarie Rete ferroviaria ELEMENTI DEL PAESAGGIO Emergenze geomorfologiche Crinali principali Crinali Cordoni morenici e dossi fluviali Depressioni morfologiche Terrazzi e orli di origine glaciale e fluviale Cascate Orridi, gole, forre Elementi della struttura insediativa rurale Cascine e nuclei rurali permanenti Rete irrigua storica Elementi della struttura insediativa storica Architettura religiosa Architettura religiosa Architettura militare Architettura militare Architettura industriale Architettura industriale Architettura civile Architettura civile Siti archeologici Roccoli Stazioni ferroviarie Porti Ponti e attraversamenti Linee di navigazione lacuale Punti panoramici Sentiero del Viandante Sentiero del Viandante

CONTENUTI VALUTATIVI – AMBITI LACUALI

Classificazione PTCP 2008 Revisione 2012 Simbologia legenda

Ambito Lacuale Fascia A) Aree non insediate Fascia A - Aree non insediate appartenenti

prevalentemente al sistema naturale

Alta naturalità Area ad alta naturalità

Versante non terrazzato Roccioso

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Classificazione PTCP 2008 Revisione 2012 Simbologia legenda

Versante inagibile Alta naturalità Versante non terrazzato

Area boscata

Fascia B) Aree di insediamento sparso o diffuso con prevalenza di spazi aperti

Fascia B - Aree di insediamento sparso o diffuso con prevalenza di spazi aperti appartenenti prevalentemente al sistema rurale

Versante non terrazzato Versante terrazzato Versante degradato

Area prativa

Versante terrazzato Versante terrazzato

Piana agricola Piana agricola

Fascia C) Aree urbanizzate e insediate con continuità

Fascia C - Aree insediate o urbanizzate con continuità appartenenti prevalentemente al sistema insediativ

Urbanizzato diffuso Tessuto urbano rado

Giardino o parco storico Ville e giardini storici

Centro storico Centro storico

Urbanizzato continuo Tessuto urbano denso

Versante degradato Area estrattiva

Fronte di affaccio sul lago Fronti di affaccio sui laghi Fronti positivi (valorizzatori del paesaggio) Caratteri di naturalità sul sistema naturale Fronte agrario sul sistema rurale Giardino o parco storico sul sistema delle Ville, dei Giardini e dei Parchi

storici Affaccio su centro storico sui centri storici

Edificazione qualificata dal verde su tessuti urbani qualificati dal sistema del verde

urbano

Fronti degradati (detrattori del paesaggio) Fronte urbanizzato su tessuti urbani densi

Fronte degradato sul sistema delle aree

commerciali/produttive/ricettive/estrattive

Elemento detrattore a carattere lineare su infrastrutture lineare

Costruzione della Tavola Scenario 9B

Nella redazione dell’elaborato sono state fatte salve, ma adeguate alla nuova legenda, le valutazioni del PTCP 2008 sul Lario (Tavola Scenario 9B_1), sia per quanto riguarda le fasce che i fronti.

Si riporta di seguito la tavola Scenario 9B_1 - Il Paesaggio del Lario Orientale.

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Si è quindi proceduto ad estendere l’analisi e la valutazione sui laghi minori.

Il disegno dei fronti di affaccio sui laghi è stato svolto percorrendo linea di battigia dei laghi e utilizzando per le valutazioni visive le ortofoto e le foto aeree delle sponde.

L’ambito lacuale è stato tracciato definendo una quota (curva di livello) di riferimento (450 m s.l.m.). Tale linea è stata assunta come perimetro dell’ambito di primo affaccio nelle parti di versante che non presentano ne’ discontinuità morfologiche di particolare rilevo, (cambi di esposizione, valli minori, creste o crinali), ne’ elementi antropici identitari del paesaggio lacustre (centri storici, campanili e torri, dimore storiche), che solitamente sono localizzati nei punti più emergenti. In presenza di discontinuità morfologiche e di emergenze visive è stato applicato il criterio della visibilità, ovvero tali elementi, sono stati assunti come barriera visiva rispetto alle parti di territorio retrostanti, definendo così un nuovo limite rispetto a quello della isolinea 450.

Per le fasce di affaccio si è svolto un procedimento di rasterizzazione dei contenuti ricognitivi e di alcuni elementi dell’uso del suolo (es: tessuti insediativi e industriali, aree estrattive, sistema infrastrutturale, aree boscate, aree agricole, …), differenziati per sistema di appartenenza: Sistema insediativo, Sistema rurale e Sistema naturale. Gli elementi afferenti i tre sistemi sono stati interpolati ad una griglia formata da celle con lato lungo 25 m, tale interpolazione ha fornito i bacini di concentrazione dei vari elementi, come riportati nella Figura 4–2.

Figura 4–2: Configurazioni delle concentrazione dei sistemi: insediativo (rosso), rurale (giallo), naturale (verde)

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I perimetri degli ambiti sono stati tracciati in corrispondenza delle macchie formate dalla sovrapposizione dei tre sistemi, come da figura seguente (Cfr. Figura 4–3).

Figura 4–3: Sovrapposizione degli ambiti di concentrazione dei sistemi: insediativo (rosso), rurale (giallo tratteggiato), naturale (verde)

I perimetri sono stati successivamente verificati con l’utilizzo delle ortofoto.

Dalle elaborazioni è emerso come i paesaggi lacustri dei laghi di Pusiano e Annone siano caratterizzati da una maggiore eterogeneità di elementi. Al contrario il lago di Garlate-Oginate appare compresso dall’urbanizzazione intensiva delle sponde che, di fatto, impedisce le possibilità di connessione tra lago e versanti. Inoltre nella fascia di territorio sottesa da questo bacino lacustre risulta praticamente assente il sistema agricolo. Il passaggio netto tra le fasce insediate lungolago e gli ambiti boscati dei versanti, conferisce al paesaggio in questione un livello di contrasto elevato che riduce le potenzialità complessive del sistema di connessioni tra versanti e lago.

Si riporta di seguito la tavola Scenario 9B_2 - Il Paesaggio dei laghi morenici

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4.3.4 I contenuti legati ai processi di degrado del Paesaggio nel PTCP (Scenario tematico 9c)

L’aggiornamento dei quadri strutturali ha tenuto conto, oltre che di quanto esplicitamente elencato nel bando di gara, dei contenuti dell’Atlante del territorio del sottobacino idrografico Lambro-Olona allegati 1a e 1b all’AQST Contratti di fiume, per quanto riguarda l’ambito Vallivo Lambro Settentrionale che interessa i comuni di: Barzago, Barzanò, Bosisio Parini, Bulciago, Casatenovo, Cassago Brianza, Castello Di Brianza, Cesana Brianza, Costa Masnaga, Cremella, Dolzago, Garbagnate Monastero, Molteno, Monticello Brianza, Nibionno, Rogeno, Sirone.

Ciò in quanto la prov. di Lecco è recentemente entrata a far parte dei firmatari dell’AQST citato assumendosi così l’impegno di riqualificazione dell’ambito vallivo in relazione agli indirizzi e misure per il contenimento dei fenomeni di degrado, già individuati nell’Atlante stesso.

In particolare l’Atlante rappresenta già una declinazione a scala di bacino dei contenuti del PPR per quanto riguarda la descrizione interpretativa del sistema paesistico-ambientale e, pertanto, verrà preso come riferimento non solo per il territorio appartenente all’ambito vallivo del Lambro, ma anche per l’impostazione generale della revisione della Tavola Scenario 9c e per la redazione della tavola di sintesi. In questo modo si ritiene di poter raggiungere la massima integrazione tra gli strumenti di pianificazione regionali (PTPR e Contratti di fiume) e la strumentazione provinciale.

Inoltre gli indirizzi e misure potranno essere ripresi e maggiormente dettagliati e contestualizzati nel Quaderno delle UdP fino a contribuire alla revisione dell’apparato normativo.

Finalità

Obiettivo dell’attività è la verifica e/o aggiornamento del quadro dei processi di degrado e degli ambiti a rischio di degrado della provincia, con individuazione dei contesti paesaggistici degradati, da riqualificare. Lo scenario tematico 9C è stato realizzato basandosi sui criteri regionali definiti dal PPR alla parte IV degli Indirizzi.

Premessa: gli indirizzi del PTR per la riqualificazione del paesaggio

La parte paesaggistica del PTR, contiene un’ampia parte dedicata allo studio, riconoscimento, recupero dei fenomeni di degrado e compromissione paesistica. All’interno del documento le tipologie di degrado sono classificate in base alle cause e ai fattori agenti e, successivamente, sono individuati indirizzi di riqualificazione e contenimento del degrado paesistico.

All’interno del piano paesaggistico si afferma che per riqualificare e contenere il degrado del paesaggio occorre: “agire su più fronti:

• intervenire nelle situazioni di degrado e compromissione paesistica in essere considerando le azioni di riqualificazione paesistica come una risorsa fondamentale e

prioritaria su cui far confluire investimenti pubblici e privati; esse quindi costituiscono ambiti di intervento prioritari;

• mettere in atto misure di prevenzione del rischio di degrado e compromissione paesistica, estendendo il concetto di “manutenzione” agli aspetti paesaggistici di tutto il territorio con tre possibili declinazioni : cura, monitoraggio, dialogo transettoriale;

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• premiare (con riconoscimenti, incentivi etc) gli atteggiamenti virtuosi che si sono mostrati efficaci nel conseguire risultati concreti di riqualificazione .”.

Il degrado in essere o potenziale può riguardare singole aree o interi ambiti.

Il fenomeno si considera d’area quando riguarda una situazione limitata e circoscrivibile nella sua estensione, tendenzialmente interessata da un processo univoco di degrado/dismissione, mentre il fenomeno si considera d’ambito quando riguarda una situazione territoriale estesa e non esattamente circoscrivibile interessata da fenomeni diffusi di degrado o banalizzazione, contraddistinti spesso da rischi di ulteriore degrado/abbandono.

Il PTR chiede che le province, i parchi e i comuni, tramite gli strumenti di pianificazione territoriale e urbanistica, individuino le situazioni interessate da degrado o compromissione paesaggistica o da rischi di futuro degrado e definiscano le politiche e le azioni di intervento per la riqualificazione e il contenimento del degrado del paesaggio locale: ad esempio nel caso di ambiti destrutturati la pianificazione deve avere come obiettivi prevalenti il ridisegno e la ricomposizione dei paesaggi e di proposizione di nuovi elementi di relazione con il contesto più ampio.

Attività svolta

L’attività è stata svolta in alcune fasi successive.

La prima è consistita nel declinare alla scala provinciale, affinandoli e specificandoli sulla realtà lecchese, le tabelle di definizione dei processi di degrado presenti nella parte IV (indirizzi normativi) del PPR . Infatti il PPR individua per l’intera regione Lombardia una serie di aree e ambiti di degrado e/o compromissione paesistica, e per ognuna di queste fornisce:

• descrizioni generali e di dettaglio riferite ad alcune componenti specifiche,

• criticità indotte, riferimenti nella cartografia del degrado,

• indirizzi di riqualificazione

• indirizzi di contenimento e prevenzione del rischio

Ad esempio il PPR si occupa poco dei paesaggi forestali che, invece, interessano gran parte del territorio di Lecco. Un approfondimento sarà dedicato proprio a tali aspetti. Infatti, si nota che nelle categorie portate ad esempio dal PPR, non si fa riferimento ad esempio alle modalità di gestione di boschi o alla varietà colturale degli stessi, due aspetti che sono strettamente connessi all’aumento di degrado e vulnerabilità del paesaggio e alla sicurezza del territorio. Nell’attività di revisione del PTCP si indagheranno e catalogheranno ulteriori fenomeni non individuati dal PPR e a questi si assegneranno indirizzi per il contenimento del fenomeno quali, ad esempio, limitare la specializzazione e la monofunzionalità. Nel caso dei boschi, potrebbero essere ridefiniti gli obiettivi della gestione forestale, diffondendo il concetto di multifunzionalità dei boschi, con particolare riferimento alla rete ecologica. A questo proposito val la pena di segnalare l'importanza strategica degli ecosistemi naturali e il loro valore, anche di non uso in relazione alla conservazione della biodiversità(cfr. servizi ecosistemici e rete ecologica), lo stesso tipo di discorso è fattibile nei confronti delle aree agricole e rurali che, in provincia di Lecco, acquisiscono funzioni ecopaesistiche e valori molto più importanti della produttività agricola per i servizi paesistici erogati.

Procedimento di costruzione della TAVOLA SCENARIO 9C – IL RISCHIO DI DEGRADO PAESAGGISTICO

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La tavola 9c è costruita raccogliendo le informazioni dei quadri conoscitivi, delle Tavole 9a e 9b e del Progetto di Rete Ecologica al fine di rappresentare gli elementi e gli ambiti a rischio di degrado, seguendo le descrizioni della tabella precedente.

La redazione della tavola di individuazione del Rischio di degrado del paesaggio è necessariamente un work in progress, in quanto non esistono dati utilizzabili solo alcuni tematismi, non esiste un metodo unico per la realizzazione della carta, si tratta di una analisi interpretativa e, dal momento che, l’individuazione degli ambiti e degli elementi a rischio di degrado richiede una conoscenza molto specifica non solo del territorio, ma anche dei processi locali che determinano le modifiche del paesaggio, questa tavola costituisce, al momento, una bozza che dovrà essere affinata attraverso gli incontri che verranno effettuati con i circondari.

Gli incontri avranno la tripla finalità di:

• sensibilizzare il territorio nei confronti dei processi, anche meno evidenti, che nel tempo conducono a un degrado e, di conseguenza, alla perdita o riduzione del bene comune rappresentato dal paesaggio,

• meglio specificare aree e ambiti di degrado,

• giungere ad una condivisione sulle aree degradate e sulle opportunità e modalità di riqualificazione.

La Tavola 9c è costituita da due elaborati: uno di sintesi a scala 1:50.000, chiamato Scenario 9C – Il rischio di degrado paesaggistico: Analisi dei fenomeni di contesto, ed uno di dettaglio a scala 1:25.000, chiamato Scenario 9C – Il rischio di degrado paesaggistico: Individuazione dei fenomeni puntuali.

Costruzione della Tavola preparatoria

Preventivamente al disegno della tavola dello Scenario 9C è stata realizzata una carta preparatoria, finalizzata a rappresentare e approfondire gli aspetti di degrado del paesaggio derivati dalle infrastrutture e dagli insediamenti ad esse legati.

L’attività preparatoria ha tenuto conto del fatto che i paesaggi della Provincia di Lecco sono fortemente diversificati in base alla geomorfologia. In sintesi, dall’analisi, si sono individuati tre macroambiti in cui le infrastrutture determinano configurazioni e degradi di tipo diverso:

• nell’area briantea lo sviluppo di una fitta rete di strade ha guidato lo sviluppo degli insediamenti, connotati da un intenso fenomeno di urbanizzazione diffusa (sprawl urbano), il quale ha determinato una situazione di elevata frammentazione sia delle aree naturali che di quelle rurali. L’effetto complessivo di tale modello insediativo è un elevato consumo di suolo, di paesaggio e dei suoi caratteri distintivi, tra cui la perdita di identità degli insediamenti a causa della saldatura dei margini urbani;

• nelle valli domina la presenza di infrastrutture nei fondovalle che concentrano lo sviluppo degli insediamenti sia residenziali che produttivi, creando spesso conurbazioni continue che si pongono come barriere visive, per gli attraversamenti e le relazioni tra una parte e l’altra della valle, ivi compresi gli scambi ecologici tra versanti;

• nei versanti le infrastrutture per l’accesso alle valli sono spesso caratterizzate dalla presenza di tornanti che si pongono come elemento di contrasto visivi e per la connettività della rete ecologica. In particolare si determinano numerose aree occluse che determinano impedimenti ripetuti per, i movimenti della fauna, frammentano i boschi o tagliano i versanti, determinando rischi di stabilità che necessitano opere di consolidamento intensive, che, tra l’altro, si pongono come detrattori visivi.

Si riportano alcuni stralci della tavola preparatoria per lo Scenario 9C.

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Figura 4–4 Stralcio della tavola preparatorio alla redazione dello Scenario 9C (Tavola dei fenomeni di contesto)

Primo strato: individuazione dei tratti di strada, esterni ai centri urbani, interferenti con il sistema paesistico ambientale.

Tramite ricognizione da ortofoto, si sono individuati i tratti di strada che visibilmente interrompono la continuità dei boschi o delle aree agro-pascolive. In particolare per le aree montane, sono indicate le strade a tornanti di accesso alle valli interne.

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Le strade così individuate sono poi verificate con il modello geostatistico di Idoneità Faunistica, realizzato per la progettazione della Rete ecologica (cfr. § 4.3.5).

Il modello è in grado di rilevare la presenza di elementi interferenti per la funzionalità della rete, in questo caso le infrastrutture.

La infrastrutture visibili dalla ricognizione dell’ortofoto e rilevate dal modello sono state individuate come infrastrutture generatrici di disturbi e degradi del paesaggi. In particolare sono state evidenziate, nella tavola Scenario 9C - Il rischio di degrado paesaggistico: Analisi dei fenomeni di contesto, le strade statali e provinciali, lasciando il resto del reticolo all’approfondimento nella tavola di dettaglio.

Figura 4–5 Verifica degli assi infrastrutturali interferenti con il modello geostatistico di idoneità faunistica costruito per la redazione della Rete ecologica. Con cerchi rossi sono individuate le strade che abbassano i livelli di idoneità (macchie arancioni del modello).

Secondo strato: individuazione delle fasce di territorio interferito dalle infrastrutture

Il degrado si diffonde dalle strade a fasce di territorio variabili a seconda del calibro della strada, dell’intensità di traffico, del contesto attraversato e delle modalità con cui la strada lo attraversa. Nonostante questa variabilità, è possibile estrapolare, da dati bibliografici, alcune misure entro cui si concentrano la maggior parte dei disturbi indotti dalle strade sul paesaggio attraversato. Le misure utilizzate sono tratte dal testo di Road ecology di R. Forman,5 il quale individua nelle distanze di 30 e 100 m, gruppi di concentrazione di elementi vari di interferenza.

Si è preceduto pertanto a realizzare due buffer di 30 m e 100 m dai bordi delle aree stradali. Tali buffer individuano le fasce di territorio diversamente disturbate da rumore, inquinamento dell’aria dell’acqua e dei suoli, sviluppo di vegetazione infestante, alterazione delle colture e della struttura fondiaria, frammentazione aree naturali, ecc. Si sottolinea che, all’interno di queste fasce, in genere si assiste anche alla realizzazione delle opere di mitigazione che, facilmente, possono indurre nuovo degrado. Ad esempio

5 Forman, R., 2003, Road Ecology, Island Press. WA

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barriere antirumore, opere di regimazione fluviale in corrispondenza degli attraversamenti, ma anche impianti vegetali non congrui rispetto alle strutture paesaggistiche.

Figura 4–6 Costruzione dei buffer di 30 e 100 metri attorno le infrastrutture per la verifica delle fasce di interferenza, a maggior rischio di degrado

Tale verifica è stata svolta anche per le infrastrutture in programmazione.

Figura 4–7 Costruzione dei buffer di 30 metri (viola) e 100 metri (fucsia) attorno le infrastrutture programmate per la verifica delle aree a rischio di nuova interferenza.

Terzo strato: individuazione delle fasce di territorio interessate da conurbazioni lineari

Si è verificato lo sviluppo delle conurbazioni lungo strada senza soluzione di continuità. Tali configurazioni sono infatti riconducibili a cause di degrado sia dei paesaggi culturali, sia di quelli naturali.

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Si precisa che le conurbazioni sono state segnalate lungo le strade in uscita ed esterne ai centri urbani. Le aree individuate sono state poi verificate manualmente con l’utilizzo dell’ortofoto e della CTR.

Ogni elemento introdotto sul territorio sottrae superficie fisica all’ambito interessato, sia per l’ingombro dell’opera realizzata che per un areale che lo circonda in cui la sua influenza disturba lo svolgimento normale delle funzioni o la vitalità degli ecosistemi.

Pertanto, per verificare il rischio di saldatura dei margini dell’urbanizzato si è proceduto realizzando buffer di 50 m attorno ad ogni edificio, con l’esclusione degli edifici a funzione agricola e destinati all’attività pastorale. Anche questa misura deriva da bibliografia, in quanto da vari autori la dimensione di 1 ettaro (quadrato costituito da 2 buffer da 50 metri) è indicato come la dimensione minima vitale per un’area naturale e, contemporaneamente, un’area agricola di 1 ettaro a margine urbano presenta una forte propensione alla trasformazione, ponendosi come area a rischio6.

I buffer costruiti attorno agli edifici sono stati utilizzati per individuare i punti di saldatura. Si è assunta come distanza critica i 100 m, equivalente alla somma dei buffer di due edifici contigui (50 m +50 m).

Tale buffer è uno strumento utilizzato anche per valutare il grado di dispersione nel territorio degli insediamenti che da origine al fenomeno dello “sprawl”, o urbanizzazione diffusa.

Figura 4–8 Costruzione del buffer di 50 metri attorno gli edifici per la verifica dei rischi di saldatura (punti gialli).

Quarto strato: individuazione degli svincoli stradali e degli insediamenti concentrati nei pressi.

Questo passaggio è stato effettuato con ricognizione diretta sulla cartografia

6 Gibelli, M. G., et al (2003), Il paesaggio delle frange urbane, Franco Angeli

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Figura 4–9 Individuazione dei principali svincoli stradali e delle concentrazioni insediative nei pressi.

La sovrapposizione delle informazioni derivate dagli strati descritti, ha portato alla definizione degli ambiti a rischio di degrado per fenomeni di urbanizzazione legati alle infrastrutture lineari. Tale tematismo è anche stato di supporto per l’analisi dei fenomeni di contesto, propedeutica alla definizione puntuale degli elementi a rischio di degrado.

La costruzione della tavola Scenario 9C – Il rischio di degrado paesaggistico: Analisi dei fenomeni di contesto.

Obiettivo dell’elaborato di sintesi è di individuare a scala vasta, gli ambiti di paesaggio e le loro caratteristiche strutturali, come riferimento per l’individuazione del rischio di degrado complessivo del paesaggio. Infatti solo così è possibile cogliere le dinamiche di degrado dovute all’interazione di cause diverse, che agiscono a scale spaziali più ampie rispetto alle cause puntuali. In questo modo si vogliono fotografare i processi di destrutturazione degli ambiti di paesaggio, che maggiormente incidono sulla qualità dei paesaggi provinciali.

I concetti chiave sono: vulnerabilità e resilienza. La perdita dei caratteri originari e strutturanti il sistema paesistico ambientale è indice di un aumento della sua vulnerabilità. Questo diventa evidente quando gli elementi che costituiscono la matrice paesistica7, gradualmente o improvvisamente si perdono. Fenomeno che si ritrova in tutti gli ambiti di fondovalle, nella Brianza e in molti ambiti costieri, a carico dello sviluppo urbano disordinato, delle infrastrutture e delle dinamiche insediative da queste indotte.

7 Si definisce matrice paesistica l’insieme degli elementi ripetuti che connotano la struttura di un paesaggio, ad esempio i campi e le siepi in un paesaggio rurale, le tipologie ediliizie e le strade in un paesaggio urbano, ecc. Mano a mano che gli elementi matrice perdono in consistenza, il paesaggio tende a sparire e a trasformarsi in altro.

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Si tratta quindi di individuare i macro ambiti di degrado paesistico provocato da processi di urbanizzazione, infrastrutturazione, pratiche e usi urbani, così avanzati da determinare la perdita dei paesaggi di partenza. Tale fenomeno è stato ritenuto la causa di rischio di degrado più rilevante nel territorio provinciale, pertanto è stato oggetto di un approfondimento particolare, ad entrambe le scale a cui si è sviluppato lo studio.

Inoltre, a seconda del grado di vulnerabilità degli ambiti, anche le cause puntuali di degrado, assumono criticità di intensità diverse. Questa prima elaborazione serve, quindi, anche per inquadrare i processi locali di degrado a seconda dei caratteri degli ambiti e del loro livello di vulnerabilità.

La Tavola Scenario 9C, restituisce pertanto, le parti del sistema paesistico soggette a maggiori minacce di degrado e i tipi di aggressione verso gli ambiti che ancora conservano i caratteri identitari.

La rappresentazione dei macro ambiti di rischio di degrado del paesaggio a causa dei processi di urbanizzazione, è stata effettuata considerando che la perdita di consistenza e identità di un ambito paesistico di tipo rurale, come sono quelli interessati da tali fenomeni, avviene sia per la crescita di nuclei urbani, sia per la disseminazione di edifici sparsi, sia per la frammentazione indotta dalle infrastrutture lineari. Pertanto, ai fini di individuare in modo oggettivo gli areali maggiormente interferiti, si sono tracciati dei buffer di ca 50 mt attorno agli edifici presenti, ed un buffer di 30 mt lungo le infrastrutture (nel caso di infrastrutture altamente interferenti con la Rete ecologica e isolate dagli insediamenti il buffer utilizzato è stato di 100 mt).

Gli areali così costruiti, indicano sia le aree effettivamente interessate da costruzioni di vario genere, sia le fasce di interferenza che questi oggetti provocano sulle aree circostanti, anche libere, in termini ecologici, visivi e di limitazione ad ulteriori usi dello spazio circostante. Si tratta delle aree di massima criticità, in cui è più evidente il consumo di paesaggio determinato dall’espansione e dalla diffusione degli insediamenti e dalle infrastrutture necessarie per connetterli o che le hanno generate (stradali e tecnologiche).

I buffer inoltre individuano le aree che sono a maggior rischio di nuova occupazione di suolo.

Nella tavola sono stati individuati quattro tipi di macro ambiti rischio di degrado paesaggistico determinato dallo sviluppo del sistema insediativo:

Simbolo di legenda Tipo e descrizione

Conurbazioni determinate da espansioni insediative L’espansione ha portato alla saldatura dei differenti tessuti urbani, di differenti comuni, creando un continuum urbanizzato che ha cancellato la struttura originaria del paesaggio, trasformandolo in uno nuovo, nel quale tuttavia non risulta possibile leggere le differenze tra i nuclei urbani. Sono ambiti ad alta intensità d’uso di suolo e delle altre risorse, ambiti nei quali la trasformazione di paesaggio è stata più radicale, tanto da generare nuovi paesaggi. Tali ambiti sono individuabili principalmente nell’area meratese.

Conurbazioni da insediamenti lineari Sono quegli ambiti nei quali la presenza di infrastrutture stradali ha portato alla formazione di strutture insediative lungo i bordi delle infrastrutture stesse. Tali processi contribuiscono a frammentare il mosaico paesistico ambientale,dividendolo in parti sempre più piccole e vulnerabili, oltre che porsi come barriera alla continuità della rete ecologica. Tali ambiti sono individuabili principalmente nei fondovalle montani (Valsassina) e lungo le sponde del Lario.

Dispersione degli insediamenti Sono quegli ambiti nei quali la struttura degli insediamenti non permette di leggere una logica insediativa. Sono gli ambiti nei quali è marcato il non governo delle espansioni urbane e che hanno generato i fenomeni di sprawl e di forte commistione tra attività umane, anche incompatibili tra loro, ed aree rurali e naturali. Sono gli ambiti in cui vi è il maggiore consumo di paesaggio. Tali ambiti sono individuabili principalmente nella brianza oggionese.

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Simbolo di legenda Tipo e descrizione

Rischio determinato dalla presenza di infrastrutture lineari (strade) Sono le aree interferite dalle infrastrutture lineari esternamente ai macro ambiti di rischio. Si tratta delle aree dove è ragionevole ipotizzare lo sviluppo di nuovi insediamenti lineari o lo sviluppo di interferenze con la continuità del sistema paesistico ambientale. Fenomeno diffuso.

Dai macro ambiti di rischio così disegnati, sono state stralciate le aree urbane ben strutturate, che si configurano come paesaggi urbani di qualità. Le tipologie stralciate perché considerate non a rischio di degrado da urbanizzazione sono:

Simbolo di legenda

– agglomerati storici, – tessuti urbani compatti e strutturati, – insediamenti o piccoli nuclei sparsi che afferiscono alla matrice identitaria dei

paesaggi, divenendone elemento caratterizzante.

Definiti i macro ambiti di rischio sono stati tracciati i macro ambiti di rilevanza paesaggistica, che conservano ancora una matrice ben definita e immediatamente leggibile.

Simbolo di legenda Tipo e descrizione

Silvo-pastorali in montagna

Rurali di collina

Rurali di pianura

Sono gli ambiti che, grazie ad una struttura ancora integra, risultano meglio in grado di resistere ai fenomeni di degradazione del paesaggio originario.

Tali ambiti sono individuati anche all’interno della macro ambiti di rischio, e sono definiti ambiti di rilevanza paesaggistica interni alle aree di rischio. Si tratta di piccoli frammenti che

segnalano le situazioni più critiche e più a rischio di consumo di paesaggio ( ).

Si riporta di seguito la tavola Scenario 9C – Il rischio di degrado paesaggistico: Analisi dei fenomeni di contesto

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Di seguito si riporta l’elenco delle aree e ambiti di degrado individuati per la prov. Di Lecco, che sono alla base della redazione della tavola corrispondente alla Tavola Scenario 9C – Il rischio di degrado paesaggistico: Individuazione dei fenomeni puntuali.

La tabella costituisce la base per la formazione della tavola.

1 AREE e AMBITI DI DEGRADO o COMPROMISSIONE PAESISTICA PROVOCAT A DA DISSESTI IDROGEOLOGICI E AVVENIMENTI CALAMITOSI E CATASTROFICI (natu rali o provocati) Si tratta di aree e/o ambiti soggetti a fenomeni di degrado e compromissione o a rischio di degrado/compromissione causato dagli effetti di fenomeni calamitosi o catastrofici , naturali o provocati dall’azione dell’uomo, valutati come perdita consistente di valori paesist ici . Essi si caratterizzano generalmente per un accentuato stato di desolazione, talvolta di devastazione , dove forti stravolgimenti , seppure con tempi più o meno rapidi e modalità diverse, lasciano sul campo residui casuali e incoerenti dell’ordine spaziale preesiste nte determinando rilevanti trasformazioni territoriali che richiedono altrettanto consistenti contromisure, fino alla costruzione di nuovi paesaggi. E’ possibile distinguere le diverse forme del degrado/compromissione causato da fenomeni calamitosi o catastrofici con riferimento alle loro singolari specificità, tenendo anche conto delle indicazioni contenute nella Legge Regionale 22 maggio 2004 n.16 “Testo unico delle disposizioni regionali in materia di protezione Civile”. Occorre distinguere tra degrado causato da calamità di origine naturale (es. frana in ambiti naturali) e degrado causato dalle attività antropiche, oppure dallo svolgimento di attività antropiche in aree pericolose (es. frana accelerata o indotta da fenomeni di urbanizzazione). Un aspetto particolare è dato dalla complessità degli effetti paesistici indotti dalle azioni messe in essere sia nella fase emergenziale (degrado delle aree utilizzate come aree di emergenza, come ad es. di accoglienza o ricovero, strutture di accoglienza, tendopoli, insediamenti abitativi di emergenza, aree di attesa, etc.) ma anche in quella successiva di riassetto e di prevenzione dei rischi che in molti casi riguardano aree e ambiti molto più estesi rispetto a quelli direttamente colpiti dal fenomeno calamitoso e/o catastrofico o individuabili come aree/ambiti a rischio. Aree degradate o a rischio di valanga Si tratta delle aree interessate da fenomeni valanghivi nelle quali è presente una situazione di rischio. La valanga avviene perché ci sono particolari condizioni di rischio paesaggistico riconosciute condizioni di degrado e/o compromissione (o a rischio di degrado e/compromissione) paesistica.

Aree degradate e/compromesse a causa di fenomeni franosi; Si tratta delle aree interessate da fenomeni franosi in cui sono riconosciute condizioni di degrado e/o compromissione (o a rischio di degrado e/compromissione) paesistica. Le frane sono in genere eventi naturali, ma possono essere innescate da azioni umane. Per le frane indotte da dinamiche naturali di un paesaggio, è il grado di pericolosità che permette di definire il degrado. Se la frana è innescata da azioni umane, è necessario individuarne le cause: queste saranno gli effettivi elementi di degrado (da rimuovere, ridurre, ecc).

Aree degradate e/compromesse a causa di forte erosio ne; Si tratta delle aree interessate da fenomeni erosivi in cui sono riconosciuti condizioni di degrado e/o compromissione (o a rischio di degrado e/compromissione) paesistica.

Aree degradate e/compromesse a causa di eventi alluv ionali; Si tratta delle aree interessate da fenomeni alluvionali in cui sono riconosciuti condizioni di degrado e/o compromissione (o a rischio di degrado e/compromissione) paesistica. Sono escluse le aree esondabili naturaliformi che permettono il naturale svolgersi delle piene e dei dinamismi fluviali. Restano incluse le aree esondabili in tratti regimati in cui la forza erosiva delle acque aumenta con effetti negativi sugli ecosistemi fluviali, l’erosione spondale, il trasporto di materiale, ecc.

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2 AREE e AMBITI DI DEGRADO PAESISTICO PROVOCATO DA PROCESSI DI URBANIZZAZIONE, INFRASTRUTTURAZIONE, PRATICHE E USI URBANI Le aree e gli ambiti di degrado e/o compromissione paesistica o a rischio di degrado/compromissione provocato dai processi di urbanizzazione, infrastrutturazione , diffusione di pratiche e usi urbani del territorio aperto , sono generalmente caratterizzati da un marcato disordine fisico , esito di un processo evolutivo del territorio che vede il sovrapporsi, s enza confronto con una visione d’insieme, di differ enti e spesso contraddittorie logiche insediative . Aree di frangia destrutturate Per aree di frangia destrutturate si intendono quelle parti del territorio periurbano costituite da piccoli e medi agglomerati, dove spazi aperti ‘rurbanizzati’ e oggetti architettonici molto eterogenei fra loro, privi di relazioni spaziali significative, alterano fortemente le regole dell’impianto morfologico preesistente fino a determinarne la sua totale cancellazione e la sostituzione con un nuovo assetto privo di alcun valore paesistico ed ecosistemico, che presenta situazioni in essere o a rischio di degrado e/o compromissione. Sono inseriti gli ambiti caratterizzati da urbanizzazione diffusa (sprawl) Si rimanda alla descrizione della tavola Scenario 9C – Il rischio di degrado paesaggistico: Individuazione dei fenomeni puntuali Conurbazioni Tra i fenomeni conurbativi conseguenti ai recenti processi di espansione che hanno fortemente inciso sull’assetto paesistico lombardo, determinando condizioni di degrado/compromissione in essere o a rischio, è possibile distinguere: − le estese e dilatate conurbazioni formate dalla saldatura di nuclei e centri urbani diversi; − i nuovi sistemi di urbanizzazione lineare continua lungo i principali tracciati di collegamento, sia in pianura

che nei fondovalle e lungo le coste dei laghi; − le fasce di territorio interagenti con i tracciati infrastrutturali in progetto o previsti (degrado potenziale) − la diffusione puntiforme dell’edificato in pianura e nei sistemi collinari. Si rimanda alla descrizione della tavola Scenario 9C – Il rischio di degrado paesaggistico: Individuazione dei fenomeni puntuali Territor i contermini alle reti infrastrutturali della mobil ità e del trasporto e produzione dell’energia Riguarda le porzioni più o meno ampie e continue di territorio caratterizzate dalla presenza intrusiva di manufatti infrastrutturali, sia della mobilità che del trasporto e produzione dell’energia. Gli ambiti a rischio sono soprattutto connessi ai tracciati delle grandi infrastrutture di collegamento esistenti o di nuova realizzazione e/o potenziamento (degrado potenziale)

Aree di cantiere di grandi opere Si tratta delle aree di cantiere di opere infrastrutturali e edilizie di grandi dimensioni e prolungate nel tempo, la cui presenza ancorché non stabilmente localizzata nel territorio, è diventata ormai un segno permanente del paesaggio contemporaneo.

Aree industriali -logistiche Si tratta delle aree connotate dalla presenza quasi esclusiva di capannoni per la produzione o lo stoccaggio delle merci, che formano estesi recinti isolati, contigui ad ambiti agricoli e/o urbanizzati, esito sia di processi spontanei che pianificati.

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Ambiti sciabili Riguardano i territori delle località turistiche montane connotati da forti contrasti tra le strutture insediative, impiantistiche, infrastrutturali e le caratteristiche morfologiche e vegetazionali del contesto naturale, con effetti evidenti di degrado/compromissione paesistica. In particolare si rileva la recente tendenza alla riorganizzazione dei demani sciabili per rispondere alle esigenze del mercato in continua crescita e alle mutate condizioni climatiche, come ad esempio la riduzione dell'innevamento; essa comporta: notevoli ampliamenti delle urbanizzazioni con ulteriori e crescenti interferenze con il sistema naturale, e il coinvolgimento di territori a quote sempre più elevate per usi sempre meno sostenibili con conseguenze sul patrimonio naturale e sull’equilibrio ecosistemico.

Unità di paesaggio maggiormente interessate: Piani di Bobbio, Val Imagna, Valsassina Ambiti estrattivi in attività Gli ambiti estrattivi sono le cave di monte

Unità di paesaggio maggiormente interessate:: fascia alpina, prealpina e collinare; Impianti di smaltimento e recupero rifiuti Si distinguono gli impianti di raccolta, sia di grandi dimensioni che di piccole dimensioni, diffusi sul territorio a scala locale, e gli impianti di trattamento.

3 AREE E AMBITI DI DEGRADO E/O COMPROMISSIONE PAESISTICA PROVOCA TA DALLE TRASFORMAZIONI DELLA PRODUZIONE AGRICOLA, ZOOTECNICA E F ORESTALE

Le aree e gli ambiti di degrado e/o compromissione o a rischio di degrado e/o compromissione paesistica legati agli effetti delle trasformazioni della produzione agricola sono connotati da una accentuata banalizzazione dei paesaggi rurali locali, non solo dal punto di vista estetico ma anche dal punto di vista ecosistemico e funzionale dovuta a : • perdita della connotazione tradizionale di “equilibrio” tra attività agricole, forestali, ambiente naturale e

insediativo rurale; • semplificazione (o cancellazione) degli elementi costitutivi naturali e antropici anche a causa

dell’intensificazione d’uso dei suoli coltivati (alcuni fondovalle); • abbandono di manufatti ed opere; • introduzione di elementi nuovi e incoerenti in modo diffuso (anche specie vegetali alloctone); • sensibile alterazione delle relazioni visuali • Gestione forestale specializzata (ceduazione spinta/impianti monoculturali) Tra gli effetti delle recenti trasformazioni della produzione agricola e forestale vanno segnalati quelli derivanti dalle produzioni di energia da fonti rinnovabili che, se non inquadrate in una strategia organica, potrebbero portare a configurazioni impreviste e ad una ulteriore banalizzazione e/o alterazione dei paesaggi agrari e forestali tradizionali. Gestione forestale specializzata Si tratta delle aree dove la progressiva intensificazione produttiva, con accorciamento dei turni di ceduazione, determina modificazioni strutturali del bosco, con aumento del rischio idrogeologico e riduzione della sua multifunzionalità, spesso non compatibili con le caratteristiche del paesaggio locale.

Aree a colture int ensive su piccola scala (serre, vivai industriali)

Si tratta delle aree agricole destinate alla coltivazione intensiva di prodotti orticoli e florovivaistici, connotate da una elevata densità di manufatti e strutture di scarsa qualità e di dimensioni tendenzialmente sempre più estese, che si trovano principalmente collocate in ambiti contigui alle zone urbanizzate e che spesso si trasformano in grandi strutture di vendita.

4 AREE E AMBITI DI DEGRADO E/O COMPROMISSIONE PAESISTICA PROVOCATA DA SOTTO-UTILIZZO, ABBANDONO E DISMISSIONE Le aree e gli ambiti di degrado e/o compromissione paesistica dovuti a sotto-utilizzo, abbandono e dismissione sono sempre caratterizzati da un grave stato di trascuratezza e incuria dove gli elementi fisici che

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permangono dalle fasi precedenti si presentano sotto forma di elementi residuali, come “relitti” o “reliquati”, che presentano difficoltà di gestione e di interrelazione al contesto al variare degli usi e che provocano elevati rischi di degrado paesistico del sito e degli ambiti contigui, creando possibili effetti di degrado/compromissione a catena. Tali aree presentano spesso dinamiche di trasformazione spontanea in corso, richiedendo però tempi molto lunghi per trasformarsi in nuovi paesaggi, pertanto possono richiedere azioni per facilitare la formazione di nuove funzioni e nuove strutture di qualità. E' possibile distinguerle facendo riferimento alle diverse cause di abbandono/dismissione: • dismissione legata ad usi a termine e dunque già prevista o prevedibile in sede di

programmazione/progettazione (ad es. cave e discariche); • dismissione per obsolescenza tecnologica, riduzione di resa economica, sbilanciamento dei rapporti

costi-benefici o da mutate condizioni ambientali (ad es. impianti e grandi attrezzature, infrastrutture, etc. ) ; • dismissione dovuta a trasformazioni delle condizioni generali di natura socio-economica e culturale (ad

es. di aree e ambiti produttivi agricoli, agroforestali e industriali, complessi terziari, di centri e nuclei storici sottoposti a spopolamento, quartieri residenziali, etc.)

Le aree e gli ambiti sottoutilizzati in relazione alle loro caratteristiche specifiche possono essere considerati ambiti a rischio di degrado e compromissione. Cave abbandonate Si tratta : degli ambiti di escavazione relativi ad attività cessate prima dell’entrata in vigore della normativa che ha assoggettato l’autorizzazione alle coltivazione all’obbligo del recupero ambientale (legge n.92/1975) che non hanno la possibilità di evolversi spontaneamente verso nuove forme a causa, generalmente, di morfologie improprie; delle cave cessate in tempi successivi e non ancora recuperate o recuperate solo parzialmente; delle cave abusive che hanno lasciato segni significativi sul paesaggio. Si distinguono in cave di monte e cave di pianura (in asciutto e in falda). Discariche abbandonate e/o abusive Si tratta delle aree utilizzate come discariche recepite da attività non recenti e delle discariche abusive. Piccoli centri, nuclei edificati e edifici tradiziona li diffusi (con particolare riferimento all’edilizi a rurale storica) in abbandono Si tratta del patrimonio edilizio ed urbano storico sottoposto ad un costante spopolamento, con conseguente riduzione del presidio dei luoghi, che prende progressivamente forma di ruderi e rovine. Unità di paesaggio maggiormente interessate fascia alpina e prealpina, (nuclei di montagna) Val Varrone (fienili abbandonati) Strutture forestali in abbandono Si tratta dei boschi e delle foreste in cui la sospensione delle pratiche colturali provoca significative trasformazioni dell'assetto innescando processi di degrado paesistico e ecosistemico in grado di influire anche sull’assetto idrogeologico. Sono in atto processi di colonizzazione spontanea di aree pascolive e/o di coltivi abbandonati con significativa perdita di diversità paesaggistica e di biodiversità. Le cause di abbandono sono generalmente dovute a: − mancanza di redditualità delle attività forestali − spopolamento dovuto a mancanza di servizi, infrastrutture, adeguata remunerazione dei servizi erogati

dagli agricoltori. Aree agricole/pascoli dismesse Si tratta di aree e infrastrutture agricole per le quali la sospensione delle pratiche colturali provoca significative trasformazioni dell'assetto da un lato verso l'incolto e dall'altro verso l'imboschimento spontaneo (perdita di eterogeneità del paesaggio e della biodiversità) di scarsa qualità, sia ecologica che estetico-percettiva, con elevato rischio di possibili effetti di degrado/compromissione a catena. Le cause di abbandono sono generalmente dovute a: − frammentazione delle superfici agricole a seguito di frazionamenti delle proprietà, interventi di

infrastrutturazione, etc.; − attesa di usi diversi, più redditizi, legati all’espansione urbana ; − forte diminuzione della redditività di alcune colture, in particolare dei pascoli − spopolamento dovuto a mancanza di servizi, infrastrutture, adeguata remunerazione dei servizi erogati

dagli agricoltori. −

5 AREE E AMBITI DI DEGRADO PAESISTICO PROVOCATO DA CRITICITA’ AMBIENTAL I Le aree e gli ambiti di degrado e/o compromissione paesistica provocati da criticità ambientali sono caratterizzate da uno stato di forte inquinamento (aria, acqua, suolo) che incidendo in modo negativo sulle condizioni di vita, determina rilevanti e persistenti trasformazioni del paesaggio sia per gli effetti diretti degli

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stessi agenti inquinanti, sia per gli effetti indotti dalle azioni messe in essere per contrastarli e/o mitigarli. Vanno quindi valutate le ricadute paesistiche di tali fenomeni come, ad esempio: • alterazione/compromissione dei caratteri propri del paesaggio naturale dovuti a frammentazione, perdita

di biodiversità, ecc; • omologazione/semplificazione dei caratteri paesistici determinati da interventi standardizzati di

mitigazione ambientale per la riduzione delle emissioni (ad es. interventi di piantagione, parcheggi di interscambio, piste ciclabili etc.);

• effetti indiretti come, ad esempio, prevedibili riconversioni produttive (ad es. porcilaie) con conseguente formazione di nuovi ambiti di abbandono

• effetti diretti, come, ad esempio, scarichi di acque inquinate, emissioni in atmosfera dovute a industrie inquinanti o strade a traffico intenso, ecc

Corsi e specchi d’acqua fortemente inquinati (laghi, fiumi) Si tratta dei territori contermini a fiumi e laghi in cui si registra un elevato grado di inquinamento delle acque. Territori maggiormente interessati: il fenomeno riguarda in particolare: le valli fluviali dei corsi d’acqua molto inquinati, ovvero, Lambro Settentrionale e il lago di Annone.

6 ELEMENTI DETRATTORI

Sono considerati detrattori tutti gli elementi intrusivi che alterano gli equilibri di un territorio di elevato valore paesistico 8 senza determinarne una nuova condizione qualitativam ente significativa .

Essi possono avere effetti totalmente o parzialmente invasivi, essere reversibili o non reversibili.

E’ possibile distinguere tra :

a) detrattore assoluto:

ovvero elementi che, per le proprie specifiche caratteristiche spaziali e funzionali, provocano degrado/compromissione paesistica e/o ambientale sia dell’area su cui insistono sia del contesto in cui si inseriscono che ne viene negativamente influenzato (in particolare il fenomeno riguarda quasi sempre le aree destinate ad escavazione, le discariche e le aree per il deposito, trattamento delle merci e dei rottami, spesso i complessi industriali e gli impianti tecnologici, più raramente le altre categorie di intervento );

b) detrattore relativo :

ovvero elementi che, indipendentemente dalla loro qualità intrinseca, che può essere anche per certi aspetti soddisfacente, contrastano fortemente con il contesto in cui si inseriscono, determinandone così una condizione di degrado/compromissione (o di rischio di degrado/compromissione) paesistica (in particolare il fenomeno riguarda spesso opere idrauliche e infrastrutturali, complessi edificati insularizzati 9; talvolta spazi aperti attrezzati).

6.1 elementi detrattori a carattere puntuale :

• aree destinate alle attività di escavazione, coltivazione e trattamento inerti (cave e torbiere, trattamento inerti; miniere, cave di materiale litoide dall’alveo dei fiumi etc.);

• discariche ed impianti di smaltimento rifiuti; ecc.

• aree per il deposito, trattamento e stoccaggio di merci, rottami, ecc.

• complessi industriali e relativi spazi aperti di pertinenza (in particolare quelli ad elevato impatto e quelli a rischio di incidente rilevante) ;

• impianti per la produzione energetica, termovalorizzazione, stoccaggio;

• impianti per la produzione agricola, zootecnica, acquacoltura;

• opere idrauliche (dighe, sbarramenti, invasi);

• infrastrutture portuali e aeroportuali;

• complessi edificati “insularizzati”;

• spazi aperti attrezzati (complessi sportivi, campi da golf, parchi tematici, campeggi, parcheggi, ecc);

8 Ovvero un territorio in cui sia ancora riconoscibile integrità e coerenza di relazioni funzionali, storiche, visive, culturali, simboliche, ecologiche, etc, 9 Si tratta di organismi estesi (complessi produttivi, logistici, terziari, commerciali, turistici e residenziali etc) concepiti in forma di “cittadelle”, che espressamente negano qualunque rapporto con il contesto in cui sono inseriti, ovvero interventi di grande scala introversi e autoreferenziati : grandi centri fieristici e per la distribuzione commerciale (città mercato), edifici per il tempo libero (palazzetti per lo sport; discoteche; multisale ecc.); insediamenti industriali-artigianali (capannoni prefabbricati ecc.); ecc.

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6.2 elementi detrattori a rete :

• opere ed infrastrutture stradali e ferroviarie;

• reti infrastrutturali;

• torri, tralicci e ripetitori per la telecomunicazione;

• impianti di risalita; interventi per la sistemazione idrogeologica; impianti eolici; ecc.

Si riporta di seguito la tavola Scenario 9C – Il rischio di degrado paesaggistico: Individuazione dei fenomeni puntuali

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I diversi stralci della tavola vengono poi riportati nel Quaderno delle UdP (Cfr. §§ 2.3.1 e 4.3.6). Alcuni dei processi di degrado individuati, sono inoltre impiegati nell’implementazione del repertorio, che raccoglie una serie di tipologie di intervento riferibili alla realizzazione della Rete Verde.

4.3.5 La Rete ecologica

Per quanto riguarda la Rete ecologica, l’attività di revisione ha predisposto un nuovo elaborato, in quanto la rete provinciale vigente è carente di alcune informazioni fondamentali, quali le interferenze tra progettualità previste dal Piano e la capacità connettiva della rete, e manca l’individuazione dei varchi. Inoltre Regione Lombardia ha approvato nel dicembre 2009 la Rete ecologica regionale e la Rete Verde, individuando i contenuti, anche cartografici, che devono essere compresi nel disegno di Rete ecologica provinciale.

Infatti secondo la Deliberazione giunta regionale 30 dicembre 2009 - n. VIII/10962, le reti ecologiche provinciali e comunali sono finalizzate ad attuare sul territorio la Rete ecologica regionale, che ad oggi non risulta di progetto, ma piuttosto uno strumento ricognitivo delle potenzialità regionali.

I riferimenti regionali: la Rete Ecologica Regionale (RER)

Regione Lombardia attribuisce alla RER la più ampia multifunzionalità, rispetto alle diverse definizioni di reti ecologiche, sottolineandone il ruolo di potenziamento del livello qualitativo degli ecosistemi nel loro complesso, in risposta a una molteplicità di problematiche. Attribuisce ai PTCP il compito di definire gli obiettivi relativi all’assetto e alla tutela del proprio territorio, comprendendo quelli attinenti all’assetto dell’ecosistema e alla tutela della biodiversità. Fornisce inoltre indicazioni precise per la formazione della REP (Rete ecologica provinciale) e le conferisce una molteplicità di obiettivi a vari livelli a partire da quelli regionali, tra cui, in primis, il consolidamento e il potenziamento della biodiversità vegetazionale e faunistica, ma anche quelli più generali relativi all’erogazione dei servizi ecosistemici e di porsi come elemento ordinatore del territorio e, quindi, del paesaggio. La RER richiede alla REP di articolare gli obiettivi generali individuati e di precisare obiettivi specifici in grado di declinarsi in politiche a azioni di Piano che abbiano come riferimento anche gli aspetti legati ai cambiamenti climatici (Cfr. §§ 1.6 e 4.2 del B.U.R.L. n. 26-2010). La REP si deve configurare, in sostanza, non tanto come uno strumento di tutela vincolistico, ma quale strumento attivo di governo del territorio, la cui più ampia finalità è quella della riqualificazione ambientale da raggiungere attraverso un miglioramento diffuso degli ecosistemi. E’ evidente che tale obiettivo determina un legame stretto con la qualità del paesaggio.

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Figura 4–10 Rete ecologica regionale interessante il territorio della Provincia di Lecco

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La rete primaria, in verde nell’immagine, interessa la quasi totalità della superficie provinciale, dalla sommità del Lario, al Parco Regionale di Montevecchia e della Valle del Curone, fino all’estremità sud della Brianza lecchese. Nella rete Secondaria, in blu, rientrano i territori dei circondari di Oggiono e della Valsassina, e le fasce costiere più a nord. Si tratta delle aree dove sono localizzati i più importanti fenomeni di saldatura (la Brianza verso Como, il fondovalle della Valsassina e gli insediamenti sulle rive lacustri) o di dispersione (sempre Valsassina e circondario del Lario orientale).

Un’altra area di criticità per lo sviluppo delle connessioni ecologiche è individuata nella fascia fluviale del fiume Adda, sia per il tratto in immissione che per quello di emissione dal lago.

Le criticità infrastrutturali della rete sono numerose, in particolare gli elementi lineari lungo estesi tratti dei fondovalle e sulle sponde del Lago di Como e dei laghi che caratterizzano l’area Lecchese. La connettività ecologica risulta interrotta in più punti da un fitto reticolo di strade e autostrade, tra i quali risultano avere un maggiore effetto: l’autostrada A4, la superstrada Milano – Lecco 342d, la Strada Statale n. 38, la Strada Statale 36 e la S.P. 340dir.

I varchi sono distribuiti in maniera eterogenea. La rete secondaria è quella che ospita anche il maggior numero di varchi, specie nell’area nord della provincia, mentre i varchi della rete primaria sono localizzati per lo più nell’area di Merate.

Tali elementi sono meglio approfonditi nelle schede di dettaglio 44-66 (Pian di Spagna e Lepontine settentrionali), 50 (Laghi Briantei), 67 (Monte Legnone), 68 (Grigne), 69 (Adda Nord), 70 (Montevecchia), 71 (Brianza Centrale), 88 (Valtorta) che costituiranno il primo riferimento per il disegno della REL, oltre alle schede dei territori confinanti, in modo tale da garantire le connessioni della Rete Ecologica di Lecco con quelle delle provincie limitrofe. In particolare verranno verificate le connessioni con le Reti ecologiche provinciali circostanti:

• verso la provincia di Sondrio i punti di contatto principali avvengono attraverso il corridoio fluviale dell’Adda, prima dell’immissione nel lago, presso le zone umide di Mezzola e pian di Spagna

• verso la provincia di Bergamo i punti di contatto in prossimità del parco delle Orobie Bergamasche e la fascia fluviale del fiume Adda

• verso la provincia di Como attraverso il lago e i laghetti morenici e le loro zone umide

• verso la provincia di Monza e Brianza lungo la fascia fluviale del fiume Lambro e Parco Regionale di Montevecchia e della Valle del Curone.

La rete ecologica del PTCP di Lecco (REP)

L'elevato grado di antropizzazione di alcune parti del territorio provinciale e la tendenza all’abbandono di altre, sta producendo fenomeni di degrado di diverso tipo del sistema paesistico-ambientale provinciale, frammentando e banalizzando gli ecosistemi e portando a una graduale riduzione della biodiversità e dei servizi che gli ecosistemi sono in grado di erogare: il progetto di Rete Ecologica vuole rispondere a tali istanze. Inoltre la REP si porrà come sistema integratore della rete verde, ossia come supporto alla riqualificazione dei paesaggi naturali e dei paesaggi culturali in quanto depositaria delle risorse sulle quali tali paesaggi hanno potuto evolversi nel tempo.

In linea di massima la REP coincide con le aree di maggiore naturalità della rete verde, ossia la rete verde include la REP in modo tale che le due reti sono perfettamente sovrapponibili. Dal punto di vista normativo, la REP normerà gli aspetti ecosistemici, la rete verde quelli culturali, prestando particolare attenzione al fatto che tra le due reti non nascano conflitti in fase applicativa.

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Il territorio provinciale presenta anche una serie di problemi legati alla vulnerabilità degli ecosistemi e del sistema paesistico-ambientale in genere, che incide in modo significativo sia sugli equilibri idrogeologici, sia su quelli del sistema naturale con particolare riferimento alla conservazione della biodiversità, sia sul sistema socio-economico. La REP é intesa quale strumento strategico di governo del territorio, come possibile risposta a molti dei problemi legati alla vulnerabilità del territorio, la cui realizzazione è funzionale a migliorarne le condizioni e gli equilibri generali. Governare il territorio per un futuro incerto è una sfida difficile. Tener conto dei servizi che gli ecosistemi potenzialmente sono in grado di erogare, può aiutare a costruire uno scenario di riferimento in grado di ricomprendere la valutazione dei rischi e i bilanci ecologici, le valutazioni economiche e altri metodi per gestire l'incertezza. Ad esempio considerare la riduzione della vulnerabilità del sistema territoriale come una strategia per confrontarsi, appunto, con l'incertezza del futuro e i cambiamenti imprevedibili, tra cui quelli climatici, che questa potrà comportare.

I diversi caratteri distributivi dei parchi e delle riserve naturali, nonché di altri ambiti che ancora mantengono un valore naturale, vengono a delineare problemi e scenari che assumono un ruolo centrale nel garantire le continuità ambientali all’interno delle stesse aree e tra queste ed altre core areas del contesto territoriale.

Il progetto della REP è impostato secondo gli indirizzi regionali, con il supporto del modello geostatistico per la definizione dei valori ambientali. Si tratta di una tavola rappresentativa dei diversi livelli di qualità .

Il progetto è disegnato in riferimento alla rete regionale e al modello geostatistico. Le categorie di riferimento sono quelle di cui la Regione ha già fornito indicazioni spazializzate attraverso lo Schema Direttore e la Carta degli elementi. Le voci di legenda indicate derivano da un adattamento della legenda regionale alle caratteristiche dell’ambiente provinciale. Nella sua evoluzione futura il progetto della REP potrà essere progressivamente perfezionata attraverso programmi di settore responsabili di singole categorie di elementi.

Tabella 4—3 Proposta di legenda per la Rete ecologica provinciale dal B.U.R.L. n. 26-2010

ELABORATI DELLA REP (Rete Ecologica Provinciale) VOCI D I LEGENDA CONSIGLIATE :

arancio contenuti della tavola di base, verde contenuti della tavola d i progetto

Unità ambientali rilevanti

Unità naturali terrestri Boschi a diversi livelli (SE) Praterie e cespuglieti (SE) Rocce e calanchi (SE) Siepi e filari (SE) Verde urbano e sportivo Alberi monumentali (SE)

Unità ambientali acquatiche Fiumi e canali rilevanti (SE) Corsi d'acqua minori (SE) Laghi (SE) Fontanili (SE) Zone umide (SE)

Ecomosaici (ossia informazioni areali)

Segnalazioni di importanza per la biodiversità

Aree prioritarie per la biodiversità

Ambiti di specificità biogeografica

Segnalazioni naturalistiche di varia provenienza esterne alle aree tutelate

Corridoi e connessioni ecologiche

Direttrici primarie di connessione entro matrici di naturalità diffusa

Direttrici primarie di connessione tra matrici naturali e aree antropizzate

Principali direttrici di connessione esterna

Zone significative di biopermeabilità in ambito agricolo Corridoi ecologici primari di livello regionale

Corridoi ecologici primari di livello provinciale

Corridoi ecologici secondari di completamento

Unità naturali lungo linee di connettività ecologica (stepping stones)

Unità tampone

Zone tampone primarie rispetto ad ambiti di pressione Zone tampone secondarie Corsi d’acqua ad uso polivalente (idroqualitativo, naturalistico, idraulico, fruitivo) Ambiti di idoneità per la localizzazione di ecosistemifiltro

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Il primo elaborato,

Dato che la legenda tipo regionale è molto complessa (Cfr. Tabella 4—3) e contiene tematismi di diverse categorie. Pertanto si sono prodotti due elaborati cartografici distinti per il progetto di rete ecologica.

Il primo elaborato (Rete ecologica: Carta di Base) costituisce la carta di base della rete ecologica e individua alla scala provinciale le unità ambientali rilevanti che strutturano il sistema paesistico provinciale, la ricognizione delle aree protette e la Rete ecologica regionale. Da queste è tratto lo schema direttore che illustra le aree e connessioni principali della rete.

Il secondo elaborato (Rete ecologica: Progetto) costituisce il progetto vero e proprio della REP, a scala 1:25.000, costruito su un’analisi ragionata della carta precedente e del modello, integrate dall’approfondimento della distribuzione delle specie target (ombrello). La tabella seguente sintetizza le fasi che porteranno all’elaborazione della rete.

Tabella 4—4 Quadro sinottico delle attività connesse alla redazione della Rete ecologica provinciale.

ATTIVITÀ’

FA

SE

1:

RA

CC

OLT

A E

IN

TE

GR

AZ

ION

E

DE

I DA

TI D

I B

AS

E

Raccolta dei dati e delle informazioni utili alla definizione della carta del mosaico ambientale integrando la carta dell’uso del suolo con immagini satellitari, ed eventuali elaborati cartografici in tema di assetto vegetazionale, biopermeabilità, ecc., raccolta dei progetti preliminari e della documentazione disponibile per il territorio provinciale (Rete ecologica provinciale, Reti Ecologiche locali). Rappre sentazione degli ecomosaici di importanza per la bi odiversità: Aree prioritarie per la biodiversità, Ambiti di specificità biogeografica, Segnalazioni naturalistiche di varia provenienza esterne alle aree tutelate;

Elementi della Rete Natura 2000

SIC e ZPS

Aree tutelate

Parchi nazionali

Riserve naturali integrali o orientate

Parchi regionali

Parchi locali di interesse sovracomunale (PLIS)

Oasi di protezione faunistica

Altre aree di conservazione/riequilibrio previste da norme o azioni

Parchi locali

Aree destinate a verde dagli strumenti urbanistici locali

Altre aree tutelate a diverso titolo

Ambiti strutturali della rete

Matrici naturali interconnesse (sistemi boschivo-forestali, laghi)

Ecomosaici di appoggio per la struttura fondamentale della rete ecologica (paesaggi rurali collinari e di pianura, pascolivi, )

Altri ecomosaici di completamento ….

Fasce di transizione tra ecomosaici

Nodi della rete

Capisaldi entro matrici di naturalità diffusa (core areas)

Gangli primari di livello regionale in ambiti antropizzati

Gangli primari di livello provinciale in ambiti antropizzati

Gangli secondari da consolidare o ricostruire

Corridoi ecologici e fasce tampone a lato di barriere infrastrutturali

Zone di riqualificazione ecologica

Ambiti prioritari di riqualificazione in aree ecologicamente impoverite

Ambiti della ricostruzione ecologica diffusa

Principali progetti regionali di rinaturazione

Recuperi di cave anche con funzioni di riequilibrio ecologico

Aree di frangia urbana su cui attivare politiche polivalenti di riassetto fruitivo ed ecologico

Altri progetti di rinaturazione

Elementi di criticità per la rete ecologica

Principali direttrici di frammentazione Principali barriere infrastrutturali esistenti

Principali barriere insediative esistenti

Principali punti di conflitto della rete con le barriere infrastrutturali

Principali interferenze della rete con interventi in progetto

Varchi insediativi a rischio per la connettività ecologica

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ATTIVITÀ’ Elementi della Rete Natura 2000 Aree protette e tutelate Controllo interpretativo da foto aeree, se necessario, della cartografia al fine di definire gli elementi funzionali degli ecosistemi (dimensione, struttura e composizione della patch, ecc.) e confrontare la presenza di alcune specie di Vertebrati tetrapodi oggetto di interesse funzionale e biogeografico per la costruzione della carta di base: Carta del sistema ambientale (ecomosaico) (scala 1: 25.000 corrispondente alla legenda arancione della Tabella 4—3 Analisi della distribuzione delle specie target (comunità ornitica a Passeriformi) in base ad analisi pregresse e dalla bibliografia corrente. Matrice specie/tipologia ambientale in relazione al valore conservazionistico delle specie target e delle dimensioni e forma delle patches per la predisposizione del modello geostatistico del valore conservazionistico e funzionale.

FA

SE

2:

MO

DE

LLO

G

EO

ST

AT

IST

IC

O E

BO

ZZ

A

DI R

ET

E

Sviluppo del modello geostatistico e suddivisione del territorio con definizione delle zone a diverso valore conservazionistico e funzionale. Classificazione degli elementi della rete, definizione della rete ecologica provinciale e Individuazione delle interferenze tra rete ecologica, reti infrastrutturali, “nodi “ urbani, ecc. Analisi degli scenari del PTCP e confronto con il modello geostatistico per verifica di criticità e opportunità e per l’evidenziazione delle emergenze territoriali da preservare e valorizzare.

FA

SE

3: L

A

RE

TE

E

CO

LOG

ICA

Carta della Rete Ecologica Provi nciale scala 1:25.000 , (legenda verde nella Tabella 4—3) Individuazione delle aree e priorità d’intervento (aree critiche-nodi strategici) e definizione degli ambiti di allocazione dei servizi ecosistemici. Schede per aree di intervento e elenco ragionato delle opere tipo Schedatura dei servizi ecosistemici.

4.3.5.1 La tavola di progetto Il progetto di rete ecologica si sviluppa su tutto il territorio provinciale, sulla base del modello unificato di rete (cfr. cap. 2.3.3), e delle istanze paesistiche derivate dai sistemi paesistici articolato in modo tale da cogliere nel suo insieme, in una sola volta, il sistema naturale e seminaturale lecchese. Il progetto di rete individua nelle aree protette, nelle macrosaldature tra queste e nelle aree rete 2000, i nodi della rete.

Attraverso il modello geostatistico è stato possibile individuare una rete primaria e una rete secondaria i cui elementi strutturali sono classificati secondo la nomenclatura riportata nella Tabella 4—3 in cui, come già detto, le aree protette sono parte integrante della rete.

Le due reti sono strutturate in “core areas” (macchie –patches- e corridoi) e fasce tampone (buffer delle macchie e dei corridoi).

Ognuna delle componenti ricopre funzioni proprie. In particolare i corridoi hanno in genere funzione (proprio grazie alla loro geometria) di collegamento favorendo gli scambi di energia/informazioni/biodiversità. Sono posti pertanto per collegare strutture areali (le macchie) che per loro geometria e funzione, privilegiano una maggiore stanzialità.

Le core areas costituiscono habitat diversi rispetto alle fasce tampone, ospitando biocenosi di altro genere che presentano esigenze e funzioni diverse da quelle dei margini. Una rete efficiente è una rete complessa che alterna macchie di varie dimensioni e struttura tra di loro connesse, idonee alle esigenze delle specie ombrello e, conseguentemente, di molte altre specie.

Considerando le aree protette, quali elementi cardine della rete ecologica, già sottoposti a misure di tutela per la conservazione attiva della natura, il progetto si focalizza prioritariamente sulle aree funzionali esterne a queste, le quali potranno trasformarsi in opportunità importanti ai fini della riqualificazione degli ecosistemi locali, finalizzati a diventare elementi strutturanti del Sistema paesistico provinciale.

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Il primo passo è stata la redazione dello schema direttore per la Rete ecologica. Lo schema direttore è stato disegnato utilizzando il modello geostatistico e tenendo conto delle connessioni sovraprovinciali individuate dalla rete ecologica regionale.

Sono state individuate le strutture territoriali che ordinano il sistema ambientale del territorio lecchese:

Figura 4–11 Schema direttore

• la struttura montana che ha andamento NO/SE,

• il lago e di seguito il fiume Adda con lo stesso andamento,

• la dorsale Monte Barro/Monte Brianza/ Montevecchia,

• i laghi morenici,

• l’area briantea,

Dallo schema direttore sono emerse le strutture maggiormente connesse, quale quella montana, e quelle fortemente frammentate quale l’area briantea.

Le aree dove la rete può trovare punti d’appoggio importanti (dorsale Monte Barro/Monte Brianza/ Montevecchia, e i laghi morenici).

Le aree dove il progetto di connessione deve essere di dettaglio (area Briantea).

Inoltre lo schema direttore ha permesso di individuare le aree strategiche per il mantenimento delle connessioni sovra locali (frecce blu nello schema.

I cerchi viola indicano i nodi strategici, in parte minacciati, il cui mantenimento è funzionale al mantenimento delle connessioni sovraprovinciali).

Lo schema direttore è riportato nella prima tavola della Rete ecologica.

La prima tavola (Rete ecologica: Carta di Base) riporta gli elementi sui quali si “appoggia” il progetto, ossia le Unità ambientali rilevanti, derivate dall’uso del suolo e dalla carte del quadro strutturale:

• i boschi,

• le praterie d’alta quota,

• i filari e le siepi,

• gli alberi isolati monumentali,

• i laghi,

• i corsi d’acqua,

• i fontanili,

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• le aree umide;

sono riportate anche le aree protette, già sottoposte a regimi di tutela:

• i parchi (parchi regionali, riserve naturali e monumenti regionali),

• i PLIS,

• i SIC;

e la Rete ecologica regionale

• Elementi di secondo livello della RER,

• Elementi di primo livello della RER,

• Corridoi regionali ad alta antropizzazione,

• Corridoi regionali a bassa moderata antropizzazione,

• Varchi della RER.

Si riporta di seguito la prima tavola della Rete ecologica: Carta di Base.

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La seconda tavola (Rete ecologica: Progetto) costituisce il progetto vero e proprio di rete nonchè il riferimento per l’articolato normativo.

Costruzione della tavola

La prima operazione è stata quella di riportare in classi i livelli di idoneità estratti dal modello geostatistico.

Sono definite 4 classi di idoneità faunistca, che corrispondono ad altrettanti valori nei confronti delle potenzialità delle reti ecologiche. Le classi 1 e 2 sono anche quelle riferibili al valore delle risorse naturali in termini di erogazione di servizi ambientali. La figura Figura 4–12 riporta la distribuzione delle classi di idoneità così ottenute.

• la classe 1, retino blu, ad alta idoneità;

• la classe 2, retino verde, a medio-alta idoneità

• la classe 3, retino giallo, medio-bassa idoneità

• la classe 4, retino grigio, con valori di naturalità molto scarsi o nulli.

Le classi di idoneità sono state in seguito riportate nella tavola di Progetto della Rete e corrispondono alle “aree di pregio ecologico”.

E’ evidente come la frammentazione che interessa le aree della Brianza e, in parte, anche i fondovalle penalizzi le potenzialità delle risorse naturali: molto spesso il problema non deriva da quanto si è costruito, ma dalle modalità distributive delle aree urbanizzate e il modello restituisce in modo evidente tale fenomeno.

Sulla base delle classi di idoneità e degli elementi del quadro ambientale della prima tavola (Unità ambientali rilevanti), sono state disegnati gli ambiti della rete ecologica provinciale.

Figura 4–12 Classi di idoneità tratte dal modello geostatistico

Gli ambiti della rete ecologica provinciale sono così definiti:

- ambito di primo livello della rete ecologica provinciale, l’ambito che interessa le strutture territoriali più grandi e maggiormente connesse, come indicate dallo schema direttore. Tali aree comprendono la parte prealpina e montana (i crinali e versanti verso la Valtellina e le Orobie, il sistema delle Grigne, il Resegone e la Valle di San Martino), il Lario e, verso sud, la dorsale del Monte Barro/Monte Brianza/ Montevecchia (Cfr. Figura 4–13);

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Figura 4–13 Stralcio della Tavola della Rete ecologica: progetto, evidenziate con il retino verde scuro verticale alcune aree inserite negli ambiti di primo livello della rete ecologica provinciale.

- ambito di secondo livello della rete ecologica provinciale, l’ambito che interessa le strutture territoriali più frammentate e residuali localizzate nell’area briantea. Anch’esse sono state individuate nello schema direttore (Cfr. Figura 4–14).

Figura 4–14 Stralcio della Tavola della Rete ecologica: progetto, evidenziate con il retino verde chiaro verticale alcune aree inserite negli ambiti di secondo livello della rete ecologica provinciale.

Il passo succesivo è stato il disegno delle core areas.

Le core areas, differenziate in core area di primo livello e core area di secondo livello, sono state definite intersecando:

• le classi di idoneità 1 e 2

• i due livelli degli ambiti della rete ecologica provinciale.

Classe di idoneità Ambito d ella rete Core area

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ecologica provinciale Classe 1, aree di pregio ecologico alto

Classe 2, aree di pregio ecologico medio alto

Ambito di primo livello

→ di primo livello

Classe 1, aree di pregio ecologico alto

Classe 2, aree di pregio ecologico medio alto

Ambito di secondo livello

→ di secondo livello

In alcune zone, le core areas appaiono frammentate e interrotte dalla presenza di elementi di scarsa idoneità. Tali elementi conservano tuttavia buone potenzialità di miglioramento e, frequentemente, sono localizzati in punti strategici ai fini della connettività della rete. Queste aree sono state comunque considerate all’interno della rete come “aree di completamento delle core areas”, sia di primo che di secondo livello.

La aree di completamento delle core areas sono ottenute sovrapponendo le seguenti informazioni:

Classe di idoneità Ambito della rete ecologica provinciale

Aree di completamento delle

core area

Classe 3, aree di pregio ecologico medio basso

Ambito di primo livello

→ di primo livello

Classe 3, aree di pregio ecologico medio basso

Ambito di secondo livello

→ di secondo livello

Tali aree sono prevalentemente presenti nella parte sud della provincia; si riporta di seguito uno stralcio della carta di progetto della rete (zona di Olgiate Molgora) con l’individuazione di tali aree (Cfr. Figura 4–15).

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Figura 4–15 Stralcio della Tavola della Rete ecologica: progetto, evidenziate da cerchi rossi le aree di completamento.

Le connessioni tra le aree costituenti le core areas è garantita dai corridoi ecologici. Nel caso del territorio della provincia di Lecco si assiste ad una netta divisione del territorio: l’area a nord molto connessa e l’area sud estremamente frammentata. Questa situazione ha reso difficoltosa individuazione di corridoi ecologici di terra, per tale motivo la funzione di connessione lineare principale è attribuita alla rete idrografica e ai varchi.

Nell’area nord poggia sulla rete idrografica minore, costituita dai corsi d’acqua che solcano le valli, nell’area sud poggia sui corsi d’acqua principali, ad ovest il Lambro, a sud il Molgora, a est l’Adda.

I corridoi fluviali di primo livello corrispondono ai suddetti corsi d’acqua principali e alle loro fasce di pertinenza. I corridoi fluviali di secondo livello sono costituiti dai corsi d’acqua minori e da un’area definita di circa 10 metri dalle sponde.

Infine la rete è completata dalle fasce tampone (retino arancio nella figura sopra riportata, Cfr. Figura 4–15) che si pongono come elementi di transizione e di mitigazione dei disturbi reciproci tra aree urbanizzate e aree naturali.

I varchi sono stati individuati nei punti in cui lo sviluppo del sistema insediativo ha portato, e può portare, alla formazione di aree urbane continue che si pongono come barriera e interruzione alla continuità della rete.

Il disegno dei varchi è partito dalle aree individuate come strategiche per il mantenimento delle connessioni tra i sistemi paesaggistici individuate nello schema direttore, e successivamente precisate e ampliate attraverso la sovrapposizione di:

• varchi della rete ecologica regionale,

• aree di pregio ecologico,

• uso del suolo,

• ortofoto, per la verifica finale.

Sono stati individuati tre tipi di varchi:

• i varchi prioritari a livello sovra provinciale, corrispondenti in parte ai varchi della RER e ad altre aree di pregio ecologico esterne al confine provinciale;

• i varchi di primo livello necessari alla connessione degli ambiti di primo livello della rete ecologica provinciale. Alcuni di questi varchi confermano e meglio precisano alla scala regionale i varchi della RER;

• i varchi di secondo livello necessari alla connessione degli ambiti di secondo livello della rete ecologica provinciale.

Si riporta di seguito un esempio (Figura 4–16).

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Figura 4–16: Esempio di Tavola di restituzione dei varchi perimetrati critici.

Per ogni varco è stata redatta una scheda, allegate alla cartografia di Piano, che riporta l’ortofoto con l’individuazione del varco, la tipologia e l’indirizzo da perseguire per il mantenimento dello stesso.

A completamento della tavola sono rappresentati gli elementi di criticità per la rete ecologica, ossia le aree urbane interne alle core areas, le aree estrattive e le infrastrutture altamente interferenti. Le infrastrutture stradali altamente interferenti sono state suddivise in tre categorie definite in base al grado di interferenza delle stesse rispetto la continuità della rete:

1) infrastrutture da attrezzare, prevalentemente localizzabili nelle aree montane. Esse sono le infrastrutture che possono causare disturbi alla movimentazione delle fauna e alla connessioni biotiche;

2) infrastrutture da deframmentare, prevalentemente localizzabili nelle aree collinari e di pianure. Esse sono le infrastrutture che attualmente interrompono la continuità della rete e per le quali individuare idonei interventi di deframmentazione e conseguente ricucitura della rete;

3) infrastrutture lungo le quali potrebbero avviarsi dei processi di sviluppo di insediamenti lungo strade e conseguenti conurbazioni lineari o saldature.

Si riporta di seguito la seconda tavola della Rete ecologica: Progetto.

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Il progetto di rete ecologica coinvolge politiche differenti (conservazione della funzionalità dei sistemi naturali, salvaguardia idraulica, assetto idrogeologico, nuovi ruoli per l’agricoltura, fitodepurazione, energie rinnovabili, ecc.), e la rete potrà svilupparsi soltanto a condizione che i soggetti amministrativi e sociali coinvolti cooperino strettamente. Prioritariamente occorrerà determinare ed utilizzare concetti e norme comuni, quindi selezionare gli spazi per poi gestire la rete in modo coerente.

La messa a sistema delle aree protette (parchi regionali, SIC, PLIS,ecc.), riforestazioni, nuovi ecosistemi filtro, tutela e valorizzazione di aree marginali, ecc, sono alcune delle azioni inerenti la realizzazione della rete ecologica provinciale. Un altro tema importante è quello della riduzione delle interferenze prodotte da una serie di infrastrutture esistenti e in progetto.

Per queste, si prevede di fornire indicazioni generali e di integrare il repertorio già presente nel PTCP .

Tabella 4—5 Possibili neo-ecosistemi paranaturali con potenziale ruolo funzionale nella rete ecologica provinciale.

________________________________________________________________________________ 1. Tratti di corsi d'acqua e canali

2. Casse di espansione fluviale

3. Cave

4. Discariche di inerti o RSU

5. Aree dimesse bonificate

6. Ecosistemi-filtro a valle di depuratori, impianti di fitodepurazione

7. Vasche-volano per acque di prima pioggia e per accumulo sedimenti fluviali

8. Unità palustri e zone umide, anche come bacini di raccolta di acque piovane

9. Unità boscate isolate polivalenti (nuclei) sia di latifoglie che di conifere

10. Corridoi boscati di collegamento

11. Siepi e fasce boscate (varie tipologie)

12. Incolti e terreni a riposo colturale (set-aside)

13. Coltivazioni legnose integrati con elementi naturali e opportunamente gestite

14. Interventi sui boschi attraverso la filiera del legno, opportunamente indirizzata e controllata

15. Oliveti, frutteti e coltivazioni specializzate integrati con elementi naturali e opportunamente gestite,

16. Terrazzamenti in abbandono opportunamente gestiti

17. Parchi (pubblici o privati) polivalenti

18. Riqualificazione spondali che mantengano la continuità ecosistemica terra-lago, ripristino/potenziamento di zone umide

________________________________________________________________________________

Questi aspetti legati all’attuazione di regolamenti regionali che recepiscono normative europee, ben si integrano all'interno dei Piani di Bacino, definiti dalla Lg 183/89 come strumento conoscitivo, normativo e tecnico-operativo mediante il quale sono pianificati e programmati gli interventi a difesa del suolo. Anche la Direttiva acque che definisce le norme per la tutela ambientale delle aree demaniali dei fiumi e dei torrenti e delle altre acque pubbliche, hanno notevoli potenzialità per la ricostruzione della connettività e la riabilitazione degli ecosistemi.

Censimento dei servizi ecosistemici

Questa fase si concretizzerà nella redazione di una prima tabella riportante i servizi ecosistemici delle diverse UdP, da valutare nelle fasi successive. A titolo di esempio

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possiamo riportare la tabella seguente relativa alle funzioni (F) ed ai servizi ecosistemici (SE) delle zone umide (Schuyt e Brander, 2004, modificata). Tali servizi verranno associati agli elementi riportati nella tavola della REP e potranno costituire un primo passo per il censimento del capitale naturale della provincia e dei suo valori. Il confronto con il modello geostatistico, potrà portare ad una classificazione dei valori relativi ai diversi ecosistemi, in base ai livelli qualitativi evidenziati dal modello.

Tabella 4—6 Ipotesi di scheda per il censimento dei servizi ecosistemici nelle UdP.

UDP XX SERVIZIO F SE Servizi di Regolazione (propri dei sistemi boscati, delle zone umide ed esondabili)

Immagazzinamento e riciclo dei nutrienti Immagazzinamento e riciclo degli inquinanti antropici Immagazzinamento e riciclo degli inquinanti organici Regolazione del ciclo sotterraneo dell’acqua Controllo naturale delle inondazioni Controllo dell’erosione Regolazione del ciclo delle acque Stabilizzazione del clima Sequestro di CO2 Mantenimento degli habitat Mantenimento della stabilità degli ecosistemi Mantenimento della diversità biologica

Servizi di Supporto (propri delle aree rurali, ma anche di altre)

Allevamento, pascolo Agricoltura, irrigazione Trasporto Produzione di energia Turismo e ricreazione Sito abitativo

Servizi di Fornitura (Propri dei sistemi boscati e delle aree agricole)

Acqua Cibo Legname da combustione Risorse mediche Risorse genetiche Materie prime

Servizi Culturali (ecosistemi vari e ambiti di paesaggio)

Ricerca ed educazione

Ruolo culturale e spirituale

Le valutazioni di questi flussi di utilità sono prevalentemente sito-specifiche, focalizzate alla scala locale, spesso riferite al singolo oggetto di valutazione: ciò è importante per la stima della funzione. Non potendo valutare e stimare economicamente i servizi nello specifico, si considererà il peso della funzione e del servizio in base al livello di qualità (modello geostatistco) e vulnerabilità (Cfr. § 2.3.3): ad es. la capacità di depurare le acque, avrà più valore in un ambito reso fortemente vulnerabile dall’iperstrutturazione del territorio. In questo modo si stimerà il peso di ogni funzione ecologica e potremmo avere il corrispettivo peso come servizio della funzione stessa.

Tutto quanto verrà prodotto per la Rete Verde, verrà integrato nel Quaderno delle UdP, per ogni UdP.

Segue una tabella che rappresenta le relazioni tra tipologie di paesaggio, obiettivi della rete ecologica, politiche ed Enti preposti.

Tabella 4—7 Relazioni tra tipologie di paesaggio, obiettivi della rete ecologica, politiche e Enti preposti.

Tipologie Obiettivi Politiche

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di paesaggi

o

Programmazione

e Pianificazione di

area vasta

Programmazione e

Pianificazione locale

Paesaggio

Aree protett

e

Infrastrutture

Attività venator

ie

Difesa del suolo

P. forestali di montagna

Assicurare la continuità ambientale degli ambienti di prateria e di bosco lungo direttrici nord-sud e gli attacchi nei confronti dei corridoi est-ovest dei fondovalle

Provincia (anche piani di settore) Parchi e aree protette

Comuni Provincia (AdP sovracomunali)

Provincia comuni

Gestori aree protette

Regione Provincia

Regione Provincia

Regione AdB Provincia

Valli fluviali

Aumentare lo spazio fluviale. Mantenere o ripristinare la vegetazione riparia, estendendo la sua consistenza alle aree di esondazione, al reticolo idrografico minore e connettendola agli ecosistemi di fondovalle e, da qui, di versante

Regione Province Comuni

Provincia

AdB

Regione Gestori aree protette

Regione Province

Regione Provincia

Provincia Autorità Bacino

P. rurali collinari e di fondovalle

Diversificare l’ecomosaico delle aree coltivate (colture e naturalità diffusa), inserire tecniche colturali sostenibili (mantenimento delle stoppie, ecc.)

Regione Province

Comuni Provincia (AdP sovracomunali)

Provincia comuni

Regione Gestori aree protette

Regione Province

Provincia

Provincia Autorità Bacino

P, costieri

Salvaguardare le aree costiere non edificate, migliorandone la qualità ambientale attraverso la protezione dell’interfaccia lago-terra

Regione Province Comuni

Provincia comuni

Regione Gestori aree protette

Regione Province

Regione Provincia

4.3.6 La Rete verde di ricomposizione paesaggistica e l’elaborato di sintesi finale della strategia paesaggistica provinciale

Il PTR riconosce come infrastrutture prioritarie per la Lombardia la Rete ecologica regionale e la Rete verde regionale. Tali strumenti sono stati approvati da Regione Lombardia con Deliberazione giunta regionale 30 dicembre 2009 - n. VIII/10962.

Il PTR, nel Documento di Piano, inserisce la rete verde nelle azioni per il paesaggio, e ricorda che la rete verde di ricomposizione dei paesaggi regionali, agisce in sinergia con la rete ecologica regionale perseguendo però obiettivi propri. Mentre il PPR all’art. 24 della normativa “riconosce il valore strategico della rete verde regionale, quale sistema integrato di boschi alberate e spazi verdi, ai fini della qualificazione e ricomposizione paesaggistica dei contesti urbani e rurali, della tutela dei valori ecologici e naturali del territorio, del contenimento del consumo di suolo e della promozione di una migliore fruizione dei paesaggi di Lombardia” e ne definisce finalità e relazioni con la Rete ecologica.

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La Rete verde, o Rete di ricomposizione paesaggistica, costituirà il luogo preferenziale per l’attivazione dell’insieme delle azioni contenimento dei processi di degrado e/o di riqualificazione degli ambiti di paesaggio.

Le finalità della Rete verde sono espresse nel § 2.3.4.

In sintesi si è intesa la rete verde come strumento attivo per la riqualificazione del sistema paesistico ambientale, comprendente i paesaggi naturali e culturali, pertanto la rete verde di ricomposizione dei paesaggi deve agire in sinergia con la rete ecologica, pur mantenendo obiettivi propri e si pone come lo strumento prioritario per l’inversione dei processi di degrado individuati nelle Tavole Scenario 9C.

La Rete verde di ricomposizione paesaggistica, affiancata dalla rete ecologica, si configura come l’elaborato che contiene la strategia paesaggistica della Provincia; essa addensa politiche e progetti volti a configurare l’ossatura portante della riqualificazione fruitiva, ecologica e territoriale. I nodi della rete sono le stazioni, i centri storici, le aree lacuali e fluviali, le connessioni sono i percorsi e le vie, le aree protette.

Il disegno della rete verde è proceduta attraverso le seguenti fasi e attività.

Tabella 4—8 Quadro sinottico delle attività connesse alla redazione della Rete verde provinciale.

ATTIVITÀ’

FA

SE

1:

RA

CC

OLT

A

E

INT

EG

RA

ZI

ON

E D

EI

DA

TI D

I B

AS

E

Raccolta dei dati e delle informazioni utili alla definizione della carta del mosaico paesistico ambientale integrando la carta dell’uso del suolo con immagini satellitari, gli elementi della tavola 9b, il grafo della rete ciclabile e delle infrastrutture per la mobilità dolce esistenti. Verifica dei PGT approvati, al fine di arricchire la carta di base della rete verde e di predisporre un monitoraggio utile alle definizione delle politiche per il paesaggio.

FA

SE

2:

SIN

TE

SI

PR

E-

PR

OG

ET

TU

ALE

Disegno degli elementi che compongono la rete verde allo stato attuale, integrazione con gli ambiti di degrado (tavola 9c) e individuazione delle parti di paesaggio da connettere. Sovrapposizione dei grandi interventi infrastrutturali e individuazione delle interferenze con la rete verde.

IFA

SE

3: I

L P

RO

GE

TT

O D

ELL

A

RE

TE

VE

RD

E Integrazione con la rete ecologica ed evidenziazione delle aree naturalistiche con valore

storico culturale. Individuazione degli ambiti da riqualificare e indirizzi di riqualificazione (tratti dalle schede per l’individuazione dei processi di degrado, Cfr. § 4.3.4) Individuazione della rete di fruizione della rete verde, comprendente le tappe significative del paesaggio provinciale, ivi compresi gli elementi storico architettonici di cui alla tavola 9b Schede per aree di intervento e elenco ragionato delle tipologie di intervento Schedatura dei servizi del paesaggio

Costruzione della tavola della rete verde

La legenda e la tavola sono state costruite intrecciando le seguenti informazioni:

- il sistema paesistico ambientale (o mosaico paesistico ambientale) derivato dall’uso del suolo,

- i valori paesistici e il sistema delle aree protette estratti dai quadri strutturali, in particolare il QS2,

- i contenuti ricognitivi e valutativi dello Scenario 9B,

- i contenuti dello Scenario 9C,

- il progetto di rete ecologica, per quanto riguarda i possibili interventi di potenziamento della funzione filtro delle fasce tampone.

Essendo la Rete Verde una tematica nuova, si è proceduto per prove e affinamenti successivi. La prima proposta è stata costruita mettendo in relazione gli elementi esistenti e con quelli recepiti dalle tavole precedentemente citate.

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Dalle informazioni raccolte nelle elaborazioni precedenti, derivate dall’insieme di questioni ambientali, fruitive e culturali, sono state sviluppate le azioni progettuali per la tutela e la ricomposizione paesaggistica.

Le azioni progettuali sono finalizzare a:

• invertire i processi di degrado individuati dalle tavole costituenti lo scenario 9C,

• aumentare l’efficacia della Rete ecologia provinciale nei confronti della biodiversità,

• tutelare e mettere a sistema il patrimonio naturale e culturale della provinciale per favorirne la fruizione (derivate dallo scenario 9B).

Tavola della Rete Verde di ricomposizione paesaggistica

Simbolo in legenda Descrizione

Ambiti costituenti la rete verde Ambiti per il contenimento dei fenomeni di degrado del paesaggio

Rischio di degrado paesaggistico determinato dallo sviluppo del sistema insediativo

Tale informazione è tratta dalla tavola Scenario 9C di Analisi dei fenomeni di contesto. Le aree campite corrispondono alle macro aree di rischio di degrado del paesaggio.

Rischio determinato dalla presenza di infrastrutture lineariri

Con questa dicitura sono state disegnate con un buffer di 30mt, le infrastrutture viabilistiche considerate interferenti per il paesaggio. I buffer indicano le fasce di territorio minimo, dove si evidenzia la necessità di studiare interventi a livello puntuale o diffuso al fine di costruire un’integrazione della suddetta viabilità con il paesaggio circostante

Ambiti di rilevanza paesaggistica da tutelare e conservare

Gli ambiti di rilevanza paesaggistica da tutelare e da riqualificare sono aree che derivano dalla tavola del degrado del paesaggio (scenario 9c). Si tratta degli ambiti che riguardano parti di territorio ancora libere, ma minacciate dall’avanzamento dell’urbanizzato

Ambiti per la conservazione della continuità dei pa esaggi naturali Sistema delle aree protette

Le aree tutelate che si compongono come nodi della rete verde. SI tratta di Parchi, SIC e ZPS, Plis.

Ambiti della rete ecologica provinciale

Si tratta degli elementi di rilevanza paesistica ambientale derivati dalla tavola della rete ecologica progettuale, serbatoio di naturalità ed erogatori di servizi co sistemici per tutto il territorio provinciale

Varchi della rete ecologica

da deframmentare, ovvero i punti di cui è riconosciuto la strategicità per la connessione tra le parti della rete, ma attualmente interrotti. In tali varchi quali dovrebbero essere attivate azioni di ricucitura e riconessione

da mantenere, ovvero i punti di cui è riconosciuto la strategicità per la connessione tra le parti della rete, attualmente aperti e contribuiscono alle connessioni ecologiche

da deframmentare e da mantenere

Ambiti interferiti dalle infrastrutture

da deframmentare, ovvero gli ambiti nei quali dovrebbero essere attivate azioni, puntuali o diffuse, di rimozione o superamento delle barriere al fine di riconnettere la rete

da attrezzare, ovvero gli ambiti nei quali dovrebbero essere attivate azioni volte alla mitigazione degli impatti negativi

Ambiti per la conservazione e il potenziamento degl i elementi identitari dei paesaggi culturali

Ecomusei riconosciuti

proposti

Architetture storiche

Romanico Le architetture storiche e gli altri elementi identitari, dove possibile, non sono valorizzati in sé, ma per il loro rapporto con il contesto e per la possibilità tutt’ora viva di costituire un

Fortificazioni di fuentes, del Lario Orientale e

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Tavola della Rete Verde di ricomposizione paesaggistica

Simbolo in legenda Descrizione

della Brianza sistema con altre elementi di funzioni analoghe o complementari. Il valore paesaggistico sta nel mantenimento dell’insieme e non del singolo bene. Pertanto nella parte settentrionale del territorio provinciale, si sono evidenziati gli areali corrispondenti ad una presenza ancora consistente di edifici rurali di vario genere, fabbricati e nuclei rurali; nella parte meridionale, la Brianza lecchese, si intende valorizzare le architetture di connotazione civile: i sistemi di ville e parchi storici da tutelare non solo come elementi a sé stante, ma anche come sistema complessivo

Filande/filatoi della seta

Sistema delleVille del Casatese

Sistema delle Ville del Meratese

Sistema delle architetture tradizionali della montagna

Altri elementi

Centri storici

Sistema museale

Alberi monumentali

Punti panoramici

Terrazzamenti

Ambiti per la fruizione del patrimonio paesaggistic o

Nodi dell’intermobilità dolce

Tra gli ambiti sono stati inseriti gli elementi di fruizione del territorio, intendendo la rete verde come luogo preferenziale per itinerari di vario genere e interesse. i nodi dell’intermodalità dolce, ossia i luoghi considerati strategici per lo scambio tra diverse modalità di trasporto ai fini turistici. Mediante gli elementi che compongono l’analisi della rete verde, sono stati individuati i punti prioritari, caratterizzati dalla confluenza di sentieri, strade campestri e della viabilità secondaria, percorsi storici-paesistici, rete ciclabile (esistente e in progetto) e, dove possibile, in corrispondenza delle stazioni ferroviarie e dei porti.

Funivie

Percorsi ciclabili esistenti Percorsi ciclabili di progetto Circuiti per la fruizione degli alberi monumentali

Sentiero del viandante

Porti

Linee di navigazione lacuale

Stazioni

Tracciati ferroviari

Tracciati ferroviari dismessi da riqualificare

Si segnala in particolare, all’interno della Rete Ciclabile, la Ciclovia dei laghi, un circuito turistico e cicloturistico, che mette a sistema la conoscenza di valori enogastronomico, culturali e sacri, nei territori delle Province di Varese, Como e Lecco. Si tratta di percorsi ad oggi non frequentatissimi e poco conosciuti dalla popolazione (meno avvezzi al cicloturismo che non le popolazioni dell’Europa centrale e nord).

Il completamento e potenziamento nei servizi della Ciclovia si può configurare come un’opportunità per il potenziamento delle risorse paesistico ambientali in termini di risorse economiche, per migliorare lo sviluppo turistico del territorio, attraverso la valorizzazione del paesaggio, a patto che se ne conservino i caratteri identitari che lo rendono riconoscibile e apprezzabile.

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Tipologie di azioni di contenimento e/o riqualificazione dei fenomeni di degrado sono integrate da quanto è previsto nel Documento tecnico n. 2 (Repertorio degli interventi di mitigazione, compensazione e miglioramento ambientale) anch’esso oggetto della presente revisione, Cfr. § 4.4.3.

Tutto quanto verrà prodotto per la Rete verde, verrà integrato nel Quaderno delle UdP, per ogni UdP.

Si riporta di seguito la tavola della Rete verde di ricomposizione paesaggistica.

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Il prodotto finale, l’elaborato di sintesi, è il Quaderno delle UdP costituito da più fascicoli, uno per ogni UdP. Tale elaborato affianca e raccoglie alcuni contenuti desumibili dal vigente “Quadro di riferimento paesaggistico”, così da formare una descrizione sintetica e il più possibile esaustiva di ogni UdP. Il “Quadro di riferimento paesaggistico” rimane come descrizione complessiva dei sistemi paesistici a livello provinciale.

L’integrazione del documento del PTCP 2008: Quadro di riferimento paesaggistico provinciale e indirizzi di tutela

Nel Quadro riferimento paesaggistico del PTCP 2008 sono descritte le Unità di Paesaggio attraverso schede che ne descrivono i caratteri identitari, analizzano gli elementi di criticità e propongono indirizzi di tutela dei caratteri paesistici, in relazione agli elementi di criticità. Senza tuttavia indicare azioni o interventi precisi.

L’obiettivo della revisione in corso, è quello di creare uno strumento di governo sintetico e maneggevole per l’amministrazione, uno strumento che metta in relazione le conoscenze acquisite negli anni sul paesaggio provinciale e le nuove emerse dalle analisi in corso di svolgimento.

In questo modo l’Amministrazione si potrà dotare di uno strumento di sintesi, ma completo di tutti gli aspetti conoscitivi, programmatori e di indirizzo e di tutti gli altri contenuti necessari alla lettura e gestione degli ambiti territoriali contenuti nelle UdP, e sufficientemente accurato per poter essere esaustivo. Al fine di facilitarne la lettura e l’utilizzo, verrà particolarmente curata la parte grafica, in modo tale da renderlo anche comunicativo.

Il Quaderno delle UdP è lo strumento di lavoro per il governo del paesaggio provinciale alle diverse scale.

Questo lavoro di sintesi finale è utile infine, anche a mettere in evidenza eventuali incongruenze e/o conflittualità tra tematismi o strumenti diversi.

L’attività svolta è stata quella di riprendere i contenuti del Quadro di riferimento paesaggistico, rivederli alla luce delle variazioni effettuate ai perimetri delle UdP e integrali con:

• informazioni di base per l’inquadramento territoriale,

• descrizioni sintetiche sulla morfolitologia (bacini e sottosuolo) e sul sistema paesistico ambientale,

• stralci delle cartografie redatte nella presente revisione corredate da descrizioni sintetiche,

• repertorio dei vincoli paesaggistici vigenti e politiche di governo del territorio,

• nuovi indirizzi di tutela e governo (nella presente revisione sono stati fatti salvi quelli già presenti);

• riferimenti al nuovo Repertorio degli interventi di inserimento paesistico ambientale.

I fascicoli contengono tutti gli elementi costitutivi del quadro conoscitivo relativo ad ogni UdP, ossia la “Carta d’identità delle UdP” (Cfr. § 2.3.1) seguiti da una serie di pagine riferibili alle azioni di piano e contenuti gestionali utili, quali gli elementi della programmazione urbanistica intersettoriale, nonché gli indirizzi e misure per ogni UdP, ivi comprese gli stralci della Rete Ecologica e della Rete Verde.

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Si riportano di seguito le miniature delle immagini che costituiscono un fascicolo del Quaderno delle UdP.

Inquadramento

Lo Stato del Sistema paesistico ambientale

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Il repertorio dei vincoli

Il Progetto di Piano

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In particolare, le prime 10 caselle rappresentano il “paesaggio che abbiamo”, le seguenti, “il paesaggio che avremo”. L’obiettivo è stato anche quello di predisporre materiale grafico comunicativo, facilmente utilizzabile nei laboratori sul paesaggio, nei momenti partecipativi ecc., come utile supporto a scelte anche locali.

In queste pagine è stata effettuata una rilettura in chiave di paesaggio delle politiche previste dal PTCP 2008 per i diversi sistemi all’interno delle UdP e individuazione di eventuali processi di degrado potenziali, ovvero opportunità di riqualificazione rese possibili da sinergie tra azioni di tipo diverso (integrazione con VAS).

Tutto ciò costituirà la prima parte dei fascicoli del Quaderno delle UdP.

Soffermandoci sulla seconda parte le informazioni che il fascicolo contiene riguardano:

• gli stralci per ogni UdP della rete ecologica e della rete verde con l’individuazione degli ambiti di degrado potenziali (derivati da dinamiche in corso e da eventuali azioni contenute nel quadro programmatico) e degli ambiti di riqualificazione prioritari,

• il censimento dei servizi erogati dal paesaggio nelle diverse UdP e stima approssimativa del loro stato qualitativo,

• l’indicazione delle potenzialità di produzione energetica (energie rinnovabili) di ogni UdP, in base alle caratteristiche paesaggistiche proprie e al mantenimento /raggiungimento di alti livelli qualitativi del paesaggio, ossia utilizzo della risorsa senza incidere negativamente sull’erogazione dei servizi di cui al punto precedente,

• l’estrapolazione di tipologie di esigenze di riqualificazione ricorrenti, scelte in base a situazioni di degrado diffuse e/o a tipologie di interventi programmati che possono minacciare lo stato qualitativo del paesaggio. Verrà predisposto un elenco da condividere con l’Amministrazione, che costituirà il supporto per le attività di cui al punto successivo,

• formulazione di indirizzi e misure specifiche per ogni UdP.

4.4 Aggiornamento e/o modifica degli elaborati documentali del vigente PTCP

4.4.1 Revisione delle norme di attuazione del vigente PTCP

L’inserimento dei temi del paesaggio nel PTCP, non significa solo aggiungere un nuovo capitolo o approfondire alcuni aspetti già introdotti, ma significa rileggere i sistemi in chiave

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di paesaggio e le ricadute che gli strumenti di indirizzo e normativi dei sistemi, possono avere sul paesaggio stesso.

L’aggiornamento delle Norme di attuazione avviene con :

• la revisione e integrazione delle Norme di attuazione del vigente PTCP in considerazione degli studi e delle analisi relative alle tematiche in argomento. In generale si propone la rilettura in chiave di paesaggio delle politiche previste dal PTCP per i diversi sistemi all’interno delle UdP, con la finalità di verificare eventuali processi di degrado potenziali indotti, ovvero le opportunità di riqualificazione rese possibili da sinergie tra azioni di tipo diverso ed, eventualmente, apportare correzioni alle norme già scritte.

• la revisione delle Norme di attuazione del vigente PTCP in considerazione della proposta di revisione formulata dal soggetto incaricato di eseguire gli studi e le analisi della componente “socio-economica ed attività produttive”, coordinando i contenuti delle norme revisionate/ modificate con quelle connesse o sulle quali potrebbero verificarsi delle ricadute, in particolare si segnalano le opportunità di relazione fornita dai capitoli sui servizi ecosistemici e del paesaggio della presente proposta, con le tematiche relative allo sviluppo socio economico;

• la revisione delle Norme di attuazione a seguito di nuove norme di legge subentrate e/o la correzione di errori materiali.

In particolare, rispetto al primo punto, si sta procedendo ad un esame della normativa del PTCP vigente, per evidenziarne l’efficacia nei confronti dell’inversione dei processi di degrado (cfr. PPR, parte IV degli indirizzi normativi) e della realizzazione della rete ecologica.

4.4.2 Norme inerenti le componenti in studio

La revisione normativa comporta, evidentemente, l’introduzione di nuove norme relative alle tematiche oggetto di revisione. Si tratterà di due tipi di norme:

• Norme prescrittive e di indirizzo di tipo generale che verranno inserite nell’articolato delle NTA esistenti.

• Indirizzi e misure proprie per le Udp che verranno inserite nei Quaderno della UdP.

• Indirzzi di inserimento paesistico ambientale contenuti nel Repertorio.

Indirizzi e misure saranno parte integrante della normativa. Si tratterà di norme specifiche legate alle diverse tipologie di paesaggio e alle esigenze proprie delle Udp in termini di riqualificazione di paesaggio e di realizzazione della rete ecologica. Indirizzi e misure saranno inserite direttamente nel Quaderno delle UdP al fine di rendere più agevole la gestione delle norme, lasciando per ogni Udp solo quelle che interessano e di allestire norme ad hoc in riferimento alle diversità provinciali. Per ogni UdP, in riferimento ai caratteri identitari, alle vulnerabilità, ai processi di degrado, a tutto quanto verrà registrato nel quaderno stesso e alla lettura integrata di quanto il piano prevede relativamente al sistema infrastrutturale, insediativo, produttivo, ambientale, verranno forniti indirizzi e misure specifiche. La finalità è quella di fornire criteri di riqualificazione paesistico ambientale e di contenimento dei fenomeni di degrado “personalizzati” rispetto ai caratteri di ogni UdP. Ciò anche in quanto il medesimo indirizzo può avere effetti diversi sul paesaggio a seconda del luogo in cui si applica.

Ad esempio, per quanto riguarda la Norma per insediamenti produttivi Art. 25, comma 2b del PTCP vigente, si tratterà di specificare gli indirizzi di riqualificazione rispetto ai caratteri identitari, alle vulnerabilità e fenomeni di degrado di ogni UdP, partendo dall’obiettivo

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generale per il quale ogni nuovo intervento deve tendere a migliorare la qualità preesistente. Qualità che non si basa unicamente sulla tutela di caratteri locali strettamente interessati dalla trasformazione e sulla qualità intrinseca del progetto, ma soprattutto sul mantenimento dei caratteri di contesto. Infatti molto spesso il paesaggio viene completamente snaturato dalla reiterazione di trasformazioni di piccola entità, che nell’insieme ne modificano radicalmente struttura e funzioni sia biologiche che cognitive.

Ad esempio, per quanto riguarda la qualità dell’inserimento paesaggistico degli insediamenti produttivi, le UdP di fondovalle presentano le maggiori criticità dal punto di vista delle conurbazioni lineari e le conseguenti interferenze sulle reti ecologiche e verde sono in genere più negative che in altre UdP. Il prerequisito di un inserimento paesaggistico di un’area produttiva di fondovalle, dovrebbe essere quello di essere accompagnato da opere di compensazione finalizzate a contenere tale criticità. Aspetto che, per esempio, non si applica nelle UdP “Dorsali e sistemi di rilievo prealpino” dove l’inserimento paesaggistico dovrebbe essere guidato da altri criteri che verranno messi in luce durante il percorso di Piano. Pertanto la norma in oggetto sarà accompagnata da indirizzi e misure diverse per le compensazioni, a seconda delle Udp, L’inserimento di tali norme direttamente nel Quaderno delle UdP, escluderà peraltro confusioni o difficoltà di gestione della normativa stessa.

4.4.3 Il Repertorio degli interventi di inserimento paesistico ambientale

Il PTCP vigente è già dotato del Repertorio degli interventi di mitigazione, compensazione e miglioramento ambientale (documento tecnico 2).

Il repertorio esistente contiene, di fatto, esclusivamente criteri ed esempi di opere per la deframmentazione dovuta alle infrastrutture lineari in riferimento alle reti ecologiche. Non si presenta in un formato facilmente utilizzabile e diffondibile, ed è scarso di esempi.

Pertanto si propone il presente strumento migliorativo.

Si propone qui di integrare tale documento con l’obiettivo di fornire all’Amministrazione provinciale una serie di buone pratiche finalizzate non solo alla realizzazione della rete ecologica, ma anche della rete verde. Quindi, in sostanza, si propongono criteri ed esempi per la riqualificazione dei paesaggi aperti, adatti alla realtà provinciale. Infatti crediamo che stimolare progetti di qualità sia il modo più efficace per ottenere un paesaggio di qualità.

Il fine di ogni progetto dovrebbe essere quello di rendere la qualità complessiva del paesaggio, migliore di quella di partenza. Nasce quindi la necessità, per l’Ente, di dotarsi di una strumentazione di supporto alle autorizzazioni paesaggistiche e alla pronuncia di pareri di compatibilità ambientale delle opere soggette a VIA, che possa anche costituire riferimento per i progettisti in modo tale da facilitare gli iter autorizzativi, puntando ad un innalzamento della qualità progettuale e, di conseguenza, del paesaggio.

Uno strumento efficace, da associare a quelli già previsti nella presente proposta, è stato individuato proprio nell’arricchimento del Repertorio, costituito da una raccolta di buone pratiche adatte ai paesaggi della provincia, riferibili alle problematiche maggiormente diffuse e accompagnate da brevi testi di introduzione e descrizione. In sostanza si tratta di un arricchimento degli elenchi ragionati di tipologie d’intervento già compresi nelle attività relative alla rete verde e alla rete ecologica, che troverà riscontro anche nelle norme di attuazione del Piano, in termini di indirizzo per le progettazioni locali.

Descrizione delle attività

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Stante la dinamicità della materia e dei territori, e l’esigenza di diffondere il più possibile le buone pratiche, si ritiene che il formato più opportuno sia quello informatico da utilizzare on line. In questo modo sarà possibile incrementare e adattare la raccolta con facilità ogni volta che lo si ritenga necessario, evitando oltre tutto i costi di stampa. Ciò nonostante il prodotto sarà in formato tale da poter essere stampato.

Momentaneamente si prevedono i seguenti contenuti, in base alle criticità per ora conosciute e alle opere in programmazione nel territorio:

- Premessa

Gli obiettivi del repertorio per la riqualificazione del paesaggio I contenuti Inquadramento normativo

- Le opere considerate nel repertorio

Attività estrattiva di cava Impianti di smaltimento rifiuti Linee elettriche Opere relative alla produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili

Esempi di interventi: margine città/campagna …………………………………………

Interventi sul bosco

Definizione delle serie fitosociologiche di riferimento per le diverse UdP con elenchi floristici di riferimento Definizione di siepe modello

Definizione di macchia boscata modello Schema di sesto d’impianto per macchie o fasce boscate Formazione boschiva ripariale Formazione boschiva mesofila Schemi per la riqualificazione dei boschi

Interventi di trasformazione del bosco …………………………………………

Linee elettriche Indirizzi localizzativi Mitigazioni visive Mitigazioni faunistiche …………………………………………

Impianti Mitigazione di impianti tecnologici Impianti fotovoltaici

Impianti di telecomunicazione …………………………………………

Largo spazio si darà alle strade, in quanto paiono parecchi gli interventi previsti, integrando la parte già esistente riguardante gli attraversamenti faunistici

Strade

Gli impatti paesaggistici delle strade e gli obiettivi di mitigazione Mitigazione della frattura del tessuto paesaggistico Ricostruzione della rete di siepi e filari Mitigazione delle dinamiche insediative lineari Vegetazione lungo strada Barriere antirumore – Terrapieni Attraversamento di grandi infrastrutture

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Sovrappassi faunistici e ciclopedonali Interramento di grandi infrastrutture Passaggi faunistici Sottopassi Ponti e attraversamenti Ponti pedonali Piste ciclabili …………………………………………

Le buone pratiche sono organizzate in schede comprendenti schemi grafici, immagini fotografiche e parti di testo da pubblicare on line, di qualità sufficiente da essere stampata dall’utente. Di seguito si riportano alcune miniature dei primi capitoli del repertorio

Le nuove opere vanno organizzate (localizzate e proge ate) in relazione all’esistente e alle

cara eris che del contesto in cui l’opera si inserisce (1) e proge ate con criteri di sostenibilità

relazionandosi al paesaggio di appartenenza (2) .

1) CONTESTO

Si invita a scelte archite oniche e di materiali coeren con il contesto e all’uso sostenibile delle risorse, con un’a enzione nei confron del contesto che prevedano:

A -localizzazioni e forme coeren con la stru ura del mosaico paesis co e l’asse o morfologico dei luoghi,

B -la compa azione dell’esistente e l’opportunità di ridisegno dei margini urbani, evitando

l’inserimento di nuovi insediamen sparsi

C –verde urbano mul funzionale a raverso l’inserimento di spazi verdi adeguatamente

proge a e stru ura , a en al miglioramento del microclima urbano, alle funzioni este che ed ecologiche, possibilmente interconnessi con la

rete verde

D -Idonee pavimentazioni degli spazi pubblici chiare e drenan , con a enzione alla riduzione

dell’albedo

E -applicazione dei criteri del drenaggio urbano

2) EDIFICI

Per quanto riguarda gli edifici in sé, si invita a scelte archite oniche e di materiali a ente ad un consumo limitato di risorse non

rinnovabili, privilegiando:

F -nel caso di edifici fortemente “energivori”, l’u lizzo di pannelli fotovoltaici in copertura

per mi gare il fabbisogno della stru ura,

G -clima zzazione naturale, anche con l’ausilio

dei te verdi, sopra u o sulle grandi superfici coperte anche a complemento di impian fotovoltaici.

H -uso di facciate degli edifici non rifle en

negli orientamen sud e ovest e impiego di verde ver cale sostenibile

I -u lizzo di pra che di bio-archite ura

L -impiego di materiali locali

M -impiego di materiali ricicla o riciclabili,

N -stoccaggio delle acque piovane per il riu lizzo in loco o per scopi irrigui o per l’alimentazione di bacini di fitodepurazione

con recapito finale nel re colo idrografico.

N

Capacità di autorigenerazione dei prati – meno manutenzione – maggiore bio-diversità

Funzioni ecologiche: biodiversità e riduzione appor energe ci

Alcune buone pratiche per gli insediamenti

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Centro storico - Pannelli fotovoltaic i INSEDIAMENTI

INSERIMENTO NELLE COPERTURE

TETTO FOTOVOLTAICO CON TECNOLOGIE INNOVATIVE Il sistema è costituito da una serie di particolari moduli fotovoltaici mono/ policristallino inseriti tra due file di coppi integrati in una falda prefabbricata con caratteristiche di alta coibentazione. VANTAGGI DEL SISTEMA • Si installa direttamente sull’orditura portante del tetto e comporta tempi di posa ridotti • Peso della copertura ridotta con vantaggi strutturali e relativi costi minori dovuti ad elementi strutturali di dimensioni ridotte • Assenza totale di fori per l’ancoraggio del sistema fotovoltaico • Manutenzione ordinaria ridotta rispetto ad altri sistemi più invasivi • Possibilità di essere utilizzato sia su nuove costruzioni che su ristrutturazioni e/o restauri conservativi (indicato per centri storici) • Accesso al massimo incentivo per i sistemi fotovoltaici integrati, previsto dal Conto Energia (DA VERIFICARE!!) • Premio sulla tariffa incentivante del ““““CONTO ENERGIA”””” in virtù del (DA VERIFICARE!!) la riqualificazione energetico o sul recupero del 55%

PRODUZIONE E DISTRIBUZIONE ENERGETICA - DECENTRAMEN TO AMBIENTI ESTERNI

DECENTRAMENTO ENERGETICO

L’energia viene prodotta localmente da diverse fonti

EDIFICI

COLONNINE DI RICARICA MEZZI ELETTRICI

In Europa al 2020 saranno installati 4,1 milioni di punti di ricarica . Lo dice la più recente indagine di PIKE Research (il più autorevole istituto di ricerca internazionale sulle “clean technologies”), che prevede globalmente una crescita media annuale dei ricavi del 49%. Germania, Francia, Gran Bretagna, Olanda e Italia saranno i Paesi più interessanti e da soli rappresentano il 60% del mercato complessivo nei prossimi anni. Le dinamiche di diffusione dei punti di ricarica sono molto diverse da Paese a Paese. Ma soprattutto in Europa sarà boom dei punti di ricarica ““““business ””””, ubicati presso luoghi di lavoro, reti distributive e centri commerciali. Saranno pochi i clienti europei che li installeranno presso la propria abitazione, come invece avviene per la maggioranza dei casi in America, per esempio. Inoltre, contrariamente a quanto si può pensare, solo il 31% delle colonnine saranno acquistate dagli Enti Pubblici , mentre la maggior parte sarà installata presso luoghi di lavoro, aree commerciali e aziende private.

Strade e piazze – lampioni fotovolta ici con lamapad a a LED AMBIENTI ESTERNI

ILLUMINAZIONE DI AMBIENTI ESTERNI

Applicazione del pannello fotovoltaico per alimentazione del sistema d’illuminazione a LED

Indirizzi per il risparmio energetico e le energie rinnovabili

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5 APPENDICE

5.1 Indicatori per la descrizione sintetica delle Unità di Paesaggio (UdP)

Indice di Sprawl (Dispersione degli insediamenti)

Unità di misura: [valore %]

Uno dei maggiori fattori di consumo di suolo è l’urbanizzazione diffusa (sprawl). Lo sprawl determina una serie di problemi, forse maggiori rispetto a quelli prodotti dalla città densa: ad esempio produce un notevole consumo di suolo, in quanto lo spazio effettivamente occupato dagli edifici sparsi è solo una piccola parte dello spazio effettivamente influenzato dalla presenza degli edifici. La frammentazione che questi determinano, influisce sulla possibilità di uso del territorio circostante e sulle relazioni che permettono il funzionamento del sistema paesistico-ambientale.

L’urbanizzazione diffusa richiede grandi quantità di energia, a parità di abitanti insediati. L’elevato consumo di suolo e la rapida trasformazione del paesaggio tradizionale, inducono, localmente, la riduzione di Habitat e di biodiversità e la perdita di riconoscibilità a favore di una omologazione dei luoghi e degli stili di vita e riduzione dei rapporti sociali.

Inoltre, l’aumento dei consumi energetici e dei materiali da costruzione, prodotti dalle tipologie insediative a bassa densità, ha ricadute vastissime ed è riconosciuto, da alcuni autori, come la causa prima della perdita di biodiversità del globo (Liu, et al., 2003), con tutte le ricadute del caso anche sulla salute umana.

Lo sprawl aumenta fortemente la dipendenza dal trasporto privato, con una richiesta di infrastrutture per la viabilità, aumento del traffico e dell’inquinamento globale, anche se questo non raggiunge le concentrazioni delle città dense. L’intensità di traffico, pare fortemente condizionata dalla struttura urbana. E’ del resto noto come l’urbanizzazione diffusa sia incompatibile con una gestione razionale ed economicamente sostenibile del trasporto pubblico.

Per il calcolo dello sprawl, è stato creato un buffer di 50m attorno alle aree insediate e un buffer variabile a lato strada (sia a destra che a sinistra, vedi tabella per le dimensioni). Il buffer ottenuto contiene sia la strada che le fasce considerate.

Tipo strada Sedime (Strada) Buffer

Autostrada 30 metri 30 metri

Strada statale 10 metri 30 metri

Strada provinciale 6 metri 20 metri

Strada comunale 4 metri 10 metri

I valori medi che rappresentano la larghezza dei sedimi sono stati attribuiti verificando a campione le larghezze delle strade reali.

La significatività dei buffer rispetto al consumo di suolo, varia in funzione del modello insediativo delle UdP. Infatti i sistemi paesistico ambientali di tipo rurale, sono connotati da piccoli nuclei urbani e da insediamenti rurali diffusi nel territorio. In questi ambiti è normale che gli edifici interagiscano direttamente con il territorio circostante di cui sono elementi di presidio. Pertanto la percentuale di territorio occupata dai buffer è in genere elevata, senza rappresentare un problema. Diverso è nei SA caratterizzati da modelli insediativi di tipo urbano. In tali ambiti, una percentuale elevata di territorio occupata dai buffer, è indicatrice di urbanizzazione diffusa e spreco di suolo.

Per l’identificazione degli ambiti all’interno dei quali l’indice consumo di suolo è significativo, è necessario quindi riferirsi alle tipologie di paesaggio individuate da Habitat standard, e precisamente alle seguenti: Suburbano rurale, Urbanizzato rado, Urbano medio, Urbano denso.

Habitat standard Incidenza dello sprawl

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(tipologia di paesaggio) Urbano denso Incide Suburbano rurale Incide Rurale povero Incide Rurale produttivo Non incide Agricolo Non incide Classi di vulnerabilità Bassa

Media

Alta

Habitat Standard

Unità di misura: [m2 /ab pro capite]

Habitat Standard: tale indice esprime la superficie disponibile per ogni abitante residente in un determinato ambiente antropico. L’HS serve per valutare la compatibilità del carico antropico presente e futuro, con un paesaggio di qualità. È espressa in m2/ab: misura quindi il carico antropico sul territorio effettivamente interessato dalle attività umane. I diversi valori che si ottengono sono raggruppati in classi caratteristiche di differenti intensità di pressioni degli usi antropici sul territorio. Sono definibili soglie critiche che individuano il limite tra carichi di diverso tipo e di conseguenza livelli diversi di sostenibilità del carico stesso a seconda dei caratteri del territorio in esame. I valori di HS sono anche caratteristici delle diverse tipologie di paesaggio: il passaggio da una soglia ad un’altra non significa quindi soltanto un aumento o diminuzione di carico antropico, significa un cambio di organizzazione portatore di alterazioni sostanziali nella struttura e, quindi, nella fisionomia del paesaggio. Si ricorda che la variazione di tipo di paesaggio non significa solo un cambiamento “nell’aspetto”, ma una modifica delle sue esigenze organizzative: pertanto tale cambiamento è visto come una potenziale criticità. Tale indicatore è quindi un utile descrittore delle trasformazioni antropiche nei vari contesti.

Gli ambiti territoriali che presentano una situazione critica non sono necessariamente, quelli che hanno una dotazione minore di superficie pro – capite, piuttosto quelli che possiedono un valore in prossimità della soglia. La criticità è dovuta al fatto che un nuovo incremento anche limitato di carico antropico porterebbe ad un superamento della soglia e quindi al cambiamento della tipologia di paesaggio.

Le soglie di riferimento:

Tipologia di paesaggio Hs (m2/ab)

Urbano denso 80 - 260

Urbano medio 260 - 500

Urbanizzato rado 500 - 780

Suburbano rurale 780 - 1640

Rurale povero 1640 - 2600

Rurale produttivo 2600 - 6700

Agricolo > 6700

Occorre precisare che il giudizio di criticità è assegnato in funzione della distanza del valore verificato per ogni ambito, rispetto alla soglia di paesaggio entro la quale si colloca.

Stimando il carico antropico totale sopportabile si può evitare che il sistema venga sottoposto ad eccessivo stress ambientale o a cambiamenti di equilibrio radicali , i quali portano a cambiamenti nelle tipologie di Paesaggio

Biopotenzialità territoriale

Unità di misura: [Mcal/m2/anno]

Biopotenzialità territoriale: grandezza funzione del metabolismo degli ecosistemi presenti in un certo territorio e delle capacità omeostatiche e omeoretiche (di auto/ri-equilibrio) degli stessi. Misura il grado di equilibrio di un sistema paesistico: più è alto il valore di Btc, maggiore è la capacità di automantenimento del paesaggio. Nella pianificazione la Btc può essere utilizzata per valutare il grado di stabilità dell’area in oggetto, lavorando sia su tutto il territorio considerato, sia sugli ambiti squisitamente antropici (Btc Hu) o naturali (Btc Hn).

Calcola il limite del depauperamento delle risorse ambientali anche in riferimento ai consumi energetici, alla relativa produzione di inquinanti e all’attrattività turistico-ricreativa.

Le soglie che individuano le classi di vulnerabilità per la Btc media sono:

Alta Btc < 2,00

Media 2,00 < Btc < 3,20

Bassa Btc > 3,20

Il valore di Btc media 1,5 individua la soglia oltre la quale l’ambito territoriale gode di un buon grado di capacità di automantenimento.

Le soglie che individuano le classi di vulnerabilità per la Btc Hu sono:

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Alta Btc Hu < 1,00

Media 1,00 < Btc Hu < 2,0

Bassa Btc Hu > 2,00

Le soglie che individuano le classi di vulnerabilità per la Btc Hn sono:

Alta Btc Hn < 3,00

Media 3,00 < Btc Hn < 4,00

Bassa Btc Hn > 4,00

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5.2 La costruzione della rete ecologica del PTCP di Lecco

5.2.1 Premessa

L’approccio metodologico utilizzato per l’individuazione del progetto di Rete Ecologica su scala provinciale muove da un‘attenta analisi territoriale basata sull’interpretazione, tramite specifici modelli, delle dinamiche ecologiche che caratterizzano l’intera area di studio. Essa procede per fasi successive, partendo dalla analisi dell’attuale assetto del territorio, in termini di uso del suolo e composizione delle diverse tipologie di copertura presenti, e si affida ad appropriati indicatori per valutare la capacità biologica del territorio stesso, elaborando modelli di idoneità utili all’individuazione delle potenzialità dinamiche dei processi ecologici. Tale approccio si è consolidato nell’ambito di diverse esperienze maturate sul territorio italiano da parte del Centro Ricerche Ecologiche e Naturalistiche – C.R.E.N. di Rimini e la supervisione scientifica del Professor Riccardo Santolini - Università degli Studi di Urbino (DISTeVA).

5.2.2 Analisi territoriale per la definizione del progetto di Rete Ecologica

Sintesi del percorso metodologico

La prima fase del lavoro è consistita nella raccolta del materiale disponibile inerente l’intero ambito provinciale per comporre un quadro aggiornato dello stato di fatto. Sono stati presi in considerazione i vari aspetti utili all’approfondimento delle conoscenze territoriali e dei vincoli normativi; oltre a lavori e studi di carattere prettamente naturalistico (mappa e schede dei SIC/ZPS, parchi e riserve), sono state esaminate le cartografie relative alla struttura del sistema ambientale (ad es. carta dell’uso del suolo, carta forestale, infrastrutture viarie, ecc.), i documenti inerenti la pianificazione in atto (PTCP, altri piani territoriali) e i progetti di carattere ambientale esistenti o in corso di definizione.

Il materiale disponibile è stato esaminato ed è stata assunta infine come livello di partenza la Carta dell'Uso del suolo della Regione Lombardia (DUSAF 2.1) ottenuta da fotointerpretazione di immagini relative all’anno 2007 su tutto il territorio regionale, integrata con le informazioni derivanti da numerose banche dati regionali. Tale mappa di base è stata da noi integrata con altre informazioni utili alla definizione del modello (ad es. strade e ferrovie) cercando di raggiungere un grado di approfondimento utile alle successive fasi di elaborazione.

La Carta del Sistema Ambientale così composta, rappresenta l’ecomosaico dell’area di studio; essa è sintesi delle caratteristiche di naturalità del territorio ed è stata assunta quale elemento di base per la costruzione del modello faunistico e per l’individuazione delle componenti della rete ecologica e degli elementi di conflitto che ne contrastano le funzioni.

Una volta caratterizzato il sistema ambientale da un punto di vista strutturale e funzionale e redatta, quindi, la Carta del Sistema Ambientale, si sono integrate queste informazioni con quelle degli indicatori di tipo faunistico, raccolte mediante analisi del materiale bibliografico esistente.

Utilizzando la classe degli Uccelli come indicatore sintetico della qualità degli elementi dell’ecomosaico è stato possibile costruire una graduatoria di importanza, basata su alcuni parametri tra cui ricchezza e valore conservazionistico delle specie, per le singole tipologie ambientali individuate nella carta: il risultato della integrazione di tali informazioni è la

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mappa del valore conservazionistico ottenuta mediante interpolazione dei valori dell’Indice Faunistico cenotico medio (IFm). Tale mappa permette di visualizzare le aree a maggior grado di naturalità, la loro distribuzione spaziale, il grado di frammentazione e la tendenza alla connessione, evidenziando le potenzialità della rete ecologica, mettendo in risalto le criticità e le opportunità oggetto della fase successiva costituita dall’analisi delle possibili soluzioni di intervento.

In base alla mappa del valore conservazionistico e delle informazioni scaturite in fase di analisi è stata quindi individuata la bozza della carta della rete ecologica provinciale in cui si riconoscono le aree sorgente (i nodi ecologici di vario livello) e le direttrici, si individuano i corridoi ecologici e si definisce un appropriato valore connettivo per la matrice.

Da questa carta è stato possibile fare emergere le diverse criticità, intese come i punti di conflitto tra l’assetto naturale e quello antropico (esistente e di progetto), ed in particolare tra le direttrici e le infrastrutture, gli insediamenti urbani e produttivi, ecc...; allo stesso tempo, su questa stessa base, si possono valutare le opportunità ai fini della rete ecologica, legate all’esistenza di particolari ambiti (i varchi) e strutture (progetti di riqualificazione con creazione di neo-ecosistemi, presenza di sottopassi e passaggi naturali lungo le direttrici, ecc).

Dal disegno di rete si passa al progetto di rete ecologica, tramite l’individuazione di punti ed ambiti di intervento, l’indicazione delle relative soluzioni progettuali e attraverso la proposta di indirizzi di gestione del territorio finalizzati a consentire ai diversi elementi della rete ecologica di espletare al meglio la propria funzionalità .

Nella Figura 5–1 è riportato il diagramma del percorso metodologico seguito durante il lavoro, mentre nei paragrafi seguenti sono illustrati, nel dettaglio, gli aspetti teorici di base e le modalità realizzative per ciascun singolo “passaggio procedurale”.

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Figura 5–1 Schema del percorso metodologico generale seguito per la ricostruzione del quadro conoscitivo relativo agli elementi naturali del territorio e per la definizione del progetto di rete ecologica.

Costruzione della carta del sistema ambientale

La Carta del Sistema Ambientale è la mappa che viene utilizzata nel processo di integrazione tra i dati territoriali e le informazioni relative alla comunità ornitica. Questa mappa si pone quindi come base per la costruzione del modello faunistico, e deriva da un processo di integrazione e sintesi (ad es. accorpamento di tipologie) di varie informazioni cartografiche con l'obiettivo di mettere insieme un quadro cartografico il più possibile dettagliato e utile a descrivere le caratteristiche ambientali alla scala ed in funzione della comunità ornitica nidificante.

La base dati principale è consistita nella cartografia della Destinazione d’Uso dei Suoli Agricoli e forestali (DUSAF), la banca dati geografica che nella versione 2.1 è basata sulla interpretazione delle foto aeree IT2007 a colori e all’infrarosso la cui digitalizzazione è stata effettuata ad una scala pari a circa 1:5.000. Tale mappa è stata acquisita tramite download dal GEOPortale della Regione Lombardia

(http://www.cartografia.regione.lombardia.it/geoportale).

E' stato utilizzato il maggior grado di dettaglio possibile utilizzando il 4° e 5° livello in cui è articolata la legenda, livelli di ambito locale utilizzati per rappresentare le specificità del territorio lombardo (cfr. Regione Lombardia e ERSAF, Uso del suolo in Regione Lombardia - I dati Dusaf, Milano Gennaio 2010).

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Tale mappa di base è stata integrata con alcuni temi vettoriali presenti nel PTCP vigente (infrastrutture viarie e ferrovie, ecc...).

Per evitare distorsioni sui confini della provincia durante la successiva modellizzazione (che prevede una fase di interpolazione dei valori sintetici associati al centroide di una griglia a maglia quadrata) la la carta del sistema ambientale non è stata tagliata esattamente sul perimetro provinciale ma estesa di ulteriori 2 km su tutto il l’area di copertura.

Indicatori faunistici: le specie guida e gli indici di idoneità faunistica. Il modello di idoneità faunistica su base ornitologica

L’analisi territoriale e la conseguente progettazione delle reti ecologiche assume come riferimento specie o gruppi di specie definite “focali”, che ricoprono le necessità spaziali e funzionali di tutte le altre specie che possono trovarsi nello stesso ecosistema. Inoltre, in relazione alla necessità di ricomporre la connettività di un sistema ambientale, le caratteristiche morfo-funzionali dell’habitat sono elemento di valutazione di idoneità attraverso una unità di campionamento rappresentata dall’area minima vitale delle specie, in modo che questa sia un sottoinsieme dell’estensione della formazione ecologica che vogliamo tentare di realizzare e/o rendere connettivamente funzionale ad un aumento della capacità portante.

In ragione di quanto appena affermato, si è optato per la scelta come indicatori della capacità ecologica del territorio la comunità di Uccelli nidificanti, studiata sulla base delle informazioni presenti in bibliografia per il territorio provinciale.

Gli Uccelli sono tra gli organismi che meglio si prestano ad essere utilizzati come indicatori del grado di complessità o di degrado degli ecosistemi terrestri, essendo diffusi sul suolo, nella vegetazione e negli strati inferiori dell'atmosfera e mostrano una notevole sensibilità alle variazioni degli ambienti in cui vivono.

Le relazioni fra la composizione e struttura delle comunità ornitiche e la struttura della vegetazione sono state indagate da numerosi autori (v. fra gli altri Mac Arthur e Mac Arthur 1961, Karr e Roth 1971, Blondel et al. 1973), che hanno individuato l'esistenza di correlazioni fra i caratteri della comunità ornitica e la complessità del sistema ambientale. Infatti, la maggior parte degli autori recenti ha ritenuto di individuare in alcuni parametri descrittori della comunità un metodo valido per valutare la qualità ambientale e le influenze sulla stabilità dell'ecosistema. Di conseguenza, la scelta di questo modello offre la possibilità di ottenere una serie di valori confrontabili tra i diversi elementi caratterizzanti il paesaggio, per una valutazione delle condizioni attuali del sistema ambientale e quindi della sua reale qualità. L’elaborazione attraverso il metodo geostatistico integra la valutazione sulle cenosi con gli elementi degli ecosistemi presenti, spazialmente considerati in modo da definire degli ambiti delimitati da isolinee con il medesimo valore relativo al parametro considerato, che esprime di fatto una tendenza, mentre i valori dell’indice sottolineano i diversi livelli di criticità.

In ragione di quanto affermato, si è optato per la scelta della comunità di Uccelli dal momento che queste specie sono legate sia alla complessità della struttura del sistema ecologico ed in particolare della vegetazione, sia alla disposizione spaziale delle tessere dell’ecomosaico, rispondendo cioè a molti dei requisiti propri della “specie” focale, utile quindi ad un uso diagnostico del paesaggio.

La comunità di Uccelli è stata scelta come “gruppo focale” in quanto ritenuta idonea ad interpretare con efficacia tale complessità, ad analizzare al meglio l’idoneità degli elementi dell’ecomosaico e quindi efficace e funzionale alla realizzazione di una rete ecologica che rispecchi le esigenze non solo del paesaggio ma anche del territorio.

L’analisi puntuale di tutti gli elementi dell’ecomosaico presenti, funzionali alla rete, e di cui si è valutata l’idoneità relativamente alle specie guida offre quindi una risposta esaustiva

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sulla ricettività reale per quelle specie focali che diventano bioindicatori efficienti ed utili alla finalizzazione degli interventi.

La scelta è stata mirata proprio agli Uccelli di cui è nota la grande idoneità del loro habitat come modello per la riconnessione della frammentazione ambientale. In seguito, una opportuna valutazione dei livelli di colonizzazione da parte di queste specie, sarà sicuramente elemento indispensabile di ulteriore monitoraggio anche in relazione all’aggiornamento nel tempo del modello di rete.

La scelta dell’analisi mediante l’ornitofauna offre la possibilità di ottenere una serie di valori confrontabili tra i diversi elementi caratterizzanti il paesaggio, per una valutazione delle condizioni attuali del sistema ambientale e quindi della sua reale qualità e funzionalità ecologica.

La tabella specie/tipologie è stata compilata su base bibliografica e in base all’esperienza personale e di esperti ornitologi. Ogni specie è stata inserita come nidificante nella tipologia più vicina a quella idonea per la nidificazione, desunta da fonti bibliografiche e vagliata in base all’esperienza personale.

Tale elenco, nella forma di matrice con le specie di uccelli nelle righe e i tipi ambientali in colonna, rappresenta il punto di integrazione e sintesi tra i dati relativi alla comunità ornitica nidificante e le caratteristiche dell’ecomosaico rappresentate dalla carta del sistema ambientale. Questa matrice è all’origine del calcolo dell’Indice Faunistico cenotico medio (IFm) utilizzato per la creazione del modello di idoneità faunistica per gli uccelli.

Figura 5–2 Schema metodologico

Partendo dal quadro faunistico così ottenuto è stato calcolato l’Indice Faunistico cenotico medio (IFm) per ciascuna tipologia di uso del suolo, basato sull’utilizzo degli Uccelli nidificanti come indicatori ecologici, in cui si considerano quali discriminanti:

• la presenza delle specie in ciascuna tipologia ambientale (desunta dai dati bibliografici);

• il valore conservazionistico di ciascuna specie, elaborato in base agli elenchi allegati a convenzioni e direttive nazionali ed europee.

Indice conservazionistico (IFm)

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La lista delle specie di Uccelli nidificanti nel territorio provinciale e l’integrazione con le tipologie della Carta del Sistema Ambientale ha permesso di ricavare un indice sintetico quali-quantitativo relativo al rapporto tra numero di specie presenti in ogni tipologia e “tipo” di specie, questo ultimo rappresentato dalla ricorrenza e dal punteggio della specie in ogni elenco di direttiva o convenzione in tema di protezione della fauna ornitica. I criteri con cui sono stati redatti gli elenchi delle varie normative comunitarie e nazionali, rispondono ai principi della conservazione delle specie. L’indice sintetico di valutazione, e conseguentemente gli ambienti a cui viene attribuito, concentra in sé i parametri quali la rarità, la complessità, la sensibilità, la fragilità la vulnerabilità ecc., poiché sono i parametri di selezione delle specie negli elenchi sopra citati. Il valore complessivo è un indice faunistico che sintetizza il valore ecologico delle tipologie di uso del suolo in quanto formato dalle specie selezionate attraverso quei parametri e quindi componenti dell’indice stesso. Di conseguenza, l’Indice Faunistico cenotico medio riassume in sé, attraverso le sue componenti, numerosi parametri di qualità ambientale valutati faunisticamente, che si riflettono poi sulle tipologie della carta del sistema ambientale.

Alle comunità ornitiche individuate viene quindi attribuito un valore (zoosociologico) sulla base di parametri descrittori, definiti anche “criteria” (Usher, 1986), di tipo biologico e conservazionistico.

Tra i “criteria” biologici è stata adottata la ricchezza specifica (S), cioè il numero di specie componenti ogni cenosi (la tipologia indagata), che può esprimere differenti aspetti di maturità e stabilità dell’ecosistema (Margules et Usher, 1981) entrambi componenti concettuali della diversità.

Dal punto di vista conservazionistico e normativo (cfr. “Elenco delle norme e convenzioni di conservazione della fauna” in Appendice) sono state considerate le liste faunistiche proprie delle varie convenzioni comunitarie (UE, Berna, Bonn), la legge nazionale sulla protezione della fauna omeoterma (157/92 e successive modifiche ed integrazioni), la Species of European Conservation Concern (SPEC), lo stato di conservazione europeo (ETS) e la Lista rossa delle specie minacciate (redatta dal WWF). L'esame di ciascuna norma, convenzione o lista conservazionistica ha permesso di convertire le indicazioni di tutela in una scala di punteggi.

Partendo dall'elenco delle specie di ogni tipologia ambientale vengono ricavati i valori (SP) per ogni parametro: il numero di specie presenti nella tipologia (parametro ricchezza), la somma dei punteggi per il parametro UE (Direttiva del Consiglio CEE del 2 aprile 1979, n. 409 concernente la conservazione degli uccelli selvatici), la somma dei punteggi per il parametro LN (Legge nazionale dell’ 11 febbraio 1992, n. 157), e così via per le altre convenzioni o liste conservazionistiche.

Il "peso" (Isp) di ogni tipologia per un determinato parametro può quindi essere definito con un semplice rapporto tra il valore SP e il valore massimo calcolato per quel parametro sull'intera lista di uccelli presa in considerazione.

L'Indice Faunistico Cenotico medio (IFm) è ottenuto per ogni singola tipologia come media dei valori Isp dei singoli parametri; tale valore viene espresso generalmente normalizzandolo su di una scala di valori compresa tra 0 e 100, ponendo a 100 il valore di IFm più alto.

Interpolazione dei valori di IFm e rappresentazione cartografica

La rappresentazione cartografica del modello di idoneità faunistica si basa sul calcolo del valore sintetico dell’IFm per ogni singola cella derivata dalla sovrapposizione sulla mappa del Sistema Ambientale di una griglia a maglia quadrata.

In riferimento all’uso del gruppo degli Uccelli il passo della griglia scelto è stato di 200 metri. In seguito i valori delle singole celle vengono interpolati per produrre la mappa finale.

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In base ai dati bibliografici relativi all’influenza negativa delle infrastrutture viarie nei confronti delle specie animali, ed in particolare sulla fauna ornitica, intorno ad ogni strada è stata creata una fascia, con profondità variabile a seconda del tipo di infrastruttura, su ogni lato rispetto al margine della carreggiata stradale.

Tabella 5—1 Strade influenza laterale in metri

Sigla TIPO influenza laterale in metri

AA Autostrada 30

SS Strada statale 30

SP Strada provinciale 30

SC Strada comunale 20

SV Strada vicinale 0

PR Strada privata 0

Per rendere conto all’interno del modello faunistico di questa influenza negativa, a tale area è stato attribuito un valore pari a quello delle infrastrutture (cioè zero), a prescindere dalla tipologia ambientale confinante con l’infrastruttura.

I dati della superficie percentuale occupata dalle varie tipologie derivati dall’intersezione tra mappa e griglia hanno permesso quindi il calcolo dell’IFm di sintesi per ogni cella (Vcx della A ciascun quadrato della griglia (cella) è stato attribuito un valore pari alla sommatoria del prodotto del valore IFm di tutte le porzioni di tipologie vegetazionali presenti nella cella e la relativa superficie percentuale occupata all’interno della stessa, come mostrato in

Figura 5–3 Calcolo del valore sintetico di IFm per una singola cella

Il valore complessivo della cella, quindi, può variare tra il valore minimo di IFm, nel caso di un quadrato occupato interamente dalla tipologia con IFm minimo, e il valore massimo di IFm, caso in cui la cella sia occupata interamente dalla tipologia con tale valore. La serie dei records relativi alle coordinate del centroide della cella (x,y) e del valore di sintesi di IFm (z, Vcx nella Figura 5–3) è stata poi elaborata attraverso il modulo v.surf.rst del software GRASS che, partendo da dati vettoriali puntiformi e attraverso l’algoritmo regularized spline

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with tension (Mitasova H. and Mitas L. 1993), produce una mappa raster frutto dell’interpolazione tra i diversi punti. I parametri tension e

smooth del modulo sono stati impostati rispettivamente ai valori 40 e 0.1, mentre la risoluzione del raster prodotto è stata impostata a 10 metri, in ragione della scala di stampa finale. Alla mappa così ottenuta è stata applicata una scala graduata di colori, compresa tra i valori minimo e massimo di IFm, per visualizzare in modo continuo le variazioni del valore di IFm nel territorio studiato.

Questo tipo di rappresentazione dei dati permette di individuare gli ambiti a diverso grado di idoneità faunistica che attraverso il processo di interpolazione si fondono in modo da evidenziare le tendenze verso potenzialità o criticità del sistema, funzionali al processo di disegno della rete ecologica.

La mappa prodotta con le metodiche appena descritte (vedi figura a lato e riportata nella tavola della Rete ecologica: Carta di base) consente di individuare le aree a maggiore criticità (rosso-arancio) e quelle maggiormente funzionali ai corridoi ecologici (gradazioni di verde), costituendo la base per le successive fasi del lavoro, incentrate sulla valutazione e studio di dettaglio della rete ecologica.

In appendice alla presente relazione sono riportati ulteriori elementi riguardante la costruzione del modello di rete ecologica.

Figura 5–4 Restituzione cartografica del modello geostatistico di idoneità faunistica

5.2.3 Modello di idoneità faunistica: modello “Uccelli”

La comunità ornitica nidificante

Per comporre il quadro delle specie nidificanti è stato consultato il lavoro La fauna selvatica in Lombardia Rapporto 2008 su distribuzione, abbondanza e stato di conservazione di uccelli e mammiferi10 e l'Atlante degli uccelli nidificanti in Lombardia11; inoltre sono stato estratti i dati relativi alle specie nidificanti presenti nelle schede dei SIC e delle ZPS. Da tale analisi si è giunti ad un totale di 155 specie nidificanti all’interno del territorio provinciale.

10 V. Vigorita e L. Cucè (red). 2008. La fauna selvatica in Lombardia Rapporto 2008 su distribuzione, abbondanza e stato di conservazione di uccelli e mammiferi. 1a ristampa corretta e riveduta Dicembre 2008. Regione Lombardia, D.G. Agricoltura. Pp. 366 11 Brichetti P. & Fasola M. 1990. Atlante degli uccelli nidificanti in Lombardia. Editoriale Ramperto, Brescia. Pp. 241.

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L’elenco delle specie si può consultare nell’allegato Quadro sinottico (???), utilizzato nelle elaborazioni concernenti gli uccelli.

Quadro sinottico

In base alla descrizione delle tipologie dei tipi di uso del suolo della mappa DUSAF sono stati fatti degli accorpamenti tra tipologie in funzione della scelta degli uccelli nidificanti come gruppo di riferimento per la costruzione del modello di idoneità a supporto della costruzione della bozza di rete ecologica. In Tabella 5.4 è possibile vedere la corrispondenza tra le tipologie della mappa del sistema ambientale e le tipologie ambientali definite in seguito agli accorpamenti.

La stesura della tabella specie/tipologie ambientali è un momento importante della metodologia proposta e prevede l’incrocio tra i dati delle specie nidificanti e quelli delle tipologie ambientali presenti sul territorio di studio. Per la compilazione si è operato privilegiando le informazioni deducibili dai dati di natura bibliografica e la consultazione di esperti ornitologi.

Ogni tipologia ambientale eredita quindi una propria lista di specie (e quindi ricchezza), utilizzata in seguito per i calcoli dell’IFm.

Nel quadro sinottico (cfr. “Quadro sinottico”) sono elencate tutte le specie della comunità ornitica nidificante nel territorio di studio, la/e tipologia/e della Carta del Sistema Ambientale e le informazioni relative alla fenologia all’interno del territorio nazionale. Le colonne indicate come Quadro normativo e conservazionistico riportano sinteticamente i contenuti di normative, direttive ed elenchi in tema di conservazione della fauna, sia nazionali che europei. In particolare sono prese in considerazione:

- Direttiva del Consiglio CEE del 2 aprile 1979, n. 409 concernente la conservazione degli uccelli selvatici (UE)

- Legge nazionale dell’ 11 febbraio 1992, n. 157, intitolata “Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio” (LN)

- Convenzione relativa alla Conservazione della Vita Selvatica e dell’Ambiente Naturale in Europa, adottata a Berna il 19 settembre 1979 (BE)

- Convenzione relativa alla Conservazione delle Specie Migratrici di Animali Selvatici, adottata a Bonn il 26 ottobre 1985 (BO)

- Livello di importanza conservazionistica europea (SPEC)

- Stato di conservazione europeo secondo Tucker e Heath (1994) (ETS)

- Lista Rossa dei Vertebrati italiani (LR).

Valori dell’Indice Faunistico cenotico medio

In base alla metodologia descritta in precedenza è stato possibile valutare le tipologie ambientali in termini relativi; i valori utilizzati nel modello sono riportati in Tabella 5.3. Nel quadro valutativo sono state considerate tutte le specie indicate come nidificanti in provincia; ne è risultato un elenco di 155 specie totali. Su tale lista sono stati calcolati i valori dei singoli parametri: per i “criteria” biologici la ricchezza complessiva e per ognuno di quelli di tipo conservazionistico il valore totale come illustrato nel §. I dati ottenuti sono riportati in

Tabella 5.2; i valori di ogni parametro sono stati utilizzati come massimo a cui rapportare, nel calcolo dell'Isp, quelli delle singole tipologie rilevate, in modo da ottenere dei valori di

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IFm per ogni tipologia ambientale. I valori dell’indice sono stati in seguito normalizzati su di una scala con massimo a 100 (Tabella 5.3).

Tabella 5.2 – Tabella dei calcoli dell’IFm

Tabella 5.3 – Valori finali (normalizzati a 100) utilizzati nel modello

Tipologia IFm (100)

Vegetazione ripariale 100,0 Bosco ceduo 66,9 Bosco alto fusto 66,6 Bosco di conifere 62,4 Legnose e agrarie 57,6 Praterie e Veg. rada roccia 56,7 Cespuglieto 56,0 Cascine 49,6 Zone umide 43,8 Urbano rado 35,8 Prato* 23,0 - 39,9 Parchi giardini 18,9 Frutteti vigneti 17,4 Seminativo 15,2 Strutture turistico ricreative 14,1 Urbano denso 4,6 Industriale 0,0 Viabilita' 0,0

Per la tipologia Prato (accorpamento delle tipologie corrispondenti ai codici 23110 e 23120 DUSAF) è stata condotta un'analisi sulle singole parcelle (poligoni della mappa) per indagare i rapporti di contiguità con i poligoni adiacenti. Le parcelle di Prato con un bordo di almeno 200 metri lineari condiviso con una tipologia di tipo boschivo o arbustivo o di vegetazione ripariale sono state valutate in maniera diversa attribuendo un valore di IFm pari a 39,9, la media tra il valore IFm del Prato (23,0) e quello delle Praterie e Veg. rada roccia (56,7); in modo da “promuovere” i prati che si trovano in vicinanza di elementi a maggior complessità e naturalità distinguendoli da quelli posti in ambiti urbani o agricoli meno complessi.

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Tabella 5.4 – corrispondenza tra tipi DUSAF tipologie IFm e valori utilizzati nel modello

Cod_5 DUSAF Tipo IFm IFm (100)

11110 Tessuto residenziale denso Urbano denso 4,60

11120 Tessuto residenziale continuo mediamente denso Urbano denso 4,60

11210 Tessuto residenziale discontinuo Urbano denso 4,60

11220 Tessuto residenziale rado e nucleiforme Urbano rado 35,82

11231 Cascine Cascine 49,60

12111 Insediamenti industriali, artigianali, commerciali Industriale 0,00

12112 Insediamenti produttivi agricoli Urbano rado 35,82

12121 Insediamenti ospedalieri Urbano denso 4,60

12122 Impianti di servizi pubblici e privati Urbano denso 4,60

12123 Impianti tecnologici Urbano denso 4,60

12124 Cimiteri Parchi giardini 18,87

12210 Reti stradali e spazi accessori Viabilità 0,00

12220 Reti ferroviarie e spazi accessori Viabilità 0,00

12300 Aree portuali Industriale 0,00

13100 Cave Industriale 0,00

13300 Cantieri Industriale 0,00

13400 Aree degradate non utilizzate e non vegetate Urbano denso 4,60

14110 Parchi e giardini Parchi giardini 18,87

14120 Aree verdi incolte Urbano rado 35,82

14210 Impianti sportivi Strutture turistico ricreative 14,14

14220 Campeggi e strutture turistiche e ricettive Strutture turistico ricreative 14,14

14240 Aree archeologiche Urbano rado 35,82

21110 Seminativi semplici Seminativo 15,19

21120 Seminativi arborati Seminativo 15,19

21131 Colture orticole a pieno campo Seminativo 15,19

21132 Colture orticole protette. Urbano rado 35,82

21141 Colture floro-vivaistiche a pieno campo Seminativo 15,19

21142 Colture floro-vivaistiche protette Urbano rado 35,82

21150 Orti familiari Strutture turistico ricreative 14,14

22100 Vigneti Frutteti vigneti 17,39

22200 Frutteti e frutti minori Frutteti vigneti 17,39

22300 Oliveti Legnose e agrarie 57,56

22410 Pioppeti Legnose e agrarie 57,56

22420 Altre legnose agrarie Legnose e agrarie 57,56

23110 Prati permanenti in assenza di specie arboree ed arbustive Prato*

23,03- 39,9

23120 Prati permanenti con presenza di specie arboree ed arbustive sparse Prato*

23,03- 39,9

31111 Boschi di latifoglie a densita media e alta – ceduo Bosco ceduo 66,95

31112 Boschi di latifoglie a densita media e alta – fustaia Bosco alto fusto 66,63

31121 Boschi di latifoglie a densita bassa – ceduo Bosco ceduo 66,95

31122 Boschi di latifoglie a densita bassa – fustaia Bosco alto fusto 66,63

31130 Formazioni ripariali Vegetazione ripariale 100,00

31140 Castagneti da frutto Legnose e agrarie 57,56

31210 Boschi conifere a densita media e alta Bosco di conifere 62,43

31311 Boschi misti a densita media e alta – ceduo Bosco ceduo 66,95

31312 Boschi misti a densita media e alta – fustaia Bosco alto fusto 66,63

31400 Rimboschimenti recenti Seminativo 15,19

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Cod_5 DUSAF Tipo IFm IFm (100)

32110 Praterie naturali d'alta quota assenza di specie arboree ed arbustive Praterie e Veg. rada roccia 56,74

32120 Praterie naturali d'alta quota con presenza di specie arboree ed arbustive sparse Praterie e Veg. rada roccia 56,74

32210 Cespuglieti Cespuglieto 56,00

32220 Vegetazione dei greti Vegetazione ripariale 100,00

32410 Cespuglieti con presenza significativa di specie arbustive alte ed arboree Cespuglieto 56,00

32420 Cespuglieti in aree di agricole abbandonate Cespuglieto 56,00

33100 Spiagge, dune ed alvei ghiaiosi Zone umide 43,80

33200 Accumuli detritici e affioramenti litoidi privi di vegetazione Praterie e Veg. rada roccia 56,74

33300 Vegetazione rada Praterie e Veg. rada roccia 56,74

41100 Vegetazione delle aree umide interne e delle torbiere Zone umide 43,80

51100 Alvei fluviali e corsi d'acqua artificiali Zone umide 43,80

51210 Bacini idrici naturali Zone umide 43,80

51220 Bacini idrici artificiali Zone umide 43,80

51230 Bacini idrici da attivita estrattive interessanti la falda Zone umide 43,80

Rappresentazione cartografica dei valori di Ifm

La carta del Sistema Ambientale (compresa la zona di contorno esterna) e il buffer creato sul reticolo stradale (cfr. § 5.2 e Tabella 5—5) sono stati poi convertiti in raster e quindi si è proceduto alla sovrapposizione e fusione degli strati per ottenere la mappa definitiva su cui sovrapporre la griglia di 200 metri. Come precedentemente descritto (cfr. § 5.2), basandosi sul calcolo del valore di IFm per le singole celle di tale griglia è stato possibile elaborare una mappa interpolata dei valori di IFm sull’intera area di studio.

Tabella 5—5 Strade influenza laterale in metri

Sigla TIPO influenza laterale in metri

AA Autostrada 30

SS Strada statale 30

SP Strada provinciale 30

SC Strada comunale 20

SV Strada vicinale 0

PR Strada privata 0

Per fare in modo che l’interpolazione potesse correttamente interpretare i dati presenti lungo i confini amministrativi dell’area provinciale, e quindi mostrare le possibili tendenze di idoneità faunistica verso le province limitrofe, l’area della carta del sistema ambientale è stata estesa oltre i confini provinciali per una profondità di 2 chilometri.

Per la rappresentazione grafica della mappa interpolata e per facilitarne la lettura è stata scelta una scala graduata di colori con variazioni dai toni dal rosso, per i valori intorno a zero, al giallo e verde, fino al blu per i valori a maggior valore.

Il modello geostatistico sviluppa in maniera evidente lo stato di frammentazione del sistema e le aggregazioni delle diverse tipologie d’uso del suolo che sono funzionali alla rete ecologica; le tessere dell’ecomosaico determinano ambiti a diverso valore di idoneità ambientale e funzionalità ecologica.

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