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Luci e colori nelle ville venete del Cinquecento: il raffinato mondo di Paolo Veronese e Andrea Palladio CON ENRICO LUCCHESE, ASCOLTI MUSICALI A CURA DI VALENTINO SANI Sabato 21 aprile 2012 BEL COMPOSTO storia arte musica

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Page 1: CON ENRICO LUCCHESE, ASCOLTI MUSICALI A CURA DI … Ville venete.pdf · Influenzato dall’architettura greco-romana, anzitutto da Vitruvio, è considerato una delle personalità

Luci e colori nelle ville venete del Cinquecento:il raffi nato mondo di Paolo Veronese e Andrea Palladio

CON ENRICO LUCCHESE, ASCOLTI MUSICALI A CURA DI VALENTINO SANI

Sabato 21 aprile 2012

BEL COMPOSTOstoria arte musica

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Sommario

Cartine

Luoghi

Maser, Villa Barbaro

Fanzolo di Vedelago, Villa Emo

Biografie degli artisti

Andrea Palladio

Paolo Veronese

Alessandro Vittoria

Giovan Battista Zelotti

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I viaggi di Bel composto: storia, arte, musicafascicolo n. 3/2012

a cura di Pamela Volpi e Valentino Sanisabato 21 aprile 2012

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Cartine. L’Italia del Cinquecento Cartine. Il trevigiano oggi

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Dopo l’età comunale, analogamente alle principali città del Nord Italia, anche Treviso assistette alla crisi del governo comunale e al suc-cessivo passaggio alla signoria. Bisogna tener conto, comunque, che sin dagli inizi il potere era di fatto in mano ad una ristretta oligarchia aristocratica, al cui interno spiccavano alcune famiglie quali i Tempesta.La prima casata ad impossessarsi di Treviso fu quella degli Ezzelini, che signoreggiò tra il 1237 ed il 1260 con le figure di Ezzelino III e Al-berico. La città fu quindi preda di nuove lotte intestine tra i Guelfi filopapali ed i Ghibellini, sostenitori di un riavvicinamento all'Impero, tanto che solo nel 1283, a seguito della vittoria dei primi, si assistette ad una decisa ripresa economica e culturale durata fino al 1312.Dominata poi dai Collalto e dai Da Camino, la Marca si trovò ancora coinvolta in guerre e saccheggi nel periodo 1329-1388. Occupata dap-prima dagli Scaligeri (1329-1339), nel 1339 si diede spontaneamente alla Serenissima, andandone a costituire il primo possedimento in terraferma. Coinvolta quindi nelle guerre per il primato sulla penisola italiana, la città fu retta dal duca d'Austria tra il 1381 ed il 1384 per passare, nel 1384 e fino al 1388, ai Carraresi. Solo da allora la città tornò definitivamente alla Repubblica di Venezia.Sotto Venezia, Treviso poté godere di un lungo periodo di stabilità e relativo benessere, salvo la parentesi della guerra della Lega di Cambrai che vide la costruzione delle attuali fortificazioni (1509) e l'assedio imperiale e francese, tolto nel 1511.

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Maser, Villa Barbarodata: 1554-60committenti: Daniele e Marcantonio Barbaroarchitettura: Andrea Palladiopittura: Paolo Veronesestucchi: Alessandro Vittoria

Villa Barbaro, ora Volpi, a Maser venne commissionata al Pal-ladio tra il 1556 e il 1557 da Daniele e Marcantonio Barbaro. La committenza è particolarmente importante perché Danie-le, esperto di architettura e profondo conoscitore di Vitruvio, ebbe certamente parte nella definizione del progetto, mentre Marcantonio, uomo politico eminente ritornato in quegli anni da Fontainebleau, favorì un’apertura ai modi francesi evidente soprattutto nel Ninfeo, al quale forse, da scultore dilettante, lavorò anche direttamente.La villa consta di un corpo centrale gigante e frontone a timpa-no e di due ali laterali chiuse da due “colombare”. Entro il timpano Alessandro Vittoria raffigurò due colossali fi-gure cavalcanti dei delfini che sostengono l’arme dei Barbaro.

L’interno venne decorato da Paolo Veronese che qui compose il suo più vasto e celebrato ciclo di affreschi.Il ciclo pittorico del Veronese per Villa Barbaro concerne gli ambienti del corpo centrale dell’edificio: cinque sale e un am-pio vestibolo a crociera. La datazione dell’opera è da collocarsi intorno al 1561; inoltre è concordemente riconosciuta l’autografia del maestro che vi crea inesauribili giochi di illusionismo ottico tali da sconvolge-re e ridurre a significato “altro” l’impianto spaziale concepito dal Palladio. La scelta tematica risalirebbe a Daniele Barbaro che voleva fosse celebrata, attraverso allegorie e scene mito-logiche, l’armonia celeste che sovrintende alla serena vita fa-

Luoghi

miliare. In particolare la crociera è decorata con paesaggi e figure di suonatrici che affiancano quattro porte, due vere e due dipinte, alle quali si affacciano un paggio e una bambi-na. Gli affreschi vennero danneggiati nell’Ottocento quando i Giacomelli, allora proprietari, li fecero ricoprire per dipingere ritratti di famiglia e, per far meglio aderire al muro il nuovo intonaco, graffiarono parte dei paesaggi. In origine anche il soffitto era affrescato.

MARCO CARA (Marcheto, Marchetto, Marcho, Marcus; Carra, De Cara) (Verona, ca. 1465 - Mantova, dopo il 1525)Compositore, liutista e cantore

1) Colei che amo così, frottola a 4 voci su testo di anonimo in Frottole, Libro IV, Venezia, Ottaviano Petrucci, 1504

Consort VenetoVoce Bianca SimoneFlauti Gianpaolo Capuzzo, Giovanni ToffanoDulciana Paolo TognonCetra Pierluigi PolatoCd Bongiovanni, 1999 - «Fiamma amorosa et bella. Musiche di Marchetto Cara alla corte di Isabella d’Este»

Colei che amo cosìCome amo proprio mi,

M’ha ditto sin a quiNo, no, mò dice sì.Hi, hi, hi, hi, hi, hi.

Sì ch’anch’io voglio cheLa me ami como sé,

Onde che ormai non èAmante egual a me.

He, he, he, he, he, he.

Ma pur contentaràPoi sapia chi vorà,

Che quel che non se sa,Quasi ancor non se fa.Ha, ha, ha, ha, ha, ha.

GIOvAnnI AMBROGIO DAlzA (Joanambrosio) (Milano, seconda metà XV sec. - ? post 1508)Compositore e liutista

2) Pavana alla venetiana; 3) Saltarello in Intabolatura de lauto Libro quarto, Venezia, Ottaviano Petrucci, 1508

Liuto Paul O’DetteCd Harmonia Mundi, 1999 - «Alla Venetiana - 16th Century Italian Lute Music»

ASCOlTI 1-3

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Villa Emo rappresenta l’esito più alto cui giunge Andrea Pal-ladio nell’elaborazione del modello di villa-fattoria in un lin-guaggio nuovo ispirato all’architettura antica. Viene costruita tra il 1557 ed il 1559, su commissione di Leonardo Emo (1532-1586), in un periodo nel quale l’architetto comincia ad essere richiesto dalle grandi famiglie aristocratiche veneziane, dopo le esperienze di villa Barbaro a Maser e di villa Badoer a Frat-ta Polesine, con le quali villa Emo condivide l’impostazione generale.La villa palladiana quale esito di una nuova tipologia, dove le necessità pratiche della vita agricola sono tradotte in forme inedite e in un linguaggio nuovo ispirato all’architettura antica, ha senza dubbio un punto di approdo definitivo in quest’ope-ra. Gli edifici funzionali alla conduzione delle campagne, che nella villa quattrocentesca sono casualmente disposti intorno all’aia, in villa Emo raggiungono una sintesi architettonica mai vista prima, che riunisce in un’unità lineare casa dominicale, barchesse e colombare.La composizione del complesso è essenziale, di maestosa sem-plicità, riconducibile a precise simmetrie ed a proporzioni matematiche. Il purismo del disegno è sorprendente quanto calibrato: basti guardare come le colonne estreme della loggia sono assorbite dal muro per 1/4 del loro diametro e graduano il passaggio dalla cavità in ombra alle pareti in piena luce. L’or-dine architettonico scelto è il dorico, il più semplice, e persino le finestre sono prive di cornici.

Alla ricercata linearità degli esterni corrisponde una ricca de-corazione interna, con affreschi di Giovan Battista Zelotti che anima gli ambienti con uno straordinario mondo di personaggi

e di scorci nel pieno rispetto della superiore “misura” archi-tettonica.Il rapporto tra architettura ed ambiente è gestito con grande maestria da Palladio, che inserisce la villa all’interno di una zona a centuriazione romana, con puntuali riferimenti a sud alla via Postumia ed a nord alla linea dei colli asolani, sfondo ideale per le ampie prospettive palladiane.

Verso la metà del Settecento le barchesse sono state trasforma-te in residenza signorile. Nel 1996 Villa Emo è stata dichiarata dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità.Fino al 2004 è rimasta in proprietà della famiglia Emo, che l’ha ceduta in quell’anno al Credito Trevigiano, la banca di credito cooperativo del territorio.

Il progetto di Villa Emo inserito ne I quattro libri dell’architet-tura di Palladio (1570) corrisponde esattamente alla sua rea-lizzazione effettiva e nel descriverla i commenti dell’architetto sono molto brevi, a differenza di quanto abbia fatto in altre circostanze.

Fanzolo di Vedelago, Villa Emodata: 1557-59committente: Leonardo Emoarchitettura: Andrea Palladiopittura: Giovan Battista Zelotti

ASCOlTI 6-8GIROlAMO DAllA CASA (Girolamo o Geronimo da Udine)(Udine, prima metà sec. XVI - Venezia, ca. agosto 1601)Compositore e strumentista

7) Se ‘l dolce bacio ch’io vi diedi, madrigale a 5 voci su testo di anonimo in Il secondo libro de Madrigali a 5 voci con i passaggi, Venezia, Ricciardo Amadino, 1590

Ensemble Il Terzo Suono, direttore Gian Paolo FagottoSoprani Elena Cecchi Fedi, Laura Fabris Contralto Roberto BalconiTenore Gian Paolo FagottoBasso Antonio AbeteTiorba Francesco TapellaCd Arts Music, 2003

GIOvAnnI GABRIelI(Venezia, ca. 1554-1557 - ivi, 12/7/1612)Compositore e organista

8) Canzona I a cinque voci, da Canzoni e Sonate … per so-nar con ogni Sorte de Instrumenti, Venezia, Bartolomeo Magni, 1615

La Stagione Armonica, direttore Sergio BalestracciCornetto Doron Sherwin e Josuè MenendezTrombone contralto Ermes GiussaniTrombone tenore Mauro MoriniTrombone basso Andreas DomnikOrgano Vittorio ZanonCd Paragon per «Amadeus», 2005

BARTOlOMeO TROMBOnCInO (Trombonus, Tromboncin, Trombonzin, Trombecin; Bartolomio, Bartholamio, Bartolo)(Verona, ca. 1470 - Venezia? post 1535)Compositore, trombonista e cantore a liuto

4) Ostinato vo’ seguire, frottola a 3 voci su testo di anonimo in F. Bossinensis, Tenori e contrabassi intabulati … libro primo, Venezia, Ottaviano Petrucci, 1509

Ostinato vo’ seguire La magnanima mia impresa; Fame, Amor, qual voi offesa,

S’io dovessi ben morire. Ostinato vo’ seguire

La magnanima mia impresa.

Fame, ciel, fame, fortuna Bene o mal como a te piace, Né piacer né ingiuria alcuna Per avilirmi o far più audace, Ché de l’un non son capace L’altro più non po’ fuggire.

Ostinato …

Vinca o perda, io non attendoDe mia impresa altro che honore;

Sopra il ciel beato ascendo S’io ne resto vincitore,

S’io la perdo alfin gran core Mostrarà l’alto desire.

Ostinato …

Circa 1500 EnsembleVoce Emily van EveraCd Chandos, 1992 - «Reanaissance Music from the Courts of Mantua and Ferrara»

GIOvAnnI BASSAnO (Bassani)(? Venezia, seconda metà sec. XVI - probabilmente agosto o settembre 1617)Compositore e cornettista

5) Ricercata 6 per cornetto solo in Ricercate, Passagi et Ca-dentie per potersi essercitar nel diminuir terminatamente, con ogni sorte d’Istromento: et anco diversi passagi per la semplice voce, Venezia, Giacomo Vincenti & Ricciardo Amadino, 1585

Cornetto Michael CollverCd «Fauve Sounds 102», 2010

BARTOlOMeO TROMBOnCInO

6) Ave Maria in laude. Libro Secondo, Venezia, Ottaviano Petrucci, 1508

AccordoneVoce Marco BeasleyLiuto Guido MoriniCd Cypres, 2005 - «Frottole»

Ave Maria, gratia plena,Dominus tecum,

benedicta tu in mulieribus,et benedictus fructus ventris tui, Iesus.

Sancta Maria, mater Dei,ora pro nobis peccatoribus, nunc et in hora mortis nostrae.

Amen.

ASCOlTI 4-6

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AnDReA PAllADIO(Padova, 1508 - Maser, 1580)Andrea Palladio, pseudonimo di Andrea di Pietro, è stato un architetto, teorico dell’architettura e scenografo italiano del Rinascimento, cittadino della Repubblica di Venezia. Influenzato dall’architettura greco-romana, anzitutto da Vitruvio, è considerato una delle personalità più influenti nella storia dell’architettura occidentale.Fu l’architetto più importante della Repubblica di Venezia, nel cui territo-rio progettò numerose ville che lo resero famoso, oltre a chiese e palazzi, questi ultimi prevalentemente a Vicenza, dove si formò e visse. Pubblicò il trattato I quattro libri dell’architettura (1570) attraverso il quale i suoi modelli hanno avuto una profonda influenza sull’architettura occidentale; l’imitazione del suo stile diede origine ad un movimento destinato a du-rare per tre secoli, il palladianesimo, che si richiama ai principi classico-romani. La città di Vicenza e le ville palladiane del Veneto sono uno dei patrimoni dell’umanità UNESCO.Andrea nacque nel 1508 a Padova, che allora faceva parte della Repub-blica di Venezia, da una famiglia di umili origini: il padre Pietro, detto “della Gondola” era mugnaio e la madre Marta detta la Zota (“la zoppa”) una donna di casa.A tredici anni iniziò a Padova l’apprendistato di scalpellino, presso Bar-tolomeo Cavazza: vi spese diciotto mesi, fino a quando, nel 1523, la famiglia si trasferì a Vicenza. Qui nel 1524 risulta già iscritto alla fraglia dei muratori: lavorò infatti – rimanendovi per una dozzina d’anni – nella bottega del costruttore Giovanni di Giacomo da Porlezza e dello scultore Girolamo Pittoni, con laboratorio in Pedemuro San Biagio, nella parte settentrionale di Vicenza.Tra il 1535 e il 1538 avvenne l’incontro fondamentale con il nobile vi-centino Giangiorgio Trissino, che avrà grande importanza per l’attività di Palladio. Andrea conobbe Trissino mentre lavora nel cantiere della sua villa suburbana di Cricoli. Il poeta e umanista lo prenderà sotto la sua protezione. Sarà lui a conferirgli l’aulico soprannome di Palladio, lo guiderà nella sua formazione culturale e allo studio della cultura classica, conducendolo più volte a Roma. In questi anni Palladio realizzò le sue prime opere significative, fra cui la villa di Gerolamo Godi (1537) a Lone-do di Lugo di Vicenza.Dopo la morte di Trissino il Palladio si legò a Daniele Barbaro, patriarca di Aquileia, che divenne il suo mentore. In quegli anni Barbaro stava tradu-cendo dal latino e commentando il De architectura di Vitruvio, di cui Pal-ladio disegnò le illustrazioni. Profondo studioso d’architettura antica, nel 1554 portò Palladio con sé a Roma (assieme anche a Giovanni Battista Maganza e Marco Thiene) per preparare la prima edizione e traduzione critica del trattato di Vitruvio, che venne stampata a Venezia nel 1556.Grazie all’influenza della famiglia Barbaro, Palladio iniziò a lavorare a Venezia, soprattutto nell’architettura religiosa. Nel 1570 fu nominato alla prestigiosa carica di Proto della Serenissima (architetto capo della Re-pubblica Veneta), subentrando a Jacopo Sansovino. Nello stesso anno pubblicò a Venezia I quattro libri dell’architettura, il trattato a cui aveva lavorato fin da giovane e in cui viene illustrata la maggior parte delle sue opere. Nel 1534 Andrea sposò Allegradonna, di cui non si sa quasi nulla, salvo che era orfana del falegname Marcantonio e lavorava presso la nobil-donna Angela Poiana. Questa le assegnò una magra dote: un letto, una trapunta, delle lenzuola, delle pezze di stoffa, che Andrea s’impegnò a rimborsare per metà in caso di morte della moglie senza figli. Invece di figli ne misero al mondo almeno cinque: Leonida (morto in circostanze tragiche nel 1572), Marcantonio, Orazio, Zenobia e Silla. Forse nel 1550 gli nacque un sesto figlio. Marcantonio, iscritto alla fraglia dei lapici-di come “maestro” nel 1555, lavorò col padre fino al 1560, quando si trasferì a Venezia per entrare nella bottega dello scultore Alessandro Vittoria; rientrato a Vicenza alla fine degli anni ottanta, non viene nomi-nato in documenti posteriori al 1600. Orazio si laureò in giurisprudenza all’Università di Padova (1569); coinvolto in processi per eresia davanti al Sant’Uffizio, morì nel 1572, pochi mesi dopo il fratello Leonida: «con mio gravissimo e acerbissimo dolore [...] la morte nello spatio di due mesi e mezzo, d’essi ambedue privo e sconsolato mi lasciò», scrisse Palladio nel

proemio dell’edizione illustrata dei Commentari di Giulio Cesare (1575). L’unica figlia femmina, Zenobia, andò sposa nel 1564 all’orafo Giambatti-sta Della Fede e dal matrimonio nacquero almeno due figli. Silla, il figlio più giovane di Andrea Palladio, studiò lettere a Padova senza laurearsi e dopo la scomparsa del padre seguì i lavori del Teatro Olimpico tentando, senza riuscirvi, di ristampare I quattro libri dell’architettura “ampliandoli d’altri edifici antichi e moderni”.Palladio morì nel 1580 a 71 anni, se non povero, godendo di una condi-zione economica assai modesta. Le circostanze della sua morte rimango-no sconosciute: non è nota né la causa, né il giorno preciso (nell’agosto del 1580, intorno al 19), né il luogo, che comunque la tradizione identi-fica con Maser, dove forse stava lavorando al tempietto di villa Barbaro. I funerali furono celebrati senza clamore a Vicenza, dove l’architetto fu sepolto presso la chiesa di Santa Corona. Nel 1844 fu realizzata una nuo-va tomba in una cappella a lui dedicata nel Cimitero Maggiore di Vicenza su progetto dell’architetto Bartolomeo Malacarne, grazie ad un lascito del conte Girolamo Egidio di Velo. Il monumento funebre fu scolpito da Giuseppe De Fabris. I pochi ritratti conosciuti di Palladio sono largamente ipotetici.Alla sua morte nel 1580 buona parte delle sue architetture erano solo parzialmente realizzate; alcuni cantieri (come quello per la Rotonda) fu-rono proseguiti da Vincenzo Scamozzi, mentre altre opere (come Palazzo Chiericati) furono completate solo molti anni dopo, sulla base dei disegni pubblicati nei Quattro libri.Palladio affronta il tema, dibattuto nel Cinquecento, del rapporto fra ci-viltà e natura e lo risolve «affermando il profondo senso naturale della civiltà, sostenendo che la suprema civiltà consiste nel raggiungere il per-fetto accordo con la natura senza perciò rinunciare a quella coscienza della storia che è la sostanza stessa della civiltà». Questo «spiega l’enor-me fortuna che il pensiero e l’opera del Palladio avranno nel Settecen-to, quando i filosofi dell’Illuminismo sosterranno il fondamento naturale della civiltà umana». Sono infatti neopalladiani molti edifici costruiti nei neonati Stati Uniti d’America come la Casa Bianca ed il Campidoglio a Washington o certi edifici di Monticello in Virginia. Neopalladiani sono pure la Redwood Library (1747) e la Marble House a Newport, l’Univer-sità della Virginia a Charlottesville, la Piantagione Woodlawn ad Assum-ption in Louisiana.Cronologia delle opere (data del progetto dell’opera):1531: Portale della chiesa di Santa Maria dei Servi, Vicenza (attribuito);1534: Villa Trissino a Cricoli, Vicenza (attribuita per tradizione ma proget-tata da Gian Giorgio Trissino);1537-1542: Villa Godi (per Girolamo, Pietro e Marcantonio Godi), Lonedo di Lugo di Vicenza;1539 circa: Villa Piovene, Lonedo di Lugo di Vicenza (VI) (attribuito);1540-1542 circa: Palazzo Civena, Vicenza;1540 circa-1566 circa: Palazzo Poiana, Vicenza (attribuito);1542: Villa Valmarana, Vigardolo di Monticello Conte Otto (VI);1542-1556 circa: Palazzo Thiene, Vicenza (probabilmente su progetto di Giulio Romano);1542: Villa Gazzotti (per Taddeo Gazzotti), Bertesina, Vicenza;1542 circa: Villa Caldogno (per Losco Caldogno), Caldogno (VI) (attri-buito);1542: Villa Pisani (per Vettore, Marco e Daniele Pisani), Bagnolo di Lo-nigo (VI);1542: Villa Thiene (per Marcantonio e Adriano Thiene), Quinto Vicentino (VI) (probabile modifica di un progetto di Giulio Romano);1543: Villa Saraceno (per Biagio Saraceno), Finale di Agugliaro (VI);1544 circa-1552: Palazzo Porto (per Iseppo De’ Porti), Vicenza;1546-1549: Logge del Palazzo della Ragione (Basilica Palladiana), Vicen-za (completata postuma nel 1614);1546 circa-1563 circa: Villa Pojana (per Bonifacio Pojana), Pojana Mag-giore (VI);1546 circa: Villa Contarini, Piazzola sul Brenta (PD) (attribuita);1547: Villa Arnaldi (per Vincenzo Arnaldi), Meledo di Sarego (VI) (in-compiuto);1548: Villa Angarano, Bassano del Grappa (VI) (barchesse; corpo centra-

Biografie degli artisti

le riedificato da Baldassarre Longhena);1550-1557: Palazzo Chiericati (per Girolamo Chiericati), Vicenza (com-pletato postumo nel 1680 circa);1550: Villa Chiericati (per Giovanni Chiericati), Vancimuglio di Grumolo delle Abbadesse (VI) (completata postuma nel 1584 da Domenico Grop-pino);1552: Villa Cornaro (per Giorgio Cornaro), Piombino Dese (PD);1552 circa: Villa Pisani (per Francesco Pisani), Montagnana (PD);1554-1563: Villa Badoer detta La Badoera (per Francesco Badoer), Frat-ta Polesine (RO);1554: Villa Porto (per Paolo Porto), Vivaro di Dueville (VI) (attribuita);1554: Villa Barbaro (per Daniele e Marcantonio Barbaro), Maser (TV);1554 ?: Villa Zeno (per Marco Zeno), Donegal di Cessalto (TV);1555 circa: Palazzo Dalla Torre, Verona (solo parzialmente realizzato; parzialmente distrutto da un bombardamento nel 1945);1556: Arco Bollani, Udine;1556 circa: Palazzo Antonini, Udine (alterato da vari interventi succes-sivi);1556: Barchessa di Villa Thiene, Cicogna di Villafranca Padovana (PD) (incompleto);1557: Villa Repeta, Campiglia dei Berici (VI)(distrutta da un incendio e ricostruita in altra foggia);1558: Facciata per la basilica di San Pietro di Castello, Venezia (comple-tato postumo);1558: Villa Emo (per Leonardo Emo), Fanzolo di Vedelago (TV);1558: Cupola della Cattedrale di Vicenza, Vicenza (distrutta in un bom-bardamento nella seconda guerra mondiale e ricostruita);1559: Villa Foscari detta La Malcontenta, Malcontenta di Mira (Italia);1559: Casa Cogollo (per Pietro Cogollo), nota come Casa del Palladio, Vicenza (attribuito);1560-1563 circa: chiostro dei cipressi e refettorio del monastero di San Giorgio Maggiore, Venezia;1560: Convento della Carità, Venezia (realizzati solo chiostro e atrio di-strutto nel 1630 in un incendio);1560: Palazzo Schio (per Bernardo Schio), Vicenza;1563 circa: Portale laterale della Cattedrale di Vicenza;1563 circa: Villa Valmarana, Lisiera di Bolzano Vicentino (VI);1564: Facciata della chiesa di San Francesco della Vigna, Venezia;1564: Palazzo Pretorio, Cividale del Friuli (UD) (progetto, attribuito);1565: chiesa del monastero di San Giorgio Maggiore, Venezia (conclusa postuma tra il 1607 e il 1611 con una diversa facciata);1565: Teatro ligneo nel cortile del convento della Carità, Venezia (distrut-to nel 1570 in un incendio);1565: Loggia del Capitanio, Vicenza;1565: Palazzo Valmarana (per Isabella Nogarola Valmarana), Vicenza1565: Villa Serego (per Marcantonio Serègo), Santa Sofia di Pedemonte, San Pietro in Cariano (VR);1565 circa: Villa Forni Cerato (per Girolamo Forni), Montecchio Precal-cino (VI);1566: Villa Capra detta La Rotonda (per Paolo Almerico), Vicenza (com-pletata postuma nel 1585 da Vincenzo Scamozzi);1567 circa: Barchesse di Villa Trissino, Meledo di Sarego (VI) (unica parte superstite del progetto mai compiuto per una villa);1568: Ponte di Bassano, Bassano del Grappa (ricostruito nel 1748 e dopo la seconda guerra mondiale);1569-1575: Palazzo Barbaran da Porto (per Montano Barbarano), Vi-cenza;1569: Ponte sul Tesina, Torri di Quartesolo (VI) (attribuito);1570: Villa Porto (per Iseppo Porto), Molina di Malo (VI);1571: Palazzo Porto in piazza Castello, Vicenza (incompiuto; parzialmen-te completato nel 1615 da Vincenzo Scamozzi);1572 ?: Palazzo Thiene Bonin Longare, Vicenza;1574-1577: Interventi nelle sale di Palazzo Ducale, Venezia;1574: studi per la facciata della Basilica di San Petronio, Bologna;1576 circa: Cappella Valmarana (per Isabella Nogarola Valmarana) nella chiesa di Santa Corona, Vicenza;1577: chiesa del Redentore, Venezia;1578: chiesa di Santa Maria Nova, Vicenza (attribuito, progetto, comple-tato postumo nel 1590);1579: Porta Gemona, San Daniele del Friuli (UD);1580: chiesa di Santa Lucia, Venezia (disegni per l’interno; demolita);1580: Tempietto di Villa Barbaro, Maser;1580: Teatro Olimpico, Vicenza (completato postumo dal figlio Silla e nel 1585 da Vincenzo Scamozzi per la scena).

PAOlO veROneSe(Verona, 1528 - 1588)Protagonista, con Tiziano e Tintoretto, della grande stagione artistica del Cinquecento veneziano, Paolo Veronese (1528-1588) nasce a Verona, figlio di Gabriele “spezapreda” (scalpellino) e di Caterina; dei genitori non è noto il cognome e il pittore si farà chiamare Caliari dal 1555.Tredicenne, nel 1541, entra a Verona nella bottega del pittore Antonio Badile e dieci anni dopo, nel 1551, risulta già in contatto con il patriziato veneziano: affresca infatti, grazie alla protezione dell’architetto Michele Sanmichieli, la villa Soranzo a Treville di Castelfranco (ora non più esi-stente). In questo stesso anno approda a Venezia, ove esegue, per la chiesa di San Francesco della Vigna, la pala con la Madonna e Santi, mentre lavora a Vicenza e a Mantova, per il Duomo.A Venezia, la prima grande commissione gli viene dalla Signoria, per la quale decora, assieme al Ponchino e allo Zelotti, le tre sale del Consiglio dei Dieci in Palazzo Ducale (Sala della Bussola, Sala del Consiglio dei Dieci, Sala dei Tre Capi): qui gli scorci possenti sullo sfondo di cieli aperti, i colori cangianti, la forza di sguardi e gesti sono tali da decretargli un successo immediato, che condurrà l’artista, pochi anni dopo, a entrare con tre tele nella grandiosa sala della Libreria Marciana, da poco ultimata da Sansovino.Dal 1555 è nel frattempo iniziata la prima parte della decorazione della chiesa di San Sebastiano (sacrestia, soffitto, parte del coro e delle pa-reti, l’organo e l’altar maggiore) che si conclude nel 1560 e testimonia la rivoluzione estetica di cui Veronese è portatore a Venezia: una colata di argenti e pietre preziose, liquida e luminosa, ma anche un disegno incisivo, dai forti effetti plastici.Gli anni sessanta lo vedono, tra l’altro, impegnato nel decoro di edifici palladiani: la villa dei fratelli Barbaro a Maser e, subito dopo (1562-63), il refettorio di San Giorgio Maggiore, ove esegue la grande tela con le Nozze di Cana, ora al Louvre.Tra il 1561 e il 1566 realizza per la chiesa dell’Umiltà alle Zattere tre tele oggi riunite nella Cappella del Rosario a San Giovanni e Paolo.Grandi sono la stima e il consenso di cui gode l’artista, che esegue di-verse opere di soggetto soprattutto religioso sia a Venezia che fuori. Nel 1566, sposa Elena Badile, figlia del suo antico maestro, da cui avrà cinque figli, due dei quali, Carletto (1568) e Gabriele (1570) entreranno nella sua bottega.All’ampio periodo tra il 1565 e il 1580 appartengono molti dei capolavori: tra essi si segnalano le opere ora alle Gallerie dell’Accademia, tra cui il grandioso Convito in Casa Levi (1573), concepito come Ultima cena per il convento dei santi Giovanni e Paolo, per il quale l’artista viene processato dall’Inquisizione e condannato ad apportare modifiche al dipinto, in odo-re di eresia (da qui il cambio del titolo, non più Ultima Cena, ma Convito). In quest’occasione Paolo, a sua difesa, dice che i pittori si prendono «licentia, che si pigliano i poeti et i matti» e che, di fronte a grandi spazi, aggiungono – a seconda delle necessità della composizione e quasi per riempire dei vuoti – figure a piacimento.Agli anni settanta risalgono la seconda fase della decorazione di San Se-bastiano (i Martìrii del presbiterio, 1570 c.) e le grandi Allegorie di Palaz-zo Ducale, realizzate dopo gli incendi del 1574 e del 1577, in particolare le strepitose opere per le sale del Collegio, dell’Anticollegio, del Maggior Consiglio. Qui, Veronese pittore di Stato dà forma sovrumana ai simboli della Repubblica e della gloria di Venezia con una sonorità polifonica.Dopo le ultime grandi realizzazioni per Palazzo Ducale, sembra chiudersi la parabola trionfale del pittore: le opere estreme si colorano di una pa-tina crepuscolare, per presentare soprattutto temi patetici e un’intensa meditazione. Emblematica di questo periodo è l’ombrosa Adorazione dei Pastori di San Giuseppe di Castello.Nel 1587 consegna la sua ultima opera databile con certezza, la pala destinata alla chiesa veneziana di San Pantalon; il 19 aprile 1588 muore nella sua casa veneziana a San Samuele e viene sepolto nella chiesa di San Sebastiano.

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AleSSAnDRO vITTORIA (Trento, 1525 - Venezia, 1608)Scultore e medaglista, a Venezia nel 1543 si formò alla bottega del San-sovino con il quale collaborò, tra le altre, alla decorazione della tomba del doge Francesco Venier in S. Salvatore e a quella della Libreria Marciana (1550). Operò quindi in palazzo Thiene a Vicenza, ove lasciò stucchi di raffinato estro manieristico e un bizzarro camino a foggia di maschero-ne, e in Sant’Antonio a Padova, prima di ritornare (1553) a lavorare col Sansovino a Venezia (stucchi della scala d’oro del Palazzo Ducale e della scala d’onore della Libreria). Lo sviluppo della sua arte tende a un pittori-cismo sempre più accentuato, all’unisono con la pittura contemporanea. Tra le sue opere più significative: la piccola statua del Battista (1550) ora a S. Zaccaria; la statua di Mercurio (1559) all’esterno di Palazzo Ducale; il busto del Sansovino nell’oratorio del Seminario e quello di Benedetto Manzini alla Ca’ d’Oro; le statue di San Rocco e San Sebastiano per l’alta-re di S. Francesco della Vigna (1561-63); i busti di Gasparo e Tommaso Contarini (Madonna dell’Orto); il S. Girolamo dei Frari; la piccola scultura di S. Zaccaria nella chiesa omonima; il Cristo dei Frari (1581, con la col-laborazione di Andrea dell’Aquila); per la chiesa di S. Giorgio a Venezia quattro statue degli evangelisti poste internamente sopra la porta d’in-gresso; il Battista del duomo di Treviso (1583); tre statue nella Sala delle porte nel Palazzo Ducale (1597). Verso il 1560 esegue gli stucchi nella villa Barbaro a Maser e a Villa Giustinian di Portobuffolè, collaborando con Andrea Palladio e Paolo Ve-ronese. Tra il 1578 e il 1579 costruisce il monumento funebre al vesco-vo Bollani. I frammenti di quest’opera sono conservati al Museo Civico Vittoria di Santa Giulia (Brescia). Nel 1583 esegue un rilievo in bronzo dell’Annunciazione ora conservato nel Art Institute di Chicago.La parte più originale dell’attività del Vittoria, che comprende anche fi-gure e rilievi in bronzo o in marmo di nervoso modellato, è tuttavia la produzione di ritratti, spesso eseguiti in terracotta bronzata o dorata e inseriti in monumenti funerari (Venier a San Salvador, 1557, Da Lezze ai Gesuiti, Contarini alla Madonna dell’Orto, Grimani a San Sebastiano, 1564), nei quali raggiunse risultati di particolare intensità espressiva e vivace pittoricismo.

GIOvAn BATTISTA zelOTTI(Verona, 1526 - Mantova, 1578)Fu uno dei più conosciuti e famosi pittori di affreschi della metà del XVI secolo sulla terraferma veneziana.Formatosi alla bottega di Antonio Badile e Domenico Riccio, fu contem-poraneo di Paolo Veronese, con cui si legò strettamente. Lavorò con lui agli affreschi di villa Thiene, a villa Soranza a Treville (1551 ca.) ed anche a Venezia, nel Palazzo Ducale (Sala del Consiglio dei Dieci in Palazzo Ducale, 1553/54) e nella Biblioteca Marciana (1556/57).Godette di un’ottima reputazione tra i nobili del suo tempo ed era quindi molto richiesto per decorare le loro dimore. Nel 1557 realizzò gli affreschi di villa Godi a Lonedo, poi di Villa Emo a Fanzolo e Malcontenta. Nel 1570 lavorò nel Castello del Catajo e dipinse camere in Villa Caldogno. Nel 1572 era attivo a Villa Da Porto a Torri di Quartesolo. Nel 1575 infine si trasferì come prefetto dei palazzi ducali di Mantova, alla corte dei Gonza-ga, dove morì nel 1578.Elenco delle opere. Ville venete: villa di Brugine, villa Foscari della Malcontenta, Godi a Lo-nedo di Lugo Vicentino, Thiene, Emo di Fanzolo di Vedelago, Caldogno, Pojana a Pojana Maggiore (affresco della loggia con allegoria della For-tuna), castello del Catajo di Battaglia Terme, villa Da Porto a Torri di Quartesolo (gli affreschi staccati sono ora esposti nella sala del consi-glio comunale del Palazzo del Capitaniato a Vicenza), Rigoni Savioli di Abano Terme, la facciata del palazzo Trevisan a Murano, il soffitto della Biblioteca Antica dell’Abbazia Benedettina Santa Maria Assunta di Praglia (Padova), castello di Thiene. Palazzi: palazzo Barbaran da Porto a Vicenza.Chiese: basilica dei Santi Giovanni e Paolo a Venezia, chiesa di San Mat-teo a Villanova di Istrana.

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