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Comune di Padova Assessorato Cultura e Turismo con il sostegno di Teatro Comunale Giuseppe Verdi 1751 2014 Teatro Comunale Giuseppe Verdi 1751 2014 IL BARBIERE DI SIVIGLIA musica di Gioachino Rossini

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Comune di PadovaAssessorato Cultura e Turismo

VERSIONE POSITIVA - QUADRICROMIA

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con il sostegno di

Teatro Comunale Giuseppe Verdi 1751 2014

Teatro Comunale Giuseppe Verdi 1751 2014

IL BARBIEREDI SIVIGLIA

musica di Gioachino Rossini

IL BARBIEREDI SIVIGLIA

musica di Gioachino Rossinilibretto di Cesare Sterbini

Prima rappresentazione:Roma, 20 febbraio 1816, Teatro Argentina.

Teatro Comunale Giuseppe Verdivenerdì 26 ore 20.45 e domenica 28 settembre ore 16.00

Comune di PadovaAssessorato Cultura e Turismo

Blu: Pantone 287Rosso: Pantone 187Testo “Culla delle Arti”: Nero 70%

W. Shakespeare: Nero 100%

Elisse: Nero 30%

Teatro Comunale Giuseppe Verdi 1751 2014

Il SINDACOMassimo Bitonci

ASSESSORE alla CULTURA e TURISMOFlavio Rodeghiero

DIRETTORE ARTISTICOFederico Faggion

PRODUZIONE del COMUNE di PADOVASETTORE ATTIVITÀ CULTURALI

Direzione generale - Mirella Cisotto Nalon

Direzione amministrativa - Laura Vradini

Coordinamento e organizzazione generale - Cristina Meneghini

Progetto grafico - Tony Michelon

Segreteria organizzativa - Maria Gabriella Granieri, Marzia Lonardi, Giancarla Perego, Remigio Vignato

Comunicazione e promozione web - Patrizia Cavinato, Rocco Roselli

Ufficio stampa - Studio P.R.P. Padova

Comune di PadovaAssessorato Cultura e Turismo

Flavio RodeghieroAssessore alla Cultura e Turismo

Un moderno “Barbiere di Siviglia” alza il sipario della nuova Stagione Lirica 2014, promossa dall’Amministrazione Comunale in collaborazione con il Comune di Bassano del Grappa-Opera Festival e con il Comune di Rovigo-Teatro Sociale.Il capolavoro di Gioacchino Rossini è affidato all’allestimento scenico di Tommaso Lagattolla e alla regia di Francesco Esposito, che propongono una lettura dinamica e un’ambientazione “retrò” vintage anni Settanta, per il racconto della storia dei due giovani innamorati, Rosina e Almaviva, che con la complicità del factotum Figaro riescono a farsi beffa del vecchio Don Bartolo e di Don Basilio per coronare il loro amore.L’Opera è interpretata dalle voci di giovani talenti diretti dal maestro Gianluca Marcianò del Coro Città di Padova e dall’Orchestra di Padova e del Veneto.La Stagione proseguirà con “Madama Butterfly” di Giacomo Puccini e si concluderà, a fine dicembre, con la “Vedova Allegra” di Franz Lehar, ultimo evento per festeggiare in musica l’arrivo dell’anno nuovo.Non mi resta che ringraziare chi, nonostante le ben conosciute difficoltà economiche, ha reso possibile tutto questo, a chi ha collaborato per la realizzazione di questa nuova pagina culturale.

IL BARBIERE DI SIVIGLIA

musica di Gioachino Rossini

Coro Città di Padova diretto da Dino ZambelloOrchestra di Padova e del Veneto

maestro concertatore e direttore d’orchestra GIANLUCA MARCIANÒ

Light designerBRUNO CIULLI

CoreografieGABRIELLA FURLAN MALVEZZI

Scene TOMMASO LAGATTOLLA

Regia FRANCESCO ESPOSITO

Nuova produzione

Il Conte d’Almaviva

Rosina

Don Bartolo

Figaro

Don Basilio

Fiorello

Berta

Un ufficiale

mimo

MATTEO MACCHIONI

LAURA POLVERELLI

PAOLO BORDOGNA

NICOLA ALAIMO

RICCARDO ZANELLATO

DONATO DI GIOIA

GIOVANNA DONADINI

MARCO CAZZUFFI

Giuliano Scaranello

Personaggi ed interpreti

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SOLE D’ITALIA

di Roberto Mori

“Sole d’Italia” è la definizione coniata da Heinrich Heine per Il barbiere di Siviglia. E in effetti l’eccezionale freschezza di tutte le arie, il ritmo incessante, la travolgente fluidità dei pezzi d’assieme, l’ironia dei recitativi e la fusione perfetta fra scrittura vocale e orchestrale, sono espressione di gioia sorgiva e liberatrice. Aspetti indivisibili di una creazione teatrale in cui la messa a fuoco dei personaggi e dell’azione si esprime attraverso una musica animata da uno slancio vitale luminoso. Quando la compone, poco più che ventenne, Rossini è già Rossini. Un compositore geniale, attivo sulle scene operistiche da poche stagioni, ma con due capolavori assoluti alle spalle: Tancredi e L’Italiana in Algeri, accolti con successo, nella prima metà del 1813, alla Fenice e al San Benedetto di Venezia. Nel 1815 il giovane musicista accetta un contratto dell’impresario Domenico Barbaja, con il quale gli viene affidata la direzione dei Teatri Reali di Napoli: il San Carlo e il Fondo. Grazie a una clausola che gli consente la “licenza” di allestire opere anche in teatri di altre città, si accorda con il duca Francesco Sforza Cesarini, impresario del Teatro Argentina di Roma, per un lavoro da inserire nel cartellone della stagione di Carnevale 1816. Il contratto viene firmato il 15 dicembre e prevede la stesura di un dramma giocoso in due atti intitolato Almaviva, o sia L’inutile precauzione. La verseggiatura del libretto, ricavato da una commedia di Beaumarchais, il Barbier de Séville, viene approntata da Cesare Sterbini fra il 18 e il 29 gennaio 1816. Rossini completerà la composizione della partitura in una ventina di giorni. Impresa temeraria e rischiosa, quella di trarre un’opera dal testo di Beaumarchais. Il Barbier contava già diverse versioni operistiche, fra cui quella celebre di Giovanni Paisiello (San Pietroburgo, 1782). Ma era passato anche dalle mani di Friedrich Ludwig Benda (che nel 1776 ne aveva ricavato un Singspiel in quattro

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atti) a quelle di almeno una dozzina di altri compositori, fra cui Joseph Weigl, Peter Schulz, Nicolò Isouard e Francesco Morlacchi (la cui versione andrà in scena a Dresda un paio di mesi dopo quella rossiniana). Di fatto, la circostanza di proporre un remake del Barbiere di Siviglia vivente ancora Paisiello (che morirà il 5 giugno 1816), finisce per scatenare una vera e propria bagarre la sera del debutto. Inutile si rivela l’accortezza di dare all’opera un titolo diverso, Almaviva appunto, e di stampare nel libretto un Avvertimento al pubblico dove con molta deferenza si ribadiscono “i sentimenti di rispetto e venerazione… verso il tanto celebre Paesiello [sic] che ha già trattato questo soggetto sotto il primitivo suo titolo”, rendendo noto che “il signor maestro Gioachino Rossini, onde non incorrere nella taccia di una temeraria rivalità coll’immortale autore che lo ha preceduto, ha espressamente richiesto che Il Barbiere di Siviglia fosse di nuovo interamente versificato…”. Sterbini mette infatti a punto un libretto originale rispetto a quello di Giuseppe Petrosellini utilizzato dal compositore tarantino e con “aggiunte parecchie nuove situazioni di pezzi musicali che erano d’altronde reclamate dal moderno gusto teatrale, cotanto cangiato dall’epoca in cui scrisse la sua musica il rinomato Paesiello [sic]”. La prima rappresentazione va in scena al Teatro Argentina il 20 febbraio 1816. La compagnia di canto include tre protagonisti “di cartello”. Nel ruolo del Conte d’Almaviva figura lo spagnolo Manuel García, uno dei maggiori tenori dell’epoca, nonché capostipite di una prestigiosa dinastia canora (è padre di Maria Malibran, Pauline Viardot e Manuel García figlio); Rosina è il contralto bolognese Geltrude Righetti-Giorgi, coetanea e amica di Rossini, che l’anno dopo sarà la prima protagonista di Cenerentola. Nei panni di Figaro canta invece uno fra i più quotati buffi in circolazione: Luigi Zamboni. Venuto meno anche l’appoggio dell’impresario, deceduto all’improvviso, la “prima” assume dunque le proporzioni di un fiasco, contrastata dai sostenitori di Paisiello (in probabile combutta con gli impresari del Teatro Valle) e contrappuntata da una serie mirabolante di incidenti in scena, sotto gli occhi amareggiati dello stesso Rossini che dirige l’opera seduto al cembalo. Uno di quegli eventi in cui la leggenda si mescola alla storia in modo inscindibile. Ad alimentarla ha contribuito la stessa Righetti-Giorgi in un opuscolo redatto nel 1823 e nel quale si elencano, non senza qualche fiorita invenzione “di parte”, le ragioni dell’insuccesso: la contrarietà dei fan di Paisiello, le ariette spagnole improvvisate da García con la chitarra sotto le finestre di Rosina, e così via. La gazzarra scoppia fin dalle prime scene: “Risate, urla e fischi penetrantissimi e non si faceva silenzio che per sentirne de’ più sonori” scrive la Righetti-Giorgi, aggiungendo: “Non si possono descrivere le contumelie, cui andò soggetto Rossini, che se ne stava impavido al suo cembalo”. Innegabile, al di là della parziale attendibilità del resoconto, resta comunque la portata dell’insuccesso, confermato da altre fonti non sospette di influenze a posteriori: il diario del Conte Gallo (“20 febbraio 1816, opera nuova di Rossini fischiata all’Argentina, intitolata il Barbiere di Siviglia”) e quello del principe Chigi in data 21 febbraio (“Ieri sera andò in scena ad Argentina una nuova burletta del maestro Rossini intitolata il Barbiere di Siviglia; esito infelice”). A queste si aggiunge una lettera in cui Rossini, con grammatica disinvolta, scrive alla madre: “Ieri andò in scena la mia Opera, e fu solennemente fischiata o che pazzie di cose straordinarie si vedono in questo paese…” prevedendo con lucidità una possibile resurrezione: “Vi dirò che in mezzo a questo la Musica e bella assai e nascono di già sfide per questa sarà seconda Recita dove si sentirà la Musica cosa che non accadde ieri…”. Il riscatto è difatti immediato e già dalla seconda sera “è plauso generale”. Il tonfo è presto cancellato da un trionfo incondizionato che non abbandonerà più il capolavoro sul quale si fonda, nell’immaginario melodrammatico popolare, la fama di Rossini. Tradotta in decine di lingue, rimarrà una delle opere più rappresentate in assoluto, stimata anche da antirossiniani come Berlioz e Schumann e da nemici giurati dell’opera italiana come Beethoven e Wagner.Rossini concepisce la musica del Barbiere in anni in cui «il tempo e il danaro che mi accordavano erano così

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omeopatici che appena avevo il tempo di leggere la così detta poesia da musicare». Questo spiega l’innesto di alcune pagine recuperate da lavori preesistenti. Gli autoimprestiti riguardano soprattutto Aureliano in Palmira (la sinfonia era già passata all’Elisabetta, regina d’Inghilterra), Sigismondo (il coro dell’introduzione al primo atto, il crescendo dell’aria di Don Basilio), Elisabetta, regina d’Inghilterra (parte della cavatina di Rosina) e ancora composizioni come la cantata Egle ed Irene (i versi «dolce nodo...» con risposta in eco, nel terzetto del secondo atto). Eppure, a dispetto di tante idee musicali eterogenee, la struttura complessiva mantiene una unitarietà organica che ha del miracoloso. Ne esce un capolavoro assoluto che travolge per l’impulso inarrestabile di idee e soluzioni geniali. Ogni numero della partitura riserva sorprese, ad esempio per quanto riguarda la complessa struttura dei brani. Il principio di unità è fondamentalmente quello di costruire un’eccitazione costante e progressiva, a volte con l’espediente del caratteristico e trascinante crescendo. Un artificio ingannevolmente semplice che consiste in molte ripetizioni di uno stesso passaggio, ogni volta a un’altezza superiore e con un’orchestrazione più piena (esempio classico l’aria della Calunnia, dove il crescendo è peraltro predisposto dal tessuto linguistico del libretto). Il modo in cui Rossini tratta gli strumenti, tacciato dai suoi contemporanei addirittura come rumoroso e invadente, oggi sembra un modello di chiarezza, economia di mezzi e abile scelta di colore strumentale: sempre discretamente subordinata quando accompagna i solisti, l’orchestra raggiunge la pienezza nei concertati e, ovviamente, nella sinfonia. Vero è che pochi compositori hanno eguagliato lo slancio ritmico e la musicalità assoluta di Rossini. La sua tecnica di scrittura è ricercata, ricca di contaminazioni orchestrali e di sostanza sinfonica, fantasiosa nell’inventiva timbrica. Ma è allo stesso tempo semplice, basata sul ripristino di un contrappunto elementare, circoscritto a un gioco di botte e risposte, di simmetrie equilibrate.Il Barbiere può essere considerato un’espressione - per qualche verso parossistica - del perfetto ingranaggio a orologeria che teatro e musica possono costituire insieme. Basterebbe analizzare la costruzione del finale atto primo - geniale nella preparazione e descrizione dello stordimento generale - per individuare precisi indizi musicali del comico in Rossini. La fonte della comicità, spesso spinta fino al grottesco, deriva da una forma di meccanizzazione del linguaggio musicale, fondato sull’iterazione. Il senso del libretto viene frantumato nei valori minimi delle sillabe e quasi del tutto annullato in un completo bilanciamento fra lo sviluppo dell’azione e il vortice astratto della musica, con esiti estranianti. Questo contrasto fa scattare automatismi che costituiscono il cuore della comicità rossiniana: quasi sempre si tratta di procedimenti combinatori nei quali sono coinvolte metriche diverse, quella vocale e quella verbale, quella timbrica e quella ritmica. Con un effetto conseguente di non poco conto: l’esaurimento della tradizione comica italiana basata sul naturalismo vocale che, fin dalle origini sei-settecentesche, era stato contrapposto alle astrazioni dell’opera seria.Inutile dire che il rapporto musica-testo è perfetto. Rileggendo la commedia di Beaumarchais, si può capire perché non avesse avuto successo a suo tempo: è una pièce non priva di interesse, ma prevedibile. La vicenda dell’amore ostacolato tra il Conte d’Almaviva e Rosina, dei travestimenti architettati da Figaro per raggirare il vecchio tutore, non introduce in sé alcuna novità. La grandezza del Barbiere rossiniano sta proprio nella perfetta realizzazione musicale di uno schema narrativo ampiamente sfruttato, nella coincidenza fra le convenzioni musicali del melodramma e le esigenze drammatiche dell’azione. La rivoluzionaria sintassi musicale, scarna di richiami psicologici significanti, essenziale e asemantica, si adatta perfettamente all’astrazione di un gioco comico pervaso a tratti da ironica follia. Vero è che il libretto di Sterbini aiuta non poco il compositore. Mantiene la teatralità dell’originale e ne ripropone il dialogismo serrato, la concatenazione delle scene. Offre uno scheletro straordinario alla musica, elaborando sinteticamente il senso migliore del testo teatrale originale, scegliendo gli episodi più attraenti e rinunciando alle situazioni di contorno. Anche Rossini procede così: va per direttissima. Al soggetto di Beaumarchais

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imprime uno spirito proprio del nuovo secolo. Coglie l’essenza rivoluzionaria del testo letterario quale inno a una società dinamica, liberale e egualitaria. Ma se Beaumarchais si prefigge di tratteggiare le qualità dell’uomo d’onore, Rossini crea un vero e proprio labirinto di emozioni, interessi, passioni, e persegue il gioco fino alla sua rottura, piuttosto che la riflessione etica. Ciò non impedisce che i personaggi, per quanto dominati e osservati dall’alto - quasi fossero pedine di una invenzione musicale fluente - acquistino spessore umano e realistico. Tra tutti, Figaro è il motore dell’azione. Fin dalla cavatina “Largo al factotum”, si rivela come simbolo di quella frenetica agitazione che è elemento costitutivo e primario del teatro comico rossiniano. Dialettico e calcolatore in Beaumarchais, diventa un popolano caciarone e astuto: il burattinaio che muove i fili della vicenda e si presenta nell’esplosione di un’energia incontrollabile. La musica esprime questo vitalità e l’orchestra partecipa in termini fondamentali alla presentazione del personaggio. Da parte sua, Rosina raffigura il tipico contralto rossiniano che attraverso il timbro caldo esprime sensualità, ma anche un carattere energico e battagliero. Una ragazza moderna che sa cosa vuole, pure lei investita da una inventiva musicale di grande immediatezza, da una salutare gioia di vivere. Anche nei passaggi in minore i personaggi del Barbiere sono raccontati in chiave comica: e così quando Rosina piange col solo dell’oboe, il momento in apparenza patetico è comunque comico. La satira si dispiega con impeto, il sorriso si fa straripante. Nulla fa più pensare alle plaghe dell’elegia settecentesca. Le note rivestono l’azione riducendo al minimo le soste liriche. Le melodie e il sentimentalismo della morente scuola napoletana sono ormai un ricordo, e a prevalere è una continua frammentazione degli incisi, utilizzati con l’artificio della ripetizione e dell’intensificazione ritmica. Un trattamento antimelodico, misto a distacco ironico, che contrasta solo in apparenza con il senso di abbandono gioioso suscitato dall’ascolto dell’opera: allegria e umorismo si esprimono infatti non con il melodizzare, ma attraverso il pulsare ritmico, che genera comicità irresistibile e un interesse musicale tutt’altro che distaccato.Dopo il Barbiere, la pura astrazione del comico derivata dalla commedia dell’arte (il comique absolu di Baudelaire) si mescolerà ai tratti psicologici eloquenti e socialmente rilevanti della commedia di carattere (il comique significatif ), aperta a squarci di malinconia e affanno prima riservati all’opera seria. In questo senso il successivo capolavoro comico rossiniano, La Cenerentola (1817), si distacca ancora più dalla tradizione buffa italiana e, proponendo un’eroina dolce e malinconica, avvolta da un nostalgico colorito cinereo, sembra già guardare verso nuovi orizzonti: la commedia sentimentale e giocosa, dai risvolti amarognoli, che troverà nell’Elisir d’amore donizettiano il primo compiuto capolavoro.

LA VICENDA

ATTO I

Di notte in una piazza di Siviglia sotto la casa di don Bartolo, un anziano medico, si radunano alcuni suonatori condotti da Fiorello, servitore del conte il quale è lì per cantare una serenata alla bella Rosina della quale è innamorato. Il conte chiede a Figaro, barbiere e “factotum della città” di aiutarlo a conquistare la giovane alla quale si è presentato sotto il falso nome di Lindoro. Figaro lo consiglia di fingersi un giovane soldato cui Rosina si dimostra presto interessata; inoltre il barbiere gli procura un biglietto d’alloggio nella casa di don Bartolo. Il tutore però, sospettando trame che coinvolgono la sua amata pupilla, decide di affrettare le proprie nozze con lei e convoca don Basilio che gli riferisce la voce della presenza in città del conte di Almaviva che ama Rosina e suggerisce che solo la calunnia potrà mettere fuori gioco il conte; quindi i due si allontanano per preparare il contratto di nozze. Figaro parla con Rosina, le conferma l’amore di Lindoro e la giovane, su consiglio del barbiere, gli scrive un biglietto. Don Bartolo rientra in casa sorprendendo Figaro e Rosina e accorgendosi che manca un foglio dal taccuino e la rimprovera. Bussa alla porta Almaviva che, travestito da soldato e fingendosi ubriaco si presenta con il biglietto d’alloggio e Bartolo oppone un documento che lo esenta dal’ospitalità ai militari. Nasce una gran confusione tale da far intervenire i gendarmi. Quando Almaviva rivela furtivamente la propria identità le guardie si allontanano sollevando lo stupore di tutti.

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ATTO II

Bartolo comincia a sospettare circa la vera identità del soldato presentatosi a casa sua, mentre il conte giunge nuovamente con un altro travestimento sempre frutto dell’ingegnoso Figaro: ora è Don Alonso, maestro di musica sostituto di Don Basilio rimasto a casa febbricitante. Per guadagnare la fiducia del tutore, il finto Don Alonso mostra il biglietto che Rosina gli aveva mandato; nel frattempo giunge Figaro che rade la barba al padrone di casa nel tentativo di distrarlo dalla conversazione dei due innamorati. Dopo vari equivoci indotti da imbrogli reciproci Rosina scopre l’identità di Don Alonso e si appresta a fuggire con il conte dalla finestra della sua camera con una scala che Figaro aveva preparato. Qualcuno, però, intuendo il piano del barbiere toglie lascala. I due amanti e Figaro sono scoperti da Don Basilio e da un notaio convocati da Bartolo per celebrare le proprie nozze con Rosina. Ancora una volta Figaro mette in atto un’altra astuzia: Don Basilio è costretto ad assistere al matrimonio dei due giovani. Al suo arrivo Bartolo non può che arrendersi di fronte al fatto compiuto e gli resta la sola consolazione di aver risparmiato la dote per Rosina che il conte di Almaviva rifiuta. Il finale è caratterizzato dai festeggiamenti per il trionfo di questo amore contrastato.

ATTO PRIMO

Scena prima

Una piazza della città di Siviglia.Il momento dell’azione è sul terminar della notte. A sinistra è la casa di Bartolo,con balcone praticabile, circondato da gelosia, che deve aprirsi e chiudersi - a suo tempo - con chiave. Fiorello, con lanterna nelle mani, introducendo sulla scena vari suonatori di strumenti. Indi il Conte avvolto in un mantello.

FIORELLO (avanzandosi con cautela)Piano, pianissimo,senza parlar,tutti con mevenite qua.

COROPiano, pianissimo,eccoci qua.

TUTTITutto è silenzio;nessun qui stache i nostri cantipossa turbar.

CONTE (sottovoce)Fiorello Olà

FIORELLOSignor son qua.

CONTEEbben! gli amici?

FIORELLOSon pronti già.

CONTEBravi, bravissimi,fate silenzio;piano, pianissimo,senza parlar.

COROPiano, pianissimo, senza parlar.(I Suonatori accordano gli istrumenti, e il Conte canta accompagnato da essi.)

CONTEEcco, ridente in cielospunta la bella aurora,e tu non sorgi ancorae puoi dormir così?Sorgi, mia dolce speme,vieni, bell’idol mio;rendi men crudo, oh Dio,lo stral che mi ferì.Oh sorte! già veggoquel caro sembiante;quest’anima amanteottenne pietà.Oh istante d’amore!Oh dolce contento!Soave momentoche eguale non ha!Ehi, Fiorello?

FIORELLOMio Signore

CONTEDì, la vedi?

FIORELLOSignor no.

CONTEAh, ch’è vana ogni speranza!

FIORELLOSignor Conte, il giorno avanza

CONTEAh! che penso! che farò?Tutto è vano buona gente!

CORO (sottovoce)Mio signor

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Atto 1°

CONTEAvanti, avanti.(Dà la borsa a Fiorello, il quale distribuisce i denari a tutti.)Più di suoni, più di cantiio bisogno omai non ho.

FIORELLOBuona notte a tutti quanti,più di voi che far non so.(I Suonatori circondano il Conte ringraziandolo e baciandogli la mano e il vestito.Egli, indispettito per lo strepito che fanno, li va cacciando. Lo stesso fa anche Fiorello.)

COROMille grazie mio signoredel favore dell’onoreAh, di tanta cortesia obbligati in verità.(Oh, che incontro fortunato!È un signor di qualità.)

CONTEBasta, basta, non parlateMa non serve, non gridateMaledetti, andate viaAh, canaglia, via di qua.Tutto quanto il vicinatoquesto chiasso sveglierà.

FIORELLOZitti, zitti che rumore!Ma che onore? che favore?Maledetti, andate via ah, canaglia, via di qua!Vè, che chiasso indiavolato! Ah, che rabbia che mi fa!(I suonatori partono.)

Scena seconda

Il Conte e Fiorello.

CONTEGente indiscreta!

FIORELLOAh, quasi con quel chiasso importunotutto quanto il quartiere han risvegliato.Alfin sono partiti!

CONTE (guardando verso la ringhiera)E non si vede!È inutile sperar.(Passeggia riflettendo.)(Eppur qui voglioaspettar di vederla. Ogni mattinaella su quel balcone a prender frescoviene sull’aurora.Proviamo.) Olà, tu ancoraritirati, Fiorel.

FIORELLOVado. Là in fondoattenderò suoi ordini.(Si ritira.)

CONTECon leise parlar mi riesce,non voglio testimoni. Che a quest’oraio tutti i giorni qui vengo per leidev’essersi avveduta. Oh, vedi, amorea un uomo del mio rangocome l’ha fatta bella! Eppure, eppuredev’essere mia sposa(Si sente da lontano venire Figaro cantando.)Chi è mai quest’importuno?Lasciamolo passar; sotto quegli archi,non veduto, vedrò quanto bisogna;già l’alba appare e amor non si vergogna.(Si nasconde sotto il portico.)

Scena terza

Figaro, con la chitarra appesa al collo.

FIGAROLargo al factotumdella città.Presto a bottega,

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chè l’alba è già.Ah, che bel vivere,che bel piacereper un barbieredi qualità!Ah, bravo Figaro!Bravo, bravissimo;fortunatissimoper verità!Pronto a far tutto,la notte e il giornosempre d’intorno,in giro sta.Miglior cuccagnaper un barbiere,vita più nobile,no, non si dà.Rasori e pettini,lancette e forbici,al mio comandotutto qui sta.V’è la risorsa,poi, del mestierecolla donnettacol cavaliereah, che bel vivere,che bel piacereper un barbieredi qualità!Tutti mi chiedono,tutti mi vogliono,donne, ragazzi,vecchi, fanciulle:Qua la parruccaPresto la barbaQua la sanguignaPresto il bigliettoFigaro FigaroSon qua, son qua.Figaro Figaro.Eccomi qua.Ahimè, che furia!Ahimè, che folla!Uno alla volta,per carità!

Pronto prontissimoson come il fulmine:sono il factotumdella città.Ah, bravo Figaro!bravo, bravissimo;a te fortunanon mancherà.

Scena quarta

Figaro, poi il Conte.

FIGAROAh, ah! che bella vita!Faticar poco, divertirsi assai,e in tasca sempre aver qualche doblonegran frutto della mia riputazione.Ecco qua: senza Figaronon si accasa in Siviglia una ragazza:a me la vedovellaricorre pel marito: io, colla scusadel pettine di giorno, della chitarra col favor la notte, a tutti onestamente,non fo per dir, m’adatto a far piacere,oh che vita, che vita! Oh che mestiere!Orsù, presto a bottega

CONTE (avanzandosi)È desso, o pur m’inganno?)

FIGARO (scorgendo il Conte)(Chi sarà mai costui?)

CONTE(Oh, è lui senz’altro!)Figaro!FIGAROMio padrone(riconoscendo il Conte)Oh, chi veggo! Eccellenza!

CONTEZitto, zitto, prudenza!Qui non son conosciuto,

Atto 1°

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nè vò farmi conoscere. Per questoho le mie gran ragioni.

FIGAROIntendo, intendo,la lascio in libertà.

CONTENo no

FIGAROChe serve?

CONTENo, dico: resta qua;forse ai disegni mieinon giungi inopportuno Ma cospetto,dimmi un pò, buona lanacome ti trovo qua? poter del mondo!Ti veggo grasso e tondo

FIGAROLa miseria, signore!

CONTEAh birbo!

FIGAROGrazie.

CONTEHai messo ancor giudizio?

FIGAROOh! e come ed ella,come in Siviglia?

CONTEOr te lo spiego. Al Pradovidi un fior di bellezza, una fanciullafiglia d’un certo medico barbogioche qua da pochi dì s’è stabilito.Io, di questa invaghito,lasciai patria e parenti, e qua men venni.E qua la notte e il giorno

passo girando a que’ balconi intorno.

FIGAROA què balconi? un medico? Oh cospetto!Siete ben fortunato;sui maccheroni il cacio v’è cascato.

CONTECome?

FIGAROCerto. Là dentroio son barbiere, parrucchier, chirurgobotanico, spezial, veterinario,i1 faccendier di casa.

CONTEOh che sorte!

FIGARONon basta. La ragazzafiglia non è del medico. È soltantola sua pupilla!

CONTEOh, che consolazione!

FIGAROPerciò Zitto!

CONTECos’e?

FIGAROS’apre il balcone.(Si ritirano sotto il portico.)

Scena quinta

Rosina, poi Bartolo, e detti.

ROSINA (dal balcone)Non è venuto ancor. Forse

Atto 1°

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CONTEOh, mia vita!Mio nume! mio tesoro!Vi veggo alfine, alfine

ROSINA (estraendo un biglietto)Oh, che vergogna!Vorrei dargli il biglietto

BARTOLO (apparendo al balcone)Ebben, ragazza?I tempo è buono. Cos’è quella carta?

ROSINANiente, niente, signor: son le paroledell’aria dell’Inutil Precauzione.

CONTEMa brava dell’Inutil Precauzione

FIGAROChe furba!

BARTOLOCos’è questaInutil Precauzione?

ROSINAOh, bella! è il titolodel nuovo dramma in musica.

BARTOLOUn dramma! Bella cosa! sarà al solitoun dramma semiserio,un lungo, malinconico, noioso,poetico strambotto!Barbaro gusto! secolo corrotto!

ROSINA (lasciando cadere il biglietto)Oh, me meschina! l’aria m’è caduta.(a Bartolo)Raccoglietela presto.

BARTOLOVado, vado. (Si ritira.)

ROSINA (verso il Conte)Ps Ps

CONTEHo inteso. (Raccoglie il foglio.)

ROSINAPresto.

CONTENon temete.(Si nasconde.)

BARTOLO (uscendo sulla via)Son qua.Dov’è?

ROSINAAh, il vento l’ha portata via.Guardate.

BARTOLOIo non la veggo.Eh, signorina, non vorrei (Cospetto!Costei m’avesse preso!) In casa, in casa,animo, su! A chi dico? In casa, presto.

ROSINAVado, vado. Che furia!

BARTOLOQuel balcone io voglio far murareDentro, dico.

ROSINAAh, che vita da crepare!(Rosina si ritira dal balcone. Bartolo rientra in casa.)

CONTEPovera disgraziata!Il suo stato infelicesempre più m’interessa.

FIGAROPresto, presto:

Atto 1°

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Atto 1°

vediamo cosa scrive.

CONTEAppunto. Leggi.

FIGARO (Legge il biglietto.)“Le vostre assidue premure hanno eccitata la mia curiosità Il mio tutore è per uscir dicasa; appena si sarà allontanato, procurate con qualche mezzo ingegnoso d’indicarmi ilvostro nome, il vostro stato e le vostre intenzioni. Io non posso giammai comparire al balcone senza l’indivisibile compagnia del mio tiranno. Siate però certo che tutto è disposta a fare, per rompere le sue catene, la sventurata Rosina.”

CONTESì, sì, le romperà. Su, dimmi un poco:che razza d’uomo è questo suo tutore?

FIGAROÈ un vecchio indemoniato avaro,sospettoso, brontolone; avrà cent’anni indossoe vuol fare il galante: indovinate?Per mangiare a Rosinatutta l’eredità s’è fitto in capodi volerla sposare. Aiuto!

CONTEChe?

FIGAROS’apre la porta.(Si ritirano in fretta. Bartolo esce di casa.)

BARTOLO (parlando verso la porta)Fra momenti io torno;non aprite a nessun. Se Don Basiliovenisse a ricercarmi, che m’aspetti.(Le mie nozze con lei meglio è affrettare.Sì, dentr’oggi finir vo’ quest’affare.)(Parte.)

Scena sesta

Il Conte e Figaro, poi Rosina.

CONTE (fuori con Figaro)Dentr’oggi le sue nozze con Rosina!Ah, vecchio rimbambito!Ma dimmi or tu! chi è questo Don Basilio?

FIGAROÈ un solenne imbroglion di matrimoni,un collo torto, un vero disperato,sempre senza un quattrinoGià, è maestro di musica;insegna alla ragazza.

CONTEBene, bene;tutto giova saper.

FIGAROOra pensate della bella Rosina a soddisfar le brame.

CONTEIl nome mionon le vo’ dir nè il grado; assicurarmivo’ pria ch’ella ami me, me solo al mondo,non le ricchezze e i titolidel conte d’Almaviva. Ah, tu potresti

FIGAROIo? no, signore; voi stesso dovete

CONTEIo stesso? e come?

FIGAROZitto? Eccoci a tiro,osservate: perbacco, non mi sbaglio.Dietro la gelosia sta la ragazza;presto, presto all’assalto, niun ci vede.In una canzonetta,così, alla buona, il tuttospiegatele, signor

18

CONTEUna canzone?

FIGAROCerto. Ecco la chitarra; presto, andiamo.

CONTEMa io

FIGAROOh che pazienza!

CONTEEbben, proviamo.Se i1 mio nome saper voi bramate,dal mio labbro il mio nome ascoltate.Io son Lindoroche fido v’adoro,che sposa vi bramo,che a nome vi chiamo,di voi sempre parlando cosìdall’aurora al tramonto del dì.

ROSINA (dentro la casa)Segui, o caro; deh, segui così!

FIGAROSentite. Ah! che vi pare?

CONTEOh, me felice!

FIGARODa bravo, a voi, seguite.

CONTEL’amoroso e sincero Lindoro,non può darvi, mia cara, un tesoro.Ricco non sono,ma un core vi dono,un’anima amanteche fida e costanteper voi sola sospira cosìdall’aurora al tramonto del dì.Rosina

L’amorosa e sinceraRosina del suo core Lindo(Si ritira dal balcone.)

Scena settima

Il Conte e Figaro.

CONTEOh cielo!

FIGARONella stanzaconvien dir che qualcuno entrato sia.Ella si è ritirata.

CONTE (con enfasi)Ah cospettone!Io già deliro avvampo! Oh, ad ogni costovederla io voglio vo’ parlarle ah, tu,tu mi devi aiutar.

FIGAROIh, ih, che furia!Sì, sì, v’aiuterò.

CONTEDa bravo: entr’oggivo’ che tu m’introduca in quella casa.Dimmi, come farai? via! del tuo spiritovediam qualche prodezza.

FIGARODel mio spiritoBene vedrò ma in oggi

CONTEEh via! t’intendo.Va là, non dubitar; di tue fatichelargo compenso avrai.

FIGARODavver?

Atto 1°

19

Atto 1°

CONTEParola.

FIGARODunque, oro a discrezione?

CONTEOro a bizzeffe.Animo, via.

FIGAROSon pronto. Ah, non sapetei simpatici effetti prodigiosiche, ad appagare il mio signor Lindoro,produce in me la dolce idea dell’oro.All’idea di quel metalloportentoso, onnipossente,un vulcano la mia menteincomincia a diventar.

CONTESu, vediam di quel metalloqualche effetto sorprendentedel vulcan della tua mentequalche mostro singolar.

FIGAROVoi dovreste travestirvi,per esempio da soldato.

CONTEDa soldato?

FIGAROSì, signore.

CONTEDa soldato? e che si fa?

FIGAROOggi arriva un reggimento.

CONTESì, è mio amico il Colonnello.

FIGAROVa benon.

CONTEEppoi?

FIGAROCospetto!Dell’alloggio col bigliettoquella porta s’aprirà.Che ne dite, mio signore?Non vi par? Non l’ho trovata?

CONTEChe invenzione prelibata!Bravo, bravo,in verità!Bella, bella,

FIGAROPiano, piano un’altra idea!Veda l’oro cosa fa.Ubbriaco sì, ubbriaco,mio signor, si fingerà.

CONTEUbbriaco?

FIGAROSì, signore.

CONTEUbbriaco? Ma perchè?

FIGAROPerchè d’un ch’è poco in sè(imitando moderatamente i moti d’un ubbriaco)che dal vino casca già,il tutor, credete a me,il tutor si fiderà.A DUEChe invenzione prelibata!Bravo, bravo,in verità!Bella, bella,

20

Atto 1°

CONTEDunque

FIGAROAll’opra.

CONTEAndiam.

FIGARODa bravo.

CONTEVado Oh, il meglio mi scordavo!Dimmi un po’, la tua bottega per trovarti, dove sta?

FIGAROLa bottega? Non si sbaglia;guardi bene; eccola là.(additando fra le quinte)Numero quindici a mano mancaquattro gradini, facciata bianca,cinque parrucche nella vetrinasopra un cartello “Pomata fina”,mostra in azzurro alla moderna,v’è per insegna una lanternaLà senza fallo mi troverà.

CONTEHo ben capito

FIGAROOr vada presto.

CONTETu guarda bene

FIGAROIo penso al resto.

CONTEDi te mi fido

FIGAROColà l’attendo.

CONTEMio caro Figaro

FIGAROIntendo, intendo.

CONTEPorterò meco

FIGAROLa borsa piena.

CONTESì, quel che vuoi, ma il resto poi

FIGAROOh non si dubiti, che bene andrà

CONTEAh, che d’amorela fiamma io sento,nunzia di giubiloe di contento!Ecco propiziache in sen mi scende;d’ardore insolitoquest’alma accende,e di me stessomaggior mi fa.

FIGARODelle moneteil suon già sento!L’oro già viene,viene l’argento;eccolo, eccoloche in tasca scende;e di me stessomaggior mi fa.(Figaro entra in casa di Bartolo, il Conte parte.)

21

Atto 1°

Scena ottava

Fiorello solo

FIORELLO (entrando)Evviva il mio padrone!Due ore, ritto in piè, là come un palomi fa aspettare e poimi pianta e se ne va. Corpo di Bacco!Brutta cosa servireun padron come questo,nobile, giovinotto e innamorato;questa vita, cospetto, è un gran tormento!Ah, durarla così non me la sento!(Parte.)

Scena nona

Camera nella casa di don Bartolo.Di prospetto la finestra con gelosia, come nella scena prima.

Rosina, sola.

ROSINAUna voce poco faqui nel cor mi risuonò;il mio cor ferito è già,e Lindor fu che il piagò.Sì, Lindoro mio sarà;lo giurai, la vincerò.Il tutor ricuserà,io l’ingegno aguzzerò.Alla fin s’accheteràe contenta io resteròSì, Lindoro mio sarà;lo giurai, la vincerò.Io sono docile, son rispettosa,sono obbediente, dolce, amorosa;mi lascio reggere, mi fo guidar.Ma se mi toccano dov’è il mio debolesarò una vipera e cento trappoleprima di cedere farò giocar.Sì sì, la vincerò. Potessi almenomandargli questa lettera. Ma come?

Di nessun qui mi fido;il tutore ha cent’occhi basta, basta;sigilliamola intanto.(Va allo scrittoio e suggella la lettera.)Con Figaro, il barbier, dalla finestradiscorrer l’ho veduto più d’un’ora;Figaro è un galantuomo,un giovin di buon coreChi sa eh’ei non protegga il nostro amore.

Scena decima

Figaro e detta.

FIGAROOh buon dì, signorina!

ROSINABuon giorno, signor Figaro.

FIGAROEbbene, che si fa?

ROSINASi muor di noia.

FIGAROOh diavolo! Possibile!Un ragazza bella e spiritosa

ROSINAAh, ah, mi fate ridere!Che mi serve lo spiritoche giova la bellezzase chiusa io sempre sto fra quattro murache mi par d’esser proprio in sepoltura?

FIGAROIn sepoltura? ohibò!(chiamandola a parte)Sentite io voglio

ROSINAEcco il tutor.

22

FIGARODavvero?

ROSINACerto, certo; è il suo passo

FIGAROSalva, salva; fra pococi rivedrem: ho a dirvi qualche cosa.

ROSINAE ancor io, signor Figaro.

FIGAROBravissima.Vado.(Si nasconde, poi tratto tratto si fa vedere.)

ROSINAQuanto è garbato!(Si ritira.)

Scena undicesima

Bartolo, Rosina, indi Berta e Ambrogio.

BARTOLOAh, disgraziato Figaro!ah, indegno! ah, maledetto! ah, scellerato!

ROSINA(Ecco qua: sempre grida.)

BARTOLOMa si può dar di peggio!Uno spedale ha fattodi tutta la famigliaa forza d’oppio, sangue e stranutiglia.Signorina, il barbierelo vedeste?

ROSINAPerchè?

BARTOLOPerchè lo vò sapere.

ROSINAForse anch’egli v’adombra?

BARTOLOE perchè no?

ROSINAEbben, ve lo dirò. Sì, l’ho veduto,gli ho parlato, mi piace, m’è simpaticoil suo discorso, il suo gioviale aspetto(Crepa di rabbia, vecchio maledetto.)(Parte.)

BARTOLOVedete che grazietta!Più l’amo, e più mi sprezza la briccona.Certo, certo è il barbiereche la mette in malizia.Chi sa cosa le ha detto!Chi sa! Or lo saprò. Ehi. Berta. Ambrogio!

BERTA(entrando e starnutendo)Eccì(entra Ambrogio sbadigliando)

AMBROGIOAh! che comanda?

BARTOLODimmi.

BERTAEccì

BARTOLOIl barbiere parlato ha con Rosina?

BERTAEccì

BARTOLORispondi almen tu, babbuino!

Atto 1°

23

AMBROGIO (sbadigliando)Ah, ah!

BARTOLOChe pazïenza!

AMBROGIOAh, ah! che sonno!

BARTOLOEbben!

BERTAVenne, ma io

BARTOLORosina

AMBROGIOAh!

BERTAEccì

BARTOLOChe serve! Eccoli qua, son mezzo morti.Andate.

AMBROGIOAh!

BERTAEccì

BARTOLOEh, il diavol che vi porti!(Berta e Ambrogio partono)

Scena dodicesima

Bartolo, indi don Basilio

BARTOLOAh! Barbiere d’infernoTu me la pagherai Qua, Don Basilio;

giungete a tempo! Oh! Io voglio,per forza o per amor, dentro domanisposar la mia Rosina. Avete inteso?

BASILIO (dopo molte riverenze)Eh, voi dite benissimoe appunto io qui veniva ad avvisarvi(chiamando a parte)Ma segretezza! È giuntoil Conte d’Almaviva.

BARTOLOChi? L’incognito amantedella Rosina?

BASILIOAppunto quello.BartoloOh diavolo!Ah, qui ci vuol rimedio!

BASILIOCerto; ma alla sordina.

BARTOLOSarebbe a dir?

BASILIOCosì, con buona graziabisogna principiarea inventar qualche favolache al pubblico lo metta in mala vista,che comparir lo facciaun uomo infame, un’anima perdutaIo, io vi servirò: fra quattro giorni,credete a me, Basilio ve lo giura,noi lo farem sloggiar da queste mura.

BARTOLOE voi credete?

BASILIOOh certo! È il mio sistema.E non sbaglia.

Atto 1°

24

BARTOLOE vorreste?Ma una calunnia

BASILIOAh, dunquela calunnia cos’è voi non sapete?

BARTOLONo, davvero.

BASILIONo? Uditemi e tacete.La calunnia è un venticello,un’auretta assai gentileche insensibile, sottile,leggermente, dolcementeincomincia a sussurrar.Piano piano, terra terra,sottovoce, sibilando,va scorrendo, va ronzando;nelle orecchie della gentes’introduce destramentee le teste ed i cervellifa stordire e fa gonfiar.Dalla bocca fuori uscendolo schiamazzo va crescendoprende forza a poco a poco,vola già di loco in loco;sembra il tuono, la tempestache nel sen della forestava fischiando, brontolandoe ti fa d’orror gelar.Alla fin trabocca e scoppia,si propaga, si raddoppiae produce un’esplosionecome un colpo di cannone,un tremuoto, un temporale,un tumulto generale,che fa l’aria rimbombar.E il meschino calunniato,avvilito, calpestato,sotto il pubblico flagelloper gran sorte ha crepar.Ah! che ne dite?

BARTOLOEh! sarà ver, ma intantosi perde tempo e qui stringe il bisogno.No: vo’ fare a mio modo:in mia camera andiam. Voglio che insiemei1 contratto di nozze ora stendiamo.Quando sarà mia moglie,da questi zerbinotti innamoratimetterla in salvo sarà pensier mio.

BASILIO(Vengan denari: al resto son qua io.)(Entrano nella prima camera a destra.)

Scena tredicesima

Figaro uscendo con precauzione, indi Rosina.

FIGAROMa bravi! ma benone!Ho inteso tutto. Evviva il buon dottore!Povero babbuino!Tua sposa? Eh via pulisciti il bocchino.Or che stan là chiusi,procuriam di parlare alla ragazza:eccola appunto.

ROSINA (entrando)Ebbene, signor Figaro.

FIGAROGran cose, signorina.

ROSINASì, davvero?

FIGAROMangerem dei confetti.

ROSINACome sarebbe a dir?

FIGAROSarebbe a direche il vostro bel tutore ha stabilito

Atto 1°

25

esser dentro doman vostro marito.

ROSINAEh, via!

FIGAROOh, ve lo giuro;a stender il contrattocol maestro di musicalà dentro or s’è serrato.

ROSINASì? oh, l’ha sbagliata affè!Povero sciocco! L’avrà a far con me.Ma dite, signor Figaro,voi poco fa sotto le mie finestreparlavate a un signore

FIGAROAh, un mio cugino,un bravo giovinotto; buona testa,ottimo cuor; qui vennei suoi studi a compiree il poverin cerca di far fortuna.

ROSINAFortuna? oh, la farà.

FIGAROOh, ne dubito assai: in confidenzaha un gran difetto addosso.

ROSINAUn gran difetto

FIGAROAh, grande: è innamorato morto.

ROSINASì, davvero?Quel giovane, vedetem’interessa moltissimo.

FIGAROPer bacco!

ROSINANon mi credete?

FIGAROOh sì!

ROSINAE la sua bella,dite, abita lontano?

FIGAROQui! due passi.

ROSINAMa è bella?

FIGAROOh, bella assai!Eccovi il suo ritratto in due parole:grassotta, genialotta,capello nero, guancia porporina,occhio che parla, mano che innamora

ROSINAE il nome?

FIGAROAh, il nome ancora?Il nome Ah, che bel nome!Si chiama

ROSINAEbbene, si chiama?

FIGAROSi chiamaerreororosi Rosina.

ROSINADunque io son tu non m’inganni?Dunque io son la fortunata!(Già me l’ero immaginata:lo sapeva pria di te.)

FIGARODi Lindoro il vago oggetto

Atto 1°

26

siete voi, bella Rosina.(Oh, che volpe sopraffina,ma l’avrà da far con me.)

ROSINASenti, senti ma a Lindoroper parlar come si fa?

FIGAROZitto, zitto, qui Lindoroper parlarvi or or sarà.

ROSINAPer parlarmi? Bravo! bravo!Venga pur, ma con prudenza;io già moro d’impazienza!Ma che tarda? ma che fa?

FIGAROEgli attende qualche segno,poverin, del vostro affetto;sol due righe di bigliettogli mandate, e qui verrà.Che ne dite?

ROSINANon vorrei

FIGAROSu, coraggio.

ROSINANon saprei

FIGAROSol due righe

ROSINAMi vergogno

FIGAROMa di che? di che? si sa!(andando allo scrittoio)Presto, presto; qua un biglietto.

ROSINA(Richiamandolo, cava dalla tasca il biglietto e glielo dà.)Un biglietto? eccolo qua.

FIGARO (attonito)Già era scritto? Vè, che bestia!Il maestro faccio a lei!Ah, che in cattedra costeidi malizia può dettar.Donne, donne, eterni Dei,chi vi arriva a indovinar?

ROSINAFortunati affetti miei!Io comincio a respirar.Ah, tu solo, amor, tu seiche mi devi consolar!(Figaro parte.)

Scena quattordicesima

Rosina, indi Bartolo.

ROSINAOra mi sento meglio. Questo Figaroè un bravo giovinotto.

BARTOLO (entrando)Insomma, colle buone,potrei sapere dalla mia Rosinache venne a far colui questa mattina?

ROSINAFigaro? Non so nulla.

BARTOLOTi parlò?

ROSINAMi parlò.

BARTOLOChe ti diceva?

Atto 1°

27

ROSINAOh! mi parlò di cento bagattelleDel figurin di Francia,del mal della sua figlia Marcellina.

BARTOLODavvero! Ed io scommettoche portò la risposta al tuo biglietto.

ROSINAQual biglietto?

BARTOLOChe serve! L’arietta dell’Inutil Precauzioneche ti cadde staman giù dal balcone.Vi fate rossa? (Avessi indovinato!)Che vuol dir questo ditocosì sporco d’inchiostro?

ROSINASporco? oh, nulla.Io me l’avea scottatoe coll’inchiostro or or l’ho medicato.

BARTOLO(Diavolo!) E questi fogliOr son cinque eran sei.

ROSINAQuè fogli? è vero.D’uno mi son servitaa mandar dei confetti a Marcellina.

BARTOLOBravissima! E la pennaperchè fu temperata?

ROSINA(Maledetto!) La penna!Per disegnare un fiore sul tamburo.

BARTOLOUn fiore?

ROSINAUn fiore.

BARTOLOUn fiore. Ah! fraschetta!

ROSINADavver.

BARTOLOZitta!

ROSINACredete.

BARTOLOBasta così.

ROSINASignor..

BARTOLONon più tacete.A un dottor della mia sortequeste scuse, signorina!Vi consiglio, mia carina,un po’ meglio a imposturar.I confetti alla ragazza!Il ricamo sul tamburo!Vi scottaste: eh via! eh via!Ci vuol altro, figlia mia,per potermi corbellar.Perchè manca là quel foglio?Vò saper cotesto imbroglio.Sono inutili le smorfie;ferma là, non mi toccate!Figlia mia non lo speratech’io mi iasci infinocchiar.Via, carina, confessate;son disposto a perdonar.Non parlate? Vi ostinate?So ben io quel che ho da far.Signorina, un’altra voltaquando Bartolo andrà fuori,la consegna ai servitori a suo modo far saprà.

Atto 1°

28

Ah, non servono le smorfie,faccia pur la gatta morta.Cospetton! per quella portanemmen l’aria entrar potrà.E Rosina innocentina,sconsolata, disperata,in sua camera serratafin ch’io voglio star dovrà.(Parte.)

Scena quindicesima

Rosina, sola.

ROSINABrontola quanto vuoi,chiudi porte e finestre. Io me ne rido:già di noi femmine alla più marmottaper aguzzar l’ingegnoe far la spiritosa, tutto a un tratto,basta chiuder la chiave e il colpo è fatto.(Parte.)

Scena sedicesima

Berta, poi il Conte.

BERTA (entrando)Finora i questa camerami parve di sentir un mormorio;sarà stato il tutor, colla pupillanon ha un’ora di ben Queste ragazzenon la voglion capir.(Si batte alla porta.)Battono.

CONTE (di dentro)Aprite.

BERTAVengo Eccì Ancora dura;quel tabacco m’ha posta in sepoltura.(Corre ad aprire.)

Scena diciassettesima

Il Conte travestito da soldato di cavalleria, indi Bartolo.

CONTEEhi di casa! buona gente!Ehi di casa! niun mi sente!

BARTOLO (entrando)Chi è costui? che brutta faccia!È ubbriaco! chi sarà?

CONTEEhi, di casa! maledetti!

BARTOLOCosa vuol, signor soldato?

CONTEAh! sì, sì, bene obbligato.(Vedendolo, cerca in tasca.)

BARTOLO(Qui costui che mai vorrà?)

CONTESiete voi Aspetta un pocoSiete voi dottor Balordo?

BARTOLOChe balordo?

CONTE (leggendo)Ah, ah, Bertoldo?

BARTOLOChe Bertoldo? Eh, andate al diavolo!Dottor Bartolo.

CONTEAh, bravissimo;dottor barbaro; benissimogià v’è poca differenza.(Non si vede! che impazienza!

Atto 1°

29

Quanto tarda! dove sta?)

BARTOLO(Io già perdo la pazienza,qui prudenza ci vorrà.)

CONTEDunque voi siete dottore?

BARTOLOSon dottore sì, signore.

CONTEAh, benissimo; un abbraccio,qua, collega.

BARTOLOIndietro!

CONTE (Lo abbraccia per forza.)Qua.Sono anch’io dottor per cento,maniscalco al reggimento.(presentando il biglietto)Dell’alloggio sul bigliettoosservate, eccolo qua.

BARTOLODalla rabbia e dal dispettoio già crepo in verità.Ah, ch’io fo, se mi ci metto,qualche gran bestialità!(Legge il biglietto.)

CONTE(Ah, venisse il caro oggettodella mia felicità!Vieni, vieni; il tuo dilettopien d’amor t’attendo qua.)

Scena diciottesima

Rosina e detti.

ROSINAD’ascoltar qua m’è sembratoun insolito rumore(Si arresta vedendo Bartolo.)Un soldato ed il tutore!Cosa mai faranno qua?(Si avanza pian piano.)

CONTE(È Rosina; or son contento.)

ROSINA(Ei mi guarda, e s’avvicina.)

CONTE (piano a Rosina)(Son Lindoro.)

ROSINA(Oh ciel! che sento!Ah, giudizio, per pietà!)

BARTOLO (vedendo Rosina)Signorina, che cercate?Presto, presto, andate via.

ROSINAVado, vado, non gridate.

BARTOLOPresto, presto, via di qua

CONTEEhi, ragazza, vengo anch’io.

BARTOLODove, dove, signor mio?

CONTEIn caserma, oh, questa è bella!

Atto 1°

30

BARTOLOIn caserma?.. . bagattella!

CONTECara!

ROSINAAiuto!

BARTOLOOlà, cospetto!

CONTE (a Bartolo, incamminandosi verso le camere)Dunque vado

BARTOLO (trattenendolo)Oh, no, signore,qui d’alloggio non può star.

CONTECome? Come?

BARTOLOEh, non v’è replica:ho il brevetto d’esenzione.

CONTE (adirato)Il brevetto?

BARTOLOMio padrone,un momento e il mostrerò.(Va allo scrittoio.)

CONTE (a Rosina)(Ah, se qui restar non posso,deh, prendete)

ROSINA(Ohimè, ci guarda!)

CONTE E ROSINA(Cento smanie io sento addosso.Ah, più reggere non so.)

BARTOLO (cercando nello scrittoio)(Ah, trovarlo ancor non posso;ma sì, sì, lo troverò.)(venendo avanti con una pergamena)Ecco qui.(Legge.)“Con la presente il Dottor Bartolo, etcetera. Esentiamo”

CONTE (Con un rovescio di mano manda in aria la pergamena)Eh, andate al diavolo!Non mi state più à seccar.

BARTOLOCosa fa, signor mio caro?

CONTEZitto là, Dottor somaro.Il mio alloggio è qui fissatoe in alloggio qui vo’ star.

BARTOLOVuol restar?

CONTERestar, sicuro.

BARTOLO (prendendo un bastone)Oh, son stufo, mio padrone;presto fuori, o un buon bastonelo farà di qua sloggiar.

CONTE (serio)Dunque lei lei vuol battaglia?Ben! Battaglia le vo’ dar.Bella cosa è una battaglia!Ve la voglio qui mostrar.(avvicinandosi amichevolmente a Bartolo)Osservate! questo è il fossoL’inimico voi sarete(Gli dà una spinta.)Attenzion (giù il fazzoletto.)(piano a Rosina alla quale si avvicina porgendole la lettera)

Atto 1°

31

E gli amici stan di qua.Attenzione!(Coglie il momento in cui Bartolo l’osserva meno attentamente. Lascia cadere ilbiglietto e Rosina vi fa cadere sopra il fazzoletto.)

BARTOLOFerma, ferma!

CONTE(rivolgendosi e fingendo accorgersi della lettera che raccoglie)Che cos’è? ah!

BARTOLO (avvedendosene)Vo’ vedere.

CONTESì, se fosse nna ricetta!Ma un biglietto è mio dovereMi dovete perdonar.(Fa una riverenza a Rosina e le da’il biglietto e il fazzoletto.)

ROSINAGrazie, grazie!

BARTOLOGrazie un corno!Qua quel foglio; impertinente!(a Rosina)A chi dico? Presto qua.

ROSINAMa quel foglio che chiedeteper azzardo m’è cascato;è la lista del bucato.(Entrano da una parte Basilio con carte in mano, dall’altra Berta.)

BARTOLOAh, fraschetta! Presto qua.(Le strappa il foglio con violenza.)Ah, che vedo! ho preso abbaglio!È la lista, son di stucco!

Ah, son proprio un mammalucco!Ah, che gran bestialità!

ROSINA E CONTE(Bravo, bravo il mammaluccoche nel sacco entrato è già.)

BERTA(Non capisco, son di stucco;qualche imbroglio qui ci sta.)

ROSINA (piangendo)Ecco qua! sempre un’istoria;sempre oppressa e maltrattata;ah, che vita disperata!Non la so più sopportar.

BARTOLO (avvicinandosile)Ah, Rosina poverina

CONTE (minacciando e afferrandolo per un braccio)Via qua tu, cosa le hai fatto?

BARTOLOAh, fermate niente affatto

CONTE (cavando la sciabola)Ah, canaglia, traditore!

TUTTI (trattenendolo)Via, fermatevi, signore.

CONTEIo ti voglio subissar!

TUTTI (eccetto il CONTE e ROSINA)Gente! Aiuto, soccorrete(mi/lo)

ROSINAMa chetatevi

CONTELasciatemi!

Atto 1°

32

TUTTI (come sopra)Gente! aiuto, per pietà!

Scena diciannovesima

Figaro entrando col bacile sotto il braccio. e detti.

FIGAROAlto là!Che cosa accaddesignori miei?Che chiasso è questo?Eterni Dei!Già sulla piazzaa questo strepitos’è radunatamezza città.(piano al Conte)(Signor, giudizio, per carità.)

BARTOLO (additando il Conte)Quest’è un birbante

CONTE (additando Bartolo)Quest’è un briccone

BARTOLOAh, disgraziato!

CONTE (minacciando colla sciabola)Ah, maledetto!

FIGARO (alzando il bacile e minacciando il Conte)Signor soldatoporti rispetto,o questo fusto,corpo del diavolo,or la creanzale insegnerà.(Signore, giudizio,per carità.)

CONTE (a Bartolo)Brutto scimmiotto!

BARTOLO (al Conte)Birbo malnato!

TUTTI (a Bartolo)Zitto, dottore

BARTOLOVoglio gridare

TUTTI (al Conte)Fermo, signore

CONTEVoglio ammazzare

TUTTIFate silenzio,per carità.

CONTENo, voglio ucciderlo, non v’è pietà.(Si ode bussare con violenza alla porta di strada.)

TUTTIZitti, che battonoChi mai sarà?

BARTOLOChi è?

UFFICIALEOlà!

CORO (di dentro)La forza,aprite qua.

TUTTILa forza! Oh diavolo!

FIGARO E BASILIOL’avete fatta!

CONTE E BARTOLONiente paura.

Atto 1°

33

Venga pur qua.

TUTTIQuest’avventura,ah, come diavolomai finirà?

Scena ventesima

Un ufficiale con soldati, e detti.

COROFermi tutti. Niun si mova.Miei signori, che si fa?Questo chiasso d’onde è nato?La cagione presto qua.

BARTOLOQuesta bestia di soldato,mio signor, m’ha maltrattato.

FIGAROIo qua venni, mio signore,questo chiasso ad acquetare.

BERTA E BASILIOFa un inferno di rumore,parla sempre d’ammazzare.

CONTEIn alloggio quel bricconenon mi volle qui accettare.

ROSINAPerdonate, poverino,tutto effetto fu del vino.

UFFICIALEHo inteso.(al Conte)Galantuom, siete in arresto.Fuori presto,via di qua.(I soldati si muovono per circondare il Conte.)

CONTEIo in arresto?Fermi, olà.(Con gesto autorevole trattiene i Soldati che si arrestano. Egli chiama a sè l’Ufficiale, gli dà a leggere un foglio: l’Ufficiale resta sorpreso, vuol fargli un inchino, e il Conte lo trattiene. L’Ufficiale fa cenno ai soldati che si ritirano indietro, e anch’egIi fa lo stesso. Quadro di stupore.)

BARTOLO, ROSINA, BASILIO E BERTAFredd(o/a) ed immobilecome una statuafiato non restamida respirar.

CONTEFreddo ed immobilecome una statua,fiato non restaglida respirar.

FIGARO (ridendo)Guarda Don Bartolo!Sembra una statua!Ah ah! dal rideresto per crepar!

BARTOLO (all’Ufficiale)Ma, signor

COROZitto tu!

BARTOLOMa un dottor

COROOh, non più!

BARTOLOMa se lei

CORONon parlar

Atto 1°

34

BARTOLOMa vorrei

CORONon gridar.A TREMa se noi

COROZitti voi.

BERTA, BARTOLO E BASILIOMa se poi

COROPensiam noi.Vada ognun pè fatti suoi,si finisca d’altercar.

BARTOLOMa sentite

BERTA, BARTOLO E BASILIOZitto su!Zitto giù!

BARTOLOMa ascoltate..

BERTA, BARTOLO E BASILIOZitto qua!Zitto là!

TUTTIMi par d’esser con la testain un’orrida fucina,dove cresce e mai non restadelle incudini sonorel’importuno strepitar.Alternando questo e quellopesantissimo martellofa con barbara armoniamuri e volte rimbombar.E il cervello, poverello,già stordito, sbalordito,

non ragiona, si confonde,si riduce ad impazzar.

FINE DELL’ATTO PRIMO

Atto 1°

35

ATTO SECONDO

Scena prima

Camera ad uso di studio in casa di Bartolo con sedia ed un pianoforte con varie carte di musica.

Bartolo, solo.

BARTOLOMa vedi il mio destino! Quel soldato,per quanto abbia cercato,niun lo conosce in tutto il reggimento.Io dubito eh, cospetto!Che dubitar? Scommettoche dal conte Almavivaè stato qui spedito quel signoread esplorar della Rosina il core.Nemmen in casa propriasicuri si può star! Ma io(Battono.)Chi batte?Ehi, chi è di là Battono, non sentite!In casa io son; non v’è timore, aprite.

Scena seconda

Il Conte, vestito da maestro di musica, e detto.

CONTEPace e gioia sia con voi.

BARTOLOMille grazie, non s’incomodi.

CONTEGioia e pace per mill’anni.

BARTOLOObbligato in verità. (Questo volto non m’è ignoto,non ravviso non ricordoma quel volto ma quell’abitonon capisco chi sarà?)

CONTE(Ah, se un colpo è andato a vuotoa gabbar questo balordo,un novel travestimentopiù propizio a me sarà.)Gioia e pace, pace e gioia!

BARTOLOHo capito. (Oh! ciel! che noia!)

CONTEGioia e pace, ben di core.

BARTOLOBasta, basta. per pietà,(Ma che perfido destino!Ma che barbara giornata!Tutti quanti a me davanti!Che crudel fatalità!)

CONTE(Il vecchion non mi conosce:oh, mia sorte fortunata!Ah, mio ben! Fra pochi istantiparlerem con libertà.)

BARTOLOInsomma, mio signore,chi è lei si può sapere?

CONTEDon Alonso,professore di musica ed allievodi Don Basilio.

BARTOLOEbbene?

CONTEDon Basilio sta male, il poverino, ed in sua vece

BARTOLO (in atto di partire)Sta mal? Corro a vederlo

Atto 2°

36

CONTE (trattenendolo)Piano, piano.Non è mal così grave.

BARTOLO(Di costui non mi fido.) Andiam, andiamo.(risoluto)

CONTEMa signore

BARTOLO (brusco)Che c’è?

CONTE (tirandolo a parte)Voleva dirvi

BARTOLOParlate forte.

CONTE (sottovoce)Ma

BARTOLO (sdegnato)Forte, vi dico.

CONTE (sdegnato anch’esso e alzando la voce)Ebben, come volete,ma chi sia Don Alonso apprenderete.(in atto di partire)Vo’ dal conte di Almaviva

BARTOLO (trattenendolo con dolcezza)Piano, piano.Dite, dite, v’ascolto.

CONTE (a voce alta e sdegnato)Il Conte

BARTOLOPiano,per carità.

CONTE (calmandosi)Stamane

nella stessa locandaera meco d’alloggio, ed in mie maniper caso capitò questo biglietto(mostrando un biglietto)dalla vostra pupilla a lui diretto.

BARTOLO (prendendo il biglietto e guardandolo)Che vedo! è sua scrittura!

CONTEDon Basilionulla sa di quel foglio: ed io, per luivenendo a dar lezione alla ragazza,volea farmene un merito con voiperchè con quel biglietto(mendicando un ripiego con qualche imbarazzo)si potrebbe

BARTOLOChe cosa?

CONTEVi diròs’io potessi parlare alla ragazza,io creder verbigrazia le fareiche me lo diè del conte un’altra amante,prova significanteche il conte di Rosina si fa gioco.E perciò

BARTOLOPiano un poco.Una calunnia! Oh bravo!Degno e vero scolar di Don Basilio!(lo abbraccia, e mette in tasca il biglietto)Io saprò come meritaricompensar sì bel suggerimento.Vo a chiamar la ragazza;poichè tanto per me v’interessate,mi raccomando a voi.

CONTENon dubitate.(Bartolo entra nella camera di Rosina)L’affare del biglietto

Atto 2°

37

dalla bocca m’è uscito non volendo.Ma come far? Senza d’un tal ripiegomi toccava andar via come un baggiano.Il mio disegno a leiora paleserò; s’ella acconsente,io son felice appieno.Eccola. Ah, il cor sento balzarmi in seno.

Scena terza

Bartolo conducendo Rosina, e detto.

BARTOLOVenite, signorina. Don Alonso,che qui vedete, or vi darà lezione.

ROSINA (vedendo il Conte)Ah!

BARTOLOCos’è stato?

ROSINAÈ un granchio al piede.

CONTEOh nulla:sedete a me vicin, bella fanciulla.Se non vi spiace, un poco di lezione,di Don Basilio invece, vi darò.

ROSINAOh, con mio gran piacer la prenderò.

CONTEChe volete cantare?

ROSINAIo canto, se le aggrada,il rondò dell’Inutil Precauzione.

BARTOLOE sempre, sempre in boccal’Inutil Precauzione!

ROSINAIo ve l’ho detto:è il titolo dell’opera novella.

BARTOLOOr bene, intesi; andiamo.

ROSINAEccolo qua.

CONTEDa brava, incominciamo.(il Conte siede al pianoforte e Rosina canta accompa-gnata dal Conte; Bartolo siede ed ascolta.)

ROSINAContro un cor che accende amoredi verace, invitto ardore,s’arma invan poter tirannodi rigor, di crudeltà.D’ogni assalto vincitoresempre amor trionferà.Ah Lindoro, mio tesoro,se sapessi, se vedessi!Questo cane di tutore,ah, che rabbia che mi fa!Caro, a te mi raccomando,tu mi salva, per pietà.

CONTENon temer, ti rassicura;sorte amica a noi sarà.

ROSINADunque spero?

CONTEA me t’affida.

ROSINAE il mio cor?

CONTEGiubilerà.

Atto 2°

ROSINACara immagine ridente,dolce idea d’un lieto amore,tu m’accendi in petto il core,tu mi porti a delirar.

CONTEBella voce! Bravissima!

ROSINAOh! mille grazie!

BARTOLOCerto, bella voce,ma quest’aria, cospetto! è assai noiosa;la musica à miei tempi era altra cosa.Ah! quando, per esempio,cantava Caffarielloquell’aria portentosa la, ra, lasentite, Don Alonso: eccola qua.Quando mi sei vicina,amabile Rosinal’aria dicea Giannina,ma io dico Rosina(Entra Figaro col bacile sotto il braccio, e si pone dietro Bartoloimitando il canto concaricatura.)Il cor mi brilla in petto,mi balla il minuetto

Scena quarta

Figaro e detti.

BARTOLO (avvedendosi di Figaro)Bravo, signor barbiere,ma bravo!

FIGAROEh, niente affatto:scusi, son debolezze.

BARTOLOEbben, qui dunque

che vieni a fare?

FIGAROOh bella!Vengo a farvi la barba: oggi vi tocca.

BARTOLOOggi non voglio.

FIGAROOggi non vuol? Domaninon potrò io.

BARTOLOPerchè?

FIGAROPerchè ho da farea tutti gli Ufficialidel nuovo reggimento barba e testaalla marchesa Andronicail biondo parrucchin coi maronèal contino Bombèil ciuffo a campanilepurgante all’avvocato Bernardoneche ieri s’ammalò d’indigestionee poi e poi che serve?(riponendosi in tasca il libro)Dornan non posso.

BARTOLOOrsù, meno parole.Oggi non vo’ far barba.

FIGARONo? Cospetto!Guardate che avventori!Vengo stamane: in casa v’è l’infernoritorno dopo pranzo: oggi non voglio( contraffacendolo)Ma che? M’avete presoper un qualche barbier da contadini?Chiamate pur un altro, io me ne vado.(Riprende il bacile in atto di partire.)

Atto 2°

38

BARTOLO(Che serve? a modo suo;vedi che fantasia!)Va in camera a pigliar la biancheria.(Si cava dalla cintola un mazzo di chiavi per darle a Figaro, indi le ritira.)No, vado io stesso.(Entra.)

FIGARO(Ah, se mi dava in manoil mazzo delle chiavi, ero a cavallo.)(a Rosina)Dite: non è fra quellela chiave che apre quella gelosia?

ROSINASì, certo; è la più nuova.

BARTOLO (rientrando)(Ah, son pur buonoa lasciar qua quel diavolo di barbiere!)Animo, va tu stesso.(dando le chiavi a Figaro)Passato il corridor, sopra l’armadioil tutto troverai.Bada, non toccar nulla

FIGAROEh, non son matto.(Allegri!) Vado e torno. (Il colpo è fatto.)(Entra.)

BARTOLO (al Conte)È quel briccon, che al Conteha portato il biglietto di Rosina.

CONTEMi sembra un imbroglion di prima sfera.

BARTOLOEh, a me non me la ficca(Si sente di dentro un gran rumore come di vasellame che si spezza.)Ah, disgraziato me!

ROSINAAh, che rumore!

BARTOLOOh, che briccon! Me lo diceva il core.(Entra.)

CONTE (a Rosina)Quel Figaro è un grand’uomo; or che siam soli,ditemi, o cara: il vostro al mio destinod’unir siete contenta?Franchezza!

ROSINA (con entusiasmo)Ah, mio Lindoro,altro io non bramo(Si ricompone vedendo rientrar Bartolo e Figaro.)

CONTEEbben?

BARTOLOTutto mi ha rotto;sei piatti, otto bicchieri, una terrina.

FIGARO (mostrando di soppiatto al Conte la chiave della gelosia che avrà rubata dal mazzo)Vedete che gran cosa! Ad una chiavese io non mi attaccava per fortuna,per quel maledettissimocorridor così oscuro,spezzato mi sarei la testa al muro.Tiene ogni stanza al buio, e poi e poi

BARTOLOOh, non più.

FIGARODunque andiam.(al Conte e Rosina)(Giudizio.)

BARTOLOA noi.(Si dispone per sedere e farsi radere. In quella entra Basilio.)

Atto 2°

39

Scena quinta

Don Basilio e detti.

ROSINADon Basilio!

CONTE(Cosa veggo!)

FIGARO(Quale intoppo!)

BARTOLOCome qua?

BASILIOServitor di tutti quanti.

BARTOLO(Che vuol dir tal novità?)

CONTE E FIGARO(Qui franchezza ci vorrà.)

ROSINA(Ah, di noi che mai sarà?)

BARTOLODon Basilio, come state?

BASILIO (stupito)Come sto?

FIGARO (interrompendo)Or che s’aspetta?Questa barba benedettala facciamo sì o no?

BARTOLO (a Figaro)Ora vengo!(a Basilio)E il Curiale?

BASILIO (stupito)Il Curiale?

CONTE (interrompendo, a Basilio)Io gli ho narratoche già tutto è combinato.Non è ver?

BARTOLOSì, tutto io so.

BASILIOMa, Don Bartolo, spiegatevi

CONTE (c. s., a Bartolo)Ehi, Dottore, una parola.(a Basilio)Don Basilio, son da voi.(a Bartolo)Ascoltate un poco qua.(Fate un pò ch’ei vada via,ch’ei ci scopra ho gran timore:della lettera, signore,ei l’affare ancor non sa.)

BARTOLO(Dite bene, mio signore;or lo mando via di qua.)

ROSINA(Io mi sento il cor tremar!)

FIGARO(Non vi state a disperar.)

BASILIO(Ah, qui certo v’è un pasticcio;non l’arrivo a indovinar.)

CONTE (a Basilio)Colla febbre, Don Basilio,che v’insegna a passeggiar?(Figaro ascoltando con attenzione si prepara a secondare il Conte)

Atto 2°

40

BASILIO (stupito)Colla febbre?

CONTEE che vi pare?Siete giallo come un morto.

BASILIOCome un morto?

FIGARO (tastando il polso a Basilio)Bagattella!Cospetton! Che tremarella!Questa è febbre scarlattina!

CONTE (Dà a Basilio una borsa di soppiatto.)Via, prendete medicina,non vi state a rovinar.

FIGAROPresto, presto, andate a letto

CONTEVoi paura inver mi fate

ROSINADice bene, andate, andate

TUTTIPresto, andate a riposar.

BASILIO (c. s.)(Una borsa! Andate a letto!Ma che tutti sian d’accordo!)

TUTTIPresto a letto.

BASILIOEh, non son sordo.Non mi faccio più pregar.

FIGAROChe color!

CONTEChe brutta cera!

BASILIOBrutta cera!

CONTE, FIGARO E BARTOLOOh, brutta assai!

BASILIODunque vado

TUTTIVada, vada!Buona sera, mio signore,presto, andate via di qua.(Maledetto seccatore!)Pace, sonno e sanità.

BASILIOBuona sera ben di corepoi diman si parlerà.Non gridate, ho inteso già.(Parte.)

Scena sesta

Rosina, Conte, Figaro e Bartolo.

FIGAROOrsù, signor Don Bartolo

BARTOLOSon qua.(Bartolo siede, Figaro gli cinge al collo un asciugatoio disponendosi a fargli la barba; durante l’operuzione Figaro va coprendo i due amanti.)Stringi, bravissimo.

CONTERosina, deh, ascoltatemi.

ROSINAVi ascolto; eccomi qua.(Siedono fingendo studiar musica)

Atto 2°

41

CONTE (a Rosina, con cautela)A mezzanotte in puntoa prendervi qui siamo:or che la chiave abbiamonon v’è da dubitar.

FIGARO (distraendo Bartolo)Ahi! ahi!

BARTOLOChe cos’è stato?

FIGAROUn non so che nell’occhio!Guardate non toccatesoffiate per pietà

ROSINAA mezzanotte in punto,anima mia, t’aspetto.Io già l’istante affrettoche a te mi stringerà.

CONTEOra avvertir vi voglio,(Bartolo si alza e si avvicina agli amanti.)cara, che il vostro foglio,perchè non fosse inutileil mio travestimento

BARTOLO (scattando)Il suo travestimento?Ah, ah! brava, bravissimo!Ma bravi in verità!Bricconi, birbanti!Ah, voi tutti quantiavete giuratodi farmi crepar!Su, fuori, furfanti,vi voglio accoppar.Di rabbia, di sdegnomi sento crepar.

ROSINA, CONTE E FIGAROL’amico delira,

la testa gli gira.Ma zitto, Dottore,vi fate burlar.Tacete, tacete,non serve gridar.Intesi già siamo,non vo’ replicar.)(Partono, meno Bartolo.)

Scena settima

Bartolo solo, poi Ambrogio, indi Berta.

BARTOLOAh! disgraziato me! ma come! ed iono mi accorsi di nulla! Ah! Don Basiliosa certo qualcosa. Ehi! chi è di là?Chi è di là?(Comparisce Ambrogio.)Senti, Ambrogio:corri da Don Basilio qui rimpetto,digli ch’io qua l’aspetto,che venga immantinenteche ho gran cose da dirgli e ch’io non vadoperchè perchè perchè ho di gran ragioni.Và subito.(Ambrogio parte ed entra Berta.)(a Berta)Di guardiatu piantati alla porta, e poino, nonon me ne fido. Io stesso ci starò.(Parte.)

Scena ottava

Berta, sola.

BERTAChe vecchio sospettoso! Vada puree ci stia finchè crepiSempre gridi e tumulti in questa casa;si litiga, si piange, si minacciaNon v’è un’ora di pacecon questo vecchio avaro, brontolone!Oh, che casa! Oh, che casa in confusione!

Atto 2°

42

Il vecchiotto cerca moglie,vuol marito la ragazza;quello freme, questa è pazza.Tutti e due son da legar.Ma che cosa è questo amoreche fa tutti delirar?Egli è un male universale,una smania, un pizzicoreun solletico, un tormentoPoverina, anch’io lo sento,nè so come finirà.Oh! vecchiaia maledettaSei da tutti disprezzataE vecchietta disperatami convien così crepar. (Parte.)

Scena nona

Camera con griglia come nel primo atto.Bartolo e Don Basilio.

BARTOLO (introducendo Don Basilio)Dunque voi Don Alonsonon conoscete affatto?

BASILIOAffatto.

BARTOLOAh, certoil Conte lo mandò.Qualche gran tradimentoqui si prepara.

BASILIOIo poidico che quell’amicoera il Conte in persona.

BARTOLOIl Conte?

BASILIOIl Conte.(La borsa parla chiaro.)

BARTOLOSia chi si vuole amico, dal notarovo’ in questo punto andare; in questa serastipular di mie nozze io vò il contratto.

BASILIOIl notar? siete matto?Piove a torrenti, e poiquesta sera il notaroè impegnato con Figaro; il barbieremarita sua nipote.

BARTOLOUna nipote?Che nipote! Il barbierenon ha nipoti. Ah, qui v’è qualche imbroglio.Questa notte i bricconime la voglion far; presto, il notaroqua venga sull’istante.(Gli dà una chiave.)Ecco la chiave del portone: andate,presto, per carità.

BASILIONon temete; in due salti io torno qua.(Parte.)

Scena decima

Bartolo, indi Rosina.

BARTOLOPer forza o per amoreRosina avrà da cedere. Cospetto!Mi viene un’altra idea. Questo biglietto(Cava dalla tasca il biglietto datogli dal Conte.)che scrisse la ragazza ad Almavivapotria servir che colpo da maestro!Don Alonso, il briccone,senza volerlo mi diè l’armi in mano.Ehi, Rosina, Rosina, avanti, avanti;(Rosina dalle sue camere entra senza parlare.)del vostro amante io vi vo’ dar novella.Povera sciagurata! In veritàcollocaste assai bene il vostro affetto!

Atto 2°

43

Del vostro amor sappiatech’ei si fa gioco in sen d’un’altra amante.Ecco la prova.(Le dà il biglietto.)

ROSINA (con doloroso stupore)(Oh cielo! il mio biglietto!)

BARTOLODon Alonso e il barbiere congiurancontro voi; non vi fidate.Nelle braccia del Conte d’Almavivavi vogliono condurre.

ROSINA(In braccio a un altro!Che mai sento ah, Lindoro! ah, traditore!Ah sì! vendetta e vegga,vegga quell’empio chi è Rosina.) Ditesignore, di sposarmivoi bramavate

BARTOLOE il voglio.

ROSINAEbben, si faccia!Io son contenta! ma all’istante. Udite:a mezzanotte qui sarà l’indegnocon Figaro il barbier; con lui fuggireper sposarlo io voleva

BARTOLOAh, scellerati!Corro a sbarrar la porta.

ROSINAAh, mio signore!Entran per la finestra. Hanno la chiave.

BARTOLONon mi muovo di qui.Ma e se fossero armati? Figlia mia,poichè tu sei sì bene illuminatafacciam così. Chiuditi a chiave in camera,

io vo’ a chiamar la forza;dirò che son due ladri, e come tali,corpo di Bacco! l’avrem da vedere!Figlia, chiuditi presto; io vado via.(Parte.)

ROSINAQuanto, quanto è crudel la sorte mia!(Parte.)(Scoppia un temporale. Dalla finestra di prospetto si vedono freguentilampi, e sisente il rumore del tuono. Sulla fine del temporale si vede dal di fuoriaprirsi la gelosia,ed entrano uno dopo l’altro Figaro ed il Conte avvolti in mantelli ebagnati dalla pioggia.Figaro avrà in mano una lanterna accesa.)

Scena undicesima

Il Conte e Figaro, indi Rosina.

FIGAROAlfin, eccoci qua.

CONTEFigaro, dammi man. Poter del mondo!Che tempo indiavolato!

FIGAROTempo da innamorati.

CONTEEhi, fammi lume.(Figaro accende i lumi.)Dove sarà Rosina?

FIGARO (spiando)Ora vedremo Eccola appunto.

CONTE (con trasporto)Ah, mio tesoro!

Atto 2°

44

ROSINA (respingendolo)Indietro,anima scellerata; io qui di miastolta credulità venni soltantoa riparar lo scorno, a dimostrartiqual sono, e quale amanteperdesti, anima indegna e sconoscente.

CONTE (sorpreso)Io son di sasso.

FIGARO (sorpreso)lo non capisco niente.

CONTEMa per pietà

ROSINATaci. Fingesti amoreper vendermi alle vogliedi quel tuo vil Conte Almaviva

CONTE (con gioia)Al Conte?Ah, sei delusa! oh me felice adunquetu di verace amoreami Lindor rispondi

ROSINAAh, sì! t’amai purtroppo!

CONTEAh, non è tempodi più celarsi, anima mia; ravvisa(S’inginocchia gettando il mantello che viene raccolto da Figaro.)colui che sì gran temposeguì tue tracce, che per te sospira,che sua ti vuole; mira, o mio tesoro,Almaviva son io, non son Lindoro.

ROSINA (stupefatta, con gioia)(Ah! qual colpo inaspettato!Egli stesso? o Ciel, che sento!Di sorpresa e di contento

son vicina a delirar.)

FIGARO(Son rimasti senza fiato:ora muoion di contento.Guarda, guarda il mio talentoche bel colpo seppe far!)

CONTE(Qual trionfo inaspettato!Me felice! oh bel momento!Ah! d’amore e di contentoson vicino a delirar.)

ROSINAMio signor! ma voi ma io

CONTEAh, non più, non più, ben mio.Il bel nome di mia sposa,idol mio, t’attende già.

ROSINAIl bel nome di tua sposaoh, qual gioia al cor mi dà!

CONTESei contenta!

ROSINAAh! mio signore!

ROSINA E CONTEDolce nodo avventuratoche fai paghi i miei desiri!Alla fin dè miei martiritu sentisti, amor, pietà.

FIGAROPresto andiamo, vi sbrigate;via, lasciate quei sospiri.Se si tarda, i miei raggirifanno fiasco in verità.(guardando fuori del balcone)Ah! cospetto! che ho veduto!

Atto 2°

45

Alla porta una lanternadue persone! che si fa?

CONTEHai veduto due persone?

FIGAROSì, signore.

ROSINA, CONTE E FIGAROChe si fa?Zitti, zitti, piano, piano,non facciamo confusione;per la scala del balconepresto andiamo via di qua.

FIGARO (con angoscia)Ah, disgraziati noi! come si fa?

CONTEChe avvenne mai?

FIGAROLa scala

CONTEEbben?

FIGAROLa scala non v’è più.

CONTE (sorpreso)Che dici?

FIGAROChi mai l’avrà levata?

CONTEQuale inciampo crudel!

ROSINA (con dolore)Me sventurata!

FIGAROZi... zitti... sento gente. Ora ci siamo.

Signor mio, che si fa?

CONTEMia Rosin, coraggio.(Si avvolge nel mantello.)

FIGAROEccoli qua.(Si ritirano verso una delle quinte.)

Scena dodicesima

Don Basilio con lanterna in mano, introducendo un Notaro con carte.

BASILIO (chiamando alla quinta opposta)Don Bartolo! Don Bartolo!

FIGARO (accennando al Conte)Don Basilio.

CONTEE quell’altro?

FIGAROVe’, ve’, il nostro notaro. Allegramente.Lasciate fare a me. Signor Notaro:(Basilio e il Notaro si rivolgono e restano sorpresi. Il Notaro si avvicinaa Figaro.)dovevate in mia casastipular questa serail contratto di nozzefra il conte d’Almaviva e mia nipote.Gli sposi, eccoli qua. Avete indossola scrittura?(I1 notaro cava la scrittura.)Benissimo.

BASILIOMa piano.Don Bartolo dov’è?

CONTE (chiamando a parte Basilio, cavandosi un anello dal dito, e additandogli di tacere)

Atto 2°

46

Ehi, Don Basilio,quest’anello è per voi

BASILIOMa io

CONTE (cavando una pistola)Per voivi son ancor due palle nel cervellose v’opponete.

BASILIO (Prende l’anello.)Oibò, prendo l’anello.Chi firma?

CONTE E ROSINAEccoci qua.(sottoscrivono)

CONTESon testimoniFigaro e Don Basilio. Essa è mia sposa.

FIGARO E BASILIOEvviva!

CONTEOh, mio contento!

ROSINAOh, sospirata mia felicità!

FIGAROEvviva!(Nell’atto che il Conte bacia la mano a a Rosina, Figaro abbraccia goffamenteBasilio, ed entrano Don Bartolo e un Uffiziale con Soldati.)

Scena ultima

Bartolo, Un Uffiziale con Soldati, e detti.

BARTOLO (additanto Figaro ed il Conte all’Alca-de ed ai soldati, e

slanciandosi controFigaro)Fermi tutti. Eccoli qua.

UFFIZIALEColle buone, signor.

BARTOLOSignor, son ladri.Arrestate, arrestate.

UFFIZIALEMio signore,il suo nome?

CONTEIl mio nomeè quel d’un uom d’onor. Lo sposo io sonodi questa

BARTOLOEh, andate al diavolo! Rosinaesser deve mia sposa: non è vero?

ROSINAIo sua sposa? Oh, nemmeno per pensiero.

BARTOLOCome? Come, fraschetta?(additando il Conte)Arrestate, vi dico è un ladro.

FIGAROOr or l’accoppo.

BARTOLOÈ un furfante, è un briccon.UFFIZIALE (al Conte)Signore

CONTEIndietro!

UFFIZIALE (con impazienza)Il nome?

Atto 2°

47

CONTEIndietro, dico,indietroUFFIZIALEEhi, mio signor! basso quel tono.Chi è lei?

CONTEIl Conte d’Almaviva io sono.

BARTOLOIl Conte! Ah, che mai sento!Ma cospetto!

CONTET’accheta, invan t’adopri,resisti invan. Dè tuoi rigori insanigiunse l’ultimo istante. In faccia al mondoio dichiaro altamentecostei mia sposa.(a Rosina)Il nostro nodo, o cara,opra è d’amore. Amore,che ti fè mia consortea te mi stringerà fino alla morte.Respira omai: del fido sposo in braccio,vieni, vieni a goder sorte più lieta.

BARTOLOMa io

CONTETaci

BASILIOMa voi

CONTEOlà, t’accheta.Cessa di più resistere,non cimentar mio sdegno.Spezzato è il gioco indegnodi tanta crudeltà.Della beltà dolente,d’un innocente amore

l’avaro tuo furorepiù non trionferà.E tu, infelice vittimad’un reo poter tiranno,sottratta al giogo barbaro,cangia in piacer l’affannoe in sen d’un fido sposogioisci in libertà, Cari amici

CORONon temete.

CONTEQuesto nodo

CORONon si scioglie,sempre a lei vi stringerà.

CONTEAh, il più lieto, il più feliceè il mio cor dè cori amanti;non fuggite, o lieti istantidella mia felicità.

COROAnnodar due cori amantiè piacer che egual non ha.

BARTOLOInsomma, io ho tutti i torti

FIGAROEh, purtroppo è così!

BARTOLO (a Basilio)Ma tu, briccone,tu pur tradirmi e far da testimonio!

BASILIOAh, Don Bartolo mio, quel signor Contecerte ragioni ha in tasca,certi argomenti a cui non si risponde.

Atto 2°

48

BARTOLOEd io, bestia solenne,per meglio assicurare il matrimonio,io portai via la scala del balcone.

FIGAROEcco che fa un’Inutil Precauzione.

BARTOLOMa e la dote? io non posso

CONTEEh, via; di doteio bisogno non ho: va, te la dono.

FIGAROAh, ah! ridete adesso?Bravissimo, Don Bartolo,ho veduto alla fin rasserenarsiquel vostro ceffo amaro e furibondo.Eh, i bricconi han fortuna in questo mondo.

ROSINADunque, signor Don Bartolo?

BARTOLOSì, sì, ho capito tutto.

CONTEEbben, dottore?

BARTOLOSì, sì, che serve? quel ch’è fatto è fatto.Andate pur, che il ciel vi benedica.

FIGAROBravo, bravo, un abbraccio;venite qua, dottore.

ROSINAAh, noi felici!

CONTEOh, fortunato amore!

FIGARODi sì felice innestoserbiam memoria eterna;io smorzo la lanterna;qui più non ho che far.(Smorza la lanterna.)

ROSINACostò sospiri e piantiun sì felice istante:alfin quest’alma amantecomincia a respirar.

COROAmore e fede eternasi vegga in voi regnar.

FINE

Atto 2°

49

Matteo Macchioni Laura Polverelli Paolo Bordogna

Nicola Alaimo Riccardo Zanellato Donato di Gioia

Giovanna Donadini Giuliano Scaranello

Francesco EspositoTommaso Lagattolla

Gianluca Marcianò Dino Zambello Gabriella Furlan Malvezzi

ORCHESTRA DI PADOVA E DEL VENETO

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Violino Di SpallaFabio Paggioro

Violini PrimiEnrico Rebellato

Stefano BencivengaSonia Domoustchieva

Ivan Malaspina Kalman TabanyiPaolo Dal Paos

Tiziana Lafuenti

Violini SecondiGianluca Baruffa

Chiaki KandaSerena BicegoShuji FujikiPavel Cardas

Roberto Zampieri

VioleAlberto Salomon

Silvina SapereFloriano Bolzonella

Giada Broz

VioloncelliMario Finotti

Fernando SartorCaterina Libero

Giancarlo Trimboli

ContrabbassiLuca StevanatoGiorgia Pellarin

FlautiMario Folena

Riccardo Pozzato

OboiPaolo Brunello

Victor Vecchioni

ClarinettiLuca Lucchetta

Roberto Scalabrin

FagottiAligi Voltan

Benedetta Targa

CorniMarco Bertona

Danilo Marchello

TrombeSimone LonardiRoberto Caterini

Timpani E PercussioniAlberto Macchini *

Arrigo AxiaGiannino Barizza

ClavicembaloRoberto Loreggian

ChitarraAlberto Mesirca

CORO CITTÀ DI PADOVA

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CORPO DI BALLO PADOVA DANZA

Flavio PapiniNiccolò NantiEnrico VignatoMaria Cusinato

Giulia HornbostelSilvia Bertoli

Tenori IAlberto BolzonellaEmanuele BugnoAndrea Capovilla

Davide IobNicola Lionello

Renzo MarcolongoMarcello MaracaniGianluca Zoccatelli

Tenori IIEnrico Bovo

Antonio CervatoRemigio GaldioloEmilio OrlandoVanni Sporzon

BaritoniMarco Cazzuffi

Roberto CavazzanaAntonio Lucenti

Jurii RussuAntonio Tonello

BassiAntonio BortolamiAlessandro BugnoGianni Di PaduaFabrizio Rinaldi

Luigi Varotto

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Direttore di produzione LORIS PARISEDirettore di palcoscenico IRMICI YAMALA DAS

Aiuto scenografo EMANUELE SINISIMaestri collaboratori BRUNO VOLPATO, SERGIO GASPARELLA

Scenografie MUTINA EVENTI S.R.L Formigine - ModenaIlluminotecnica e tecnici LUCA GAETANI - Gaetani Allestimenti - Padova

Macchinisti PERNIGOTTI ADRIANO, FABBIAN TARTARI, MARCO AURELIO SAGREDINCostumi PIPI FRANCESCA e F.lli S.a.s. - Palermo

Calzature C.T.C - MilanoProiezioni DICEART di NICOLA DI MEO - Bari

Attrezzista ANNA LAZZARINTrucco e Parrucco DONATELLA ZANCANARO, MONICA SALOMONI

RICCARDO DE AGOSTINI, SAMANTA FLORIANSarte ARMIDA CIMA, ANNA PENAZZO

Vestitrice ANNA SCALA

Si ringrazia per la collaborazione e il supportoLa squadra tecnica del Teatro Stabile del Veneto Teatro Verdi

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