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“Donna, gli prendono una mano e la stendono sulla croce. Con un chiodo gliela lacerano, tanto lo conficcano a fondo. Gli prendono poi l’altra mano, e la stendono sul legno, e il dolore si incendia e si fa doppio. Donna, gli afferrano i piedi e li inchiodano alla croce; spezzando ogni giuntura, l’hanno del tutto slogato.” “Ed io do inizio al mio pianto: Figlio, mia consolazione, Figlio, chi ti ha ucciso, Figlio mio, tenero e bello!” (Da “Donne del Paradiso” di Jacopone da Todi) “Oh Signore, nell’ora del turbamento, aiutaci a riconoscere il tuo volto... Aiutaci a credere in Te nell’ora dell’oscurità... Aiutaci a seguirti proprio nell’ora del bisogno!” “La Croce! Essa ha dato la pace al mondo! E io l’amo.” (Beata E. Renzi) Tutti, chi per un verso, chi per un altro, sentia- mo il peso delle nostre croci, e tutti abbiamo bisogno di cercare il conforto “in Cruce Domini Nostri Jesu Christi, in quo est salus, vita et resurrectio nostra”. (Beata E. Renzi) "Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato! Celebriamo dunque la festa non con il lievito vecchio, né con il lievito di malizia e di perversità, ma con azzimi di sincerità e di verità" (1 Cor 5, 7,8) La S. Pasqua è la festa più bella di tutto l'anno perché, morendo e risorgendo, Gesù ha aperto la strada della vita, della gioia e della speranza. Grazie Gesù, perché tutto, nel giorno della tua risurrezione, in Te riceve splendore e bel- lezza, perché la nostra vita diventa preziosa, perché la notte è stata illuminata dalla Tua luce! Custodisci in noi la gioia della Tua Pasqua, della Tua luce sia piena la vita di colui che con Te risorge e si rinnova! Facciamo nostre le parole di S. Anselmo: "Signore, insegnami a cercarti e mostrati quando ti cerco, che io ti cerchi desiderandoti e ti desideri cercandoti, che io ti trovi aman- doti e ti ami trovandoti!" Auguro a tutti voi di trascorrere una serena Santa Pasqua nella luce di Cristo Risorto. Con affetto fraterno Il Presidente Stefano Nanni e il Consiglio MPA Sentiero di Vita MOVIMENTO PER L’ALLELUIA CONDIVISIONE DI UN CARISMA Marzo 2010 n. 4 ASSEMBLEA MPA Rimini - 28 febbraio 2010 IN CARITÀ E UMILTÀ ... per essere dono (Eucaristia) Elisabetta Renzi, maestra di uno stile di vita e testimone di una fisionomia spirituale I NTR ODUZIONE Ancora una volta ci ritroviamo per questa sosta di spiritualità, che vuole essere una opportunità per riflettere, pregare, apprendere qualche concetto in più, in relazione al tema che vi pro- pongo. Il discorso sulle virtù non è nuovo al vostro cammino formativo, ma farò qualche accenno generale, per richia- mare concetti che sono sicuramente noti. In questa giornata, cercherò di aiutare a vedere questi concetti secon- do l’angolatura della spiritualità elisa- bettiana, ossia prendendo in conside- razione due virtù, la carità e l’umiltà, di cui Madre Elisabetta ci è stata mae- stra e testimone e che caratterizzano il nostro stile di vita e la nostra fisiono- mia spirituale. Procederò secondo uno schema semplice, partendo dal concetto gene- rale di virtù, passando poi a conside- rare le virtù cristiane della carità e dell’umiltà, terminando con uno 1

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“Donna,

gli prendono una mano e la stendono

sulla croce. Con un chiodo gliela lacerano,

tanto lo conficcano a fondo.

Gli prendono poi l’altra mano,

e la stendono sul legno,

e il dolore si incendia e si fa doppio.

Donna, gli afferrano i piedi

e li inchiodano alla croce;

spezzando ogni giuntura,

l’hanno del tutto slogato.”

“Ed io do inizio al mio pianto:

Figlio, mia consolazione,

Figlio, chi ti ha ucciso,

Figlio mio, tenero e bello!”

(Da “Donne del Paradiso” di Jacopone da Todi)

“Oh Signore, nell’ora del turbamento, aiutaci a

riconoscere il tuo volto...

Aiutaci a credere in Te nell’ora dell’oscurità...

Aiutaci a seguirti proprio nell’ora del bisogno!”

“La Croce! Essa ha dato la pace al mondo! E iol’amo.” (Beata E. Renzi)

Tutti, chi per un verso, chi per un altro, sentia-mo il peso delle nostre croci, e tutti abbiamobisogno di cercare il conforto “in Cruce DominiNostri Jesu Christi, in quo est salus, vita etresurrectio nostra”. (Beata E. Renzi)

"Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato!

Celebriamo dunque la festa non con il lievito vecchio,

né con il lievito di malizia e di perversità,

ma con azzimi di sincerità e di verità" (1 Cor 5, 7,8)

La S. Pasqua è la festa più bella di tuttol'anno perché, morendo e risorgendo, Gesùha aperto la strada della vita, della gioia edella speranza.

Grazie Gesù, perché tutto, nel giorno dellatua risurrezione, in Te riceve splendore e bel-lezza, perché la nostra vita diventa preziosa,perché la notte è stata illuminata dalla Tualuce!

Custodisci in noi la gioia della Tua Pasqua,della Tua luce sia piena la vita di colui checon Te risorge e si rinnova!

Facciamo nostre le parole di S. Anselmo:

"Signore, insegnami a cercarti e mostratiquando ti cerco, che io ti cerchi desiderandotie ti desideri cercandoti, che io ti trovi aman-doti e ti ami trovandoti!"

Auguro a tutti voi di trascorrere una serenaSanta Pasqua nella luce di Cristo Risorto.

Con affetto fraternoIl Presidente Stefano Nanni

e il Consiglio MPA

Sentiero di VitaMOVIMENTO

PER L’ALLELUIA

CONDIVISIONE DI UN CARISMA Marzo 2010n. 4

ASSEMBLEA MPARimini - 28 febbraio 2010

IN CARITÀ E UMILTÀ ...

per essere dono (Eucaristia)

Elisabetta Renzi, maestra diuno stile di vita e testimonedi una fisionomia spirituale

INTRODUZIONE

Ancora una volta ci ritroviamo perquesta sosta di spiritualità, che vuoleessere una opportunità per riflettere,pregare, apprendere qualche concettoin più, in relazione al tema che vi pro-pongo.

Il discorso sulle virtù non è nuovoal vostro cammino formativo, ma faròqualche accenno generale, per richia-mare concetti che sono sicuramentenoti.

In questa giornata, cercherò di

aiutare a vedere questi concetti secon-do l’angolatura della spiritualità elisa-bettiana, ossia prendendo in conside-razione due virtù, la carità e l’umiltà,di cui Madre Elisabetta ci è stata mae-stra e testimone e che caratterizzano ilnostro stile di vita e la nostra fisiono-mia spirituale.

Procederò secondo uno schemasemplice, partendo dal concetto gene-rale di virtù, passando poi a conside-rare le virtù cristiane della carità edell’umiltà, terminando con uno

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Le virtù umane si radicano nelle virtù teologali... questedispongono a vivere in relazione con la SS.maTrinità....fondano, animano e caratterizzano l’agiremorale del cristiano...sono il pegno della presenza e del-l’azione dello Spirito Santo nelle facoltà dell’essereumano (CCC nn.1812/13).

La carità è la virtù teologale che riassume in sé ognialtra virtù. S.Paolo nella 1 Corinzi cap. 13, 4-7 ci dà unquadro efficace della carità:

“La carità è paziente, è benigna la carità; non è invi-diosa la carità, non si vanta, non si gonfia, non manca

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sguardo alla vita di Madre Elisabettacirca queste due virtù e poi cercandodi capire che influenza hanno nelnostro cammino di sequela di Cristocome Laici MPA e come Maestre Piedell’Addolorata e in che rapporto

sono con l’Eucaristia, altra fonte acui alimentarsi.

Sono stata anche motivata a fer-marmi con voi su queste due virtù,perché noi, come congregazione,vogliamo vivere questo anno, che

segue il tempo benedetto dell’annoelisabettiano, alla luce di questevirtù,che contraddistinguono la spiri-tualità della nostra Famiglia, cheinclude anche ciascuno di voi, chevive la spiritualità elisabettiana

Il termine virtù viene dal latino virtus, la cui radice è vir,uomo; indica quindi tutte le qualità per cui sono ammira-ti gli uomini. Da questo aspetto più umano ed esterno, sipassò poi ad usare questo termine in senso pratico emorale, fino ad arrivare a S. Basilio, che definisce la virtù“l’uso delle cose dateci da Dio, con la coscienza pura esecondo i comandamenti di Dio”.

Prendo dal CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA ladefinizione di virtù al n. 1803:

“La virtù è una disposizione abituale e ferma a fare ilbene. Essa consente alla persona, non soltanto di com-piere atti buoni, ma di dare il meglio di sé. Con tutte leproprie energie sensibili e spirituali, la persona virtuosatende verso il bene; lo ricerca e lo sceglie in azioni con-crete:

Il fine di una vita virtuosa consiste nel diveniresimili a Dio. (S. Gregorio di Nissa)

La persona virtuosa porta in sé Dio; quindi, l’eserci-zio delle virtù porta a perfezionare l’immagine di Dio in

noi, perciò si fa più stretta la nostra unione con Dio.Questa unione si realizza per mezzo di Cristo. Per questomotivo Origene identificò le virtù con Cristo.

Cristo è verità (Gv 14,6). Egli è anche giustizia, purez-za, carità. Noi abbiamo la verità, la purezza, la carità.Quindi abbiamo dentro di noi Cristo. Con la crescita dellevirtù, Cristo cresce in noi.(cfr “Manuale fondamentale di spiritualità” Spidlik ’97)

Oggi si parla spesso di virtù e sembra quasi anacro-nistico, visto che i criteri del vivere sono più improntati apermissivismo, egoismo, al tutto e subito.Già il Papa Giovanni Paolo II nell’EVANGELII NUNTIANDI

n. 18 sottolineava “l’urgenza di rifare il tessuto cristianodella società e di conseguenza la necessità di riportare lavita su binari evangelici”.

Per ognuno di noi, ciò significa che dobbiamo esserei primi, in quanto battezzati, a divenire “eloquenteespressione della presenza di Cristo, quasi una specie divangelo dispiegato nei secoli ... riflesso concreto dell’agi-re di Gesù, del suo amore per ogni persona, senza distin-zioni o aggettivi qualificanti” (Ripartire da Cristo n.2)

Le virtùLe virtù

Le virtù della carità e dell’umiltàLe virtù della carità e dell’umiltà

di rispetto, non cerca il suo interesse,non si adira, non tiene conto delmale ricevuto, non gode dell’ingiu-stizia, ma si compiace della verità.Tutto copre, tutto crede, tutto spera,tutto sopporta”.

Ancora S.Paolo ci ricorda che senzala carità non si è nulla; tutto ciò cheè privilegio, servizio, perfino virtù ...senza la carità niente mi giova.La carità è la virtù che garantisce epurifica la nostra capacità umana diamare. Dio ci ha amato per primo eproprio per questo anche noi possia-mo amarlo e amare, ci ricordaGiovanni nel suo vangelo.S. Caterina da Siena era stupita dal-l’amore disinteressato di Dio verso dilei, ma si crucciava di amarlo senzariuscire a sdebitarsi. Un giorno neparlò direttamente con Gesù. Eglisorrise e le disse più o meno queste parole:

“A me non puoi dar niente, ma puoi servire il tuo pros-simo. Ti è impossibile amarmi senza ricambiare? Ti homesso accanto il tuo prossimo e ciò che tu farai a lui, loprenderò come se fosse fatto a me stesso”.

Questo episodio ci aiuta a capire che quanto più noidesideriamo Dio, tanto più riceviamo da Lui e, conse-guentemente, tanto più possiamo regalare al prossimo. Ela pratica della carità fraterna aumenta di nuovo il desi-derio di Dio. Si uniscono quindi, il più prezioso dono diDio che è la carità, insieme con la nostra collaborazioneumana.Secondo gli antichi monaci era sbagliato cercare i gradisuperiori dell’unione con Dio finché non ci si è esercita-ti nella penitenza, nell’umiltà, nell’ubbidienza, nei sem-plici comandamenti del Vangelo che sono comuni a tuttii cristiani.L’umiltà appartiene a quelle virtù morali, che si acquisi-scono con l’impegno costante per conseguire il giustoconcetto di sé di fronte a Dio e agli uomini.Gesù stesso si pone come nostro modello:

“...imparate da me che sono mite ed umile di cuore, etroverete ristoro per le vostre anime” (Mt 11,29)

Tutta la vita terrena di Gesù ci è di modello e S.Paolonella lettera ai Filippesi, canta Cristo servo di Jawhe,che non ha disdegnato di assumere la condizione diservo diventando simile agli uomini; non ha temuto diumiliare se stesso facendosi obbediente fino alla mortedi croce.Secondo i Santi l’umiltà è veramente la radice di tutte lealtre virtù.A volte però non abbiamo una giusta idea dell’umiltà.Normalmente riteniamo umile chi non presume troppodi sé, chi non si vanta. Nello stesso tempo siamo consa-pevoli che a volte, le parole troppo umili non sono sem-pre sincere.S. Teresa affermò in modo chiaro che umiltà è verità. Ilcristiano deve avere una grande opinione di sé perché,dice S. Basilio, pur vestito di stracci, non può dimentica-re che è figlio di un grande Padre.Il primo grado di umiltà è un giudizio equilibrato sulleproprie capacità e sulla propria importanza; il contrarioè segno di ingenuità che si vanta in modo disgustoso.Resta fermo il fatto che nulla possiamo conseguire nellanostra vita, se non con la grazia di Dio.Allora, la consapevolezza del nostro essere creature, sfo-cia in una gratitudine sincera nei confronti di Dio perl’aiuto che come padre amoroso elargisce ai suoi figli.

In carità e umiltàIn carità e umiltà

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Madre Lina

Elisabetta fu donna ricca di qualitànaturali, che prima ancora di esserefondatrice di una famiglia religiosa,visse in modo virtuoso, imponendosisenza volerlo, all’ammirazione ditutti, ma continuando ad agire per lasola gloria di Dio.È difficile, nel cammino spirituale diElisabetta scindere una virtù dall’al-

tra, perché tutte in lei si armonizza-no e una virtù apre la strada adun’altra nel cammino di santità.La carità e l’umiltà sono quelle cheaveva posto come fondamento delsuo edificio spirituale. In modo nonprivo di originalità, afferma cheun’anima senza la carità è come unoscheletro, in quanto tutta la nostra

vita consiste nell’amore di Dio e delprossimo. Spesso i suoi propositi altermine delle giornate di ritiro, aveva-no come impegno l’esercizio dellacarità. In quello fatto a Sogliano, nel1853, trovandosi in mezzo a variedifficoltà, si preoccupava di conser-vare la carità, e di affrontare tutto concoraggio. Era ardente, la Madre, nella

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per essere dono (Eucaristia)per essere dono (Eucaristia)

sua carità verso Dio e verso il prossi-mo. Afferma uno dei consultori, nelprocesso sulle virtù esercitate dallaMadre, che tutto ciò che sostiene emanifesta la fede, diviene ancheprova di carità, per quella organicitàdella vita spirituale e per la connes-sione tra le virtù, che non va maidimenticata. (voto II pag. 25) La primacarità l’ha esercitata nei confrontidelle prime sue suore, amandoleteneramente in Cristo e facendo ditutto per formarle ad una perfettaconsacrazione a Dio e al prossimo,per metter loro nel cuore lo spiritodell’istituto, che è spirito di carità.Nella Madre la carità materiale siintrecciava con quella spirituale, chele faceva scrivere in una lettera del1850:

“Dio non ci ha messo qua, separan-doci dal mondo, perché fossimobuone per noi, ma perché aiutassimole anime con l’orazione e la peniten-za e ancora, placando lo sdegno suocontro i peccatori ...”

La sua carità era ardente e disinteres-sata, infuocata, operante con la stessa

intensità in linea verticale ed orizzon-tale. S’apriva, infatti, a Dio mentres’apriva ai fratelli, e a questi si davasenza riserve solo per amore di Dio.(cfr voto VI pag. 51)

Nel Profilo spirituale della Madre,redatto nella POSITIO, il RelatoreGenerale afferma:

“La gemma più preziosa è una pro-fonda umiltà con l’esigenza di calarenel quotidiano i suoi doni; rifuggecon ogni studio la lode e nascondegelosamente, con amabile semplicitàe soave destrezza, i suoi meriti”

Dice la madre stessa che sarebbe unadisgrazia dar a vedere che facciamocose grandi, mentre non facciamoche cose molto piccole.Nonostante il basso sentire di sé chela portava a giudicarsi “niente”, laMadre ebbe piena consapevolezzadei doni che il Signore le faceva, le“tante offerte” di cui parla, a cui cor-rispose con tutto l’ardore del suocuore.Secondo i criteri umani, potrebbesembrare che Elisabetta “sia stata una

fondatrice di ripiego, per di più diun’opera piccola, per piccoli centri,ma è proprio in questa umiltà e sem-plicità che si intravedono i segni diuna grandezza spirituale. L’aver crea-to un’opera piccola, con spirito diumiltà, in momenti difficili per laChiesa in Italia, accettando di rima-nere quasi nell’ombra, dà la misura diuna grande ed eroica umiltà “(cfr voto

VII pag. 57)

Nei vari Regolamenti che scrisse perle sue suore, la madre raccomandòvivamente l’umiltà “fondamento del-l’edificio spirituale”; esortava lesuore perchè nessuna doveva credersidi sapere e di intendere più dellealtre, poiché il demonio, con la super-bia, le avrebbe fatte cadere in moltiinganni; che l’ultimo posto era quellonon invidiato da nessuno; che tutte cidobbiamo schierare umilmente tra gliimperfetti e stimarci piccole anime.Ecco, noi siamo stati generati nellospirito, da questi atteggiamenti inte-riori ed esteriori, che la nostra Madrecontinua ad offrirci quali frutti succo-si, di cui ci possiamo nutrire per cre-scere nello spirito.

L’importanza che la carità e l’umiltà rivestono per ilcammino spirituale di una Maestra Pia dell’Addolorata,e di conseguenza per un laico MPA, ci è confermata dalfatto che le nostre Costituzioni hanno un piccolo capito-lo esclusivamente incentrato su queste virtù. Sono articoli che racchiudono affermazioni molto impe-gnative, ma proprio per questo vanno ruminate, pregate,perché diventino carne della nostra carne.“...abbiamo particolare cura di vivere la carità e l’umiltàraccomandateci in modo particolare, dalla Fondatrice.Queste siano lo stile della nostra vita e la nostra fisiono-mia spirituale” (Cost. n. 81).Ognuno di noi deve imparare a lasciarsi accendere dalfuoco dell’amore, che portò Gesù a farsi pane per lanostra fame e che arse nel cuore di Elisabetta al punto didesiderare di perdersi in Cristo, per portarlo ad altri.

“L’eucaristia, memoriale del sacrificio del Signore,cuore della vita della Chiesa e di ogni comunità, plasmadal di dentro l’oblazione rinnovata della propria esi-stenza, ...” (ripartire da Cristo n.26)

Siamo chiamati, a partire dall’Eucaristia, ad esseredono, comunione, e questa è una sfida per noi cristiani

battezzati! Questo significa innanzitutto, sguardo delcuore portato sul mistero della Trinità che abita in noi ela cui luce va colta anche sul volto delle sorelle e deifratelli che ci stanno accanto. Significa ancora che sonocapace di sentire la sorella/il fratello di fede nell’unitàprofonda del corpo mistico, come uno che mi appartie-ne, di cui condividere le gioie e le sofferenze, saperintuire i desideri e prendersi cura dei bisogni; sapervalorizzare il positivo che l’altro è, fargli spazio, portan-do gli uni i pesi degli altri. Immaginate come cambiano irapporti dentro la famiglia, nell’ambiente di lavoro, inparrocchia, in comunità?Oggi più che mai, costruire l’unità nel rispetto dellediversità, deve acquistare per noi un respiro ecclesiale;esercitandoci nel dialogo fraterno ci apriamo, in carità eumiltà, all’accoglienza del diverso per razza, cultura,religione, fede politica, ecc…

Auguriamoci anche noi, sull’esempio di MadreElisabetta, di diventare cristiani, dal cuore a respiro uni-versale, che ardenti di carità sappiamo intonare il nostromagnificat e cantare le grandi cose che il Signore com-pie attraverso la nostra debolezza.

–Carità e l’umiltà sono inscindibili per la formazione dell’essere cristiano.

–La carità è l’amore che va oltre la giustizia e l’umiltà è la libertà di agire secondo carità.

–Esercitare la carità vuol dire vedere, sugli altri, solo il lato positivo e presuppone un tempo di riflessio-

ne con il Signore attraverso la preghiera; la fede porta a scoprire nell’altro la presenza di Dio.

–La carità e l’umiltà, unite dalla fede, creano unione fra di noi e la Santissima Trinità.

–Si, nella consapevolezza delle difficoltà di voler seguire il suo esempio.

–Attraverso la preghiera riesco a scoprire Gesù nell’altro.

–Nel mio quotidiano vivo la carità e l’umiltà in modo equilibrato sia in famiglia, sia in parrocchia, sia

nel catechismo.

–Ritengo di aver vissuto la carità e l’umiltà quando la mia giornata è trascorsa tranquilla fra la fami-

glia e la parrocchia ed ho potuto dire “Grazie, Signore!”.

–Penso di aver vissuto queste virtù quando ho potuto condividere con gli altri l’amore di Dio.

–Quando vivo la giornata prestando più attenzione agli ultimi, forse ho praticato la carità e l’umiltà.

–Dimentico me stessa, per essere animata dalla divina volontà: accettare tutto, per amore di Dio e del

prossimo.

–Mi ha molto aiutato l’esperienza in Caritas poiché ho capito che ciò che conta è essere in ascolto di

chi ha bisogno anche e soprattutto di un aiuto morale.

–Per capire questi concetti è necessario calarsi nel quotidiano spendendosi con chi ci è vicino, ad esem-

pio prendendosi cura dei cari ammalati.

–Sperimentiamo quotidianamente quanto il Signore ci ami, ma le piccole prove di ogni giorno pur nella

fatica e nella sofferenza servono a farci capire quanto sia importante l’esercizio di queste virtù.

–Carità è spendersi senza pretendere nulla in cambio, non pretendere nulla in cambio è anche sinoni-

mo di umiltà.

–Si dovrebbe spendere la carità nel silenzio, attraverso le azioni, senza essere autocelebrativa.

–In una società in cui l’attitudine all’ascolto è davvero rara, si apprezza lo sforzo di chi decide di dedi-

care il proprio tempo all’accoglienza delle esperienze del proprio prossimo.

–Propio come a fatto Madre Elisabetta, bisognerebbe donarsi con umiltà al nostro prossimo bisognoso,

che è proprio quello che ci sta più vicino, magari quello più scomodo, e non quello idealmente ed

astrattamente inteso. A ricompensa delle fatiche spese, bisognerebbe sperare nella misericordia del

Signore, e non nel pubblico elogio.

–Aiutare una mamma malata, ad esempio, può essere pratica quotidiana di carità: spesso stanchezza e

nervosismo prendono il sopravvento, ma grazie all’amore tutto si affronta, pur tra le mille difficoltà.

–Madre Luisa Falsetti ha la capacità di esprimere al 100% il carisma elisabettiano. Ha saputo leggere i

segni che il Signore le ha dato e ha risposto alla Sua chiamata viaggiando e lavorando sodo per apri-

re le missioni nei paesi più poveri, si è fatta strumento attivo di carità.

Per la riflessione

Quali pensieri suscitano in me i termini carità, umiltà?

Riconosci e condividi le caratteristiche della carità e umiltà vissute da Madre Elisabetta.

Nel tuo quotidiano, come pensi di poter vivere la carità e l’umiltà?

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Riflessioni del gruppo seguito da Onelia Nespeca

Riflessioni del gruppo coordinato da Patrizia Baiardi

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“una giovane spettatrice ci regala le sue impressioni”

Il 12 dicembre ’09, presso la sala “Manzoni” di Rimini, è stato presentato

il film “La lezione è finita”, dedicato alla Beata Elisabetta Renzi. Parlava di

una classe di ragazzi, all’ultima ora, dell’ultimo giorno di scuola, prima

dell’esame di maturità.

La preoccupazione di questi giovani, per il domani che li aspetta, solle-

cita l’insegnante a farli viaggiare con la mente nei paesi e Stati dove, la

Beata Elisabetta, tutt’ora vive attraverso le opere delle sue suore.

Fin da quando ero bambina, la mamma mi ha raccontato di questa suora

speciale, morta 150 anni fa, ma guardare questo film mi ha fatto scopri-

re tante belle cose su di lei.

La scena che mi ha colpito di più è stata quella dove, la professoressa,

andava in Louisiana, in una casa per ragazzi disabili, fondata dalle

Maestre Pie nella prima metà del 1900.

Le suore, dopo averle fatto visitare l’istituto e conoscere gli ospiti, le

hanno offerto due tazze di tè, l’attrice, “tornando in classe”, ne ha data

una alla ragazza down, che con il suo sorriso grato, ha commosso tutta

la platea.

La frase più bella del film è stata: “La lezione è finita, inizia la vita”.

Questo secondo me non vuol dire soltanto: “Oh!, che bello è finita la

scuola, adesso sì che mi posso divertire!”, ma significa che nella vita ci

sono ostacoli, anche più difficoltosi della scuola, che si possono, o

meglio si devono, superare con l’aiuto e la forza dell’amore, che Gesù

dona ad ognuno di noi!

Vorrei concludere dicendo, che i film di questo genere, sono belli soprat-

tutto perchè ti lasciano il cuore pieno di profondi insegnamenti.

MARIA LETIZIA RAGGINI anni 10

È con grande gioia che vi confermiamo diavere disponibile il libro: “Sulle Ali di unAngelo” scritto da Elisabetta Serughetti,liberamente ispirato alla vicenda umana diCarlotta. La dott.sa Serughetti, con grandegenerosità, ha destinato i proventi della vendi-ta del libro, ai bambini del Carlotta Center.

… L’autrice ci narra la storia di Carlotta parafra-sata in stile favolistico, e si rivolge ad un pubbli-co colto, a un genitore attento ai bisogni emotividei propri figli, al lettore curioso e a chi vuoleemozionarsi con i dialoghi ben formulati di unabambina che con la sua meravigliosa ingenuità,dimostra di arrivare dove i grandi, con le lorosovrastrutture emozionali e difensive, non arrivanoquasi mai… (tratto dalla prefazione della dott.sa NerinaZarabara).

Il libro è disponibile per l’acquisto presso: CARTOLERIAUNIVERSO di Pasini Attilio – Via Marano, 33 – Coriano(0541 658308).

Al nostro grazie, si aggiunge quello di madre Luisa edi tutti i bambini del Carlotta Center

Ugolini Marcello, Patrizia e Beatrice

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Potete contribuire a realizzare questo nostro foglio di comunicazione inviando tutto il materiale che ritenete di poter condi-videre: riflessioni, foto, disegni, curiosità, notizie sui gruppi ecc. a [email protected]