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Mettiamoci in gioco. Quale modello di crescita per l'Italia?

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Nando PagnoncelliPresidente e AD di Ipsos

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‘Mettiamoci in gioco’

22 Ottobre 2012 © 2012 Ipsos. All rights reserved. Contains Ipsos' Confidential and Proprietary information and may not bedisclosed or reproduced without the prior written consent of Ipsos.

Quale crescita per

l’Italia?

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Disegno di ricerca

Questo report è stato realizzato

sulla base di 32 interviste ad economisti,

sia in Italia sia all’estero, condotte

dal 10 settembre al 15 ottobre 2012.

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La crisi e il modello italiano

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Il ‘modello italiano di sviluppo’: esiste ancora?

Per la maggioranza del nostro campione la risposta è positiva vi sono dei cambiamenti in atto, ma gli elementi fondamentali rimangono gli stessi e sono ancora importanti:

Il rapporto tra territorio e realtà produttiva

Creatività sia nel prodotto sia nel processo (con una forte soggettività), capacità di soluzione dei problemi; da cui anche una forte componente di flessibilità (sulle risposte al mercato)

Il “modello italiano” viene individuato nella struttura di PMI, nella diffusione sul territorio, nella presenza in tutti i settori industriali prevalenti.

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Che cosa sta cambiando? Quali sono gli elementi di evoluzione? Il “distretto” evolve verso la rete di impresa La continuità geografica = in alcune situazioni è ancora funzionale, ma a volte si

è allargata. Fornitori e collaboratori sono stati cercati anche lontano, in una logica diversa in cui il principio vincente non è più la vicinanza (si conosce) ma la funzionalità (fa quello che si cerca)

La presenza di un’azienda leader della filiera, di dimensioni maggiori = è l’azienda che agisce come leader in tutta la filiera, leader sui prodotti e sulla capacità di trovare sbocchi, specie internazionali

Il ‘modello italiano di sviluppo’: centralità dell’industria, prospettiva della rete

La forza economica dell’Italia continua ad essere data dalla sua struttura industriale

l’industria mantiene la centralità nel modello italiano

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Il ‘modello italiano di sviluppo’: Le aziende che stanno resistendo meglio alle difficoltà puntano su apertura e valore aggiunto

Quali tipologie di aziende italiane stanno resistendo maggiormente alle difficoltà?Base: Totale intervistati

Le aziende …che hanno elevato il valore dei propri prodotti

più aperte ai mercati internazionali

che hanno investito in innovazione del processoproduttivo

che hanno riorganizzato la produzione

che hanno trasceso la dimensione familiare

con maggiore disponibilità finanziaria

Altro

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La crisi attuale. Dove cercare la crescita?

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Dove cercare la crescita? Nella ridefinizione dell’offerta

Se l’industria è centrale, è nella maggiore riqualificazione dell’offerta la chiave per uscire dalla crisi in modo duraturo:

aumentare il valore del vendutoDomanda e offerta hanno concorso nel rallentare (fino ad annullare) la crescita in Italia, ma i nodi principali da sciogliere secondo il parere dei più sono sul fronte dell’offertaSecondo Lei è il lato dell’offerta che dovrebbe cambiare maggiormente o è questione primariamente di stimolo alla domanda?

Base: Totale intervistati"un mix delle due“

“Stimolo della domanda, senza rimozione di vincoli avrà un effetto limitato"

Dovrebbe cambiare l’offerta

Dovrebbe essere stimolatamaggiormente la domanda

Altro

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Di prodotto/servizio Di processo produttivo Di mercati di riferimento Altro

Dove cercare la crescita tramite l’offerta?

Le innovazioni dal lato dell’offerta secondo Lei dovrebbero essere più…Base: Ritengono che dovrebbe cambiare l’offerta

Ci sarebbe bisogno soprattutto di innovazioni di PRODOTTO

“Per anni in questo Paese si è fatto quasi esclusivamente innovazione di processo;

quelli che hanno capito cosa succedeva hanno fatto anche innovazione di prodotto”

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La crescita: l’innovazione di prodotto

Che cosa comporta cercare l’innovazione di prodotto?

Mettere a frutto le proprie conoscenze, innovandole.è l’esempio dei settori in cui l’Italia riesce ad avere successo (fashion, design, meccanica di precisione), dove vi sono capacità acquisite nel tempo e riconosciute a livello mondiale che vengono pensate in modo evolutivo

Pensare ai nuovi mercati di sbocco. Le aziende che hanno successo hanno capito in anticipo che le direttrici di potere economico si stavano spostando, che i nuovi consumatori dei paesi emergenti hanno caratteristiche sociologiche diverse da quelle del mercato interno (c’è una classe media emergente, sono giovani, hanno altri gusti estetici e altre percezioni della qualità); dunque rivolgersi a loro significa entrare in una logica di marketing internazionale

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La crescita: l’innovazione di prodotto/CHE FARE PER INNOVARE?

Da cosa partire per innovare l’offerta di prodotti? Gli economisti suggeriscono alcune strategie:

Valorizzare i settori riconosciuti a livello internazionale come eccellenze italiane.

Sviluppare le potenzialità nel settore della conoscenza

Le innovazioni di prodotto sono possibili anche nei settori maturi (es. successo di aziende vinicole del veronese)

Le PMI non devono dimenticare che anche il brand va costruito, perché contribuisce a dare valore al prodotto potenziare marketing e comunicazione.

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Serve una politica industriale coerente e con una visione di lungo periodo

Un ruolo del Governo come motore di una politica industriale è giudicato molto importante

si sente la mancanza: di una politica industriale di coerenza tra le diverse iniziative di consistenza nel tempo delle misure intraprese

L’azione del Governo è attesa nelle linee guida, nella politica fiscale, nell’efficienza della PA la capacità di creare un “contesto friendly”

Allo stesso tempo, gli imprenditori italiani – per le loro caratteristiche di capacità creativa – agiscono per il meglio proprio quando hanno spazio libero; si tratta dunque di semplificare le costrizioni non utili

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Il capitale umano è cruciale: dalla formazione…

Nel indurre l’innovazione gli economisti insistono sull’importanza del fattore umano: reperire/formare il capitale umano adeguato e di utilizzarlo in modo appropriato

La formazione deve essere ripensata: Basse performance delle scuole superiori e professionali nel

confronto con gli altri paesi Basso numero di laureati Si dà importanza alla necessità di ampliare la specializzazione della

forza lavoro come uno dei fattori essenziali per la crescita C’è bisogno di formazione continua anche l’impresa deve giocare

un ruolo più incisivoInoltre le PMI dovrebbero fidarsi di professionalità a cui non si

è abituati (manager vs. imprenditori)

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… alla ricerca: quale legame con l’imprenditoria in Italia?

Gli investimenti privati in ricerca in Italia sono bassi incide la dimensione delle imprese, anche perché in una piccola azienda è più difficile avere uffici di progettazione

Nel rapporto tra università e mondo della produzione c’è una reciproca sfiducia nel recente passato si è cercato di superarla. Le valutazioni sui risultati sono contrastanti, bisognerebbe cercare più collaborazione e sintonia

Esistono incubatori tecnologici in grado di mettere in contatto la ricerca e l’impresa, ma si tratta di esperienze isolate

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Fuga di cervelli vs incapacità di attrazione di capitale umano

La situazione ottimale è quella in cui i cervelli vanno e vengono. È il flusso che permette una crescita delle conoscenze nello scambio di esperienze

Il problema non è la “fuga dei cervelli” (espresso in questo modo è un argomento mediatico ma inutile), quanto la mancanza di flusso, cioè l’incapacità di attrarre capitale umano dall’estero

l’incapacità di attrazione del sistema italiano è ampliata dall’impianto giuridico

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Va bene preoccuparsi dell’offerta

ma… attenzione alla domanda!

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La crescita lato domanda

Diversi economisti rilevano come ci sia comunque la necessità di una politica della domanda che si associa all’oggi, alla situazione precisa in cui il Paese sta vivendo.

Chi si concentra più sull’offerta ha in mente i temi di medio periodo, le condizioni per una crescita duratura del Paese;

Chi si concentra sulla domanda riflette maggiormente sulla situazione drammatica che alcuni settori vivono oggi perché non hanno accesso ai mercati internazionali, in particolare in alcune aree del Paese

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migliore distribuzione dellaricchezza e del carico fiscale

sostegno pubblico diretto alladomanda

sostegno pubblico indiretto(incentivi)

maggiore leva finanziaria perfamiglie e imprese

La crescita lato domanda: riduzione del carico fiscale

L’eccesso di carico fiscale è negativo. Dare incentivi e favorire il credito favorirebbe certamente la ripresa in tempi più brevi, ma senza essere una soluzione per questo si crede maggiormente ad una politica di diminuzione del carico fiscale

Quali iniziative di stimolo alla domanda ritiene prioritarie?Base: Ritengono che dovrebbe essere maggiormente stimolata la domanda

Sulle politiche lato domanda gli intervistati credono maggiormente all’efficacia di una redistribuzione della ricchezza e del carico fiscale

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Le responsabilità degli attori del sistema

le imprese, i lavoratori, il sistema del credito

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Il contributo delle aziende alla crescita

Quale dovrebbe essere il contributo delle imprese?Base: Totale intervistati

Internazionalizzazione

Facilitazione delle collaborazioni tra aziende e miglioramentodello scambio di informazioni

Sviluppo delle risorse umane occupate

Superamento della dimensione familiare

Adozione nel proprio contesto delle tecnologie di frontiera

Re-investimento degli utili in azienda

Ricerca scientifica e tecnologica applicata, produzione dinuove tecnologie

Creare Occupazione

Diversificazione dei mercati di riferimento/tipologia di clienti

Stimolo alla definizione di una politica industriale nazionale

Capacità di attrazione di risorse finanziarie private

Altro

Che cosa dovrebbero fare le imprese?

internazionalizzazione

collaborazione tra aziende

sviluppo risorse umane occupate

superamento familismo

adozione tecnologie di frontiera

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Il contributo dei lavoratori alla crescita: leggere meglio la modernità

I lavoratori, sia singolarmente sia nelle loro forme organizzate (il sindacato), non sembrano aver colto nella loro pienezza i trend in atto:

contrastano la mobilità della forza lavoro, quando dovrebbero favorirla chiedendo in cambio un maggiore coinvolgimento nella gestione

Mantengono / favoriscono una frattura tra lavoratori protetti e non protetti, inibendo politiche di valorizzazione delle nuove figure lavorative

non hanno mai fatto abbastanza per favorire una maggiore formazione, per contrastare la bassa qualificazione dei lavoratori italiani; una formazione vera ed efficace

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Il sistema del credito: solido ma poco efficace

La bassa propensione al rischio da parte del sistema bancario italiano ha assicurato la sostenibilità attuale (vs. altri sistemi bancari, v. Spagna, Irlanda…)

Esso agisce però in modo insufficiente come motore per l’innovazione, perché “non osa” sulle nuove idee e finanzia chi ha già una solida storia alle spalle

Il sistema bancario e finanziario dovrebbe sostenere maggiormente le nuove idee imprenditoriali, come avviene dal mondo finanziario nordamericano (che in parte si auspica)

O comunque qualcuno dovrebbe svolgere questo compito

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Passaggio a Nord Est

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Il Nord Est Nonostante la crisi, il Nord Est continua ad essere un modello utile ed interessante per il Paese: Una forte esperienza imprenditoriale (superiore al resto del paese) Una maggiore compattezza locale, che garantisce un maggiore controllo

sociale e una distribuzione del reddito Saper fare prodotti di qualità Continuare a mostrare segni di dinamismo sociale La sua storia di nuove soluzioni nel rapporto tra le istituzioni territoriali e

nelle relazioni sindacali, mostrando una capacità che sarà molto utile anche nel prossimo futuro

Il successo in passato dei distretti ha avuto anche un suo lato campanilistico: “ciascuno vorrebbe il suo aeroporto, la sua stazione di alta velocità ... cose che avvantaggiano localmente, ma non il sistema”

Nel Nord Est manca un “POLO MAGNETE” (una città? Un Politecnico?) che sia di attrazione per l’attrazione di investitori stranieri o di forza lavoro ad alta qualificazione

“L’ingegnere indiano va a Milano, a Roma; non pensa di andare nel Nord Est”

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Il Nord Est e l’Italia

• Il Nord Est continua ad essere un fattore trainante per il Paese… qualcosa, però, è cambiato:

In passato “il nord est ha sempre saputo "fare da solo" senza trarre aiuto dalla decisione politica e dal finanziamento della politica nel territorio”

Ora la capacità imprenditoriale del Nord Est non è più sufficiente nel nuovo contesto, deve essere messa in relazione con delle decisioni di direzione “politica”, di sistema, per lo sviluppo

• Lasciati alla sola capacità imprenditoriale dei singoli, solo pochi riuscirebbero ad effettuare quel salto di innovazione necessario

• Le sfide per il Nord Est e il Paese sono ampie. La sinergia tra Nord Est e resto d’Italia è necessaria

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La “bacchetta magica”

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Se avessero una bacchetta magica, cosa farebbero?

Migliorare l’efficienza della PA “un grande Big Bang per la PA: modificare il mix di competenze,

ridurre i costi amministrativi” “Eliminare il Diritto amministrativo e i TAR e usare solo il Codice civile”

Riorganizzare e sviluppare l’istruzione, la formazione, la ricerca Qualificazione della scuola pubblica, modalità diverse nel sistema

dell’istruzione spingere il processo di maggiore apertura internazionale del sistema

educativo e della ricerca

Far circolare persone e idee, favorire la mobilità sociale e del lavoro “Supporto alle infrastrutture per mobilità e conoscenza” “Free up the markets and let the Italians pursue their dreams” “Somme in voucher da destinare al finanziamento di start up, percorsi

di formazione per giovani under”

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