confluenze magazine speciale 05 ottobre 2013

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Light EDITION Speciale 05 Ottobre 2013

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Magazine di pesca a mosca, speciale Agosto, flyfishing magazine, fliegenfischen magazin

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Page 1: Confluenze magazine speciale 05 Ottobre 2013

Light EDITIONSpeciale 05 Ottobre 2013

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2 Confluneze | Magazine | Speciale Confluneze | Magazine | Speciale 3

Nella prima parte abbiamo esposto considerazioni di massima relative aforma e colore dei tricotteri e del colpo d’occhio dato dalle loro immagini.Abbiamo parlato della principale differenza dei tricotteri nell’aspetto delleloro ali.Ora consideriamoli per le presentazioni delle loro azioni di movimento.

Testo e fotografie di Franco Vaccarino

Quando si parla di pesca a mosca in Italia non si può non ri-cordare le numerose tecniche di pesca della nostra tradi-zione. Molte sono praticamente estinte e con loro è andatoperduto un vero patrimonio di cultura piscatoria, altre so-

pravvivono appena nelle zone in cui hanno avuto origine. Una in particolare però, è ancora viva e viene praticataentro e fuori la valle dove ha avuto origine: la pesca amosca valsesiana.

www.moscavalsesiana.it

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2 Confluneze | Magazine | Speciale Confluneze | Magazine | Speciale 3

Cayo Cruz di SANDRO MEDIANI pag. 34-51

Ricette di Pesca di MAX LO FARO pag. 54-67

I Tricotteri III Parte di FRANCO VACCARINO pag. 6-33

Light EDITION

www.confluenze.com

Altri collaboratori:NATALINO COSTA, MARCO FELICIANI, CORRADO CORRA-DINI, PINO MESSINA, PINO SAVINO.

Speciale 05 Ottobre 2013PRESENTA:

La pesca a mosca VALSESIANA di ANDREA SCALVINI pag. 68-91

Page 4: Confluenze magazine speciale 05 Ottobre 2013

4 Confluneze | Magazine | Speciale Confluneze | Magazine | Speciale 5

• Rettenbach5,5km• Ischler/EbenseerTraun5,8km• TorrenerAche6km• MühlheimerAche7km• GoisererTraun4,2km• IschlerAche3,4km

le migliori riserve di pesca in Austria

Kugelhofstraße 16-18A- 5020 SalzburgTelefon: +43-662-83 44 27Telefax: +43-662-83 32 584E-Mail: [email protected]

www.hurch.com

hurch.indd1 08.01.201315:06:00

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4 Confluneze | Magazine | Speciale Confluneze | Magazine | Speciale 5

• Rettenbach5,5km• Ischler/EbenseerTraun5,8km• TorrenerAche6km• MühlheimerAche7km• GoisererTraun4,2km• IschlerAche3,4km

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Page 6: Confluenze magazine speciale 05 Ottobre 2013

Sono partito da lontano conle mie considerazioni sui tri-cotteri per creare un quadroil più possibile completo ri-guardo la loro presenza inmodo tale da poter vedereadesso in ordine pratico,partendo dal morsetto finoad arrivare sull’acqua, quellodi cui abbiamo parlato.Ecco che possiamo conside-rare che:Nei tricotteri colori e formesi riducono a poche variabilicon eventuali sfumature, mail concetto deve riguardarel’effetto della rifrazione delleali e l’assetto dello stadioimmaginale a cui ci rife-riamo.I materiali dovranno inveceriguardare la tipologia diacque che dovremo affron-tare. Soprattutto per le “sec-che” useremo materialimorbidi per acque calme emano a mano che pensiamoad acque più turbolente ma-teriali più rigidi. Io personal-mente non amo troppo imateriali morbidi. Sporcan-dosi con le abboccate, si“impappano” e fanno per-dere tempo nella pesca incaccia in torrente, perché di-ventando troppo bagnati,perdono il loro assetto natu-rale costringendoci a sosti-tuirli. Per questo motivo,occorre sempre avere unamaggiore scorta per il lororicambio pur senza avernepersi. Diverso è usarli inacque più tranquille.

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Sono partito da lontano conle mie considerazioni sui tri-cotteri per creare un quadroil più possibile completo ri-guardo la loro presenza inmodo tale da poter vedereadesso in ordine pratico,partendo dal morsetto finoad arrivare sull’acqua, quellodi cui abbiamo parlato.Ecco che possiamo conside-rare che:Nei tricotteri colori e formesi riducono a poche variabilicon eventuali sfumature, mail concetto deve riguardarel’effetto della rifrazione delleali e l’assetto dello stadioimmaginale a cui ci rife-riamo.I materiali dovranno inveceriguardare la tipologia diacque che dovremo affron-tare. Soprattutto per le “sec-che” useremo materialimorbidi per acque calme emano a mano che pensiamoad acque più turbolente ma-teriali più rigidi. Io personal-mente non amo troppo imateriali morbidi. Sporcan-dosi con le abboccate, si“impappano” e fanno per-dere tempo nella pesca incaccia in torrente, perché di-ventando troppo bagnati,perdono il loro assetto natu-rale costringendoci a sosti-tuirli. Per questo motivo,occorre sempre avere unamaggiore scorta per il lororicambio pur senza avernepersi. Diverso è usarli inacque più tranquille.

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I colori da considerare sono soprattutto:

Nelle secche: per le ali il beige, il cannella, ilmarrone maculato chiaro, il grigio cenere, il gri-gio maculato, il marrone scuro, il nero. Per icorpi: il grigio, il marrone chiaro tipo lepre natu-rale, l’oliva, il crema, il nero. Ovviamente le com-binazioni varieranno per le specie.

Nelle pupe: verde brillante, beige, giallo sporco.

Nelle larve: il verde brillante per Rhyacophila, ilbeige per Hydropsiche e Philopotamus, varie ti-pologie di montaggio per portasassi e portalegna(mi piace per esempio fare una larva portasassicon l’astuccio imitato con un raschietto di gallo

misto rosso, nero, grigio e golden).Questa determinazione dei colori non vuole ten-dere a sminuire oppure ad avere una scarsa con-siderazione delle capacità visive dei pesci (trotein primis).E’ che proprio tutte le varie specie di tricotterinostre (diciamo Italia ed Europa) cadono in que-sti toni con minime sfumature che purtroppo dif-ficilmente potremo ottenere con i materiali adisposizione. Mi tormenta per esempio una bellasfumatura di grigio-beige maculato di alcunerhyacophila, ma non ho mai trovato piume che ri-producessero quella variegatura in modo dadarmi sufficiente soddisfazione, né materiali sin-tetici corrispondenti.Non me ne voglia poi chi è amante del colore

perfetto, né chi parzializza il problema con la va-lutazione “d’insieme” compensata da una buonapresentazione. Ad entrambi pongo una domanda,per proporre tra l’altro di mettere il problemasotto una luce che non mi è mai capitato diveder esporre come considerazione di base e chesecondo me come si suol dire “taglia la testa altoro”. Quando guardavamo la televisione inbianco e nero mica perdevamo il senso della re-altà delle immagini, perché le vedevamo in variesfumature di grigio, no?Allora: che i pesci vedano o meno i colori non haimportanza. Che loro la loro vita sia in una infi-nita scala di grigi o di colori in entrambi i casi inessa ci sarà la sfumatura corrispondente.Alcuni vecchi film sono stati riproposti “restau-

rati” e “colorati” usando i riferimenti di ogni sfu-matura di grigio in funzione del colore corrispon-dente tramite adeguati programmi di computerche li hanno “rieditati” in versione a colori. Ora ioposso non sapere quale sfumatura di grigio corri-sponde ad un color cannella, ma comunque equindi … nel limite del possibile io ai colori degliinsetti mi ci riferisco.Per quanto riguarda la rifrazione invece rimandoalla spartizione fra ali traslucide e/o opache fattaprecedentemente riguardo le specie di tricotteri.Tutto troppo riconducibile alla realtà umana?Beh, mi spiace, ma è quella che viviamo. Se fossinato pesce non sarei qui a scrivere.Posso però rimanere affascinato da ed ammirarerealtà diverse dalla mia.

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I colori da considerare sono soprattutto:

Nelle secche: per le ali il beige, il cannella, ilmarrone maculato chiaro, il grigio cenere, il gri-gio maculato, il marrone scuro, il nero. Per icorpi: il grigio, il marrone chiaro tipo lepre natu-rale, l’oliva, il crema, il nero. Ovviamente le com-binazioni varieranno per le specie.

Nelle pupe: verde brillante, beige, giallo sporco.

Nelle larve: il verde brillante per Rhyacophila, ilbeige per Hydropsiche e Philopotamus, varie ti-pologie di montaggio per portasassi e portalegna(mi piace per esempio fare una larva portasassicon l’astuccio imitato con un raschietto di gallo

misto rosso, nero, grigio e golden).Questa determinazione dei colori non vuole ten-dere a sminuire oppure ad avere una scarsa con-siderazione delle capacità visive dei pesci (trotein primis).E’ che proprio tutte le varie specie di tricotterinostre (diciamo Italia ed Europa) cadono in que-sti toni con minime sfumature che purtroppo dif-ficilmente potremo ottenere con i materiali adisposizione. Mi tormenta per esempio una bellasfumatura di grigio-beige maculato di alcunerhyacophila, ma non ho mai trovato piume che ri-producessero quella variegatura in modo dadarmi sufficiente soddisfazione, né materiali sin-tetici corrispondenti.Non me ne voglia poi chi è amante del colore

perfetto, né chi parzializza il problema con la va-lutazione “d’insieme” compensata da una buonapresentazione. Ad entrambi pongo una domanda,per proporre tra l’altro di mettere il problemasotto una luce che non mi è mai capitato diveder esporre come considerazione di base e chesecondo me come si suol dire “taglia la testa altoro”. Quando guardavamo la televisione inbianco e nero mica perdevamo il senso della re-altà delle immagini, perché le vedevamo in variesfumature di grigio, no?Allora: che i pesci vedano o meno i colori non haimportanza. Che loro la loro vita sia in una infi-nita scala di grigi o di colori in entrambi i casi inessa ci sarà la sfumatura corrispondente.Alcuni vecchi film sono stati riproposti “restau-

rati” e “colorati” usando i riferimenti di ogni sfu-matura di grigio in funzione del colore corrispon-dente tramite adeguati programmi di computerche li hanno “rieditati” in versione a colori. Ora ioposso non sapere quale sfumatura di grigio corri-sponde ad un color cannella, ma comunque equindi … nel limite del possibile io ai colori degliinsetti mi ci riferisco.Per quanto riguarda la rifrazione invece rimandoalla spartizione fra ali traslucide e/o opache fattaprecedentemente riguardo le specie di tricotteri.Tutto troppo riconducibile alla realtà umana?Beh, mi spiace, ma è quella che viviamo. Se fossinato pesce non sarei qui a scrivere.Posso però rimanere affascinato da ed ammirarerealtà diverse dalla mia.

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10 Confluneze | Magazine | Speciale Confluneze | Magazine | Speciale 11

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Novitá 2013

Novitá 2013

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Philopotamus adulto comeesempio di montaggiostatico ad ali opache,come da montaggio giàpresentato.

Ovviamente questa impo-stazione si adatta in tagliadall’amo 16 all’amo 10 adogni montaggio ad aliopache di quel genere diimitazioni che ho definito“statiche”, che poi inpesca in realtà statichenon sono. Molte volte mi è capitatodi vedere tricotteri sostaresull’acqua, perchè cadutiin acqua da un sasso oper altri motivi, che primadi riprendersi e volare viarestano in deriva sull’ac-qua per un certo periododi tempo. L’azione dipesca conseguente starànel far stare in loco lamosca il più possibilesenza dragare od in derivanella corrente senza patti-namenti, magari presen-tandola facendola caderedirettamente sull’acqua inbattuta, oppure lancian-dola contro una pietra aperpendicolo sul bordodella corrente in modo che cada sull’acqua dirimbalzo, oppure ancora facendola scivolare da

zione a non posizionare le ali “staccate” in mate-riali più o meno rigidi, ma comunque a capanna,perchè lo spazio che si creerebbe tra la due ali ri-sulterebbe creare un’elica anche in quella posi-zione di montaggio.

un bordo pozza.Insomma, prima di lanciare ragionate da insetti!

Elk caddis e sedge in gallopardocome esempio di montaggioimitazione di movimento da cac-cia ad ala traslucida.

La scelta di materiali non corri-spondenti all’insetto da imitarepotranno far perdere in efficaciala nostra mosca dato che ilcolpo d’occhio anche su unaimitazione che transita casual-mente e rapidamente (leggi“caccia”) non può mancare diquesto particolare. Conside-riamo bene il fatto che sel’aspetto delle ali in una effi-mera pesa per il 50% della suaimmagine definendo il genere diartificiali (dun o spinner) nonvedo per quale motivo debbaessere diverso per un tricotterodove questo particolare rivestela quasi totalità del suo profilo.Bisognerebbe chiedere al pescese pensava veramente di cattu-rare un tricottero o se credevache fosse altro! Come possiamosostenere realmente il successodi una imitazione?Facciamo ora una constatazioneriguardo la costruzione di unaimitazione rispetto alle proble-matiche che i materiali possonodare al lancio nella fase dipesca.Il grosso vantaggio delle sedge rispetto ad altriinsetti sta nel fatto che il loro profilo di per sé ri-sulta quanto mai aerodinamico, per cui anchel’uso di materiali rigidi non causerà grandi arric-ciamenti del finale, purchè noi si faccia atten-

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Philopotamus adulto comeesempio di montaggiostatico ad ali opache,come da montaggio giàpresentato.

Ovviamente questa impo-stazione si adatta in tagliadall’amo 16 all’amo 10 adogni montaggio ad aliopache di quel genere diimitazioni che ho definito“statiche”, che poi inpesca in realtà statichenon sono. Molte volte mi è capitatodi vedere tricotteri sostaresull’acqua, perchè cadutiin acqua da un sasso oper altri motivi, che primadi riprendersi e volare viarestano in deriva sull’ac-qua per un certo periododi tempo. L’azione dipesca conseguente starànel far stare in loco lamosca il più possibilesenza dragare od in derivanella corrente senza patti-namenti, magari presen-tandola facendola caderedirettamente sull’acqua inbattuta, oppure lancian-dola contro una pietra aperpendicolo sul bordodella corrente in modo che cada sull’acqua dirimbalzo, oppure ancora facendola scivolare da

zione a non posizionare le ali “staccate” in mate-riali più o meno rigidi, ma comunque a capanna,perchè lo spazio che si creerebbe tra la due ali ri-sulterebbe creare un’elica anche in quella posi-zione di montaggio.

un bordo pozza.Insomma, prima di lanciare ragionate da insetti!

Elk caddis e sedge in gallopardocome esempio di montaggioimitazione di movimento da cac-cia ad ala traslucida.

La scelta di materiali non corri-spondenti all’insetto da imitarepotranno far perdere in efficaciala nostra mosca dato che ilcolpo d’occhio anche su unaimitazione che transita casual-mente e rapidamente (leggi“caccia”) non può mancare diquesto particolare. Conside-riamo bene il fatto che sel’aspetto delle ali in una effi-mera pesa per il 50% della suaimmagine definendo il genere diartificiali (dun o spinner) nonvedo per quale motivo debbaessere diverso per un tricotterodove questo particolare rivestela quasi totalità del suo profilo.Bisognerebbe chiedere al pescese pensava veramente di cattu-rare un tricottero o se credevache fosse altro! Come possiamosostenere realmente il successodi una imitazione?Facciamo ora una constatazioneriguardo la costruzione di unaimitazione rispetto alle proble-matiche che i materiali possonodare al lancio nella fase dipesca.Il grosso vantaggio delle sedge rispetto ad altriinsetti sta nel fatto che il loro profilo di per sé ri-sulta quanto mai aerodinamico, per cui anchel’uso di materiali rigidi non causerà grandi arric-ciamenti del finale, purchè noi si faccia atten-

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Sedge palmer

Come ho scritto ri-guardo ai colori dellecoppie di ali dei tricot-teri, una buona imita-zione di un tricottero involo la possiamo rap-presentare con un pal-mer bicolor.Questo artificiale è de-dicato ad una battuta dipesca a “quadranti”.Non ci dovremo limitaread utilizzarlo con unaderiva e dei dragaggicontrollati su un lungotratto.La manovra miglioreconsiste nel dividere inpiccoli spazi i punti dicaccia del pesce, lan-ciare l’artificiale e farealcuni piccoli e rapididragaggi alternati da al-trettanti momenti di ri-lascio, richiamandol’artificiale risollevandola coda di topo con unsecco colpo di vettaprima di iniziare il recu-pero vero e proprio ed illancio successivo pertogliere la mosca dalnostro immaginario“quadrante” e ripetendoalcune volte questaoperazione nello stesso spazio prima di passare aquello successivo che pescando in risalita con-

verrà sia a lato del precedente oppure più amonte a seconda della forma della buca.

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Sedge palmer

Come ho scritto ri-guardo ai colori dellecoppie di ali dei tricot-teri, una buona imita-zione di un tricottero involo la possiamo rap-presentare con un pal-mer bicolor.Questo artificiale è de-dicato ad una battuta dipesca a “quadranti”.Non ci dovremo limitaread utilizzarlo con unaderiva e dei dragaggicontrollati su un lungotratto.La manovra miglioreconsiste nel dividere inpiccoli spazi i punti dicaccia del pesce, lan-ciare l’artificiale e farealcuni piccoli e rapididragaggi alternati da al-trettanti momenti di ri-lascio, richiamandol’artificiale risollevandola coda di topo con unsecco colpo di vettaprima di iniziare il recu-pero vero e proprio ed illancio successivo pertogliere la mosca dalnostro immaginario“quadrante” e ripetendoalcune volte questaoperazione nello stesso spazio prima di passare aquello successivo che pescando in risalita con-

verrà sia a lato del precedente oppure più amonte a seconda della forma della buca.

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Esiste poi la questione di voler comunque ricordarela scelta compiuta rispetto alla situazione che af-fronteremo riguardo la possibile emergenza di tri-cotteri, ricordando qual’è il concetto di emergenteapplicata nella costruzione.Nella tecnica di pesca spesso si considera poco lareale condizione di “emergente”.Purtroppo spesso ci si ferma all’immagine di uno deimomenti dell’emergenza e l’imitazione appare quasiuna foto di uno dei passaggi della fase, ma non ci sipuò fermare a considerare tale solo quella posi-zione. Pochi insetti hanno in realtà una fase staticaabbastanza lunga da poter essere considerata comepresentazione.L’artificiale deve essere messo in condizione di imi-tare un insetto in risalita ed il suo assetto di conse-guenza va’ opportunamente calibrato per questoscopo. L’azione di pesca “farà il resto”, nel sensoche la dinamica con cui questa verrà gestita ren-derà l’imitazione meritevole di tale definizione.In generale lo stato di emergenza conosce almenotre differenti posizioni rispetto al pelo dell’acqua.Il più banale è sicuramente rappresentato dall’in-setto intrappolato nella pellicola superficiale, sia chesi tratti di una ninfa in procinto di sfarfallare, sia chesi tratti di una subimmagine intenta ad estrarre leali dall’esuvia o di una pupa di sedge nello stessostato. La condizione dipenderà dalla specie inschiusa, questione che non richiede in questo con-testo di essere specificata, ma a discrezione del pe-scatore che dovrà valutare la specie e/o l’eventoper stabilire quindi la posizione dell’emergente sulmomento. La nostra imitazione sarà in un certosenso, come detto, comunque statica e non richie-derà altro che una attenta deriva e l’aspetto o diuna ninfa/pupa a galla con accorgimenti costruttiviche la facciano rimanere a galla con il torace ap-poggiato alla pellicola superficiale o di una esuviaparzialmente fuoriuscita con un accenno di ali giàoltre la superficie.

Un secondo caso è certamente rappresentato da emergenti (sia pupe cheninfe). Non so se sia il caso di fare dei disegni con la deriva sott’acqua dellevarie fasi) che si fanno trasportare dalla corrente a mezz’acqua, qualche centi-metro al di sotto della superficie, ma in deriva senza particolari accenni nelvoler guadagnare la superficie. Anche in questo caso l’unica attenzione starànel seguire una corretta deriva senza dragaggi, pericolosi per la presenta-

zione sia sopra come sotto la superficie.L’artificiale dovrà però essere costruito con un particolare assetto in modo

che l’imitazione rimanga nella posizione corretta, utilizzando materialigalleggianti nella realizzazione del torace oppure un impermeabiliz-

zante in modo da consentire di mantenere il torace verso l’alto e l’ad-dome sempre verso il basso e permettere di dare il senso del

“tentare” da parte dell’insetto il mantenere stabilità in acqua,quindi con un atteggiamento perciò abbastanza rigido. Sono da

scartare in questo caso materiali troppo morbidi che potreb-bero muovere troppo o chiudersi sull’imitazione perdendo il

loro profilo. Un buon esempio in questo caso sono sicura-mente le imitazioni di pupe di Guy Plas in gallopardo.

Con lo stesso assetto costruttivo dobbiamo considerare ilterzo caso, sempre sia che si tratti di effimere che di

tricotteri.Alla deriva dovremo accompagnare l’artificiale ben

appesantito con brevi strappi, in modo da simulareuna risalita decisa dal fondo verso la superficie.

Eventuali zampette dovranno essere di un ma-teriale morbido, ma con un buon ritorno ela-

stico per imitare il nuoto, per esempiomicro-elastici o piume molto tozze, cioè

con barbe molto coniche dal calamo allapunta. (in questo artificiale un sotto-

corpo in rame bilancia l’assetto inpesca, mentre le zampe in piuma

morbida, ma tozza, consentonouna azione di movimento. L’hac-kle è sopra-ala di germano).In alcuni casi questo comporteràanche la possibilità di piombaresul finale l’artificiale, qualora lacorrente fosse molto forte, perpermetterci di avere un tratto di“manovra” dal basso verso l’altoche stimoli il pesce ad abboc-care. Tale azione in questo casoa sua volta dovrà essere repen-tina e decisa, così come la cor-rente che andremo ad affrontare.

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Esiste poi la questione di voler comunque ricordarela scelta compiuta rispetto alla situazione che af-fronteremo riguardo la possibile emergenza di tri-cotteri, ricordando qual’è il concetto di emergenteapplicata nella costruzione.Nella tecnica di pesca spesso si considera poco lareale condizione di “emergente”.Purtroppo spesso ci si ferma all’immagine di uno deimomenti dell’emergenza e l’imitazione appare quasiuna foto di uno dei passaggi della fase, ma non ci sipuò fermare a considerare tale solo quella posi-zione. Pochi insetti hanno in realtà una fase staticaabbastanza lunga da poter essere considerata comepresentazione.L’artificiale deve essere messo in condizione di imi-tare un insetto in risalita ed il suo assetto di conse-guenza va’ opportunamente calibrato per questoscopo. L’azione di pesca “farà il resto”, nel sensoche la dinamica con cui questa verrà gestita ren-derà l’imitazione meritevole di tale definizione.In generale lo stato di emergenza conosce almenotre differenti posizioni rispetto al pelo dell’acqua.Il più banale è sicuramente rappresentato dall’in-setto intrappolato nella pellicola superficiale, sia chesi tratti di una ninfa in procinto di sfarfallare, sia chesi tratti di una subimmagine intenta ad estrarre leali dall’esuvia o di una pupa di sedge nello stessostato. La condizione dipenderà dalla specie inschiusa, questione che non richiede in questo con-testo di essere specificata, ma a discrezione del pe-scatore che dovrà valutare la specie e/o l’eventoper stabilire quindi la posizione dell’emergente sulmomento. La nostra imitazione sarà in un certosenso, come detto, comunque statica e non richie-derà altro che una attenta deriva e l’aspetto o diuna ninfa/pupa a galla con accorgimenti costruttiviche la facciano rimanere a galla con il torace ap-poggiato alla pellicola superficiale o di una esuviaparzialmente fuoriuscita con un accenno di ali giàoltre la superficie.

Un secondo caso è certamente rappresentato da emergenti (sia pupe cheninfe). Non so se sia il caso di fare dei disegni con la deriva sott’acqua dellevarie fasi) che si fanno trasportare dalla corrente a mezz’acqua, qualche centi-metro al di sotto della superficie, ma in deriva senza particolari accenni nelvoler guadagnare la superficie. Anche in questo caso l’unica attenzione starànel seguire una corretta deriva senza dragaggi, pericolosi per la presenta-

zione sia sopra come sotto la superficie.L’artificiale dovrà però essere costruito con un particolare assetto in modo

che l’imitazione rimanga nella posizione corretta, utilizzando materialigalleggianti nella realizzazione del torace oppure un impermeabiliz-

zante in modo da consentire di mantenere il torace verso l’alto e l’ad-dome sempre verso il basso e permettere di dare il senso del

“tentare” da parte dell’insetto il mantenere stabilità in acqua,quindi con un atteggiamento perciò abbastanza rigido. Sono da

scartare in questo caso materiali troppo morbidi che potreb-bero muovere troppo o chiudersi sull’imitazione perdendo il

loro profilo. Un buon esempio in questo caso sono sicura-mente le imitazioni di pupe di Guy Plas in gallopardo.

Con lo stesso assetto costruttivo dobbiamo considerare ilterzo caso, sempre sia che si tratti di effimere che di

tricotteri.Alla deriva dovremo accompagnare l’artificiale ben

appesantito con brevi strappi, in modo da simulareuna risalita decisa dal fondo verso la superficie.

Eventuali zampette dovranno essere di un ma-teriale morbido, ma con un buon ritorno ela-

stico per imitare il nuoto, per esempiomicro-elastici o piume molto tozze, cioè

con barbe molto coniche dal calamo allapunta. (in questo artificiale un sotto-

corpo in rame bilancia l’assetto inpesca, mentre le zampe in piuma

morbida, ma tozza, consentonouna azione di movimento. L’hac-kle è sopra-ala di germano).In alcuni casi questo comporteràanche la possibilità di piombaresul finale l’artificiale, qualora lacorrente fosse molto forte, perpermetterci di avere un tratto di“manovra” dal basso verso l’altoche stimoli il pesce ad abboc-care. Tale azione in questo casoa sua volta dovrà essere repen-tina e decisa, così come la cor-rente che andremo ad affrontare.

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Montaggio pupa a galla:Amo: grub #14 - #10Filo di montaggio: 8/0beigeParte terminale dell’addome: ciuffetto di cdcnaturaleRigaggio: filo di rameAddome: pelo di lepre misto scoiattolo verdebrillanteTorace: sottocorpo foam marrone, corpo pelo difoca (sostituto) beigeAli della pupa: rafia sintetica marroneSacca alare: cdc naturaleOcchi: piccola sezione di foam marrone Fissiamo il ciuffetto di cdc.

Fissiamo il rame facendo solo verso il fondo dell’amo un doppio giro dello stesso e

A questo punto eseguiamo il rigaggio ed iniziamocon il metter un po’ di pelo di foca e la piumadella sacca alare. Ora andremo a formare il sottocorpo in foam egli occhi.

Posizioniamo dell’altro pelo di foca e le ali inrafia.

formiamo l’addome per due terzi dell’amo con ilpelo verde brillante.

Giriamo in avanti la piuma di cdc e completiamoil torace con dell’altro pelo di foca, avendo l’ac-cortezza di farne passare anche attorno alla stri-scia che imita gli occhi.Completiamo con un nodo all’altezza del cdcdella sacca alare affossandolo nel dubbing.

Se proprio ci teniamo potremo imitare gli occhifacendo due punti con un pennarello indelebilenero sul foam.In realtà tutto questo materiale ha il precisoscopo di mantenere l’assetto dell’imitazione.

L’azione di pesca consisterà nelfare andare in deriva la moscacon delle piccole trattenute,causate dal richiamo del finalecon un ribaltamento in avantidella coda di topo.Nei laghi alpini potremo utiliz-zare questo artificiale anchesotto la superficie, quando ilfoam completamente bagnatonon terrà più l’imitazione agalla.Dopo aver lanciato ed aver la-sciato affondare la mosca perqualche secondo, la faremotornare a galla con dei brevis-simi, rapidi e temporalmentedistanziati recuperi della coda,in particolare se avremo posi-zionato la mosca sul tragitto diun pesce che in questo modo osserverà la “risalita” di una pupa.A volte questa operazione per me ha fatto veramente la differenza nell’ingannare un pesce.

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Montaggio pupa a galla:Amo: grub #14 - #10Filo di montaggio: 8/0beigeParte terminale dell’addome: ciuffetto di cdcnaturaleRigaggio: filo di rameAddome: pelo di lepre misto scoiattolo verdebrillanteTorace: sottocorpo foam marrone, corpo pelo difoca (sostituto) beigeAli della pupa: rafia sintetica marroneSacca alare: cdc naturaleOcchi: piccola sezione di foam marrone Fissiamo il ciuffetto di cdc.

Fissiamo il rame facendo solo verso il fondo dell’amo un doppio giro dello stesso e

A questo punto eseguiamo il rigaggio ed iniziamocon il metter un po’ di pelo di foca e la piumadella sacca alare. Ora andremo a formare il sottocorpo in foam egli occhi.

Posizioniamo dell’altro pelo di foca e le ali inrafia.

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Se proprio ci teniamo potremo imitare gli occhifacendo due punti con un pennarello indelebilenero sul foam.In realtà tutto questo materiale ha il precisoscopo di mantenere l’assetto dell’imitazione.

L’azione di pesca consisterà nelfare andare in deriva la moscacon delle piccole trattenute,causate dal richiamo del finalecon un ribaltamento in avantidella coda di topo.Nei laghi alpini potremo utiliz-zare questo artificiale anchesotto la superficie, quando ilfoam completamente bagnatonon terrà più l’imitazione agalla.Dopo aver lanciato ed aver la-sciato affondare la mosca perqualche secondo, la faremotornare a galla con dei brevis-simi, rapidi e temporalmentedistanziati recuperi della coda,in particolare se avremo posi-zionato la mosca sul tragitto diun pesce che in questo modo osserverà la “risalita” di una pupa.A volte questa operazione per me ha fatto veramente la differenza nell’ingannare un pesce.

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Montaggio pupa in deriva.Amo: grub #14 - #10Filo di montaggio: 8/0 beigeRigaggio: filo di rameAddome: in pelo di scoiattolo grigio- beige, condue biot d’oca marroni ai latiSacca alare: rafia marroneAli della pupa: rafia sintetica marroneTorace: pelo di scoiattolo grigioZampe: piuma di gallina grigio-marroneOcchi: filo di nylon bruciatoAntenne: (facoltative) in criniera d’alce o pelod’istrice Fissato l’amo al morsetto formiamo un sotto-

corpo in rame all’altezza della seconda partedell’addomeA questo punto fermiamo ai lati dell’amo i biotd’oca.

Formiamo l’addome con il pelo grigio-beige.

Fermiamo i biot ai lati dell’addome con il filo dimontaggio e rinforziamo con il rigaggio in rame.Fermiamo la rafia e cominciamo a formare il to-race con il dubbing grigio.

A questo punto fissiamo le ali in rafia sintetica ela piuma di gallina oppure del sopra ala del ger-mano.Completiamo i due terzi del torace avvolgendo lapiuma ed eliminandone gli eccessi nella parte su-periore.

Ora possiamo fermare gli occhi in nylon bruciato,ribaltando la rafia del torace fino davanti all’oc-chiello. Volendo fissiamo le antenne e comple-tiamo il torace in dubbing, portandocinuovamente davanti alla piuma.

Ribaltiamo la rafia all’indietro facendo attenzionea portare le antenne in avanti, nel caso le aves-simo montate, chiudendo il tutto con un paio dinodi.Con uno spillo di servizio caldo pieghiamo leantenne e le barbe delle zampe.

Nello specifico questa imitazione vuole co-piare la pupa dei philopotamus, ma natu-ralmente variando i colori e togliendo i duebiot ai lati dell’addome, la potremo utiliz-zare per tutti i tricotteri che hanno unapupa che deriva sotto la superficie perguadagnare la riva e schiudere attaccata aisassi che emergono ai lati di quest’ultima. Per farne uso non sarà difficile capire se sono presenti tri-cotteri di questo genere, osservando la presenza di esuvie aggrappate ai sassi.Come nel caso della precedente imitazione, pur se in questo caso lavorando sotto il pelo dell’acqua,l’azione di pesca consisterà nel fare andare in deriva la mosca con delle piccole trattenute, causatedal richiamo del finale e/o con un ribaltamento in avanti della coda di topo.

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Montaggio pupa in deriva.Amo: grub #14 - #10Filo di montaggio: 8/0 beigeRigaggio: filo di rameAddome: in pelo di scoiattolo grigio- beige, condue biot d’oca marroni ai latiSacca alare: rafia marroneAli della pupa: rafia sintetica marroneTorace: pelo di scoiattolo grigioZampe: piuma di gallina grigio-marroneOcchi: filo di nylon bruciatoAntenne: (facoltative) in criniera d’alce o pelod’istrice Fissato l’amo al morsetto formiamo un sotto-

corpo in rame all’altezza della seconda partedell’addomeA questo punto fermiamo ai lati dell’amo i biotd’oca.

Formiamo l’addome con il pelo grigio-beige.

Fermiamo i biot ai lati dell’addome con il filo dimontaggio e rinforziamo con il rigaggio in rame.Fermiamo la rafia e cominciamo a formare il to-race con il dubbing grigio.

A questo punto fissiamo le ali in rafia sintetica ela piuma di gallina oppure del sopra ala del ger-mano.Completiamo i due terzi del torace avvolgendo lapiuma ed eliminandone gli eccessi nella parte su-periore.

Ora possiamo fermare gli occhi in nylon bruciato,ribaltando la rafia del torace fino davanti all’oc-chiello. Volendo fissiamo le antenne e comple-tiamo il torace in dubbing, portandocinuovamente davanti alla piuma.

Ribaltiamo la rafia all’indietro facendo attenzionea portare le antenne in avanti, nel caso le aves-simo montate, chiudendo il tutto con un paio dinodi.Con uno spillo di servizio caldo pieghiamo leantenne e le barbe delle zampe.

Nello specifico questa imitazione vuole co-piare la pupa dei philopotamus, ma natu-ralmente variando i colori e togliendo i duebiot ai lati dell’addome, la potremo utiliz-zare per tutti i tricotteri che hanno unapupa che deriva sotto la superficie perguadagnare la riva e schiudere attaccata aisassi che emergono ai lati di quest’ultima. Per farne uso non sarà difficile capire se sono presenti tri-cotteri di questo genere, osservando la presenza di esuvie aggrappate ai sassi.Come nel caso della precedente imitazione, pur se in questo caso lavorando sotto il pelo dell’acqua,l’azione di pesca consisterà nel fare andare in deriva la mosca con delle piccole trattenute, causatedal richiamo del finale e/o con un ribaltamento in avanti della coda di topo.

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Piccola nota sui materiali:Come tutti i costruttori con le proprie relativeesperienze e preferenze di acque, anch’io misono fatto il mio piccolo quadro sui materiali. Velo passo così com’è, per quello che mi è statodato di interpretare nella mia azione di pesca.In funzione delle acque mosse, prediligo mate-riali più rigidi e che si “scrollino” da dosso l’acquapiù facilmente. Di conseguenza utilizzo moltocervo che scelgo di tipo rigido ed ispido in modoche mantenga bene il profilo nel montaggio,senza cioè aprirsi mentre lo blocco. Non amocombinarlo con il cdc, perché trovo che quest’ul-timo si sporchi troppo per consentire una pescain risalita rapida e con meno vincoli possibili.Deve essere una mosca che se non perdo perqualche errore e/o per una limitata manuten-zione del tip, non deve sporcarsi e bagnarsi. Lostesso foam in questo manca un po’, perchéquando è veramente bagnato l’unica soluzione èutilizzarlo … il fine settimana di pesca successivo.Il mio uso di ali bruciate e leggermente verni-ciate segue lo stesso criterio: durante il montag-gio la verniciatura posizionerà le fibre che unavolta legate rimarranno in posizione e questocontribuisce a ridurne la manutenzione. Il cervosotto queste ali montate a capanna fa da sup-porto al galleggiamento oltre ad imitare il trattodi sovrapposizione delle ali.A volte approfitto del fatto che l’imitazione vadaun po’ sotto di proposito, a dare un effetto tipoinsetto appena annegato.

Il difetto è, ovviamente, che queste imitazioni re-stano un po’ pesanti nelle acque più tranquille equindi in questo caso faccio più uso di ciuffi dipenna o piuma come nel caso di una semplicepeute o facendo un supporto di galleggiamentopiù morbido, con il conseguente uso di cdc soprao sotto il profilo dell’ala, a seconda di quanto l’ef-fetto della combinazione produce con sezioni dipenna (più opaco), piuttosto che con punte dihackles o con barbe di gallopardo ( maggior-mente traslucido ), con un più generico abbina-mento con il cervo (il cdc meglio sopra, rende lamosca più visibile).Quando seguo questi profili in genere non facciopiù uso di hackles di gallo per il collarino, oppurele combino in un doppio dubbing con foca (sosti-tuto), con garretto d’alce, con cdc, con pelo dilepre, perchè come ho scritto prima il grossovantaggio delle sedge rispetto ad altri insetti stanel fatto che il loro profilo di per sé risultaquanto mai aerodinamico, per cui anche l’uso dimateriali rigidi non causerà grandi arricciamentidel finale, purchè noi si faccia attenzione a nonposizionare le ali “staccate”, ma comunque a ca-panna, perchè lo spazio che si creerebbe tra ladue ali risulterebbe creare un’elica.

a destra: due differenti tricotteri mostrano la di-versa disposizione delle ali, mostrando inoltre lasovrapposizione nelle ali opache e l’accoppia-mento nelle ali traslucide

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Piccola nota sui materiali:Come tutti i costruttori con le proprie relativeesperienze e preferenze di acque, anch’io misono fatto il mio piccolo quadro sui materiali. Velo passo così com’è, per quello che mi è statodato di interpretare nella mia azione di pesca.In funzione delle acque mosse, prediligo mate-riali più rigidi e che si “scrollino” da dosso l’acquapiù facilmente. Di conseguenza utilizzo moltocervo che scelgo di tipo rigido ed ispido in modoche mantenga bene il profilo nel montaggio,senza cioè aprirsi mentre lo blocco. Non amocombinarlo con il cdc, perché trovo che quest’ul-timo si sporchi troppo per consentire una pescain risalita rapida e con meno vincoli possibili.Deve essere una mosca che se non perdo perqualche errore e/o per una limitata manuten-zione del tip, non deve sporcarsi e bagnarsi. Lostesso foam in questo manca un po’, perchéquando è veramente bagnato l’unica soluzione èutilizzarlo … il fine settimana di pesca successivo.Il mio uso di ali bruciate e leggermente verni-ciate segue lo stesso criterio: durante il montag-gio la verniciatura posizionerà le fibre che unavolta legate rimarranno in posizione e questocontribuisce a ridurne la manutenzione. Il cervosotto queste ali montate a capanna fa da sup-porto al galleggiamento oltre ad imitare il trattodi sovrapposizione delle ali.A volte approfitto del fatto che l’imitazione vadaun po’ sotto di proposito, a dare un effetto tipoinsetto appena annegato.

Il difetto è, ovviamente, che queste imitazioni re-stano un po’ pesanti nelle acque più tranquille equindi in questo caso faccio più uso di ciuffi dipenna o piuma come nel caso di una semplicepeute o facendo un supporto di galleggiamentopiù morbido, con il conseguente uso di cdc soprao sotto il profilo dell’ala, a seconda di quanto l’ef-fetto della combinazione produce con sezioni dipenna (più opaco), piuttosto che con punte dihackles o con barbe di gallopardo ( maggior-mente traslucido ), con un più generico abbina-mento con il cervo (il cdc meglio sopra, rende lamosca più visibile).Quando seguo questi profili in genere non facciopiù uso di hackles di gallo per il collarino, oppurele combino in un doppio dubbing con foca (sosti-tuto), con garretto d’alce, con cdc, con pelo dilepre, perchè come ho scritto prima il grossovantaggio delle sedge rispetto ad altri insetti stanel fatto che il loro profilo di per sé risultaquanto mai aerodinamico, per cui anche l’uso dimateriali rigidi non causerà grandi arricciamentidel finale, purchè noi si faccia attenzione a nonposizionare le ali “staccate”, ma comunque a ca-panna, perchè lo spazio che si creerebbe tra ladue ali risulterebbe creare un’elica.

a destra: due differenti tricotteri mostrano la di-versa disposizione delle ali, mostrando inoltre lasovrapposizione nelle ali opache e l’accoppia-mento nelle ali traslucide

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Con le effimere questo discorso è più rischioso epiù evidente, data la posizione delle ali rispetto alcorpo. La posizione delle ali nelle sedge poi ri-sulta maggiormente stabile nei montaggi, poichésono naturalmente nella direzione del volteggio.

Con questo termino la mia piccola dissertazionesui tricotteri, contando sul fatto che se anchenon avete trovato un completo riscontro inquanto presentato, per lo meno ora valutiatemeglio una categoria di insetti che ci accompa-gna con la sua presenza per un lungo periodo ditempo lungo i nostri torrenti, dando più marginedi prova e di manovra ai nostri artificiali rispettoalle brevi e spezzate schiuse di altri insetti e chein particolar modo non presenta la tecnica dipesca in caccia in maniera così riduttiva e banalecome spesso viene considerata rispetto agli arti-ficiali adoperati, oltre all’applicazione delle tecni-che di lancio.Questa però è un’altra storia.

“In ultimo desidero ringraziare il Dr. Marco Valle,direttore del Museo di Scienze Naturali “E. Caffi”della Città di Bergamo e tutto il suo staff per illoro lavoro di riconoscimento degli esemplari di tricottero forniti in questi anni e per i particolari cheda questo scambio ho appreso su questi insetti.”

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Con le effimere questo discorso è più rischioso epiù evidente, data la posizione delle ali rispetto alcorpo. La posizione delle ali nelle sedge poi ri-sulta maggiormente stabile nei montaggi, poichésono naturalmente nella direzione del volteggio.

Con questo termino la mia piccola dissertazionesui tricotteri, contando sul fatto che se anchenon avete trovato un completo riscontro inquanto presentato, per lo meno ora valutiatemeglio una categoria di insetti che ci accompa-gna con la sua presenza per un lungo periodo ditempo lungo i nostri torrenti, dando più marginedi prova e di manovra ai nostri artificiali rispettoalle brevi e spezzate schiuse di altri insetti e chein particolar modo non presenta la tecnica dipesca in caccia in maniera così riduttiva e banalecome spesso viene considerata rispetto agli arti-ficiali adoperati, oltre all’applicazione delle tecni-che di lancio.Questa però è un’altra storia.

“In ultimo desidero ringraziare il Dr. Marco Valle,direttore del Museo di Scienze Naturali “E. Caffi”della Città di Bergamo e tutto il suo staff per illoro lavoro di riconoscimento degli esemplari di tricottero forniti in questi anni e per i particolari cheda questo scambio ho appreso su questi insetti.”

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Cayo Cruz

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Cayo Cruz

Foto e Testo di Sandro Mediani

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Situata sulla costa NORD-EST di Cuba, nella pro-vincia di Camaguey, l‘ area di pesca di Cayo Cruz e Cayo Romano, è un enorme e intatto ecosistema di Flats, Lagune, ed Estuari. Situata all’ interno dei “Giardini del Re”, quest’area protetta misura circa 366 km quadrati. La pesca commerciale è severa-mente bandita.

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20. – 23. Febbraio 2014Centro fiere e esposizioni di Salisburgo

Orari dell‘evento:Giovedì – Sabato: dalle 9.00 alle 18.00 Domenica: dalle 9.00 alle 17.00

www.facebook.com/hohejagd

Reed Messe Salzburg GmbHAm Messezentrum 6A-5021 SalzburgTel: +43 662 4477-0Fax: +43 662 [email protected]

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Tutta l’ area di pesca è intatta e rappresenta uno degli ecosistemi piu biologicamente vari e puliti, dove abbiamo mai avuto occasione di pescare.

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I pesci qui sono numerosi e aggressivi.Grazie alla particolare conformazione dei fondali, quest’ area è ricca di Permit e Bonefish, ma anche la pesca del Tarponpuo’ regalare grandi emozioni. Un personale specializzato ed un servizio impeccabile fanno da contorno a bellissime giornate di pesca in uno dei parchi marini più belli e incontaminati di tutto il Mar dei Caraibi.Il periodo gennaio-marzo porta con sé ilrischio di fronti freddi provenienti da nord - est . Tuttavia, Cayo Cruz è ben protetto dalla stringa di isolotti che ospitano la maggior parte dei luoghi di pesca.

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La pesca in questa stagione è molto buona, in particolare per le dimensioni dei Bonefish e piccoli e medi tarpon ( 20-30 libbre ).

Da metà gennaio cominciano ad apparire i Permit.

Il periodo da aprile a giugno è forse il momento migliore sia per il clima che per la presenza di grandi quantità di Tarpon adulti oltre al Bonefish e al Permit.

In luglio e agosto , la pesca è ugualmenteottima , ma a volte si risente più il caldo .

Da Settembre a dicembre si possonotrovare diversi Bonefish e per piccolequantità di Tarpon grandi e medi.

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46 Confluneze | Magazine | Speciale Confluneze | Magazine | Speciale 47CarraraFiere Srl - Viale G. Galilei, 133 - 54033 Marina di Carrara (MS) Italy - Tel. +39 0585 787963 Fax +39 0585 787602 e-mail: [email protected]

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Biglietto intero: € 14,00Biglietto ridotto: € 10,00Biglietto Gruppi Organizzati € 5,00Riduzioni: Possessori di Licenza di caccia e di pesca

Omaggi: ragazzi fino ai 12 anni, disabili e loro accompagnatori

Ticket on line su www.huntingshow.it o www.pescareshow.it€ 10,00

Orario di aperturaSabato 8 e Domenica 9 Febbraio: 9.00-19.00

Lunedì 10 Febbraio: 9.00-16.00

in contemporanea con

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Dopo aver tagliato il salmone a tranci, occorre marinarlo con spezie leggere di stagione (va benissimo il coriandolo), aggiungere un pizzico di polvere di peperone rosso nonpiccante, limone fresco ed olio di oliva. Lasciare i tranci a macerare nel frigorifero per mezza giornata.

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Dopo aver tagliato il salmone a tranci, occorre marinarlo con spezie leggere di stagione (va benissimo il coriandolo), aggiungere un pizzico di polvere di peperone rosso nonpiccante, limone fresco ed olio di oliva. Lasciare i tranci a macerare nel frigorifero per mezza giornata.

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Scaldare la griglia al massimo per scottare il salmone su entrambi i lati, poi abbassare il fuoco e continuare a cuocere a mediacottura fino ad ottenere un colore della car-ne perfettamente omogeneo. Aggiungere un poco di sale. Prima di servire, coprire il salmone ancora caldo con un coperchio e versare sul fondo del contenitore un poco di birra.

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62 Confluneze | Magazine | Speciale Confluneze | Magazine | Speciale 63

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Il salmone si accoppia bene con pata-te cotte al cartoccio (cotte in un foglio di alluminio) guarnite con iogurt magro, un cucchiaio di maionese, un pizzico di sale, un “pizzico di aglio (per chi vuole un sapore più forte), scorza di limone grat-tugiata e spremuta dello stesso limone su tutto il salmone.

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Innaffiare il tutto con dell’ottima birra.

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Quando si parla di pesca a mosca in Italia non si può non ri-cordare le numerose tecniche di pesca della nostra tradi-zione. Molte sono praticamente estinte e con loro è andatoperduto un vero patrimonio di cultura piscatoria, altre so-

pravvivono appena nelle zone in cui hanno avuto origine. Una in particolare però, è ancora viva e viene praticataentro e fuori la valle dove ha avuto origine: la pesca amosca valsesiana.

www.moscavalsesiana.it

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Quando si parla di pesca a mosca in Italia non si può non ri-cordare le numerose tecniche di pesca della nostra tradi-zione. Molte sono praticamente estinte e con loro è andatoperduto un vero patrimonio di cultura piscatoria, altre so-

pravvivono appena nelle zone in cui hanno avuto origine. Una in particolare però, è ancora viva e viene praticataentro e fuori la valle dove ha avuto origine: la pesca amosca valsesiana.

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Le tasche principali sono disposte in verticale per garantire massima libertà durante il lancio, spalle foderate e colletto imbottito traspirante assicurano massimo confort anche a gilet carico.Dotato di 18 tasche, 2 retractor precostruiti, cerniere YKK e doppia tasca sulla schiena. Peso 450gColore KhakiTaglie S/XXL

MULINELLO WATERWORKS LAMSON GURU

Mulinello a bobina larga realizzato in alluminio anodizzato chiaro. La frizione del tipo „sigillata“ è particolarmente progressiva e fornisce ottime garanzie anche nel combatti-mento di grosse prede . la misura più grande è infatti molto adatta per l‘uso con canne a due mani e pesca al salmone.Convertibile Destro o Sinistro.Chiavetta di regolazione e custodia in neoprene sono in dotazione.Colori : Silver / Black

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Mi chiamo Andrea Scalvini e sononato e cresciuto in Valsesia doveabito e pesco tuttora, ho iniziatola mia esperienza sul fiume se-guendo mio padre e imparando dalui questa splendida tecnica, pro-prio come accadde per lui conmio nonno, in una famiglia dove lapesca a mosca è da sempre unatradizione oltre che una grandepassione. Curiosamente propriodi recente, ripensando a queigiorni, riflettevo sul fatto chenessuno mai a casa mia, da bam-bino, mi avesse chiesto se mi pia-cesse pescare: credo proprio chenon ci fossero dubbi in proposito!Si trattava di un fatto più che na-turale, quasi come respirare.A partire da questo Speciale Con-fluenze e continuando poi neisuccessive numeri, cercherò difarvi scoprire e approfondire latecnica della pesca con la mosca“alla valsesiana” soprattutto percomprenderla a fondo e per co-glierne gli aspetti più belli legatiad un modo molto essenziale diandare sul fiume entrando in con-tatto con la natura e con l’am-biente fluviale, luoghi dove ilpescatore si deve sentire il piùpossibile in sintonia con quelloche lo circonda.

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Mi chiamo Andrea Scalvini e sononato e cresciuto in Valsesia doveabito e pesco tuttora, ho iniziatola mia esperienza sul fiume se-guendo mio padre e imparando dalui questa splendida tecnica, pro-prio come accadde per lui conmio nonno, in una famiglia dove lapesca a mosca è da sempre unatradizione oltre che una grandepassione. Curiosamente propriodi recente, ripensando a queigiorni, riflettevo sul fatto chenessuno mai a casa mia, da bam-bino, mi avesse chiesto se mi pia-cesse pescare: credo proprio chenon ci fossero dubbi in proposito!Si trattava di un fatto più che na-turale, quasi come respirare.A partire da questo Speciale Con-fluenze e continuando poi neisuccessive numeri, cercherò difarvi scoprire e approfondire latecnica della pesca con la mosca“alla valsesiana” soprattutto percomprenderla a fondo e per co-glierne gli aspetti più belli legatiad un modo molto essenziale diandare sul fiume entrando in con-tatto con la natura e con l’am-biente fluviale, luoghi dove ilpescatore si deve sentire il piùpossibile in sintonia con quelloche lo circonda.

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Un viaggio alle radici di questa tec-nica antica attraverso i racconti e lestorie dei pescatori che le hannovissute, iniziando dall’amico Arturo Pugno, custode e maestrodella valsesiana, che alla soglia degliottant’anni, non smette di insegnaree dispensare consigli per un passag-gio di consegne fra generazioni,come nella migliore delle tradizioni.

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Un viaggio alle radici di questa tec-nica antica attraverso i racconti e lestorie dei pescatori che le hannovissute, iniziando dall’amico Arturo Pugno, custode e maestrodella valsesiana, che alla soglia degliottant’anni, non smette di insegnaree dispensare consigli per un passag-gio di consegne fra generazioni,come nella migliore delle tradizioni.

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Una canna fissa, una lenza in crine dicavallo intrecciato e un trenino (“lamoschetta”) di tre, quattro mosche,questi gli ingredienti alla base dellapesca a mosca valsesiana, tecnica af-fascinante ed elegante che si componedi una serie di movimenti armoniosi espontanei con cui il pescatore “ce-sella” il torrente, raggiungendo tutti ipunti in cui si può trovare il pesce,stendendo la sua lenza in modo deltutto personale, tanto che da lontano èpossibile distinguere e riconoscere lapersona dallo stile con cui lancia.

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Una canna fissa, una lenza in crine dicavallo intrecciato e un trenino (“lamoschetta”) di tre, quattro mosche,questi gli ingredienti alla base dellapesca a mosca valsesiana, tecnica af-fascinante ed elegante che si componedi una serie di movimenti armoniosi espontanei con cui il pescatore “ce-sella” il torrente, raggiungendo tutti ipunti in cui si può trovare il pesce,stendendo la sua lenza in modo deltutto personale, tanto che da lontano èpossibile distinguere e riconoscere lapersona dallo stile con cui lancia.

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Quello della Valsesia e della sua tecnica dipesca a mosca è davvero un caso particolare:forse è uno degli ultimi luoghi dove è ancorapossibile conoscere e apprendere, praticandolain prima persona, una tecnica che è vera cul-tura della pesca, un pezzo di storia che giungeintatto fino a noi. In un certo senso tutto è ri-masto come quando trent’anni orsono iniziai apraticarla sui nostri torrenti, proprio quelli

dove pesco ora e che fortunatamente sono trai pochi in Italia ad essersi salvati dalla devasta-zione dei prelievi per lo sfruttamento idroelet-trico. Questo non significa che i materiali nonsi siano evoluti, tanto che ad esempio, oggi èpossibile utilizzare le modernissime e leggerecanne in carbonio, ma tutto rimane nel solcodella tradizione e per conoscere la vera valse-siana si deve partire da lì.

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Quello della Valsesia e della sua tecnica dipesca a mosca è davvero un caso particolare:forse è uno degli ultimi luoghi dove è ancorapossibile conoscere e apprendere, praticandolain prima persona, una tecnica che è vera cul-tura della pesca, un pezzo di storia che giungeintatto fino a noi. In un certo senso tutto è ri-masto come quando trent’anni orsono iniziai apraticarla sui nostri torrenti, proprio quelli

dove pesco ora e che fortunatamente sono trai pochi in Italia ad essersi salvati dalla devasta-zione dei prelievi per lo sfruttamento idroelet-trico. Questo non significa che i materiali nonsi siano evoluti, tanto che ad esempio, oggi èpossibile utilizzare le modernissime e leggerecanne in carbonio, ma tutto rimane nel solcodella tradizione e per conoscere la vera valse-siana si deve partire da lì.

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Pesca a mosca in oltre 30 km di riserva privata sul Möll, in Carinzia e 2 Laghi alpini ai piedi del Grossglockners

• Pacchetto FULL Week 6 Giorni pesca 7 Pernottamenti da 650€• Pacchetto Week END 2 giornate pesca 3 Pernottamenti da 265€

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Page 84: Confluenze magazine speciale 05 Ottobre 2013

Ecco allora che si impara quando e come tagliare una pianta per co-struirci una canna, come intrecciare del crine di cavallo per farciuna lenza che si stenda meglio dei sintetici, per finire con la co-struzione con le sole mani e senza morsetto, delle mitiche ed effi-caci mosche in seta e piume di uccelli montani, su cui ci sarebbe dascrivere pagine intere tanti sono i modelli e i comportamenti chehanno in acqua, peculiarità che si ottengono abbinando pochi sem-plici “ingredienti”.

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Ecco allora che si impara quando e come tagliare una pianta per co-struirci una canna, come intrecciare del crine di cavallo per farciuna lenza che si stenda meglio dei sintetici, per finire con la co-struzione con le sole mani e senza morsetto, delle mitiche ed effi-caci mosche in seta e piume di uccelli montani, su cui ci sarebbe dascrivere pagine intere tanti sono i modelli e i comportamenti chehanno in acqua, peculiarità che si ottengono abbinando pochi sem-plici “ingredienti”.

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Forse è questo il vero segreto della valsesiana,la sua apparente semplicità racchiude inveceuna serie di raffinati e geniali piccoli segretibasati sulle capacità e le abilità del pescatore,più che sull’attrezzatura che questi può por-tare con se sul fiume. In questo modo la soddisfazione per la catturaè maggiore e se le catture sono numerose,

cosa usuale vista l’efficacia di questa tecnica,potete credermi, il divertimento è assicurato edifficilmente la valsesiana vi deluderà!Al contrario di come spesso è stata descritta,non si tratta di una pesca sommersa, le mo-sche lavorano in superficie o leggermente “an-negate”e le ferrate avvengono quasi sempre suchiare e fragorose bollate.

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Forse è questo il vero segreto della valsesiana,la sua apparente semplicità racchiude inveceuna serie di raffinati e geniali piccoli segretibasati sulle capacità e le abilità del pescatore,più che sull’attrezzatura che questi può por-tare con se sul fiume. In questo modo la soddisfazione per la catturaè maggiore e se le catture sono numerose,

cosa usuale vista l’efficacia di questa tecnica,potete credermi, il divertimento è assicurato edifficilmente la valsesiana vi deluderà!Al contrario di come spesso è stata descritta,non si tratta di una pesca sommersa, le mo-sche lavorano in superficie o leggermente “an-negate”e le ferrate avvengono quasi sempre suchiare e fragorose bollate.

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Insomma avrete capito che c’è molto da rac-contare e gli argomenti non mancano conside-rando i secoli di storia che si celano dietroquesta tecnica di pesca, una storia tutta ita-liana che ha lasciato numerose tracce anche

nell’arte e partendo dal presupposto che oltreche pescatori siamo un popolo di artisti, dallemie parti quando un bravo pescatore scendesul fiume, guarda caso, osservandolo, si usadire che “pennella l’acqua”!

Per informazioni e dettagli tecnici: [email protected]

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Insomma avrete capito che c’è molto da rac-contare e gli argomenti non mancano conside-rando i secoli di storia che si celano dietroquesta tecnica di pesca, una storia tutta ita-liana che ha lasciato numerose tracce anche

nell’arte e partendo dal presupposto che oltreche pescatori siamo un popolo di artisti, dallemie parti quando un bravo pescatore scendesul fiume, guarda caso, osservandolo, si usadire che “pennella l’acqua”!

Per informazioni e dettagli tecnici: [email protected]

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Borse e marsupi a tenuta stagna by Fish Age

Con la stagione che stiamo affrontando in questa primavera decisamente umida, nessun articolo si presta meglio ad essere presentato se non una serie di oggetti di buffetteria a tenuta stagna, soprattutto se disegnati e progettati da una azienda totalmente italiana.Fish Age, già da qualche anno, ha introdotto sul mercato due interessantissime “duffle bag” interamente realizzate in tessuto antistrappo ed anti acqua le quali, grazie alla totale assen-za di cuciture e cerniere garantiscono una reale tenuta stagna, garantendo di mantenere il loro contenuto totalmente asciutto e sicuro. Le Wetlands Duffle Bag sono prodotte in due misure: 120 e 45 litri e si prestano ottimamente ad essere utilizzate come borsone da viag-gio, borsa porta belly boat, borsa da barca o semplicemente per riporvi waders e scarponi bagnati dopo un’intera giornata passata sul fiume. Il peso di quella più grande arriva ad appena 800 grammi, facendone una eccellente borsa da viaggio dandoci la possibilità di sfruttare davvero al massimo gli attuali 23 Kg di franchigia concessi dalla maggioranza delle compagnie aeree.Altro articolo dalle analoghe caratteristiche tecniche, ma di differente utilizzo, è il Wetlands Hip Bag, un comodissimo marsupio da portare in vita durante le uscite di pesca. Anche in questo caso la sua incredibile leggerezza lo rende comodissimo e pratico per essere indos-sato tutto il giorno ed accompagnarvi sull’acqua senza il continuo pensiero che il suo con-tenuto possa bagnarsi. Macchine fotografiche, documenti, scatole di mosche, panini e tutto ciò che vi riponiamo saranno al sicuro da pioggia, cadute accidentali in acqua e onde del mare.Per uno stretto utilizzo in barca od in ciambella, Fish Age ha inoltre realizzato una bellissima Dry Bag con capacità contenitiva di 20 litri . La Bikiny Dry Bag è realizzata in PVC azzurro/trasparente rinforzato con intreccio in kevlar per renderla virtualmente indistruttibile. Graie alla comoda maniglia in gomma ed alla tracolla regolabile, il trasposto risulta molto comodo e pratico, ed anche in questo caso tutto ciò che metteremo al suo interno resterà totalmen-te asciutto e protetto.

In considerazione della terribile stagione che sta imperversando sulla nostra penisola, il ne-gozio The Fly è lieto di offrirvi una imperdibile offerta per tutto il mese di aprile (solo apri-le), con uno sconto del 30% sui prodotti sopra elencati. Per maggiori informazioni visitate il sito

www.theflystore.net

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TieCranefly1J:sonSweden AB.

Strandvägen 28, SE-443 32 Lerum Sweden.Org. nr. 556818-6455

Momsreg./VAT nr. SE556818645501www.jsonsweden.com

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La prima impressione è la più importante!

Zerbini e tappetini personalizzati con logo, della migliore qualità in tempi molto bre-vi da www.ilmiozerbino.it. Inconsciamente o per un istinto naturale, l‘occhio um-ano tende sempre a guardare in basso, verso il terreno. Perchè non sfruttare questa tendenza utilizzando questa „bassa“ forma di pubblicità per aumentare le vendite o semplicemente invitando con un messaggio, i passanti ad entrare? Non ci sono op-portunità migliori per promuove il logo aziendale in modo sostenibile per il subcon-scio, utilizzando il „MARCHIO“ in maniera psicologica.Volete utilizzare la vostra area d‘ìngresso per promuovere articoli e offerte?Perchè allora non valorizzarla con un tappeto Corporate Identity personalizzato con i propri colori aziendali o loghi specifici per marchiare, con classe e design, il vostro ingresso.

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96 Confluneze | Magazine | Speciale Confluneze | Magazine | Speciale 97

• Dimensioni individuali fino a un massimo di 195 cm x 600 cm• Altissima qualità di stampa• Assolutamente antiscivolo grazie all‘utilizzo di una gomma nitrilica.• Robusto e resistente, assorbe lo sporco e l‘acqua in grandi quantità• Bordo di 20 millimetri – possibile anche senza bordo • Lavabile in lavatrice a 40° e adatto all`asciugatore

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www.confluenze.com