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CONFUSIONI di Alan Ayckbourn Personaggi: FIGURA MATERNA LUCIA GINEVRA LUCA AL BAR ENRICO PAOLA BEATRICE CAMERIERE FRA UN BOCCONE E L’ALTRO CAMERIERE PONTI EMMA MARTINO LISA LA FESTA DI GOFFREDO EMMA MILLI GOFFREDO VICARIO STEFANO DUE CHIACCHIERE AL PARCO ARTURO BICE CARLO DORIANA ERNESTO

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CONFUSIONIdi Alan Ayckbourn

Personaggi:

FIGURA MATERNA

LUCIAGINEVRALUCA

AL BAR

ENRICOPAOLABEATRICECAMERIERE

FRA UN BOCCONE E L’ALTRO

CAMERIEREPONTIEMMAMARTINOLISA

LA FESTA DI GOFFREDO

EMMAMILLIGOFFREDOVICARIOSTEFANO

DUE CHIACCHIERE AL PARCO

ARTUROBICECARLODORIANAERNESTO

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PRIMO ATTOFIGURA MATERNA

Soggiorno di Lucia. È una stanza disordinata, con tracce dell’esistenza di bambini. Lucia entra di corsa proveniente dalle camere da letto e diretta in cucina. È sciatta, struccata, in vestaglia e pantofole.

LUCIA - (Forte, dietro di sé) Nicholas! Resta nel letto tuo e non dare fastidio a Sarah. (Il telefono squilla. Lucia esce in cucina, tornando subito con un bicchier d’acqua) Eccomi, Jamie, tesoro, la mamma torna subito con la bumba… (Passa accanto al telefono, alza il ricevitore e lo riappende) Ecco la mamma, Giacomo, la mamma viene subito. (esce in camera da letto col bicchiere. Suona il campanello della porta d’ingresso. Una pausa, quindi il suono si ripete. Lucia torna dalle camere da letto) Sarah! Sei una cattivaccia. Lo sciroppo di Giacomo non è un giocattolo, quante volte te lo devo dire? È per i dentini di Giacomo… (Campanello. Lucia lo ignora ed esce in cucina e riemerge con un rotolo di carta igienica e ne strappa manciate, come per eseguire una gigantesca operazione di pulizia) Nicholas, se quando entro non ti trovo a letto ti do le tottò sul sederino. (campanello. Lucia esce in camera da letto. una pausa. Entra dalla cucina Ginevra)GINEVRA - (Chiama timidamente) Hu-hu!LUCIA - (Forte, dietro di sé, come prima) Adesso a nanna, subito. (Vedendo Ginevra) Oh.GINEVRA - Salve. Lo dicevo io che era in casa.LUCIA - Sì.GINEVRA - E infatti c’è.LUCIA - Sì.GINEVRA - Salve.LUCIA - Sa1ve. (Una breve pausa) Chi è lei?GINEVRA - La porta accanto.LUCIA - Eh?GINEVRA - Abito alla porta accanto. La signora Baldi, Ginevra, si ricorda?LUCIA - (Vagamente) Ah, sì, salve.GINEVRA - Salve. Ho suonato a tutte e due le porte ma nessuno…LUCIA - No, ai campanelli non ci faccio molto caso.GINEVRA - Oh.LUCIA - Ho già abbastanza da fare.GINEVRA - Oh, sì. Coi bambini, vero? Come stanno?LUCIA - Bene.GINEVRA - Bene, Tre ne ha, vero?LUCIA - Sì.GINEVRA - Portano via tanto tempo, ma ne vale la pena.LUCIA - Non ho troppa scelta.GINEVRA - Già.LUCIA - Bene.GINEVRA - Ah, ma io non voglio… se ha da fare…LUCIA - No.GINEVRA - Voglio dire, se stava andando a letto.LUCIA - A letto?GINEVRA - (Indicando la tenuta di Lucia) Beh…LUCIA - Oh, no. È solo che oggi non mi sono vestita. Tutto qua.GINEVRA - Oh. Ma sta bene?LUCIA - Sì. Non dovevo andare in nessun posto.GINEVRA - Oh, beh…LUCIA - Sono settimane che non vado in nessun posto.GINEVRA - Peccato.LUCIA - E sono settimane che non mi vesto!GINEVRA - Ah. Già, infatti, devo dire che non l’abbiamo mai, vista. Non che stessimo curiosando, per carità, però non l’abbiamo mai vista.LUCIA - No. Vuole sedersi?

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GINEVRA - Oh, grazie. Un minutino solo.LUCIA - Se trova un posto. (Scansa un giocattolo)GINEVRA - (Sedendosi) Sì, a dire la verità ci chiedevamo se si sentiva bene. Io e mio marito… Luca, mio marito… è stato lui à farmi notare che non la vedevamo da un po’ di tempo.LUCIA - Sì.GINEVRA - Certo, sentivamo i bambini. Nessun fastidio, per carità. Li sentivamo ma non vedevamo lei.LUCIA - No. (Durante quanto segue raccoglie vari giocattoli e li mette nel box)GINEVRA - Né suo marito.LUCIA - No.GINEVRA - Ma poi ho detto a Luca “se avessero bisogno di noi, si farebbero vivi”. Se invece vogliono stare per conto loro, padronissimi. Cioè, per questo hanno tirato su quel muro tutt’intorno al giardino, no? Per stare per conto loro. E per noi va benissimo.LUCIA - Sì.GINEVRA - E poi dieci minuti fa abbiamo ricevuto questa telefonata.LUCIA - Telefonata?GINEVRA - Sì. Ha risposto Luca, mio marito e gli dicono “accetta una telefonata a carico da un telefono pubblico a Matera”, e Luca dice “chi mai conosciamo a Matera”, e io dico “assolutamente nessuno”, e lui dice “beh, questa è buona, si può sapere chi ci chiama? È qualcuno che conosciamo? Se non lo conosciamo non vogliamo buttar via soldi per parlarci, ma se lo conosciamo come niente è un’emergenza e dopo ci resta il rimorso.” E la centralinista dice “fate un po’ come vi pare”. Così l’abbiamo accettata, ed era suo marito.LUCIA - Enrico?GINEVRA - Sì, Enrico. Il signor Calindri.LUCIA - E che voleva?GINEVRA - Beh… Era preoccupato. Dice che la chiama da molti giorni ma non risponde mai nessuno.LUCIA - Oh. Io ai telefoni non ci faccio molto caso. (tende l’orecchio per sentire i bambini)GINEVRA - Oh. In ogni modo, sembrava molto preoccupato. E allora ho detto che mi sarei affacciata a controllare. Ho qui il suo numero se lei volesse… (È evidente che Lucia non ascolta) Ma lei sta bene?LUCIA - Sì, sentivo cosa faceva Nicholas.GINEVRA - Ah. È il piccolo?LUCIA - No.GINEVRA - (Con calore) Ah.LUCIA - Mi scusi, sono una gran maleducata. È che non… parlo con nessuno da parecchi giorni. Mio marito a casa ci sta poco.GINEVRA - Ah capisco benissimo. Vuole il suo numero?LUCIA - Eh?GINEVRA - Il numero di suo marito a Matera. Lo vuole? Ha detto che è in albergo e non si muove di lì.LUCIA - No.GINEVRA - Ah. (Posa vivacemente un pezzetto di carta sul tavolinetto) Beh, eccolo qua.LUCIA - Vuole bere qualcosa?GINEVRA - Bere? (pensando ad un drink) Oh… beh… che ore sono? Beh… non so se è il caso. Oh, sì, beh… perché no? Sì, grazie. Perché no? Appena appena.LUCIA - Arancia o limone?GINEVRA - Come ha detto?LUCIA - Spremuta di arancia o spremuta di limone. O del latte?GINEVRA - Ah, capisco. No, io pensavo che dicesse…LUCIA - Su, avanti. Arancia o limone?GINEVRA - Non è che per caso potrei avere un caffè?LUCIA - No.GINEVRA - Oh.LUCIA - Il caffè tiene svegli. La spremuta di arancia è la cosa migliore.GINEVRA - Oh…LUCIA - (Avviandosi) Buona lì, ferma. E con le mani a posto. Torno subito. (Esce. Ginevra resta seduta, è nervosa. Dopo un po’ si alza, guarda titubante verso la cucina, torna a sedere. Suona il campanello. Ginevra guarda verso la cucina, nessun segno di Lucia. Il campanello suona ancora, Ginevra si alza, esitante)GINEVRA - (Forte) Signora, ehm…LUCIA - (dalla cucina) un momento, un momento! Arrivo… (Campanello. Ginevra esce per aprire. Lucia

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rientra con il succo) Eccoci qua, Ginevra… (Si guarda intorno contrariata. Forte) Ginevra! È sul tavolo. (Posa il succo d’arancia sul tavolinetto ed esce. Ginevra rientra con Luca in maniche di camicia)GINEVRA - (Sottovoce) Vieni dentro un attimo.LUCA - Stavo guardando la partita.GINEVRA - Un attimo solo.LUCA - Non capivo che fine avevi fatto. Dovevi solo darle il numero…GINEVRA - Voglio che tu la veda. Voglio sentire che ne pensi. Secondo me non sta bene.LUCA - Che?GINEVRA - Beh, sembra un po’…LUCA - È malata?GINEVRA - Non lo so.LUCA - Beh, o è malata o non le è.GINEVRA - Sttt. (Lucia torna dalla cucina con un piatto di biscotti)LUCIA - Eccoci qua. (Vede Luca) Oh.LUCA - Buonasera.LUCIA - Ciao.GINEVRA - Mio marito.LUCIA - Luca, vero?LUCA - Sì.LUCIA - Che bel nome. (Indica il divano) Su, sedetevi. (esegue) Hai bevuto la spremuta d’arancia, Ginevra? GINEVRA - Sì, grazie. (Prende il bicchiere di succo d’arancia e si siede)LUCA - Spremuta d’arancia?GINEVRA - Sì.LUCA - Che fai, la bevi?GINEVRA - A me piace la spremuta d’arancia.LUCIA - Sorpresina! Qui ci sono dei cioccobicchi buoni buoni. Però non li dovete mangiare tutti. Mi fido di voi. (Si rimette a rassettare la stanza)GINEVRA - (continuando ad assecondarla) Che bellezza. (Senza parlare mima a Luca un “di’ qualcosa”)LUCA - Sì, beh… allora come va… eh, scusi, non mi ricordo… Lucia, vero?LUCIA - Signora Calindri.LUCA - Sì, signora Calindri. Come sta?LUCIA - Sto benissimo, grazie, Luca. Sei molto carino a chiederlo.LUCA - E Enri… E il signor Calindri?LUCIA - Stava bene anche lui. L’ultima volta che l’ho visto. Ginevra, cara, cerca di non fare tutto quel rumore quando bevi.GINEVRA - Scusi.LUCA - Sì, dicevamo che suo marito sta sempre in giro. Beh, certo, col lavoro che fa.LUCIA - Sì. (Si mette a piegare tovagliolini)LUCA - Chi ci sta sempre e chi non ci sta mai. Prenda me. Io a casa ci sto alle sei spaccate tutte le sere. Questa vuole così e non si sgarra. (Una pausa) Sa, mi fa un po’ invidia suo marito, sempre in viaggio. Per un uomo è più naturale. Beh, prima era così. La donna nella caverna e l’uomo fuori che cacciava. Oddio, a quei tempi lì l’uomo se ne andava a caccia di roba da mangiare. Oggi si caccia qualcos’altro, no?GINEVRA - (In un sibilo) Luca!LUCA - Oggi si va a caccia di altre cosette! (Annuisce e strizza l’occhio)LUCIA - Adesso non fare lo sciocchino, Luca.LUCA - Come? Ah… scusi. (Una pausa. Luca mangia un biscotto. Ginevra sorseggia la spremuta)GINEVRA - Ottima questa spremuta d’arancia.LUCIA - Piena di vitamina C.LUCA - No, sul serio, un uomo non lo puoi mica mettere in gabbia. Se fai così, lo perdi.LUCIA - Questo, sarà vero anche per le donne, non credi?GINEVRA - Sì, certo, giustissimo.LUCA - Come sarebbe a dire, giustissimo?GINEVRA - Beh…LUCA - Tu ci stai bene a casa, no?GINEVRA - Sì, ma… sì, certo… Però…LUCA - Appunto, è come dico io. Tu sei la donna, stai bene a casa a fare quello che devi fare. Io sono l’uomo, e ho bisogno di uscire e andare in giro.

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GINEVRA - Solo perché sei costretto. Altrimenti non ti sposteresti di un centimetro. Tu, quando proprio non devi uscire, ti metti in poltrona, guardi la TV e vai a letto.LUCA - Mi devo rilassare.GINEVRA - Non fai altro che rilassarti.LUCA - Me lo vorresti negare?LUCIA - Adesso non vi bisticciate. Non voglio sentirvi bisticciare.LUCA - Eh?GINEVRA - Scusi.LUCIA - Vuoi un po’ di spremuta d’arancia, anche tu, Luca? È per questo che fai così?LUCA - Ehm… Oh, no… (Strizza l’occhio, poi allunga la mano verso un biscotto) Invece prendo un altro di questi, se permette. (Lucia gli dà uno schiaffetto sulla mano)LUCIA - Un momento. Quanti ne hai mangiati?LUCA - È il secondo. È solo il secondo.LUCIA - Va bene, ma poi basta. Secondo e ultimo. Ti prendi un bicchiere di latte. Quello sì che ti fa bene.LUCA - (Facendo per alzarsi) Oh, no… grazie, il latte no, grazie.LUCIA - (Avviandosi in cucina) Aspetta lì. (Vedendo che Luca si è alzato a metà) E non saltare qua e là mentre stai mangiando, Luca. (Esce in cucina)LUCA - Hai ragione. È strana.GINEVRA - Te lo avevo detto.LUCA - Non mi sorprende che lui se la sia squagliata. Intanto, io e te diamoci una calmata, e smettila con questa storia.GINEVRA - Quale storia?LUCA - Questo fatto che io sono pantofolaio.GINEVRA - Ma è vero.LUCA - Prima di tutto non è vero, e poi io ci faccio una figura da idiota.GINEVRA - Ho detto solo…LUCA - E anche se è vero, non c’entra niente che tu lo dica davanti a degli estranei.GINEVRA - Mamma mia quanto sei permaloso! Come parlo sbaglio di questi tempi, è così?LUCA - Quasi sempre. Ora che mi ci fai pensare.GINEVRA - Non fai altro che punzecchiarmi. Ce l’hai con me dalla mattina alla sera. Sei di cattivo umore da quando ti alzi fino a che non torni a letto.LUCA - Ma di che parli?GINEVRA - Brontoli e ti lamenti…LUCA - Ma stai un po’ zitta.GINEVRA - Starti accanto è diventato un supplizio, dico davvero.LUCA – Ti ho detto di stare zitta.GINEVRA - (Più calma) Certe volte penso che se tu te ne andassi sarebbe meraviglioso.LUCA - Non mi tentare. Credi mi faccia piacere passare tutte le sere della mia vita seduto a guardarti… (butta a terra il biscotto) Perché diavolo sto mangiando queste schifezze? (Afferra il succo e lo tracanna. Si alza)GINEVRA - Quello era mio, se non ti dispiace. (Si alza e batte il piede in terra). Mi hai bevuto tutta la mia spremuta d’arancia. (Entra Lucia con un bicchiere di latte)LUCIA - Cosa sono questi salti? (Ginevra si siede)LUCA - Dobbiamo andare, mi dispiace.LUCIA - Non prima di avere finito, siediti!LUCA - Senta, chiedo scusa se…LUCIA - (Vedendo che Ginevra è sconvolta) Che cosa è successo a Ginevra?GINEVRA - (Tirando su col naso) Niente.LUCIA - Che cosa le hai fatto?LUCA - Niente.LUCIA - Ecco il tuo latte.LUCA - Grazie.LUCIA – Anche se non lo meriti.LUCA – E infatti non lo voglio.LUCIA - Non essere maleducato.LUCA - Mi ha sempre fatto schifo.LUCIA - Non ho intenzione di sprecare il fiato a discutere. Vuol dire che non vuoi diventare grande e forte.

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LUCA - Senta un momento.LUCIA - Se vuoi restare una mezza cartuccia sono affari tuoi ma quando cominceranno a cascarti le unghie e i denti non venire a piagnucolare da me. (Posa il latte e prende i biscotti) Ginevra lo vuoi un cioccobicco?GINEVRA - No, grazie.LUCIA - Andiamo, ciocchibicchi buoni buoni.GINEVRA - No, davvero.LUCA - Allora, Ginevra, ti muovi sì o no?LUCIA - Beh, quand’è così, bevi. Soffiati il naso e bevi, da brava. (Vede il bicchiere) Ah, è finito. Lo hai bevuto tutto insieme, eh?GINEVRA - Non l’ho bevuto io. È stato lui.LUCIA - Cosa?GINEVRA - Lo ha bevuto lui.LUCIA - Luca, la hai bevuto la sua spremuta d’arancia?LUCA – Io andrei…LUCIA - Hai bevuto la spremuta d’arancia di Ginevra?LUCA - Senta, buonasera.GINEVRA - Sì, è stato lui.LUCIA – Cattivo monello.GINEVRA - Lui si prende sempre tutto quello che vuole.LUCIA – Non si fa, Luca.GINEVRA - Non si sogna mai di chiedere.LUCA - Beh, io me ne vado.LUCIA - Non prima di aver chiesto scusa a Ginevra.LUCA - Buonanotte. (Esce)LUCIA - (Gli grida dietro) E guai se torni qui senza prima aver chiesto scusa. (A Ginevra) Non gli badare. Mi dispiace tanto, ma non ammetto che nessuno si comporti in quel modo. Chiunque sia.GINEVRA - Ora farà il muso. Per giorni e giorni.LUCIA - Peggio per lui.GINEVRA - No. È solo che se la prende sempre con me e io… (Si mette a piangere) scusa… non volevo…LUCIA - (Carezzevole) Su, su. Andiamo. Non c’è niente di male. Su, su.GINEVRA - Mi scusi. (Continua a piangere)LUCIA - C’è qualcuno che ti sta guardando, sai.GINEVRA - E chi?LUCIA - (Prendendo una bambola) Jimmy il leprotto. C’è Jimmy il leprotto che ti sta guardando) Non ti vorrai mica far vedere da Jimmy il leprotto mentre piangi, vero? Vero?GINEVRA - (Poco persuasa) No…LUCIA - Vero, signor Jimmy? (Fa fare di no alla testa di Jimmy) Dice di no. Smetti di piangere, Ginevra. Sì… sì… (Ginevra emette una risatina imbarazzata) Così va meglio. Era una risatina, signor Jimmy? Era una risatina? (Agita qua e là il leprotto, portandolo al viso di Ginevra e poi allontanandolo) Era una risatina? Era una risatina? Era una risatina? (Ginevra ride senza controllarsi. Entra Luca e si ferma esterrefatto)LUCA - Ehm… (Lucia e Ginevra si rendono conto della sua presenza) Ehm… mi sono chiuso fuori.LUCIA - Sei tornato a chiedere scusa?LUCA - Ce l’hai la chiave, Ginevra?GINEVRA - Sì.LUCA - Dammela.LUCIA - Prima devi chiedere scusa.LUCA - Io non chiedo scusa a nessuno. Voglio solo la chiave per rientrare in casa, se non le spiace. Forza.GINEVRA - (Estraendo la chiave dalla borsetta) Eccola.LUCIA - Ginevra, non gliela dare. Prima deve chiedere scusa.LUCA - Ginevra, dammi quella chiave.LUCIA - No, Ginevra. La prendo io. Dalla a me!LUCA - Ginevra.LUCIA - Ginevra.GINEVRA - (Combattuta) Ehm…LUCIA - (Con energia) Ginevra, dammi immediatamente quella chiave. (Ginevra gliela dà)LUCA - Le dispiacerebbe darmi la chiave di casa mia?LUCIA - Certo. (Pausa) Non appena avrai chiesto scusa a Ginevra.

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LUCA - Non chiedo scusa a nessuno.LUCIA - E allora resti senza chiave.LUCA - Stia a sentire, io domani devo andare a lavorare, e non ho proprio voglia di mettermi a fare dei giochi con una pazza frustrata…GINEVRA - Luca…LUCIA - Non gli badare, Ginevra. Fa il prepotente.LUCA - Me la dà questa chiave, sì o no?LUCIA - Prima devi chiedere scusa.LUCA - Me la devo venire a prendere?LUCIA - Tu provaci. Devi solo provarci, signorino.LUCA - E va bene. (Fa un passo verso Lucia)GINEVRA - Luca…LUCIA - Tu provaci e vedrai cosa ti succede.LUCA - (trattenuto dal tono di lei, incerto) Non scherzo mica.LUCIA - Neanch’io.LUCA - Senta, non voglio… mi dia la chiave, da brava…LUCIA - Prima devi chiedere scusa a Ginevra.LUCA - Oh, santa ma… E va bene. (A Ginevra) Scusa.LUCIA - Con garbo.LUCA - Mi dispiace davvero, Ginevra. E ora mi dia la chiave!LUCIA - Dopo che hai bevuto il latte. Ti siedi e bevi il tuo latte.LUCA - Ma porca miseria… (Si siede)LUCIA - Così va meglio.LUCA - Io il latte lo odio.LUCIA - Bevilo tutto. (Luca fa una smorfia e prende il bicchiere. Non vista da Lucia, Ginevra gli mostra la lingua. Luca sbatte il bicchiere sul tavolo e va verso di lei, come per colpirla)LUCIA - Luca!LUCA - Mi ha fatto la linguaccia!LUCIA - Stai seduto.LUCA - Ma lei…LUCIA - Seduto! (Luca si siede, torvo. Ginevra lo guarda beffarda) E tu non fare così, Ginevra. Una bambina che conosco è rimasta così, con la lingua penzoloni, per tutta la vita. E stai dritta con le spalle. (obbedisce)LUCA - (Bevendo un sorso del latte) È cattivo! (Silenzio. Beve un altro sorso) È caldiccio. (Silenzio. Altro sorso) Alla televisione c’è una partita internazionale.LUCIA - Finché non hai bevuto tutto il latte non c’è nessuna partita. Forza, Ginevra, aiuta Luca a bere il suo latte. “E là sulla montagna…”GINEVRA - “Glu, glu, glu…”GINEVRA - e LUCIA - (Insieme) “Bevono i sette nani… glu, glu, glu…” (Bis)LUCA - (Vuotando il bicchiere con un sorso gigantesco) Ecco fatto. (Si asciuga la bocca)LUCIA - Bravo.LUCA - Posso avere la chiave ora, per favore?LUCIA - Eccola qua. (Luca viene a prenderla) Come si dice?LUCA - Grazie.LUCIA - Bene. Sparite adesso, tutti e due.GINEVRA - (Baciandola sulla guancia) Buonanotte.LUCIA - Buonanotte, cara. Buonanotte, Luca.LUCA - (Dandole un bacetto anche lui) Buonanotte.LUCIA - E se arriva l’orco Bacù?LUCA - Chiudo gli occhi e non c’è più.LUCIA - Luca, dai la mano a Ginevra. (si prendono per mano) Bada che arrivi a casa sana e salva.LUCA - Buonanotte.GINEVRA - Notte notte.LUCIA - Notte notte. (i due escono per mano. Lucia gli manda bacini con un sospiro) Che impiastri questi bambini. (Il telefono squilla. Lucia, passandogli accanto, lo prende e lo riattacca. Su questo gesto, le luci si dissolvono parte la musica e inizia il cambio scena. Una volta sparito l’arredo della sala, mentre comincia l’allestimento del bar, c’è un passaggio da quinta a quinta di Enrico con un cellulare in mano)

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ENRICO - Oh porca miseria, un’altra volta. Pronto… pronto…. (si agita) Signorina… Pronto… pronto… Signorina, ma ci dev’essere un guasto sulla linea. Non riesco a parlare con mia moglie… Le dispiace? Dispiace anche a me! Vogliamo darci una mossa? (Riattacca) Provi ancora, maledizione. (Enrico esce dalla scena. Su questo, si accendono le luci e la scena si è mutata in un bar)

AL BAR

Il bar di un albergo di seconda categoria. Musica diffusa, sommessa. Paola, ragazza fra i venti e i trent’anni, se ne sta sola a un tavolino, con accanto soprabito e borsetta. Sul tavolino sono la sua vodka e acqua tonica, e un whisky e soda non finito. Enrico, uomo che ha passato i quarant’anni, torna e si siede accanto a lei.

ENRICO - Scusi. Mi scusi tanto. Cominciava a sentirsi sola?PAOLA - No.ENRICO - Non ci si crede. Con tutto il casino che ho fatto, non ce l’ho fatta. Sento lo squillo e poi zac, smette di colpo. Ci dev’essere un guasto alla linea. Cin cin. (Beve)PAOLA - Chi cercava di chiamare?ENRICO - Mia moglie.PAOLA - È sposato?ENRICO - Sì.PAOLA - E figli ne ha?ENRICO - Sì, sì… che ne dice di un altro?PAOLA - Oh, beh, uno solo.ENRICO - (Chiama) Cameriere. (A Paola) Lo stesso? Vodka e tonic?PAOLA - Perfetto. (Compare il Cameriere)ENRICO - Ah, cameriere. Il bis, per favore. Vodka e tonic e whisky e soda.CAMERIERE - Subito, signore. (Il Cameriere esce)ENRICO - Ma lo sa che è incredibile. Questa mattina, dico, alla fiera, quando mentre giravo il pianterreno ho visto voi due, lei e la sua amica… come si chiama?PAOLA - Beatrice.ENRICO - Beatrice. Bel nome. Paola e Beatrice… bei nomi tutti due… e mi sono detto, eh no, queste non sono di qui. Due tipini di classe come voi due sono fuori posto, alla fiera. Queste sono in visita. Per la promozione di… che articolo vendevate?PAOLA - Profumo.ENRICO - Come sono andate le vostre dimostrazioni? Tutto bene?PAOLA - Sì, sì, benissimo. È solo un piccolo giro promozionale per la nuova linea.ENRICO - Sarebbe questo aroma delizioso che sento anche adesso?PAOLA - Ah, sì, infatti me ne sono messa un po’ anch’io.ENRICO - Ottimo. Proprio ottimo.PAOLA - Sta andando molto bene. È esotico senza essere stucchevole.ENRICO - Come lo trova, questo posto?PAOLA - Non mi lamento.ENRICO – Secondo me è tremendo. Un cimitero. Ho fatto due passi lungo la strada principale, alle sette e mezza di un sabato sera, senza incontrare anima viva.PAOLA - Ci viene spesso qui?ENRICO - Più o meno una volta ogni due mesi. Solo un controllino delle vendite. Non è che la mia ditta la prenda molto sul serio, questa zona. I consumi sono ridicoli. Noi siamo piuttosto esclusivi, sa.PAOLA - Noi di profumo ne abbiamo venduto un sacco.ENRICO - Sì, certo, lì non c’è problema ma noi trattiamo capi di alta moda. E qui non c’è tanta richiesta per quella roba lì. Qui in maggioranza sono operai. (La musica diffusa si attenua e cessa)PAOLA - Non c’è molta gente giovane. Lo abbiamo notato anche noi.ENRICO - Infatti. Non ci sono molte ragazze come… beh, come lei, per esempio. A lei i nostri abiti starebbero benissimo. Magnificamente.PAOLA - Davvero?ENRICO - Sì. (Fissandola) L’arancione. Il mandarino. Ecco i suoi colori.PAOLA - Dice?ENRICO - Assolutamente. Lei si dovrebbe buttare sulle tinte mandarino. Sono bravissimo ad assegnare a

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una donna il colore che fa per lei.PAOLA - Davvero?ENRICO - Vede, per me lei è la tipica ragazza di oggi, ha bisogno di colori moderni, di una linea moderna. Ha mai fatto la mannequine, per caso?PAOLA - No, non credo di avere il…ENRICO - Andiamo, andiamo. Un po’ di curve nei posti giusti non hanno mai danneggiato nessuno. Certi modelli che abbiamo le starebbero d’incanto. (Torna il Cameriere con i drink) Grazie. La vodka alla signora.CAMERIERE - Prego, signore. Prego, signora.ENRICO - Lo mette sul conto della camera 2-4-9, per favore?CAMERIERE - 2-4-9. Benissimo, signore. (Esce)ENRICO – Lei è sposata, per caso?PAOLA - No, ci mancherebbe altro.ENRICO - Perché, nono le piace l’idea?PAOLA - Per il momento, no.ENRICO - Lei è molto saggia. Glielo dico io. Giri al largo.PAOLA - Non si faccia sentire da sua moglie.ENRICO - Beh, lei capisce quello che voglio dire. Si invidia sempre quello che non si ha, non crede?PAOLA - Davvero? A lei cosa manca?ENRICO - La libertà. Ai vecchi tempi se avessi incontrato una persona attraente… come lei …PAOLA - (Ridendo) Io?ENRICO - No… scherzi a parte… sul serio… magari poi le cose, se uno le lascia succedere…PAOLA - Che genere di cose?ENRICO - Beh, dipende dalla ragazza, no?PAOLA - Ah, capisco.ENRICO - Un boy-friend, ce l’ha?PAOLA - Niente di serio.ENRICO - Sciolta?PAOLA - Più o meno.ENRICO - Alla sua età è normale. Quanti anni ha? Ventuno, direi, a occhio e croce.PAOLA - Magari.ENRICO - Come, ancora meno?PAOLA - Venticinque.ENRICO - Venticinque? Ma va. Trentasette.PAOLA - Davvero?ENRICO - Trentasette. Non me li dava, trentasette anni, vero?PAOLA - No.ENRICO - Non male per trentasette anni, comunque. Trovo meraviglioso che oggi una ragazza di oggi come lei possa prendere tempo, guardarsi in giro, conoscere qualche uomo per conto suo… magari anche andarci a letto, se le va… senza tanti impegni. È meraviglioso.PAOLA - Cosa le fa pensare che io faccia così?ENRICO - No, quello che dico è…PAOLA - Non vado mica a letto a destra e a sinistra, sa?ENRICO - No, non dicevo questo.PAOLA - Non è il tipo di cosa che mi piace fare.ENRICO - Ma no, si capisce. (In evidente imbarazzo, alza il bicchiere) Cin cin.PAOLA - Allora. Lei dove abita?ENRICO - Io? A Roma.PAOLA Oh.ENRICO - E lei?PAOLA - A Roma.ENRICO - Davvero? (Silenzio) Per tornare a quello che dicevamo prima. Noi siamo due adulti. E questo è ora, oggi, il presente. Possiamo starcene qui a parlare… beh, di tutto quello che vogliamo… diciamo per ipotesi… di sesso… senza provare il minimo imbarazzo. (Una pausa) Io posso starmene qui, a questo tavolino, bere un whisky in un albergo pubblico, facendo conversazione con una ragazza molto, molto attraente, senza provare il minimo imbarazzo. E lei può fare lo stesso. Lei può fare lo stesso.PAOLA - Sì, è un albergo simpatico.ENRICO - Non è male. (Avvilito) Cin cin. (Una pausa) Le camere sono discrete.

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PAOLA - Sì.ENRICO - Singola.PAOLA – No, doppia.ENRICO - Lei e chi?PAOLA - Io e Beatrice.ENRICO - Ah, già. È la sua amica?PAOLA - Sì.ENRICO - Io ho una doppia. Cioè, ci sono solo io, però ho una doppia. Non sopporto le stanze piccole. E poi, è meglio essere sempre pronti, no?PAOLA - Come?ENRICO - (Ridendo) No, è una camera speciale, la 2-4-9. Cerco sempre di farmela dare, quando capito qui. Bagno attaccato, tutti i comfort. Ecco qua, guardi… (Mostra la sua chiave) 2-4-9. Camera 2-4-9. Secondo me è la camera più silenziosa che hanno. Non dà sulla strada. È dietro l’angolo.PAOLA - Bene…ENRICO - E voi due dove siete?PAOLA - Eh?ENRICO - A quale numero?PAOLA - Oh, lo sa che le dico? Al momento non me lo ricordo.ENRICO - Beh, speriamo che se lo ricordi la sua amica. Altrimenti passerà tutta la notte a cercare la sua stanza, no? Magari finisce alla 2-4-9, se ho fortuna. (Ride) Cin cin. (Una pausa) Non vuole dare un’occhiatina svelta svelta alla 2-4-9? Per vedere se le va a genio. Nel caso che dovesse tornare qui.PAOLA - Oh, no.ENRICO - Soltanto un salto al piano di sopra, infilare il naso nella porta, e vedere cosa gliene pare.PAOLA - No, non potrei, davvero…ENRICO - Un momento, un momento, ho un’idea migliore. Lo sa che cosa ho su di sopra? Me ne sono appena ricordato, ho una bottiglia di whisky. Le piace il whisky?PAOLA - No, lo detesto.ENRICO - Già, infatti, come dicevo, lei è un tipo da vodka, vero? Meglio ancora, dico due paroline all’amico qui, gli faccio mandare su una bottiglia di vodka. Io bevo il whisky, lei beve la vodka, festeggiamo.PAOLA - No, sul serio, lei è molto gentile ma preferisco di no.ENRICO - Come vuole lei. Se preferisce possiamo andare in camera sua.PAOLA - No, grazie tante lo stesso.ENRICO - Non c’è problema. Pronta per un altro? (Riferendosi al drink. Entra Beatrice)PAOLA - Lei è molto gentile ma… (la vede) Eccola lì. Beatrice! Beatrice, questo è… ehm, Enrico, vero?ENRICO - (Si alza)Enrico Calindri, piacere. Posso offrirle qualcosa da bere, Beatrice?BEATRICE - Sì, prendo un gin e tonic, grazie.ENRICO - Gin e tonic per Beatrice. Un’altra vodka per Paola.PAOLA - No, no.ENRICO - (Chiama) Cameriere!BEATRICE - (Sedendosi) Dio mio, questo posto è una galera.ENRICO - (Si risiede) Proprio quello che stavamo dicendo anche noi, vero, Paola? Dopo le sei è un cimitero.ENRICO - Cameriere! Dove diavolo si è cacciato? Vado io. Voi aspettatemi qui, ragazze, ci metto un secondo. Beatrice ha sete, non dobbiamo permetterlo. (Esce nel bar)BEATRICE – Chi è il tuo amico?PAOLA - Che ti devo dire. Era quello che traccheggiava intorno al banco stamattina. Quello che faceva le battutine.BEATRICE - Ah già, è vero. È lui. E come ci sei finita?PAOLA - Tu eri in ritardo e mi ha arpionata lì sola in mezzo alla hall.BEATRICE - E allora andiamocene, no?PAOLA - È andato a prenderci da bere.BEATRICE - E allora mica vorrai che ci si appiccichi,PAOLA - Oramai che ci siamo, possiamo anche bere un’altra cosa.BEATRICE - E va bene. Dopo però gli diciamo che dobbiamo tornare al nostro albergo. PAOLA - Non si può. Crede che stiamo qui.BEATRICE - Cosa glielo ha fatto credere?PAOLA - Non lo so, se lo è messo in testa. Se gli diciamo che stiamo alla “Spiga”, quello ci viene dietro.BEATRICE - E perché dovrebbe?

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PAOLA - Perché è uno di quelli. Abbiamo parlato per cinque minuti e già ha provato a portarmi in camera.BEATRICE - Non ho ancora capito perché sei voluta venire in questo posto. PAOLA - Beh, Simone ha detto che era carino.BEATRICE - E tu ti fidi ancora di Simone. (Enrico torna con i drink)ENRICO - Eccoci qua, ragazze. (Porge i bicchieri) Ecco il gin, ecco la vodka. Cin cin.PAOLA - Salute.ENRICO - Ha dato un’occhiata alla città?BEATRICE - Ah, sì, ho fatto due passi.ENRICO - Come posto per passeggiare non è un granché, vero?BEATRICE - No.ENRICO - Beh, è la vita. Quando mi sono svegliato stamattina e mi sono ricordato che dovevo venire qui, mi sono scoraggiato. E poi che succede? Finisco con due belle ragazze che mi fanno compagnia. PAOLA - Sì.ENRICO - Io e Paola abbiamo fatto un gioco. Che dice? Vogliamo vedere come me la cavo con Beatrice?BEATRICE - Cosa?ENRICO - Dunque, guardando Beatrice… penso subito al blu. Ho ragione? Il blu le sta bene, giusto?BEATRICE - A me?ENRICO - È il colore ideale per lei. Il blu.BEATRICE - No, io il blu non lo porto mai. Lo odio.ENRICO - Beh, io mi sbaglio di rado. Si immagini vestita di blu. Non parlo del blu elettrico e neanche del blu scuro… penso piuttosto all’azzurro chiaro. Come un vestito che abbiamo in questo momento, di una fibra nuova, fatta a mano, col dieci per cento di lana… ingualcibile…È un azzurro veramente stupendo. Una specie di azzurro ghiaccio. La valorizzerebbe in un modo incredibile. Sarebbe veramente fantastica. Eh, beh. Cin cin. No, come dicevo, mai me lo sarei aspettato di passare la serata con due ragazze sensazionali.BEATRICE - Quando si dice la fortuna, eh?ENRICO - Giusto, Beatrice, parole sante. Allora? Come la vogliamo passare, questa serata?BEATRICE - Beh, noi dovremmo andare…ENRICO - Calma, calma. C’è tutto il tempo. Prima bevete con calma il vostro drink, e poi decidiamo: la notte è giovane, come dicono. Beh, nel mio caso, sono giovane di cuore. (Ride).PAOLA - Veramente non abbiamo in programma di fare grandi, cose, stasera.ENRICO - Nessuna obiezione, restiamocene qui. Io per me ci sto. Ci mangiamo qualcosa più tardi.PAOLA - Oh, no.ENRICO - Pago io. Pago io. È un piacere che non mi capita spesso.BEATRICE - È che non abbiamo fame nessuna delle due, grazie.ENRICO - Oh, andiamo, dovrete pur mangiare. Lo considererei un grande onore. E poi dove la mettete la tristezza di mangiare da solo? Siate carine, … con la vita che faccio, finisco sempre a mangiare da solo.PAOLA - Tranne quando è a casa sua… con sua moglieENRICO - Ah, beh… A dire la verità (amaro. Pausa) Cin cin. (Pausa) Non mi fraintendete. Io e mia moglie non siamo separati. È solo che… lei è molto più contenta se non mi ci trova troppo spesso, a casa. Non siamo più due anime gemelle (Pausa)… Si dà il caso che mia moglie sia una di quelle persone che trovano che certe cose non si possono né perdonare né dimenticare… mai più. E non c’è niente da fare. Le puoi parlare all’infinito, la puoi supplicare di perdonarti. Lei è una di quelle donne per cui “mi dispiace” non è una risposta. Che ci puoi fare? Io abito lì… ogni tanto. Ecco tutto, più o meno. Ma non è vita. Io non la chiamo vita. (Pausa) Tutto finito. Tabula rasa. (butta giù tutto)Cameriere, lo stesso per favore. (Il Cameriere si avvicina)BEATRICE - Per noi no.ENRICO - Cameriere, ne vogliamo altri tre.PAOLA - No, sul serio, Enrico…ENRICO - Altri tre, cameriere. Discutiamo dopo.CAMERIERE - Altri tre, signore. (Se ne va)BEATRICE - Per me basta e avanza.ENRICO - E come fa a mettersi in pari con me e con Paola?BEATRICE - Non mi ci metto.ENRICO - Beh, troppo tardi, ce li sta già portando. Non si preoccupi, pago io. Pago io. Bevo solo in compagnia, per essere socievole. No, non è mai stato un mio problema, il bere, grazie a Dio. (Arriva il Cameriere con le ordinazioni) Ah. Grazie mille. Cameriere. Lei è un brav’uomo, un brav’uomo. Camera 2-4-9.

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CAMERIERE - 2-4-9. A posto così, signore?ENRICO - Per il momento, molte grazie. (Se ne va) Cin cin. (butta giù tutto)BEATRICE - (Senza toccare il suo bicchiere) Cin cin.ENRICO - No, adesso dico qualcosa io. (i segni dell’alcool diventano sempre più evidenti) Voglio essere del tutto onesto con voi; l’ultima cosa al mondo che vorrei è scandalizzare due ragazze deliziose come voi, ma devo dire che siete due delle ragazze più incredibilmente, più strepitosamente sexy che ho mai visto in vita mia. Non crediate che stia… che stia minimamente scherzando. Dovete credermi.PAOLA - Grazie mille.ENRICO - No, no, Paola, amore mio, lei mi deve dire che mi crede. Mi dica chiaramente ci credo.PAOLA - (accontentandolo) Sì, ci crediamo! Enrico, Beatrice deve andare a prendere suo zio alla stazione.ENRICO - Un attimo solo, lasciatemi finire…PAOLA - Deve prendere suo zio alla stazione, Enrico, capisce. Il treno arriva fra pochi minuti.ENRICO - No, beh, ce la porto io, alla stazione, non si preoccupi di questo, amore mio.PAOLA - No, Enrico…non è il caso…ENRICO - Vi offro un taxi.PAOLA - Dobbiamo andare.ENRICO - No. Statemi a sentire, Paola, Paola…. Beatrice. Statemi a sentire. Non sto cercando di rimorchiarvi, non se ne parla nemmeno. Cioè, vi rispetto troppo, capite. Ecco, la vedete questa?… (Mostra la chiave della camera) È una chiave, giusto? La chiave di camera mia, il 2-4-9 che è una camera molto, molto carina, credetemi. Ora io poso questa chiave qui al centro del tavolino, così. E ce la lascio. Non voglio mettervi in imbarazzo. La chiave è qui. Se la volete è qui. A vostra disposizione. (Beatrice si alza) Dove va?BEATRICE - Dobbiamo andare. (Paola cerca di alzarsi. Enrico la spinge giù)ENRICO - Paola, ha visto la chiave?PAOLA - Sì, ma servirà a lei, Enrico.ENRICO - No, io me ne faccio dare un’altra. Il portiere ne ha un’altra. Questa è per lei.BEATRICE - Vieni?ENRICO - Se la vuole è qui.PAOLA - Grazie, Enrico.ENRICO - 2-4-9. Se la vuole, se la prenda.PAOLA - Grazie, Enrico. Ma dobbiamo andare a prendere suo zio.BEATRICE - Allora, Paola, vieni o non vieni?PAOLA - Sì, vengo. (Si alza)ENRICO - (Afferrando Paola per il polso) Un momento, un momento. Vi chiamo un taxi.PAOLA - Andiamo a piedi, Enrico, è vicino.ENRICO - Non ci andate, a piedi. Non vi lascio andare a piedi, sole così. BEATRICE - (Intervenendo) Non ci serve un taxi, grazie.ENRICO - (Spingendola da parte) Lei aspetti lì. (Confidenziale) Paola.PAOLA - Eh?ENRICO - (Spingendole in mano la chiave della camera) Ecco. La tenga lei. Mi capisce. Tocca a lei ora! Dipende tutto da lei. Voglio che lo sappia. Nessun obbligo. Nessunissimo obbligo.PAOLA - Grazie.ENRICO - (Si avvia e barcolla) Vado a chiamare un taxi. Arrivo subito. Cameriere! (Il Cameriere compare) le affido queste due meravigliose creature. Mi raccomando.CAMERIERE - Non si preoccupi, signore.ENRICO - Aspettatemi qui. (Esce)BEATRICE – Oh mio Dio, credevo che non saremmo mai riuscite a sbarazzarcene. Andiamocene subito.PAOLA - Non possiamo. È fermo davanti alla porta.BEATRICE. (Al Cameriere) C’è un’altra uscita, per favore?CAMERIERE. Sì, signora. C’è una porta laterale alla sua sinistra.BEATRICE - Andiamo.CAMERIERE - Buona sera signore. (Le ragazze si avviano per uscire) PAOLA - Buona sera. Oh. Per poco me ne scordavo. (Gli porge la chiave) Le dispiace?CAMERIERE - Niente affatto, signora. Buona sera. (escono. Il Cameriere si infila in tasca la chiave e comincia quindi a togliere i bicchieri vuoti, Enrico rientra barcollante)ENRICO – Paola? Bernice? (Si guarda intorno)CAMERIERE – Sono andate via, signore. Le lasciano questa. (Gli porge la chiave che lui lascia sul tavolo)ENRICO – Mi porti un altro whisky e soda. (Riprende il cellulare dalla tasca e chiama) Lucia, Lucia,

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rispondi… per favore.. non riattaccare.. non.. chiude… (posa il telefono, il cameriere gli porta il drink e va via, Enrico prende la chiave, la porta al viso, la guarda, ci gioca un poco e comincia a singhiozzare mentre le luci si attenuano. Durante il cambio scena Enrico resterà sempre seduto. Esce solo alla fine)

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FRA UN BOCCONE E L’ALTRO

Due tavoli separati, ciascuno con due sedie. Fra loro un tavolo di servizio. Rumore di coltelli e forchette prodotto da clienti invisibili. Il Cameriere sta apparecchiando i tavoli. Entra Donato Ponti, uomo d’affari.

CAMERIERE - (Andandogli incontro) Buona sera, signore.PONTI - Buona sera. Ho prenotato un tavolo per due a nome Ponti.CAMERIERE - Tavolo per due, bene. Aveva prenotato?PONTI - Sì, gliel’ho appena detto. Ho prenotato un tavolo per due!CAMERIERE - Molto bene. (Consulta il libro al tavolo di servizio) A che nome ha prenotato, signore?PONTI - Ponti. Anche questo gliel’ho detto un attimo fa.CAMERIERE - Ponti… con la P, vero?… Ah, sì, signore. (Indica il tavolo più vicino alla porta) Pensa che questo qui possa andare bene, signore?PONTI - Preferisco questo qui.CAMERIERE - Come vuole, signore. (Il Cameriere lo conduce al tavolo e gli tiene la sedia. Ponti siede dando le spalle al resto della stanza)PONTI - Grazie.CAMERIERE - È solo, signore?PONTI - No. Tavolo per due, ricorda?CAMERIERE - Ah. Deve arrivare qualcuno, vero, signore?PONTI - Direi proprio. O almeno lo speravo quando ho prenotato un tavolo per due…CAMERIERE - Bene, signore. (Entra Emma Ponti, tesa e preoccupata. Il Cameriere la aiuta con la sedia)PONTI - Ah, eccoti.CAMERIERE - Buonasera, signora.EMMA - (Sedendosi) Grazie. (A Ponti) Potevi anche aspettarmi.PONTI - Non avevo la minima idea di dove ti fossi cacciata.CAMERIERE - (Porgendo loro i menu) Prego, signora. Signore.PONTI - Grazie.EMMA. Oh Dio, adesso devo leggere tutto questo. (Fruga nella borsetta) Macché, non li ho portati.CAMERIERE - Lei o la signora gradiscono un aperitivo?PONTI - No, grazie… Magari del vino.CAMERIERE - Bene, signore.EMMA - Ecco fatto. Non li ho portati.PONTI - Cosa?EMMA - Gli occhiali per leggere. Li ho lasciati a casa.PONTI - Questo significa che te lo devo leggete io, immagino. EMMA - Se vuoi posso tirare a indovinare.PONTI - (Al Cameriere) Ci porta un posacenere, per favore?CAMERIERE - Subito, signore.PONTI - Perché diavolo non puoi tenerli sempre nella borsetta, i tuoi occhiali…? (Il Cameriere si allontana. Quando questo avviene, la voce di Ponti si spegne. Durante tutto ciò che segue sentiamo del dialogo solo quanto avviene a portata d’orecchio del Cameriere. Ponti continua a parlare ma noi non lo sentiamo più. Il Cameriere prende un accendino dal tavolo di servizio e va ad accendere la candela al tavolo di Ponti)EMMA - (diventando udibile) … mentre leggevo e me li sono scordati, tutto qui.PONTI - Va bene, va bene, va bene.EMMA - (Al Cameriere) Grazie.PONTI - E vorremmo anche la carta dei vini.CAMERIERE - La carta dei vini. Subito, signore.PONTI - Allora, mi ascolti? Pronti, via. (Legge) Antipasti dal carrello, pompelmo a spicchi… (Dissolve. Il Cameriere torna al tavolo di servizio. Entrano Lisa e Martino, coppia giovane)CAMERIERE - Buona sera, signore. Buona sera, signora. Due soli?MARTINO - Sì, due.CAMERIERE. Avevano prenotato?MARTINO - No.CAMERIERE – Controllo subito. (Consulta il libro)MARTINO - (Guardandosi intorno nel ristorante) Direi di sì. (Vedendo i Ponti) Oh Dio, guarda chi c’è.LISA - Dove?

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MARTINO - Laggiù, guarda. Donato Ponti con la moglie.LISA - Oh.MARTINO - Sarà meglio andarli a salutare.LISA - No, lascia perdere… (lo tira per un braccio)MARTINO - Eh?!LISA - Andiamo da un’altra parte.MARTINO - Ma che dici?LISA - Si sentirebbero in dovere di dirci di sederci con loro. Andiamo in un altro posto. Presto…MARTINO - Non ho nessuna intenzione di andare in nessun altro posto. Che ti prende?LISA - È solo che non mi va di mettermi a parlare con loro.CAMERIERE - Scusi l’attesa, signore. Va bene questo tavolo?MARTINO - (lo seguono al tavolo) Incontro il mio capo in un ristorante e secondo te non lo dovrei salutare?LISA - Facciamo finta di non averli visti.MARTINO - Ma è evidente che li abbiamo visti.LISA - E perché? Loro non hanno visto noi. (Il Cameriere tiene la sedia per Lisa)MARTINO - A questo punto io non me ne vado. (Si siede. Al Cameriere) Grazie. (A Lisa) Ma che ti prende?LISA - Niente. (Si siede)MARTINO - Ci sei sempre andata d’accordo, no?LISA - Ma sì, certo.CAMERIERE – I signori gradiscono un aperitivo?MARTINO - Non hai mai trovato da ridire se… (Al Cameriere) No, grazie… Non hai mai trovato da ridire se qualche volta ci invitavano.LISA - Stasera non mi va. Non mi va di andarmi a sedere… (Dissolve. Il Cameriere torna al tavolo di servizio e prende la carta dei vini. La porta al tavolo dei Ponti)PONTI - (Diventando udibile) …sogliola meunière. Aragosta thermidor. Chele di aragosta all’americana parentesi in stagione. Scampi… scampi di qualunque tipo. Merluzzo ai ferri… (Dissolve. Il Cameriere ha deposto la carta dei vini sul tavolo accanto al gomito di Ponti e si è allontanato. Torna al tavolo di servizio, prende due menu e si dirige verso il tavolo di Martino)LISA - … da tre settimane. Preferirei starcene per conto nostro.MARTINO - Non sono mica stato io ad andarmene. Voglio dire, in vacanza ci sei stata tu. Non ci sono stato mica io, in crociera per tre settimane.LISA – Potevi venire con me. (Prende il suo menu) Grazie.MARTINO - No che non potevo. Te l’ho detto. Quel caro Ponti che vedi laggiù… (prende il suo menu) …grazie… quel caro Ponti mi ha appioppato un carico di lavoro da star bene per un anno.LISA - Non è mica colpa mia!MARTINO - Ho detto che è colpa tua? Stavo semplicemente spiegando perché… (Il Cameriere si allontana. Si avvicina al tavolo dei Ponti con il taccuino delle ordinazioni)PONTI - …costolette di maiale ai ferri, tournedos Incoronazione, qualunque cosa siano, bistecca alla tartara, trance di pesce spada parentesi in stagione, lombatina… alla cacciatora… Ci dia ancora un attimo (Il Cameriere si allontana e va ad appoggiarsi contro il tavolo di servizio in attesa. Dopo un momento, si rimette in modo diretto verso il tavolo di Martino per vedere se lì è stata presa qualche decisione)MARTINO - …prenotare una vacanza in un periodo in cui io ho il lavoro fino sopra i capelli.LISA - Perché se avessi aspettato che tu lavorassi un po’ meno, in vacanza non ci sarei andata mai.MARTINO - Avanti, tesoro. Sta aspettando che ci decidiamo.CAMERIERE - Non si preoccupi, non c’è fretta, signore.LISA - In altre parole, o ci andavo da sola, in vacanza, o non sarei mai … (Il Cameriere torna verso i Ponti)PONTI - Anatra arrosto con salsa all’arancio. Galletti ripieni arrosto. Tacchino arrosto con salsa di mirtilli… (Il Cameriere si ritira. Martino fa un cenno al Cameriere che si dirige verso di loro)MARTINO - Cameriere, qual è la soup du jour?CAMERIERE - Ehm… minestrone, signore.MARTINO - (Con scarso entusiasmo) Oh. (Martino e Lisa meditano sui rispettivi menu. Il Cameriere indugia) Com’è andato il viaggio di ritorno?LISA - Non male. Siamo arrivati all’aeroporto alle dieci…MARTINO - Scusa se non ti sono venuto a prendere!LISA - Non mi aspettavo che lo facessi.MARTINO - La riunione è andata avanti fino all’una. (Ponti fa un cenno per chiamare il Cameriere)CAMERIERE - Sì, signore? (Attraversa la stanza dirigendosi verso il tavolo dei Ponti)

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PONTI - Cameriere, qual è la soup du jour?CAMERIERE - Minestrone, signore.PONTI - Oh. (Pausa)CAMERIERE - Desidera ordinare ora, signore?EMMA - C’è l’omelette aux fins herbes?CAMERIERE - (Dubbioso) L’omelette aux fins herbes, signora… Non credoPONTI - Immagino che se facessero l’omelette aux fins herbes l’avrebbero messa sul menu.EMMA - Era solo una domanda.PONTI - Ti ho letto tutto il menu con una bella voce chiara. Mi hai sentito dire “omelette aux fins herbes”?EMMA - Non ricordo.PONTI - Ma ho finito di leggertelo in questo momento.EMMA - (Acida) Non stavo a sentire.PONTI - (Inspirando profondamente) Forse abbiamo bisogno ancora di qualche minuto per decidere.CAMERIERE - Benissimo, signore.PONTI - Devo rileggertelo da capo, immagino… (Il Cameriere torna verso Martino e Lisa)LISA - …stato sempre stupendo. Un sole che ti arrostiva.MARTINO - (Senza interesse) Sì, così pare. (Vedendo il Cameriere) Ah. Allora. Per il momento vorremmo un paté e una trota affumicata. E stavi…?CAMERIERE - (Scrivendo) Paté maison… trota affumicata.LISA - L’aragosta è fresca?CAMERIERE - Oh sì, signora. Gliela consiglio.LISA - Allora per me una thermidor con insalata verde.MARTINO - Per me poulet estragon.CAMERIERE - Poulet estragon… Thermidor…Vuole la carta dei vini, signore?MARTINO - Perché no. Mia moglie è appena tornata dall’assolato Mediterraneo. Crociera extra lusso, tre settimane. Ha bevuto vino portoghese ogni sera e non può più farne a meno.CAMERIERE - Ottima cosa, signora. Mi scusi un momento, signore. (Il cameriere si dirige dai Ponti)EMMA - … nel momento in cui torni, ricominci.PONTI - Non sto ricominciando. Stavo solo dicendo… (Vede il Cameriere) Si?CAMERIERE - Hanno deciso qualcosa, signore?PONTI - Neanche per sogno, non abbiamo deciso proprio niente. Quando saremo pronti glielo faremo sapere.CAMERIERE - Molto bene, signore.EMMA - Non c’è stata nemmeno una volta in cui tu sia tornato senza… (Il Cameriere prende la carta dei vini dal tavolo di servizio)MARTINO - …lo hai scelto tu.LISA - Beh, che ne potevo sapere che ci avremmo trovato quei due?MARTINO - Sei stata tu a dire che volevi uscire.LISA – Mi era parsa una buona idea.MARTINO - Era un’ottima idea. Godiamocela.LISA - Sì, ma se avessi saputo che c’erano anche loro, non avrei…PONTI - (Chiama) Cameriere! (Il Cameriere torna da Ponti)CAMERIERE - Comandi.PONTI - Sarà felice di apprendere che abbiamo finalmente deciso. Pronto con la matita? Si parte. Un cocktail di scampi… un pompelmo a spicchi ma se sopra c’è la ciliegina al maraschino non la vogliamo. Una sogliola meunière spinata… Una lombatina ai ferri fra medio e al sangue…CAMERIERE - (Scribacchiando furiosamente) Un attimo, signore… Sogliola meunière spinata… lombatina ai ferri non proprio al sangue… Ha scelto anche il vino, signore?PONTI - Ah… sì. (Apre la carta) Emma? Bianco, lo vuoi bianco?EMMA - Onestamente non mi importa. (Fissa gli occhi davanti a sé)PONTI - Allora rosso. (La signora Emma si volta di botto e lo guarda accigliandosi) Vediamo un po’. Di portoghese cosa avete?CAMERIERE – I vini portoghesi sono in fondo, signore. Oggi il sommelier non è in servizio, altrimenti…PONTI - Ah sì, eccoli qua. Sulla nave dove stavamo ce n’era uno niente male.EMMA - Credevo fossi andato per lavoro.PONTI – Infatti, ma capita anche di mangiare e alle volte viene sete. Non ti pare?EMMA - Mio marito si è massacrato di lavoro in crociera, poveretto…

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PONTI - No, non mi pare che ci sia.EMMA - Non capisco come hai fatto a lavorare, con quel sole accecante.PONTI - Una bottiglia di questo qui, ehm… uno zero quattro!CAMERIERE - Benissimo, signore. L’uno… zero quattro. Subito, signore.EMMA - Come hai fatto a resistere per ben tre settimane?… (Il Cameriere esce in cucina e dopo un momento torna. Prende delle posate, le mette su un vassoio e si dirige verso il tavolo di Martino)MARTINO - …ultimi sei mesi si stanno cominciando a muovere. A quanto pare la cosa sta a cuore a qualcuno molto in alto.CAMERIERE - La trota affumicata è per la signora?MARTINO - No, sono io… ma me la dia quando arriva il resto, per favore. Il vecchio Ponti è tornato oggi pomeriggio dal suo viaggio di lavoro, tutto pieno delle gioie, almeno questo. Non so cosa ha combinato per gli affari ma a quanto pare se l’è spassata. (Il Cameriere scambia alcune posate di Lisa e Martino)LISA – Cosa te lo fa pensare?MARTINO - Non è possibile che ci vogliano tre settimane per firmare un contratto e … detto fra noi, se fossi sposato con Emma Ponti non la lascerei sola così a lungo... probabilmente aveva una signorina che lo aspettava. A lui piace mescolare gli affari con un po’ di… (Il Cameriere va dai Ponti)CAMERIERE - Cocktail di scampi, signore?PONTI - Grazie.CAMERIERE - La lombatina è per la signora?PONTI - No, è sempre per me. (Una pausa mentre il Cameriere sistema le posate)EMMA - Non ti credo.PONTI - Fatti tuoi. (Una pausa) Io quello facevo.EMMA - Sei un bugiardo. (Il Cameriere attraversa la stanza diretto da Martino e Lisa)MARTINO - …e il problema è stato riprogrammare gli orari lavorativi degli impiegati in modo da garantire a tutti almeno un giorno libero su tre senza che ciò si riflettesse sulla produzione normale.LISA - Sì.CAMERIERE - Chiedo scusa. Ha scelto il vino, signore?MARTINO - (Prendendo la carta dei vini) Ah, già… capisci, in men che non si dica, una volta persi quegli uomini della catena di assemblaggio, devi essere sicuro che ti rimanga una forza lavoro sufficiente a garantirti il ciclo lavorativo dei tre giorni senza diminuzioni rilevanti nell’efficienza della produzione.LISA - Martino, sta aspettando che gli diciamo il vino.MARTINO - Ah, sì. Avete anche un vino della casa?CAMERIERE - Sì, signore.MARTINO - Una caraffa di bianco. In ogni modo, ci siamo riusciti. Abbiamo presentato il rapporto, e Donato Ponti è andato in brodo di giuggiole, ma… (Il Cameriere esce in cucina. I Ponti tacciono. Martino continua a chiacchierare rivolto a Lisa. Il Cameriere torna con il primo piatto dei Ponti)CAMERIERE - Pompelmo a spicchi, signora?EMMA - Grazie.CAMERIERE - Gli scampi, signore…PONTI - Grazie.EMMA – Sei solo un lurido bastardoCAMERIERE - Prego, signora?… Oh, chiedo scusa. (Torna in cucina. I Ponti discutono. Martino continua a parlare. Il Cameriere torna con il primo piatto di Martino e di Lisa.)MARTINO - …e così alla fine ho fatto la sola cosa possibile. Mi sono accollato tutta la responsabilità per il progetto. Mi sono preso tutte e due le rogne. Ho fatto tutto quanto io.LISA - Me lo hai già detto, Martino. (Il Cameriere le serve il paté) Grazie.MARTINO - Quando te l’ho detto? (Il Cameriere tenta invano di poggiare il piatto sotto le mani di Martino)LISA - Sono stata via solo tre settimane, sai.MARTINO - Ah, beh, fine della pace e della tranquillità. (Si riappoggia allo schienale della sedia. Il Cameriere fa scivolare rapidamente al suo posto il piatto di Martino) Grazie.CAMERIERE - (Indugiando al tavolo) Il pane, signora.LISA - Grazie.MARTINO - Ah, ti ho detto che il mio collega ha finalmente ottenuto quella commissione a Matera?LISA - Ma non mi dire… (Il Cameriere va in cucina, tornando con il vino della casa in caraffa e con quello in bottiglia per Ponti. Depone la caraffa sul tavolo di servizio, porta la bottiglia al tavolo di Ponti)CAMERIERE - L’uno zero quattro, signore.PONTI - Ah, sì. (Legge l’etichetta con gran cura, legge borbottando fra sé e sé l’etichetta) Sì, va bene.

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CAMERIERE - Grazie, signore. (Estrae di tasca un cavatappi e apre la bottiglia)PONTI - Hai fatto venire qualcuno per quel radiatore in camera da letto?EMMA - Hanno detto che vengono martedì.PONTI - Ah…EMMA - Hanno detto che dalla descrizione serve un pezzo nuovo.PONTI - Non se ne parla nemmeno. (II Cameriere estrae il tappo con un “pop”) Sono soldi sprecati.EMMA - A differenza di quelli per andare in vacanza. (Il Cameriere versa un dito nel bicchiere di lui)PONTI - Lo fai apposta? Stai cercando di farmi arrabbiare questa sera?CAMERIERE - Vuole provare, signore?PONTI - Oh… (Sorseggia il bicchiere) Un po’ freddino. Ma non fa niente. Continui pure.CAMERIERE - Grazie, signore. (Il Cameriere comincia a versare il vino alla signora Ponti)EMMA - Basta così, grazie.CAMERIERE - (Il Cameriere riempie il bicchiere di lui e posa la bottiglia sul tavolo) La signora ha finito?EMMA - Sì, grazie.CAMERIERE - Qualcosa che non andava? (togliendole il piatto)PONTI - Non capisco che senso abbia ordinare la roba per poi non mangiarla… (Il Cameriere torna al tavolo di servizio, prende la caraffa di vino e si dirige verso il tavolo di Martino e Lisa)MARTINO - …praticamente responsabile di… diciamo anche due o trecento uomini certe volte… il fatto di avere sposato la donna giusta ha un’importanza vitale.LISA - Perché?MARTINO - Uno così deve avere un rapporto stabile. Non può stare con una che magari lo pianta all’improvviso. (Il Cameriere prende il bicchiere di Martino e lo riempie)LISA - Ma la moglie di Ponti è consigliere comunale, non ha niente a che fare col lavoro del marito.MARTINO - Beh, no, certo.LISA - Mi dispiace ma… (Il Cameriere si allontana. Ponti finisce. Il Cameriere va a togliergli il piatto)EMMA - Ho detto, chi è?PONTI - Chi è chi?EMMA - Chi è lei? (Ponti fa per rispondere, ma si accorge del Cameriere, il quale gli toglie il piatto, lo posa sul tavolo di servizio e va a togliere i piatti a Lisa e Martino)LISA - …per quanto mi riguarda tu potresti fabbricare… della marmellata. Passi tutto il giorno in ufficio, torni a casa e ti chiudi nello studio per lavorare, non parli mai con me o con i bambini e la maggior parte del tempo non so nemmeno cosa stai facendo.MARTINO - Senti, tesoro, anche se te lo dicessi non saresti in grado di capire… (Il Cameriere porta in cucina i piatti vuoti. Ponti e La signora Emma litigano con frasi brevi e secche. Martino e Lisa litigano agitandosi. Il Cameriere torna con la seconda portata dei Ponti e va al loro tavolo)PONTI - ..né il luogo né il momento adatto.EMMA - Non so pensare a un momento migliore.PONTI - In un luogo pubblico.CAMERIERE - Sogliola con salsa meunière, signora.EMMA - Grazie.PONTI - Non vedo a che serva fare una scena.EMMA - Non sto facendo nessuna scena. Ti ho fatto una domanda normalissima. Chi è questa donna?CAMERIERE - Lombatina, signore.PONTI - Chi ha detto che c’era qualcuno?EMMA - Oh, andiamo, tesoro. Non sono mica scema. Non sono per niente affatto scema.PONTI - Ti dispiace di abbassare la voce?EMMA - Io la voce non l’abbasso.CAMERIERE - Fagiolini, signora?EMMA - No, grazie.PONTI – Smettila!CAMERIERE. Carote, signora?EMMA - No, grazie, va bene così. (al marito) Sei ridicolo!CAMERIERE - Neanche due patate, signora?EMMA - (Stridula) Va bene così.CAMERIERE - Molto bene, signora. (Fa il giro del tavolo per andare da Ponti)PONTI - (A La signora Emma, furioso) Ti pregherei di cercare di controllarti.CAMERIERE - Lei li prende i fagiolini, signore?

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PONTI - (con un ringhio) Sì, grazie.EMMA - Beh, ti voglio dire una cosa, tesoro. Se quella puttanella mi capita sotto le mani, le torco il collo.PONTI - Per favore, per favore!CAMERIERE - Carote, signore?PONTI – Basta così.EMMA - Glielo puoi dire da parte mia, a quella zoccola.CAMERIERE - Patate, signore?EMMA - No. Niente patate. Basta così.PONTI - Ho detto che basta così.CAMERIERE - Bene, signore. (Si allontana e torna in cucina. Entrambi i tavolini si trovano in un notevole stato di animazione. Il Cameriere torna con la seconda portata di Lisa e Martino. Si dirige al loro tavolo)LISA - … non me ne frega niente del tuo lavoro e a te non frega del mio. Non abbiamo più niente in comune.MARTINO - Ma via, andiamo, cosa dici. (Il Cameriere serve l’aragosta di Lisa)LISA - Grazie.MARTINO - A me interessa quello che fai.LISA - Davvero?MARTINO - Ma certo.LISA - Balle.MARTINO - Non sono balle.CAMERIERE - (Servendo) Poulet estragon, signore.LISA - In tre settimane in cui sono stata via, ti sei dato la minima pena per sapete dov’ero?MARTINO - Ma lo sapevo, dov’eri.LISA - Davvero?MARTINO - Eri in crociera…LISA - Non ero affatto in crociera, tesoro, guarda un po’. Ero a Lisbona.CAMERIERE - Un po’ di verdura, signore?MARTINO - Eh… Solo carote, grazie. A Lisbona? E che ci facevi a Lisbona?LISA - Ero con Donato Ponti.MARTINO - Con Donato Ponti… sì grazie, basta così… che ci facevi con Donato Ponti?LISA - Ho passato tre settimane con Donato Ponti. In un albergo di Lisbona.MARTINO - Dio mio. (Seppellisce la testa fra le mani sul tavolo)CAMERIERE - Patate, signore?MARTINO - Oh, Dio mio.CAMERIERE - (Chinandosi ad angolo retto per parlare a Martino) Chiedo scusa, signore. Non le vuole?LISA - (Al Cameriere) Non le vuole.CAMERIERE - Ah, bene, signora.LISA - (A Martino) Mi dispiace.CAMERIERE – Non importa, signora. L’insalata.MARTINO - Oh, Dio mio.CAMERIERE - Olio e aceto, signora?LISA - Appena appena.MARTINO - Come hai potuto?LISA - Non lo so. Mi dispiace. Mi sentivo di… non lo so…MARTINO - Ti rendi conto di cosa hai fatto?LISA - Non ha importanza, è tutto finito.MARTINO - Sarà anche tutto finito per te. E che succederà se lo scopre lei?LISA - Chi?MARTINO - Emma Ponti. Ti rendi conto di cosa mi succederebbe?LISA - Cosa?MARTINO - Mi troverei col sedere per terra. Come la cosa arriva alle orecchie di Emma Ponti… oh, dannazione. Ma se proprio dovevi andare con qualcuno, perché diavolo doveva essere Donato Ponti? Ma non ti tendi conto? È la fine di tutto, la fine della mia promozione. Come niente mi costringeranno a dimettermi.LISA - (Inorridita) Cosa?CAMERIERE - Basta così, signora?LISA - Oh santissimo Iddio del cielo. Non ci credo… non ci posso credere. (Si alza, respingendo la sedia)MARTINO - Dove vai?LISA - Ma non ti importa niente di me? Niente di niente?

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MARTINO - Dove vai?LISA - Mi si sta rivoltando lo stomaco. (Lisa esce impetuosamente)CAMERIERE - Andava tutto bene per la signora?MARTINO - Sì. Tutto bene. Grazie!CAMERIERE - Grazie, signore. (Si dirige al tavolo dei Ponti per versare altro vino)PONTI - Per l’ultima volta, hai intenzione di controllarti?EMMA - Come la vedo l’ammazzo, l’ammazzo.PONTI - Non fare la stupida. (Vedendo il Cameriere, secco) Cosa vuole lei?CAMERIERE - Le versavo il vino, signore.PONTI - Ci pensiamo noi. Se ne vada.CAMERIERE - Come desidera, signore. EMMA - (Indicando il suo piatto) Porti pure via.CAMERIERE - Ha terminato, signora? EMMA - Sì, era squisito, grazie. (Si alza) E solo che non riesco a gustare un pasto in compagnia di un uomo così disgustoso. (Rovescia il piatto di Ponti nel grembo di costui. Ponti balza in piedi. La signora Emma esce in fretta dal ristorante. Passa accanto a Martino senza vederlo. Martino non la vede)PONTI - (Pulendosi i calzoni col tovagliolo) Oh, per l’amor di Dio.CAMERIERE - Vado a prenderle un asciugamano, signore?PONTI - Ma guarda qua, guarda qua, dov’è la toilette? Devo andare a pulirmi. (Martino si alza in piedi)CAMERIERE - Da questa parte, signore, glielo faccio vedere. PONTI - Che cosa idiota. Che maledetta… (Cozza contro Martino) Mi scusi, io… Dio santo... Martino!MARTINO - Oh, salve, signor Ponti.PONTI - C’era anche lei? Non l’avevo vista. Mi scusi, ho avuto un piccolo incidente.MARTINO - Già, santo cielo, lo vedo.PONTI - Uscitina serale?MARTINO - Sì, sì, infatti.PONTI - Anche noi. Beh, una volta ogni tanto bisogna pure concedersi un po’ di svago, non trova?MARTINO - Come no, come no…PONTI - Sta ancora mangiando o…MARTINO - No, stavo per…PONTI - Beh, senta che le dico. Io devo andare a darmi una rassettata alla toilette. Ci metto un attimo. Poi… le va un brandy rapido rapido al bar?MARTINO - Oh, mi sembra un’ottima idea, signor Ponti.PONTI - (Al cameriere) Mi porti il conto al bar, per piacere e ci metta anche quello del signore, per favore.CAMERIERE - Sì signore, senz’altro.MARTINO - Oh, non si deve disturbare, signor Ponti.PONTI - Nessun disturbo, nessun disturbo. Lei è una vera risorsa per me e la mia azienda. E’ il minimo che possa fare, non trova? (Il Cameriere esce dalla portata d’orecchio. Ponti assesta una pacca sulla schiena a Martino. Il Cameriere comincia a sparecchiare il tavolo dei Ponti. Ponti e Martino escono dal ristorante. Ponti con la mano sulla spalla di Martino, entrambi ridendo e parlando animatamente. Il Cameriere fissa gli occhi davanti a sé, mentre cala il sipario)

SIPARIO

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SECONDO ATTOLA FESTA DI GOFFREDO

Siamo all’aperto, un lungo tavolo, qualche sedia pieghevole. In un angolo, un amplificatore voluminoso con dei fili che ne partono andando a finire fuori, asta e microfono. Entra Milli, con una scatola di tazze da tè. Indossa una giacca da lavoro. Lascia cadere le tazze sul tavolo. È intenta a contarle quando entra Emma Ponti, elegante, con cappello, impermeabile leggero, borsetta intonata alle scarpe.

EMMA - Chiedo scusa.MILLI - Posso esserle utile?EMMA - Beh, io sono Emma Ponti.MILLI - Eh… Gesummio. Il Consigliere Emma Ponti?EMMA - Infatti.MILLI - Oh. Gesù Santo. Non l’ha ricevuta nessuno?EMMA - No. Ho visto un paio di persone, ma sembravano piuttosto occupate. Beh, il signor… Goffredo…MILLI - Goffredo, sì…EMMA - Nella lettera diceva alle due e un quarto.MILLI - Dovrebbe essere… qui intorno. Io sono Milli Palmieri. (Si danno la mano)EMMA - Piacere.MILLI - È stata gentile a venire.EMMA - Si immagini.MILLI - Suo marito sta meglio?EMMA - Meglio?MILLI - Sì. Non era ammalato?EMMA - No.MILLI - Ah. Capisco.EMMA - Dovrete accontentarvi di me. Temo.MILLI - Sì… Oh, no. Ma che dice. Le siamo tutti grati di essere venuta. È fantastico. Ed è per un’ottima causa, sa? La cosa di cui questo paese ha più bisogno è una sala nuova. EMMA - Me lo immagino… Il tempo non sembra molto promettente oggi.MILLI - Speriamo che non piova. Ci sono cose come il Saggio Ginnico dei lupetti di Avellino che si possono fare solo all’aperto.EMMA - Erano Lupetti tutti quei ragazzini qua davanti con le magliette da atletica?MILLI - Sì. Si comportavano bene?EMMA - Tiravano dei sassi contro una roulotte. MILLI - Sono dei piccoli mostri. Goffredo ha lavorato come un castoro per questa festa. Io faccio la vivandiera per oggi. Di solito insegno alla scuola.EMMA - Oh, molto interessante.MILLI - È una bella sfida io. La maggior parte dei bambini da queste parti hanno la testa dura. (Si sente da dentro la voce di Goffredo che grida “Via da lì, ragazzi”) Oh, ecco Goffredo.GOFFREDO - (Entra Goffredo vestito da scout. In una mano ha un sacchetto di plastica pieno di bottiglie. Ha l’aria di essere nel pieno della battaglia. Tuonante) Lupetti! Scendete immediatamente dall’impalcatura. È l’ultima volta che ve lo dico. Maledetti piccoli vandali, brulicano come… (Vede Emma) Ah…MILLI - Signor Goffredo, questo è il Consigliere Ponti.GOFFREDO - Dio santo. Piacere. (Posa l’altoparlante sul tavolo e le stringe la mano)EMMA - Piacere.GOFFREDO - Goffredo. È stata gentile a venire. Sarei dovuto venire a riceverla, mi scusi. Ho avuto un problema con i lupetti.EMMA - Non mi dica. Piuttosto, può già accennarmi qualcosa sul programma della festa?GOFFREDO - (Ride) Allora, calcio d’inizio alle due e mezza. Io la presento brevemente… lei parla e appena ha finito partiamo con la banda, l’ho fatta venire da Vietri, … dovrebbero essere già qui… perché non ci sono? Poi lei potrebbe fare un giretto, scambiare due chiacchiere con chi le capita… magari tira una boccia nella gara per il maiale… butta qualche monetina nel vaso col pesce rosso, … poi, alle tre e mezza… Saggio Ginnico del Branco dei Lupetti di Avellino, poi alle quattro il tè, quattro e trenta, come hanno ingoiato l’ultimo biscotto, corsa nei sacchi, corsa dei papà, corsa delle mamme, corsa a tre gambe riservata ai nonni,

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tutte quelle scemenze lì… dalle cinque e mezza alle sei, gran finale con cori accompagnati dalla Banda di Vietri… alle sei si fanno i bagagli, si smontano le tende… sette e trenta, tutto ripulito.EMMA – Sì, ma… quelli non saranno pericolosi (indicando i cavi)GOFFREDO - Si divertirà. Milli, dov’è quel maledetto di Ferrigno?MILLI - Ha detto che tornava. Aveva una chiamata.GOFFREDO - Come elettricista abbiamo il medico condotto. Guardi che accrocco ha fatto per coordinare tutta la parte acustica… microfoni, amplificatori, altoparlanti, chi più ne ha più ne metta. C’è solo un difetto, non funziona niente. Se non lo mette a posto prima del suo discorso non si sentirà una sillaba. (Un rombo di tuono) Non mi piace quello che ho sentito. Milli, tesoro mio…MILLI - Sì, Goffredo?GOFFREDO - (Porgendole la borsa di plastica) Qui ci sono dei premi per le corse. Sei bottiglie di limoncello. Nascondile fuori portata dei Lupetti. (A Emma) È il vantaggio di gestire un bar. Se servono del premi ce li hai sempre sottomano. (Il Vicario entra, ridendo. È uno che ride molto, specialmente quando è nervoso)VICARIO - (Ridendo) Brutte notizie, Goffredo, temo.GOFFREDO - Che è successo?VICARIO - Non sono riuscito ad avere le fotocopie delle canzoni, dopotutto.GOFFREDO - (Afferrandosi la testa) Oh… (Parola che non si sente) … E va bene. Annulliamo i cori. E al loro posto inseriamo canti a bocca chiusa.VICARIO - (Ride) Buona questa. Canti a bocca chiusa. Mi piace… (Vedendo Emma) Oh, mi scusi…GOFFREDO - Mi scusi lei. Consigliere Ponti, questo e Olindo Paci, il nostro vicario.EMMA - Molto piacere. (Si danno la mano)VICARIO - Piacere mio. Molto gentile ad essere venuta. E suo marito come sta? Meglio, spero.EMMA - Non è malato.VICARIO - Sul serio?EMMA - No, non è malato.VICARIO - Oh, le chiedo scusa. Meglio così.GOFFREDO - Consigliere… temo che dovrò sistemare io questo sistema di altoparlanti. Olindo, vuol mostrare al Consigliere Ponti il teatro delle operazioni? La porti a fare un giro dove c’è la tombola.VICARIO - Ma certo. Con gran piacere. Vuole seguirmi?EMMA - Con piacere. (Esce)GOFFREDO - Vedrà che spasso. Senta, Reverendo, per piacere dica anche a quei dannatissimi Lupetti di scendere dall’impalcatura.VICARIO - Glielo dico, glielo dico. (Esce)GOFFREDO - Allora. Come se la sta cavando la mia piccola Milli? Tutto bene?MILLI - Noi siamo a posto, direi. GOFFREDO - Magnifico. A questo punto… (Un tuono) Senti lì. Allora, dove devo mettere le mani a questo punto? (Guarda l’amplificatore in terra, Accende la luce) almeno la luce si accende.MILLI - Goffredo…GOFFREDO - (Assorto) Un attimo solo, tesoro… Ci dev’essere un contatto da qualche parte. (Comincia a esaminare le prese del microfono e il cavo, saggiandole di tanto in tanto) Pronto, pronto, uno, due, tre, quattro, cinque.MILLI - Goffredo, per favore. Ce l’hai un momento?GOFFREDO - Pronto, pronto. Ma quel tuo maledettissimo fidanzato, dove diavolo è andato a finire?MILLI - Non lo so.GOFFREDO - Mai che sia qui quando ne hai bisogno. Quei suoi Lupetti stanno scorrazzando come selvaggi.MILLI - Goffredo, ce l’hai un minuto? Per favore…GOFFREDO - (Sedendosi su una sedia, trafficando col microfono) Luce dei miei occhi, ti sembra che non abbia niente da fare?MILLI - È tremendamente urgente, Goffredo.GOFFREDO - Dimmi tutto. Io continuo a trafficare.MILLI - Beh… (Una pausa)GOFFREDO - Sì…MILLI - È proprio terribile. Tutto sembra indicare che potrei essere incinta.GOFFREDO - Ah sì.MILLI - Sì. (Goffredo lascia cadere il microfono. L’urto accende il meccanismo)GOFFREDO - Hai detto incinta? Di me?

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MILLI - Non può essere stato nessun altro, Goffredo.GOFFREDO - Oddio (Si alza, col microfono)MILLI - Che cosa facciamo ora? Che gli dico a Stefano? Ho idea che la prenderà piuttosto male.GOFFREDO - Sì, me lo immagino. Sì.MILLI - Magari non mi vorrà più sposare.GOFFREDO - Oh, certo. Può darsi.MILLI - (Con la bocca che le trema) Non so che cosa fare.GOFFREDO - Su, calma, calma, Milli. (La circonda con un braccio) Ma tu sei sicura al cento per cento?MILLI - Sì.GOFFREDO - Bisogna pensarci sopra.MILLI - Ma che dirà Stefano quando lo saprà? Come ci resterà? Lo sanno tutti che siamo fidanzati. Che figura ci farà davanti ai suoi Lupetti?GOFFREDO - Lui ha buon carattere. È uno scout, una brava persona. Intanto non ti preoccupare.MILLI - No.GOFFREDO - Non ti devi preoccupare, ce la caveremo. Prima le cose più urgenti. Tu organizza il tuo tè e io vedo se riesco a far funzionare questo maledetto coso… Uno, due, tre… ah, fantastico, funziona… non so che cosa gli ho fatto, ma direi proprio che… ah… (Si guardano l’un l’altra, costernati)MILLI - Da quanto tempo era acceso?GOFFREDO - Ottima domanda. (Entra Stefano in tenuta da scout dalla testa ai piedi, paonazzo dal furore)MILLI - Stefano!STEFANO - Goffredo, sei un figlio di puttana…GOFFREDO - Ciao, caro.STEFANO - Sei un dannatissimo figlio di puttana, hai capito, Goffredo.GOFFREDO - Non perdere la calma, Stefano.STEFANO - Io ti ammazzo, …GOFFREDO - Stai calmo.STEFANO - Con le mie mani, ti ammazzo.GOFFREDO - Ti avverto che questo affare è acceso.STEFANO - E allora spegnilo, vigliacco. Spegnilo.GOFFREDO - Non so come si fa.STEFANO - Non sei contento? Che effetto credi che faccia, apprendere che la mia fidanzata è incinta di un altro? E tu lo annunci pubblicamente davanti a tutti i miei Lupetti?GOFFREDO - Te l’ho già detto, Stefano, mi dispiace.STEFANO - Ci sono anche delle Giovani Esploratrici fuori, sai.GOFFREDO - Guarda che è ancora acceso, Stefano. È ancora acceso. (Stefano afferra il microfono e tenta di strapparlo dalla mano di Goffredo)STEFANO - E allora spegnilo! Spegnilo!GOFFREDO - Spegnilo tu, Milli! Spegnilo!MILLI - Un momento, un momento, state fermi. (Spegne l’amplificatore) È spento. È spento.GOFFREDO - Grazie a Dio.MILLI - Stefano, ti prego. Perdere la testa non serve a niente.GOFFREDO - Ha ragione, Stefano. Ha ragione.STEFANO – Oh mio Dio. (Crollando su una sedia, quasi in lacrime) GOFFREDO - Sistemiamo tutto, te lo prometto. Più tardi, con calma, sistemiamo tutto. Milli dagli un bicchierino di limoncello.MILLI - Sì, un attimo. (Apre una bottiglia e versa del liquore in una tazza. Stefano beve, poco convinto)STEFANO - Io non bevo. Lo sai che non bevo mai.GOFFREDO - Adesso ne hai bisogno.VICARIO - (Entra) Chiedo scusa.GOFFREDO - Che c’è, Reverendo?VICARIO - Vi siete resi conto che le vostre disavventure sono state trasmesse all’esterno?GOFFREDO - Sì. Grazie, ce ne siamo resi conto.VICARIO - Capito. Santo cielo. Mi dispiace moltissimo…GOFFREDO - Sì. Grazie, Olindo. Grazie. (Il Vicario se ne va) Mi dispiace, Milli. È la fine della tua reputazione di fanciulla immacolata, almeno in questa parrocchia.MILLI - Non sarebbe il caso di metterlo disteso?STEFANO - Non voglio distendermi. Ho troppe cose da fare. Non ho finito di montare la piattaforma.

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GOFFREDO - Come, non hai finito? Dio santo! MILLI - Quale piattaforma?GOFFREDO - La piattaforma sulla quale il Consigliere Ponti doveva fare il suo discorso già venti minuti fa. MILLI - Ma non potrebbe farlo qualcun altro?STEFANO - Non ti preoccupare, ci penso io. Ci penso io.GOFFREDO – (Tuono)Oh, no. Arriva la pioggia, accidenti a lei. (Tuono. Comincia a piovere) Calma e sangue freddo. (Al microfono) Gentili ospiti prendete riparo nella tenda principale, è solo uno scroscio. MILLI - Vado ad avvisarli personalmente. (Esce)STEFANO - Vai al diavolo fascista che non sei altro.GOFFREDO - La tua piattaforma si sta bagnando?STEFANO - Vai all’inferno, Maiale.GOFFREDO - Se si rovina è un peccato. Con tutta la fatica che ci hai messo. Fuori c’è il diluvio universale. La baracca del tirassegno sembra una cascata naturale. Ci mancava solo questo, vero, Stefano? Stefano? E smettila di stare in un angolino a compatirti. (Entra Milli)MILLI - Chi da una mano al signor Urbano? Si è impantanato nel fango fuori dal cancello. GOFFREDO - Va bene, va bene, vado io. Inutile aspettarsi che il nostro boy-scout alzi un dito. (Esce)MILLI - Oh, Stefano, davvero. Come fai a stare lì, infischiandotene del povero Urbano. Sai benissimo che ha più di settant’anni… e quei tuoi Lupetti stanno facendo a pallate di fango. Dovresti cercare di controllarli. STEFANO - Perché lo hai fatto, Milli?MILLI - Cosa?STEFANO - Con un uomo come… Goffredo? Con quel fascista…MILLI - Oh, non tirare in ballo la politica, Stefano, per l’amore del cielo!STEFANO - Perché lo hai fatto?MILLI - (Vivace) Oh, non lo so. Non mi ricordo adesso.STEFANO - Come sarebbe a dire, non ti ricordi?MILLI - Beh, forse mi ricordo. È stato quando tu eri andato al raduno interregionale dei Lupetti. Andai al bar. Goffredo era lì, dietro il banco. Non c’era nessuno. Mi offrì da bere.STEFANO - Ti ha ubriacata. (Beve un altro sorso)MILLI - Ma no. Non molto, comunque. STEFANO - Tipico. Ti ha ubriacata e si è approfittato di te.MILLI - Lo vuoi sentire quello che è successo, o no?STEFANO - Come hai osato …con quell’uomo…MILLI - Oh, per l’amor di Dio, Stefano! Se vuoi esprimere una dolorosa indignazione, togliti almeno quel cappello. È ridicolo.STEFANO - È il simbolo del mio grado. Non so cosa ti è preso, Milli.MILLI - Non lo so neanch’io! Sono cresciuta, credo. Ho trentaquattro anni, sono incinta di un uomo di cui non mi importa niente e sono cresciuta! E direi che era ora… (Esce. Stefano si alza malfermo, si assesta la divisa e si versa ancora da bere. Entra il Vicario con un ombrello)VICARIO - Santo cielo, santo cielo. Ah, Stefano.STEFANO - Salve, reverendo.VICARIO - Hai… ehm… sentito la trasmissione… immagino?STEFANO - Sì, ho sentito.VICARIO - Mi dispiace. Non è il modo più delicato per apprendere notizie del genere. Dev’essere stato un grosso choc per te.STEFANO - Dica pure per tutti. VICARIO – No, non credo, gli altri lo sapevano già.STEFANO - Lo sapevano? E come facevano?VICARIO - Beh, il paese e piccolo, no? (Goffredo e Milli rientrano con un ombrello) Santo cielo. (tuono)GOFFREDO - Qui ci vuole un cambiamento di programma… Stefano, lascia stare quella bottiglia. E che diavolo sarà successo alla Banda di Vietri? Dovevano essere qui mezz’ora fa. Bene. Modifica di programma. Numero uno. Discorso inaugurale del Consigliere Signora Ponti…MILLI - Sotto la pioggia?GOFFREDO – Le daremo un ombrello. E come ha finito… il tè. Poi mentre prendiamo il tè preghiamo che la tempesta si plachi. Dovremo cancellare il saggio ginnico… l’istruttore non sembra in condizione.STEFANO - Vai a farti friggere, Goffredo. (Beve ancora, dalla bottiglia)GOFFREDO - Dove diavolo è finita la signora Ponti. Dov’è? Che cosa ne ha fatto, reverendo?VICARIO - Mi pare di averla persa di vista durante la… trasmissione. Non può essere andata lontano.

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GOFFREDO - (Esaminando l’amplificatore) Meglio coprirlo. Se non stiamo attenti avremo un corto circuito (Lo sposta accanto al tavolo. Stefano lo ostacola) Senti, Stefano, ti dispiace… Milli, mi levi di torno il tuo fidanzato, per piacere?STEFANO - Non sono il suo fidanzato.MILLI - Non è il mio fidanzato.GOFFREDO - Dove diavolo si sarà cacciata? Non può essere svanita nel… (Emma entra dall’altra porta. Ha il cappello con penna sulle ventitré, le scarpe e le calze coperte di fango. È fradicia) Consigliere Ponti!VICARIO - Santo cielo.EMMA - Oh. Finalmente…VICARIO - Si sieda, signora Ponti, si sieda.MILLI - Ma che le è successo?EMMA - Si è messo a piovere… non trovavo più la strada. Uno dei Lupetti me l’ha indicata…VICARIO - Bravo figliolo.EMMA - Mi ha mandata nella direzione opposta. E sono finita in un campo arato.GOFFREDO - Tipico. Piccoli vandali… Signora Ponti, se se la sente, penso che dovremmo proprio dare inizio alla cerimonia… EMMA - Va bene.GOFFREDO - Bene. Mettiamoci in moto. Con o senza Banda di Vietri, accidenti a loro. (Accendendo l’amplificatore) Preghiamo solo che questo affare funzioni.STEFANO - Goffredo, sei un maiale.GOFFREDO - (Ignorando Stefano) Fin qui tutto bene. (dà qualche colpetto sul microfono per saggiarlo) Uno due, tre quattro… funziona. Buon pomeriggio a voi, signore e signori… (Interrompendosi alla vista di qualcosa) Voialtri Lupetti lasciate stare quel porcello, per favore. State indietro… via dal porcello… grazie. (Riprendendo) Consentitemi innanzitutto di ringraziarvi per aver sfidato gli elementi oggi pomeriggio venendo qui a sostenere una causa assai degna. Questa causa è, come tutti sanno, la costruzione della nuova sala comunale. Un edificio che servirà per la ricreazione di tutti noi membri di questa comunità. Date le circostanze, siamo costretti a modificare un poco il programma della giornata. Prenderemo il tè nella tenda apposita, subito dopo aver sentito l’intervento della nostra illustre ospite d’onore. Si tratta di una persona che non ha bisogno di presentazioni. Tanto lei quanto suo marito sono da molti anni consiglieri per il nostro distretto. Senza altre cerimonie mi sia consentito di invitare il Consigliere Ponti a dichiarare formalmente aperta questa Grande Festa. Consigliere . (fa spazio a Emma. Frattanto, durante il discorso precedente)VICARIO - (A Milli, sottovoce) Pensa che sarebbe molto scorretto da parte mia se mi versassi da bere?MILLI - (Sottovoce) Ma no. Faccia pure!VICARIO - (Sottovoce) Grazie. Ne ho proprio bisogno. (Milli rivolgere la sua attenzione al discorso. Il Vicario gira il rubinetto proprio sopra l’amplificatore. Stefano, è disteso in terra, si mette a cantare)MILLI - (A Stefano) Shh. ( il Vicario scopre di non riuscire a chiudere il rubinetto del bidone)VICARIO - Santo cielo.MILLI - Shh.VICARIO - Aiuto!MILLI - Eh?VICARIO - Non riesco a chiudere il rubinetto.MILLI - Oh. Un momento… (Milli si precipita, gli porge una tazza vuota per raccogliere l’acqua che continua a scorrere e gli toglie di mano quella piena. Continuano questa catena di tazze tentando invano di far cessare il flusso finché Goffredo non ha terminato il discorso. Avvenuto ciò, Emma sale in pedana)EMMA - Signore e signori, a quanto pare mi sono portata dietro il maltempo. Ma almeno di questo inconveniente spero che non vorrete dare la colpa a me o al Partito. Scherzi a parte, sia ben chiaro che non ho nessuna intenzione di tirare in ballo la politica in una occasione come questa… dal momento che abbiamo la maggioranza nel vostro Consiglio… mi sia consentito di esaminare brevemente la nostra recente attività nell’edilizia comunale. Più di trecento abitazioni nuove in meno di due anni. Confrontiamo questi dati con quelli della precedente amministrazione, di sole centocinquanta case comunali in tutto. In altre parole, un aumento del cento per cento. Un aumento che definirei sensazionale… (Durante quanto sopra)GOFFREDO - (Sottovoce, incalzante) Ma che diavolo fate?MILLI - Si è bloccato.GOFFREDO - Che cosa?MILLI - Il rubinetto. Non si chiude.VICARIO - E se lo capovolgessimo?GOFFREDO - Dovete per forza toccare ogni cosa? (Stefano ha trovato il megafono e comincia a

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canticchiarci dentro, piano in un primo momento, una selezione di canti da campeggio)STEFANO – e l’uccellin de la comare, ‘uccellin volea volare…GOFFREDO - Zitto, Stefano! Milli, togligli quell’aggeggio.MILLI - Si è bloccato. (impegnata a fare la spola, con le tazze) Come faccio?GOFFREDO - (Alle prese col rubinetto) Accidenti a questo affare.STEFANO - Quel mazzolin di fiori… che vien dalla montagna…MILLI - Stai zitto, Stefano!STEFANO - (Emma) Tutta propaganda fascista.GOFFREDO - Stefano! Qualcuno lo tolga di lì.STEFANO - Viva la rivoluzione! Una mattina… mi son svegliato… oh bella ciao… bella ciao…GOFFREDO - (Lasciando perdere il bidone) Voi continuate, continuate. (Goffredo va da Stefano, gli toglie il megafono e lo tira su in piedi, ruvidamente) Su, su. (Trascina Stefano verso l’altra uscita)STEFANO - Piano, levami le mani di dosso, adultero.GOFFREDO - Su. Fuori, all’aria fresca. STEFANO - Baden-Powell alla presidenza!GOFFREDO - Su.STEFANO - I Lupetti al potere! (Goffredo porta fuori Stefano. Milli e il Vicario provano a fermare il flusso)VICARIO - Presto, per favore, presto.MILLI - Faccio più presto che posso. (Goffredo torna asciugandosi le mani)GOFFREDO - Lui e a posto. Allora. Vediamo qui. Indietro. Indietro, reverendo.VICARIO - Non credo sia il caso. Potrei…GOFFREDO - (Spingendolo indietro) Si scansi, per favore. (Riparte all’attacco del rubinetto. Il tè cade direttamente nell’amplificatore sottostante. Un ronzio sonoro e un ululato dal sistema degli altoparlanti. Emma, che stringe il microfono, comincia improvvisamente a vibrare con violenza, fisicamente e vocalmente. Goffredo chiude il rubinetto) Fatto! (Avvertendo il frastuono) Che diavolo succede?MILLI - Guarda… (Indica La signora Emma)VICARIO - Dio santissimo. (Corre verso Emma) La signora Emma… (Il Vicario e Goffredo la schiodano Il Vicario afferra l’asta e riceve una scossa)GOFFREDO - Fermo, fermo, reverendo… (Con un colpo stacca la mano del Vicario dall’asta e si volta in tempo per afferrare al volo Emma, che crolla) Tutto a posto, Consigliere?EMMA - (Con voce debole e tremante) Il Partito Conservatore si è sempre sforzato per…GOFFREDO - Reverendo, ce la fa a portarla al pronto soccorso?VICARIO - Senz’altro, senz’altro…EMMA - Abbiamo sempre creduto nel dare pari occasioni a ciascuno…MILLI - Si calmi, signora Ponti.GOFFREDO - Dove diavolo è finita quella maledetta Banda di Vietri? Quando ti serve non c’è mai. (Milli e il Vicario assistono Emma verso l’altra uscita)GOFFREDO - (Milli, il Vicario e La signora Emma escono. Goffredo, contemplando la scena per un attimo) Oh, santo Iddio… (Poi al microfono) Signore e signori. Vi chiedo scusa. Ci sarà un’altra piccola modifica nel nostro programma. (Un tonfo sonoro) Oh mio Dio. Lupetti! Ve l’avevo detto che quell’impalcatura non era solida.. Si prega di fare largo… (Musica di una banda di ottoni che sta sopraggiungendo). (Di nuovo nel megafono) Banda di Vietri! Banda di Vietri! Distesi a terra ci sono dei Lupetti che abbisognano di assistenza medica immediata… vi prego di stare molto attenti a dove mettete i piedi. Ripeto, prego di fare molta attenzione a dove mettete i piedi…

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DUE CHIACCHIERE AL PARCO

Un parco. Quattro panchine di parco, separate ma non troppo distanti l’una dall’altra. Su di una siede Bice, ragazza giovane, aggressiva, attualmente immersa nella lettura di una lunga lettera. Su di un’altra siede Carlo, un uomo d’affari. Sta sfogliando una voluminosa relazione. Sulla terza siede Doriana, vestita in modo sciatto. Sta dando da mangiare agli uccelli con un sacchetto di briciole di pane. Sull’ultima panchina siede Ernesto, giovane con gli occhi fissi nel vuoto. Gli uccelli cantano. Dopo un momento entra Arturo con un lungo impermeabile. È evidentemente in cerca di compagnia. Alla fine si avvicina alla panchina di Bice.

ARTURO - È occupato questo posto, per caso?BICE - (Secca) No. (Continua a leggere)ARTURO - Magnifico. (Si siede. Una pausa. Inspira profondamente e lancia qualche occhiata furtiva in direzione di Bice) Studentessa, eh?BICE - Eh?ARTURO - Studentessa, scommetto. Lei sembra una studentessa. Io le riconosco al volo.BICE - No.ARTURO - Ah. Però lo sembra. Come età potrebbe esserlo. È ancora abbastanza giovane. Bella vita quella dello studente. Nessun pensiero al mondo. Si sta nel parco in una giornata così. Al sole. Non lo vediamo spesso, il sole, eh? Eh? Non capita spesso, eh!BICE - No. (Si rifiuta di farsi coinvolgere nella conversazione)ARTURO - Io, per esempio, non dovrei essere qui. Normalmente dovrei essere a casa. Al chiuso. Sapesse le cose che ho da fare. Le scansie della cucina, tanto per dirne tre. (ride) Solo che quando ti ritrovi in casa in una giornata così, con niente da fare, tutto solo… Pensi, è inutile, così non combinerai niente… e finisce che ti accorgi che stai parlando da solo. Lo sa cosa dicono di chi parla da solo? Eh? Eh? Sì. E allora ho pensato, meglio che esci, altrimenti vengono e ti portano via. Lei deve sapere che io non mi perdo mai d’animo. Sono una persona perfettamente realizzata. Per esempio ho una delle più grosse collezioni di figurine di calciatori di chiunque, vivo o morto. Una cosa così non la metti insieme standotene a sedere tutto il santo giorno. Ma le voglio rivelare un segreto. Lo sa qual è la cosa più preziosa che si possa collezionare? Le persone. Io sono un collezionista di persone. Le guardo, le osservo, le sento parlare, ascolto il loro modo di parlare e penso, ecco qua, un altro. Diverso. Diverso un’altra volta. Perché le persone sono come le impronte digitali. Non sono mai le stesse. Qualcuna buona, qualcuna cattiva, tutte diverse. Ma le migliori sono donne. Le donne sono persone superiori. Sono persone migliori. Sono persone più pulite. Sono persone gentili di cuore. Se potessi scegliere vorrei essere donna. Quando decido di fare due chiacchiere con qualcuno è con una donna ogni volta. Perché le donne sono ascoltatrici attente. La maggior parte degli uomini non mi risponde nemmeno se gli chiedo che ora è. Il guaio è che non riesco a conoscere tante donne quanto vorrei. E questo è un peccato. (Bice si alza in piedi)BICE - Mi scusi. (Si allontana)ARTURO - Va via? (Bice va alla panchina di Carlo)BICE - (A Carlo) Scusi, è occupato questo posto?CARLO - (Quasi senza alzare gli occhi) No. (Si scansa lungo la panchina)BICE - (Sedendosi) Grazie. Scusi, sa, ma quel tizio lì non si sta zitto un momento. Io volevo leggere in pace. Non riuscivo a concentrarmi. E lui continuava a sproloquiare della sua collezione o chissà che. Normalmente io a queste cose non ci faccio caso, ma quando hai ricevuto una lettera come questa hai bisogno di tutta la concentrazione possibile. Non puoi avere una persona che ti parla dentro l’orecchio… Guardi qua. Vuole che torni da lui. Sta fresco. È pentito, non voleva fare quello che ha fatto, giuro che non lo farò più, eccetera, eccetera. Mi sembra tanto di averla già sentita, questa storia. Ogni volta che perde la pazienza lui… voglio dire, non ci sono scuse. Una frattura, sa. Quasi. L’osso incrinato, c’è mancato tanto così perché fosse una frattura. (Indica la propria testa) Proprio qui. Praticamente si vede ancora. Due radiografie. Quando tornai a casa gli dissi, “Figlio di puttana, lo sai che cosa mi hai fatto in testa?”. E lui se ne sta lì come un baccalà. Fa sempre così. “Scusa”, dice. “Mi dispiace davvero”. Io gli ho fatto, dico, “Sei un figlio di puttana, ecco cosa sei. Sei violento, cattivo, non ti controlli. Sei un vero figlio di puttana”. E lo sa che cosa ha detto lui? Dice, “Dimmi figlio di puttana un’altra volta e ti spacco quella faccia da cretina”. Ecco cosa dice, ha capito, non si può parlare in modo razionale, civile, con un uomo così, si rende conto? È un figlio di puttana al cento per cento. Lui, ha perfino il mio libretto postale, che Dio lo fulmini. Ci dovrò tornare per forza, così andrà a finire. Avevo completamente perso la testa. Eh. Certe volte ho voglia di scendere in fondo a un buco profondo così e dimenticare tutto. Ma so di sicuro che arrivata in fondo ci troverei quel figlio di puttana che mi aspetta. Eh?

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CARLO - Sì. Mi scusi. (Si alza)BICE - Mi scusi lei. Non volevo metterla in imbarazzo.CARLO - No, no.BICE - È che non ho potuto…CARLO - Non si preoccupi, non si preoccupi. (Si sposta da Doriana. A lei) Non c’è nessuno?DORIANA - Eh?CARLO - Non c’è nessuno?DORIANA - Dove? (Si guarda intorno)CARLO - Lì accanto a lei.DORIANA - No, no.CARLO - Mi scusi. Le dispiace se mi siedo? (Si siede) Non la disturbo. Quella ragazza lì ha un guaio con l’amichetto e viene a sfogarsi con me… come se mi interessasse. Cioè, ci siamo passati tutti, una volta o l’altra. Cosa le fa pensare che me ne importi qualcosa? Sì, certo, abbiamo tutti i nostri guai, non si discute. Ma non ci mettiamo mica tutti su una panchina a massacrare il primo disgraziato che ci capita. Questo a casa mia si chiama egocentrismo, con la “e” maiuscola. E non so se ha notato che sono sempre i giovani. Non gli passa per la testa che possiamo essere stati giovani anche noi. Voglio dire, cinque anni fa io avevo una casa in campagna, una moglie deliziosa, due figli tanto carini, non si poteva immaginare una famiglia più felice. Poi, all’improvviso, mia moglie muore, e i miei figli decidono che non sopportano più quel posto e emigrano in Canada io allora vendo la casa e finisco in un appartamentino dove non c’è quasi lo spazio per rigirarsi. Però non vado mica in giro a asfissiare la gente. È la vita. Ho avuto venti anni buoni, anzi diciamo pure venticinque. Che diritto ho di lamentarmi se me ne capita qualcuno meno buono? Prima di migliorare le cose devono peggiorare. È sempre così. E la sa una cosa interessante a proposito dei guai? Quando attaccano se non si fa qualcosa subito si diffondono. Comincia in famiglia e prima che tu te ne renda conto te lo ritrovi nel lavoro. Il che spiega come mai mi ritrovo qui a leggere una relazione messa insieme così male che la devo leggere tutta nel mio unico giorno di riposo per sintetizzarla in un’altra relazione prima ancora di avere la certezza di essere fallito. Voglio dire, non so se le interessa, ma guardi solo questa pagina qui, è tipica. È tutto così. Mi dica se ci si raccapezza… (Doriana si alza e si allontana. Carlo borbotta) Oh, le chiedo scusa. (Doriana passa alla panchina di Ernesto)DORIANA - Mi scusi.ERNESTO - Eh?DORIANA - Mi scusi. Posso sedermi un momento? (si siede) Quel signore lì voleva… mi capisce… io ho preferito non fare una scena, ma lui… mi capisce, insomma, forse dovrei chiamare la polizia… ma tanto non lo prenderebbero mai. Voglio dire, quasi tutti i poliziotti sono uomini anche loro, no? Detto fra lei e me, mi dicono che lo sono anche la maggior parte delle poliziotte. Uomini travestiti, capisce. Servizi Speciali, così li chiamano. Così mi ha spiegato il mio ex marito. Non puoi stare a sedere in un parco oggigiorno senza che un uomo… lei mi capisce… vede, io ho un assegno fisso… Me lo passa il mio ex marito. Ha un bar in campagna. Ma ho dovuto lasciarlo. Siamo arrivati al punto in cui o si faceva quella cosa lì o… lei mi capisce. Io amo i cani, per esempio, e lui non ha mai voluto… diceva di no, e la cosa finiva lì. Poi un bel giorno io ho capito che dovevo assolutamente avere un cane. Così me ne andai. Di solito me lo porto dietro, il mio cane, ma oggi è dal veterinario. Lo hanno dovuto trattenere. Gli fanno… lei, mi capisce… poverino. Lui quell’uomo lo avrebbe fatto girare al largo. Piccolo ma fedelissimo. Capisce assolutamente tutto quello che gli dico. Ehi, Rossetto, gli ho detto stamattina, tu vieni con me dal veterinario per… lei mi capisce, e lui ha alzato le orecchie e si è messo ad agitare il codino. Ha capito tutto. Io trovo che i cani sono più intelligenti delle persone. Sono molto meglio come compagnia e la cosa meravigliosa è che quando hai un cagnolino, dopo conosci altre persone che hanno i cani. E quello che io dico sempre è che le persone che hanno un cane sono le persone migliori. Sono quelli con cui so che andrò d’accordo. (Ernesto si alza in piedi) Lei non ha mica un cane, per caso? (Ernesto la ignora e strisciando dietro gli alberi va da Arturo)ERNESTO - (Mettendosi a sedere accanto ad Arturo) Mi scusi. Cerco un riparo. Pazza in vista. Una donna infernale che mi si è messa a blaterare del suo cane. Dovrebbe stare sotto chiave. Crede che tutti le corrano dietro. Ma le dia un’occhiata. La guardi. Le corrono dietro? Dovrebbe pagarli, quella lì. Lo conosce il tipo, vero? È di quelle che se le lasci parlare finiscono per convincersi che gli sei saltato addosso. Prima che tu te ne renda conto sta gridando all’assassino, ti portano via col cellulare e tanti saluti. Se ti va bene ti becchi due anni. E pensi che io sono venuto qui per star lontano da mia moglie. Figuriamoci se voglio trovarne un’altra come lei. Per questo sono nel parco. Per avere un minimo di pace. Lei ha figli? Resti senza. Senta il mio consiglio, non si sposi. Da fuori sembra che funzioni, ma dia retta a me… non sei più padrone di nulla. Hai pagato tutto, ma niente è più tuo. Dammi dammi dammi. Prendo prendo prendo. Non basta mai niente. Guardi che non sto contando balle, ma certe volte la mattina la guardo e penso, Gesù, pare che ho vinto

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l’ultimo premio a una riffa. Badi che non escludo mica che anche lei stia pensando la stessa cosa. Certo, mi tiene lontano. Ciao caro, ti ho messo il resto sul tavolo, e sparisce. Non la vedi più nemmeno per sbaglio. La domenica mattina è una corsa a chi esce per primo. Chi perde si tiene il piccolo. Beh, stamattina ho vinto io. Ed eccomi qui, in santa pace. La maggior parte della nostra vita è tutto rumore, non è così? Rumore artificiale, creato dall’uomo. Ma uno se ne sta qui in ascolto… che pace. Come diceva sempre mia madre, chiudi gli occhi in campagna e senti il respiro di Dio. (Chiude gli occhi)ARTURO - (Sporgendosi verso Bice) Ehi… ehi… psst! Senta qua che ho trovato. Crede di sentire il respiro di Dio… (Ride)BICE - (Sporgendosi verso Carlo) Ha ricominciato. Mi parla. Che si fa in questi casi? (Sorride)CARLO - (Sporgendosi verso Doriana) Rieccola. Cosa le avevo detto? La saga dell’amichetto, capitolo due.DORIANA - (Sporgendosi verso Ernesto) Mi sta parlando. Se non smette subito chiamo un poliziotto…ERNESTO - (Ad Arturo) Santa pace. Ma perché non se ne va a casa sua? Sentila. Ma la sente? Sta farneticando… (Il brano seguente e conclusivo viene recitato come una ronde, la forma in cui ogni cantante continua a ripetere la stessa frase, in contrappunto con tutti gli altri. Doriana è la prima a finire, quindi si interrompe Carlo, seguito da Bice, Arturo e infine Ernesto)ARTURO - (A Bice) Ehi… ehi. (Bice continua a ignorarlo) Ma faccia come le pare.BICE - (A Carlo) Psst-psst. (Carlo la ignora) Ma sì, che me ne importa.CARLO - (A Doriana) Senta, senta. (Doriana lo ignora) E va bene, non muore mica nessuno.DORIANA - (A Ernesto) Mi scusi, mi scusi, mi scusi. (Ernesto la ignora) Ma che faccia tosta.ERNESTO - (Dà nel gomito ad Arturo) Ehi-ehi. (Arturo la ignora) D’accordo. Come vuole. Uno può anche parlare con se stesso. (Rimangono tutti fermi, seduti, col broncio. Le luci si dissolvono fino a un buio totale, e cala la tela)

SIPARIO

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